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C`è poi, spiego a Sogliani, un particolare magari
C’è poi, spiego a Sogliani, un particolare magari pleonastico ma comunque importante: che la Romana non era uno di quei citofoni senza attrattive che non vuole nessuno ma che magari incontrano lo stesso, per fortuna dell’umanità perché nel citofono, nel senso di donna brutta, si cela spesso l’eccellenza di Venere e Atena, lo dico in modo che questo discorso non sembri il retaggio di concezioni oscurantiste. Parliamo di una che faceva sentire i canti della terra e gli inni sacri dei pastori dell’Arcadia alla semplice vista, senza bisogno di trucco e guarnizioni; diciamo pure che al passaggio della Romana era normale che gli uomini si girassero. Fra gli uomini che si giravano c’era per esempio il trattorista Ilario Flisi dell’azienda agricola San Demetrio che aveva l’appalto della fresatura del litorale e che tutte le sere arrivava col John Deere e l’aria del vincitore facile, scendeva in spiaggia dall’entrata vicino al pontile dove c’erano sempre delle ragazze residenti con le gambe che penzolavano, sgasava col sorriso spaccone e il saluto finto del soldato e, se c’era la Romana, si fermava anche a dar dei pareri a vanvera, per esempio sulla coda di cavallo, perché la Romana legava i capelli con la coda di cavallo e allora lui faceva battute che poi eran sempre le stesse identiche, mentre lei rideva senza interesse. Poi magari la sera dopo ripassava di lí, fermava ancora il John Deere, guardava ancora la Romana, faceva ancora un’altra volta la battuta sulla coda di cavallo, e ripartiva. Dice del resto Sogliani che l’uomo sul trattore ha una sua autorità carismatica, perché unisce l’essenza dionisiaca dell’uomo primordiale alla competenza del pioniere meccanico, e al tempo stesso incarna per cosí dire il tema del predominio dell’uomo sulla macchina che è un topos molto sfruttato nell’odierna filosofia estetica del design, come dire che l’uomo è la misura di tutte le cose e di conseguenza è artefice del proprio destino, e se Leonardo da Vinci vivesse nell’epoca attuale non disegnerebbe piú un Uomo vitruviano nudo rigido in posa geometrica rinascimentale nel cerchio e nel quadrato, ma un uomo sul trattore in posa organica esperta. E se è vero che la donna è attratta dall’uomo sulla macchina fin da quando esiste l’uomo ma piú che altro da quando esiste la macchina, di questa regola l’uomo occidentale fa poi un uso improprio, contaminato dall’estetica di sintesi, e infatti l’uomo occidentale, vittima di gravi malintesi epistemologici, per attrarre a sé la donna tende a dotarsi di automobili di lusso performanti, come i SUV, le supercar, i quod, le Carrera e le Ducati, da cui però fin da principio è dominato lui, secondo dinamiche che riproducono quel rapporto arcaico tra servo e padrone e che in termini socioeconomici richiamano la questione agraria nel dibattito marxista. Non capisce l’uomo occidentale che la donna è invece attratta dal trattore e dal trattorista, e un giro a bordo del trattore pilotato da un trattorista esperto con padronanza della consolle e una fresatrice collegata al cardano ha tutt’altra ricaduta sulla psiche, diciamo pure la stessa forza suggestiva di certi riti propiziatori di fertilità nelle tribú Apache o delle danze centrafricane, per fare degli esempi. E questa è una sola delle tante fondamentali differenze tra il conducente di un SUV e un trattorista che però affronteremo meglio un’altra volta. L’uomo misura di tutte le cose non è farina del sacco di Sogliani, è un concetto platonico diventato il manifesto tecnico dell’Umanesimo ripreso poi da Le Corbusier e da un geometra svedese dello Småla nd inventore di un marchio d’arredamento molto di moda al giorno d’oggi che fattura venticinque miliardi di euro all’anno in Europa e un miliardo di franchi svizzeri in Svizzera, per cui l’armonia nasce sempre da misure e proporzioni geometriche, che è poi il pensiero dei musicisti dell’epoca dell’Uomo vitruviano, che dicono che l’arte dei suoni è come il moto dei corpi celesti cioè astratta speculazione matematica; c’entra poco col ragionamento ma pazienza, è cultura generale. Per entrare nel vivo della questione introdotta da Sogliani, proprio verso il finale della stagione dei bagni era capitato che una sera il trattorista Ilario Flisi sul John Deere con fresatrice collegata al cardano si fermasse vicino al pontile, suonasse il clacson, salutasse le ragazze nel solito modo canzonatorio del soldato, e alla vista della Romana in piedi e girata di spalle si fermasse a guardarla in panoramica lungo la coda di cavallo giú per la schiena fino alle regioni plastiche sottostanti comprese. Scommettiamo, aveva detto Ilario Flisi alla Romana, che domani la coda di cavallo non ce l’hai?, che era poi un modo per farla girare, non una vera scommessa, cioè una frase senza presunzione di logica, detta solo per parlare. E la Romana aveva fatto un sorriso distratto verso le amiche e un gesto di disimpegno verso Ilario Flisi, senza neanche girarsi. Se vinco la scommessa, aveva detto ancora Flisi, domani fai un giro sul trattore con me. E la Romana, sempre senza girarsi, aveva fatto un altro sorriso distratto alle amiche e un altro gesto di disimpegno a Flisi. La sera dopo la Romana si era trovata ancora lí con le amiche, sul pontile, forse per caso o forse no, coi capelli sciolti che arrivavano fino a metà della schiena e con un vestito un po’ piú corto anche qui forse per caso e forse no, e nel mezzo delle chiacchiere era arrivato il rumore del John Deere e poi del clacson pungente seguito dalla voce di Flisi che diceva: Visto? E intanto che lo diceva batteva il pugno sul parafango per ritirare il premio. E allora la Romana si era coperta la faccia con le mani come per dire guarda te come ci son cascata, e forse l’aveva anche detto, poi era scesa dal pontile e con gesto atletico evanescente era montata sul John Deere dove si era seduta al posto del passeggero mentre Flisi inseriva la marcia. Ma tu, mi fa Sogliani, come fai a sapere queste cose. L’aneddotica, gli rispondo.