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Unita` di paesaggio - Provincia di Bergamo

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Unita` di paesaggio - Provincia di Bergamo
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
6.3 UNITA’ DI PAESAGGIO
Ad integrazione dell’apparato descrittivo del territorio per fasce
tipologiche di paesaggio, in linea con le indicazioni regionali che
rimandano
a studi di maggior dettaglio, si è proceduto inoltre a
suddividere
il territorio in sotto-ambiti corrispondenti a contesti
significativi sotto l’aspetto paesistico, spesso luoghi di facile percezione
globale, compresi entro limiti fisici ben definiti che rappresentano realtà
geografiche ben identificate e rappresentate da connotazioni forti e
riconosciute dalla memoria collettiva, ed esprimono una omogenea
realtà ambientale e paesistica variamente articolata.
Tali ambiti, denominati “unità di paesaggio”, che esprimono una
omogenea realtà ambientale e paesistica variamente articolata, sono
state individuate e descritte,
mettendo in luce la localizzazione
geografica e l’aspetto geomorfologico dei luoghi, le componenti
vegetazionali, idrologiche, le strutture insediative, l’aspetto della
visualità e della percezione del paesaggio, e la componente del degrado
ambientale e visivo.
La presente struttura descrittiva è articolata in n° 27 unità di
paesaggio, individuate sulla tavola allegata alla scala 1:100.000, e così
denominate:
1.
2.
3.
4.
ALTA VALLE BREMBANA OCCIDENTALE
ALTA VALLE BREMBANA ORIENTALE
VALCANALE
VALLE SERIANA SUPERIORE
a. lo spartiacque bergamasco dal Pizzo del Diavolo di Tenda al Pizzo
di Coca;
b. dal versante sud del Cabianca alla Val Sanguigno;
c. l’alta Valle Seriana;
d. La Val Sedornia;
e. la valle di Valzurio;
f. la media Valle Seriana;
5. VAL DI SCALVE
6. CONCA DI CASTIONE DELLA PRESOLANA
7. VALLE TALEGGIO
8. VALLE IMAGNA
9. VALLE BREMBILLA
10. VALLE BREMBANA INFERIORE DALLA GOGGIA AL MONTE CANTO
11. VALLE SERINA
12. VAL PARINA
13. VAL SECCA E VAL VEDRA
14. VAL DEL RISO E VAL VERTOVA
15. VAL SAN MARTINO
16. COLLI DI BERGAMO
17. VALLE SERIANA INFERIORE
18. VAL CAVALLINA
19. BASSA VAL BORLEZZA
20. VALLI DEL BASSO SEBINO
21. BASSA VAL CAVALLINA
22. ISOLA TRA ADDA E BREMBO
23. CINTURA URBANIZZATA DI BERGAMO
24. ALTA PIANURA ASCIUTTA TRA BREMBO E SERIO
25. ALTA PIANURA ASCIUTTA TRA SERIO E OGLIO
26. BASSA PIANURA IRRIGUA TRA ADDA E SERIO
27. BASSA PIANURA IRRIGUA TRA SERIO E OGLIO.
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Paesaggio - Ambiente
Quadro d’insieme delle unità di paesaggio
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
6.3.1 ALTA VALLE BREMBANA OCCIDENTALE
L’unità ambientale appartiene alla fascia alpina ed alle fascia prealpina,
e risulta delimitata a nord dal sistema delle energie di rilievo che
costituisce lo spartiacque naturale tra le Alpi Orobie valtellinesi e le Alpi
Orobie bergamasche.
Il sistema montano che fa capo alla Val Stabina è connotato da un
sistema sommitale alpino fatto di duomi e pareti rocciose che circondano
a nord, ovest, sud ed est il contesto di valle. La testata di valle è
connotata da ampi circhi e conche glaciali; complessivamente l’ambito è
di elevata naturalità, essendo solcato da una fitta rete di corsi d’acqua, e
da versanti che determinano vallate e vallecole lungo il torrente Stabina
coperti da una fitta vegetazione, in prevalenza resinose, faggi e
latifoglie; i pianori ed il fondovalle, ai margini dell’edificato, sono
interessati da praterie e pascoli,
il sistema sommitale è interessato
inoltre da un’oasi di protezione faunistica e da aree di interesse
mineralogico e stratigrafico-paleontologico.
Da segnalare la presenza di fenomeni di dissesto idrogeologico lungo il
solco vallivo principale e lungo le vallate contermini, e di fenomeni di
degrado legati alle infrastrutture stradali e del comprensorio sciistico di
Ceresola.
La presenza insediativa nel paesaggio di valle, è organizzata intorno ai
centri principali di Valtorta, Ornica e Cassiglio ancora riconoscibili nel
loro impianto di borghi storici seppure compromessi dall’edificazione
recente, e con nuclei isolati ed edifici rurali sparsi sui pianori e le vallate
a Valtorta, in Val Inferno, in Val Salmurano ed in Val Cassiglio.
Il paesaggio montano della Valmora è imperniato sull’incisione fluviale
del torrente Ratturo che scorre attraversando ambiti di elevata
naturalità che fanno capo a: sistemi montuosi, le energie di rilievo
dell’Avaro, del Ponteranica, del Verrobbio, intersecate da passi e valichi
di importanza anche storica ( Verrobbio, San Marco, ...), versanti boscati
con prevalenza di resinose faggi e latifoglie, prati e prati-pascoli su
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Paesaggio - Ambiente
pianori e pianalti anche terrazzati (monte Avaro). Da segnalare la
presenza di un’oasi di protezione faunistica sul Ponteranica, ed aree di
interesse stratigrafico paleontologico e mineralogico presso il Monte
Avaro, il Ponteranica ed il passo San Marco.
Gli insediamenti di Averara e Cusio che rivestono valore storico per la
cultura locale essendo stati già nel Medioevo mete di traffico diretto in
Valtellina, sia per il Passo di Salmurano sia per il più noto Passo S.
Marco. Seppure ancora riconoscibili i caratteri storici originari, oggi
risultano
quasi
inglobati
nella
nuova
struttura
insediativa,
prevalentemente a carattere turistico, che ha alterato l’originario
rapporto con il contesto ambientale. Da segnalare la presenza di nuclei
storici di pregio ed edifici isolati a carattere rurale sui versanti.
La percezione dei luoghi risulta infine turbata dalle infrastrutturazioni del
comprensorio dell’Avaro (strada, impianti, parcheggi, attrezzature, ...) e
da insediamenti produttivi lungo il Ratturo ad Averara, che hanno
alterato i caratteri naturalistici del luogo, l’originario rapporto antropico
con il contesto ambientale.
La Valle del Brembo di Mezzoldo si presenta incisa lungo il corso d’acqua
in località Malpasso fino ad Olmo, alla confluenza del Ratturo e dello
Stabina. Poi la vallata si dilata sul terrazzo di Piazza, mentre il torrente
Mezzoldo dalle forre si getta nel Brembo a Lenna.
Ad est gli abitati di Moio e Valnegra costituiscono quasi un unico
agglomerato ai piedi del Torcola, sul terrazzamento scosceso che guarda
il Brembo. A quote più basse il Brembo scorre sinuoso lambendo il
Menna fino alle strette della Goggia; grosse emergenze montuose (il
Venturosa, il Torcola, il Menna e l’Ortighera) fanno corona al paesaggio
con versanti boscati ed un fitto reticolo di vallette e di torrenti. Vi
predomina un paesaggio caratterizzato da notevoli elementi
paesaggistici.
Il grosso agglomerato di Piazza caratterizza l’ambito dal punto di vista
insediativo.
Lungo il Brembo, oltre a valori naturalistici, emergono anche diversi
fenomeni turbativi che degradano il contesto vallivo, legati soprattutto
alle attività antropiche.
Foto 10 –
Il sistema morfologico
delle creste
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
6.3.2 ALTA VALLE BREMBANA ORIENTALE
L’ambito geografico è definito da una unitarietà territoriale variamente
strutturata che comprende i paesaggi della fascia alpina ed i paesaggi
della fascia prealpina.
L’impianto alpino fa capo al sistema delle energie di rilievo, periferiche
ed intermedie, culminanti nella cima del pizzo del Diavolo di Tenda. Il
sistema di creste sommitali costituisce lo spartiacque delle Alpi orobiche
bergamasche dalle Alpi orobiche valtellinesi, spaziando dal Pizzo dei Tre
Signori fino al Pizzo di Coca, e fornisce uno scenario di elevata naturalità
per le componenti geomorfologica e floristico vegetazionale .
La parte centrale del sistema sommitale settentrionale dell’ambito è
caratterizzata dall’altopiano di Carisole, vasto ambito a morfologia
glaciale a moderata acclività culminante nei monti Corno Stella, Chierico
e Masoni, ed è connotata da un sistema di circhi glaciali in gran parte
occupati da laghi naturali. Dato il ridotto tasso di antropizzazione i valori
emergenti sono di elevata ed omogenea naturalità ed integrità.
Il paesaggio descritto risulta poi chiuso ad est dallo spartiacque che
separa il bacino idrografico della Valle Brembana da quello della Valle
Seriana, e a sud dalla cresta intermedia di Grabiasca – Cabianca.
La visuale dell’ambito converge sul Pizzo del Diavolo, considerato a
ragione una delle cime più rappresentative della bergamasca in quanto
fondale scenico dell’intero sistema terminale del Brembo.
Il paesaggio della Valle prealpina presenta morfologia fluviale; è solcata
dal fiume Brembo che sgorga dalle pendici del pizzo del Diavolo e si
allarga in una piana alluvionale occupata dall’abitato di Carona. Il paese,
attraverso una edificazione recente, ha assunto una configurazione
lineare di mezza costa.
I versanti afferenti la Valle risultano ripidi e poco incisi e si connotano
per la ricca vegetazione, in gran parte ad abete rosso.
La porzione inferiore di questo tratto di alta valle è interessata da
numerose cave d’ardesia che sono motivo di evidenti segni di degrado
dell’alveo del torrente e dei versanti sottostanti. L’ambito è visivamente
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Paesaggio - Ambiente
ben definito e la viabilità d’accesso offre interessanti scenari
naturalistici.
In prossimità dello sbocco di valle, sulla piana di Branzi, si sviluppa
verso nord-ovest il paesaggio della montagna, caratterizzato dai bacini
idrografici del Brembo di Valleve e del Brembo di Mezzoldo,
appartenente all’orizzonte alpino, essendo connotato da un sistema di
energie di rilievo che generano versanti e valli laterali confluenti a
ventaglio. Il versante occidentale del sistema orografico del Pegherolo,
che rappresenta uno dei luoghi di maggiore ricchezza naturalistica ed
uno degli ecosistemi più equilibrati del versante bergamasco, connota
un ampio solco vallivo a morfologia fluviale con versanti poco incisi e
testata di valle
che si attesta sul crinale sommitale delle Orobie
bergamasche.
La presenza insediativa è data da un sistema di alpeggio in alta quota,
da pochi insediamenti sparsi e dall’ abitato a mezza costa di Mezzoldo ,
che conserva, se pure con espansioni recenti non del tutto coerenti nè
col contesto nè con l’impianto originario, un buon livello di integrazione
con i valori naturalistici e paesaggistici, nonchè un corretto rapporto
morfologico con il fondovalle.
Dal punto di vista visuale, la strada di fondovalle offre, lungo tutto il
percorso, visuali di grande ampiezza, ed allo sbocco sulla valle del
Brembo offre una lettura complessiva dell’intera unità.
Il versante orientale è contraddistinto dall’altopiano fortemente ondulato
che fa capo al sistema dei laghi di alta quota, dal quale si dipartono a
raggiera una serie di valli e vallecole che scendono verso il fondovalle.
L’ambito è di evidente valore paesistico e naturalistico per la presenza di
questi bacini artificiali connotati da zone umide e pascoli di alta quota
circondati dal sistema continuo di creste. L’accessibilità di queste zone è
Foto 11 Sullo sfondo il
Monte Cavallo, in
primo piano i
versanti boscati
ed i pascoli di
alta quota
legata alla rete di sentieri alpini che appartengono alla tradizione alpina
bergamasca; la presenza insediativa è rappresentata da poche baite e
da alcuni rifugi alpini.
Il paesaggio di montagna che si sviluppa sul versante orientale dell’
orizzonte alpino è chiuso a nord dal complesso dei monti Valegino e
Cadelle ed è connotato da piani sommitali che danno vita ad un sistema
di pascoli di buona omogeneità.
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
Il passo di Tartano, da sempre, rappresenta uno dei principali
collegamenti con il versante valtellinese. La struttura insediativa è data
da nuclei sparsi (Cambrembo) e dall’abitato di Valleve che presenta
buona omogeneità d’impianto ed interessanti testimonianze storiche.
Importante è il valore visuale del sistema di testata, percepibile dai
passi (S. Simone e Tartano).
Ad est di questo paesaggio di montagna si sviluppa la conca glaciale
dominata dall’abitato di Foppolo. L’ambito a nord è connotato da valenze
alpine essendo circondato da importanti sistemi a circo che fanno capo
al monte Cadelle ed al monte Toro, da un sistema di creste che
chiudono prospetticamente la visuale verso sud (pizzo del Vescovo), e
da un sistema di laghi d’alta quota.
La presenza insediativa, inesistente ad alte quote, si concentra
nell’abitato di Foppolo che, allo stato attuale, è costituito da una
aggregazione informe di edilizia fuori scala, priva di rapporti con il
contesto e distribuita in modo casuale e disordinato, connotando in
modo negativo un ambito al contrario ricco di valenze ambientali.
La parte terminale dell’ unità ambientale appartiene allo scenario alpino,
ed è definita dalla porzione intermedia della valle del Brembo di Carona,
dalla confluenza del Brembo di Valleve con la Val Secca fino alla
strozzatura morfologica di Fondra.
Questo scenario risulta delimitato dal sistema di cresta del Torcola che
separa diametralmente la valle da un sistema di terrazzo fluviale che si
sviluppa con pendenza uniforme e moderata in direzione sud-ovest.
Il sistema di valle è costituito da vasti pianori alluvionali contornati ad
est da valli secondarie che discendono dalle creste dell’altopiano dei
laghi Gemelli.
A nord l’ambito è chiuso da speroni e pareti rocciose ripidi ed in netto
contrasto con le linee orizzontali del fondovalle.
Alla confluenza con la Val Secca, la valle appare più incisa e connotata
dalla notevole acclività dei versanti, in relazione anche alla diversa
natura petrografica: la porzione inferiore del versante est è infatti
costituita da conglomerato del verrucano ed assume forme morbide ed
un colore rossastro in netto contrasto con il versante opposto a
morfologia dolomitica.
Il terrazzo morfologico del sistema del Torcola, ad ovest presenta
moderata pendenza e risulta chiuso a nord da versanti dirupati che
scendono dal costone roccioso che fa capo al complesso del Pegherolo, e
a sud da un versante più moderato.
I versanti non interessati da processi insediativi presentano buoni livelli
naturalistici con coperture boscate continue ed in evoluzione, ed una
presenza faunistica di rilevante interesse .
Data la particolare morfologia dei contesti, il piano si configura come
paesaggio di transizione tra la media e l’alta valle Brembana. La
presenza del Brembo in ambiti di relazione con contesti naturali ed
antropici, è stata spesso elemento di valorizzazione, ma anche fattore di
deterioramento ambientale; il ramo di Mezzoldo, infatti, presenta un
alveo in condizioni di rischio ambientale per oggettive situazioni
idrauliche, per la presenza ravvicinata della strada di fondovalle e per i
progressivi sviluppi insediativi.
La struttura insediativa è data da centri principali che si sono andati
sviluppando sul fondovalle in rapporto con il fiume, e da un sistema di
nuclei minori.
L’abitato di Branzi sorge sulla confluenza dei due rami del Brembo in
posizione dominante. L’insediamento presenta un centro storico
riconoscibile a cui si sono annessi gli insediamenti recenti in formazione
lineare, con incoerenze tipologiche e di materiali. Il nucleo di Fondra
risulta infatti modificato da edificazioni recenti prive di qualità formali e
di rapporto con il contesto.
Più interessanti dal punto di vista storico sono i nuclei di mezza costa sul
versante occidentale della dorsale del Torcola. Sul terrazzo occidentale
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Paesaggio - Ambiente
dell’ambito va rilevata la presenza del consistente abitato di Piazzatorre
che si sviluppa in senso lineare, con integrazioni a pettine. Seppure
tipologicamente non sempre conformi, le nuove espansioni hanno
mantenuto una certa omogeneità strutturale ed un discreto rapporto con
il contesto. Il terrazzo morfologico in versante sinistro risulta poi
occupato dal nucleo di fondovalle di Piazzolo, ed in versante destro da
insediamenti sparsi a carattere rurale, tra i quali figura Malpasso.
Dal punto di vista estetico-visuale, la strada di fondovalle offre
interessanti prospettive sul sistema di valle e di dorsali, organizzate su
brevi e lunghe direttrici visuali, in relazione all’ambito fluviale ed ai
sistemi di versanti, trovando i referenti spaziali nelle cime e nelle creste
rivolte a nord e ad est.
Foto 12 –
Il lago alpino
delle Casere
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
6.3.3 VALCANALE
L’unità appartiene ai paesaggi prealpini e alpini, ed è contornata a sud
da un imponente sistema di creste sommitali che da est ad ovest
culmina nei: monte Secco, cima di Leten, Arera e Corna Piana,
collegandosi poi senza soluzione di continuità con il sistema di circhi,
altopiani e terrazzi morfologici della conca dei Laghi Gemelli.
Più
omogeneo e con morfologia più distesa è il versante nord che culmina in
una cresta rettilinea e poco connotata.
La valle si sviluppa in senso est-ovest, ed è connotata da piane
alluvionali che instaurano un rapporto morfologico di estremo interesse
con i versanti.
Verso est la valle sbocca sul tratto intermedio del sistema di Valle
Seriana morfologicamente chiuso a nord dalla strozzatura di Gromo, ed
a sud dalla chiusura di Ponte nuovo, a monte di Ardesio. La valle è
organizzata su due sistemi di versante a morfologia poco accidentata
che confluiscono nella vasta piana alluvionale.
L’unità complessivamente presenta rilevanti valori naturalistici che si
riassumono nella morfologia dolomitica del versante sud che dà spazio
ad elevati valori geologici, floristici endemici dell’orizzonte calcareo,
nella copertura compatta del manto boscato dei versanti che solo sulle
piane si sfrangia in prati e praterie di media quota e nella presenza
faunistica legata all’ambiente rupicolo di elevato significato naturalistico
ambientale.
La struttura insediativa è essenzialmente concentrata sul fondovalle in
piccoli nuclei disposti in sequenze lineari .
Il nucleo di Bani, diversamente, alla confluenza con la Valle Seriana, si
sviluppa a mezza costa in posizione dominante. Anche gli abitati di
Novazza e Gromo sorgono a mezza costa e presentano una certa
compattezza di impianto e notevoli qualità morfologiche. Nel caso di
Gromo, gli interventi recenti tendono a riempire tutte le aree disponibili
intercluse, alterando il rapporto con i referenti morfologici principali.
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Paesaggio - Ambiente
Quasi inesistenti i sistemi di alpeggio mentre va rimarcata la presenza di
impianti di risalita e strutture sciistiche sulla parte terminale del
versante sud.
Dal rifugio Alpe Corte, inoltre, parte il sentiero escursionistico “delle
Orobie”.
Infine va rilevato che l’intero ambito rappresenta un luogo di
elevatissima definizione visuale: il versante sud offre sequenze
prospettiche molto ampie; mentre appare più ritmata la sequenza
visuale offerta dall’impianto strutturale dell’Alta Valle Seriana,
organizzata su un’alternanza di orizzonti visuali ampi e prospettive
ravvicinate. Appare decisivo il rapporto visuale del nucleo di Gromo
arroccato su un rilievo roccioso a picco sul Serio. Il centro storico, i
pendii e le aree libere sottostanti, infatti, rappresentano un momento di
grande significato morfologico e storico-culturale, ma anche un referente
prospettico per l’intero sistema di fondovalle.
6.3.4 VALLE SERIANA SUPERIORE
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
L’unità ambientale appartiene alla fascia alpina e prealpina;
geograficamente l’ambito è limitato a nord dalla testata della Valle
Seriana superiore e sui lati da rilievi intermedi che interrompono i
sistemi di versante.
Il paesaggio di questo tratto di valle si presenta diversificato in ragione
delle quote altimetriche e delle componenti naturalistiche, dando vita a
definiti ambienti dalle connotazioni distinte.
a. Lo spartiacque bergamasco: dal Pizzo del Diavolo di Tenda al
Pizzo di Coca
Nella parte alta presenta un paesaggio di energie di rilievo connotato dal
sistema di creste principali delle Orobie e dalle creste intermedie del
monte Gleno.
L’ambito è di estremo interesse morfologico e si articola su un ramificato
sistema di valli di secondo e terzo ordine, con altopiani in quota, ambiti
a morfologia glaciale e vedrette attive. Il sistema culmina nel grande
circo glaciale del complesso Coca-Scais-Redorta, che rappresenta il
momento di carica ambientale e simbolica dell’intero complesso delle
Orobie. Di particolare pregio naturalistico risultano il sistema dei laghi,
le creste e le cime di grande impianto visivo, tra le più alte del sistema
montuoso bergamasco.
In ragione della struttura morfologica ed altitudinale, gli insediamenti si
riducono a modeste strutture connesse agli impianti idroelettrici
(Barbellino), ed ai rifugi alpini (Curò, Coca, Brunone).
Di notevole valore anche le presenze faunistiche che offrono un quadro
completo della fauna alpina.
L’unità infine è da sempre luogo classico dell’alpinismo bergamasco e
conserva memorie e segni del rapporto con la cultura della montagna; è
attraversata peraltro in senso est-ovest dal percorso escursionistico del
“Sentiero delle Orobie”.
L’intero comprensorio, per la naturale conformazione geomorfologica,
offre scenari visuali e prospettive di elevatissimo valore che si ricavano
da cime e passi d’alta quota che collegano l’ambito con la sequenza di
valli sul versante valtellinese.
b. Dal versante sud del Cabianca alla Val Sanguigno
Nel tratto superiore di valle, a confine con lo spartiacque brembano, si
sviliuppa un altopiano caratterizzato dalla presenza di invasi di alta
quota, ai quali fa capo il versante sud del monte Cabianca.
Tale sistema sommitale risulta fortemente delimitato da creste sui lati
nord, ovest, sud, ed è organizzato con sbocchi pensili sul lato est.
Infatti, ad oriente, discende la Valle del Goglio, organizzata su versanti
regolari, ampi e poco incisi, chiuso a sud dalla Valle Sanguigno, la quale
risulta connotata da una testata di valle molto estesa, definita da
terrazzi di chiara morfologia glaciale e da versanti montani diversificati:
a nord poco ripidi ma incisi, a sud più ripidi e regolari.
La struttura insediativa negli ambiti ad alta quota e nella Valle
Sanguigno è limitata a pochi sistemi di alpeggio ed a strutture di rifugi
alpini di notevole significato per la storia e la cultura locale.
La porzione di territorio che fa capo alla Valle del Goglio presenta invece
una articolata struttura insediativa organizzata sul centro di Valgoglio e
su un sistema diffuso di insediamenti sparsi.
L’ambito risulta di estremo interesse paesistico ambientale per la
complessità e la varietà di ecosistemi, per il sistema dei laghi, per la
sequenza altitudinale delle energie di rilievo, per la copertura arborea
continua dei versanti, ed infine per la componente faunistica confinata
ai sistemi di cresta.
I valori puntuali ed estesi dell’ambito offrono una sequenza di paesaggi
che appartengono alla più radicata tradizione di fruibilità visuale del
versante bergamasco.
c. L’alta Valle Seriana
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Paesaggio - Ambiente
Il primo tratto del fondovalle è compreso tra gli abitati di Valbondione,a
nord, e l’abitato di Gandellino a sud,
andando a chiudersi sulla
strozzatura di Gromo.
I sistemi di versante che si sviluppano risultano molto distinti: uno
nord-occidentale più ripido ed articolato con incisioni di valli secondarie
e formazioni rocciose, mentre quello sud-orientale meno acclive e dalla
morfologia più dolce e morbida, limitato dal sistema montuoso del Vigna
Soliva.
Foto 13 –
L’alta Valle Seriana:
la Valle
Grabiasca
Entrambi i versanti confluiscono nel salto morfologico a valle del
Barbellino che chiude prospetticamente l’alta Valle Seriana, dal quale
peraltro hanno vita, qualche volta all’anno, le Cascate del Serio che, a
ragione, sono state definite come il salto d’acqua più alto d’Europa.
Come elemento autonomo, si configura il versante montano della Valle
Grabiasca, in quanto valle di secondo ordine, molto incisa nel tratto
inferiore e ramificata a ventaglio. Questo paesaggio risulta più
facilmente riconducibile ai grandi orizzonti di alta quota, sia pure senza
particolari energie di rilievo.
Infatti, vista anche la difficoltosa
accessibilità, risulta quasi privo di insediamenti e nelle porzioni più
elevate corrispondenti ai sistemi di praterie di alta quota e di rilievi di
cresta, sono rilevabili presenze vegetazionali
e faunistiche tipiche
dell’orizzonte alpino; il sistema d’alpeggio del piano del Cardeto
rappresenta inoltre uno dei sistemi di alpeggio maggiormente omogenei
e morfologicamente definiti del versante bergamasco.
Sostanzialmente i versanti sono connotati da un compatto sistema
boscato in prevalenza a conifere.
Il fondovalle, più ampio e pianeggiante rispetto alla Valle Seriana
intermedia, è connotato dalla presenza del fiume Serio, interessato per
buona parte del suo sviluppo, da fenomeni insediativi, da opere di
irregimentazione e dalla strada di fondovalle.
La presenza antropica nell’ambito si articola sui centri principali di
Lizzola, Bondione, Fiumenero e su nuclei di minore dimensione. Mentre
Lizzola si sviluppa sulla valle laterale del torrente Bondione, gli altri
insediamenti si collocano nel fondovalle in diretto rapporto morfologico
con il corso del Serio. D’impianto originario compatto e circolare, questi
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
nuclei, anche a seguito delle espansioni recenti in senso lineare, vanno
assumendo il carattere di insediamenti a mezza costa.
Nel tratto intermedio dell’ambito la presenza insediativa si presenta
invece in forma di nuclei di piccole e medie dimensioni organizzati in
sequenza lineare rada preannunciando il più complesso e denso sistema
insediativo della valle media ed inferiore.
Complessivamente le valenze visuali sono definite da prospettive di
grande ampiezza; i referenti spaziali sono dati dal grande salto
morfologico della testata di valle, dai crinali e dai sistemi di vette. Verso
l’interno, la visuale si apre progressivamente, in relazione alle quote,
sulla Valle Grabiasca, fino ad inquadrare uno dei panorami di maggiore
respiro ed unitarietà del versante bergamasco.
d. La Val Sedornia
In corrispondenza dell’abitato di Gandellino, che chiude la saldatura dei
nuclei di Gromo-Bondo-Legnaio-Grabiasca-Preda, si apre a oriente la Val
Sedornia.
L’unità ambientale presenta un paesaggio di energie di rilievo di fascia
alpina, ed un paesaggio montano di fascia prealpina; è articolata da una
sequenza di vallette laterali in sponda sinistra del fiume Serio connotate
dal corso di torrenti e contornate da un sistema continuo di energie di
rilievo a morfologia regolare e morbida, che danno origine a versanti
montani più o meno acclivi connotati da una copertura boscata continua,
interrotta solo in prossimità dei corsi d’acqua e dei nuclei abitati.
In prossimità della testata di valle la visuale si apre sui sistemi di
praterie ad alta quota con modesti insediamenti di alpeggio collocati
nella porzione intermedia e di testata.
Sostanzialmente i principali elementi connotativi dell’unità sono i rilievi
alpini, intermedi e di cresta, che caratterizzano definiti terrazzi
morfologici di altopiani a morfologia glaciale. Nello specifico, acquistano
particolare significato visivo la contrapposizione di vette e versanti della
Cima Vigna Vaga e Soliva, per le quali i toponimi medesimi riprendono
questo aspetto geografico identificando precise esposizioni a nord e a
sud rispetto ad un punto di vista centrale nell’ambito considerato.
Da osservare, inoltre, in relazione alla natura geologica del suolo, la
presenza, sul versante nord nella Valle del torrente Rino, di declivi
morbidi ed arrotondati tipici della fascia centrale a matrice calcarea delle
Orobie di quote intermedie, che sono divenuti luoghi tradizionali delle
attività rurali permanenti, connotati da presenze di filari siepi e macchie
alberate isolate tipiche della media montagna bergamasca.
Nella porzione superiore delle “Valli Marce” la fragilità geologica è messa
in evidenza dalla presenza diffusa di estesi fenomeni di dissesto che non
costituiscono tuttavia particolari fattori di rischio.
La struttura insediativa è riassunta dalla presenza isolata di baite e
cascinali rurali a mezza costa e sulle praterie d’alta quota, e dagli abitati
di Spiazzi e Piazzolo. Il primo è disposto in sequenza lineare lungo la
strada a tornanti della Valle dei Molini in versante destro; il secondo,
Piazzolo, sorge in posizione dominante sul ciglio della scarpata del Serio.
I valori naturalistici ed ambientali sono rintracciabili nella copertura
arborea continua dei versanti, nella presenza di vallette incise da corpi
idrici che danno vita a microambienti che segnano il progressivo
passaggio alle praterie sommitali ed alle creste.
Le valenze estetico visuali sono riassumibili in un impianto spaziale
decisamente tipico della media montagna bergamasca: orizzonti ampi
ma conclusi da precisi referenti spaziali (in questo caso il complesso
della Presolana), approcci prospettici di media profondità all’interno
dell’ambito, apporto decisivo della tessitura morfologica del substrato
come elemento di scenario (morfologia dei crinali). Importante è anche
l’approccio dal fondovalle seriano per la trama di percorsi che innervano
i versanti.
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Paesaggio - Ambiente
e. La Valle di Valzurio
Lateralmente a quest’ultimo contesto montano si sviluppa la valle di
Valzurio con paesaggi tipicamente montani; il sistema di testata si
organizza in una sequenza di vasti circhi glaciali che culminano nel
poderoso sistema sommitale dominato dal Monte Ferrante, dalla
Presolana, dai contrafforti occidentali della cima di Bares, dal Monte
Campo, e dalle pareti subverticali del versante sinistro (costone di
Valzurio).
Geograficamente l’ambito è definito dal sistema orografico del torrente
Ogna, che genera due distinti sistemi di versante: il versante sinistro
molto accidentato ed acclive, ed il versante destro più morbido ed
articolato da vallette laterali.
Complessivamente l’ambito è di grande valore naturalistico,
vegetazionale e floristico per la presenza dei versanti boscati compatti,
dei boschi radi di transizione, delle praterie d’alta quota, dei macereti,
delle rupi di testata e delle creste dei versanti.
La struttura insediativa organizzata è concentrata nella porzione
inferiore della valle ed è articolata per nuclei di piccole dimensioni
interessanti per l’impianto urbano in quota e per la scarsa presenza di
espansioni recenti, mantenendo ancora un equilibrato rapporto con il
contesto.
La presenza antropica è riconoscibile anche nella porzione superiore
della valle per il sistema di alpeggi ancora funzionanti.
E’ infatti di estremo interesse la lettura della struttura complessa del
comprensorio pastorale attraverso il rapporto tra insediamenti
permanenti di fondovalle, baite, stalle a mezza costa e malghe in quota,
la perfetta delimitazione dell’ambito con percorsi, depositi a mezza
costa, aree di sosta e riposo per il bestiame, fonti d’acqua e rifugi
funzionali all’attività.
Il referente visuale principale dell’unità è la Presolana con la cresta
sommitale del versante sinistro. Le prospettive risultano lunghe ed
incanalate dai versanti, e focalizzate dal sistema di testata. Importanti
anche gli affacci panoramici di Nasolino e Dosso che consentono la
lettura del sistema principale della Valle Seriana.
f. La media Valle Seriana
Il fondovalle seriano, in questo tratto di valle, presenta caratteri diversi
in quanto prodotto delle azione di trasformazione dell’uomo
sull’ambiente naturale, e della naturale conformazione dei luoghi.
Lo sviluppo economico e sociale che ha interessato le valli bergamasche
in genere, è stato infatti la causa principale delle trasformazioni
ambientali che hanno generato segni specifici nei diversi contesti
ambientali.
Nello specifico, in questa unità ambientale si distinguono: il contesto
dell’alto Serio, la conca di Clusone e la Val Borlezza.
La porzione afferente all’alto Serio si sviluppa lungo lo stretto fondovalle
di questa parte della Valle Seriana, e rappresenta la parte terminale
dell’espansione urbana ed industriale che ha caratterizzato la valle
inferiore e intermedia. A monte del “Ponte Nuovo” di Ardesio, infatti,
l’ambiente vallivo conserva meglio i connotati originari.
L’ambito è caratterizzato dalle emergenze del Pizzo Frol e Corno Guazza
che si fronteggiano a sud di Ponte Nossa; successivamente, la
connotazione fondamentale è rappresentata dagli stretti rapporti tra
l’ambito fluviale e le pendici montane che, spesso con rapida pendenza,
lo delimitano.
Le coperture dei versanti sono in prevalenza resinose verso Ardesio,
mentre, più a sud, si estendono boschi di varie essenze di latifoglie. Ad
ovest dell’unità, verso il Monte Secco, vi è l’Oasi di protezione faunistica
“Monte Secco”.
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
Di notevole valore connotativo è anche il ciglio del pianoro di Clusone
che, partendo da Ponte Selva, termina a Villa d’Ogna sul piano est della
valle.
Il corso del Serio, nelle vicinanze, presenta più frequentemente tratti
liberi da insediamenti abitativi e/o produttivi, facendo emergere
significati naturalistici, quali il contatto della pineta di S. Lucio con il
fiume stesso.
Lo sviluppo edilizio ha interessato la maggior parte dei centri del
fondovalle; le espansioni residenziali si sono manifestate, con caratteri
di bassa densità, in forma diffusa ed hanno occupato prevalentemente le
aree libere attorno ai nuclei originari.
Gli insediamenti industriali si sono collocati quasi sempre nelle aree
pianeggianti vicino al fiume.
I rapporti dei centri abitati con l’ambito fluviale e dei versanti meglio
conservati, sono tuttavia compromessi in più punti da nuove opere
stradali e insediamenti industriali (Ponte Nossa, Piario, Villa d’Ogna).
Sotto questo profilo, l’ambito più compromesso corrisponde al fondovalle
di Ponte Nossa.
L’ambito di Ardesio presenta, al contrario, pregevoli connotazioni di più
vasto respiro per la componente di paesaggio umanizzato, nella quale il
rapporto degli antichi nuclei agricoli con le aree a pascolo e boscate
appare quale relazione dominante di elevata qualificazione paesistica.
Per tutto il tratto di valle considerato, i significati di naturalità percepibili
attraverso l’osservazione delle pendici montane costituiscono elementi di
fondamentale identità dei luoghi.
Affacciato sul Serio si erge il pianoro di Clusone, per metà terrazzo
fluviale e per metà conca di origine glaciale; morfologicamente risulta
leggermente ondulato e delimitato da notevoli emergenze montuose,
verso est confina con la profonda incisione del torrente Borlezza. Le
cime più elevate sono il Pizzo Formico sul lato meridionale, e il Monte
Valsacco e la Cima Blum a nord. Emergenze con particolari caratteri
connotativi sono il Crosio, il Monte Nè e le due collinette a lato del
Cimitero di Clusone, nonchè la parete rocciosa verticale costituente il
limite del pianoro di Poerza-Brugai in Comune di Onore. Dal Monte Nè
sino al ponte della Selva si estende l’ampia area boschiva protetta
denominata “Pineta di Clusone”.
La struttura insediativa interessa essenzialmente le aree latistanti la
strada per la Valle di Scalve e in particolare le prime pendici dei monti di
settentrione. Ai margini del pianoro sono collocati gli abitati di Fiorine e
di San Lorenzo.
Nel pianoro, gli insediamenti per lo più in forma isolata, non hanno
causato forti contraddizioni con l’ambiente naturale esistente e
conservano evidenti testimonianze di colture agrarie complesse.
Nel suo insieme, e nel contesto dell’intera valle, la piana di Clusone
riveste un significato
di grande importanza, come grande valico
collegante ambienti diversi: da un lato la valle che conduce alla pianura
bergamasca, dall’altro l’apertura verso il lago d’Iseo e la Valcamonica,
dall’altro ancora verso la Presolana e la Val di Scalve.
Morfologicamente il pianoro compreso tra la superficie della pineta ad
ovest e la netta frattura del terrazzo sul Borlezza ad est, presenta
pregevoli connotazioni paesistiche da salvaguardare per le morbide
forme e le minute ondulazioni che ne determinano plasticamente la
valenza: su questo contesto è di grande importanza il rapporto fra la
piana e l’insediamento originario, collocato alle falde montane e
parzialmente schermato verso la piana del Crosio, sottolineato dallo
splendido Santuario della S.S. Trinità e da due versanti collinari.
L’ambito, complessivamente, per la sua posizione elevata e prossima ai
centri turistici della Presolana, ha conosciuto un notevole sviluppo
edilizio concentrato nelle seconde case, con prevalente carattere
estensivo.
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Paesaggio - Ambiente
L’urbanizzazione è di conseguenza piuttosto elevata ed è concentrata
sull’asse Clusone-Rovetta-Fino del Monte.
Nel pianoro, l’espansione edilizia è avvenuta in modo più contenuto ed
ha interessato principalmente l’abitato di San Lorenzo di Rovetta. Gli
insediamenti produttivi, generalmente di dimensioni contenute, si sono
inseriti nel contesto urbanizzato senza particolari alterazioni
dell’ambiente circostante.
I percorsi sui versanti consentono, in più punti, ampie vedute lunghe e
a medio raggio.
Verso est il pianoro è interrotto dall’incisione del bacino del torrente
Valeggia-Borlezza che si riversa nel lago d’Iseo, mettendo in
comunicazione la Valle Seriana con la Valle di Scalve e la Valle Cavallina.
La Valle risulta delimitata ad est ed ad ovest dai massicci del Monte
Cornet e Fogarolo-Pizzo Formico, dai quali discendono ampi versanti
collinari, talvolta intervallati da pianori.
Il fondovalle sul quale si ergono i principali centri abitati è formato da un
ampio terrazzo; l’area è connotata da vaste superfici boscate in
prevalenza di essenze resinose e dal paesaggio naturale montano
composto da boschi relitti cespuglieti ed affioramenti litoidi. L’ambito è
compreso inoltre nella zona di ripopolamento faunistico della Val
Borlezza e gran parte del territorio sud-est di Onore è interessato
dall’Oasi di protezione faunistica denominata “Valle di Tede”.
La struttura insediativa di questo ambito è organizzata lungo le direttrici
stradali che mettono in comunicazione la Valle Seriana con la Valle di
Scalve e la Val Cavallina. In particolare lungo l’asse Val di Scalve-Val
Cavallina in sponda sinistra del torrente Borlezza, sono sorti gli abitati di
Onore, Songavazzo, Cerete Alto e Cerete Basso, quest’ultimo collocato
alla confluenza del transito Valle Seriana-Clusone-Val Cavallina.
I nuclei storici dei centri abitati presentano caratteristiche diversificate.
Cerete Alto è un centro di origine altomedioevale con un rilevante
patrimonio di case coloniche riunite in contrada, mentre gli edifici
pubblici di rilievo risalgono ai secoli XVI e XVIII.
Analoga origine ha Songavazzo benchè questo nucleo presenti una
maggiore complessità nella struttura urbanistica ed il suo patrimonio
edilizio di rilievo si limiti alla settecentesca chiesa parrocchiale. Più a
nord-est lungo l’antica strada della Val di Scalve è l’abitato di Onore,
dalla singolare disposizione morfologica a “V” in cui due contrade
distinte trovano confluenza nella parrocchia settecentesca.
Lungo la più recente via è l’agglomerato di Cerete Basso caratterizzato
da un’edilizia più rada rispetto a Cerete Alto. Quanto alle presenze
puntuali nel territorio agricolo, lungo l’antico percorso della Val Borlezza
sono ancora oggi visibili santuari, strutture fortificate e ville di pregio
storico.
Va infine rilevata un’area a diffusa presenza di edifici agricolo-produttivi
sull’alto versante di nord-est del Monte Fogarolo tra i 1.200 e 1.300 mt
di quota.
Sostanzialmente gli elementi connotativi sono percepibili in modo
significativo dai percorsi sui versanti, e in particolare dalla strada di
accesso al Falecchio, nonchè dalla viabilità principale di fondovalle.
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
6.3.5 VAL DI SCALVE
L’unità ambientale appartiene alla fascia alpina con il paesaggio delle
energie di rilievo, ed alla fascia prealpina per i contesti di montagna e
delle valli prealpine.
Geograficamente risulta definita dalle porzioni superiore e terminale del
sistema idrografico della Valle di Scalve, articolata su una serie
complessa di valli e incisioni di secondo e terzo livello confluenti nel
corso del torrente Dezzo.
L’unità di grande ampiezza e morfologia complessa, è delimitata su tre
lati da un sistema continuo di creste e rilievi, e costituisce un sistema
socio-economico e culturale inscindibile. Da un punto di vista politico
amministrativo gli Statuti della Comunità di Val di Scalve risalgono ad
epoca tardo medioevale, ed è probabile che tale situazione abbia in
maniera decisiva contribuito a consolidare l’identità territoriale e
culturale dell’ambito all’interno di un più vasto e variegato scenario
orobico.
Va osservato che dal punto di vista dei referenti prospettici e
dell’organizzazione visuale, l’intero ambito presenta rilevanti aspetti di
unitarietà pur essendo strutturato da sotto-unità relative a porzioni
diversamente connotate.
A nord-ovest l’unità presenta un sistema di rilievi di passaggio tra il
bacino idrografico di Val Seriana ed il bacino idrografico di Val di Scalve,
ad ovest il tratto superiore del torrente Bondione, ad est il tratto
superiore del torrente Gleno. Le due rispettive testate convogliano in un
unico sistema di testata che culmina rispettivamente nel monte
Recastello e nel monte Gleno.
L’ambito presenta elevati livelli di naturalità con molteplicità di
ecosistemi che si svolgono su una sequenza altitudinale varia dai 2000
mt ai 2900 mt , ripetendo in sintesi i modelli strutturali del versante
valtellinese. L’intero sistema, ad esclusione delle quote sommitali, è
connotato da un sistema di alpeggio funzionale alla Val di Scalve ed alla
Valle Seriana Superiore.
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Paesaggio - Ambiente
Foto 14 La Valle di
Scalve dal Pizzo
di Petto
Il sistema del terrazzo morfologico di Colere risulta connotato dalla
parete nord della Presolana e dal poderoso sistema di creste e
contrafforti di riferimento estremamente dirupato e dolomitico, in netto
contrasto con le linee più morbide ed arrotondate del terrazzo. La
struttura dell’insediamento è lineare e si sviluppa lungo i due versanti
del torrente Rino. Ridotti sono gli insediamenti di versante e d’alta
quota, riferibili a modeste strutture d’alpeggio. Naturalisticamente
l’ambito è connotato da disparate valenze: ambiente calcareo in alta
quota, versanti con buone coperture boscate, praterie d’alta quota,
presenze faunistiche e forestali interessanti.
Sono elemento di compromissione ambientale la presenza di piste da
sci, per la quantità di movimenti di terra e la distruzione delle coperture
vegetali perpetrata senza criterio.
La presenza antropica sostanzialmente si osserva sul territorio laddove
la complessa morfologia lascia spazio a terrazzi e pianori, ed a sistemi di
versante.
La presenza del terrazzo, per Vilminore, ha favorito infatti
l’organizzazione territoriale: alla confluenza del torrente Povo con il
Dezzo sorge l’abitato, in posizione strategica e con impianto chiuso
originariamente; la struttura si è successivamente aperta e ampliata per
effetto delle espansioni recenti.
I sistemi di versante afferenti sono diversi nei caratteri: regolare e poco
acclive quello meridionale, più articolato ed inciso quello settentrionale.
Le valenze naturali sostanzialmente risultano ben rappresentate per la
completa sequenza offerta dagli ambienti tipici del sistema di valle: dal
fondovalle, ai versanti fluviali, ai versanti in quota, fino ai sistemi
sommitali di cresta ed alle morfologie glaciali d’alta quota.
In posizione intermedia tra gli insediamenti di Vilminore, Vilmaggiore, e
Schilpario, si sviluppa un ambito di elevata naturalità connesso al bacino
idrografico del Vò.
La struttura è organizzata nella parte superiore da due rami del bacino
che si uniscono nella parte intermedia, ed innervano un sistema di rilievi
e piani sommitali a morfologia glaciale, che culmina in circhi ed anfiteatri
glaciali che si raccordano con le creste principali delle Orobie.
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
Nella parte mediana del contesto idrografico la struttura territoriale si
allarga in una ampia piana alluvionale dai versanti omogenei rettilinei e
poco acclivi.
Naturalisticamente sono significative le coperture arboree continue dei
versanti, i sistemi in quota con coperture vegetazionali e rupestri posti
sopra i limiti della vegetazione.
Alla confluenza del torrente Vò con il Dezzo, si sviluppa un terrazzo
morfologico che ha favorito lo sviluppo dell’insediamento di Schilpario,
che si è sviluppato su impianto lineare in sponda destra del torrente, ed
è considerato, a ragione, la presenza più importante e qualificata
dell’intera Val di Scalve, dal punto di vista urbano e storico culturale.
L’insediamento antropico nella Valle ha avuto un notevole impulso per la
presenza sul territorio, fin dall’epoca della dominazione veneta, delle
miniere di ferro che hanno favorito uno sviluppo economico e socioculturale di matrice paleo industriale, sovrapponendosi e integrandosi
poi con l’originaria tradizione rurale e introducendo fattori di scambio
commerciale di scala estesa ed inconsueta per questa realtà tipicamente
autosufficiente del comprensorio orobico.
La porzione meridionale dell’unità è connotata dal corso intermedio del
torrente Dezzo che assume caratteri di transizione fra la morfologia
aperta dei tratti superiori e la morfologia a canjon del tratto inferiore. I
sistemi di versante sono ripidi e con buona copertura arborea; sul
versante orientale si presenta il terrazzo morfologico sul quale sorge il
centro abitato di Azzone, nonchè un sistema di valle che risale in
direzione est-ovest fino al Pian dei Ballerini ed alle pendici del pizzo
Camino.
Gli abitati di Azzone e Dezzo presentano caratteri insediativi nettamente
differenziati: se Azzone ha caratteri riconducibili al sistema insediativo
scalvino in quanto sorge con sviluppo lineare su terrazzo morfologico in
sponda sinistra del Dezzo, il nucleo di Dezzo si sviluppa lungo il corso
d’acqua in diretta connessione con esso.
Presenta morfologia chiusa pur sviluppandosi per sequenze lineari
parallele e raggruppate.
Le strutture produttive ed i depositi localizzati sulle sponde a valle di
Dezzo risultano in contrasto con il contesto di fondovalle; da rilevare
infine una ricca presenza di insediamenti sparsi a matrice agricola
organizzati a mezza costa e in alta quota, ed afferenti ad un più vasto
sistema di alpeggio.
Morfologicamente i sistemi di crinale sono morbidi ed arrotondati e si
contrappongono nitidamente ai rilievi principali a matrice dolomitica che
costituiscono il referente prospettico maggiore.
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Paesaggio - Ambiente
6.3.6 CONCA DI CASTIONE DELLA PRESOLANA
L’unità ambientale appartiene alla fascia prealpina e rappresenta il
paesaggio della montagna più tipico per la tradizione escursionistica ed
alpinistica bergamasca.
L’ambito risulta morfologicamente definito da una complessa sequenza
di elementi, tutti di elevato valore connotativo, che passano spesso in
secondo piano in quanto dominati dalla assoluta presenza del rilievo
della Presolana nonchè esclusivo referente spaziale dell’intera
organizzazione territoriale. Il complesso sistema di creste contrafforti e
ripidi versanti del fondale settentrionale digradano su falsopiani e
terrazzi morfologici al centro dei quali è sorta la conurbazione di
Castione.
Un articolato sistema di valli e vallette afferenti al sistema idrografico
della Val Pora e della Val di Tede, contraddistingue il territorio da est
verso ovest denotando il passaggio dall’ ambiente alpino delle Orobie
bergamasche alla morfologia tipica della montagna bergamasca.
Nonostante la pesante antropizzazione, il territorio di più difficile
accesso, i versanti della Presolana e la sponda sinistra della Val Pora e
della Val di Tede, offrono paesaggi ed ambienti di rilevante interesse
naturalistico, vegetazionale e floristico, arrivando a distinguere
morfologicamente due tipi di paesaggi: a sud la media e bassa
montagna bergamasca priva della ricorrente connotazione antropica, a
nord l’ambiente alpino dei rilievi dolomitici connotato da paesaggi aridi
talvolta carsici, con grandi estensioni di macereti rupi e pareti verticali.
Da sottolineare la presenza di endemismi botanici e nicchie ecologiche
per la fauna alpina.
La struttura insediativa è rappresentata dalla conurbazione di Castione
che occupa l’intero sistema dei pianori centrali. I vecchi nuclei di
Castione, Bratto e Dorga, interessanti per l’originario sviluppo lineare e
compatto, sono stati avvolti da una avventata espansione turistica che
ha occupato tutti gli spazi
disponibili senza precisi modelli di
organizzazione funzionale, in rapporto con il contesto ambientale.
Gli sviluppi più recenti, pensati come insediamenti autonomi ed isolati, si
organizzano invece secondo logiche di sfruttamento intensivo del
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
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territorio che peraltro producono degrado visivo per il mancato
inserimento ambientale in rapporto con il contesto.
Dal punto di vista percettivo la Presolana rappresenta l’unico referente
visuale per l’intero ambito, percepibile in quasi tutti i punti. Importanti
anche i panorami verso sud per il senso di apertura spaziale sul
fondovalle, lasciando intuire le grandi distese della pianura.
La strada che sale da Castione al passo, consente infine, un progressivo
allargamento dei panorami e degli scenari ed un progressivo
avvicinamento alla Presolana.
Foto 15 Sullo sfondo il Pizzo
della Presolana
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Paesaggio - Ambiente
6.3.7 VALLE TALEGGIO
L’unità ambientale appartiene ai paesaggi delle valli, e della montagna e
delle dorsali di fascia prealpina. Coincide geograficamente con il bacino
idrografico del torrente Enna, quasi interamente chiuso verso nord ed
est da una cintura dolomitica di notevole valore paesaggistico.
Ad ovest la valle prosegue morfologicamente oltre il confine provinciale
con Como connettendosi con i versanti settentrionali del Pizzo Morterone
e del Monte Serrada.
Alla aspra morfologia ed ai versanti sommitali fortemente boscosi
connessi a pascoli e ad alpeggi di ridotta antropizzazione, corrisponde
all’interno un paesaggio caratterizzato da dossi e vallecole a morfologia
blanda con prati e prati-pascoli anche di notevole estensione, in parte
oggi abbandonati ed in corso di progressivo cespugliamento.
La bastionata dolomitica che definisce a est la Valle a partire dal Monte
Venturosa fino a collegarsi con il Monte Sornadello passando dalle
propaggini del Cancervo, è intagliata dalla profonda forra del torrente
Enna che vi forma un orrido di rilevante significato paesistico.
Il paesaggio agrario, come nelle vicine valli Imagna e Brembilla, è
caratterizzato da prati e pascoli con numerosi insediamenti sparsi sui
dossi ed i versanti meglio esposti e protetti. Nella Val Taleggio i
caratteri più propriamente montani conferiscono al paesaggio una netta
prevalenza dell’aspetto naturalistico che viene ad interessare, in alcuni
casi, anche le adiacenze più dirette degli insediamenti urbani.
Lo sviluppo insediativo della Valle è stato caratterizzato dalle vicende
storiche che hanno visto una forte influenza milanese già a partire da
Carlo Magno quando la Valle divenne feudo del suo arcivescovo.
Storicamente appaiono prevalenti i collegamenti con la Valsassina
(Morterone) mentre di minore importanza erano quelli con il territorio
bergamasco (attraverso la forcella di Bura) e ancor più ridotti quelli
attivati lungo la mulattiera da S. Giovanni Bianco fino a Cantalto e
Cantiglio.
Sotto il dominio veneto una parte della Valle (Vedeseta, Avolasio,
Lavina, Pratomagno) rimase con Milano; Venezia considerò la Valle
come separata e nominò un Vicario in Pizzino.
Sin dal XV secolo si dotò di propri statuti e potè godere di particolari
privilegi.
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
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Foto 16 La Valle Taleggio
Insieme ai nuclei sparsi, un gran numero di edifici isolati per lo più di
servizio alla agricoltura (stalle e fienili) hanno storicamente
caratterizzato il sistema insediativo di Valle, che anche in epoca più
recente si è consolidato . Le espansioni si sono tutte aggregate ai nuclei
storici originari a formare piccole conurbazioni che, di norma, si
inseriscono con strutture edilizie diffuse che garantiscono un accettabile
inserimento ambientale. Il livello di abbandono degli edifici agricoli
isolati che via via deperiscono fino al crollo, si è esteso di recente ai
nuclei di una certa importanza (Fraggio). Anche quì, come in Val
Imagna, e con frequenza minore, l’edilizia rurale è caratterizzata dall’uso
particolare della pietra, sia per le strutture murarie che per il tetto
(“piode”).
L’aspetto percettivo visuale presenta pregevoli visuali lungo i tratti di
viabilità principale, verso il fondovalle o sugli orizzonti montani: dalla
forcella di Bura verso Vedeseta (località Asturi, Peghera, Lavina), da Ola
verso Taleggio, da Taleggio verso il fondovalle. Di rilevante interesse è
inoltre l’intero tracciato viario che scorre in adiacenza al torrente Enna
nell’orrido che conduce a San Giovanni Bianco.
Il paesaggio dei corsi d’acqua è intrinsecamente di notevole valore
anche se, sotto il profilo dei rapporti visuali con il contesto, non genera
situazioni relazionali di un certo interesse, fatta eccezione per l’orrido di
S. Giovanni Bianco. Il torrente Enna, così come i suoi affluenti, proprio
per il carattere molto inciso dell’alveo, non si relaziona visivamente in
modo significativo con il paesaggio e con gli insediamenti urbani.
Tra gli elementi connotativi caratterizzanti l’ambito, sono da segnalare i
ripiani carsici in quota verso il Cancervo e sul Sornadello, che si
individuano in doline di corrosione, di crollo e di approfondimento ed in
“Karren” anche molto estesi.
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Paesaggio - Ambiente
All’interno del settore nord-est (Monte Sodadura, Bocchetta di regadur,
Aralalta, Carcervo) la L.R. 83/86 ha individuato un’area di particolare
rilevanza ambientale (Legnone, Pizzo dei Tre Signori, Gerola) legata al
sistema alpino della Valtorta, della Valsassina e della Valtellina fino al
confine del Parco delle Orobie.
Sono segnalate specie endemiche sul Monte Venturosa, Aralalta e Passo
dei Baciamorti. Il nucleo centrale della Valle è inoltre interessato da una
vasta oasi di protezione venatoria.
6.3.8 VALLE IMAGNA
L’unità ambientale appartiene al paesaggio della valle prealpina , e
coincide con il bacino idrografico dell’Imagna; è morfologicamente
definita da un grande catino con andamento longitudinale prevalente, e
delimitata da cime, crinali e passi di notevole significato paesistico.
A nord-ovest si staglia il gruppo del Resegone in parte compreso nella
vicina provincia di Lecco, di rilevante valore naturalistico e paesistico con
visuali significative di grande distanza. Dal Resegone attraverso la
Corna Camozzera, passi, selle e cime di minore rilevanza visiva, si
giunge al Monte Albenza che chiude con una piega verso est la valle. In
questo punto, dopo il nucleo della Roncola e la cima del Botto, le pendici
del Monte Castra e del contrapposto monte Ubione si uniscono nella
profonda incisione del torrente Imagna.
Risalendo verso nord il bacino è inizialmente fortemente connotato dalla
presenza del Monte Ubione che si presenta come uno degli elementi
morfologici più importanti che caratterizza, sotto l’aspetto percettivo, la
Valle sia dall’interno che dall’esterno, grazie alla particolare forma conica
che accentua l’emergenza delle incisioni del Brembo e dell’Imagna.
Il crinale prosegue con piccole cime passi e selle di rilievo meno
importanti, caratterizzate peraltro nella parte centrale, dal consistente
insediamento urbano quasi sommitale di Berbenno. Di qui il crinale
prende a risalire decisamente verso cime e passi più caratterizzati fino ai
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
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Canti e alla Costa del Pallio che si richiude con una importante testata di
valle verso il Resegone.
Foto 17 –
La Valle Imagna
All’interno di questo sistema di cime e crinali si riconosce un paesaggio
fortemente e diffusamente umanizzato, dove anche i boschi e le aree in
quota sono caratterizzate da un consistente reticolo di sentieri e
presenze edificate a testimonianza della tendenza storica a sfruttare in
senso produttivo ogni spazio possibile. Il versante ovest caratterizzato
dai pianori in quota di Roncola e Costa, e dai contrafforti boscati che si
connettono con i nuclei di fondovalle (Strozza, Capizzone, Bedulita,
Cepino e Mazzoleni di S. Omobono), degrada verso valle con una
morfologia più dolce definita da prati e pascoli modellati, raramente
sostenuti da muri di pietra di cava locale, che viceversa segnano più
marcatamente, con un fitto reticolo di rilevante importanza paesistica,
tutto il versante est e nord-est a partire da Berbenno fino a Valsecca.
Permane in tutta la Valle e fin dentro le aree urbanizzate una
penetrazione profonda del paesaggio agrario e naturale.
Il sistema insediativo è stato condizionato fin dal passato dall’ essere
una valle
appartata; ciò favorì la diffusione di piccoli nuclei compatti
situati in posizione favorevole
e dimensionati secondo criteri di
autonomia economica e con un’organizzazione su base familiare. Si
dovrà attendere il 1927 perchè tre comuni posti al centro della Valle
(Cepino, Selino, Falghera e Mazzoleni) vengano aggregati a formare un
nuovo comune con funzioni di capoluogo, S. Omobono, oggi sede della
Comunità Montana.
I nuclei risultano compromessi da grosse espansioni edilizie, favorite
dalla scomparsa del fenomeno emigratorio e dalla nuova mobilità
consentita dal reticolo stradale più recente. La via carrozzabile di
fondovalle, fino a S. Omobono, fu costruita alla metà dell’Ottocento e
soltanto nel 1959 venne realizzato il collegamento tra Locatello e
Fuipiano.
Storicamente, mentre la valle fu sottoposta con Almenno S. Salvatore,
capoluogo storico di valle e sede di pieve cristiana, corte longobarda poi
e residenza del Vicario veneto, al dominio veneto, la zona alta di
Brumano rimase sotto l’influenza del Ducato di Milano, provocando
spesso problemi a confine e insediamenti per guarnigioni, come Arnosto.
Sono assenti esempi di edilizia nobile, fatto salvo le chiese che
costituiscono emergenze visuali rilevanti: basti citare il Santuario della
Cornabusa, centro religioso di Valle, le parrocchiali fuori di Rota e
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Paesaggio - Ambiente
Fuipiano, la Chiesa di S. Pietro posta sul crinale tra la Valle Imagna e la
Valle Brembilla.
La presenza edilizia più significativa è comunque costituita dalle “Cà”,
che offrono esempio ammirevole di insediamento storico sul territorio
bergamasco perchè testimonianze di una realtà economica sociale ormai
estinta, per la tipologia dei materiali impiegati (pareti, coperture) e per
l’inserimento ambientale (a mezza costa, in ambiti agrari di versante).
Sostanzialmente il sistema insediativo si adegua all’impianto di
paesaggio, attraverso insediamenti ben individuabili sui versanti nord e
ovest sia in quota che in fondovalle separati da ampie pause di territorio
agricolo e naturalistico.
Nel fondovalle e sui versanti più idonei per morfologia e/o esposizione
all’insediamento urbano, si verifica altresì una urbanizzazione senza
soluzione di continuità, inglobando la miriade di piccoli nuclei storici
diffusi.
Il paesaggio antropizzato risulta anche compromesso da frequenti
episodi di edilizia produttiva di discutibile impatto ambientale, nell’area
di fondovalle di S. Omobono pressoché saldata con l’abitato di Locatello
e nell’area di Berbenno sviluppatasi compatta attorno al reticolo viario
verso le aree di crinale e le selle di comunicazione con la Val Brembilla.
In linea generale i percorsi in quota consentono ampie vedute sull’area e
sugli orizzonti delle Prealpi Orobiche, mentre sul fondovalle le vedute
sono condizionate dalla profondità della incisione valliva.
I principali siti di percettività si trovano sulla strada di collegamento tra
Roncola e Costa e sul tratto di accesso al valico di Valcava ove sono
consentite ampie visuali su tutto il versante nord e nord-est della valle e
sul sistema prealpino limitrofo. Alcuni tratti della strada di collegamento
tra Brumano e Fuipiano consentono visuali di lunga distanza sulla valle,
attraverso il varco tra il Monte Ubione ed il Monte Castra sottostante.
Di particolare rilevanza ambientale risulta il paesaggio legato ai corsi
d’acqua laddove scorre in profonde grotte e strette fenditure scavate
nella roccia a formare orridi inaccessibili. Inoltre i caratteri diffusi di
zona carsica, specie sul versante ovest, hanno dato origine a
numerosissime grotte di cui alcune di notevole importanza, concentrate
in particolare nel versante boscato in cui è ubicato il Santuario della
Cornabusa e verso Rota-Brumano.
Particolarità vegetazionali (endemismi botanici) sono rilevabili sul
versante occidentale che fa capo al Resegone-Monte Ocone-CornabusaValsecca.
E’ da segnalare infine che la Legge 86/83 relativa alle aree regionali
protette, ha individuato l’ambito del Resegone tra le aree di particolare
rilevanza ambientale, mentre tra gli ambiti di interesse faunistico sono
individuate l’Oasi di protezione del Resegone ed i passi protetti a silenzio
venatorio del Pertus e della Passada.
Le situazioni che ingenerano invece un impatto negativo sotto il profilo
ambientale e della percezione visiva sono legate allo sfruttamento delle
risorse minerali (cava di quarzite in Strozza sulle pendici del Monte
Castra, con consistente immissione di residui di lavaggio nell’Imagna, e
cava di quarzite abbandonata sul versante del Monte Ubione), alla
utilizzazione di ripetitori e antenne di forte impatto visivo (concentrate in
particolare sul crinale tra Costa Imagna e Valcava) ed alla presenza di
una frana di consistenti dimensioni (Pagafone di Fuipiano) che ha
stravolto il tipico ambiente fluviale del tratto terminale dell’Imagna.
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
6.3.9 VALLE BREMBILLA
L’unità ambientale appartiene ai paesaggi delle valli e della montagna di
fascia prealpina; la valle presenta andamento nord-ovest sud-est ed è
racchiusa tra le cime ed i crinali delle limitrofe Valle Imagna, Taleggio e
Brembana. Verso sud-ovest la valle si connette con la principale valle
del Brembo attraverso l’alveo profondamente inciso del torrente
Brembilla.
Il sistema dei crinali si sviluppa attraverso rilievi di quota non rilevante;
la testata di valle è coronata dalla Costa di Pralongone, e scendendo si
arriva alla forcella di Bura che costituisce il collegamento con la Valle
Taleggio. Il crinale ovest è caratterizzato da una morfologia di sistemi
rocciosi paesisticamente rilevanti, che racchiudono inoltre vaste aree di
versante con una spiccata caratteristica di naturalità. Il sistema dei
boschi, dei prati e dei pascoli, tipico del paesaggio silvo-pastorale, è in
tutto simile a quello della vicina Valle Imagna, ritmato da una serie di
vallette trasversali che danno origine a piccoli pianori prativi in quota sui
quali sono sorti gli insediamenti agricoli. Gli aspetti naturalistico e
agrario-forestale sono accentuati nella parte alta della Valle ed in
particolare verso il Cancervo.
Il sistema insediativo si è caratterizzato attraverso la conurbazione di
fondovalle che dà il nome alla Valle, sorta a cavallo del torrente
Brembilla. Il nucleo ha assunto i caratteri tipici di un’area in forte
espansione con numerosi insediamenti industriali, anche di consistente
dimensione, spesso in conflitto con i caratteri morfologici del contesto
ambientale.
Il modello insediativo originario, dato da piccoli nuclei agricoli sparsi sui
versanti ed i pianori in quota, è ancor oggi leggibile all’interno di un
paesaggio agrario tradizionale silvo-pastorale, sui versanti ovest (Gerosa
e Blello) e particolarmente su quelli orientali verso la Valle del Brembo
(Gaiazzo, Cavaglia, Cà Moroni, Catremerio S. Antonio Abbandonato).
La particolare orografia della valle verso nord-est non ha favorito lo
sviluppo di insediamenti umani, conferendo al sito uno spiccato carattere
di naturalità.
Sotto il profilo storico i tre comuni hanno caratteri diversi; mentre Blello
è una minuscola comunità storicamente collegata con la valle Imagna,
59
60
Paesaggio - Ambiente
Gerosa conserva i caratteri del borgo rurale montano: resosi autonomo
da Brembilla nel 1442, fu sempre fedele al dominio veneto. Brembilla,
il centro storico maggiore, che si mostrò invece sensibile all’influenza
viscontea, è articolato lungo la strada di fondovalle, comprendendo nel
proprio territorio diversi nuclei montani interessanti, sul versante est
come Catremerio, dall’aspetto di insediamento fortificato.
Tra le presenze isolate d’interesse paesistico sono da segnalare il
Santuario della Madonna della Foppa e la parrocchia di S. Antonio
Abbandonato.
La viabilità principale di accesso e attraversamento si sviluppa sul
fondovalle in stretta adiacenza al torrente Brembilla. La piccola
dimensione trasversale della Valle ed il ripido degradare dei versanti non
consentono ampie visuali. I punti di elevata percezione si limitano
pertanto a pochi siti: sulla strada da Brembilla verso Berbenno, e sulla
provinciale da Gerosa verso la Val Taleggio.
Da segnalare infine il pesante impatto ambientale rappresentato dalla
cava posta sul torrente Brembilla all’imbocco della valle sul Brembo.
6.3.10 VALLE BREMBANA INFERIORE: DALLA GOGGIA AL
CANTO ALTO
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
L’unità ambientale appartiene ai paesaggi della montagna e delle valli di
fascia prealpina, e spazia dalla Goggia attraverso il Monte Zucco, la
conca di Zogno, fino al territorio del Canto Alto.
Nella porzione inferiore l’unità è caratterizzata dalla presenza del fiume
Brembo compreso tra l’affluenza del Torrente Brembilla e quella dell’
Imagna. La vallata risulta fortemente incisa dai corsi d’acqua con
tracciato sinuoso. Gli insediamenti risultano collocati sui pianori in quota.
Emergono peraltro fenomeni di degrado visivo ed ambientale legati alle
infrastrutture stradali, alla regimazione delle acque, alle escavazioni ed
alle discariche, e ad insediamenti turbativi di carattere produttivo.
La morfologia particolare della zona ha fortemente condizionato
l’insediamento umano. Accanto ai tradizionali piccoli nuclei rurali sparsi
sui versanti ed i pianori (specie nel territorio di Sedrina) ancor oggi
riconoscibili, si sono andate consolidando due realtà urbane di fondovalle
giustapposte ai lati del Brembo e sopra le rocce strapiombanti sull’alveo,
che hanno conosciuto una consistente espansione negli ultimi anni
(Ubiale, Sedrina, Botta di Sedrina).
Sedrina conserva, anche nella sua parte più recente, il carattere di
borgo lineare lungo una strada di transito. Sulla sponda opposta del
Brembo l’ammasso edilizio informe di Ubiale ha cancellato il carattere di
insediamento a piccoli nuclei sparsi.
Botta e Clanezzo formano invece due nuclei staccati: il primo non ha un
proprio carattere distintivo, mentre al secondo conferisce una fisionomia
particolare la presenza del castello medioevale sorto a dominare la
confluenza del torrente Imagna nel Brembo e trasformato nel ‘500 in
dimora signorile.
Le connotazioni tradizionali di questo tratto del fiume sono andate
disperdendosi specie a causa dell’intervento infrastrutturale della Statale
Brembana che ha cancellato irrimediabilmente l’immagine dei
caratteristici “ponti di Sedrina”.
Anche l’edificazione residenziale e
produttiva, sull’orlo della scarpata fluviale, contribuisce a rendere
sempre più problematica la conservazione dell’ambiente originario del
Brembo, che costituisce elemento di estremo interesse sotto il profilo
morfologico e paesistico.
Le situazioni che sono fonte di principale impatto negativo sotto il profilo
paesistico ed ambientale, sono legate agli ambiti delle cave di pietra di
Sedrina sul versante zognese e della cava sul torrente Brembilla che ha
squarciato le pendici meridionali del Monte Ubiale e sta approssimandosi
al crinale del versante verso Ubiale con il grave rischio di
compromissione anche di quell’ambito.
Altro aspetto negativo è
costituito
dai
viadotti
nell’alveo
del
fiume
e
dall’impatto
dell’insediamento estrattivo e di produzione di calce a valle di Sedrina.
Le valenze naturalistiche sono riassunte dai versanti boscati in
prevalenza a latifoglie con interposte aree prative e pianori a prato
pascolo, interessanti sotto il profilo paesistico, sul versante occidentale
della zona.
Proseguendo verso nord la vallata del Brembo procede con una grande
ansa da nord-est verso ovest; è caratterizzata dal nucleo principale di
Zogno attorno al quale la vallata si apre a prati -pascoli e pianori sui
versanti con terrazzamenti, dilatandosi alle pendici del Castello, della
Corna Bianca e del Canto Alto.
Consistenti energie di rilievo (Monte Zucco, Pizzo di Spino, Monte
Castello, Corna Bianca, Canto Alto) ne determinano i versanti, ricchi di
vegetazione in prevalenza latifoglie e castagno, di vallette e di corsi
d’acqua. Il paesaggio è caratterizzato da un fitto tessuto di prati, pratipascoli, boschi con borghi isolati di pregio, case sparse, percorsi e
manufatti.
Fenomeni di degrado, lungo il Brembo, sono dovuti all’edificazione
recente, alle infrastrutture stradali e di regimazione delle acque, alle
cave ed alle discariche.
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Foto 18 Valle Brembana
inferiore: veduta
su San Pellegrino
Paesaggio - Ambiente
La struttura insediativa è data da un nucleo principale, Zogno, del quale
sono ancora riconoscibili i caratteri originari; il paesaggio è poi ben
intessuto da una serie di borghi isolati di pregio e da case sparse. Il
vecchio nucleo di Zogno, sulla destra del Brembo, è andato formandosi
attorno al Castello che sorgeva dov’è ora la parrocchiale settecentesca.
Dal sec. XV qui aveva sede il Vicario veneto della valle Brembana
Inferiore.
Dopo l’apertura della Priula, alla fine del Cinquecento,
l’abitato si va allungando lungo la via di transito della valle.
Altri assetti vennero provocati dall’apertura nel 1905 della ferrovia della
Valle Brembana e dall’inizio dell’attività, nel 1907, della Manifattura Valle
Brembana.
Diversi nuclei antichi abbastanza consistenti, posti su
terrazzamenti nella conca alla sinistra del fiume, sotto il Canto Alto,
sono stati comuni autonomi fino al 1928 (Endenna, Grumello Dè Zanchi,
Somendenna, Stabello, Poscante, Spino al Brembo).
La Valle del Brembo prosegue in direzione nord, fino alla Goggia.
Grosse energie di rilievo ne segnano i versanti (il Venturosa, il Cancervo,
il Sornadello, il Cerro, lo Zucco, il Vaccaregio, il Camozzera, il Pizzo
Spino) con un fitta vegetazione a prevalenza resinose e faggi.
La vallata in corrispondenza dei nuclei abitati principali, si presenta
angusta, e si apre a quote più elevate con terrazzamenti e altipiani a
prati e pascoli e con un sistema articolato di borghi isolati di notevole
valenza e di case sparse, di percorsi e di manufatti.
Attorno al corso principale del Brembo ed ai suoi affluenti principali
(Parina, Enna, Ambria), si organizza un fitto reticolo di vallette e di corsi
d’acqua, che caratterizzano il paesaggio circostante oltre ad un tessuto
costruito storico significativo. Di notevole valenza il rapporto costruito
fra l’abitato di San Giovanni e di San Pellegrino, con il fiume.
Le mutazioni negli insediamenti in questa zona della valle Brembana tra
il Monte Zucco e la stretta della Goggia sono state determinate in modo
particolarmente evidente dal variare delle linee di traffico.
I nuclei di mezza costa (tra
i quali conserva eminenti
valori ambientali e storico
artistici il Cornello) sono in
parte sostituiti da altri di
fondovalle,
dopo
la
costruzione della strada
Priula
alla
fine
del
Cinquecento.
L’apertura
della ferrovia della valle
Brembana
nel
1906
contribuisce efficacemente
all’affermarsi
di
San
Pellegrino come centro di
cura, con la costruzione
lungo il fiume di una nuova
città termale; così come San Giovanni Bianco può affermarsi come
centro industriale con la Cartiera Cima. Specialmente nel territorio di
San Giovanni Bianco i numerosi nuclei montani staccati conservano
caratteristiche ambientali interessanti. Fino al 1928 alcuni di questi
nuclei (Fuipiano, al Brembo, S, Gallo, S. Pietro d’Orzio) formano comuni
autonomi.
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
6.3.11 VALLE SERINA
L’unità ambientale appartiene al paesaggio delle valli prealpine. Ad est
della Valle del Brembo si apre la Val Serina che, nel suo tratto inferiore,
presenta caratteri di amenità e naturalità interessanti. Percorsa dal
torrente Ambria, la vallata è coronata a nord da duomi e pareti rocciose
del gruppo dell’Alben, e si apre con poggi e altipiani degradanti, ricchi di
prati, prati-pascoli, boschi ed una fitta vegetazione sui versanti a
prevalenza latifoglie e faggi.
Presenta inoltre aree di interesse geomorfologico (orrido di Bracca),
speleologico e idrogeologico (Ambria, Frerola).
Nel tratto superiore l’unità è connotata dalla profonda incisione fluviale
del torrente Serina e da un sistema di versanti articolati. Il versante
orientale, in particolare, è a morfologia regolare ed è organizzato sulla
presenza delle creste rocciose del monte Alben; all’opposto, il versante
occidentale ha una morfologia più complessa con valli secondarie ed una
connotazione più dirupata ed accidentata. L’unità comprende il sistema
di testata, la Valle del Budrio che si configura per una morfologia più
arrotondata, versanti regolari e discreti piani di fondovalle.
L’elevato tasso di antropizzazione è un fattore limitante alla
conservazione degli specifici valori naturalistici. Attualmente sono
riferibili ai sistemi boscati dei versanti ed alle creste sommitali del
versante orientale. Di notevole interesse risulta l’intero ambito fluviale
del torrente Serina, anch’esso di non facile accessibilità.
Sui versanti si sono insediati borghi isolati e case sparse, in posizione
elevata rispetto al fondovalle. Nel 1927 questi nuclei vengono riuniti a
formare un unico comune, per poi in parte separarsi nel 1948. Nella
plaga, articolata in dieci parrocchie, vi sono notevoli esempi di chiese
(come la quattrocentesca parrocchiale di Pagliaro), cascinali e santuari
63
64
Paesaggio - Ambiente
(come quello del Perello, isolato in gola di montagna) di notevole pregio,
che segnano profondamente il paesaggio, e lasciano intravedere i
caratteri dominanti di un passato anche segnato dal passaggio di “vie
cavalcatorie” dirette verso l’importante centro di Serina e da lì verso
Dossena, il Cornello,
fino ad Averara ed oltre, lungo una “Via
Mercatorum” ad oggi ipotizzata in diversi tratti anche grazie alla
permanenza di un tessuto storico ricco ed articolato.
La struttura insediativa organizzata è rappresentata dall’insediamento di
Serina che occupa quasi interamente il terrazzo morfologico del versante
orientale.
Foto 19 Valle Serina:
l’abitato di
Costa Serina
Gli sviluppi recenti hanno dilatato oltre misura l’originario impianto
lineare dell’insediamento: appare infatti eliminato il pregevole rapporto
fra strutture rurali ed aree pianeggianti di contesto; si evidenzia inoltre
la tendenza ad occupare le porzioni inferiori del versante dell’Alben,
alterando così il fronte a valle dei sistemi boscati e snaturando il
rapporto tra praterie e macchie alberate.
L’insediamento di Serina riveste un notevole valore storico-culturale per
la cultura del luogo, essendo un centro di antica origine. Si pensi che fin
dall’Epoca Medioevale era un fiorente centro di passaggio per i viandanti
che transitavano dalla valle Seriana verso i mercati d’oltralpe, non
potendo superare la barriera fisica della gola di Sedrina, a dorso di mulo
e lungo antichissimi tracciati oggi riconosciuti dalla bibliografia più
recente, come appartenenti alla “Via Mercatorum”.
Nel corso del XV secolo assurse a ruolo prestigioso di sede della Vicaria
di Valle Brembana, e attraversò un fiorente sviluppo economico, politico
e sociale che ancor oggi è ben documentato attraverso un impianto
urbanistico ed architettonico di palazzi signorili che rivelano il prestigioso
passato.
Decaduta
l’importanza del centro politico amministrativo per la
costruzione della strada voluta da Alvise Priuli dopo il XVI secolo, Serina
rimane un centro urbano svuotato dagli impulsi vitali che l’avevano
contraddistinto, nonchè borgo di contadini e pastori.
Sul versante occidentale risultano occupati i terrazzi morfologici che
fanno capo all’abitato di Lepreno, centro di antiche origini essendo stato
centro religioso in epoca medioevale, oggi di elevato interesse storico
per la compattezza d’impianto e l’omogeneità tipologica.
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
La testata di Valle risulta infine interessata da una presenza diffusa di
insediamenti a matrice agricola.
La corona settentrionale dei rilievi fa capo al complesso dell’Alben,
costituito complessivamente da banchi dolomitici che poggiano su
formazioni calcaree più tenere con il conseguente tipico contrasto tra
linee verticali del paesaggio dolomitico e contorni più morbidi ed
arrotondati degli ambiti calcareo - scistosi.
Morfologicamente l’ambito è connotato da un sistema di pianori a
pascolo che digradano da nord verso sud, e a sud da un interessante
sistema di scarpate e pareti rocciose che prospettano sull’abitato di
Cornalba. I versanti meridionali risultano poi incisi da un sistema di valli
secondarie aperte sulla pianura.
Se la conca dolomitica risulta interessata da un sistema di strutture e
percorsi connessi al comprensorio d’alpeggio, da tempo utilizzato dagli
abitanti della Val Serina, la porzione occidentale del versante
meridionale è occupata da un’articolata struttura insediativa organizzata
sul nucleo di Cornalba e vede la presenza delle frazioni di Ola-PassoniFrerola-Bagnella e Rosolo che ancora presentano interessanti caratteri
architettonici e di impianto legati al contesto rurale, oltre che uno
sviluppo lineare lungo una rete di percorsi storicamente connessi alla
“Via Mercatorum”.
L’intero ambito presenta valori di rilevante interesse naturalistico, sia
per la presenza dei rilievi e del terrazzo morfologico aperto sulla
pianura, che per la varietà di associazioni vegetali e floristiche tipiche
della fascia calcarea. Molte di queste presenze rappresentano preziosi
endemismi di valore scientifico.
Anche la porzione di territorio più antropizzata nella parte occidentale,
offre un’alternanza di praterie e macchie boscate di notevole
suggestione paesistica.
Più in generale si può affermare che l sistemi dei pascoli e delle rupi,
costituiscono un ecosistema chiuso in sostanziali condizioni di equilibrio
e con caratteri tipici dell’ambiente d’alta quota, all’interno della fascia
inferiore delle Orobie.
Complessivamente l’unità è organizzata su visuali di grande respiro
(lungo la strada che sale al Colle di Valpiana) e su prospettive più
ravvicinate lungo l’incisione fluviale; nelle sue parti più elevate, grandi
aperture prospettiche, specie dai percorsi in cresta, sulle colline e sulla
pianura.
Gli ambiti a pascolo, chiusi su tre lati ed aperti a sud, offrono
interessanti prospettive aperte sulla pianura.
6.3.12 VAL PARINA
65
66
Paesaggio - Ambiente
L’unità ambientale appartiene al paesaggio montano di fascia prealpina,
ed è definito geograficamente dall’ambito della Val Parina.
L’unità è connotata dalla profonda incisione fluviale del torrente Parina
che scorre con morfologia a canjon e con regime torrentizio; il sistema
di valle è connotato invece da versanti acclivi interrotti da terrazzi
intermedi molto dirupati e con creste intermedie.
In ogni caso risulta fondamentale elemento connotante l’asprezza dei
luoghi, l’aspetto selvaggio e remoto di un paesaggio fatto di incisioni,
rupi e boschi.
La difficile accessibilità dei luoghi ha reso possibile la permanenza di
ecosistemi con elevati livelli di naturalità, vale a dire una grande
quantità di presenze vegetazionali tipiche degli ambiti rocciosi e dei
macereti, con endemismi di grandissimo significato e valore scientifico.
I vasti complessi boschivi sono stati però per secoli terreno di
sfruttamento da parte dei carbonai, e solo in epoche recenti, con
l’abbandono della pratica produttiva, la copertura arborea sta
lentamente riprendendo le connotazioni di bosco d’alto fusto, per
l’acclività dei luoghi e la tendenziale aridità del suolo. Inoltre all’interno
del sistema di valle permangono valori documentari relativi a tratti di
percorsi, terrapieni con muri a secco, spazi per la carbonizzazione con i
tipici muri in pietra a semicerchio, ricoveri provvisori, ecc. storicamente
funzionali all’attività produttiva.
Anche i versanti boscati dell’Alben rappresentano una rilevante presenza
naturalistica, arricchita da radure, ma allo stato attuale messa in crisi
dalla valorizzazione turistica che ha favorito la formazione di
infrastrutture carrabili, sciistiche e ricettive-residenziali realizzate senza
attenzione per il contesto inducendo così fattori di degrado di dimensioni
più vaste rispetto alle strutture.
Di notevole interesse le presenze faunistiche.
Lo sbocco della Val Parina nella Valle del Brembo, è connotato da sistemi
di rupi che rinserrano il torrente, e dalle analoghe formazioni presenti
sulla sponda opposta del Brembo, “la Goggia”, che hanno da sempre
segnato il confine fra la media e l’alta Valle Brembana. Infatti queste
emergenze geomorfologiche complesse segnano da sempre il confine
fisico, ma anche culturale e storicamente politico-amministrativo (fino a
questo limite giungeva infatti il confine della “Quadra di Valle Brembana
Superiore” dal XIV secolo fino al XVIII secolo) tra la media Valle e la
Valle terminale.
La struttura insediativa è organizzata sui nuclei di Valpiana-S.
Bartolomeo-Zambla Bassa e Alta e Zorzone, che costituiscono il comune
amministrativo di Oltre il Colle. Alcuni di questi, originariamente
organizzati come strutture di appoggio ai sistemi d’alpeggio del Menna,
presentano ancora tracce di tipologie tradizionali, seppure sommerse da
un’espansione recente che ha stravolto l’antica organizzazione impostata
su una sequenza di piccoli insediamenti distribuiti lungo la ripida
mulattiera che risaliva il fondovalle.
Sostanzialmente lo sviluppo edilizio rappresenta il segno tangibile di un
rilevante sviluppo turistico fuori scala, dapprima prevalentemente estivo,
e allo stato attuale con rilevanti presenze invernali connesse agli
impianti sciistici della Conca dell’Alben.
Le valenze estetico visuali, sono relative ad una lettura visuale
dell’ambito dall’esterno del sistema, e sono connotate dalla forte
acclività dei versanti e dalla generale sensazione di luogo selvaggio.
All’interno le visuali sono articolate su prospettive ravvicinate e
complesse. Il referente principale è la mole dell’Arera, ed il grande solco
della Val Vedra che divide quest’ultimo dal Menna.
Di grande valore panoramico risulta la strada che sale verso Zambla
Alta.
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
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Foto 20 Il torrente Parina
6.3.13 VAL SECCA E VAL VEDRA
L’unità ambientale appartiene alla fascia prealpina per i paesaggi
montani e delle dorsali della Val Secca, della Val Vedra e della Valle
Nossana, ed alla fascia alpina delle energie di rilievo caratterizzata da un
complesso sistema continuo di creste a diversa morfologia: il sistema di
testata a componente geologica cristallina, delimitato dal Corno
Branchino, presenta versanti regolari e compatti che configurano una
sequenza di anfiteatri culminanti nel Monte delle Galline, mentre il
68
Paesaggio - Ambiente
sistema di versante è a morfologia calcarea, più complesso e
notevolmente accidentato e inciso con sistemi di creste articolate su una
sequenza che, senza soluzione di continuità, tocca i monti: Valbona,
Menna, Vetro; culmina nel massiccio dell’Arera e prosegue verso est con
la cima di Leten ed il monte Secco, generando poi versanti triangolari
pensili rispetto al versante principale della valle del Serio.
Il paesaggio montano della Val Secca risulta di notevole ampiezza ed è
organizzato su una morfologia sostanzialmente lineare. I versanti
offrono complessivamente valenze di elevata connotazione naturalistica
e di rilevante integrità ecologica, laddove non interessati da un
eccessivo carico antropico. Infatti la difficile accessibilità ha favorito la
conservazione di importanti specie faunistiche ed una copertura boscata
continua fino alla quota massima del bosco.
In prossimità del corso d’acqua e del versante sud spiccano fenomeni
geologici particolari che danno vita a caverne e cavità di elevato valore
naturalistico, soprattutto perchè hanno sviluppato micro-ambienti
particolarmente interessanti dal punto di vista scientifico.
La struttura insediativa è caratterizzata da nuclei disposti su pianori
lungo la strada d’accesso, e dall’abitato di Roncobello che si sviluppa in
senso lineare lungo il corso del torrente, contornato da nuclei sparsi. In
entrambi i casi, agli insediamenti antichi, si è sovrapposta recentemente
una edificazione legata al turismo, non sempre rapportata correttamente
con il contesto storico ambientale.
L’unità prosegue verso sud-ovest allungandosi con un sistema di
altopiani e versanti in quota che fanno riferimento alla cresta che
congiunge la cima di Menna al monte Ortighera. La cresta peraltro
separa due paesaggi fondamentali: i versanti montani che digradano
verso la Val Brembana connotati a bosco e privi sia di strutture
insediative che di evidenti processi di antropizzazione, ed i falsopiani ed i
versanti più alpini a sud della cresta, connotati a praterie d’alta quota,
che costituiscono un unico comprensorio d’alpeggio da secoli utilizzato
dagli abitanti della Val Serina.
L’ambito offre ampi panorami aperti prevalentemente sulla porzione
centrale della Valle Brembana.
Foto 21 –
La Val Vedra nei pressi
dell’abitato di
Premolo
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
Il sistema di cresta altresì costituisce elemento di scenario per vasti
ambiti della media Val Brembana e risultano chiaramente riconoscibili da
grandi distanze in diversi periodi dell’anno in funzione del precoce
innevamento o del disgelo tardivo, costituendo importante punto di
riferimento per la pianura bergamasca.
Dal versante orientale discende il sistema orografico della Val Vedra
caratterizzato da una valle molto incisa chiusa tra le emergenze rocciose
del sistema di creste dominate dalla cima di Menna ad ovest, e dal
massiccio dell’Arera ad est.
La testata della Valle nella parte superiore
forma un’ampia conca occupata da praterie d’alta quota organizzate in
un sistema d’alpeggio utilizzato solo in maniera parziale.
La valle poi prosegue con interessanti paesaggi fluviali caratterizzati da
un corso d’acqua che scorre con regime torrentizio ed incassato,
lasciando però spazio a piccole piane suggestive.
La potente dorsale che scende dall’Arera, costituisce uno dei principali
segni morfologici del comprensorio. La struttura insediativa è limitata a
modeste presenze agricole distribuite sul fondovalle a mezza costa.
Il versante meridionale del massiccio dell’Arera è occupato da vallette
secondarie, terrazzi morfologici e comunque da forme più morbide e
modellate, in netto contrasto con le caratterizzazioni impervie delle
composizioni dolomitiche, ed interessate da un articolato sistema di
baite in corrispondenza delle praterie; in epoca recente alla base
dell’Arera sono state impiantate strutture moderne connesse agli
impianti di risalita ed a strutture sciistiche.
Dalla sequenza dolomitica principale si staccano le dorsali che solcano i
pianori e le vallette trasversali facendo capo alla cima di Grem ed alla
Costa Bruciata.
I sistemi orografici che si sviluppano in questa parte del territorio sono
relativi: alla Valle Nossana caratterizzata da un corso torrentizio
impetuoso e ricco d’acqua, ed alla profonda incisione della Valle
Fontanone che, nel suo tratto di sbocco
sul conoide di Parre,
rappresenta importante elemento per i panorami di fondovalle del
Serio, sia per quanto riguarda il costone roccioso che la piana
medesima.
Complessivamente l’intero sistema offre un impianto molto omogeneo
ordinato su precise sequenze altitudinali e buoni livelli di naturalità. I
versanti presentano una notevole ricchezza vegetazionale, floristica e
faunistica. I sistemi a morfologia rupestre presentano vasti macereti,
praterie d’alta quota che si spingono fino ai piedi delle rupi dolomitiche
del sistema sommitale, ed endemismi di grande interesse dal punto di
vista scientifico.
Le valenze estetico-visuali si risolvono in lunghe visuali percepibili da
percorsi a mezza costa, e con visuali più accorciate dal fondovalle.
69
70
Paesaggio - Ambiente
6.3.14 VAL DEL RISO E VAL VERTOVA
L’unità ambientale di paesaggio appartiene al paesaggio della montagna
e delle dorsali di fascia prealpina.
Risulta caratterizzato dai due bacini idrografici della valle del torrente
Riso e della valle del torrente Vertova. Entrambe le valli presentano
caratteri morfologici simili: gli elementi di maggiore connotazione sono i
corsi d’acqua principali ed affluenti che scorrono incassati ed a regime
torrentizio generando salti d’acqua e morfologie spettacolari; del resto
questo mette ulteriormente in risalto la morfologia tormentata dei
versanti che si organizzano su una serie di crinali trasversali al corso
d’acqua assumendo il ruolo di rilievi.
Il versante settentrionali della Valle del Riso presenta però una
morfologia più lineare organizzata su grandi declivi che digradano dal
crinale fino al fondovalle.
La Valle del Riso costituisce il principale sistema di collegamento fra la
media Val Seriana e la media Val Brembana, e ciò ha rappresentato fin
dal passato un importante fattore antropico connesso allo sfruttamento
dei vasti comprensori d’alpeggio dall’Arera al Grem, ed anche
all’esistenza di discreti giacimenti di minerali di zinco e piombo.
La Val Vertova altresì, vista la difficoltosa accessibilità e l’articolata
struttura orografica, non accoglie strutture insediative organizzate, e
nella porzione che si salda con il fondovalle Seriano sono riscontrabili
strutture a matrice rurale che si spingono fino agli altopiani in quota.
Nonostante la natura accidentata del territorio, il sistema insediativo si
presenta complesso: una serie di strutture insediative si sono sviluppate
a mezza costa, soprattutto lungo la direttrice che collega Ponte Nossa
con il colle di Zambla; più a valle l’industrializzazione ha provocato la
rapida espansione del centro di Gorno che ha assunto pertanto una
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
71
Foto 22 La Val del Riso
nei pressi dell’abitato
di Gorno
morfologia assimilabile ai centri della media val Seriana occupando i
versanti. L’attività estrattiva infine ha contribuito a deturpare la
morfologia del versante nord, con la presenza, oggi, di accumuli di
materiale di scarto, accessi di gallerie, piazzali in disuso, il tutto
sovrapposto all’originaria partitura agricola.
La realizzazione in tempi recenti della strada carrozzabile ha del resto
innescato processi di sviluppo turistico che spesso hanno alterato
l’originario rapporto dialettico tra contesto ed impianto architettonico.
La complessità morfologica è stata presupposto ideale per una ricca
varietà di ambienti ed ecosistemi: praterie d’alta quota nelle porzioni
superiori del versante settentrionale, sistemi di creste con buona
copertura arborea continua ed organizzata secondo le fasce altitudinali,
nicchie ecologiche di estremo interesse ed integrità, soprattutto lungo il
torrente Vertova.
I sistemi idraulici presentano livelli di integrità e/o modificazioni
antropiche ridotte; buona parte dell’unità infatti, rappresenta un
comprensorio di rilevante valore scientifico dal punto di vista
paleontologico stratigrafico.
72
Paesaggio - Ambiente
6.3.15 VAL SAN MARTINO
L’unità ambientale appartiene al paesaggio delle colline pedemontane, e
risulta caratterizzato dagli ambiti che gravitano attorno a Caprino,
Pontida, agli Almenno ed a Brembate Sopra.
Geograficamente è delimitatat a nord nord-ovest
dal versante
dell’Albenza, a sud dal crinale del Monte Canto, ad est dal corso del
fiume Brembo ed a ovest dal confine amministrativo di Provincia.
A occidente il versante dell’Albenza discende verso la valle del torrente
Sonna ed è caratterizzato dalla presenza di crinali e dal pianoro di
origine lacustre-glaciale di S. Antonio. Le pendici del versante sono
boscate con prevalenza di essenze di castagno a nord e di latifoglie a
sud; ad est ed intorno alla conca di S.Antonio sono presenti spazi
agricoli sede di specie legnose agrarie e di spazi a seminativi situati nella
conca medesima. Il sistema insediativo è riassunto dalla presenza di
Caprino, che storicamente ha rappresentato il capoluogo della Valle San
Martino; il centro storico a sviluppo lineare, è situato parallelo al corso
del torrente in posizione dominante, con caratteri di buona
conservazione, elevate connotazioni architettoniche, dovute al ruolo
politico economico religioso svolto in passato dal comune; nonchè
dall’impiego del materiale locale di costruzione di carattere morenico:
tale materiale è infatti costituito dai graniti e scisti di origine alpina
trasportati in sito dagli antichi ghiacciai. La conca di Celana,
caratterizzata da antichi edifici e frazioni rustiche sparse, ben conservate
e integrate in un paesaggio verde di raffinate connotazioni, costituisce
un altro elemento di primario valore connotativo dei luoghi.
L’unità, al centro, è poi identificata morfologicamente da una breve valle
aperta su un lato, con insediamenti di tipo lineare, collocati nel
fondovalle. I versanti si presentano con andamento prevalente nord-sud
ed articolati lungo il crinale da duomi e pareti rocciose. Il sistema
collinare naturalisticamente è caratterizzato da frange boscate in
prevalenza latifoglie, con interposte aree aperte delle legnose agrarie di
collina; lo spazio aperto di fondovalle è interessato da attività agricole, a
seminativo. Lungo il versante dell’Albenza e prevalentemente nell’area
interposta tra le cave, si presentano spazi aperti a matrice naturale con
notevoli affioramenti litoidi.
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
L’abitato di Palazzago costituisce unità a se stante e partecipe del
contesto vallivo verso Almenno S.Bartolomeo. Esso è un comune
articolato in numerose frazioni, sparse nella valletta del torrente
Borgogna e sul rilievo che separa il nucleo capoluogo dalla valle
principale, ove sono notevoli alcune chiese, ville e cascine.
Palazzago si è staccata da Pontida come parrocchia nel 1343, a mostrare
la relativa autonomia che storicamente godevano le singole comunità. È
significativo notare che le frazioni di Burligo e di Gromlongo sono ancora
oggi parrocchie.
Infine, l’ambito che raccorda la pianura del Brembo ed il crinale
meridionale dell’Albenza in prossimità della confluenza del torrente
Imagna e dell’alveo asciutto del torrente Tornago, è costituito dal
territorio dei due Almenno.
Le propaggini meridionali del Monte Castra verso il terrazzo fluviale del
Brembo accolgono l’insediamento esteso ma compatto di Almenno
S.Salvatore, e sono caratterizzate da versanti digradanti verso sud e da
due collinette giustapposte verso il torrente Imagna.
Almenno S. Bartolomeo si insedia da un lato sul crinale del sistema
collinare posto a sud della valle del Tornago e dall’altro con una serie di
piccoli
insediamenti
sparsi
sorti
lungo
la
strada
secante
longitudinalmente il versante meridionale della Cima Rocchetto, dove
una serie di vallecole con andamento nord-sud connotano
particolarmente il paesaggio.
Ai seminativi prevalenti sulla fascia della pianura meridionale, si
associano, attorno ai nuclei principali, vigneti anche di recente
reimpianto, mentre sul versante montano, prevalgono i caratteri di una
agricoltura silvo-pastorale con i boschi di versante sommitale e quelli
legati all’ambiente di fondovalle, intercalati da parti e seminativi
storicamente connessi con gli insediamenti sparsi, sorti sui piccoli rilievi
e pianori di versante.
Almenno S.Salvatore, capoluogo storico della Valle Imagna, sorto presso
una strada romana, fu sede di Pieve cristiana, centro di corte longobarda
e residenza del Vicario Veneto. Questa particolare funzione storica ha
fatto sì che il suo sistema insediativo si sviluppasse in un centro storico
di una certa importanza ed in una serie di monumenti isolati che
tutt’oggi permangono a caratterizzare il territorio.
La lettura del territorio mette in evidenza attorno a questo nucleo
originario, la consistente recente conurbazione di Almenno S.Salvatore,
che ha occupato l’intera piana del terrazzo fluviale corrente tra il nucleo
storico originario e l’orlo del terrazzo fluviale fino a saldarsi verso ovest
con il nucleo principale di Almenno S.Bartolomeo.
Quest’ultimo si è aggregato per successive addizioni attorno ai vecchi
tracciati viari di collegamento con Brembate Sopra saldando, senza
soluzione di continuità, i vari nuclei originari.
Brembate Sopra è in posizione dominante sulla destra del fiume; sorge e
si sviluppa per la maggior mantenendo un certo rapporto di relazione
con la presenza del fiume.
Verso l’Albenza il sistema insediativo fortemente condizionato
dall’orografia dei siti, si è viceversa sviluppato con piccole addizioni ai
nuclei sparsi originari.
A cavallo della strada provinciale di collegamento tra la Briantea e la
viabilità principale delle Valli Imagna e Brembana, permangono ancora
consistenti fasce agricole di rilevante importanza ai fini della percezione
del paesaggio.
L’ambito delimitato dalla collina della Longa ad ovest di Almenno
S.Bartolomeo, è interessato per una porzione assai vasta,
dall’insediamento del Golf dell’Albenza che ha trasformato l’originario
paesaggio agrario.
La particolare articolazione morfologica dei siti conferisce ad ogni
tracciato elevati valori percettivi.
73
74
Paesaggio - Ambiente
Di particolare importanza le visuali della Strada Provinciale n. 175 sul
sistema montano e collinare di imbocco delle Valli Imagna e Brembana e
sull’Albenza che si erge sulla pianura per oltre 700 metri.
Di analoga rilevanza le visuali su tutto il territorio di Bergamo e della
Piana del Brembo percepibili dalla strada provinciale n. 172 collegante i
due Almenno con Roncola.
L’ambito comprende inoltre, come già accennato, il corso dei torrenti
Imagna Tornago e Brembo; l’Imagna è compreso per un piccolo tratto
verso la confluenza con il Brembo e scorre incassato in una stretta e
profonda gola scavalcata in quota dal ponte di Clanezzo.
Il torrente Tornago, prevalentemente asciutto, si sviluppa con una serie
di anse fittamente boscate a dividere la collina della Longa dal versante
dell’Albenza.
Il Brembo si sviluppa per circa quattro chilometri in un ampio alveo
delimitato dalle due scarpate fluviali interessate nel tratto iniziale anche
dall’insediamento urbano e caratterizzato verso sud da tratti coltivati e
boscati, di notevole valore percettivo in parte residuati da cave
abbandonate.
Una grande cava di materiale arido a confine con il Comune di Brembate
interessa la scarpata fluviale ed il paleoalveo per un tratto consistente.
L’unità risulta delimitata a sud dal rilievo di tipo collinare del Canto.
L’ambito collinare è affacciato alla pianura e ne costituisce elemento di
fondamentale emergenza visiva; è apparentemente di forma semplice,
ma in realtà possiede elementi morfologici assai variati: speroni, conche,
vallette interne, profili di cresta.
Il Canto anticipa il sistema prealpino della zona rappresentato dalla
catena dell’Albenza. Appartiene a diversi comuni, ma costituisce
un’entità con caratteri unitari di grande interesse, primo fra tutti è la sua
sostanziale integrità ambientale, soprattutto nel versante nord.
Questa integrità però, si accompagna al completo sfacelo della sua
frazione più caratteristica, il Canto, ubicata lungo l’antico percorso che
univa l’abbazia di Pontida con quella di Fontanella al Monte. Questi due
insediamenti sono storicamente la presenza più incisiva nel sistema del
Canto e costituiscono tuttora due emergenze monumentali di estremo
interesse.
Le testimonianze di una storia plurisecolare legata agli insediamenti
monastici spiegano del resto, l’attuale sopravvissuta denominazione di
“Monte dei Frati”.
Nelle propaggini orientali due chiese si presentano come fulcri paesistici:
la parrocchiale di Mapello e il Santuario della Madonna del castello in
comune di Ambivere, dov’è notevole anche per compattezza e grado di
conservazione il piccolo nucleo di Genestaro.
In sintesi dal territorio emergono alcuni caratteri connotativi particolari
propri della struttura del paesaggio. Il versante meridionale dell’Albenza
è infatti una tra le aree più conosciute sotto il profilo geologico sia per la
particolare struttura (piega a ginocchio del Monte Linzone) che per i
ritrovamenti paleontologici. Specie nel tratto più meridionale, verso
Palazzago e Caprino, affiora in continuità una serie litologica completa
studiata a più riprese e pubblicata in varie opere scientifiche anche a
livello internazionale. Si segnalano inoltre alcune particolarità
morfologiche, quali: i pianalti ferrettizzati di raccordo con il solco vallivo
del Brembo sui quali è impostata Almenno S.Salvatore, la scarpata del
Brembo, l’incisione del torrente Tornago e il sistema storico ambientale
del versante settentrionale del Canto.
Sotto il profilo monumentale e paesistico si sottolineano gli edifici ed i
manufatti esterni ai perimetri dei centri storici di particolare valore quali
il tempietto di S.Tomè, la chiesa di S.Giorgio e la Madonna del Castello.
I principali fenomeni negativi sotto il profilo ambientale e percettivo
sono stati individuati: nelle quattro cave, di impatto visivo rilevante,
ubicate due in diretta adiacenza all’alveo del fiume Brembo, una sulle
pendici dell’Albenza (a cavallo del confine con il Comune di Palazzago) e
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
l’altra in confine con il Comune di Strozza che interessa il crinale ed il
versante nord del Monte Castra; nelle antenne televisive e per le
telecomunicazioni ubicate in prevalenza sul confine tra Almenno
S.Bartolomeo e Roncola sulla sommità del pianoro di Roncola che creano
una pesante e incontrollata intrusione visiva.
6.3.16 COLLI DI BERGAMO
L’unità ambientale comprende il vasto territorio collinare che fa da
sfondo all’area urbana di Bergamo, ed è compreso del territorio del
Parco, istituito nel 1977 con L.R. n. 36 del 18.8.1977, che comprende la
superifcie di dieci comuni (Almè, Bergamo, Mozzo, Paladina,
Ponteranica, Ranica, Sorisole, Torre Boldone, Valbrembo, Villa d’Almè)
per una estensione complessiva di circa 5.000 ettari.
Nell’area
propriamente a parco non rientra tuttavia l’intero territorio comunale,
rimanendovi esclusa generalmente la parte urbanizzata; vi risulta
inserito però il centro storico di Bergamo Alta.
Il sistema dei colli vero e proprio contiene la Città Alta, e si estende dal
versante meridionale del Canto Alto, alla cima dello stesso fino a
Bruntino e alla Val di Giongo da un lato e alla Maresana dall’altro;
questa seconda porzione, più ampia rispetto alla prima, si estende poi ai
terreni sopra Torre Boldone e Ranica. Le due parti sono separate
dall’insolcatura Valtesse-Petosino.
Il complesso su cui sorge Bergamo, che raggiunge solo 500 m. s.l.m.
presso la Bastia, presenta i caratteri tipici dell’ambiente collinare; la
parte innervata sul Canto Alto, elevata fino a 1146 m. assume invece
caratteri più variati con passaggio anche a tratti più tipicamente
montani.
La stessa area propriamente a parco si distingue, oltre che per
particolari requisiti naturalistici, anche per molteplici proprietà storicoculturali: abitata dall’uomo, come i contigui territori, fin da tempi remoti,
rivela una fitta trama di segni dell’utilizzo del suolo, seppure con diversa
intensità ai diversi livelli. La presenza poi, nel suo perimetro, della città
antica, ne qualifica e arricchisce in modo speciale la fisionomia; il profilo
della città alta entra infatti nel campo di osservazione di quasi tutti i
luoghi del parco istituito, con diversità di prospettive, ma sempre con
particolare suggestione.
75
76
Paesaggio - Ambiente
Il territorio è caratterizzato da una rilevante presenza di insediamenti di
antica formazione; tale presenza è stata fortemente intensificata dalle
espansioni recenti dell’edificato, soprattutto nell’area urbana e
immediatamente periurbana. Fra i maggiori centri spiccano quelli
compatti di Sorisole e Ponteranica; si distinguono poi quelli di Breno,
Scano, Ossanesga, Almè, Villa d’Almè, tutti di antica storia, pregevoli
non solo per il tessuto urbanistico ma anche per le particolari emergenze
di edilizia civile e religiosa.
Numerosi poi i nuclei, più o meno conservati, nella maggior parte dei
casi costituiti da aggregati elementari di dimore rurali a contatto con gli
spazi del lavoro.
Cospicua anche la presenza di case sparse, di diversa età, qualità e
funzione, da quelle prevalentemente legate alla ruralità, alle vere e
proprie dimore di villeggiatura, cresciute numerose specialmente tra i
secoli XVII e XVIII sui versanti a solatìo dei colli di Bergamo e su quelli
tra Valtesse e Ranica, delle famiglie cittadine di maggior tradizione o
censo.
Circa il rapporto tra insediamenti e conformazione del sito si riscontra
una certa predilezione per le alture poco rilevate. La città medesima
sceglie “ab antiquo” il luogo elevato, per spingersi con ramificazioni
all’intorno e guadagnare nel tempo il piano sottostante. Numerosi poi
nell’assetto tradizionale gli insediamenti di altura: Sorisole, Ponteranica,
Rosciano si sviluppano su pendii ben esposti e con lineamenti morbidi.
Significativi, e potremmo dire tipici, i centri minori o i nuclei che si
dispongono in sequenza nel senso dell’asse di alcuni speroni naturali,
percorsi longitudinalmente da una via, così come quelli che si distendono
sui pendii dolci e riparati, con sviluppo spesso in orizzontale secondo le
curve di livello (Borgo Canale, Borghetto di Mozzo, Gallina). Non meno
diffuso per contro il rapporto tra alcuni insediamenti e l’ambiente
concavo di vallette dal fondo lievemente inclinato, si citano solo due
esempi: l’ex Monastero di Astino e l’ex Monastero di Valmarina.
La struttura complessiva della maglia della viabilità rivela uno stretto
legame con i lineamenti del territorio. Nello schema generale risalta poi
in maniera vistosa la responsabilità della città dalla quale si dipartono le
vie principali con alcune direzioni fissate già dai tempi antichi sulle quali
si sono poi costruite le stratificazioni che hanno portato al progressivo
infittimento della rete.
Una considerazione speciale, deve essere dedicata però alla trama
minuta delle vie, anche di importanza secondaria, che si distendono sui
territori collinari e montuosi: si tratta di percorsi degni di grande
attenzione, documenti preziosi dell’antico rapporto con il territorio, oltre
che valenze paesaggistiche di grande rilevanza.
Foto 25 –
Il modellamento
umano dei Colli di
Bergamo
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
Il territorio è complessivamente povero di acque; solo il Brembo
qualifica per un tratto la zona occidentale.
Una gran parte del territorio è stata convertita ai coltivi mediante un
lavoro di sapiente organizzazione che, soprattutto nelle aree collinari, si
esprime in forme vistose di vera e propria architettura del paesaggio.
Tutti i terreni a pendio sono stati modellati a terrazzi: nella zona dei colli
intorno alla città si riscontra un largo impiego di pietra per muri a secco,
con effetti, oltre che cromatici, di vera e propria dilatazione del
costruito; negli altri luoghi e in particolare alla base del Canto Alto è più
frequente invece l’inciglionamento a ripe erbose, pure con forte
caratterizzazione dei versanti.
Il panorama tradizionale delle colture annovera, oltre ai castagni da
frutto, i grani e la vite. Ai grani nostrani si aggiunge, dal sec. XVII,
prevalentemente sui terreni piani, il granoturco e agli alberi
progressivamente il gelso.
Per avere la nozione della situazione attuale bisogna poi aggiungere che
anche i castagni da frutto sono pressochè abbandonati e che la stessa
vite, un tempo distintiva di tutti i pendii terrazzati su cui veniva coltivata
con sostegno a palo morto, è sensibilmente ridotta.
Il disegno dei campi, quanto a forma ed estensione, rivela una stretta
dipendenza dall’andamento del suolo, ma anche e soprattutto da una
serie di fatti antropici, fra i quali emerge la vicenda della proprietà. Per
un riferimento esemplificativo si segnala la frammentazione del territorio
in un mosaico minuto di particelle, in corrispondenza con la particolare
dinamica che ha visto rafforzarsi nella tradizione un gran numero di
piccoli proprietari, e per contrasto, il disegno a maglie più larghe e dalla
geometria più distesa sui terreni.
Un ruolo particolare nel paesaggio è esercitato anche dai roccoli, vere e
proprie architetture verdi, testimonianza della tradizione del cacciare con
le reti, posti in luoghi eminenti, sul dorso dei colli: roveri e carpini per lo
più, opportunamente disciplinati e potati, costruiscono sequenze di
archi, esedre verdi, corridoi, stagliandosi tra il bosco e i coltivi
circostanti.
Il territorio è contraddistinto ancor oggi dalla presenza di una discreta
superficie a bosco, diffuso per tradizione in macchie relativamente
compatte sui versanti meno esposti dei colli di Bergamo, sui versanti alle
spalle di Ranica, Torre Boldone, Valtesse, Rosciano, fino al Monte Solino
e al Luvrida, con diffusione compatta anche sui versanti discendenti
verso Olera. Notevoli le lingue di bosco lungo le sponde rivolte a
settentrione delle vallette percorse dai vari torrenti. Cospicua anche la
copertura della scarpata dei terrazzi del Brembo.
L’area presenta anche una serie di rilevanze naturalistiche di grande
pregio, data la varietà e l’interesse geologico delle rocce affioranti lungo
la costiera Monte Passata, Canto Alto e Monte Cavallo. Infatti a località
fossilifere già documentate, si sommano testimonianze paleogeografiche
e particolarità geomorfologiche di notevole interesse.
I principali fenomeni detrattori a livello paesistico ambientale, infine,
sono rappresentati dall’attività estrattiva, particolarmente in atto nella
zona del Petosino e di Almè, e dalla distribuzione indiscriminata di una
infinità di piccole discariche, sia di rifiuti inerti che di rifiuti solidi urbani.
Tali discariche, oltre a costituire intrinsecamente una forma di
inquinamento e di gravame, sono collocate generalmente sulle scarpate
dei corsi d’acqua o, addirittura, nell’alveo stesso con tutti i riflessi che ne
derivano, sia rispetto all’inquinamento delle acque superficiali, sia alla
regimazione dei corsi d’acqua.
77
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Paesaggio - Ambiente
6.3.17 VALLE SERIANA INFERIORE
L’unità ambientale si presenta molto vasta ed appartiene alla tipologia
dei paesaggi montani e di dorsale,
delle valli prealpine, ed alle
propaggini del paesaggio pedemontano.
Il medio Serio risulta delimitato lateralmente dai crinali limitanti il solco
vallivo e dall’altopiano di Selvino; si sviluppa da nord-est a sud-ovest dal
Ponte del Costone all’area gravitante intorno ad Albino.
La morfologia è caratterizzata dalla compresenza di numerosi solchi
vallivi laterali che rimarcano le emergenze collinari e montuose presenti
nell’unità e che costituiscono i primi rilievi delle Prealpi Orobiche. Le
emergenze più significative sono quelle del Monte del Roccolo a Villa di
Serio, che costituisce la cerniera tra la valle Seriana e Valle Cavallina, e
quella tra Alzano Lombardo e Nembro il cui crinale è caratterizzato da
una sequenza decrescente di cime e di selle. La testata del colle a Villa
di Serio è evidenziata anche dalla presenza di una antica cava di
cemento che mette in risalto la notevole stratigrafia geologica del colle.
Il fondovalle è quasi totalmente interessato dalla struttura insediativa,
con caratteri di alta densità, e che è principalmente collocato lontano
dall’alveo fluviale col quale non presenta , tranne che per brevi tratti, un
rapporto significativo.
Gli elementi di particolare valore connotativo che emergono, sono il
Santuario dello “Zuccarello” e il Colle di S. Pietro in Nembro, nonchè il
Santuario della “Forcella” a Pradalunga.
I versanti sono
prevalentemente coperti da colture arboree mentre le aree limitrofe ai
centri abitati conservano, sia pure in forma alquanto degradata, le
testimonianze di colture agrarie complesse e viticole.
Il livello di
naturalità risulta a prevalente determinismo antropico con indici buoni in
corrispondenza dei suoli più elevati; nel fondovalle la presenza di ambiti
a urbanizzazione compatta fa si che sia massimo il livello di
artificializzazione.
Da un punto di vista paesaggistico-colturale si
individuano aree anche molto diverse tra loro: nella parte più
settentrionale del territorio di Nembro e Alzano, una lunga fascia di
paesaggio naturale – in stadio dinamico evolutivo o a evoluzione
bloccata – comprende colture forestali, in genere composte da essenze
miste di latifoglie; nelle zone collinari, sui due lati del Serio, si alternano
invece i boschi con le colture agrozootecniche e forestali. Nel territorio di
Villa di Serio, infine, il paesaggio è quello delle colture legnose agrarie,
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
79
con grandi tasselli a prevalente coltura viticola e in genere a colture
agrarie complesse.
Foto 26 –
Gli ambiti terrazzati
delle propaggini
collinari
In prossimità dell’abitato di Olera vi è il passo a controllo venatorio
denominato “Canto basso”, mentre il versante sud del M. Misma è
interessato dal biotopo costituito dalla “Valpredina”.
Gli abitati di questa parte della Valle Seriana, sono sorti generalmente ai
piedi delle emergenze collinari, in corrispondenza della antica strada
della Valle Seriana, e in modo che gli spazi pianeggianti tra gli abitati
stessi ed il fiume Serio potessero essere adibiti ad usi agricoli. Lungo le
direttrici di comunicazione tra la Val Seriana e quella Brembana sono
sorti i centri di Olera, Monte di Nese, Lonno, Salmezza, Trevasco,
S.
Vito.
I centri ed i nuclei storici presentano caratteri tipicamente
medioevali, con case edificate in pietra grezza a ciottoli di fiume.
La presenza del fiume Serio e delle Rogge Serio Superiore, Morlana e
Borgogna ha favorito e orientato l’industrializzazione ottocentesca della
valle, rivolta prevalentemente al comparto tessile e del cemento. Tale
sviluppo, che in Valle Seriana si è manifestato precocemente ed in
misura fra le più significative d’Italia, ha lasciato numerose ed
importanti testimonianze di grande significato storico e territoriale.
L’aspetto percettivo visuale offre ampie vedute, dai percorsi sui versanti
e sui crinali; in particolare si segnalano la strada di accesso a Selvino e a
Lonno, quella che porta alla frazione Salmezza, nonchè il percorso sul
crinale del colle di Villa di Serio.
I principali detrattori di questo ambito sono costituiti dalle cave in
attività o dismesse, in particolare quella collocata a ridosso del Santuario
dello “Zuccarello” in Nembro, e la grande escavazione del colle
soprastante Pradalunga. Lungo il percorso del fiume Serio, l’alveo è
interessato in più punti da attività improprie, in particolare da discariche
più o meno abusive e da manomissioni dell’alveo e delle sponde operate
dalle attività protettive adiacenti.
La media valle Seriana si sviluppa trasversalmente in un’ampia vallata
che scorre in direzione est-ovest ed è incisa dal letto del fiume Serio. E’
delimitata in ordine contrapposto e con andamento nord-sud e estovest, dai monti Rena, Misma, Altino e Purito; a est di Cene si erge il
monte Bue che, unitamente al monte Altino, delimita la stretta Valle
Rossa.
La Val Luio costituisce un caso particolare, in cui anche gli insediamenti
recenti, di natura puntiforme o comunque aggregata ai numerosi piccoli
nuclei esistenti, hanno conservato un rapporto non conflittuale con
80
Paesaggio - Ambiente
l’ordinato paesaggio, di evidenti origini agricole (Vall’Alta, Fiobbio,
Casale) e religiose (Abbazia); i fabbricati rurali occupano i suoli agricoli
in modo sparso come avviene in pianura.
L’abbondanza di risorse idriche, in particolare la presenza della Roggia
Serio Superiore e sue derivazioni, ha favorito l’industrializzazione
ottocentesca, principalmente rivolta al comparto tessile ed elettrico,
lasciando numerose testimonianze di grande significato storico e
territoriale.
Lo sviluppo insediativo ha interessato principalmente gli abitati collocati
in sponda destra del fiume; l’espansione residenziale è andata a
chiudere principalmente gli spazi tra i vecchi nuclei di Albino, Desenzano
e Comenduno trasformandoli praticamente in un’unica realtà.
Analogamente è in parte avvenuto anche nei confronti di Bondo Petello.
L’espansione di Cene è avvenuta occupando le aree tra il centro storico
e l’alveo del Fiume Serio e verso il versante della montagna. Le
espansioni industriali hanno occupato gli spazi liberi latistanti il fiume
determinando in più punti la compromissione dei connotati ambientali
del corso d’acqua.
Il paesaggio dominante è quello delle colture agrozootecniche e
forestali: nel fondovalle della valle Alta si estendono ampie campiture di
colture agrarie estensive zootecniche, mentre, procedendo verso le
alture, predomina la vocazione agro-silvo-pastorale e quindi la silvopastorale.
I versanti dei monti sono prevalentemente coperti da
vegetazione arborea con una forte presenza di castagni, soprattutto sui
versanti della Valle Rossa e sulle pendici del monte Rena. A nord di
Bondo Petello è localizzata l’oasi di protezione faunistica denominata
“Bondo pineta”.
Elementi di particolare valore connotativo, sono il Santuario di Altino e,
nella Valle Luio, l’Abbazia Benedettina con il borgo omonimo.
I percorsi sui versanti e sui crinali in più punti consentono ampie vedute;
in particolare si segnalano le strade di accesso al Colle Gallo, al Monte
Altino e al Monte Bue nonchè il percorso sul crinale del Monte Renna.
Il principale elemento detrattore è la grande cava collocata a confine con
il comune di Pradalunga. Altri elementi si rilevano percorrendo l’alveo
del fiume Serio, dove lo stesso è interessato da luoghi di discarica per lo
più abusivi, e da edifici produttivi che nel loro insieme, per particolari usi
impropri, alterano le connotazioni naturali del sito. La cima del monte
Rena è deturpata da un insieme di antenne e ripetitori che risultano
nettamente in contrasto con l’ambiente naturale.
Sul versante settentrionale della media Val Seriana, è posto il pianoro
in quota di Selvino; l’aspetto più rilevante di questo ambito sta nella
sua localizzazione che, a un più ampio livello territoriale, rappresenta un
importante luogo di comunicazione tra le valli Seriana e Brembana.
Foto 25 L’altopiano di
Selvino e
Aviatico
Morfologicamente si configura come un insieme di pianori aperti sia alla
valle del Serio che a quella del Brembo, intervallati da testate di valle a
volte di dolce declino, a volte scoscese. L’ambito risulta perimetrato in
modo marcato da importanti crinali, dai quali emergono i monti Poieto e
Purito.
Sui pianori insistono i principali nuclei abitati dei quali il più importante
per estensione e numero di abitanti è quello di Selvino. Fin dagli anni ’30
Selvino è stazione climatica tra le più rinomate della Bergamasca, e fin
da allora ciò ha favorito lo sviluppo insediativo di questa zona.
L’espansione residenziale e quella dei servizi al turismo è avvenuta,
rispetto al nucleo originario, in maniera diffusa e senza direttive precise,
risultando un sistema insediativo indifferenziato, a bassa densità, che
tende, infine, a cancellare progressivamente ed a inglobare ogni
elemento che si pone in rapporto naturale con i luoghi.
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
I nuclei ed i centri abitati, sorti probabilmente sui percorsi di
comunicazione tra le valli Seriana e Brembana, presentano segni storici
antichi, in particolare il territorio di Aviatico mostra una architettura
religiosa e rurale di interesse storico architettonico.
La
morfologia
degli
insediamenti
recenti,
altresì,
costituita
principalmente da seconde case, mostra una vastissima edificazione
diffusa che ha pressochè saturato gli spazi morfologicamente accessibili.
Gli impianti sciistici del monte Poieto e del Purito, benchè interessanti
aree di dimensioni molto contenute e funzionanti per brevi periodi, sono
stati elementi fondamentali per l’espansione turistica della zona.
Elementi di rilevanza naturale ed ambientale sono il Colle di Ganda ed il
monte Rena nonchè il monte Cornagera che costituisce palestra di
alpinismo del CAI. Le sue rupi scoscese, accompagnate da
sprofondamenti interessati da fenomeni carsici, offrono uno scenario
senz’altro suggestivo.
Da un punto di vista vegetazionale, l’ambito è connotato da una forte
presenza di boschi anche con significativa presenza di castagneti,
alternati da fasce a colture silvo-pastorali, talvolta coltivate, e colture
pastorali del piano montano. Si riscontra anche la presenza di specie
endemiche alpine.
I percorsi di accesso all’unità presentano, in particolare quelli collocati
sui versanti e sui crinali, molti punti in cui la visuale a breve e a lungo
raggio è notevole.
Al contrario le opere di sistemazione e rettifica della strada di accesso da
Nembro, unitamente alla cava collocata prima dell’ingresso in Selvino,
compromettono la qualità ambientale del versante.
La valle antropizzata risulta chiusa a nord dall’abitato di Colzate che
rappresenta il margine settentrionale di un’ area fortemente urbanizzata
che, in forma di “città lineare” si connette con l’area metropolitana di
Bergamo.
Il tratto fra Colzate ed il ponte del Costone costituisce un fondamentale
momento di pausa verso l’alta valle tuttora nettamente percepibile e
perciò da difendere ancorchè risulti parzialmente compromesso da alcuni
insediamenti produttivi consistenti, anche di recente costruzione.
Elemento di particolare valore connotativo è il rilievo noto come monte
Cloca, che si erge davanti al centro storico di Vertova e contrassegna
l’ingresso della Val Vertova, Ancora più significativo per il rilievo non
solo visuale ma anche storico, è il Santuario di San Patrizio che sorge
elevato sopra Colzate, in sponda destra del Serio, a contraddistinguere
non solo la zona ma l’intera valle.
Il paesaggio presenta ampie fasce di territorio in cui si manifesta la
vocazione silvo-pastorale, con una presenza di colture agrarie intensive
legate alla zootecnia a ridosso dell’abitato di Gazzaniga e di Fiorano. Per
il resto il paesaggio è tipico delle colture forestali ove dominano i boschi
misti di latifoglie con una propaggine di castagneti nel territorio di
Gazzaniga. Da rilevare inoltre l’ampia zona con evidenti caratteri di
paesaggio naturale in territorio di Colzate cui corrispondono praterie,
cespuglieti e boschi relitti a tratti interrotti da consistenti affioramenti
litoidi.
Il sistema insediativo in questa zona è dato da nuclei e centri abitati
collocati ”a rosario” lungo il percorso dell’antica strada di Valle Seriana,
nel margine di monte del pianoro soprastante il fiume, lasciando fra
questo e gli abitati un’ampia fascia, un tempo intensamente coltivata.
Ciascuno dei nuclei originari sorge con preciso riferimento orografico:
Gazzaniga allo sbocco dell’importante strada di collegamento con la
Valle Brembana; Fiorano al Serio di fronte alla Val Gandino; Vertova allo
sbocco della Valle omonima e infine Colzate al termine della conca e
sotto la protezione del Santuario di S. Patrizio. Il territorio esterno
all’abitato, ricco di corsi d’acqua e di acque risorgive, era in gran parte
destinato a colture agrarie zootecniche e pastorali.
81
82
Paesaggio - Ambiente
Come per il resto della valle, i nuclei storici dei centri abitati presentano
caratteri tipicamente medioevali con fabbricati costruiti con pietre grezze
o ciottoli di fiume.
L’espansione residenziale ha interessato principalmente i capoluoghi sul
fondovalle, andando progressivamente a chiudere gli spazi tra un abitato
e l’altro, e trasformandoli in un unico aggregato urbano senza soluzione
di continuità.
Le attività produttive hanno occupato e ormai intasato tutti gli spazi fra
gli abitati storici ed il Serio, creando una barriera ormai insuperabile,
rafforzata com’è dalla superstrada che costeggia il fiume. Anche lo
sbocco del Val Vertova è interessato da insediamenti produttivi da
riordinare.
In generale tutti i percorsi sui versanti consentono in più punti ampie
vedute sia dell’unità intera che degli ambiti limitrofi. In particolare si
segnalano le strade di accesso ad Aviatico, al monte Cavlera, a S.
Patrizio, Bondo e Foppa Barbata. Particolare significato, come già detto,
riveste il Santuario di S. Patrizio e le relative visuali, sia verso il
Santuario, che da questo verso la valle.
I principali elementi detrattori presenti nell’ambito sono le escavazioni in
prossimità del Ponte del Costone e gli interventi edilizi recentemente
realizzati nel tratto del fiume Serio fra Colzate e il ponte stesso. Lungo
l’alveo del fiume Serio e del torrente Vertova, si rilevano luoghi di
discarica che alterano le connotazioni naturali dei siti.
In sponda sinistra del Serio, su un ampio pianoro circondato su tre lati
da montagne, la cui cima più importante è il Pizzo Formico, si sviluppa la
conca di Gandino, geologicamente sorta in corrispondente di un antico
lago; l’accesso alla conca avviene attraverso la stretta imboccatura del
corso del torrente Romna.
I principali elementi morfologici di facile percezione sono il versante di
raccordo tra il pianoro ed il fondovalle, i prati all’interno e al contorno
degli abitati, i prati in quota, le emergenze e le pareti rocciose che
costellano la valle, in particolare il confine nord della conca e l’accesso
alla Valle Piana.
I versanti sono in parte ricoperti da colture arboree di nuovo e vecchio
impianto, in prevalenza di latifoglie, anche con presenza di specie
endemiche. Alle pendici del Farno insiste una piantagione di resinose.
Il fondovalle e parte delle sommità dei crinali sono in gran parte
utilizzati a prati e pascoli. A nord l’ambito confina con la zona faunistica
della Val Borlezza e a est con l’oasi di protezione faunistica “Monte
Grione”.
Gli insediamenti abitativi di questo ambito debbono probabilmente la
propria origine alla morfologia della Val Gandino; la collocazione su un
ampio terrazzo sovrastante il fiume Serio consente una facile difesa da
parte di eventuali aggressori, mentre la presenza di numerosi e
consistenti corsi d’acqua favorisce l’uso agricolo delle aree del pianoro.
L’intensissimo sviluppo edilizio, di epoca moderna, ha riguardato
praticamente tutto il pianoro per cui, salvo piccoli spazi non ancora
edificati, oggi l’area sembra occupata da un unico abitato. L’espansione
edilizia, in particolare quella produttiva, è andata ad occupare anche le
aree limitrofe ai corsi d’acqua per cui sono stati compromessi molti
connotati ambientali legati al rapporto fra versanti, abitati e ambiti
fluviali. L’espansione edilizia che ha interessato il monte Croce, e in
misura minore quelle avvenute in Val Piana, hanno comportato alcune
alterazioni delle caratteristiche ambientali della zona in cui ricadono.
Gli elementi connotativi della Val Gandino sono percepibili in modo
significativo dai percorsi sui versanti, sia all’interno dell’unità che
all’esterno, in questo caso dai versanti in sponda destra del Serio.
I principali elementi detrattori sono le cave in attività o abbandonate. In
particolare quelle in testata e a lato della strada di accesso alla valle, e
quella all’imbocco della valle Piana.
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
6.3.18 VAL CAVALLINA
L’unità ambientale presenta paesaggi diversi appartenenti alla fascia
prealpina, e in parte al paesaggio dei laghi insubrici e delle colline
pedemontane; comprende il contesto vallivo del fiume Cherio, dal limite
inferiore dello sbocco sulla piana di Trescore B. fino al limite superiore
costituito dall’altopiano di Solto compreso tra la Val Cavallina ed il lago
d’Iseo.
L’asta fluviale costituisce l’asse dell’unità territoriale estesa sulle pendici
laterali, con vallecole profonde e crinali elevati sul lato ovest e sul lato
est.
Il fondovalle pianeggiante e piuttosto stretto, nella parte terminale della
fascia valliva, è costituito da depositi alluvionali del fiume che lo incide in
forma lievemente meandriforme. La presenza del fiume non è tuttavia,
in questa parte del territorio, paesisticamente apprezzabile perchè la sua
percezione è spesso impedita dalla notevole presenza di edifici
industriali.
Le prime pendici sono dovute alle scarpate dei
terrazzamenti posti a quota elevata rispetto al piano citato, sui quali si
sono stabiliti gli insediamenti più antichi. A queste quote, sui pendii più
dolci e ben esposti, prevalgono le colture (anche a vigneto) in equilibrio
con i tradizionali insediamenti sparsi. Nelle fasce più elevate e sui pendii
con esposizione meno favorevole alla presenza dell’uomo, è il bosco a
caratterizzare il luogo, risalendo fino al crinale ed alle sommità dove
sono presenti prati-pascoli aperti.
I numerosi nuclei storici di questa zona, si trovano a quote sopraelevate
rispetto alla piana alluvionale del Cherio, tranne Borgo di Terzo insediato
ai lati dell’antico tracciato stradale di fondovalle. Lo sviluppo insediativo
più recente si è quasi completamente spostato sull’asse della strada
statale e del Cherio, creando un asse urbano ormai senza soluzione di
continuità.
In questa parte della valle percorsa dal fiume Cherio, gli insediamenti
più antichi si sono attestati a mezza costa su entrambi i versanti.
Essendo la valle una frequentata via di transito per chi dalla
Valcamonica voleva raggiungere la pianura padana, un carattere
comune dei nuclei abitati è quello di essersi formati attorno ad elementi
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84
Paesaggio - Ambiente
fortificati articolandosi in forma lineare, come Luzzana, o raggruppati,
come Entratico e Vigano.
Foto 26 –
Gli ambiti
terrazzati a
Piangaiano
Borgo di Terzo ha visto i primi insediamenti sull’altura di Terzo, dove si
succedettero tre monasteri benedettini femminili; lungo la via di
fondovalle prese corpo nel Seicento il Borgo che ebbe importanza per gli
impianti industriali. Un castello sorgeva dov’è ora la parrocchiale di
Borgo S. Fermo, staccata dai due nuclei principali di Cantoni di Sopra e
Cantoni di Sotto.
Il percorso di fondovalle consente la percezione del sistema ambientale
della valle, anche se tale vista viene continuamente interrotta dagli
insediamenti laterali, piuttosto recenti e a destinazione produttiva.
L’interessante sistema insediativo storico, stanti tali sviluppi più recenti
ed il peso del traffico lungo la strada, non viene percepito ed anzi
prevale l’immagine di una conurbazione lineare.
Solo dai versanti, accessibili episodicamente e privi di percorsi organici a
collegamento degli insediamenti originari, la percezione citata diviene
possibile.
Il fenomeno maggiormente negativo consiste nella diffusione insediativa
recente poco coordinata, attestata lungo la strada statale ed il corso del
Cherio dove emergono con evidenza fenomeni di disordine edilizio e di
improprietà d’uso.
Tale fatto ha costretto alla canalizzazione del letto del Cherio che, a
tratti, assume l’aspetto di roggia urbana, contraddicendo il suo assetto
morfologico naturale meandriforme e divagante in una piana dallo stesso
costruita.
Sviluppi insediativi residenziali, anche frammisti a quelli produttivi, si
sono avuti a ridosso dei centri originari, facendo perdere la loro identità
paesistica che si ritiene fondamentale. Il paesaggio viene danneggiato
dalla presenza imponente delle cave alla sinistra del Cherio, presso
Grone.
La parte più alta della Val Cavallina
comprende il primo tratto del
torrente Cherio, il lago d’Endine e la piana di origine lacustre fino al
confine con Sovere, nella quale è incluso il laghetto di Gaiano.
La zona è infatti caratterizzata da due versanti “forti” dal fondovalle fino
ai crinali, percettivamente ben definiti, che la separano a nord
dall’ambito della Val Seriana (conca di Leffe, Gandino) e a sud dal
sistema della valle del Gurma e di Fonteno.
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
85
Alla testata sud-ovest la valle si estende alla conca di Gaverina intestata
dal monte Altinello e confinante con un crinale interrotto da selle con la
Vall’Alta di Albino.
Il crinale nord sviluppato dal monte Crocione al monte Sparavera è in
realtà interrotto da pianori in quota. A monte di Bianzano il crinale nord
si biforca nella direzione del monte Crocione e del monte Altinello.
All’interno è compresa la parte più alta della Valle Rossa appartenente al
sistema della Val Seriana, collegata alla Valle Cavallina attraverso un
passo.
Il versante sud si conclude con il crinale sviluppato dal Monte Ballerino al
Monte Boario attraverso il Monte Torrezzo. Si tratta di un versante
ripido, quasi interamente boscato, con emergenze rocciose assai
caratterizzanti, al contrario del versante opposto, meno acclive, ondulato
con molti pianori verdeggianti, coltivato e punteggiato da edifici isolati
con gli insediamenti in quota di Bianzano e Ranzanico, tranne che nella
porzione a monte di questi fino a sopra Endine dove prevale l’asprezza
del versante dovuta alla rocciosità dei luoghi più elevati. L’assetto del
luogo è determinato completamente dal rapporto versanti-acqua e non
dall’usuale rapporto versanti-fondovalle abitato, che costituisce una
connotazione particolare in tutto il territorio provinciale.
Il sistema insediativo è dato da insediamenti sviluppati nella piana di
Casazza in connessione con il fondovalle e con la piana di Gariano; non
così si è verificato sulle sponde
del lago d’Endine e sui versanti
afferenti, per indisponibilità di spazio.
Nel primo caso l’evoluzione in atto tende a completare, soprattutto con
edifici produttivi, il processo di connessione dove non ancora chiuso; nel
secondo caso sono gli insediamenti turistici ad avanzare pur con
modesta dinamica.
Attorno al lago, gli insediamenti si susseguono sul versante soleggiato,
staccati dalla riva.
Foto 27 Lo specchio del
lago d’Endine ed i
versanti vallivi
Sul versante meridionale rivolto a nord, il sorgere di un monastero
appartato, e da tempo scomparso, ha determinato un raggruppamento
residenziale; il castello che sorge dove il Cherio esce dal lago, è rimasto
isolato.
La valle è visivamente chiusa, ma in realtà raccordata con la Valle
Seriana da una parte e con il lago d’Iseo dall’altra. Da Casazza,
articolata sui due lati del fiume nei nuclei di Colognola - Molini di
Colognola - Mologno, si diparte la strada che il Colle Gallo porta ad
Albino; lungo il percorso sono sorti nuclei che ora appartengono al
Comune di Gaverina.
Sulla strada che sale verso Cene e Leffe, si sono attestati a mezza costa,
protetti da elementi fortificati, i nuclei di Ranzanico e di Bianzano. In
86
Paesaggio - Ambiente
quest’ultimo luogo hanno particolare rilevanza paesistica il castello e la
chiesa di S. Maria Assunta.
Nella conca da dove si diparte la strada per Solto, sono andati
formandosi diversi nuclei, appartenenti ora al Comune di Endine Gaiano.
Ogni percorso della zona consente la fruizione visiva del paesaggio, da
monte verso il fondovalle o il lago (strada Colle Gallo-Mologno, strada
Bianzano-Ranzanico) e da valle verso il lago ed i versanti (strada statale
e strada provinciale nella loro porzione rivierasca).
Costituiscono fenomeni negativi di tipo paesistico il disordine insediativo
di tipo produttivo lungo la statale ed il corso del Cherio a valle di
Casazza con qualche presenza di degrado per abbandono e le cave
molto estese a nord del lago di Gaiano.
La porzione settentrionale che chiude a nord est l’unità ambientale, è
data dall’altopiano esteso tra la Val cavallina ed il lago d’Iseo. Risulta
delimitato ad ovest da versanti collinari che si spingono fino al fondo
della Valle Cavallina, dai versanti più ondulati e dolci discendenti dal
Colle di Luen e dal Monte Boario, dal versante discendente dal Monte Nà
più aspro e ripido con profonde incisioni rettilinee, come la Valle dei cani
al confine nord nella zona della “Valle del Freddo”.
Il resto del territorio si sviluppa in quota su due piani fondamentali
variamente ondulati, il piano su cui giace Solto, e quello più alto su cui
giace Esmate, con due elementi morfologici emergenti di grande pregio
ambientale, il Monte Clemo ed il Colle di S. Defendente; il primo si erge
a cerniera dell’incrocio tra la Val Cavallina e la Val Borlezza, il secondo
posto quasi in verticale sulla sponda occidentale del lago d’Iseo.
I versanti più acclivi ed i rilievi del Clemo e di S. Defendente sono in
gran parte occupati dalle colture forestali, mentre i pianori sopraelevati
sono coltivati a scopi agrozootecnici con diversa articolazione in funzione
della loro giacitura ed esposizione. Parte del versante discendente al
lago d’Iseo è invece caratterizzato dalle colture legnose agrarie integrate
agli insediamenti sparsi.
Il sistema insediativo è contraddistinto dall’essere, l’ambito, in posizione
di favorevole passaggio dalla Val Cavallina al lago d’Iseo; il valore
strategico del luogo infatti è sottolineato dalla presenza di edifici
fortificati (torri e castelli) legati specialmente alla famiglia ghibellina dei
Foresti. Nel territorio tra le sponde del Sebino e quelle del lago d’Endine
pertanto si formò una comunità che godette di privilegi sia dai Visconti
che dalla repubblica di Venezia fino al 1742.
La Chiesa di S.Defendente, infine, affacciata sul lago d’Iseo, è insieme
emergenza paesistica ed eccezionale punto panoramico.
La percepibilità dei connotati dell’ambito risulta elevata dalla strada
provinciale che si stacca da Piangaiano, ed è proiettata sull’ampia
“Foppa di Gaiano”. La stessa strada scendendo, subito dopo l’abitato di
Solto, verso il lago consente la visuale verso valle.
La strada principale di passo tra la valle ed il lago diviene panoramica
nel tratto Riva-Solto.
La zona infine, risulta priva di significativi episodi di degrado percettivo.
La qualità e la distribuzione degli insediamenti costituiscono comunque
fattore di disordine, soprattutto nella zona di Cerrete. La piana ondulata
tra la strada statale n.42 e la Valle del Freddo risulta danneggiata da
una cava abbandonata.
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
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6.3.19 BASSA VAL BORLEZZA
L’unità ambientale di paesaggio appartiene al paesaggio delle valli
prealpine alle propaggini della fascia pedecollinare ed al paesaggio dei
laghi insubrici; ha il suo centro nella vasta piana di Sovere-Pianico posta
all’innesto ortogonale dell’alta Valle Cavallina (Foppa Gaiano, Valle
dell’Oneto) con la Val Borlezza.
La piana intensamente abitata è anche profondamente incisa dal
torrente Borlezza con terrazzi, orli e scarpate decisamente percettibili e
caratterizzanti il luogo, in simbiosi con gli abitati. Il torrente Oneto
prima di confluire nel Borlezza in località Poltragno, percorre una valletta
ai piedi del Monte Clemo che isola l’abitato di Pianico su un lieve crinale
che si conclude con l’emergenza collinare del colle Quaia.
La piana citata di forma triangolare è compresa tra versanti ondulati
campeggiati alla base dal Monte Clemo a sud, dal Monte Grione e Monte
di Sovere ad ovest, dal Monte Colombina a nord. Quest’ultima cima
domina l’ampio altipiano di Bossico il cui abitato si trova su un terrazzo
d’origine glaciale compreso tra due ben visibili orli di scarpata.
Il corso del torrente Borlezza attraversa l’unità da nord a sud-est
bordato da orli ben definiti su alte scarpate laterali incise nel terrazzo
fluviale di fondo valle e nella piana di origine lacustre tra Sovere e
Pianico.
Foto 28 –
La bassa Val Borlezza
88
Paesaggio - Ambiente
Il paesaggio agrario è variamente articolato in relazione alla notevole
articolazione morfologica. I versanti sono prevalentemente coperti da
boschi interrotti da notevoli superfici a conduzione agrozootecnica di tipo
agro-silvo-pastorale.
I pianori a monte di Bossico sono prati-pascoli che alle quote più elevate
divengono colture pastorali del piano montano.
Sul lato opposto della valle i versanti rocciosi costituiscono il paesaggio
naturale prevalentemente in equilibrio climax.
Sui pianori e sui versanti del fondovalle l’uso agricolo del suolo riguarda
prevalentemente le colture estensive zootecniche.
Il sistema insediativo è dato dai due nuclei principali e più antichi di
Sovere e di Pianico, che giacciono sulla piana lacustre formatasi alla
confluenza delle due valli principali .
Gli antichi abitati di Piazza e Sellere giacciono sul lato opposto del
Borlezza lungo la strada proveniente da Clusone mentre Bossico
rappresenta il punto di sosta lungo il sistema della viabilità rurale silvopastorale.
Dei comuni della parte meridionale della Val Borlezza, Sovere è da
tempo il più importante; già nel X sec. esisteva la Chiesa di S. Martino
attuale Prepositurale.
Dove sorge il Santuario della Madonna della Torre passava la strada che
saliva per Cerete Basso in direzione della Val Seriana. Il Santuario
costituisce ancora un’importante emergenza isolata. La presenza del
torrente contribuì fin dal Seicento a fare del paese un centro di industrie.
L’ambito apparteneva, sotto dominio veneto, alla Quadra di Valle
Seriana superiore, successivamente prevalse l’attrazione verso Lovere.
La memoria di un Castello induce a considerare Pianico luogo fortificato
lungo l’importante strada che proveniva dalla valle Camonica e
raggiungeva la Val Cavallina.
Bossico, sull’ altopiano sovrastante Lovere, era antico luogo di pastori
che usavano un singolare dialetto. La sua parrocchia appartiene alla
diocesi di Brescia.
Dal punto di vista paesistico percettivo, l’ambito presenta particolari
valori visuali: l’abitato originario di Sovere, appoggiato su due livelli ai
lati del Borlezza, occupa una posizione spettacolare; Pianico invece,
giace in posizione più elevata e domina le due valli laterali prima della
loro confluenza. Sellere e Piazza, localizzati lungo la strada della Val
Borlezza, costituiscono un fenomeno insediativo meno tipico.
Bossico infine, seppure totalmente isolato giace in posizione eccezionale
che oggi consente apprezzabili sviluppi turistici.
Gli insediamenti industriali lungo la strada statale determinano il
degrado delle aree libere lungo il corso dell’Oneto per gli usi indotti. Gli
insediamenti lineari a valle della strada della Val Borlezza determinano
ostacolo alla visuale assai ampia sulla Valle del Borlezza e la piana
lacustre. In località Poltragno, le cave del ceppo e la strada statale
costituiscono elementi di degrado che richiedono uno studio di recupero
ambientale.
L’unità ambientale, in direzione est, comprende poi l’alta fascia del
Sebino bergamasco caratterizzata da un paesaggio di valle prealpina
intermedia che affaccia sul paesaggio tipico dei laghi insubrici, laddove
l’Oglio entra nel lago Sebino,
racchiudendo diversi sfondi paesistici:
dalla fascia degli uliveti-vigneti alle aree boscate a monte di questi, fino
alle aree sommitali di cresta del paesaggio prealpino intermedio.
La valle dell’alto e basso Sebino è di origine glaciale; il ramo principale
dell’espansione glaciale, proveniente dalla val Camonica, si è mantenuto
lungo l’asse della valle sino ad Iseo ed ha influito sulla morfologia valliva
molto incisa e su quella lacustre.
Il paesaggio boscato presenta prevalentemente coperture di ceduo e
alto fusto alternate a macchie di prati, prati-pascoli del monte e del
maggengo. L’evoluzione spontanea dei boschi, accompagnata ad una
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
dismissione dei terreni agricoli, permette una continua espansione di
questo paesaggio.
In posizione intermedia di tramite con i prati irrigui del fondovalle, si
collocano i terrazzamenti del Sebino, generalmente utilizzati a colture
legnose specializzate.
Il fondovalle è
caratterizzato da prati irrigui di particolare valore
paesistico ambientale caratterizzati da colturale inserite in una trama di
canali e strade arborati di particolare pregio ambientale.
Di notevole valore paesistico risulta anche la particolarità geologica
tipica della sponda bergamasca data dalle formazioni del “Bogn” di
Castro, l’orrido che si presenta come una stretta insenatura sulla
sponda del Sebino bergamasco che spicca per il contrasto di formazioni
di roccia calcarea scura e marnosa, subverticali che si immergono a
grande profondità al di sotto del livello del lago.
La presenza del fiume riguarda un ristretto ambito di aree esondate
dalle portate del fiume Oglio e dei suoi affluenti, sia nei periodi di magra
che nei periodi di piena, nelle quali le ripe e spiagge fluviali sono
ricoperte dalla tipica vegetazione riparia.
Il letto di piena ordinaria assume aspetti diversi con le stagioni e con
l’andamento delle precipitazioni alternando aree bagnate a letti di sabbia
e ghiaia, opere di arginatura artificiale a scarpate ricavate dall’azione del
fiume. Anche nei tratti ove maggiore è la presenza del costruito, questo
aspetto rappresenta la struttura del paesaggio tipico dell’Oglio che più
mantiene maggiori caratteristiche di naturalità.
La struttura insediativa risulta diversificata in ragione della
geomorfologia dei luoghi: presenta la tipologia dell’insediamento a
mezza costa sui versanti e le strutture insediative lineari e compatte
sviluppatesi lungo le direttrici viarie principali sulla riva lacustre, che
inglobano vecchi e nuovi insediamenti.
Lungo la sponda dell’alto Sebino, il sistema insediativo fa capo a centri
storicamente importanti affermatasi nel corso dei secoli.
Lovere, sviluppato in senso lineare tra il monte ed il lago, conserva
ruderi dell’antica frequentazione umana risalenti al IV-III secolo a.C. e
diventa borgo fortificato nel Medioevo; Castro si sviluppa in continuità
con l’abitato di Lovere lungo la statale che costeggia il lago fino a
Sarnico, e presenta ancora i caratteri del vecchio borgo di pescatori.
Ubicato tra lago e monte è anche l’abitato di Costa Volpino, raggiungibile
dalla statale che arriva da Bergamo, il cui territorio è in parte
interessato dalla piana originata dalla foce del fiume Oglio, ed in parte
dalla montagna trovandosi all’imbocco della Valle Camonica in posizione
strategica per la difesa delle popolazioni locali.
Infine, ultimo comune bergamasco prima della provincia di Brescia, è
Rogno la cui struttura insediativa interessa la porzione di territorio
montano, principale componente territoriale, e la porzione pianeggiante
corrispondente alla zona alluvionale del fiume Oglio.
Complessivamente la struttura paesistica risulta alterata dalla presenza
di elementi detrattori riconducibili agli ambiti di cave e alle discariche
dismesse o attive, che spesso occupano posizioni di rilievo rispetto ai
valori paesistici da tutelare.
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Paesaggio - Ambiente
6.3.20 VALLI DEL BASSO SEBINO
L’unità ambientale appartiene alla sezione intermedia del paesaggio
prealpino, a quello dei laghi insubrici e delle colline pedemontane.
La superficie afferente è molto estesa e riassume alcuni dei tratti
geomorfologici e naturalistici più caratteristici della provincia
bergamasca, essendo compresa tra le morfologie glaciali dell’alto
Sebino, dai “bogn” di Castro, fino al pianalto ferrettizzato della piana di
Villongo e poi oltre fino alle propaggini dell’alta pianura compresa tra il
Cherio e l’Oglio.
La genesi delle valli è sostanzialmente fluvio-glaciale.
Nell’area del Sebino l’espansione glaciale ha seguito due direttrici di cui
una principale ed una secondaria. Il ramo principale provenendo dalla
val Camonica si è mantenuto lungo l’asse della valle sino ad Iseo; il
ramo secondario decisamente più piccolo è quello che si dipartiva dal
ramo principale presso Lovere dirigendosi quindi verso Pianico dove si
biforcava con una lingua diretta verso Clusone ed un ramo diretto a sud
sin quasi a Casazza. Il ramo camuno di gran lunga più importante è
quello che ha influito sulla morfologia valliva molto incisa e con la sua
continuazione lacustre; la morfologia dei versanti tra Riva di Solto e
Sarnico, globalmente molto ripidi, si spiega con il modellamento glaciale
ad opera del ghiacciaio camuno.
Altro fenomeno tipico delle valli glaciali è rappresentato dalle valli
sospese che si originano come valli laterali piccole meno incise perchè
modellate da lingue glaciali più limitate. Infatti quasi tutte le valli che
scendono verso il lago sono valli sospese che scendono con pendenze
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
medio-basse sino ad arrivare a quote di 350-400 mt s.l.m. dove
manifestano un brusco aumento della pendenza che si mantiene alta
fino al lago stesso.
Un altro aspetto legato all’attività erosiva dei ghiacciai è rappresentato
dalle rocce montonate, rocce lisciate dal ghiacciaio secondo superfici
ondulate. Nella zona dell’alto Sebino non esistono tali fenomeni intesi in
senso stretto, tuttavia la morfologia arrotondata dei dossi presenti nella
zona tra Monte Clemo e S. Defendente è una fenomenologia relitta,
intaccata dalla normale alterazione superficiale della roccia.
Altri fenomeni geologici rilevanti nella zona sono dati dalla presenza dei
“massi erratici” e dalle marmitte dei giganti.
I massi erratici rappresentano grossi blocchi rocciosi trasportati dai
ghiacciai a molta distanza di trasporto dalla zona di provenienza;
pertanto il contrasto litologico ed il colore, unito alle dimensioni ed alla
forma talvolta bizzarra, rende i massi erratici ben visibili
paesaggisticamente tanto da essere spesso inseriti nello sviluppo
culturale preistorico e storico delle zone prealpine. In questa zona i
massi erratici non sono rari tuttavia non raggiungono grosse dimensioni.
Il masso più grosso è stato rinvenuto in Val dei Fondi (in Val Maggiore);
massi più piccoli sono visibili in alta Val Fonteno, a monte di Parzanica
ed in alta Valle di Vigolo. Le marmitte dei giganti, cavità cilindriche più o
meno profonde scavate dall’azione abrasiva sulla roccia dell’alveo, lungo
le rapide o a valle di cascate, per la loro spettacolarità rappresentano
un’attrattiva turistica praticamente ovunque lungo i corsi d’acqua della
zona che tagliano formazioni rocciose compatte. Le più interessanti sono
quelle di Tavernola e quelle del torrente Guerna (Adrara S. Rocco).
Forme di carsismo profondo generano grotte profonde, tra le più famose
è il “Pozzo glaciale” ubicato tra Predore e Gallinarga lungo la vecchia
strada provinciale Sebina occidentale.
Infine particolarità geologiche tipiche della sponda bergamasca sono
date dalle formazioni del “Bogn” di Zorzino che si presenta come una
stretta insenatura sulla sponda del Sebino bergamasco che spicca per il
contrasto di formazioni rocciose spettacolari subverticali che si
immergono a grande profondità al di sotto del livello del lago.
Questa zona di rilevanza ambientale presenta a tutt’oggi luoghi di
grande bellezza e suggestione cui contribuiscono una notevole ricchezza
ambientale ed una grande diversità biologica. La flora in particolare è
peculiare
e
rispecchia
lineamenti
fisiografici
diversificati,
i
condizionamenti storici e biologici: la componente endemica tipica delle
Prealpi lombarde è accompagnata da contingenti di specie mediterranee,
alle quali si aggiungono specie rare presenti in poche stazioni. Nei
fondovalle evolvono i boschi e le boscaglie igrofile, le comunità di
versante si diversificano secondo l’altitudine l’esposizione ed il substrato
in boschi misti di latifoglie termofile, di latifoglie mesofile e boschi misti
mesofili e meso-igrofili a faggio, acero di monte e frassino maggiore. La
composizione originaria è stata alterata profondamente con
l’introduzione massiccia del castagno o l’impianto di conifere, di specie
mediterranee e di esotiche. Gli ambienti di rupe, ben rappresentati lungo
la costa sebina, accolgono buona parte delle specie endemiche e
conservano un elevato grado di naturalità, come pure i macereti che
costituiscono una peculiarità a livello regionale.
Le praterie tutte di origine antropica, si distribuiscono a quote ed
esposizioni differenti in relazione al tipo di suolo ed alla manutenzione
condotta dai mandriani e dagli agricoltori. La composizione è
particolarmente impreziosita da tratti di territorio peculiari sotto il profilo
biologico; il Corno di Predore e le praterie aride di S. Defendente, oltre
alle valli dei boschi a tasso e ad alcune aree sorgentizie della Valle delle
Fontane.
A ciò si aggiungono le colture agricole, i più evidenti segni dell’uomo, e
le aree di maggior disturbo che, sebbene originate dal degrado
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Paesaggio - Ambiente
ambientale, completano un quadro che nei suoi tratti fondamentali
conserva un notevole valore.
La cava di Tavernola in particolare, pur avendo rappresentato fin dal
dopoguerra un punto di riferimento per l’economia della zona, ad oggi
spicca per la degradazione ambientale estesa lungo un tratto di costa
sebina che offre ancora paesaggi e peculiarità interessanti e tipiche della
zona.
Da Tavernola a Vigolo la strada, piuttosto tortuosa e stretta, guadagna
in quota in un paesaggio agreste frammisto da siepi e boschetti di
querce, carpino nero ed ornielli. Segue una ininterrotta serie di
terrazzamenti ricavati nei depositi glaciali delle pendici. Sostenuti da
muri a secco e da scarpate erbose i ripiani testimoniano l’operosità e la
tenacia nel mettere a coltura, prevalentemente a vite, ogni pur esiguo
lembo di terra coltivabile. Da Vigolo si osserva ancor meglio che buona
parte del paesaggio vallivo è segnato dalla presenza dei depositi glaciali
insinuati dai ghiacci camuni che fluivano lungo il Sebino. Dal paese si
ammirano sul versante opposto della valle verdissime praterie,
castagneti e boschi che contrassegnano il paesaggio vegetale racchiuso
tra le culminazioni del Monte Pingiolo e Dosso di Brugo attraverso la
sella del Colle del Giogo. A Mondara, breve ripiano prativo posto ai piedi
dei castagneti, la persistenza della lingua glaciale ha deposto un cordone
morenico che, sbarrando il deflusso delle acque del piccolo impluvio, ha
formato un laghetto, di cui rimane traccia nei sedimenti caratteristici.
Oltre Vigolo la strada si muove tra praterie per la maggior parte ancora
falciate e concimate.
La mole del Bronzone si impone sotto una angolatura ideale per cogliere
la presenza di una piega anticlinale. Lo smantellamento della parte più
rilevata e fratturata della piega, costituita da Dolomia a conchodon, ha
messo a giorno il nucleo di rocce più antico rappresentato dai calcari di
Zu. E’ raggiungibile attraverso un percorso che parte dal Ponte delle
Tombe passando per Colle di Dedine ed il bosco Corna di Vago.
Quasi all’inizio dell’itinerario che porta a Colle Dedine, un profondo
inghiottitoio carsico ricorda che in questa parte di territorio le acque
sotterranee stanno agendo sui calcari giurassici con particolare vigore
creando le particolarità geologiche di cui si è detto sopra.
Dalla cima del Bronzone si ha modo di apprezzare uno splendido
paesaggio rurale fatto di praterie e di cascine sparse, di boschi e di
rimboschimenti di abete rosso in sostituzione dell’originario bosco misto
con frassino maggiore faggio acero di monte e sorbo. Da alcuni squarci
si intravedono le pendici non più pascolate che, abbandonate a se
stesse, sono invase da ginepri rose e rovi che preludono alla riconquista
del bosco spontaneo.
Lungo il tratto di strada pianeggiante che contorna le pendici del M.
Saresano ci si trova di fronte al paese di Parzanica, posto dall’altra parte
della valle.
Il territorio di questo comune si presenta come un vasto anfiteatro
aperto sul lago: conca verdissima percorsa dal torrente dei Foppi e dai
suoi tributari, offre lo spettacolo di belle e curate praterie dove
emergono qua e là massi glaciali, e castagneti da frutto che sfumano
verso l’alto in boschi misti di castagno e abete rosso.
In questa valle glaciale “sospesa” gli abbondanti depositi glaciali sono
stati profondamente erosi dalle acque che hanno imposto alla valle una
morfologia complessa che avrebbe potuto ospitare le “piramidi di terra”,
come a Cislano sull’altra sponda del Sebino.
Tra il nucleo di Parzanica e la frazione di Acquaiolo si incontrano diffusi
terrazzamenti, per la maggior parte oggi incolti.
Il sistema insediativo sostanzialmente, è rappresentato da nuclei abitati
sviluppati lungo la strada costiera soprattutto in tempi moderni anche a
seguito della sistemazione della viabilità carrozzabile, e da nuclei
disposti a mezza costa sviluppatisi attorno al nucleo originario ed in
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
tempi moderni lungo la viabilità principale che li collega al fondovalle
lacuale, spesso senza adeguati criteri tipologico-architettonici.
L’unità ambientale presenta poi all’interno una sequenza di valli
vallecole e conche ben definite ed in comunicazione con l’ambito più
strettamente lacuale da una parte e le valli principali dall’altra, e
separano la fascia più propriamente prealpina dal paesaggio dei laghi
insubrici ad est e dalle propaggini collinari a sud, e queste dall’alta
pianura.
Nello specifico la valle del Guerna, è data da un bacino a sviluppo lineare
in direzione nord-sud completamente racchiuso da crinali ben segnati
che connettono emergenze puntuali ben distinte (Monte Bronzone,
Corna Gemella, Cima Campidelli, Monte di Grone) e che sono aperti a
sella in più punti di cui il più evidente in corrispondenza di San Fermo,
con sbocco a valle verso la piana di Villongo. Il fondovalle pianeggiante è
molto stretto e sviluppato in lunghezza presso lo sbocco confondendosi
nella piana lacustre di Viadanica.
I nuclei principali di Adrara S.Martino e Adrara S.Rocco sono localizzati
alla destra del Guerna sul pendio meglio esposto.
Poco a monte della lieve strozzatura dei versanti sullo sbocco della piana
a sud, si estende l’abitato di Adrara S. Martino adagiato su un lieve
pendio esposto a sud sulla piana d’origine lacustre che ospita gli unici
insediamenti produttivi della valle. Le pendici sopra il paese sono
conformate a balze e sono fittamente punteggiate di case tradizionali.
Più a nord, il paesaggio immette nella conca, meno estesa della
precedente, in cui giace, l’abitato di Adrara S.Rocco, esposto a sud-est.
Anche qui i versanti a monte dell’abitato sono coltivati ed abitati in case
sparse.
Risalendo il Guerna, la valle assume una connotazione sempre più
naturalistica per l’infittirsi del bosco rispetto alle radure a prato-pascolo
ed ai relativi insediamenti.
La testata di valle al di sopra dei versanti boscati assume un aspetto
particolare dovuto alle colture pastorali.
Per la conformazione della valle e dei suoi insediamenti il reticolo
viabilistico non è fitto come altrove ed in gran parte ripercorre strade
antiche, anche rurali. La strada di fondovalle proviene da Villongo e
prosegue per S. Fermo ramificandosi in corrispondenza di Adrara
S.Martino anche in collegamento con Foresto Sparso. Numerosi tornanti
consentono di risalire la quota fino a S.Fermo e da qui alle cascine
sparse.
La Valle di Adrara, percorsa dal torrente Guerna, un tempo alimentava
diversi mulini e magli, e gli insediamenti sparsi si sono distribuiti
soprattutto sulla destra del torrente. Nei due nuclei principali spiccano
le parrocchiali settecentesche. Accanto ai nuclei, in qualche caso saldati
tra loro dalle recenti espansioni edilizie, sono notevoli alcune emergenze
singole, come la Chiesa di Canzanica ed il Santuario di Monte Oliveto,
che domina la sinistra del torrente, in vista dei due paesi.
A monte di Adrara S. Rocco, appartata in una gola montana, sorge la
chiesa settecentesca dei Morti del Bondo.
Recentemente i nuclei principali si sono estesi notevolmente creando
conurbazioni con i nuclei più piccoli. Così per esempio Adrara S.Martino
si è unita con la contrada Mascherpinga a monte e si è estesa nella
piana verso ovest connettendosi al Castello con nuovi insediamenti
produttivi.
La strada per S. Rocco ed il Guerna ha sostenuto ulteriori sviluppi edilizi
anche produttivi, così come lo stesso Adrara S. Rocco e le sue contrade
sparse.
Qualche scarso insediamento in località S.Fermo è stato determinato dal
recente collegamento stradale del fondovalle.
All’interno dell’ambito è possibile una buona percezione dei valori
connotativi, soprattutto lungo la viabilità che collega Villongo con Adrara
S.Martino, in direzione dei versanti ad est e verso l’abitato di S.Martino.
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Paesaggio - Ambiente
A monte di S.Rocco la visualità diviene eccezionale sia sulla valle, sia sui
versanti circostanti.
L’edificazione recente costituisce in taluni casi fenomeno detrattore per
le valenze presenti; è il caso degli edifici produttivi costruiti sulla piana
del Guerna e la conurbazione a monte di S. Martino. Il fenomeno
maggiormente negativo sul piano paesistico consiste nella diffusione
insediativa poco coordinata.
Dalla valle inferiore di Adrara si dirama la lunga valletta di Viadanica
che assume uno sviluppo allungato in direzione nord-est sud-ovest e
risulta circondata su tre lati da versanti incombenti, dalla vagetazione
boschiva compatta e solcata dal torrente Guerna. I versanti sono
conclusi da crinali ben segnati, aperti con qualche sella verso sud e
campeggiati dalle emergenze di vetta del Monte Faeto, del Corno Buco e
del Monte Bronzone, quest’ultimo posto a perno di un sistema di tre
valli.
Verso l’imbocco la base dei versanti coincide con una piana di origine
lacustre che si estende fino a Villongo.
Le quote più elevate verso il Monte Bronzone fanno parte del paesaggio
delle colture pastorali; gli altri pianori in quota, i versanti non boscati e
meno acclivi, la piana verso il Guerna compongono il paesaggio delle
colture agrozootecniche rispettivamente di carattere silvo-pastorale,
agro-silvo-pastorale e agrario estensivo.
I versanti non boscati esposti a sud e connessi ai luoghi abitati sono
invece variamente caratterizzati dalle colture condotte su superfici dalla
morfologia modificata dall’uomo.
Sui pianori si appoggiano gli insediamenti più antichi connessi
linearmente sul fondovalle fino all’abitato di Viadanica affacciato sul
torrente Guerna.
Il fenomeno maggiormente negativo sul piano paesistico consiste nella
diffusione insediativa poco coordinata.
Ad ovest della Val d’Adrara si sviluppa la conca di Foresto, ben racchiusa
da netti crinali, dotata di uno sbocco a valle verso Villongo, e coincidente
con il paesaggio del torrente Uria tra il versante del monte di S.Giovanni
delle Formiche e quello del Monte Dratto.
Per la conformazione del luogo la percezione è quasi ovunque totale.
Una fascia boscata occupa la zona alta dei versanti verso il crinale e le
poche accentuate sommità , una fascia più bassa ospita gli insediamenti
e le colture anche su terrazzamenti artificiali e si confonde più a valle
con la fascia meno esposta e più ricca di vegetazione, verso il
fondovalle. L’ambito cambia il suo aspetto verso lo sbocco nella piana a
sud, dove i versanti del monte Dratto, fittamente boscati, sono pezzati
di ampie zone a prato destinate all’attività agrozootecnica, con pochi e
radi insediamenti.
Gli insediamenti sono formati da nuclei staccati e da cascinali.
Il santuario in rovina di S.Giovanni delle Formiche appartiene alla
Parrocchia di Foresto, ed è l’emergenza paesistica più importante della
Val Calepio.
Il tessuto originario è costituito da molti piccoli insediamenti
(“contrade”) sparsi sui versanti, prevalentemente su quelli ben esposti,
con un capoluogo (Foresto) all’estremità dell’asse viabile principale
proveniente da Villongo, sulla quale convergono tutti i principali percorsi
rurali.
L’identità dei nuclei originari è andata in gran parte perduta a causa
dello sviluppo edilizio insediativo avvenuto recentemente
lungo i
percorsi, consentendo la saldatura delle contrade sparse.
La strada ad anello che percorre interamente la conca, consente visuali
abbastanze ampie sul suo interno.
La strada di Collepiano consente la vista verso l’intero versante del
monte Dratto e presso S.Carlo, prima di scendere verso Adrara, della
piana di Villongo all’imbocco della Valle del Guerna.
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
Il sistema degli insediamenti più recenti costituisce l’elemento detrattore
paesistico nel luogo.
La piana lacustre che si sviluppa a sud delle valli e vallecole del basso
Sebino, culmina nell’abitato di Villongo che si sviluppa estesamente ed in
continuità con Credaro saldandosi, interrotti dall’abitato di Sarnico solo
dall’incisione fluviale del torrente Guerna.
Alle spalle dell’abitato di Credaro
si apre la conca di Gandosso,
racchiusa su tre lati da versanti variamente connotati. Il versante
esposto a nord appartiene alle propaggini collinari parallele al corso del
fiume Oglio e si conclude a Villongo; è interamente boscato, come la
fascia alta del versante opposto, esposto a sud, e più ripido.
Il versante di fondo della conca, che è bacino imbrifero del torrente
Udriotto, è invece conformato dall’uomo perchè coltivato a balze, solcato
da strade e percorsi, punteggiato di abitazioni anche tradizionali che si
focalizzano nel nucleo più antico di Gandosso.
Il margine sommitale della conca è ben definito soprattutto a nord
perchè costituisce netto spartiacque con la valle del torrente Malmera, a
partire dal Monte del Castello fino all’emergenza morfologica e storica di
S. Giovanni delle Formiche. In direzione contraria invece il margine a
crinale si ammorbidisce fino a confondersi con la piana di Villongo.
Il sistema insediativo ha tratto origine dal nucleo di Gandosso ma non si
è a questo addossato per l’impervietà dell’area. Si è invece attestato a
quote inferiori sulle pendici più dolci in forma di nuclei sparsi o lungo le
strade antiche e recenti, dove si sono anche concentrate le espansioni
edilizie odierne.
Il fenomeno paesistico maggiormente negativo consiste nella diffusione
insediativa a carattere produttivo che tende ad occupare l’area
pianeggiante, conurbando gli insediamenti esistenti ed impedendo la
percezione dei luoghi dalle strade di fondovalle.
6.3.21 BASSA VAL CAVALLINA
L’unità ambientale della bassa Val Cavallina è caratterizzata dalle
propaggini collinari e da vallette solcate da torrenti che conferiscono
nello specifico fisionomie ambientali particolari che assurgono a ruolo di
connotazioni d’ambito di valenza paesistico ambientale.
Attraversa in sequenza, da ovest verso est, dalla fascia meandriforme
del Serio, l’area urbanizzata di Scanzorosciate, passando per le
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Paesaggio - Ambiente
propaggini collinari di Cenate e Gavarno,, fino alle colline della Val
Calepio.
In particolare la zona delle colline del torrente Zerra si sviluppa al
margine sud-ovest dell’unità, ed è compresa tra la Valle Cavallina e la
Valle Seriana.
E’ racchiusa a nord e ad est da crinali ben delineati con qualche
emergenza significativa (monte Bastia di interesse archeologico, monte
S,Giorgio, S. Maria in d’Argon) diramati a formare vallecole alle spalle
dei centri abitati maggiori. I versanti sono coltivati soprattutto a vigneto
o adibiti a bosco.
La fascia pedecollinare è coltivata e segnata da macchie o filari d’alberi
impostati su un fitto reticolo di piccoli corsi d’acqua, tributari del
torrente Zerra.
La Roggia Borgogna derivata dal Serio, attraversa da ovest verso est la
zona pianeggiante posta tra i quattro capoluoghi; è ancora dotata di
buona caratterizzazione agricola.
Su tali aree insistono numerosi edifici agricoli tradizionali distribuiti
uniformemente sul territorio, alcuni dei quali costituiscono presenza
qualificante soprattutto se letti nel contesto del paesaggio agrario di
collina (Monte Negrone, Montecchio, Piazzolo, Torricella) o di pianura
(Palazzo).
La fascia fluviale del Serio, in questo tratto meandriforme, non
determina particolari connotazioni sia perchè spesso impedita alla vista,
sia perchè dotata di alveo segnato regolarmente dal fiume per lunghi
periodi privo d’acqua con sponde coltivate e povere di vegetazione
riparia.
Sul pianalto ferrettizzato, il paesaggio agrario è caratterizzato dalle
colture agrarie intensive con buona caratterizzazione del reticolo
drenante e delle presenze arboree ad andamento lineare e dalle colture
agrozootecniche estensive.
Sui versanti collinari esposti a sud il paesaggio è quello tipico delle
colture legnose agrarie di integrazione con il contesto ambientale o a
prevalente coltura viticola e colture agrozootecniche estensive ed agrosilvo-pastorali, mentre su quelli esposti a nord prevalgono le colture
forestali.
Attorno ai centri storici originari si sono sviluppati insediamenti
residenziali quasi sempre ramificati lungo le strade sulle quali si sono
anche attestati insediamenti produttivi, fino a determinare l’immagine di
un’unica conurbazione connessa alla città di Bergamo. La conurbazione
più recente è avvenuta con matrice lineare nelle direzioni di
Scanzorosciate-Gorle, Scanzorosciate-Pedrengo ed Albano-Seriate con
gli imponenti insediamenti industriali appoggiati alla strada statale ed
alla ferrovia. Di consistente dimensione appare l’area industriale di
Albano e Pedrengo attestata lungo l’asse S.S. n.42 - ferrovia Bg-Bs; di
maggiore impatto è l’area industriale di Scanzorosciate che si connette
alla precedente lungo la strada per Pedrengo, perchè posta al piede delle
colline.
Nelle aree agricole residue sono ancora presenti numerose cascine
antiche
generalmente
ben
percepibili
quali
elementi
ancora
caratterizzanti i luoghi.
Generalmente tutti i percorsi sui versanti o sul crinale consentono ampie
vedute dell’area.
Il fenomeno paesistico maggiormente negativo consiste nella diffusione
insediativa a carattere produttivo che ha occupato la piana, conurbando
gli insediamenti esistenti ed impedendone la percezione dei luoghi. La
presenza dell’industria chimica a sud di Rosciate è di notevole impatto
visivo da ogni direzione. Lungo la sponda del Serio in località Pedrengo e
Scanzorosciate, sono presenti situazioni di degrado dovuti ad usi non
appropriati delle aree. Su qualche versante infine emergono situazioni
di degrado per abbandono dell’attività agricola.
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
In posizione più arretrata rispetto alla pianura, alle spalle delle colline
dello Zerra, si sviluppa una fascia collinare connessa direttamente al
sistema montano del Misma di cui occupa il versante sud,
comprendendo inoltre le valli del Gavarno ad ovest, del Tadone ad est
ed il dosso che le genera, oltre che il versante nord del colle di TribulinaS. Rocco.
Tale dosso non consente una percezione visiva unitaria dell’ambito;
infatti la valletta di Gavarno, pur appartenendo al territorio comunale di
Scanzorosciate, appartiene all’ambito omogeneo della valletta scavata
dal torrente confluente nel Serio (Gavarno Rinnovata in comune di
Nembro).
Verso ovest il torrente rimane racchiuso tra due versanti incombenti in
parte occupati dall’abitato di Gavarno, verso est invece la valle del
Tadone si apre sotto il Misma verso la piana di Trescore. Questi versanti
sono interamente boscati attorno a Gavarno mentre sono variamente
coltivati con la presenza di nuclei e case sparse fino al limite del bosco
che risale fino al crinale ed alla sommità dei prati-pascoli aperti. E’ su
questo versante che è delimitata la zona protetta della Valpredina che si
presenta come una lunga incisione con massima pendenza.
La fascia fluviale del Tadone denuncia una sua apprezzabile
connotazione data dal rapporto con la giacitura dei versanti (il Tadone
diviene infatti il segno che separa i pendii ripidi e boscati esposti a nord
dalle pendici più ampie e coltivate esposte a sud) anche se spesso è
impedito alla vista da insediamenti di vario genere.
Il sistema insediativo della zona è dato da piccoli nuclei abitati
diversamente localizzati: il centro di Gavarno, originariamente piccolo e
compatto, adagiato in quota sul versante esposto a sud, il quale dopo
essersi connesso con Tribulina occupando il fondovalle, ha originato
l’insediamento di case sparse a monte in un sistema complessivo denso
ed eccessivamente incombente rispetto al luogo. Il centro abitato di
Casco (Cenate Sopra) adagiato sull’ampio fondovalle di Tadone, ha
generato insediamenti lineari verso monte e verso Trescore. Alcuni
insediamenti produttivi hanno occupato la stretta fascia spondale del
Tadone nel suo tratto a monte dell’abitato.
La fascia più bassa dei versanti del Misma è punteggiata da numerosi
edifici agricoli tradizionali anche di notevoli dimensioni, distribuiti
uniformemente sul territorio o raggruppati in nuclei.
Il percorso di fondovalle consente in generale una buona percezione del
sistema ambientale che può essere ancor meglio letto percorrendo la
strada di crinale da Tribulina a San Rocco fino a scendere al castello di
Cenate Sotto.
Il fenomeno maggiormente negativo per l’aspetto paesistico consiste
nella diffusione poco coordinata degli insediamenti. In particolare appare
sproporzionata la presenza degli insediamenti di Gavarno.
La porzione centrale dell’unità ambientale è occupata dalla piana
alluvionale che si stende lungo l’asse del fiume Cherio, insinuandosi
verso est nella valle del Malmera e ad ovest nella valle del Tadone e
lungo il suo affluente Lesse e, tra Cenate e S.Paolo, lungo il Rio Seniga.
La piana è completamente aperta verso la pianura agricola a sud ed è
racchiusa sugli altri lati da versanti variamente articolati a formare
conche, dossi e vallecole, spesso abitati nella fascia più bassa e sempre
coltivati o boscati (tranne le cave di Zandobbio) delimitati da netti crinali
che li distinguono dalla sequenza delle emergenze morfologiche (crinali,
dossi, sommità, vette) leggibili sui piani retrostanti.
Dalla piana originata dallo sbocco del fiume Cherio, si diramano
perpendicolarmente le valli principali scavate dal torrente Malmera e dal
torrente Tadone che accolgono rispettivamente gli abitati di Zandobbio e
di Cenate Sopra. La prima delle valli, ampia e profonda, è racchiusa da
un anfiteatro di colline molto netto per la compattezza dei versanti e per
la regolarità dei crinali che non consentono viste sui piani retrostanti.
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Paesaggio - Ambiente
Al versante nord delle prime colline, tutto boscato e spiccante dalla base
quasi priva di insediamenti, si contrappone il versante sud delle colline
alle spalle dell’abitato, segnato dai vasti squarci delle cave di marmo, la
cui attività d’estrazione di antica origine, ha determinato l’assetto anche
visibile degli insediamenti.
L’altra valle pur molto profonda, è quasi invisibile dalla piana e
costituisce quasi un’unità a sè stante perchè chiusa allo sbocco su
Trescore tra il colle dell’Aminella e le pendici dietro il Canton. Ben
percepibile è la vallecola alle spalle di Cenate Sotto perchè aperta verso
la pianura, contrariamente alla vallecola dietro Carobbio nascosta dal
colle del Castello e dalla fitta conurbazione di Carobbio-Cicola.
Tra le conurbazioni della piana esiste un’ampia “isola” ad uso agricolo
con regolare distribuzione di insediamenti agricoli tradizionali.
La fascia fluviale del Cherio, pur compromessa da insediamenti
produttivi allo sbocco della Val Cavallina in località Tri Plok, caratterizza
la piana est con il suo andamento meandriforme che occupa una
porzione vasta di territorio. Il torrente Tadone, che confluisce nel Cherio
fra Trescore e Gorlago, perde invece qualsiasi connotazione di ambito
fluviale essendo soffocato dall’abitato di Trescore.
Gli insediamenti si sono sviluppati lungo i tre assi di trasporto principali:
la S.S. n.42, la strada provinciale Albano-Sarnico e la parallela ferrovia,
la strada provinciale Carobbio-Gorlago-Trescore, con deviazioni sulle
valli laterali e nella conca di Cenate.
I primi due assi hanno indotto insediamenti produttivi mentre il terzo ha
sostenuto insediamenti residenziali di connessione tra i centri originari.
All’interno del triangolo sono in atto processi di conurbazione soprattutto
indotti dagli sviluppi di Trescore e di Albano. Le conurbazioni del resto,
bloccano la percezione continuativa del sistema ambientale, meglio
percepibile dalle percorrenze sui crinali o in quote più elevate.
Il fenomeno maggiormente negativo sul piano paesistico consiste nella
diffusione insediativa per nulla coordinata ed in particolare l’espansione
lineare degli insediamenti produttivi lungo la strada statale n. 42 e la
provinciale per Sarnico, che non consentono ampie visuali verso le
colline.
Gli insediamenti industriali per la lavorazione del marmo nella Valle di
Zandobbio hanno compromesso la qualità del paesaggio, così come l’uso
improprio per attività sportive incongrue di un’ampia area a valle di
S.Giovanni delle Formiche. Il corso del Cherio infine è in gran parte
compromesso da usi impropri delle fasce spondali in zona Trescore e
Carobbio.
L’estremità orientale dell’unità comprende le propaggini della Val
Calepio, un tempo feudo dei Conti Calepio, oggi tranquilla zona collinare
solcata da conche e versanti terrazzati e boscati, con crinali ben
delineati a nord
più aperti verso la piana lacustre di Villongo, e
digradanti a sud verso la massiccia urbanizzazione di Grumello e
Castelli Calepio che immette nell’alta pianura asciutta, anche con la
barriera dell’infrastruttura autostradale.
I versanti sono quasi interamente coltivati a vigneto, in relazione alla
loro esposizione a sud. A valle di questi si apre la pianura delle colture
intensive racchiusa tra l’Oglio ed il Cherio, dal paesaggio piuttosto
uniforme e privo di connotazioni particolari se non per la presenza di
numerosi edifici agricoli tradizionali anche di notevoli dimensioni,
distribuiti uniformemente.
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
6.3.22 ISOLA TRA ADDA E BREMBO
L’unità ambientale è costituita in prevalenza da un territorio
pianeggiante incuneato tra Adda e Brembo, di forma triangolare con
vertice rivolto a sud, alla confluenza tra Brembo e Adda, e la base
costituita dal crinale del Monte Canto.
In prossimità del corso dell’Adda si sviluppano alcuni terrazzi fluviali più
bassi, separati dal livello fondamentale della pianura da ripide scarpate.
Deboli rilievi sono presenti nel settore settentrionale, riassunti dalla
dorsale orientata ESE-ONO del Monte Canto, la cui massima elevazione
è data dai 710 metri del monte; inoltre tra Carvico e Calusco esisteva il
Monte Giglio praticamente demolito dai lavori di estrazione per la
produzione di cemento. Queste alture hanno un’ossatura rocciosa e
rappresentano le propaggini più meridionali della catena prealpina,
mentre le dolci ondulazioni del bordo nord-occidentale sono dovute alla
presenza di spessi depositi morenici che non superano i 400 metri.
Il decorso del reticolo idrografico è quasi sempre in direzione N-O - S-E,
risulta cioè condizionato dalla morfologia degli antichi depositi fluviali
dell’Adda disposti secondo un conoide molto appiattito e più alto rispetto
a quello del Brembo.
Pur essendo delimitato dal corso di due fiumi ricchi di acqua, il territorio
dell’Isola è carente d’acqua. Ciò è dovuto alla limitatezza della zona
collinare retrostante e quindi alla mancanza di bacini idrografici ben
sviluppati; inoltre la natura alluvionale del terreno
favorisce
l’infiltrazione rapida dell’acqua. Da ciò deriva la cronica sete che solo
importanti opere irrigue hanno in parte risolto.
99
100
Paesaggio - Ambiente
L’ambito fluviale del Brembo costituisce elemento di pausa di significato
naturalistico tra le aree densamente urbanizzate che interessano con
continuità i margini laterali della pianura. L’ambito è delimitato dai bordi
del terrazzo fluviale con tratti consistenti e leggibili lungo tutta la sponda
destra e per la parte meridionale della sponda sinistra.
La morfologia presenta una notevole varietà con porzioni di alveo
profondamente incassato, con emergenze rocciose e boscate, a
Brembate Sotto e Ponte S.Pietro; con la parte pianeggiante di notevole
ampiezza caratterizzata da seminativi delimitati da fasce boscate.
Tale area costituisce elemento omogeneo di elevato significato unitario.
Foto 31 –
Il bosco del Bedesco
a Terno d’Isola
Le strutture insediative non presentano rapporti diretti con l’ambito
fluviale, tranne per i due nuclei di Ponte S.Pietro e Brembate Sopra. Il
corso del fiume Brembo nel tratto pianeggiante da Brembate Sopra fino
allo sbocco nell’Adda, ha determinato nel tempo diverse manifestazioni
di attività umane che ancora oggi influenzano i caratteri e i valori
paesistici: l’attestarsi sulle sponde di insediamenti residenziali, la
costruzione di ponti, il sorgere di impianti industriali che sfruttavano
l’energia dell’acqua soprattutto lungo i canali derivati dal fiume, la
derivazione di canali d’irrigazione.
L’unico insediamento che è sorto effettivamente sulle due sponde del
fiume unite da un ponte è quello di Ponte S.Pietro, a lungo costituito da
due comuni, uniti nella prima metà del Trecento.
Dove il torrente Dordo sfocia tortuosamente nel Brembo, è sorto in
epoca medioevale il castello di Marne.
Significativamente I ponti corrispondono a luoghi di transito identificati
storicamente, anche se non sono stati tra i più importanti del territorio
bergamasco. Il ponte di Briolo, sorto in corrispondenza di un
insediamento considerato più antico di Ponte S.Pietro, venne distrutto
nel 1493 con quello di Almenno da una piena del Brembo e poi
ricostruito. Il viadotto ferroviario di Ponte S.Pietro venne ultimato nel
1862; mentre il ponte stradale, sulla strada regia per Lecco, venne
rifatto e riaperto al traffico nel 1837.
Sopra Marne sussistono i ruderi dell’antico Ponte Corvo in un punto in
cui il fiume scorre incassato tra pareti rocciose. A Brembate il ponte
S.Vittore del sec. XV venne rifatto nel sec. XVIII .
La presenza dei corsi d’acqua naturali e dei canali derivati (roggia
Masnada, roggia Brembilla) ha, nel corso dei secoli, favorito
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
l’insediamento delle prime attività produttive industriali (mulini, telai) e
agricole.
Il fiume Adda riveste tra i molti significati anche quello di rappresentare
il termine limite dell’Isola e della Provincia di Bergamo; fiume
abbondante d’acqua, a regime alpino, l’Adda scorre in un solco profondo
scavato nell’alta pianura e ha sempre rivestito la funzione naturale di
confine tra territori ben distinti.
Il bacino fluviale si spinge profondamente nel sistema alpino e il suo
tragitto è sempre risultato una importante via di comunicazione culturale
e commerciale verso Bergamo e verso Milano; infatti nei pressi di
Cornate d’Adda sono sorti “porti” naturali che servivano punti di
attracco. Questo è successo fin dai tempi romani ed è proseguito
nell’Alto medioevo per riprendere vigore nel momento dei progetti
leonardeschi e nei vari studi per la costruzione di canali navigabili che
trovarono attuazione nei secoli successivi.
Ancora nell’Ottocento il
sistema di canali navigabili permetteva un tragitto dall’Adda a Milano e
viceversa.
La presenza di un fiume come l’Adda sarà poi alla base degli
insediamenti industriali; Crespi d’Adda incomincia la sua storia alla fine
dell’Ottocento proprio con la sua collocazione sulle rive del grande
fiume.
La scarpata fluviale risulta ricoperta da vegetazione boscata ricca di
significati naturalistici. Il livello della pianura sul quale si è sviluppata la
presenza antropica, è il più antico ed è costituito dal pianalto
ferrettizzato elevato sul livello base della pianura. I suoli molto profondi,
presentano
caratteri
limoso-argillosi
e
locali
impaludamenti;
l’impermeabilità dei suoli infatti dà luogo a consistenti fenomeni di
ruscellamento superficiale con la formazione di incisioni e vallecole.
Il sistema insediativo lungo il fiume è dato da centri abitati sorti sul
terrazzo principale fluviale ed in posizione riparata rispetto al fiume,
costituiti da nuclei aggregatisi secondo uno schema ad attrazione,
inglobando impianti edilizi nobili che se pur non di grande fasto e
rappresentatività,
costituiscono
tuttavia
fattori
di
importanza
paesaggistica. Spesso lo sviluppo di questi tessuti edilizi storici è stato
condizionato in tempi moderni dalla presenza di infrastrutture importanti
per l’economia del tempo; come a Calusco ove la ferrovia con il ponte di
Paderno
hanno favorito l’insediamento di importanti insediamenti
industriali all’inizio del secolo, oppure a Capriate e a Crespi, importanti
punti di transito, che presentano tra i più significativi esempi italiani di
insediamento industriale in forma di piccola città operaia cresciuta
intorno ad un importante opificio secondo un preciso modello
complessivo di sistemazione urbanistica.
Le espansioni edilizie hanno seguito un processo di sviluppo lineare
lungo i principali collegamenti viari, inglobando tutte le superfici libere
che separavano storicamente le diverse realtà comunali, e così
conurbando distinte realtà locali. Risultato di questa indiscriminata
operazione è stata una occupazione di terreni a vocazione agricola e
spesso di relazione con la presenza del corso d’acqua, non coordinata e
per nulla rispettosa dei caratteri naturalistici ed agrari dell’ambito,
impiantando soprattutto incongrue attività di escavazione e asportazione
di materiali lapidei negli spazi di pertinenza del fiume, che andranno
debitamente riqualificati.
L’ambito dell’alta pianura, chiusa tra le incisioni delle scarpate fluviali
principali, è solcata nel senso nord-sud da tre torrenti: il Dordo, Il
Grandone ed il Lesina, che vanno perdendo l’identità del segno
ordinatore della struttura territoriale urbana, essendo sovrastati ormai
dal consumo territoriale messo in atto per giustificare uno sviluppo
economico sociale dai connotati estranei alla specificità territoriale in cui
si collocano.
101
102
Paesaggio - Ambiente
La struttura insediativa originaria ha intessuto uno stretto rapporto con i
corsi d’acqua, con maggiore significatività nei punti di confluenza
agricola con media parcellizzazione e una bassa densità di cascinali.
Oggi invece tutti i centri urbani denunciano una spiccata tendenza
conurbativa, particolarmente rilevante nell’area Madone-Brembate
Sotto.
Dal punto di vista percettivo i grossi centri intensamente urbanizzati si
alternano ad aree coltivate.
Sequenze alberate, campanili e chiese, cimiteri e grossi edifici sono gli
elementi emergenti nella percezione visiva delle zone meridionali
dell’ambito.
Frange arboree di essenze diverse sottolineano in modo deciso i limiti di
proprietà, i cigli stradali ed i torrenti, soprattutto nella fascia a nord; a
sud le frange arborate, costituite da essenze più sviluppate
dimensionalmente e quindi più significative nel disegno del paesaggio,
rimarcano in gran parte tracciati delle centuriazioni che sono permanenti
e riscontrabili anche nella viabilità antica e di recente realizzazione.
La presenza del Canto gioca un ruolo importante nella connotazione
delle aree a nord, percepibile lungo gli assi stradali in direzione TernoPresezzo e lungo la ferrovia Milano-Bergamo; e anticipa il sistema
prealpino della zona rappresentato dalla catena dell’Albenza.
Numerosi sono gli edifici sui versanti soleggiati a sud, dove alcune
frazioni rurali conservano parzialmente i caratteri antichi, instaurando un
rapporto di notevolissimo pregio paesistico con le pendici boscate. Oltre
la frazione di Corna, infine, sorge il piccolo Santuario settecentesco della
Madonna delle Canne.
Notevole valore paesistico rivestono i pascoli e le radure poste alla
sommità della collina raggiungibili percorrendo il sentiero storico che
collegava le due abbazie di S.Egidio e di S.Giacomo, da dove sono
fruibili eccezionali panorami del paesaggio lombardo.
Un elemento di detrazione visiva è rappresentato dalla struttura sospesa
come teleferica utilizzata per il trasposto di marna al cementificio di
Calusco d’Adda.
6.3.23 CINTURA URBANIZZATA DI BERGAMO
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
L’unità ambientale è delimitata a nord dai colli di Bergamo
comprendendo la conurbazione che si estende fino all’abitato di Nembro,
a sud dal comune di Dalmine, dal tracciato autostradale fino a
Grassobbio e dagli insediamenti limitrofi che si spingono fino a Costa
Mezzate, a ovest dal corso del fiume Brembo, e ad est dal fiume Serio.
Sostanzialmente comprende il tessuto densamente urbanizzato che è
sorto, senza soluzione di continuità, lungo i principali assi di scorrimento
che avanzano verso la Valle Seriana e verso la pianura.
La città infatti si è andata saldando con l’interland, proiettandosi lungo le
vie storiche o le nuove direttrici viarie dando vita a nuovi continui urbani
ed a tipici paesaggi di frangia.
Su di essi si esercitano continui e profondi processi di trasformazione
che tendono a colmare o restringere sempre più gli spazi rurali con
edificazioni residenziali, industriali e servizi. Parallelamente si alterano o
si annullano le strutture territoriali storiche e la loro percepibilità;
inesorabilmente viene meno anche la funzione percettiva del paesaggio,
la fruizione panoramica delle vicine Prealpi e dei paesaggi impostati sui
conoidi che digradano verso la pianura.
La periferia occidentale sorge ai piedi dell’impianto pedecollinare
saldandosi con l’alta pianura asciutta delle colture estensive. Il substrato
è costituito da terreni drenati di ghiaia a matrice sabbiosa, analoghi per
morfogenesi al limitrofo contesto dell’Isola.
L’ ambito esige particolare attenzione per la prossimità di caratteri
vegetazionali e colturali tipici dell’ambiente collinare bergamasco con un
paesaggio tipico delle colture legnose agrarie di integrazione con il
contesto ambientale o a prevalente coltura viticola e colture
agrozootecniche estensive.
I verdi versanti collinari con i borghi sorti ai piedi, infatti, costituiscono
un fondale di notevole valore paesistico e conferiscono un carattere di
particolare valenza naturalistica visibile da tutta la zona pianeggiante.
Le espansioni sorte negli ultimi decenni in questa parte di pianura, però
sono avvenute in maniera massiccia togliendo al tessuto dei borghi la
loro conforme “misura” storica e la loro tipica connotazione in rapporto
al contesto rurale.
La matrice naturale residua è caratterizzata da poche aree agricole;
negli ambiti adiacenti a Curno Stezzano e Azzano il paesaggio agricolo si
presenta privo di particolari connotazioni. L’area tra Lallio e Stezzano, e
intorno a Seriate, è invece caratterizzata, nelle residue aree interstiziali,
da una più ricca dotazione arborea e dalla presenza di acque; stessa
caratterizzazione, anche se in tema minore, nella fascia a sud di Treviolo
e Lallio.
Nell’alta pianura, fino a prima del secondo dopoguerra, l’immagine
territoriale prevalente era quella di una disseminazione di nuclei rurali
piuttosto modesti, nonostante la presenza dell’autostrada MilanoBergamo e Milano-Brescia inaugurate nel 1927 e 1931, se si eccettua la
particolare configurazione monumentale di Stezzano con le sue ville e
palazzi ancora rilevabili.
La costruzione del campo di aviazione di Orio al Serio ha costituito una
barriera invalicabile allo sviluppo urbano oltre questo limite.
In tutti i centri le trasformazioni hanno in genere cancellato i caratteri
originari e le strutture planimetriche leggibili possono indurre a supporre
l’esistenza di valori che nella realtà demolizioni rifacimenti e sostituzioni
hanno compromesso.
La zona orientale, più distante dalle propaggini urbane di Bergamo,
poggia sul livello del pianalto ferrettizzato; questo paesaggio sorge ai
piedi dell’impianto collinare che connota la Bassa Val Cavallina, e
complessivamente presenta i caratteri di densità e di confusione
insediativa tipici degli odierni assetti metropolitani.
103
104
Paesaggio - Ambiente
Analogamente il continuum urbano che si estende fino a Nembro, in
direzione della Valle Seriana, riassume un processo di crescita urbana
legata alla logica dello sviluppo produttivo.
Sostanzialmente la fascia di territorio che circonda il capoluogo di
Bergamo risulta divisa in
settori dal sistema infrastrutturale
radiocentrico focalizzato sulla città di Bergamo (le linee ferroviari, le
arterie stradali da e per Lecco, Milano, Treviglio e Crema) che hanno
subito gradualmente la perdita dei connotati naturali ed agrari in quanto
compromessi dalle espansioni residenziali e industriali.
Tra le poche aree libere superstiti di un certo interesse permane quella
attraversata dai corsi d’acqua Morlana e Morla, essendo equipaggiata
ancora da una ricca dotazione arborea con funzione di separazione e
filtro visivo, e le aree a ridosso del corso del fiume Serio nel tratto
compreso dall’unità, in quanto in stretta relazione funzionale con il fiume
essendo connotate dalle presenze naturalistiche del contesto fluviale.
Elementi fondamentali per la percezione anche dinamica dei connotati
d’ambito sono il percorso autostradale e la strada di collegamento
Bagnatica-Montello che fiancheggia i versanti collinari adiacenti.
6.3.24 ALTA PIANURA ASCIUTTA TRA BREMBO E SERIO
L’unità ambientale rappresenta un vasto ambito che fa riferimento al
paesaggio dei ripiani diluviali e dell’alta pianura asciutta bergamasca, ed
al paesaggio delle valli escavate; si tratta di un vasto ambito
corrispondente al livello fondamentale della pianura compreso tra il
terrazzo fluviale del Brembo e il corso del fiume Serio.
Il terreno è costituito da aree drenanti, prive di morfogenesi attiva,
costituite da ghiaie a matrice sabbiosa, con irregolari intercalazioni di
lenti sabbiose, spesso oggetto di attività estrattiva. I suoli risultano
bruni, mediamente profondi e ad elevata pietrosità. “L’assetto del
paesaggio agrario discende dalle bonifiche operate in epoca storica con
la scomparsa delle aree boscate primigenie a favore delle coltivazioni
irrigue e seccagne. Sporadici elementi di sopravvivenza del paesaggio
naturale sussistono solo in coincidenza dei solchi fluviali dei maggiori
fiumi. Il disegno del paesaggio agrario presenta, seguendo l’evoluzione
recente, una notevole dinamica evolutiva che configura assetti agrari
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
sempre meno caratterizzanti nel loro disegno distributivo; ... a tale
considerazione si aggiunge la forza eversiva del fenomeno urbano:
...l’affollamento della trama infrastrutturale, degli equipaggiamenti
tecnologici, dell’urbanizzazione di strada o di espansione del già
consistente tessuto insediativo storico delinea una situazione
paesaggistica
fortemente
compromessa
e
resa
emblematica
dall’aspetto ormai ruderale delle molte cascine disperse nella campagna”
(da PTPR, Piano del Paesaggio Lombardo, vol. 2).
Infatti le principali arterie infrastrutturali della provincia solcano questo
tratto di pianura alterando quello che era l’originaria dinamica evolutiva
urbana “a gemmazione” e favorendo una proliferazione degli
insediamenti secondo una logica “a pettine o a schiera” lungo le vie di
comunicazione indipendentemente da riferimenti storici d’appoggio. “E’
dunque un paesaggio impoverito nelle sue dominanti naturali, dove lo
sfoltimento delle cortine arboree, delimitanti i terreni di coltura, mette
ancor più a nudo la povertà dei suoi caratteri. Singolare invece e quasi
unico l’assetto paesaggistico dell’alveo del Serio, ... non incassato ma
compreso entro un largo greto ghiaioso”.
Il settore di pianura in oggetto, risulta, un ambito a prevalente
connotazione insediativa e strutturale, con una limitata pausa agricola
sul lato meridionale.
Grossi centri urbanizzati di origine radiale, insediamenti industriali e
commerciali tra i più grossi della provincia creano il tessuto connettivo
principale di questo ambito. Le aree libere residue dell’agricoltura
presentano i caratteri dell’alta pianura bergamasca, e sono
caratterizzate dalle emergenze fuori scala dei grossi insediamenti
produttivi che comunque caratterizzano il paesaggio.
La fascia parallela all’ambito del Brembo, risulta caratterizzata da una
ricca dotazione arborea.
Le grandi strade di attraversamento, l’autostrada Milano-Bergamo e la
ferrovia Treviglio-Bergamo, convergono tutte sulla città che, assieme
alla catena delle Prealpi Orobiche, viene percepita nei tratti lasciati liberi
dalle numerose costruzioni, quale suggestivo fondale.
La porzione di territorio più centrale e che arriva fino al Serio, è molto
più omogenea, con ambiti aperti della pianura interessati da agricoltura
intensiva con modeste connotazioni d’ambito.
I corsi d’acqua presenti ricalcano un andamento nord-sud, rimarcato dal
corso del fiume Serio.
Un altro elemento di caratterizzazione del paesaggio di impronta storico
culturale è rappresentato dal Fosso bergamasco, ancora visibile quale
segno storico che rappresentava il confine tra il dominio lombardoveneto e quello milanese, ed il tracciato storico della strada Francesca,
che storicamente non ha mai rimarcato in maniera specifica un itinerario
solo di tipo commerciale, bensì un collegamento di più vasta portata
territoriale che si appoggiava ai punti di miglior guado dei corsi d’acqua
che solcavano il territorio.
Questa porzione di territorio è per lo più interessata da coltivazioni
agricole attuate da aziende in genere di discrete dimensioni, insediate in
grosse cascine che caratterizzano ancora la struttura del paesaggio.
Centri urbanizzati distribuiti sul territorio hanno mantenuto uno sviluppo
radiale a partire dal nucleo originario.
L’impianto arboreo acquista un particolare significato nel disegno della
struttura territoriale.
Le principali linee di percezione sono costituite dagli assi stradali radiali
rispetto alla città di Bergamo, percepibile soprattutto nella fascia a nord
con il profilo della parte più antica.
105
106
Paesaggio - Ambiente
6.3.25 ALTA PIANURA ASCIUTTA TRA SERIO E OGLIO
La pianura delle colture intensive, racchiusa tra l’Oglio e Serio, è simile
per caratteri alla fascia estesa tra Adda e Serio. Il paesaggio agricolo è
piuttosto uniforme e privo di connotazioni particolari se non per la
presenza di numerosi edifici agricoli tradizionali anche di notevoli
dimensioni distribuiti uniformemente.
Attorno ai centri storici originari si sono sviluppati insediamenti
residenziali ramificati lungo le strade sulle quali si sono spesso attestati
insediamenti produttivi, determinando una conurbazione nel tratto
Grumello-Castelli Calepio. Tale sviluppo è stato sostenuto anche dalla
presenza dell’autostrada Bergamo-Brescia con i relativi accessi. Di
grossa consistenza appare infatti l’area industriale tra questa e l’abitato
di Grumello. Gli abitati originari si sono consistentemente espansi nelle
conche e sui versanti collinari, con distribuzione diffusa.
Generalmente i percorsi che attraversano la piana consentono ampie e
profonde vedute dell’area collinare. Dalle colline si ha la percezione
completa delle aree pedecollinari e della pianura, mentre dalla Valle del
Fico si ha la visione completa del circo collinare alle spalle di Chiuduno.
La piana della valle del Fico, la conca di Grumello e la fascia piana
attorno a questo fino a comprendere tutto l’abitato di Telgate
costituiscono il pianalto ferrettizzato affacciato sul livello fondamentale
della pianura con una scarpata visibile.
A nord la porzione di territorio è collinare racchiusa da un crinale ben
definito diramato verso la pianura a dividere la Valle del Fico dalla conca
di Grumello.
I versanti originati sono quasi interamente coltivati a vigneto con poco
bosco, in relazione alla loro esposizione a sud. Anche la prima fascia
pedecollinare è coltivata in piccoli campi, a volte segnati da filari
d’alberi, in relazione alla fitta presenza di insediamenti residenziali anche
di antico impianto.
Il fenomeno paesistico maggiormente negativo consiste nella diffusione
insediativa a carattere produttivo che tende ad occupare l’area
pianeggiante conurbando gli insediamenti esistenti ed impedendo la
percezione dei luoghi dalle strade.
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
107
Avvicinandoci al fiume Oglio il paesaggio cambia in rapporto alla
presenza dell’habitat naturale e costruito di relazione con il fiume.
Foto 30 –
Il fiume Oglio a
Palazzolo
L’aspetto più caratterizzante di questa parte di pianura è la presenza di
connotazioni riconducibili al carattere della “valle storica” dell’Oglio,
costituita dal paesaggio delimitato da un lato dal letto di piena ordinaria
del fiume, e dal terrazzo geomorfologico compreso.
L’ambito riassume diversi paesaggi in relazione ai sub-ambiti
attraversati dal fiume; è stretto e con versanti ripidi e scoscesi nel
tratto iniziale; ampio e pianeggiante nel tratto intermedio; e delimitato
dagli argini in rilevato verso il fiume e con versanti lievi o sfumati
nell’aperta pianura del tratto finale.
La “valle storica” è generalmente composta da una fascia di vegetazione
riparia che costeggia il
letto di piena ordinaria,
da
una
fascia
di
paesaggio agricolo e da
una fascia di vegetazione
riparia lungo i versanti del
terrazzamento; per tanto
si può dire che buona
parte del corso dell’Oglio
è racchiuso tra due quinte
arboree.
Lungo questo tratto di
fiume non sono insediati
vasti abitati urbani, bensì
paesi
e
nuclei
dalla
prevalente
immagine
agricola,
e
numerosi
insediamenti
agricoli
isolati (cascine o gruppi di
cascine).
E’
inoltre
solcato da canali, rogge,
immissari
ed
emissari
dell’Oglio che creano una
trama molto importante
nel paesaggio.
L’espansione recente, del resto, ha spesso sovvertito queste regole
fisiche, andando ad intaccare il territorio anche oltre il limite del terrazzo
Foto 31 Il fiume Cherio
108
Paesaggio - Ambiente
fluviale con insediamenti ed attività di escavazione incongrui per le
condizioni ambientali e paesistiche.
Questa porzione di territorio è per lo più interessata da coltivazioni
agricole attuate da aziende in genere di discrete dimensioni, insediate in
grosse cascine che caratterizzano ancora la struttura del paesaggio.
I centri urbanizzati distribuiti sul territorio hanno mantenuto uno
sviluppo radiale a partire dal nucleo originario.
6.3.26 BASSA PIANURA IRRIGUA TRA ADDA E SERIO
La porzione di pianura meridionale risulta compresa da est ad ovest tra
il confine di Provincia ed il corso del fiume Serio, e da nord a sud tra il
tracciato della strada Francesca e parte del Fosso Bergamasco ed il
confine di Provincia.
L’ambito poggia sul livello fondamentale della pianura, e risulta percorso
in senso nord-sud dai fiumi principali (Adda-Serio) e da una fitta rete di
rogge e canali artificiali immissari ed emissari dei primi che, unitamente
alla presenza di una ricca maglia di risorgive ed equipaggiamenti arborei
che disegnano l’articolato sistema ambientale, determinano una
significativa matrice connotativa paesistico ambientale di chiaro valore
che detta le linee strutturali di questo paesaggio, il quale, seppure
compromesso da uno sviluppo urbano e infrastrutturale slegato dagli
originari storici principi ordinatori, ancora presenta situazioni di fatto e
potenziali di notevole interesse per l’identità del territorio.
L’ampia pianura presenta sub-ambiti con diverse connotazioni
paesistico-ambientali.
La pianura gravitante intorno al centro urbano di Treviglio, considerato il
secondo centro dopo Bergamo per dimensioni, è compresa tra il terrazzo
fluviale dell’Adda ed il Serio, ed è costituita dal vasto insediamento di
Treviglio e dai minori abitati sorti su impianto radiale con presenze
monumentali di alta qualificazione, da una residua maglia di superfici
agricole interessate da una attività di tipo intensivo e da aree a più
densa connotazione irrigua ed arborea, a valle del terrazzo fluviale
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
109
dell’Adda, intorno a Spirano e Pognano e a sud ed est di Pagazzano fino
al Serio, ove si rilevano particolari elementi connotativi dovuti
all’impianto arboreo ed irriguo, e legati alla appartenenza alla fascia dei
fontanili.
Data l’elevata concentrazione di fontanili attivi e potenziali, oggi in
disuso per effetto di scorrette politiche agricole e gestionali delle risorse
idriche, questa parte di territorio appartiene quasi interamente, tranne
la fascia agricola a nord nord-est ed ovest di Treviglio, alla fascia dei
fontanili riconosciuta dagli studi settoriali come area di
pregio
naturalistico per i sistemi naturalistici endemici appurati e per i sistemi
storico culturali ancora leggibili sul territorio (sistema delle cascine e dei
nuclei storici rurali, sistema della viabilità storica, sistema delle
centuriazioni, sistema delle rogge e dei canali), per la identificazione dei
quali si rimanda all’elaborazione di dettaglio del Piano Territoriale di
Coordinamento provinciale a valenza paesistica.
Foto 32 –
I magredi del Serio
La pianura compresa tra Adda e Serio risulta connotata da caratteri
fondamentali appartenenti al paesaggio della campagna irrigata, con
grossi centri urbani distanti l’uno dall’altro e di antica caratterizzazione.
La struttura di tali centri è impostata sul reticolo stradale di tipo
stellare, con un consistente nucleo storico che occupa la parte centrale.
Tra Caravaggio e Misano, con un evidenza paesistica che ne fa un caso
eccezionale nella provincia bergamasca, sorge il Santuario, completato
nel Settecento, che a ragione costituisce emergenza monumentale, alla
quale contribuisce anche il lungo viale alberato di accesso.
La zona mantiene una forte impronta agricola, con una rete di cascinali
anche di notevoli dimensioni e con pregi architettonici. Un reticolo
fondiario organizzato secondo la persistenza delle centuriazioni è
rilevabile nella fascia sud di Caravaggio. Una rete strettamente integrata
inquadra i canali d’irrigazione, con andamento nord-sud e gli antichi
cascinali; l’emergenza rappresentata dai fontanili costituisce elemento
connotativo dei luoghi, di straordinaria significatività.
110
Paesaggio - Ambiente
6.3.27 BASSA PIANURA IRRIGUA TRA SERIO E OGLIO
Il paesaggio compreso tra il Serio e l’Oglio preannuncia un utilizzo più
agricolo dei terreni, con insediamenti sempre più isolati ed incorniciati
da sottili frange alberate.
E’ elemento di rilevante testimonianza
storico culturale il Fosso
bergamasco, in quanto corpo idrico con funzione di identità storica di
confine amministrativo.
A sud del Fosso bergamasco, prosegue il paesaggio della pianura irrigua
caratterizzata da un intenso reticolo irriguo e dalla presenza di antiche
cascine sparse nel contesto agricolo, nonchè da solitarie strade
campestri fiancheggiate da frange alberate.
Anche in questa parte di pianura bergamasca, l’organizzazione storica
romana del territorio in centurie ha svolto una funzione ordinatrice per
lo sviluppo economico ed urbano, essendo ancora parzialmente leggibile.
Nella porzione più meridionale è individuabile la pianura dei fontanili,
che comprende l’area irrigua di Fontanella Barbata e Isso, fortemente
caratterizzata da un più intenso reticolo idrografico e dalla presenza di
numerosi fontanili, con le conseguenti macchie arboree spesso a cornice
delle antiche cascine.
Sono da menzionare i ritrovamenti archeologici rinvenuti nel comune di
Isso.
L’attraversamento nel Comune di Cortenuova del tracciato ferroviario
offre nella direzione a nord squarci visuali d’effetto.
La vicinanza del fiume Oglio determina la presenza di connotazioni
riconducibili al carattere della “valle storica” dell’Oglio, costituita dal
Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
paesaggio delimitato dal letto di piena ordinaria del fiume e
dal
terrazzo geomorfologico compreso.
L’ambito è ampio e pianeggiante e delimitato dagli argini del fiume; è
generalmente composto da una fascia di vegetazione riparia che
costeggia il letto di piena ordinaria, da una fascia di paesaggio agricolo e
da una fascia di vegetazione riparia lungo i versanti del terrazzamento;
per tanto si può dire che buona parte del corso dell’Oglio è racchiuso tra
due quinte arboree.
Lungo questo tratto di fiume non sono insediati vasti abitati urbani,
bensì paesi e nuclei dalla prevalente immagine agricola, e numerosi
insediamenti agricoli isolati (cascine o gruppi di cascine). E’ inoltre
solcato da canali, rogge, immissari ed emissari dell’Oglio che creano una
trama molto importante nel paesaggio.
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