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mento per tutto il settore. Mentre portava a termi
Una mostra promossa da Comune di Siena Archivio Storico del Comune di Siena AAto 6 Ombrone Acquedotto del Fiora Comune di Castiglione d’Orcia Associazione “La Diana” Comunità Montana Amiata Val d’Orcia Con il patrocinio di Sponsor Siena Palazzo Comunale Magazzini del Sale mento per tutto il settore. Mentre portava a termine l’acquedotto del Vivo, nel 1913 venne incaricato del corso di Costruzioni Idrauliche presso la Regia Scuola degli Ingegneri di Padova e nel 1914 fu posto a capo della Sezione di Costruzioni Idrauliche dell’Istituto Idrotecnico di Stra. Rimase presso l’Università di Padova come professore ordinario fino al 1919, poi si trasferì in quella di Pisa fino al 1922, quindi nella Regia Scuola di Ingegneria di Roma. In questo periodo affiancò all’insegnamento, la progettazione degli acquedotti di Todi e di Grosseto, nonché di importanti impianti idroelettrici per la Società Alti Forni Fonderie e Acciaierie di Terni. Nel 1937 fu nominato Direttore dell’Istituto di Idraulica della Facoltà di Ingegneria di Roma e nel 1938 venne collocato a riposo. Morì a Frascati il 27 agosto 1940, e secondo le sue volontà, venne sepolto accanto alla madre a Siena, nel piccolo cimitero di Monastero, vicino al condotto dell’amato acquedotto del Vivo. 24 gennaio – 8 marzo 2009 ingresso libero La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 18. Per informazioni e prenotazione di visite guidate Archivio Storico del Comune di Siena tel. 0577 284222 [email protected] Nel gennaio 1908, il primo colpo di piccone si abbatteva sulla roccia intorno alla sorgente Ermicciolo sul Monte Amiata, per raggiungerne le profondità e raccogliere l’acqua più pura e limpida che poi sarebbe stata immessa in un condotto lungo oltre 60 chilometri, con destinazione Siena. Ad un secolo di distanza la mostra presenta gli aspetti principali di questa grande opera, che doveva contribuire a migliorare in maniera sostanziale la situazione igienica della città, permettendo ai senesi di non bere più l’acqua malsana dei bottini, pozzi e cisterne. In vari ambienti dei Magazzini del Sale vengono presentati: • i progetti elaborati dall’ingegnere Luciano Conti • le fotografie scattate all’epoca per documentare lo svolgimento dei lavori • i modelli in scala dei più importanti edifici progettati • il plastico del tracciato dall’Amiata a Siena • il modello di funzionamento della rete di distribuzione • oggetti originali • materiali video che completano la documentazione sugli aspetti tecnici e ambientali LA STORIA Da quando l’idea di utilizzare l’acqua del Vivo era stata formulata per la prima volta, passarono più di vent’anni per vedere l’inizio dei lavori. Il progetto preparato nel 1895 dalla Società del Pignone di Firenze risultava molto complesso e richiedeva una spesa sproporzionata rispetto alle modeste dimensioni di Siena. Le difficoltà finanziarie furono superate per le garanzie ed i contributi messi a disposizione dal Monte dei Paschi, mentre personalità politiche, medici igienisti, scienziati e associazioni popolari profusero ogni impegno per vincere le resistenze dei più conservatori. Così dopo aver acquistato una parte della sorgente dai conti Cervini che ne erano proprietari, il Comune di Siena nel 1902 incaricò l’ingegnere Luciano Conti di stendere il progetto. Una serie di ostacoli ne posticipò l’approvazione definitiva al 1907, e i lavori poterono materialmente iniziare nei primi mesi del 1908. Il cantiere offrì un’occasione di lavoro a centinaia e centinaia di operai e manovali sterratori, con una ricaduta a lungo termine sull’economia di un territorio povero. La fornitura delle tubature, così come la costruzione dei ponti, furono date in appalto, mentre lo scavo della fossa, la posa dei tubi e le giunzioni vennero eseguiti in economia. Fino al 1911 i lavori procedettero molto lentamente, in parte per le impreviste difficoltà naturali, ma anche per la cura minuziosa del progettista e direttore dei lavori Conti nel controllare l’esatta esecuzione di tutte le operazioni. Negli anni seguenti tutto procedette più rapidamente e nel 1914 la condotta giungeva a Porta S.Marco. Mancavano ancora due opere fondamentali per il funzionamento dell’acquedotto secondo l’originale progetto di Conti, la colonna piezometrica e il serbatoio. Ambedue vennero realizzate in forme ridotte rispetto all’idea originale, particolarmente curata dal punto di vista architettonico per inserirsi armonicamente nel panorama senese. IL PROGETTO Dopo l’unificazione nazionale poche città italiane disponevano di acquedotti alimentati da acqua salubre e potabile, ma leggi specifiche per migliorare la situazione igienica vennero emanate solo in seguito all’epidemia di colera che colpì Napoli nel 1884. In questa situazione non aveva avuto modo di svilupparsi una tecnica acquedottistica legata alle caratteristiche del territorio italiano e così l’ingegnere Luciano Conti, quando si mise al lavoro per conto della Società del Pignone per studiare il progetto di un acquedotto che avrebbe dovuto svilupparsi dall’Amiata a Siena, si trovò di fronte problemi nuovi, che affrontò e risolse brillantemente. Si trattava di attraversare zone montane e collinose, con terreni instabili, con una condotta forzata protetta da ogni eventuale inquinamento dall’esterno, capace di corrispondere alle esigenze igieniche, economiche e di durata. Segnano un effettivo progresso rispetto al passato, la concezione e le modalità costruttive dell’edificio di presa all’Ermicciolo, la scelta del tracciato sulle creste dei poggi per assicurare le minori pressioni di esercizio, l’applicazione in corrispondenza dei numerosi vertici altimetrici di sfiati liberi di sicurezza o in pressione e le tecniche di giunzione basate sull’uso del piombo a freddo e dello zinco. Si tratta di innovazioni che, insieme all’applicazione di valvole regolatrici delle pressioni e di murature di contrasto, hanno ridotto moltissimo i guasti, assicurando una notevole durata dell’opera. Novità tecnica e qualità estetica contraddistingue i sistemi di attraversamento dei corsi d’acqua: dalla trave armata cava nel cui interno passa la condotta (usata per la prima volta), al ponte sull’Orcia con timpani forati e due pile intermedie studiate per resistere all’urto obliquo delle piene. La scelta di dotare Siena di un serbatoio di distribuzione terminale a Vico Alto richiese la costruzione della colonna piezometrica alta 35 metri, che secondo il progetto iniziale di Conti avrebbe dovuto essere contenuta da una torre in muratura poi abbandonata per il costo. Le due opere dovevano garantire una uniforme distribuzione dei carichi nella rete urbana, evitando le oscillazioni dovute all’andamento dei consumi che avrebbero avuto conseguenze sulla stabilità e la tenuta della rete. IL PROGETTISTA Luciano Conti, nato a Firenze nel 1868, si laureò in ingegneria presso il Politecnico di Milano. Tornato nella sua città natale, cominciò subito ad occuparsi di acquedotti fra cui quello di Siena. Dopo aver elaborato il progetto ne diresse anche i lavori, sperimentando direttamente innovazioni tecniche originali, che divennero punto di riferi-