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radio a transistor tascabili italiane: GeLoso
Radio a transistor tascabili italiane: GELOSO di Lello Salvatore * L’inizio di una nuova era L’invenzione del transistor, di cui quest’anno ricorre il 60esimo anniversario, avviò un cambiamento radicale nella tecnologia elettronica segnando l’inizio dell’era della miniaturizzazione di componenti e apparecchiature. Grazie al suo ridottissimo ingombro, peso e dissipazione termica, il nuovo dispositivo, oltre che segnatamente in campo militare, trovò la sua prima naturale applicazione commerciale negli apparecchi acustici(1) e subito dopo, verso il finire del 1954, anche in campo radio. Se gli Americani hanno il merito di aver inventato il transistor e realizzato la Regency TR-1, la prima radio ad utilizzare questo dispositivo amplificatore di corrente elettrica, furono invece i Giapponesi a trarre i maggiori benefici dalla vendita in tutto il mondo, e negli Stati Uniti in particolare, delle loro radio a transistor, per lo più di dimensioni tascabili, fatte completamente in Giappone, con componenti miniaturizzati e con transistor da loro stessi fabbricati. Nel 1957 la Sony che allora si chiamava Totsuko (Tokyo Tsushin Kogyo), introdusse sul mercato la TR-63 e con essa il nuovo termine nippo-inglese “pocketable”(2) cioè tascabile, proprio per le ridotte dimensioni di questa radio, alta 112 mm, larga 71 e spessa per 32 mm (contro i 127 76 33 mm della TR-1) che poteva stare nel taschino di una maglietta e che, grazie alla sua componentistica elettronica innovativa ed al suo design, diventò uno standard seguito, ben presto, da altri costruttori di questo genere di radio. La radio a transistor in Italia Per quanto è noto, in Italia non vi erano negli anni ’50 laboratori di ricerca sui semiconduttori, probabilmente nemmeno nelle università; né tanto meno dovevano esserci industrie radio o di valvole elettroniche interessate ad acquistare dagli Americani (come avevano fatto i Giapponesi della Sony nel 1953 pagando 25.000 dollari alla Western Electric(3)) la tecnologia per produrre il transistor. Ciò nonostante, con la diffusione del transistor anche l’industria elettronica nazionale non stette a guardare ed iniziò abbastanza presto a far uso del nuovo dispositivo. Nel Bollettino Tecnico Geloso n. 66, dell’autunno 1956, appare una locandina pubblicitaria che illustra “L’UDITOFONO N. 9051” (figura 1), cioè un amplificatore tascabile a lunga autonomia per deboli d’udito, un apparecchio acustico in altre parole, funzionante con 3 soli transistori audio di tipo OC… Dalla locandina (peccato che non sia a colori!) si notano, tra le altre caratteristiche, l’estrema compattezza del cablaggio e le ridotte dimensioni e peso. E’ forse questo il primo apparecchio completamente a transistor prodotto e commercializzato in Italia? I primi apparecchi Figura 1. acustici interamente a transistor vennero realizzati nel 1953 da aziende americane come la Medical Acoustic Instrument Company (più tardi abbreviata in MAICO), la ZENITH e la SONOTONE(1). Per le radio, una prima traccia di apparecchio all transistor di costruzione italiana la si trova nel catalogo n. 2, relatiFigura 2. * [email protected] 79 Antique Radio magazine 53 Figura 3. vo agli anni 1956-‘57, di Radio Televisione Elettroacustica, meglio conosciuto come catalogo ANIE(4): si tratta del modello 2001 della già affermata azienda milanese Radio Allocchio Bacchini, un portatile dal formato mini valigetta di cm 30x20x10, in legno ricoperto con rivestimento lavabile, equipaggiato con 7 transistor, con due gamme d’onda (medie e, persino la modulazione di frequenza) e dal costo stratosferico di 72.500 Lire. Pare però che questo modello non sia stato mai commercializzato (forse per l’elevato costo?) e di esso sia stato realizzato il solo prototipo il cui materiale pubblicitario venne inviato all’ANIE per la pubblicazione nel loro catalogo. In questo catalogo compare anche per la prima volta l’ibrido valvole-transistor Radiomarelli RD 169 “Joy” della F.I. Magneti Marelli. Ma è nel catalogo ANIE n. 3 del biennio 1957-‘58 che appaiono diverse radio a transistor, tra le quali, alcune definite tascabili. Da questo catalogo si ricava che Autovox, coi modelli RT 53 ed RT 51; FIMI, coi modelli Phonola T 501 e Phonola T 601; La Sinfonica, col modello Pic-Nic; Vega Radio Televisione col modello TRS 201; Voxson-Faret coi modelli Zephir 725 e 725/E; Watt Radio col modello Transmonello e Radio Allocchio Bacchini coi modelli 2020 G.T., 2010 (Radialba), 2002/T e 2003 insieme al precedente modello 2001 furono le aziende radio nazionali che, per prime, si cimentarono nella costruzione di radio utilizzanti interamente il nuovo dispositivo. Dette radio erano equipaggiate con transistor importati direttamente dagli USA (aventi sigla 2N… e recanti il marchio RCA o GE) o con i primi transistor europei (siglati OC… per lo più della Philips) e mentre in alcune la componentistica era cablata su telaio metallico come nel- 54 Antique Radio 79 magazine Figura 5. Figura 4. le radio a valvole ed i transistor montati su appositi zoccoli (i modelli Autovox e VoxsonFaret per esempio), in altre i componenti erano fissati, tutti o in buona parte, su circuito stampato, una tecnica ancora poco diffusa in Italia. Questo avveniva due/tre anni dopo la costruzione della Regency TR-1! L’arrivo anche in Italia, tra il finire degli anni ’50 ed i primissimi anni ‘60 delle radioline giapponesi stimolò i costruttori nazionali a produrre nuovi modelli di radio più o meno tascabili. Ai modelli su indicati se ne aggiunsero altri dal formato soprattutto orizzontale e, per la maggior parte, dalle dimensioni più adatte ad infilarle nella tasca di un cappotto (coat-pocket direbbero gli Americani) che in quella di una maglietta o camicia (shirt-pocket, altro termine distintivo adottato oltre oceano). Tra i pochi apparecchi tascabili allora prodotti, alcuni ebbero un loro design unico, altri invece seguirono lo stile del modello TR-610(5) della Sony, diffusissimo in tutto il mondo e largamente importato anche in Italia. Così, consultando i cataloghi ANIE e la scarsa pubblicità dei vari modelli apparsa su riviste del settore (tra cui Radio Industria- l’Antenna- Radio e Televisione), vediamo introdurre sul mercato diversi modelli tra cui, per citarne alcuni: l’ SNT “transix” della Negro & Torretta (su ANIE n. 5 del 1959-‘60); vari modelli realizzati dalla società milanese Muzzini Junco & C.; il “Cit” della Watt Radio (di tipo orizzontale), il modello 750 “Magic” dell’azienda romana Voxson-Faret e le due Geloso della serie “Polaris”, il modello G 3303 e G 3323. Eccetto il “transix”, questi modelli apparvero, per la prima volta, sul catalogo ANIE n. 6 del 1960-‘61 mentre il modello Polaris G 3323 debutta su ANIE n. 8 del 1962-‘63. Le tascabili Geloso Sembrerà strano ma, da quando colleziono le prime radio a transistor (1997) e praticamente giro per mercatini dell’usato e fiere radioamatoriali con annessi mercatini di elettronica d’epoca, mi è sempre capitato di trovare più facilmente radioline giapponesi che italiane o europee in generale. Una spiegazione sta, forse, nel fatto che le radioline giapponesi, pur con una certa difficoltà iniziale ad arrivare in quegli anni sul mercato nazionale (causa il cosiddetto contingentamento delle importazioni da alcuni Paesi) si potevano acquistare a prezzi più bassi di quelle italiane e rispetto a queste, vennero prodotte in un numero davvero elevato di esemplari. Le due belle GELOSO POLARIS le ho cercate col lanternino per diversi anni e le ho potute finalmente toccare con le mani soltanto due anni fa quando riuscii ad acquistarle su eBay, il noto sito di aste e compravendita on line dove si può trovare praticamente di tutto da quasi ogni parte del mondo. Il modello G 3303 che vidi per la prima volta nel “Estratto dal Catalogo Generale Apparecchiature Civili” della primavera del 1961 (figura 2) viene recensito anche nel Bollettino Tecnico Geloso n. 82 dell’autunno 1961, dunque è anteriore Figura 8. Figura 9. Figura 6 (a sinistra) e figura 7 (a destra). al modello G 3323 che appare invece per la prima volta nel n. 86 del Bollettino autunno 1962. Entrambe le radio sono realizzate in eleganti mobiletti di plastica dagli angoli arrotondati aventi minime dimensioni: cm 12x7x3 la G 3303 e, ancor più piccola, la G 3323 misurando solo cm 10,5x6,5x3. I colori in mio possesso sono il bianco-avorio e un bel verde acqua per la 3303 (figura 3 e 4) e il verde-oliva ed uno splendido e raro rosa-pesca per la 3323 (figura 5) mentre sarei felice di sapere se c’è tra i lettori qualcuno che possiede un mobiletto di altro colore. Ciò che rende molto attraenti entrambi i modelli sono i dettagli del quadrante di sintonia. La 3303 ha un quadrante di sintonia di plastica trasparente decorato con la stessa tecnica usatissima a quel tempo sulle radioline giapponesi (reversepainting). Sullo stesso difatti compare incisa da parte interna la scala di sintonia con i numeri indicanti (fatto un po’ insolito per le radioline a transistor) la lunghezza d’onda (anziché la frequenza) delle stazioni radio in OM (dai 200 ai 550 metri) e l’inconfondibile logo Geloso colorati d’argento in tutti i modelli su uno sfondo che, come si vede dalle varie immagini di questo articolo, caratterizza il modello e può essere azzurro, verde, rosso o grigio scuro mentre la scritta “TRANSISISTOR” ha sempre lo stesso colore dello sfondo. Allo stesso modo, il numero indicante il modello 3303 sulla targhetta di plastica in basso a destra è sempre di color argento su sfondo che si abbina a quello del quadrante di sintonia. Le due radio si differenziano sia nell’aspetto esteriore che internamente. La 3323 non fa più uso della tecnica della serigrafia all’inverso (reverse-painting). In questo modello il quadrante di sintonia è di metallo di color oro e sul lato frontale, al centro, è stilizzata la coda di una cometa (POLARIS, cioè stella polare, è appunto il nome che inaugura la serie) di colore verde scuro, con nell’angolo superiore sinistro una stellina a cinque punte al centro di due linee perpendicolari ed in basso la scritta in rosso POLARIS. La scala di sintonia di questo modello è una rotellina visibile da un occhiello di plastica che ne ingrandisce i numeri indicanti qui le frequenze delle stazioni radio. I comandi di sintonia e volume/on-off sono due rotelline alquanto spesse poste in alto di ciascun lato nella 3303, rispettivamente a destra e sinistra; mentre nella 3323 le due manopoline sono più sottili e poste in alto entrambe sul lato destro. La 3323 reca un’ampia griglia frontale di colore oro con micro fori e sotto la scritta “Geloso” in corsivo; sul pannello posteriore (figura 6) è impresso in alto ed in rilievo il logo Geloso e in basso, un piedino metallico insolitamente orizzontale, permette l’appoggio della radio in posizione inclinata. Sotto il piedino di sostegno è stampata la scritta in rilievo “MADE IN ITALY” mentre sul lato sinistro in basso vi è una presa per l’ascolto individuale con cuffia. Il modello 3303 veniva costruito in due varianti: quello con griglia frontale metallica di colore argento e quello tutto in plastica con barre verticali spaziate in luogo della griglia. Anche qui sul pannello posteriore (figura 7) è stampato in alto ed in rilievo il logo Geloso sormontato dalla scritta “COSTRUITO DALLA SOC.” mentre in basso sono riportate le scritte “6 TRANISTOR” e “MADE IN ITALY”. La radio è munita di astina girevole per il trasporto od il sostegno in posizione inclinata e, sul lato inferiore sinistro, reca una presa per auricolare. Lo schema del circuito elettrico (salvo l’aggiunta di qualche componente passivo) è identico per entrambi i modelli (figura 8 e 9) ed è quello aggiornato al 1 ottobre 1962 tratto dallo schemario dell’Ufficio Stampa Tecnica – giugno 1964 – N. 599, della casa madre. Si tratta di un circuito convenzionale per i radioricevitori tascabili a sole onde medie (OM) costruiti in quel tempo: un supereterodina alimentato con una batteria standard da 9 volt equipaggiato con 6 transistor, scelti tutti del tipo pnp + due diodi (rivelatore e smorzamento). I transistor impiegati normalmente nel primo modello della serie (il 3303) Figura 11 (a sinistra) e figura 12 (a destra). Figura 10. 79 Antique Radio magazine 55 Figura 13. sono l’OC 170 quale oscillatore-convertitore di frequenza; due OC 169 usati per amplificare la media frequenza di 467 kHz; un OC 75 col compito di preamplificare il segnale audio applicato sulla sua base e pilotare la coppia di due OC 72 usati come amplificatori di potenza collegati in controfase (pushpull). Il modello 3323 monta invece transistor del tipo SFT… prodotti in Italia nello stabilimento di Latina dalla MISTRAL (Manifattura Intereuropea Semiconduttori Transistori Latina) per cui si trovano nella sezione radio un SFT 320 quale convertitore di frequenza, sostituibile con un AF 129; due SFT 321 per amplificare la media frequenza, sostituibili con gli AF 127, mentre nella sezione audio c’è un preamplificatore siglato SFT 353 che sostituisce l’OC 45 ed una coppia di SFT 323 in luogo degli OC 72. Il tipo e la dislocazione dei transistor adoperati in quest’apparecchio si rilevano direttamente dall’etichetta applicata all’interno del pannello posteriore (figura 10). Tutti i transistor della sezione RF (radiofrequenza) dei modelli Polaris sono del tipo “drift”, dunque di nuova concezione e moderni a quei tempi. Il “drift” è l’effetto di trascinamento, di spinta che i portatori di carica ricevono dal campo elettrico delle superfici della base verso la giunzione opposta a quella di provenienza. Accelerando il transito delle cariche nella regione di base o, il che è equivalente, riducendo il loro tempo di transito nella base, si otteneva un miglioramento della risposta in frequenza del transistor, così da realizzare dispositivi con frequenze di taglio fino a diverse decine di MHz. Questo tipo speciale di transistor (conosciuto anche come transistor a base diffusa) veniva realizzato combinando i processi di lega e diffusione fino ad allora usati nella fabbricazione di questi dispositivi. Il primo transistor drift disponibile in commercio fu il 2N247 lanciato dalla RCA nel 1957: così Jack Ward, all’indirizzo web: http://semiconductormuseum. com/PhotoGallery/ PhotoGallery_2n247. htm. In entrambi i modelli Polaris solo alcuni condensatori fissi riportano stampigliato il marchio Figura 15. 56 Antique Radio 79 magazine Figura 14. del costruttore come quelli dell’italiana “CREAS” e se nella 3303 il variabile di sintonia a dielettrico solido, marchiato “CEMS” (figura 11) (leggermente più piccolo di quello montato sulla Sony TR-63 del ‘57) è lo stesso che si trova pure in tanti modelli successivi di radio tascabili italiane economiche, nella 3323 il condensatore variabile a dielettrico solido (figura 12) è realmente un capolavoro in miniatura realizzato dalla prestigiosa azienda bolognese DUCATI dalle dimensioni di poco inferiori persino al minuto variabile di sintonia giapponese Mitsumi, di mm 17,4 x17,4x10,5, montato nel tascabilissimo ricevitore Sony TR-620 del 1960. Tutti gli altri componenti (antenna in ferrite, bobina oscillatrice, trasformatori di media frequenza a circuito accordato sul primario, trasformatore pilota e d’uscita, resistori) sono del tipo miniaturizzato. Da notare che l’interruttore acceso/spento nel primo modello (3303) (figura 13) è realizzato in modo economico ma al tempo stesso geniale, semplicemente spostando una levetta fissata sul circuito stampato mediante la rotazione del controllo di volume: è questo un particolare che si rileva anche su altri primi modelli di transistor italiane. Nel modello successivo (3323) l’arte si raffina e l’interruttore è montato direttamente sul potenziometro di volume. L’altoparlante è di 5,7 cm di diametro nel modello 3303 e leggermente più stretto (cm 5,5) nel 3323. Le figure 14 e 15 mostrano il telaietto a circuito stampato di ambedue i modelli visto dal lato componenti. Le Polaris venivano vendute complete di astuccio-custodia (figura 16 e figura di pagina …. - nel riquadro) realizzato in plastica morbida con interno in velluto ed il prezzo di lancio, senza pila da 9 volt, indicato sul Bollettino dell’autunno 1961 era di Lire 17.600 per la G 3303 e di Lire 16.500 sul Bollettino dell’autunno 1962, per la G 3323: prezzi decisamente più alti di altre simili radioline giapponesi di qualità come, ad esempio la Global GR-711 venduta nel 1962 per Lire 13.500 (si veda a tal proposito il mio articolo dedicato alla Global GR-711 su ARM n. 77/2007). Non si sa quanti furono gli esemplari prodotti per ciascun modello anche Figura 16. Figura 17. perché, né il telaio a circuito stampato, né altre parti interne recano un numero di produzione seriale. L’unico dato certo disponibile è che il modello 3303 appare per l’ultima volta nel catalogo ANIE del 1964-‘65 mentre il modello 3323 venne pubblicizzato in catalogo fino al 1965-66. Della serie Polaris la Geloso lanciò sul mercato due soli modelli e se negli anni successivi la stessa realizzò numerosi altri prodotti di qualità in tutti i settori dell’elettronica di consumo, non vi fu da parte di questa azienda, orgoglio di un grande italiano e del Paese, un particolare interesse per la produzione di radio tascabili: ma qui, si sapeva, erano gli uomini con gli occhi a mandorla dell’Estremo Oriente , del Nippon, che già detenevano il mercato! L’ultimo modello di radio tascabile Geloso (un po’ maggiorato rispetto allo standard!) fu il G 16/240 (figura 17) recensito, con dovizia di particolari tecnici, sul Bollettino Tecnico n. 114 dell’autunno-inverno 1970-1971. La tecnologia si era evoluta ed anche tale apparecchio, racchiuso in un elegante mobile plastico col frontale serigrafato di colore argento dalle dimensioni di cm 9x15 (larghezza) x 4, risulta in linea, tanto nello stile che nell’elettronica, con i tempi in cui fu realizzato. Funzionava però solo in OM (proprio come le prime radioline a transistor!) e le sue 4 pile da 1,5 volt l’una alimentavano un circuito supereterodina composto da 7 transistor + 2 diodi. In particolare, montava cinque transistor al silicio, di cui tre BF 194 utilizzati nella sezione RF e due BC 148, questi ultimi impiegati nella sezione amplificatrice a bassa frequenza (BF) a simmetria complementare insieme ad un coppia di ultimi transistor al germanio, un AC 127 ed un AC 128, segno del passato che completava il presente. Le figure 18 e 19 mostrano l’aspetto esterno, interno e lo schema elettrico di questa radio. Il mod. G 16/240 appare solamente nel catalogo ANIE n. 16 del 1971-‘72 ed il suo prezzo di vendita non viene specificato. Collezionismo e Mercato Le radioline tascabili Geloso, in particolare le due della serie Polaris, sono veramente rare e difficili da trovare in special modo il secondo modello quello siglato G 3323. Questo è anche dovuto al fatto che, rispetto agli innumerevoli modelli giapponesi ed a pochi altri europei, le prime radio a transistor nazionali sono poco diffuse anche tra i collezionisti e tra questi solo qualcuno può vantarsi di possedere un’esemplare di radio tascabile GELOSO. Tanto vale ancor più per i collezionisti esteri dove l’unico a possedere un’esemplare di queste radioline GELOSO, è il californiano mister Wrobbel(6), uno dei massimi collezionisti di prime radio a transistor tascabili di tutto il mondo, il quale, da me contattato alcuni anni fa, riferì di avere solo la POLARIS G3323 e chiestogli se era disposto a vendermela od a scambiarla con altre mie radio di pregio mi rispose garbatamente di no spiegando che era Figura 18. l’unico esemplare in suo possesso. Le varie guide sui modelli di radio da collezione sono uno strumento prezioso per conoscere un dato modello e la nostra ha certamente avuto questa funzione anche fuori dai confini nazionali: ho infatti conosciuto collezionisti europei che mi chiedevano ulteriori notizie su radioline italiane che hanno visto per la prima volta solo sulla nostra guida(7). In essa sono mostrate tutte e tre le tascabili Geloso e le loro quotazioni sono, come per tutte le guide di questo genere, del tutto indicative tenendo sempre presente la regola fissa per la quale il prezzo finale è una variabile dipendente dagli orientamenti al momento della compravendita tra chi vende e chi acquista. Nella mia collezione posseggo quasi tutte le Polaris che potete ammirare in questo scritto, tranne quella col quadrante verde e quella col quadrante blu e griglia metallica, gentilmente messe a disposizione dal signor Patrizio Raponi per la fotografia. I miei modelli sono stati acquistati attraverso le aste di eBay Italia ad un prezzo di tutto rispetto con soddisfazione piena da ambedue le parti. In particolare la Polaris G 3323 rosa mi fu venduta dal signor Alessandro Mandrioli di Zola Pedrosa (BO) al quale, come solitamente faccio con le radioline che acquisto, chiesi la storia di questo oggetto e lo stesso molto gentilmente, me la fece pervenire via e-mail, Figura 19. 79 Antique Radio magazine 57 Figura 20. col permesso di pubblicarla. Leggetela che è molto bella! BIBLIOGRAFIA E NOTE 1) “Il transistor fece la sua prima comparsa mondiale in un prodotto commerciale alla fine del 1952 all’interno dell’apparecchio acustico SONOTONE modello 1010 col compito di amplificatore finale audio accanto a due tubi elettronici sub-miniatura con funzioni di preamplificatori”, dal sito web di Bob McGarrah all’indirizzo: http://users. arczip.com/rmcgarra2/sono1111.html. 2) “Is ‘Pocketable’ Japanese-English?” SONY HISTORY, dal sito della Sony all’indirizzo web: http://www.sony.net/Fun/SH/16/h2.html. 3) “MADE IN JAPAN, Akio Morita and Sony”, pagina 65, di Akio Morita with E.M. Reingold and M. Shimonura, I edizione 1986 E.P. Dutton, New York. 4) Per chi ancora non lo conoscesse, il catalogo ANIE, dove ANIE sta per Associazione Nazionale Industrie Elettrotecniche, era una pubblicazione biennale del gruppo costruttori Radio e Televisione dal formato, grosso modo, di cm 15 x 21 che raccoglieva, suddivisa per categorie merceologiche e ditte, tutta la produzione italiana di apparecchiature e componentistica elettrotecnica ed elettronica fino all’anno 1972. Il primo numero è relativo al biennio 1955-'56. 5) La Sony TR-610, introdotta nel giugno del 1958, è più piccola (mm 107x65 26) e leggera della TR-63. Grazie al suo innovativo design ed alle superiori prestazioni, ebbe un grande successo mondiale con il suo mezzo milione di pezzi venduti, Giappone compreso, fra il Figura 21 (a sinistra) e figura ???? (a destra). 1958 ed il 1960, e si rivelò determinante per l’affermazione fuori dai confini nazionali del nome Sony (dal sito della Sony all’indirizzo web: http://www.sony.net/Fun/SH/1-6/h6.html). 6) Eric Wrobbel è autore di diversi, interessanti libri sulle prime radio a transistor. Il suo indirizzo web: http://www.ericwrobbel.com/ 7) ”Guida pratica Transistor Radios per chi acquista e per chi vende”, Mosè Edizioni, I edizione 1999. Le tre radioline Geloso sono mostrate alle pagine 65, 67 e 68. Figura ??. Cara, vecchia, radiolina. Poteva essere il 1961-1962 (ma con esattezza non ricordo), ricordo però che frequentavo le scuole medie, in centro a Bologna. Io ero andato da poco a vivere in quel quartiere periferico che si chiama S. Ruffillio, e, per andare a scuola tutte le mattine prendevo il tram n. 13. Fu proprio in tram che la vidi per la prima volta. Ne rimasi fulminato, fu un amore a prima vista! Il ragazzino se la teneva stretta a se, vicino al volto, e la ascoltava con lo sguardo rapito! Credi che stia parlando di una ragazzina?.... No… a quell’età ancora non ci pensavo proprio. Era lei… la radiolina a transistor! Il “top” della tecnologia di allora! Una piccola radio tascabile che invece che funzionare con la corrente elettrica, andava con una pila…. Che si poteva ascoltare anche con l’auricolare! Pensa. Incredibile! Da quel giorno non pensai ad altro. Avevo saputo dagli amici che il suo prezzo poteva aggirarsi attorno alle 8-10 mila lire! La mia “paghetta” di allora arrivava a 1.200 lire al mese! Irraggiungibile! Era ottobre, mi ricordo benissimo, erano i primi giorni di scuola quando la vidi la prima volta. Nell’andare a scuola ogni mattina passavo davanti ad un importante negozio di elettrodomestici. “Borsari & Sarti” e in una vetrinetta accanto alla porta d’ingresso la “radiolina” mi faceva l’occhiolino. Assieme a lei ce n’erano altre, di altre marche, anche un poco meno costose; ma era di lei che mi ero innamorato ed era lei che volevo. Ovviamente anche in casa non facevo altro che parlarne con i miei genitori i quali, però, facevano orecchio da mercante. Poi finalmente arrivò il S. Natale, e quella mattina sotto l’albero trovai un pacchettino incartato con la carta di quel negozio. Non sto qui a descrivere la mia felicità… mi ricordo come fosse ora che abbracciai e baciai i miei genitori a lungo, dicendo: “Grazie… grazie!” I primi tempi non so dire quante pile consumai, era sempre accesa. C’era anche l’auricolare che perdetti però durante una gita al fiume Savena. Con gli amici che l’avevano si faceva a gara a stabilire quale fosse quella che riceveva meglio e che aveva la “voce” più bella. La mia vinceva sempre, andava sempre, non fu mai in condizioni di dover essere riparata. Poi il tempo passò… e come tutte le cose… anche lei perse il suo posto nel mio cuore, preso da qualcos’altro. Finì non so dove e per anni non la rividi, né ci pensai più. Tempo addietro, il ritrovamento. In una scatola in cantina che mi ha seguito in tutti i vari traslochi fatti in oltre 40 anni. Pensai fra me: “la butto, tanto non andrà più certamente” Poi, preso invece da curiosità ci infilai una pila e… sorpresa… funzionava ancora! Era presente mio figlio di 26 anni che al vederla quasi rise dicendo: “Ma papà, prende solo l’AM!”. Io gli feci presente che a quei tempi, possederla era quasi come oggi possedere uno dei più sofisticati lettori MP3. E lui, di rimando: “Che fai papà, la tieni o la vendi come fai con tutto quello che trovi di vecchio?”….. “La tengo, la tengo” risposi io convinto. Passarono un paio di mesi ed un giorno, ragionando tra me e me pensai: “Quella radiolina fece la tua felicità, non ti arricchirai di certo vendendola, però chissà che non porti un p0’ di felicità anche ad un altro eventuale proprietario?”. E’ così che la radiolina è finita sulle “pagine di E-Bay” e dopodomani partirà per un lungo viaggio che la porterà dal suo nuovo padrone (in provincia di Bolzano) che, spero, le vorrà bene come le ho voluto io. Però, da quel poco che credo di riuscire a conoscere le persone, anche scambiando solo poche chiacchiere o leggendo una e-mail, credo di avere scelto bene il nuovo proprietario. Mi raccomando Lello, ti affido la mia “Polaris”…. Trattala bene e siine “Geloso” come la sua marca. 11 giugno 2005 Alessandro 58 Antique Radio 79 magazine