Comments
Transcript
Rassegna del 24/05/2016 - Azienda Ospedaliero
Rassegna del 24/05/2016 INDICE RASSEGNA STAMPA Rassegna del 24/05/2016 SANITÀ NAZIONALE Corriere Della Sera 20/05/16 P. 26 «Duemila euro per donare gli ovuli Ho avuto paura e sono scappata» Andrea Galli, Simona Ravizza 1 Espresso 26/05/16 P. 87 C'è la cannabis in farmacia Viola Bachini Michela Perrone 3 Sole 24 Ore 20/05/16 P. 44 Medici, niente Irap se oltre il 75% dei redditi è «legato» all'ospedale Gianfranco Ferranti 5 Nazione Pisa 20/05/16 P. 24 Solidarietà e ricerca La Torre illuminata di viola 6 Espresso 26/05/16 P. 91 Il termometro più piccolo: è fatto col Dna 7 Repubblica 20/05/16 P. 33 "Sfida mondiale contro i batteri super-antibiotico entro il 2050" RICERCA Indice Rassegna Stampa Elena Dusi 8 Pagina I «Duemila curo per donare gli . ovuli. Ho avuto paura e sono scappata» Lucy, la modella e la proposta di Antinori: «Mi contattò una promotrice di eventi» MILANO All'inizio era la curiosità, poi i soldi, infine la paura: «Una donna che organizza eventi mi ha contattata e accompagnata nella clinica. Ho appena vent'anni, la vita e il mondo davanti; non voglio dire di no a niente e nessuno senza prima vedere, valutare di persona. Mi hanno promesso 1.500 euro. Pochi. Hanno rilanciato, arrivando a duemila. Ma qualcosa non mi rassicurava. Hanno insistito, con decisione. Mi hanno spiegato tutto, compreso il bombardamento ormonale. Ho domandato se potevo interrompere la cura nel caso in cui avessi iniziato a star male. Hanno risposto che non se ne parlava neanche, se il contratto partiva dovevo arrivare fino in fondo. Allora ho rinunciato. Sono scappata e non mi sono più fatta trovare». Lucia Scïliberto detta Lucy è una modella, figlia di una famiglia di Messina. Il liceo linguistico le ha lasciato in eredità una buona conoscenza delle lingue inglese, spagnolo e francese. La bellezza e l'altezza, un metro e 71 centimetri, hanno già attirato importanti contatti. Il book professionale racconta di partecipazioni alle campagne d'intimo di un noto marchio di moda. I fotografi la cercano perché presti il volto a servizi nelle migliori locati n di Milano, dove abita. Lucia ha tanti amici, gira spesso, balla all'Hollywood, cambia aerei e continenti. Eppure il suo nome compare nell'elenco di un dossier riservato e in possesso del Corriere, con le 23 ragazze donatrici di ovuli nella clinica Matris (sequestrata) del ginecologo Severino Antinori, arrestato. L'inchiesta, coordinata dalla Procura di Milano e condotta dai carabinieri del Nas, non è terminata. Il medi- Sanità nazionale co, 7o anni, che ha evocato un complotto dell'Isis (la ragazza immobilizzata e derubata degli ovuli che l'ha incastrato e un'andalusa con origini marocchine), s'è visto intanto revocare i domiciliare, a causa delle interviste rilasciate a nastro, con buona pace dei divieti suoi e delle regole dei giornalisti. In più alcune delle stesse donatrici hanno nelle loro denunce, antecedenti il blitz di venerdì, parlato di molestie sessuali. Accuse non ancora comprovate. Ma meritevoli di approfondimenti. Dunque Lucia detta Lucy, vent'anni compiuti a gennaio, figura nell'elenco delle donatrici ma nega d'essersi prestata all'intervento chirurgico e, anzi, alla terapia preparatoria. La Matris, in verità, non l'aveva convinta da subito. «La clinica non rimandava l'immagine della perfezione assoluta. Era, come dire, normale. Una struttura piccola, forse anche anonima. Ma non era quello. Il personale, in modo particolare le donne, erano troppo gentili, troppo premurose, avevano un atteggiamento esageratamente forzato, costruito». Ma davvero lei non ha accettato «semplicemente» per il denaro l'invito della promoter, quella Barbara Bella che emerge dalle indagini? Davvero non le facevano comodo i soldi e magari ha sottovalutato il prezzo da pagare? «Avevo terminato il liceo linguistico e mi ero trasferita a Milano. Avevo cominciato a muovere i primi passi, non vi nego che di contratti pesanti non ce n'erano. Ma di sicuro non mi vado a distruggere per 1.5oo oppure 2 mila euro che siano». In ogni modo Antinori ci aveva tentato. Ossessionato dalla giovinezza e dalla bellezza (giovani e belle sono le due sue impie- gale, indagate, Bruna Balduzzi e Marinella Muzzolini), il ginecologo si credeva un operatore di mercato, col disprezzo più totale, ha scritto il gip nell'ordinanza, del corpo e della dignità della donna. E Lucia, d'uno splendore e di una «freschezza» forse a tratti ingenua, doveva per forza esserci, nelle fotografie mostrate alle coppie in cerca di un figlio, per convincerle che ci sarebbe stata una gravidanza e che si sarebbe conclusa con la nascita di una creatura sana e radiosa. Della fecondazione eterologa, Antinori ha fatto una ragione d'esistenza e di carriera, senza limite alcuno. Prometteva del resto un primogenito anche alle anziane; la Matris era fuori regola nelle norme di sicurezza sul lavoro e nelle condizioni igienico-sanitarie; gli ovuli, anziché negli appositi contenitori, viaggiavano nella valigia del ginecologo. Ora non vorrebbe, Lucia Sciliberto, che a causa di questa storia la sua carriera s'interrompesse. Ricorda i sacrifici della famiglia e la personale fatica per imporsi. «Sono stata una stupida soltanto a provarci... Nel senso che ho dei piccoli problemi di cuore e in clinica non dovevo nemmeno presentarmi... Chissà che cosa mi sarebbe successo... Sono «La clinica non mi pareva perfetta e poi erano tutti troppo gentili, era costruito» stata fortunata». Giura che il suo nome nella lista delle donatrici è un errore. Però sorprende esaminare gli altri «profili» dell'elenco e riscontrare identici, elitari requisiti. E trovare, per esempio, un'avvenente cubana, dipendente a Napoli di un famoso locale di un quartiere della borghesia. Nel locale non c'è. Il titolare dice che è a casa malata. La ragazza invece è in giro per la città, in forma, sorridente e carica come mai. Lo documentano i post su Facebook, compreso uno in cui manda al diavolo il pianeta intero. Domandiamo a Lucia se la conosce. «Conosco unicamente un'amica, andata prima di me da Antinori, sempre invitata dall'organizzatrice di eventi». Anche lei, l'amica, naturalmente giovane e bella. Molto giovane, molto bella. Andrea Galli [email protected] Simona Ravizza sravizza@corriere. it 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 1 Chiesi se potevo interrompere la cura se fossi stata male, mi dissero che non se ne parlava affatto Sono stata una stupida solo per averci provato. Ho problemi di cuore, chissà cosa mi sarebbe successo Venti anni Lucy, modella messinese, si è diplomata al liceo linguistico e ora vive a Milano Sanità nazionale Conosco un'amica che si è presentata alla clinica, anche lei invitata dalla promoter di serate Pagina 2 Piante medicinali Preparazione di cannabis terapeutica: in Italia avviene solo all ' Istituto chimico farmaceutico militare di Firenze C'è la cannabis in farmacia Contro l'ansia, l'insonnia, gli effetti collaterali della chemio e alcune malattie come la Sia: la prima produzione italiana arriverà sugli scaffali ad agosto di Viola Bachini e Michela Perrone PASSATO OLTRE un anno dall'inizio della sperimentazione, ma finalmente la data è certa. Entro fine agosto usciranno dall'Istituto chimico farmaceutico militare di Firenze 2.400 barattoli di cannabis terapeutica che da lì saranno s distribuiti nelle farmacie di tutto il Paese. Sanità nazionale È la prima tranche di cannabis "made in Italy", coltivata a partire da 120 talee arrivate dal centro di ricerca Crea di Rovigo. Entro fine anno avremo anche la seconda parte della produzione, frutto di altrettante piante arrivate a Firenze ai primi di maggio. «Dopo la sperimentazione pilota abbiamo costruito due serre industriali da 25 metri quadrati ciascuna per la coltivazione a ciclo continuo», spiega il colonnello Antonio Medica, direttore dello stabilimento fiorentino. «Dalle talee che usciranno da queste serre produrremo a pieno regime, l'anno prossimo, 100 chili di prodotto». Oggi i medici possono scegliere tra quattro diversi preparati a base di cannabis, tutti importati dall'Olanda e prescritti in base alle esigenze del paziente. Ma adesso arriva la produzione italiana e Medica precisa che dal 2017 sarà per 50 chili simile al Bediol, mentre l'altra metà al Bedrocan, i due preparati a base di cannabis più largamente utilizzati. Le farmacie dell'intero territorio nazionale potranno richiedere la cannabis a uso terapeutico, che distribuiranno ai pazienti muniti della prescrizione medica. La normativa varia da regione a regione e dove non è previsto il rimborso da parte del servizio sanitario il costo, circa 22 curo al grammo, rimane a carico del paziente. Già dal 2013 nel nostro Paese è possibile, in teoria, utilizzare la cannabis per fini terapeutici. L'Italia importa le quantità necessarie dall'Olanda e qualunque medico la può prescrivere. «Lo fanno però in pochi, perché si tratta di una prescrizione off label, cioè in cui mancano indicazioni scientifiche su dosaggi e tempi di somministrazione», spiega Paolo Poli, presidente della Sirca, la Società italiana ricerca cannabis ed esperto di terapia del dolore. Le indicazioni mancano perché per la medicina si tratta di un ambito nuovo, ancora tutto da esplorare. Poli, che a Pisa sperimenta da alcuni anni la cannabis su pazienti affetti da varie patologie, è uno dei pionieri in Italia. Le 400 persone che hanno preso parte allo studio osservativo hanno bevuto la cannabis in un decotto: una tisana ricca di Thc e Cbd, i principi attivi presenti nelle varietà utilizzate come farmaci. > Pagina 3 Piante medicinali I risultati sembrano incoraggianti: la cannabis aiuta gli anziani a dormire (sostituendo spesso le benzodiazepine), ma può essere utilizzata anche in patologie più gravi e che riguardano persone più giovani, come spasticità, Sla o malattie del sistema nervoso periferico, dove riduce i movimenti inconsulti delle gambe. I medici hanno inoltre osservato che la cannabis fa aumentare l'appetito nei malati di cancro, oltre a ridurre gli effetti collaterali della chemioterapia, come nausea e vomito. Nella struttura pisana ciascun paziente ha ricevuto un trattamento personalizzato: «La terapia va dosata in base alla patologia e alle caratteristiche del malato. Per questo servono almeno tre mesi per trovare il corretto dosaggio», aggiunge l'esperto. I dati preliminari confermerebbero questa ipotesi, visto che i risultati migliori si registrano a partire da tre mesi dall'inizio della terapia e restano stabili nel tempo. Poli paragona queste terapie a quelle a base di antibiotici: può capitare di provarne diversi, anche in contemporanea, prima di trovare la combinazione giusta per combattere in modo più efficace l'infezione. Il gruppo toscano ha svolto pure una seconda ricerca, in collaborazione con l'istituto di Reumatologia di Pisa: «Uno studio comparativo dove abbiamo confrontato 80 pazienti con fibromialgia, una malattia reumatica caratterizzata da dolore muscolare cronico. La metà ha seguito la terapia standard a base di analgesici e antidepressivi, mentre gli altri sono stati trattati con la cannabis. Questi ultimi hanno fatto registrare sensibili miglioramenti sotto tutti i punti di vista: dolore, qualità della vita, ansia e depressione. E non hanno avuto gli effetti collaterali degli altri farmaci». Le persone coinvolte erano al 95 per cento donne con età media 45 anni. I risultati dello studio sono stati sottoposti a una rivista scientifica e dovrebbero essere pubblicati nei prossimi mesi. L'assenza o comunque la drastica riduzione di effetti collaterali sarebbe, secondo il medico pisano, uno tra i maggiori punti di forza della terapia a base Sanità nazionale In questo momento il ministero ha fissato la cifra che riconoscerà per la coltivazione: 5,93 euro al grammo, cui andranno aggiunte le spese per la distribuzione. L'organo deve ancora fissare il prezzo di vendita finale nelle farmacie. «Verosimilmente lo manterrà altrettanto basso», afferma Medica. Continua in tutta Italia la raccolta di firme Attualmente sono quattro promossa dai Radicali italiani per una legge le aziende private autorizzate di iniziativa popolare sulla legalizzazione della dal ministero all'importaziocannabis (il testo è disponibile on line su www. ne e alla distribuzione della legalizziamo.it/lip). È grazie ad associazioni cannabis olandese. Lavorano della galassia radicale, del resto, che si in concorrenza e consegnano è raggiunta l'intesa tra ministero della Salute il prodotto alle farmacie e della Difesa per la produzione di cannabis ospedaliere e territoriali - che nello stabilimento chimico farmaceutico ne fanno richiesta. militare, «che però non coprirà il fabbisogno Farmalabor è una di queannuale rimandando ancora al mercato ste realtà. Conta un centinaillegale», dice Filomena Gallo, presidente io di dipendenti in Italia, dell'associazione Luca Coscioni. Gli stessi nelle sedi di Milano e Canosa Radicali hanno già raccolto oltre seimila di Puglia e si occupa della firme per chiedere alla Regione Lombardia distribuzione di principi attidi estendere la rimborsabilità da parte del vi e materie prime utili per i servizio sanitario anche alle cure domiciliari preparati galenici. «Per a base di cannabis e non solo a quelle quanto riguarda la cannabis, ospedaliere. Tuttavia, nonostante sia stata nel 2015 abbiamo venduto consegnata il 28 gennaio, la petizione al 2.000 barattoli, che sono armomento è bloccata per via dello stop della rivati in circa 200 farmacie Commissione sanità in seguito all'arresto, italiane», spiega Sergio Fonil 16 febbraio, del suo presidente e consigliere regionale, il leghista Fabio Rizzi. tana, amministratore unico dell'azienda pugliese. Farmalabor ha già chiesto di cannabis. I bassi dosaggi dei principi e ottenuto la distribuzione anche per la attivi all'interno dei farmaci, infatti, cannabis italiana, mentre è ancora in scongiurano le allucinazioni e tutti gli sospeso l'altra richiesta, quella di coltialtri effetti tipici della sostanza, ricercati vazione diretta. In questa fase, infatti, il da chi ne fa un uso ricreativo. monopolio della produzione resta al Il team ha inoltre indagato il profilo Chimico farmaceutico di Firenze. «Doeconomico delle terapie, concludendo vrebbe essere garantita la possibilità anche a soggetti privati di occuparsene. che, per la fibromialgia, il trattamento standard ha lo stesso costo di quello a In questo modo, essendo in un regime di base di cannabis. «Attualmente sotto concorrenza, potrebbero abbassarsi ulteriormente i prezzi», sostiene il numero questo aspetto non c'è quindi nessun uno di Farmalabor. «Mi auguro che il vantaggio», nota Poli, «ma le cose popassaggio attraverso il Chimico farmatrebbero migliorare in futuro, con la produzione italiana. Secondo le nostre ceutico come unico fornitore sia tempoproiezioni, infatti, si potrebbero risparraneo e che quando si entrerà a pieno miare fino a due terzi rispetto a quella regime chi farà richiesta essendo in posimportata dall'Olanda, arrivando a pasesso dei requisiti necessari potrà contribuire alla produzione nazionale». ■ gare circa 7 euro al grammo». I Radicali ci riprovano Pagina 4 In salvo chi supera la soglia Medici, niente Trap se oltre il 75% dei redditi è «legato» all'ospedale Gianfranco Ferranti Sono esclusi dall'Irap i medici il cui reddito di lavoro autonomo deriva per più del 75 % dall'attività svolta in base a convenzioni con strutture ospedaliere e le imprese agricole per le quali in precedenza si applicava l'aliquota dell'1,9 per cento. Continuano, invece, a pagare il tributo regionale le imprese il cui valore della produzione è assoggettato all'aliquota ordinaria del 3,9%, così come resta dovuta l'Irap dai medici convenzionati con il Ssn in presenza di elementi che superano gli standard previsti. L'agenzia delle Entrate si è occupata, nella circolare 20/E, anche di queste novità introdotte in materia dilrap dalla legge di Stabilità 2016, alle quali si aggiunge la deduzione del 70% dei costi sostenuti per i lavoratori stagionali (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri). Convenzioni con ospedali La norma stabilisce che non sussiste autonoma organizzazione ai fini dell'Irap nel caso dei medici che «abbiano sottoscritto specifiche convenzioni con le strutture ospedaliere per lo svolgimento della professione all'interno» delle stesse. Si ritengono ricomprese sia le strutture pubbliche che quelle private. Tale presunzione opera a condizione che i medici percepiscano «per l'attività Sanità nazionale svolta presso le medesime strutturepiù del 75% delproprio reddito complessivo». L'Agenzia ha giustamente "rettificato" l'indicazione normativa, precisando che la dizione «reddito complessivo» va riferita «al solo reddito dilavoro autonomo prodotto dal medico, derivante sia dall'attività professionale esercitata presso la struttura ospedaliera sia dall'attività esercitata al di fuori», anche perché alla determinazione del reddito complessivo concorrono anche categorie reddituali che non rilevano ai fini Irap. La norma stabilisce anche che: sono irrilevanti, ai fini della sussistenza dell'autonoma organizzazione, «l'ammontare del reddito realizzato e le spese direttamente connesse all'attività svolta». Risulta, quindi, confermato l'orientamento della Cassazione secondo cui la misura elevata dei compensi e delle spese non assume di per sé carattere decisivo; l'esistenza dell'autonoma organizzazione è configurabile in presenza di elementi che «superano lo standard e i parametri previsti dalla convenzione con il Servizio sanitario nazionale». È, quindi, esclusa dall'Irap l'attività medica svolta avvalendosi di un'autonoma organizzazione qualora i relativi compensi risultino marginali rispetto a quelli conseguiti presso una struttura ospedaliera (di cui il professionista non ha la "responsabilità" richiesta ai fini impositivi). Sarebbe stato più opportuno regolamentare il requisito in esame per tutti i contribuenti interessati, anziché limitarsi a disciplinare una situazione che, come precisato nella relazione tecnica, riguarda «soltanto un limitato numero di soggetti... in considerazione del fatto che gli stessi già attualmente non versano la suddetta imposta». Quest'ultima precisazione sembrerebbe attribuire alla disposizione carattere sostanzialmente interpretativo, nonostante l'assenza di un'esplicita norma in merito alla decorrenza. L'Agenzia ha anche precisato che la disciplina in esame non si applica ai medici, di base e specialistici, convenzionati con il Ssn per i quali è stato confermato l'orientamento della giurisprudenza di legittimità (e della circolare 28/E del 2010) secondo il quale l'esistenza dell'autonoma organizzazione è configurabile in presenza di elementi che superano lo standard e i parametri previsti dalla Convenzione, da valutare volta per volta. Sono state richiamate anche le recenti sentenze 7291 e 9451/2016 delle Sezioni Unite della Cassazione che hanno ritenuto che l'utilizzo di supporti tecnologici e strumentali nonchè di personale di segreteria o infermieristico rientra nell'ambito del «minimo indispensabile» richiesto per lo svolgimento dell'attività. Le imprese agricole A decorrere dal 2o16 sono stati esclusi dall'Irap i soggetti che esercitano le attività agricole di cui all'articolo 32 del Tuir, le cooperative e i loro consorzi che forniscono in via principale, anche nell'interesse di terzi, servizi nel settore selvicolturale - comprese le sistemazioni idraulicoforestali - e le cooperative della piccola pesca e loro consorzi di cui all'articolo 1o del Dpr 601/1973. È stata conseguentemente abrogata l'aliquota Irap dell'1,9o per cento. Resta ferma, invece, l'applicazione dell'imposta, con l'aliquota ordinaria, per le attività di agriturismo e di allevamento con terreno insufficiente a produrre almeno un quarto dei mangimi necessari e per quelle connesse previste dall'articolo 56-bis del Tuir. O RI PRO D OZIO NE RISERVATA Pagina 5 Solidarietà e ricerca La Torre illuminata di viola ANCHE la Torre è stata illuminata di viola, ieri sera, per la campagna di sensibilizzazione a favore della Malattia di Crohn e della colite ulcerosa in occasione della «Giornata mondiale delle malattie infiammatorie croniche dell'intestino», che si celebra ogni anno il 19 maggio. A organizzare l'evento l'Efcca - European Federation of Crohn's and Ulcerative Colitís Associations (www.efcca.org) e l'associazione «Amici Onlus. Ricerca Pagina 6 Biotecnologie Il termometro più piccolo: è fatto col Dna MONTREAL (CANADA) Siamo abituati a pensarlo come una doppia elica, ma il Dna, la molecola che custodisce tutte le nostre informazioni genetiche, può anche aprirsi - "denaturarsi" in termini tecnici - per esempio se scaldata. Sfruttando questa sensibilità alla temperatura, un team di ricercatori dell'Università di Montreal ha messo a punto il più piccolo termometro al mondo, 20 mila volte più sottile di un capello, basato appunto sul Dna. Il Dna è una struttura relativamente semplice, costituita di quattro molecole: adenina, timina, guanina e citosina. Il contenuto di queste molecole (basi) influenza anche la temperatura a cui il Dna si denatura. Sfruttando questa proprietà i ricercatori hanno creato delle molecole di Dna che si denaturano a diverse temperature, di fatto creando dei termometri programmabili, in base alle esigenze. «Aggiungendo sensori ottici a queste strutture di Dna, abbiamo creato termometri larghi 5 nanometri che producono un segnale facilmente rivelatile in funzione della temperatura», ha spiegato Arnaud Desrosiers tra gli autori dello studio, pubblicato su "Nano Letters". Termometri estremamente sensibili a piccole variazioni di temperatura, aggiungono i ricercatori. L'idea è quella di utilizzare questi dispositivi per misurare le temperature locali a livello nanoscopico, per esempio di ogni singola cellula. Infatti, sebbene la temperatura corporea sia intorno ai 37°C non sappiamo ancora se ci siano variazioni in ogni cellula . A.L.B. Ricerca Pagina 7 "Sfida mondiale contro 1* batten* super-antibiotico entro 112050" L'allarme inglese: 'Ie infezioni faranno dieci mili oni di morti all'anno, più vittime dei tumore ' ROMA. I batteri diventano sempre più resistenti ai nostri antibiotici. E nel 2050, avverte un rapporto britannico, le infezioni per le quali non avremo farmaci a disposizione potrebbero uccidere 10 milioni di persone: una ogni tre secondi. Ancora più del cancro, per il quale si prevedono 8 milioni di vittime all'anno. A lanciare l'allarme da Londraè il rapporto R eviei v onAntimicrobial Resistance, chiesto dal premier David Cameron a metà del 2014. Da quando il progetto è partito, un milione di persone sono morte per la mancanza di un farmaco adatto alla loro infezione. Lo studio è stato affidato alla fondazione Wellcome Trust per l'aspetto medico e scientifico, ma a coordinare il progetto è stato l'economista Jim O'Neill. Che, accanto agli allarmi, ha pensato di inserire possibili misure finanziarie per affrontare il problema, «Se non lo faremo entreremo in un nuovo Medioevo, che costerà la vita a molti», ha detto. «Stiamo affrontando un nemico che diventa sempre più potente con un arsenale sempre più scarso». La resistenza agli antibiotici è «una minaccia per la nostra sicurezza e per la nostra economia». Nel 2050, spiega Lord O'Neill, si calcola che la resistenza agli antibiotici costerà al mon- Ricerca do 100mila miliardi di dollari (inclusi i costi indiretti di mancata produttività dei malati). La ricerca scientifica di base dovrebbe dunque essere finanziata, e subito, con 2 miliardi di dollari, raccolti anche tassando le case farmaceutiche che non fanno ricerca per sviluppare nuovi farmaci (idea già respinta da molte aziende, che l'hanno definita «punitiva»). «Chiederò agli altri ministri di studiare un approccio comune con medici e industrie», ha aggiunto il ministro dell'Economia inglese, George Osborne. Per ogni nuovo antibiotico scoperto, le case farmaceutiche andrebbero premiate con un miliardo di dollari, suggerisce ancora Lord O'Neill. Incentivi simili faciliteranno la diffusione di test per capire chi ha effettivamente bisogno di questi farmaci, riducendo le prescrizioni improprie per febbri o raffreddori causati da virus (contro i quali gli antibiotici sono completamente inefficaci). Laddove un'infezione possa essere combattuta con un vaccino, questa strada dovrebbe poi essere incentivata. L'uso di antibiotici nell'allevamento, secondo il rapporto, dovrebbe essere regolamentato, con il divieto assoluto di usare per gli animali gli antibiotici definiti «essenziali» per la salute umana. Spesso infatti questi farmaci vengono usati più per far aumentare il peso di mucche e "Serve un sistema di tasse e premi perspingere le case farmaceutiche a studiare nuove cure" maiali che per curarne le malattie. Negli Stati Uniti, il 70% degli antibiotici smerciati è usato per l'allevamento, e una delle soluzioni suggerite è che sulle etichette della carne venga indicata la quantità di antibiotici somministrata agli animali. chemioterapia farebbero rischiare un'infezione letale. «Le infezioni oggi- ha spiegato Sally Davies, "medico in capo" della Gran Bretagna - causano il 7% dei decessi. Senza antibiotici, questa percentuale potrebbe raggiungere il 40%». Le raccomandazioni di un solo paese come la Gran Bretagna difficilmente potranno fare la differenza. Per questo O'Neill ha chiesto a G7, G20 e Nazioni Unite di «agire davvero, già da quest'anno». Più gli antibiotici vengono usati, più la selezione genetica premia' i batteri capaci di sopravvivergli. Dall'altra parte, la ricerca farmaceutica fatica a trovare nuovi prodotti e dagli anni '80 a oggi non si è fatto alcun progresso sostanziale. «Sono decenni che non vediamo una nuova classe di antibiotici», lamenta O'Neill. «È compito dei politici fare qualcosa». Gli antibiotici sono considerati difficili da sviluppare e non particolarmente redditizi. I ricavi ammontano a 4,7 miliardi di dollari all'anno nel mondo. L'equivalente, fa notare lo studio, di uno solo dei farmaci anta-cancro più diffusi. In un eventuale "nuovo Medioevo" della medicina, ogni piccolo intervento chirurgico o la Pagina 8 LA PR :' I5IONE Secondo lo studio inglese, in assenza di nuove cure, nel 2050 le infezioni potrebbero uccidere 10 milioni di persone all'anno, una ogni 3 secondi GLI INVESTIMENTI È la somma che, per lo studio britannico, va investita in ricerca, o nel 2050 la resistenza agli antibiotici costerà al mondo 100mila miliardi di dollari LA RESISTENZA Si calcola che ogni anno nella sola Europa siano 4 milioni le infezioni per le quali si verifica la resistenza ad almeno un farmaco NEGLI ALLEVAMENTI Negli Usa il 70% degli antibiotici venduti viene dato agli animali, perfarli aumentare di peso: così l'uomo li assume attraverso il consumo di carne Ricerca Pagina 9