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LA CATTEDRALE DI COSENZA PATRIMONIO TESTIMONE DI CULTURA DI PACE UNESCO "La mia diletta Città potrebbe benissimo fare a meno di me. Ma sono io che non posso fare a meno di essa. Essa che mi scorre nelle vene e che amo" (B. Telesio) Dopo l’annuncio dell’ottobre 2011, di conclusione dell'iter di richiesta per il riconoscimento a ''Patrimonio testimone di cultura di pace Unesco'' della Cattedrale di Cosenza, con il parere favorevole della FICLU (Federazione Italiana Club e Centri Unisco), della Commissione Nazionale Unesco e del settore programma per una cultura di pace dell'Unesco Internazionale di Parigi, sabato 5 maggio 2012 , nella piazza del Duomo, si è svolta la cerimonia ufficiale del riconoscimento attribuito alla Cattedrale. Si tratta del primo riconoscimento Unesco in Calabria all'interno dei patrimoni, testimoni di una cultura di pace. Il percorso che ha portato all'assegnazione del titolo è stato avviato nel 2006 dal Club Unesco “Bernardino Telesio” e dalla Diocesi di Cosenza-Bisignano. L'iniziativa, con una raccolta di firme alla quale avevano risposto entusiasticamente migliaia di cittadini, aveva registrato l'adesione degli enti locali, particolarmente del Comune e della Provincia di Cosenza. Il tutto in base alle indicazioni del programma lanciato dall'Unesco nel 2000, indicato come “Anno per la Cultura della Pace". Secondo il comunicato congiunto Diocesi - Club Unesco Cosenza, alla luce degli interventi di restauro effettuati nella cattedrale e degli importanti ritrovamenti di antiche vestigia e reperti, tale riconoscimento potrà rappresentare un enorme stimolo per la funzione spirituale e pastorale della cattedrale e, nello stesso tempo, per lo sviluppo del turismo culturale e religioso di tutto il centro storico della città. Testo della lettera di riconoscimento Firenze, 30 settembre 2011 FICLU- FEDERAZIONE ITALIANA CLUB UNESCO Presidente Dott.ssa Marialuisa Stringa Segreteria della Presidenza via Gian Paolo Orsini, 44 - 50126 Firenze Telefono 055 6810895 348 2627066 FAX 055 58345 [email protected] [email protected] [email protected] prot. 0011/ !X/35 Al presidente del Club UNESCO di COSENZA Enrico Marchianò Via Ciro Menotti, 24 87036 RENDE (CS) p.c. Mrs. Clare Stark Responsible of the program “Heritage for a Culture of Peace” “Monuments and Sites Messages of Peace” UNESCO – PARIS presidente Giovanni Puglisi Commissione Italiana UNESCO ROMA OGGETTO: “PATRIMONI TESTIMONI DI UNA CULTURA DI PACE” RICONOSCIMENTO ACCORDATO ALLA CATTEDRALE DI COSENZA Caro Presidente Sono molto lieta di informarvi che la richiesta presentata Tuo tramite, al fine di dichiarare la Cattedrale di Cosenza PATRIMONIO TESTIMONE DI UNA CULTURA DI PACE secondo il programma lanciato dall’UNESCO nell’anno 2000, Anno per la Cultura di Pace, è stata accolta. Sono state prese in attenta considerazione le motivazioni da Voi formulate, ed è stata valutata con attenzione la presentazione da Voi redatta , che mette in luce i valori culturali , e religiosi che nel corso dei secoli la Cattedrale di Cosenza ha custodito e testimoniato rappresentando un simbolo dell’incontro tra culture e di apertura a religioni e popoli diversi, nel segno della pace. In questa luce, la Cattedrale di Cosenza, già dai secoli XI – XII, è stata, come voi sottolineate “ baricentro di attività culturali, storiche e religiose” che hanno anche arricchito la conoscenza e il patrimonio culturale e sociale della Calabria. Allo stesso tempo la Cattedrale è stata nei secoli un faro per migranti dai diversi paesi ai quali continua ancora oggi a proporsi come luogo di incontro fraterno , dove “trovano spazio per momenti ed eventi culturali e anche per la preghiera interreligiosa”. Questo messaggio di pace è rivolto anche ai turisti provenienti da ogni parte del mondo, proseguendo un dialogo fra popoli diversi,che testimonia la persistenza della tradizione, il coinvolgimento dei cittadini e la proiezione verso il futuro - significativa testimonianza di pace. Come sa, sulla base di quanto convenuto con l’Ufficio dell’UNESCO cui è stato affidato il programma, proprio questo impegno di azione per la pace, connesso con il monumento di cui si chiede il riconoscimento, inserito nella realtà storica e nello spirito della gente, in linea con l’atto costitutivo dell’UNESCO, è la prima condizione per l’attribuzione della qualifica che costituisce un impegno per la pace. Il nostro riconoscimento va dunque alla Cattedrale di Cosenza, alla luce degli eventi passati e delle possibilità future, che rispondono alle idealità a cui il programma si ispira, anche con l’auspicio che valga a mettere sempre più in rilievo il significato del dialogo e dell’incontro per costruire la pace. Si ricorda che la Federazione Italiana dei Club UNESCO, nell’accogliere l’invito lanciato dall’allora direttore Generale dell’UNESCO Federico Mayor, in apertura dell’anno per la cultura di pace, ha inteso aderire all’indicazione espressa di valorizzare la presenza sul territorio di realtà artistiche o naturali che, per la ricchezza dei valori di cui sono testimonianza, possono contribuire a costruire una cultura di pace. Ed è in considerazione della forza del messaggio che questi “monumenti o siti” sanno offrire sul territorio, ai cittadini tutti, in particolare ai giovani, che questo programma si presenta come innovativo, dando voce alle indicazioni di chi vive questa realtà. In questa linea, come sapete, è fondamentale che il monumento o sito riconosciuto continui a realizzare la sua missione di pace attraverso programmi, iniziative, conferenze, incontri di formazione volti a costruire la pace. Questi elementi sono presenti nella proposta che voi ci avete presentato ed è pertanto con piacere che l’abbiamo accolta. Ne ho informato l’Ufficio responsabile di questo programma all’UNESCO, alla Divisione per la Cultura di Pace e la Commissione Italiana per l’UNESCO. . Voi siete ora autorizzati ad apporre una targa , con un testo molto preciso che concorderemo. Ci terremo dunque in contatto per tutti i dettagli operativi. In attesa del piacere di incontrarci invio i più fervidi rallegramenti e auguri Marialuisa Stringa Il programma della cerimonia di riconoscimento alla Cattedrale di Cosenza del titolo di “Patrimonio testimone di una cultura di pace UNESCO”: La Federazione Italiana dei Club UNESCO, in occasione dell’apertura dell’ “Anno per la cultura di pace del 2000”, nell'accogliere l'invito lanciato dall'allora direttore Generale Federico Mayor, ha inteso aderire all'indicazione espressa di valorizzare la presenza sul territorio di realtà artistiche o naturali che, per la ricchezza dei valori di cui sono testimonianza, possono contribuire a “costruire una cultura di pace". L’ambìto riconoscimento il Duomo di Cosenza l’ha ottenuto proprio all’interno di tale programma e con la motivazione: “La Cattedrale di Cosenza è, fin dai secoli XI – XII, baricentro di attività culturali, storiche e religiose che hanno arricchito la conoscenza e il patrimonio culturale e sociale della Calabria. Allo stesso tempo la Cattedrale è stata nei secoli un faro per migranti dai diversi paesi ai quali continua ancora oggi a proporsi come luogo di incontro fraterno, dove trovano spazio per momenti ed eventi culturali e anche per la preghiera interreligiosa”. Proprio questo impegno di azione per la pace, connesso con il monumento di puro stile romanico, inserito nella realtà storica e nello spirito della gente, in linea con l’atto costitutivo dell’UNESCO, è stata la prima condizione per l’attribuzione della qualifica che costituisce un impegno per la pace. Il riconoscimento va dunque alla Cattedrale di Cosenza, alla luce degli eventi passati e delle possibilità future, che rispondono alle idealità a cui il programma dell’UNESCO si ispira, anche con l’auspicio che valga a mettere sempre più in rilievo il significato del dialogo e dell’incontro per costruire la pace. Il programma del riconoscimento del 5 maggio u.s., così come descritto nella locandina, ha previsto un incontro alle ore 17.00 all’interno della Cattedrale, aperto dal parroco-rettore della stessa Cattedrale, dinanzi agli esponenti politici e rappresentanti di Enti e Istituzioni Locali, ad una rappresentanza della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, al Direttivo della FICLU Federazione Italiana Centri e Clubs Unesco, al Direttore del Museo Etnografico Vaticano, alle Soprintendenze regionali, a docenti dell’Uni.Cal., alle massime autorità civili, militari e religiose, è stato concluso da S. Ecc. Mons. Salvatore Nunnari. Al termine dell’incontro, è seguito un Concerto d’Organo per la Pace a cura del Conservatorio di Musica "Stanislao Giacomantonio" di Cosenza eseguito dai maestri Luigi Vincenzo, Mario Mancuso e Niccolò Villotta. Costruito in stile romanico nella prima metà dell’XI secolo, il duomo, dopo il terremoto del 1184, fu completamente rinnovato nel transetto e nella decorazione plastica della facciata, secondo i modelli cistercensi e florensi rielaborati alla Sambucina e a S.Maria della Matina. Il 30 gennaio 1222, alla presenza dell’imperatore Federico II di Svevia, che portò in dono una preziosa stauroteca, il legato pontificio cardinale Nicola di Chiaromonte, vescovo di Tuscolo, consacrò la nuova cattedrale, dedicata all’ Assunzione della Beata Vergine Maria e voluta dall'arcivescovo Luca Campano (1203-1227), già scriba di Gioacchino da Fiore e abate della Sambucina. Il più antico documento conservato di Federico II° - Vienna, Archivio di Stato Federico II° di Svevia Facciata anteriore della Stauroteca Facciata posteriore della Stauroteca Sigillo dell’Imperatore La Stauroteca o Croce Reliquiario (sec. XII), portata in regalo dall’Imperatore al Duomo di Cosenza, è un'opera di insigne oreficeria medievale in stile ed iconografia normanno - bizantini di singolare valore artistico. E' alta cm. 26,2 e larga cm. 20,7. I medaglioni laterali misurano cm. 4,5 e il medaglione centrale cm. 5. E' una Croce potenziata a schema cruciale quadrilobato in lamine d'oro ed orlo in filigrana. Fissata ad uno scheletro di legno, e ornata di smalti e gemme preziose, è istoriata da entrambe le parti. Sul retro presenta l'immagine di Cristo crocifisso. In alto reca l'iscrizione IC-XC, monogrammi del nome di Cristo.Lungo la linea dei bracci corre l'iscrizione greca “staurosis” (crocifissione). Alle estremità sono quattro medaglioni raffiguranti la Vergine Maria (a sinistra), San Giovanni Battista (a destra), l'Arcangelo Michele (in alto), ed in basso un altare con gli elementi del sacrificio della Croce e della Messa con la scritta HC - TA (monogrammi della croce). Sul davanti sono distribuiti cinque medaglioni dello stesso stile e caratteristiche dei precedenti. Quello centrale è più grande e ritrae l'immagine del Pantocratore, Cristo Signore assiso in trono. I quattro medaglioni laterali raffigurano: San Matteo (in alto), S. Luca (in basso), S. Marco (a sinistra), S. Giovanni (a destra). Sotto l'immagine del Redentore, per contenere la reliquia della Croce, vi è un incavo cruciforme. La Croce-reliquiario è posizionata su un piedistallo d'argento dorato a pianta ottagonale, arricchito con statuette. La Stauroteca, detta anche "Croce di Federico", in passato, veniva impiegata nella liturgia del Venerdì Santo per il “bacio della Croce”. La suggestiva navata centrale della cattedrale, come appare oggi. La facciata della cattedrale in epoca barocca L’imperatore Federico II di Svevia A partire dal 1748 iniziarono nuove trasformazioni che portarono il Duomo ad essere ricoperto da una sovrastruttura barocca e che, oltre a cancellare le linee originarie, provocarono anche la dispersione di numerose opere d'arte. Nel 1759, comunque, la chiesa venne riconsacrata. Il Duomo di Cosenza, come appariva dopo il 1759 in una stampa tedesca dell’epoca Quasi allo stesso modo appariva ancora negli anni ’30 del secolo 20° Il Duomo alla fine dell’ ’800 La Piazza del Duomo alla fine dell’ ‘800 La navata centrale del Duomo, con gli stucchi di epoca barocca. L’Arch. Giuseppe Pisanti seduto, con alle spalle Silvio Castrucci (suo allievo), mentre discute con progettisti e altri architetti del progetto del restauro del Duomo di Cosenza. Infine al 1831 risale il rifacimento della facciata in ibrido stile gotico che ne stravolse i connotati. Tra il 1886 e il 1889 furono restituiti dal barocco allo stile gotico il transetto e il coro. Negli anni quaranta del secolo scorso, sotto la guida dell'arcivescovo Aniello Calcara i lavori, finalmente vennero completati. Questi restauri, conclusi nel 1950, hanno liberato le navate dalle sovrastrutture e decorazioni barocche, ridando anche alla facciata l'aspetto originale, di cui si conservano tre portali a ogiva, la grande rosa centrale, inizialmente polilobata, e i due rosoncini quadrilobi che sovrastano i portali. Attualmente la facciata presenta, comunque, una divisione in tre parti nello sviluppo trasversale della zona basamentale, corrispondente alla divisione interna in tre navate. L'interno è a tre navate con otto campate, delimitate da grandi pilastri rettangolari con capitelli molto bassi a vario disegno collegati da archi a tutto sesto mentre l'area presbiteriale risulta sopraelevata. L'arch. Giuseppe Pisanti, incaricato dall'arcivescovo Camillo Sorgente, rivestì, negli ultimi anni del secolo XIX°, di arbitrarie forme borgognone un'abside poligonale pertinente alle trasformazioni del 1750 (ricerche condotte nel 1950 hanno accertato che l'abside centrale era semicircolare, con contrafforti radiali). Tanti sono stati i fatti storici legati alla vita della cattedrale. Nella navata destra si può ammirare il magnifico sarcofago di marmo greco del III secolo, istoriato magistralmente in forma di bassorilievi, con il mito di Meleagro sulla caccia al cinghiale Calidonio. Il sarcofago, fu riutilizzato in epoca medievale, come tomba per il figlio ribelle di Federico II, il re di Germania Enrico VII Lo Sciancato. Al rappresentante di uno degli Ordini mendicanti, contro i quali nel novembre 1240 l’imperatore Federico II aveva decretato l'espulsione dal Regno, il francescano Luca da Bitonto, toccò recitare nella cattedrale di Cosenza l'orazione funebre per Enrico VII, che era morto, a 31 anni, il 10 febbraio 1242 nella città di Martirano (CZ), suffraganea La tomba di Enrico VII Hohenstaufen nel duomo di Cosenza della Chiesa metropolitana di Cosenza. La morte di Enrico VII, prima attribuita a suicidio, mentre veniva trasferito prigioniero nel Castello di Martirano, sembra ora da imputarsi ad “iperplasia midollare”, traducendo in modo più logico la frase latina (“Ex improvviso cadens infirmatus obiit”), quindi a “morte naturale”, per una grave forma di malattia non curata in carcere: anemia perniciosa o malaria. È da notare che la suddetta frase del “Cronista umbro” allude al sintomo della “debolezza”, tipico dell’anemia. La storia insegna che Federico II di Svevia non volle consegnare al rogo il ribelle, come richiedevano le sue “Costituzioni di Melfi”, ma lo tenne in vita e protestò, con cura paterna, presso il giustiziere della Basilicata, contro il carceriere della prigione di S. Fele pretendendo abiti regali per il figlio primogenito (“Eidem filio nostro decentia facies vestimenta”). Nel braccio sinistro del transetto sorge il sepolcro di Isabella Jaimez o d'Aragona. (1247 – Cosenza, 28 gennaio 1271), la principessa aragonese che fu regina di Francia per circa cinque mesi, opera forse di maestranze francesi del ‘200 scoperta nel 1891. Isabella d’Aragona Sepolcro nel Duomo di Cosenza. Statua tombale nell'Abbazia di Saint-Denis. ……………………….. Re Tibaldo morivasi alle porte dell'Invitta, Isabella d'Aragona sentiva già l'orrore della sorte imboscata ne' monti ove risuona giù per la costa calabra il maligno guado che lei travolse e la corona. ………………………... (G. D'Annunzio, Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi, "La canzone d'Elena di Francia") Trasportata dapprima nel castello di Martirano e poi a Cosenza, morì in quest'ultima città il 28 gennaio dando alla luce un figlio morto. Questo monumento non è commemorativo in quanto il corpo di Isabella, bollito, fu deposto in questa tomba insieme al suo bambino. Solo le ossa di Isabella furono portate in Francia nell’Abbazia di Saint-Denis. Il feto è seppellito invece nella cattedrale di Cosenza. Probabilmente il viso d'Isabella nell'opera è realizzato tramite maschera funeraria. A metà degli anni 50 fu restaurato nella parte superiore. La manifattura è sicuramente francese come dimostrano i confronti con altre opere dello stesso stile. Ciò è inoltre intuibile dall'impostazione a vetrata con quadrifoglio centrale e trifogli laterali. I panneggi delle figure sono simili a quelli delle cattedrali francesi. L’odierno altare conciliare, col coro e l’abside. Le arcate della odierna navata centrale Il riconoscimento attribuito al Duomo di Cosenza è anche un omaggio all’antica e nobile città che è stata testimone di tanti eventi storici: dalla sepoltura di Alarico nel Busento, al matrimonio reale di Luigi III° d’Angiò con Margherita di Savoia, dalla fucilazione degli eroi risorgimentali Attilio ed Emilio Bandiera all’attuale rinascita culturale della “Atene della Calabria”. Giosuè Carducci traducendo magistralmente l’ode Das Grab im Busento di August Graf von Platen (1796-1835) Nächtlich am Busento lispeln bei Cosenza dumpfe Lieder; Aus den Wassern schallt es Antwort, und in Wirbeln klingt es wieder! Und den Fluß hinauf, hinunter zieh'n die Schatten tapfrer Goten, Die den Alarich beweinen, ihres Volkes besten Toten. …………………….. in La tomba del Busento Cupi a notte canti suonano da Cosenza su'l Busento, cupo il fiume gli rimormora dal suo gorgo sonnolento. Su e giù pe 'l fiume passano e ripassano ombre lente: Alarico i Goti piangono il gran morto di lor gente. riprese il mito della sepoltura nel Busento, con tutti i tesori del Sacco di Roma, di Alarico, re dei Visigoti, morto a Cosenza nel 410 D.C. I preparativi della sepoltura di Alarico La sepoltura di Alarico nel letto del Busento La fucilazione dei Fratelli Bandiera e di sette compagni, nel Vallone di Rovito, il 25 luglio 1844. I conti Attilio ed Emilio Bandiera, ufficiali e disertori dalla marina austriaca e figli di un alto ufficiale della stessa marina, dopo essere sbarcati con pochi compagni alla foce del Neto il 16 giugno 1844, convinti di trovare le popolazioni calabresi insorte contro il Borbone, furono assaliti e catturati dalla Guardia Urbana di San Giovanni in Fiore. Poco tempo dopo la cattura, il 25 luglio del 1844, i Bandiera, furono processati, condannati a morte e fucilati assieme ad altri sette compagni, Giovanni Venerucci, Anacarsi Nardi, Nicola Ricciotti, Giacomo Rocca, Domenico Moro, Francesco Berti e Domenico Lupatelli, nel vallone di Rovito, alle porte di Cosenza. Solo ventiquattro giorni prima, nello stesso luogo, erano stati fucilati Raffaele Camodeo, Sante Cesareo, Nicola Corigliano, Giuseppe Franzese, Antonio Rao e Pietro Villacci, animatori della insurrezione del marzo dello stesso anno. Cosenza fu teatro del matrimonio reale tra Luigi III° d’Angiò e Margherita di Savoia, celebrato nel Duomo il 10 ottobre 1434. Nel marzo 1431 Luigi III d’Angiò, re titolare di Sicilia e figlio di Luigi II d'Angiò, cui successe nel 1417, per rafforzare la sua posizione, aveva dato mandato al suo ciambellano e consigliere Pietro di Beauvau di chiedere per lui la mano di Margherita di Savoia, figlia del duca Amedeo VIII e di Maria di Borgogna. Margherita, nata il 7 agosto 1420, aveva appena 12 anni. Le nozze furono solennemente celebrate per procura, nell’agosto del 1432, a Tolone. Il 26 aprile 1434, la principessa Margherita partì da Chambery, capitale del ducato di Savoia fino al 1560, e nel giugno s’imbarcò a Nizza alla volta di Napoli. Sorpresa da una burrasca durante la navigazione, si salvò per intercessione della Vergine, alla quale si era raccomandata, approdando a Sorrento. In segno di riconoscenza, fece dono alla Madonna di Montevergine, per la cappella fondata dagli Angioini, d’un dipinto a tempera su tavola (165 x 97 cm.), che si ammira nel Museo Abbaziale. Il 10 ottobre dello stesso anno, arrivò a Cosenza per la ratifica delle nozze con Luigi III° d’Angiò: “…ad incontrarla fuori dalle mura della città mosse il fior fiore delle dame cosentine.....La ricevè il re (Luigi II° d’Angiò) sotto un pallio sostenuto da Bernardo Caracciolo Arcivescovo di Cosenza…La reale coppia passò sotto una serie di archi di fiori che cominciava al Carmine e finiva al Castello…Re Luigi condusse Margherita nella Cattedrale…le feste furono celebrate per otto giorni con luminarie, musiche e tornei, con giostre e con quanto potesse offrire il paese..” Il sipario storico del Teatro Rendano, dipinto dall’ennese Paolo Vetri su disegni di Domenico Morelli, che illustra l’arrivo a Cosenza, nel 1434, del duca di Calabria Luigi III d’Angiò e di sua moglie Margherita di Savoia. Luigi III d’Angiò, prestò giuramento di fedeltà alla futura regina, nel Duomo di Cosenza con la formula: In nostra civitate Cusencie, per fidem et iuramentum nostrum propter haec ad sancta Dei Evangelia praestitum. Precisa Émile G. Léonard che disgraziatamente «rimase vedova prima di essere stata sposa». Infatti, il vincolo matrimoniale, stabilito per contratto, non durò a lungo per la morte dello sposo. Gli sposi vissero nel “Castello Svevo” di Cosenza, adattato a dimora reale, fino alla morte del re, lì sopraggiunta per malaria un mese dopo, il 15 novembre 1434. Prima di rendere l’anima al Signore, fece testamento. Dispose che il suo cuore venisse portato in Francia alla regina Violante, sua madre. Il corpo fu sepolto nella cattedrale di Cosenza, ma la sua tomba andò dispersa durante i restauri dell’ ‘800. Margherita di Savoia se ne partì dal regno portando con sé tutti i suoi beni descritti nell’inventario, con le vesti più preziose, il corredo personale, ed i gioielli di sua proprietà. La rinascita culturale di Cosenza, passa anche attraverso l’allestimento sul Corso Mazzini del museo all'aperto con opere di Giacomo Manzù (Grande cardinale seduto), Emilio Greco (La bagnante), Giorgio De Chirico (Ettore e Andromaca), Salvator Dalì (San Giorgio ed il Drago), Pietro Consagra (I Paracarri di Piazza Bilotti), donati alla città dall’imprenditore Carlo Bilotti. “Le sole cose che restano dopo la nostra morte, sono quelle che doniamo alla collettività, poiché le generazioni future sono la continuazione della nostra vita.” (Carlo Bilotti) “In omaggio alla nobile Città di Cosenza” Amantea 22 maggio 2012 Dante Perri