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5° Itinerario Piazza Duomo → Piazza Università → Via Etnea

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5° Itinerario Piazza Duomo → Piazza Università → Via Etnea
5° Itinerario
Piazza Duomo Piazza Università Via Etnea Piazza Stesicoro Piazza
della Borsa Via Cappuccini Via S. Maddalena Villa Bellini (entrata Piazza
S. Domenico) Villa Bellini (entrata Via Etnea) Via Etnea Piazza Duomo.
Piazza Duomo, splendido esempio di barocco catanese, venne ricostruita totalmente
dopo il terremoto del 1693. Fulcro della piazza è la Fontana dell’Elefante che nel
1239 divenne simbolo della città. Fu progettata nel 1736 dal Vaccarini che utilizzò
parti di monumenti di epoche diverse: l’elefante lavico potrebbe risalire alle epoche
pagane, mentre l’obelisco egizio che lo sormonta, con i suoi geroglifici del culto della
dea Iside, si presume fosse una delle due mete (Parte del circo romano, corrispondente alle
due estremità della spina centrale dell’arena, e costituita da un elemento architettonico per lo più in
forma di obelisco; intorno alle due mete i carri in competizione nelle corse dovevano girare dopo aver
percorso l’arena lungo un lato della spina per percorrerla in senso inverso sull’altro lato) del
circo
romana. L’insieme posto su un basamento e sovrastato da simboli del culto agatino,
assume una forte valenza simbolica.
Piazza Università
I quattro lampioni di Piazza Università rappresentano le quattro leggende alla base
della cultura e del folclore catanese. La leggenda di Colapesce vuole che al tempo di
Federico II, il suddito Nicola Pesce, che riusciva a stare in apnea tanto tempo quanto
potrebbe starci un pesce, fu sfidato ad andare a vedere cosa sorreggesse la Sicilia.
Quando Nicola rinvenne sostenne che a sorreggere la Sicilia ci fossero tre colonne,
delle quali una stava crollando. Ad oggi ancora si crede che Colapesce sia in apnea a
sorreggere la colonna che altrimenti crollerebbe.
Secondo la leggenda dei Fratelli Pii, invece, durante un'eruzione, mentre gli abitanti
scappavano per portarsi in salvo, il fiume di lava si divise per volere degli Dei. In
questo modo gli abitanti si salvarono completamente.
Un'altra leggenda è quella di Gammazita, una giovane ragazza molto bella che per non
cedere alle avance di un soldato Francese si gettò dentro ad un pozzo.
L'ultima, ma non meno affascinante, la leggenda di Uzeta risale agli inizi del 900,
narra di Uzeta, un valoroso cavaliere di umili origini che sconfisse i giganti saraceni
Ursini - i quali diedero il nome al castello Ursino del XX secolo.
Palazzo dell’Università (Piazza Università), come tutti i palazzi di Catania, fu
ricostruito dopo il disastroso terremoto del 1693. Alla sua costruzione concorsero
diversi architetti fra i quali Francesco e Antonino Battaglia e Giovan Battista
Vaccarini. Successivamente, a seguito del terremoto del 1818 si rese necessario un
ulteriore restauro che fu affidato all'architetto Mario Di Stefano. L'edificio è
costituito da un intero isolato, come il vicino Palazzo degli Elefanti con un cortile
interno a forma di chiostro con porte originariamente aperte su tutti i quattro lati del
palazzo. Il palazzo possiede una splendida Aula magna affrescata da Giovan Battista
Piparo. Sulla parete che fa da sfondo al podio accademico, è appeso un arazzo con lo
stemma della dinastia di Aragona.
Palazzo La Piana (Piazza Università),
Palazzo Gioieni d’Angiò (Piazza Università), sul lato nord di Piazza Università con il
ricco portale e la soprastante tribuna. L’interno del palazzo è stato completamente
svuotato per dare luogo ad un grande magazzino. Sul prospetto un monumento
applicato
Palazzo Paternò Castello di San Giuliano (Piazza Università), fronteggia il Palazzo
dell’Università è oggi sede di parte della Facoltà di Lettere e Filosofia. Fu eretto su
progetto del Vaccarini tra il 1738 e il 1745. E’ un palazzo a blocco su un unico isolato.
All’ingresso le lapidi ricordano gli illustri personaggi che vi furono ospitati.
Basilica di Santa Maria dell’Elemosina o Collegiata (sec. XVIII - Via Etnea), di
origine bizantina, venne ricostruita dopo il terremoto del 1693. La linea curva del suo
prospetto e l’originalità delle trovate architettoniche ne fanno la più alta espressione
del tardo barocco catanese. La basilica era il riferimento religioso delle famiglie nobili
e fu anche “Regia Cappella”.
Palazzo S. Demetrio (Quattro Canti), occupa l'angolo nord-ovest dei Quattro Canti
tra la Via Etnea e la Via di San Giuliano ed è considerato, insieme al coevo Palazzo
Biscari il maggiore esempio di architettura tardo-barocca della città oltre ad essere
il simbolo stesso della rinascita di Catania, non solo del dopo terremoto ma anche del
più recente secondo dopoguerra; fu infatti ricostruito pietra per pietra dopo che i
bombardamenti del 1943 lo avevano distrutto quasi completamente.
Chiesa di San Michele Arcangelo (detta dei Minoriti), (Via Etnea)risale al 1625 ma
venne ricostruita nel 1771 da Francesco Battaglia. Testimonia la nascita del primo
ordine di chierici Minoriti a Catania. Notevoli le due acquasantiere in marmo policromo
poste all’entrata della chiesa.
Monumento a Vincenzo Bellini (Piazza Stesicoro), costruito tra il 1880 e il 1882 ad
opera di Giulio Monteverde, riassume e condensa la più famosa produzione artistica
del “cigno catanese”. Il monumento ritrae il giovane compositore seduto su una
poltrona. Ai quattro lati del basamento, come colonne di trionfo, quattro personaggi
rappresentano i suoi capolavori: I Puritani, La Sonnambula, Norma e il Pirata.
Anfiteatro romano (Piazza Stesicoro), maestoso impianto del II secolo d.C. tra i più
ampi che la civiltà romana ci abbia consegnato: di forma ellittica con un’arena il cui
diametro maggiore raggiunge i 71 metri, una cavea con 32 ordini di posti e una
capacità di circa 15.000 spettatori. Costruito in pietra lavica, era ricoperto di marmo,
ma già durante le invasioni barbariche del V e VI secolo, i catanesi furono autorizzati
da Teodorico a prelevare materiale per fortificare le mura della città; mentre nel XI
secolo numerosi blocchi lavici furono utilizzati per costruire la prima Cattedrale.
Chiesa di S. Biagio o Sant’Agata alla Fornace (Piazza Stesicoro), nel luogo in cui la
Patrona subì il martirioè visibile ancora oggi la fornace usata per la tortura al tempo
delle persecuzioni. Era una cappella in epoca romana, fu ampliata nel 1098,
rimodernata nel 1589 e miracolosamente salva dall’eruzione del 1669.
Santuario di Sant’Agata al Carcere (Via Cappuccini) da sempre luogo di culto
agatino, sulla celletta buia e umida (dove Sant’Agata fu rinchiusa durante il processo e
dove spirò) fu edificata una cappella nel 1571, ingrandita successivamente. Qui è
custodita una lastra di pietra su cui sono impresse le orme dei piedi che la tradizione
vuole siano state lasciate dalla Santa e la cassa di legno nella quale furono trasportate
le reliquie nel 1126, quando di ritorno da Costantinopoli, furono trasferite a Catania.
Chiesa di Sant’Agata la Vetere (Via S. Maddalena) fu la prima cattedrale della città.
Qui per sette secoli furono custodite e venerate le spoglie della Santa patrona, prima
del furto operato nel 1040 dal generale bizantino Maniace. Sul sarcofago in pietra,
d’epoca romana, è posto l’altare.
Villa Bellini, giardino pubblico inaugurato nel 1863dal Comune che lo rilevò dalla
famiglia Paternò Castellodi Biscari. Occupa una superfice di circa 71.000 mq. Ospita
alberi secolari. Al suo interno un viale dedicato ai personaggi illustri della città
rappresentati da mezzibusti in marmo.
N.B. Tutte le notizie e le foto riguardanti i monumenti sono state tratte da vari siti
internet compresi quelli del Comune e della Provincia di Catania.
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