...

Rassegna del 24/05/2016 - Azienda Ospedaliero

by user

on
Category: Documents
13

views

Report

Comments

Transcript

Rassegna del 24/05/2016 - Azienda Ospedaliero
Rassegna del 24/05/2016
INDICE RASSEGNA STAMPA
Rassegna del 24/05/2016
SANITÀ NAZIONALE
Corriere Della Sera
20/05/16 P. 26
«Duemila euro per donare gli ovuli Ho avuto paura e sono scappata»
Andrea Galli, Simona
Ravizza
1
Espresso
26/05/16 P. 87
C'è la cannabis in farmacia
Viola Bachini Michela
Perrone
3
Sole 24 Ore
20/05/16 P. 44
Medici, niente Irap se oltre il 75% dei redditi è «legato» all'ospedale
Gianfranco Ferranti
5
Nazione Pisa
20/05/16 P. 24
Solidarietà e ricerca La Torre illuminata di viola
6
Espresso
26/05/16 P. 91
Il termometro più piccolo: è fatto col Dna
7
Repubblica
20/05/16 P. 33
"Sfida mondiale contro i batteri super-antibiotico entro il 2050"
RICERCA
Indice Rassegna Stampa
Elena Dusi
8
Pagina I
«Duemila curo per donare gli . ovuli.
Ho avuto paura e sono scappata»
Lucy, la modella e la proposta di Antinori: «Mi contattò una promotrice di eventi»
MILANO All'inizio era la curiosità, poi i soldi, infine la paura:
«Una donna che organizza
eventi mi ha contattata e accompagnata nella clinica. Ho
appena vent'anni, la vita e il
mondo davanti; non voglio dire di no a niente e nessuno
senza prima vedere, valutare
di persona. Mi hanno promesso 1.500 euro. Pochi. Hanno rilanciato, arrivando a duemila.
Ma qualcosa non mi rassicurava. Hanno insistito, con decisione. Mi hanno spiegato tutto, compreso il bombardamento ormonale. Ho domandato se potevo interrompere la
cura nel caso in cui avessi iniziato a star male. Hanno risposto che non se ne parlava neanche, se il contratto partiva
dovevo arrivare fino in fondo.
Allora ho rinunciato. Sono
scappata e non mi sono più
fatta trovare».
Lucia Scïliberto detta Lucy è
una modella, figlia di una famiglia di Messina. Il liceo linguistico le ha lasciato in eredità una buona conoscenza delle
lingue inglese, spagnolo e
francese. La bellezza e l'altezza, un metro e 71 centimetri,
hanno già attirato importanti
contatti. Il book professionale
racconta di partecipazioni alle
campagne d'intimo di un noto
marchio di moda. I fotografi la
cercano perché presti il volto a
servizi nelle migliori locati n
di Milano, dove abita. Lucia ha
tanti amici, gira spesso, balla
all'Hollywood, cambia aerei e
continenti. Eppure il suo nome compare nell'elenco di un
dossier riservato e in possesso
del Corriere, con le 23 ragazze
donatrici di ovuli nella clinica
Matris (sequestrata) del ginecologo Severino Antinori, arrestato. L'inchiesta, coordinata dalla Procura di Milano e
condotta dai carabinieri del
Nas, non è terminata. Il medi-
Sanità nazionale
co, 7o anni, che ha evocato un
complotto dell'Isis (la ragazza
immobilizzata e derubata degli ovuli che l'ha incastrato e
un'andalusa con origini marocchine), s'è visto intanto revocare i domiciliare, a causa
delle interviste rilasciate a nastro, con buona pace dei divieti suoi e delle regole dei giornalisti. In più alcune delle
stesse donatrici hanno nelle
loro denunce, antecedenti il
blitz di venerdì, parlato di molestie sessuali. Accuse non ancora comprovate. Ma meritevoli di approfondimenti.
Dunque Lucia detta Lucy,
vent'anni compiuti a gennaio,
figura nell'elenco delle donatrici ma nega d'essersi prestata
all'intervento chirurgico e, anzi, alla terapia preparatoria. La
Matris, in verità, non l'aveva
convinta da subito. «La clinica
non rimandava l'immagine
della perfezione assoluta. Era,
come dire, normale. Una struttura piccola, forse anche anonima. Ma non era quello. Il
personale, in modo particolare le donne, erano troppo gentili, troppo premurose, avevano un atteggiamento esageratamente forzato, costruito».
Ma davvero lei non ha accettato «semplicemente» per il denaro l'invito della promoter,
quella Barbara Bella che emerge dalle indagini? Davvero non
le facevano comodo i soldi e
magari ha sottovalutato il
prezzo da pagare? «Avevo terminato il liceo linguistico e mi
ero trasferita a Milano. Avevo
cominciato a muovere i primi
passi, non vi nego che di contratti pesanti non ce n'erano.
Ma di sicuro non mi vado a distruggere per 1.5oo oppure 2
mila euro che siano». In ogni
modo Antinori ci aveva tentato. Ossessionato dalla giovinezza e dalla bellezza (giovani
e belle sono le due sue impie-
gale, indagate, Bruna Balduzzi
e Marinella Muzzolini), il ginecologo si credeva un operatore
di mercato, col disprezzo più
totale, ha scritto il gip nell'ordinanza, del corpo e della dignità della donna. E Lucia,
d'uno splendore e di una «freschezza» forse a tratti ingenua, doveva per forza esserci,
nelle fotografie mostrate alle
coppie in cerca di un figlio, per
convincerle che ci sarebbe stata una gravidanza e che si sarebbe conclusa con la nascita
di una creatura sana e radiosa.
Della fecondazione eterologa,
Antinori ha fatto una ragione
d'esistenza e di carriera, senza
limite alcuno. Prometteva del
resto un primogenito anche
alle anziane; la Matris era fuori
regola nelle norme di sicurezza sul lavoro e nelle condizioni
igienico-sanitarie; gli ovuli,
anziché negli appositi contenitori, viaggiavano nella valigia del ginecologo.
Ora non vorrebbe, Lucia Sciliberto, che a causa di questa
storia la sua carriera s'interrompesse. Ricorda i sacrifici
della famiglia e la personale
fatica per imporsi. «Sono stata
una stupida soltanto a provarci... Nel senso che ho dei piccoli problemi di cuore e in clinica non dovevo nemmeno
presentarmi... Chissà che cosa
mi sarebbe successo... Sono
«La clinica non mi
pareva perfetta e poi
erano tutti troppo
gentili, era costruito»
stata fortunata». Giura che il
suo nome nella lista delle donatrici è un errore. Però sorprende esaminare gli altri
«profili» dell'elenco e riscontrare identici, elitari requisiti.
E trovare, per esempio, un'avvenente cubana, dipendente a
Napoli di un famoso locale di
un quartiere della borghesia.
Nel locale non c'è. Il titolare dice che è a casa malata. La ragazza invece è in giro per la città, in forma, sorridente e carica come mai. Lo documentano
i post su Facebook, compreso
uno in cui manda al diavolo il
pianeta intero. Domandiamo a
Lucia se la conosce. «Conosco
unicamente un'amica, andata
prima di me da Antinori, sempre invitata dall'organizzatrice
di eventi». Anche lei, l'amica,
naturalmente giovane e bella.
Molto giovane, molto bella.
Andrea Galli
[email protected]
Simona Ravizza
sravizza@corriere. it
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 1
Chiesi se
potevo
interrompere la cura
se fossi
stata male,
mi dissero
che non se
ne parlava
affatto
Sono stata
una stupida
solo per
averci
provato. Ho
problemi di
cuore,
chissà cosa
mi sarebbe
successo
Venti anni
Lucy, modella
messinese, si
è diplomata al
liceo linguistico e
ora vive a Milano
Sanità nazionale
Conosco
un'amica
che si è
presentata
alla clinica,
anche lei
invitata
dalla
promoter
di serate
Pagina 2
Piante medicinali
Preparazione
di cannabis
terapeutica:
in Italia avviene
solo all ' Istituto
chimico
farmaceutico
militare
di Firenze
C'è la cannabis in farmacia
Contro l'ansia, l'insonnia,
gli effetti collaterali della
chemio e alcune malattie
come la Sia: la prima
produzione italiana arriverà
sugli scaffali ad agosto
di Viola Bachini
e Michela Perrone
PASSATO OLTRE un anno dall'inizio della sperimentazione, ma finalmente la data è certa.
Entro fine agosto usciranno dall'Istituto chimico farmaceutico militare di Firenze 2.400 barattoli di
cannabis terapeutica che da lì saranno
s distribuiti nelle farmacie di tutto il Paese.
Sanità nazionale
È la prima tranche di cannabis "made
in Italy", coltivata a partire da 120 talee
arrivate dal centro di ricerca Crea di
Rovigo. Entro fine anno avremo anche
la seconda parte della produzione, frutto
di altrettante piante arrivate a Firenze ai
primi di maggio. «Dopo la sperimentazione pilota abbiamo costruito due serre
industriali da 25 metri quadrati ciascuna
per la coltivazione a ciclo continuo»,
spiega il colonnello Antonio Medica,
direttore dello stabilimento fiorentino.
«Dalle talee che usciranno da queste
serre produrremo a pieno regime, l'anno
prossimo, 100 chili di prodotto».
Oggi i medici possono scegliere tra
quattro diversi preparati a base di cannabis, tutti importati dall'Olanda e prescritti in base alle esigenze del paziente.
Ma adesso arriva la produzione italiana
e Medica precisa che dal 2017 sarà per
50 chili simile al Bediol, mentre l'altra
metà al Bedrocan, i due preparati a base
di cannabis più largamente utilizzati. Le
farmacie dell'intero territorio nazionale
potranno richiedere la cannabis a uso
terapeutico, che distribuiranno ai pazienti muniti della prescrizione medica.
La normativa varia da regione a regione
e dove non è previsto il rimborso da
parte del servizio sanitario il costo, circa
22 curo al grammo, rimane a carico del
paziente.
Già dal 2013 nel nostro Paese è possibile, in teoria, utilizzare la cannabis per
fini terapeutici. L'Italia importa le quantità necessarie dall'Olanda e qualunque
medico la può prescrivere. «Lo fanno
però in pochi, perché si tratta di una
prescrizione off label, cioè in cui mancano indicazioni scientifiche su dosaggi e
tempi di somministrazione», spiega Paolo Poli, presidente della Sirca, la Società
italiana ricerca cannabis ed esperto di
terapia del dolore.
Le indicazioni mancano perché per la
medicina si tratta di un ambito nuovo,
ancora tutto da esplorare. Poli, che a
Pisa sperimenta da alcuni anni la cannabis su pazienti affetti da varie patologie, è uno dei pionieri in Italia. Le 400
persone che hanno preso parte allo
studio osservativo hanno bevuto la
cannabis in un decotto: una tisana ricca
di Thc e Cbd, i principi attivi presenti
nelle varietà utilizzate come farmaci. >
Pagina 3
Piante medicinali
I risultati sembrano incoraggianti: la
cannabis aiuta gli anziani a dormire
(sostituendo spesso le benzodiazepine),
ma può essere utilizzata anche in patologie più gravi e che riguardano persone
più giovani, come spasticità, Sla o malattie del sistema nervoso periferico, dove
riduce i movimenti inconsulti delle gambe. I medici hanno inoltre osservato che
la cannabis fa aumentare l'appetito nei
malati di cancro, oltre a ridurre gli effetti collaterali della chemioterapia, come
nausea e vomito.
Nella struttura pisana ciascun paziente ha ricevuto un trattamento personalizzato: «La terapia va dosata in base
alla patologia e alle caratteristiche del
malato. Per questo servono almeno tre
mesi per trovare il corretto dosaggio»,
aggiunge l'esperto. I dati preliminari
confermerebbero questa ipotesi, visto
che i risultati migliori si registrano a
partire da tre mesi dall'inizio della terapia e restano stabili nel tempo.
Poli paragona queste terapie a quelle
a base di antibiotici: può capitare di
provarne diversi, anche in contemporanea, prima di trovare la combinazione
giusta per combattere in modo più efficace l'infezione.
Il gruppo toscano ha svolto pure una
seconda ricerca, in collaborazione con
l'istituto di Reumatologia di Pisa: «Uno
studio comparativo dove abbiamo confrontato 80 pazienti con fibromialgia,
una malattia reumatica caratterizzata da
dolore muscolare cronico. La metà ha
seguito la terapia standard a base di
analgesici e antidepressivi, mentre gli
altri sono stati trattati con la cannabis.
Questi ultimi hanno fatto registrare
sensibili miglioramenti sotto tutti i punti di vista: dolore, qualità della vita, ansia
e depressione. E non hanno avuto gli
effetti collaterali degli altri farmaci». Le
persone coinvolte erano al 95 per cento
donne con età media 45 anni. I risultati
dello studio sono stati sottoposti a una
rivista scientifica e dovrebbero essere
pubblicati nei prossimi mesi.
L'assenza o comunque la drastica riduzione di effetti collaterali sarebbe, secondo il medico pisano, uno tra i maggiori punti di forza della terapia a base
Sanità nazionale
In questo momento il ministero ha fissato la cifra che
riconoscerà per la coltivazione: 5,93 euro al grammo, cui
andranno aggiunte le spese
per la distribuzione. L'organo
deve ancora fissare il prezzo
di vendita finale nelle farmacie. «Verosimilmente lo manterrà altrettanto basso», afferma Medica.
Continua in tutta Italia la raccolta di firme
Attualmente sono quattro
promossa dai Radicali italiani per una legge
le aziende private autorizzate
di iniziativa popolare sulla legalizzazione della
dal ministero all'importaziocannabis (il testo è disponibile on line su www.
ne e alla distribuzione della
legalizziamo.it/lip). È grazie ad associazioni
cannabis olandese. Lavorano
della galassia radicale, del resto, che si
in concorrenza e consegnano
è raggiunta l'intesa tra ministero della Salute
il prodotto alle farmacie e della Difesa per la produzione di cannabis
ospedaliere e territoriali - che
nello stabilimento chimico farmaceutico
ne fanno richiesta.
militare, «che però non coprirà il fabbisogno
Farmalabor è una di queannuale rimandando ancora al mercato
ste realtà. Conta un centinaillegale», dice Filomena Gallo, presidente
io di dipendenti in Italia,
dell'associazione Luca Coscioni. Gli stessi
nelle sedi di Milano e Canosa
Radicali hanno già raccolto oltre seimila
di Puglia e si occupa della
firme per chiedere alla Regione Lombardia
distribuzione di principi attidi estendere la rimborsabilità da parte del
vi e materie prime utili per i
servizio sanitario anche alle cure domiciliari
preparati galenici. «Per
a base di cannabis e non solo a quelle
quanto riguarda la cannabis,
ospedaliere. Tuttavia, nonostante sia stata
nel 2015 abbiamo venduto
consegnata il 28 gennaio, la petizione al
2.000 barattoli, che sono armomento è bloccata per via dello stop della
rivati in circa 200 farmacie
Commissione sanità in seguito all'arresto,
italiane», spiega Sergio Fonil 16 febbraio, del suo presidente e consigliere
regionale, il leghista Fabio Rizzi.
tana, amministratore unico
dell'azienda pugliese.
Farmalabor ha già chiesto
di cannabis. I bassi dosaggi dei principi
e ottenuto la distribuzione anche per la
attivi all'interno dei farmaci, infatti,
cannabis italiana, mentre è ancora in
scongiurano le allucinazioni e tutti gli
sospeso l'altra richiesta, quella di coltialtri effetti tipici della sostanza, ricercati
vazione diretta. In questa fase, infatti, il
da chi ne fa un uso ricreativo.
monopolio della produzione resta al
Il team ha inoltre indagato il profilo
Chimico farmaceutico di Firenze. «Doeconomico delle terapie, concludendo
vrebbe essere garantita la possibilità
anche a soggetti privati di occuparsene.
che, per la fibromialgia, il trattamento
standard ha lo stesso costo di quello a
In questo modo, essendo in un regime di
base di cannabis. «Attualmente sotto
concorrenza, potrebbero abbassarsi ulteriormente i prezzi», sostiene il numero
questo aspetto non c'è quindi nessun
uno di Farmalabor. «Mi auguro che il
vantaggio», nota Poli, «ma le cose popassaggio attraverso il Chimico farmatrebbero migliorare in futuro, con la
produzione italiana. Secondo le nostre
ceutico come unico fornitore sia tempoproiezioni, infatti, si potrebbero risparraneo e che quando si entrerà a pieno
miare fino a due terzi rispetto a quella
regime chi farà richiesta essendo in posimportata dall'Olanda, arrivando a pasesso dei requisiti necessari potrà contribuire alla produzione nazionale». ■
gare circa 7 euro al grammo».
I Radicali ci riprovano
Pagina 4
In salvo chi supera la soglia
Medici, niente Trap
se oltre il 75% dei redditi
è «legato» all'ospedale
Gianfranco Ferranti
Sono esclusi dall'Irap i
medici il cui reddito di lavoro autonomo deriva per più
del 75 % dall'attività svolta
in base a convenzioni con
strutture ospedaliere e le
imprese agricole per le
quali in precedenza si applicava l'aliquota dell'1,9 per
cento. Continuano, invece, a
pagare il tributo regionale le
imprese il cui valore della
produzione è assoggettato
all'aliquota ordinaria del
3,9%, così come resta dovuta
l'Irap dai medici convenzionati con il Ssn in presenza di
elementi che superano gli
standard previsti.
L'agenzia delle Entrate si
è occupata, nella circolare
20/E, anche di queste novità
introdotte in materia dilrap
dalla legge di Stabilità 2016,
alle quali si aggiunge la deduzione del 70% dei costi
sostenuti per i lavoratori
stagionali (si veda «Il Sole
24 Ore» di ieri).
Convenzioni con ospedali
La norma stabilisce che non
sussiste autonoma organizzazione ai fini dell'Irap nel
caso dei medici che «abbiano sottoscritto specifiche
convenzioni con le strutture
ospedaliere per lo svolgimento della professione all'interno» delle stesse. Si ritengono ricomprese sia le
strutture pubbliche che
quelle private.
Tale presunzione opera a
condizione che i medici percepiscano «per l'attività
Sanità nazionale
svolta presso le medesime
strutturepiù del 75% delproprio reddito complessivo».
L'Agenzia ha giustamente
"rettificato" l'indicazione
normativa, precisando che
la dizione «reddito complessivo» va riferita «al solo reddito dilavoro autonomo prodotto dal medico, derivante
sia dall'attività professionale esercitata presso la struttura ospedaliera sia dall'attività esercitata al di fuori»,
anche perché alla determinazione del reddito complessivo concorrono anche
categorie reddituali che non
rilevano ai fini Irap.
La norma stabilisce anche
che:
sono irrilevanti, ai fini della sussistenza dell'autonoma organizzazione, «l'ammontare del reddito realizzato e le spese direttamente
connesse all'attività svolta».
Risulta, quindi, confermato
l'orientamento della Cassazione secondo cui la misura
elevata dei compensi e delle
spese non assume di per sé
carattere decisivo;
l'esistenza dell'autonoma
organizzazione è configurabile in presenza di elementi
che «superano lo standard e i
parametri previsti dalla convenzione con il Servizio sanitario nazionale».
È, quindi, esclusa dall'Irap
l'attività medica svolta avvalendosi di un'autonoma organizzazione qualora i relativi compensi risultino marginali rispetto a quelli conseguiti presso una struttura
ospedaliera (di cui il professionista non ha la "responsabilità" richiesta ai fini impositivi).
Sarebbe stato più opportuno regolamentare il requisito
in esame per tutti i contribuenti interessati, anziché limitarsi a disciplinare una situazione che, come precisato
nella relazione tecnica, riguarda «soltanto un limitato
numero di soggetti... in considerazione del fatto che gli
stessi già attualmente non
versano la suddetta imposta». Quest'ultima precisazione sembrerebbe attribuire alla disposizione carattere
sostanzialmente interpretativo, nonostante l'assenza di
un'esplicita norma in merito
alla decorrenza.
L'Agenzia ha anche precisato che la disciplina in esame non si applica ai medici,
di base e specialistici, convenzionati con il Ssn per i
quali è stato confermato
l'orientamento della giurisprudenza di legittimità (e
della circolare 28/E del 2010)
secondo il quale l'esistenza
dell'autonoma organizzazione è configurabile in presenza di elementi che superano lo standard e i parametri previsti dalla Convenzione, da valutare volta per
volta. Sono state richiamate
anche le recenti sentenze
7291 e 9451/2016 delle Sezioni Unite della Cassazione
che hanno ritenuto che l'utilizzo di supporti tecnologici
e strumentali nonchè di personale di segreteria o infermieristico rientra nell'ambito del «minimo indispensabile» richiesto per lo svolgimento dell'attività.
Le imprese agricole
A decorrere dal 2o16 sono
stati esclusi dall'Irap i soggetti che esercitano le attività agricole di cui all'articolo 32 del Tuir, le cooperative e i loro consorzi che
forniscono in via principale, anche nell'interesse
di terzi, servizi nel settore
selvicolturale - comprese
le sistemazioni idraulicoforestali - e le cooperative
della piccola pesca e loro
consorzi di cui all'articolo
1o del Dpr 601/1973. È stata
conseguentemente abrogata l'aliquota Irap dell'1,9o per cento.
Resta ferma, invece, l'applicazione dell'imposta,
con l'aliquota ordinaria, per
le attività di agriturismo e di
allevamento con terreno insufficiente a produrre almeno un quarto dei mangimi necessari e per quelle
connesse previste dall'articolo 56-bis del Tuir.
O RI PRO D OZIO NE RISERVATA
Pagina 5
Solidarietà e ricerca
La Torre illuminata di viola
ANCHE la Torre è stata illuminata di viola, ieri sera,
per la campagna di sensibilizzazione a favore della
Malattia di Crohn e della colite ulcerosa in
occasione della «Giornata mondiale delle malattie
infiammatorie croniche dell'intestino», che si
celebra ogni anno il 19 maggio. A organizzare
l'evento l'Efcca - European Federation of Crohn's
and Ulcerative Colitís Associations
(www.efcca.org) e l'associazione «Amici Onlus.
Ricerca
Pagina 6
Biotecnologie
Il termometro
più piccolo:
è fatto col Dna
MONTREAL (CANADA) Siamo
abituati a pensarlo come una
doppia elica, ma il Dna, la molecola che custodisce tutte le nostre
informazioni genetiche, può anche aprirsi - "denaturarsi" in termini tecnici - per esempio se scaldata. Sfruttando questa sensibilità alla temperatura, un team di
ricercatori dell'Università di
Montreal ha messo a punto il più
piccolo termometro al mondo,
20 mila volte più sottile di un
capello, basato appunto sul Dna.
Il Dna è una struttura relativamente semplice, costituita di
quattro molecole: adenina, timina, guanina e citosina. Il contenuto di queste molecole (basi)
influenza anche la temperatura a
cui il Dna si denatura. Sfruttando questa proprietà i ricercatori
hanno creato delle molecole di
Dna che si denaturano a diverse
temperature, di fatto creando dei
termometri programmabili, in
base alle esigenze. «Aggiungendo sensori ottici a queste strutture di Dna, abbiamo creato termometri larghi 5 nanometri che
producono un segnale facilmente rivelatile in funzione della
temperatura», ha spiegato Arnaud Desrosiers tra gli autori
dello studio, pubblicato su "Nano Letters". Termometri estremamente sensibili a piccole variazioni di temperatura, aggiungono i ricercatori. L'idea è quella
di utilizzare questi dispositivi
per misurare le temperature locali a livello nanoscopico, per
esempio di ogni singola cellula.
Infatti, sebbene la temperatura
corporea sia intorno ai 37°C non
sappiamo ancora se ci siano variazioni in ogni cellula .
A.L.B.
Ricerca
Pagina 7
"Sfida mondiale
contro 1* batten*
super-antibiotico
entro 112050"
L'allarme inglese: 'Ie infezioni
faranno dieci mili oni di morti
all'anno, più vittime dei tumore '
ROMA. I batteri diventano sempre più resistenti ai nostri antibiotici. E nel 2050, avverte un
rapporto britannico, le infezioni
per le quali non avremo farmaci
a disposizione potrebbero uccidere 10 milioni di persone: una
ogni tre secondi. Ancora più del
cancro, per il quale si prevedono
8 milioni di vittime all'anno.
A lanciare l'allarme da Londraè il rapporto R eviei v onAntimicrobial Resistance, chiesto
dal premier David Cameron a
metà del 2014. Da quando il progetto è partito, un milione di persone sono morte per la mancanza di un farmaco adatto alla loro
infezione.
Lo studio è stato affidato alla
fondazione Wellcome Trust per
l'aspetto medico e scientifico,
ma a coordinare il progetto è stato l'economista Jim O'Neill.
Che, accanto agli allarmi, ha
pensato di inserire possibili misure finanziarie per affrontare il
problema, «Se non lo faremo entreremo in un nuovo Medioevo,
che costerà la vita a molti», ha
detto. «Stiamo affrontando un
nemico che diventa sempre più
potente con un arsenale sempre
più scarso». La resistenza agli
antibiotici è «una minaccia per
la nostra sicurezza e per la nostra economia».
Nel 2050, spiega Lord
O'Neill, si calcola che la resistenza agli antibiotici costerà al mon-
Ricerca
do 100mila miliardi di dollari
(inclusi i costi indiretti di mancata produttività dei malati). La ricerca scientifica di base dovrebbe dunque essere finanziata, e
subito, con 2 miliardi di dollari,
raccolti anche tassando le case
farmaceutiche che non fanno ricerca per sviluppare nuovi farmaci (idea già respinta da molte aziende, che l'hanno definita
«punitiva»). «Chiederò agli altri
ministri di studiare un approccio comune con medici e industrie», ha aggiunto il ministro
dell'Economia inglese, George
Osborne. Per ogni nuovo antibiotico scoperto, le case farmaceutiche andrebbero premiate con
un miliardo di dollari, suggerisce ancora Lord O'Neill. Incentivi simili faciliteranno la diffusione di test per capire chi ha effettivamente bisogno di questi farmaci, riducendo le prescrizioni
improprie per febbri o raffreddori causati da virus (contro i quali
gli antibiotici sono completamente inefficaci).
Laddove
un'infezione possa essere combattuta con un vaccino, questa
strada dovrebbe poi essere incentivata.
L'uso di antibiotici nell'allevamento, secondo il rapporto, dovrebbe essere regolamentato,
con il divieto assoluto di usare
per gli animali gli antibiotici definiti «essenziali» per la salute
umana. Spesso infatti questi farmaci vengono usati più per far
aumentare il peso di mucche e
"Serve un sistema di tasse
e premi perspingere
le case farmaceutiche
a studiare nuove cure"
maiali che per curarne le malattie. Negli Stati Uniti, il 70% degli antibiotici smerciati è usato
per l'allevamento, e una delle soluzioni suggerite è che sulle etichette della carne venga indicata la quantità di antibiotici somministrata agli animali.
chemioterapia farebbero rischiare un'infezione letale. «Le
infezioni oggi- ha spiegato Sally Davies, "medico in capo" della Gran Bretagna - causano il
7% dei decessi. Senza antibiotici, questa percentuale potrebbe
raggiungere il 40%». Le raccomandazioni di un solo paese come la Gran Bretagna difficilmente potranno fare la differenza.
Per questo O'Neill ha chiesto a
G7, G20 e Nazioni Unite di «agire davvero, già da quest'anno».
Più gli antibiotici vengono
usati, più la selezione genetica
premia' i batteri capaci di sopravvivergli. Dall'altra parte, la
ricerca farmaceutica fatica a trovare nuovi prodotti e dagli anni
'80 a oggi non si è fatto alcun
progresso sostanziale. «Sono decenni che non vediamo una nuova classe di antibiotici», lamenta O'Neill. «È compito dei politici fare qualcosa». Gli antibiotici
sono considerati difficili da sviluppare e non particolarmente
redditizi. I ricavi ammontano a
4,7 miliardi di dollari all'anno
nel mondo. L'equivalente, fa notare lo studio, di uno solo dei farmaci anta-cancro più diffusi.
In un eventuale "nuovo Medioevo" della medicina, ogni piccolo intervento chirurgico o la
Pagina 8
LA PR :' I5IONE
Secondo lo studio
inglese, in assenza
di nuove cure, nel 2050
le infezioni potrebbero
uccidere 10 milioni
di persone all'anno,
una ogni 3 secondi
GLI INVESTIMENTI
È la somma che, per
lo studio britannico,
va investita in ricerca,
o nel 2050 la resistenza
agli antibiotici costerà
al mondo 100mila
miliardi di dollari
LA RESISTENZA
Si calcola che ogni
anno nella sola
Europa siano 4 milioni
le infezioni per
le quali si verifica
la resistenza ad
almeno un farmaco
NEGLI ALLEVAMENTI
Negli Usa il 70% degli
antibiotici venduti
viene dato agli animali,
perfarli aumentare
di peso: così l'uomo
li assume attraverso
il consumo di carne
Ricerca
Pagina 9
Fly UP