Quando Bologna stava per insorgere Lavoro e aziende negli anni
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Quando Bologna stava per insorgere Lavoro e aziende negli anni
8 Settembre 2010 Periodico della Camera di commercio di Bologna STORIA Quando Bologna stava per insorgere Lavoro e aziende negli anni dell’unità nazionale MENTRE si avvicina la conclusione delle celebrazioni per i 150 anni dall’unità d’Italia, ricorrenza affrontata purtroppo in tono minore in tutto il Paese, Bologna Economica ha scelto di ricordare e raccontare quali aziende erano attive in città negli anni del grande cambiamento, nel passaggio dal governo pontificio al regno sabau sabau- L’archivio storico della Camera di commercio rivela che negli anni del passaggio dal papato al regno sabaudo l’industria sotto le Due Torri era agli albori do. E lo ha fatto pescando nel grande archivio storico della Camera di commercio, una vera e propria miniera d’oro, con materiali fin dal 1803, per chi voglia (da storici e non da curiosi di storia patria quali noi siamo) dare una testimonianza del lavoro e delle imprese sotto le Due Torri. A parte un grande nome, Alessandro Fonte: archivio storico Camera di commercio Uno scrigno pieno di antichi documenti: l’archivio della Camera di commercio NEI SOTTERRANEI di palazzo della Mercanzia, in locali costantemente sorvegliati per garantire sempre le migliori condizioni di mantenimento, c’è l’archivio storico del Registro delle Ditte. Contiene i documenti che le imprese hanno inviato alla Camera di commercio dal 1803 al 1965. L’archivio è storico perché comprende tutte le posizioni relative alle imprese cessate da più quarant’anni. Una raccolta, in 2.703 “faldoni” originali, di atti originali ed autentici assolutamente unica che testimonia i cambiamenti che hanno attraversato la storia economica bolognese negli ultimi due secoli attraverso le lettere, i moduli, le comunicazioni inviate dalle imprese alla Camera di commercio. La storia del Registro delle Ditte inizia nel 1803, quando Napoleone Bonaparte crea la Camera Primaria di Commercio del Dipartimento del Reno, che aveva competenze non solo su Bologna, ma anche su Modena, Firenze, Ferrara, Ravenna. Prima di allora – e dalla fine del 1300 – la funzione di Palazzo della Mercanzia era esclusivamente di Tribunale Mercantile. Con l’istituzione della Camera Primaria di Commercio del Dipartimento del Reno, viene creata una sezione economica a cui gli affittuari, i commercianti e gli artigiani dell’epoca dovevano autodenunciarsi. E sono proprio queste le testimonianze più antiche raccolte nell’archivio storico. L’obiettivo era dare la possibilità ad ogni cittadino di conoscere chi esercitava tali attività, verificare le firme e altri dati utili ad attestare la buona fede nei contratti. Il proclama che prevedeva l’iscrizione ed il deposito delle firme prevedeva infatti che “è di sommo interessamento per li gelosi rapporti di commercio che si sappia da tutti chi voglia professarsi negoziante, onde in caso di questioni possa aver luogo il relativo confronto”. Accanto a questa mole di documenti originali, l’archivio Storico del Registro delle Ditte comprende anche il Registro dei Fallimenti dal 1899 al 1941: quattro libri che raccolgono tutti i fallimenti di attività iscritte a Bologna. L’archivio storico del Registro delle Ditte è ora consultabile da parte di tutti gli interessati che vengono assistiti nelle ricerche dai funzionari della Camera di commercio. E’ sufficiente fissare un appuntamento al numero di telefono 051/6093.510 – 6093.406. (p.z.) Periodico della Camera di commercio di Bologna Settembre 2010 9 STORIA Calzoni, già attivo nel 1830, proprio berato di erigere una nuova fabbria fianco della Mercanzia, alla data ca di terraglie e maioliche nel locadell’Unità, quindi tra il 1859 e il 1860, le dove già preesisteva anticamente, non si trovano aziende presso porta San Vitale, impor tanti: quelle veravente ingresso dalla ranno tutte verso gli anni strada Torleone 148.(…) ’80, quando si avvierà la Teresa Gaggi in Barera La vicenda prima industrializzazione chiede di essere inserita di Bologna. di Teresa Barera, nei ruoli dei Trafficanti Cominciamo quindi la ed Artieri con capitale di forse la prima nostra avventura tra 1.200 scudi. Gioacchino imprenditrice le schede dell’archivio Barera, marito della ‘ufficiale’ con un nome di donna, dichiarante presta il suo bolognese Teresa Gaggi in Barera, formale e legale assenchissà, forse la prima o so alla suddetta intraprealmeno una delle prime sa>. Ma il lavoro della donne imprenditrici della nostra imprenditrice non città. ha fortuna: il 24 maggio Risale al 1834 la prima notizia, su del 1860 (il foglio ha già un bollo da un foglietto da 5 bajocchi pontifici, 25 cent. Su croce sabauda) troviamo la notizia dell’esistenza della ditta un Tommaso Roveri che ha formato Teresa Barera , fabbrica di terraglie e una società in accomandita per gestire maioliche in via San Vitale 148, quasi la fabbrica di maioliche di via san sotto le mura della Porta omonima. Vitale e chiede di cancellare dai Ma sarà nel 1847, il 7 maggio che, ruoli camerali la ditta Barera. La sempre su carta pontificia, troviamo gestione Roveri ha però altrettanla seguente segnalazione: <Si è deli- ta fortuna di quella dei Barera 10 Settembre 2010 Periodico della Camera di Commercio di Bologna STORIA perché il 14 luglio del 1873 chiederà anni, stante che non à aumentato il la cancellazione dai ruoli anche per la suo commercio, anzi lo à indebolito propria società. per lo poco smercio delli sui generi Ma i patrioti bolognesi mangiadi sola ladreria, comme si può constavano la mortadella? Certo. E non solo tare dalle denunzie date dal pubblico loro, visto che c’era chi, come la ditta macello alle eccellenze dell’AssunteForni, la mor tadella la ria d’annona <spera il metteva in scatola e, prepetente parere favorevosumibilmente, la esporle. Nel foglio successivo tava oltre i confini delle entrano in scena i fraE la bottega terre di San Pietro. La di un lardarolo telli Domenico, Angelo storia comincia nel 1813 e Giuseppe Grillino che arriva quando, dal foglio da 25 rilevano la salumeria a produrre centesimi (Regno d’Italia in San Mamolo e, il 13 la mortadella napoleonico) datato 17 marzo 1854 la cedono luglio, leggiamo che tale ad Alessandro For ni. in scatola Carlo Dal Pietro, abitante Incidentalmente veniain vicolo Colombina 1200, mo a sapere che i fratelli classificato nei registri Grillino dal 1842 al 1844 commerciali quale piccosi erano occupati di terlo commerciante di lardaraglie e liquori con scarrolo nella contrada San Mamolo di so successo visto che, appunto, nel rimpetto a casa Fontana afferma di 1844 chiudono bottega. E cosa sappiaimpiegare nel suo commercio lire itamo di Forni? Il primo atto, nel settemliane 500 e supplica con tutto il rispetbre dello stesso 1854 è di informare to le autorità di rimetterlo nella terza le autorità di essere stato tassato per classe ove è stato iscritto per molti 3,5 scudi (allega ricevuta) e dichiara di non poterla pagare a causa del piccolo commercio ch’egli conduce e si rivolge alla bontà e sapienza degli illustrissimi acciocché possano iscriverlo in una delle classi meno aggravanti. Ma non va poi così male visto che il 25 agosto del 1892 lo stesso Forni fa istanza che oltre al negozio di via D’Azeglio 20 a uso pizzicheria, dal primo luglio ha intrapreso la conduzione del negozio, pure ad uso pizzicheria, in piazza Vittorio Emanuele 2 (ovvero in piazza Maggiore) già condotto dalla ditta Sacconi. Gli affari della ditta forni migliorano ancora. Il 9 dicembre del 1895 la ditta Alessandro Forni esercente la fabbricazione ed il commercio dei salumi suini anche in iscatola dichiara di esercitare anche la fabbricazione in iscatola di altre derrate alimentari, compresa la carne di bue. Alla morte di Alessandro, nel gennaio del 1900 il figlio Achille informa che la successione è passata a lui, procuratore e alle sorelle Teresa, Silvia e Cecilia. I fogli arrivano fino al giugno del 1906 quando Raffaella Nanetti vedova Forni (ma di Alessandro o di Achille?) dichiara di continuare anche nell’interesse dei figli minori l’esercizio della ditta Alessandro Forni. Nel giugno 1908 la signora Nanetti nomina proprio mandatario il signor Giuseppe Frattini. E per noi finisce la storia della mortadella (e della carne) in iscatola bolognese. Dalle mor tadelle alla gioielle- Periodico della Camera di Commercio di Bologna Settembre 2010 11 STORIA ria. Nel 1813 Gaetano Babbini, tega artigiana, che nel 1834 costruidomiciliato in via San Mamolo 113 sce una filanda a vapore e che nel 30 su foglietto Regno D’Italia da 25 cent. ha una fonderia di ghisa nell’ex chiesa domanda di essere iscritto come oredel Carrobbio, di fronte alla Camera fice e argentiere nell’elenco dei comdi commercio. Tra i certificati dell’armercianti. In via Orefici all’insegna chivio ce n’è uno del 1895 nel quale delle Due Spade. Nel foglietto succesAnnibale, Augusto, Alfonso e Giuseppe sivo la data è del 31 luglio 1840, e la Calzoni dichiarano che dal 17 gennaio marca è da 5 bajocchi perché nel fratdel 1889 hanno fatto una società collettempo è tornato il potere temporale. A tiva per la continuazione della fonderia scrivere è la signora Gaetana Bonzani, ed officina meccanica già esercitata vedova di Gaetano Babbini <che sotto la ditta Alessandro Calzoni. aveva negozio di orefice nella straLa Calzoni ha poi un legame partida di questo nome all’insegna delle colare con la Camera di commercio Due Spade> per dichiarare di aver perché le Officine e Fonderie Calzoni ceduto il negozio a Luigi di Camillo di Castelmaggiore realizzarono nel Coltelli abitante in via 1857 il parapetto di ghisa Barberia 400. Il 27 agodella scala ‘nobile’ a destra sto del 1883 (sul foglio dell’ingresso. c’è la croce di Savoia e E infine, qualche nota relai cent. Sono 50) i signotiva ad un locale noto e caro All’insegna ri Gaetano Grimaldi ed tutti i bolognesi, anche a delle Due Spade aquelli Enrico Grandini comuastemi: l’Osteria del 50 anni nicano di aver costituiSole di via dei Ranocchi. di ori to una società collettiva Nell’archivio delle ditte e di argenti ‘Grimaldi e Prandini’ cessate ci sono solo alcuper fabbricazione di oreni documenti tra la fine ficeria e relativo comdell’800 e l’inizio del ‘900, mercio in Largo Orefici ma dobbiamo ricordare che 13 all’insegna delle Due l’osteria esisteva già nel ‘700 Spade.Nel 1890 muore e ce ne dà autorevole conGaetano Grimaldi ed Enrico Grandini ferma una curiosa stampa del Vitelli gli succede nel negozio di orefice dove sono riportatele insegne delle all’insegna delle Due Spade e, novità, più note osterie bolognesi. E quella del anche nell’altro esercizio al numero 1 Sole c’è. In un nota del 1879 si ricorda all’insegna del Toro. che la Trattoria e Albergo del Sole, Un nome famoso. Alessandro via Pescherie Vecchie 6, è azienda Calzoni fu il capostipite di un’azienda importante e di esercizio antico e bene prima e di una società poi che svolavviato. Alla data del 9 dicembre 1918 se un ruolo fondamentale nell’indutroviamo una curiosa richiesta. Il prostrializzazione moderna di Bologna. prietario, Giovanni Orlandini, chiede di Nell’archivio della Camera di comesonerare dal servizio militare il capo mercio c’è un foglietto, una ricevuta cantiniere e dispensatore Romildo da 3,50 lire, datata giugno 1830 per Rambaldi, l’opera del quale si rende Alessandro Calzoni, con due indirizzi, necessaria non essendo stata possibile Piazza Mercanzia 2 e via Pietramellara la sua sostituzione, trattandosi di man39. Sappiamo che Alessandro (1807sioni per le quali si richiede persona 1855) a 23 anni è titolare di una botpratica e di fiducia. • Il 12 giugno 1859 i soldati austriaci se ne vanno. E il cardinal legato si trasferisce a Ferrara Una giunta provvisoria formata da Pepoli, Casarini, Tanari, Montanari e Malvezzi reggerà la città fino al plebiscito di annessione dell’11 e 12 marzo del 1860 IL 1860 A BOLOGNA comincia nel ’59. Per la precisione il 12 giugno del 1859, quando la guarnigione austriaca lascia la città per ricongiungersi alle truppe imperial regie in ritirata dopo la sconfitta di Magenta il 4 giugno. E con l’addio alle baionette austriache svanisce anche il potere temporale della chiesa, dopo tre secoli di dominio con la sola parentesi del periodo napoleonico. Il passaggio epocale sotto le Due Torri dal Papato all’annessione alla corona sabauda fu senza spargimento di sangue anche se da tempo la Società Nazionale (motto:unità e indipendenza) aveva già pronto un piano di insurrezione. Le cronache riportano un solo morto, un gendarme che avendo minacciato con una pistola un gruppo di cittadini fu abbattuto a schioppettate. A Bologna l’adesione alla Società Nazionale comprese un vasto arco di forze politiche che si estendeva dai liberali ai democratici. Nella primavera del ’59 i cospiratori potevano contare su alcune migliaia di militanti. E si può dire che la società non era più tanto segreta: la città tutta aveva capito che c’era una forza importante che si preparava a sostituirsi a un potere squalificato e impotente. La stessa polizia pontificia era al corrente della situazione ma si guardava bene dal compiere azioni di forza. Stesso atteggiamento da parte del cardinal legato Milesi che frenò le tentazioni repressive degli austriaci.Il legato si limitò a sperare che non succedesse nulla di irreparabile e stette a guardare. Quando la sera dell’11 giugno il generale austriaco Habermann gli comunicò che, in base agli ordini ricevuti, aveva disposto <l’immediato sgombero della città di Bologna dalle truppe d’occupazione, Milesi si accontentò di scrivere sul retro della busta: 11 giugno 1859. Ricevuto alle ore 7 ¾ pomeridiane. G. Cardinal Milesi>. Già al mattino del 12 in palazzo Pepoli si insediò la giunta provvisoria di governo formata da Gioachino Napoleone Pepoli, Camillo Canarini, Luigi Tanari, Antonio Montanari e Giovanni Malvezzi, ognuno dei quali rappresentava una delle anime politiche riunite nella Società Nazionale. Alle prime luci dell’alba i rivoltosi occuparono le porte della città, le carceri e varie sedi governative. Come narra il Bottrigari <ognuno aveva ornato il cappello ed il petto della coccarda tricolore e l’universale entusiasmo si manifestava e si propagava come una scintilla elettrica. Alle sei antimeridiane la pubblica piazza Maggiore, sgombrata dal mercato, cominciava a popolarsi di ogni genere di cittadini. Era questa l’ora assegnata alla grande dimostrazione che doveva decidere delle sorti della città e condurre al sospirato cambiamento di governo. Giunsero allora in piazza, quasi in solenne corteo, i membri della giunta rivoluzionaria: fu tolta dal palazzo del Governo l’insegna pontificia e fu innalzata, tra l’entusiasmo generale, la bandiera tricolore. Il cardinal Milesi si decise a cedere, dopo una rinnovata ed ancor più imponente manifestazione, e a partire per Ferrara. Nove mesi dopo, l’11 marzo del 1860, l’annessione al regno del Piemonte fu richiesta con 76.276 voti; l’alternativa, il ‘regno separato’ ne raccolse solo 63. Va da sé che erano state escluse le alternative di un ritorno allo Stato Pontificio e di una scelta repubblicana. CURA E MANUTENZIONE DEL VERDE Facciamo Imprese Brillanti Dal 1984 fare imprese brillanti è stato il nostro obiettivo principale. 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