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La visita domenicale ai “pazzi” di Girifalco

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La visita domenicale ai “pazzi” di Girifalco
Primo piano
Lunedì 5 marzo 2007
5
I ricordi legati all’ospedale che ha ispirato Cristicchi. Ragazzine con le paste in mano, rossetti e calze da regalare
La visita domenicale
ai “pazzi” di Girifalco
segue dalla prima
di EDVIGE VITALIANO
cento. L'eco della legge Basaglia
rimbalzava nei corridoi: “…tutti fuori, i matti”. I primi li incontravi nei
cortili enormi. Appoggiati ai muri
come lucertole in cerca di sole o solamente di un anelito di libertà. Ho
aspettato che Simone Cristicchi vincesse Sanremo 2007, prima di prendere carta e penna. Prima di fissare
su foglio i ricordi che prepotentemente tornavano a galla mentre la
radio manda “Ti regalerò una rosa”.
Una vittoria legata a uno dei luoghi
“storici” della Calabria: l'ex ospedale
psichiatrico di Girifalco, visitato dall'artista quest'estate in occasione di
un concerto. E' tra quelle mura che
Simone ha trovato la sua prima fonte d'ispirazione per cesellare il ritratto di Antonio e della sua Margherita, il cui nome ci riporta a Bulgakov. Non foss'altro per quel volo,
nuda nella notte, al di sopra delle fitte foreste e sui fiumi della Madre
Russia.
Ma, questa è un'altra storia. Oggi
Cristicchi ha vinto preso per mano
da Antonio, il matto. Non era scontato. Era auspicabile.
Cristicchi ha accorciato le distanze in una canzone. Ha guardato
dritto negli occhi “i punti di domanda senza frase”, che erano gli occhi
di un uomo. Di un diverso. Ha sentito il brivido freddo che si prova
guardando l'ignoto. E non l'ha
scansato.
E allora i ricordi galleggiano vividi. Salvi gli inganni della memoria.
Succedeva certe domeniche mattina a Girifalco: un gruppo di ragazzine avevano una sorta di lasciapassare “specialissimo”. Prima la messa, poi la visita ai “pazzi”. Tutte vestite a festa, coi calzettoni traforati e
bianchi. Il drappello “monitorato” e
accompagnato dalle suore e da altre
persone di buona volontà, oltrepassava il portone, magari con un vassoio di paste cremose e profumate.
Alcune di loro ci spettavano. Essendo femmine, ci si spostava nella sala
di ricevimento del padiglione donne. La madonnina di gesso con le
mani giunte era proprio svoltato
l'angolo del lungo corridoio. Sempre lì, coi fiori freschi e il rosario tra
le dita, il mantello turchino.
Sempre lì, come loro. Donne con
l'abito buono e, persino, qualche
traccia di rossetto. La visita era breve. A volte brevissima. Eppure, non
si andava via così facilmente. Non
senza rinnovare la promessa di una
visita seguente e di un qualche dono
che fosse un profumo, un rossetto,
delle calze. Insomma quei marchingegni che le donne usano per sedurre. Anche in un ospedale psichiatrico. Le visite “specialissime” poi, si ripetevano a Natale. Succede anche
adesso: tutti in fila a vedere il presepe più bello del paese. Il presepe del
manicomio coi suoi pastori, pastorelle, ruscelletti d'acqua. Un presepe
in movimento, con alcuni dipendenti dell'ospedale impegnati in un lavoro di mesi pur di regalare una
magia pari solo ai sorrisi sdentati
che i malati facevano davanti alle
scintille della festa. E capitò pure
che, per rendere più magico il presepe, si usassero giradischi, quelli dei
45 giri, per installare i pastori e farli muovere ancor meglio… La macina dei ricordi, oggi la muove una
semplice canzone. Oggi che l'anima
per i credenti o la coscienza civile
per i laici, pare sostituita dall'immagine. Oggi che la pubblicità è un dio
neanche minore. Oggi che si vive
una vita muta navigando in rete.
Oggi, forse, bisognerebbe riappropriarsi dei luoghi e delle storie che
custodiscono. Come ha fatto Cristicchi. Riappropriarsi della fisicità, del
corpo a corpo con la vita. Degli odori. Anche di quelli nauseanti. E allo-
Simone li ha conosciuti in paese
Antonio e Margherita
amore nato in reparto
COME gli innamorati di Marc
Chagall, si alzano lievi in volo.
Senza corpo. Ad Antonio e Margherita, i protagonisti di “Ti regalerò una rosa”, Cristicchi ha
saputo dare i colori di Chagall. I
colori del volo, della fiaba. La dimensione onirica e al contempo
la forza di una verità. Della verità di un amore nato tra i padiglioni di un ospedale psichiatrico, lontano dal resto mondo.
Protetto e segreto, chiuso in una
lettera scritta con “la calligrafia
da prima elementare”. E sono
così compiuti questi due ritratti
che poco importa dar loro un
nome, un volto, una carta di
identità. Non serve. Hanno già
vinto. Vinto la loro piccola,
grande battaglia. “L'accordo
dissonante di un'orchestra di
ubriachi” si è trasformato in ar-
monia. Nonostante i pugni della
vita. Così, scavando nella memoria ti sembra di vederli Antonio
e Margherita passeggiare tenendosi per mano o seduti su
una panchina della piazza principale del paese, guardarsi sorridendo. E ti vien da chiederti:
sono loro? Sono tra noi? Magari, Simone li avrà incontrati in
quella sera d'agosto a Girifalco,
con la festa del Santo patrono
che riempie le vie di bancarelle,
di luci la notte che diventa lunga. Di ritorni le case degli emigrati. Li avrà incontrati lì o in
un altro luogo, non ha importanza. Forse, li ha incontrati solo nel sogno di una storia cercata. Magari guardando gli innamorati di Chagall volare sui tetti
del mondo e lasciare il mondo
dietro di sé. Per sempre. e.vi.
Due ospiti dell’ex ospedale psichiatrico di Girifalco
ra sì che “Ti regalerò una rosa”, nella sua poetica semplicità apparirà
un miracolo “normale”; e ci si ricorderà di uomini come Michel Foucault (e non solo, ovviamente) che
hanno speso una vita indagando la
follia, quella acclarata e quella invi-
sibile. Come il potere, quello acclarato e quello invisibile. Ci si ricorderebbe di quell'antica rivolta al Salpetrière di Parigi, quando i matti - divelte le grate e spezzate le catene - si
riversarono liberi sulle rive della
Senna.
Tre giorni di confronto sull’attuale situazione psichiatrica
Forum nazionale sulla salute mentale
Convegno a Paola e a Serra D’Aiello
PAOLA - Il Convegno nazionale del Forum sulla salute mentale si
svolgerà il15, 16 e 17 marzo prossimi, a Paola e a Serra d’Aiello. Il tema centrale dell’incontro è la riflessione, dopo la fine del manicomio,
sui “contenitori dell’abbandono” che necessitano di progetti per deistituzionalizzare i ricoverati a vita, ma anche sugli ospedali psichiatrici
giudiziari e sugli abusi alle “vite di scarto”, per un ritorno ai diritti e
alla legalità. «Significativo il titolo che abbiamo deciso di dare a questa nuova avventura: “Se non ora quando? Liberi dal bisogno. Forti
nei diritti” - si legge in una nota del Forum salute mentale -. Riteniamo maturi i tempi, infatti, perché il governo faccia della salute mentale una questione nazionale e si adoperi per ridurre le insopportabili
differenze fra le diverse regioni. Da parte loro i governi regionali, in
sintonia con il governo centrale, devono concretamente adoperarsi
per la costruzione di un sistema di servizi per la salute mentale fortemente integrato nell’area socio sanitaria e nella comunità locale, capace di mantenere le persone con sofferenza nella cittadinanza, nei diritti, nei contesti di vita della normalità». L’incontro è organizzato dal
Forum salute mentale della Calabria.
Uno dei disegni di Bruno Caruso tratti dal volume “La real casa dei matti” con l’introduzione di Franco Basaglia. La raccolta negli anni ‘70 rappresentò una denuncia contro i
manicomi
Il testo della canzone
Ti regalerò una rosa
Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare
Ogni piccolo dolore
Mi chiamo Antonio e sono matto
Sono nato nel '54 e vivo qui da quando ero bambino
Credevo di parlare col demonio
Così mi hanno chiuso quarant'anni dentro a un manicomio
Ti scrivo questa lettera perché non so parlare
Perdona la calligrafia da prima elementare
E mi stupisco se provo ancora un'emozione
Ma la colpa è della mano che non smette di tremare
Io sono come un pianoforte con un tasto rotto
L'accordo dissonante di un'orchestra di ubriachi
E giorno e notte si assomigliano
Nella poca luce che trafigge i vetri opachi
Me la faccio ancora sotto perché ho paura
Per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura
Puzza di piscio e segatura
Questa è malattia mentale e non esiste cura
Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare
Ogni piccolo dolore I matti sono punti di domanda senza frase
Migliaia di astronavi che non tornano alla base
Sono dei pupazzi stesi ad asciugare al sole
I matti sono apostoli di un Dio che non li vuole
Mi fabbrico la neve col polistirolo
La mia patologia è che son rimasto solo Ora prendete un telescopio...
misurate le distanze
E guardate tra me e voi... chi è più pericoloso?
Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto
Ritagliando un angolo che fosse solo il nostro
Ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi
Non come le cartelle cliniche stipate negli archivi
Dei miei ricordi sarai l'ultimo a sfumare
Eri come un angelo legato ad un termosifone
Nonostante tutto io ti aspetto ancora
E se chiudo gli occhi sento la tua mano che mi sfiora
Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore
Mi chiamo Antonio e sto sul tetto
Cara Margherita son vent'anni che ti aspetto
I matti siamo noi quando nessuno ci capisce
Quando pure il tuo migliore amico ti tradisce
Ti lascio questa lettera, adesso devo andare
Perdona la calligrafia da prima elementare
E ti stupisci che io provi ancora un'emozione?
Sorprenditi di nuovo perché Antonio sa volare.
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