Comments
Transcript
RACCONIGI: Le Chiese, le Confraternite, la devozione
RACCONIGI: Le Chiese, le Confraternite, la devozione Marzo 2013 Chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore Una piccola ecclesia Sanctae Mariae era già citata in una bolla papale del 1122. Ad inizio ‘700, l’edificio (nelle forme che aveva assunto nel corso del XIII – XIV sec.) risultava cadente e di dimensioni inadeguate a soddisfare le esigenze dei fedeli, cresciuti di numero con l’aumento impetuoso della popolazione determinato dallo sviluppo dei setifici. Nel 1725 i fedeli diedero vita ad un notevole sforzo per reperire i mezzi necessari ad un totale rifacimento. Il progettista fu l’architetto varesino Carlo Castelli che chiese anche la “consulenza” del regio architetto Filippo Juvarra per risolvere alcuni problemi relativi alla sistemazione del coro. Nel 1727 l’edificio risultava già completato. La facciata, su due piani, elegante e mossa, presenta un ovale con la raffigurazione dell’Assunta. L’interno, ad unica navata con volta a botte (affrescata a fine ‘800 da Paolo Emilio Morgari), presenta 8 cappelle laterali, tra le quali spiccano le due che precedono il presbiterio: in quella di destra è ospitato il quadro delle Anime del Purgatorio opera del veronese Sante Prunati; in quella di sinistra, dedicata a San Sebastiano, spicca il quadro opera di un pittore della scuola settecentesca lombarda. L’altare maggiore è in marmo policromo; l’icona che sovrasta il bel coro ligneo rappresenta anch’esso l’Assunzione della Vergine. Tutto l’apparato ligneo della chiesa è di notevole interesse, in particolare il portale interno originario ed il cosiddetto panchino delle anime, destinato alla raccolta di adesioni alla Compagnia per il Suffragio delle Anime. Di grande interesse anche i mobili della Sacrestia, costruita ed arredata tra il 1786 ed il 1787. Due curiosità: nella prima cappella della destra, il 9 dicembre 1819 nacque Felice Govean, uno dei fondatori della Gazzetta del Popolo. Tra le numerose lapidi dedicate a benefattori, spicca quella dedicata alla famiglia Agnelli: Francesco Giuseppe Agnelli, imprenditore serico, iniziatore della fortune della famiglia e nonno di Giovanni (uno dei fondatori della Fiat), era nato a Racconigi il 25 giugno 1789. Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista Sul finire del ‘600 la parrocchiale di San Giovanni Battista (citata per la prima volta in un documenti del 1313) risultava in condizioni precarie ed inadeguata alle esigenze della comunità. Nel 1712, il priore don Giuseppe Maria Cambiano di Ruffia decise di procedere alla costruzione di un nuovo tempio, sostenuto sia dal Consiglio Comunale, sia dal vassallo Giò Angelo Spada che contribuirono all’opera con consistenti somme. Anche la popolazione intervenne: chi poteva, con donazioni; chi non poteva, prestando lavori manuali. La progettazione fu affidati all’architetto Francesco Gallo, maestro nel plasmare grandi architetture con l’uso del semplice mattone a vista, che ha sviluppato qui una delle sue migliori realizzazioni. La costruzione venne portata a termine tra il 1719 ed il 1730. La facciata, la cupola ottagonale e l’imponente il campanile conferiscono all’edificio caratteri di potente solennità e monumentalità. L’interno, estremamente mosso, colpisce per le sue dimensioni: una grandissimo vano, con una singolare pianta a croce latina rovesciata. Gli affreschi della cupola, delle cappelle, del catino absidale e del presbiterio sono opera di Pietro Antonio Pozzo e Giuseppe Dallamano e si ispirano a quel quadraturismo che fu un tratto distintivo della pittura sacra cuneese nella metà del ‘700 e che, creando finte architetture ed illusori trompe-l’oeil, ha ben meritato la definizione di pittura dell’inganno. Vi intervenne anche Francesco Antonio Cuniberti, racconigese, che morì il 28 settembre 1753 cadendo da un’impalcatura mentre era addetto ai lavori nella chiesa. Tra le opere d’arte primeggiano l’altare in marmo policromo; la grande icona del presbiterio, che raffigura il Battesimo di Gesù ed è opera di Claudio Francesco Beaumont; lo splendido pulpito in noce istoriato con le storie del Battista. Le statue dell’Altare del Crocefisso sono opera di due tra i maggiori scultori del settecento piemontese: Carlo Giuseppe Plura (la Vergine addolorata e il San Giovanni Evangelista) e Stefano Maria Clemente (il Crocefisso). Inoltre, il fonte battesimale quattrocentesco ed il grand’organo Serassi (1831). Nella casa parrocchiale è ospitata la Pinacoteca d’Arte Sacra del maestro racconigese Carlo Sismonda. Convento Domenicano e Chiesa di San Vincenzo Ferreri La Chiesa dedicata a San Vincenzo Ferreri e alla Santissima Annunziata è assai più nota a Racconigi con la denominazione popolare di San Domenico. Essa è infatti annessa al convento dei frati predicatori (che fu anche un importate Seminario), istituito a Racconigi nel 1506, il terzo della città dopo quelli dei Servi di Maria (1460 circa) e dei Carmelitani (1493). Ne fu promotore Claudio di Savoia – Racconigi, terzo tra i Monsignori del casato, in assolvimento di un voto. Assai legato a Caterina Mattei, ne accettò l’indicazione (che la giovane definiva suggerita dalla Madonna) di costruire l’edificio poco fuori la Porta di San Giovanni, al margine sud-orientale delle mura. Nel 1604 Bernardino II di Savoia Racconigi dispose la ricostruzione con ingrandimento dell’edificio, che assunse le attuali dimensioni. La chiesa, a tre navate, presenta numerosi altari e due grandi cappelle, che formano il transetto. Quella di sinistra è la Cappella del Rosario, che conserva preziosi quadretti in rame. Quella di destra è la cappella di Santa Caterina da Siena. Di notevole interesse storico ed iconografico sono i due altari alla testata delle navate laterali. Quello di sinistra è dedicato a Caterina Mattei, che in questa chiesa indossò l’abito di terziaria domenicana nel 1514; venne eretto nel 1630 quale voto per la cessazione della peste. Quello di destra conserva il quadro raffigurante il papa domenicano San Pio V, cioè Antonio Michele Ghislieri, nativo di Bosco Marengo (AL). Vuole la tradizione che quando era vescovo di Mondovì, l’allora Inquisitore Generale e Cardinale abbia tenuto una predica in questa chiesa. Il pregio principale dell’edificio è costituito dagli affreschi quadraturisti che compongono finte balconate e cupolini; eseguiti tra il 1765 ed il 1774, furono opera di Pietro Antonio Pozzo e di Gallo Barelli, pittore nativo di Bra. Nel presbiterio, l’icona raffigurante la Santissima Annunziata è attribuita a Giovanni Battista Pozzo. Convento e Chiesa di Santa Chiara Nel 1635 alcune terziarie domenicane, il cui nucleo originale era stato costituito nel 1513 da Caterina Mattei, si costituirono in Comunità religiosa contemplativa ed istituirono il Convento dedicandolo a Santa Caterina da Siena e alla Beata Margherita di Savoia. Il complesso sorse inizialmente attraverso acquisti di edifici preesistenti. Fu poi Guarino Guarini, attivo nel cantiere del Castello a partire dal 1676, a presentare un progetto complessivo di sistemazione del convento e per l’erezione della chiesa. La parte claustrale venne poi realizzata in forme semplificate, mentre la chiesa fu eretta sulla base di un nuovo progetto, che alcuni studiosi attribuiscono a Francesco Gallo, altri a Tommaso Prunotto. Caratteristica dell’opera è il grandioso coro, composto di 50 stalli lignei e separato dalla chiesa in modo tale che la presenza di fedeli non interferisse con le rigide regole della clausura. Le Domenicane lasciarono Racconigi in seguito ai decreti di soppressione degli ordini religiosi emanati da Napoleone Bonaparte. Nel 1880 il complesso fu acquistato dall’ Arcivescovo di Torino e messo a disposizione delle suore Clarisse, provenienti dal dismesso convento di Carignano. Con l’ingresso delle sorelle povere di Santa Chiara la chiesa fu dedicata alla fondatrice, e si modificò anche parte dell’iconografia sacra dell’interno. Le monache lasciarono Racconigi nel 1963 per il nuovo convento di Vicoforte e l’edificio venne acquisito dal Comune. Le antiche, semplicissime celle formano oggi i luminosi ambienti della Biblioteca Civica. Nella ex sala capitolare è invece ospitata una Mostra permanente sulla seta. Chiesa di Santa Croce La Confraternita (poi Arciconfraternita) di Santa Croce fu la più antica di Racconigi: le sue origini risalgono infatti al XIV secolo. La chiesa fu costruita negli anni Venti del ‘600, e solo nel 1700 si aggiunse il corpo avanzato con il sottostante portico. L’edificio è a pianta rettangolare e presenta due altari oltre all’altar maggiore. Di notevole valore è il coro con 27 magnifici scanni lignei: si tratta verosimilmente del coro dell’antica chiesa del convento dei Servi di Maria, abbattuta nel 1820. L’Arciconfraternita di Santa Croce aveva principalmente scopi di culto e partecipava alle varie funzioni, alle processioni e alle sepolture; i confratelli indossavano il caratteristico camice bianco con cappuccio ed erano perciò più conosciuti come Battuti Bianchi. La loro principale occupazione era però la cura dei malati: già dal 1525 la Confraternita gestiva un ospedale – ospizio dei pellegrini; circa 50 anni dopo il Comune le affidò l'incarico di gestire un ospedale vero e proprio, che diventò poi nel corso degli anni il più importante di Racconigi, finché non fu fondato il nuovo Ospedale Spada. La Confraternita si sciolse nel 1960. Chiesa della Madonna della Porta L’erezione della chiesa, che per opere d’arte è un autentico gioiello, è legata alla grande epidemia di peste che nel 1630-31 colpì anche Racconigi, decimando un quarto della popolazione. Fu in quell’occasione che i cittadini residenti nel quartiere si votarono alla Vergine, recandosi in preghiera presso l’antica Porta di Santa Maria, sotto la quale sopravviveva un antico, sbiadito affresco raffigurante una Madonna col Bambino. Cessata la pestilenza, come segno di ringraziamento i devoti sostituirono l’affresco con un quadro con lo stesso tema. Quando a fine ‘600 la porta, ormai l’ultimo residuo delle mura, fu anch’essa abbattuta, si prese la decisione di trasformare in chiesa un vecchio edificio preesistente, allo scopo di conservare e venerare il dipinto. Fu così che nacque il piccolo tempio, nel quale già nell’anno 1700 Giovanni Battista Pozzo (il patriarca della famiglia di frescanti trasferitisi a Savigliano dalla natia Lombardia ed attivi in tutta la provincia di Cuneo) realizzò 8 pitture ad olio di eccellente qualità. Ne rimangono sei: l’adorazione dei Magi, lo Sposalizio della Vergine, la presentazione al Tempio, la nascita della Madonna, la circoncisione e la fuga in Egitto (quest’ultimo è datato 2 settembre 1700). Straordinaria la decorazione a stucco del soffitto, realizzata a metà ‘700, un trionfo di festoni, fiori e nastri tra i quali spiccano ben 54 putti. L’altare maggiore ospita l’originario quadro del 1631. La chiesa era sede della Compagnia delle Umiliate, che ebbe come rettrice anche la regina Maria Teresa d’Asburgo Lorena, moglie di Carlo Alberto. Chiesa del Santissimo Nome di Gesù L’edificio è dedicato al Cristo Risorto e alla Santissima Trinità, ma è più noto dal nome della Confraternita del Santissimo Nome di Gesù, istituita nel 1578 e dedita ad attività assistenziali e di culto. L’intitolazione al Nome di Gesù e la presenza, sulla parete orientale della chiesa, del monogramma IHS (un richiamo a San Bernardino da Siena, che aveva predicato anche in Piemonte) fanno però supporre che una specifica devozione fosse già presente ben prima dell’istituzione formale della Confraternita. L’oratorio venne costruito entro il 1659 e presenta una facciata caratterizzata da quattro nicchie con statue. Il 10 luglio 1757 una solenne funzione con Te Deum accolse l’ingresso nella chiesa del principe Vittorio Amedeo di Carignano, che indossò l’abito della Confraternita e ne assunse il Rettorato perpetuo. Dal castello si festeggiò la conclusione della cerimonia con spari di mortaretti e colpi di cannone. L’anno dopo anche la madre del principe, Cristina Enrichetta d’Assia-Rotenburg, sorella della regina di Sardegna, divenne Rettrice perpetua della compagnia. L’edificio è sede di un Presepe Meccanico visitabile nel periodo di Natale. Chiesa di San Giovanni Decollato La Confraternita della Misericordia era dedita in particolare all’assistenza dei carcerati e dei condannati a morte, che assisteva prima dell’esecuzione, provvedendo poi alla loro sepoltura. Fu istituita nel 1618 come probabile derivazione della Confreria di San Giovanni, attiva già nel XIV secolo. La chiesa, dedicata a San Giovanni Decollato, venne eretta nella prima metà del ‘600, ma numerosi interventi decorativi si svilupparono per gran parte del ‘700. La facciata spicca fra quelle delle chiese racconigesi per la dotazione di decori, tra i quali quattro colonne, la cornice del portale e l’affresco racchiuso nella cornice del frontone a volute. La parte sommitale dell’alto campanile fu realizzata a fine ‘800. L’interno ad una navata si caratterizza, come tipico delle maggiori chiese di Racconigi, per la qualità degli affreschi quadraturisti; al centro della volta, l’Ascensione al cielo di Gesù è attribuita a Pietro Antonio Pozzo. Il coro presenta semplici scanni lignei: quello centrale reca l’intestazione al principe Eugenio di Carignano, da non confondersi con il famoso condottiero settecentesco. Si tratta di Eugenio Emanuele di Savoia Villafranca (1816 – 1888) al quale il cugino Carlo Alberto, salito sul trono di Sardegna, conferì ad personam il titolo di Carignano. La chiesa è oggi usata prevalentemente come sede di Mostre. Chiesa della Beata Caterina Mattei Caterina Mattei nacque nel giugno del 1486 in una modesta casa a ridosso del lato settentrionale delle mura. Papa Pio VII la riconobbe ufficialmente Beata il 9 aprile 1808 e nel 1812 i suoi devoti istituirono una Compagnia, con la finalità di perpetuarne il culto. Il primo atto fu quello di trasformare in cappella la stanza in cui Caterina era venuta al mondo, conservandovi pochi suoi oggetti personali. Nel 1834, determinati a costruire una chiesa di maggiori dimensioni, i fedeli ottennero gratuitamente da re Carlo Alberto la disponibilità della vicina “casa del forno”, proprietà del Demanio. Quando nel 1835 il paese fu colpito dalla grave epidemia di colera, la Beata fu oggetto di particolari preghiere. Cessato il morbo, si accelerarono i tempi: il 4 settembre 1836 (anniversario della morte di Caterina) si pose la prima pietra, il 25 agosto 1838 l’edificio veniva benedetto dall’Arcivescovo di Torino e poteva essere aperto al culto. L’edificio è molto semplice sia nella struttura architettonica che nelle decorazioni e conserva alcuni interessanti quadri, dono della casa reale. Dalla tribuna di destra si accede alla stanza natale della Beata, dove sono conservate reliquie ed alcuni dei “bindelli” di seta, di cui Caterina era stata, già da bambina, volonterosa tessitrice. Al pianterreno della casa è ospitato un piccolo Museo di Arte Sacra. Santuario Reale della Beata Vergine delle Grazie La storia del Santuario è collegata a quella della chiesa Madonna del Carmelo e del convento eretti sulla riva del torrente Maira nel 1493, sul luogo dell’apparizione della Vergine e della taumaturgica guarigione di un giovane sordomuto. La chiesa, abbattuta dopo la soppressione napoleonica degli ordini religiosi, conteneva un quadro, che la tradizione popolare riteneva una miracolosa opera di San Luca. Nel 1835 Racconigi fu colpita da una grave epidemia di colera, che fece vittime soprattutto nel Borgo Macra: la popolazione si raccolse in preghiera nell’antica cappella di San Michele e vi portò il quadro, allora custodito presso l’Ospedale di Carità. Due anni dopo, i borghigiani si radunarono nella cappella per ricordare la cessazione dell’epidemia, e alla cerimonia partecipò l’intera famiglia reale. Viste le condizioni dell’edificio, il re Carlo Alberto stanziò la somma necessaria per la costruzione di un nuovo tempio, che fu eretto in tempi rapidissimi, tanto che l’Arcivescovo di Torino, Fransoni, lo poté benedire già il 25 agosto 1838. Il re ottenne dalla curia l’autorizzazione ad esercitare il patronato sul Santuario, che reca così la definizione di “reale”; il suo cappellano è tuttora nominato si indicazione di casa Savoia. Progettato da Ernest Melano, è noto come il piccolo Pantheon di Racconigi: le sue forme richiamano infatti sia quelle del grande edificio romano, sia la chiesa torinese della Gran Madre, che è quasi coeva. Tra le opere d’arte spiccano i due quadri di San Michele (opera di Pietro Ayres) e del Beato Umberto III di Savoia (opera di Francesco Gonin). Sopra l’altare in marmo bianco, opera dello scultore regio Gaggini, allora attivo in castello, è esposto il quadro miracoloso, dipinto su legno di noce. Il Santuario ospita le tombe di alcuni esponenti di casa Savoia – Villafranca, ramo cadetto dei Carignano originatosi da Eugenio Ilarione, ottavo figlio del principe Luigi Vittorio. Cappella di San Rocco Venne eretta dalla Compagnia omonima nell’anno 1600, fuori dalle mura lungo la strada che allora collegava Racconigi a Cavallermaggiore; la sua costruzione fu resa possibile anche grazie ad un notevole donazione di Bernardino II di Savoia – Racconigi. Preceduta da un ampio portico, al piccola chiesa si sviluppa a croce latina ed ospita due altari, oltre all’altare maggiore la cui icona raffigura San Rocco con la Madonna e San Giovanni Battista. Nel 1932 l’edificio passò sotto la gestione dell’Ospedale Neuropsichiatrico e fu dotato di una vera e propria nuova facciata nel lato affacciato sul grande parco del complesso sanitario. I borghigiano organizzano il 16 agosto una festa (di cui si hanno testimonianze fin dall’anno 1700) per celebrare la ricorrenza del santo. Una curiosità: alla destra della chiesa è possibile osservare ancora oggi uno dei “partitori” che deviavano le acque dei canali, fondamentali per le attività dei setifici cittadini. Chiesa di San Francesco I frati cappuccini si insediarono a Racconigi nel maggio del 1625, occupando il convento di cui si era appena conclusa la costruzione. Nel 1630 diedero un grande contributo nel soccorso e sollievo alla popolazione colpita dalla gravissima epidemia di peste. Il 1° maggio 1631 nel coro della chiesa si radunarono le autorità cittadine, per chiedere alla Immacolata di intercedere per la cessazione del flagello; il Sindaco fece allora voto solenne di celebrare ogni anno una processione di ricordo e ringraziamento. Ancora oggi, ogni anno l’8 dicembre, tale voto viene mantenuto. Il Convento (le cui strutture sono oggi adibite ad edilizia popolare dopo la chiusura nel 1963) fu per secoli un importante Seminario, dotato di una notevole biblioteca. Dopo la soppressione napoleonica degli ordini religiosi (1802 e 1805), fu venduto a privati. Nel 1827 parte del complesso fu messo nuovamente a disposizione dei frati; poi, nel 1829 il principe Carlo Alberto di Carignano elargì la somma necessaria a riacquistare la parte residua. Nel 1872 fu ripresa la formazione dei novizi. La chiesa dedicata a San Francesco d’Assisi è un esempio di francescana semplicità: un’unica navata, con sei cappelle tra le quali si segnala quella dell’Immacolata, il cui altare è sormontato da eleganti colonne binate tortili in noce. Singolare, all’ingresso del piccolo piazzale alberato della chiesa, il Crocefisso “in blue jeans” opera dell’artista racconigese Allemandi.