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L`acciaio è sostenibilità

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L`acciaio è sostenibilità
Assemblea Annuale 2012
RAPPORTO AMBIENTALE 2011
RAPPORTO AMBIENTALE
2011
Rapporto Ambientale.indd 1
L’acciaio
è
sostenibilità
23/05/12 19:13
Assemblea Annuale 2012
RAPPORTO AMBIENTALE
2011
Frontespizio.indd 1
30/05/12 22:05
RAPPORTO AMBIENTALE 2011
2
RAPPORTO AMBIENTALE 2011
3
“Le aziende siderurgiche, pur operando in un periodo in cui i più consolidati schemi ed equilibri economici non hanno
saputo arginare una crisi senza precedenti e senza confini, hanno scelto di continuare a muoversi lungo i binari della
competitività, di cui l’ambiente è uno dei fattori fondamentali insieme all’innovazione, alla formazione continua e all’efficienza energetica”. Così scrivevo, due anni fa, introducendo la seconda edizione del Rapporto ambientale di
Federacciai, ovvero del settore siderurgico italiano.
Era evidente anche allora come la crisi economica globale che aveva investito il mondo a partire dal 2008 fosse ben
lungi dall’esaurirsi. Ma, forse, nessuno di noi poteva prevedere che il peggio fosse ancora di là da venire. E che oggi,
a distanza di quattro anni dal “focolaio”, ci saremmo trovati in una situazione davvero molto difficile. Una situazione,
bisogna pur dirlo, per molti aspetti drammatica: perché da finanziaria, la crisi si è trasformata in economica. Ha intaccato, cioè, il cuore, i gangli vitali di molti sistemi economici occidentali (e non solo), fino ad adombrare persino minacce alla stabilità e all’unità politica del nostro continente.
In questo scenario, ancora una volta, i settori manifatturieri, quello italiano in particolare, hanno saputo dimostrare una
straordinaria capacità di resistenza. Credo, anzi, e lo voglio dire senza alcuna retorica, che l’industria manifatturiera
si sia rivelata, in molti casi, determinante per la tenuta dei diversi sistemi economici.
Da questo punto di vista, la situazione italiana mi sembra esemplare. E quella del settore siderurgico paradigmatica.
Le nostre imprese hanno continuato non solo a produrre, a esportare, a garantire occupazione, ma hanno – è il dato
che più importa evidentemente sottolineare in un bilancio ambientale – continuato a investire nella innovazione tecnologica (non credo sia esagerato dire che se limiti esistono, sono i limiti stessi delle soluzioni tecnologiche oggi disponibili) e nella ricerca continua di efficaci riduzioni di impiego dell’energia. E, parallelamente, hanno investito nella qualificazione professionale dei loro addetti. Sono davvero elementi ancor più considerevoli, se si tiene conto del difficile
contesto a cui ho molto sinteticamente accennato.
Il Rapporto ambientale che presentiamo in queste pagine dà conto, puntuale e trasparente, di questi investimenti. Vorrei
dire di questo impegno. Della capacità, e della volontà, da parte del settore, di perseguire senza tentennamenti né ripensamenti la strada dello sviluppo ecosostenibile.
Lo fa sia con utili sintesi numeriche, sia con analisi descrittive di maggior respiro. Senza, come doveroso, omettere anche le problematiche aperte e le possibili aree di miglioramento. Nella convinzione, e nella consapevolezza, che il
Rapporto ambientale non vuole né deve essere semplicemente una bella brochure patinata, magari ispirata da puri criteri di marketing, bensì uno strumento di dialogo e di confronto con tutti gli stakeholder.
Per quanto mi riguarda, questo è l’ultimo Rapporto ambientale che firmo, come Presidente uscente della Federazione.
Il mio augurio è che, tra due anni, il mio successore possa firmare un Rapporto che, oltre a dare conto di risultati sempre
più rilevanti per quel che riguarda i progressi del settore dal punto di vista dell’ecosostenibilità (ma di questo, francamente, non ho alcun dubbio), possa dare conto di un più complessivo contesto meno critico e allarmante. Allora, credo
che anche i frutti dell’impegno del settore siderurgico troveranno una ancor più positiva valorizzazione.
Giuseppe Pasini
Presidente
RAPPORTO AMBIENTALE 2011
I numeri verdi
della siderurgia italiana
Investimenti ambientali
Circa il 14% del totale degli investimenti in siderurgia è dedicato a interventi
di carattere ambientale. Nel solo 2008 gli investimenti ambientali delle
aziende siderurgiche italiane hanno superato i 200 milioni di euro e si sono
mantenuti superiori a 150 milioni di euro anche nel 2009, nonostante la crisi
economica (Fonte ISTAT/Federacciai).
14%
Sistemi di Gestione Ambientale
Oltre il 70% della produzione nazionale di acciaio viene realizzato in impianti dotati di sistemi volontari di gestione ambientali certificati ISO 14001
(Fonte ACCREDIA).
Prevenzione e controllo integrato
dell’inquinamento – IPPC/IED
Il 100% degli impianti siderurgici italiani adotta le migliori tecniche disponibili (BAT) per la prevenzione e controllo integrati dell’inquinamento.
Riciclo
L’acciaio è il materiale più riciclabile e riciclato al mondo. L’Italia è il 1° Paese
europeo per riciclo di rottame ferroso, con una media di circa 20 milioni di
tonnellate annue di materiale che viene rifuso nelle acciaierie nazionali
(Fonte Eurofer).
70%
100%
20
M. ton
RAPPORTO AMBIENTALE 2011
Gestione dei residui
Circa il 70% di tutti rifiuti generati dai processi siderurgici sono avviati a recupero per ricavarne nuove materie prime o prodotti.
- Il 100% della scoria d’altoforno (loppa) viene destinata come sottoprodotto
alla produzione di cemento;
- circa il 75% della scoria da forno elettrico viene utilizzata nella realizzazione di opere di ingegneria civile;
- oltre il 90% delle polveri da abbattimento fumi delle acciaierie a forno elettrico viene sottoposta a operazioni di recupero dello zinco e altri metalli
(Fonte Federacciai).
70%
CO2
La siderurgia italiana ha ridotto di oltre il 40% le proprie emissioni specifiche
di CO2 a partire dal 1990 (anno di riferimento del Protocollo di Kyoto) ad
oggi (Fonte UNFCCC).
-40%
Emissioni in atmosfera
L’industria siderurgica italiana negli ultimi 5 anni ha ridotto di circa il 40% le
proprie emissioni specifiche di polveri in atmosfera (Fonte Federacciai).
-40%
Risorsa idrica
I consumi specifici d’acqua per usi industriali delle acciaierie italiane si sono
complessivamente ridotti del 14% dal 2005 a oggi (Fonte Federacciai).
-14%
Risorse energetiche
I consumi energetici per tonnellata di acciaio prodotto in Italia si sono ridotti
di circa il 20% dal 1990 a oggi. La siderurgia italiana si colloca ai primi posti
tra i grandi produttori europei per l’efficienza energetica complessiva (Fonte
Odyssee - Energy Efficiency Indicators).
-20%
RAPPORTO AMBIENTALE 2011
6
RAPPORTO AMBIENTALE 2011
7
INDICE
Nota introduttiva
9
Materie prime e riciclo
Metodologia
Le materie prime e il ciclo dell’acciaio
Rappresentatività e fonti dei dati
La riciclabilità dell’acciaio
Lettera di validazione di IGQ
Il rottame: una “banca” di energia e CO2
Il settore siderurgico italiano
15
47
La cessazione della qualifica
di rifiuto del rottame
I dati di produzione
Emissioni di gas serra e prevenzione
dei cambiamenti climatici
I processi di produzione e la filiera
dell’acciaio
59
Il cambiamento climatico e le politiche
dell’Unione Europea
L’acciaio e i suoi molteplici utilizzi
La Direttiva Emissions Trading
Acciaio e sviluppo sostenibile
25
La Carta dei Principi di Sostenibilità
Ambientale di Confindustria
Politica ambientale di Federacciai
Il periodo post-2012 e l’assegnazione
di quote tramite “benchmark”
Prevenzione dell’inquinamento atmosferico
71
Tutela della risorsa idrica
77
Gestione dei residui
83
Organizzazione e governance
dell’ambiente
Formazione e informazione
Gli investimenti in campo ambientale
L’applicazione delle Migliori Tecniche
Disponibili - BAT
Sistemi di gestione ambientale
Produzione e destinazione dei residui
43
La valorizzazione degli aggregati
artificiali siderurgici
Risorse energetiche
95
L’acciaio
è
visione
Nota
introduttiva
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Nota introduttiva
10
La metodologia applicata per la raccolta ed elaborazione dei dati di settore segue l’impostazione già adottata per le precedenti edizioni del Rapporto ambientale, con l’obiettivo di poter disporre di dati rappresentativi, confrontabili nel tempo e ricavati con metodologie
riproducibili. Il rapporto è pertanto in grado di fornire
informazioni aggiornate aggregate a livello di settore
su una serie di aspetti ambientali rilevanti: adozione
dei sistemi di gestione ambientale, investimenti, emissioni di CO2, altre emissioni atmosferiche, produzione e
destinazione dei rifiuti, consumo di risorse naturali, idriche e energetiche, ecc..
L’aggiornamento dei dati, attraverso la pubblicazione
del Rapporto con frequenza biennale, consente di verificare la situazione del settore e valutarne nel tempo le
prestazioni migliorative e le aree di eventuale criticità.
Il Rapporto 2011, oltre a includere l’aggiornamento degli indicatori ambientali in funzione dei dati degli ultimi
due anni disponibili, dedica inoltre alcuni approfondimenti a tematiche specifiche di particolare attualità al
momento della pubblicazione del Rapporto. Tra queste
si segnalano in particolare: il dibattito in corso sulle politiche di contrasto al cambiamento climatico alla vigilia
dell’avvio della terza fase (2013-2020) dello schema
comunitario di Emissions Trading; la revisione delle BAT
(Best Available Techniques) di settore per il controllo e
la prevenzione integrati dell’inquinamento ai sensi della
recente Direttiva sulle emissioni industriali; il
Regolamento comunitario per la cessazione della qualifica di rifiuto per i rottami metallici; la valorizzazione
degli aggregati da scorie siderurgiche.
METODOLOGIA
L’impostazione del Rapporto, la modalità di raccolta
dei dati e la scelta degli indicatori maggiormente rilevanti per il settore sono state realizzate attraverso un’analisi preliminare, propedeutica alla stesura della prima
edizione, effettuata da un gruppo di lavoro costituito da
Politecnico di Milano, IGQ (Istituto di Garanzia della
Qualità) e Federacciai.
Questo approccio ha consentito di impostare il progetto secondo uno standard che si ispira alle metodologie di reporting esistenti a livello internazionale, con
l’obiettivo di individuare indicatori di performance
ambientale che potessero rendere il Rapporto ambientale confrontabile con altri report internazionali di settore o di altri comparti industriali.
In particolare, la collaborazione con il Politecnico di
Milano e IGQ ha consentito di impostare il Rapporto
ambientale di Federacciai in coerenza con i principi
generali illustrati (relativamente alla parte “Ambiente”)
nello studio “Bilancio sociale - Linee guida per il settore Metallurgico” elaborato dal Dipartimento di
Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, pubblicato nel 2008 e destinato all’elaborazione dei bilanci aziendali delle singole imprese del settore.
La raccolta dati è stata effettuata tramite l’invio a tutte
le aziende associate di un questionario, corredato da
una guida alla compilazione, suddiviso in sezioni
Nota introduttiva - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
11
dedicate ai diversi aspetti ambientali di interesse (materie prime, emissioni in aria, emissioni di CO2, gestione dei rifiuti, gestione dell’acqua, energia, ecc.).
Il questionario di richiesta dati è stato concepito in modo che potesse essere compilato dalle aziende siderurgiche in modo il più possibile univoco e rappresentativo, indipendentemente dal ciclo produttivo e dalle
differenziazioni di prodotto.
I dati così raccolti sono stati verificati e in alcuni casi
integrati con altri dati estratti dalle dichiarazioni annuali obbligatorie effettuate dalle aziende ai sensi del
Regolamento CE n. 48/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio (relativo alla produzione di statistiche comunitarie annuali sull’industria dell’acciaio),
nonché del D.Lgs. n. 322/89, raccolta dati effettuata
in collaborazione con l’Istituto nazionale di statistica e
Federacciai (che provvede ai necessari controlli di
qualità e aggregazione).
Altri dati significativi sono stati ricavati direttamente da fonti esterne quali ISTAT, Ministero dello Sviluppo
Economico, Ministero dell’Ambiente, TERNA, ACCREDIA.
RAPPRESENTATIVITÀ E FONTI DEI DATI
• In totale 48 impianti, includendo nel conteggio le attività di produzione e trasformazione dell’acciaio, hanno risposto in maniera completa al questionario di raccolta dati elaborato per il Rapporto ambientale 2011
di Federacciai con un incremento di 8 impianti rispetto
alla precedente rilevazione.
• I dati ricavati dal questionario sono rappresentativi di
circa l’80% della produzione nazionale di acciaio,
con un incremento di circa il 12% rispetto alla precedente rilevazione.
Le risposte pervenute dalle aziende a ciclo integrale coprono circa il 96% della rispettiva produzione, mentre
quelle pervenute dalle aziende a forno elettrico coprono
circa il 70% della rispettiva produzione. I dati totali dell’intero settore sono stati calcolati partendo dai dati parziali ricavati dalle risposte pervenute e ricondotti al totale
sulla base della produzione dei due macro settori (ciclo
integrale e forno elettrico). Questa metodologia è stata in
particolare applicata ai dati relativi alla produzione di rifiuti, alle emissioni in atmosfera, ai consumi idrici.
• I dati ricavati dalle dichiarazioni obbligatorie rappresentano l’intera produzione nazionale di acciaio.
• I dati di emissione di CO2 relativi al primo e al secondo periodo di attuazione dello schema Emissions
Trading (2005-2007 e 2008-2011) sono quelli verificati e comunicati ufficialmente dagli impianti ai sensi
della normativa in materia. I dati sono tratti dal
Registro europeo delle quote di emissione (CITLCommunity Independent Transaction Log) e coprono il
100% delle aziende siderurgiche.
• I dati storici di emissioni di CO 2 del periodo 19902009 sono ricavati dalle dichiarazioni nazionali obbligatorie alle Nazioni Unite nell’ambito dello United
Nations Framework Convention on Climate Change
(UNFCCC).
• I dati sui consumi energetici sono ricavati dalle pubblicazioni annuali di TERNA per l’elettricità e dal
Bilancio Energetico Nazionale pubblicato dal
Ministero per lo Sviluppo Economico per i consumi di
gas naturale. Questi dati sono stati verificati e integrati
con le informazioni comunicate annualmente dalle
aziende associate all’Area Statistica di Federacciai.
I dati relativi all’efficienza energetica sono tratti dal database “Energy Efficiency Indicators in Europe” del
progetto Odyssee.
• I dati sugli investimenti in campo ambientale sono ricavati dalla pubblicazione ISTAT “Gli investimenti delle imprese industriali per l’ambiente” del 17 gennaio
2012 e integrati con le informazioni comunicate annualmente dalle aziende associate all’Area Statistica
di Federacciai.
• I dati sulle certificazioni ambientali sono quelli resi
pubblici da ACCREDIA.
• I dati sulla produzione e utilizzo delle scorie siderurgiche sono stati ottenuti attraverso una raccolta
dati condotta dall’Area Tecnica di Federacciai tra
ottobre 2011 e gennaio 2012.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Nota introduttiva
12
LETTERA DI VALIDAZIONE
Nota introduttiva - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
13
L’acciaio
è
simbolo
Il settore
siderurgico
italiano
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Il settore siderurgico italiano
16
I DATI DI PRODUZIONE
La produzione nel mondo
La ripresa del 2010 dell’economia internazionale seguita alla crisi economica del 2008-2009 ha favorito
una crescita della produzione mondiale di acciaio del
15,6%, per raggiungere un livello pari a 1,4 Mld. t..
Nel 2011, malgrado l’assestamento e in alcuni casi il
rallentamento dello sviluppo, è stato registrato un nuovo aumento della produzione mondiale di acciaio che
ha portato il livello a 1,5 Mld. t., +6,1%.
Produzione mondiale di acciaio
M.t.
1600
1500
1400
1300
1200
1100
1000
900
800
Produzione mondiale di acciaio
Africa e M.O.
2,5%
Sud America
3,2%
Nord America
7,8%
CSI
7,4%
Asia
64,3 %
Oceania
0,5%
Unione Europea
11,7%
Altri Europa
2,6%
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
700
Il settore siderurgico italiano - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
17
La produzione in Asia, nel 2011, ha raggiunto i
975,9 M.t., pari al 64% del totale mondiale, ed è
aumentata del 6,7% rispetto all’anno precedente. Il
tasso di crescita della produzione in Cina è sceso al
7,3%, dopo un lungo periodo di crescita a due cifre,
portando la produzione annua a 684 M.t., il 45%
del totale mondiale. Il Giappone, con 107,6 M.t.,
nel 2011, è restato il secondo Paese produttore di
acciaio nel mondo, seguito dagli USA che, con 86,4
M.t., hanno fatto registrare un aumento del 7,3%.
Nei Paesi UE sono state prodotte 177,2 M.t. di acciaio, in crescita del 2,7%. La Turchia ha fatto registrare un aumento del 17% per raggiungere
34,1M.t..
Produzione acciaio
M.t.
Unione Europea
altri Europa
CSI
2005
195,5
25,0
113,2
2006
206,9
28,2
119,9
2007
210,2
30,6
124,2
2008
198,2
31,7
114,3
2009
139,4
29,1
97,6
2010
172,6
33,6
108,2
2011
177,2
38,9
112,7
127,6
45,3
33,1
598,1
8,6
1146,5
131,8
45,3
34,1
674,1
8,7
1249,0
132,6
48,2
35,1
757,3
8,8
1347,0
124,5
47,4
33,6
783,0
8,4
1341,2
82,6
37,8
33,0
810,4
6,0
1235,8
111,6
43,9
36,6
914,5
8,1
1429,1
118,9
48,3
37,6
975,9
7,2
1516,8
Cina
Giappone
USA
355,8
112,5
94,9
421,0
116,2
98,6
489,7
120,2
98,1
512,3
118,7
91,4
577,1
87,5
58,2
637,4
109,6
80,5
683,9
107,6
86,4
Francia
Germania
Italia
Polonia
Regno Unito
Spagna
Altri
Unione Europea
19,5
44,5
29,4
8,3
13,2
17,8
62,8
195,5
19,9
47,2
31,6
10,0
13,9
18,4
65,9
206,9
19,3
48,6
31,6
10,6
14,3
19,0
66,9
210,2
17,9
45,8
30,6
9,7
13,5
18,6
62,0
198,2
12,8
32,7
19,8
7,1
10,1
14,4
42,4
139,4
15,4
43,8
25,8
8,0
9,7
16,3
53,6
172,6
15,8
44,3
28,7
8,8
9,5
15,5
54,7
177,2
Nord America
Sud America
Africa e M.O.
Asia
Oceania
Mondo
Fonte: WSA
La situazione in Italia
In Italia nel 2011 la produzione di acciaio ha raggiunto 28,7 M.t. con un aumento rispetto all’anno
precedente pari al 11,6%, sensibilmente superiore
alla media europea. La produzione risulta tuttavia
ancora inferiore del 9,2% rispetto alla produzione
massima storica raggiunta nel 2006 (31,6 M.t.).
L’Italia continua a essere il secondo maggior produttore fra i Paesi dell’UE dopo la Germania e copre il
16,2% della produzione europea, oltre un punto
percentuale in più dell'anno precedente. In Italia la
produzione d’acciaio colato al forno elettrico nel
2011, pari a 18,8 M.t., è aumentata del 9,8%,
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Il settore siderurgico italiano
18
rispetto l’anno precedente e ha rappresentato il
34,4% del totale acciaio prodotto. Il restante è rappresentato dalla produzione da convertitore a ossi-
geno (ciclo integrale) che con 9,9 M.t, ha fatto registrare un aumento di oltre il 15% rispetto all’anno
precedente.
Produzione acciaio in Italia
Produzione acciaio in Italia
(Variazioni %)
Var %
M.t.
34
40
32
30
30
20
28
I PROCESSI DI PRODUZIONE E LA FILIERA
DELL’ACCIAIO
Per consentire una migliore comprensione delle tematiche, e delle problematiche, oggetto di questo
Rapporto, si ritiene opportuno presentare, seppure
in forma molto sintetica, i processi industriali necessari per la produzione dell’acciaio.
L’acciaio viene prodotto prevalentemente attraverso
due processi industriali, il ciclo integrale e il forno
elettrico. Mentre il primo utilizza come materie prime
essenziali il minerale di ferro e il carbon fossile, il secondo si realizza attraverso la fusione del rottame
ferroso, sfruttando le caratteristiche di completa riciclabilità dell’acciaio.
Ciclo integrale
Nel ciclo integrale si utilizzano il carbon fossile e alcuni minerali, che sono sottoposti a una serie di trattamenti preliminari in modo da renderli idonei alla
carica nell’altoforno.
Il carbon fossile viene trasformato in coke metallurgico
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2000
2011
2010
2009
2008
2007
-40
2006
18
2005
-30
2004
20
2003
-20
2002
22
2001
-10
2000
0
24
2001
10
26
attraverso un processo termico di distillazione eseguito nelle cokerie. Esso costituisce un componente
indispensabile non solo perché rappresenta una fonte di calore, ma anche l’elemento chimico riducente
nella trasformazione da ossido di ferro a ferro metallico nell’altoforno.
I minerali vengono invece lavati, macinati e portati
alla pezzatura adatta al processo chimico della riduzione che nell’altoforno trasforma il minerale di ferro
in una lega ferro-carbonio, chiamata ghisa, con un
tenore di carbonio intorno al 4-5%. I minerali di pezzatura fine, vengono trasformati in materiale adatto
alla carica, attraverso l’impianto di agglomerazione
dove avviene il processo di sinterizzazione.
All’uscita dall’altoforno la ghisa viene generalmente
colata in un contenitore mobile su rotaie, chiamato
carro siluro, attraverso il quale viene trasportata
all’acciaieria per la trasformazione definitiva in acciaio mediante il processo di affinazione che abbassa il contenuto di carbonio e di impurezze (principalmente zolfo e fosforo).
I forni di affinazione si basano prevalentemente sul
processo di conversione con ossigeno, grazie al quale gli elementi come il carbonio, il silicio, il fosforo e
Il settore siderurgico italiano - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
19
il manganese vengono completamente o in parte ossidati, mediante l’insufflazione di ossigeno puro attraverso una lancia introdotta dall’alto (processo LD),
mentre le reazioni di ossidazione esotermiche forniscono al processo il calore necessario per portare il
bagno di ghisa liquida alla temperatura necessaria
per le successive operazioni (i cosiddetti trattamenti
fuori forno e la solidificazione per colaggio).
La carica del forno di affinazione viene termicamente bilanciata con l’aggiunta di piccole quantità di
rottame, nonché di componenti che consentono di ottenere il grado di durezza e resistenza desiderato.
Attraverso il ciclo integrale viene prodotto un acciaio
di ottima qualità, adatto quindi a qualsiasi tipo di
impiego, in particolare la grande purezza analitica
e il basso tenore di gas disciolti favoriscono la destinazione a settori nei quali la duttilità dell’acciaio è
critica, tipicamente i prodotti piani per lo stampaggio a freddo.
Per contro, il processo è complesso e di lunga durata, e le grandi dimensioni dei convertitori e la loro
ininterrotta alimentazione da parte dell’altoforno
condizionano la strategia produttiva e richiedono la
definizione di flussi di impiego continui e di grossa
portata.
Analizzando il bilancio energetico complessivo del ciclo integrale, occorre sottolineare che i gas emessi come sottoprodotti nelle sue varie fasi vengono per lo
più recuperati e, dopo raffinazione, vanno ad alimentare un gran numero di utenze, permettendo così di
produrre acciaio con il miglior utilizzo di calore.
Per quanto concerne la struttura del processo e l’organizzazione del lavoro, pur rimanendo sostanzialmente invariati, è opportuno rimarcare che vengono introdotti continui miglioramenti e innovazioni in modo tale da ridurre l’impatto ambientale, limitare il consumo
di materie prime e incrementare la produttività.
Ciclo a forno elettrico
Il ciclo di produzione dell’acciaio attraverso il forno
elettrico risulta essere più compatto rispetto al ciclo
integrale, poiché si fa uso direttamente di rottami di
acciaio senza l’utilizzo di impianti e macchinari finalizzati alla produzione della ghisa e alla trasformazione di questa in acciaio.
Di conseguenza, la tecnologia del forno elettrico si
è affermata grazie alla minore complessità del ciclo
produttivo, alla capacità di adattarsi con rapidità e
flessibilità agli orientamenti del mercato, nonché alla
accresciuta disponibilità di rottame di acciaio, in seguito allo sviluppo dell’era industriale.
Ulteriori vantaggi, che compensano il consumo di
energia elettrica, sono la rapidità di messa in marcia, la maggiore possibilità di controllare i processi
di trasformazione chimica, e l’indipendenza dell’impianto da porti o altre importanti stazioni di smistamento merci.
La produzione di acciaio avviene attraverso la fusione di rottami, opportunamente preparati e selezionati, che ha luogo nel forno elettrico. Il forno può essere
“ad arco elettrico”, quando il calore viene fornito dall’arco elettrico che si forma all’interno del crogiolo,
oppure “a induzione”, quando avviene il passaggio
di un intenso flusso elettromagnetico (e quindi di calore) tra un circuito primario e un circuito secondario
costituito dalla carica metallica che si vuole fondere.
I costanti miglioramenti introdotti nel processo, tra
cui ad esempio l’impiego di ossigeno puro iniettato
tramite apposite lance, hanno consentito di ridurre
sensibilmente i tempi di produzione dell’acciaio nel
forno elettrico portandoli a valori di poco superiori a
quelli di un convertitore a ossigeno.
Per quanto riguarda i principali utilizzi dell’acciaio
da forno elettrico, occorre considerare che il suo
contenuto di elementi metallici residui (rame, cromo,
nichel) e la maggiore presenza di azoto rispetto
all’acciaio da ciclo integrale lo rendono meno adatto per alcune applicazioni, come ad esempio la produzione di acciai da profondo stampaggio.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Il settore siderurgico italiano
20
Per tale motivo la maggior parte dell’acciaio proveniente da forno elettrico viene impiegata per la produzione di prodotti “lunghi” (barre, tondo per cemento armato, vergella) e per applicazioni meno
sensibili alla presenza di elementi residui.
La dimensione tipica delle acciaierie elettriche è
compresa tra 1 e 2 milioni di tonnellate per anno,
con una capacità dei forni tendenzialmente limitata;
tuttavia la frequenza delle colate negli impianti più
moderni è tale da rendere necessario un proporzionale aumento della capacità di colaggio, per eliminare la strozzatura del ciclo produttivo. Le acciaierie
a forno elettrico sono pertanto di dimensioni minori,
permettendo la realizzazione di stabilimenti anche
di capacità modesta (mini-acciaierie) con accettabili
rapporti tra investimento e capacità produttiva, senza rinunciare a volumi di produzione anche ragguardevoli.
Lavorazioni
Successivamente alla produzione dell’acciaio fuso (ciclo integrale o forno elettrico) e alla sua affinazione
per sottrazione e/o aggiunta di particolari elementi
chimici (trattamenti fuori forno), la produzione siderurgica prevede il colaggio e la solidificazione in forme
predeterminate (semilavorati), e infine la lavorazione
dei semilavorati per deformazione plastica e la loro
trasformazione in prodotti che chiameremo finiti, anche se nella pratica rappresentano il materiale di partenza per le industrie utilizzatrici.
La maggior parte degli stabilimenti siderurgici è
dotata di impianti di laminazione a caldo per la fabbricazione di prodotti finiti riconducibili essenzialmente a tre categorie: prodotti piani, prodotti lunghi, tubi.
- I prodotti piani sono caratterizzati da sezione quasi
rettangolare e larghezza molto maggiore dello
spessore: si tratta di lamiere di alto spessore e nastri che, per l’elevato sviluppo in lunghezza, vengono avvolti in rotoli. Per produrre nastri di spessore
inferiore a 1,5 mm circa si ricorre a una successiva
laminazione a freddo; con cicli particolari si possono ottenere spessori dell’ordine di 0,15 mm.
- I prodotti lunghi hanno sezione per lo più tonda,
ma anche quadrata o esagonale. Sono disponibili
laminati sotto forma di barre diritte o di vergella
avvolta in matasse. “Filo” con diametro inferiore a
5 mm si ottiene dalla vergella mediante ulteriore riduzione a freddo; negli impianti specializzati si
può arrivare fino a diametri finissimi. Nei prodotti
lunghi sono compresi anche piatti, travi e profilati
vari.
- I tubi sono ottenuti direttamente per laminazione
(tubi senza saldatura) o per saldatura da prodotti
piani (tubi saldati). Le due classi si diversificano tra
l’altro per la gamma dimensionale, più limitata per
i tubi senza saldatura, il cui diametro può variare
indicativamente da 20 a 700 inni.
Da segnalare infine che pezzi di dimensioni fuori
della norma o di forma particolare vengono prodotti
per fucinatura di grossi lingotti o per colaggio dell’acciaio fuso in forma (fonderia).
Il settore siderurgico italiano - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
21
Produzione di acciaio via altoforno
Produzione di acciaio via forno elettrico
Rottame di ferro
Minerale
di ferro
Pellets
Siviera
(affinazione)
Sinter
Rottame di ferro
Minerale
di ferro
Pellets
Calce
Forno elettrico
Convertitore
Carbone
Altoforno
Carbon coke
Siviera
(affinazione)
Nastro a freddo e caldo
Automobili - Elettrodomestici
Lamiera
Navi - Tubi saldati
Riduzione diretta
Blumi
Bilette
Bramma
Rotoli
Barre laminate a caldo
Tondino nervato
Carbone
Vergella
Filo per pneumatici Filo - Bulloneria
Tondi per tubi
Tubazioni
Profili
Profili per costruzioni
Rotaie
Rotaie ferroviarie
Schema semplificato del processo produttivo e di alcuni prodotti siderurgici
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Il settore siderurgico italiano
22
Lunghi
Laminati
Lunghi
Travi HE
Travi Z
Travi IPE
Travi L
Travi URPN
Rotaie
Barre
Mercantili
Tondo c.a.
Vergella
Tubi
Coils a
caldo
Costruzioni
Meccanica
Veicoli a motore
Oleodotti
Gasdotti
Tubature Acqua
Tubature Gas
Meccanica
Tubi strutturali
Coils a
freddo
Piani
Trasporti
Edilizia
Costruzioni
Containers
Serbatoi
Lamiere
treno
Prodotti da
fonderia
Costruzioni
Veicoli a motre
Nautica
meccanica
Cantieri Navali
Off-shore
Costruzioni
Caldaie
Serbatoi
Veicoli a motore
Elettrodomestici
Fusti
Mobili in metallo
Banda
stagnata
Imballaggi
Elettrozincati
Veicoli a motore
Elettrodomestici
Zincati
a caldo
Costruzioni
Veicoli a motore
Elettrodomestici
Altri
rivestiti
Costruzioni
Veicoli a motore
Elettrodomestici
Mobili in metallo
Tubi
Oleodotti
Gasdotti
Tubature Acqua
Tubature Gas
Meccanica
Tubi strutturali
Prodotti
Settore di utilizzo
Schema semplificato dei prodotti siderurgici e dei settori di utilizzo
L’acciaio
è
moda
Il settore siderurgico italiano - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
23
L’ACCIAIO E I SUOI MOLTEPLICI UTILIZZI
Forse non tutti sanno che l’acciaio è il materiale più
riciclabile (al 100%) e riciclato al mondo e questo
perché l’acciaio è uno dei pochi materiali che non
perdono le loro proprietà quando vengono riciclati.
Nell’industria agro-alimentare dove oggi attraverso
l’utilizzo di acciai più leggeri e più forti sta migliorando il rendimento energetico delle attrezzature
agricole meccaniche.
…e forse non tutti conoscono i molteplici utilizzi
dell’acciaio e l’utilità che questo materiale garantisce
nella vita di tutti i giorni, tra cui:
Nell’industria dell’automobile, dove si deve sottolineare la continua ricerca tesa all’utilizzo di materiali che
siano allo stesso tempo sicuri, non nocivi per l’ambiente, leggeri, economici e facili da riciclare; l’acciaio
possiede tutte queste caratteristiche.
Nei trasporti: ad esempio treni, navi, automobili, biciclette e molte altre forme di trasporto, si affidano
alla resistenza e alla versatilità dell’acciaio.
Nel settore dell’energia: l’acciaio rappresenta una
componente importante delle strutture che rendono
possibile l’utilizzo di fonti rinnovabili (ad esempio
l’energia eolica), nelle centrali tradizionali e per le
linee di trasporto (ad esempio i tralicci).
Nella protezione di una preziosa risorsa come l’acqua
attraverso i serbatoi di raccolta dell’acqua, le tubazioni, ecc..
Nell’edilizia dove l’acciaio è ampiamente utilizzato
soprattutto per costruzioni che devono essere più resistenti e durare nel tempo.
Nell’imballaggio dove l’acciaio rappresenta un materiale particolarmente duttile e versatile con proprietà uniche che offrono infinite possibilità di sagomatura e di utilizzo.
Nelle comunicazioni dove l’acciaio è parte fondamentale in tutti i dispositivi che permettono le trasmissione delle informazioni. Si trova infatti nella penna
a sfera, nei cellulari, nei satelliti per telecomunicazioni, nelle torri di trasmissione radiotelevisiva, ecc..
Molti sottoprodotti vengono riutilizzati per diversi
scopi: per la realizzazione di strade, cemento, fertilizzanti, materiali di bonifica del suolo, e molti altri.
Anche i gas prodotti durante il processo siderurgico
possono essere completamente riutilizzati come combustibile per il riscaldo dei forni o come fonte energetica per gli impianti di generazione di potenza,
contribuendo così all’efficienza energetica dell’acciaieria.
L’acciaio
è
tecnologia
Acciaio e
sviluppo
sostenibile
Circa il 14% del totale degli investimenti
in siderurgia è dedicato
a interventi di carattere ambientale.
Nel solo 2008 gli investimenti ambientali
delle aziende siderurgiche italiane hanno
superato i 200 milioni di euro e si sono
mantenuti superiori a 150 milioni
di euro anche nel 2009, nonostante
la crisi economica.
Il 100% degli impianti siderurgici italiani
adotta le migliori tecniche disponibili (BAT)
per la prevenzione e controllo integrati
dell’inquinamento.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Acciaio e sviluppo sostenibile
26
LA CARTA DEI PRINCIPI DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE DI CONFINDUSTRIA
Federacciai, nell’aprile 2012, ha aderito ufficialmente alla Carta dei Principi di Sostenibilità Ambientale
di Confindustria. La Carta Confederale dei Principi
per la Sostenibilità Ambientale è stata sviluppata e
promossa in collaborazione con il Ministero
dell’Ambiente Italiano nell’ambito delle iniziative
preparatorie alla Conferenza delle Nazioni Unite
sullo sviluppo sostenibile “Rio +20” (Rio De Janeiro
- giugno 2012). La Carta rappresenta, per le imprese e le associazioni aderenti a Confindustria, la bussola dei valori di riferimento nel loro cammino per
uno sviluppo sostenibile.
Federacciai attraverso l’adesione alla Carta assume
pertanto i valori e gli impegni ivi contenuti come parte integrante della sua attività.
Come sottolineato dal Presidente di Confindustria
nella prefazione alla Carta “è necessario, infatti,
che imprese, istituzioni e società civile collaborino
per costruire un nuovo modello economico fondato
sul rispetto per l’ambiente e sull’attenzione alla scarsità delle risorse, attraverso la condivisione e l’applicazione di principi di sostenibilità, la diffusione di
tecnologie pulite e la promozione di consumi consapevoli. Le imprese italiane sono impegnate in questo
percorso: collaborano con le istituzioni, la comunità
locale e i partner commerciali e attuano politiche e
misure per controllare il proprio impatto ambientale,
L’acciaio
è
conquista
utilizzare le risorse in maniera efficiente, realizzare
produzioni e prodotti ecocompatibili e ridurre i rifiuti.
Seguendo questa direzione il sistema industriale potrà cogliere nuove opportunità di sviluppo e acquisire anche un vantaggio competitivo a livello internazionale, trasformando la crisi in occasione di crescita. Gli sforzi del mondo produttivo, in ogni caso, devono essere accompagnati e sostenuti da un quadro
di regole prevedibile e certo, che consenta di sviluppare soluzioni pratiche e progettare investimenti di
lungo termine.
La Carta dei Principi sulla sostenibilità ambientale e la
guida operativa intendono confermare l’impegno di
Confindustria in questo campo e stimolare le imprese
a un continuo miglioramento delle proprie attività.”
Con lo scopo di declinare ciascuno dei principi di sostenibilità in pratiche operative, la Carta è accompagnata anche da una Guida Operativa, concepita come strumento di semplice lettura e applicazione, che
può essere utilizzata dalle imprese per diverse finalità:
(a) quale strumento di verifica circa il loro stato e il loro profilo attuale ai fini di una valutazione di compatibilità con i criteri dello sviluppo sostenibile;
(b) quale suggeritore di azioni da intraprendere;
(c) quale strumento dinamico di controllo circa il grado
di implementazione delle varie azioni varate.
Acciaio e sviluppo sostenibile - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
27
5. “Centralità di tecnologie innovative”
Investire in ricerca, sviluppo e innovazione, al fine di sviluppare processi, prodotti e servizi a
sempre minore impatto ambientale.
10 “PRINCIPI”
PER 10 “IMPEGNI”
6. “Gestione responsabile del prodotto”
Promuovere una gestione responsabile del prodotto o del servizio lungo l’intero ciclo di vita, al fine
di migliorarne le prestazioni e ridurne l’impatto
sull’ambiente, anche informando i clienti sulle modalità di utilizzo e di gestione del “fine vita”.
1. “Conseguimento di obiettivi di sostenibilità
ambientale nel breve, medio e lungo periodo”
Porre la tutela dell’ambiente come parte integrante della propria attività e del proprio processo di
crescita produttiva.
7. “Gestione responsabile della filiera produttiva”
Promuovere la salvaguardia dell’ambiente nella
gestione della catena produttiva, coinvolgendo
fornitori, clienti e parti interessate quali attori della propria politica di sostenibilità.
2. “Adozione di un approccio preventivo”
Valutare l’impatto delle proprie attività, dei propri prodotti e servizi, al fine di gestirne gli aspetti
ambientali secondo un approccio preventivo e
promuovere l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili.
8. “Sensibilizzazione e Formazione”
Promuovere iniziative di informazione, sensibilizzazione e formazione, al fine di coinvolgere l’organizzazione nell’attuazione della propria politica ambientale.
3. “Uso efficiente delle risorse naturali”
Promuovere l’uso efficiente delle risorse naturali,
con particolare attenzione alla gestione razionale delle risorse idriche ed energetiche.
4. “Controllo e Riduzione degli impatti ambientali”
Controllare e, ove possibile, ridurre le proprie
emissioni in aria, acqua e suolo; perseguire la minimizzazione della produzione di rifiuti e la loro
efficiente gestione privilegiando il recupero e il
riutilizzo in luogo dello smaltimento; adottare misure idonee a limitare gli effetti delle proprie attività sul cambiamento climatico; promuovere la
salvaguardia della biodiversità e degli ecosistemi.
9. “Trasparenza nelle relazioni con le parti
interessate”
Promuovere relazioni, con le parti interessate, improntate alla trasparenza, al fine di perseguire
politiche condivise in campo ambientale.
10. “Coerenza nelle attività internazionali”
Operare in coerenza con i principi sottoscritti in
questa Carta in tutti i Paesi in cui si svolge la propria attività.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Acciaio e sviluppo sostenibile
28
POLITICA AMBIENTALE DI FEDERACCIAI
Il contenimento delle emissioni in qualunque matrice
ambientale (aria, acqua, suolo), l’uso razionale delle risorse (e in particolar modo dell’energia in considerazione dell’elevato contenuto energetico della produzione dell’acciaio), la gestione sostenibile degli impianti e il loro inserimento nel territorio rappresentano
oggi per il settore siderurgico contemporaneamente una
priorità e una sfida che non può essere persa.
La protezione dell’ambiente riveste un’alta valenza
sociale oltre che un valore strategico nel prodotto e
nelle scelte industriali.
I risultati raggiunti da molte aziende, i continui sforzi di
aggiornamento e le problematiche e i vincoli sempre
più stringenti hanno indotto le imprese siderurgiche a
sviluppare una proposta di politica ambientale che,
prendendo le mosse da una “fotografia” attuale e concreta del settore, aiuti ad individuare precisi obiettivi, il
cui raggiungimento potrà essere monitorato e seguito
con l’evoluzione del Rapporto ambientale.
Principi
• Tutela dell’ambiente.
• Protezione del valore materiale
e delle conoscenze delle imprese.
• Miglioramento degli standard
ambientali della produzione.
• Miglioramento degli standard
ambientali del prodotto.
Obiettivi strategici
• Utilizzo delle migliori tecniche disponibili
per la prevenzione integrata dell’inquinamento.
• Impiego razionale delle risorse energetiche
e delle materie prime.
• Minimizzazione della produzione di rifiuti.
• Massimizzazione dell’utilizzo dei rifiuti
e sottoprodotti derivanti dalla produzione.
• Incremento dell’uso di sistemi
di gestione ambientale certificati.
• Comunicazione ai cittadini e agli Enti di governo
locale e centrale sulla reale situazione ambientale
del settore e sulla sua gestione.
L’acciaio
è
garanzia
Acciaio e sviluppo sostenibile - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
29
ORGANIZZAZIONE E GOVERNANCE DELL’AMBIENTE
Il sistema ambientale siderurgico può essere considerato come se fosse organizzato su due livelli: uno
generale all’interno della Federazione di settore e
l’altro diffuso nelle singole aziende, con possibilità
di verifica e interazione attraverso incontri, reporting,
e un sistema strutturato di comunicazione.
Il livello generale è costituito dagli Organi decisionali
di Federacciai: Comitato di Presidenza e Consiglio
Direttivo, e dall’Area Tecnica di Federacciai.
Compiti specifici di questi attori sono:
• definizione delle politiche e degli indirizzi
del settore in campo ambientale;
• individuazione delle esigenze e dei vincoli
normativi e tecnici che coinvolgono il settore;
• promozione delle politiche di settore
con le Autorità di governo nazionale territoriale;
• individuazione degli indicatori e delle azioni
per il monitoraggio ambientale;
• predisposizione del Rapporto ambientale.
Il livello diffuso è costituito dalle organizzazioni tecniche e ambientali di cui ogni azienda si è dotata, e
in cui sono presenti professionalità tecnico-manageriali con compiti specifici di:
• attuazione delle politiche
e degli indirizzi ambientali definiti;
• attuazione e gestione dei sistemi
di protezione e gestione ambientale;
• monitoraggio e reporting dei risultati;
• ricerca e sperimentazione.
Questo modello organizzativo consente di governare
i processi bidirezionali di tipo verticale, cioè il processo “top-down”, o applicativo, tipico della normativa attuale in campo ambientale, e il processo “bottom-up” di esplicitazione delle esigenze e delle criticità produttive, attraverso una forte omogeneità di
comportamento e di indirizzo che rinforza i possibili
risultati, concorrendo ad accrescere la credibilità sociale del settore.
La governance ambientale è attuata tramite la formazione, l’informazione, i sistemi di gestione ambientale e l’attività di reporting.
Mentre i primi tre aspetti, come si vedrà nel seguito,
sono in diversa misura implementati nel settore, per
quanto riguarda l’attività di reporting proprio il
Rapporto ambientale vuole costituire la base su cui
innestare una più costante e dettagliata attività.
L’esercizio della governance non può inoltre prescindere da una valutazione delle risorse economiche utilizzate per la protezione dell’ambiente, e dalla loro efficacia; le aziende del settore hanno sostenuto in questi anni ingenti investimenti, che andranno quantificati nel loro ammontare complessivo, in
relazione alle migliorie apportate.
Non va infine dimenticata la gestione dei contenziosi
di tipo legale derivanti dall’elevato grado di interpretabilità delle leggi e regolamenti nazionali ed europei
in tema di ambiente; contenziosi che vedono coinvolte
in primo piano le aziende, supportate con diverse modalità dall’organizzazione centrale.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Acciaio e sviluppo sostenibile
30
FORMAZIONE E INFORMAZIONE
Da sempre, formazione e informazione mantengono
la loro centralità quali leve fondamentali per garantire la governance ambientale del sistema siderurgico.
La loro “complementarietà”, rispetto naturalmente all’attività core delle imprese, non deve infatti indurre
a sottovalutarne il ruolo e il loro “peso specifico”,
perché è grazie alla formazione e all’informazione
che il settore siderurgico può avvalersi di strumenti
particolarmente efficaci per armonizzare processi di
natura verticale (“top-down”) di tipo applicativo - l’esecuzione delle norme - e processi di natura orizzontale, con l’esplicitazione delle esigenze e delle criticità produttive.
In altri termini, le attività formative e informative consentono una costante interazione e, soprattutto, una
costante verifica di coerenza e correttezza dei livelli
sui quali si basa il sistema ambientale siderurgico: il
livello generale - che appartiene alla Federazione
del settore - e il livello specifico, cioè quello diffuso
nelle singole aziende.
Per governare davvero con efficienza ed efficacia la
migliore politica di rispetto ambientale, il settore deve poter contare su strumenti formativi e informativi
perfettamente coerenti e continuativi. In questo senso, formazione e informazione rispondono a due
obiettivi essenziali: garantire la qualificazione e l’accrescimento delle competenze delle risorse umane
dedicate - a vario titolo - alla gestione dei temi ambientali; garantire l’attuazione più corretta e omogenea possibile degli indirizzi e, naturalmente, delle
norme.
La formazione
Nell’ambito della formazione, inoltre, da diversi anni si è consolidata anche un’interazione con il sistema Confindustriale che consente un intervento “a cascata”, ovvero basato sulla strutturazione di gruppi
di lavoro omogenei impegnati a recepire, discutere
e confrontarsi con le informazioni ricevute dal sistema attraverso l’Area Tecnica della Federazione.
Essenziale poi l’interazione con la Federazione europea di settore (Eurofer), che da tempo ha istituito
comitati, gruppi di lavoro e task force dedicati a seguire la continua evoluzione della normativa comunitaria in campo ambientale.
Tutto ciò, naturalmente, si somma al livello “orizzontale”, ovvero all’attività formativa che, in contemporanea, viene svolta in tutte le aziende.
Per dare un’idea degli interventi formativi, basti dire
che nel 2011, relativamente alle sole tematiche ambientali l’Area Tecnica di Federacciai ha garantito
la partecipazione a più di 10 diversi gruppi di lavoro istituiti in ambito Confindustria o Eurofer, ha inviato più di 50 circolari informative, ha organizzato numerosi seminari e riunioni tematiche, oltre alle consuete attività di aggiornamento normativo e di consulenza specifica alle singole aziende che ne hanno
fatto richiesta.
Acciaio e sviluppo sostenibile - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
31
L’informazione
Per quanto riguarda l’informazione, anche nel 2011
Federacciai, a nome del settore, ha proseguito nella
creazione e nella diffusione di un ampio e diversificato mix di strumenti, in modo da rispondere con
tempestività e trasparenza alle esigenze di informazione degli stakeholder (esterni e interni).
Accanto alle attività più tradizionali - per esempio le
relazioni con i media, rivolte agli stakeholder di
ogni livello, e garantite con continuità e tempestività
attraverso incontri con la stampa, diffusione di note
e comunicati stampa, ecc. - la Federazione ha pro-
Federacciai, e dunque al settore siderurgico nazionale, di raggiungere un vasto, ancorché selezionato, numero di stakeholderv (in particolare il mondo
politico-istituzionale), rappresentando, con tempestività e trasparenza, non solo i dati e le informazioni
sull’andamento del settore, ma anche le posizioni
seguito nella elaborazione di strumenti mirati, di cui
questo stesso Rapporto è un esempio, per dialogare
in maniera più diretta e personalizzata con i diversi
interlocutori.
Per esempio, il sito web (www.federacciai.it), continuamente aggiornato e implementato, dove gli
stakeholder possono trovare, in tempo reale, tutte le
informazioni che riguardano il settore, dai dati economici alle iniziative più varie, e, naturalmente, alle
iniziative di governance ambientale.
E sempre nell’ambito della comunicazione più mirata si inserisce la newsletter elettronica, ideata nel
2010, che anche nel 2011 ha consentito a
del comparto sulle problematiche aperte e sui temi di
più stringente attualità, con lo scopo di stimolare un
confronto e un dialogo con tutti coloro che, a vario
titolo, sono interessati al destino di un settore industriale fondamentale per l’economia del Paese.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Acciaio e sviluppo sostenibile
32
Periodico dell’associazione
Febbraio 2012 - numero 1
IN QUESTO NUMERO
• Il “set-aside” delle quote di CO2
nella direttiva sull’efficienza energetica:
una proposta fuori luogo e fuori tema
• EUROFER Press Statement
• Accordi di libero scambio con India e Ucraina:
l’UE a testa alta nella lotta alle restrizioni
all’esportazione di materie prime
ACCIAIO:
LIBERO SCAMBIO
Il “set-aside” delle quote di CO2 nella direttiva
sull’efficienza energetica: una proposta fuori luogo
e fuori tema
Il prossimo 28 Febbraio, la Commissione Industria,
Ricerca ed Energia (ITRE) del Parlamento Europeo
sarà chiamata a esprimere un parere sulla proposta
di direttiva in materia di efficienza energetica elaborata dalla Commissione Europea. Tra le proposte
di emendamenti che saranno sottoposti a votazione
desta particolare stupore e preoccupazione quella
relativa al cosiddetto “set-aside” delle quote di CO2
dello schema di Emissions Trading (ETS – Emissions
Trading Scheme).
Questa proposta, inclusa nella direttiva sull’efficienza energetica, non è però in realtà diretta a
misure di efficienza, bensì interviene direttamente
sulle disposizioni di un'altra direttiva, la
2003/87/CE, relativa all’ Emissions Trading. Viene
infatti previsto l’accantonamento (“set aside”) di
un numero significativo di quote di CO2 attualmente calcolate per il terzo periodo dello schema
ETS comunitario (2013-2020), sottraendole
all’ammontare destinato alle aste gestite dagli Stati
membri, con l’obiettivo dichiarato di aumentare
artificiosamente il prezzo della quota di CO2, giudicato attualmente troppo basso. L’ammontare di
quote da sottrarre al mercato sarebbe indicativamente pari alle quote in eccedenza alla fine del
secondo periodo ETS, surplus che si è venuto a
creare per effetto della crisi economica e della
conseguente riduzione delle produzioni e delle
emissioni registrate negli ultimi anni.
Questa proposta è fortemente criticabile sia nel metodo che nel merito, perché in evidente contrasto
con i principi su cui si fonda lo schema di Emissions
Trading europeo, e addirittura controproducente rispetto agli stessi obiettivi di contrasto globale al
cambiamento climatico.
Vediamo in sintesi quali sono le principali criticità
per le quali è opportuno che il Parlamento Europeo
effettui una attenta valutazione respingendo l’introduzione del meccanismo del set aside:
Prima pagina Newsletter Federacciai - Febbraio 2012
Acciaio e sviluppo sostenibile - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
33
Il dialogo con gli stakeholder: un’indagine
nazionale
L’industria siderurgica italiana, come più volte sottolineato, ha compiuto e sta compiendo, ormai da diversi anni, un grande e costante sforzo per abbattere l’impatto ambientale che, inevitabilmente, ogni
produzione “pesante” comporta.
Lo ha fatto investendo nelle tecnologie più avanzate
oggi disponibili, e i buoni risultati sono concretamente palpabili e misurabili.
Ma, si è chiesta l’industria, le comunità, la collettività hanno la percezione di questo impegno? E cosa si può fare
per darne una maggiore e tempestiva comunicazione?
Da qui è nata l’idea di realizzare, affidandola a un ente terzo e professionalmente deputato e specializzato,
un’indagine presso un campione statisticamente rappresentativo dell’intera popolazione italiana.
Ma non solo. Perché Federacciai ha voluto cogliere, attraverso questa ricerca, l’opportunità di un vero e proprio confronto con la collettività, sondando sì la percezione degli italiani nei confronti dell’industria siderurgica per quanto attiene alla materia ambientale, ma, più
in generale, la loro opinione su molteplici aspetti legati
anche all’essenza stessa dell’acciaio, dei suoi utilizzi,
e così via. Parliamo di confronto perché la ricerca non
mirava soltanto a raccogliere giudizi, ma anche suggerimenti, critiche, aspettative, ecc..
La ricerca, pertanto, condotta dall’ISPO del
Professor Renato Mannheimer, nella primavera
2010, non voleva semplicemente “fotografare”, come si dice, una situazione, ma si poneva l’obiettivo
di offrire al comparto siderurgico uno strumento critico sulla base del quale meglio orientare le proprie
politiche di sviluppo, compenetrando maggiormente
gli interessi imprenditoriali e i legittimi interessi della
collettività.
Senza retorica, diciamo che la ricerca si poneva l’obiettivo, nel rispetto dei propri limiti oggettivi e delle
proprie dimensioni, di dare un contributo a favore di
un condiviso progetto di sviluppo sostenibile.
I criteri e la metodologia dell’indagine
Al fine di ottenere un quadro il più ampio e completo
possibile sull’oggetto della ricerca (la reputazione e
l’immagine del comparto siderurgico) e poterne analizzare le diverse sfaccettature e percezioni esistenti,
lo studio è stato svolto in 3 moduli, ciascuno dedicato a un target differente:
Fase A – Lo studio reputazionale qualitativo provinciale
24 interviste nelle 6 province individuate come strategiche per il comparto (Trieste, Vicenza, Bergamo,
Brescia, Livorno – Piombino e Taranto). Sono stati intervistati giornalisti economici, accademici e docenti, sindacalisti ed esponenti di associazioni per i consumatori o associazioni ambientaliste, esponenti delle amministrazioni locali.
Fase B – Lo studio reputazionale quantitativo presso
testimoni privilegiati
100 top opinion a livello nazionale (appartenenti al
mondo aziendale – circa il 40% –, ai media, alla PA
ed Enti locali, associazioni – ambientaliste, di consumatori, consorzi – e sindacati, accademici e professionisti).
Fase C – Lo studio reputazionale quantitativo presso
la popolazione
800 cittadini maggiorenni, a livello nazionale.
I risultati dell’indagine in sintesi
La ricerca è interamente consultabile sul sito della
Federazione, ma, per comodità, si indicano qui, in
estrema sintesi, i risultati.
I tre studi realizzati hanno restituito una percezione
di un comparto siderurgico che a oggi fa i conti con:
• un’immagine solida, per quanto anche piuttosto
ambivalente e con importanti questioni da affrontare e in qualche modo risolvere;
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Acciaio e sviluppo sostenibile
34
• un sedimentato di percezioni che ne fanno un
comparto tutt’altro che obsoleto, se è vero che le
strategie per il futuro indicate da qualificati top
opinion riguardano soprattutto: innovazione - di
prodotto e di processi - sicurezza e qualità, che,
nel settore siderurgico, è come dire, soprattutto,
sostenibilità ambientale;
• una sfida, che è poi la sfida per eccellenza, della
competitività globale;
• una richiesta di maggiore comunicazione verso
l’esterno;
• un’opinione pubblica non necessariamente molto
informata, ma sicuramente ben disposta: che dimostra infatti una notevole familiarità con il tema
acciaio, e che teme l’acciaio molto meno di altri
comparti.
L’acciaio
è
igiene
I prossimi step
Federacciai si è posta l’obiettivo di ripetere, periodicamente, a intervalli significativi, l’indagine, in modo da poter definire una sorta di “benchmark” rispetto al quale misurare - di volta in volta - gli “scostamenti”, ovvero l’evoluzione, auspicabilmente
positiva, del profilo reputazionale del comparto.
Il che significa, da un lato, verificare quanto la siderurgia sappia percorrere processi di sviluppo sostenibile; dall’altro, quanto l’opinione pubblica abbia
la percezione di questo processo.
E, in tutti casi, poter eventualmente mettere in campo
tutti i più opportuni correttivi.
Acciaio e sviluppo sostenibile - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
35
GLI INVESTIMENTI IN CAMPO AMBIENTALE
Negli ultimi anni le aziende del settore siderurgico
hanno investito ingenti risorse economiche nel miglioramento dei propri impianti produttivi. Una parte
importante di questi investimenti è riconducibile direttamente o indirettamente al miglioramento delle
performance ambientali e al contenimento dell’impatto ambientale dell’attività industriale sul territorio.
Dal 2006 al 2009 gli investimenti in campo ambien-
tale si sono sempre mantenuti ampiamente al di sopra del 10% degli investimenti totali nella siderurgia. Da sottolineare che nel 2009, nonostante la crisi
economica e la drastica riduzione della produzione,
gli investimenti ambientali si sono mantenuti su livelli
molto elevati coprendo il 14% del totale e confermando l’impegno costante della siderurgia per la riduzione degli impatti sull’ambiente.
Percentuale investimenti ambientali sul totale investimenti siderurgia
%
16
14
12
10
8
6
4
2
2009
2008
2007
2006
0
Fonte: Federacciai Area Statistica
In particolare gli investimenti ambientali delle aziende siderurgiche italiane nel 2008 hanno superato i
200 milioni di euro e si sono mantenuti superiori ai
150 milioni di euro anche nel 2009.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Acciaio e sviluppo sostenibile
36
Investimenti in campo ambientale nella siderurgia
M. €
M. t.
acciaio
250
35,0
200
28,0
150
21,0
100
14,0
2009
0,0
2008
0
2007
7,0
2006
50
Produzione
Investimenti in campo ambientale
Fonte: Federacciai Area Statistica
Grazie a questi crescenti investimenti, gli impianti siderurgici nazionali sono oggi in grado di soddisfare
i sempre più stringenti requisiti ambientali imposti
dalla normativa comunitaria e nazionale e applicano le Migliori Tecniche Disponibili in campo ambientale (BAT – Best Available Techniques), seguendone
l’evoluzione e i costanti aggiornamenti.
Sulla base degli aggiornamenti pubblicati dall’ISTAT
sulle spese per la protezione dell’ambiente sostenute
L’acciaio
è
universo
dalle imprese industriali italiane nel 2009 (“Gli investimenti per la protezione dell’ambiente delle imprese industriali - Anno 2009” – ISTAT, Statistiche report, 17 gennaio 2012), il settore metallurgico nazionale, di cui la siderurgia è la parte maggiormente
rilevante, si conferma ai primi posti tra i diversi settori industriali per l’entità degli investimenti in campo ambientale, con una quota pari al 17% degli investimenti ambientali complessivi dell’industria nazionale.
Acciaio e sviluppo sostenibile - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
37
Ripartizione degli investimenti in campo ambientale tra i diversi settori industriali (anno 2009)
8,2% 3,8%
2,6% 7,6%
6,0%
2,6%
1,6%
17,2%
0,3%
4,7%
16,9%
18,4%
10,1%
Metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo
Fabbricazione di mezzi di trasporto
Fabbr. di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi
Industrie tessili e dell’abbigliamento
Fabbr. coke, raffinerie di petrolio, trattam. combustibili nucleari
Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche
Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali
Industrie del legno e dei prodotti in legno
Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco
Industrie conciarie, fabbricazione dei prodotti in cuoio,
pelle e similari
Fabbr. pasta-carta, carta e prod. di carta
Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici
Fabbr. macchine elettriche e apparecchiature elettroniche ed ottiche
Altro
Fonte: ISTAT
Per ciascun settore industriale oggetto di indagine, lo
studio riporta inoltre la ripartizione degli investimenti
per tipologia di intervento e matrice ambientale, secondo la classificazione internazionale CEPA 2000
(Classification of Environmental Protection Activities
and expenditure), che costituisce lo standard di riferimento del Regolamento comunitario n. 2056/2002
sulle statistiche strutturali delle imprese.
Nel 2009 gli investimenti nel settore metallurgico/siderurgico hanno riguardato in misura pressoché
uguale le differenti tipologie di intervento e matrice
ambientale, con una prevalenza per quelli destinati
alla protezione dell’aria e del clima (36%), seguiti
dalla gestione dei rifiuti e delle acque (entrambe al
22%). Nel restante 20% riferibile alla voce “altro”,
sono raggruppati interventi per la protezione e recupero del suolo, l’abbattimento del rumore e delle vibrazioni, la protezione della biodiversità e del paesaggio, la protezione dalle radiazioni, oltre le spese
per ricerca e sviluppo finalizzate alla protezione dell’ambiente, e le altre attività non riferibili esclusivamente a una delle precedenti classi.
Si precisa che, in base alla metodologia adottata
dall’ISTAT, sono invece escluse dalle rilevazioni le
spese sostenute per limitare l’utilizzo di risorse naturali (ad esempio il risparmio energetico) e le spese
per attività che, pur esercitando un impatto favorevole sull’ambiente, vengono effettuate per perseguire
altri scopi principali, quali, ad esempio, igiene e sicurezza dell’ambiente di lavoro.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Acciaio e sviluppo sostenibile
38
Ripartizione degli investimenti per tipologia di intervento nel settore metallurgia
e fabbricazione prodotti in metallo (anno 2009)
22%
20%
36%
22%
Protezione aria e clima
Gestione rifiuti
Gestione acque reflue
Altro (suolo, falda, rumore, biodiversità, paesaggio, radiazioni)
Fonte: ISTAT
Acciaio e sviluppo sostenibile - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
39
L’APPLICAZIONE DELLE MIGLIORI TECNICHE DISPONIBILI –
BAT (BEST AVAILABLE TECHNIQUES)
Il settore siderurgico è soggetto alla disciplina comunitaria in materia di prevenzione e controllo integrato dell’inquinamento (IPPC – Integrated Pollution
Prevention and Control), come recentemente modificata e integrata a seguito dell’entrata in vigore della
Direttiva in materia di emissioni industriali (IED –
Industrial Emissions Directive, Dir. 2010/75/UE).
Ai sensi di questa normativa tutti gli impianti di produzione e trasformazione dell’acciaio sono tenuti alla rigorosa applicazione delle Migliori Tecniche
Disponibili (BAT – Best Available Tecniques), che sono così definite dalla Direttiva 2010/75/UE.
Migliori tecniche disponibili: la più efficiente e avanzata
fase di sviluppo di attività e relativi metodi di esercizio
indicanti l’idoneità pratica di determinate tecniche a costituire la base dei valori limite di emissione e delle altre
condizioni di autorizzazione intesi a evitare oppure,
ove ciò si riveli impraticabile, a ridurre le emissioni e
l’impatto sull’ambiente nel suo complesso:
L’acciaio
è
informazione
a) per «tecniche» sia le tecniche impiegate sia le modalità di progettazione, costruzione, manutenzione, esercizio e chiusura dell’installazione;
b) per «tecniche disponibili» le tecniche sviluppate
su una scala che ne consenta l’applicazione in
condizioni economicamente e tecnicamente attuabili nell’ambito del pertinente comparto industriale, prendendo in considerazione i costi e i vantaggi, indipendentemente dal fatto che siano o meno
applicate o prodotte nello Stato membro di cui si
tratta, purché il gestore possa avervi accesso a
condizioni ragionevoli;
c) per «migliori», si intendono le tecniche più efficaci
per ottenere un elevato livello di protezione dell’ambiente nel suo complesso.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Acciaio e sviluppo sostenibile
40
Le BAT applicabili per ciascun aspetto ambientale
(emissioni in atmosfera, scarichi idrici, gestione dei
rifiuti, risparmio energetico, ecc.) e per ciascuna tipologia di processo produttivo o impianto sono individuate e descritte all’interno di un documento tecnico di riferimento settoriale denominato BRef (BAT
Reference) che viene elaborato dall’European IPPC
Bureau della Commissione Europea a seguito di un
confronto tecnico che vede la partecipazione di
esperti nominati dagli stati membri e dall’industria. Il
BRef viene periodicamente aggiornato per tenere
conto delle evoluzioni e dei progressi delle tecniche
esistenti o di nuove tecniche applicabili.
La versione aggiornata del BRef per la siderurgia
(che ha aggiornato la precedente edizione risalente
al 2001) e la Decisione sulle Conclusioni sulle BAT
per il settore siderurgico sono state pubblicate a
marzo 2012. Con la pubblicazione delle “BAT
Conclusions” il settore siderurgico è il primo comparto industriale europeo in ordine di tempo, ad avere
un documento di tale natura in conformità alle più
recenti e stringenti disposizioni in materia di emissioni industriali e prevenzione dell’inquinamento.
La recente Direttiva in materia di emissioni industriali, che ha rivisto e integrato la precedente Direttiva
IPPC, ha previsto inoltre che, per ciascun settore industriale coinvolto, la Commissione europea, parallelamente al percorso di approvazione del BRef e in
coerenza con i suoi contenuti, adotti le “Conclusioni
sulle BAT” in forma di vero e proprio atto di esecuzione (Decisione pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale
dell’UE). La Decisione sulle Conclusioni elenca e descrive le tecniche BAT riportando in particolare i livelli di emissione associati (BAT-AEL: BAT Associated
Emission Levels) e le informazioni per valutarne l’applicabilità. Le Conclusioni sulle BAT costituiscono
l’atto di riferimento vincolante per le autorità competenti degli Stati membri ai fini della fissazione delle
condizioni e delle prescrizioni nelle Autorizzazioni
Integrate Ambientali (AIA) dei singoli impianti.
Particolare importanza per la fissazione dei limiti di
emissione in autorizzazione assumono i “livelli di
emissione associati alle BAT” (cd BAT-AEL) , definiti
dalla Direttiva come “intervalli di livelli di emissione
ottenuti in condizioni di esercizio normali utilizzando una migliore tecnica disponibile o una combinazione di migliori tecniche disponibili,come indicato
nelle conclusioni sulle BAT, espressi come media in
un determinato arco di tempo e nell’ambito di condizioni di riferimento specifiche”.
Tenuto conto degli elevatissimi livelli di prestazione richiesti dall’applicazione delle Conclusioni sulle BAT per
la siderurgia, che si traducono in livelli di emissione associati (BAT-AEL) estremamente ambiziosi, il processo
di adeguamento degli impianti costituirà nei prossimi
anni un’importante sfida per le imprese del settore sia
dal punto di vista tecnico che economico.
Acciaio e sviluppo sostenibile - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
41
Per meglio capire la portata delle precedenti affermazioni può essere utile, attraverso alcuni esempi,
effettuare un confronto tra i livelli di emissione associati alle BAT (BAT-AEL) riportati nella versione del
primo BRef siderurgico (pubblicato nel 2001) e quelli contenuti nel BRef recentemente aggiornato ai sensi della Direttiva IED (pubblicato a marzo 2012).
- Sempre in tema di elettrosiderurgia ancora più accentuata è la riduzione del livello di emissione associato all’applicazione combinata delle tecniche
di abbattimento di PCDD/F che è passata da un
range avente come estremo superiore 0,5 ng ITEQ/Nm3 a un valore singolo di 0,1 ng ITEQ/Nm3.
- Per quanto riguarda le emissioni in atmosfera di polveri da forno elettrico per gli impianti esistenti, nell’arco di poco più di dieci anni trascorsi dal primo BRef
al suo recente aggiornamento, il relativo BAT-AEL si è
ridotto a un terzo passando da 15 a 5 mg/Nm3 (determinato come valore medio giornaliero).
- Per quanto riguarda la produzione di acciaio a ciclo
integrale si può citare l’esempio delle emissioni primarie di polveri dalle linee di sinterizzazione: il BATAEL associato all’applicazione della tecnica di abbattimento con precipitatori elettrostatici si è ridotto
da 50 mg/Nm3 a un range 20-40 mg/Nm3.
L’acciaio
è
arte
L’acciaio
è
perfezione
Sistemi
di gestione
ambientale
Oltre il 70% della produzione nazionale
di acciaio viene realizzato in impianti
dotati di sistemi volontari di gestione
ambientali certificati ISO 14001.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Sistemi di gestione ambientale
44
Lo sviluppo di procedure operative di gestione e controllo degli aspetti ambientali coinvolti dai processi
produttivi, la disponibilità di informazioni in forma
organizzata, l’elaborazione di programmi di miglioramento sono alcuni degli elementi essenziali per
un’azienda che intenda perseguire obiettivi strategici nell’ambito della propria politica ambientale.
Per questo motivo il settore ha da sempre sostenuto
con convinzione l’adesione ai sistemi volontari di gestione ambientale, che hanno dato prova nel tempo
di essere strumenti efficaci per gestire in maniera integrata i diversi aspetti ambientali, per tenere sotto
controllo le prestazioni in un’ottica di miglioramento
continuo e rispondere alla crescente sensibilità dei
clienti e dei consumatori nei confronti delle tematiche ambientali.
Gli ultimi dati disponibili (fonte Accredia) dimostrano come sia in continuo aumento il numero di aziende dell’industria dei metalli che hanno introdotto nella propria organizzazione un sistema di gestione
ambientale certificato ISO 14001.
Se focalizziamo l’attenzione in particolare sulle acciaierie, si può notare come negli ultimi anni, in un
contesto di sensibile rallentamento dell’attività produttiva dovuta alla crisi economica, le aziende abbiano continuato a credere e a investire nei sistemi
di gestione ambientale, facendo registrare un’accelerazione nella crescita delle certificazioni
ISO14001. A oggi più della metà degli stabilimenti
di produzione acciaio a livello nazionale sono dotati
di un sistema di gestione ambientale certificato, con
un numero di impianti certificati alla fine del 2011
che è cresciuto di oltre il 50% rispetto al 2008.
Se rapportiamo questi numeri alla produzione, si
può affermare che oltre il 70% dell’acciaio italiano
viene prodotto in impianti dotati di un sistema di gestione ambientale certificato ISO 14001.
Nonostante lo sviluppo e i buoni risultati derivanti
dalla adozione di questi sistemi volontari, ancora
troppo limitati sono i meccanismi di premialità, agevolazione e semplificazione, che la normativa comunitaria o nazionale ha introdotto per incentivarne la
diffusione.
La normativa nazionale riconosce - ad esempio - una
maggior durata dell’Autorizzazione Integrata
Ambientale (AIA) alle imprese con sistemi di gestione
certificati e alcune minori facilitazioni sono riconosciute da alcune normative regionali (ad esempio la riduzione dell’importo delle fideiussioni in tema di gestione dei rifiuti), ma queste misure andrebbero rafforzate
e incrementate soprattutto come strumento di semplificazione per la Pubblica amministrazione.
Recentemente, un primo passo in questa direzione,
che deve tuttavia essere seguito dalla concreta attuazione, è rappresentato dal Decreto Legge n. 5 del 9
febbraio 2012, cd. “Decreto Legge Semplificazioni”, laddove è prevista l’emanazione di appositi
regolamenti interministeriali allo scopo di ridurre o
addirittura eliminare i controlli sulle imprese, qualora queste siano in possesso di certificazione del sistema di gestione per la qualità ISO o di altra appropriata certificazione emessa, a fronte di norme armonizzate, da un organismo di certificazione accreditato.
Sistemi di gestione ambientale - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
45
Certificazioni ISO 14001 dell’industria dei metalli dal 1995 al 2011
1.400
1.200
1.000
800
600
400
200
dic - 11
dic - 10
dic - 09
dic - 08
dic - 07
dic - 06
dic - 05
dic - 04
dic - 03
dic - 02
dic - 01
dic - 00
dic - 99
dic - 98
dic - 97
dic - 96
dic - 95
0
Fonte: Accredia
Certificazioni ISO 14001 delle acciaierie dal 2001 al 2011
%
60
50
40
30
20
10
2011
2010
2009
2008
2007
7
2006
2005
2004
2003
2002
2001
0
Fonte: Accredia
L’acciaio
è
velocità
Materie
prime
e riciclo
L’acciaio è il materiale più riciclabile
e riciclato al mondo.
L’Italia è il 1° Paese europeo per riciclo
di rottame ferroso, con una media di
circa 20 milioni di tonnellate annue
di materiale che viene rifuso nelle
acciaierie nazionali.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Materie prime e riciclo
48
LE MATERIE PRIME E IL CICLO DELL’ACCIAIO
La figura riportata in queste pagine vuole rappresentare in modo sintetico e illustrativo lo schema ciclico
dei flussi di materia coinvolti nel processo produttivo
dell’acciaio, fornendo al contempo i principali dati
Il ciclo dell’acciaio
in Italia
rappresentativi del consumo di materie prime e di risorse riciclate da parte della siderurgia italiana negli
ultimi quattro anni.
Si tratta di una schematizzazione del ciclo di vita
ESPORTAZIONE
DI ROTTAME
0,4
0,3
0,4
0,3
I dati riportati in figura, espressi in
milioni di tonn. si riferiscono a:
anno 2008
anno 2009
anno 2010
anno 2011
IMPORTAZIONI
DI GHISA
2,0
0,9
1,0
1,3
CARBONI
CALCE CALCARE
PRODUZIONE
DI GHISA
10,4
5,7
8,5
9,8
ESPORTAZIONE
DI GHISA
CONSUMO
DI GHISA E ROTTAME
MINERALE
DI FERRO
16,3
8,2
11,3
13,9
CONSUMO
DI ROTTAME
23,9
16,1
18,0
19,4
ROTTAME
NAZIONALE
18,1
12,7
13,4
13,7
SCORIE
DA ALTOFORNO
FONDERIE
IMPORTAZIONI
DI ACCIAIO GREZZO
CONVERTITORE
AD OSSIGENO (BOF)
10,9
5,8
8,6
9,9
SCORIE DA CONVERTITORE
SCORIE DA FORNO ELETTRICO
SCARTI D’ACCIAIO
DAI PROCESSI
FORNO ELETTRICO
(EAF)
19,7
14,0
17,0
18,8
PRODUZIONE
ACCIAIO GREZZO
30,6
19,8
25,6
28,7
IMPORTAZIONI DI PRODOTTI FINITI
E SEMIFINITI IN ACCIAIO
IMPORTAZIONI
DI MANUFATTI IN ACCIAIO
SCARTI D’ACCIAIO
DALLA PRODUZIONE
DI MANUFATTI
PRODUZIONE
DI PRODOTTI FINITI
E SEMIFINITI IN ACCIAIO
PRODOTTI
IN ACCIAIO
ESPORTAZIONI
DI ACCIAIO GREZZO
ESPORTAZIONI DI PRODOTTI FINITI
E SEMIFINITI IN ACCIAIO
Materie prime e riciclo - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
49
dell’acciaio, in cui, evidenziate in diversi colori, sono
presenti le varie fasi che a partire dal reperimento
delle materie, attraverso i processi di produzione e
lavorazione portano alla realizzazione di beni di
consumo, che a loro volta giunti a fine vita utile ritornano in ciclo per produrre nuovamente acciaio:
-
reperimento delle materie prime;
produzione di acciaio grezzo e affinazione;
trasformazione e lavorazione;
manifattura di prodotti;
utilizzo dei prodotti nella società;
fine vita, recupero e riciclo.
IMPORTAZIONE
DI ROTTAME
5,8
3,4
4,6
5,7
Mediante l’apporto di energia, nel forno elettrico e
nel convertitore a ossigeno il rottame ferroso e la ghi-
ACCIAIO NELLA SOCIETÀ
IMBALLAGGI
vita media 1 anno
AUTOMOTIVE
vita media 12 anni
ALTRI
vita media 5 anni
Le materie prime principali utilizzate per la produzione di acciaio a ciclo integrale, passando attraverso la produzione di coke (in cokeria) e di ghisa (in
altoforno), sono i minerali di ferro e i carboni fossili,
unitamente ad altre materie prime e ausiliarie (come
ad esempio calcare, dolomite, calce, ecc). Minerali
di ferro e carboni sono essenzialmente materiali di
importazione che arrivano agli stabilimenti a ciclo
integrale in Italia via mare.
La materia prima principale per la produzione di acciaio a forno elettrico è invece costituita dai rottami
ferrosi che derivano in parte da scarti provenienti direttamente dai processi di produzione, ma soprattutto dai prodotti in acciaio che hanno terminato il loro
ciclo di vita. I rottami vengono parzialmente utilizzati anche nel convertitore a ossigeno in aggiunta alla
ghisa proveniente dall’altoforno.
MACCHINARI
vita media 25 anni
BENI DI CONSUMO
vita media 13 anni
ESPORTAZIONI
DI MANUFATTI IN ACCIAIO
COSTRUZIONI
vita media 60 anni
sa (proveniente dell’altoforno) si trasformano in acciaio che viene successivamente affinato per raggiungere la qualità desiderata e poi sottoposto a ulteriori lavorazioni/trasformazioni.
I prodotti che derivano dalle operazioni di modificazione plastica, chiamati impropriamente “finiti”, costituiscono il materiale di partenza per altre industrie
(meccanica, edilizia, automotive, oil&gas, elettronica, ecc.) che li utilizzano o li lavorano per la realizzazione di beni di consumo.
Se si considera perciò la quantità di oggetti e di
componenti in acciaio presenti nei più diversi ambiti
della società (nella sfera dell’abitare, del lavorare,
del tempo libero, ecc.) o per la realizzazione dei
quali è stato utilizzato l’acciaio, si può legittimamente affermare che l’acciaio è il materiale più importante e presente nella vita dell’uomo. Senza l’acciaio, non sarebbe possibile alcun progresso.
I prodotti così realizzati hanno una durabilità più o
meno lunga, in funzione della tipologia e dell’utilizzo
a cui sono destinati, come si può vedere dalla figura.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Materie prime e riciclo
50
Mentre ad esempio gli imballaggi in acciaio raggiungono il fine vita e tornano in ciclo in tempi estremamente rapidi (circa 1 anno), l’acciaio da costruzione può durare svariate decine di anni (vita media
60 anni) prima di terminare la sua funzione ed essere anch’esso avviato al riciclo.
L’acciaio a fine vita viene raccolto separatamente e,
a seconda della sua origine, può esser già sostanzialmente idoneo come materia prima o avere bisogno di trattamenti (ad esempio le tecniche magnetiche di separazione dai materiali estranei indesiderati) prima di essere destinato alla rifusione in acciaie-
ria e ritornare così all’inizio del ciclo e dare quindi
vita a nuovi acciai.
I dati a livello nazionale evidenziano, dopo la crisi
del 2009, un progressivo aumento della produzione
di acciaio grezzo e un conseguente incremento delle
quantità delle principali materie prime utilizzate,
senza tuttavia ancora raggiungere i livelli pre-crisi
del 2008: il consumo di rottame passa da 16,1 M.
di tonnellate consumate nel 2009 a 19,4 M. di tonnellate nel 2011 e il minerale di ferro da 8,2 M. di
tonnellate a 13,9 M. di tonnellate.
LA RICICLABILITÀ DELL’ACCIAIO
Lo schema del ciclo di vita dell’acciaio rende immediatamente visibile una delle sue principali caratteristiche,
vale a dire di essere un materiale riciclabile al 100%
che può venire riciclato virtualmente infinite volte senza
che siano perse le qualità strutturali e di resistenza.
Infatti, dal punto di vista chimico il legame metallico
di cui è costituito consente all’acciaio di ripristinare,
durante il processo di solidificazione che segue la
fase di fusione, le sue originarie proprietà prestazionali, al contrario di quanto avviene per i materiali
non metallici le cui proprietà degradano progressivamente durante il riciclaggio.
Il recupero dei rottami ferrosi, rispetto agli altri metalli, viene inoltre particolarmente favorito dalle loro
proprietà magnetiche che li rendono più facilmente
separabili da altre componenti di materiali diversi
presenti nei prodotti industriali o nei beni di consumo. Attraverso questa separazione i prodotti che
contengono acciaio possono così dare origine, alla
fine del loro ciclo di vita utile, a nuovi acciai per altre applicazioni.
Per questi motivi l’acciaio
è di gran lunga il materiale più riciclabile
e riciclato al mondo.
Secondo i dati della World Steel Association, nel
2008 oltre 475 milioni di tonnellate di rottame ferroso sono state avviate a riciclo, una cifra che supera
da sola il totale combinato fatto registrare dall’insieme di altri materiali riciclabili, inclusa la carta, la
plastica, il vetro, il rame e l’alluminio.
Grazie alle operazioni di riciclo a cui è sottoposto
l’acciaio, è possibile ottenere una produzione ambientalmente sostenibile che consente la riduzione del
consumo di risorse naturali e di energia, una minor
emissione di CO2 e una minor produzione di rifiuti.
Nella tabella seguente vengono riportati i risultati di
uno studio della World Steel Association che ha stimato le percentuali di acciaio che, applicando le attuali tecniche, è possibile recuperare da alcune categorie di prodotti e beni di consumo.
Materie prime e riciclo - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
51
Grazie allo sviluppo industriale, alla ricerca e alla
migliore efficienza dei processi, è possibile ipotizzare i valori che potrebbero essere raggiunti nel 2050.
Per la World Steel Association, il raggiungimento di
Materiali da costruzione (edifici, infrastrutture viarie, ecc.)
Automobili e altri veicoli
Macchinari
Elettrodomestici
Contenitori
Totale
questi obiettivi nel 2050 significherebbero ulteriori
38 milioni di tonnellate di acciaio riciclato a livello
mondiale.
Tassi di riciclo dell’acciaio
2007
2050
85%
90%
85%
95%
90%
95%
50%
75%
69%
75%
83%
90%
Fonte: “Metals for buildings. Essential & fully Recyclable”, European Metals Associations
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Materie prime e riciclo
52
IL ROTTAME: UNA “BANCA” DI ENERGIA E CO2
Oltre il 45% della produzione siderurgica europea
si fonda sul recupero e riciclo del rottame, che viene
rifuso per dare vita a nuovi prodotti in acciaio.
In particolare l’Italia è al primo posto in UE per la
produzione di acciaio a forno elettrico, che utilizza
come materia prima essenzialmente il rottame
ferroso, e fa registrare il più elevato consumo annuo
di questo materiale all’interno della Comunità.
Le acciaierie italiane nel 2011 hanno riciclato quasi
20 milioni di tonnellate di rottame ferroso, di cui circa il 70% proveniente dalla raccolta nazionale, il
18% importato da altri Paesi Europei e il rimanente
12% da Paesi Terzi.
Provenienza del rottame consumato dalle acciaierie italiane (Anno 2011)
Italia
70%
Paesi Terzi
12%
Altri Europa
5%
Francia
4%
Germania
9%
Fonte: Federacciai
In considerazione della scarsa dotazione di risorse
primarie in Europa e in Italia, in particolare di quelle
derivanti da attività estrattiva, il rottame ferroso può
essere legittimamente considerato come una vera e
propria “miniera” europea che deve essere attentamente preservata e valorizzata.
Negli ultimi dieci anni si è assistito a una crescita allarmante delle esportazioni di rottame dall’UE verso
i Paesi Terzi: in dieci anni le esportazioni sono quasi
raddoppiate, mentre le importazioni sono significativamente diminuite. Come evidenziato nel grafico l’esportazione netta è di conseguenza cresciuta del
350% dal 2000 al 2010.
Inoltre il mercato internazionale del rottame appare
fortemente sbilanciato e distorto: alla libera esportazione europea fanno riscontro barriere di protezione
delle proprie risorse innalzate da Paesi Terzi attra-
verso il sempre più diffuso e frequente ricorso a misure economiche quali i dazi all’esportazione.
Ma il fenomeno del crescente drenaggio della risorsa “rottame” dall’UE verso i Paesi Terzi non può e
non deve esser valutato esclusivamente da un punto
di vista strettamente commerciale, in quanto esso
costituisce una pericolosa deriva anche da un punto
di vista ambientale, energetico e dell’efficienza
nell’utilizzo delle risorse, come brevemente illustrato
di seguito.
Come ben evidenziato in forma grafica dalla rappresentazione del ciclo dell’acciaio, è bene sottolineare
che l’acciaio deve essere prodotto “la prima volta”
partendo dal minerale di ferro attraverso il processo
a ciclo integrale che lo porta nelle condizioni fisiche
Materie prime e riciclo - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
53
gittimamente attribuito un valore intrinseco di energia e di CO2 imprigionata.
e chimiche adatte al suo impiego e di conseguenza
al suo successivo riutilizzo come rottame.
Il contenuto energetico (e il conseguente contributo
emissivo di CO2) di questo processo rimane “imprigionato” nell’acciaio prodotto e di conseguenza nel
rottame alla fine del ciclo di vita.
Considerando il sistema siderurgico nel suo complesso (che in Italia è particolarmente ben bilanciato con
circa il 35-40% di produzione da minerale e il restante 65-60% da forno elettrico, a fronte di percentuali inverse nella media dei Paesi UE), in virtù delle
precedenti considerazioni, al rottame può essere le-
Considerando i volumi di materiale annualmente riciclati in Europa, il rottame può essere in questo senso considerato una vera e propria “banca” di energia e CO2. Ogni tonnellata netta di rottame che lascia l’Europa costituisce di fatto una perdita in termini di costi energetici e ambientali, ponendosi in contrasto con obiettivi strategici dell’UE quali l’uso efficiente delle risorse energetiche, la realizzazione di
una economia “low carbon” e di una “società del recupero e del riciclo”.
Rottame ferroso: andamento delle importazioni ed esportazioni UE vs. Paesi Terzi
ton
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
22.000.000
21.000.000
20.000.000
19.000.000
18.000.000
17.000.000
16.000.000
15.000.000
14.000.000
13.000.000
12.000.000
11.000.000
10.000.000
9.000.000
8.000.000
7.000.000
6.000.000
5.000.000
4.000.000
3.000.000
2.000.000
1.000.000
0
Import
Export
Fonte: Eurofer
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Materie prime e riciclo
54
LA CESSAZIONE DELLA QUALIFICA DI RIFIUTO DEL ROTTAME
La Direttiva europea in materia di rifiuti, Direttiva
2008/98/CE, al fine di favorire e incentivare il mercato europeo del recupero dei materiali secondari ha
individuato alcune condizioni armonizzate a livello
comunitario da rispettare affinché una sostanza o un
oggetto, a seguito di un operazione di recupero, possa cessare di essere considerato rifiuto ed essere
commercializzato come vero e proprio “prodotto”.
Le condizioni individuate dalla Direttiva sono:
• la sostanza o l’oggetto è comunemente utilizzato
per scopi specifici;
• esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto;
• la sostanza o l’oggetto soddisfa i requisiti tecnici
per gli scopi specifici e rispetta la normativa e gli
standard esistenti applicabili ai prodotti;
• l’utilizzo della sostanza o dell’oggetto non porterà
a impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla
salute umana.
La Direttiva ha poi individuato alcuni materiali (carta, vetro, metalli, rifiuti tessili, aggregati) per i quali
risulta prioritario, nel rispetto delle suddette condizioni generali, definire specifici requisiti per la cessazione della qualifica di rifiuto (“End of Waste”) attraverso regolamenti tecnici direttamente applicabili
in tutti gli Stati membri dell’UE.
In considerazione del fatto che il mercato del recupero del rottame è ormai una realtà da tempo consolidata in Europa e che le quattro condizioni generali definite dalla Direttiva sono manifestamente soddisfatte da questo tipo di materiale, il primo
Regolamento europeo in materia di “End of Waste”
è stato dedicato proprio ai rottami metallici.
L’8 aprile 2011 è stato infatti pubblicato il Rego-lamento UE n. 333/2011 del Consiglio recante i criteri che determinano quando alcuni tipi di rottami
metallici (ferro, acciaio e alluminio) cessano di essere considerati rifiuti ai sensi della Direttiva
2008/98/CE. Il Regolamento, dopo un periodo
transitorio di sei mesi per consentire agli operatori
coinvolti di adeguarsi alle nuove disposizioni, è entrato definitivamente in applicazione in tutta
l’Unione Europea a partire dal 9 ottobre 2011. In
sintesi il Regolamento consente, nel rispetto di una
serie di requisiti tecnici e gestionali, di escludere dal
regime dei rifiuti alcune tipologie di rottami una volta che abbiano subito un’operazione di recupero, richiedendo in particolare al soggetto “recuperatore”
l’adozione di un Sistema di Gestione della Qualità
verificato da un ente certificatore accreditato e la
sottoscrizione per ogni partita di materiale di una dichiarazione di conformità ai requisiti del
Regolamento stesso.
Il Regolamento ha il pregio di uniformare a livello
comunitario i criteri di classificazione, dopo che differenti trasposizioni nazionali della precedente
Direttiva quadro sui rifiuti e multiformi interpretazioni
da parte degli enti di controllo avevano prodotto nel
tempo criticità e incertezze a grave danno degli
operatori del settore. Il Regolamento in particolare riconosce pienamente lo status di materia prima (cessazione della qualifica di rifiuto) di certe tipologie di
rottami e la necessità di favorirne il riciclaggio in
UE, estendendo di fatto a livello europeo alcuni concetti che l’Italia per prima aveva già da tempo applicato al rottame in maniera isolata nel contesto europeo con la disciplina delle MPS (Materia Prima
Secondaria) e le procedure semplificate per il recupero di rifiuti non pericolosi (Decreto Ministeriale
5/2/98).
Materie prime e riciclo - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
55
Un aspetto particolarmente rilevante del Regolamento risiede nell’adozione di un approccio che tiene in
adeguata considerazione la tipologia di materiale in
questione, per sua natura difficilmente campionabile
e analizzabile, prendendo le mosse dal riconoscimento che tutte le acciaierie europee a cui il rottame
L’acciaio
è
casa
è destinato, sono soggette alla più stringente normativa applicabile in materia di prevenzione e controllo delle emissioni (normativa IPPC/IED – Direttiva
2010/75/UE) e applicano le miglior tecniche disponibili (BAT) per l’abbattimento degli inquinanti.
L’acciaio
è
energia
Emissioni
di gas serra
e prevenzione
dei cambiamenti
climatici
La siderurgia italiana ha ridotto
di oltre il 40% le proprie emissioni
specifiche di CO2 a partire dal 1990
(anno di riferimento del Protocollo
di Kyoto) a oggi.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Emissioni di gas serra e prevenzione dei cambiamenti climatici
58
IL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LE POLITICHE DELL’UNIONE EUROPEA
Negli ultimi anni è cresciuta enormemente la consapevolezza di governi, istituzioni, imprese e privati
cittadini della necessità di ridurre il contributo antropico al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici, attraverso impegni condivisi e assunzioni di
responsabilità da parte di tutti i soggetti coinvolti.
Come noto, la CO2 e gli altri principali gas serra
non sono inquinanti a livello locale, ma producono
effetti di alterazione del clima a scala globale.
Pertanto, come unanimemente sostenuto dalla comunità scientifica internazionale, un contrasto efficace
al cambiamento climatico è possibile solo se la sfida
è condotta a livello globale attraverso politiche e
strategie di riduzione delle emissioni di gas serra,
applicate a livello internazionale con il coinvolgimento di tutti i Paesi grandi emettitori e di tutte le fonti di emissione.
Nonostante ciò, negli ultimi anni, anche a fronte della grave crisi che ha investito l’economia globale a
partire dal 2008, mentre nell’Unione Europea il tema è rimasto tra le priorità strategiche dell’agenda
politica e viene perseguito con decisione attraverso
un costante innalzamento dell’asticella degli obiettivi
e dei vincoli, gli altri principali soggetti internazionali hanno decisamente allentato l’attenzione su questa
problematica, sfilandosi dal Protocollo di Kyoto o
preferendo rimandare a “tempi migliori” la definizione di ulteriori obiettivi vincolanti.
Questa situazione è emersa in maniera eloquente in
occasione del consueto vertice annuale delle
Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che è stato
ospitato a fine novembre 2011 a Durban in Sud
Africa, il quale ha sancito, in vista dello scadere del
Protocollo di Kyoto, l’impossibilità di definire nell’immediato un nuovo accordo internazionale sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, che coinvolga in maniera vincolante tutti i paesi industrializzati e i paesi emergenti. Le conclusioni del vertice,
pur garantendo una sopravvivenza formale del
Protocollo (a cui dopo il 2012 manterranno l’adesione solo i Paesi dell’Unione Europea e un numero esiguo e irrilevante di altri Stati), rimandano di fatto alla definizione di un futuro e indefinito accordo con
impegni da formalizzare non prima del 2015, che
non potranno essere in ogni caso applicati e divenire vincolanti prima del 2020.
Al contrario l’Unione Europea, come noto, comincerà da subito a imporre unilateralmente alla propria industria i nuovi vincoli sulla riduzione delle
emissioni di CO2 per il periodo 2013-2020, resi più
onerosi dalla revisione dello schema di Emissions
Trading comunitario.
In questo contesto l’industria siderurgica italiana è
da tempo impegnata responsabilmente a minimizzare le proprie emissioni di CO2 e può vantare rilevantissimi risultati in questo campo, ottenuti negli ultimi
vent’anni attraverso ristrutturazioni, avanzamenti tecnologici, miglioramenti nell’efficienza dei processi e
nel risparmio energetico. A partire dal 2005 il settore è incluso nel campo di applicazione della
Direttiva ETS: tutti gli impianti soggetti sono tenuti a
rigorose procedure di monitoraggio, verifica e comunicazione delle proprie emissioni di CO2, che
vengono annualmente certificate da enti terzi indipendenti e pubblicate su una apposito registro nazionale ed europeo (si veda il paragrafo seguente
dedicato all’applicazione dello schema ETS).
Il contributo del settore siderurgico nazionale alla riduzione delle emissioni di CO2 è testimoniato dagli
ultimi dati ufficiali pubblicati dall’UNFCCC (Organo
delle Nazioni Unite), come rappresentati nel grafico
riportato di seguito.
Escludendo l’anno 2009, che ha fatto registrare un
crollo delle emissioni a causa del drastico calo della
Emissioni di gas serra e prevenzione dei cambiamenti climatici - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
59
produzione nazionale d’acciaio, dal 1990, anno di
riferimento del Protocollo di Kyoto, fino al 2008 la si-
derurgia italiana ha ridotto le proprie emissioni in
termini assoluti del 30%.
Emissioni di CO2 della siderurgia italiana dal 1990 al 2009 (valori indicizzati, 1990=100)
130
120
110
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
Produzione
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992
1991
1990
0
Emissioni CO2
Fonte: UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change)
L’acciaio
è
scoperta
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Emissioni di gas serra e prevenzione dei cambiamenti climatici
60
di emissione per unità di prodotto, che a partire dal
1990 al 2009 è migliorato di oltre il 40% come evidenziato dal grafico seguente.
Come evidenziato dal grafico, la riduzione in termini assoluti delle emissioni è stata realizzata anche a
fronte di volumi produttivi crescenti negli anni, vale
a dire attraverso una riduzione del fattore specifico
Emissioni specifiche di CO2 della siderurgia italiana dal 1990 al 2009 (valori indicizzati, 1990=100)
120
100
80
60
40
20
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992
1991
1990
0
Emissioni specifica CO2
Fonte: UNFCCC
Il contributo del settore siderurgico agli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni è pertanto di assoluto rilevo e l’entità di tale risultato appare ancor
più degna di nota se si considera che:
- ai sensi del protocollo di Kyoto l’Italia si è impegnata a raggiungere una riduzione complessiva delle
emissioni del 6,5% dal 1990 al 2012;
- altri settori che contribuiscono in maniera ben più
rilevante alle emissioni complessive nazionali (settore termoelettrico, trasporti, civile/terziario) nel
medesimo periodo hanno significativamente aumentato le proprie emissioni.
Raggiunti gli obiettivi di Kyoto al 2012, l’Unione
Europea, attraverso l’approvazione del pacchetto
“clima-energia” si è impegnata unilateralmente a ridurre del 20% le proprie emissioni complessive di
gas serra al 2020 rispetto al 1990, indipendentemente dalla finalizzazione di nuovi accordi internazionali. Per raggiungere questo ulteriore obiettivo il
contributo che è stato posto a carico del comparto
industriale è quello di gran lunga più impegnativo:
ai settori inclusi nel campo di applicazione della
Direttiva Emissions Trading sarà infatti imposta una
riduzione del tetto delle emissioni di CO2 (cap) al
2020 pari a -21% rispetto i livelli del 2005.
Si noti che per l’industria siderurgica nazionale, a
fronte dei dati mostrati in precedenza, tale taglio
corrisponde di fatto a una riduzione di oltre il 50%
delle proprie emissioni rispetto al 1990.
Emissioni di gas serra e prevenzione dei cambiamenti climatici - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
61
Nel 2011 la Commissione Europea ha inoltre avviato un ampio dibattito sulle strategie più a lungo termine per la realizzazione di un’economia europea
a basso contenuto di carbonio, attraverso la presentazione della proposta denominata “Low carbon
roadmap 2050”. Il documento indica come obiettivi
strategici europei una riduzione delle emissioni pari
a -80% al 2050 rispetto al 1990, da raggiungere attraverso tappe intermedie corrispondenti a -25% al
2020, -40% al 2030, -60% al 2040.
Il settore siderurgico, pur pronto a compiere ulteriori
sforzi e investimenti in questa direzione, deve fare i
conti con l’evidenza oggettiva che l’utilizzo del carbone e dei materiali carboniosi nella produzione di
acciaio è insostituibile e risponde a precise esigenze
stechiometriche di processo: in termini di abbattimento della CO2 emessa per tonnellata di acciaio
prodotto non si è lontani dal raggiungimento di un limite tecnologico di processo, che non potrà essere
ulteriormente abbassato in assenza di tecnologie
“breaktrough” che a oggi certamente non si intravedono all’orizzonte.
Questa situazione è ben evidenziata dal grafico che
riporta l’andamento indicizzato delle emissioni specifiche del settore, che negli ultimi anni tendono a livellarsi su una linea orizzontale.
Alla luce di quanto sopra è essenziale che eventuali
ulteriori sforzi di riduzione delle emissioni climalteranti per il post 2020, da definire all’interno di non
più rimandabili accordi vincolanti a livello internazionale, siano calibrati in funzione delle reali potenzialità dei diversi comparti (produzione di energia,
trasporti, agricoltura, residenziale, ecc.) sulla base
di rigorosi studi di impatto economico e sociale, della disponibilità economica e tecnica di soluzioni percorribili e tenendo conto dei costi benefici complessivi derivanti dall’utilizzo di certi materiali in tutto il
loro ciclo di vita.
Se si affronta infatti il problema del contrasto ai cambiamenti climatici con una prospettiva più ampia,
non può essere trascurato il ruolo insostituibile che
l’acciaio riveste e potrà rivestire in futuro nello sviluppo di una società a basso contenuto di carbonio tenendo conto delle sue proprietà, del suo ciclo di vita
complessivo, e delle sue infinite applicazioni. Si pensi ad esempio all’incomparabile resistenza e durabilità dell’acciaio, unitamente alla sua completa riciclabilità; al suo impiego nell’industria energetica ad
alta efficienza; alle applicazioni nell’industria delle
energie rinnovabili.
Una turbina eolica in acciaio da 3 MW, per esempio, nell’arco di 20 anni può produrre 80 volte più
energia di quella necessaria per la sua produzione
e/o manutenzione. Inoltre al termine del suo ciclo
di vita tutta la struttura e i componenti in acciaio sono completamente riciclabili, contribuendo nuovamente al risparmio di risorse naturali e al contenimento delle emissioni di CO2.
Se il vero obiettivo è il contrasto al cambiamento climatico, condizione imprescindibile per il raggiungimento del risultato, è la definizione di obiettivi all’interno di accordi globali che garantiscano il mantenimento di un “level playing field” internazionale. Pur
riconoscendo l’importanza che l’UE mantenga un
ruolo di leadership “trainante” nei confronti degli altri Paesi, è ormai unanimemente riconosciuto che il
persistere di un’azione unilaterale da parte dell’UE,
senza un corrispondente impegno da parte degli altri Paesi, rischia di compromettere seriamente la
competitività di alcuni settori dell’industria manifatturiera europea, senza al contempo garantire alcun risultato ambientale a livello globale.
La Cina (primo produttore mondiale di acciaio) da
sola è responsabile di oltre il 50% delle emissioni
globalmente imputabili alla siderurgia e questa percentuale, in considerazione del tasso di sviluppo e
della installazione di nuova capacità sul suo territorio, è costantemente crescente negli anni con incrementi delle emissioni che, considerando solo la siderurgia, proseguono al ritmo di centinaia di milioni di
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Emissioni di gas serra e prevenzione dei cambiamenti climatici
62
tonnellate di CO2 all’anno (in base a stime prudenti
e in assenza di un sistema internazionale che garantisca la verifica e il controllo dei dati di emissione).
Alla luce di questi numeri si può facilmente comprendere come lo sforzo unilaterale di riduzione della siderurgia europea sia del tutto irrisorio in un’ottica
globale.
Al contempo la crescente perdita di competitività dei
produttori europei nei confronti dei Paesi emergenti,
non vincolati a “obiettivi ambientali”, potrebbe accelerare lo spostamento già in atto verso questi Paesi
L’acciaio
è
sicurezza
di sempre maggiori quote di produzione di beni, con
conseguente aumento delle emissioni complessive,
rendendo del tutto inefficaci le politiche sul clima affrontate a livello locale.
Il raggiungimento dell’obiettivo condiviso della riduzione globale delle emissioni, ancor più oggi che la
crisi economica ha messo in difficoltà molti settori
industriali, è raggiungibile solo salvaguardando la
competitività dell’industria europea, la sua capacita
di crescere e di reinvestire in ricerca e sviluppo.
Emissioni di gas serra e prevenzione dei cambiamenti climatici - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
63
LA DIRETTIVA EMISSIONS TRADING
Nell’ambito delle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici, il principale strumento adottato
nell’Unione Europea per il controllo delle emissioni
di gas serra di alcuni settori industriali (produzione
termoelettrica, raffinazione, cemento, acciaio, carta,
ecc.) è costituito dalla Direttiva 2003/87/CE (cd.
Direttiva “Emissions Trading”) che ha istituito un sistema di scambio delle quote di emissione di tipo
“cap and trade”, diventato operativo a partire dal
2005.
Il sistema si articola attualmente in tre periodi distinti
di durata crescente: 2005-2007; 2008-2012;
2013-2020.
Mentre i primi due periodi sono regolati dalla
Direttiva 2003/87/CE nella sua versione originaria, il terzo periodo sarà regolato dalle nuove disposizioni introdotte dalla Direttiva 2009/29/CE e applicabili dal 1 gennaio 2013.
Gli impianti di produzione acciaio (sia a ciclo integrale che a forno elettrico) sono soggetti agli obblighi imposti dalla normativa Emissions Trading fin dal
2005. A partite dal 2008 il campo di applicazione
è stato esteso anche alle attività di trasformazione
acciaio (ad esempio laminazione a caldo) integrate
nei siti di produzione, mentre dal 2013 in avanti tutte le attività di lavorazione e trasformazione siderurgiche (con potenza termica complessiva superiore ai
20MW) rientreranno nel sistema.
Tutti gli impianti soggetti applicano un rigoroso
“Piano di monitoraggio” approvato dal Ministero
dell’Ambiente nel rispetto di precisi standard di accuratezza e comunicano annualmente le proprie
emissioni a seguito di una rigorosa procedura di verifica e di convalida effettuata da soggetti terzi, verificatori accreditati.
Emissioni di CO2 nel 1° periodo ETS
M.t. CO2
M.t.
acciaio
30,0
13,0
20,0
12,5
10,0
12,0
0,0
2007
13,5
2006
40,0
2005
14,0
Produzione
Emissioni CO2
Fonte: CITL (Community Independent Trasaction Log)
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Emissioni di gas serra e prevenzione dei cambiamenti climatici
64
Si riportano le emissioni aggregate di settore nel primo periodo (anni 2005-2007) e nei primi quattro
anni del secondo periodo ETS (anni 2008-2011) come ricavate dal Registro europeo delle emissioni (CITL). Si precisa che i dati per il settore siderurgico
estratti dal registro CITL, per diversa modalità di inclusione o aggregazione delle attività, non sono
perfettamente confrontabili con i dati UNFCCC.
Si sottolinea inoltre che alla luce dell’estensione del
campo di applicazione intervenuta nel 2008, che
ha fatto includere nel conteggio anche la CO2 deri-
Come evidenziato nel grafico relativo al primo periodo (2005-2007), le emissioni complessive degli impianti siderurgici italiani contabilizzate sul registro
CITL nel triennio mostrano un andamento leggermente decrescente, nonostante la produzione di acciaio
abbia fatto registrare un incremento.
vante dalle attività di trasformazione dell’acciaio integrate alle acciaierie, le emissioni di settore riportate sul registro CITL nel secondo periodo (anni 2008
e seguenti) non sono direttamente confrontabili con
quelle del primo periodo.
Emissioni di CO2 nel 2° periodo ETS
M.t. CO2
M.t.
acciaio
10
20,0
7,0
10,0
4,0
0,0
2011
30,0
2010
13,0
2009
40,0
2008
16,0
Produzione
Emissioni CO2
Fonte: CITL (Community Independent Trasaction Log)
Per quanto riguarda il secondo periodo, dopo il crollo delle emissioni (- 45%) registrato nel 2009 rispetto
al 2008 per effetto del drastico calo della produzione siderurgica, le emissioni sono risalite nel 2010 e
2011 in maniera sostanzialmente proporzionale alla produzione, fatte salve variazioni dovute alla diversa ripartizione della produzione nazionale tra
ciclo integrale e forno elettrico. Le emissioni di CO2
del settore per l’anno 2011 in termini assoluti si
mantengono ancora inferiori del 7,5% rispetto a
quelle registrate nel 2008, a fronte di una produzione 2011 inferiore del 6,1% rispetto a quella del
2008.
Emissioni di gas serra e prevenzione dei cambiamenti climatici - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
65
IL PERIODO POST 2012 E L’ASSEGNAZIONE DI QUOTE TRAMITE “BENCHMARK”
A partire dal 1 gennaio 2013 le assegnazioni di
quote di CO2 ai singoli impianti nell’ambito dello
schema ETS sono calcolate in base a nuove e più
stringenti regole armonizzate a livello comunitario,
come stabilite dalla Decisione della Commissione
2011/278/CE.
L’ammontare massimo di quote assegnate annualmente ai singoli impianti nel periodo 2013-2020 è calcolato in base a una serie di fattori tra i quali assumono
particolare rilevanza i cosiddetti “benchmark”, parametri prestazionali espressi generalmente in termini di
CO2 emessa per tonnellata di prodotto, che secondo
quanto previsto dalla Decisione Comunitaria devono
L’acciaio
è
viaggio
essere individuati per ciascun settore o sottosettore sulla base della performance degli impianti più virtuosi
dal punto di vista emissivo a livello comunitario all’interno di ciascun settore o sottosettore. L’art 10-bis,
comma 2 della Direttiva 2003/87/CE (come modificata dalla Direttiva 2009/29/CE) recita infatti: “Nel
definire i principi per la determinazione dei parametri
di riferimento ex ante [benchmark] per i singoli settori
o sottosettori, il punto di partenza è il livello medio delle prestazioni del 10 % degli impianti più efficienti di
un settore o sottosettore della Comunità nel periodo
2007-2008.”
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Emissioni di gas serra e prevenzione dei cambiamenti climatici
66
Si segnalano di seguito i benchmark di principale interesse per il settore siderurgico, come riportati in
Allegato I alla Decisione 2011/278/CE (per even-
Prodotto
Coke
Sinter (agglomerato)
Hot metal (ghisa)
tuali approfondimenti si segnala che per ciascuno di
questi benchmark l’Allegato I riporta tra l’altro i confini di impianto a cui il benchmark è riferito).
SIDERURGIA A CICLO INTEGRALE
Un.misura
t CO2/ t coke
t CO2/ t sinter
t CO2/ t hot metal
SIDERURGIA A FORNO ELETTRICO
Prodotto
Un.misura
EAF carbon steel (acciaio comune al carbonio da forno elettrico) t CO2/ t carbon steel
EAF high alloy steel (acciaio alto legato da forno elettrico)
t CO2/ t high alloy steel
Benchmark
0,286
0,171
1,328
Benchmark
0,283
0,352
Nota: i benchmark in questo caso tengono conto sia delle emissioni dirette che di quelle indirette, queste ultime dovute alla produzione
dell’energia elettrica consumata nei processi di produzione dell’acciaio.
Fuel Benchmark
ATTIVITA DI TRASFORMAZIONE DELL’ACCIAIO
Un.misura
t CO2/ TJ
Benchmark
56,1
Nota: in questo caso, applicabile a forni di riscaldo, trattamento, ricottura, ecc., utilizzati nelle attività di lavorazione e trasformazione
dell’acciaio, non viene individuato un benchmark di prodotto, ma un parametro riferito al consumo di combustibile fissato con riferimento
al fattore di emissione del gas naturale, considerato il combustibile commerciale più efficiente in termini di emissione di CO2.
Emissioni di gas serra e prevenzione dei cambiamenti climatici - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
67
Nella logica della Direttiva questi parametri dovrebbero pertanto essere indicativamente rappresentativi
delle migliori performance attualmente raggiungibili
dai relativi processi produttivi.
Si sottolinea tuttavia che nel caso specifico dei benchmark applicabili alla produzione di acciaio a ciclo
integrale, a causa della metodologia con la quale sono stati determinati, i valori sono in realtà significativamente più bassi delle migliori prestazioni a oggi
tecnicamente possibili.
Infatti i valori sono stati desunti da dati teorici di letteratura e non da una raccolta dati rappresentativa
delle effettive realtà impiantistiche e tecnologiche
presenti sul territorio dell’UE. Inoltre il calcolo non ha
tenuto integralmente conto delle emissioni associate
alla combustione dei gas di recupero siderurgico
(cd. “waste gases”), inevitabilmente generati dai
L’acciaio
è
amore
processi e recuperati in maniera efficiente per la produzione di energia elettrica e calore.
In aggiunta nel caso specifico della produzione di
agglomerato (sinter) il benchmark è stato ricavato
dalla prestazione di un singolo impianto europeo
con una produzione particolare e singolare che dal
punto di vista tecnico non può essere considerata in
alcun modo rappresentativa degli impianti a cui il
benchmark verrà in realtà applicato.
Per queste ragioni, ritenuto che tali determinazioni
siano apertamente in contrasto con alcune disposizioni della Direttiva, Eurofer (la federazione dei produttori siderurgici europei) a Luglio 2011 ha presentato ricorso alla Corte di Giustizia Europea chiedendo l’annullamento della Decisione 2011/278/CE.
L’acciaio
è
luce
Prevenzione
dell’inquinamento
atmosferico
L’industria siderurgica italiana
negli ultimi 5 anni ha ridotto
di circa il 40% le proprie emissioni
specifiche di polveri in atmosfera.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Prevenzione dell’inquinamento atmosferico
70
Le emissioni in atmosfera, in considerazione della tipologia di processi produttivi coinvolti, sono uno degli aspetti ambientali maggiormente rilevanti per l’industria siderurgica. La prevenzione e il contenimento dell’inquinamento atmosferico sono di conseguenza tra gli obiettivi ambientali prioritari con cui le
aziende del settore si sono costantemente misurate
negli ultimi anni.
A conferma di ciò, nell’ambito degli ingenti investimenti ambientali stanziati dall’industria siderurgica
italiana negli ultimi anni, la voce relativa agli interventi finalizzati alla tutela dell’aria si mantiene di
gran lunga la più importante.
Tutte le imprese siderurgiche italiane negli ultimi anni si sono dotate delle migliori tecniche disponibili sia
di carattere impiantistico che gestionale, in attuazione della normativa comunitaria sulla prevenzione e
controllo integrato dell’inquinamento (IPPC) e in
conformità ai documenti tecnici di riferimento elaborati dalla Commissione Europea. Questo consente
oggi di raggiungere elevatissime prestazioni in termini di abbattimento delle emissioni in atmosfera,
nel rispetto di limiti, fissati nell’Autorizzazione
Integrata Ambientale, che in Italia sono tra i più stringenti a livello europeo e internazionale.
In alcuni casi, in contesti territoriali nei quali sono
state ritenute necessarie particolari misure di salvaguardia le Autorità competenti per l’autorizzazione
si sono spinte ad adottare limiti anche più severi,
che vanno oltre le indicazioni previste a livello comunitario o ad adottare prescrizioni di controllo più
stringenti, come ad esempio il monitoraggio in continuo per alcune tipologie di inquinanti.
La recente revisione dei documenti di riferimento per
l’individuazione delle migliori tecniche disponibili
(“Iron and Steel BRef 2012”) e la Decisione sulle
Conclusioni BAT per il settore siderurgico pubblicata
a marzo 2012, si spingono a prevedere livelli di
prestazione associati alle BAT in alcuni casi ancora
più ambiziosi. L’applicazione dei contenuti di questi
documenti, che dovrà avvenire nei prossimi anni a
seguito del recepimento nazionale della Direttiva sulle emissioni industriali (Dir. 2010/75/UE) e nel rispetto di una congrua tempistica di adeguamento,
costituirà un’ulteriore importante sfida tecnica ed
economica che le imprese già oggi si stanno preparando ad affrontare.
Emissioni di polveri
Tra i vari inquinanti atmosferici, anche in funzione
degli obiettivi generali di miglioramento della qualità dell’aria, le polveri e in particolare quelle cosiddette “sottili” (PM10), sono diventate oggetto negli
ultimi anni di sempre maggiore attenzione e considerazione.
In questo contesto, le aziende siderurgiche sono da
tempo impegnate a minimizzare le emissioni polverose derivanti dai propri impianti e possono oggi
vantare importanti risultati raggiunti, sia in termini di
riduzione delle concentrazioni di polveri residue al
camino, sia in termini di contenimento delle emissioni diffuse.
Prevenzione dell’inquinamento atmosferico - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
71
Il grafico che riporta l’andamento indicizzato delle
emissioni convogliate di polveri al camino in funzione
dell’andamento della produzione, evidenzia un significativo miglioramento delle performance. Le emissio-
ni complessive di polveri imputabili alla siderurgia
sono calate in maniera drastica negli ultimi anni, per
effetto di un fattore specifico di emissione che si è ridotto di circa il 40% negli ultimi 5 anni.
Emissioni PTS della siderurgia italiana (valori indicizzati 2005 = 100)
120
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2011
2010
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2008
2007
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2005
0
Emissione totale PTS
Produzione
Fonte: Elaborazione Federacciai su dati questionario
Emissioni specifiche PTS della siderurgia italiana (valori indicizzati 2005 = 100)
120
100
80
60
40
20
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
0
Emissione specifica PTS
Fonte: Elaborazione Federacciai su dati questionario
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Prevenzione dell’inquinamento atmosferico
72
Questi risultati sono stati raggiunti sia dagli impianti
ellettrosiderurgici che da quelli a ciclo integrale principalmente attraverso miglioramenti o installazione
di nuovi e più efficaci dispositivi di captazione, aspirazione e filtrazione, ma anche attraverso la messa
in opera di pratiche gestionali, di monitoraggio e
manutenzione volte a garantire il mantenimento di
prestazioni elevate in maniera costante nel tempo.
Tutti gli interventi mirati all’abbattimento delle concentrazioni di polveri al camino e gli importanti risultati raggiunti in questo ambito hanno inoltre contribuito in maniera significativa anche alla minimizzazione delle emissioni di altri inquinanti che sono
correlati alla concentrazione di polveri come i metalli pesanti (Zn, Pb,Cd, As, ecc.) e i microinquinanti
organici (inclusi diossine e furani - PCDD/F).
In particolare in Regione Lombardia (che vanta la
maggior concentrazione di impianti elettrosiderurgici) questo risultato è stato possibile anche grazie a
una proficua collaborazione tra le aziende, le istituzioni e gli enti di controllo, che ha portato alla firma
di un protocollo di intesa e all’avvio di un percorso
di sperimentazione specifico.
La sperimentazione ha portato all’approvazione e
del “Manuale delle migliori pratiche per la gestione
e il controllo delle emissioni atmosferiche del comparto elettrosiderurgico” (manuale BEP - Best
Environmental Practices), il cui percorso di applicazione è stato poi integrato all’interno dell’iter autorizzativo per il rilascio dell’AIA. In attuazione di queste disposizioni gli impianti hanno individuato e
messo in opera le migliori tecniche gestionali, di monitoraggio e di manutenzione volte a garantire il
raggiungimento e il mantenimento di prestazioni elevate; inoltre il controllo in continuo di alcuni parametri correlati alla efficienza di aspirazione o alla prestazione dei filtri consente di verificare l'insorgere di
situazioni di deriva e di intervenire in maniera tempestiva e mirata.
Per quanto riguarda le emissioni fuggitive e diffuse,
sono di assoluto rilievo inoltre i numerosi e importan-
ti interventi messi in atto negli ultimi anni presso gli
stabilimenti di produzione acciaio a ciclo integrale,
sia per la minimizzazione delle emissioni fuggitive
derivanti dai processi produttivi (cokeria, altoforno,
acciaieria) sia per il contenimento della polverosità
che può generarsi in fase di carico/scarico, trasporto o stoccaggio di materie prime quali i minerali e i
carboni di granulometria più fine.
Questi ultimi interventi prevedono sia sistemi di protezione attiva (ad esempio il contenimento dell’altezza di caduta del materiale, l’umidificazione, il trattamento dei cumuli con agenti filmanti, la razionalizzazione dei parchi e delle movimentazioni, la copertura dei nastri trasportatori, ecc.) sia misure di protezione passiva come strutture di barrieramento a protezione di punti sensibili. Gli interventi messi in atto,
unitamente all’istallazione di sistemi di monitoraggio, hanno consentito di ridurre drasticamente negli
ultimi anni l’indice di polverosità nelle aree dei parchi primari.
Emissioni di ossidi di azoto
Tra gli altri inquinanti che sono generalmente considerati nell’ambito del monitoraggio della qualità dell’aria meritano attenzione gli ossidi di azoto (NOx),
che si generano inevitabilmente in qualunque processo di combustione ad alta temperatura e le cui
fonti di emissione principali sono le centrali termoelettriche, i motori a scoppio e sostanzialmente tutti
gli impianti termici.
Le elevate efficienze energetiche raggiunte dagli impianti di produzione e trasformazione dell’acciaio
unitamente all’impiego di nuovi e più efficienti bruciatori, si riflette anche nel contenimento delle emissioni di NOx.
I grafici seguenti relativi al periodo 2005-2011 evidenziano non solo la riduzione delle emissioni di
NOx in termini assoluti, ma anche un significativo
miglioramento dell’emissione specifica che risulta
scesa di oltre il 20%.
Prevenzione dell’inquinamento atmosferico - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
73
Si precisa che il grafico, realizzato in base a un
campione di impianti di produzione acciaio che
hanno risposto al questionario, comprende anche le
emissioni attribuibili alle attività di trasformazione
(es. laminazione a caldo) collegate alle acciaierie.
Emissioni NOx dell’industria siderurgica italiana (valori indicizzati 2005 = 100)
120
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80
60
40
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Produzione
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
0
Emissione totale NOx
Fonte: Elaborazione Federacciai su dati questionario
Emissioni specifiche NOx dell’industria siderurgica italiana (valori indicizzati 2005 = 100)
120
100
80
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40
20
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
0
Emissione specifica NOx
Fonte: Elaborazione Federacciai su dati questionario
L’acciaio
è
futuro
Tutela
della risorsa
idrica
I consumi specifici d’acqua
per usi industriali delle acciaierie
italiane si sono complessivamente ridotti
del 14% dal 2005 a oggi.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Tutela della risorsa idrica
76
La risorsa idrica ha un grande valore nel ciclo produttivo dell’acciaio per il suo impiego nel raffreddamento dei macchinari e nel raffreddamento/condizionamento di materie prime, prodotti della lavorazione e materiali di scarto.
Il ciclo di lavorazione non necessita, però, di acque
di qualità elevata e i prelievi dagli acquedotti sono
molto limitati e circoscritti essenzialmente agli usi civili.
Va inoltre considerato che una parte dell’acqua prelevata, impiegata quale fluido freddo negli scambiatori termici (raffreddamento indiretto), viene restituita
all’ambiente senza avere subito di fatto nessuna contaminazione.
L’altra acqua utilizzata nei siti, viene rilasciata nell’ambiente in forma di vapore (la maggior parte dei cosiddetti “fumi” delle acciaierie non sono altro che vapore
acqueo) oppure avviata allo scarico, dopo gli oppor-
L’acciaio
è
pace
tuni trattamenti chimico-fisici. In una misura molto ridotta accompagna fanghi e altri materiali di risulta.
La scelta delle fonti di approvvigionamento e delle
migliori soluzioni tecniche per i sistemi di raffreddamento è influenzata in modo significativo dalla localizzazione e dalle condizioni climatiche dei siti.
I grafici seguenti mostrano, sulla base del campione
di impianti del questionario di Federacciai, la distribuzione percentuali delle fonti di prelievo, sia con riferimento alla produzione di acciaio con processo a
ciclo integrale che a forno elettrico:
• gli impianti a ciclo integrale, situati in zone costiere, attingono soprattutto dal mare le acque impiegate per il raffreddamento indiretto degli impianti;
• gli impianti a forno elettrico, tipicamente situati in
zone interne del territorio, impiegano acque prelevate principalmente dai corpi idrici superficiali.
Tutela della risorsa idrica - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
77
Ripartizione percentuale delle fonti di approvvigionamento idrico (anno 2011)
Forno elettrico
Ciclo integrale
Corpi idrici
superficiali
89,0%
Mare
96,2%
Corpi idrici
superficiali
2,1%
Falda
1,5%
Falda
10,5%
Acquedotto
0,2%
Acquedotto
0,5%
Fonte: Elaborazione Federacciai su dati questionario
Come evidenziato dai grafici, tra il 2005 e il 2011,
per effetto del continuo ammodernamento degli stabilimenti, con il ricorso ai più moderni ed efficienti sistemi di raffreddamento, che prevedono, tra gli altri,
l’impiego di impianti di trattamento a ricircolo e
l’uso di sistemi di raffreddamento in cascata, si è registrata in termini assoluti una riduzione dei prelievi
idrici del 15% a fronte di un calo della produzione
del 2%.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Tutela della risorsa idrica
78
Se si osserva l’andamento dei prelievi in termini specifici per unità di prodotto si può notare come nel
2009, per effetto della crisi economica che ha drasticamente ridotto le produzioni costringendo gli impianti a marciare in modo discontinuo, anche l’efficienza complessiva dei sistemi di raffreddamento sia
complessivamente peggiorata, per poi tornare a livelli pre-crisi con la ripresa delle produzioni nel
2010 e 2011.
Complessivamente dal 2005 al 2011 il grafico evidenzia una riduzione del 14% dei prelievi idrici specifici per unità di prodotto.
Prelievi di acqua dal 2005 al 2011 (valori indicizzati, 2005 = 100)
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Produzione acciaio
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
0
Prelievi totali di acqua
Fonte: Elaborazione Federacciai su dati questionario
L’acciaio
è
protezione
Tutela della risorsa idrica - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
79
Prelievi specifici di acqua dal 2005 al 2011 (valori indicizzati, 2005 = 100)
140
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80
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2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
0
Prelievi specifici di acqua
Fonte: Elaborazione Federacciai su dati questionario
Il ricorso al reimpiego delle acque prelevate, con impianti che raggiungono livelli di recupero fino al
98%, rappresenta una prassi consolidata per il settore siderurgico.
Data l’importanza che le risorse idriche andranno sempre più assumendo negli scenari ambientali futuri (cambiamenti climatici e possibili fenomeni di desertificazione), la ricerca e l’imprenditoria dovranno continuare il
loro impegno nell’implementare soluzioni tecniche e ge-
stionali che permettano un’ulteriore riduzione dei fabbisogni idrici nella siderurgia attraverso:
- il recupero dei vapori rilasciati in atmosfera (spegnimento coke e loppa, raffreddamento secondario
colata continua, ecc.);
- l’impiego spinto dell’utilizzo in cascata da un impianto a un altro;
- l’ottimizzazione continua dei fabbisogni effettivi
dei singoli processi/impianti.
L’acciaio
è
equilibrio
Gestione
dei residui
Circa il 70% di tutti i rifiuti generati dai
processi siderurgici sono avviati
a recupero per ricavarne nuove materie
prime o prodotti.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Gestione dei residui
82
PRODUZIONE E DESTINAZIONE DEI RESIDUI
tiva comunitaria e nazionale in materia: prevenire e
minimizzare la produzione di rifiuti (dove possibile),
e privilegiare allo smaltimento finale tutte le soluzioni di riutilizzo, riciclaggio e recupero.
Nel corso della produzione dell’acciaio, sia a ciclo integrale che a forno elettrico, vengono originate quantità
rilevanti di residui e di scarti di lavorazione, così come
avviene normalmente in ogni processo industriale.
Nel caso dell’industria siderurgica, in funzione delle
caratteristiche fisiche e della composizione chimica
che possiedono, la maggior parte di tali materiali
I dati relativi all’andamento nel tempo della produzione complessiva di rifiuti, sulla base del campione
di impianti di produzione acciaio risultante dalle risposte al questionario, evidenziano come negli ultimi anni si registri un calo di circa il 20% dei rifiuti generati per unità di prodotto. Questo indicatore, qualora si confermasse e consolidasse nel tempo, costituirebbe un dato molto significativo con riferimento
all’obiettivo prioritario di prevenzione e minimizzazione della generazione di rifiuti.
può essere valorizzata utilizzandola o direttamente
all’interno dello stesso processo o in altri ambiti industriali.
Tenendo conto di ciò, in Italia l’industria dell’acciaio
è da sempre impegnata a ottimizzare la gestione dei
propri residui per i vantaggi che ne derivano sia di
natura ambientale che economica, attuando in particolare l’approccio gerarchico sancito dalla norma-
Produzione totale di rifiuti dal 2005 al 2011 (valori indicizzati, 2005 = 100)
120
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Produzione acciaio
2011
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2005
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Produzioni rifiuti
Fonte: Elaborazione Federacciai su dati questionario
Gestione dei residui - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
83
Produzione specifica di rifiuti dal 2005 al 2011 (valori indicizzati, 2005 = 100)
120
100
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2011
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2007
2006
2005
0
Produzione specifica rifiuti
Fonte: Elaborazione Federacciai su dati questionario
Per quanto riguarda invece la destinazione dei rifiuti, in base ai dati raccolti negli ultimi anni, mediamente il 70% dei rifiuti che sono generati dai processi di produzione dell’acciaio è avviato a operazioni
di recupero e solo il restante 30% è ancora destinato
a smaltimento.
I grafici di seguito riportano le percentuali di destinazione dei rifiuti registrate nell’anno 2011 elaborate sulla base del campione di impianti risultante del
questionario di Federacciai.
Si sottolinea in particolare, nel caso del ciclo integrale,
come la percentuale di rifiuti avviata a operazioni di
recupero raggiunga e superi il 90% nel 2011.
Nella lettura e interpretazione dei grafici presentati
in queste pagine, occorre sottolineare che i dati riguardano solo quanto viene classificato come “rifiuto” (con relativa assegnazione del codice CER), ma
non comprendono i riutilizzi/recuperi interni o la
produzione di sottoprodotti, che concorrono invece
alla riduzione della produzione di rifiuti.
Destinazione dei rifiuti totali prodotti (Anno 2011)
Avviati a recupero
68%
Avviati a smaltimento
32%
Fonte: Elaborazione Federacciai su dati questionario
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Gestione dei residui
84
Destinazione dei rifiuti prodotti (Anno 2011)
Ciclo integrale
Forno elettrico
Avviati a recupero
92%
Avviati a recupero
56%
Avviati a smaltimento
8%
Avviati a smaltimento
44%
Fonte: Elaborazione Federacciai su dati questionario
Rifiuti totali prodotti avviati a smaltimento dal 2005 al 2011 (valori indicizzati, 2005=100)
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Produzione acciaio
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
0
Rifiuti avviati a smaltimento
Fonte: Elaborazione Federacciai su dati questionario
Tra i principali residui dei processi siderurgici, aventi caratteristiche idonee per una loro valorizzazione
e reimpiego in diverse applicazioni, meritano particolare attenzione le scorie siderurgiche (loppa d’altoforno, scoria da convertitore, scorie da forno elettrico) a cui è dedicato integralmente il seguente capitolo del presente Rapporto.
Significativo è anche il caso delle polveri, che deri-
vano dal processo di trattamento dei fumi, rifiuti che
sono in massima parte avviati a processi di recupero
dello zinco o altri metalli. In particolare è da sottolineare come, nel caso delle polveri derivanti dalle
acciaierie a forno elettrico italiane, la percentuale
avviata a tali processi di recupero si avvicini
al 90%.
Tra gli altri esempi di valorizzazione dei residui
Gestione dei residui - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
85
derivanti dai processi siderurgici, già in alcuni casi
attuati, ma che potrebbero trovare ulteriore sviluppo
in futuro, si possono citare l’impiego della scaglie di
laminazione (ossido di ferro) in diverse applicazioni
o la rigenerazione dell’acido cloridrico esausto derivante dal processo di decapaggio.
LA VALORIZZAZIONE DEGLI AGGREGATI
ARTIFICIALI SIDERURGICI
di processi produttivi controllati, attingendo alle migliori tecnologie disponibili e al più avanzato knowhow presente sul mercato, è infatti possibile ottenere
aggregati conformi alle esigenze del mondo delle costruzioni edili e stradali, materiali che possono sostituire in parte o totalmente i prodotti tradizionali.
Se si considerano i dati e le esperienze disponibili a
livello europeo e in tutti i principali Paesi avanzati
del mondo, emerge che l’utilizzo degli aggregati di
origine siderurgica, aventi caratteristiche idonee per
una loro valorizzazione e reimpiego nella realizzazione di nuovi prodotti e manufatti, rappresenta ormai una prassi consolidata in risposta alla necessità
e allo stimolo di realizzare un modello di sviluppo
sostenibile, fondato sulla riduzione del consumo di
risorse naturali e sulla minimizzazione della produzione di rifiuti.
Da queste considerazioni ne deriva che l’impiego
degli aggregati di origine siderurgica, materiali simili a quelli naturali, deve essere sempre più sostenuto e incentivato attraverso politiche adeguate e
un’ampia collaborazione tra imprese, enti e istituzioni competenti finalizzata a risolvere le incertezze di
I residui che originano dai processi di produzione
dell’acciaio, quali la loppa di altoforno, la scoria da
convertitore, le scorie da forno elettrico, in possesso
delle caratteristiche idonee, se opportunamente gestiti rappresentano oggi sempre più un’ottima risorsa
sostitutiva o complementare dei prodotti derivanti
dalle risorse naturali.
A partire da questi residui, grazie alla messa a punto
Per tali ragioni Federacciai, con la collaborazione
degli esperti tecnici delle acciaierie, ha realizzato
un documento che affronta in dettaglio il tema della
valorizzazione degli aggregati di origine siderurgica. Il documento, disponibile sul sito web di
Federacciai, intende fornire a tutti i soggetti interessati (imprese, enti, istituzioni) un quadro di riferimento sintetico sulla materia, anche alla luce dei più recenti sviluppi della normativa Comunitaria e
Nazionale, presentando in termini illustrativi le diverse tipologie e le principali caratteristiche qualitative
e quantitative delle scorie siderurgiche da cui si originano aggregati artificiali, evidenziando i vantaggi
derivanti da un loro utilizzo sostenibile, in piena rispondenza alle norme tecniche dei settori utilizzatori
e nel più rigoroso rispetto della normativa a tutela
della salute dell’uomo e dell’ambiente.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Gestione dei residui
86
Le novità normative a supporto dell’utilizzo
di aggregati di origine siderurgica
Le nuove nozioni di “sottoprodotto” e di “end of waste”, introdotte dalla Direttiva CE 98/2008 e recepite in Italia nel Codice Ambientale, evidenziano in
maniera chiara il più recente orientamento della disciplina comunitaria, inteso a limitare a certe condizioni l’ambito di applicabilità della nozione di “rifiuto”, nel più ampio contesto della realizzazione della
“società del recupero e del riciclo”, che costituisce
uno degli obiettivi strategici primari dell’Unione
Europea in tema di sostenibilità.
Mentre in passato, anche a livello giurisprudenziale,
la tendenza era quella di ampliare il più possibile la
nozione di rifiuto, oggi si è fatta strada la tendenza
opposta che porta a escludere dal novero dei rifiuti
una serie di sostanze o materiali che originano come
residui di attività industriali e che possono essere valorizzati e impiegati come veri e propri prodotti.
Nel caso delle scorie siderurgiche questa tendenza
è testimoniata anche dall’ampio spazio dedicato alla loro valorizzazione e alle tecniche di preparazione per il loro utilizzo illustrate nel BRef, il documento
tecnico di riferimento a livello comunitario che individua e descrive per ogni settore industriale le migliori tecniche disponibili in campo ambientale (BATBest Available Techniques).
Inoltre, l’avvenuta registrazione presso l’Agenzia
Europea delle sostanze chimiche (ECHA) delle diverse tipologie di scorie siderurgiche, ai sensi del REACH, Regolamento che si applica a sostanze, preparati e articoli immessi sul mercato, ma non ai rifiuti,
costituisce un chiaro impulso verso l’attribuzione alle
scorie siderurgiche della qualifica di prodotto, oltre
a fornire una approfondita conoscenza delle loro
proprietà chimico-fisiche e del loro impatto sulla salute e sull’ambiente in modo da renderne idoneo e
consapevole l’impiego.
I test e le prove di laboratorio, a cui sono state sottoposte le scorie siderurgiche per la preparazione
del dossier di registrazione REACH, hanno confermato la loro somiglianza alle rocce naturali, trattandosi di un materiale composto prevalentemente da
calcio, silice e ossigeno, e il Rapporto sulla sicurezza chimica (CSR) ha posto in evidenza che la scoria
siderurgica non presenta caratteristiche di pericolosità, ai sensi del Sistema Globalizzato di
Classificazione ed Etichettatura delle Sostanze
Chimiche (GHS).
Gli utilizzi degli aggregati di origine
siderurgica
La scarsità di inerti naturali nelle zone dei cantieri, ad
esempio stradali, e la conseguente necessità di utilizzare cave geograficamente sempre più distanti hanno
portato gli operatori a considerare l’uso di materiali
alternativi allo scopo di contrastare l’eccessivo allungamento della catena di approvvigionamento e i relativi risvolti economici e ambientali. Tale indagine ha
evidenziato come gli aggregati che si originano dalle
scorie siderurgiche rappresentano una valida alternativa agli inerti naturali, e rispondono pienamente ai requisiti tecnici richiesti nei capitolati.
In base alle varie esperienze l’impiego di questa tipologia di aggregati artificiali non richiede infatti
accorgimenti specifici o adattamenti da parte delle
tradizionali tecniche costruttive.
I risultati consolidati derivanti dall’utilizzo di aggregati di origine siderurgica sono molti, e alcuni tra i
più interessanti, che pongono tali materiali tra gli aggregati sintetici più prestazionali, sono:
- riduzione dello sfruttamento delle risorse naturali e
del ricorso ad attività impattanti sul territorio quali
le cave per l’estrazione di inerti;
- creazione di fonti prossime di approvvigionamento
di materia prima, con riduzione del trasporto su
gomma e quindi inquinamento;
- risparmio energetico e riduzione delle emissioni di
CO2 in quanto si evita di estrarre, lavorare e tra-
Gestione dei residui - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
87
sportare materiali di origine naturale;
- costanza nelle caratteristiche chimico-fisiche e meccaniche conseguenti ai processi produttivi dell’acciaio ben definiti e standardizzati.
Grazie all’impegno tecnologico ed economico spesi, le aziende siderurgiche sono oggi in grado di offrire materiali derivanti dalle proprie scorie, in grado
di rispondere alle pertinenti specifiche tecniche di
settore, operando nel rispetto della normativa a tutela della salute umana e dell’ambiente.
L’aggregato ottenuto dalla lavorazione della scoria siderurgica è un materiale meccanicamente comparabile a un aggregato naturale inerte, per cui rappresenta
un’alternativa alle sabbie o ghiaie in diverse applicazioni (aggregato per calcestruzzi o miscele bituminose, materiale con cui si costruiscono i sottofondi stradali o le massicciate ferroviarie), e viene commercializzato con l’apposita Marcatura CE, in quanto rispondente alle Norme tecniche di riferimento:
- EN 12620 “Aggregati per calcestruzzo”, recepita
come UNI EN 12620;
- EN 13242 “Aggregati per materiali non legati e legati con leganti idraulici per l’impiego in opere di
ingegneria civile e nella costruzione delle strade”,
recepita come UNI EN 13242;
- EN 13450 “Aggregati per massicciate per ferrovie”, recepita come UNI EN 13450;
- EN 13043 “Aggregati per miscele bituminose e
trattamenti superficiali per strade, aeroporti e altre
aree soggette a traffico”, recepita come UNI EN
13043.
La produzione e l’utilizzo di scorie
siderurgiche in italia
Nell’ambito della realizzazione del documento sulla
valorizzazione degli aggregati di origine siderurgica, Federacciai ha svolto un’indagine conoscitiva
mediante un apposito questionario, raccogliendo
per il triennio 2008-2010 i dati relativi alla produzione di scoria siderurgica e ai principali ambiti di
utilizzo degli aggregati da essa originati.
Nel caso della produzione di acciaio dal ciclo a forno elettrico (EAF) si originano essenzialmente 3 tipologie di scoria:
- scoria da forno elettrico dalla produzione di acciaio al carbonio (Electric Arc Furnace Slag –
Carbon steel – EAF-C);
- scoria da forno elettrico dalla produzione di acciaio inossidabile/altolegato (Electric Arc Furnace
Slag – Stainless/high alloy steel – EAF-S);
- altra
scoria
da
metallurgia
secondaria
(Steelmaking slag – SMS).
Se si analizzano in modo aggregato i dati raccolti relativi al periodo 2008-2010, si rileva una produzione media di scoria da forno elettrico di oltre 3 milioni
di tonnellate annue, di cui oltre il 75% viene utilizzata in opere di ingegneria civile, evitando il ricorso allo smaltimento.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Gestione dei residui
88
Dai dati relativi al 2010, ultima rilevazione disponibile, la scoria che proviene dal ciclo a forno elettrico, e non avviata a smaltimento, è stata utilizzata soprattutto per la realizzazione dei sottofondi stradali
(38%) e dei conglomerati cementizi (28%), mentre la
residua quantità ha trovato impiego soprattutto per
la realizzazione di conglomerati bituminosi (13%) e
di rilevati stradali (13%).
Utilizzo della scoria da ciclo a forno elettrico 2010, dati aggregati
Riutilizzo interno
3%
Conglomerati bituminosi
13%
Sottofondi stradali
38%
Conglomerati cementizi
28%
Produzione cemento
2%
Recuperi ambientali
3%
Rilevati stradali
13%
Fonte: Elaborazione Federacciai su dati questionario
Osservando i principali ambiti di utilizzo nel corso
dell’anno 2010 per ciascuna tipologia di scoria, si ricava che la scoria EAF-C, derivante dal ciclo a forno
elettrico per la produzione di acciaio al carbonio e
idonea a ottenere aggregati, viene utilizzata principalmente per la realizzazione di sottofondi stradali
(44%) e conglomerati cementizi (27%), mentre la
quantità residuale è destinata alla fabbricazione di rilevati stradali (15%) e conglomerati bituminosi (11%).
Da sottolineare come questa tipologia di scoria raggiunga percentuali di utilizzo pari al 90% e solo in minima parte venga destinata allo smaltimento.
Utilizzo della scoria EAF-C 2010
Recuperi ambientali
3%
Sottofondi stradali
44%
Conglomerati bituminosi
11%
Conglomerati cementizi
27%
Rilevati stradali
15%
Fonte: Elaborazione Federacciai su dati questionario
Gestione dei residui - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
89
Differenti sono le percentuali di utilizzo della scoria
EAF-S da forno elettrico per la produzione di acciaio
inossidabile/altolegato. In questo caso, l’utilizzo
principale della scoria non inviata a smaltimento è
per la realizzazione di conglomerati bituminosi
(53%), mentre le restanti quantità sono destinate ai
conglomerati cementizi (29%) e alla produzione di
cemento (13%).
Utilizzo della scoria EAF-S 2010
Recuperi ambientali
1%
Sottofondi stradali
4%
Produzione cemento
13%
Conglomerati bituminosi
53%
Conglomerati cementizi
29%
Fonte: Elaborazione Federacciai su dati questionario
Nel caso infine della scoria da metallurgia secondaria derivante dal ciclo a forno elettrico e avente le
caratteristiche adatte a essere utilizzata, le maggiori
quantità impiegate nel settore delle costruzioni sono
destinate alla produzione di conglomerati cementizi
(33%) e sottofondi stradali (18%). Sfruttando inoltre
il suo contenuto di ossido di calcio di alta qualità,
una buona parte di questa tipologia di scoria (30%)
viene utilizzata in forno in sostituzione della calce,
con un ulteriore risparmio di risorse naturali.
Utilizzo della scoria SMS da EAF-S 2010
Riutilizzo interno
30%
Sottofondi stradali
18%
Produzione cemento
9%
Recuperi ambientali
3%
Rilevati stradali
2%
Conglomerati cementizi
33%
Conglomerati bituminosi
5%
Fonte: Elaborazione Federacciai su dati questionario
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Gestione dei residui
90
Il ciclo integrale per la produzione di acciaio genera
essenzialmente 4 tipologie di scorie siderurgiche:
- scoria da altoforno granulata (Granulated Blast furnace Slag – GBS);
- scoria da altoforno raffreddata ad aria (Air-cooled
Blast furnace Slag – ABS);
- scoria da convertitore a ossigeno (Basic Oxygen
furnace Slag – BOS);
- altra scoria da metallurgia secondaria (Steelmaking
slag – SMS).
Considerando in modo aggregato i dati raccolti relativi al triennio 2008-2010, si ha una produzione media di scoria da ciclo integrale di ben oltre 3 milioni
e mezzo di tonnellate all’anno, con un massimo nel
2008 di oltre 4 milioni e mezzo di tonnellate, che viene assorbita quasi completamente dal settore delle
costruzioni; meno dell’1% viene inviato a smaltimento.
Utilizzo della scoria da ciclo integrale 2010, dati aggregati
Recuperi ambientali
8%
Rilevati stradali
19%
Riutilizzo interno
6%
Produzione cemento
67%
Fonte: Elaborazione Federacciai su dati questionario
La maggior parte della scoria derivante dal ciclo integrale viene generata dall’altoforno nel corso del
processo di produzione della ghisa, viene comunemente chiamata loppa da altoforno e rientra da tempo tra i materiali classificabili come “sottoprodotto”.
La loppa granulata da altoforno (GBS) è quasi
totalmente utilizzata per la produzione di cemento.
Per quanto riguarda invece la scoria che viene prodotta dal convertitore a ossigeno (BOS) i dati 2010
evidenziano che il principale utilizzo è la formazione di rilevati stradali.
Utilizzo della scoria BOS 2010
Riutilizzo interno
20%
Rilevati stradali
80%
Fonte: Elaborazione Federacciai su dati questionario
Gestione dei residui - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
91
L’acciaio
è
sfida
Risorse
energetiche
I consumi energetici per tonnellata
di acciaio prodotto in Italia si sono
ridotti di circa il 20% dal 1990
a oggi. La siderurgia italiana si colloca
ai primi posti tra i grandi produttori
europei per l’efficienza energetica
complessiva.
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Risorse energetiche
94
La produzione siderurgica si caratterizza per una
elevata incidenza dei costi energetici sul totale dei
costi di trasformazione. Tale aspetto è di particolare
rilievo in Italia dove, a causa della dipendenza energetica dai Paesi esteri, del mix produttivo di energia
elettrica e degli elevati oneri sulle bollette energetiche, le aziende pagano prezzi di approvvigionamento più alti rispetto ai principali competitors europei e internazionali.
L’efficienza energetica dei processi costituisce pertanto un fattore determinate per la competitività della siderurgia italiana.
Un importante strumento di valutazione dei risultati
raggiunti nell’efficienza energetica può essere fornito dagli indicatori energetici del database ODYSSEE
– Energy Efficiency Indicators, nell’ambito del progetto IEE (Intelligent Energy Europe) della Commissione Europea.
In base a questi dati dal 1990 a oggi la siderurgia
italiana, grazie alla continua innovazione dei propri
impianti e all’introduzione di sistemi di gestione
energetica sempre più efficienti, ha ridotto i propri
consumi di energia per tonnellata di acciaio prodotto
di circa il 20%.
Efficienza energetica della siderurgia italiana dal 1990 al 2009
toe/t
steel
0,4
0,3
0,2
0,1
2009
2005
2000
1995
1990
0
toe = tonnellata equivalente di petrolio
Fonte: Odyssee Database
Risorse energetiche - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
95
l’efficienza energetica complessiva, presentando un
trend decrescente in linea con la media europea.
Se si analizzano i dati considerando la ripartizione
tra i due cicli produttivi dell’acciaio (ciclo integrale e
forno elettrico), di particolare interesse è il raffronto
Particolarmente interessante è l’analisi dell’andamento del consumo energetico unitario della siderurgia,
espresso in tonnellate equivalenti di petrolio per tonnellata di acciaio prodotto, nei diversi Paesi Europei.
Nella valutazione di questo indicatore è necessario
tenere conto sia dell’efficienza energetica propriamente detta (uso delle tecnologie e gestione energetica) che della ripartizione della produzione tra i due
cicli produttivi (ciclo integrale e forno elettrico).
tra l’Italia e la Spagna, due tra i maggiori produttori
europei di acciaio da forno elettrico. Nonostante la
Spagna si caratterizzi per un mix produttivo decisamente più spostato verso il ciclo a forno elettrico (circa l’80% della produzione totale, contro il 60%
dell’Italia) la siderurgia italiana fa registrare consumi specifici più bassi.
Nel confronto con i principali Paesi produttori d’acciaio europei, l’Italia si colloca ai primi posti per
Efficienza energetica della siderurgia - Confronto europeo dal 1990 al 2009
toe/t
steel
0,5
0,45
0,4
0,35
0,3
0,25
UK
Germania
EU15
Francia
Spagna
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992
1991
1990
0,2
Italia
toe = tonnellata equivalente di petrolio
Fonte: Odyssee Database
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Risorse energetiche
96
Importanti, in termini di efficienza energetica, sono i
risultati ottenuti con il recupero dei gas siderurgici
ria. Nel 2011, è stato riutilizzato l’83% dei gas di recupero, impiegato per usi energetici interni al ciclo o
per la produzione di energia elettrica.
derivanti dalla cokeria, dall’altoforno e dall’acciaie-
Recupero energetico dei gas siderurgici (anno 2011)
Residui
13.946.954 GJ
17%
Riutilizzato internamente
23.312.052 GJ
29%
Produzione energia elettrica
44.279.939 GJ
54%
Fonte: Elaborazione Federacciai da questionario
Consumi energetici dell’industria
siderurgica italiana
Dopo un periodo di progressiva riduzione dei consumi specifici di energia elettrica, nel 2008 e nel
2009, per effetto della crisi economica che ha costretto gli impianti a lavorare con discontinuità e in
modo non ottimizzato, si è registrato un peggioramento dei dati di consumo specifico. Nel 2010, come conseguenza del ripristino delle condizioni produttive più stabili, il consumo specifico è tornato a
scendere su valori più rappresentativi del settore.
Con una quota pari al 13% dei consumi di energia
elettrica e gas naturale del totale dell’industria italiana, la siderurgia rappresenta il principale consumatore di energia dell’industria manifatturiera di base.
Consumo specifico di energia elettrica nell’industria siderurgica dal 2003 al 2010
MWh/t. acciaio
1,00
0,90
0,80
0,70
0,60
0,50
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
0,40
Consumo specifico Energia Elettrica
Fonte: Terna
Risorse energetiche - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
97
Consumo di energia elettrica nell’industria siderurgica dal 2003 al 2010
GWh
M. t.
acciaio
Produzione acciaio
2010
10
2009
10.000
2008
18
2007
15.000
2006
26
2005
20.000
2004
34
2003
25.000
Consumo Energia Elettrica
Fonte: Terna
I consumi specifici di gas naturale, nonostante il peggioramento delle prestazioni verificatosi nel 2008 e
2009 da attribuire al funzionamento non ottimale
degli impianti indotto dalla crisi economica, tra il
2003 e il 2010 si riducono complessivamente del
7%, a dimostrazione dei buoni risultati ottenuti con
gli investimenti intrapresi per il potenziamento e
l’ammodernamento degli impianti.
Consumo specifico di gas naturale nell’industria siderurgica dal 2003 al 2010
m3/t. acciaio
110
100
90
80
70
60
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
50
Consumo specifico Gas Naturale
Fonte: Ministero dello Sviluppo economico
RAPPORTO AMBIENTALE 2011 - Risorse energetiche
98
Consumo di gas naturale nell’industria siderurgica dal 2003 al 2010
Milioni di m
M. t.
acciaio
3
Produzione acciaio
2010
10
2009
1.000
2008
18
2007
1.700
2006
26
2005
2.400
2004
34
2003
3.100
Consumo Gas naturale
Fonte: Ministero dello Sviluppo economico
L’acciaio
è
simpatia
Risorse energetiche - RAPPORTO AMBIENTALE 2011
99
RAPPORTO AMBIENTALE 2011
100
SUPERVISIONE E COORDINAMENTO
Direzione Federacciai
REDAZIONE
Area Tecnica Federacciai
PROGETTO GRAFICO
Franco Gaffuri
STAMPA
Prograf
Si ringraziano le Aziende associate che hanno contribuito alla realizzazione del Rapporto Ambientale
Assemblea Annuale 2012
RAPPORTO AMBIENTALE 2011
RAPPORTO AMBIENTALE
2011
Rapporto Ambientale.indd 1
L’acciaio
è
sostenibilità
23/05/12 19:13
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