...

Il ruolo della donna nella Cina contemporanea Introduzione

by user

on
Category: Documents
112

views

Report

Comments

Transcript

Il ruolo della donna nella Cina contemporanea Introduzione
Dipartimento di Scienze Politiche
Cattedra in Media, Gender e Politica
Classe di Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali
Il ruolo della donna nella Cina contemporanea
RELATORE
Prof.ssa Emiliana De Blasio
CORRELATORE
Prof.ssa Carmela Decaro Maria Bonella
CANDIDATO
Eva Donnarumma
Matricola 621662
ANNO ACCADEMICO 2013-2014
1
Il ruolo della donna nella Cina contemporanea
Introduzione ................................................................................................. p. 1
LA CINA E LE DONNE: UNA STORIA COMPLICATA
1.1 Analisi dei risultati degli indici internazionali sulla Cina .............. p. 3
1.2 La figura femminile in Cina dal 1900 ad oggi ................................. p. 15
1.3 La donna cinese e la legislazione: un rapporto complicato ...... p. 20
LO SVILUPPO CINESE “POST BOOM ECONOMICO”
2.1 La Cina ed il boom economico ............................................................... p. 38
2.2 Sviluppo e trasformazioni della società cinese ............................... p. 50
2.3 Indagine sulla forza lavoro cinese ........................................................ p. 61
DALL’AMBIENTE FAMILIARE A QUELLO POLITICO: I DIVERSI
ASPETTI DELL’EMPOWERMENT FEMMINILE IN CINA
3.1 L’Empowerment femminile nella Repubblica Popolare Cinese p. 76
3.2 Donne in politica in Cina .......................................................................... p. 86
3.3 Lo status sociale delle donne cinesi ..................................................... p. 92
3.4 La posizione delle donne nel matrimonio ed in famiglia............. p. 98
Conclusioni .............................................................................................. p. 100
Abbreviazioni ......................................................................................... p. 102
Bibliografia ............................................................................................. p. 104
Allegato...................................................................................................... p. 107
2
Introduzione
Il presente elaborato, intitolato Il ruolo della donna nella Cina
contemporanea, tratta dell’evoluzione del percorso intrapreso dalla
Repubblica Popolare Cinese a favore dei diritti delle donne. Lo scopo di
questa tesi è proporre una riflessione sul fenomeno della
discriminazione di genere che interessa la Cina e i provvedimenti presi
dal governo per cercare di ovviare a questa forte disparità.
Negli ultimi decenni, infatti, il governo cinese e le varie associazioni
femministe, prime fra tutte la ACWF (All China Women’s Federation), si
sono impegnati congiuntamente per cercare di ovviare alle
discrepanze tra uomini e donne che derivano dal lungo periodo di forte
crescita economica del Paese. Alla fine degli anni Ottanta, con la nuova
leadership e le politiche di apertura ai nuovi mercati, il PCC (Partito
Comunista Cinese), ha puntato tutto sull’espansione economica,
tralasciando gli aspetti sociali della popolazione.
Oggi che la Cina è uno dei principali imperi economici mondiali, se non
in primo, l’interesse del governo è tornato di nuovo sulle
problematiche sociali e sui problemi che affliggono la popolazione. Il
problema principale della PRC (People’s Republic of China) riguarda le
differenze di genere, oltre le varie politiche di matrice tradizionalista e
patriarcale che hanno relegato la donna cinese in una posizione
subordinata rispetto all’uomo. In Cina c’è proprio una mancanza
numerica in senso letterale di donne, causata soprattutto da scelte
politiche sbagliate e da leggi troppo restrittive, come la politica del
figlio unico.
Pur non essendo un tema completamente nuovo, in quanto già Mao
Zedong, negli anni Cinquanta, rivendicava maggiore tutela e maggior
coinvolgimento delle donne nei vari ambiti, da quello sociale a quello
1
politico, solo negli ultimi anni sono iniziati gli studi riguardo queste
tematiche quindi il fenomeno è ancora ai suoi albori.
L’elaborato è suddiviso in tre capitoli. Il primo capitolo parte
dall’analisi dei principali indici internazionali, che consentono di avere
un’idea chiara della posizione della Cina riguardo le tematiche per la
tutela dei diritti delle donne a livello internazionale. Successivamente,
è presentato un breve excursus storico sulla figura femminile cinese a
partire dal Novecento. Infine si analizza più nel dettaglio il rapporto tra
la donna e la legislazione della Repubblica Popolare Cinese (RPC).
Il secondo capitolo, prende in esame la trasformazione che ha
trasformato la Cina da Paese chiuso al proprio interno e con regole
molto rigide, ad “impero” economico. Sono analizzate inoltre tutte le
trasformazioni che la società cinese ha subito in seguito al grande
boom economico, e come la popolazione cinese ha cercato di adeguarsi
alla società internazionale. Infine, viene compiuta un’indagine sulla
forza lavoro cinese.
Il terzo capitolo esamina l’empowerment femminile compiuto dal
governo centrale nella Repubblica Popolare Cinese. Presenta poi una
panoramica sulla presenza delle donne cinesi nella leadership del
Partito, e conclude con l’analisi del sondaggio compiuto dal governo
sullo status delle donne cinesi.
2
1. LA CINA E LE DONNE: UNA STORIA COMPLICATA
Il percorso delle donne cinesi durante tutto l’ultimo secolo ha subito molti
cambiamenti col passar del tempo, anche se il governo negli ultimi anni sembra
essersi impegnato molto per riconoscere l’uguaglianza tra uomini e donne
davanti alla legge. Molti studiosi hanno affermato che però questo impegno non
è cosi positivo come il governo centrale centrale vuol far credere. Infatti grazie
alle riforme socio- economiche la condizione della donna, in alcuni aspetti
sembra esser regredita all’epoca scorsa. La differenza che si è formata tra
uomini e donne si sta ampliando sempre di più, infatti le varie disparità che
separano lo stato delle donne e degli uomini, le entrate, e il potere continuano ad
oscillare in risposta ai continui cambiamenti sociali, economici e politici che
stanno avvenendo in Cina.
Diverse tendenze collegate al diverso ruolo dello Stato nelle vite dei cittadini
hanno contribuito e continueranno ad influenzare l’uguaglianza di genere in
Cina. L’ambiente favorevole per l’uguaglianza di genere nella Repubblica
Popolare Cinese dovrebbe includere i seguenti elementi: una struttura giuridico-
normativa completa, l’impegno internazionale, l’adozione di un piano di
sviluppo a lungo termine, l’evoluzione dell’associazione All China Women’s
Federation 1 (ACWF) in un’organizzazione non governativa ed infine un
maggiore coinvolgimento e maggior efficacia della società nella promozione
dell’uguaglianza di genere e nella fornitura di servizi alle donne.
All China Women’s Federation, è un’associazione creata in Cina nel 1949. Si occupa dei diritti
delle donne ed è responsabile per la promozione delle politiche governative a favore delle
donne, e per la protezione dei diritti delle donne.
1
3
1.1 Analisi dei risultati degli indici internazionali sulla Repubblica Popolare Cinese
Il primo indice che ho analizzato è il Global Gender Gap Report.
Il Global Gender Gap è un documento che serve a mostrare l’ampiezza e la
portata della disparità di genere in tutto il mondo. Questo documento è stato
introdotto nel 2006 dal World Economic Forum. Per ogni nazione viene
identificato uno standard del divario di genere basandosi su criteri politici,
economici, di educazione e di salute. Da questo documento si ottiene una
classifica dei Paesi che mostra le varie disparità per tutte le aree geografiche.
Questo documento vuole essere una sfida per i Paesi per cercare di ridurre il
divario di genere, rendendoli più consapevoli delle loro debolezze in questo
ambito. I Paesi e le aziende sono considerati competitivi sul mercato solo se
sviluppano ed incrementano l’attrazione di talenti da tutte le parti del mondo,
siano essi donne o uomini. Il governo inoltre ha un compito importante per
ridurre queste discriminazioni di genere. Deve infatti cercare di promuovere ed
implementare le opportunità e le vie di accesso al mondo del lavoro per le
donne, cercando di tutelare il talento senza discriminare il genere da cui ciò
proviene. Il Global Gender Gap oltre ad indentificare le differenze tra uomini e
donne nei vari Paesi e nei quattro settori principali (educazione, salute,
economia e politica), propone un profilo dei Paesi comprensivo di informazioni
aggiuntive che servono a fornire un contesto più ampio sulle leggi riguardo la
parità di genere, sulle norme sociali e sulle politiche attuate. Il report del WEF 2 è
spesso utilizzato dalle università, dalle ONGs 3, dai ricercatori, dalle imprese, dai
governi e dagli individui come strumento per migliorare le loro politiche. Il
Global Gender Gap vuole servire per indicare ai Paesi le varie migliorie che si
possono attuare per cercare di migliorare e ridurre le disparità di genere. Alcuni
tipi di cambiamenti proposti riguardano ad esempio la parità di accesso al
credito e ai servizi finanziari, congedi parentali, cure accessibili per l’infanzia,
2
3
WEF : World Economic Forum.
ONG : Organizzazione Non Governativa.
4
processi di assunzione innovativi e programmi di carriera reinventati. Questo
report inoltre può servire per tener conto dei progressi fatti dai paesi in questo
ambito. Infatti per potersi impegnare in iniziative di cambiamento e soprattutto
di miglioramento, le imprese, i Paesi e gli altri soggetti interessati devono avere
un quadro chiaro del contesto per poter valutare il loro punto di partenza e
decidere obiettivi mirati. Il Global Gender Gap Index si basa su tre concetti
fondamentali.
• In primis tende a concentrarsi sul colmare le lacune piuttosto che sui livelli
di misurazione.
• In secondo luogo stabilisce la causa di queste lacune, cioè se sono dovute a
scarsezza di mezzi o di input.
• In terzo luogo classifica i Paesi in base alla disparità di genere, invece che
all’empowerment delle donne.
L’Index infatti è progettato per misurare vari divari di genere riguardo sia
l’accesso alle risorse sia alle opportunità offerte dai
singoli
Paesi
indipendentemente dal loro livello di sviluppo. Questo Indice non vuole
classificare i Paesi in base al loro livello di sviluppo ma si concentra sul divario
di genere presente. Infatti anche se i Paesi ricchi, in genere, offrono migliori
opportunità di istruzione e di salute agli individui della loro società, il Global
Gender Gap tende a premiare i Paesi più piccoli per la loro disponibilità a
rendere accessibili le risorse che hanno. Questo indice, ad esempio, per quanto
riguarda l’istruzione tende a penalizzare o a premiare i paesi in base alle
dimensioni del divario tra i tassi di iscrizione alle scuole tra maschi e femmine,
piuttosto che a giudicare il livello generale di sviluppo dell’istruzione all’interno
del Paese stesso.
Il secondo concetto importante alla base dell’analisi svolta dal WEF è
l’importanza data ai risultati ottenuti negli anni. Questo Indice infatti vuole
fornire un’analisi dell’esito dimostrato dall’impegno a tutela dei diritti
5
fondamentali degli individui piuttosto che le politiche specifiche attuate da un
Paese.
La terza caratteristica distintiva del Global Gender Gap è che classifica i 136
Paesi facenti parte di questo sondaggio in base alla loro vicinanza alla parità di
genere piuttosto che alle politiche di empowerment femminile. L’obiettivo di
questo Index è di concentrarsi sul divario tra uomini e donne e monitorare i
progressi raggiunti dai paesi, piuttosto che se le donne stiano “vincendo” la
battaglia dei sessi. Questo report infatti vuole premiare i Paesi che riescono a
raggiungere il punto in cui le opportunità offerte alle donne sono uguali a quelle
offerte agli uomini, non considerando in nessun modo i casi in cui le donne
riescono a superare gli uomini in determinati ambiti.
Il Global Gender Gap Index analizza il divario tra uomini e donne in quattro
categorie fondamentali ovvero, opportunità e partecipazione economica, livello
di istruzione raggiunto, salute ed indice di sopravvivenza ed infine
empowerment politico.
Per quanto riguarda le opportunità e la partecipazione economica, viene
analizzato per ogni Paese il divario di partecipazione, il divario di retribuzione
ed il divario progresso.
Invece, riguardo al grado di formazione ed al livello di istruzione, il divario tra le
opportunità di accesso per gli uomini e le donne viene calcolato sia per
l’istruzione secondaria sia per quella universitaria. Viene inoltre analizzato il
rapporto tra il tasso di alfabetizzazione femminile per il tasso di alfabetizzazione
maschile.
Il grado di salute e l’indice di sopravvivenza sono calcolati seguendo due
indicatori. Il primo è il rapporto tra i sessi alla nascita che mira soprattutto ad
indentificare il fenomeno delle “donne mancanti” prevalente in molti Paesi che
adottano politiche per il controllo delle nascite, tra cui la Cina. L’altro indicatore
usato riguarda il divario tra le aspettative di vita tra le donne e gli uomini
calcolato dalla World Health Organization. Questo indicatore fornisce una stima
6
del numero di anni che le donne e gli uomini possono aspettarsi di vivere in
buona salute, tenendo conto delle violenze che interessanto il Paese, delle
malattie, della malnutrizione o di altri fattori rilevanti.
Riguardo l’empowerment politico, invece, viene misurato il divario tra uomini e
donne attraverso l’analisi delle alte cariche governative nel Paese. In esso è
incluso anche il rapporto delle donne e degli uomini che hanno ricoperto cariche
pubbliche in base agli anni di effettivo mandato esecutivo degli ultimi cinquanta
anni. Un chiaro svantaggio in questa categoria è l'assenza di eventuali indicatori
che catturano le differenze tra la partecipazione delle donne e degli uomini a
livello di governo locale .
I risultati del 2013 mostrano che l'Islanda continua ad essere in cima alla
classifica generale del Global Gender Gap Index per il quinto anno consecutivo.
La Finlandia si colloca in seconda posizione, e la Norvegia detiene il terzo posto
in classifica generale. La Svezia rimane in quarta posizione. I paesi del Nord
Europa quindi dominano la top ten con l'Irlanda in sesta posizione, Danimarca
ottava e la Svizzera nona. La Nuova Zelanda al settimo posto, le Filippine al
quinto e il Nicaragua al decimo la completano. La Cina invece si classifica solo in
69esima posizione.
L'indice monitora anche la forte correlazione tra la differenza di genere di un
Paese e la sua competitività nazionale. Poiché le donne rappresentano la metà
del potenziale base dei talenti di un Paese, la competitività di una nazione a
lungo termine dipende in modo significativo sul se e come, la forza lavoro
femminile è educata e utilizzata.
A livello globale si nota quindi una riduzione della disparità di genere, infatti 86
paesi su 136 esaminati hanno mostrato un leggero miglioramento.
Nella
classifica generale del 2013 la Cina occupa il 69esimo posto mentre l’Italia si
trova alla 71esima posizione. Per quanto riguarda l’Italia, quest’ultima è ancora
lontana dal garantire al perfetta parità di diritti tra uomini e donne, ma nei
7
settori quali politica ed istruzione presenta dei risultati positivi, mentre negativi
sono ancora la salute e l’uguaglianza nel mercato del lavoro.
La Cina, secondo il report del 2013 mostra miglioramenti rispetto al 2006, anno
in cui si trovava in 52esima posizione rispetto agli altri 115 paesi. I settori in cui
ha minore discriminazione di genere sono il settore politico ed il settore
economico, mentre si trova più in basso in classifica se analizziamo solamente il
settore
dell’educazione.
Il
settore
che
invece
presenta
la
maggior
discriminazione di genere e quindi è uno degli ultimi in classifica è quello della
salute e delle aspettative di vita. Dai dati risulta quindi che la Cina presenta un
miglioramento dello 0,0056% anche se nel 2012 si era classificata 68esima.
Anche nell’ambito della classificazione nel gruppo dei Paesi con un reddito
medio-alto la Repubblica Popolare Cinese non riesce a classificarsi tra i primi
dieci paesi, e si vede sorpassare da Paesi come Cuba, Kazakistan e Venezuela.
Se analizziamo nel dettaglio i vari sottoindici emerge che, nel campo della
partecipazione economica e delle opportunità, la Cina si classifica 62esima
mentre presenta un risultato più basso nel settore dell’educazione essendo
stimata all’81esima posizione. Per quanto riguarda il settore della salute ed
aspettative di vita la Cina mostra scarsissimi risultati classificandosi 133esima, a
livello di paesi come Albania, India ed Azerbaijan. Presenta infatti una
percentuale di 0,89% femmine per ogni maschio e ciò è una risultante degli
effetti della politica del figlio unico e del fenomeno delle “donne mancanti”. Il
rapporto mondiale sulla distribuzione di uomini e donne mostra quanti uomini
ci sono per ogni donna in un determinato Paese. Se questo presenta una
proporzione al di sopra dell’1% (ad esempio 1,4%) indica che è presente più di
un uomo per una donna, all’inverso invece un indice al di sotto dell’1% (ad
esempio 0,6%) indica che ci sono più donne che uomini. La situazione ideale
sarebbe quella indicata dall’1% che rappresenterebbe l’egual numero di uomini
e donne. In questo caso in Cina è stimato che alla nascita ci sono 1,19% uomini
per ogni donna, tra cui 1,17% uomini per ogni donna al di sotto dei quindici anni
8
e solo 0,93% uomini per ogni donna al di sopra dei novantacinque anni. Quindi
in media si ha una maggior presenza di uomini stimata in media di 1,06%
uomini per ogni donna. Questo indice mostra dei miglioramenti riguardo la
situazione delle donne mancati, circa 50 milioni nella Repubblica Popolare
Cinese. Questo fenomeno è un retaggio delle tradizioni culturali in cui la
conservazione dei beni e del patrimonio di famiglia influenza la decisione di
abortire nel caso in cui si presenti una nascita di sesso femminile. Il sistema
cinese di attribuzione delle terre coltivabili, praticato in Cina a partire dagli anni
Ottanta insieme al sistema ereditario basato sul patrilineato ha portato la
popolazione delle zone rurali a preferire un figlio maschio. A tutto ciò si
aggiunge anche lo status di inferiorità delle donne nella società. In società cosi
attaccate ai valori tradizionali come quella cinese, l’assenza del figlio maschio
porterebbe alla fine del clan e del nome di famiglia. Inoltre in Cina ed in gran
parte dell’Asia, solo l’erede maschio può portare avanti e mantenere la famiglia,
ed inoltre tener vivo il culto degli antenati. La figlia femmina, in una famiglia
cinese, è vista come una persona di passaggio nella casa paterna. Al momento
del matrimonio, infatti, la donna si dedicherà completamente alla famiglia del
marito slegandosi da tutti i vincoli che la tenevano legata alla famiglia di origine
e sarà libera dalle preoccupazioni di mantenere gli anziani genitori, compito che
spetta solo al figlio maschio. Nelle campagne cinesi vige ancora l’idea che
bisogna avere un figlio di sesso maschile per aver garantito il “sostegno durante
la vecchiaia”, visto che non esiste la pensione. Un detto cinese recita “Allevare
una figlia è come coltivare il campo di un altro”4. Il riaffiorarsi di credenze
religiose e di pratiche tradizionali è associato alla disuguaglianza di genere, in
quanto spesso queste credenze favoriscono l’infanticidio delle donne. La povertà
che ancora affligge il continente asiatico è stata accompagnata dall’inasprirsi
delle contraddizioni sociali. Anche se in Cina si è avuta una crescita rapidissima
4
Jià chūqù de nǚ'ér pō chūqù de shuǐ, 嫁出去的女儿泼出去的水, antico proverbio cinese.
9
e dei forti cambiamenti in vari livelli, non si è avuta una crescita diffusa, ma anzi
ha portato un’ineguale distribuzione di ricchezza e reddito, lasciando le zone
interne del Paese in condizioni di povertà e costrette a contare sulla terra e
sull’allevamento come fonti principali di ricchezza mentre le zone costiere e le
grandi città si arricchivano grazie alle industrie ed al turismo. In Cina, infatti,
nonostante l’aumento esponenziale del PIL, il fenomeno degli aborti selettivi e
degli infanticidi femminili, determinati dalla politica del figlio unico, non è in
diminuzione.
Per descrivere questa abominevole tendenza è stato coniato un nuovo termine :
Gendericidio5. Con questo fenomeno si intende “la sistematica eliminazione di
un particolare genere”, fenomeno ampiamente diffuso in Cina. Con l’uso di
un’apparecchiatura ad ultrasuoni illegale, le coppie posso sapere in anticipo il
sesso del nascituro e provvedere all’aborto in caso di feto di genere femminile.
In altri casi, invece, le ostetriche sono pagate per far nascere “morta” la bambina
al momento del parto. Queste pratiche ingiuste ed orribili hanno portato ad uno
squilibrio profondo di genere in Cina, il cui rapporto sulle nascite di sesso
maschile e di nascite femminili è cresciuto fino a 120 bambini su 100 bambine,
rispetto a una media mondiale di 105 bambini su 100 femmine.
Grazie ad una politica statale che ha vietato alle famiglie cinese di avere più di un
figlio dal 1979, unita ad una serie di pregiudizi antichi e crudeli, la nuova super
potenza mondiale ha iniziato la sua era di supremazia con un incredibile
disequilibrio di genere e quindi surplus di uomini.
Si stima che nel 2020, in Cina ci saranno trenta milioni di uomini in più rispetto
alle donne e tutto ciò è una situazione irreale e nuova, poiché non era mai
successo in nessuna parte del mondo prima d’ora. Questo fenomeno ha dato
adito a nuove speculazioni riguardo ciò che potrebbe succedere, ovvero una
guerra per eliminare il surplus maschile, un’aumento della criminalità, un forte
Il termine Gendericidio è stato coniato dalla femminista americana Mary Anne Warren ed
utilizzato per la prima volta nel suo libro del 1985, Gendericidio: L’Implicazione della
Selezione del Sesso.
5
10
aumento della prostituzione che è già un fenomeno molto diffuso in ogni città
Cinese ed un aumento dell’omosessualità. Inoltre già in tempi brevi questa
disparità di genere ha acuito il fenomeno del commercio dei bambini rubati.
Lo Stato non aveva previsto questi risultati ed essendo allarmato dai dati
sempre più preoccuparti, sta utilizzando tutte le sue immense risorse di
propaganda per cercare di fermare il massacro delle ragazze non ancora nate.
Sarà difficile, però, combattere contro il pregiudizio a favore dei figli maschi e
contro le figlie, radicato in una convinzione preistorica che i figli potranno
prendersi cura dei loro genitori anziani, mentre le figlie costeranno soldi in dote,
e diserteranno la famiglia d’origine per quella che acquisiranno col matrimonio.
Questo massacro di massa delle bambine è evidente anche quando si esamina la
composizione delle classi. Basta prendere come esempio una classe di una
scuola elementare di una qualsiasi città media cinese, solo venti studenti su
ottanta sono femmine. In un’altra classe venticinque su sessantatre studenti
sono femmine, e cosi via. Anche se è possibile che ad alcune ragazzine sia vietata
dai genitori l’opportunità di frequentare la scuola, la disparità di genere è
comunque enorme e preoccupante. In Cina negli anni Ottanta il rapporto
maschi/femmine era 108 a 100, negli ultimi anni invece questa disparità è
aumentata, salendo fino a 124 uomini per 100 donne. Il professor Theodor
Winkler6, uno dei massimi esperti mondiali di discriminazione femminile, ha
parlato di “una pratica eugenetica non riconosciuta e resa silenziosa. L’intera
demografia asiatica entrerà in crisi se non fermeremo il massacro di Eva”.
Questo gendericidio non affligge solo la Cina ma interessa anche atri Paesi
dell’Estremo Oriente, inclusi Taiwan e Singapore, l’India ed alcune etnie della
popolazione degli Stati Uniti d’America. Il gendericidio esiste in quasi ogni
continente, riguarda sia i ricchi che i poveri, istruiti o analfabeti e non conosce
distinzione di religione ma interessa tutti. James Wolfensohn, ex presidente della
Banca mondiale, afferma che “incoraggiare, ad esempio, l’istruzione delle
6
Theodor Winkler, studioso di scienze politiche ed international security.
11
ragazze in questi paesi avrà un effetto catalizzatore in tutti i campi dello
sviluppo: favorirà il calo della mortalità infantile e materna, l’aumento della
riuscita scolastica per entrambi i sessi, l’incremento della produttività, il
progresso nel rispetto dell’ambiente ecc. Tutti questi miglioramenti si
tradurranno in una crescita economica più rapida e in una più ampia
ripartizione dei frutti della crescita”.
Un altro indice che aiuta a capire la situazione delle donne e della popolazione
tutta in Cina è il Gender Inequality Index (GII). Questo indice è stato ideato dal
Programma delle Nazioni Unite (UNDP) per lo sviluppo, e raccoglie tutte i dati
che indicano le disparità di genere presenti in ogni Paese a partire dal 2010.
Secondo l'UNDP, questo indice è una misura composta dal margine della perdita
di successo e crescita, all'interno di un paese, a causa di disuguaglianza di
genere. Questo margine è stabilito sulla base di tre dimensioni: la salute,
l’empowerment e la partecipazione nel mercato del lavoro. Gli svantaggi che
affrontano le donne e le ragazze sono una delle principali fonti di disuguaglianza.
Troppo spesso, infatti, le donne e le ragazze sono discriminate in settori quali
sanità, istruzione e mercato del lavoro con ripercussioni negative per la loro
libertà e il loro stile di vita. Le disuguaglianze di genere cambiano da Paese a
Paese, andando da un indice di disuguaglianza del 4,5% al 74,7%.
I Paesi che presentano una distribuzione disuguale dello sviluppo umano spesso
hanno anche una percentuale di disuguaglianza tra donne e uomini alta. Il GII è
calcolato analizzando fattori come il tasso di mortalità delle madri, il numero di
seggi occupati dalle donne negli organi governativi oppure il tasso di
partecipazione delle donne alla forza lavoro del Paese. Più basso è questo indice,
migliore sarà la situazione all’interno del Paese e migliore sarà anche
l’uguaglianza di genere. Le ricerche del 2012 hanno mostrato che l’Olanda è il
Paese con il tasso più alto di uguaglianza di genere, mentre lo Yemen presenta il
tasso più basso e quindi c’è molta disparità di genere.
12
La Repubblica Popolare Cinese nella classifica dell’indice sulla distribuzione
delle risorse umane si è classificata in 101esima posizione su 200 Paesi
analizzati, quindi si posiziona quasi perfettamente al centro. Di certo la strada
per raggiungere l’uguaglianza di genere è ancora lunga, ma il governo sembra
aver capito che è importante impegnarsi a favore di ciò.
13
議
無
父
母
貽
罹
載
弄
之
瓦、
無
非
無
乃
生
女
子、
載
寢
之
地
儀、 、
唯
載
洒
衣
食
之
是、 裼、
室
家
君
王、
載
乃
弄
生
之
男
璋 、 子、
其
載
泣
寢
喤
之
喤、
朱
芾
斯
皇、
牀、
載
衣
之
裳、
When a son is born
Let him sleep on the bed
Clothe him with fine clothes
And give him jade to play with.
How lordly his cry is!
May he grow up to wear crimson
And be the Lord of the clan and the tribe
When a daughter is born
Let her sleep on the ground
Wrap her in common wrappings
And give her broken tiles for playthings
May she have no faults, no merits of her own
May she well attend to food and wine
And bring no discredit to her parents. 7
1.2 La figura femminile in Cina dal 1900 ad oggi
I versi sopra riportati sono tratti dalla poesia n°189 dello Shi jing ( il “Classico della poesia”)
tratto da The book of odes, The Museum of Far Eastern Antiquities, Stoccolma, 1950 a cura di
B. Karlgren. La traduzione è invece tratta da CROLL, Elisabeth, Changing identities of Chinese
women, Hong Kong, Hong Kong U.P.,1995, p. 32.
7
14
Le donne cinesi hanno subito vari cambiamenti nell’ultimo secolo. All’inizio
di questo secolo infatti la Cina era ancora semi coloniale e semi feudale. Ciò
significava che le donne erano tenute ai livelli bassi della società e non avevano
nessun potere decisionale nella loro stessa vita quotidiana. Il ruolo delle donne è
cambiato drammaticamente quando il Partito Comunista Cinese (PCC) ha
portato la popolazione cinese alla grande e profonda rivoluzione nazional
democratica. Prima di questa rivoluzione, le donne non avevano nessun potere
politico e non partecipavano in nessun aspetto della vita sociale o politica. Anche
a livello economico dipendevano completamente dal marito o dal padre se non
sposate e non erano autorizzate ad avere proprietà, eredità o un’entrata
monetaria indipendente. Inoltre dovevano sempre obbedire a qualcuno e ciò
aboliva completamente la loro dignità ed indipendenza, rendendo le loro vite
molto tortuose. Un primo miglioramento della condizione della donna in Cina si
è avuto nell’ultima decade del 1800, periodo in cui venne vietata la fasciatura dei
piedi e resa l’istruzione accessibile anche alle donne. Con la rivoluzione del
1911, che aveva come scopo una maggiore uguaglianza tra uomo e donna e la
partecipazione delle donne nelle questioni politiche, sono nati i primi movimenti
femministi in Cina e le donne iniziano ad avere una maggior coscienza del loro
essere e si battono per avere maggiori diritti. Nonostante queste manifestazioni
non siano riuscite ad ottenere grandi cambiamenti, ma hanno fatto aumentare la
consapevolezza di come le donne cinesi erano state maltrattate fino a quel
momento.
La fondazione del Partito Comunista Cinese, ha cambiato le vite del popolo
cinese nel miglior modo possibile per quel periodo. Grazie alla Repubblica
Popolare Cinese le donne e gli uomini hanno acquisito l’uguaglianza davanti alla
legge. Le donne sono ora in grado di andarsene liberamente dalle loro case e fare
quello che vogliono. Inoltre, non sono più analfabete, sono autorizzate a sposare
chi vogliono e la prostituzione è stata vietata rendendo meno facile tradire per
15
gli uomini. Questi cambiamenti che hanno le donne hanno attraversato ha reso
le loro vite più semplici e meno tortuose.
Con la morte di Mao Zedong, avvenuta nel 1976, per la Cina è iniziata una nuova
fase caratterizzata da modernizzazione, apertura verso l’Occidente e soprattutto
demaoizzazione. Deng Xiaoping, successore del Chairmain, propose un
riaggiustamento del sistema economico, che essendo basato sul modello
sovietico non rispettava le necessità della popolazione cinese. Deng presentò il
suo piano di riforme durante il terzo plenum del ventunesimo Comitato centrale
del
PCC
del
dicembre
1978.
Le
riforme
economiche
interessarono
principalmente le zone rurali della Cina, cercando di decollettivizzare il settore
agricolo e contemporaneamente rilanciare il settore industriale ed urbano con la
liberalizzazione dei prezzi e delle imprese. Il boom industriale degli anni Ottanta
è un pratico esempio del successo ottenuto creando infrastrutture necessarie
per far funzionare l’economia di mercato, ottenendo ritmi incredibili di crescita
e svelando le immense capacità di impresa e di sviluppo industriale della società
cinese. Inoltre Deng, aprendo il mercato cinese all’Occidente, aveva espresso il
desiderio della Cina di unire la modernizzazione interna all’economia mondiale.
Acquisendo però sempre maggior rilievo nel panorama internazionale, la Cina
ha dovuto affrontare i problemi legati alle repentine liberalizzazioni
economiche. Ad esempio la liberalizzazione economica aveva favorito il ritorno
all’impresa familiare che incrementava il declino del ruolo della donna
all’interno delle comunità rurali. Marie-Claire Bergère, scriveva di quell’epoca
che in Cina: “Le mogli, le figlie delle famiglie contadine lavorano ormai
all’interno del nucleo familiare e sono sottoposte all’autorità del capofamiglia,
che è anche il capo dell’impresa. Il padre o il marito si è sostituito al capo della
squadra per la distribuzione dei compiti. Nessun punto-lavoro viene a mettere in
risalto il contributo individuale delle donne ai redditi familiari: la retribuzione è
in certi casi indivisa o nulla. La riforma tende a resuscitare un’autorità
patriarcale. (…) Le donne della campagna hanno anche molto da perdere per il
16
venir meno delle istituzioni mediche e di aiuto sociale, fino a questo momento
finanziate con i fondi delle unità collettive. (…) Il rinnovamento dell’impresa
familiare valorizza il ruolo del figlio: è il suo lavoro che permette di mantenere e
sviluppare la produzione. (…) La madre che partorisce solo figlie è sempre stata
disapprovata dalla società tradizionale. Ma nella Cina di Deng Xiaoping la
combinazione di una riforma rurale che esalta l’impresa familiare, e di una
pianificazione demografica, che si sforza d’imporre la necessità del figlio unico,
dà una forza nuova all’antica maledizione” 8.
Queste nuove riforme economiche ridimensionavano il ruolo della donna alla
gestione della casa, sminuendo il lavoro femminile. La politica del figlio unico
adottata nel 1978 aveva finito di emarginare la popolazione femminile
principalmente alle aree rurali, zone in cui un elevato numero di figli significava
maggior manodopera su cui poter contare. Inoltre, a causa di forti
disuguaglianze e della perdita del supporto sociale pubblico, vennero riprese
alcune credenze e pratiche tradizionali che davano importanza ai clan familiari.
Usando ancora le parole di Marie-Claire Bergère, le donne per eludere la politica
del figlio unico : “…fanno appello a medici non autorizzati o a chirurghi
occasionali pagati a mercato nero per procedere clandestinamente alla
rimozione di sterilets (…) e fuggono nei villaggi vicini per partorirvi di
nascosto”9. La popolazione criticò aspramente la politica del figlio unico, ma il
governo dovette imporsi anche con metodi molto bruschi poiché se la crescita
demografica non fosse stata controllata, la scommessa delle “Quattro
Modernizzazioni” (agricoltura, industria, difesa, ricerca scientifica e tecnologica)
sarebbe stata perduta. La pianificazione familiare era la prima e la più urgente di
tutte le priorità nazionali.
La nuova politica demografica aveva però dei riscontri negativi sulle donne e
soprattutto sulle bambine. Da questa politica iniziano i problemi legati agli
8
9
M.C. Bergère, (2000) La Cina dal 1949 ai giorni nostri, Il Mulino, Bologna.
Ivi
17
squilibri demografici tra uomini e donne. Infatti in questo periodo nelle zone
rurali era molto alto il tasso di infanticidio femminile e la non registrazione delle
bambine alla nascita, a causa della politica del figlio unico. Anche le politiche di
trasformazione delle imprese pubbliche non avevano aiutato la situazione delle
donne, causando molteplici licenziamenti. Secondo i dati dell’antropologa
Elisabeth Croll all’inizio degli anni Novanta le donne costituivano il 70% dei
lavoratori “dismessi”. A causa di questi problemi nelle campagne si assistette ad
un vero e proprio esodo verso le città e le zone costiere. Questa migrazione
aveva colpito soprattutto le giovani donne cinesi che si recavano in città per
cercare lavoro come cameriere, commesse o addirittura prostitute.
Un fenomeno creatosi dopo questo esodo è quello del Guaimai10 cioè rapimento
e vendita delle giovani donne come mogli. Questa pratica è stato un vero e
proprio commercio della schiavitù, ricomparso all’inizio degli anni Ottanta in
tutta la Cina. La crescente miseria che si trovava soprattutto nelle aree rurali,
aveva incoraggiato il traffico delle mogli che era usato come espediente per
cercare di salvare il proprio nucleo familiare.
Nel 1992 le autorità cinesi hanno stimato che circa 50mila persone tra donne e
bambine sono state rapite e vendute come mogli. Dieci anni fa il costo di una
moglie era compreso tra i 250 ed i 500 dollari, prezzo molto inferiore rispetto ad
una cerimonia di nozze regolare che veniva a costare sui 1200 dollari. Spesso il
traffico delle donne a scopo matrimoniale è vittima del tacito assenso delle
autorità locali e delle comunità. Per cercare di aiutare le donne in difficoltà nella
People’s Republic of China (PRC), sono state create delle linee telefoniche a cui
potersi rivolgere per denunciare le violenze subite. Questo servizio però viene
usato soprattutto da donne istruite che appartengono ai ceti medi della
popolazione e che rappresentano solo una minima parte delle donne
maltrattate.
10
拐卖, Guaimai, traduzione letterale rapire e vendere.
18
Nella vita di tutti i giorni delle donne cinesi si possono notare dei cambiamenti
positivi. Le donne possono ora lavorare, si possono vestire come preferiscono e
soprattutto possono vivere la loro vita autonomamente senza essere costrette a
matrimoni di retaggio feudale. Inoltre le donne ora possono accedere
all’istruzione universitaria che le aiuta ad avere un lavoro importante nel mondo
politico o economico. La Cina, però, è ancora un Paese in Via di Sviluppo e si
spera che la situazione continui a migliorare col passar del tempo.
1.3 Le donne cinesi e la legge
19
“Investire sulle donne non porta benefici solo alle donne stesse, ma ha anche alti
rendimenti sociali che riflettono un miglioramento del benessere dei figli e una
riduzione della fertilità, della povertà e dei pregiudizi di genere” 11.
Il primo ottobre 1949 Mao Zedong 12, capo del Partito Comunista Cinese e leader
dell’Esercito Popolare di Liberazione, proclamò la nascita della Repubblica Popolare
Cinese. A piazza Tian’anmen al fianco di Mao, c’era sua moglie Jian Qin. La presenza
di una donna di fianco al leader cinese segnò un’importante svolta nella storia della
Cina e voleva significare l’impegno che il Partito voleva assumersi creando delle leggi
a favore delle donne. Il governo cinese a partire dagli anni Cinquanta ha iniziato ad
interessarsi seriamente alla condizione delle donne. La prima legge creata fu quella
sul matrimonio del 1950. Mao aveva dichiarato che le donne erano “l’altra metà del
cielo” riconoscendone il valore e la dignità ed inoltre cercò di favorire l’ingresso
delle donne ai ruoli in precedenza destinati solamente agli uomini. Questa
integrazione delle donne però era vista come un processo che le facesse diventare
come gli uomini, e non solo uguali agli uomini; ciò implicava una perdita di
femminilità ed un processo di mascolinizzazione che includeva l’aspetto, i ruoli e le
funzioni sia familiari che sociali. Il partito si impegnò fortemente per ridurre le
disuguaglianze modificando anche la lingua cinese, abolendo tutte le espressioni che
erano usate per distinguere gli uomini dalle donne. Venne uniformato anche il
vestiario, tutti infatti senza distinzione dovettero adottare le tenute da lavoro e
venne abolito l’uso di stoffe sgargianti o altri ornamenti. Secondo la nuova politica
del Partito, le donne dovevano raggiungere l’indipendenza ed il rispetto degli uomini
attraverso il lavoro. Le donne mostrate dai grandi manifesti che tappezzavano la
città erano donne fiere e determinate, dallo sguardo deciso, dalla postura seria e
11
Coady D., Dai X., Wang L.,Community Programs and Women’s Participation: The Chinese
Experience.
12
Mao Zedong, 毛沢東, leader del Partito Comunista e primo Presidente della Repubblica
Popolare Cinese ( 1893-1976).
20
dalla corporatura massiccia. Gli slogan di Mao volevano modificare l’immagine della
donna cambiando la percezione che costoro avevano di se stesse, spingendole a
proporsi ed impegnarsi per ottenere ruoli precedentemente destinati agli uomini. La
stampa inoltre tendeva a pubblicizzare immagini in cui le donne svolgevano lavori
utili ed in cui veniva esaltata la dedizione verso la patria. La nazione infatti aveva
bisogno del contributo di tutti per diventare grande ed il compito delle donne era
quello di partecipare alla produzione. Mao scriveva nel suo Libretto Rosso: “E’̀ di
primaria importanza per l’edificazione della grande società̀ socialista inserire in
massa le donne nelle attività̀ produttive. Una vera eguaglianza tra l’uomo e la donna
è realizzata solo nel corso del processo di trasformazione socialista di tutta la
società̀”13.
Durante la guerra di Corea e soprattutto durante il “Grande Balzo in avanti” 14 il
lavoro delle donne fu molto utile e divenne un modo per loro di riscattarsi
dall’ignoranza e dalla sottomissione che avevano subito in passato. Inoltre il
lavoro che dovettero fornire venne visto come un modo per ricompensare il
Partito e la Patria per ciò che gli era stato offerto, tra cui libertà di matrimonio,
divorzio e parità dei sessi. Nei periodi di crisi del Paese, per permettere alle
donne di dedicarsi completamente al lavoro vennero create nelle città delle
mense comuni e furono potenziati i servizi assistenziali. Ad esempio vennero
creati degli asili settimanali in cui le madri potevano lasciare i propri figli, in età
prescolare, per tutta la settimana.
Mao voleva che anche le donne si impegnassero in uno stile di vita dedito al
lavoro sacrificando gli affetti familiari, aspramente criticati poiché toglievano
tempo ed energie alla produzione.
Si ebbe quindi uno sviluppo a due facce, infatti se da un lato venivano sacrificati i
legami familiari dall’altro lato vennero creati nuovi programmi sociali che
Zedong M., Libretto Rosso, Beijing.
14 大跃进, Grande Balzo in avanti, (1957-1959).
13
21
fornivano alle donne istruzione e sicurezza economica, garantendo maggiori
diritti e possibilità di lavoro. Dai dati raccolti alla fine degli anni Cinquanta si
nota che la percentuale delle donne lavoratrici dai sedici ai sessanta anni
raggiungeva il 90%.
In questo periodo nacque anche la Federazione delle Donne, che anche se sulla
carta aveva il compito di controllare l’effettiva validità delle politiche a favore
delle donne, in realtà era strettamente legata al Governo, risultandone quasi un
organo aggiuntivo, poiché praticamente aveva il compito di diffondere ed
esaltare le decisioni del Partito tra le donne.
In realtà anche se ci furono molti programmi ed incentivi per le donne, alla base
c’erano ancora varie differenze di trattamento tra cui la diversa divisione del
lavoro e delle retribuzioni. Le donne avevano meno possibilità di raggiungere i
livelli più alti di istruzione ed erano relegate alle posizioni lavorative più basse e
peggio pagate, anche se il loro carico di lavoro era completamente equiparato a
quello degli uomini.
L’unità di lavoro sostituì quindi quasi completamente la famiglia in quanto gli
uomini e le donne trascorrevano molto più tempo con i colleghi piuttosto che in
casa.
Anche se la legge del 1950 sul matrimonio l’aveva reso libero, in realtà l’unità di
lavoro aveva una voce molto forte in capitolo riguardo il matrimonio o il
divorzio dei suoi membri. Per le donne il passaggio dall’adolescenza all’età
adulta non era più indicato dal matrimonio come in passato, ma era sancito
dall’inizio dell’attività lavorativa. Spesso le donne lavoratrici rinunciavano
volontariamente ai congedi per maternità o alle pause per l’allattamento per non
danneggiare i colleghi dell’unità e soprattutto per non essere considerate da
meno degli uomini. L’idea del partito era che la miseria e le difficoltà che la
popolazione doveva affrontare erano solo un piccolo dettaglio necessario per
raggiungere un futuro più roseo e prospero.
Un’unica eccezione al pensiero maoista fu l’inchiesta tra il 1963 ed il 1964 della
22
rivista femminile Zhongguo Funü15 intitolata “Cos’è la felicità per una donna
rivoluzionaria?”. Le risposte che risultavano da questa inchiesta rivelarono uno
scontento della popolazione femminile cinese creato soprattutto dalla
sensazione che le prospettive che il Governo presentava, non erano cosi reali e
soprattutto chiedevano più sacrifici alle donne rispetto agli uomini.
Per molte donne il sogno “segreto” era ancora quello di sostenere il marito ed
educare i figli in una casa accogliente. Ovviamente i risultati di questa inchiesta
vennero aspramente criticati, e l’opposizione fu dura nei confronti delle donne
che mostravano di voler dare priorità alla loro soddisfazioni personali piuttosto
che allo sviluppo del Paese. Molte donne al contrario indicarono come ideale di
felicità personale la possibilità di lavorare e lottare per la patria socialista,
riconoscendo che tutto ciò che loro avevano ottenuto era il risultato della lotta di
altre donne prima di loro.
Con la Rivoluzione Culturale 16, la Cina si trovò costretta ad affrontare altre
esigenze e le difficoltà delle donne vennero accantonate. La Federazione delle
donne venne sciolta e gli anni della Rivoluzione furono tragici per le donne.
Molte donne si arruolarono nelle Guardie Rosse 17, torturando chi si mostrava
contrario alle idee del Partito. Le donne più colte divennero oggetto di disprezzo
e diffidenza e furono costrette nei campi di lavoro e persero ogni forma di
assistenza statale. In questi campi di lavoro, situati nelle regioni più povere ed
arretrate della Cina, le donne erano costrette a vivere in baracche prive di acqua
potabile e luce elettrica ed anche i collegamenti con il resto del Paese erano
scarsi.
La morte di Mao, avvenuta nel 1976, segnò la fine della Rivoluzione Culturale e
15
Zhonguo Funu,̈中國 女, Donne della Cina, rivista specializzata per donne, pubblicata per la
prima volta nel 1939 dalla Commissione delle Donne della Commissione Centrale del Partito
Comunista Cinese.
16 Wénhuà dà gémìng ,文化大革命,Rivoluzione Culturale (1966-1967).
17 Guardie Rosse, esercito formato soprattutto da studenti universitari, che inneggiava alla
figura di Mao seguendo i suoi precetti scritti nel Libro Rosso.
23
liberò la Repubblica Popolare Cinese da un personaggio diventato ormai
scomodo e pesante.
Successore di Mao fu Deng Xiaoping, che proponeva idee nuove e
completamente opposte a quelle del Grande Timoniere. La priorità del governo
Deng fu lo sviluppo economico volto a trasformare la Cina in una grande potenza
moderna, stravolgendo completamente la politica socialista seguita fino ad
allora. Un primo provvedimento è stato quello di privatizzare le industrie, oltre a
redistribuire i terreni agricoli ai contadini, dando nuova importanza alle famiglie
responsabili dei propri guadagni e delle proprie perdite.
Nelle grandi città alle aziende fu consigliato di riorganizzarsi ed ammodernarsi
in modo da essere competitive sul mercato mondiale. Il Paese pian piano si è
aperto agli investimenti stranieri, soprattutto a Sud e nelle Zone Economiche
Speciali18 (ZES) però tenendo sempre sotto controllo il fenomeno per non
rischiare di mettere in pericolo il governo centrale.
I cambiamenti voluti da Deng hanno colpito anche le donne che da operaie sono
diventate donne dalle mille sfaccettature e dai vari ruoli. Le donne sui manifesti
non sono più vestite con le tute blu e non presentano più lo sguardo in avanti,
ma sono donne eleganti e sorridenti, con vestiti svolazzanti. Esse sono sia
consumatrici che imprenditrici. Questa nuova politica ha quindi mostrato
l’inefficacia della tendenza egualitaria proposta dal maoismo. Ciò è visibile
soprattutto nei dati riscontrati nelle statistiche nazionali ed internazionali.
Infatti nella corsa all’oro i soggetti più deboli come le donne hanno dovuto
pagare cari i costi per i cambiamenti.
Dal 1949, e per circa metà secolo le donne cinesi hanno attraversato un lungo
cammino di riforme, hanno subito cambiamenti drastici del loro ruolo di donne
sia negli aspetti politici, sociali ed economici. Le riforme economiche ed il
Zone economiche speciali della Cina sono delle città nelle regioni a Sud del Paese tra cui
Shenzhen, Zhuhai e Shantou nel Guangong, Xiamen nel Fujian e l’intera provincia dell’Hainan.
In queste zone vigono leggi speciali e misure più flessibili volte a favorire gli investimenti
stranieri.
18
24
processo di apertura all’Occidente che ha interessato la Cina dal 1978 hanno
creato nuove sfide per le donne cinesi, offrendogli nuovi obiettivi e nuove
opportunità. Le donne cinesi hanno guadagnato molto in quest’ultimo secolo ma
la strada per raggiungere la completa uguaglianza con gli uomini è ancora lunga.
L’impatto delle riforme di Deng Xiaoping sulle donne delle città è stato
drammatico. Durante il periodo maoista, le donne cinesi potevano far
affidamento completamente sul governo riguardo il loro lavoro, le cure sanitarie,
l’istruzione, la sicurezza e la pensione; adesso invece con le nuove riforme molte
donne hanno perso il loro lavoro e tutti i benefici correlati.
Le donne della PRC sono svantaggiate in
vari modi ad esempio le donne
subiscono più degli uomini i licenziamenti e ricevono meno supporto dopo esser
state licenziate, sono costrette al pensionamento prima degli colleghi maschi e le
opportunità di trovare un nuovo lavoro sono molto basse. Per le donne che non
hanno ancora un lavoro, spesso le uniche opportunità che gli vengono offerte
sono lavori di scarso rango, con uno stipendio molto basso e con orari di lavoro
molto lunghi. Inoltre spesso sono lavori che non assicurano nessuna copertura
pensionistica e sono ad alto rischio. Un’altra modifica compiuta col nuovo ciclo
di riforme è l’annullamento dell’assegnazione di lavori ai neolaureati. Uno studio
del 2002 su 1068 candidati ha mostrato che con le stesse qualifiche, solo il
63,4% delle donne laureate ha trovato lavoro subito dopo aver finito l’università
, comparato al 72,1% degli uomini laureati. Le studentesse universitarie inoltre
hanno minori aspettative nei confronti del loro lavoro e il loro salario iniziale è
inferiore rispetto quello dei loro colleghi maschi. Per quanto riguarda l’accesso
all’istruzione, anche se per la scuola primaria le iscrizioni delle bambine hanno
raggiunto il numero dei bambini, nelle università le donne rappresentano solo il
40% degli studenti. Per quanto riguarda le posizioni lavorative, gli uomini sono
assunti come personale tecnico ed amministrativo, mentre le donne sono
assunte come assistenti, addette alle vendite o cassiere.
Le donne della Cina rurale sono quelle che hanno subito di più le riforme in
25
quanto sono il gruppo più ignorato, anche se rappresentano il gruppo di donne
più numeroso. Queste donne sono collocate al livello più basso della società,
molto più indietro rispetto agli altri gruppi della popolazione che risultano più
istruiti e più impegnati a livello politico e sociale. Le donne contadine hanno
poche possibilità di accedere ad un’istruzione e non ricevono nessun beneficio
sociale dal governo. Prima dell’era delle riforme le donne rurali erano legate alla
terra e costrette a restare sempre nello stesso posto poiché la legge gli impediva
di lasciare il villaggio se non con il matrimonio. Con le riforme queste limitazioni
sono state abolite e le donne contadine si sono potute spostare nelle città e nelle
zone più sviluppate lavorando come cameriere, babysitter o donne delle pulizie.
Spesso fanno i lavori peggiori e meno pagati, sono marginalizzate dai residenti
della città che le guardano con disprezzo. Milioni di ragazze si sono spostate
dalla campagne alle zone costiere, facendo lavori di ogni tipo e lavorando anche
quattordici ore al giorno per sette giorni alla settimana. Poche, tra queste donne
dell’entroterra sono riuscite a crearsi una propria azienda e sono
completamente integrate nella vita di città. Nelle zone rurali le fattorie sono
diventate il mezzo principale di sostentamento delle donne e spesso le
gestiscono da sole. E’ stato infatti stimato che circa il 60% delle fattorie è gestito
da donne, mentre gli uomini lasciano i villaggi per cercare nuove opportunità
nelle zone più sviluppate o nelle grandi città.
Nella sfera culturale ed educativa, c’è stato un ritorno ai valori culturali della
tradizione che vede la donna come un essere femminile, solidale e dipendente;
mentre essere forti, coraggiosi ed avere successo sono considerati da molti tratti
negativi che appartengono ad una iron lady che non ha sentimenti e non è ben
vista come moglie. La bellezza è diventata quasi un requisito nel mondo del
lavoro, spesso per ottenere un impiego bisogna essere belle o almeno carine.
Attualmente in Cina ci sono 9 mila riviste che sponsorizzano quest’idea di donna
carina, soffermandosi più sull’aspetto senza badare molto al contenuto.
Per quanto riguarda la partecipazione politica le donne non sono molto
26
rappresentate negli uffici governativi a qualsiasi livello, soprattutto ai vertici.
Esse sono sottorappresentate anche nelle aziende e nei principali settori della
società. Le donno sono presenti solo in alcuni settori in cui ci si aspetta la
presenza delle donne come ad esempio l’educazione e la sanità ma in campi
come scienza e tecnologia, considerati prettamente maschili le donne non ci
sono quasi.
Nel primo periodo che va dal 1949 al 1976 le cinesi hanno visto riconosciuta la
loro identità come un intero gruppo, gli è stato dato il ruolo sociale di “metà del
cielo” e sono state equiparate in tutti gli aspetti con gli uomini, anche per quanto
riguarda i lavori più duri. Nella seconda fase, che va dal 1977 ai giorni nostri, le
donne invece hanno rotto le convenzioni sociali che le vedevano come un’unica
categoria e sono state riconosciute individualmente, continuando allo stesso
tempo il processo di integrazione col resto del mondo e quindi modernizzando il
movimento delle donne. Anche se la prima fase è fondamentale per ottenere
l’identità di gruppo, solo nel secondo periodo le donne hanno ottenuto maggiore
autonomia e hanno potuto proporre la loro idea, ovvero non solo essere uguali
agli uomini ma anche essere riconosciute come individui. Alle donne cinesi è
mancato il capitale politico, economico e sociale di trarre vantaggio dalle
opportunità createsi con la riforma economica, opportunità che gli uomini
invece hanno avuto. Il governo si è quindi impegnato a favore delle donne, per
cercare di migliorare le loro condizioni fornendo vari aiuti, ad esempio alle
donne meno abbienti sono stati concessi dei finanziamenti per continuare a
studiare.
Nel 1950, inoltre, per la prima volta in Cina venne emanata “la legge sul
matrimonio”. Questa legge era contro la famiglia feudale e la morale borghese
ovvero quell’idea che vietava alle donne di svolgere le loro funzioni di madri e
cittadine ma le relegava al solo compito di gestrici del focolare domestico. La
legge sul matrimonio fu però anticipata dalle Disposizioni legali sulla legge
agraria, poiché il PCC era convinto che per cambiare il sistema si dovesse
27
cominciare dalla base. Inoltre questa riforma agraria è anche una riforma della
famiglia poiché prevede maggior libertà per le donne. L’efficacia della riforma
agraria
unita
a
quella
della
legge
sul
matrimonio,
trasformeranno
completamente la società cinese. Il sistema dei clan non avrà più valore in
quanto è privato della base economica ed inoltre le donne diventano
proprietarie dei beni proprio come gli uomini, quindi il patriarcato perde la sua
efficacia.
Il 1 maggio 1950, Mao promulgò la legge sul matrimonio, diffondendo l’idea
rivoluzionaria che le donne e gli uomini godono degli stessi diritti all’interno del
nucleo familiare. Viene abolito il ruolo del capofamiglia e con questo
provvedimento le donne possono conservare il loro cognome ed inoltre i figli
hanno il diritto di prendere anche il nome della madre. Questo aspetto della
conservazione del cognome ha un grande valore per il ruolo della donna in
quanto nella società cinese il cognome è sinonimo di unità e potere nella società.
Questo provvedimento è quindi un modo per dare nuova forza al ruolo delle
donne per opporsi all’arretratezza culturale, economica e politica che avevano
dovuto subire negli anni precedenti. In questo modo si dava alla donna la
possibilità di crearsi una propria personalità ed una funzione sociale autonoma.
Con questa legge è modificato anche il modello di famiglia, in quanto vengono
inseriti nuovi criteri. Il primo riguarda l’uguaglianza degli sposi a livello etico ma
anche a livello economico in quanto entrambi i genitori ed i figli hanno il diritto
di ereditare la proprietà degli uni e degli altri, mentre prima la donna non
poteva ereditare i beni del marito o dei figli. Un altro aspetto evidenziato da
questa legge è la tutela del bambino che ha il diritto di essere protetto ed
educato, e poi da grande ha il dovere di aiutare i genitori. Questo concetto è
ancora valido in Cina, poiché la pietà filiare è una componente molto importante
dell’etica confuciana. Un aspetto fondamentale di questa nuova legge riguarda la
registrazione dei matrimoni. Questo provvedimento vuole essere una rottura
contro la vecchia tendenza dei matrimi combinati dai parenti. La legge sul
28
matrimonio non dimentica il valore politico che ha la famiglia, infatti viene
identificata come una cellula di educazione socialista ed il suo compito è quello
di diffondere i valori dell’etica socialista.
Altri vantaggi previsti dalla legge sul matrimonio favoriscono i diritti delle
donne, infatti questa legge vieta ad esempio agli uomini di chiedere il divorzio
mentre la donna è incinta e fino ad un anno dalla nascita del figlio, mentre la
donna può decidere liberamente quando divorziare. Inoltre grazie a questo
provvedimento è rivalutato anche il ruolo della casalinga. La mansione di
casalinga viene infatti considerata un lavoro a tutti gli effetti,
ed è anche
prevista una retribuzione in quanto si afferma che “il lavoro della donna in casa
è uguale a quello dell’uomo fuori e quindi dà alla donna diritto uguale a quello
dell’uomo sulla proprietà familiare” 19.
Grazie alle facilitazioni previste dalla legge sul matrimonio per quanto riguarda i
divorzi nel 1950, le statistiche riportano che in Cina ci furono 186.167 divorzi,
cifra che continua a crescere in modo esponenziale arrivando al milione di
divorzi nel 1956. Questa legge però non aveva risolto tutti i problemi che
avevano afflitto la popolazione cinese nel periodo maoista. Infatti, “la nuova
legge sul matrimonio” del 1980, che modificava quella del 1950, riteneva ancora
necessario proibire il maltrattamento o l’uccisione delle bambine e delle loro
madri, mentre la nascita di figli maschi era accolta con grandi festeggiamenti.
L’indagine condotta dalla Federazione delle Donne nel 1981 ha mostrato come
in molte province del Paese la disparità numerica tra uomini e donne sia un
fenomeno talmente preoccupante da rendere impossibile in futuro il
matrimonio per molti uomini. E’ stata lanciata quindi non solo nelle zone rurali
ma in tutta la Cina, una campagna contro l’infanticidio per dimostrare che anche
le donne possono partecipare alla vita economica, sociale e politica del Paese.
Per sensibilizzare le famiglie sono stati affissi enormi cartelloni che mostravano
bambine felici insieme ai genitori sorridenti con la scritta girls are beautiful.
19
Kristeva, J. (1975) Donne Cinesi, Feltrinelli, Milano.
29
Nonostante i nuovi cambiamenti la situazione delle donne nelle fabbriche non è
molto semplice infatti nel 1988 venne varata una legge per la protezione del
lavoro femminile, che ha spinto le donne nelle aziende più piccole e quindi con
meno controlli oppure ha incrementato il lavoro “informale” ovvero senza
contratto, senza orario, con salari bassi ed elevate condizioni di rischio. Nello
specifico si tratta di aziende del settore tessile ed alimentare in cui è occupata la
gran parte della manodopera femminile cinese, e sono anche le più coinvolte
nella competizione internazionale con bassi costi di gestione e grandi quantità di
lavoro.
Molte donne inoltre lavorano in ditte a conduzione familiare in cui è possibile
avere orari più flessibili e la possibilità di lavorare vicino casa.
Anche il lavoro nei campi occupa una grande fetta della manodopera femminile
ed infantile cinese, creando un basso tasso di scolarizzazione. Infatti le bambine
vengono ritirate prima dei maschi da scuola per poter essere mandate a lavorare
nei campi, e in alcune zone rurali sono pochissime le donne che avanzano nel
percorso scolastico. Per sfuggire a questa vita misera c’è una forte tendenza
all’emigrazione dalle campagne delle giovani donne verso le città. Le giovani
donne però in città non trovano solo opportunità lavorative, ma spesso si
imbattono in loschi giri cadendo vittime della prostituzione.
Dal 1992 inoltre è stata attivata la “Legge per la tutela dei diritti e degli interessi
della donna”. Questa legge è la prima del suo genere a definire una serie di diritti
specifici per le donne in campo politico, economico, sociale e culturale,
supportata inoltre da una serie di associazioni e centri informativi che cercano
di sensibilizzare la popolazione sulle tematiche di genere, spiegando che la
nascita di una bambina non è un fenomeno negativo e da attribuire solamente
alla madre. Questa legge è stata creata per evitare le situazioni di estrema
discriminazione che c’erano durante i primi decenni del periodo comunista.
La Federazione delle Donne ha inoltre cercato di rendere le donne cinesi
soggetti attivi della propria trasformazione con la “Dichiarazione delle quattro
30
autoreferenzialità” ovvero: rispettare se stesse, avere fiducia in se stesse, fare
affidamento su se stesse e migliorare se stesse. Questi punti furono anche ripresi
nelle dichiarazioni governative della Quarta Conferenza sulle Donne organizzata
dall’ONU e tenutasi a Pechino nel 1995. Questa dichiarazione vuole mettere in
risalto l’ ”Io Femminile” per cercare di superare la coscienza del “Noi” collettivo
creato dal partito, dall’unità di lavoro o dal nucleo familiare.
Dalle statistiche si nota anche che le donne cinesi hanno raggiunto maggiori
livelli di benessere rispetto alle donne negli altri Paesi in Via di Sviluppo. La
Cina infatti si sta impegnando per potenziare il ruolo delle donne, combattendo
soprattutto gli antichi valori feudali fortemente radicati nella società cinese. Il
governo infatti dagli anni Cinquanta sta portando avanti una serie di riforme
volte a migliorare l’educazione delle donne, la sanità e le opportunità di lavoro,
inoltre cerca di promuovere il coinvolgimento sociale e politico delle donne nei
vertici. Sono state anche promulgate delle leggi per proteggere il diritto di
proprietà delle donne e la promozione dell’uguaglianza nelle opportunità
lavorative, nell’accesso ai servizi di base e nella partecipazione alla vita politica.
Questi provvedimenti sono stati resi obbligatori soprattutto nelle zone rurali e
povere del Paese dove la privazione delle donne era più diffusa e più profonda.
L’investimento pubblico sulla creazione di infrastrutture come ad esempio le
scuole serali o la creazione di corsi di alfabetizzazione ha fortemente contribuito
alla rapida riduzione tra gli adulti, soprattutto di sesso femminile, del tasso di
analfabetismo. Le statistiche ufficiali mostrano infatti che ad esempio nel 1970 il
tasso di analfabetismo era del 64% mentre nel 1998 era già stato ridotto al 24%.
Un progetto che il governo della PRC ha portato avanti per cercare di ridurre le
differenze di genere è il Population Control and Community Development Project.
Il programma è stato attuato nel 1993 in oltre trentasette grandi villaggi sparsi
in diciasette province, su ventotto totali, in tutta la Cina. Questo programma ha
due obiettivi principali che sono :
1. aiutare le donne ad identificare una serie di potenziali opportunità
31
economiche e sociali
2. agevolare lo sviluppo di istituzioni pubbliche e comunitarie per
consentire alle donne di sfruttare queste opportunità.
Questo progetto principalmente doveva servire per valutare l'impatto sulle
decisioni di fertilità delle donne per migliorare le opportunità economiche e
sociali delle donne. In Cina, infatti è stato notato che le politiche di pianificazione
familiare sono più efficaci se sono fornite alle donne maggiori opportunità
sociali ed economiche piuttosto che dalla semplice imposizione di misure
coercitive volte a controllare la crescita demografica.
I dati raccolti fanno riferimento all'anno 1996, tre anni dopo l'attuazione del
programma e i risultati suggeriscono che questo programma ha avuto un esito
positivo in termini di riduzione della dimensione della famiglia, ha inoltre
contribuito a ridurre i pregiudizi di genere, e ad accrescere la partecipazione
delle donne alla vita della comunità .
Il programma comunitario ha sia dimensioni economiche che sociali, infatti
prevede seminari agricoli, attività culturali e di intrattenimento ed anche
incontri politici. Una delle particolarità di questo progetto è la sua enfasi sullo
sviluppo del capitale umano e sociale, piuttosto che la fornitura di aiuti
finanziari. Pertanto, il sostegno finanziario diretto da parte del governo centrale
o locale è molto limitato. Ai capi villaggio del gruppo sono stati date
informazioni riguardo l’importanza dello sviluppo della comunità e la
partecipazione delle donne. Alle donne invece sono stati forniti corsi di tecniche
agricole sostenuti dal governo locale, comprese le informazioni sulle nuove
tecnologie di allevamento, ed assistenza alla formazione e tecnica.
Sulla base del principio di autosufficienza e di autosviluppo, le risorse
finanziarie dei villaggi, provenienti principalmente dalla tassazione delle
imprese del villaggio, sono state utilizzate per la creazione di biblioteche, sale di
lettura o strutture sociali e di svago. Una caratteristica importante del
programma è la sua enfasi sulla promozione della partecipazione sociale, nonché
32
economica delle donne nella comunità. Migliorare l'accesso delle donne alle
opportunità lavorative dovrebbe comportare redditi più alti, poiché aumenta il
capitale sociale.
Nel 2002, in onore del 10imo anniversario della Quarta Conferenza mondiale
sulle donne delle Nazioni Unite svoltasi a Pechino, la Cina ha deciso di rivedere
la legge sulla tutela dei diritti della donna per garantire ulteriormente la parità
di genere nel Paese. Queste leggi furono emanate nel 1992 ed ebbero molto
riconoscimento tra gli esperti. Infatti per la prima volta venivano emanate in
Cina delle leggi create appositamente per tutelare i diritti e gli interessi legittimi
delle donne, per promuovere la parità tra uomini e donne e per consentire alle
donne di avere un ruolo attivo nella società. Milioni di donne hanno beneficiato
di questo provvedimento, ma ora con la rapida evoluzione dell’economia cinese,
le donne hanno ottenuto uno status più elevato sia nella società che nella
famiglia rispetto a quando la legge è stata creata per la prima volta. Infatti sono
sorti nuovi problemi relativi ai diritti delle donne che la prima legge non
prevede ed inoltre le donne, col passar degli anni, sono diventate più
consapevoli dei loro diritti.
Negli ultimi dieci anni il governo cinese ha mantenuto il suo impegno a favore
dell’uguaglianza tra uomini e donne che ha avuto rilevanza anche nella comunità
internazionale ma questo impegno deve essere adeguato alle nuove disposizioni
di legge. Il governo inoltre ha mostrato la volontà di emanare misure adeguate
per cercare di eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne. Infatti
nel 1980, la Repubblica Popolare Cinese ha ratificato la “Convenzione
sull’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione contro le Donne”,
promulgata dalle Nazioni Unite nel 1979.
Questa ratifica è un passo importante che indica la volontà del governo cinese di
assumersi la responsabilità di questa convenzione internazionale, per favorire lo
sviluppo delle donne anche in una prospettiva globale.
L’emendamento alla legge del 1992 prevede inoltre la rappresentanza delle
33
donne nelle strutture governative del paese. Per prima cosa, questo
emendamento richiede in forma giuridica che il Congresso Nazionale del Popolo
(NPC), ovvero la principale legislatura della Cina, e i congressi locali della
popolazione ad ogni livello abbiano un numero sufficiente di donne deputati ed
inoltre dovrebbero gradualmente aumentare la proporzione delle donne
deputate. E’ inoltre previsto che ameno una donna dovrebbe essere inclusa in
ogni commissione per ogni villaggio e che siano prese ulteriori misure per
aumentare lo status politico delle donne cinesi, includendo anche la formazione
delle donne come funzionari e la possibilità di ottenere promozioni fino a
raggiungere le cariche più importanti. Fin dal 1978 infatti la percentuale della
componente femminile all’interno del Congresso Nazionale del Popolo è rimasta
fissa al 20%, contro la media internazionale che è pari al 30%.
L’emendamento inoltre modifica i diritti economici delle donne, rafforzando in
questo modo il diritto alla proprietà delle donne, infatti stabilisce che gli
agricoltori femminili godono dello stesso diritto
degli uomini di stipulare
contratti, acquistare o di possedere terreni agricoli. Sembra quindi che il
governo cinese si sia reso conto che l'indipendenza economica è il passo
fondamentale e più cruciale per raggiungere la parità di genere.
La legge sulla tutela delle donne migliora anche la possibilità delle donne di
godere degli stessi diritti all'istruzione e al lavoro previsti per gli uomini. Questa
uguaglianza dovrebbe essere messa in pratica dall'inizio della scolarizzazione e
per tutta la formazione e l'occupazione. La nuova legge pone particolare
attenzione alla discriminazione nell’ambito lavorativo nei confronti delle donne.
Il sesso non dovrebbe costituire un pretesto per rifiutare di assumere una
donna, e la dichiarazione che alcune posizioni "sono inadatte per le donne" sarà
resa illegale. Verrà inoltre mantenuto il principio della "parità di retribuzione
per pari lavoro" che si sostanzia in parità di trattamento per quanto riguarda le
assegnazioni di abitazioni, benefici materiali e di retribuzione
34
Con l’elezione di Hu Jintao20 nel 2006 si è aperta una fase in cui lo sviluppo
economico non era più la priorità, ma si cerca di favorire un’economia più
equilibrata che tenga conto delle difficoltà della popolazione, dell’ambiente e
della condizione della donna. Il governo di Pechino, per tutelare maggiormente
le donne cinesi ha creato il piano “Aiuto alle ragazze” che voleva promuovere
l’uguaglianza tra i sessi, correggere lo squilibrio delle nascite, creare un
ambiente favorevole alle donne e soprattutto fornire aiuti economici e sociali
alle famiglie con figlie. La creazione di questo piano indica una preoccupazione
sempre crescente del governo centrale riguardo la mancanza di donne cinesi.
Inoltre nell’ultimo periodo è stato anche incrementato lo studio sulle donne nel
campo accademico.
Il governo però pur impegnandosi nella tutela dei diritti delle donne, tende
ancora a liberalizzare provvedimenti quali l’aborto o la sterilizzazione per
evitare la sovrappopolazione o per punire chi non rispetta il progetto di
pianificazione familiare. Precaria è anche la situazione delle donne singles,
vedove o divorziate a cui il governo non permette di registrarsi separatamente
dai genitori né di ricevere assistenza. Anche l’amore libero e l’adulterio sono
condannati dalla società oltre ad essere perseguibili in termini di legge. Tutt’oggi
esistono ancora delle agenzie “governative” che si occupano di organizzare
incontri matrimoniali.
20
胡锦涛 Hu Jintao, Presidente della PRC dal 2003 al 2013.
35
Figura 1 21
Fonte: Kealy,C.(2010), Shanxi Province, China
https://farm8.staticflickr.com/7211/7218011792_0c74b2dfa1.jpg
Nǚ'ér yěshì chuán hòurén,女儿也是传后人,Daughters are also descendant, scritta sul muro
di un tempio contro l’infanticidio femminile e a favore della rivendicazione dei diritti per le
donne.
21
36
Figura 2 e 322
Fonte 2: http://ayannanahmias.com/category/asia-pacific/china/
Fonte 3: http://www.asiaobserver.org
Manifesti pubblicitari degli anni ’90 che mostrano il cambiamento di politica attuato dal
governo cinese. Infatti nonostante si continui a sponsorizzare la politica del figlio unico, i
bambini rappresentati nelle immagini sono soprattutto femmine, in modo da cercare di
contrastare il gendericidio.
22
37
2. LO SVILUPPO CINESE “POST BOOM ECONOMICO”
2.1 La Cina e il boom economico
Il processo di trasformazione che la Repubblica Popolare Cinese ha
attraversato nel corso del Ventesimo secolo, è stato soprannominato il “miracolo
cinese”. La Cina moderna è il risultato delle politiche di riforma avviate da Deng
Xiaoping negli anni Settanta che hanno permesso di trasformarla da Paese
isolato a Paese integrato nella comunità internazionale. La politica economica
principalmente sfruttata è quella del “socialismo di mercato”, un misto tra
socialismo e capitalismo, che prevedeva la progressiva apertura al libero
mercato. Nei successivi anni la Cina, grazie a queste riforme, ha registrato il più
alto tasso di crescita economica a livello mondiale, attirando un terzo degli
investimenti esteri di tutto il mondo e, soprattutto, dopo quindici anni, nel 2001
è stata finalmente ammessa nell’Organizzazione Mondiale del Commercio
(OMC). Ciò ha assicurato al Paese un maggior accesso ai mercati e gli ha
garantito un certo livello di protezione economica in quanto considerata
economia in via di sviluppo. La Cina ha attirato moltissime aziende
internazionali che spostavano i loro uffici nelle grandi metropoli del Paese, come
è testimoniato
dalla classifica del 2009 delle maggiori imprese societarie
americane, 400 aziende avevano uffici li.
In soli tre decenni dall'inizio della riforma economica e della politica di apertura
alle industrie straniere, la Cina ha raggiunto un enorme successo economico. Il
prodotto interno lordo è cresciuto di circa il 10% all'anno dal 1970 in poi, e ciò
ha contribuito ad aumentare le entrate della popolazione, togliendo centinaia di
milioni di persone dalla povertà assoluta. Così la Cina, da sola, rappresenta a
livello mondiale oltre il 75% della riduzione della povertà dei Paesi in Via di
Sviluppo (PVS) negli ultimi Venti anni.
Lo sviluppo di questo Paese, che è attualmente la terza economia più grande al
mondo, risale al 1970, quando i leaders al governo, guidati da Deng Xiaoping e
38
dalle sue idee rivoluzionarie, hanno adottato politiche di riforma economica
finalizzate all’aumento dei ricavi e degli incentivi delle zone rurali, ad
incoraggiare l’autonomia delle imprese, a ridurre la pianificazione centralizzata
ed aumentare gli Investimenti Esteri Diretti (IDE). La strategia utilizzata per
raggiungere questi scopi è stata definita “socialismo alla cinese”.
Tra il 1978 e il 2012, il PIL della Cina è cresciuto mediamente del 10% ogni
anno, riducendo contemporaneamente il tasso di povertà del Paese. Questa
crescita
è
dovuta
sia
alle
politiche
di
industrializzazione
orientate
all’esportazione, ma anche da un piano di urbanizzazione molto valido, i quali
combinati insieme hanno permesso di creare nuove opportunità nelle città
cinesi. Inoltre i fattori quali lavoro, capitali, tecnologia e infrastrutture hanno
alimentato il mercato globale creando offerta. Questo modello di crescita però
presenta degli aspetti negativi: inquinamento, elevati livelli di traffico, bolle
immobiliari, corruzione e soprattutto malcontento delle fasce più povere delle
popolazione riguardo la disparità di accesso ai servizi sociali. Per cercare di
arginare questi problemi, il governo cinese ha iniziato a trasformare il modello
di crescita utilizzato, puntando più sui consumi che sulla produzione. Queste
politiche economiche basate su terra, lavoro e capitale, trascurano l’aspetto
umano dell’economia, ovvero il modo in cui la crescita influisce sulla vita e sulle
abitudini quotidiane dei cittadini cinesi. Per mantenere costante la crescita però
bisogna che ci sia coordinamento tra Stato, mercato e società. Lo stato centrale
non è completamente indipendente come si tende a credere in Occidente, ma è
estremamente complesso ed interagisce con imprese private, singoli e la società
attraverso le amministrazioni e gli uffici locali delle agenzie nazionali di
regolamentazione.
Negli ultimi venti anni “l’Impero del Dragone” ha avuto un tasso di crescita del
PIL che ha sfiorato il 10%, rendendo il Paese la settima economia più grande al
mondo, superando di gran lunga gli altri stati asiatici. La caratteristica principale
di questo risultato è che il tasso di crescita è riuscito a restare positivo per un
39
periodo di tempo molto lungo, nonostante una popolazione estremamente
numerosa.
Durante gli anni Novanta molte imprese multinazionali hanno investito in Cina
attratte dalla rapida crescita industriale e dai costi della forza lavoro molto bassi
e competitivi. Anche il mercato dei beni si è modificato infatti i prodotti che
hanno contribuito alla crescita cinese negli anni Novanta come ad esempio
abbigliamento e giocattoli, sono stati sostituiti da beni tecnologici appartenenti
ai settori dell’informatica, dell’elettronica e delle telecomunicazioni. La Cina
infatti oggi è il terzo paese per la produzione mondiale di IT (Information
Technology) e di apparecchiature per le telecomunicazioni. Nel settore dei
computer, la Cina è la quarta potenza mondiale, il 70% del mercato globale dei
computer è gestito da aziende cinesi. Un altro dato rilevante riguarda gli
investimenti nel settore tecnologico, infatti se nel 1995 l’80% degli investimenti
di questo settore proveniva da capitale estero, oggi solo il 40% delle
esportazioni proviene da imprese straniere mentre tutto il resto è prodotto
direttamente dalla Cina.
Nei primi anni Novanta, l’industria manifatturiera cinese era ampiamente
caratterizzata dalla produzione di beni assemblati a bassa tecnologia, ora invece
la situazione si è ribaltata completamente. La politica industriale cinese si è
spostata dallo sviluppo di industrie labour-intensive, come accadeva durante le
prime due decadi di riforme, quando la competitività del paese in termini di
labour-intensive con industrie orientate all’estero era al suo apice, ad un capitalintensive ed industrie high tech.
Anche se alcuni settori, come ad esempio quello tessile, rappresentano ancora
una quota significativa della produzione manifatturiera, una grade proporzione
di valore aggiunto deriva oggigiorno dai beni elettronici, molti dei quali
presentano solo tecnologie molto avanzate.
La fase di riforme iniziata a partire dai primi anni Novanta è stata caratterizzata
da una modifica istituzionale dell’economia cinese volta a creare “un’economia
40
di mercato”, così definita da Deng Xiaoping. Si è cercato quindi di ristrutturare le
imprese pubbliche per renderle più efficienti e produttive, ma soprattutto
concorrenziali con le multinazionali straniere. Si è assistito quindi ad una
diminuzione
dell’ingerenza
statale
nell’economia
ed
il
processo
di
privatizzazione ha interessato soprattutto medie e piccole imprese (PMI).
Fondamentale fu la politica della “porta aperta”, avviata nel 1979 che prevedeva
la creazione di cinque Zone Economiche Speciali (ZES), e quattordici “città
portuali aperte”, per attirare investimenti stranieri, grazie anche al basso costo
della manodopera locale.
La crescita dell’economia cinese è stata molto diseguale, ed alcune province ne
hanno beneficiato in maggior modo rispetto alle altre. Le zone costiere infatti
hanno un PIL elevato e sono sviluppate maggiormente mentre le zone interne ed
occidentali hanno avuto uno sviluppo limitato. Il governo cinese per cercare di
ridurre questo squilibrio ha annunciato alcune svolte importanti. Ha infatti
promesso di investire maggiormente nell’economia rurale, di ridurre le tasse ai
contadini ed di fornire sussidi agli agricoltori.
Nelle zone rurali, gli agricoltori sono stati incentivati a crearsi entrate
supplementari vendendo i prodotti delle loro terre private nel nuovo mercato
libero. A livello nazionale invece, la mossa principale per raggiungere
un’economia di mercato è stata quella di concedere ai comuni e alle province di
investire nelle imprese che consideravano più vantaggiose; ciò ha portato
all’aumento degli investimenti nell’industria leggera. La strategia di sviluppo
della Cina ha quindi smesso di essere basata sull’agricoltura per concentrarsi
sull’industria leggera e sulla crescita delle esportazioni.
L’evoluzione del settore della produzione industriale leggera si è dimostrato
vitale per un Paese in Via di Sviluppo che lavora con un capitale relativamente
basso. I ricavi generati da questo settore, sono stati reinvestiti nella produzione
di prodotti più tecnologicamente avanzati ed altro capitale è stato utilizzato nel
settore degli investimenti e delle spese.
41
Il boom economico cinese si basa quindi principalmente su livelli di
investimento molto alti e, negli ultimi anni, sulla forte crescita delle esportazioni.
L’ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMS), nel
2001, ha ottenuto la riduzione del settore delle imprese pubbliche, permettendo
un aumento degli investimenti esteri e una crescita esponenziale nel settore
degli investimenti privati. Oggi la Repubblica Popolare Cinese è uno dei maggiori
Paesi esportatori al mondo, riuscendo ad attrarre quantità record di
investimenti esteri. In cambio però, la Cina sta investendo miliardi di dollari
all’estero, arrivando ad acquistare perfino parte del debito pubblico italiano.
Come membro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, la Cina beneficia
dell’accesso ai mercati esteri ed accetta di esporsi alla concorrenza straniera. Le
relazioni tra questo Paese e i suoi partners commerciali sono state un po’ tese a
causa del suo enorme surplus commerciale. Ciò ha portato Pechino a chiedere
un aumento del valore della sua moneta nazionale, facendo in modo che i beni
cinesi risultassero più cari per gli acquirenti stranieri.
L’ingresso della Cina nell’OMC, da il via ad immense opportunità ma rende
necessarie alcune riforme atte ad uniformare il paese agli standards degli altri
partners internazionali. “L’ex Impero Celeste” dovrà affrontare in modo deciso i
problemi irrisolti con le imprese agricole che presentano scarsa competitività, e
deve insistere sull’occupazione degli studenti, evitando di veder aumentare il
numero dei disoccupati negli anni a venire. Il governo centrale deve inoltre
rimodernare il sistema finanziario e bancario, riducendo l’interferenza statale ed
aumentando l’autonomia della Banca Centrale Cinese.
L’incredibile crescita economica ha però avuto dei risvolti negativi, primo fra
tutti l’aumento delle disparità di reddito. Nel 2001 il 20% della popolazione
cinese, costituito dal ceto più ricco, possedeva il 50% delle ricchezze del paese,
mentre il 20% della popolazione composto dai più poveri, possedeva solo il
4,7%. La maggior parte della popolazione, inoltre era povera e viveva nelle zone
rurali della Cina. Chi invece abitava nelle zone urbane riusciva a guadagnare
42
quasi quattro volte di più rispetto a chi viveva in campagna. Inoltre la disparità
di reddito si avvertiva anche fra una regione e l’altra in quanto le regioni
costiere soprannominate “Costa d’Oro” facevano ottimi affari, mentre le zone
interne risultavano molto più arretrate ed avevano inoltre minor accesso ai
servizi. Al di là di questi due estremi, però, si può affermare che il tenore di vita
della maggior parte dei cinesi è nettamente migliorato e si sta creando una
classe media benestante, che prima non esisteva.
Tra le questioni che la leadership, emersa dal 16imo Congresso del PCC del 2002,
doveva risolvere c‘era anche il rimodellamento del sistema pensionistico e del
sistema sanitario nazionale, che non è in grado di soddisfare le esigenze della
popolazione e non è ancora accessibile per quella parte di popolazione che abita
nelle zone rurali. Per quanto riguarda il sistema pensionistico, le pensioni dei
dipendenti statali coprivano solo una quota mensile per l’acquisto del grano, un
sussidio per le spese alimentari e un sussidio per le spese funerarie. I progetti
del nuovo sistema pensionistico volevano creare un sistema adatto alla nuova
economia di mercato. Il governo ha quindi incentivato la popolazione ad aderire
a pacchetti offerti da assicurazioni private, alcune anche straniere, che
proponevano assicurazioni sanitarie, sulla vita e fondi pensionistici.
La Cina ha mostrato la sua forza economica soprattutto a partire dal 2007,
quando il mondo ha subito un’importante crisi. Questa recessione iniziò a causa
di una bolla speculativa partita dalle banche americane e da Wall Street, e colpì
soprattutto gli Stati Uniti. Il mercato cinese si trovò quindi privato di quella
grande fetta che erano gli investimenti stranieri, poiché i privati e le imprese
smisero di spendere e la Cina si preparò a fronteggiare una battuta d’arresto
nella sua imponente crescita economica. Il governo cinese propose un piano di
stimolo per ristrutturare le industrie nazionali ed investire sulle nuove
tecnologie. Inoltre una buona parte dei fondi pubblici messi a disposizione dal
governo centrale furono utilizzati per costruire nuove autostrade, fornire acqua
pubblica e servizi di pubblica utilità nelle zone rurali nonché garantire unità
43
abitative a buon mercato. Grazie a questi piani di investimento, l’economia
cinese, a livello mondiale, fu quella meno colpita dalla recessione, anche se la
crescita del PIL fino al 2009 divenne inferiore al 10%.
La crescita imponente del gigante asiatico ha però mostrato ed aggravato altri
problemi. L’aumento delle disuguaglianze causato principalmente dallo
squilibrio di sviluppo tra aree urbane e aree rurali ha creato un movimento
migratorio, che ha visto lo spostarsi di milioni di cinesi dalle campagne verso la
zona costiera della Cina, che era più ricca ed industrializzata. Il governo ha
dovuto creare dei programmi mirati ad aiutare le zone ed i villaggi che
vessavano in condizioni critiche. Un altro problema che l’amministrazione
centrale ha dovuto affrontare è stato quello della regolamentazione del mercato
del lavoro. La prima riforma fu creata nel 1993, e prevedeva l’introduzione della
giornata lavorativa di quaranta ore settimanali e del salario minimo, che le
autorità locali possono decidere di aumentare periodicamente in conseguenza
delle particolari condizioni di vita della regione. Nel 2008 sono stati introdotti
tre nuovi provvedimenti che rinforzano l’obbligatorietà dei contratti di lavoro.
• Il primo provvedimento cerca di chiarire meglio le regole riguardo la
remunerazione e le condizioni per la scissione dei contratti, affidando agli
ispettori locali il compito di monitorare e ricevere i reclami dei lavoratori
e dei sindacati.
• Il secondo provvedimento riguarda la mediazione e l’arbitrio nelle
controversie di lavoro; mentre il terzo è una legge sulla promozione
dell’occupazione attraverso dei programmi che rendendo più attivo il
mercato del lavoro e cercano di ridurre le discriminazioni etniche, di
genere e verso i lavoratori residenti nelle zone rurali. Anche se la Cina
formalmente si impegna molto per la protezione del lavoro, tuttavia
l’attuazione pratica di queste politiche non è risultata molto valida.
44
• Il terzo provvedimento riguarda le nuove riforme economiche e la
condizione del sistema sanitario, poiché con l’abolizione del maoismo è
stato smantellato anche il sistema cooperativo di protezione sociale. Dopo
alcune epidemie che hanno colpito l’Impero della terra di mezzo, il
governo cinese ha costituito nel 2006 un “Gruppo Guida per la Riforma
della Sanità”. Queste riforme dovrebbero assicurare nel lungo periodo
un’assistenza di base universale. E’ stato già stabilito che il diritto alla
salute, alla casa ed all’istruzione, non è più legato alla residenza ma è
trasferito agli individui, a causa delle massicce migrazioni che si sono
avute negli anni.
Alla fine del 2009 la Cina è diventata il maggior esportatore del mondo. In alcuni
settori, soprattutto dell’industria meccanica ed elettronica, la maggior parte
delle esportazioni è causata dalle aziende straniere che sfruttano la manodopera
cinese a basso costo per la loro produzione. La straordinaria crescita economica
della Cina è quindi attribuibile da un lato alle strategie del periodo di riforma e
dall’altro
lato
testimonia
l’incredibile
etica
lavorativa
e
le
capacità
imprenditoriali del popolo cinese. Questa trasformazione è visibile anche
analizzando i dati del PIL che, nel 2000 ammontava a un miliardo 200 mila
dollari, e nel 2008 è arrivato addirittura a quattro miliardi e mezzo di dollari,
subendo quindi un incremento del 261%.
La Cina oggi, è molto impegnata ed in alcuni casi, è un leader mondiale, delle
industrie che producono : cellulari, circuiti integrati ed automobili.
La rapida crescita economica ha inevitabilmente portato ad una maggiore
richiesta di energia. La Repubblica Popolare Cinese infatti è il principale
consumatore di petrolio dopo gli Stati Uniti, ed anche il più grande produttore e
consumatore di carbone al mondo. Questa dipendenza significativa dalle
importazioni di petrolio e carbone, e le conseguenze ambientali del massiccio
45
aumento nell’uso di combustibili fossili, hanno spinto il governo a prendere dei
provvedimenti cercando di utilizzare fonti di energia pulita. L’inquinamento in
Cina ha raggiunto livelli record. Secondo le stime della Bloomberg New Energy
Finance, la Cina ha speso 34 miliardi 600 mila dollari americani nel 2009 per
progetti di utilizzo delle energie pulite.
Un’altra sfida dello sviluppo cinese è la sostenibilità dello sviluppo e l’aumento
dei vincoli derivanti dai problemi ambientali e dalla crescente domanda
energetica con la conseguente necessità di ridurre il massiccio inquinamento
atmosferico. L’utilizzo di combustibili fossili, come ad esempio il carbone, ha
aumentato le emissioni di biossido di carbonio (CO 2 ), che in Cina sono cresciute
più del doppio rispetto alla media mondiale. La Cina ed il Giappone sono
rispettivamente il primo ed il secondo emettitore di (CO 2 ) nella regione asiatica.
La maggior parte delle grandi città cinesi supera mediamente ogni giorno
almeno di tre volte il limite massimo, per quanto riguarda la concentrazione di
polveri sottili e biossido di zolfo (S O2 ) nell’aria, fissato dall’ Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS).
Nella Repubblica Popolare Cinese, l’alto tasso di inquinamento dell’aria,
derivante da polveri sottili e dalla combustione del carbone, è responsabile di
varie malattie, morti premature e casi di bronchiti croniche.
Il boom economico ha modificato la Cina del Ventunesimo secolo, permettendole
di affermarsi in primo piano sulla scena mondiale dell’economia globale, infatti il
paese adesso è a tutti gli effetti una grande potenza. La Repubblica Popolare
Cinese è diventata infatti il primo trader a livello mondiale, superando anche gli
Stati Uniti. Tutti i record che prima erano americani adesso sono ad appannaggio
della potenza cinese. Secondo i dati diffusi da Pechino, la somma del valore dei
beni importati ed esportati dalla Cina per tutto il 2013 è di 4 miliardi 160 mila
dollari, con una crescita del 7,6% in più rispetto all’anno precedente.
Riguardo i dati dell’ultimo anno si può notare che il PIL della Repubblica
Popolare Cinese è cresciuto ad un tasso del 7,7%, confermandosi come seconda
46
potenza mondiale. Si stima che entro il 2020 la Cina riuscirà a superare gli Stati
Uniti.
La disomogeneità dello sviluppo cinese emerge anche da una mappa, elaborata
dalla rivista Foreign Policy, che mostra quali sono le metropoli che crescono più
velocemente e in che proporzione sostengono il PIL nazionale. In tutto sono
trentacinque le città che beneficiano dello sviluppo economico cinese. Al primo
posto c’è Shanghai con il 3,8% del PIL nazionale, subito seguita dalla capitale
Pechino con il 3,43%. In terza e quarta posizione troviamo due zone economiche
speciali ovvero Canton e Shenzhen rispettivamente con il 2,71 % e il 2,55%;
segue poi Chongqing con il 2,2%; tutte le restanti città presentano invece un PIL
inferiore al 2%.
La costante crescita economica cinese è quindi molto squilibrata e presenta vari
punti deboli che pongono molti interrogativi sulla sostenibilità nel lungo
periodo.
Già dall’inizio del 2014 si parla del possibile sorpasso dell’economia cinese nei
confronti di quella americana. L’obiettivo del PCC infatti è quello di trasformare
il primato economico cinese in un vero e proprio soft power. Inizialmente il
sorpasso era previsto per il 2019, ma visti gli ultimi progressi in campo
economico, la Cina potrebbe diventare a breve la prima potenza economica
mondiale. La Cina è alle spalle degli Stati Uniti già da vari anni, infatti nel 2011 il
PIL cinese era pari all’87% di quello americano. Quest’anno invece, favorito dalla
crisi dell’economia occidentale, Pechino potrebbe riuscire nel suo intento,
ovvero quello di scalfire il primato economico mondiale, che era in mano
americana dal 1872, anno in cui gli Stati Uniti superarono il Regno Unito. La
Repubblica popolare Cinese, nonostante la rapida crescita che sta attraversando,
in ambito internazionale, continua a farsi riconoscere come “Paese in Via di
Sviluppo”, per poter usufruire di tutta una serie di agevolazioni. Il sorpasso
economico però non porterebbe per la Cina direttamente ad un aumento
dell’influenza politica e culturale cinese sul resto del mondo. Pechino non ha
47
ancora la capacità di influenzare gli altri Paesi ed assumere un ruolo di rilievo
nello scenario geopolitico mondiale. La principale caratteristica dello sviluppo
cinese è il grande potere d’acquisto che non ha ancora l’autorevolezza
necessaria ad ottenere il rispetto degli altri paesi del mondo. La Cina sta quindi
compiendo cambiamenti epici anche al suo interno, dove si sta svolgendo un
dibattito culturale, politico ed economico, che interessa anche la governance del
paese. Il Partito, a causa della rapida ascesa nel campo economico, si è trovato
costretto ad affrontare nuove sfide, che hanno influenzato la società cinese. Le
principali sfide sono quelle dell’inquinamento, della maggiore richiesta di diritti
civili da parte della classe media e l’aumento delle proteste da parte dei
lavoratori per migliori condizioni di lavoro ed aumento degli stipendi. La Cina si
sta quindi impegnando, anche se a piccolissimi passi, per una migliore
redistribuzione della ricchezza e per una riforma dei settori economici che sono
da sempre controllati da personaggi poco produttivi e spesso corrotti.
Il paese non ha ancora spezzato completamente la relazione con il sistema
economico usato in passato, sono ancora forti e ben visibili i legami esistenti tra
passato e presente.
Molte sono le sfide che il Paese si troverà a dover necessariamente affrontare nel
nuovo millennio; soprattutto quelle legate in particolar modo alla crescente
disoccupazione, alle mancate riforme politiche, alla gestione dei rapporti con
Taiwan, ma anche con gli Stati Uniti e con le altre principali potenze economiche
mondiali. Il modello democratico cinese è soprannominato Asian Style poiché
caratterizzato dal binomio tra autoritarismo politico ed economia di mercato.
Infatti nel modello Asian Style c’è un unico partito che controlla il potere, e
consente la collaborazione politica a tutti i soggetti che ne accettano la
supremazia. Questo modello inoltre riprende i concetti della cultura confuciana.
Ciò implica che alcune libertà come ad esempio libertà di parola, di assemblea e
libera competizione per le cariche politiche, sono accessibili solo per
48
determinati gruppi. Alcuni leaders asiatici hanno affermato che questa tendenza
a considerare maggiormente gli interessi della comunità rispetto a quelli
dell’individuo, ha fatto si che l’Asia non si dovesse confrontare con i problemi
che hanno afflitto l’Occidente come ad esempio: stagnazione economica,
violenza, crimine e dissesto sociale generale. Per questa ragione i governi
orientali, tra cui soprattutto Singapore, Malesia, ma anche Giappone, Corea del
Sud, sono ancora caratterizzati da forme di governo parzialmente democratico e
parzialmente autoritario. I leaders asiatici affermano che il loro modello è un
miglioramento della forma di democrazia occidentale. I regimi autoritari del
Sud-Est asiatico sono regimi che hanno fallito il processo di transizione
democratica. Questi Paesi hanno raggiunto un grado significante di
liberalizzazione e svolgono elezioni democratiche regolari, ma la democrazia
non si è evoluta. Con il passar del tempo alcuni Paesi continueranno a
svilupparsi in senso democratico, migliorando le istituzioni fino a che non
diverranno democrazie liberali. La relazione che esiste in Asia tra governo e
governati è molto simile a quella di padrone e cliente. I leaders provvedono a
fornire beni e servizi, in cambio il popolo promette fedeltà e supporto politico ed
economico.
Questo scenario prevede un’emergente egemonia regionale cinese, che getta le
basi per una sempre maggiore integrazione della Cina con il resto del mondo,
una progressiva ma effettiva conformazione alle regole della OMC ed una
sostanziale egemonia cinese all’interno della regione asiatica.
Il governo centrale cinese è molto interessato al continuare della prosperità
economica, poiché è strettamente correlato al mantenimento del potere del PCC.
La Cina è riuscita quindi a segnare una nuova pietra miliare nell'ascesa
dell’economia mondiale.
49
2.2 Sviluppo e trasformazioni della società cinese
A causa della disparità di sviluppo tra zone rurali ed aree urbane, anche il
ruolo delle donne è stato modificato ed infatti numerose organizzazioni si
stanno impegnando per far rispettare le leggi a tutela delle donne. Queste
organizzazioni hanno intrapreso vari progetti ad esempio per alfabetizzare la
popolazione delle campagne, fornire supporto legale e psicologico alle donne in
difficoltà, visti i sempre più frequenti casi di suicidio femminile. Anche nelle città
le organizzazioni femminili si stanno muovendo per tutelare le giovani donne,
che spesso cadono vittima del racket della prostituzione. E’ stato infatti creato in
varie città cinesi, un single club che riunisce tutte le donne sole, residenti in città.
Questi single club sono un’occasione per far incontrare le donne, spesso
costrette a tagliare ogni legame con la propria famiglia per recarsi nelle grandi
città, permettendo loro di sostenersi a vicenda in difficoltà di vario genere. Un
altro progetto interessante è Home, che è legato al problema dell’abitazione, e
vuole aiutare le donne che cercano di trasferirsi in città ad ottenere il permesso
di residenza.
Un altro problema dell’attuale società cinese è legato al costante invecchiamento
della popolazione, causato da un basso tasso di natalità dovuto alla politica del
figlio unico ed all’aumento dell’aspettativa di vita negli ultimi cinquant’anni.
Xi Jinping, l’attuale presidente della Repubblica Popolare Cinese, durante il suo
viaggio europeo ha tenuto a sottolineare la “diversità cinese” rispetto al sistema
Occidentale, che spesso viene assunto come valore universale. In Belgio infatti, il
Presidente ha sostenuto che la Cina, deve seguire un percorso che si adatti alla
propria realtà senza cercare di imitare sistemi politici di altri Paesi. Esprimendo
questo concetto, faceva riferimento alla non applicabilità della liberaldemocrazia occidentale. Per Xi, la strada intrapresa dall’ “ex Impero Celeste”
porta al socialismo. La credibilità del Partito nel voler affermare valori socialisti,
sta però man mano scemando tra i cinesi. La figura del “lavoratore” come vero
50
padrone della Cina ormai non funziona più. Oggi la gente vede sempre più
spesso modelli completamente opposti. L’unica idea ancora valida è che la Cina,
grazie al forte comando del Partito Comunista, non si è sottomessa alle potenze
straniere. Il Presidente Xi, conscio di questo forte valore nazionalista, insiste
durante i suoi viaggi, spingendo su questo tasto.
Il Paese ha però ancora molte problematiche che deve affrontare, primo tra tutti
la distribuzione equa del welfare. Dei passi sono stati fatti dal governo centrale
per migliorare la situazione della popolazione. Oggi i contadini sono liberi di
vendere le proprie terre, è stato creato un sistema finanziario alternativo a
quello delle grandi banche, ed è stato abbozzato un sistema di assicurazioni
sussidiate, sia in ambito sanitari o che pensionistico. Tutto però è ancora sulla
carta o in procinto di essere creato.
Nella “terra di mezzo” inoltre si è iniziato a dibattere sulle possibili modifiche
del modello politico. Anche se l’ipotesi di un sistema multipartitico non è né
prevista né ben vista dal governo, esiste la possibilità di riformare il Partito e
l’apparato statale. E’ stata infatti riscoperta la meritocrazia confuciana che
dovrebbe integrare il sistema attuale. Le future modifiche funzionerebbero con
una sorta di “democrazia” ai livelli bassi, ad esempio nelle elezioni dei villaggi, e
poi al vertice un’élite non elettiva ma selezionata in base al merito, che dovrebbe
scaturire dalle preferenze e dai suggerimenti della popolazione. Il problema
principale sarebbe quello di riformare l’attuale élite che governa di fatto il Paese.
Oggi, in Cina, non esiste una vera e propria opposizione politica al Partito
Comunista e i dissidenti che propongono una liberal-democrazia di stampo
occidentale sono molto più conosciuti in Occidente, piuttosto che in patria.
Le trasformazioni della società cinese, dovute alla rapida crescita del Paese, sono
visibili anche nelle nuove figure che emergono nel panorama sociale cinese. Una
figura simbolo delle disuguaglianze che affliggono il Paese più grande del mondo
51
è il tuhao 23. Nel Novecento i tuhao ovvero i nemici del proletariato cinese, erano
i latifondisti. Ora invece sono i nuovi ricchi, quella borghesia emersa dallo
sviluppo industriale. I tuhao moderni cinesi sono una sorta di rozzi, che
ostentano le loro ricchezze, non sanno come comportarsi in società e sono degli
arrivisti. Un simbolo dei tuhao è diventato l‘Iphone Apple placcato d’oro che la
società statunitense ha lanciato sul mercato cinese e che ha registrato il tutto
esaurito. Tuhao significa avere molti soldi ma non saperli investire per
mancanza di genio e cultura. Sono delle persone che la gente comune odia ma di
cui vorrebbe volentieri esserne amico.
L’obbligo per le famiglie di avere un solo figlio, come già esaminato nel primo
capitolo, venne introdotto in Cina dal 1979, per cercare di contenere il
sovrappopolamento che avrebbe potuto avere conseguenze negative sulla
società cinese. Da allora secondo le statistiche ufficiali ci sarebbero stati 336
milioni di aborti, mentre milioni di persone sarebbero state sterilizzate. Negli
anni scorsi però il governo cinese ha investito molto per comunicare alla
popolazione la possibilità di avere più di un figlio.
Ci sono quindi delle eccezioni, infatti dalla legge del figlio unico sono esenti le
minoranze etniche e le coppie composte da due figli unici. Secondo la rivista
cinese Caixin, dal prossimo anno sarà prevista una nuova eccezione a questa
legge: per tutte le famiglie composte da almeno un figlio unico, sarebbe prevista
la possibilità di avere più di un figlio. Questa proposta del Partito vorrebbe
indicare una maggiore libertà concessa ai genitori riguardo la pianificazione
familiare. Gli esperti cinesi hanno previsto che con queste eccezioni la
popolazione del paese raggiungerà il suo picco nel 2023, per poi iniziare
lentamente a diminuire. In realtà questa legge non ha vietato a molti di avere più
di un figlio, ma ha solo contribuito a creare delle spaccature sociali ancora più
profonde, solo chi poteva permettersi di pagare una multa molto salata poteva
23
土豪 tuhao letteramente significa tiranno.
52
avere più di un figlio. Esempio clamoroso, noto anche alla stampa occidentale, è
quello del regista
Zhang Yimou, che addirittura ha sette figli. Spesso il
comportamento dei funzionari che dovevano controllare la pianificazione
familiare non è stato molto limpido e legale. Le loro possibilità di carriera erano
infatti legate al raggiungimento degli obiettivi delle nascite stabiliti dal governo,
e spesso usavano la violenza per costringere le donne ad abortire o rapivano,
per poi rivendere per fini adottivi, i figli delle famiglie povere dell’entroterra
cinese, che non potevano permettersi di pagare le multe esose.
Inoltre molte coppie che nascondevano figli illegittimi, ovvero non dichiarati,
rischiavano di trovarsi i funzionari in casa che sequestravano il bambino e lo
vendevano ad istituti di adozione. Da tempo quindi nella Repubblica Popolare
Cinese si parla di modificare la politica del figlio unico, sia per ovviare
all’invecchiamento della popolazione, sia per creare nuova manodopera
necessaria per la crescita economica del paese.
Un concetto totalmente occidentale che sta prendendo piede in Cina è quello di
società civile ovvero gongmin shehui. Per società civile si intendono tutte quelle
organizzazioni e quei progetti che sono di tipo volontario, no profit ed
autogovernati che hanno come missione quella di aiutare i propri membri o le
fasce più deboli della società. In Cina la ricchezza è concentrata nella mani di un
piccolo gruppo di persone e la maggior parte della popolazione, soprattutto nelle
zone interne del Paese, vive di stenti. Un termine invece poco utilizzato nella
Repubblica Popolare Cinese è quello di ONG “feizhengfu zuzhi” poiché potrebbe
sembrare un’associazione anti governativa e quindi rischierebbe di essere
considerata illegale. Di solito infatti queste associazioni vengono definite
organizzazioni sociali shehuizuzhi, organizzazioni popolari minjianzuzhi oppure
organizzazioni pubbliche per il welfare gongyizuzhi. Una delle associazioni non
governative più impegnata sul territorio riguardo la protezione e la tutela dei
53
diritti delle donne è l’All China Women Federation 24 (ACWF).
Nel 2010 il Ministero degli Affari Civili ha confermato la presenza di 198 mila
gruppi sociali, 246mila organizzazioni non imprenditoriali, 721 fondazioni
pubbliche e millecentouno fondazioni private. In questo universo di
organizzazioni sociali così diverse tra loro, alcune sono organizzazioni
realmente indipendenti dall’influenza governativa, altre no.
In realtà in Cina le fondazioni pubbliche sono più delle GONGO ovvero delle
governamental organized NGO, un concetto che in Occidente non sarebbe
concepibile in quando contraddice l’essenza stessa della ONG. Le GONGO
implicano una forte presenza governativa nel management dell’associazione e
sono tipiche della società civile cinese, in quanto esprimono la necessità del
governo statale di controllare i servizi di assistenza. Le organizzazioni sociali
cinesi però, si trovano a dover affrontare anche un’altra sfida, ovvero possono
essere registrate come legittime solo quelle organizzazioni che sono finanziate
da uno sponsor governativo e possono operare solo in luoghi dove non esiste già
un’altra agenzia organizzativa che si occupa dello stesso ambito. Per combattere
questo sistema di registrazione, è nato il fenomeno delle organizzazioni sociali
non registrate, oppure registrate come business. Secondo i dati dell’ Università
Qinghua di Pechino, il numero delle caogen ovvero le organizzazioni non
registrate e di quelle registrate come business è orientativamente di 2 milioni
700 mila. Questi dati sono difficili da stimare in quanto spesso queste
organizzazioni non vogliono essere raggiunte per motivi di sicurezza. Molte
aggregazioni sociali sono presenti soprattutto in Tibet o nello Yunnan, di cui
però si hanno pochissime informazioni. Queste organizzazioni si trovano a dover
affrontare problemi sia di tipo legale, sia di tipo economico riguardo la raccolta
fondi necessari allo svolgimento del lavoro, sia di tipo di riconoscimento sociale
La All China Women Federation è un’organizzazione non governativa a favore della tutela
delle donne fondata nel 1949. Questa associazione è il portavoce ufficiale del movimento
femminista cinese. Da tempo si batte per promuovere le politiche governative a favore delle
donne, e per ottenere migliori diritti e tutela per tutte le donne cinesi.
24
54
in quanto la popolazione tende a fidarsi maggiormente delle organizzazioni
riconosciute dal governo per non intercorrere in problemi di tipo politico.
Queste caogen operano sul campo e si trovano a dover occuparsi di problemi
sociali di rilievo affrontando però grandi difficoltà. Il governo nei confronti delle
organizzazioni sociali non registrate attua una politica in tre punti: “non bandire,
non riconoscere e non intervenire”. Ciò significa che per il governo, a meno che
queste organizzazioni non svolgano attività volte a minare la stabilità del potere
centrale o si occupino di temi sensibili, possono agire indisturbate. Questo
atteggiamento di indifferenza conviene al governo poiché se queste associazioni
sono vittime di scandali se ne può discostare facilmente ed inoltre queste
associazioni aiutano la popolazione senza utilizzare i fondi pubblici, quindi
forniscono servizi sempre più necessari senza gravare sulle casse statali.
Alla base di tutto il lavoro di queste organizzazioni troviamo il concetto di classe
jieji e la sua evoluzione. Mao, dovendo operare una scelta su chi fossero gli amici
e chi i nemici, identificò il concetto di classe basato sulla condizione sociale
piuttosto che sulla posizione all’interno del meccanismo di produzione. Oggi, il
concetto di Mao non è più valido, in quanto c’è stata una vera e propria
suddivisione tra gli strati sociali, per poter preparare meglio la Cina alla
modernità neoliberista. Il processo economico neoliberista ha infatti creato una
proletarizzazione dei lavoratori e il Paese presenta una disuguaglianza tra la
popolazione dello 0,61%. Con la grande crescita della Cina in cosi poco tempo, si
è formata una grande classe di lavoratori che compone la classe media della
società.
Ciò che quindi maggiormente preoccupa la classe dirigente al potere è questa
nuova classe che inizia a farsi delle domande e a chiedere uno “stato di diritto” e
a costituire una potenziale alternativa al Partito. Una delle associazioni più
combattute dal governo cinese è quella fondata da Xu Zhiyong, avvocato
pechinese nel maggio 2012. L’associazione “Movimento Nuovi Cittadini” è
composta da numerosi attivisti che si battono per i diritti civili dei cittadini. Lo
55
scopo principale che portano avanti è la speranza di trasformare la società
attuale, di tipo “servitù”, ad una società civile, in senso occidentale. Le autorità
cinesi hanno sempre cercato di controllare e reprimere il “Movimento dei Nuovi
Cittadini”, infatti il suo fondatore, Xu Zhiyong, è stato arrestato il 16 luglio 2013
per assembramento di persone finalizzato al disturbo dell’ordine pubblico. Xu,
che ha ricevuto molto consenso per la sua attività, soprattutto in rete, chiedeva
attraverso il suo movimento la resa pubblica dei patrimoni economici dei
funzionari cinesi, come simbolo della trasparenza della classe politica dirigente.
Dopo esser stato arrestato, Xu ha continuato a far scalpore poiché è riuscito a
pubblicare un video dal carcere in cui continuava la sua battaglia e ricordava le
ragioni del “Movimento Nuovi Cittadini”. Durante il processo Xu aveva provato a
leggere un pezzo di una lettera con cui il “Movimento Nuovi Cittadini” chiedeva
“che ogni cinese sia capace ed in grado di comportarsi come un cittadino (…)
Significa anche prendere sul serio le responsabilità che porta con sé il concetto
di cittadinanza, a cominciare dalla consapevolezza che la Cina appartiene a tutti
e a ciascuno di noi e di accettare che spetta a noi difendere e definire i confini
della coscienza e della giustizia. Quello che il “Movimento Nuovi Cittadini”
chiede è lo spirito civico che consiste di libertà, giustizia ed amore” 25.
Il “Movimento Nuovi Cittadini” ha creato molto scalpore, in quanto è il primo
movimento sorto negli ultimi anni che si è proposto come alternativa reale al
Partito, per questo è stato fortemente bloccato dal governo centrale.
La nuova leadership cinese per definire il paese ha adottato il concetto
confuciano
di
“moderata
prosperità”.
Inoltre
avrebbe
bisogno
di
“un’urbanizzazione sana ed ordinata”, ma il processo di urbanizzazione cinese è
un processo lungo e complicato che è in corso da alcune decadi.
E’ stato stimato infatti che, dalle prime riforme urbane ad oggi, circa 300 milioni
di persone si sono trasferite dalle campagne alla città. Col censimento del 2011,
è risultato che la Cina ha più cittadini che contadini. Il nuovo piano di riforme
25
S.Pieranni, Chi sono i nuovi cittadini, www.china-files.com .
56
che è partito nel 2014 e durerà fino al 2020, prevede che verranno forniti alloggi
e sistemazioni per 100 milioni di cittadini. Oltre a provvedere per una loro
sistemazione, queste riforme si propongono di modificare anche lo status sociale
di queste persone.
Il governo infatti si propone di fornire un sistema di welfare urbano, per
rimediare alle gravi mancanze del sistema sociale cinese. Una prima modifica
sostanziale riguarda l’hukou, ovvero il certificato di residenza che lega i diritti
sociali al luogo di provenienza. Questo sistema di residenza è stato introdotto ai
tempi dell’Impero, ed è sopravvissuto alla rivoluzione culturale poiché aveva lo
scopo di registrare la popolazione e di classificarla in base al luogo di provenienza
ed alla classe, rurale o urbana. Negli anni Cinquanta infatti si riteneva che i
contadini potessero contare sul sostentamento offerto dalla terra, mentre agli
operai e ai membri della burocrazia e dell’esercito veniva riservato il diritto
all’impiego, alla casa e all’educazione. Il tipo di assistenza fornito dallo stato era
definito dalla classe ed era condizionato al diritto di residenza. Inoltre era difficile
per un lavoratore migrante riuscire ad ottenere l’hukou. Col nuovo piano sociale il
migrante acquisirà lo status di “cittadino” a tutti gli effetti, ciò implica che tutti i
lavoratori migranti con l’hukou, potranno usufruire di tutti i servizi sociali
disponibili in città (ad esempio sanità ed istruzione dei figli). Fino ad oggi, coloro
che si spostavano nelle città non godevano di nessun diritto poiché questi erano
legati alla regione di provenienza. Adesso tutti i migranti, che per lungo tempo
hanno costituito le fasce sociali più sfortunate della società cinese, godranno dello
status di veri cittadini. Questo è solo un piccolo segno a favore del cambiamento
che la Cina mostra di voler compiere, ovvero quello di trasformare la quantità in
qualità. Secondo i dati diffusi dalle autorità i cittadini costituiscono il 53% della
popolazione totale, di questi solo il 35% usufruisce dei diritti sociali. Entro il 2020,
il governo vorrebbe rendere la popolazione urbana il 60% di quella totale e
vorrebbe estendere il welfare urbano almeno al 45%. Se queste riforme andranno
a buon fine sarà un traguardo molto importante per il governo cinese il quale ha
57
affermato che : “l’urbanizzazione è un requisito inevitabile per promuovere il
progresso sociale, è un prodotto della civiltà e del progresso umano, capace sia di
migliorare l’efficienza produttiva, sia quella degli agricoltori. E’ un fenomeno per
il bene del popolo, per aumentare la qualità complessiva della vita. Con il
rafforzamento della prosperità economica della città, miglioreranno le funzioni
urbane, i servizi pubblici e la qualità dell’ambiente: la vita materiale delle persone
sarà più ricca e la loro vita spirituale migliore” 26.
Un aspetto che sta diventando sempre più importante per il governo centrale
cinese è la rivendicazione delle minoranze. Con la richiesta di nuovi diritti da
parte della popolazione Han, la principale etnia cinese, anche le altre etnie
iniziano a far sentire la loro voce. Ogni anno il paese è afflitto da numerose
proteste, legate principalmente agli espropri di case e terreni. Le minoranze che
principalmente mostrano tendenze separatiste sono quelle tibetana, uigura e
mongola. Queste minoranze hanno subito negli anni discriminazioni
demografiche, culturali ed economiche da parte del governo centrale. Nel 2008,
in Tibet, monaci e giovani hanno dato il via ad una delle peggiori rivolte nella
storia recente della Cina, provocando la morte di migliaia di persone. Altre
proteste che implicano numerose vittime si hanno nella regione dello Xinjiang,
abitata dall’etnia Uigura che ha tradizioni musulmane e turcofone. La zona che
preoccupa di meno l’amministrazione centrale è quella della Mongolia interna,
in quanto meno importante per Pechino, dal punto di vista strategico ed
economico.
Anche a causa dei modi violenti di sedare le rivolte, la Cina è stata spesso
criticata dalla comunità internazionale riguardo l’assenza di democrazia.
La dirigenza della PRC per rispondere a queste critiche, ha affermato che in un
Paese in Via di Sviluppo come il loro, la popolazione ha bisogno di diritti
“economici” piuttosto che politici e civili. Con ciò voleva intendere che, a
differenza dell’Occidente, i cinesi sentono maggiormente la necessità di un
26
S.Pieranni, 100 milioni di nuovi cittadini, www.china-files.com.
58
lavoro e di una abitazione, piuttosto che di votare o godere della libertà di
espressione. Contraddizioni interne al paese si ricavano anche analizzando la
Costituzione. Mentre l’art. 35 27 Cost. cinese prevede “la libertà di parola, stampa,
riunione, associazione, spostamento e dimostrazioni”, l’art. 1 28 Cost. è in
contrasto in quanto afferma che “è vietato a qualsiasi organizzazione o individuo
di sabotare il sistema socialista”.
Una categoria che ancora non gode di molti diritti e che ha subito un
cambiamento anche a cause delle riforme economiche degli anni Ottanta –
Novanta è quella delle donne. L’immagine delle donne, con la fine della Rivoluzione
Culturale, si è trasformata radicalmente, diventando molto più femminile. Sono
comparse inoltre le prime riviste di moda, e le sfilate sono diventate man mano
molto popolari. Negli anni Cinquanta la filmografia usava l’immagine della donna
per sponsorizzare i nuovi prodotti che comparivano sul mercato, e per rendere
visibile la grande crescita economica che il Paese stava attraversando. Negli anni
Novanta invece, vengono mostrate immagini di donne dalla pelle candida, per
assecondare il grande desiderio della popolazione femminile cinese, ciò è un
retaggio della cultura tradizionale cinese che vedeva la parte benestante della
popolazione con la pelle bianca poiché rifugiava dal lavoro manuale nei campi.
L’immagine della donna androgena e mascolina degli anni ’60 è quindi stata
sostituita recentemente dall’immagine di una donna affascinante, femminile e
sensuale che enfatizza il passaggio ad un’economia post socialista e ad una
società dei consumi.
“Citizens of the People’s Republic of China enjoy freedom of speech, of the press, of
assembly, of association, of procession and of demonstration”.
28 “The People’s Republic of China is a socialist state under the people’s democratic
dictatorship led by the working class and based on the alliance of workers and peasants.
The socialist system is the basic system of the People’s Republic of China. Sabotage of the
socialist system by any organization or individual is prohibited”.
27
59
Figura 4 Santificazione della lavoratrice nei manifesti di propaganda politica
maoista.
Fonte http://dimeweb.blogspot.it/2013_07_01_archive.html.
Figura 5 Rivista Cinese per donne, 2011
Fonte
http://faystyle.com/blog/2011/06/chinese-actress-sun-li-magazine-cover-photos.
60
2.3 Indagine sulla forza lavoro cinese
Da quando Deng Xiaoping, alla fine degli anni Settanta, ha attuato la politica
della “Porta Aperta”, ovvero l’apertura dell’economia del paese agli investimenti
esteri, man mano si è compiuto il cosiddetto “miracolo cinese”. Il “socialismo di
mercato” tipico del miracolo cinese ha apportato vari cambiamenti all’interno
della Repubblica Popolare. Il primo cambiamento ha riguardato la produzione,
che è diventata priorità dello sviluppo del Paese incrementando la crescita
economica. Ciò ha permesso alla Cina di non subire le stesse sorti degli altri
grandi regimi comunisti europei, anzi le agitazioni sociali degli anni Novanta
hanno contribuito a rafforzare il potere. In questi anni inoltre si è giunti alla
fusione tra potere politico e statale, e ad una progressiva differenziazione sociale.
La Cina non è un Paese omogeneo, infatti presenta delle zone che trainano
l’economia, ovvero le zone meridionali, che fungono da sede per le principali
imprese private e straniere che investono nel Paese, in cui si concentrano le
migliori infrastrutture, e la popolazione presenta livello di reddito pro-capite
maggiori. Nelle zone centro-settentrionali invece la popolazione è per la maggior
parte impiegata nella produzione agricola, di cui quasi il 60% è composto da
donne, di conseguenza è più povera e le industrie presenti sono per lo più gestite
dallo stato. Oltre a questi disequilibri tra zone costiere e zone interne, ci sono
alcune regioni che da molti anni portano avanti delle ideologie separatiste ovvero
il Tibet e lo Xinjiang.
La Cina è vista dalla maggior parte degli osservatori internazionali come un rivale
da temere poiché esporta i suoi prodotti a prezzi imbattibili mandando cosi in crisi
le aziende nazionali degli altri Paesi. Il governo cinese inoltre sembra incapace di
far rispettare le norme internazionali in materia di diritti d’autore vista la
moltitudine di prodotti contraffatti di produzione cinese che si riversano nei
mercati internazionali. Inoltre “l’impero del Dragone” usa politiche di “dumping
sociale” ovvero la scarsa concessione dei diritti dei lavoratori, e “dumping
valutario” ovvero il mantenimento di un tasso di cambio fisso e molto basso dello
61
yuan rispetto al dollaro.
Se a partire dagli anni Settanta molti cinesi dell’entroterra, si spostavano dalle
campagne nelle grandi città costiere per cercare lavoro, adesso si sta assistendo al
fenomeno opposto. Infatti la popolazione che lavora nel settore agricolo è di quasi
il 25% della forza lavoro totale.
Una profonda mutazione sta colpendo la forza lavoro cinese, infatti secondo gli
studi effettuati dal Professore Li Jianmin 29, ci sono quattro scenari che nei
prossimi anni trasformeranno la “fabbrica del mondo”.
• Il primo riguarda la popolazione in età lavorativa, ovvero dai quindici ai
sessantaquattro anni, che raggiungerà il suo picco nel 2017, con meno di
un miliardo di lavoratori. Dal 2017 in poi, secondo le stime, il numero degli
“abili al lavoro” comincerà a decrescere.
• Il secondo fenomeno riguarda la proporzione tra la forza lavoro ed il
numero totale dei cinesi che toccherà il suo apice nel 2013 con il 72,14%,
per poi calare. Ciò comporta un allungamento del numero degli anni
lavorativi delle persone, ed un aumento della produttività con uno scarso
numero di forza lavoro.
• Il terzo invece riguarda il numero dei giovani che ogni anno si propongono
sul mondo del lavoro, che è un trend già decrescente in quanto mentre nel
2002 si trattava di 27,9 milioni di persone, nel 2015 è stimato di 16,6
milioni ed è previsto che il numero scenderà fino ai 14,8 milioni nel 2020.
• Il quarto fenomeno riguarda il precoce invecchiamento della popolazione
lavorativa, infatti la percentuale di lavoratori giovani, dai quindici ai
ventiquattro anni, è in calo sempre di più rispetto a quelli più anziani. E’
previsto che nel 2020 i lavoratori giovani saranno solo il 12,84% del
capitale umano totale dell’”Impero del Dragone”.
29
Docente di popolazione e sviluppo all’università di Nankai di Tianjin.
62
Speranza di vita alla nascita
Anni
Speranza di vita
1950-1955 1955-1960 1960-1965 1965-1970 1970-1975
40,8
44,6
49,5
59,6
63,2
Questi fenomeni sono scaturiti da una serie di politiche effettuate nel lungo
periodo, tra cui la principale causa risulta essere la politica del figlio unico. La Cina
non è ancora un paese per vecchi, come l’Italia, ma il trend sembra dirigersi nella
stessa direzione.
Inoltre sembra essersi ridotto il flusso dei lavoratori migranti, che ha costituito la
forza principale dell’industria cinese soprattutto nel settore manifatturiero. Il
numero dei mingong, ovvero questi lavoratori che, pur di sfruttare le opportunità
che le grandi città offrivano, erano disposti ad accettare salari molto bassi ed orari
di lavoro estenuanti, sta calando drasticamente. Infatti sembra che la popolazione
lavorativa della terra di mezzo si stia trasformando qualitativamente,
distribuendosi anche in maniera più uniforme su tutto il territorio del Paese.
Il governo quindi si è trovato costretto a compiere nuove scelte politiche per
assecondare i trend che influenzano il Paese. Sono stati infatti promosse alcune
misure volte ad incentivare gli investimenti nelle campagne, ad insistere sullo
sviluppo delle zone ad Ovest del paese30, ed infine la legge sul contratto di lavoro,
attiva dal 2008 che ha permesso il rendere più regolato il mercato del lavoro.
Gli investimenti sull’agricoltura hanno permesso ai contadini di restare nei luoghi
d’origine, riuscendo ad avere un livello di vita accettabile, invece per quanto
riguarda “lo Sviluppo dell’Ovest” si è avuto un vero e proprio trasferimento di
investimenti e conoscenze know how nelle zone ad Est. L’incentivare lo sviluppo
di questi territori era anche una mossa politica per cercare di controllare meglio
Xibu dakaifa sviluppo ad ovest, forte campagna di “cinesizzazione Han” nelle regioni con
tendenze separatiste.
30
63
territori come lo Xinjiang, fonte di preoccupazione a causa delle pressioni
separatiste della minoranza etnica degli Uiguri che abita la zona.
Per cercare di bloccare i lavoratori migranti c’è stato un aumento dei salari medi
che sono cresciuti di circa il 14% all’anno raggiungendo quasi i duemila Yuan al
mese. Si tratta di cifre ancora irrisorie se comparate ai lavoratori occidentali o se
si considerano i redditi dei nuovi ricchi cinesi, ma nella popolazione media
costretta a vivere in condizioni al limite della povertà, ciò ha significato un
simbolo di miglioramento, contribuendo a creare quel senso di fiducia ed
ottimismo rispetto al futuro e soprattutto nelle istituzioni. Anche se la popolazione
sembra beneficiare di tutte queste manovre, da qui a qualche anno la Repubblica
Popolare Cinese avrà meno forza lavoro in termini assoluti, perdendo il vantaggio
competitivo dei bassi salari. Il Paese quindi si troverà ad avere un numero
maggiore di consumatori rispetto a quello di produttori-risparmiatori. Questo
fenomeno avrà dei riscontri anche sulle economie degli altri Paesi poiché i
consumatori di tutto il mondo dovranno confrontarsi con la fine dell’invasione di
prodotti made in china, che permettevano di acquistare nonostante la stagnazione
dei salari.
Per quanto riguarda la situazione delle donne in ambito lavorativo,
esse
teoricamente dovrebbero godere degli stessi diritti degli uomini, ed il Partito negli
ultimi anni si è impegnato per promuovere l’uguaglianza di genere. Purtroppo
però la pratica ci dimostra il contrario. Un Paese come la Cina, profondamente
basato su valori confuciani, riesce ad accettare con difficoltà la nozione di
uguaglianza di genere. Inoltre c’è una disparità di trattamento riguardo le business
women straniere rispetto a quelle cinesi. Le straniere hanno molta considerazione
e vengono trattate con rispetto e cortesia, anche se all’interno di una delegazione
dai cinesi viene dato per scontato che il decision maker sia l’uomo e non la donna.
Nonostante ciò, al giorno d’oggi è più comune vedere donne anche in ruoli
decisionali nelle grandi aziende cinesi, soprattutto nelle grandi città.
La mobilità dei lavoratori è stata ridotta anche a causa della grande ondata di
64
licenziamenti che si è avuta in seguito alla crisi del 2008, in varie province
costiere. In pochi mesi varie famiglie hanno dovuto lasciare le città e ritornare
nelle campagne. Oltre a questo “ritorno alle campagne”, la Cina è continuamente
coinvolta in grandi spostamenti di persone da una regione all’altra, alla ricerca di
migliori opportunità di lavoro e di vita.
I mingong sono una parte abbastanza ampia dei lavoratori migranti che
permettono all’economia cinese di essere cosi produttiva. Spesso provengono
dalla parte centrale ed occidentale del paese e si spostano verso le zone costiere,
soprattutto verso Pechino-Tianjing o nel Guandong a Sud. Secondo alcune stime,
però molto incerte, i mingong sarebbero circa 200 milioni di persone. Questa
categoria di lavoratori contribuisce a tener viva la concorrenza sul mercato ed a
mantenere bassi i salari del Paese. Spesso essi accettano di lavorare senza
contratto, evitando alle aziende i costi delle spese sanitarie ed i contributi sociali. In
molte aziende, i mingong lavorano dalla mattina fino a mezzanotte, più dell’80%
lavora per più di otto ore al giorno e più del 20% lavora per più di dieci ore al
giorno. A volte accettano di lavorare anche sette giorni su sette. In fabbrica questi
lavoratori non hanno nessun diritto, sono pagati alla giornata e spesso possono
essere licenziati senza nessun motivo preciso da un giorno all’altro. Questi
lavoratori inoltre per ridurre i costi spesso alloggiano all’interno del luogo di
lavoro.
In generale, le imprese cinesi non applicano alla perfezione tutte le normative sul
lavoro ed a tutela dei lavoratori, sia nei confronti dei mingong che dei lavoratori in
possesso dell’hukou. Una ricerca del 2007 dell’Assemblea Nazionale del Popolo ha
mostrato che l’80% delle aziende analizzate a livello nazionale commetteva delle
infrazioni riguardo le regole lavorative, la maggior parte delle imprese non forniva
un contratto di lavoro ai suoi operai quindi non forniva nessuna indennità in caso
di incidente, non dava nessun contributo pensionistico, né l’azienda si occupava
delle spese mediche degli operai.
Inoltre in Cina è ancora utilizzato il lavoro minorile, soprattutto nelle
65
multinazionali estere che hanno sede nel Paese e che cercano qualsiasi mezzo
per ridurre i costi di produzione. Anche i sindacati indipendenti sono inesistenti
nella “terra di mezzo” poiché i lavoratori possono solamente rivolgersi alle
agenzie statali a “tutela” dei lavoratori. In realtà questi sindacati ufficiali hanno
perlopiù un ruolo di controllo e di repressione delle eventuali proteste e scioperi
sul luogo di lavoro. In ogni caso gli scioperi devo essere prima autorizzati
altrimenti sono considerati illegali. Tutto ciò però in alcuni casi non impedisce
che i lavoratori portino avanti le loro proteste per avere migliori garanzie sul
luogo di lavoro o per combattere i soprusi dei datori quali licenziamenti
improvvisi, salari non pagati ed ore di straordinario obbligatorie.
A partire dal 2010 fino ai giorni nostri ci sono state varie ondate importanti di
sciopero dei lavoratori, soprattutto in diverse aziende straniere che chiedono un
aumento dei salari. Nel 2011, in parte grazie anche a queste agitazioni, i salari
sono stati incrementati in media del 20% nelle zone costiere, mentre all’interno
del Paese sono stati aumentati in misure irrilevanti.
Un’altra tendenza che ha modificato la forza lavoro cinese è la crescente
scolarizzazione della forza lavoro. In Cina infatti aumenta continuamente il
numero di persone che decidono di frequentare l’Università e laurearsi. E’
cresciuto inoltre anche il numero degli studenti che decidono di effettuare un
periodo di perfezionamento all’estero, durante il loro corso di studi. Nel 2013 il
numero dei nuovi laureati era circa di 8 milioni, circa sette volte in più rispetto
ai laureati del 1998. Aumentando la richiesta di istruzione superiore, è
aumentato anche il numero dei college che presentano corsi innovativi e materie
che prima erano di esclusivo studio dei Paesi occidentali. Il governo cinese sta
quindi sfruttando questo nuovo trend, e ha investito molte risorse per migliorare
e potenziare il sistema dell’istruzione superiore.
Nell’ultimo periodo si va quindi assistendo a dei cambiamenti molto importanti
tra cui:
• l’era del lavoro a buon mercato, che le grandi aziende hanno
66
sapientemente sfruttato nella decade passata, sta per terminare. Negli
ultimi anni infatti si è avuto un forte aumento del costo del lavoro che ha
avuto una crescita che è oscillata tra il 10% e il 20% annuo. Oggi infatti in
Cina la manodopera ha un costo medio di 825 dollari, quindi risulta essere
molto più cara rispetto a paesi come Vietnam, Indonesia, Bangladesh ed
India in cui lo stipendio mensile medio di un manovale si aggira intorno ai
230 dollari;
• i giovani cinesi, soprattutto delle città più ricche, tendono a non scegliere il
lavoro di fabbrica, ma preferiscono impiegarsi nel settore dei servizi che è
in forte espansione. I giovani inoltre, a differenza dei loro genitori, evitano
di andare a lavorare nelle province lontane. Quindi per le imprese diventa
sempre più difficile trovare manodopera non specializzata;
• anche le donne, che costituivano la manodopera principale delle linee di
produzione, preferiscono occuparsi nel settore dei servizi e fuggire dalle
fabbriche. Fino a qualche anno fa, nelle grandi fabbriche si preferiva
assumere le donne poiché erano più obbedienti, più abituate al lavoro
duro e più produttive. Quindi per far fronte a questa crisi del lavoro nelle
fabbriche, gli industriali tendono ad impiegare più uomini rispetto a
quanti ne assumevano un tempo. Un esempio tipico è quello della PCH
International31 che nel 2006 aveva solo 15 uomini ogni 100 donne
impiegate nelle loro fabbriche in Cina, ora presenta un rapporto paritario
di uomini e donne. Inoltre le fabbriche adesso, per cercare di impiegare
quante più donne possibile, assumono giovani donne anche con qualifiche
inferiori rispetto a quelle richieste precedentemente ed hanno aumentato
l’età di assunzione delle donne;
• nonostante questi cambiamenti della forza lavoro e la riduzione dei tassi
PCH International, azienda irlandese che si occupa di sviluppo del prodotto e gestione della
catena di montaggio che ha numerose fabbriche sparse su tutto il territorio dell’Estremo
Oriente.
31
67
di crescita dell’economia cinese, non è aumentato il numero dei
disoccupati che si aggira intorno al 4%. Le uniche mancanze rilevate sono
quelle dei lavoratori poco qualificati nel settore manifatturiero e di tecnici
e quadri specializzati in altri settori
Nonostante tutti questi cambiamenti, nell’ultimo periodo la situazione dei
lavoratori migranti è stata leggermente migliorata in quanto è stata allargata
la politica di concessione dei permessi di lavoro, è stato facilitato l’accesso
alle istituzioni pubbliche e sono state avviate delle politiche sociali
migliorate. In alcune aree del Paese sono state attenuate le rigide regole del
sistema e alcune volte si è cercato di smantellare il sistema dei mingong. Il
governo ha varie volte annunciato di voler abolire la pratica dei permessi di
lavoro, ma questa tendenza riscontra delle forti resistenze sia per il timore
che l’emigrazione dalle campagne diventi nuovamente un fenomeno di massa
per di più incontrollabile, sia per la poca volontà delle amministrazioni locali
di dover stanziare i fondi per la scuola, la sanità e gli alloggi per queste
ingenti masse di lavoratori.
Il Congresso Nazionale del Popolo, nel 2007, approvò un piano di riforme
legislative che costituiscono la base dell’attuale sistema di diritto del lavoro
cinese. Queste proposte hanno migliorato le norme per i contratti di lavoro,
per la promozione dell’impiego e per la risoluzione dei conflitti di lavoro.
Adesso, per assumere regolarmente un impiegato full time è necessario
stipulargli un contratto scritto, ed inoltre quando vengono licenziati, i
dipendenti full time hanno diritto ad una indennità adeguata al periodo di
lavoro. Dei miglioramenti quindi sono stati effettuati, anche se la differenza
tra la legge e la sua reale applicazione è ancora molta.
All’inizio del 2013, la Foxconn32, la “fabbrica dei suicidi” che ha più di un
Foxconn International Holdings Ltd, grande azienda dell’elettronica con molteplici impianti
in Cina che produce anche i componenti per la Apple, e dal 2010 è soprannominata la
32
68
milione di dipendenti in Cina, ha annunciato che nei suoi stabilimenti avrebbe
fatto eleggere
dei rappresentanti sindacali dei lavoratori, inoltre si è
impegnata ad introdurre dei robot per alleggerire il carico di lavoro degli
impiegati.
La Repubblica Popolare Cinese per raggiungere la forte economia di mercato
che ha mostrato al mondo intero soprattutto negli ultimi venti anni, ha
dovuto attraversare importanti cambiamenti strutturali ed istituzionali.
Queste riforme possono essere suddivise in sei periodi:
1. dal 1979 al 1984 le riforme hanno riguardato soprattutto il settore
agricolo e le riforme rurali;
2. dal 1985 al 1988 i cambiamenti hanno riguardato la graduale riduzione
del monopolio di stato, il processo di decentramento e lo sviluppo di un
economia di mercato più aperta agli investimenti stranieri e con delle
nuove regole;
3. dal 1989 al 1991 cercava di risolvere le problematiche
macroeconomiche del paese;
4. dal 1992 al 1996 fu costituito un vero e proprio sistema di regole delle
politiche economiche che permisero al Paese di aprirsi gradualmente
alla liberalizzazione dei mercati;
5. dal 1997 al 2001 si è assistito nel Paese degli Han, alla ristrutturazione
e alla privatizzazione delle imprese statali, sono cambiate inoltre le
relazioni commerciali internazionali, diventando strettamente
connesse all’ammissione della Cina nel OMC;
6. dal 2002 al 2007, anni che sono stati caratterizzati dalla strategia del
going out 33, ovvero i massicci investimenti diretti all’estero ed un
“fabbrica dei suicidi” a causa dell’alto numero di dipendenti che si sono lanciati dal palazzo
dove lavoravano poiché non sopportavano più i ritmi estenuanti di lavoro.
33 Strategia del going out 走出去 Zouchuqu, ovvero il programma di internalizzazione delle
aziende cinesi
69
rafforzamento delle relazioni internazionali commerciali economiche e
politiche denominato Beijing Consensus 34.
La rapida espansione del settore manifatturiero del Paese considerato la
“fabbrica del mondo” ha avuto bisogno di un continuo aumento di risorse.
Anche se può far leva su una massiccia offerta di forza lavoro (tuttavia in
diminuzione), per quanto riguarda le materie prime e le fonti energetiche,
iniziano a comparire i primi segnali di una riduzione delle risorse necessarie
anche per i grandi investimenti nel settore delle costruzioni e delle
infrastrutture. La Cina quindi è diventata uno dei principali importatori di
risorse naturali, soprattutto dall’Africa, ed ha cosi contribuito ad un notevole
incremento dei prezzi a livello mondiale.
I leaders cinesi applicando il
modello di modernizzazione socialista hanno però commesso un errore. La
politica della porta aperta, che aveva lo scopo di attrarre capitali e tecnologie
estere ha creato dei forti squilibri per quanto riguarda la diffusione del
reddito. Il Comitato Centrale del PCC credeva che una rapida crescita
economica e tecnologica delle province costiere avrebbe stimolato lo
sviluppo economico anche delle province più interne. L’effetto traino da parte
delle province più sviluppate però non è stato cosi forte come credevano.
Solo dai primi anni Novanta si è cercato di cambiare politica per tenere conto
del sistema duale che si era creato e per cercare di redistribuire risorse alle
province più povere.
Queste disparità di risorse si riflettevano anche in termini di reddito pro
capite con un valore dell’indice di Gini superiore allo 0,4%. Inoltre le
condizioni sociali degli abitanti delle zone interne erano molto più scarne
rispetto a quelle della costa. Quindi si è creato il fenomeno di migrazioni
temporanee di lavoratori dalle zone rurali modificando i termini di sviluppo
34
umano. Durante il periodo maoista furono attuate le strategie di sviluppo
Beijing consensus 北京共识, espressione coniata da Joshua Cooper Ramo ad indicare il
modello economico di sviluppo cinese come un’alternativa al Washington Consensus.
70
regionale, basate sull’autosufficienza e sull’autosussistenza regionale. Ben
presto queste politiche risultarono inefficaci ed impedirono al paese di
beneficiare appieno dei diversi vantaggi competitivi presente nelle diverse
aree del suo territorio ed inoltre impedirono uno sviluppo adeguato dei
traffici commerciali. Questo sistema di gestione decentralizzato in realtà creò
una depressione dell’economia locale.
Negli anni Novanta vennero inoltre adottate delle politiche per promuovere
la disparità regionale. Le zone costiere beneficiarono di molti investimenti,
che incrementarono la forte differenza di sviluppo tra l’Oriente e l’Occidente
del Paese.
Le regioni centrali ed occidentali si specializzarono quindi nella produzione
di bassa tecnologia, produzione di materie prime ed attività agricole. Fu
inoltre riformato il sistema bancario che permise una differenziazione dei
tassi di interesse, anche questo favorì le regioni costiere e le ZES35 poiché
erano le zone che avevano maggiore capacità di attirare capitali. Alla fine
degli anni Novanta invece si procedette alla privatizzazione delle imprese
statali, e molte aziende di piccola e media dimensione vennero vendute ad
enti locali ed a piccoli imprenditori. Si ebbero quindi forti spostamenti della
forza lavoro da settori a bassa produttività verso altri più competitivi,
costituendo una delle prime caratteristiche che ha contribuito alla grande
performance economica della Cina. Un altro elemento chiave della crescita
della PRC sono gli investimenti diretti esteri, che sono investimenti che
interagiscono con le risorse naturali e con le infrastrutture delle varie
province e da cui dipende circa il 60% delle esportazioni cinesi.
In Cina inoltre il commercio internazionale e gli Foreign Direct Investment
(FDI) hanno influenzato un’ampia gamma di fattori rilevanti come
l’allocazione delle risorse economiche, la dimensione dei mercati, l’accesso a
Zone Economiche Speciali, regioni a sud della Cina in cui ci sono politiche speciali che
favoriscono gli investimenti esteri.
35
71
tecnologie avanzate e la diffusione del learning by doing 36.
Nell’ultimo periodo l’economia cinese sembra però essere in una fase di stand
by. Anche se il Paese sembra ancora in piena attività, grazie agli investimenti
a lungo termine, tutto sta rallentando. Nel 2012 la Cina è cresciuta solo del
7,9%, perdendo un punto e mezzo rispetto al 2011 e 2,6 in meno del 2010.
Questo rallentamento è stato anche influenzato dai vari avvenimenti che si
sono avuti in Occidente, come la crisi dell’euro e del dollaro, e gli
sconvolgimenti socio-economici del Medio Oriente. Anche il potere centrale
ha subito uno scossone dal processo di transizione interno del potere. Con
l’insediamento del nuovo presidente Xi Jinping, è stata resa pubblica la linea
di trasformazione che il governo vuole seguire. Si è deciso infatti di insistere
con gli investimenti nelle zone rurali e nel settore energetico, per cercare di
far recuperare territorio alle zone più arretrate. L’obiettivo finale è quello
della stabilizzazione della crescita. Nella PRC infatti è come se esistessero due
Paesi, uno molto ricco ed uno molto povero, che combattono una dura lotta
economica.
Il mercato del lavoro cinese ha subito diversi sviluppi, su cui campeggiava la
promessa socialista di offrire lavoro a tutti i cittadini. Questa promessa però
si è scontrata con il passare del tempo con mancate produzioni e con il
surplus dell’offerta lavoro. Nel 2005 la forza lavoro in Cina costituiva il 60%
dell’intera popolazione di cui il 49% era impiegato nel settore primario, il
22% in quello manifatturiero, minerario e delle costruzioni ed il 29% nel
settore terziario.
Il primo gennaio 2008 è quindi entrata in vigore la normativa del giugno
2007 sui contratti di lavoro in Cina, che regolava i diritti dei lavoratori nei
confronti del datore di lavoro, e rafforzava anche la tutela dei sindacati.
Questa normativa si occupava inoltre di sicurezza sull’ambiente lavorativo. Il
Learning by doing è un concetto economico che sta ad indicare che la produttività si ottiene
attraverso la pratica e l’autoperfezione.
36
72
governo sta riducendo man mano anche i privilegi concessi agli stranieri per
attirare investimenti esteri.
Spesso quando si pensa al lavoratore cinese si tende ad immaginare una
persona che lavora molte ore senza sosta per il proprio datore di lavoro.
Spesso è cosi, però alcuni segni di cambiamento ci fanno sperare in un
miglioramento delle condizioni lavorative. In molte zone della Cina, il lavoro
si sta man mano occidentalizzando anche se i salari ed i turni di lavoro sono
ancora ben lontani dalla concezione che abbiamo noi in Occidente. Negli
ultimi anni, a causa della riduzione della massiccia manodopera, c’è stato un
vero e proprio aumento dei salari, soprattutto dei lavoratori migranti. Nel
2013 il salario dei lavoratori migranti cinesi è aumentato del 13,9% rispetto
all’anno precedente. Per i quasi 300 milioni di lavoratori migranti del paese il
salario medio era di circa 2 mila 600 yuan, quindi ben lontani dallo
sfruttamento dei primi anni Ottanta in cui le aziende pagavano i lavoratori
due dollari al giorno. Quindi, nonostante era in atto una crisi finanziaria
globale, i salari cinesi sono aumentati, secondo i dati del National Bureau of
Statistics.
La forza lavoro cinese è importante poiché è la più grande forza lavoro del
mondo, ed è quasi il doppio di quella europea ed americana messe insieme.
La manodopera a basso costo inoltre è una delle ragioni principali per cui le
banche centrali mondiali riescono a mantenere i tassi di interesse bassi.
Infatti, prodotti a basso prezzo e basso costo del lavoro hanno contribuito a
mantenere bassa l’inflazione.
Tuttavia l’aumento degli stipendi dei lavoratori migranti cinesi è un chiaro
segnale che il Paese sta per esaurire una delle sue risorse più importanti : la
forza lavoro. Anche il Vice Ministro delle Risorse Umane e della Previdenza
Sociale, Yang Zhiming, ha comunicato ai media che la forza lavoro migrante
l’anno scorso è aumentata solo del 2,4% a livello nazionale e si è ridotta dello
0,2% nelle province costiere orientali.
73
La Cina sta quindi per raggiungere il Lewis turning point 37, che significa
quindi che il Paese sarà a corto di forza lavoro ed i salari aumenteranno. Per
Lewis, un Paese in Via di Sviluppo può svilupparsi per anni senza provocare
l’inflazione dei salari, in quanto le aziende possono disporre di
manodopera a basso costo nelle zone rurali.
molta
Uno degli economisti più influenti in Cina, Cai Fang, direttore
dell’ Istitute of Population and Labour Economics alla Chinese Academy of
Social Sciences, ha affermato che il Paese ha raggiunto il limite della forza
lavoro disponibile già nel 2010, quando i salari dei lavoratori migranti sono
aumentati del 19,3%. Ciò implica che le aziende cinese dovranno prestare
maggiore
attenzione
agli
aumenti
di
produttività
incrementando
l’innovazione e l’aggiornamento tecnologico per non rischiare di essere
sbalzati fuori dal mercato. La fine della manodopera avrà quindi il suo
impatto più forte su uno dei principali vantaggi comparativi dell’economia
cinese: i salari molto bassi.
Ciò potrebbe portare allo spostamento delle aziende, e della forza lavoro
verso i paesi limitrofi come il Vietnam che presentano ancora vantaggi a
basso costo.
L’ex economista della banca centrale cinese Sun Mingchun, ha notato che il
fenomeno che la Cina sta attraversando in questo periodo, è già successo in
Giappone nel 1969 ed in Corea del Sud nel 1988. In questi Paesi le industrie
manifatturiere per fronteggiare la bassa disposizione di forza lavoro, si sono
dovute riconvertire in aziende dedite alla produzione di alta tecnologia ed
altri prodotti di valore. Ad esempio, in Giappone, la crescita passò dallo
10,4% negli anni Sessanta ad un 5,2% negli anni dal 1970 al 1979. Mingchun
ritiene che le industrie cinesi hanno circa cinque anni per provvedere alla
loro riconversione altrimenti negli anni dal 2016 al 2020 potrebbero subire
Lewis turning point è una teoria basata sul modello di sviluppo creata dall’economista
premio Nobel Arthur Lewis, che si occupò di studiare l’aspetto duale di una economia in via di
sviluppo.
37
74
un declino della crescita ed un progressivo crollo degli investimenti.
Il ministero per il Commercio cinese ha quindi deciso di proporre esenzioni
fiscali ed altri incentivi per le imprese del Guangdong che vogliono
implementare la tecnologia e la ricerca nei prossimi tre anni.
La Cina ha deciso di puntare su una nuova regola, ovvero quella del produrre
meno ma produrre meglio.
75
3. DALL’AMBIENTE FAMILIARE A QUELLO POLITICO: DIVERSI
ASPETTI DELL’EMPOWERMENT FEMMINILE IN CINA
3.1 L’empowerment femminile nella Repubblica Popolare Cinese
“Il processo di empowerment è individuale ma può essere anche
collettivo. Perché è attraverso la partecipazione ad un gruppo, che le
donne decidano di organizzarsi, di prendere coscienza del problema e
la capacità di agire e di promuovere cambiamenti per ottenere un
completo e costante sviluppo. L’empowering delle donne, può essere
visto come un processo continuo con diversi fattori intrinseci correlati
e fattori che si rafforzano a vicenda... Semplicemente parlando,
l'empowerment è un processo che sviluppa la consapevolezza e
l’abilità, conduce ad una più equa uguaglianza, ad una ancora maggiore
influenza sul processo decisionale politico, ed ancora di più ad
un’azione trasformativa” 38.
L’art. 33, comma II, della Costituzione cinese stabilisce che tutti i
cittadini sono uguali davanti alla legge. Nella stessa Costituzione poi, il
principio di uguaglianza formale è più volte richiamato in riferimento a
specifiche situazioni giuridiche. Al comma IV dell’art. 33, si continua
poi affermando che tutti i cittadini godono dei diritti sanciti dalla
Costituzione e dalle norme di legge. L’art. 48, comma I, dichiara che
tutte le donne della PRC godono degli stessi diritti degli uomini in tutti
gli aspetti della vita politica, economica, culturale, sociale e familiare. Il
diritto all’eguaglianza viene però considerato dai giuristi cinesi come
un principio generale piuttosto che come un diritto specifico. Inoltre, si
ritiene che il diritto a non subire discriminazioni può avere delle
restrizioni. Ad esempio, una particolare tutela a favore delle donne può
38
F. Yuang, Collection of Women’s Studies, 1996.
76
essere classificata come discriminazione ragionevole. Di solito però le
restrizioni al diritto all’eguaglianza sono sancite dalla Costituzione.
Nel Ventunesimo secolo le donne ormai svolgono qualsiasi tipo di
lavoro dall’essere architetto, ingegnere, avvocato e dottore, ma anche
manovale, cameriera e operaio. Ma in alcuni Paesi, come ad esempio in
Cina, le donne purtroppo sono discriminate in quanto non gli viene
concessa la possibilità di svolgere gli stessi lavori degli uomini e inoltre
sono pagate di meno rispetto ai colleghi. Di solito per spiegare questa
differenza di genere a livello lavorativo vengono usate 4 teorie:
1. Gender Role Socialization Theory;
2. Human Capital Theory;
3. Dual Labor Market Theory;
4. Gender Discrimination Theory.
3.1.1 Gender Role Socialization Theory
Questa teoria definisce esplicitamente il ruolo del genere
all’interno della famiglia e condiziona anche il ruolo di genere che gli
individui avranno interagendo con gli altri. Ai maschi viene insegnato
che il loro ruolo è quello del breadwinner, ovvero di colui che deve
provvedere al sostentamento della famiglia, mentre in famiglia è lui
che prende decisioni. Alle femmine invece è insegnato che il loro ruolo
è principalmente all’interno delle mura domestiche, come madri,
donne e casalinghe. Il ruolo del lavoro pagato fa riferimento alla diretta
produzione di beni e servizi consumati dalla società, mentre il ruolo
domestico fa riferimento alla nutrizione, alla cure e alla crescita dei
figli, dell’uomo adulto e dei genitori anziani.
Questa teoria inoltre condiziona le scelte lavorative delle donne in
quanto sono più propense a scegliere lavori che assecondino il loro
stereotipo, oppure a prepararsi solo al ruolo di moglie e madre. La
77
Gendere Role Socialization Theory rafforza quindi le divisioni in base al
sesso del tipo di lavoro. Molte culture, tra cui anche quella cinese,
considerano il ruolo familiare della donna come ruolo primario
rispetto al lavoro pagato della donna. Questa importanza del ruolo
familiare persiste ancora oggi in Cina, infatti dalle ricerche svolte, è
risultato che gli uomini sono molto più dediti al lavoro pagato rispetto
alle loro mogli, e la discussione riguardo il lavoro per gli uomini e le
donne è ancora un tema molto caldo. Tra gli studenti cinesi del college,
il successo della propria carriera è un valore importante sia per i
ragazzi che per le ragazze, ma per le donne il riuscire a conciliare
famiglia e lavoro è più importante della realizzazione dei propri
obiettivi a livello lavorativo.
3.1.2 Human Capital Theory
La teoria del capitale umano afferma che le donne sono meno
capaci rispetto agli uomini di accumulare capitale umano, in quanto
spendono meno tempo nella loro istruzione e riescono ad accumulare
meno anni di esperienza lavorativa poiché interrompono la loro
carriera per le responsabilità familiari o quando le aziende si rifiutano
di offrire formazione alle donne. Due studiosi cinesi Shu e Bian,
analizzando le varie ondate di divario di genere in Cina, hanno notato
un maggiore incremento nelle disparità negli anni tra il 1988 ed il
1995, dovute soprattutto alle differenze nel campo dell’istruzione e
della segregazione lavorativa. Nello stesso intervallo di tempo, invece,
tra i membri del partito e tutti gli altri individui dei settori economici e
statali le disparità di genere si sono ridotte, nonostante questo era un
periodo di grandi riforme economiche.
78
3.1.3 Dual Labor Market Theory
La teoria del Dual Labor Market Theory afferma che le donne sono
più propense ad accettare lavori part time per dare maggiore spazio
alle loro occupazioni domestiche. Le donne che cercano lavori part
time sono spesso relegate nel settore sottopagato delle industrie
secondarie che offrono lavori sottopagati, meno sicuri, che richiedono
minori qualifiche ed hanno minori prospettive di carriera. Il lavoro
duale non interessa lavori di basso rango ma anche occupazioni
professionali dove le donne sono impiegate in posizioni poco ambite
poiché hanno scelto di sacrificare del tempo di ufficio per potersi
occupare dei figli e della loro famiglia.
3.1.4 Gender Discrimination Theory
La teoria della discriminazione di genere può essere vista come
una derivazione degli aspetti strutturali e istituzionali profondamente
radicati nelle organizzazioni e delle pratiche di assunzione. Il gender
gap nell’avanzamento della carriera lavorativa è stato spesso collegato
sia alle barriere istituzionali, sia alle scelte individuali fatte dagli
individui in posizioni di potere. Ad esempio la mancanza di
competenze può occorrere quando una donna è assunta o valutata ed è
un meccanismo di discriminazione delle scelte individuali. Questo
errore di attribuzione è una delle ragioni per la lenta progressione
della carriera delle donne.
Ognuna di queste quattro teorie riguardo le differenze di genere
assume varie caratteristiche in base al Paese in cui si verifica. Alcuni
cambiamenti però si stanno verificando, in quanto le aziende stanno
diventando più flessibili e gli individui stanno prendendo più
seriamente le responsabilità che derivano dalla carriera intrapresa.
79
Ogni nazione compie varie scelte per contrastare le differenze di
genere, ma nel caso della Cina queste politiche si scontrano con un
forte patrimonio culturale che spesso rende vane le regole statali. Per
esempio la teoria della socializzazione di genere ha le sue basi nelle
norme della famiglia e del lavoro per uomini e donne. In un Paese
come la Cina che ha più di 10 milioni di km² e con una popolazione di
più di un bilione 300 milioni di persone, è impossibile generalizzare la
situazione delle donne all’interno del mercato lavorativo. Bisogna
infatti analizzare le varie esperienze caso per caso poiché esistono
donne professioniste delle città, dipendenti statali, operaie stagionali e
contadine. Per quanto riguarda le donne delle zone rurali, a partire dal
1978, per incrementare la produzione agricola, le fattorie comuni degli
anni Cinquanta, vennero trasformate in piccole fattorie a gestione
familiare creando il programma Household Responsibility System (HRS).
Questo sistema ha però generato una riduzione del potere contrattuale
delle donne, poiché ha rafforzato la produzione home based ed ha
ridotto lo stipendio delle donne. Inoltre, alcuni studiosi hanno
affermato che la politica del figlio unico nelle aree rurali era in diretto
contrasto con la HRS che implicitamente incoraggiava le famiglie
numerose, con molti figli maschi, che erano più abili a lavorare nelle
fattorie.
Vari studi hanno quindi mostrato che mentre le giovani donne
migravano nelle città, le donne di media età e quelle sposate erano
costrette a restare nelle campagne per gestire queste fattorie, spesso
senza nessuna assistenza specializzata. Questo fenomeno è stato anche
definito
la
“femmilizzazione
dell’agricoltura”,
ha
creato
preoccupazione poiché implicava che le donne anziane erano
“bloccate”
nel
settore sottopagato dell’agricoltura.
Inoltre,
la
decollettivizzazione dell’agricoltura portò ad un collasso del sistema
80
sanitario basato sulle comuni, e lasciò circa un 80% della popolazione
senza assicurazione. Negli ultimi tempi però la situazione delle donne
rurali sembra esser migliorata leggermente dal periodo dell’era dopo
riforme.
Per quanto riguarda le donne migranti durante il periodo delle grandi
riforme, le stime del 1978 mostravano che solo il 18% della
popolazione viveva nelle zone urbane, nel 2006 invece questa
percentuale è arrivata al 44%. Il sistema degli Hukou, di registrazione
della residenza, è stato ampliato in questi ultimi anni ma presenta
ancora della ambiguità, e molte famiglie sono scoraggiate dallo
spostarsi nelle città, infatti spesso sono solo singoli membri della
famiglia si trasferiscono temporaneamente in città per lavorare. Spesso
le giovani donne, le dagong mei, working sister migrano dalle campagne
alle città. Le dagong mei spesso trovano occupazione nel settore tessile,
come aiutanti domestiche, nel settore della manifattura elettronica e
nel settore dell’intrattenimento a luci rosse. Soprattutto queste ragazze
si spostano nel sud della Cina oppure nelle Zone Economiche Speciali
(ZES) che sono le zone del Paese più sviluppate, più ricche e con
maggiori prospettive di lavoro. Le donne che lavorano in queste zone
ricevono però un salario inferiore rispetto agli uomini. Un caso studio
più recente è quello di Pun, una compagnia estera che produce
elettronica, la quale usa il sistema dei dormitori. Integrando lavoro e
spazio abitativo, gli operai sono capaci di incrementare la produttività
e i salari usando tecniche che l’Organizzazione Internazionale per il
Lavoro considera lavoro forzato, come ad esempio straordinari
obbligatori e lavoro continuativo senza giorni di riposo.
Le donne in Cina sono discriminate già nella fase iniziale dell’attività
lavorativa, ovvero nel recruiting. Come affermato da Hershatter e
81
Honig: “il surplus lavorativo abilita le unità lavorative ad essere
selettive, ed esse hanno mostrato una chiara tendenza a selezionare gli
uomini”.
Vari fattori vengono addotti come causa dello svantaggio femminile in
ambito lavorativo. È stato detto che le donne sono meno forti degli
uomini, e quindi non sono adatte a svolgere determinati lavori. Le
donne inoltre sono svantaggiate poiché sembra che gli uomini siano
più innovativi e più propensi a correre rischi. Alcuni credono che le
donne siano meno adatte a lavorare poiché andranno soggette alla
gravidanza, poi al periodo di assenza per la maternità e quindi sono
meno affidabili e meno efficienti. Inoltre il mercato chiede sempre
personale talentuoso e ben istruito. Le donne invece risultano
svantaggiate nell’educazione avanzata e nel settore tecnico, quindi
sono meno competitive nella ricerca del lavoro e nelle promozioni.
Le donne cinesi sono costrette a subire una nuova disuguaglianza di
genere. In un Paese completamente governato dai partiti comunisti,
l’emancipazione delle donne è sempre stata vista come un movimento
rivoluzionario ed era intrecciato alla mobilitazione delle donne nella
forza lavoro. Però queste teorie si sono rivelate fallaci nella pratica
cinese, anche se durante il periodo maoista si erano avuti dei successi
in questo ambito. Si è avuta poi una fase di stallo negli anni Novanta
ma adesso sembra di nuovo che il declino della partecipazione
femminile sia visto negativamente, e quindi il governo ha ricominciato
ad interessarsi all’idea dell’uguaglianza di genere.
Nei primi anni
Novanta, in Cina, alle donne era stato chiesto di ritirarsi dalla forza
lavoro per sostenere la modernizzazione economica. L’immagine della
“Ragazza di ferro” cinese ritratta in abiti maschili e simbolo delle
donne lavoratrici era respinta poiché era vista come copia degli
uomini. Una delle attuali preoccupazioni del governo cinese riguarda
82
le shengnu ovvero le donne avanzi cioè tutta quella categoria di donne
in carriera over trenta ancora nubili.
Nel 2007 la Federazione delle Donne Cinesi, con il sostegno statale, ha
emanato una dichiarazione rivolta alle donne che avevano preferito la
realizzazione
professionale
piuttosto
che
quella
sentimentale,
affermando che “Le leftover women sono donne urbane moderne,
molte delle quali hanno ricevuto un alto grado di istruzione, hanno alti
guadagni e alto QI (quoziente intellettivo). Sono belle, ma per loro è
molto difficile trovare dei coniugi e quindi non hanno ancora trovato
partner ideali per il matrimonio” 39.
La prospettiva di un sovraffollamento maschile preoccupa non poco il
Partito, per contro è stata creata una campagna statale che
enfatizzando il sentimento di solitudine delle shengnu vuole forzarle a
risolvere questa crisi di genere costringendole a sposarsi in giovane
età. Questa campagna fa parte del progetto cinese per aumentare la
qualità della popolazione, anche se con ciò dovrebbe esser costretto a
ridurre il numero degli abitanti. Il partito inoltre vorrebbe trasformare
la popolazione cinese in dei perfetti soggetti neoliberali. “Il tipo di
persone che il Governo cinese vorrebbe che avesse figli sono proprio le
donne di città con un alto grado di istruzione, che dovrebbero essere in
grado di produrre prole con un patrimonio genetico ‘superiore’ ” 40.
Il PCC ha quindi adottato delle sofisticate tecniche di persuasione di
massa per fare assimilare le idee del Partito nei vari ambiti.
Nonostante la società cinese sia ancora profondamente pervasa da
teorie patriarcali, la campagna delle shengnu non è un fenomeno
culturale isolato, in quanto interagisce con le altre dinamiche della
39
40
società. In Cina, le donne sono state escluse dalla grande
L. H. Fisher, Leftover women, The Resurgence of Gender Inequality in China.
Ibidem.
83
accumulazione immobiliare che si è avuta nel Paese, stimata intorno ai
30 milioni di dollari. Questa campagna di sensibilizzazione sul
“problema” delle “donne avanzi” è strettamente correlata a varie
modifiche di legge. Nel 2001, la Corte Suprema cinese ha stabilito che
in caso di divorzio l’unica persona nominata nel rogito familiare è
l’unico titolare. Nella grande maggioranza dei casi questa persona è un
uomo. Questa interpretazione della legge sul matrimonio è stata una
retrocessione, in quanto la Rivoluzione Culturale aveva garantito alle
donne il diritto di proprietà e successivamente era stata anche
rafforzata la nozione di proprietà coniugale comune.
Anche le tradizioni familiari non sono a favore delle donne, in quanto
spesso i genitori in Cina sono più propensi ad acquistare proprietà per
i loro figli maschi piuttosto che per le figlie. Nel caso delle figlie uniche
la situazione sembra ancora più drammatica, in quanto a volte i
genitori si rifiutano di aiutare economicamente la ragazza a versare un
acconto per la casa, proprio perché donna.
Leta Hong Fincher, nel suo testo afferma che “la proprietà immobiliare
nelle città è diventata una caratteristica della virilità così determinante
che gli uomini con un alto grado di istruzione che non riescono a
comprare una casa possono provare senso di vergogna o fallimento”41.
Le shengnu sono costrette a subire una forte pressione che le spinge al
matrimonio ed inoltre sono svantaggiate dalle tradizioni patriarcali.
Questo senso di sottomissione all’uomo si registra nella quotidianità
anche riguardo le violenze domestiche. Sono rari infatti i casi in cui le
donne che subiscono violenza dal marito, si decidono a chiedere il
divorzio poiché in questo caso si troverebbero senza casa e con una
reputazione “macchiata”.
41
Ibidem.
84
L’attivismo femminista in Cina sembra quindi un processo ancora in
via embrionale, anche se è possibile notare dei piccoli cambiamenti
sociali. Ad esempio a gennaio di quest’anno, una donna, Cao Ju, ha
vinto la prima causa di discriminazione di genere in Cina e le è stato
riconosciuto un risarcimento di 30 mila yuan. Il caso di questa donna,
che aspettava un giudizio dal 2012, ha creato scalpore poiché era la
prima volta che si portava una questione di genere in tribunale. Cao
Jun, aveva fatto causa all’Accademia Juren di Pechino, poiché era stata
rifiutata per lavorare come assistente amministrativo, poiché la
posizione era rivolta solo agli uomini. Cao aveva scritto una lettera di
protesta insieme ad altre tre colleghe che avevano subito altrettanti
casi di discriminazione, e si era rivolta al Congresso Nazionale del
Popolo per ottenere una legge riguardo la discriminazione sul posto di
lavoro, e per dare risalto alla violazione subita del suo pari diritto di
opportunità di impiego. Il suo caso ha quindi fatto molto scalpore
all’interno del Paese e si è concluso con una lettera di scuse e un
risarcimento cospicuo per i danni subiti. Gli avvocati difensori della
donna inoltre speravano che la pubblicità generata da questo caso,
evidenziato come uno dei dieci casi più importanti di interesse
pubblico del 2013, servisse da incoraggiamento ad altre donne, per
potere farsi avanti e presentare mozioni contro i datori di lavoro poco
corretti. Uno degli aspetti più risaltanti di tutto questo processo è stato
lo sforzo delle lobbying di attivisti e organizzazioni civile a garantire
che la Corte accettasse di esaminare il caso. Ad esempio, nel maggio
2013 un gruppo di studentesse da varie parti della Cina, avevano
firmato una lettera indirizzata al Comitato Giudiziario del Congresso
del Popolo di Pechino per esigere che il tribunale di Pechino eseguisse
il suo dovere e chiedendo giustizia per Cao. Anche alcuni studenti
85
dell’Accademia Juren, ovvero la scuola discriminante, avevano
protestato per il comportamento che avevano avuto i loro dirigenti.
In Cina quindi c’è bisogno di una nuova concezione di uguaglianza per
le donne che includa anche un’importanza maggiore per l’occupazione
delle donne.
3.2 Donne in politica in Cina
Ad eccezione di Jian Qing, quarta moglie di Mao, che era molto
influente durante la Rivoluzione Culturale, le donne sono sempre state
considerate in posizioni subordinate nella leadership del partito.
In Cina le donne in politica sono una minoranza, in quanto per poter
accedere alla carriera politica bisogna passare sotto il rigido controllo
del Partito Comunista. Il processo di selezione poi è lungo e spesso
molto discriminante nei confronti delle donne. Teoricamente chiunque
abbia raggiunto la maggiore età può fare domanda di ammissione,
presentando però delle lettere di raccomandazione da almeno due
membri del Partito. Superata la prima soglia di sbarramento, di solito
si inizia con un tirocinio, ovvero un periodo pari ad un anno in cui si è
in prova. Qualche anno fa le donne iscritte al Partito erano pari a circa
un terzo della componente maschile, in quanto la politica è sempre
stata vista come una prerogativa degli uomini. Oggi la situazione sta
migliorando, anche se la percentuale maschile è sempre nettamente
superiore. Un’altra caratteristica discriminante è il livello di istruzione,
maggiore era il titolo conseguito maggiori sono le possibilità di essere
accettati nel Partito. Le donne quindi partivano già svantaggiate in
questo senso poiché erano molte poche coloro che potevano
permettersi un’istruzione superiore. Spesso infatti dopo gli studi
obbligatori le donne iniziavano a lavorare. Recentemente inoltre è
cresciuto il numero di imprenditori di successo iscritti al Partito.
86
L’essere membro del Partito però non vuol dire automaticamente
essere membro del governo, anche se ciò aumenta le possibilità di
carriera.
La situazione, a partire da quest’ultima decade, sembra stia
migliorando. Infatti in Cina si dice che i quattro tipi di persone che
hanno più possibilità di far carriera in politica sono:
1. i wu dangpai, ovvero i membri di nessun partito;
2. gli zhishifenzi, ovvero gli intellettuali;
3. i shaoshu minzu, ovvero i rappresentanti di minoranze etniche;
4. e le nu xing, ovvero le donne.
Questo detto contraddice la convinzione che per ricoprire cariche
pubbliche basti la tessera. Ad esempio il sistema di elezione del
Parlamento è completamente esterno al Partito. L’elezione dei membri
del principale organo dello stato infatti è in mano alle province, alle
regioni, alle municipalità ed all’esercito. Anche in Cina però esiste la
corruzione ed il malgoverno. Spesso il China Daily pubblica la lista dei
politici corrotti che nella maggior parte dei casi vengono radiati dal
Partito e processati. Lo scandalo più comune riguarda l’aver accettato
denaro in cambio di favori personali. Inoltre spesso questa lotta alla
corruzione viene anche usata per lo scontro politico interno, può
quindi servire per cacciare alcuni alti funzionari e guadagnare meriti
personali per ascendere nella gerarchia del Partito.
A partire dagli anni successivi alla fine della Rivoluzione Culturale il
Partito Comunista Cinese è diventato un corpo prevalentemente
composto da uomini. Durante la Rivoluzione Culturale invece c’era il
più alto tasso di partecipazione femminile al PCC. La presenza
femminile negli organi politici ha quindi incominciato a ridursi a
partire dal 1976. All’11esimo Congresso del Partito che si tenne nel
87
1977
solo
quattordici
donne
vennero
elette
membro
della
Commissione Centrale, ovvero solo il 7% del totale. Nel 1992, al
14esimo Congresso invece solo dodici donne vennero elette. La
percentuale ha continuato a diminuire, infatti al 15esimo Congresso
del Partito avutosi nel 1997, solo 8 membri della Commissione
Centrale su 193 erano donne. Anche il numero dei delegati donna è
crollato sensibilmente, se nel 1978 erano 792, al nono National
People’s Congress (NPC) del 1998, le donne erano solo 650.
Anche se le donne cinesi si stanno sempre più guadagnando diritti
politici, riescono a ricoprire solo ruoli secondari, mentre gli uomini
continuano a far parte dei livelli più alti della leadership nel governo.
Ad esempio, il Comitato Permanente del Politburo, ovvero il massimo
organo del Partito, non ha mai avuto, fin dalla sua istituzione, nessuna
donna come membro.
Oggi solo Liu Yandong e Sun Chunlan sono le uniche due donne su
venticinque membri del 18esimo Politburo del Partito. La percentuale
di donne nel Comitato Centrale è costituita attualmente solo dal 4,9%.
La questione della partecipazione politica diventa ancora più critica se
si esamina la situazione delle donne delle zone rurali. In queste zone
prevalgono ancora atteggiamenti sessisti che vedono le donne come
“esseri di bassa qualità”. Quindi negli organi di governo locale, la
rappresentanza delle donne è molto scarna, e le donne dei villaggi
hanno bassissime aspirazioni politiche ed il loro senso di
empowerment è fortemente limitato. Nel caso in cui queste donne
riescano a far carriera negli enti pubblici o nei comitati locali, gli sono
comunque affidati portafogli marginali.
Nonostante la celebre frase “le donne sono l’altra metà del cielo”, la
loro strada verso l’empowerment politico è ancora costellata di abusi
88
ed atteggiamenti sessisti. Bisogna quindi che esse si impegnino con
tutti i mezzi che hanno a disposizione per far sentire la loro voce.
La situazione della partecipazione delle donne cinesi in politica, anche
se non è delle più rosee al mondo, ha mostrato segni di miglioramento
negli ultimi cinque anni. Il numero delle deputate al Congresso
Nazionale del Popolo è infatti aumentato. Nel 1998 la percentuale delle
donne deputate era pari al 21,8%, ovvero era cresciuta del 20%
rispetto al 1993.
Alla fine degli anni Novecento il governo centrale aveva presentato un
progetto di “outline del Paese per lo sviluppo delle donne cinesi” che
aveva l’obiettivo di realizzare la partecipazione attiva delle donne al
governo, a tutti i livelli. Inoltre, sono state formate delle agenzie
speciali che avevano il compito di scegliere i nuovi funzionari donne e
formarli, e soprattutto di rendere le politiche statali vantaggiose per le
donne.
Le statistiche hanno mostrato che con l’obbligo di avere almeno un
membro donna, si è riuscito ad ottenere che ciascuno dei dipartimenti
governativi centrali e provinciali, dei governi regionali e delle
municipalità autonome, avesse una, seppur minima, componente
femminile. Alla fine del 1997 la percentuale di funzionari donne era del
38,7% nei governi provinciali, del 31,4% nelle prefetture, del 15,6%
nelle contee e del 68,26% nelle città.
La partecipazione attiva delle donne in politica ha influenzato il
processo decisionale e l’ambiente sociale in modo positivo per lo
sviluppo delle donne. Nel 1995 si è tenuta a Pechino la quarta
Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne, e le associazioni
femministe, gli esperti e i funzionari hanno cercato in vari modi di
aumentare la consapevolezza dell’importanza della partecipazione
attiva delle donne in politica.
89
Un altro miglioramento compiuto per aumentare la percentuale di
donne nei comitati dei villaggi, è stato quello compiuto nel 1999 dal
Ministero degli Affari Civili insieme all’Associazione delle Donne
Cinesi, che ha emesso delle politiche speciali per cercare di migliorare
la situazione.
Altri problemi però hanno bisogno di interventi governativi, come ad
esempio la distribuzione irregolare dei funzionari donne, che varia in
base alla regioni e alle zone. Mentre in alcune province tutte le agenzie
governative hanno membri femminili, in altre province si parla solo del
46,7%. Per quanto riguarda i governi prefettizi invece la percentuale di
presenza femminile più alta raggiunge l’88%, mentre quella più bassa è
pari solo al 10%.
Disparità di genere si riscontrano anche nei partiti politici, per quanto
riguarda il partito democratico, la cui percentuale più alta è del 25% e
la più bassa è del 15%. Per quanto riguarda il Partito Comunista le
donne tesserate sono solo il 7%.
Nel 2002, ad esempio, la Cina si è classificata come 28esima alla tavola
rotonda delle “donne in politica”. Nel 2006 invece è precipitata in
49esima posizione poiché a partire dal 1978 non c’era stato nessun
miglioramento riguardo la percentuale di donne membro del NPC.
L’unico miglioramento significativo riguarda l’elezione di membri
donne nella NPC Standing Committee, avutosi nel 2003, in cui le donne
erano il 13% del totale dei membri. La 16esima Central Committee
eletta nel 2002, aveva solo 5 membri donne su 198, ovvero solo il
2,5%, un numero di poco superiore rispetto alla 8ava Central
Committee eletta nel 1956, in cui c’erano solo 4 donne. Se compariamo
la presenza femminile nel CCP dagli anni Settanta al 2002, si nota solo
un leggero aumento: nel 2002 la percentuale era del 17,3% rispetto al
10% degli anni Settanta. Nonostante ciò la Women’s Federation
90
continua la sua lotta con la promozione di programmi adeguati alle
politiche di genere, come ad esempio l’incremento della partecipazione
femminile in politica. Questo progetto però risulta a lungo termine
quindi solo nei prossimi anni, si spera di riuscire a vedere
miglioramenti sensibili. La questione politica di genere però non è
statica, ma alcuni avvenimenti fanno sperare in un futuro più “rosa”.
Ad esempio, nel 2002 Wu Yi è stata la prima donna ad essere eletta nel
Politburo fin dagli anni Settanta. L’aspetto più sorprendente è che
rispetto alle tre donne che l’hanno preceduta, Jiang Qing, Ye Qun e
Deng Yingchao, che erano tutte sposate con leaders del Partito, Wu Yi è
stata eletta per i suoi meriti e non per connessione coniugale, in quanto
non è sposata. Wu Yi è stata prima deputy major di Pechino dal 1988 al
1991, mostrando la sua indipendenza ed il suo stile aperto e
trasparente. Anche l’aspetto molto femminile di Wu l’ha aiutata nella
sua carriera politica in quanto le ha evitato di essere additata come
“donna mascolina” che cercava di usurpare lo spazio riservato in
prevalenza agli uomini. Ella, inoltre è stata un simbolo per tutte quelle
donne, poche in realtà, competenti ed ha influenzato positivamente
l’opinione pubblica, cercando di trasformare il pregiudizio che vede le
donne implicate in questioni politiche.
Anche a livello delle amministrazioni locali si sono avuti dei piccoli
miglioramenti per cercare di incrementare l’impegno politico delle
donne, negli ultimi anni. Ad esempio, nello Shaanxi, un’organizzazione
non governativa, la Shaanxi Research Association for Women and
Children, fondata nel 1986, ha collaborato con la Women’s Federation
(WF) per sviluppare programmi di training per le future leaders donne
del villaggio. Questi sforzi hanno portato nel 2006 all’elezione di 20
donne come capo villaggio, mentre altre 324 sono state elette come
membri delle commissioni dei villaggi, costituendo il 25,2% del totale.
91
3.3 Lo status sociale delle donne in Cina
Lo status sociale delle donne in Cina è un punto focale degli studi
sulle donne. È infatti un simbolo del progresso delle donne e del loro
sviluppo ma è anche un importante indicatore del livello di sviluppo
sociale dell’intero Paese. Nel 1990, per la prima volta nella storia della
PRC, la All China Women’s Federation e l’Ufficio di Statistica Statale,
hanno organizzato insieme un sondaggio nazionale sullo “Status
Sociale delle Donne in Cina”. I risultati di questo sondaggio sono stati
stilati sulla base dei risultati nazionali generalizzati e sull’analisi dei
questionari individuali del sondaggio.
Le donne, anche se appartengono a varie classi sociali, etnie o gruppi,
fanno comunque parte dello stesso gruppo sociale poiché condividono
gli stessi interessi. Lo status sociale delle donne è un concetto
collettivo, che comprende cinque elementi:
1. status legale;
2. status economico;
3. status politico;
4. status educativo;
5. status all’interno della famiglia.
3.3.1 Lo status legale
Lo status legale delle donne rispecchia la forma legale dello Stato nei
confronti della posizione delle donne nelle relazioni sociali, inoltre è una
condizione fondamentale a cui la società deve provvedere per lo sviluppo delle
donne. Esso è anche una garanzia per le donne, che permette loro di avere un
certo livello di tutela ed ha un ruolo decisivo per quanto riguarda gli altri
elementi dello status sociale delle donne. Questo status legale comprende due
aspetti:
92
• il primo riguarda la legislazione, ad esempio l’emanazione
di diritti legali;
• l’altro invece riguarda l’effettiva realizzazione di questi
diritti legali.
Da un punto di vista puramente legislativo, l’interesse per la tutela delle donne è
sia espresso nella Costituzione, ma anche in alcune importanti leggi basilari ed
in alcune leggi speciali, come ad esempio la legge sul matrimonio, la legge civile,
legge penale e la legge sul lavoro. Anche riguardo l’amministrazione regionale
sono stati presi dei provvedimenti a tutela legale delle donne. Ventotto province
su trenta, regioni autonome e municipalità hanno infatti formulato ed adottato
dei regolamenti locali per proteggere i diritti e gli interessi delle donne. Nel
1992 è stata promulgata anche la “Legge della Repubblica Popolare Cinese sulla
tutela dei diritti e degli interessi delle donne” 42 che era una legge speciale con lo
scopo di garantire i diritti delle donne e promuovere l’uguaglianza tra uomo e
donna.
42
www.npc.gov.cn.
93
Tabella 1 Stima dello Status delle Donne in base al genere
Appraisal
Women
Women
Equality
Men
Men
Index
most superior
more
Between
Most
More
superior
Men
Superior
Superior
&
Women
Political status
Total
0.1
1.3
53.9
33.6
11.0
Women
0.1
0.9
51.0
35.8
12.1
Men
0.1
1.7
56.6
31.4
10.0
Total
0.2
5.0
81.9
10.1
2.8
Women
0.2
4.0
81.3
11.5
2.9
Men
0.2
5.9
83.4
8.7
2.7
Total
0.3
6.5
50.4
38.4
4.3
Women
0.3
6.4
49.7
38.7
4.8
Men
0.3
6.6
51.0
38.1
3.9
Total
0.8
17.0
53.7
22.1
2.7
Women
0.9
16.4
59.0
21.0
2.7
Men
0.8
17.5
55.7
23.2
2.8
Total
0.3
2.1
39.8
49.7
8.0
Women
0.2
1.9
39.3
50.4
8.2
Men
0.4
2.3
40.3
49.1
7.8
Legal Status
Economic Status
Domestic Status
Position
in Social Ideas
94
I dati che risultano dalla Tabella 1 mostrano che sia la popolazione totale, sia i
gruppi di uomini e donne, danno grande importanza allo status legale delle
donne. In generale, l’81,7% degli intervistati considera che lo status legale delle
donne è uguale o superiore a quello degli uomini. I dati mostrano però che c’è
una differenza tra i due gruppi riguardo la percezione della tutela delle donne, in
quanto l’89,5% degli uomini intervistati ritiene che lo status delle donne sia
maggiormente tutelato rispetto a quello degli uomini. Le donne riguardo questa
stessa percezione presentano una percentuale più bassa di quattro punti. Ciò
indica che gli uomini hanno una valutazione maggiore dello status legale delle
donne, rispetto alle donne stesse.
3.3.2 Lo status economico
Lo status economico delle donne indica la posizione delle donne
nelle relazioni economiche della società che è deciso dal sistema
economico di base, ad esempio dalla proprietà dei mezzi di
produzione. La posizione degli uomini e delle donne non è molto
diversa nelle relazioni economiche del settore pubblico. Le differenze
di status economico tra uomini e donne sono decise soprattutto dalle
loro rispettive posizioni e dai rispettivi ruoli all’interno della
produzione sociale e nel sistema sociale di distribuzione. I dati del
sondaggio hanno mostrato che il livello di partecipazione economica
delle donne è stato incrementato di un alto margine. I dati di
comparazione tra l’occupazione delle due generazioni di madri e figlie
hanno mostrato questo cambiamento storico. Il sondaggio ha mostrato
che il 92,4% delle donne cinese di età compresa tra i diciotto ed i
sessantaquattro anni, ora lavora o ha lavorato, questa percentuale è
più alta del 14,3% rispetto alla generazione delle madri. Emergono
inoltre percentuali diverse tra le zone urbane e quelle rurali, e le donne
delle zone urbane sono quelle che lavorano in percentuale maggiore.
95
Solo il 4,5% delle donne intervistate risulta essere casalinga, questa
percentuale comparata al 59,2% del numero totale delle persone
disoccupate indica che il 60% delle donne disoccupate sono casalinghe.
La situazione nonostante tutto è migliorata in quanto, per la
generazione delle madri, l’80% delle donne erano casalinghe. Il livello
occupazionale della generazione delle figlie è quindi ben più alto di un
bel margine rispetto a quello della generazione delle madri. Lo
sviluppo occupazionale delle donne è meno evidente di quello degli
uomini, però ci sono caratteristiche diverse tra le donne ai vari livelli.
Spostarsi da un lavoro all’altro è una tendenza necessaria per la
produzione collettiva ed è anche un modo per i membri della società di
capire e sviluppare le loro abilità in modo da aumentare la loro
posizione sociale.
In passato la proporzione del flusso di occupazione era molto bassa sia
per gli uomini che per le donne, infatti il 73,1% degli uomini e il 68,5%
delle donne non aveva mai sperimentato cambi di occupazione. Negli
anni Novanta, delle donne che avevano cambiato lavoro, la maggior
parte aveva cambiato lavoro solo una volta, costituendo il 54,6% del
numero totale delle donne con esperienza lavorativa, ed il 13% del
numero totale delle donne con questa esperienza avevano cambiato
lavoro due volte.
I diversi dati delle aree urbane e delle zone rurali, mostrano che ci
sono più opportunità per lo sviluppo occupazionale delle donne nelle
zone urbane piuttosto che in quelle rurali. L’80,2% delle donne delle
zone rurali, non aveva mai cambiato lavoro mentre per quanto
riguarda le donne delle zone urbane la proporzione scende al 42,4%. I
dati delle donne delle zone rurali, inoltre devono essere divisi
ulteriormente in base al livello di educazione raggiunta. Lo sviluppo
96
occupazionale delle donne è anche condizionato dal “doppio carico” 43 e
dall’ambiente di lavoro.
Riguardo le ragioni dietro al cambiamento di lavoro, il motivo
principale delle donne è quello delle esigenze della famiglia. Il 47,1%
delle donne che lavora in aree urbane, cambia lavoro principalmente
per “risolvere problemi dovuti alla separazione dal patner”, “poiché il
luogo di lavoro precedente era troppo lontano da casa” oppure “per
sposarsi ed avere un figlio”. Le necessità familiari diventano quindi la
ragione principale per cambiare lavoro. Ciò mostra che diminuire il
conflitto tra carriera e vita familiare è un fattore importante per
ridurre il flusso lavorativo delle donne nelle aree cinesi. Per quanto
riguarda gli uomini invece, solo il 27,3% cambia lavoro per
assecondare le esigenze familiari.
3.3.3 Lo status educativo
Lo status educativo indica l’opportunità per le donne di ricevere
un’istruzione e il loro livello di educazione raggiunto, che costituisce la
posizione delle donne nel sistema educativo del Paese. Nella società
moderna l’istruzione è diventata una condizione necessaria che
permette alle persone di entrare a far parte di uno stato sociale.
Inoltre, il livello di istruzione delle donne è un simbolo importante
della loro posizione sociale, ed è anche un fatto che ha una grande
influenza su altri elementi dello status sociale delle donne.
Una comparazione tra i dati emersi dai sondaggi degli anni Novanta
attinenti alla generazione delle figlie, e i dati riguardanti la generazione
delle madri, mostrava che la qualità culturale delle donne era stata
Per doppio carico si intende il lavoro che gli uomini e le donne svolgono in cambio di un
profitto, ma alle donne si aggiunge anche la responsabilità del lavoro domestico non
retribuito. Gli studi compiuti per verificare gli effetti della divisione del lavoro in base al
genere hanno mostrato che nella maggior parte dei casi c’era una differenza notevole tra il
tempo che gli uomini e le donne spendono facendo lavori domestici. Questo fenomeno è
definito anche “il secondo turno” come teorizzato nel testo omonimo di A. Hochschild.
43
97
incrementata di molto. Le statistiche infatti mostravano che per le
donne di età inferiore ai quarant’anni, il tasso di analfabetismo è del
21% mentre per la generazione delle madri la percentuale è del 72%.
Per quanto riguarda la distribuzione del livello di educazione, la
proporzione di donne che hanno frequentato il liceo era la più alta e
comprendeva il 30,6% del numero totale delle donne, mentre per le
madri solo il 4,8% aveva frequentato le scuole secondarie. La
differenza si nota anche nel livello di istruzione raggiunto per gli
uomini e per le donne. Il 27% delle donne non erano mai andate a
scuola, a differenza degli uomini, il cui 36,2% aveva avuto dai sette ai
nove anni di istruzione.
La differenza di tempo trascorso a studiare per gli uomini e per le
donne, cambia sostanzialmente se si guarda ai dati attinenti agli
abitanti delle zone rurali. Qui la percentuale degli uomini che hanno
ricevuto fino ai nove anni di istruzione è del 36,3% mentre le donne
senza istruzione sono il 30,9%.
L’istruzione delle donne è anche bloccata da vari ostacoli. Soprattutto
nelle aree rurali infatti l’istruzione viene vista come un surplus, non
necessario e soprattutto poco usato. Questa idea era un retaggio della
tradizione confuciana, che limitava l’investimento delle famiglie
nell’istruzione dei figli. Ciò era dovuto sia ai pochi mezzi finanziari
disponibili, sia nel preferire che i figli maschi continuassero
l’istruzione a discapito delle figlie femmine.
3.4 La posizione delle donne nel matrimonio ed in famiglia
La famiglia in Cina è il nucleo della società. Al giorno d’oggi c’è
una tendenza per cui si identifica la moglie come “il controllore severo
della famiglia”. C’è infatti la falsa impressione che la posizione delle
donne all’interno della famiglia non possa essere migliorata
ulteriormente. Il potere che una persona ha segna la sua posizione sia
98
all’interno della società che nel nucleo familiare. Un’importante aspetto
del sondaggio effettuato negli anni Novanta era quello di riuscire a
comprendere le dinamiche di distribuzione del potere decisionale tra i
membri della famiglia sia per quanto riguarda le questioni giornaliere
sia per le grandi domande come ad esempio come e dove costruire la
propria casa, decisioni sulla divisione del lavoro etc.
99
Conclusione
“We should promote our country’s overall women’s partecipation in development,
in the process of realizing their own rights and interests. This conference also will
be a great advancement for our country’s friendly cooperation and exchanges with
all countries of the world”.
Chen Mua, 1994
Molti studiosi considerano la politica del figlio unico come una vera e propria
guerra contro le donne e le bambine. Questa politica infatti ha aumentato il
divario di genere tra uomini e donne in modo esponenenziale, riducendo il
Paese alla situazione attuale, ovvero al grande sovrannummero di uomini ed alla
scarsità di donne. Questa politica di pianificazione familiare è inoltre
responsabile degli aborti forzati di figlie femmine, il cosiddetto “gendericidio”.
La Cina perà si sta rendendo conto che scelte politiche sbagliate associate alle
concezioni tradizionali prevalentemente maschiliste e patriarcali, possono
creare danni non indifferenti.
La Repubblica Popolare Cinese ha compiuto scelte politiche azzardate per
aiutare lo sviluppo economico, e diventare più competitiva a livello
internazionale. Un altro fenomeno che interessa il Paese, oltre alla disparità di
genere è quello dell’invecchiamento della popolazione. Presto infatti se non si
corre ai ripari, il Paese avrà una popolazione in prevalenza composta da anziani.
La Cina presenta quindi una società multisfaccettata composta da una parte di
popolazione benestante, industrializzata e sviluppata, e poi c’è l’altra parte che
appare povera, contadina, rurale e comprende la maggior parte dei cinesi.
È soprattutto nelle zone interne che le discriminazioni nei confronti delle donne
sono più evidenti. Lì infatti c’è ancora la concezione che la donna debba essere
assoggettata alla vita familiare e debba essere inferiore al marito.
La Cina ha imposto il rigido controllo delle nascite già a partire dagli anni
100
Settanta per limitare la crescita della popolazione, e controllare le risorse,
soprattutto il territorio. Il governo centrale ha affermato che questa politica di
controllo ha evitato la nascita di 400 milioni di bambini, in un Paese come la
Cina che presenta già una popolazione di un bilione e 300 milioni.
Nel Global Gender Gap Report del 2013 la Cina si è classificata 69esima su 139
Paesi. Anche se le donne cinesi hanno migliorato la loro posizione in alcuni
ambiti all’interno della società, restano ancora svantaggiate in altri, soprattutto
per quanto riguarda l’accesso alle cariche politiche del Paese.
La Repubblica Popolare Cinese, dopo aver raggiunto la stabilità economica a
livello internazionale, si sta quindi impegnando nella tutela dei diritti della
popolazione, soprattutto dei diritti delle donne. La situazione è ancora in
cambiamento, poiché non è facile cancellare in un sol colpo secoli di storia,
prevalentemente protesa a favore dei maschi. Si cercherà quindi di impegnarsi
per realizzare un futuro più “rosa”.
101
Abbreviazioni
ACWF
All China Women’s Federation
BCC
Banca Centrale Cinese
FDI
Foreign Direct Investment
CPPCC
GII
GONGO
Conferenza Politica Consultiva del Popolo Cinese
Gender Inequality Index
Governamental Organization ONG
HDI
Human Development Index
IDE
Investimento Diretto all’Estero
HRS
IT
NPC
OMC
Household Responsability System
Information Technology
People’s National Congress
Organizzazione Mondiale del Commercio
OMS
Organizzazione Mondiale della Sanità
PCC
Partito Comunista Cinese
PMI
Piccole e Medie Imprese
ONG
PIL
PRC
Organizzazione Non Governativa
Prodotto Interno Lordo
Repubblica Popolare Cinese
102
PVS
Paesi in Via di Sviluppo
WEF
World Economic Forum
UNDP
ZES
United Nations Development Program
Zone Economiche Speciali
103
Bibliografia
Bailey Paul, Women and Gender in twentieth-century China, Palgrave Macmillan,
New York, 2012
Benson Linda, La Cina dal 1949 a oggi, Il Mulino, Bologna, 2013
Bergère Marie- Claire, La Cina dal 1949 ai giorni nostri, Il Mulino, Bologna, 2000
Croll Elisabeth , Changing Identities of Chinese women : Rhetoric, Experience and
Self-Perception in Twentieth- century China, Hong Kong University Press, Hong
Kong, 1995
Dong Shaopeng, Chinese women enterpreneurs, New World Press, New York,
2011
Du Shanshan & Chen Ya, Women and Gender in Contemporary Chinese Societies
beyond Han patriarchy, Lexington Books, Lanham, Maryland, 2011
Fincher Leta Hong, Leftover Women. The Resurgence of Gender Inequality in
China, Zed Books LTD, London, 2014
Folsom & Minan, Law in the People’s Republic of China. Commentary, Readings
and Materials, Martinus Nijhoff Publishers, Dordrecht, Nederlands, 1989
Gilmartin Christina,Hershatter Gail,Rofel Lisa, White Tyrene, Engendering China:
Women, Culture and the State, Harvard University Press, Cambridge,
Massachussetts, 1999
Honig Emily & Hershatter Gail, Personal Voices. Chinese Women in the 1980’s,
Stanford University Press, Stanford, California, 1998
Judd Ellen, The Chinese Women’s Movement between State and Market, Stanford
University Press, Stanford, California, 2002
104
Kristeva Julia, Donne Cinesi, Feltrinelli Editore, Milano, 1975
Lanyan Chen, Gender and Chinese development: Towards an Equitable Society,
Routledge, New York, 2008
Merchionne Giuseppina, Ponti di bambù, Egea, Milano, 2007
Moccia Luigi, Il diritto in Cina. Tra ritualismo e modernizzazione, Bollati
Boringhieri Editore,Torino, 2005
Mondo Cinese, Cina: femminile plurale, Brioschi, Milano, 2011
Napoleoni Loretta, Maonomics. L’amara medicina cinese contro gli scandali della
nostra economia, Rizzoli, Milano, 2010
Perez-Cerezo Julia, China’s New Leaders. Profiles of female enterpreneurs in
modern-day China, LID Publishing LTD, London, 2011
Rampini Federico, L’ombra di Mao, Mondadori Editore, Milano, 2006
Rinella Angelo, Cina. Si governano così, Il Mulino Editore, Bologna, 2006
Roberts John A.G. , Storia della Cina, Il Mulino Editore, Bologna, 2001
Ropp Paul, L’eredità della Cina, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli,
Torino, 1994
Sha Jicai & Liu Qiming, Women’s status in contemporary China, Peking University
Press, Beijing, 1995
Sanna Ellyn, Women in the world of China, Mason Crest Publishers,
Philadelphia,2005
Stafutti S. & Sabattini E. , La Cina al femminile. Il ruolo della donna nella cultura
cinese, Aracne, Roma, 2013
105
Tomba Luigi, Lavoro e società nella Cina popolare, Franco Angeli Editore, Milano,
2001
Weber Maria, Alla conquista del mondo. La società, la politica, l’economia e le
relazioni internazionali, Newton Compton Editori, Roma, 2006
Wittenberg Cox Avivah & Maitland Alison, Rivoluzione Womeneconomics. Perché
le donne sono il motore dell’economia, Il Sole 24 Ore, Milano, 2011
Xinran, The Good Women of China. Hidden Voices, Vintage Books, Londra, 2003
Yuan Lijun, Reconceiving Women’s Equality in China. A Critical Examination of
Models of Sex Equality, Lexington Books, Lanham, Maryland, 2005
106
Allegato A
Decision of the Standing Committee of the National People's Congress on
Amending the Law of the People's Republic of China on the Protection of
Rights and Interests of Women
Order of the President of the People’s Republic of China No.40
The Decision of the Standing Committee of the National People’s Congress on
Amending the Law of the People’s Republic of China on the Protection of Rights
and Interests of Women, adopted at the 17th Meeting of the Standing
Committee of the Tenth National People’s Congress of the People’s Republic of
China on August 28, 2005, is hereby promulgated and shall go into effect as of
December 1, 2005.
Hu Jintao
President of the People’s Republic of China
August 28, 2005
Decision of the Standing Committee of the National People’s Congress on
Amending the Law of the People’s Republic of China on the Protection of
Rights and Interests of Women
(Adopted at the 17th Meeting of the Standing Committee of the Tenth National
People’s Congress on August 28, 2005)
At its 17th Meeting, the Standing Committee of the Tenth National People’s
Congress decided to make the following amendments to the Law of the People’s
Republic of China on the Protection of Rights and Interests of Women:
1. Article 2 is revised to read: "Women shall enjoy equal rights with men in all
aspects of political, economic, cultural, social and family life.
107
"Equality between men and women is a basic State policy. The State takes the
necessary measures to gradually improve the systems for protecting the rights
and interests of women, in order to eliminate all forms of discrimination against
women.
"The State protects the special rights and interests enjoyed by women
according to law.
"Discriminating against, maltreating, abandoning, and physically abusing
women are prohibited."
2. One article is added as Article 3, which reads: " The State Council shall
formulate an outline for the development of Chinese women and include such
outline in the national economic and social development plan.
"Local people’s governments at or above the county level shall, in accordance
with the outline for the development of Chinese women, formulate programs
for the development of women in their respective administrative regions and
include the programs in their national economic and social development plans."
3. Article 4 is changed to be Article 6 and is revised to read: " People’s
government at all levels shall attach great importance to and strengthen the
protection of the rights and interests of women.
"Institutions in charge of work for women and children under the people’s
governments at or above the county level shall be responsible to organize,
coordinate, direct and urge the relevant departments concerned to ensure the
protection of women’s rights and interests.
"The relevant departments of the people’s governments at or above the county
level shall, within the scope of their duties, ensure the protection of women’s
rights and interests."
108
4. Article 5 is changed to be Article 7 and is revised to read: "The All-China
Women’s Federation and local women’s federations at various levels shall, in
accordance with law and the Constitution of the All-China Women’s Federation,
represent and uphold the interests of women of all nationalities and all walks of
life, and strive to safeguard the rights and interests of women.
"The trade unions and the Communist Youth League organizations shall, within
the scope of their respective work, strive to safeguard the rights and interests of
women."
5. Article 9 is changed to be Article 10, and two paragraphs are added as the
second and third paragraph, which read: " When formulating laws, regulations,
rules and public policies, the relevant departments shall, where major questions
related to women’s rights and interests are concerned, listen to the opinions of
the women’s federations.
"Women and women’s organizations shall have the right to advance their
opinions and suggestions to State organs at various levels with regard to
protection of the rights and interests of women."
6.Article 10 is changed to be Article 11, and the second paragraph is revised to
read: "Among deputies to the National People’s Congress and local people’s
congresses at various levels, there shall be an appropriate number of women
deputies. The State takes measures to gradually increase the proportion of the
women deputies among deputies to the National People’s Congress and local
people’s congresses at various levels."
One paragraph is added as the third paragraph, which reads: " Among members
of the residents’ committees and villager’s committees, there shall be an
appropriate number of women members."
7. Article 11 is changed to be Article 12, and the second paragraph is revised to
read: "State organs, public organizations, enterprises and institutions shall, in
109
training, selecting and appointing cadres, adhere to the principle of equality
between men and women, and there shall be an appropriate number of women
leading members."
8. Article 12 is changed to be Article 13, and one paragraph is added as the first
paragraph, which reads: "The All-China Women’s Federation and local women’s
federations at various levels shall represent women to take an active part in
democratic decision-making, management and supervision of State and social
affairs."
9. Article 15 is changed to be Article 16, and one paragraph is added as the
second paragraph, which reads: "With exception of special subjects, no schools
shall, in enrolling students, refuse to enroll women on the pretext of sex or raise
the enrollment standards for women."
10. Article 17 is changed to be Article 18, and the third paragraph is revised to
read: " The governments, society and schools shall take effective measures to
solve the actual difficulties of female school-age children or adolescents in
schooling and create the necessary conditions to ensure that the needy,
disabled and migrant female school-age children or adolescents finish
compulsory education."
11. Article 19 is changed to be Article 20 and is revised to read: "People’s
governments at various levels and the departments concerned shall, in light of
the need of urban and rural women, take measures to organize women in
receiving vocational education and practical technological training."
12. The heading of Chapter IV is revised to read: " Rights and Interests Relating
to Work and Social Security. "
13. Article 21 is changed to be Article 22 and is revised to read: " The State
guarantees that women enjoy equal rights, with men, to work and to social
security."
110
14. Article 22 is changed to be Article 23, and one paragraph is added as the
second paragraph, which reads: "When employing female workers and staff
members, the employing units shall, according to law, conclude labour (or
employment) contracts or service agreements with them. No clauses that
restrict marriage and childbearing of female workers and staff members shall
be proscribed in the labour (or employment) contracts or the service
agreements."
The second paragraph is changed to be the third paragraph, which reads:
"Employing of female minors under the age of 16, except where otherwise
prescribed by the State, is prohibited."
15. Article 23 is changed to be Article 24 and is revised to read: "Equal pay for
equal work shall be applied to men and women alike. Women shall enjoy equal
rights with men in receiving welfare benefits."
16. Article 26 is changed to be Article 27 and is revised to read: " No unit shall
reduce the salaries or wages of female workers and staff members, or dismiss
them, or unilaterally cancel the labour (or employment) contracts or service
agreements with them because they are married, pregnant, on maternity leave
or breast-feeding, except where female workers and staff members request
termination of the labour (or employment) contracts or service agreements
themselves.
"In implementing the retirement system of the State, no unit shall discriminate
against women on the pretext of sex."
17.Article 27 is changed to be Article 28 and is revised to read: " The State
develops social insurance, social relief, social welfare and medical and health
services to guarantee that women enjoy social insurance, social relief, social
welfare and health care services, and other rights and interests.
111
" The State advocates and encourages public welfare activities that aim to help
women."
18. One article is added as Article 29, which reads: " The State promotes a
childbearing insurance system, and establishes other sound security systems
relating to childbearing.
"Local people’s governments at various levels and the departments concerned
shall, in accordance with relevant regulations, provide the necessary
childbearing relief to needy women."
19. Article 30 is changed to be Article 32 and is revised to read: "Women shall
enjoy equal rights with men in contracted management of land, distribution of
the earnings of the collective economic organizations, use of the compensations
for expropriated or requisitioned land and use of housing sites in rural areas."
20.One article is added as Article 33, which reads: "No organizations or
individuals shall infringe upon women’s rights and interests in rural collective
economic organizations on the pretext of their being single, married, divorced
and widowed.
"If a man moves to the domicile of a woman for marriage, the man and his
children shall enjoy equal rights and interests with the other members of the
rural collective economic organizations at the place of their residence."
21. Article 35 is changed to be Article 38 and is revised to read: "Women’s right
of life and health is inviolable. Drowning, abandoning or cruel infanticide in any
manner of female babies is prohibited; discriminating against or maltreating of
women who give birth to female babies or women who are sterile is prohibited;
cruel treatment causing bodily injury to or death of women by means of
superstition or violence is prohibited; maltreating or abandoning of women
who are ill, disabled or aged is prohibited."
112
22. Article 36 is changed to be Article 39 and is revised to read: "Abducting of,
trafficking in, or kidnapping of women is prohibited; buying of women who are
abducted, trafficked in, or kidnapped is prohibited; obstructing the rescue of
women who are abducted, trafficked in, or kidnapped is prohibited.
"People’s governments at various levels and the departments of public security,
civil affairs, labour and social security, and health shall, in compliance with their
respective duties, take timely measures to rescue women who are abducted,
trafficked in or kidnapped and well settle the problems arising thereafter, and
women’s federations shall assist and cooperate with the governments and
departments in doing a good job of the above. No one shall discriminate against
the women who are abducted, trafficked in, or kidnapped."
23. One article is added as Article 40, which reads: "Sexual harassment against
women is prohibited. The female victims shall have the right to file complaints
with the units where they work and the departments concerned."
24. Article 37 is changed to be Article 41, and the second paragraph is revised to
read: "Arranging for, forcing or luring women to engage in prostitution,
providing shelters for prostitution, or instigating women to engage in
prostitution, or acting indecently against women is prohibited."
One paragraph is added as the third paragraph, which reads: "Arranging for,
forcing or luring women to give obscene performances is prohibited."
25. Articles 38 and 39 are merged into one article as Article 42 and are revised
to read: "Women’s rights of personality, including their right of reputation, right
of honor, right of privacy and right of portrait, shall be protected by law.
" Besmirching women’s personal dignity by such means as humiliation and libel
is prohibited. Decrying or besmirching women’s personality through the mass
media or by other means is prohibited. The use of a woman’s portrait for profit-
making purposes in advertisements, trademarks, window display, newspapers,
113
magazines, books, audio-video products, electronic publications, internet, etc.,
without the women’s personal consent, is prohibited."
26. Article 42 is changed to be Article 45 and is revised to read: "A husband
shall not apply for a divorce when his wife is pregnant, or is within one year
after the birth of the child, or within six months after the termination of her
gestation. This restriction shall not apply in a case where the wife applies for a
divorce, or where the people's court deems it necessary to accept the
application for divorce made by the husband."
27. One article is added as Article 46, which reads: "Domestic violence against
women is prohibited.
"The State takes measures to prevent and stop domestic violence.
"The departments of public security, civil affairs, judicial administration, etc., as
well as urban and rural mass organizations of self-governance at the grass-roots
level and public organizations shall, within the scope of their respective duties,
prevent and stop domestic violence, and provide succour to female victims."
28. Article 43 is changed to be Article 47, and one paragraph is added as the
second paragraph, which reads: "Where the husband and the wife agree in
writing that the property acquired separately by them during the period in
which their wedlock exists is owned by them likewise, and the wife has been
shouldering more duties in respect of bringing up the child, taking care of the
old, assisting the husband in work, etc., she shall, at the time of divorce, have the
right to request the husband to make compensation for the above."
29. Article 44 is changed to be Article 48, the first and fourth paragraphs are
deleted, and this Article is revised to read: "At the time of divorce, the husband
and the wife shall seek agreement regarding the disposition of their jointly
possessed houses; if they fail to reach an agreement, the people's court shall
make a judgment in light of the actual conditions of both parties and in adhering
114
to the principle of taking into consideration the rights and interests of their
child (children) and the wife, except where otherwise agreed upon by the two
parties.
"In a case where the husband and the wife jointly rent a house or a room, the
wife's housing problem shall, at the time of divorce, be solved according to the
principle of taking into consideration the rights and interests of their child
(children) and the wife."
30. Article 47 is changed to be Article 51, and one paragraph is added as the
third paragraph, which reads: "The State institutes a system of premarital
health care and health care for the pregnant and lying-in periods and develops
the maternal and infant health care undertakings. People’s governments at
various levels shall take measures to ensure women’s access to technical
services for family planning in order to improve their reproductive health."
31. The first paragraph of Article 48 is changed to be Article 52 and is revised to
read: "When a woman's lawful rights and interests are infringed upon, she has
the right to request the department concerned for disposition according to law,
or according to law, apply to an arbitral body for arbitration, or bring a lawsuit
in a people's court.
"Where a woman in strained circumstances needs legal aid or judicial relief, the
local legal aid institution or people’s court shall help her and provide her with
legal aid or judicial relief in accordance with law."
32. The second paragraph of Article 48 is changed to be Article 53 and is revised
to read: "When a woman's lawful rights and interests are infringed upon, she
may file a complaint with a women's organization, which shall protect the
lawful rights and interests of the victim and have the right to request and help
the department or unit concerned to investigate and deal with the case. The
said department or unit shall investigate and deal with the case according to
115
law and give a reply afterwards." 33.One article is added as Article 54, which
reads: "Women’s organizations shall support the women victims who need help
in lawsuits. " A women’s federation or a women’s organization concerned may
expose and criticize through the mass media the acts infringing upon the lawful
rights and interests of special groups of women, and shall have the right to
request the department concerned to investigate and deal with the cases
according to law."
34. Subparagraph (5) under the first paragraph of Article 50 is changed to be
Article 55 and is revised to read: "Where an entity, in violation of the provisions
of this Law, infringes upon a woman’s rights and interests in a rural collective
economic organization on the pretext of her being single, married, divorced or
widowed, or infringes upon the equal rights and interests enjoyed by a man,
who moves to the domicile of a woman for marriage, and his children with the
members of the rural collective economic organization at the place of their
residence, the township people’s government shall mediate in accordance with
law; the victims on their part may, according to law, apply for arbitration to an
arbitral body specialized in matters of rural land contracts, or bring a suit in a
people’s court, which shall accept the case according to law."
35. Articles 49 and 52 are merged into one article as Article 56, which is revised
to read: "Where administrative sanctions are prescribed by other laws and
regulations for the infringement upon the lawful rights and interests of women
in violation of the provisions of this Law, the provisions of those laws and
regulations shall prevail; where such an infringement causes loss of property or
other damages, the infringer shall bear civil responsibilities according to law; if
a crime is constituted, criminal responsibilities shall be investigated according
to law."
36. Article 50 is changed to be Article 57 and is revised to read: "Where a
person, in violation of the provisions of this Law, evades, delays or suppresses
116
the investigation and disposition of a complaint, a charge or an exposure
regarding the infringement upon a woman’s rights and interests, or retaliates
against the woman who make the compliant, charge or exposure, the unit where
the person works or the department in charge or at a higher level shall instruct
him to rectify, and give administrative sanctions according to law to the person
directly in charge of the unit and the other persons directly responsible. "Where
a State organ and its functionaries fail to perform their duties according to law,
or fail to stop, in a timely manner, the acts infringing upon the lawful rights and
interests of women or to provide the women victims with the necessary help,
thus serious consequences ensue, the unit where the organ and its functionaries
belong or the organ at a higher level shall, according to law, give administrative
sanctions to the person directly in charge of the State organ and the other
persons directly responsible. "Where a person, in violation of the provisions of
this Law, infringes upon women’s rights and interests relating to culture and
education, to work and social security, to the person and property, and to
marriage and family, the unit where the person belongs or the department in
charge or at a higher level shall instruct him to rectify; and the person directly
in charge and the other persons directly responsible, if they are State
functionaries, shall be given administrative sanctions according to law by the
units where they belong or by an organ at a higher level."
37. One article is added as Article 58, which reads: " Where a person, in
violation of the provisions of this Law, commits sexual harassment or domestic
violence against a woman, if such act constitutes a violation of the regulations
for administration of public security, the victim may apply to a public security
organ for an administrative sanction against the violator according to law, and
may also bring a civil suit in a people’s court according to law."
38. Article 51 is changed to be Article 59 and is revised to read: "Where an
entity, in violation of the provisions of this Law, decries and damages a woman’s
117
personality through the mass media or by other means, the department of
culture, radio, film and television, the press and publication, or a relevant
department shall, in compliance with their respective functions and powers,
instruct it to rectify and give it an administrative sanction according to law."
39. Article 53 is changed to be Article 60 and the first paragraph is deleted; the
second paragraph is changed to be the first paragraph; the third paragraph is
changed to be the second paragraph; and they are revised to read: "The
standing committees of the people's congresses of provinces, autonomous
regions, and municipalities directly under the Central Government may
formulate measures for implementation on the basis of this Law.
"The people's congresses of national autonomous areas may formulate
regulations with appropriate adaptations or supplements in accordance with
the principles laid down in this Law and in light of the specific conditions of the
local ethnic women. The regulations formulated by autonomous regions shall be
submitted to the Standing Committee of the National People's Congress for
approval before going into effect; the regulations formulated by autonomous
prefectures or autonomous counties shall be submitted to the standing
committees of the people's congresses of the relevant provinces, autonomous
regions, or the municipalities directly under the Central Government for
approval before going into effect, and shall be submitted to the Standing
Committee of the National People's Congress for the record."
This Decision shall go into effect as of December 1, 2005.
The Law of the People’s Republic of China on the Protection of Rights and
Interests of Women shall be promulgated anew after the revisions are made
according to this Decision and the order of the articles is rearranged
accordingly.
118
Law of the People's Republic of China on the Protection of Rights and Interests
of Women
(Adopted at the Fifth Session of the Seventh National People's Congress on April
3, 1992, and amended in accordance with the Decision on Amending the Law of
the People’s Republic of China on the Protection of Rights and Interests of
Women adopted at the 17th Meeting of the Standing Committee of the Tenth
National People’s Congress on August 28, 2005)
Contents
Chapter I General Provisions
Chapter II Political Rights
Chapter III Rights and Interests Relating to Culture and Education
Chapter IV Rights and Interests Relating to Work and Social
Security
Chapter V Rights and Interests Relating to Property
Chapter VI Rights Relating to the Person
Chapter VII Rights and Interests Relating to Marriage and Family
Chapter VIII Legal Responsibility
Chapter IX Supplementary Provisions
Chapter I General Provisions
Article 1 In accordance with the Constitution and the actual conditions of the
country, this Law is formulated to protect women's lawful rights and interests,
promote the equality between men and women and allow full play to women's
role in socialist modernization.
119
Article 2 Women shall enjoy equal rights with men in all aspects of political,
economic, cultural, social and family life.
Equality between men and women is a basic State policy. The State takes the
necessary measures to gradually improve the systems for protecting the rights
and interests of women, in order to eliminate all forms of discrimination against
women.
The State protects the special rights and interests enjoyed by women according
to law.
Discriminating against, maltreating, abandoning, and physically abusing women
are prohibited.
Article 3 The State Council shall formulate an outline for the development of
Chinese women and include such outline in the national economic and social
development plan.
Local people’s governments at or above the county level shall, in accordance
with the outline for the development of Chinese women, formulate programs
for the development of women in their respective administrative regions and
include the programs in their national economic and social development plans.
Article 4 The protection of women's lawful rights and interests is a common
responsibility of the whole society. State organs, public organizations,
enterprises and institutions as well as urban and rural mass organizations of
self-government at the grass-roots level shall, in accordance with the provisions
of this Law and other relevant laws, protect women's rights and interests.
The State takes effective measures to provide necessary conditions for women
to exercise their rights according to law.
120
Article 5 The State encourages women to cultivate a sense of self-respect, self-
confidence, self-reliance and self-strengthening, and to safeguard their own
lawful rights and interests by utilizing law.
Women shall abide by the laws of the State, respect social morality and perform
their obligations prescribed by law.
Article 6 People’s government at all levels shall attach great importance to and
strengthen the protection of the rights and interests of women.
Institutions in charge of work for women and children under the people’s
governments at or above the county level shall be responsible to organize,
coordinate, direct and urge the relevant departments concerned to ensure the
protection of women’s rights and interests.
The relevant departments of the people’s governments at or above the county
level shall, within the scope of their duties, ensure the protection of women’s
rights and interests.
Article 7 The All-China Women’s Federation and local women’s federations at
various levels shall, in accordance with law and the Constitution of the All-China
Women’s Federation, represent and uphold the interests of women of all
nationalities and all walks of life, and strive to safeguard the rights and interests
of women.
The trade unions and the Communist Youth League organizations shall, within
the scope of their respective work, strive to safeguard the rights and interests of
women.
Article 8 People's governments at various levels and relevant departments shall
commend and award those organizations and individuals that have made
notable achievements in the protection of women's lawful rights and interests.
Chapter II Political Rights
121
Article 9 The State guarantees that women enjoy equal political rights with
men.
Article 10 Women have the right to conduct State affairs, manage economic and
cultural undertakings and administer social affairs through various channels
and in various ways.
When formulating laws, regulations, rules and public policies, the relevant
departments shall, where major questions related to women’s rights and
interests are concerned, listen to the opinions of the women’s federations.
Women and women’s organizations shall have the right to advance their
opinions and suggestions to State organs at various levels with regard to
protection of the rights and interests of women.
Article 11 Women enjoy the equal right, with men, to vote and to stand for
election.
Among deputies to the National People’s Congress and local people’s congresses
at various levels, there shall be an appropriate number of women deputies. The
State takes measures to gradually increase the proportion of the women
deputies among deputies to the National People’s Congress and local people’s
congresses at various levels.
Among members of the residents’ committees and villager’s committees, there
shall be an appropriate number of women members.
Article 12 The State actively trains and selects female cadres.
State organs, public organizations, enterprises and institutions shall, in training,
selecting and appointing cadres, adhere to the principle of equality between
men and women, and there shall be an appropriate number of women leading
members.
122
The State attaches great importance to the training and selection of female
cadres of minority nationalities.
Article 13 The All-China Women’s Federation and local women’s federations at
various levels shall represent women to take an active part in democratic
decision-making, management and supervision of State and social affairs.
Women's federations at various levels and their member organizations may
recommend female cadres to State organs, public organizations, enterprises or
institutions.
Article 14 The departments concerned shall listen to and accept criticisms or
rational suggestions regarding the protection of women's rights and interests;
with respect to complaints or charges against, or exposures of infringement
upon women's rights and interests, the departments concerned must ascertain
the facts, and be responsible for their disposition; no organization or individual
may suppress such complaints, charges or exposures or resort to retaliation.
Chapter III Rights and Interests Relating to Culture and Education
Article 15 The State guarantees that women enjoy equal rights with men with
respect to culture and education.
Article 16 Schools and departments concerned shall, by implementing the
relevant regulations of the State, guarantee that women enjoy equal rights with
men in such aspects as starting school, entering a higher school, job assignment
upon graduation, conferment of academic degrees and dispatch for study
abroad.
With exception of special subjects, no schools shall, in enrolling students, refuse
to enroll women on the pretext of sex or raise the enrollment standards for
women.
123
Article 17 Schools shall, in line with the characteristics of female adolescents,
take measures in respect of education, management and facilities so as to
ensure female adolescents' sound development in body and in mind.
Article 18 Parents or other guardians must perform their duty of ensuring that
female school-age children or adolescents receive the compulsory education.
Where parents or other guardians fail to send female school-age children or
adolescents to school, the local people's governments shall admonish and
criticize them and, by adopting effective measures, order them to send their
female school-age children or adolescents to school, with the exception of those
who, on account of illness or other special circumstances, are allowed by the
local people's governments not to go to school.
The governments, society and schools shall take effective measures to solve the
actual difficulties of female school-age children or adolescents in schooling and
create the necessary conditions to ensure that the needy, disabled and migrant
female school-age children or adolescents finish compulsory education.
Article 19 People's governments at various levels shall, in accordance with
relevant regulations, incorporate the work of elimination of illiteracy or semi-
literacy among women into plans for illiteracy elimination and post-elimination
education, adopt organizational forms and working methods suitable to
women's characteristics, and organize and supervise the relevant departments
in the implementation of such plans.
Article 20 People’s governments at various levels and the departments
concerned shall, in light of the need of urban and rural women, take measures
to organize women in receiving vocational education and practical
technological training.
Article 21 State organs, public organizations, enterprises and institutions shall,
by implementing relevant regulations of the State, ensure that women enjoy
124
equal rights with men in their participation in scientific, technological, literary,
artistic and other cultural activities.
Chapter IV Rights and Interests Relating to Work and Social Security
Article 22 The State guarantees that women enjoy equal rights, with men, to
work and to social security.
Article 23 With exception of the special types of work or post unsuitable to
women, no unit may, in employing staff and workers, refuse to employ women
by reason of sex or raise the employment standards for women.
When employing female workers and staff members, the employing units shall,
according to law, conclude labour (or employment) contracts or service
agreements with them. No clauses that restrict marriage and childbearing of
female workers and staff members shall be proscribed in the labour (or
employment) contracts or the service agreements.
Employing of female minors under the age of 16, except where otherwise
prescribed by the State, is prohibited.
Article 24 Equal pay for equal work shall be applied to men and women alike.
Women shall enjoy equal rights with men in receiving welfare benefits.
Article 25 In such aspects as promotion in post or in rank, evaluation and
determination of professional and technological titles, the principle of equality
between men and women shall be upheld and discrimination against women
shall not be allowed.
Article 26 All units shall, in line with women's characteristics and according to
law, protect women's safety and health during their work or physical labour,
and shall not assign them any work or physical labour not suitable to women.
Women shall be under special protection during menstrual period, pregnancy,
obstetrical period and nursing period.
125
Article 27 No unit shall reduce the salaries or wages of female workers and staff
members, or dismiss them, or unilaterally cancel the labour (or employment)
contracts or service agreements with them because they are married, pregnant,
on maternity leave or breast-feeding, except where female workers and staff
members request termination of the labour (or employment) contracts or
service agreements themselves.
In implementing the retirement system of the State, no unit shall discriminate
against women on the pretext of sex.
Article 28 The State develops social insurance, social relief, social welfare and
medical and health services to guarantee that women enjoy social insurance,
social relief, social welfare and health care services, and other rights and
interests.
The State advocates and encourages public welfare activities that aim to help
women.
Article 29 The State promotes a childbearing insurance system, and establishes
other sound security systems relating to childbearing.
Local people’s governments at various levels and the departments concerned
shall, in accordance with relevant regulations, provide the necessary
childbearing relief to needy women.
Chapter V Rights and Interests Relating to Property
Article 30 The State guarantees that women enjoy the equal right, with men, to
property.
Article 31 In joint property relationship derived from marriage or family, the
rights and interests enjoyed by women according to law may not be infringed
upon.
126
Article 32 Women shall enjoy equal rights with men in contracted management
of land, distribution of the earnings of the collective economic organizations,
use of the compensations for expropriated or requisitioned land and use of
housing sites in rural areas.
Article 33 No organizations or individuals shall infringe upon women’s rights
and interests in rural collective economic organizations on the pretext of their
being single, married, divorced and widowed.
If a man moves to the domicile of a woman for marriage, the man and his
children shall enjoy equal rights and interests with the other members of the
rural collective economic organizations at the place of their residence.
Article 34 Women's equal right, with men, of succession to property is
protected by law. Among the statutory successors in the same order, women
shall not be discriminated against. Widowed women have the right to dispose of
the property inherited by them, and no one may interfere with the disposition
thereof.
Article 35 Widowed women who have made predominant contributions in
maintaining their parents-in-law shall be regarded as the statutory successors
first in order, and their rights of succession thereto shall not be affected by
inheritance in subrogation.
Chapter VI Rights Relating to the Person
Article 36 The State guarantees that women enjoy equal rights with men
relating to their persons.
Article 37 Women's freedom of the person is inviolable. Unlawful detention or
deprivation or restriction of women's freedom of the person by other illegal
means is prohibited; and unlawful body search of women is prohibited.
127
Article 38 Women’s right of life and health is inviolable. Drowning, abandoning
or cruel infanticide in any manner of female babies is prohibited; discriminating
against or maltreating of women who give birth to female babies or women who
are sterile is prohibited; cruel treatment causing bodily injury to or death of
women by means of superstition or violence is prohibited; maltreating or
abandoning of women who are ill, disabled or aged is prohibited.
Article 39 Abducting of, trafficking in, or kidnapping of women is prohibited;
buying of women who are abducted, trafficked in, or kidnapped is prohibited;
obstructing the rescue of women who are abducted, trafficked in, or kidnapped
is prohibited.
People’s governments at various levels and the departments of public security,
civil affairs, labour and social security, and health shall, in compliance with their
respective duties, take timely measures to rescue women who are abducted,
trafficked in or kidnapped and well settle the problems arising thereafter, and
women’s federations shall assist and cooperate with the governments and
departments in doing a good job of the above. No one shall discriminate against
the women who are abducted, trafficked in, or kidnapped.
Article 40 Sexual harassment against women is prohibited. The female victims
shall have the right to file complaints with the units where they work and the
departments concerned.
Article 41 Prostitution or whoring shall be prohibited.
Arranging for, forcing or luring women to engage in prostitution, providing
shelters for prostitution, or instigating women to engage in prostitution, or
acting indecently against women is prohibited.
Arranging for, forcing or luring women to give obscene performances is
prohibited.
128
Article 42 Women’s rights of personality, including their right of reputation,
right of honor, right of privacy and right of portrait, shall be protected by law.
Besmirching women’s personal dignity by such means as humiliation and libel
is prohibited. Decrying or besmirching women’s personality through the mass
media or by other means is prohibited. The use of a woman’s portrait for profitmaking purposes in advertisements, trademarks, window display, newspapers,
magazines, books, audio-video products, electronic publications, internet, etc.,
without the women’s personal consent, is prohibited.
Chapter VII Rights and Interests Relating to Marriage and Family
Article 43 The State guarantees that women enjoy equal rights with men in
marriage and family.
Article 44 The State protects women's right of self-determination in marriage.
Interference with women's freedom of marriage or divorce shall be prohibited.
Article 45 A husband shall not apply for a divorce when his wife is pregnant, or
is within one year after the birth of the child, or within six months after the
termination of her gestation. This restriction shall not apply in a case where the
wife applies for a divorce, or where the people's court deems it necessary to
accept the application for divorce made by the husband.
Article 46 Domestic violence against women is prohibited.
The State takes measures to prevent and stop domestic violence.
The departments of public security, civil affairs, judicial administration, etc., as
well as urban and rural mass organizations of self-government at the grass-
roots level and public organizations shall, within the scope of their respective
duties, prevent and stop domestic violence, and provide succour to female
victims.
129
Article 47 A woman shall enjoy equal rights with her spouse in possessing,
utilizing, profiting from and disposing of the property jointly possessed by the
husband and wife according to law, which shall not be affected by the status of
income of either party.
Where the husband and the wife agree in writing that the property acquired
separately by them during the period in which their wedlock exists is owned by
them likewise, and the wife has been shouldering more duties in respect of
bringing up the child, taking care of the old, assisting the husband in work, etc.,
she shall, at the time of divorce, have the right to request the husband to make
compensation for the above.
Article 48 At the time of divorce, the husband and the wife shall seek agreement
regarding the disposition of their jointly possessed houses; if they fail to reach
an agreement, the people's court shall make a judgment in light of the actual
conditions of both parties and in adhering to the principle of taking into
consideration the rights and interests of their child (children) and the wife,
except where otherwise agreed upon by the two parties.
In a case where the husband and the wife jointly rent a house or a room, the
wife's housing problem shall, at the time of divorce, be solved according to the
principle of taking into consideration the rights and interests of their child
(children) and the wife.
Article 49 Both parents enjoy the equal right to guardianship of their minor
child (children).
In a case where the father is deceased, incapacitated or under any other
circumstances that make him unable to act as the guardian of a minor child
(children), nobody may interfere with the mother's right of guardianship.
Article 50 At the time of divorce, if the wife becomes sterile because of the
sterilization operation or any other reasons, the problem to bring up the child
130
(children) shall be so handled that, while to the advantage of the rights and
interests of the child (children), due consideration shall be given to the wife's
reasonable demands.
Article 51 Women have the right to child-bearing in accordance with relevant
regulations of the State as well as the freedom not to bear any child.
Where a couple of child-bearing age practise family planning according to the
relevant regulations of the State, the departments concerned shall provide safe
and effective contraceptives and techniques, and ensure the health and safety of
the woman receiving any birth-control operation.
The State institutes a system of premarital health care and health care for the
pregnant and lying-in periods and develops the maternal and infant health care
undertakings. People’s governments at various levels shall take measures to
ensure women’s access to technical services for family planning in order to
improve their reproductive health.
Chapter VIII Legal Responsibility
Article 52 When a woman's lawful rights and interests are infringed upon, she
has the right to request the department concerned for disposition according to
law, or according to law, apply to an arbitral body for arbitration, or bring a
lawsuit in a people's court.
Where a woman in strained circumstances needs legal aid or judicial relief, the
local legal aid institution or people’s court shall help her and provide her with
legal aid or judicial relief in accordance with law. When a woman's lawful rights
and interests are infringed upon, she may file a complaint with a women's
organization, which shall request the department or unit concerned to
investigate and deal with the case so as to protect the lawful rights and interests
of the complainant.
131
Article 53 When a woman's lawful rights and interests are infringed upon, she
may file a complaint with a women's organization, which shall protect the
lawful rights and interests of the victim and have the right to request and help
the department or unit concerned to investigate and deal with the case. The
said department or unit shall investigate and deal with the case according to
law and give a reply afterwards.
Article 54 Women’s organizations shall support the women victims who need
help in lawsuits. A women’s federation or a women’s organization concerned
may expose and criticize through the mass media the acts infringing upon the
lawful rights and interests of special groups of women, and shall have the right
to request the department concerned to investigate and deal with the cases
according to law.
Article 55 Where an entity, in violation of the provisions of this Law, infringes
upon a woman’s rights and interests in a rural collective economic organization
on the pretext of her being single, married, divorced or widowed, or infringes
upon the equal rights and interests enjoyed by a man, who moves to the
domicile of a woman for marriage, and his children with the members of the
rural collective economic organization at the place of their residence, the
township people’s government shall mediate in accordance with law; the
victims on their part may, according to law, apply for arbitration to an arbitral
body specialized in matters of rural land contracts, or bring a suit in a people’s
court, which shall accept the case according to law.
Article 56 Where administrative sanctions are prescribed by other laws and
regulations for the infringement upon the lawful rights and interests of women
in violation of the provisions of this Law, the provisions of those laws and
regulations shall prevail; where such an infringement causes loss of property or
other damages, the infringer shall bear civil responsibilities according to law; if
132
a crime is constituted, criminal responsibilities shall be investigated according
to law.
Article 57 Where a person, in violation of the provisions of this Law, evades,
delays or suppresses the investigation and disposition of a complaint, a charge
or an exposure regarding the infringement upon a woman’s rights and interests,
or retaliates against the woman who make the compliant, charge or exposure,
the unit where the person works or the department in charge or at a higher
level shall instruct him to rectify, and give administrative sanctions according to
law to the person directly in charge of the unit and the other persons directly
responsible. Where a State organ and its functionaries fail to perform their
duties according to law, or fail to stop, in a timely manner, the acts infringing
upon the lawful rights and interests of women or to provide the women victims
with the necessary help, thus serious consequences ensue, the unit where the
organ and its functionaries belong or the organ at a higher level shall, according
to law, give administrative sanctions to the person directly in charge of the State
organ and the other persons directly responsible.
Where a person, in violation of the provisions of this Law, infringes upon
women’s rights and interests relating to culture and education, to work and
social security, to the person and property, and to marriage and family, the unit
where the person belongs or the department in charge or at a higher level shall
instruct him to rectify; and the person directly in charge and the other persons
directly responsible, if they are State functionaries, shall be given
administrative sanctions according to law by the units where they belong or by
an organ at a higher level.
Article 58 Where a person, in violation of the provisions of this Law, commits
sexual harassment or domestic violence against a woman, if such act constitutes
a violation of the regulations for administration of public security, the victim
may apply to a public security organ for an administrative sanction against the
133
violator according to law, and may also bring a civil suit in a people’s court
according to law.
Article 59 Where an entity, in violation of the provisions of this Law, decries and
damages a woman’s personality through the mass media or by other means, the
department of culture, radio, film and television, the press and publication, or a
relevant department shall, in compliance with their respective functions and
powers, instruct it to rectify and give it an administrative sanction according to
law.
Chapter IX Supplementary Provisions
Article 60 The standing committees of the people's congresses of provinces,
autonomous regions, and municipalities directly under the Central Government
may formulate measures for implementation on the basis of this Law.
The people's congresses of national autonomous areas may formulate
regulations with appropriate adaptations or supplements in accordance with
the principles laid down in this Law and in light of the specific conditions of the
local ethnic women. The regulations formulated by autonomous regions shall be
submitted to the Standing Committee of the National People's Congress for
approval before going into effect; the regulations formulated by autonomous
prefectures or autonomous counties shall be submitted to the standing
committees of the people's congresses of the relevant provinces, autonomous
regions, or the municipalities directly under the Central Government for
approval before going into effect, and shall be submitted to the Standing
Committee of the National People's Congress for the record.
Article 61 This Law shall go into effect as of October 1, 1992.
back
134
Fly UP