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Etica del gusto “Se io facessi il fornaio”…
• artigiani de l gusto • Etica del gusto “Se io facessi il fornaio”… Il pane oggi, tra luoghi comuni e comuni verità. • Simona Attico I l panettiere è custode di un mestiere tanto antico quanto nobile perché la sua magia consiste nel trasformare pallidi ammassi di pasta lievita in fragranti bontà. Arricchito di olio, strutto, latte, zuccheri e sementi varie, il pane cessa di definirsi comune per assurgere all’appellativo di speciale. Da povero, basico, perché composto da acqua, farina e lievito, si eleva verso qualcosa di più articolato, ricco. Anche la lavorazione lo rende straordinario: si contraddistingue per forme e pezzature che affiancano il sussidio meccanico all’arte di chi, come ironizza Luca Soncin, lavora: -“con una mano e con l’altra!”-. Allora, con gesti rapidi e decisi, i nostri fornai realizzano golose sculture: -“è come giocare con il pongo!”sorride Mauro Soncin. I pani più richiesti sono quelli al latte, la baguette e la ciabatta che erroneamente vengono chiamati “comuni”. Pare, infatti, che ci sia una sorta di ambiguità di fondo nel termine: per l’acquirente “comune” è sinonimo di tradizionale, consueto e questa definizione lo orienta nell’acquisto di pani che, invece, sono “speciali” per lavorazione e ingredienti. Eppure, essendo radicati nella tradizione e facendo parte del consumo abituale, vengono puntualmente confusi. In questa categoria troviamo anche i famosi cornetti e le mantovane; in un abbraccio simmetrico i primi raccontano la storia di un prodotto tipico sia della nostra regione che del Veneto. –“A Pordenone lo chiamavano soldino perché era più ricco di ingredienti e dispendioso anche nei tempi di preparazione”racconta Giuseppe Mansutti. –“La mantovana viene da Mantova”- spiega Luca: “qui la si chiama foglia; è fatta con strutto e farina di grano tenero”-. Tuttavia, la maggior parte di questi pani è realizzata con quella di grano duro, dal sapore intenso e granulometria maggiore che la rende facile da lavorare. Le farine usate • artigiani de l gusto • giugno 2011 19 derivano per lo più da grani di importazione però non crediate che il costo del pane, talvolta elevato, dipenda dalla remota provenienza dei suoi ingredienti. –“La materia prima”- spiega Giuseppe –“incide solo per il 20% sul prezzo finale. A fare la differenza sono i tempi lunghi: realizzare i vari formati è un vero investimento di energie”-. Quello che contraddistingue il fornaio, come dice Luca, è:- “il riuscire ad incastrare orari e i compiti per realizzare la produzione prevista per la giornata”. Eppure, osservandoli lavorare, mi accorgo e faccio notare che la maggior parte delle operazioni sono meccanizzate: conche impastano, presse assottigliano e rulli arrotolano. –“È impensabile, al giorno d’oggi, fare un’intera produzione completamente a mano”- dice Gianfranco Gusparo –“perché la varietà e la quantità dei formati da realizzare non lo consentono”- specifica Mauro; – “però bisogna ricordare che il macchinario, sebbene agevoli, non fa tutto: il giro finale al pane lo diamo noi, a mano”-. I panettieri di oggi, quindi, sono schiavi del tempo. La romantica figura del fornaio che si alzava di notte è ormai un ricordo lontano. Non posso fare a meno di pensare alle mie origini meridionali e faccio presente agli Etici che ancora oggi, in qualche angolo d’Italia, qualcosa di questa tradizione è rimasta inalterata. –“Paragonare la nostra produzione a quella del Sud è un azzardo” - dice Giuseppe –“non solo perché in Regione non abbiamo una tradizione del pane così fortemente radicata, ma soprattutto perché ciò che ci distingue sono i formati. Per offrire alla clientela ogni giorno almeno venti tipi di pani diversi abbiamo bisogno di strategie che ci consentano di ottenere il necessario nei tempi stabiliti. Al Sud il pane si presenta in grosse pagnotte da chilo, solo eccezionalmente in pezzature inferiori: questo significa che il fornaio può dedicarsi maggiormente alla lavorazione. Qui si corre, è tutto più frenetico. Allora anche la produzione si adatta”. E dovendosi adattare ai tempi si modificano anche le materie prime che li scandiscono: - “usiamo il lievito di birra a discapito di quello naturale (madre) che richiederebbe all’impasto molte ore di riposo”- spiega Luca: -“ il primo ha presa immediata sul prodotto”. Tuttavia, questa scelta comporta un notevole svantaggio: il pane diventa duro nel giro di qualche ora. Il giorno dopo è praticamente immangiabile. –“Dipende sempre dal lievito”- spiega Luca -“che tra i tanti pregi cela il difetto di decadere subito”-. Per un attimo mi immagino in un panificio e mi accorgo che questo è un labirinto nel quale, data la gamma di scelta, orientarsi all’acquisto è pressoché impossibile. Il filo d’Arianna sono le forme, mi dicono, insieme al colore della doratura del pane. –“Ma è anche essenziale il modo in cui il panettiere incuriosisce il consumatore invogliandolo a provare sempre cose nuove”aggiunge Marco Giulio. Vedo sfilare bocconcini croccanti, il pane petra (fatto con farina macinata a pietra e lievito naturale), michette e grissini; tra tanta varietà mi chiedo quanto di tradizionale e quanto di modaiolo ci sia oggi nella panetteria. –“Sono ingredienti che vanno mescolati”- conferma Giuseppe. Ma se tutta questa innovazione ci avesse fatto perdere il gusto vero del pane? E con gusto non alludo solo al sapore ma intendo la pazienza di farlo come una volta, la volontà di assaporarlo, di riproporlo con costanza nelle case. L’immagine di oggi è quella di un fornaio che cerca di offrire varietà per fare fronte a gusti, esigenze, mode e ritmi frenetici dei consumatori i quali a loro volta, però, sembrano disinteressati dinanzi al prodotto: spesso non lo acquistano e, quando lo fanno, scelgono quello del supermercato. Lo dicono le statistiche, lo confermano i fornai: il consumo del pane è calato. Il perché resta ancora un mistero. Di certo è che il pane ha smesso di potersi coronare dell’appellativo di “alimento”: non è più colui che sapeva anzi, che doveva sfamarti. Accompagna un pasto, ma non è più considerato tale: • artigiani de l gusto • 20 Cosa vuol dire pane fresco? Fatto con ingredienti genuini, direbbe qualcuno; lavorato interamente a mano, direbbero altri. Quella di pane fresco è una dicitura che ha portato ben presto ad un’intensa querelle: la disputa si consuma da anni a livello comunitario tra l’Italia e alcuni paesi esteri (come la Germania, la Spagna e la Francia) grandi produttori di pane precotto e congelato. La lotta è quella tra un prodotto realizzato in botteghe artigiane e quello che troviamo confezionato nei sempre più forniti e frequentati banconi dei supermercati. L’Italia ha sottoposto alla Commissione dell’Unione Europea una normativa volta a definire cosa può legittimamente chiamarsi pane fresco. Per potersi definire tale deve attraversare almeno tre fasi critiche: avere un impasto ottenuto con la lavorazione di specifici ingredienti, subire un processo di lievitazione e di successiva cottura. La catena produttiva e l’operazione di vendita, tra l’altro, devono compiersi nell’arco della stessa giornata. I pani confezionati che acquistiamo in taluni supermercati sono, in realtà, il frutto di semilavorati industriali: giungono surgelati oppure precotti: è compito della rivendita terminare il processo di lievitazione e portarli a cottura; altri sono confezionati già affettati. In questo modo il pani non posso più coronarsi dell’appellativo “fresco” perché divengono un prodotto conservato; non deve stupire, quindi, se in essi sono presenti additivi come l’alcol etilico, necessario per evitare la comparsa di muffe. Attraverso questo decreto si vuole anche garantire una maggiore tutela delle materie prime puntando sulla tracciabilità del prodotto, con particolare riguardo alla provenienza delle farine e dei grani. -“La qualità del nostro pane”- spiegano gli etici – “risiede sì negli ingredienti semplici e nella lavorazione ma è una genuinità che bisogna soprattutto imparare a comunicare. E si evince nella passione per il proprio lavoro come nella trasparenza che ci porta ad instaurare un rapporto di fiducia con il cliente”-. Quindi teniamo sempre d’occhio l’etichetta ma non dimentichiamo che quella che conta è l’educazione, la conoscenza: solo un consumatore consapevole può legittimamente scegliere. Ciò a cui si auspica, infatti, non è il divieto o la limitazione dell’acquisto del pane al supermercato in nome di una produzione artigianale creduta inviolabile; lo scopo è, ricordiamolo, sempre e solo quello di permettere al cliente di orientarsi, con un maturato e legittimo senso critico, ad un acquisto conscio e soddisfacente. campeggia sulle tavole quasi per caso, lo troviamo in cestini al ristorante col solo fine di far piluccare clienti distratti e affamati. Spesso viene sostituito da prodotti alternativi come crackers e grissini. Mauro spiega: - “i giovani mangiano cibi sempre più frugali, lasciandosi condizionare dalle mode ed entrando, loro malgrado, nel vortice della cattiva informazione che illude sulla salubrità di alcuni alimenti. Oggi è cambiato radicalmente il modo di vivere in famiglia e, a mio avviso, è questo che ne ha molto condizionato il consumo. Adesso è raro che il nucleo familiare si raduni per pranzo, meno difficile è trovarsi tutti a cena: in quel caso il pane fa la sua comparsa, seppure timida”-. Ma Fabio Basso ribatte: –“secondo me il multiculturalismo ha avuto un’incidenza significativa nell’orientare le persone all’acquisto di altri alimenti. I ragazzi non rinunciano al pane, lo accompagnino al kebab e agli hamburger; senza contare che nelle scuole da anni si punta all’educazione alimentare che ne valorizza il ruolo nella nostra dieta”.– Quello che gli etici rimarcano è che il cambiamento del consumo è dipeso dalla trasformazione degli stili di vita, da ritmi accelerati sui quali devono vigilare, cercando di accordare la loro professionalità alle esigenze sempre rinnovate della clientela. Ma se coniugare inventiva e tradizione è un’irrinunciabile questione di lavoro, non è altrettanto facile accettare il fatto che questi prodotti vengano inscatolati in preconcetti e fisime ingiustificate. Quella che si avverte è quasi una “psicosi da pane”: -“ noi facciamo pezzature da venticinque grammi”- mi spiega Luca -“panini che sembrano tranquillizzare psicologicamente il cliente che ne porta a casa un paio ogni giorno. Così, se li mangia ha il cuore in pace: la linea è salva; d’altro canto se non li consuma la spesa è stata irrisoria”-. Non si sa ancora, dunque, se questa pigrizia dipenda da fattori psicologici, culturali o sociali, o se deriva dal non apprezzare il sapore di un pane che si è lentamente trasformato, forse perdendo molto nella rivisitazione della sua semplicità. Come coniugare allora, esigenze, tradizione e moda senza perdere di vista la qualità? Questa domanda sintetizza l’obiettivo dei nostri etici che non mancano di rimarcare l’esigenza di educare al valore alimentare e culturale del prodotto: –“Bisogna uscire dal laboratorio e andare incontro al cliente, mostrargli la nostra faccia, mettergli al servizio la nostra professionalità per comunicare cosa significa pane”- dice Giuseppe. E pane vuol dire salute, semplicità e come ci ha insegnato “Quel Qualcuno” che ne ha fatto il perno della sua Eucarestia, non dimentichiamo di rispettare il pane perché esso è sacro simbolo di condivisone e di vita. ••• • artigiani de l gusto • Gli aderenti a Etica del Gusto DOLCE FORNO di Basso Fabio & c. p.iva 01510510934 Via Verdi 9 33082 AZZANO DECIMO PN [email protected] Tel 0434 642164 GIADA Pasticceria di Paoloni Andrea p.iva 01638060389 Via San Pelagio, 24 33019 TRICESIMO UD [email protected] www.giadapasticceria.it Tel 0432 851713 SONCIN Snc Panificio F.lli Soncin di Luca S. p.iva 00225940303 Via Fabris 29 33010 OSOPPO [email protected] Tel 0432 975185 Alla TORINESE Pasticceria di Fiorini Santo p.iva 01458860309 Via Forni di Sotto, 21 33100 UDINE [email protected] www.pasticceriaallatorinese.it Tel 0432 477253 IL FORNO Panificio Pasticceria di C.Scialino & A.Rizzo p.iva 01750110304 Via Morgante 31 33017 TARCENTO UD [email protected] Tel 0432 785654 CAVALLO ENZO Panificio Pasticceria p.iva 00620650309 Viale Vat, 52 33100 UDINE [email protected] [email protected] Tel 0432 43946 / 0432 545324 IOB GIORGIO Panificio di Iob Ivan P.IVA 02287200303 Via A. Diaz 33036 MERETO DI TOMBA UD [email protected] Tel 0432 865559 [email protected] www.artedolce.it Tel 0427 926366 F.LLI GANGI Pasticceria Via Grazzano 98 Gangi Giuseppe 33100 UDINE p.iva 02192150304 [email protected] Tel 0432 510290 Giuseppe 329 6224696 [email protected] Sebastiano 393 0250969 ARTEDOLCE Pasticceria Gelateria Viale Barbacane, 21 di Venier Stefano 33097 SPILIMBERGO PN p.iva 01340290939 Panificio CRAGNOLINI WALTER & C. SNC di Cragnolini Enzo p.iva 01973160300 Via Osoppo, 5 fil. Via XX Settembre, 33013 GEMONA DEL FRIULI UD [email protected] Tel 0432 981534 / 0432 970204 EPPINGER CAFFE’ SRL Scaggiante Sebastiano p.iva 01172180323 MARITANI SAS Panificio DOLC&VITA di Maritani Sandro p.iva 01096840317 Via Savoia, 6 34079 STARANZANO [email protected] Tel 0481 710761 Sandro 338 7746340 GIULY SNC Pasticceria Gelateria Via Roma, 8 Gardin Flavio 33050 GONARS UD p.iva 02327500308 [email protected] Tel 0432 992609 Flavio 328 8235681 ORSO & BRANDOLIN SNC Panificio Pasticceria di Orso Massimiliano p.iva 01756360309 Piazza Roma, 19 [email protected] 33041 AIELLO DEL FRIULI Tel 0431 99427 DA MARINO Panifico Pasticceria di Nardo Marino p.iva 01586070938 Via S. Simone 31 33080 PRATA DI PORDENONE PN [email protected] Tel 0434 620933 rivend. 0434 610481 PASTIPAN Snc Panificio Pasticceria di Cassin Magda & C. p.iva 01403400938 Via Santa Lucia 39 33079 BAGNAROLA di SESTO AL REGHENA PN [email protected] Tel 0434 688058 fax 0434 688655 MASUTTI ETTORE Panificio Pasticceria di Masutti Giuseppe p.iva 01280270933 Piazza Roma , 14 33080 ROVEREDO IN PIANO PN masutt01@ panificiomasuttiettore.191.it Tel 0434 94002 Giuseppe 333 2766859 GOBATTO SNC Panificio Pasticceria di Renato e Stefano p.iva 00490690302 Via Julia 4 33054 LIGNANO SABBIADORO UD [email protected] Tel 0431 71397 Renato 335 5388173 Via Neveano, 5 CASTELLARIN Panificio 33035 MARTIGNACCO p.iva 01924140302 UD MOSAICO Pasticceria Cioccolateria di Medeot A. p.iva 00509960308 P.za Capitolo 17 33051 AQUILEIA UD [email protected] Tel 0431 919592 Piero 329 7387984 TONDON RENATO E BOLZICCO MILVA ARTIPAN DUE SNC p.iva 02098790302 BERIN VITTORIO Panificio Pasticceria p.iva 01428590309 Via Carducci, 2 [email protected] 33048 MEDEUZZA Tel 0432 758107 S.Giovanni al Natisone UD IL FORNAIO SNC Via del Gelso, 2/8 Purinan Roberto & Andrea 33100 UDINE p.iva 01409200308 GUSPARO GIANFRANCO Panificio pasticceria p.iva 02074290301 Via Umberto I° 33034 FAGAGNA UD [email protected] Tel 0432 800176 TAMBURIN DOMENICO & FIGLI SNC p.iva 00121850317 [email protected] Via E. Toti, 1 Tel 0481 410773 34074 MONFALCONE GO Guerrino 333 4755706 BELLOTTO ENRICO Panificio pasticceria p.iva 01452500935 Via Monte Sei Busi 3 Riv. Via del Lunello 20 33078 SAN VITO AL TAGLIAMENTO PN [email protected] Tel 0434 80272 FERRARESE di Filippo Ferrarese & c. SNC Pasticceria p.iva 02052850308 Via Trasaghis, 152 33013 GEMONA DEL FRIULI UD [email protected] Tel 0432 981137 GIULIO Panificio di Marco e Paolo Giulio p.iva 01018550309 Piazza Duomo, 23 33053 LATISANA UD [email protected] Tel 0431 50153 Marco 339 7739491 GIUDICI PASTICCERIA di Giudici Alessandro p.iva 01005840325 Via Oriani 9/a 34100 TRIESTE [email protected] Tel 040 369235 Via Dante Alighieri, 2/b 34122 TRIESTE [email protected] Tel 0432 677140 Via delle Scuole, 6 [email protected] 33048 SAN GIOVANNI AL Tel 0432 756070 NATISONE UD [email protected] Tel 0432 502420 giugno 2011 21