Megan Fox e le altre: protagoniste e tendenze della prossima
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Megan Fox e le altre: protagoniste e tendenze della prossima
R I V I STA D E L C I N E M ATO G R A FO WWW.CINEMATOGRAFO.IT MENSILE GIUGNO 2007 N. 6 € 3,50 Prêt à porter Megan Fox e le altre: protagoniste e tendenze della prossima stagione CANNES 60 Bilanci e dietro le quinte di un'edizione memorabile GIFUNI SUPERSTAR ITALIANI AL CIAK Da Sorrentino a Calopresti: la grande abbuffata Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano In quattro film, tra antimafia e crisi della Fiat i”. in m o u li g e d li g fi I “ , remium P e tr s e rr e T le a it ig D l u In prima visione T V s A giugno su Mediaset Premium. Il grande cinema di Mediaset Premium diventa ancora più ricco. Ogni sera i campioni d’incasso al botteghino ti aspettano sul digitale terrestre. Tutti i lunedì un nuovo blockbuster e il venerdì appuntamento con i film più premiati dalla critica internazionale. 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A M I R P E T N A ’ N VUOI U O? R U T U F L SU rC PUNTI DI VISTA CINEMA TELEVISIONE RADIO TEATRO INFORMAZIONE Nuova Serie - Anno 77 Numero 6 Giugno 2007 In copertina Megan Fox protagonista di Transformers Il nostro cinema? Deprimente, dice il regista. Ma il rilancio è già iniziato Dario Edoardo Viganò CAPOREDATTORE d Rivista del Cinematografo DIRETTORE RESPONSABILE Marina Sanna REDAZIONE L’ITALIA E TARANTINO “I nuovi film italiani sono deprimenti. Sembrano tutti uguali, non fanno che parlare di: ragazzo che cresce, ragazza che cresce, coppia in crisi, genitori, vacanze per minorati mentali”. Ritratto (impietoso) del cinema italiano in esterno: l’ingrato giudizio viene da Oltreoceano per voce di Quentin Tarantino. Un j’accuse, quello del regista americano, abbattutosi sulla nostra produzione durante il festival di Cannes, dove la pattuglia nostrana, si sa, era abbastanza sguarnita. Termine di paragone per la bocciatura tarantiniana, il nostro cinema anni ’60 e ’70, che proprio l’enfant terrible stelle & strisce ha contribuito a riscoprire e consacrare negli ultimi anni. Ancor più sorprendente, dunque, il suo netto rifiuto: trent’anni fa il Paradiso, oggi l’Inferno. Troppo manicheo, e troppo parziale. Sicuramente. Ma un fondo di verità – ahinoi – c’è. Rispetto alla contemporanea produzione internazionale, o meglio la produzione vista in concorso a Cannes, il nostro cinema pare più provinciale, più ripiegato su se stesso. Non di valore inferiore, semplicemente con prospettive di minor respiro: primi piani su singoli personaggi e singole storie, solo nei migliori casi paradigmatici, anziché campi lunghi e panoramiche – anche a schiaffo! – sulla condizione esistenziale e la dimensione umana, senza denominazioni di origine controllata. Il nostro cinema è fatto in Italia, più che made in Italy: facciamo fatica a esportare, ovvero a raccontare storie che possano interessare anche oltre confine. Scagliarsi contro Tarantino, piangersi addosso o fare gli gnorri è sbagliato, e soprattutto non serve: tocca prendere quel (poco) che c’è di autentico e stimolante nelle parole del regista di Grindhouse – A prova di morte, e farne una molla per rilanciarci. Anzi, il rilancio è già iniziato, e Sorrentino, Garrone, Costanzo, tra gli altri, ce lo ricordano a ogni inquadratura. Perché nessuno li possa impunemente trascurare, è necessario aiutarli. Produttivamente e legislativamente. A quel punto anche Tarantino rimarrà a bocca aperta… Dal cinema sullo schermo a quello sulla carta: la Fondazione Ente dello Spettacolo ha potenziato il proprio impegno editoriale, con la pubblicazione di volumi dedicati all’audiovisivo raccolti in due eleganti collane: “Frames” e “Le Torri”. Nella prima, tra gli altri, compaiono i tre tomi di Attraverso lo schermo. Cinema e cultura cattolica in Italia, mentre “Le Torri” offrono agili studi monografici dedicati ai grandi autori della storia del cinema, quali – prossimamente - Truffaut e Chaplin. Diego Giuliani, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco CONTATTI [email protected] [email protected] [email protected] ART DIRECTOR Alessandro Palmieri HANNO COLLABORATO Andrea Agostini, Alessandro Boschi, Pietro Coccia, Ermanno Comuzio, Oscar Cosulich, Alessandro De Simone, Bruno Fornara, Alessandro Lanari, Luca Malavasi, Massimo Monteleone, Elena Montini, Franco Montini, Morando Morandini, Luca Pellegrini, Giorgia Priolo, Angela Prudenzi, Cristina Scognamillo, Alessandro Scotti, Roberto Semprebene, Boris Sollazzo, Marco Spagnoli, Chiara Tagliaferri, Chiara Ugolini, Simone Vincenti REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA N. 380 del 25 luglio 1986 STAMPA Società Tipografica Romana S.r.l. Via Carpi 19 - 00040 Pomezia (RM) Finita di stampare il 29 Maggio 2007 MARKETING E ADVERTISING Eureka! S.r.l. Via L. Soderini, 47 - 20146 Milano Fax: 02-45497366 - Cell. 335-5428.710 e-mail: [email protected] DISTRIBUTORE ESCLUSIVO Pieroni Distribuzioni S.r.l. - Viale Vittorio Veneto, 28 - 20124 Milano ABBONAMENTI ABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euro ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) euro 110,00 SERVIZIO CORTESIA Direct Channel S.r.l. – Milano Tel. 02-252007.200 Fax 02-252007.333 [email protected] PROPRIETA’ ED EDITORE E d S ENTE dello SPETTACOLO PRESIDENTE Dario Edoardo Viganò DIRETTORE Antonio Urrata COMUNICAZIONE E SVILUPPO Franco Conta COORDINAMENTO SEGRETERIA Livia Fiorentino DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma Tel. 06-663.74.55 - Fax 06-663.73.21 [email protected] Associato all'USPI Unione Stampa Periodica Italiana Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione Generale Cinema – Ministero per i Beni e le Attività Culturali sommario Numero 6 > Giugno 2007 Servizi 10 Cannes, il dopofestival Bilanci e retroscena di un’edizione in cui non mancava proprio nessuno. Parola di Kruscev, Giovanni XXIII e una cantante d’opera molto particolare (Marina Sanna) 22 Chi sono le debuttanti del 2007? La prima volta di Megan, Dakota & le altre: top model, nipotine d’arte e ragazze della porta accanto (Diego Giuliani, Chiara Tagliaferri) 27 Fabrizio Gifuni I film con la Golino e Valeria Solarino, l’antimafia per Winspeare e Porporati. L’attore a ruota libera su passato, presente e futuro (Marina Sanna) 51 L'eleganza di Charlize Theron. A dicembre 30 Italiani a valanga Camorra, Fascismo, Dostoevskij: da Garrone a Bellocchio, storie e registi dei prossimi mesi. Più botta e risposta con Sorrentino, sul ritratto che Andreotti teme come la peste (Diego Giuliani, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco) Speciale 35 Cinema prêt à porter Protagonisti e mise della nuova stagione. In chiave glam, fra orchi verdi, apette casual ed elegantissime star. A cominciare dagli eccentrici Robinson, fino a paillette e allusioni della Bussola d’oro (hanno collaborato: Diego Giuliani, Elena Montini, Angela Prudenzi, Valerio Sammarco, Cristina Scognamillo. A cura di Federico Pontiggia) Settembre 2006 RdC 7 sommario Numero 6 > Giugno 2007 I film 54 58 58 59 60 61 61 62 62 63 64 65 65 66 66 Il destino nel nome U.S.A. contro John Lennon The Darwin Awards Le regole del gioco Zodiac Grindhouse - A prova di morte L’uomo di vetro The Messengers L’eletto Ocean’s 13 Tartarughe Ninja Il matrimonio di Tuya Finché nozze non ci separino Fly Boys Pirati dei Caraibi – Ai confini del mondo 66 Breakfast on Pluto 68 Il destino di un guerriero 68 Io, l’altro (A. Boschi, O. Cosulich, A. De Simone, B. Fornara, D. Giuliani, L. Malavasi, M. Monteleone, L. Pellegrini, F. Pontiggia, V. Sammarco, B. Sollazzo) 22 Megan Fox: Transformers è solo l'inizio Le rubriche 16 Tutto di tutto News, festival, protagonisti e fornelli (A. Agostini, D. Giuliani, M. Monteleone, M. Morandini, C. Ugolini) 72 Dvd & Satellite Lars Von Trier, il Benny Hill Show e Harry Potter (A. Scotti, F. Pontiggia) 78 Inside Cinema La rivoluzione che arriva dal cielo e la magia dei trailer (F. Montini, M. Spagnoli) 80 Libri Hollywood, i cristiani, la Nouvelle Vague (G. Priolo, R. Semprebene, S. Vincenti) 82 Colonne sonore Le vite (e le morti) degli altri (E. Comuzio, F. Pontiggia) 8 RdC Settembre 2006 Settembre 2006 RdC 8 EgdcidEVcVhdc^X/%'+,%,'**+"lll#eVcVhdc^X#^i ;IF;H?;DP7KD?97 ;$$$H?F;J?8?B;$ <a^hX]Zgb^e^Vii^K^ZgV!\gVo^ZV^adgd'.b^a^VgY^Y^Xdadg^ ZVaXdcigVhid&%#%%%/&!ZhVaiVcd^cbdYdhigVdgY^cVg^d d\c^ ^bbV\^cZ Xdc Xdadg^ Wg^aaVci^! Vhh^XjgVcYd jcV fjVa^i|ZaZkVi^hh^bV# >cdaigZ!hdcdYdiVi^YZaaÉZhXajh^kdK^ZgVA^c`/Xdcjchdad iZaZXdbVcYdedhh^W^aZXdcigdaaVgZijii^^egdYdii^YZaaV \VbbV'%%,XdaaZ\Vi^VaIK# EVcVhdc^X]VZa^b^cVid^ae^dbWdYV^egdeg^eVccZaa^!cZa g^heZiidYZaaÉVbW^ZciZX]ZX^X^gXdcYV# i[_fhedjef[h_bZecWd_5 CANNES Cannes 10 Edizione da ricordare tra sorprese, film d’autore, grandissimi attori e glamour a non finire. Fiore all’occhiello: l’opera collettiva voluta da Gilles Jacob DI MARINA SANNA e lode 10 RdC Giugno 2007 FOTO: PIETRO COCCIA C Fatih Akin vincitore del premio Ecumenico e per la sceneggiatura. Sopra Natalie Portman in My Blueberry Nights, a destra una scena di Le scaphandre et le papillon, nella pagina accanto la Palma d’Oro 4 Months, 3 Weeks and 2 Days ome preannunciato, e il risultato della giuria presieduta da Stephen Frears lo dimostra, è stata una delle edizioni più belle. La più emozionante, la più sorprendente tra film d’autore, rivelazioni e divertissment alla Tarantino. Fiore all’occhiello: l’opera collettiva realizzata dal presidente Gilles Jacob, andata a ruba in dvd in un paio d’ore, il cui titolo può essere eletto a simbolo delle reazioni critiche di quest’anno: A chacun son cinema. Da segnalare, anzi da non perdere, la lezione di Manoel De Oliveira, salutato dagli oltre trenta registi come “il più giovane di noi”, a un passo dai 100 anni il maestro portoghese racconta in Rencontre unique la visita di papa Giovanni XXIII a Nikita Kruscev. Tre minuti in bianco e nero scanditi da siparietti esilaranti, in cui il portavoce spiega all’allora leader dell’Unione Sovietica l’importanza dell’uomo vestito di bianco. In termini russi: il capo di tutti i compagni cristiani. Intelligente anche l’abbinamento del corto di Lars Von Trier allo scatenato, ma molto meno superficiale di quello che sembra, Grindhouse - A prova di morte di Quentin Tarantino (vedi recensione a pag. 61). In Occupations si vede Lars Von Trier, notoriamente fobico e un po’ snob, in una sala cinematografica affollata. Accanto uno spettatore importuno snocciola possedimenti (8 macchine, una per ogni giorno, l’ottava il sepolcro prescelto) e velleità culturali. La fine è un colpo, nel vero senso della parola, di genio (splatter). A giochi fatti è Giugno 2007 RdC 11 EVENTI David Fincher, la ricostruzione del caso del serial killer che negli anni ’70 sconvolse l’America. Ottimo gruppo di attori, uno su tutti Robert Downey jr. Siamo all’inizio e Cannes è già piena di star, gli stilisti accorrono in massa: hanno scoperto il business del futuro, i festival rendono più delle sfilate di moda, almeno per gli accessori di lusso. Così valanghe di scarpe, borsette e cinture supergriffate fanno il giro di suite esclusive e yacht leggendari, e il cinico Diavolo veste Prada appartiene ormai alla preistoria. Sul versante italiano Sergio Castellitto trasforma la lezione d’attore in one man show e fa impazzire i francesi imitando il neopresidente Sarkozy, Daniele Luchetti raccoglie ovazioni con Mio fratello è figlio unico nella sezione parallela Un certain regard (che ricordiamo essere altrettanto L’IMPERO RUMENO Pochi mezzi, tante idee: la lezione di Mungiu e (dello scomparso) Nemescu conquista Palma d’Oro e Un certain regard FOTO: PIETRO COCCIA stato un concorso ben ritmato, inaugurato dal languido e raffinato My Blueberry Nights di Wong Karwai, aficionado della Croisette, sbarcato negli Usa per questa romantica avventura sulle note di Otis Reding e Ry Cooder. Una gioia per gli occhi, un toccasana per il cuore (il primo happy ending per Wong), un cast magnifico: Norah Jones recita e non canta, Natalie Portman, David Strathairn sono magnifici, e che bravo Jude Law diretto dal regista hongkonghese... Un viaggio sentimentale, una variazione sul tema dell’amore, materia in cui Wong è ben ferrato, l’elaborazione del lutto della separazione e l’inizio di un nuovo amore. Complice quel bacio girato 150 volte, che rimane una delle immagini più suggestive del festival. A ruota il sofisticato Zodiac di >> CONCORSO Palma d’Oro al miglior film 4 Months, 3 Weeks and 2 Days di Cristian Mungiu Gran Premio della Giuria The Mourning Forest di Naomi Kawase Premio per la regia Julian Schnabel per Le scaphandre et le papillon Premio della Giuria Persepolis di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud ex aequo con Silent Light di Carlos Reygadas Premio del 60° anniversario Paranoid Park di Gus Van Sant Breath di Kim Ki-duk. Sopra il coreano Secret Sunshine 12 RdC Giugno 2007 Migliore sceneggiatura Fatih Akin per il suo The Edge of Heaven Palma d’Oro al miglior Cortometraggio Watching It Rain di Elisa Miller >> UN CERTAIN REGARD Miglior film California Dreamin’ di Cristian Nemescu Premio speciale della Giuria Le Rêve de la nuit d’avant di Valeria Bruni Tedeschi Premio Coup de Coeur The Band’s Visit di Eran Kolirin >> SEMAINE DE LA CRITIQUE XXY di Lucía Puenzo Palma d’Oro Speciale alla Carriera Jane Fonda >> CAMERA D’OR Jellyfish di Etgar Keret & Shira Geffen Migliore attore Konstantin Lavronenko per The Banishment di Andrey Zvyagintsev >> PREMIO FIPRESCI 4 Months, 3 Weeks and 2 Days di Cristian Mungiu Migliore attrice Jeon Do-yeon per Secret Sunshine di Lee Chang-Dong PREMIO GIURIA ECUMENICA The Edge of Heaven di Fatih Akin pregevole: l’anno scorso accanto a Kim Ki-duk figurava Marco Bellocchio con il suo bellissimo Regista di matrimoni) e l’eccellente centochiodi di Ermanno Olmi riceve applausi e consensi. Il secondo giorno è anche la volta del rumeno Cristian Mungiu (già notato a Cannes nel 2003 alla Quinzaine des realizateurs per Occident), vincitore della Palma d’Oro con 4 Months, 3 Weeks and 2 Days. E’ subito folgorazione per il dramma di due studentesse e di un aborto clandestino, che sciocca tutti, pur non essendo esibizione compiaciuta, nell’era della dittatura comunista di Ceausescu. Continua la grande abbuffata: sfilano No Country for Old Men, Javier Bardem è la fine del mondo in tuta, frangettone, munito di arma ad aria compressa con cui fa fuori decine di persone. Nelle ultime pagine del romanzo di Cormac McCarthy, da cui i fratelli Coen hanno tratto forse uno dei migliori prodotti della loro carriera, lo sceriffo Bell (Tommy Lee Jones, sempre in forma) dice: “Quando non si sente più dire grazie e per favore, vuol dire che la fine è vicina… e allora è troppo tardi”. E se l’incantevole Breath riporta Kim Ki-duk alle atmosfere di Ferro 3 e condivide un soffio Galina Vishnevskaya in Alexandra e Kurt Russell in Grindhouse A prova di morte. Sopra le donne di Julian Schnabel in Le scaphandre et le papillon Giugno 2007 RdC 13 EVENTI vitale con il miracoloso e inaspettato Silent Light (riconoscimento della giuria ex aequo con l’iraniano Persepolis) del messicano Carlos Reygadas, che fece scandalo due anni fa proprio a Cannes con Batalla en el cielo; Gus Van Sant (vincitore di un premio inventato per lui, quello del 60°) racconta la vacuità degli adolescenti contemporanei nel bel Paranoid Park. Il provocatorio Ulrich Seidl, dopo Canicola, prosegue il suo viaggio nella miseria umana con Import/Export: un’infermiera ucraina si trasferisce in Austria, un giovane disoccupato finisce in Ucraina, per entrambi non c’è possibilità di riscatto. Siamo al giro di boa, si sente odore di “bufala” nella storia del caporedattore di Elle, immobilizzato dalla testa ai piedi, a 43 anni per un ictus, che comunica La nostra Top 10 Da Bardem a Ocean's 13: nomi e numeri di un festival da capogiro imPalmare: il vincitore Cristian 1 DaMungiu, 4 mesi e rotti dritti allo stomaco, la lucida paranoia adolescenziale di Gus Van Sant e i fratelli Coen, Old Men in splendida forma. Su tutti, monsieur Gilles Jacob: per ora, la sua Cannes vince 60 a 0 (gli altri festival…). (o platino?) per Julian 2 Argento Schnabel, sulla Croisette con uno splendido Papillon, e Aleksandr Sokurov, dalla Cecenia con rigore (Alexandra): i loro sono schermi che riflettono... Solo di nome, invece, il metallo di Asia… Paradiso (non) può attendere: il 3 IlWunderkinder Fatih Akin trova l’Heaven tra Germania e Turchia. Con lui sul terzo gradino del podio, Marjane Satrapi, che usa l’animazione (Persepolis) per prendere a schiaffi il regime iraniano. chacun son cinéma, ovvero lo 4 Astato dell’arte cinematografica in confezione regalo per il 60° compleanno del festival. I meglio registi contemporanei per un film-collettivo, diventato un cult sulla Croisette. “scafato” Mathieu Amalric, il 5 Lo“senza terra” Javier Bardem e lo Stuntman tarantiniano Kurt Russell: tre re di coppe rimasti – incredibilmente fuori dal palmares… con il battito della palpebra sinistra e detta un libro che diventa un caso editoriale. Invece no: Le scaphandre et le papillon dell’artista Julian Schnabel è bellissimo e il protagonista francese Mathieu Amalric altrettanto straordinario (altro che Bardem in Mare dentro di Amenàbar). Purtroppo vince solo il premio alla regia. Ancora: Persepolis della Satrapi e Vincent Paronnaud, attraversa con sagacia animata l’Iran dai tempi dello Scià a oggi, e il bravo Fatih Atkin getta un ponte tra Germania e Turchia con The Edge of Heaven, premio alla sceneggiatura e della giuria Ecumenica, parlando anche di sacrificio e riconciliazione. Dalla Russia arriva infine uno dei film più toccanti del concorso: Alexandra di Aleksandr Sokurov. La guerra in Cecenia vista con gli occhi di una nonna, un grido di dolore e insieme un messaggio di pace. Immensa la cantante lirica Galina Vishnevskaya, vedova del violoncellista Rostropovich. 14 RdC Giugno 2007 aveva film in cartellone, ma il 6 Non suo Gong è risuonato forte sulla Montée des Marches: per le abitanti della “Silicon Valley”, lo stile di Li rimane una Città proibita. 6 per i 13 mattatori trans-Oceanici: 7 +l’Hollywood in trasferta sulla Costa Azzurra trionfa di simpatia e beneficenza. da ribaltare: , l’infinito. 8 unMainumero come quest’anno, in effetti, Cannes ha avuto numeri da far girar la testa… Blueberry Nights: Wong Kar-wai 9 Myin trasferta americana sforna una torta al mirtillo per qualcuno un po’ indigesta. Il romanticismo ai festival non paga… Javier Bardem in No Country for Old Men; a fianco l'animazione iraniana Persepolis Voto dieci a Michael Moore: anche 10 Sicko , il documentarista scoppia di salute. E per le case farmaceutiche è paura contagio! (F.P.) TuttoDiTutto Ultimissime in pillole dal pianeta cinema: tendenze, news, divi e fornelli A cura di Diego Giuliani Ashley Judd ciliegina sulla torta. L’attrice si è aggiunta al cast corale del prossimo film di Wayne Kramer. Alle spalle Running con Paul Walker, il regista ha scelto lei per il prossimo Crossing Over. Ad affiancare la stella di Heat e Smoke sono questa volta Harrison Ford, Sean Penn, Ray Liotta, uniti fra loro nella lotta contro l’immigrazione clandestina. La Judd interpreterà una rampante avvocatessa, impegnata nella battaglia legale di una coppia per la difficile adozione di una bambina nigeriana. Costner for President Meryl Streep contro Philip Seymour Hoffman: una coppia di Oscar per un tema scottante. I due attori interpreteranno Doubt, tratto dall’omonimo romanzo di John Patrick Shanley, che sarà anche il regista e sceneggiatore del film. Il libro, vincitore del premio Pulitzer, è ambientato nel 1964 in una scuola cattolica del Bronx e racconta la battaglia che si scatena tra la preside dell’istituto, una suora tenace e combattiva, e un professore finito nel mirino degli inquirenti. Tempo di elezioni per Kevin Costner. L’attore, che ha appena terminato le riprese di Mr.Brooks accanto a Demi Moore e William Hurt, sarà il protagonista della commedia indipendente Swing Vote, diretta da Joshua Michael Stern. Nel film, Ethan contro Dracula Tremate, mostri! Sta arrivando Ethan Hawke. Secondo quanto scrive l’Hollywood Reporter l’attore interpreterà uno scienziato nel thriller futuristico Daybreakers. L’azione si svolge nel 2017, in un mondo popolato da vampiri che cercano di catturare i pochi uomini rimasti, per allevarli e garantirsi così una scorta infinita di sangue fresco. A scombinare le carte in tavola è un gruppo di ribelli, che scopre un mistero in grado di cambiare il destino della Terra. 16 RdC Giugno 2007 secondo quanto riporta Variety, interpreterà un padre di famiglia che si ritrova al centro dell’attenzione dei mass media durante le elezioni presidenziali. Le riprese del film inizieranno a giugno. La bella Ashley affianca Harrison Ford e Sean Penn nel prossimo Crossing Over FOTO: PIETRO COCCIA Da Prada al Pulitzer FOTO: PIETRO COCCIA chi fa cosa di Andrea Agostini Judd fra le stelle TuttoDiTutto Morandini in pillole Quello che gli altri non dicono: riflessioni e note a posteriori di un critico DOC di Morando Morandini > 1 Maggio “Fare il processo alla critica è un giuoco troppo vecchio perché un critico se ne possa avere a male. E’ un processo nato con il primo scrittore e in quest’ordine: libri, critico e processo alla critica”. Sono le parole d’inizio di un intervento fatto da Carlo Bo su L’illustrazione italiana del febbraio 1962, quasi mezzo secolo fa. Quello del critico è il mestiere più criticato del mondo. Lo stanno abolendo quel mestiere. O parapubblicitario o morto. > 5 Maggio Cito a memoria, dunque posso sbagliarmi. Gillo Pontecorvo – o uno dei suoi due sceneggiatori Giorgio Arlorio e Franco Solinas? – mette in bocca a un personaggio di Queimada (1969) questa battuta: “José Morales dice che è meglio saper dove andare…”. A proposito della fondazione del nuovo P.D. o di qualsiasi altra svolta nel panorama mediocre e arrancante della politica italiana. > 6 Maggio Durante un recente, faticoso, trasloco (libri, libri, libri) mi è capitato fra le mani Lo spettro, romanzo di Arnold Bennett, pubblicato da Rizzoli & C. nell’elegante collana “I grandi narratori” (1933 – XI). Alzi la mano chi sa qualcosa su Bennett (1867-1931) britannico e prolifico scrittore di successo astronomico, venduto anche in Italia fra le due guerre. Mi è caro quel libro, soltanto per averlo ereditato da mia madre. Poiché da molti anni ormai le storie di fantasmi sono di moda al cinema, consiglio, gratis, di ridurlo in un film. Ha molti requisiti per piacere a tanti: l’ambiente (Il teatro lirico del primo ‘900 a Londra); una melodrammatica storia d’amore imperniata su tre personaggi principali, in un’atmosfera da presentimenti paurosi e influenze soprannaturali; una protagonista – Rosa Rosetta – cantante lirica di fama mondiale, “un angelo che avrebbe potuto passare traverso l’Europa e lasciare, come segno del suo passaggio, una scia di cuori infranti”; un giovane medico scozzese di lei innamoratissimo e, egemone, il fantasma di Lord Clarenceux che, nella sua allucinante concretezza, spinge alla morte tutti coloro che osano farle corte. C’è anche una stupenda lieta fine. Sarebbe sicuramente un film costoso, ma, con un’accorta europroduzione con finanziamenti in dollari, potrebbe diventare redditizio. > 9 Maggio Ai nazisti del passato remoto col “Gott mit uns” e ai postfascisti ignoranti di oggi senza memoria, ai talebani di mezzo mondo e ai teorici che frequentano i palazzi del potere a Roma dedichiamo queste parole di Martin Buber (1878-1965), filosofo ebreo tedesco: “Il nome di Dio è il nome più insanguinato di tutta la terra. Non invocatemi più… Che cosa avete fatto del mio nome? Quando si pronuncia quel nome ogni creatura della terra dovrebbe trattenere il fiato. Che cosa avete fatto del mio nome?”. Per ricordare quel che scrisse David Maria Turoldo, uomo di dialogo, frate servita e poeta: “Non si fanno mai guerre di fede, si fanno solo guerre di religione”. 18 RdC Giugno 2007 Sulla Shia di LaBeouf L’attore di Transformers a Taormina con Duvall, Techinè e Tornatore Tutti appresso a Shia LaBeouf. L’attore rivelazione della stagione, già prenotato per il prossimo Indiana Jones, guida lo squadrone di blasonati ospiti che affolleranno il Taormina Film Fest. Da poco visto in Bobby, e ad agosto di nuovo nel thriller Disturbia, accompagnerà col cast l’atteso Transformers targato Michael Bay. Con lui, a seguito delle numerose anteprime in programma dal 16 al 22 giugno, anche l’ex Hulk Eric Bana, al festival col compagno di set Robert Duvall e il regista Curtis Hanson per il film sul poker Le regole del gioco. Insieme ad André Techinè ed Emmanuelle Beart per Les Temoin, la direzione Deborah Young porta infine a Taormina il regista Tony Bill per Fly Boys e un parco docenti di prim’ordine. In cattedra per le consuete lezioni di cinema nomi come Giuseppe Tornatore, Matt Dillon, Ben Kingsley. Quello che le locandine non dicono Trailer per tutti Dal prossimamente al backstage online. Come cambia Anicaflash Il trailer? E’ solo l’inizio. Oltre il classico “prossimamente”, c’è oggi molto di più. L’iniziativa, targata Anicaflash, risponde al nome “Andiamo al cinema”. Appello che si declina in una cordata online di oltre 50 siti web, su cui scoprire tutto quello che le locandine non dicono. Gli insoliti extra comprendono backstage, clip, brani della colonna sonora e interattività a palate. Aderiscono fra gli altri i colossi Mtv e La7. appuntamenti > 2 Maggio Da un ritaglio di aprile (Il Sole 24 Ore del 15-04-2007): “Lo sport preso a calci”, in cui Antonio Ghirelli recensisce tre libri sul football e il suo corrotto declino di industria globale. “A proposito di cinema – scrive Ghirelli – vale forse la pena di ricordare che, nell’immediato dopoguerra, il calcio era visto come “La domenica della buona gente”, tanto che un film con questo titolo fu girato da Mario Camerini, sulla sceneggiatura del sottoscritto e di Gianni Puccini”. Soprattutto quando è remota, la memoria giuoca brutti scherzi. Quel film a episodi del 1953, tratto da un radiodramma di Pratolini e Giagni, fu diretto da Anton Giulio Majano e, almeno nelle fonti libresche di casa mia, tra i quattro sceneggiatori non figurano i nomi di Ghirelli e Puccini. TuttoDiTutto f> IL PERSONAGGIO Nome Claudia Cardinale Provenienza Tunisi Il film d’esordio I soliti ignoti Il miglior film C’era una volta il West L’ultimo film And now... Ladies and Gentleman > LE SPECIALITA’ Cous cous Taijin (carne e verdura) Briouats (ravioli ripieni) 墍> LA SCELTA Metti una sera a cena con Claudia Cardinale. La straordinaria interprete di tanto cinema italiano (Monicelli, Visconti, Fellini, Germi, Comencini, Maselli, Damiani…) è una commensale d’eccezione. Conversazione piacevole e ricca di aneddoti, come cuoca invece si schermisce: “Sì, qualcosa so fare, ma sono i miei figli in realtà quelli che cucinano. Io poi se sono sola mangio poco”. Nonostante i tanti anni a Parigi, in realtà la sua cucina preferita è ancora quella tunisina: “Quando vado là mi scateno. Adoro i piatti locali, dal cous cous, grande protagonista della loro tavola, alla Tajin, carne e verdura cotte nella pentola conica di terracotta, fino ai Briouats con kefta, ravioloni triangolari fatti con la “pastilla” e ripieni di formaggio, carne e verdura”. E se Claudia Cardinale da sola mangia poco, viene subito la tentazione di accompagnarla in un viaggio in Tunisia. Chissà che racconti al ritorno. 20 RdC Giugno 2007 XLIII edizione del longevo festival italiano, coerente nel seguire percorsi originali, tendenze sperimentali, cinematografie e autori emergenti. In programma titoli inediti e una rassegna sul cinema italo-americano. L’evento speciale è dedicato a Luigi Comencini. Incontri con gli autori e tavole rotonde. ARCIPELAGO Sito webwww.arcipelagofilmfestival.org Dove Roma, Italia Quando 15-21 giugno Resp. Stefano Martina tel. (06) 39387246 fax. (06) 39388262 E-mail [email protected] XV edizione del “festival internazionale di cortometraggi e nuove immagini”. Sezioni competitive: Onde Corte (film e video internazionali); ConCorto (film e video italiani); E-Movie (digitali); VideoRome; CortoWeb; Extra Large. Non competitive: Itinerari. NAPOLIFILMFESTIVAL Sito web www.napolifilmfestival.com Dove Napoli, Italia Quando 13-20 giugno Resp. Davide Azzolini, Mario Violini tel. (081) 0608136 fax. (081) 2140638 E-mail [email protected] FESTIVAL DU FILM POLICIER COGNAC Sito web www.festival.cognac.fr Dove Cognac, Francia Quando 20-24 giugno Resp. Bruno Barde tel. (0033-1) 41342086 fax. (0033-1) 41342077 E-mail [email protected] XXV appuntamento col genere poliziesco, noir e thriller. In concorso lungometraggi internazionali e TV-movies di produzione francese. TAORMINA FILMFEST Sito web www.taorminafilmfest.it Dove Taormina (Messina), Italia Quando 16-22 giugno Resp. Deborah Young tel. (0942) 21142 fax. (06) 45445927 (Rif. a Roma) E-mail [email protected] LIII edizione della rassegna siciliana, con anteprime di film di tutto il mondo alla presenza di autori ospiti. La sezione competitiva “Mediterraneo” presenta 7 lungometraggi prodotti in quell’area geografica. Prevista una retrospettiva su Tornatore. SYDNEY FILM FESTIVAL Sito web www.sydneyfilmfestival.org Dove Sydney, Australia Quando 8-24 giugno Resp. Clare Stewart tel. (0061-2) 93180999 fax. (0061-2) 93190055 E-mail [email protected] LIV edizione dello storico appuntamento con la produzione mondiale di film a soggetto, documentari, cortometraggi e new media. Un concorso riguarda i cortometraggi australiani. IX edizione della rassegna con tre concorsi: i lungometraggi di “Europa, Mediterraneo” e i cortometraggi e documentari di “Schermo Napoli”. Previste rassegne sui fratelli Coen e su Carmen Maura, ospiti della rassegna. NEW YORK ASIAN FILM FESTIVAL Sito web www.subwaycinema.com Dove New York (NY), USA Quando 22 giugno - 8 luglio Resp. Paul Kazee tel. e fax. (001-718) 3996359 E-mail [email protected] VI edizione del festival specializzato nel cinema contemporaneo dei paesi asiatici, in particolare le produzioni popolari di “genere”. Prevede un concorso. PARLARE DI CINEMA A CASTIGLIONCELLO Sito webwww.comune.rosignano.livorno.it Dove Castiglioncello, Italia Quando 12-17 giugno Resp. Paolo Mereghetti tel. (0586) 724287 fax. (0586) 724286 E-mail serviziculturali@comune. rosignano.livorno.it III edizione del festival curato da Paolo Mereghetti. Tema centrale è quest’anno il rapporto fra cinema popolare e di ricerca. Speciale omaggio alla cittadina onoraria Suso Cecchi d’Amico e un documentario intervista firmato Luca Zingaretti. FESTIVAL INTERNATIONAL DU FILM D’ANIMATION Sito web www.annecy.org Dove Annecy, Francia Quando 11-16 giugno Resp. Tiziana Loschi tel. (0033-4) 50100900 fax. (0033-4) 50100970 E-mail [email protected] XXX edizione dell’importante manifestazione competitiva europea, specializzata nel cinema d’animazione. Diverse le categorie: lungometraggi, serial TV, film delle scuole di cinema. IL CINEMA RITROVATO Sito web www.cinetecadibologna.it/ cinemaritrovato.htm Dove Bologna, Italia Quando 30 giugno - 7 luglio Resp. Peter von Bagh tel. (051) 2194814 fax. (051) 2194821 E-mail cinetecamanifestazioni1@ comune.bologna.it XXI appuntamento con la rassegna dedicata ai film muti riemersi e ai classici restaurati, con incontri e seminari. In programma, fra le varie sezioni, un omaggio a Raffaello Matarazzo e la proiezione di ulteriori materiali su Chaplin. Ospita anche la Fiera dell’Editoria Cinematografica. FESTROIA - FESTIVAL INTERNACIONAL DE CINEMA Sito web www.festroia.pt Dove Setùbal, Portogallo Quando 1-10 giugno Resp. Mario Ventura tel. (00351-265) 534059 fax. (00351-265) 525681 E-mail [email protected] XXIII edizione del festival che accetta in concorso opere di paesi con meno di 30 film a soggetto all’anno. Presenta la produzione annuale portoghese. Sezioni sulle opere prime e gli indipendenti americani. MIDNIGHT SUN FILM FESTIVAL Sito web www.msfilmfestival.fi Dove Sodankyla, Finlandia Quando 13-17 giugno Resp. Peter von Bagh tel. (00358-16) 614525 fax. (00358-16) 614522 E-mail [email protected] XXII edizione del festival scandinavo del “sole di mezzanotte”, inventato dai fratelli Kaurismaki. Non competitivo, presenta novità di cineasti indipendenti, monografie di autori, omaggi, film muti con musica dal vivo. festival del mese di Massimo Monteleone divi al fornello di Chiara Ugolini MOSTRA INTERNAZIONALE DEL NUOVO CINEMA Sito web www.pesarofilmfest.it Dove Pesaro, Italia Quando 24 giugno - 2 luglio Resp. Giovanni Spagnoletti tel. (06) 4456643 (riferimento a Roma) fax. (06) 491163 E-mail [email protected] RED FILM E RAI CINEMA PRESENTANO DAVID COCO ANNA BONAIUTO TONY SPERANDEO IN CONCORSO TaorminaFilmFest Se tutti i pazzi fossero come lui il mondo sarebbe migliore Regia di STEFANO INCERTI Prodotto da MARIO ROSSINI RED FILM e RAI CINEMA Presentano “L’UOMO DI VETRO” con DAVID COCO ANNA BONAIUTO e con TONY SPERANDEO Regia di STEFANO INCERTI Produttore esecutivo ANTONIO DE SIMONE GOLLUSCIO Trucco ALBERTO BLASI Costumi RAFFAELLA FANTASIA Scenografia MAURO PASSI - RENATO LORI Musica ANDREA GUERRA Direttore della fotografia PASQUALE MARI Montaggio CECILIA ZANUSO Produttore MARIO ROSSINI Soggetto di HEIDRUN SCHLEEF Sceneggiatura di HEIDRUN SCHLEEF SALVATORE PARLAGRECO con la collaborazione di STEFANO INCERTI Tratto dall’opera “L’uomo di vetro” di Salvatore Parlagreco - ed. Bompiani Prodotto da MARIO ROSSINI per RED FILM con RAI CINEMA Un film realizzato con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Dipartimento per lo Spettacolo e lo Sport Direzione Generale per il Cinema Sviluppato con il sostegno del Programma www.01distribution.it DAL 16 GIUGNO AL CINEMA COVER STORY Bianca, Dakota, Shannon, Emma, Hayley: top model, ragazze prodigio e nipotine d’arte. Identikit delle debuttanti 2007 MEGAN E LE DI CHIARA TAGLIAFERRI ALTREE LE ‘‘ Non ho molto da offrire / non c’è molto da prendere / sono un debuttante assoluto / e sono assolutamente equilibrato”. Era il 1986 e David Bowie si rivolgeva a una giovanissima Patsy Kensit. In quattro versi il manifesto degli absolute beginners di ogni tempo. Consapevole che a determinare l’equilibrio cantato da Bowie è la compensazione tra il poco da offrire e il non molto da prendere, il debuttante nello spettacolo riesce a inventarsi una nuova identità e a perforare la biosfera che separa la vita di tutti noi da quella di chi ha varcato una soglia. “Le” absolute Il ballo delle principianti: sopra Bianca Balti, sotto Shannon Hazlett. Accanto Dakota Blue Richards e, nell’altra pagina, Megan Fox ALTRE Giugno 2007 RdC 23 COVER STORY Fra le promesse la bella Atwell. Classe '82, è la protagonista su cui ha scommesso Woody Allen beginners, perché di giovanissime stiamo parlando – hanno sempre fatto parte del ricambio generazionale, tanto più nello star system. Ma negli ultimi anni sono diventate un fenomeno di proporzioni sorprendenti, emblemi di un presente che è stimolo continuo e proposta perennemente rinnovata. Immaginiamo una comune studentessa di provincia. Una che fino all’altro ieri ha portato l’apparecchio per i denti. A un certo punto la nostra “Albachiara” comincia a cambiare e di colpo, dopo essere stata notata da un talent scout, si ritrova a firmare contratti milionari. Bianca Balti – lodigiana, nata nel 1984 – veniva presa in giro dai compagni di classe, si tingeva i capelli con l’acqua ossigenata e indossava improbabili vestiti. Dal 2004 calca le passerelle di tutto il mondo, ha una bellezza soprannaturale e, incinta di 4 mesi, ha firmato il suo esordio come lap-dancer in Go Go Tales di Abel Ferrara. Con pattini e costumi ai minimi termini ha fatto impallidire Asia Argento, Stefania Rocca e Lou Doillon, sue compagne di palo. Non è secondario che le nostre debuttanti siano poco più che adolescenti: antidoto sociale allo spettro dell’invecchiamento. Così, a rubare la scena a Nicole Kidman ne La bussola d’oro di Chris Weitz, c’è Dakota Blue Richards, classe 1994. Graziata da una bellezza stile Natalie Portman in Leon, si muoverà in realtà parallele, avrà a che fare 24 RdC Giugno 2007 con polveri magiche e catastrofi incombenti. La Kidman, qui una qualsiasi Genoveffa, dovrà passare il testimone a una Cenerentola incantevole. C’è poi una Roberts che vede le copertine di tutto il mondo riempirsi del suo cognome, preceduto però da un altro nome. Emma Roberts, classe 1991, è la nipotina simil-clone di Julia. Stesso sorriso, stesso colore di capelli, stessa bellezza disarmante. Non proprio debuttante, invece di contemplare come le amiche il poster di Johnny Depp, ci recitava a fianco in Blow e trascorreva il tempo sul divano di David Letterman. La stella è gia nata ma verrà consacrata in Nancy Drew di Andrew Fleming. Altra supernova: Hayley Atwell, classe 1982, occhi da Audrey Hepburn e décolleté che non passa inosservato. Dopo Match Point e Scoop c’era Scarlett Johansson che rilasciava dichiarazioni d’amore a Woody Allen, affermando che per lui avrebbe fatto anche l’orlo ai pantaloni. Chissà cosa ha pensato dopo che, per il prossimo Cassandra’s Dream si è vista soffiare il ruolo da protagonista da una semisconosciuta. Woody è atteso col film a Venezia: c’è da scommettere che arriverà a braccetto con Hayley, che forse si farà aspettare meno di Scarlett e della sua acconciatura. Ci sono poi altre due ragazze, con l’anima più ruspante e uno spirito da drive-in, più umane, insomma. La prima, Megan Fox, 1986, è fra le più sexy del pianeta del magazine maschile FHM. Nel 2004 antagonista della Lohan in Quanto è difficile essere teenager, se la dovrà vedere ora con le macchine senzienti di Transformers. Fra questi robottoni antropomorfi troverà il modo per catalizzare milioni di ragazzini che, convinti di andare a vedere i mostri, usciranno con gli occhi pieni di lei. Fra donne dal gergo che farebbe impallidire uno scaricatore di porto, in Grindhouse di Tarantino troviamo Shannon Hazlett. Classe 1980, californiana ossigenata, sfuggita a Baywatch ed ex modella per Playboy, avrà la sventura di vedersela con Stuntman Mike: killer psicopatico e misogino col volto di Kurt Russel. Un peccato per lei, ma si sa, gli assassini preferiscono le bionde... LA RIVOLUZIONE La contestazione è ormai una questione di forme. Sgraziate, antiestetiche e per questo dirompenti Britney Spears e Victoria Beckham? Condannate al sottoscala insieme agli altri manici di scopa. La profezia è di peso: cento e passa chili di incontenibile carica, con cui la rocker Beth Ditto sta aprendo la strada a un nuovo e rivoluzionario trend. Arrabbiatissima portabandiera extralarge dal cazzotto facile, l’ormai lanciata opinionista riassume la sua filosofia dalle sistema con le sue stesse armi. colonne del britannico L’applicazione, nella società Guardian. Il principio è antico dell’immagine, si traduce però come il mondo: combattere il in un attacco iconoclasta a forma e forme, a colpi di giarrettiere strabordanti, cellulite esibita e bicipiti da camionista. La musica è un passo avanti e la Gran Bretagna pure. L’incoronazione a “rocker più sexy dell’anno” amplifica l’appello e raccoglie proseliti. Prima del cinema, rallentato da timori e farraginosità produttive, risponde la tv. Emblematico biglietto da visita, il metallico apparecchio ai denti con cui il sorriso sghembo di America Ferrera ha conquistato La Roberts del futuro. Nipote della diva Julia, vedremo Emma nel film Nancy Drew. A sinistra Hayley Atwell DELLA SPECIE le copertine di tutto il mondo. Nome in codice Ugly Betty, la serie cult sulla riscossa della stagista bruttina e sfigata la dice lunga sul terreno fertile. Un successo planetario dal Messico a Israele, che ha convinto Salma Hayek a produrre e schiuso le porte a un’altra big: 19 anni appena e un tonnellaggio da incrociatore è la debuttante Nikki Blonski. Della passione per il cibo aveva fatto un modesto lavoro da gelataia. Poi l’incontro con John Travolta, Michelle Pfeiffer e soci, che col musical Hairspray l’hanno addirittura portata a Cannes. Di peso? (D.G.) Passato da gelataia, futuro da star: Nikki Blonski debutta con Hairspray Giugno 2007 RdC 25 dal 22 giugno al cinema hostel2.it INTERVISTA I GALANTUOMINI Fabrizio Gifuni (foto La Presse). Sopra Edoardo Winspeare Momento d’oro per Fabrizio Gifuni. Dirigente Fiat per la Labate e due volte giudice antimafia: per Porporati, e, da settembre, per Winspeare DI MARINA SANNA I dati cantano: nel primo quadrimestre 2007 le produzioni nazionali hanno conquistato dieci punti in più rispetto al primo quadrimestre 2006. E, considerando i primi dieci incassi del 2007, la percentuale delle presenze per gli italiani è salita al 50%. Da qui all’estate, poi, l’Italia è tutto un brulicare di set (vedi pagine seguenti) e tra i ritorni più attesi ci sono La signorina Effe di Wilma Labate e I galantuomini di Edoardo Winspeare. Entrambi interpretati da Fabrizio Gifuni, nato a Lucera, classe ’66, 20 film all’attivo e tante produzioni teatrali, in questi giorni è sul set della Labate, mentre da settembre sarà impegnato nel Salento con Winspeare. Due film diversi, ambientati in un decennio decisivo per il nostro Paese, La signorina Effe a Torino nel settembre 1980, durante la crisi della Fiat. Quello di Winspeare alla fine degli anni Ottanta, quando la mafia pugliese, la Sacra Corona Giugno 2007 RdC 27 Unita, decide di uscire allo scoperto. Nei Galantuomini, termine che sembra cucito addosso alle belle facce di attore e regista, entrambi pugliesi (il primo della provincia di Foggia, il secondo nato in Austria ma cresciuto nel Salento), Gifuni è un magistrato, ruolo già collaudato nel Dolce e l’amaro di Andrea Porporati, distribuito da Medusa e in predicato per il festival di Venezia o la Festa di Roma. Che cosa ha in comune Fabrizio Gifuni con i giudici antimafia? E’ una coincidenza curiosa. Nei Galantuomini ho ritrovato un’aria di famiglia, sia per origini, sia perché Ignazio, il magistrato, appartiene alla borghesia illuminata pugliese di quel periodo, con una tradizione legata all’avvocatura che si tramanda da generazioni. Nella mia, fino a mio nonno, è stato così. 28 RdC Giugno 2007 Anche tu hai studiato Legge? Sì, ma non ho finito gli esami. La passione per la recitazione l’avevo nel sangue, in realtà sapevo da tempo che cosa avrei voluto fare. E’ stato un colpo di fulmine? Nella mia scuola (il Dante di Roma, n.d.r.) c’erano professori preparati ma soprattutto intelligenti. Grazie a loro mi sono appassionato al teatro e il grande innamoramento è stato con Romeo e Giulietta, quando ho fatto Mercuzio, personaggio strepitoso. Romeo lo interpretava un amico con cui ho condiviso un tratto di strada. Abbiamo continuato a fare laboratorio, poi lui si è iscritto all’Accademia d’arte drammatica. E tu? Ci ho pensato a lungo, non me la sentivo di prendere una decisione definitiva. Allora il limite di età ITALIANI AL CIAK FOTO: ALESSANDRO LANARI FOTO: PIETRO COCCIA Gifuni e Lo Cascio ne Il dolce e l’amaro. Sotto la Solarino, con lui ne La signorina Effe era 21 anni. Mi sono iscritto alla facoltà di Legge perché mi appassionavano le materie legate a filosofia del diritto e il processo penale. Non riuscivo a immaginarmi nei panni di un avvocato, forse, per un momento, ho pensato di diventare magistrato. Poi, che cosa è successo? Sono partito militare, sono stato fuori un anno sui monti abruzzesi, e quando sono tornato ho preso, come facevo ogni anno, il bando di iscrizione all’Accademia. Ho scoperto che avevano alzato il limite di età a 23 anni. Lo hai interpretato come un segno… Sì, anche se ho fatto passare un altro anno. Mi sono preparato, non ho detto niente a nessuno, e ho superato i test di ammissione. Winspeare aveva pensato a te per i Galantuomini? Credo di sì. Edoardo non ama fare provini, piuttosto lunghe chiacchierate. Forse tutti questi elementi di cui abbiamo parlato hanno contribuito alla sua scelta. Penso però che a farlo decidere siano state le corrispondenze caratteriali tra me e il personaggio. La protagonista femminile, Donatella Finocchiaro, è una donna particolarmente pericolosa per Ignazio… C’è un rapporto di grande fascinazione che esercita su di lui fin da bambina. Crescendo diventa una boss della Sacra Corona Unita. Per posizione geografica la Puglia ha molti traffici con Montenegro e Albania, armi e droga, in cui Ada (Donatella Finocchiaro) è pesantemente implicata. La Finocchiaro è anche in Il dolce e l’amaro di Porporati… E’ la fidanzata di Luigi Lo Cascio. Che invece è un picciotto. Altra coincidenza: anche qui il rapporto risale all’infanzia. Entrambi proveniamo da un quartiere molto povero di Palermo, siamo amici ma prendiamo strade diverse: lui diventa un uomo d’onore di Cosa Nostra, io “Seguo con interesse Sorrentino e Garrone. Ma fra tutti vorrei lavorare con Nanni Moretti” giudice antimafia. Corrotto? Assolutamente. Anzi nel film di Porporati sono molto determinato. La storia non è ispirata a personaggi o fatti reali, ma ricorda un po’ quella di Borsellino. Torniamo agli anni Ottanta e al periodo caldo della Fiat. E’ stato il decennio in cui abbiamo perso definitivamente la nostra verginità. E’ successo tutto quello che Pasolini aveva ampiamente visto e previsto. La signorina Effe è ambientato nel settembre 1980, quando la Fiat annuncia il licenziamento di quindicimila persone. Interpreto un dirigente che non appartiene né alla classe operaia, né alla razza padrona. Proprio questo mi ha attratto del mio personaggio: di estrazione è più vicino alla borghesia dirigenziale, ma quando si apre la vertenza capisce ampiamente le rivendicazioni degli operai e non condivide il cinismo pragmatico dei piani alti. Soprattutto prima che la sua vita venga stravolta sentimentalmente. E’ fidanzato con Valeria Solarino, che a un certo punto lo lascia… Senza svelare troppo della trama, diciamo che a un certo punto si ritrovano. Lei è impiegata alla Fiat, si sta laureando ma appartiene alla classe Giugno 2007 RdC 29 ITALIANI AL CIAK SORRENTINO FA IL DIVO operaia. Durante il lunghissimo sciopero Emma/Valeria scopre che non è più così convinta dalla nostra relazione, perché incontra Sergio, un giovane militante. E’ un film corale, ci sono Filippo Timi, Sabrina Impacciatore, Fausto Paradivino... In uscita hai anche La ragazza del lago di Andrea Molaioli, con Toni Servillo e Valeria Golino. E’ una piccola parte, la storia è tratta dal romanzo Lo sguardo di uno sconosciuto di Karin Fossum, in cui un ispettore di polizia viene mandato in un villaggio del Nord Italia per indagare sulla scomparsa di una bambina di sei anni. E scopre ben altro... C’è qualche regista in particolare con cui vorresti lavorare? Seguo con particolare interesse Matteo Garrone e Paolo Sorrentino, e sono molto curioso di incominciare il film di Winspeare. Non ha quasi mai lavorato con professionisti, per entrambi si tratta di un’esperienza nuova. E con la Labate come ti trovi? Mi piace molto, è esigente, non si accontenta mai. Credo che il terrore di ogni attore sia proprio quello di non essere diretto. Allora prima o poi ti toccherà Moretti… Fra tutti è proprio il regista con cui vorrei lavorare. Il regista napoletano ai nastri di partenza. La sfida è la più ambiziosa della sua carriera: raccontare Giulio Andreotti FOTO: PIETRO COCCIA DI VALERIO SAMMARCO Valeria Golino. Con Gifuni è in La ragazza del lago G iacomo Rizzo, il suo Amico di famiglia, è stato l’ultimo in ordine di tempo a definirlo “schivo e riservato”. Enorme talento in scrittura e dietro la macchina da presa, Paolo Sorrentino non fa molto per smentire l’impressione, specie se gli chiediamo qualcosa sul suo ultimo progetto, Il divo. Nel “manoscritto ancora in via di definizione” il cineasta partenopeo non si limita, come nell’esordio L’uomo in più, ad accennare vicende di personaggi noti (allora Franco Califano e il calciatore Agostino Di Bartolomei): stavolta fa nomi e cognomi. E basta quello del protagonista, Giulio Andreotti (“il divo”, appunto, uno dei molti soprannomi), a scatenare voci che potrebbero farsi incontrollabili. “Belzebù” – altro epiteto storico con cui in molti hanno etichettato il senatore – smentisce gli incontri con Sorrentino (che preferisce non replicare sull’argomento), “non incoraggia la realizzazione del film” e, anzi, consiglia “di aspettarne la dipartita per mettere in pellicola la sua vita”. Ma le riprese partono in questi giorni. E l’attesa per quello che si prospetta come Il Caimano della prossima stagione è ovviamente smisurata. Perché un film su Andreotti? E’ un personaggio che mi attrae Il commento del senatore, interpretato da Toni Servillo: "Aspettino la mia morte" BELLOCCHIO & ALTRE ANTICIPAZIONI IL FIGLIO INTERNATO DEL DUCE, LA GOMORRA DI GARRONE E IL GIOCATORE DJ DI PATIERNO Finalmente Patierno. In mezzo a tanti big, la vera notizia è il prossimo ritorno al ciak del regista di Pater Familias. Nel cast Elio Germano, la storia è quella dei pericolosi trascorsi da Giocatore, che il dj Marco Baldini ha affidato all’omonimo libro. Poi ancora Bellocchio con la storia del figlio segreto che Mussolini occultò in manicomio, il ’68 di Placido dalla disillusa prospettiva di un celerino e Salvatores al ciak a fine anno, per il bestseller Come Dio comanda di Niccolò Ammaniti. Da un altro caso letterario, Gomorra, anche l’atteso film-denuncia di Matteo Garrone. moltissimo: complesso, indecifrabile, con un’intelligenza fuori dal comune, qualità che non si è mai ben capito se sia stata messa al servizio di cose più o meno buone. Un uomo da raccontare, perché nel bene o nel male è stato ed è tuttora uno dei più grandi protagonisti della storia di questo Paese. Non ho intenzione di propugnare tesi o sferrare attacchi, tanto meno di cavarmela con inutili commemorazioni o con l’agiografia. Sento sempre l’esigenza di raccontare, attraverso il cinema, le “urgenze” e le priorità che molto spesso vengono dimenticate in nome di una produzione più interessata all’evasione e all’intrattenimento. Giugno 2007 RdC 31 ITALIANI AL CIAK PRONTI ALL’ABBUFFATA? DALL’AUTOBIOGRAFICO CALOPRESTI AL SOLDINI INTIMISTA Ghost Son: a fianco Pete Postlethwaite, sotto il regista Lamberto Bava e Laura Harring Diego Abatantuono ne L’abbuffata di Mimmo Calopresti. Sotto una scena del film “Due ragazzi calabresi, io e Paolo Briguglia, un sogno: fare un film. Interviste in piazza, la storia di una zia (Silvana De Santis) per soggetto, l’aiuto di un regista (Diego Abatantuono) che sostiene di aver lavorato con Martin Scorsese, Cinecittà, oggi preda di tv e reality, una festa, l’incontro con Valeria Bruni Tedeschi e il suo compagno, una star del cinema che accetta di venire in Calabria a girare il film: lui è Gerard Depardieu”. E’ questa L’abbuffata di - e con - Mimmo Calopresti: a svelarne fatti e antefatti il giovane co-protagonista, Lele Nucera: “Ho soffiato il ruolo a Valerio Mastandrea, sul set avevo carta Un progetto a dir poco “rischioso”... Forse, lo riconosco. Ma sarebbe stato un alibi perfetto per giustificare il fatto che in Italia sia ancora difficile poter parlare tranquillamente di tutto. Un autore non può, non deve censurarsi: la censura è pericolosa dall’esterno, figuriamoci quando alberga nella mente di scrittori e artisti. Avrei fatto il film anche se Andreotti non fosse stato assolto dalla Corte di Cassazione. Di nuovo Toni Servillo: quali saranno gli accorgimenti per “trasformarlo” nel Divo Giulio? Ancora non abbiamo stabilito una 32 RdC Giugno 2007 bianca, perché con Mimmo ero l’unico calabrese…”. Dall’Abbuffata all’Ora di punta, quella di Vincenzo Marra, che con il finanziere Michele Lastella scala l’high society, complice una bella donna (Fanny Ardant), molteplici compromessi, corruzione dilagante e nessuna remora morale. Le lancette scottano, Marra infila la camera nell’Italietta assetata di denaro & potere, e ne scandisce il battito animale. Di coppia invece è la sommessa partitura di Silvio Soldini per Giorni e nuvole, con Margherita Buy, Antonio Albanese e Giuseppe Battiston: storia di Elsa e Michele, colti e benestanti, che si ritrovano sul lastrico, ma – forse – salvano l’amore. Una cospirazione nichilista, viceversa, è al centro di San Pietroburgo, starring il celebre scrittore di Delitto e castigo Dostoevskij (Miki Manojlovic): accanto a lui l’evergreen Giuliano Montaldo ha voluto Roberto Herlitzka, Anita Caprioli e Carolina Crescentini. Un altro “dinosauro” del cinema nostrano, Carlo Lizzani, scava nella storia patria più infame: in Hotel Menia il primo eccidio di ebrei in Italia, perpetrato dai nazisti nel settembre del 1943. Non mancheranno le polemiche, anzi sono già iniziate. (F.P.) Il senatore Giulio Andreotti strategia di lavoro. Comunque ho voluto nuovamente Servillo perché può garantirmi la perfetta assonanza che vado cercando tra attore e personaggio: non ci interessa creare un sosia, questo è certo, piuttosto siamo orientati a ripetere ciò che Helen Mirren e Stephen Frears hanno fatto in The Queen. E per quanto riguarda la scelta del commento musicale, elemento da sempre determinante nei suoi film? Ho coinvolto ancora Teho Teardo dopo L’amico di famiglia, ma questa volta non credo di utilizzare sonorità elettroniche: stiamo pensando ad un contrappunto che possa variare dal rock tradizionale a brani pop contemporanei, anche famosi, qualcosa che strida fortemente col personaggio rappresentato. Poi, chissà, magari cambio idea e dirotto verso la musica classica. L’unica cosa che so, in questo momento, è che devo iniziare a fare il film, a girare. Parlarne ora, senza potermi rapportare al prodotto finito, è davvero prematuro. SUL SET CON AMBRA LEI, LA COMENCINI E IL RAZZISMO Pezzi da 90 sui set dell’estate italiana. Giordana torna al Fascismo con la (vera) storia di Luisa Ferida e Osvaldo Valenti, attori fucilati dai partigiani perché accusati di collaborazionismo. Il suo Sangue pazzo, con Monica Bellucci e Luca Zingaretti, fa il paio con l’attualissima riflessione del Bianco e nero. Titolo con cui la Comencini affida a Fabio Volo, Ambra Angiolini e Katia Ricciarelli una parabola di amore e strisciante razzismo, che esplode a causa di un tradimento. Scamarcio e Paola Barale affiancano poi lo stesso Rubini, nel suo thriller Colpo d’occhio, ambientato nel mondo dell’arte. SPECIALE > PRET A PORTER CINEMASTYLE Défilé sul grande schermo. Dall'irriconoscibile Claire Danes di Stardust all'Orco-glam Shrek. Mise e protagonisti della nuova stagione DI DIEGO GIULIANI, ELENA MONTINI, ANGELA PRUDENZI, VALERIO SAMMARCO, CRISTINA SCOGNAMILLO A CURA DI FEDERICO PONTIGGIA Giugno 2007 RdC 35 36 RdC Giugno 2007 SPECIALE > PRET A PORTER PASSERELLA SULL’ESTATE SUL BAGNASCIUGA CINEMATOGRAFICO IMPERA IL FASHION. CON GEORGE CLOONEY E CATHERINE ZETA-JONES, SFILANO I TITOLI DELLA COLLEZIONE SUMMER-WINTER DI FEDERICO PONTIGGIA C inema & estate. Un binomio che se negli States è ormai consolidato, con blockbuster e aspiranti all’Oscar in sala tra giugno a settembre, da noi è ancora una terra riarsa dal sole, quasi desertica. Ma anche qui le cose stanno cambiando, e il fashion ci ha messo lo zampino. Dal prologo sfavillante sulla Croisette al Lido delle meraviglie da red carpet (vedi foto qui a fianco), la bella stagione è tale a partire dal look. Su spiagge dorate e tappeti rossi, le star iniziano il training autogeno per la collezione autunno-inverno, con un imperativo categorico: apparire, stupire, irretire. Che sia Giugno 2007 RdC 37 SPECIALE > PRET A PORTER LOOKEX IN SOFFITTA LE CALZAMAGLIE A TINTA U DI FEDERICO PONTIGGIA L’ULTIMA TROVATA della Disney? Si chiama casting vocale. E’ questa l’inedita strategia adottata dalla casa di Topolino per dare voce a Grufolo, l’amichetto del geniale Lewis protagonista di I Robinson – Una famiglia spaziale. In fila per la parte una schiera di piccoli: 200 aspiranti Grufolo - a spuntarla tale Edoardo manco fosse un casting di moda. Paragone azzardato? Guardate un po’ la foto dell’allegra famigliola astrale: look extravagante, con sfumature bikini o pelliccia, l’importante è osare, osare e ancora osare. Guardate un po’ come si è conciata per le feste Claire Danes, irriconoscibile sotto cappello e occhialoni in Stardust. Polvere di stelle appunto, per illuminare lo schermo, all’insegna del fashion indiscreto dello star-system. Non mancano scelte imprevedibili: vi ricordate la coppia mozzafiato George Clooney e Catherine Zeta-Jones, litigarella in Prima ti sposo, poi ti rovino e furfantesca in Ocean’s Twelve? Ebbene, la separazione non ha scalfito Clooney, che fa (Ocean’s) 13 con consueta eleganza, viceversa ha costretto la Zeta-Jones a reinventarsi: sotto un inedito cappello da chef, per Sapori & dissapori sul piatto (in sala) a settembre. Non è l’unica bellissima che ci stupirà sulla passerella giugno-dicembre: dall’enfant prodige Emma Watson alla Keira Knightley in vena di espiazione, passando per la fashionista Nicole Kidman, l’elisabettiana Cate Blanchett e la strega “da morirci” Michelle 38 RdC Giugno 2007 O N G IU G Maschile e femminile, un solo obbligo: essere alla moda Pfeiffer, lo star control al femminile sembra sempre più passare dalla boutique, con una ricerca spasmodica di accessori, colori, abiti e maquillage da urlo. Il motivo? Rilanciare carriere traballanti, spiccare il volo definitivo, e conquistare – sotto i riflettori – il segreto dell’eterna giovinezza. Avvinti dalle logiche über-sexual, anche gli uomini stanno a guardarsi: se Daniel Craig smette lo smoking di James Bond per una “invasione” nel casual, Jamie Foxx si scopre dandy e Daniel Radcliffe si riveste old style dopo il nudo a teatro. Davanti al guardaroba, le differenze di genere sono in via d’estinzione: maschile e femminile si declinano al singolare modaiolo, e chi più ne ha, di orpelli, più se ne metta. The show must be glam, in alcuni casi celato dietro umili panni finzionali, che contagia anche le cabine-armadio dell’animazione: se i Robinson hanno mise spaziali, a ritrovarsi in gorgiera e broccato sarà persino la nemesi del trendy, l’orco verde Shrek, spinto a più modaioli consigli dalla gentil consorte. Non ci resta che vederli sfilare sullo schermo, prendere appunti, promuovere e bocciare: è la critica, bellezza. Di costume. TRAVAGANZA NITA: L’ANIMAZIONE SI SCOPRE TRENDY. CON GLI ECCENTRICI ROBINSON cyber-dandy e pose da consumate mannequin. L’abito fa il cartoon: le vecchie calzamaglie a tinta unica dei supereroi hanno lasciato il passo a fogge, “tessuti” e accostamenti ipertrendy. Sempre più live-action – questa la terra di nessuno tra finzione e animazione – il cinema contemporaneo si è scoperto decisamente in voga: l’importante è apparire, a suon di costumi. Che poi gli indossatori siano in carne e ossa, CGI o plastilina, conta poco. Nel cartoon firmato da Stephen J. Anderson, il dodicenne scienziato Lewis, cresciuto in orfanotrofio e desideroso di conoscere la mamma, elabora una macchina per viaggiare nel tempo: si troverà catapultato in una famiglia bizzarra, a partire dal look. Ma, lo diceva già Wilde, solo le persone superficiali non si fidano delle apparenze: eccentrica e iperuranica, la compagine si prenderà cura di Lewis, proteggendolo da un malvagio uomo nero. D’altronde, riguardate la foto: in questo universo variopinto l’all-black tanto caro ai fashionisti che c’azzecca? Il caleidoscopio è indossato… No George, No Politics I come impegno: è lo stile di Clooney, dai Coen alla Bolivia Killer, agente CIA, consulente governativo: è un trend politico, quello che accompagnerà il bel George nella prossima stagione. Con Brad Pitt, John Malkovich e Frances McDormand, Clooney sarà nel poker d’assi di Burn After Reading, dove metterà al servizio (segreto) dei fratelli Coen il suo fascino letale. Sempre nella zona grigia del Central Intelligence, organizzerà la “fantascientifica” fuga degli ostaggi americani nell’Iran del 1979 in Escape from Tehran, per poi stigmatizzare i pericoli dell’esportazione della democrazia Usa in Crisis, sulle elezioni boliviane del 2002. No George, no politics (style)! Giugno 2007 RdC 39 SPECIALE > PRET A PORTER LOOK RETRO/ PICCOLI MAGHI CRESCONO. LO CONFERMANO FELPE E T-SHIRT NEL GUARDAROBA DEL QUINTO HARRY POTTER DI ELENA MONTINI iccoli maghi crescono. Dopo sette anni e alle soglie dell’uscita in sala del quinto episodio della saga, Harry Potter e l’Ordine della Fenice, l’apprendista stregone creato da J. K. Rowlings e i suoi inseparabili amici Ron ed Hermione sono diventati grandi. E anche il loro look è cambiato. Harry Potter – sempre fedele ai suoi occhialini tondi e neri – ha tagliato i capelli, guadagnato molti centimetri in altezza e riempito il guardaroba di felpe e t-shirt. Intanto aspetta di dare il suo primo bacio. Ron, non potendo fare a meno di indossare gli antiquati maglioncini di lana sferruzzati dalla mamma, ha tentato di sfruttare P Il cast di Harry Potter e l’Ordine della Fenice O LI G LU 40 RdC Giugno 2007 l’ondata vintage che ha riportato di moda i suddetti golf a scacchi e ha optato invece per uno stile “capellone” anni ’70. Hermione, che fuori dal set indossa jeans e sneakers a fiori, sfoggia permanente, colpi di sole e avrebbe tranquillamente potuto fare a meno del ritocco “estetico” cui è stata sottoposta dai maghi della computer graphic sul manifesto del prossimo film (gli stessi che avevano già reso più florido il decolleté di Keira Knightley). Ma ad essere cambiati non sono soltanto i personaggi. Mai l’uscita in sala di uno dei film della magica saga era stato preceduto da tante polemiche, a causa delle esternazioni o delle scelte dei suoi protagonisti. Ciascuno di loro, a modo proprio, ha manifestato il desiderio di affrancarsi dal ruolo cui il successo della serie li ha finora costretti. Daniel Radcliffe ha prima sconvolto i fan augurandosi la morte di Harry Potter e poi le mamme dei fan, spogliandosi letteralmente dei panni retrò del maghetto ed esibendosi nudo in teatro. Emma Watson ha addirittura minacciato di non firmare il contratto che la legava agli ultimi capitoli. Difficile tuttavia appendere al chiodo mantello, cappello e bacchetta magica di fronte a un compenso di quattro milioni di euro. Tredici per Radcliffe. Permanente e colpi di sole per Emma Watson: Hermione cambia volto /MAGIC Giugno 2007 RdC 41 KEIRA KNIGHTLEY E BABBO SHREK: L’ELEGANZA PASSA COL VERDE DI ANGELA PRUDENZI C hi di verde si veste di sua beltà si fida... e Shrek allora? Beh, lui il colore non l’ha scelto. Non che lo porti male, anzi è persino elegante. Certo, vivere in un mondo immaginario aiuta ad essere accettati a dispetto dei difetti, infatti Shrek è l’orco più amato. Ora poi che diventa padre di tre scatenati gemelli, le sue quotazioni saliranno ulteriormente. A rendere speciali non solo Shrek ma Fiona, Donkey e gli altri, è però il loro farsi apertamente gioco delle fiabe, praticando bassamente l’ironia, con buona pace dei personaggi immaginari messi alla berlina. La trilogia targata DreamWorks è LOOK fantasia al quadrato, con citazioni e trovate che strizzano l’occhio a lettori e spettatori. Insomma, se i letterari tre porcellini, Cenerentola o Biancaneve rendono reale l’irreale, Shrek & co. ricordano al contrario che il mondo della fantasia è falso ma senza di esso sarebbe molto triste vivere. Attenzione però, l’immaginazione è un’arma a doppio taglio. Se è vero che guarisce, può anche uccidere. Mortiferi sono i risultati procurati dalla fantasia della piccola Bryoni, motore involontario della tragedia di Espiazione, capolavoro dello scrittore Ian McEwan. Romanzo quanto mai complesso basato sulle sfumature psicologiche non meno che sui fatti narrati, Espiazione è diventato film grazie a Joe Wrigth, lo stesso di Orgoglio e pregiudizio. L’intemerata Cecilia, vittima della sorella minore, è Keira Knightley, SPECIALE > PRET A PORTER EVERGREEN 77 anni e non sentirli: Emma Roberts indaga Ha 77 anni ma non li dimostra. Meglio, dal 1930 Nancy Drew, carattere forte e curiosità irrefrenabile, vive una perenne adolescenza. Nata da un’intuizione dell’editore Stratemeyer e dalla penna di vari autori nascosti dietro lo pseudonimo di Carolyn Keene, la giovane detective si muove instancabile tra circoli esclusivi e università a caccia di casi da risolvere. Un fenomeno da oltre 150 libri, 80 milioni di copie e traduzioni in 14 lingue. I film che ha finora ispirato non sono memorabili, le serie televisive irrilevanti, colpevoli di non restituire fino in fondo l’atmosfera dei romanzi. Ora ci prova Andrew Fleming, che ha affidato il ruolo di Nancy alla lanciatissima Emma Roberts. Nella speranza evidente che i lettori rispondano in massa. La nipote d’arte Emma Roberts in Nancy Drew di Andrew Fleming Keira Knightley per Espiazione da McEwan; sopra Shrek terzo AG OS TO Nancy Drew, detective-style bellezza androgina dal fascino evidente. In una scena chiave McEwan la descrive verde vestita, pronta a concedersi al ragazzo che contro tutto e tutti amerà per sempre. Perché di verde? Forse perché è il colore che rappresenta la forza e la speranza. Senza dimenticare che per i romani era associato a Venere, dea dell’amore. A livello celebrale tuttavia, è uno dei colori dello spettro che l’uomo riesce più facilmente a vedere. E qui torniamo alla visione. Quella di Bryoni è parziale e distruttiva. Il male che la bambina procura è così intenso che per espiare non le basterà l’elaborazione di un libro di memorie. Alla fine del romanzo i suoi ricordi si inceppano, resi incerti da una crudele malattia. E più lontano appare il riscatto che la scrittura aveva lasciato intravedere. Giugno 2007 RdC 43 SPECIALE > PRET A PORTER LOOK CASUAL PER ULTRACORPI DANIEL CRAIG E NICOLE KIDMAN, OVVERO APOLLO E VENERE POSTMODERNI. LA LORO SARÀ UNA INVASION DI TENDENZA (COMPLICE L’ETERNA RAGAZZINA MEG RYAN) DI CRISTINA SCOGNAMILLO 44 RdC Giugno 2007 E BR EM TT SE Una scena di The Invasion di Oliver Hirschbiegel; sotto Meg Ryan In the Land of Women N ‘‘ essun James Bond dopo Sean Connery ha indossato meglio i panni di 007. Ha funzionato perché i vestiti che ha usato nel film sembravano semplicemente un’evoluzione di quello che indossa tutti i giorni”. Così ha scritto GQ, mettendo Daniel Craig al primo posto della classifica dell’uomo “meglio vestito” della Gran Bretagna. E noi, aggiungiamo, questione di stile! Grande soddisfazione per l’attore che quando era in predicato per il nuovo 007 si è sentito sparar contro mille e uno polemiche. A cominciare dal fatto che era bruttino, bassino, biondino. Ma lui l’ha spuntata, soppiantando divi come Clive Owen e Colin Farrell. E così ora lo vedremo accompagnare la regina dell’eleganza, l’algida Kidman, in The Invasion di Oliver Hirschbiegel. Lo stile dei due, all’apparenza contrapposto, tutto muscoli e casual lui, tutta signora bene lei, li rende tanto fascinosi da farli sembrare Venere e Apollo postmoderni. Fisico scultoreo ma non esagerato, pose sexy nascoste dietro il volto del finto timido Craig, raffinata bellezza come sempre la Kidman, entrano a pieno titolo nell’Olimpo hollywoodiano del fashion style. Accanto all’ex signora Cruise, psichiatra old style con il suo trench beige, i dolcevita grigio perla, i maglioncini neri bon ton, Craig si troverà, in camice bianco con t-shirt grigia (che tanto ama usare anche fuori dai set), alle prese con un’epidemia aliena da sconfiggere. Ricordate il capolavoro di Don Siegel L’invasione degli ultracorpi? Bene, per molti è il suo terzo remake, ma dalla Warner tengono a precisare che non lo è! Vedere per giudicare. La classe della Kidman si contrappone alla fisicità pasionaria di Catherine Zeta-Jones che, anche dietro un abito da cuoca impataccato, riesce a far traboccare il suo inconfondibile sex appeal in Sapori e dissapori di Scott Hicks. Eterna ragazzina (ma non ha superato i 40?), la Meg Ryan di In the Land of Women di Jon Kasdan. Con il suo musetto imbronciato, i capelli ribelli e le magliettine extra small, non cambia mai. Ma anche questo è look fashion! L’uomo meglio vestito della Gran Bretagna? L’ultimo James Bond Giugno 2007 RdC 45 SPECIALE > PRET A PORTER M ai così dark da quando, quindici anni fa, indossava il latex felino della Catwoman burtoniana in Batman Returns: Michelle Pfeiffer sembra davvero aver scoperto il segreto dell’eterna giovinezza tanto agognato dalla perfida Strega Lamia, personaggio interpretato nel fantasy Stardust. Diretto da Matthew Vaughn (The Pusher), marito di Claudia Schiffer, il film prende le mosse dal romanzo di Neil Gaiman e racconta del viaggio avventuroso di un giovane innamorato (Charlie Cox), chiamato a mantenere una promessa più grande di lui: per portare una stella cadente alla sua amata (Sienna Miller) oltrepassa il muro che difende un mondo misterioso, popolato da gnomi e fate (Claire Danes), pirati debitori della miglior letteratura – il Capitano Shakespeare alias Robert De Niro – e naturalmente una strega pronta aver pensato la stessa cosa Dario Argento che, proprio per la notte di Halloween (e dopo un passaggio alla Festa di Roma?), riesuma – chiudendola – la Trilogia delle Tre Madri iniziata con Suspiria e Inferno: protagonista de La Terza Madre è sua figlia Asia (tornata a lavorare con lui dieci anni dopo Il fantasma dell’opera) che, per errore, libera lo spirito di Mater Lacrimarum, strega che riunirà a Roma la triade demoniaca provocando morti e terrore. Poteri sovrannaturali e ritorni al passato per un nerissimo revival di famiglia (nel cast anche Daria Nicolodi, madre di Asia e lontana da un film dell’ex marito dai tempi di Opera) che i fan del maestro dell’horror attendono con trepidazione. Dalle vesti e dalle atmosfere sulfuree di inferi (ultra)terreni alle ombre di anime che arrancano per emanciparsi da afflizioni mortali, come gli innamorati di Kim Ki-duk in Breath – lui condannato alla pena capitale, lei donna sposata che lo andrà a trovare ogni giorno in galera – o dalle convenzioni sociali, come la Angel di Francois Ozon, scrittrice di popolari feuilleton nell’Inghilterra dei primi ‘900 nata dalla penna di un’autrice dall’omonimia altisonante: Elizabeth Taylor. La bellezza senza tempo di Michelle Pfeiffer in Stardust; sotto Angel di Ozon e Milla Jovovich LOOK GLAM/ STARDUST E LA TERZA MADRE: LE STREGHE SON TORNATE. ASPETTANDO HALLOWEEN, NEL BUIO DELLE SALE DI VALERIO SAMMARCO a tutto pur di rimandare ancora di qualche secolo l’arrivo della vecchiaia. Alle soglie dei cinquanta e con un recente passato contraddistinto da scelte professionali non propriamente “vincenti” (epocali i suoi rifiuti a pellicole poi rivelatesi enormi successi: Il silenzio degli innocenti, Basic Instinct, Thelma & Louise), Michelle Pfeiffer prova a fermare il tempo per ripartire dall’oscurità di un falso universo, dove il trampolino del Male potrebbe garantire la più affascinante delle rinascite. Deve 46 RdC Giugno 2007 Milla e Jodie fra zombie e vendette Resident Evil e The Brave One: pericolo al femminile Rimandi western e shorts intriganti per l’eroina Milla Jovovich, impegnata a debellare definitivamente il virus e combattere la Umbrella Corp. Il deserto del Nevada è lo scenario, un rudimentale machete lo strumento per mettere la parola Extinction (“siamo stati testimoni del Beginning, abbiamo visto l’Apocalypse”) sulla saga tratta dal famoso videogioco horror Resident Evil. In regia l’Highlander Russell Mulcahy. Minimal look, invece, per Jodie Foster: capello cortissimo e tanta rabbia per vendicare l’assassinio del compagno nel thriller firmato Neil Jordan, The Brave One. Non solo il genti sesso alle prese col pericolo: a difendere l’onor virile c’è Matt Damon, ancora diretto da Paul Greengrass in The Bourne Ultimatum, terzo capitolo sul personaggio ombra più emblematico del nuovo millennio cinematografico: la chance finale per recuperare memorie di sé è ad un passo. E BR O TT O /DARK Algida e maligna: la rinascita di Michelle Pfeiffer Giugno 2007 RdC 47 SPECIALE > PRET A PORTER LOOK ELIZABETH/CHIC CATE BLANCHETT TORNA A VESTIRE I SONTUOSI PANNI DELLA REGINA IN THE GOLDEN AGE. TRINI, MERLETTI E UNA TEMPRA DI FERRO, COME PER LA JOLIE “MISSIONE PAKISTAN” DI FEDERICO PONTIGGIA 48 RdC Giugno 2007 ua Maestà la Regina. Di stile. Cate Blanchett ritorna a vestire i sontuosi panni di Elisabetta in The Golden Age. Per il sequel di Elizabeth del 1998, dietro la macchina da presa è ancora Shekhar Kapur, mentre nel cast accanto a Geoffrey Rush la nuova entrata ha il fascino british di Clive Owen. Tra trini e merletti, belletti e gorgiere, a dipanarsi è la relazione di amorosi sensi tra la Regina Elisabetta e l’esploratore Walter Raleigh (Owen), supportata dal fido amico della regnante Sir Francis Walsingham (Rush). Sullo sfondo, l’elettrizzante storia di un’era, virata in rosa antico: a Cate Blanchett l’arduo compito di controllare i propri sentimenti, governare il mondo occidentale e annientare i tanti nemici. Mentre la cugina di Elisabetta, Maria Stuart (Samantha Morton), cospira con Filippo di Spagna per detronizzarla, Sir Walsingham si adopera instancabile per proteggere Her Majesty dai complotti orditi alle sue spalle. Sicuramente chic, ma dietro stecche di balena, raso e tulle batte un cuore da guerriera: per difendere l’impero, la sovrana è pronta allo scontro totale. Più vulnerabile, invece, la sua veste privata: nei confronti dell’avventuriero Raleigh l’attrazione è pericolosa, difficile accettare tremiti e rossori per una lady di ferro, ma si sa il cuore – dicevano prima Pascal e poi i baci Perugina – ha delle ragioni che la ragione non conosce. Nemmeno quella di Stato? Agli spettatori l’ultima parola, ma vedendo la Blanchett i dubbi non sussistono: anche per la moda fu un’età dell’oro. Altri tempi, un’altra donna, stesso fascino e ugual tempra: Angelina Jolie darà volto e corpo a Mariane Pearl in A Mighty Heart, adattamento delle memorie della donna sul rapimento e l’assassinio del marito Daniel Pearl, per mano di terroristi pakistani. Diretto da Michael Winterbottom e prodotto da Brad Pitt, il film inquadra la giornalista, all’epoca incinta, nella ricerca del marito disperso in Pakistan. Il dramma si conclude con l’orribile decapitazione di Daniel da parte dei suoi sequestratori, sospettati di essere legati ad Al Qaeda. Per la Jolie dunque un ruolo impegnativo, lontano dai suoi canoni, a partire dal guardaroba: look premaman, linee morbide e tagli casual per una delle silhouette più invidiate di Hollywood. Ma non temete, seppur “conciata” ad hoc, l’ex Lara Croft di Tomb Raider è sempre una visione très chic, anzi très Jolie… All’azione in Medio Oriente è chiamato anche un altro bello e glamorous del cinema stelle&strisce, il premio Oscar Jamie Foxx. Protagonista con Jennifer Gardner di The Kingdom, all’attore spetterà la missione di indagare su un attentato a un obiettivo americano. Con lui gli agenti FBI Jason Bateman e Chris Cooper, Foxx dopo i completi da urlo di Miami Vice vestirà cargo e giubbetto antiproiettile, ma al suo corredo non mancherà l’M-16 d’ordinanza. Il suo stile rimane comunque esplosivo e miete vittime: Kill Kill, Bang Bang! Premaman e dimessa. Ma la signora Pitt incanta lo stesso N OV EM BR E S Jamie Foxx. Sopra e accanto Angelina Jolie in A Mighty Heart. Nell’altra pagina Cate Blanchett Giugno 2007 RdC 49 SPECIALE > PRET A PORTER LOOKFASHION PAILLETTE, ALLUSIONI E DIVISE: DAL CASO BUSSOLA D’ORO ALLA NONNA-SHOCK MARIANNE FAITHFULL DI DIEGO GIULIANI L‘ E BR M CE DI 50 RdC Giugno 2007 abito fa sempre più il monaco. Ovvero: mai come negli ultimi tempi, nella parte ci si cala a partire dal vestitino. Minimal, esorbitante, griffato. Una tendenza democratica, che non risparmia neanche i maschietti. Il primo a fare scuola è stato il nuovo James Bond: look classico e sguardo di ghiaccio, che hanno lanciato Daniel Craig a nuova icona di maschio di classe. Che la differenza risieda nei tempi lo dimostrano le congiunture: l’abito fa notizia, la notizia traina la star e la stella si impone nel firmamento. La conferma è nel suo ritorno sugli schermi a dicembre: il fiabesco La bussola d’oro di Chris Weitz, in cui insieme a Nicole Kidman, affiancherà nuovamente l’eterea Eva Green. A dettar legge in sartoria sono i toni dark della storia: primo capitolo della chiacchieratissima trilogia, con cui l’inglese Philip Pullman si è guadagnato in patria successo e fama di eretico. Trame oscure, streghe ammalianti ed esseri mutanti offrono il destro a uno sfoggio di lamè, strascichi e avvolgenti mise da mille e una notte. Confezioni di lusso per temi scottanti, che promettono scandalo più di qualsiasi spacco e scollatura: i mondi paralleli in cui si muove la piccola Lyra, stellina prodigio col nome di Dakota Blue Richards, VICTIM sono disseminati di simbologie cariche di provocazione e sensualità. Su tutti Queste oscure materie, il titolo della trilogia uscita nel 1995, che l’autore ha ripreso da un verso del Paradiso perduto. Dal caos primordiale a cui alludeva Milton nel XVII secolo, Pullman suggerisce una via di fuga pionieristica e destabilizzante. Spogliatosi del moralismo di cui avevano vestito il genere i predecessori Tolkien e C.S. Lewis, manda in soffitta anche la sbandierata modernità di Harry Potter: la via maestra che indica ai suoi personaggi è quella dell’erotismo. Un suggerimento più che sussurrato, da ricercare in personaggi, sviluppi e allusive confezioni. Soprattutto confezioni. Una parola d’ordine che come un tam-tam rimbalza dai set di Los Angeles ai giornali di moda, dalla notte degli Oscar alle passerelle internazionali. Quella che intravediamo al cinema è la punta di un iceberg. La sbiadita eco di una vera e propria rivoluzione, che sta ridisegnando le gerarchie dell’intero star-system. Il borsino di Hollywood parla chiaro: i veri guru sono ormai gli stylist. Formalmente consiglieri ma anche e soprattutto confidenti e psicologi. Halle Berry, Cate Blanchett, Nicole Kidman: all’ombra di ogni big, c’è un demiurgo dell’immagine che lavora per cucire il fascino intorno alle star. Mentre nomi come Philip Bloch, Jessica Paster e L’Wren Scott scalano rabbiosamente le power list, un’altra indicazione arriva dalla calca di griffe all’ultimo festival di Cannes: addio vecchie sfilate, la nuova vetrina di alta moda e gioielli è ormai il cinema coi suoi luoghi e i suoi volti. A puntare i piedi restano in pochi. Fanno notizia, in questo sfavillante Natale cinematografico, i look dimessi di Charlize Theron e Marianne Faithfull. La prima, che alla mortificazione della sua bellezza Charlize Theron prima del restyling per In the Valley of Elah. Accanto la Kidman e Marianne Faithfull deve già l’Oscar per Monster, vestirà i modesti panni della detective, a cui Paul Haggis affida le scottanti indagini di In the Valley of Elah. L’ex musa dei Rolling Stones si improvvisa invece nonna a luci rosse nell’applauditissimo Irina Palm di Sam Garbarski. Un ruoloshock che non lascia spazio a glamour e paillettes, ma parla di un altro trend e un’altra storia: la “rivoluzione della specie” (v. pag. 24), con cui lo zoccolo duro di cinema e tv si ribella all’omologazione del bello. Confezioni di lusso per temi scottanti, nel primo capitolo della trilogia fantasy di Pullman Nera (e gialla) di rabbia L’apetta di Bee Movie: casual ardito che promette battaglia Il taglio è abbondante e decisamente insolito. La stoffa, spugnosa, ad ampie bande orizzontali. L’accostamento, giallo e nero, non proprio all’ultimo grido. E’ il pirotecnico look con cui il comico del Saturday Night Live Jerry Seinfield è planato sul festival di Cannes. Motivo dell’incursione, per cui è letteralmente “volato” sulla Croisette, è l’animazione DreamWorks Bee Movie a cui presta genio e voce nell’originale Usa. Protagonista è l’apetta Barry: infuriata con gli esseri umani e determinatissima a trascinarli in tribunale. L’accusa? Usurpare alla categoria il più prezioso dei beni: il miele. Giugno 2007 RdC 51 LA NUOVA ERA DELLA COMUNICAZIONE All Technology© società specializzata nella comunicazione digitale interattiva ha realizzato una linea di soluzioni “POLISENSORIALI ”. I display ad alta luminosità -vista- vengono accompagnati da innovative tecnologie per l’emanazione di fragranze -olfatto- riproduzione acustica ad alta fedeltà -uditoe da sistemi touch screen di ampie dimensioni -tatto-. 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Libro di intima bellezza e sensibilità, grazie a Mira Nair ha visto un imprevedibile adattamento cinematografico, Il destino nel nome. Non prevedibile perché nella storia di immigrazione, contaminazione ed emancipazione della famiglia Ganguli c’era grande forza, ma anche un’apparente impenetrabilità. Quelle della Lahiri (a cui è stato ritagliato un cameo) sono pagine intense e silenziose, come i rapporti familiari che racconta, e Mira Nair, ispirata dall’immedesimazione e dall’opera, ha saputo donar loro movimento e dialogo. In questo modo libro e film non gareggiano, come spesso accade nei difficili rapporti letteratura-cinema, ma diventano complementari. La storia è di una complessa semplicità: Ashoke (Irrfan Khan) lavora negli USA e torna in India per prender moglie. Sceglierà - in verità sarà lei a farlo dopo aver visto le sue belle scarpe - una giovane e bellissima donna, Ashima (Tabu). Andranno a vivere negli Stati Uniti. Di qui percorriamo con loro venticinque anni, in cui il corpo è a New York e l’anima, soprattutto per lei, a Calcutta. Nasceranno due figli, che vivranno il dramma inverso. Una storia di immigrazione di prima e seconda generazione, attualissima. Una famiglia che vive, trasversalmente, il terremoto generazionale ed etnico, alienazione potenzialmente devastante, in cui ogni gesto può sembrare ribellione o repressione. Il centro di tutto è proprio Gogol, il destino del cui nome è fulcro e pretesto di questa piccola epopea familiare e universale. Un intenso e bravissimo Kal Penn, dopo essere diventato un eroe del cinema trivialdemenziale (Maial College, American Trip, Epic Movie) sorprende con una interpretazione sontuosa, sobria e completa come il mosaico che disegna la regista. E qui, forse, si nasconde il BRAVI I PROTAGONISTI: SPLENDIDA E DUTTILE TABU, CORAGGIOSO E INSOLITO KAL PENN 54 RdC Giugno 2007 iFilmDelMese Giugno 2007 RdC 55 iFilmDelMese LA REGISTA INDIANA “SUPERA” KEN LOACH E CENTRA L’ASSIMILAZIONE TRA ORIENTE E OCCIDENTE segreto del film: l’incontro tra Jhumpa Lahiri e Kal Penn, giovani indoamericani del Rhode Island e del New Jersey, con la più matura Mira Nair, indiana di nascita trapiantata a New York. Da qui, dall’esperienza personale di questa seconda o terza rivoluzione americana, quella dell’immigrazione che ne sta cambiando nuovamente identità (prima erano italiani e irlandesi, poi spagnoli, ora orientali), c’è stata la spinta creativa e ideale necessaria a un’opera così ambiziosa. Basti pensare che il pur bravo Vittorio Moroni ne Le ferie di Licu ha dovuto e potuto raccontare solo con il documentario la prima generazione (un viaggio “matrimoniale” Italia-BangladeshItalia) e che un maestro come Ken Loach è stato deciso ed emozionante, 56 RdC Giugno 2007 ma anche didascalico e conflittuale, nel raccontare solo la seconda in Un bacio appassionato. Mira sembra piuttosto seguire la lezione dolente di Hanif Kureishi, fine letterato che sa che per unire Oriente e Occidente la sintesi non deve essere assimilazione asimmetrica. Ci commuoviamo quando Ashima e Ashoke imparano ad amarsi negli anni con sguardi pudichi e gesti pieni di significati. Proprio mentre i figli imparano a conoscersi, si esplorano e scoprono, rifiutandola e cercandola, quella doppia identità culturale, fonte eterna di ricchezza e sofferenza. Gogol è il filo conduttore, come il suo rapporto conflittuale con un nome tanto curioso quanto importante. Americano, la sua pelle e le sue tradizioni lo fanno sentire straniero in patria, sebbene non lo aiuteranno a sentirsi a casa in India. Cercherà nell’amore e nel sesso l’emancipazione e il ritorno alle radici, passando dalla wasp Maxine (Jacinda Barrett) alla sensualissima e libera bengalese moushimi (Zuleika Robinson) per scoprirle tanto lontane quanto simili. Ma sarà solo un evento drammatico ad aiutarlo a ritrovarsi. In un finale sul filo di una poetica e mai patetica retorica il ragazzo diventa uomo, in un alternarsi di gesti essenziali e flashback di straziante bellezza come quello, finalmente ma non banalmente riconciliante, che lo vede con il padre sul molo. Mira Nair perde i toni troppo saturi e kitsch di Salaam Bombay e soprattutto di Monsoon Wedding per un’opera di grande maturità. Non teme una narrazione classica, sia nella regia che nella sceneggiatura, riuscendo a mantenere un tocco originale in ogni momento. Un applauso va agli attori protagonisti: Tabu sa essere una splendida ventitreenne come una matura e fragile quarantottenne, Kal Penn si spinge su terreni mai esplorati con incosciente bravura. Quella che ci vuole per affrontare certi viaggi. Cinematografici, umani, sociali. BORIS SOLLAZZO ☺☺☺ www.viedelgusto.it iugno 2007 Italia e del mondo dell’ il bello & il buono and good taste in Italy ld throughout the wor S U P P L E M E N T O O M A G G I O D I V I E D E L G U S T O - G I U G N O Viaggi d’estate - Summer Holidays LDA COSTA SMERA abb. postale, Poste VENZALE TAVOLA PRO E CILIEGIE – – FRAGOLE esclu viera ial: Emerald Ri Sardinia spec ole e ciliegie state: fragCh Rosse d'era s & erries : St wberrie Summer Reds ini doc coloniale aleStvyle and DOC Wines e il st : a ic fr a Sud Coloni South Africa: nto: il Senese Colline d’inca : the Senese - Belg Austria &7,90 – SUDAFRICA O – SENESE sile - Spediz. in on Ticino chf 11,00 - Svizzera Cant • & 4,006,50- Men - Spagna & 6,75 GNO 2007gallo (Cont.) & RO 6 • GIU • NUMEania & 7,30 - Porto & 9,00 - Grecia VIE DEL GUSTO io &7,50 - Germ a 353/03 Art. 1 comm Italiane SpA - D.L. 1 - DCB Verona MANTOVAN E – OLTREPO – PERLE ALPIN Sardegnasiva: la Costa Smeralda lls Bewitching Hi 400 ggi in regalo Via : Allegato ” to s u g i d “ Gift travels vacanze ful” holidays. ent: 400 “taste Free supplem 15-05-2007 IMPERDIBILE!! In edicola a giugno. 17:49:29 2 0 0 7 iFilmDelMese U.S.A. CONTRO JOHN LENNON Casa Bianca sotto accusa: nel mirino la persecuzione del pacifista più pericoloso del mondo REGIA Genere Distr. Durata DAVID LEAF, JOHN SCHEINFELD Documentario, colore Mikado 99’ 1966-1976: dieci anni che tentarono di cambiare il mondo. In prima fila l’uomo che, secondo la contestatissima e contestatrice compagna Yoko Ono “era totalmente e ferocemente rivoluzionario, un pacifista che praticava la comunicazione totale”: John Lennon, artista sublime che voleva Power to the People. Canzone eccezionale, gioioso inno al cambiamento, spina dorsale, con molte altre, del documentario U.S.A. contro John Lennon di David Leaf e John Scheinfeld (superbi per scelte e montaggio), piccolo capolavoro sul maccartismo che colpì chi aveva l’unica colpa di essere colto, geniale e coraggioso. Attraverso le lenti tonde di John ripercorriamo l’attacco sistematico del governo Nixon nei suoi confronti. “Incastrato” come Al Capone per reati fiscali, sarà poi il turno dell’ufficio immigrazione, imbeccato dall’FBI (ne vediamo molti documenti finora secretati), che gli IN SALA LIMPIDO E APPASSIONATO IL RACCONTO DELL’ATTACCO ISTITUZIONALE AL LEADER DEI BEATLES ritirerà la green card. Era un leader, un inglese innamorato degli USA, e faceva paura al Sistema: fece scarcerare con un concerto John Sinclair, riempì Washington assordandone la piazza principale con migliaia di uomini e donne che cantavano Give Peace a Chance. Agiografia misurata, appassionata, entusiasta, persino infantile e ingenua, proprio come il Lennon ribelle. Lui nella politica portò la lezione con cui sconvolse la musica: soluzioni semplici, persino ovvie. E per questo straordinariamente geniali. BORIS SOLLAZZO ☺☺ THE DARWIN AWARDS IN SALA Pretesto stuzzicante e comicità nera per Joseph Fiennes e Winona Ryder. Ma il risultato delude REGIA Con Genere Distr. Durata FINN TAYLOR Joseph Fiennes, Winona Ryder Commedia, colore Moviemax 90’ Burrows (Fiennes) è un metodico poliziotto affetto da ematofobia (non sopporta la vista del sangue) da poco rimasto senza lavoro, specializzato nello studio dei profili criminali. Filmato 24 ore su 24 da un giovane studente di regia e ossessionato dai Darwin Awards – onorificenze assegnate via web a tutti coloro i quali riescono a togliersi dalla faccia della Terra nel modo più idiota possibile, di fatto contribuendo a migliorare la specie umana con la loro scomparsa – si proporrà di collaborare con un’agenzia assicurativa per prevenire le ingenti perdite causate proprio dalle morti catalogabili come “casi Darwin”. Ad accompagnarlo in lungo e in largo per gli States la bella Siri (Ryder), investigatrice dell’agenzia 58 RdC Giugno 2007 I METALLICA E LAWRENCE FERLINGHETTI STRAPPANO IL SORRISO CON I LORO CAMMEI decisamente più portata di lui al rischio e all’avventura. Il pretesto stuzzicante e la partecipazione di interpreti secondari di ottimo livello (David Arquette, Juliette Lewis e Chris Penn, poi defunto) ne facevano uno dei titoli più interessanti e curiosi di questo scorcio di stagione: The Darwin Awards, invece, diretto dal Finn Taylor di Un sogno in fondo al mare, non riesce ad elevare filosoficamente l’aspetto tremendamente “nero” di un’idiozia da Guinness dei primati, lasciando che tutte le situazioni più assurde (vedi il pullman con “il pilota automatico”) rimangano nulla più che macchiette dimenticabili. Divertenti i cammei del “beat” Lawrence Ferlinghetti e del gruppo dei Metallica. VALERIO SAMMARCO ☺ ANTEPRIMA LE REGOLE DEL GIOCO Mistero e fascino del poker in un film d’altri tempi. Raffinato Curtis Hanson Gran gioco il poker. Capace di mettere sul tavolo una vita intera, raccontarla in una mano e renderla inutile o meno a seconda delle carte che ti guardano dal panno verde. Il cinema non si è mai tirato indietro di fronte al suo fascino e gli esempi da ricordare sono tanti, dal favoloso Cincinnati Kid di Jewison al crepuscolare Altman di California Poker, fino all’italianissimo Regalo di Natale di Pupi Avati con tanto di rivincita dumasiana vent’anni dopo. Difficile non farsi rapire dal potere di quattro re o dalla bellezza di tre regine e questo dev’essere successo a Eric Roth, sceneggiatore dall’indiscusso OTTIMI INTERPRETI DA ERIC BANA ALLA CONFERMA ROBERT DUVALL talento (Oscar per Forrest Gump e nominato per Insider e Munich) che racconta una storia in cui le carte si mischiano nel modo giusto. Las Vegas sullo sfondo, non quella delle mille luci dello Strip e degli spettacoli dei grandi casinò per famiglie, ma quella delle vere sale da gioco e della periferia di una vera città di provincia. In primo piano la sfida tra due grandi giocatori e in palio una posta che le gambe di un tavolo non possono reggere. Le regole del gioco è un film come a Hollywood non se ne fanno più, dall’impianto squisitamente classico e girato con grande raffinatezza stilistica da Curtis Hanson, regista che negli anni ha imparato a destreggiarsi con successo tra i generi, un pregio che si sta purtroppo perdendo nella tradizione del cinema americano. Ottimo anche il REGIA Con Genere Distr. Durata CURTIS HANSON Eric Bana, Drew Barrymore, Robert Duvall Drammatico, colore Warner Bros. 124’ cast, da un Eric Bana sempre più convincente, scelto dallo stesso Roth dopo la sua interpretazione in Munich, a Robert Duvall, come sempre perfetto. Più in ombra Drew Barrymore, che ci regala però un paio di numeri canori d’effetto, e segnaliamo anche un cameo di Robert Downey Jr., misterioso nell’economia della pellicola ma davvero prezioso. Un film d’altri tempi e per questo da vedere, per apprezzare un cinema fatto di scrittura, ritmo, inquadrature e interpreti, capace di essere emozionante fino all’ultima scena senza aver bisogno di effetti più che speciali. E di questi tempi, la vera scommessa è proprio questa. ALESSANDRO DE SIMONE ☺☺☺ Giugno 2007 RdC 59 iFilmDelMese IN SALA ZODIAC Fincher classico e postmoderno. Il suo serial killer incarna la banalità del male Il cinema, si sa, è un’altra cosa: se l’ispettore David Toschi e il suo secondo William Armstrong affondano lentamente nella plaude del caso dello Zodiaco (un serial killer “attivo” dal 1969), destinato a non trovare soluzione, sullo schermo Clint “Harry la carogna” Eastwood ha invece la meglio su Scorpio, in una San Francisco non molto diversa, e non diversamente terrorizzata, da quella in cui vivono e lavorano i due poliziotti. La “seduta” è per metà psicoanalisi di gruppo (la legge, prima o poi, trionfa), per metà uno sfottò della realtà; a Fincher la scena ambientata in un cinema in cui si proietta Dirty Harry CAST DI RAZZA DA MARK RUFFALO A GYLLENHAAL E DOWNEY JR. 60 RdC Giugno 2007 (1971) serve per chiarire da che parte sta il “suo” film rispetto alla tradizione del poliziesco. In Zodiac non ci sono eroi, soluzioni dritte, trionfi, e neppure il fascino perverso del serial killer, dei Lecter prima e i Jigsaw poi. E la paura è destinata a restare, anche se dopo un po’ la si dimentica e dalle prime pagine si riduce a qualche trascurabile trafiletto. Soprattutto, mancano lo scontro, la sfida, la resa dei conti. Il plot s’inceppa e la drammaturgia si fa noiosa; la realtà non imita l’arte, e anche se Toschi porta la pistola come Bullit, non ha occasione di usarla. Le armi restano a riposo, e a poco a poco le vite dei personaggi (anche un giornalista del San Francisco Chronicle, Paul Avery, e il vignettista del giornale, Robert Graysmith) tornano alla normalità. REGIA Con Genere Distr. Durata DAVID FINCHER Jake Gyllenhaal, Mark Ruffalo Thriller, colore Warner Bros. 156’ Caso chiuso, sempre aperto; al massimo, un incontro di sguardi, come quello, sul pre-finale, tra Robert e il principale indiziato, Arthur Leigh Allen. Fincher gira in digitale (ma sembra pellicola), allunga per due ore e mezzo e dopo i forsennati precedenti accoglie una compostezza classica ma ancora e anzi più che in passato postmoderna, abbassando tutto di parecchi toni – dramma, passioni, ragioni – in una piattezza che simula la realtà. Quattro attori bravissimi, disposti a coppie (Ruffalo/Edwards, Gyllenhaal/Downey jr.), per un film dal movimento lento, che prosciuga il genere per ritrovarsi tra le mani tutta la banalità del male. LUCA MALAVASI ☺☺☺ GRINDHOUSE A PROVA DI MORTE Catastrofi e sproloqui per raccontare il vuoto. La scommessa di Tarantino ANTEPRIMA IN SALA L’UOMO DI VETRO Mafia e pentimento: Incerti sorprende REGIA Con Genere Distr. Durata REGIA Con Genere Distr. Durata QUENTIN TARANTINO Kurt Russell, Rosario Dawson Azione, colore Medusa 110’ Alcuni modi di uso dei film di Tarantino: 1) stropicciarli per verificare che sono privi di senso, poi buttarli via; 2) divertirsi e dimenticarli; 3) scoprirvi, da cinefili, tutte le citazioni; 4) prenderli sul serio. A prova di morte fa di tutto per non essere preso sul serio: è scatenato, va di corsa, è parlatissimo con dialoghi su argomenti di nessun conto, ha un filo narrativo ovvio (prima, lui insegue loro e le fa fuori; poi, altre ragazze inseguono lui e…). Insomma, è un film di Tarantino, tutto superficie, niente profondità. Proprio questa sfacciataggine dovrebbe metterci sull’avviso, come già succedeva in Kill Bill. Sono due i temi ricorrenti nei film d’autore, almeno dagli anni Ottanta in qua: il Nulla e il Male. I registi che ragionano sul cinema e sul mondo sbattono la testa contro i nodi gordiani del male e del nulla. Il male è ineliminabile in un mondo vuoto, dominato dal nulla. Il piano sequenza e le inquadrature fisse e lunghe sono i modi per mostrare il vuoto, il male, il disagio, la fine. Ebbene Tarantino, fra tutti gli autori, si distingue perché ragiona sul vuoto e sul male andando in direzione contraria a quella dominante: lui, per dire l’assenza e il male, invece di svuotarli, i suoi film li riempie. Li intasa di catastrofi, di immondizia cinematografica, di dialoghi vuoti di senso: riesce a dire il vuoto in cui stiamo con un tutto pieno di azioni, personaggi, ambienti e discorsi che più vuoti non si può. A prova di morte è un film a due ante (come Full Metal Jacket): le cose vanno così, poi vanno cosà, il che vuole semplicemente dire che non c’è sviluppo, che non c’è più storia. È un film che riusa tanto di quel cinema dai Cinquanta in qua al punto che non si può neanche parlare di citazioni ma di fotocopie ritoccate, con l’aggiunta delle rigature sulla pellicola, dei salti di fotogramma, degli inciampi di fine rullo. È (addirittura!) un’operazione alla Duchamp o alla Warhol, si prende quel che c’è e lo si rimette lì facendoci capire che lo si sta riciclando. È un film che non ha tesi da dimostrare, tranne una: che un modo di vivere il nostro vuoto è quello di riempirlo di frattaglie e di un divertimento eccitante e triste. A prova di morte corre verso un vanishing point, tanto per citare uno dei film più citati nel film, quel Punto Zero di Richard C. Sarafian, film del 1971, eccitante e ribellistico, di un autore svanito nel nulla. SCATENATO RICICLAGGIO CHE RICORDA WARHOL E DUCHAMP STEFANO INCERTI David Coco, Anna Bonaiuto Drammatico, colore 01 Distribution 96’ È davvero una bella sorpresa L’uomo di vetro di Stefano Incerti, tratto dal romanzo omonimo di Salvatore Parlagreco (ed. Bompiani), e ispirato alla vicenda di Leonardo Vitale, giovane capodecina e primo pentito mafioso che negli anni ’70 iniziò a fare nomi e cognomi, anche illustri, ottenendo come risultato quello di entrare ed uscire dal carcere, essere internato per 11 anni nel manicomio criminale per poi essere freddato da un sicario, non appena tornato in libertà, con 5 colpi di pistola. Dopo il non convincente La vita come viene, Incerti prende in mano un soggetto scomodo (rielaborato da Heidrun Schleef e adattato per lo schermo con la collaborazione dello stesso Parlagreco) e riporta a livelli quasi dimenticati il cinema di denuncia sociale, con tanto di “epigrafe” finale firmata Giovanni Falcone. La famiglia – ben rappresentata dal dolore di madre (Bonaiuto) e sorella - e “la Famiglia” (lo zio Tony Sperandeo che, di fatto, lo trasforma da giovanissimo in “uomo d’onore” per poi convincerlo a dirsi pazzo dopo le deposizioni) - diventano microcosmi quasi sovrapposti e concatenati, dove il tessuto quotidiano e la speranza di una realtà differente si scontrano su un omertoso e generalizzato modus vivendi: “meglio che la gente continui a crederti fuori di testa piuttosto che credibile reo confesso”. Convincente David Coco in un ruolo delicato e a rischio di incontrollabili eccessi, struggente la bellissima Jardinu cantata sui titoli di coda da Barbara Eramo. BRUNO FORNARA VALERIO SAMMARCO ☺☺☺ ☺☺ Giugno 2007 RdC 61 iFilmDelMese THE MESSENGERS Tributo a Hitchcock e qualche déjà-vu. Riesce a metà l’horror Usa dei fratelli Pang REGIA Con Genere Distr. Durata DANNY E OXIDE PANG Kristen Stewart, Dylan McDermott Horror, colore 01 Distribution 87’ I “messaggeri” del titolo sono i corvi, gli uccelli del malaugurio, un ambivalente segnale di avvertimento. Prima disturbano personaggi innocenti, poi attaccano il maniaco omicida, anche se a completare la vendetta saranno gli spettri furiosi delle sue vittime. I corvi che rivelano il colpevole non è un’idea nuova: vedi Opera di Dario Argento. E le minacce dei volatili derivano tutte dall’hitchcockiano Gli uccelli. E’ una storia di fantasmi, The Messengers, prima trasferta americana degli hongkonghesi fratelli Pang, dopo l’analogo The Eye. Il loro talento per i silenzi inquietanti, interrotti da bizzarre apparizioni “ectoplasmiche” ha convinto Sam Raimi a coprodurre il film, ambientato in una fattoria canadese circondata dai girasoli. Là si trasferisce una famiglia della metropoli, i cui figli sono gli unici a vedere le presenze occulte. I Pang hanno sperimentato una sintesi fra le ANTEPRIMA SUSPENSE EFFICACE E SCENE DA BRIVIDO. MA IL NUOVO SCARSEGGIA “ghost-stories” asiatiche e l’American Gothic di campagna. Il risultato è contraddittorio. La suspense funziona e alcune sequenze mettono i brividi (il teso gioco dei punti di vista quando uno spettro è davanti al bambino, mentre l’ignara sorella lo tiene in braccio; oppure la macchia sulla parete che si “condensa” in una livida zombie). Ma altre situazioni risultano déjà-vu, rubando qua e là sia dal terrore hollywoodiano (Poltergeist, Amityville Horror) sia dai nipponici The Ring e The Grudge e i remake statunitensi. MASSIMO MONTELEONE ☺ L’ELETTO ANTEPRIMA Thriller esoterico e contorto, in cui a spiccare è addirittura Monica Bellucci REGIA Con Genere Distr. Durata GUILLAUME NICLOUX Monica Bellucci, Catherine Deneuve Thriller, colore 01 Distribution 100’ Tratto dal bestseller di JeanChristophe Grangè, L’eletto (in originale Il Consiglio di Pietra) è una storia sospesa a metà tra mondo reale e sovrannaturale. Laura Siprien, in un crescendo di eventi inspiegabili, comprende che la vita del figlio adottivo di origine mongola Liu-San è in pericolo e, suo malgrado, nasconde un minaccioso segreto. Al punto che la madre non sa più di chi fidarsi e da chi doversi difendere. La trama si sviluppa in maniera faticosa e non bastano le varianti esoteriche, gli splendidi paesaggi della Mongolia e le scene al limite dello splatter a risollevare le sorti di un film piuttosto involuto. In tutto ciò la cosa migliore è proprio Monica Bellucci, protagonista assoluta della 62 RdC Giugno 2007 SINGOLARE CONNUBIO DI DERIVE SPLATTER E PAESAGGI MOZZAFIATO storia, che interpreta il suo ruolo con sobrietà e misura. È risaputo che l’attrice, trapiantata in Francia, si trova molto più a suo agio a recitare in lingua francese che non in italiano, dovendosi in quel caso preoccupare troppo dell’accento umbro, per la precisione tifernate (che non è quello della fantastica imitazione di Gabriella Germani). Stona un po’, quasi disturba, l’espediente che viene trovato per farcela vedere come mamma l’ha fatta, quasi che un suo nudo integrale, per motivi di box office, sia dovuto per contratto. Nel film c’è anche Catherine Deneuve, e vedere le due attrici, una di fronte all’altra, ci spinge ad esaltare ancora una volta la democraticità del mezzo cinematografico. ALESSANDRO BOSCHI ☺ IN USCITA OCEAN’S 13 Clooney e le simpatiche canaglie tornano a Las Vegas. E sbancano Tredici ad una tavola, seppur da gioco, porta sfortuna? Solo a chi li incontra, a quanto pare. Lo dimostra Ocean’s 13, terzo capitolo della saga potenzialmente infinita di Steven Soderbergh. Il cineasta di Atlanta, che ormai ha instradato la sua carriera su due binari distanti e paralleli, il cinema fortemente indipendente e sperimentale opposto ai (suoi) blockbuster, si conferma uno dei fenomeni, in tutti i sensi, più interessanti del cinema attuale. Qui si diverte con i suoi migliori amici: George Clooney, Brad Pitt, Matt Damon e tutta la banda. Dopo il piccolo flop della gita in Europa di CURATA MA CONVENZIONALE LA REGIA DI STEVEN SODERBERGH Ocean’s 12, dove il cast si divertì più di critica e pubblico, le simpatiche canaglie prendono armi (poche, sono dei gentiluomini) e bagagli e tornano nel loro luogo d’elezione: Las Vegas. Il motivo è presto detto: Reuben (Elliot Gould), veterano della squadra e padre putativo dei “Lennon e McCartney dei ladri” (Danny Ocean e Rusty Ryan) viene gabbato da Willy Bank (Al Pacino), cattivo con il nome, e non solo, da cartone animato. Oserà, con l’aiuto di Ellen Barkin, sfilargli di tasca i guadagni disonesti di una vita e l’ironico sogno di un casinò suo. George & C., cuori d’oro, tasche bucate e mani di fata, non gliela perdonano. I mitici Danny Ocean, Rusty Ryan e Linus Caldwell tornano all’antico. Quello dell’Ocean’s 11 di Lewis Milestone con il Rat Pack di Sinatra del REGIA Con Genere Distr. Durata STEVEN SODERBERGH George Clooney, Brad Pitt, Matt Damon Commedia, colore Warner Bros. 120’ 1960 e del loro remake del 2001. Qui sul mitico Frank si giura più che su Dio o sull’onore e le (auto)citazioni si sprecano, persino sulla vita personale: il dialogo finale tra Pitt e Clooney, dove scopriamo che un Ocean’s 14 si farà, è un pezzo di loro vita reale. L’effetto fotocopia non pesa, Soderbergh si produce in una regia convenzionalmente audace e in una fotografia (firmata con il celebre pseudonimo di Peter Andrews) calda e curata in ogni dettaglio. Gli attori si divertono senza sembrare distratti e svogliati. L’elaborata truffa contro nemici vecchi e nuovi, infine, è complessa e divertente. Ciliegine sulla torta: Oprah Winfrey e la Birra Zapata. BORIS SOLLAZZO ☺☺ Giugno 2007 RdC 63 iFilmDelMese ANTEPRIMA TARTARUGHE NINJA Cartoon adrenalico per grandi e piccini. Realismo e grafica 3D sono da applauso Era il 1984 quando Peter Laird e Kevin Eastman crearono le Teenage Mutant Ninja Turtles, ossia le Tartarughe Mutanti Ninja Teenager, un fumetto pubblicato in bianco e nero e stampato in sole 3000 copie. L’idea era quella di prendere in giro l’universo dei supereroi, ma l’immediato successo di Leonardo, Donatello, Michelangelo e Raffaello (questi i nomi del quartetto di anfibi) trasformò quel fumetto in una incredibile macchina da spettacolo. Le tartarughe divennero ambitissimi giocattoli e generarono una serie animata televisiva vissuta alcune stagioni e realizzata (tra gli altri) da quel Jimmy T. Murakami, noto per lo I PRECEDENTI DELLA SAGA APPAIONO A CONFRONTO GOFFE PARODIE 64 RdC Giugno 2007 splendido lungometraggio animato di denuncia dei pericoli del nucleare che era When The Wind Blows. Le tartarughe furono poi protagoniste di tre lungometraggi dal vero, usciti nei primi anni Novanta, prima di vivere un momentaneo oblio. Oggi, grazie al produttore Thomas K. Gray (già responsabile dei precedenti lungometraggi) e al regista Kevin Munroe (esordiente di lusso, con alle spalle un decennio nel mondo dell’animazione, tra tv, film, fumetti e videogame per compagnie come Disney, Warner, Fox e Cartoon Network), le tartarughe tornano sullo schermo come non erano mai state viste prima, nello splendore di una computer grafica 3D il cui design è stato curato dall’art director Simon Murton, un veterano con venticinque REGIA Genere Distr. Durata KEVIN MUNROE Animazione, colore Warner Bros 87’ anni di carriera, già coinvolto in blockbuster come Charlie e la fabbrica di cioccolato, Io, Robot, Van Helsing e The Matrix Revolutions. Più realistici che mai (al confronto i lungometraggi precedenti appaiono goffe parodie) questi bizzarri giustizieri della notte sono presentati in un cartoon adrenalinico che, pur essendo rivolto prevalentemente ad un pubblico di preadolescenti, si fa godere anche dagli adulti per una sottotrama in cui si mostrano le complesse relazioni di fratellanza tra i quattro difensori della giustizia che, in questo caso, dovranno vedersela addirittura con una minaccia che proviene dal passato della storia dell’umanità. OSCAR COSULICH ☺☺ ANTEPRIMA IL MATRIMONIO DI TUYA Mongolia arcaica e al femminile. Toccante lo spaccato vincitore a Berlino IN USCITA FINCHE’ NOZZE NON CI SEPARINO Wedding movie senza infamia né gloria REGIA Con Genere Distr. Durata REGIA Con Genere Distr. Durata WANG QUAN AN Yu Nan, Peng Hongxiang Drammatico, colore Lucky Red 96’ Toccante dramma al femminile sulla difficile sopravvivenza delle tradizioni. Non nuovo alla denuncia, il dissidente Wang Quan An vince l’Orso d’Oro a Berlino con un vibrante spaccato sulle arcaiche comunità delle alture mongole. Potentissimo sul piano visivo, il film offre uno squarcio su pianure brulle, distese sterminate e montagne innevate, dove sparuti villaggi ancora sopravvivono in condizioni di povertà e semplicità estrema. Protagonista è la pallida e filiforme Yu Nan, che la straordinaria metamorfosi del film trasforma nella corpulenta (ma ugualmente bellissima) Tuya del titolo: emblematica incarnazione della forza femminile su cui ancora poggiano queste comunità, che il governo di Pechino vorrebbe trapiantare in massa nelle città. Primi piani, fotografia e colori esaltano calibro e spessore che già le regala la sceneggiatura. In una realtà tanto sideralmente distante da apparirci aliena nei suoi ritmi e rituali antichi, è una giovane madre e moglie, che compie la paradossale e coraggiosissima scelta di divorziare e risposarsi, per trovare un uomo che si prenda cura del suo nuovo marito. Più degli stessi protagonisti parlano le zoomate sui volti: dai grandi ai piccini, fisionomie dal sapore antico e ricco di storia, da sole capaci di riempire lo schermo. Che non sia il solito film di lunghi silenzi e ambiziosa poesia lo dimostrano gli attualissimi temi affrontati: sopravvivenza di minoranze e costumi a rischo estinzione, ma anche centralità della donna e difficile resistenza alla globalizzazione selvaggia. Registro e scenari cambiano infatti radicalmente con l’aggravarsi della figlia: la piccola necessita di cure per una grave malattia che rischia di condannarla alla sordità. I lunari paesaggi della steppa lasciano il passo a quelli di una disordinata metropoli. Ed è qui che si consuma il vero trionfo della protagonista. Per amore si separa dal marito e, mentre lui soccombe in un vortice di alcolismo e disperazione, lei emerge in tutta la sua grandezza: si immola, rimbocca le maniche, prende in mano le redini della famiglia, fino a riportare tutti più o meno felicemente a casa. Di straordinario impatto, in questo spaccato antropologico, il coloratissimo matrimonio in costume con cui si conclude il film. E’ soltanto sul finale, dopo l’esilarante processione dei contendenti, che il regista sembra strizzare un po’ troppo l’occhio allo spettatore. POESIA E FORZA VISIVA SI SPOSANO A TEMI DI SCOTTANTE ATTUALITA’ JULIE LIPINSKI Hélène de Fougerolles, Jonathan Zaccaï Commedia, colore Officine Ubu 104’ Arriva dalla Francia, con un ritardo di tre anni, l’ennesima variazione del sottogenere nuziale tanto in voga in questo ultimo periodo. Fidanzati da cinque anni, Arthur e Lola (Zaccaï e de Fougerolles), decidono di sposarsi dopo che tutti gli amici, intorno a loro, compiono il grande passo. Le intenzioni sono precise sin da subito però: cerimonia in riva al mare, pochi invitati, esborso monetario controllato. Ovviamente, non andrà così. La semisconosciuta Julie Lipinski scrive (insieme a Laurent Tirard, regista del recente Le avventure galanti del giovane Molière) e dirige questa commedia che tanto ricorda il nostrano, ma realizzato successivamente, Il giorno + bello di Massimo Cappelli. La cosa non depone certo a suo favore, ma è fuori di dubbio che l’interpretazione dei due protagonisti riesce, in qualche occasione, a trarlo d’impaccio: monocorde dal punto di vista estetico e soffocato da una regia anonima e senza guizzi, Finché nozze non ci separino (casualmente, in originale, era Le plus beau jour de ma vie…) scivola via solo grazie alla verve di Hélène de Fougerolles e all’inerzia stralunata di Jonathan Zaccaï, irresistibile quando – tramite un plastico abitato da soldatini e Playmobil – spiega a futura consorte e parenti più stretti come dovranno comportarsi il giorno del matrimonio. Il resto del cast, eterogeneo e divertito, si presta alla causa senza colpo ferire, apportando la giusta mistura di entusiasmo e cali depressivi inevitabili in pellicole di questo tipo. DIEGO GIULIANI VALERIO SAMMARCO ☺☺☺ ☺ Giugno 2007 RdC 65 IN SALA iFilmDelMese ANTEPRIMA BREAKFAST ON PLUTO Murphy in gran forma, Neil Jordan no Dal libro di Patrick McCabe, un romanzo di formazione en travesti firmato da Neil Jordan, già avvezzo – con merito – a tematiche sui generis. Protagonista è il giovane irlandese Patrick/cia “Gattina” Brady: tra drammi privati e pubblici (sono gli anni dell’IRA), seguiamo la sua affannata ricerca degli affetti e della madre, Lady Fantasma. L’immaginazione è al potere, ma Jordan non è in controllo, si perde in mille parentesi, innamorandosi di orpelli sociologici e lustrini introspettivi di cui avremmo volentieri fatto a meno. Straordinario nel ruolo principale Cillian Murphy, capace di un trasformismo da mozzare il respiro. Comunque, è una colazione pesante. FEDERICO PONTIGGIA ☺ IN SALA FLY BOYS PIRATI DEI CARAIBI Videogioco aereo fra Top Gun e Pearl Harbour. Godibile AI CONFINI DEL MONDO REGIA Con Genere Distr. Durata TONY BILL James Franco, Jean Reno Guerra, colore 20th Century Fox 140’ Tony Bill è un mestierante della regia. Di lui si ricordano, si fa per dire, Less Than Zero (una dichiarazione programmatica?) e la serie tv Law & Order. Ora ha l’occasione della vita: un piccolo kolossal di guerra: Fly Boys, la storia dell’eroica, acrobatica, impareggiabile Escadrille Lafayette, aviatori scelti che nella prima guerra furono determinanti per la vittoria dell’alleanza italo-franco-inglese. Furono arruolati anche americani che non approvavano l’isolazionismo della madrepatria. Malvisti, guadagnarono i gradi sul campo. Aggiungeteci una storia d’amore con una dolce 66 RdC Giugno 2007 francesina (Lucienne) e avrete un mix tra Top Gun e Pearl Harbour. E non è un complimento. Protagonista è James Franco, stesso sorriso irritante di Cruise ma più bravo. E’ Blaine Rowlings, eroe troppo giovane per essere anche responsabile. Accanto a lui volenterosi carneadi molto simpatici, dignitosa carne da macello di ogni war movie. Improbabile comandante è Jean Reno, che ormai esporta con coraggio la sua espressione disorientata e buffa in ogni divisa e ruolo. Ma il film, dall’ingenuo e virile eroismo fino agli spettacolari e inconsueti scontri fra triplani crucchi e biplani transalpini, è tutto sommato e inspiegabilmente godibile. Come un videogioco. BORIS SOLLAZZO ☺☺ Piacevole la sorpresa del terzo episodio EMOZIONANTI E INCONSUETI GLI SCONTRI FRA BIPLANI TRANSALPINI E TRIPLANI CRUCCHI L’ultima impresa di Jack Sparrow e compagnia “arrembante” solca i mari sospinta da un vento a “1000 copie”: in quasi tre ore di mastodontico racconto, Verbinski si diverte a giocare con i suoi protagonisti, costringendoli ad infiniti voltagabbana che, nella parte centrale del film, rischiano l’effetto confusione: poco male, dai fumi di Singapore passando per la Baia dei Relitti, un gigantesco Maelstrom attende di poter far esplodere la più epocale delle naumachie cinematografiche. I fan apprezzeranno, gli incassi altrettanto. Finale che molla gli ormeggi almeno per un altro episodio e lieto evento “surprise” al termine dei titoli di coda. VALERIO SAMMARCO ☺☺ iFilmDelMese IL DESTINO DI UN GUERRIERO Ridondanti le avventure del mercenario spagnolo. L’eccesso di pretese ingolfa storia e protagonista REGIA Con Genere Distr. Durata ARTURO PÉREZ-REVERTE Viggo Mortensen, Ariadna Gil Avventura, colore Medusa 140’ Avventuriero e mercenario, uomo d’armi e amante passionale, Diego Alatriste è il Rambo del XVII secolo: dalle acque limacciose delle Fiandre alla disfatta spagnola di Rocroi, non cessa di cacciarsi nei guai, nutrire amori sbagliati, avversare i potenti: la sua è una vita rocambolesca e spericolata, sempre sull’orlo della rovina e della morte. Lo sfondo corrusco e sporco, stridente e sfarzoso, lo offre Madrid, in mano al Conte Duca Olivares che fa le veci di Filippo IV, sul cui impero mai tramonta il sole. Accade, invece, che la luce scompaia presto nei vicoli e nelle stanze della capitale spagnola, ora in cui scoccano tradimenti, intrighi, omicidi: Alatriste deve combattere per portare a casa il pane per lui e per il figlio di un compagno d’armi ucciso, che si incarica di crescere. Questa mega-produzione spagnola girata da Arturo Pérez-Reverte, fastosa come la ANTEPRIMA PRINCIPALE LIMITE DI MORTENSEN E’ PRENDERSI TROPPO SUL SERIO corte e passionale come gli uomini, moltiplica assalti e duelli, con un ininterrotto e crudele spargimento di sangue, specchio di quel secolo di ferro, in cui la spada cominciava a soccombere nei confronti della polvere da sparo. Chi ci rimette è il debole, il povero, l’innamorato e il coraggioso. Ma anche il film annaspa per accumulo di personaggi, situazioni, conflittualità. Una saga secentesca che strizza l’occhio a quelle di oggi, ma senza l’ironia che offrirebbe l’occasione a Viggo Mortensen di non prendersi troppo sul serio. LUCA PELLEGRINI ☺ IO, L’ALTRO IN SALA Amicizia, sospetto, terrorismo: interessanti le premesse, ingenua la realizzazione REGIA Con Genere Distr. Durata MOHSEN MELLITI Raoul Bova, Giovanni Martorana Drammatico, colore 20th Century Fox 80’ L’ignoranza è l’humus di pregiudizio e paura. Questa la lezioncina morale di Io, l’altro, esordio produttivo di Raoul Bova (anche sul set), in cui finiscono Bin Laden e le carrette del mare, l’immigrazione e la cultura del sospetto, gli attentati di Madrid e i processi sommari dell’era mediatica. Peccato, perché al soggetto del semiesordiente Mohsen Melliti non mancavano i presupposti. Qualcosa deve però essersi inceppato in fase di sceneggiatura, facendo poi pagare all’esiliato tunisino lo scotto dell’inesperienza. Interessante la prospettiva adottata: un peschereccio al largo, come teatro del dramma di due amici uniti dal nome e divisi dalla fobia e dalla cultura del sospetto. 68 RdC Giugno 2007 DA BIN LADEN ALLE CARRETTE DEL MARE: BOVA AMBIZIOSO ALL’ESORDIO PRODUTTIVO Giuseppe è siciliano, Youssef tunisino: fratelli nella vita, finché il germe della paura viene instillato da una notizia ascoltata alla radio. Si ricerca un responsabile degli attentati a Madrid, di nome proprio Youssef. Da allora una parabola potenzialmente deflagrante, ma risolta con fretta e semplicismo: il passaggio dalla complicità alla diffidenza e poi al drammatico epilogo dettato dalla paura offrirebbe il destro ad un crescendo drammatico di scrittura e recitazione. Melliti scivola però nel didascalismo: troppi dialoghi (e poco credibili), esagerato affidamento alla scansione narrativa delle notizie alla radio, sbrigativa transizione da una fase all’altra. Il finale è poi ridondante e davvero eccessivo. DIEGO GIULIANI ☺☺ www.opus.it Uno spot è pubblicità. Uno spot al cinema è spettacolo. La pubblicità al cinema fa spettacolo. OPUS PROCLAMA SpA - Via G.B. Pirelli, 30 - 20124 Milano - Tel. +39 02.67.143.1 - Fax +39 02.67.07.64.33/31 - E-mail: [email protected] Sede di Roma - Via Umberto Boccioni, 4 - interno 2 - 00197 Roma - Tel. +39 06.80.91.48.1 - Fax +39 06.80.91.48.50 - E-mail: [email protected] OK Telecomando Homevideo, musica, industria e letteratura: novità e bilanci dal cinema DVD Inside Cinema Libri Colonne sonore Lampi in SALA La rivoluzione arriva dal cielo. Al via Microcinema, il primo circuito digitale europeo (e parrocchiale…) Giugno 2007 RdC 71 telecomando DVD Inside Cinema Libri di Alessandro Scotti L’integralismo di Lars Von Trier Purezza, spontaneità, provocazione: la crociata anti-hollywoodiana del regista danese, dal primo Epidemic all’ultimo Il grande capo L’ELEMENTO DEL CRIMINE EPIDEMIC MEDEA EUROPA THE KINGDOM 1 THE KINGDOM 2 LE ONDE DEL DESTINO DOGVILLE IL GRANDE CAPO Distr. MEDUSA In occasione del lancio sul mercato homevideo dell’ultimo Il grande capo, Medusa propone un omaggio a una delle figure più innovative e anticonformiste del cinema contemporaneo. Regista di manifesti, e di celebri decaloghi, alla spasmodica ricerca di “purezza” filmica e di filosofica moralità, Lars Von Trier è l’incarnazione dell’affermazione – sua – secondo cui “un film dev’essere come un sassolino in una scarpa”. Trier (il nobiliare Von è una libera aggiunta, omaggio al collega Josef von Sternberg) comincia presto a sentire il richiamo del cinema, influenzato dallo zio Borge Host, sceneggiatore e regista. Fin dall’adolescenza si cimenta con la cinepresa della madre e, all’età di 28 anni, arriva alla consacrazione internazionale (anche se i suoi compatrioti non gli accordano lo stesso tributo) con L’elemento del crimine: opera a tinte fosche intrisa di psicologia criminale, primo di una trilogia intitolata Europa. In questa occasione Von Trier pubblica il suo primo manifesto: una dichiarazione d’intenti avente per oggetto l’identità attiva del regista. Epidemic è il secondo film della trilogia, conclusa nel 1991 da Europa. Sono gli anni in cui matura la ricerca ideologica del regista, che sfocia nel ’95 nel decalogo del movimento Dogma 95, firmato da uno scanzonato manipolo di registi anti-hollywoodiani, capitanati da Von Trier. Il “voto di castità” del loro nuovo cinema vieta qualunque effetto speciale e si scaglia contro l’artificialità dell’industria cinematografica. Solo un anno prima aveva concepito per la televisione The Kingdom - seguito a tre anni di distanza da The Kingdom 2 – un serial interamente girato nell’ospedale di Copenhagen: dell’horror rimangono i meccanismi, mentre le regole del genere vengono disinvoltamente e consapevolmente disattese. Con Dogville il regista inaugura una nuova trilogia provocatoriamente intitolata USA – Terra delle opportunità: pericolosamente a cavallo fra cinema e teatro. Il secondo capitolo di questa nuova saga, interrotta dall’ultimo Il grande capo, è Manderlay. In questa occasione il percorso registico di Von Trier è quasi interamente riproposto con extra e interviste, compresi film che hanno avuto una distribuzione difficile come il secondo episodio di The Kingdom. Cavallo di battaglia i tanti contenuti speciali che illustrano la sua ricerca negli anni 72 RdC Giugno 2007 Colonne sonore Giugno 2007 RdC 73 telecomando DVD Inside Cinema Libri Colonne sonore (Tele) visioni THE BENNY HILL SHOW - VOL. 1 GEORGE & MILDRED Alfred Hawthorn Hill (in arte Benny) inaugurò un format della tv inglese, fatto di sketch, farsa e doppi sensi, donne procaci e macchiette. Divenne popolare in tutto il mondo. Apparve per la prima volta sugli schermi agli inizi degli anni ‘50, conquistando subito il consenso del pubblico, ma fu solo nel 1969 che il suo personaggio raggiunse il massimo successo con il Benny Hill Show. La sua mordente ironia, fra pruriginoso e slapstick, continua a sopravvivergli. Un cofanetto contiene i primi dodici episodi della serie e prelude a un serie completa di quattro volumi. Frizzante e riuscito spinoff della serie inglese Un uomo in casa. In tv dal 1976, viene qui riproposta in un cofanetto con 16 episodi. Protagonisti sono i George & Mildred del titolo: le giornate di lui, incarnazione di pigrizia e taccagneria, vengono al massimo scandite dal passaggio al pub. Lei si adorna invece come un albero di Natale, nel disperato tentativo di scalare la gerarchia del quartiere. A ravvivare le giornate dei due, uno scambio quotidiano di battute cloridriche, che fanno il contropelo a vizi e piccinerie della borghesia inglese (e non solo). DISTR. DOLMEN DISTR. DOLMEN Freschi di sala Gondry onirico In Collector’s Edition il suo toccante viaggio nella psiche umana: fra realtà e Arte del sogno Regia Michel Gondry Con Gael Garcia Bernal, Charlotte Gainsbourg Genere Commedia Distr. Dolmen Il sogno ad occhi aperti come rifugio e protezione dalle brutture del mondo, mantenimento della bellezza che c’è dentro di noi e ultimo contatto possibile con l’altro. Ma perchè sognare non è facile per chi non è più bambino? Riuscirci è un’arte da coltivare. Stéphane è un giovane designer affetto da uno strano disturbo: confonde il sonno e la veglia, mescola la realtà ai sogni. Richiamato a Parigi, si ritrova a lavorare come illustratore in una caricaturale ditta di calendari. Stéphanie è la ragazza della porta accanto, della quale s’innamora perdutamente. La conquisterà trascinandola nel suo mondo onirico. In un ideale percorso iniziato con Se mi lasci ti cancello (dove il tema era la memoria) Michel Gondry non abbandona l’interesse per l’essere umano e la sua esistenza. Peccato che per lui l’universo onirico sembri essere solo quello giocoso e colorato dei fanciulli. Ricchi gli extra di questa Collector’s Edition, con uno speciale sulla mostra dedicata a Gondry, interviste al regista e agli attori, e making of. Fra i ricchi extra uno speciale sulla mostra di recente dedicata al regista 74 RdC Giugno 2007 L’ARIA SALATA Melò di ambiente carcerario, animato dall’idea che anche le famiglie dei detenuti passino la vita “in prigione”. Debutto alla regia dell’italiano Angelini secco, vivido e senza retorica. Fra gli extra le scene tagliate nella versione di sala. DISTR. 01 DISTRIBUTION LE LUCI DELLA SERA Ultimo capitolo della Trilogia dei perdenti iniziata con Nuvole in viaggio. Storia di solitudine di chi cerca disperatamente un posto al sole, ma è condannato ad essere avvolto dalle atmosfere della luce del nord. Kaurismäki in stato di grazia. DISTR. 01 DISTRIBUTION PROPRIETA’ PRIVATA Deflagrazione di un nucleo famigliare: una madre rigida e fragile (strepitosa Huppert), una coppia di gemelli mai cresciuti e un divorzio irrisolto. Un universo relazionale compresso nell’isolamento di una casa di campagna e destinato al cortocircuito. DISTR. LUCKY RED telecomando DVD Inside Cinema Libri Colonne sonore FACTOTUM La vita sconquassata di Henry Chinaski, riconoscibile alter ego di Bukowski, fra bar, scazzottate, e donne occasionali. Incarnazione della poetica degli eccessi e della discesa agli inferi. Il Bent Hamer di Kitchen Stories rispetta Bukowski persino nella prosa con un linguaggio asciutto, semplice, scandito per brevi sequenze. Dillon, che non ha fatto la folgorante carriera di tanti suoi colleghi, offre una prova magica. Ad oggi forse la migliore trasposizione cinematografica dei romanzi dell’autore americano. DISTR. DOLMEN Harry, ti presento Potter Paure e tormenti del maghetto. Dai primi 4 film, in attesa del nuovo episodio HARRY POTTER E LA PIETRA FILOSOFALE HARRY POTTER E LA CAMERA DEI SEGRETI HARRY POTTER E IL PRIGIONIERO DI AZKABAN HARRY POTTER E IL CALICE DI FUOCO La saga letteraria di J.K. Rowling da oltre 42 milioni di copie conferma negli anni le sue potenzialità. Fra auto volanti e ragni parlanti non manca nessuno degli ingredienti che fanno della fiaba il genere d’elezione per descrivere un mondo in cui tutto può essere “normale”. Struttura e sviluppo sono quelli della classica contrapposizione fra bene e male, le prove da superare e il conseguente trionfo. Al di là di ogni prevedibilità, l’adattamento per il grande schermo rasenta il cult. Fedele al romanzo, di cui ricrea ambientazioni e atmosfere, il tratto caratteristico di Harry Potter è la diversità dalla maggior parte degli eroi del cinema contemporaneo: non è un cartone animato e neanche un supereroe, ma un bambino, in carne e ossa, in mezzo ad altri bambini con cui condivide le esperienze della comune, straordinaria, esistenza. Dopo un’infanzia opaca, tirato su da zii che non nutrono per lui l’affetto che desidererebbe, la sua vita cambia quando, a undici anni, scopre i poteri magici, ereditati dai genitori. Immerso nelle atmosfere gotiche della scuola di stregoneria di Hogwarts, in ambienti tipici della tradizione britannica, animato da partite di quidditch e fantasmi, l’eroe-bambino Harry si batte per vincere il male e per sconfiggere la prepotenza dei forti. I primi 4 film della saga sono ora riuniti in un unico cofanetto da 8 dischi. FILM IN ORBITA SUGGERIMENTI TV DALLA GALASSIA SATELLITARE 76 RdC Giugno 2007 IL MARITO DELLA PARRUCCHIERA Sospeso fuori dal tempo, il sogno sensuale di un bambino affascinato da un’opulenta parrucchiera e dello stesso uomo adulto che ne sposa una per osservarla mentre lavora. Umorismo, sensualità, tenerezza: la mano del francese Patrice Leconte è leggera come non è mai stata (né prima né dopo). Il tutto sulle note delle melodie arabeggianti e le sognanti musiche firmate da Michael Nyman. Tra gli extra: un’intervista al regista e al – notevole – direttore della fotografia Eduardo Serra. DISTR. 01 DISTRIBUTION A CURA DI FEDERICO PONTIGGIA CHILDREN OF MEN LA SCONOSCIUTA WALLACE & GROMIT (Mediaset Premium) Dal talento visionario di Alfonso Cuarón, un affresco fantapolitico tremendamente verosimile. Tra fascismi e insurrezioni, il mondo è messo male: a Clive Owen il compito di raddrizzarlo. (Mediaset Premium) In pole-position ai David, il ritorno di Giuseppe Tornatore predilige le tinte noir, virate al sangue. Prostituzione, segregazione e potere per un thriller che non lascia scampo. (Sky) Premio Oscar per l’animazione nel 2006, le nuove avventure della strana coppia hanno conquistato grandi e piccini, con humour, ritmo e citazioni memorabili. Imperdibile! LA TUA FIRMA SUL MODELLO UNICO PUÒ FARTI SENTIRE DAVVERO UNICO. www.8xmille.it Se devi presentare il modello Unico ricordati di segnalare al commercialista la tua scelta per l'8xmille alla Chiesa Cattolica. In Italia e nel Terzo Mondo, il tuo aiuto arriverà dove c'è bisogno d'aiuto. FIRMA IL MODELLO UNICO PER DESTINARE L’8XMILLE ALLA CHIESA CATTOLICA. C.E.I. Conferenza Episcopale Italiana telecomando DVD Inside Cinema Libri Colonne sonore ECONOMIA DEI MEDIA DI FRANCO MONTINI Lo spettacolo corre sul filo Italia pioniera con la rivoluzione di Microcinema: trasmissione via etere, distribuzione low cost e spazio ai titoli di nicchia. La sala più operativa? A sorpresa è quella parrocchiale Il futuro del cinema in sala è già una realtà. E’ nato Microcinema, il primo circuito italiano di sale digitali, composto da 25 schermi collegati via satellite bidirezionale. Le proiezioni non si svolgono più con le tradizionali pizze 35mm: i film arrivano attraverso un segnale via etere, immagazzinato da un server per esser poi proiettato in alta definizione su grande schermo. Non si tratta di una semplice novità tecnologica, ma di un vero e proprio passaggio epocale in grado di 78 RdC Giugno 2007 rivoluzionare la realtà dell’esercizio. La distribuzione di contenuti dal formato analogico a quello digitale consente infatti una drastica riduzione dei costi per tutta la filiera cinematografica. Per la distribuzione vengono cancellate le spese, non indifferenti, per la stampa delle copie; per gli esercenti i costi di trasporto e assicurazione. Senza contare il risparmio per lo smaltimento delle pellicole con conseguenti vantaggi di tipo ecologico/ambientale. Il digitale assicura poi la possibilità di una programmazione più elastica e varia, aperta anche a spettacoli d’attualità, dalla musica allo sport. Inoltre l’abbattimento dei costi di gestione rende remunerativo anche il fatturato di sale che oggi stentano a sopravvivere; dunque, in prospettiva, si può ipotizzare un incremento del numero degli schermi, anche in centri di piccole dimensioni e zone d’utenza attualmente desertificate o sottosviluppate. Per il cinema in sala si profilano quindi nuove grandi opportunità, ma anche qualche pericolo. Per ciò che concerne l’offerta, l’abbattimento dei costi può consentire una maggiore visibilità anche per i film di nicchia e i prodotti più difficili, compreso il cinema di formato non tradizionale o generi, come il documentario, normalmente esclusi dal mercato. Non a caso Microcinema sta per distribuire lo spettacolare documentario Nati per volare di Marco Visalberghi, sull’avventura di Angelo D’Arrigo, moderno Icaro con il sogno di librarsi nell’aria con l’eleganza degli uccelli veleggiatori. Ma esiste anche un pericolo di segno opposto: l’assoluta accessibilità al prodotto potrebbe portare ad un’ulteriore omologazione dell’offerta, perché titoli molto attesi, che oggi vengono distribuiti in centinaia di copie, potrebbero occupare migliaia di schermi. In ogni caso, e augurandoci che prevalga uno sviluppo positivo, l’esercizio cinematografico si evolverà inevitabilmente nel segno del digitale. In Cina il governo sta intervenendo per la trasformazione digitale di 7mila sale; le previsioni degli esperti, come informa uno studio di Media Salles, avvertono che entro il 2013 la metà degli schermi mondiali saranno attrezzati col digitale e che a partire dal 2019 la pellicola sparirà definitivamente dai cinema. In questa prospettiva è importante che l’Italia non resti indietro: grazie a Microcinema, per una volta siamo noi, almeno in Europa, a guidare lo sviluppo. Sul piano tecnologico è il primo circuito mondiale a usare un satellite bidimensionale, ovvero a trasmettere i dati via etere, evitando impacci e ritardi delle linee telefoniche e assicurando maggiore resistenza contro gli attacchi della pirateria. Secondo i responsabili, per la singola sala, il costo per la messa in opera di sistemi digitali è valutabile attorno ai 35mila euro. Il fatto che i 25 locali cinematografici che attualmente formano il circuito Microcinema, ubicati prevalentemente nel Nord Italia, siano tutte Sale della Comunità, dimostra come, ribaltando la Dietro l’angolo c’è però il rischio omologazione. Presto i blockbuster potrebbero uscire in migliaia di copie tradizionale immagine della sala parrocchiale, gli esercenti che fanno capo all’Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) si siano dimostrati particolarmente attenti e sensibili allo sviluppo del mercato. “Le nostre porte sono aperte a tutti gli esercenti interessati - afferma Roberto Bassano, amministratore delegato di Microcinema, Srl nata nel 1997 - e il nostro obiettivo, dopo un primo semestre di sperimentazione, è andare a regime entro la fine dell’anno, portando a circa un centinaio le sale collegate in rete”. CAST & CREW DI MARCO SPAGNOLI Puzzle di celluloide Alberto Lardani La magia dei trailer: montaggi da sogno, che spesso brillano più del film Alberto Lardani è figlio d’arte. La sua famiglia realizza trailer da quasi mezzo secolo quando il papà Iginio, autore di oltre mille “presentazioni”, come si chiamavano un tempo, ha montato quella de Il giudizio universale nel 1961. Che tipo di lavoro è quello del trailerista? Artigianale. Non esistono scuole e si impara “a bottega”. E’ un lavoro che non si sceglie: ti arrivano le proposte e tu le realizzi. Dall’esordiente al grande regista, dal film commerciale a quello d’autore. Si opera su indicazione del produttore ed è un lavoro di cesello. Una volta lo facevi in moviola, oggi con il computer. C’è qualche discussione? Nel novanta per cento dei casi, mai. Di recente Paolo Sorrentino ha avuto da ridire sul trailer de L’amico di famiglia, che invece consideravo ottimo. Lui voleva una scena lunga del film tagliata dal montaggio, ma la ISTRUZIONI PER L’USO produzione ha optato per il mio trailer. Se lavori con un regista al fianco non ne esci vivo. Meglio fare un paio di versioni e poi, in caso, cambiare qualcosa. Il segreto di un buon trailer? Un film è una cosa, il trailer un’altra. Bisogna rispettare il lavoro del regista, ma pensare anche all’aspetto commerciale, invogliando il pubblico a “Sposare rispetto artistico e appeal commerciale: questo è il segreto” vederlo. Se un film “fa i soldi”, per la mia società è un lustro. Un consiglio per i giovani? Scaricare sul computer un film e rimontarlo non serve a imparare, perché non hai le piste audio e video separate. Bisogna piuttosto fare pratica da un artigiano come me o come i miei colleghi. I trucchi si imparano con l’esperienza. Indirizzi e raccomandazioni, per provarci senza fare una brutta fine IL PREFERITO “La famiglia di Ettore Scola: si trattava di un trailer fotografico di un minuto e quaranta, montato attraverso incastri di foto che ripercorrevano tutto il film”. IL PIU’ DIFFICILE “Uno di quelli delle commedie di Natale e – in particolare – i film di Leonardo Pieraccioni: è difficile sintetizzare i tempi comici e renderli divertenti. La battuta non basta”. ARCHIVIO DI FAMIGLIA La memoria storica della famiglia Lardani approda sul web. Presto online un sito che raccoglierà tutti i trailer realizzati da Iginio e Alberto dal 1961 a oggi: www.trailerlardani.com Giugno 2007 RdC 79 telecomando DVD Inside Cinema Libri Colonne sonore Alta tensione Titoli commerciali e valori spirituali, maestri della Nouvelle Vague e senso della vita: a confronto storie di rapporti difficili Da non perdere a cura di Giorgia Priolo FARE UN FILM Dall’idea iniziale all’uscita nei cinema Frédéric Strass e Anne Huet, ed. Lindau, € 12,80 Siete aspiranti registi ma anche cinefili e vorreste scoprire come un film nasce, prende forma, rivivendo la magia del cinema nel suo farsi attraverso esempi e testimonianze di grandi autori e interpreti? Vi consigliamo questo agile manualetto in cui la descrizione del casting è l’occasione per ricordare il grande amore tra Rossellini e la Bergman, l’importanza di una buona preparazione è ribadita dalla disavventura del Don Quixote di Terry Gilliam e l’impresa del montaggio è sintetizzata dall’aneddoto di Michael Cimino, chiuso sotto sorveglianza armata nella sala in cui montava il suo disastroso capolavoro I cancelli del cielo. 80 RdC Giugno 2007 UNA GRANDE FAMIGLIA DIETRO LE SPALLE La straordinaria storia di tre generazioni di attori Paola Gassman, ed. Marsilio, € 16,00 “Te lo avevo promesso, ricordi papà, che ci avrei provato, tanti anni fa”. Quasi come un pegno da pagare con amore, con fatica e rigore nasce la storia di questa famiglia “non qualunque”. Quello della promessa deve essere stato un padre straordinario e ingombrante, ma non è Vittorio l’unico personaggio incredibile di questa saga che si legge come un romanzo ma che è anche un affresco di storia dello spettacolo. Paola Gassman, dopo aver seguito le orme del padre sul palcoscenico, si cimenta con l’altro suo grande amore, la scrittura, dimostrando che buon sangue non mente. Non basta una famiglia interessante per scrivere un memoriale bello e commovente come questo. FRANÇOIS TRUFFAUT François Truffaut. La geometria delle passioni Giorgio Simonelli, ed. Ente dello Spettacolo, Roma, 2007 € 15,00 LA GEOMETRIA DELLE PASSIONI CRISTIANI A HOLLYWOOD Truffaut è uno dei registi più celebrati, studiati e rimpianti della storia del cinema. Questo volume di Giorgio Simonelli ne ripercorre problematicamente la carriera, dalle battaglie - vissute con i cineasti francesi della sua generazione - per la costruzione di una “nuova ondata” cinematografica fino all’approdo a una sua identità autoriale classica. Simonelli rintraccia e definisce le grandi linee ispiratrici del cinema dell’autore dei Quattrocento colpi: l’autobiografismo come punto di partenza di una riflessione generale sull’infanzia e sui percorsi di formazione, la lettura metalinguistica delle forme di comunicazione artistica (dalla letteratura alla musica, dal teatro al cinema), l’analisi geometrica delle passioni che determinano il senso della vita (e della morte) degli uomini. Ma ricordando che nel cinema queste profonde riflessioni sono mediate da operazioni linguistiche, dalla costruzione di inquadrature, e che queste scelte – ce lo ha insegnato proprio la Nouvelle Vague - non sono solo un dato di natura tecnica, ma morale, il volume propone analisi di sequenze esemplari del cinema truffautiano, con l’intento di individuare e di illustrare le soluzioni figurative e retoriche, di messa in scena e di montaggio, che hanno prodotto una forma narrativa assolutamente originale: il celebre tocco di François Truffaut. Il libro costituisce la quinta uscita di una nuova collana dell’Ente dello Spettacolo (Le Torri), costituita da piccoli studi monografici dedicati ai grandi autori della storia del cinema. Dal progetto Act One, un’iniziativa di formazione professionale per sceneggiatori e produttori che nella loro attività si riferiscano ai valori della cultura cristiana, nasce questo libro, composto da 18 interventi di altrettanti cristiani che hanno ottenuto successo nelle loro carriere a Hollywood. Cristiani a Hollywood Ognuno di questi professionisti, A cura di secondo la propria esperienza e Spencer sensibilità, ha descritto il rapporto Lewerenz e Barbara Nicolosi, con Hollywood e che cosa i cristiani per primi dovrebbero fare ed. Ares per migliorarla. Accomuna infatti € 14,00 tutti gli autori la consapevolezza delle difficoltà di comprensione reciproca che sembrano sussistere fra credenti e case di produzione, ma anche la convinzione che queste siano superabili e che si possano ottenere risultati brillanti, sia in termini di contenuti che di ritorno economico, da un cambiamento di atteggiamento e di modalità di interazione. Queste si sono finora caratterizzate al negativo, concretizzandosi esclusivamente in critiche e boicottaggi da parte cristiana, spesso assolutamente privi di effetto. L’adozione di strategie positive, che premino i prodotti meritevoli, incentivando la produzione di opere dal contenuto meritorio anche quando non espressamente pensate per un pubblico cristiano, la focalizzazione sulle persone e sui rapporti umani sono alcune delle proposte di un libro che è una discussione sulla fede, sullo spettacolo e sulla cultura, caratterizzato anche da una scorrevolezza e facilità di lettura superiori alle aspettative. SIMONE VINCENTI ROBERTO SEMPREBENE IL CINEMA E LE MUSE ALTO ADIGE Dalla scrittura al digitale Massimo Nardin, ed. Aracne, € 18 Guida ai luoghi del cinema Mauro Bonetto, Paolo Caneppele, ed. Giunti, € 14 Da un interrogativo semplicissimo uno studio a suo modo rivoluzionario: cosa accadrebbe mettendo a confronto il cinema, la settima arte, con le sei che lo hanno preceduto? La premessa consente a Massimo Nardin, giovanissimo docente dell’Università Lumsa, di spaziare nel tempo con un’approfondita analisi che prende in esame tecniche e linguaggi, approdando alle moderne frontiere del digitale. Fulcro resta sempre e comunque lo specifico cinematografico, qui dettagliatamente analizzato sia nella fase della realizzazione che della fruizione. L’approccio accademico non appesantisce l’opera, che si rivela anzi una piacevole risposta a tante nostre domande. Pochi lo ricordano, ma per il suo primo film (di cui fa un esilarante racconto nella sua celebre intervista con Truffaut) Alfred Hitchcock scelse il Passo del Rombo. Era il 1926 e dopo di lui, in tantissimi, sono tornati a girare fra i suggestivi scenari del Trentino Alto Adige. E’ sulle orme di 25 più o meno storici ciak, che questo interessante volume propone itinerari alternativi per scoprire l’altra faccia della regione. La rassegna spazia dagli insospettabili scorci della Val di Siusi in Morte a Venezia, fino alla San Candido di Orient Express e il castello di Tures che nel 1972 ospitò Alberto Sordi per La più bella serata della mia vita di Ettore Scola. Giugno 2007 RdC 81 telecomando DVD Inside Cinema Libri Colonne sonore di Ermanno Comuzio Visto da vicino LE VITE DEGLI ALTRI Partitura sobria ma carica di significati Pare che Lenin, a proposito dell’Appassionata di Beethoven, abbia detto: “Non posso sentire questa Sonata perché mi vien voglia di accarezzare teste, che invece devo spaccare, spaccare senza pietà”. Questo sostiene Le vite degli altri, il cui nodo è un’altra musica, la Sonate vom guten Menschen (la “Sonata del buon uomo”), capace di cambiare l’atteggiamento di un Di Florian Henkel von Donnersmarck altro e più modesto tiranno: il protagonista del film, uno spietato Musica Gabriel Yared e Stéphane strumento della Stasi che ha fatto installare microfoni nell’appartamento di Moucha un commediografo, sospettato dal regime. Nell’ascoltare ciò che dice e fa, ascolta anche la Sonata che esegue al piano. Anche il suo persecutore ne viene turbato, finendo per rinnegare il suo operato. Quel brano è dunque il deus-ex-machina. La Sonata non è però all’altezza di Beethoven. Eseguita dal commediografo appare modesta, di moderna tessitura ma piuttosto piatta. È di Gabriel Yared, il franco-libanese incaricato con Stéphane Moucha della colonna sonora, ma nel film è figlia di nessuno. Al punto che, quando viene inquadrato lo spartito, non vi è stampato il nome dell’ autore. Vuol dire che è di una “persona non grata”? Sta di fatto che è un tipico esempio di intervento di per sé irrilevante, che però acquista drammaturgicamente un’importanza determinante per i significati che veicola. In concomitanza non tanto col resto della musica, ma coi significati di altri interventi, come la canzone che udiamo quando il commediografo legge agli amici il suo articolo contro la tirannia, il cui testo comprende il verso: “…e cerca di essere un buon essere umano”. Per tutti i gusti MIO FRATELLO E’ FIGLIO UNICO Fascinoso lo score di Franco Piersanti, a “quattro mani” con Peppe Servillo degli Avion Travel. Da brividi le canzoni d’epoca: Ma che freddo fa e Amore disperato di Nada, Chariot di Betty Curtis e Riderà di Little Tony. 82 RdC Giugno 2007 di Federico Pontiggia GRINDHOUSE - A PROVA DI MORTE Attacco con Jack Nietzsche (The Last Race), prestiti da Morricone (Paranoia Prima) e Donaggio (Sally and Jack), per un frullato glam, R&B e doo-wop. Ci sono anche i T-Rex, ma è tanto – ottimo - rumore per nulla. THE DARWIN AWARDS Sono i Metallica la guest-star (live-concert e cammeo) di questa strampalata carrellata di suicidi accidentali per menti poco evolute. A farla da padrone il rock, ma il risultato suona come il canto del cigno. ©2007 Elizabeth Arden, Inc. Catherine Zeta-Jones Il nuovo profumo elizabetharden.com