Il ruolo della donna nella Cina contemporanea Introduzione
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Il ruolo della donna nella Cina contemporanea Introduzione
Dipartimento di Scienze Politiche Cattedra in Media, Gender e Politica Classe di Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali Il ruolo della donna nella Cina contemporanea RELATORE Prof.ssa Emiliana De Blasio CORRELATORE Prof.ssa Carmela Decaro Maria Bonella CANDIDATO Eva Donnarumma Matricola 621662 ANNO ACCADEMICO 2013-2014 1 Il ruolo della donna nella Cina contemporanea Introduzione ................................................................................................. p. 1 LA CINA E LE DONNE: UNA STORIA COMPLICATA 1.1 Analisi dei risultati degli indici internazionali sulla Cina .............. p. 3 1.2 La figura femminile in Cina dal 1900 ad oggi ................................. p. 15 1.3 La donna cinese e la legislazione: un rapporto complicato ...... p. 20 LO SVILUPPO CINESE “POST BOOM ECONOMICO” 2.1 La Cina ed il boom economico ............................................................... p. 38 2.2 Sviluppo e trasformazioni della società cinese ............................... p. 50 2.3 Indagine sulla forza lavoro cinese ........................................................ p. 61 DALL’AMBIENTE FAMILIARE A QUELLO POLITICO: I DIVERSI ASPETTI DELL’EMPOWERMENT FEMMINILE IN CINA 3.1 L’Empowerment femminile nella Repubblica Popolare Cinese p. 76 3.2 Donne in politica in Cina .......................................................................... p. 86 3.3 Lo status sociale delle donne cinesi ..................................................... p. 92 3.4 La posizione delle donne nel matrimonio ed in famiglia............. p. 98 Conclusioni .............................................................................................. p. 100 Abbreviazioni ......................................................................................... p. 102 Bibliografia ............................................................................................. p. 104 Allegato...................................................................................................... p. 107 2 Introduzione Il presente elaborato, intitolato Il ruolo della donna nella Cina contemporanea, tratta dell’evoluzione del percorso intrapreso dalla Repubblica Popolare Cinese a favore dei diritti delle donne. Lo scopo di questa tesi è proporre una riflessione sul fenomeno della discriminazione di genere che interessa la Cina e i provvedimenti presi dal governo per cercare di ovviare a questa forte disparità. Negli ultimi decenni, infatti, il governo cinese e le varie associazioni femministe, prime fra tutte la ACWF (All China Women’s Federation), si sono impegnati congiuntamente per cercare di ovviare alle discrepanze tra uomini e donne che derivano dal lungo periodo di forte crescita economica del Paese. Alla fine degli anni Ottanta, con la nuova leadership e le politiche di apertura ai nuovi mercati, il PCC (Partito Comunista Cinese), ha puntato tutto sull’espansione economica, tralasciando gli aspetti sociali della popolazione. Oggi che la Cina è uno dei principali imperi economici mondiali, se non in primo, l’interesse del governo è tornato di nuovo sulle problematiche sociali e sui problemi che affliggono la popolazione. Il problema principale della PRC (People’s Republic of China) riguarda le differenze di genere, oltre le varie politiche di matrice tradizionalista e patriarcale che hanno relegato la donna cinese in una posizione subordinata rispetto all’uomo. In Cina c’è proprio una mancanza numerica in senso letterale di donne, causata soprattutto da scelte politiche sbagliate e da leggi troppo restrittive, come la politica del figlio unico. Pur non essendo un tema completamente nuovo, in quanto già Mao Zedong, negli anni Cinquanta, rivendicava maggiore tutela e maggior coinvolgimento delle donne nei vari ambiti, da quello sociale a quello 1 politico, solo negli ultimi anni sono iniziati gli studi riguardo queste tematiche quindi il fenomeno è ancora ai suoi albori. L’elaborato è suddiviso in tre capitoli. Il primo capitolo parte dall’analisi dei principali indici internazionali, che consentono di avere un’idea chiara della posizione della Cina riguardo le tematiche per la tutela dei diritti delle donne a livello internazionale. Successivamente, è presentato un breve excursus storico sulla figura femminile cinese a partire dal Novecento. Infine si analizza più nel dettaglio il rapporto tra la donna e la legislazione della Repubblica Popolare Cinese (RPC). Il secondo capitolo, prende in esame la trasformazione che ha trasformato la Cina da Paese chiuso al proprio interno e con regole molto rigide, ad “impero” economico. Sono analizzate inoltre tutte le trasformazioni che la società cinese ha subito in seguito al grande boom economico, e come la popolazione cinese ha cercato di adeguarsi alla società internazionale. Infine, viene compiuta un’indagine sulla forza lavoro cinese. Il terzo capitolo esamina l’empowerment femminile compiuto dal governo centrale nella Repubblica Popolare Cinese. Presenta poi una panoramica sulla presenza delle donne cinesi nella leadership del Partito, e conclude con l’analisi del sondaggio compiuto dal governo sullo status delle donne cinesi. 2 1. LA CINA E LE DONNE: UNA STORIA COMPLICATA Il percorso delle donne cinesi durante tutto l’ultimo secolo ha subito molti cambiamenti col passar del tempo, anche se il governo negli ultimi anni sembra essersi impegnato molto per riconoscere l’uguaglianza tra uomini e donne davanti alla legge. Molti studiosi hanno affermato che però questo impegno non è cosi positivo come il governo centrale centrale vuol far credere. Infatti grazie alle riforme socio- economiche la condizione della donna, in alcuni aspetti sembra esser regredita all’epoca scorsa. La differenza che si è formata tra uomini e donne si sta ampliando sempre di più, infatti le varie disparità che separano lo stato delle donne e degli uomini, le entrate, e il potere continuano ad oscillare in risposta ai continui cambiamenti sociali, economici e politici che stanno avvenendo in Cina. Diverse tendenze collegate al diverso ruolo dello Stato nelle vite dei cittadini hanno contribuito e continueranno ad influenzare l’uguaglianza di genere in Cina. L’ambiente favorevole per l’uguaglianza di genere nella Repubblica Popolare Cinese dovrebbe includere i seguenti elementi: una struttura giuridico- normativa completa, l’impegno internazionale, l’adozione di un piano di sviluppo a lungo termine, l’evoluzione dell’associazione All China Women’s Federation 1 (ACWF) in un’organizzazione non governativa ed infine un maggiore coinvolgimento e maggior efficacia della società nella promozione dell’uguaglianza di genere e nella fornitura di servizi alle donne. All China Women’s Federation, è un’associazione creata in Cina nel 1949. Si occupa dei diritti delle donne ed è responsabile per la promozione delle politiche governative a favore delle donne, e per la protezione dei diritti delle donne. 1 3 1.1 Analisi dei risultati degli indici internazionali sulla Repubblica Popolare Cinese Il primo indice che ho analizzato è il Global Gender Gap Report. Il Global Gender Gap è un documento che serve a mostrare l’ampiezza e la portata della disparità di genere in tutto il mondo. Questo documento è stato introdotto nel 2006 dal World Economic Forum. Per ogni nazione viene identificato uno standard del divario di genere basandosi su criteri politici, economici, di educazione e di salute. Da questo documento si ottiene una classifica dei Paesi che mostra le varie disparità per tutte le aree geografiche. Questo documento vuole essere una sfida per i Paesi per cercare di ridurre il divario di genere, rendendoli più consapevoli delle loro debolezze in questo ambito. I Paesi e le aziende sono considerati competitivi sul mercato solo se sviluppano ed incrementano l’attrazione di talenti da tutte le parti del mondo, siano essi donne o uomini. Il governo inoltre ha un compito importante per ridurre queste discriminazioni di genere. Deve infatti cercare di promuovere ed implementare le opportunità e le vie di accesso al mondo del lavoro per le donne, cercando di tutelare il talento senza discriminare il genere da cui ciò proviene. Il Global Gender Gap oltre ad indentificare le differenze tra uomini e donne nei vari Paesi e nei quattro settori principali (educazione, salute, economia e politica), propone un profilo dei Paesi comprensivo di informazioni aggiuntive che servono a fornire un contesto più ampio sulle leggi riguardo la parità di genere, sulle norme sociali e sulle politiche attuate. Il report del WEF 2 è spesso utilizzato dalle università, dalle ONGs 3, dai ricercatori, dalle imprese, dai governi e dagli individui come strumento per migliorare le loro politiche. Il Global Gender Gap vuole servire per indicare ai Paesi le varie migliorie che si possono attuare per cercare di migliorare e ridurre le disparità di genere. Alcuni tipi di cambiamenti proposti riguardano ad esempio la parità di accesso al credito e ai servizi finanziari, congedi parentali, cure accessibili per l’infanzia, 2 3 WEF : World Economic Forum. ONG : Organizzazione Non Governativa. 4 processi di assunzione innovativi e programmi di carriera reinventati. Questo report inoltre può servire per tener conto dei progressi fatti dai paesi in questo ambito. Infatti per potersi impegnare in iniziative di cambiamento e soprattutto di miglioramento, le imprese, i Paesi e gli altri soggetti interessati devono avere un quadro chiaro del contesto per poter valutare il loro punto di partenza e decidere obiettivi mirati. Il Global Gender Gap Index si basa su tre concetti fondamentali. • In primis tende a concentrarsi sul colmare le lacune piuttosto che sui livelli di misurazione. • In secondo luogo stabilisce la causa di queste lacune, cioè se sono dovute a scarsezza di mezzi o di input. • In terzo luogo classifica i Paesi in base alla disparità di genere, invece che all’empowerment delle donne. L’Index infatti è progettato per misurare vari divari di genere riguardo sia l’accesso alle risorse sia alle opportunità offerte dai singoli Paesi indipendentemente dal loro livello di sviluppo. Questo Indice non vuole classificare i Paesi in base al loro livello di sviluppo ma si concentra sul divario di genere presente. Infatti anche se i Paesi ricchi, in genere, offrono migliori opportunità di istruzione e di salute agli individui della loro società, il Global Gender Gap tende a premiare i Paesi più piccoli per la loro disponibilità a rendere accessibili le risorse che hanno. Questo indice, ad esempio, per quanto riguarda l’istruzione tende a penalizzare o a premiare i paesi in base alle dimensioni del divario tra i tassi di iscrizione alle scuole tra maschi e femmine, piuttosto che a giudicare il livello generale di sviluppo dell’istruzione all’interno del Paese stesso. Il secondo concetto importante alla base dell’analisi svolta dal WEF è l’importanza data ai risultati ottenuti negli anni. Questo Indice infatti vuole fornire un’analisi dell’esito dimostrato dall’impegno a tutela dei diritti 5 fondamentali degli individui piuttosto che le politiche specifiche attuate da un Paese. La terza caratteristica distintiva del Global Gender Gap è che classifica i 136 Paesi facenti parte di questo sondaggio in base alla loro vicinanza alla parità di genere piuttosto che alle politiche di empowerment femminile. L’obiettivo di questo Index è di concentrarsi sul divario tra uomini e donne e monitorare i progressi raggiunti dai paesi, piuttosto che se le donne stiano “vincendo” la battaglia dei sessi. Questo report infatti vuole premiare i Paesi che riescono a raggiungere il punto in cui le opportunità offerte alle donne sono uguali a quelle offerte agli uomini, non considerando in nessun modo i casi in cui le donne riescono a superare gli uomini in determinati ambiti. Il Global Gender Gap Index analizza il divario tra uomini e donne in quattro categorie fondamentali ovvero, opportunità e partecipazione economica, livello di istruzione raggiunto, salute ed indice di sopravvivenza ed infine empowerment politico. Per quanto riguarda le opportunità e la partecipazione economica, viene analizzato per ogni Paese il divario di partecipazione, il divario di retribuzione ed il divario progresso. Invece, riguardo al grado di formazione ed al livello di istruzione, il divario tra le opportunità di accesso per gli uomini e le donne viene calcolato sia per l’istruzione secondaria sia per quella universitaria. Viene inoltre analizzato il rapporto tra il tasso di alfabetizzazione femminile per il tasso di alfabetizzazione maschile. Il grado di salute e l’indice di sopravvivenza sono calcolati seguendo due indicatori. Il primo è il rapporto tra i sessi alla nascita che mira soprattutto ad indentificare il fenomeno delle “donne mancanti” prevalente in molti Paesi che adottano politiche per il controllo delle nascite, tra cui la Cina. L’altro indicatore usato riguarda il divario tra le aspettative di vita tra le donne e gli uomini calcolato dalla World Health Organization. Questo indicatore fornisce una stima 6 del numero di anni che le donne e gli uomini possono aspettarsi di vivere in buona salute, tenendo conto delle violenze che interessanto il Paese, delle malattie, della malnutrizione o di altri fattori rilevanti. Riguardo l’empowerment politico, invece, viene misurato il divario tra uomini e donne attraverso l’analisi delle alte cariche governative nel Paese. In esso è incluso anche il rapporto delle donne e degli uomini che hanno ricoperto cariche pubbliche in base agli anni di effettivo mandato esecutivo degli ultimi cinquanta anni. Un chiaro svantaggio in questa categoria è l'assenza di eventuali indicatori che catturano le differenze tra la partecipazione delle donne e degli uomini a livello di governo locale . I risultati del 2013 mostrano che l'Islanda continua ad essere in cima alla classifica generale del Global Gender Gap Index per il quinto anno consecutivo. La Finlandia si colloca in seconda posizione, e la Norvegia detiene il terzo posto in classifica generale. La Svezia rimane in quarta posizione. I paesi del Nord Europa quindi dominano la top ten con l'Irlanda in sesta posizione, Danimarca ottava e la Svizzera nona. La Nuova Zelanda al settimo posto, le Filippine al quinto e il Nicaragua al decimo la completano. La Cina invece si classifica solo in 69esima posizione. L'indice monitora anche la forte correlazione tra la differenza di genere di un Paese e la sua competitività nazionale. Poiché le donne rappresentano la metà del potenziale base dei talenti di un Paese, la competitività di una nazione a lungo termine dipende in modo significativo sul se e come, la forza lavoro femminile è educata e utilizzata. A livello globale si nota quindi una riduzione della disparità di genere, infatti 86 paesi su 136 esaminati hanno mostrato un leggero miglioramento. Nella classifica generale del 2013 la Cina occupa il 69esimo posto mentre l’Italia si trova alla 71esima posizione. Per quanto riguarda l’Italia, quest’ultima è ancora lontana dal garantire al perfetta parità di diritti tra uomini e donne, ma nei 7 settori quali politica ed istruzione presenta dei risultati positivi, mentre negativi sono ancora la salute e l’uguaglianza nel mercato del lavoro. La Cina, secondo il report del 2013 mostra miglioramenti rispetto al 2006, anno in cui si trovava in 52esima posizione rispetto agli altri 115 paesi. I settori in cui ha minore discriminazione di genere sono il settore politico ed il settore economico, mentre si trova più in basso in classifica se analizziamo solamente il settore dell’educazione. Il settore che invece presenta la maggior discriminazione di genere e quindi è uno degli ultimi in classifica è quello della salute e delle aspettative di vita. Dai dati risulta quindi che la Cina presenta un miglioramento dello 0,0056% anche se nel 2012 si era classificata 68esima. Anche nell’ambito della classificazione nel gruppo dei Paesi con un reddito medio-alto la Repubblica Popolare Cinese non riesce a classificarsi tra i primi dieci paesi, e si vede sorpassare da Paesi come Cuba, Kazakistan e Venezuela. Se analizziamo nel dettaglio i vari sottoindici emerge che, nel campo della partecipazione economica e delle opportunità, la Cina si classifica 62esima mentre presenta un risultato più basso nel settore dell’educazione essendo stimata all’81esima posizione. Per quanto riguarda il settore della salute ed aspettative di vita la Cina mostra scarsissimi risultati classificandosi 133esima, a livello di paesi come Albania, India ed Azerbaijan. Presenta infatti una percentuale di 0,89% femmine per ogni maschio e ciò è una risultante degli effetti della politica del figlio unico e del fenomeno delle “donne mancanti”. Il rapporto mondiale sulla distribuzione di uomini e donne mostra quanti uomini ci sono per ogni donna in un determinato Paese. Se questo presenta una proporzione al di sopra dell’1% (ad esempio 1,4%) indica che è presente più di un uomo per una donna, all’inverso invece un indice al di sotto dell’1% (ad esempio 0,6%) indica che ci sono più donne che uomini. La situazione ideale sarebbe quella indicata dall’1% che rappresenterebbe l’egual numero di uomini e donne. In questo caso in Cina è stimato che alla nascita ci sono 1,19% uomini per ogni donna, tra cui 1,17% uomini per ogni donna al di sotto dei quindici anni 8 e solo 0,93% uomini per ogni donna al di sopra dei novantacinque anni. Quindi in media si ha una maggior presenza di uomini stimata in media di 1,06% uomini per ogni donna. Questo indice mostra dei miglioramenti riguardo la situazione delle donne mancati, circa 50 milioni nella Repubblica Popolare Cinese. Questo fenomeno è un retaggio delle tradizioni culturali in cui la conservazione dei beni e del patrimonio di famiglia influenza la decisione di abortire nel caso in cui si presenti una nascita di sesso femminile. Il sistema cinese di attribuzione delle terre coltivabili, praticato in Cina a partire dagli anni Ottanta insieme al sistema ereditario basato sul patrilineato ha portato la popolazione delle zone rurali a preferire un figlio maschio. A tutto ciò si aggiunge anche lo status di inferiorità delle donne nella società. In società cosi attaccate ai valori tradizionali come quella cinese, l’assenza del figlio maschio porterebbe alla fine del clan e del nome di famiglia. Inoltre in Cina ed in gran parte dell’Asia, solo l’erede maschio può portare avanti e mantenere la famiglia, ed inoltre tener vivo il culto degli antenati. La figlia femmina, in una famiglia cinese, è vista come una persona di passaggio nella casa paterna. Al momento del matrimonio, infatti, la donna si dedicherà completamente alla famiglia del marito slegandosi da tutti i vincoli che la tenevano legata alla famiglia di origine e sarà libera dalle preoccupazioni di mantenere gli anziani genitori, compito che spetta solo al figlio maschio. Nelle campagne cinesi vige ancora l’idea che bisogna avere un figlio di sesso maschile per aver garantito il “sostegno durante la vecchiaia”, visto che non esiste la pensione. Un detto cinese recita “Allevare una figlia è come coltivare il campo di un altro”4. Il riaffiorarsi di credenze religiose e di pratiche tradizionali è associato alla disuguaglianza di genere, in quanto spesso queste credenze favoriscono l’infanticidio delle donne. La povertà che ancora affligge il continente asiatico è stata accompagnata dall’inasprirsi delle contraddizioni sociali. Anche se in Cina si è avuta una crescita rapidissima 4 Jià chūqù de nǚ'ér pō chūqù de shuǐ, 嫁出去的女儿泼出去的水, antico proverbio cinese. 9 e dei forti cambiamenti in vari livelli, non si è avuta una crescita diffusa, ma anzi ha portato un’ineguale distribuzione di ricchezza e reddito, lasciando le zone interne del Paese in condizioni di povertà e costrette a contare sulla terra e sull’allevamento come fonti principali di ricchezza mentre le zone costiere e le grandi città si arricchivano grazie alle industrie ed al turismo. In Cina, infatti, nonostante l’aumento esponenziale del PIL, il fenomeno degli aborti selettivi e degli infanticidi femminili, determinati dalla politica del figlio unico, non è in diminuzione. Per descrivere questa abominevole tendenza è stato coniato un nuovo termine : Gendericidio5. Con questo fenomeno si intende “la sistematica eliminazione di un particolare genere”, fenomeno ampiamente diffuso in Cina. Con l’uso di un’apparecchiatura ad ultrasuoni illegale, le coppie posso sapere in anticipo il sesso del nascituro e provvedere all’aborto in caso di feto di genere femminile. In altri casi, invece, le ostetriche sono pagate per far nascere “morta” la bambina al momento del parto. Queste pratiche ingiuste ed orribili hanno portato ad uno squilibrio profondo di genere in Cina, il cui rapporto sulle nascite di sesso maschile e di nascite femminili è cresciuto fino a 120 bambini su 100 bambine, rispetto a una media mondiale di 105 bambini su 100 femmine. Grazie ad una politica statale che ha vietato alle famiglie cinese di avere più di un figlio dal 1979, unita ad una serie di pregiudizi antichi e crudeli, la nuova super potenza mondiale ha iniziato la sua era di supremazia con un incredibile disequilibrio di genere e quindi surplus di uomini. Si stima che nel 2020, in Cina ci saranno trenta milioni di uomini in più rispetto alle donne e tutto ciò è una situazione irreale e nuova, poiché non era mai successo in nessuna parte del mondo prima d’ora. Questo fenomeno ha dato adito a nuove speculazioni riguardo ciò che potrebbe succedere, ovvero una guerra per eliminare il surplus maschile, un’aumento della criminalità, un forte Il termine Gendericidio è stato coniato dalla femminista americana Mary Anne Warren ed utilizzato per la prima volta nel suo libro del 1985, Gendericidio: L’Implicazione della Selezione del Sesso. 5 10 aumento della prostituzione che è già un fenomeno molto diffuso in ogni città Cinese ed un aumento dell’omosessualità. Inoltre già in tempi brevi questa disparità di genere ha acuito il fenomeno del commercio dei bambini rubati. Lo Stato non aveva previsto questi risultati ed essendo allarmato dai dati sempre più preoccuparti, sta utilizzando tutte le sue immense risorse di propaganda per cercare di fermare il massacro delle ragazze non ancora nate. Sarà difficile, però, combattere contro il pregiudizio a favore dei figli maschi e contro le figlie, radicato in una convinzione preistorica che i figli potranno prendersi cura dei loro genitori anziani, mentre le figlie costeranno soldi in dote, e diserteranno la famiglia d’origine per quella che acquisiranno col matrimonio. Questo massacro di massa delle bambine è evidente anche quando si esamina la composizione delle classi. Basta prendere come esempio una classe di una scuola elementare di una qualsiasi città media cinese, solo venti studenti su ottanta sono femmine. In un’altra classe venticinque su sessantatre studenti sono femmine, e cosi via. Anche se è possibile che ad alcune ragazzine sia vietata dai genitori l’opportunità di frequentare la scuola, la disparità di genere è comunque enorme e preoccupante. In Cina negli anni Ottanta il rapporto maschi/femmine era 108 a 100, negli ultimi anni invece questa disparità è aumentata, salendo fino a 124 uomini per 100 donne. Il professor Theodor Winkler6, uno dei massimi esperti mondiali di discriminazione femminile, ha parlato di “una pratica eugenetica non riconosciuta e resa silenziosa. L’intera demografia asiatica entrerà in crisi se non fermeremo il massacro di Eva”. Questo gendericidio non affligge solo la Cina ma interessa anche atri Paesi dell’Estremo Oriente, inclusi Taiwan e Singapore, l’India ed alcune etnie della popolazione degli Stati Uniti d’America. Il gendericidio esiste in quasi ogni continente, riguarda sia i ricchi che i poveri, istruiti o analfabeti e non conosce distinzione di religione ma interessa tutti. James Wolfensohn, ex presidente della Banca mondiale, afferma che “incoraggiare, ad esempio, l’istruzione delle 6 Theodor Winkler, studioso di scienze politiche ed international security. 11 ragazze in questi paesi avrà un effetto catalizzatore in tutti i campi dello sviluppo: favorirà il calo della mortalità infantile e materna, l’aumento della riuscita scolastica per entrambi i sessi, l’incremento della produttività, il progresso nel rispetto dell’ambiente ecc. Tutti questi miglioramenti si tradurranno in una crescita economica più rapida e in una più ampia ripartizione dei frutti della crescita”. Un altro indice che aiuta a capire la situazione delle donne e della popolazione tutta in Cina è il Gender Inequality Index (GII). Questo indice è stato ideato dal Programma delle Nazioni Unite (UNDP) per lo sviluppo, e raccoglie tutte i dati che indicano le disparità di genere presenti in ogni Paese a partire dal 2010. Secondo l'UNDP, questo indice è una misura composta dal margine della perdita di successo e crescita, all'interno di un paese, a causa di disuguaglianza di genere. Questo margine è stabilito sulla base di tre dimensioni: la salute, l’empowerment e la partecipazione nel mercato del lavoro. Gli svantaggi che affrontano le donne e le ragazze sono una delle principali fonti di disuguaglianza. Troppo spesso, infatti, le donne e le ragazze sono discriminate in settori quali sanità, istruzione e mercato del lavoro con ripercussioni negative per la loro libertà e il loro stile di vita. Le disuguaglianze di genere cambiano da Paese a Paese, andando da un indice di disuguaglianza del 4,5% al 74,7%. I Paesi che presentano una distribuzione disuguale dello sviluppo umano spesso hanno anche una percentuale di disuguaglianza tra donne e uomini alta. Il GII è calcolato analizzando fattori come il tasso di mortalità delle madri, il numero di seggi occupati dalle donne negli organi governativi oppure il tasso di partecipazione delle donne alla forza lavoro del Paese. Più basso è questo indice, migliore sarà la situazione all’interno del Paese e migliore sarà anche l’uguaglianza di genere. Le ricerche del 2012 hanno mostrato che l’Olanda è il Paese con il tasso più alto di uguaglianza di genere, mentre lo Yemen presenta il tasso più basso e quindi c’è molta disparità di genere. 12 La Repubblica Popolare Cinese nella classifica dell’indice sulla distribuzione delle risorse umane si è classificata in 101esima posizione su 200 Paesi analizzati, quindi si posiziona quasi perfettamente al centro. Di certo la strada per raggiungere l’uguaglianza di genere è ancora lunga, ma il governo sembra aver capito che è importante impegnarsi a favore di ciò. 13 議 無 父 母 貽 罹 載 弄 之 瓦、 無 非 無 乃 生 女 子、 載 寢 之 地 儀、 、 唯 載 洒 衣 食 之 是、 裼、 室 家 君 王、 載 乃 弄 生 之 男 璋 、 子、 其 載 泣 寢 喤 之 喤、 朱 芾 斯 皇、 牀、 載 衣 之 裳、 When a son is born Let him sleep on the bed Clothe him with fine clothes And give him jade to play with. How lordly his cry is! May he grow up to wear crimson And be the Lord of the clan and the tribe When a daughter is born Let her sleep on the ground Wrap her in common wrappings And give her broken tiles for playthings May she have no faults, no merits of her own May she well attend to food and wine And bring no discredit to her parents. 7 1.2 La figura femminile in Cina dal 1900 ad oggi I versi sopra riportati sono tratti dalla poesia n°189 dello Shi jing ( il “Classico della poesia”) tratto da The book of odes, The Museum of Far Eastern Antiquities, Stoccolma, 1950 a cura di B. Karlgren. La traduzione è invece tratta da CROLL, Elisabeth, Changing identities of Chinese women, Hong Kong, Hong Kong U.P.,1995, p. 32. 7 14 Le donne cinesi hanno subito vari cambiamenti nell’ultimo secolo. All’inizio di questo secolo infatti la Cina era ancora semi coloniale e semi feudale. Ciò significava che le donne erano tenute ai livelli bassi della società e non avevano nessun potere decisionale nella loro stessa vita quotidiana. Il ruolo delle donne è cambiato drammaticamente quando il Partito Comunista Cinese (PCC) ha portato la popolazione cinese alla grande e profonda rivoluzione nazional democratica. Prima di questa rivoluzione, le donne non avevano nessun potere politico e non partecipavano in nessun aspetto della vita sociale o politica. Anche a livello economico dipendevano completamente dal marito o dal padre se non sposate e non erano autorizzate ad avere proprietà, eredità o un’entrata monetaria indipendente. Inoltre dovevano sempre obbedire a qualcuno e ciò aboliva completamente la loro dignità ed indipendenza, rendendo le loro vite molto tortuose. Un primo miglioramento della condizione della donna in Cina si è avuto nell’ultima decade del 1800, periodo in cui venne vietata la fasciatura dei piedi e resa l’istruzione accessibile anche alle donne. Con la rivoluzione del 1911, che aveva come scopo una maggiore uguaglianza tra uomo e donna e la partecipazione delle donne nelle questioni politiche, sono nati i primi movimenti femministi in Cina e le donne iniziano ad avere una maggior coscienza del loro essere e si battono per avere maggiori diritti. Nonostante queste manifestazioni non siano riuscite ad ottenere grandi cambiamenti, ma hanno fatto aumentare la consapevolezza di come le donne cinesi erano state maltrattate fino a quel momento. La fondazione del Partito Comunista Cinese, ha cambiato le vite del popolo cinese nel miglior modo possibile per quel periodo. Grazie alla Repubblica Popolare Cinese le donne e gli uomini hanno acquisito l’uguaglianza davanti alla legge. Le donne sono ora in grado di andarsene liberamente dalle loro case e fare quello che vogliono. Inoltre, non sono più analfabete, sono autorizzate a sposare chi vogliono e la prostituzione è stata vietata rendendo meno facile tradire per 15 gli uomini. Questi cambiamenti che hanno le donne hanno attraversato ha reso le loro vite più semplici e meno tortuose. Con la morte di Mao Zedong, avvenuta nel 1976, per la Cina è iniziata una nuova fase caratterizzata da modernizzazione, apertura verso l’Occidente e soprattutto demaoizzazione. Deng Xiaoping, successore del Chairmain, propose un riaggiustamento del sistema economico, che essendo basato sul modello sovietico non rispettava le necessità della popolazione cinese. Deng presentò il suo piano di riforme durante il terzo plenum del ventunesimo Comitato centrale del PCC del dicembre 1978. Le riforme economiche interessarono principalmente le zone rurali della Cina, cercando di decollettivizzare il settore agricolo e contemporaneamente rilanciare il settore industriale ed urbano con la liberalizzazione dei prezzi e delle imprese. Il boom industriale degli anni Ottanta è un pratico esempio del successo ottenuto creando infrastrutture necessarie per far funzionare l’economia di mercato, ottenendo ritmi incredibili di crescita e svelando le immense capacità di impresa e di sviluppo industriale della società cinese. Inoltre Deng, aprendo il mercato cinese all’Occidente, aveva espresso il desiderio della Cina di unire la modernizzazione interna all’economia mondiale. Acquisendo però sempre maggior rilievo nel panorama internazionale, la Cina ha dovuto affrontare i problemi legati alle repentine liberalizzazioni economiche. Ad esempio la liberalizzazione economica aveva favorito il ritorno all’impresa familiare che incrementava il declino del ruolo della donna all’interno delle comunità rurali. Marie-Claire Bergère, scriveva di quell’epoca che in Cina: “Le mogli, le figlie delle famiglie contadine lavorano ormai all’interno del nucleo familiare e sono sottoposte all’autorità del capofamiglia, che è anche il capo dell’impresa. Il padre o il marito si è sostituito al capo della squadra per la distribuzione dei compiti. Nessun punto-lavoro viene a mettere in risalto il contributo individuale delle donne ai redditi familiari: la retribuzione è in certi casi indivisa o nulla. La riforma tende a resuscitare un’autorità patriarcale. (…) Le donne della campagna hanno anche molto da perdere per il 16 venir meno delle istituzioni mediche e di aiuto sociale, fino a questo momento finanziate con i fondi delle unità collettive. (…) Il rinnovamento dell’impresa familiare valorizza il ruolo del figlio: è il suo lavoro che permette di mantenere e sviluppare la produzione. (…) La madre che partorisce solo figlie è sempre stata disapprovata dalla società tradizionale. Ma nella Cina di Deng Xiaoping la combinazione di una riforma rurale che esalta l’impresa familiare, e di una pianificazione demografica, che si sforza d’imporre la necessità del figlio unico, dà una forza nuova all’antica maledizione” 8. Queste nuove riforme economiche ridimensionavano il ruolo della donna alla gestione della casa, sminuendo il lavoro femminile. La politica del figlio unico adottata nel 1978 aveva finito di emarginare la popolazione femminile principalmente alle aree rurali, zone in cui un elevato numero di figli significava maggior manodopera su cui poter contare. Inoltre, a causa di forti disuguaglianze e della perdita del supporto sociale pubblico, vennero riprese alcune credenze e pratiche tradizionali che davano importanza ai clan familiari. Usando ancora le parole di Marie-Claire Bergère, le donne per eludere la politica del figlio unico : “…fanno appello a medici non autorizzati o a chirurghi occasionali pagati a mercato nero per procedere clandestinamente alla rimozione di sterilets (…) e fuggono nei villaggi vicini per partorirvi di nascosto”9. La popolazione criticò aspramente la politica del figlio unico, ma il governo dovette imporsi anche con metodi molto bruschi poiché se la crescita demografica non fosse stata controllata, la scommessa delle “Quattro Modernizzazioni” (agricoltura, industria, difesa, ricerca scientifica e tecnologica) sarebbe stata perduta. La pianificazione familiare era la prima e la più urgente di tutte le priorità nazionali. La nuova politica demografica aveva però dei riscontri negativi sulle donne e soprattutto sulle bambine. Da questa politica iniziano i problemi legati agli 8 9 M.C. Bergère, (2000) La Cina dal 1949 ai giorni nostri, Il Mulino, Bologna. Ivi 17 squilibri demografici tra uomini e donne. Infatti in questo periodo nelle zone rurali era molto alto il tasso di infanticidio femminile e la non registrazione delle bambine alla nascita, a causa della politica del figlio unico. Anche le politiche di trasformazione delle imprese pubbliche non avevano aiutato la situazione delle donne, causando molteplici licenziamenti. Secondo i dati dell’antropologa Elisabeth Croll all’inizio degli anni Novanta le donne costituivano il 70% dei lavoratori “dismessi”. A causa di questi problemi nelle campagne si assistette ad un vero e proprio esodo verso le città e le zone costiere. Questa migrazione aveva colpito soprattutto le giovani donne cinesi che si recavano in città per cercare lavoro come cameriere, commesse o addirittura prostitute. Un fenomeno creatosi dopo questo esodo è quello del Guaimai10 cioè rapimento e vendita delle giovani donne come mogli. Questa pratica è stato un vero e proprio commercio della schiavitù, ricomparso all’inizio degli anni Ottanta in tutta la Cina. La crescente miseria che si trovava soprattutto nelle aree rurali, aveva incoraggiato il traffico delle mogli che era usato come espediente per cercare di salvare il proprio nucleo familiare. Nel 1992 le autorità cinesi hanno stimato che circa 50mila persone tra donne e bambine sono state rapite e vendute come mogli. Dieci anni fa il costo di una moglie era compreso tra i 250 ed i 500 dollari, prezzo molto inferiore rispetto ad una cerimonia di nozze regolare che veniva a costare sui 1200 dollari. Spesso il traffico delle donne a scopo matrimoniale è vittima del tacito assenso delle autorità locali e delle comunità. Per cercare di aiutare le donne in difficoltà nella People’s Republic of China (PRC), sono state create delle linee telefoniche a cui potersi rivolgere per denunciare le violenze subite. Questo servizio però viene usato soprattutto da donne istruite che appartengono ai ceti medi della popolazione e che rappresentano solo una minima parte delle donne maltrattate. 10 拐卖, Guaimai, traduzione letterale rapire e vendere. 18 Nella vita di tutti i giorni delle donne cinesi si possono notare dei cambiamenti positivi. Le donne possono ora lavorare, si possono vestire come preferiscono e soprattutto possono vivere la loro vita autonomamente senza essere costrette a matrimoni di retaggio feudale. Inoltre le donne ora possono accedere all’istruzione universitaria che le aiuta ad avere un lavoro importante nel mondo politico o economico. La Cina, però, è ancora un Paese in Via di Sviluppo e si spera che la situazione continui a migliorare col passar del tempo. 1.3 Le donne cinesi e la legge 19 “Investire sulle donne non porta benefici solo alle donne stesse, ma ha anche alti rendimenti sociali che riflettono un miglioramento del benessere dei figli e una riduzione della fertilità, della povertà e dei pregiudizi di genere” 11. Il primo ottobre 1949 Mao Zedong 12, capo del Partito Comunista Cinese e leader dell’Esercito Popolare di Liberazione, proclamò la nascita della Repubblica Popolare Cinese. A piazza Tian’anmen al fianco di Mao, c’era sua moglie Jian Qin. La presenza di una donna di fianco al leader cinese segnò un’importante svolta nella storia della Cina e voleva significare l’impegno che il Partito voleva assumersi creando delle leggi a favore delle donne. Il governo cinese a partire dagli anni Cinquanta ha iniziato ad interessarsi seriamente alla condizione delle donne. La prima legge creata fu quella sul matrimonio del 1950. Mao aveva dichiarato che le donne erano “l’altra metà del cielo” riconoscendone il valore e la dignità ed inoltre cercò di favorire l’ingresso delle donne ai ruoli in precedenza destinati solamente agli uomini. Questa integrazione delle donne però era vista come un processo che le facesse diventare come gli uomini, e non solo uguali agli uomini; ciò implicava una perdita di femminilità ed un processo di mascolinizzazione che includeva l’aspetto, i ruoli e le funzioni sia familiari che sociali. Il partito si impegnò fortemente per ridurre le disuguaglianze modificando anche la lingua cinese, abolendo tutte le espressioni che erano usate per distinguere gli uomini dalle donne. Venne uniformato anche il vestiario, tutti infatti senza distinzione dovettero adottare le tenute da lavoro e venne abolito l’uso di stoffe sgargianti o altri ornamenti. Secondo la nuova politica del Partito, le donne dovevano raggiungere l’indipendenza ed il rispetto degli uomini attraverso il lavoro. Le donne mostrate dai grandi manifesti che tappezzavano la città erano donne fiere e determinate, dallo sguardo deciso, dalla postura seria e 11 Coady D., Dai X., Wang L.,Community Programs and Women’s Participation: The Chinese Experience. 12 Mao Zedong, 毛沢東, leader del Partito Comunista e primo Presidente della Repubblica Popolare Cinese ( 1893-1976). 20 dalla corporatura massiccia. Gli slogan di Mao volevano modificare l’immagine della donna cambiando la percezione che costoro avevano di se stesse, spingendole a proporsi ed impegnarsi per ottenere ruoli precedentemente destinati agli uomini. La stampa inoltre tendeva a pubblicizzare immagini in cui le donne svolgevano lavori utili ed in cui veniva esaltata la dedizione verso la patria. La nazione infatti aveva bisogno del contributo di tutti per diventare grande ed il compito delle donne era quello di partecipare alla produzione. Mao scriveva nel suo Libretto Rosso: “E’̀ di primaria importanza per l’edificazione della grande società̀ socialista inserire in massa le donne nelle attività̀ produttive. Una vera eguaglianza tra l’uomo e la donna è realizzata solo nel corso del processo di trasformazione socialista di tutta la società̀”13. Durante la guerra di Corea e soprattutto durante il “Grande Balzo in avanti” 14 il lavoro delle donne fu molto utile e divenne un modo per loro di riscattarsi dall’ignoranza e dalla sottomissione che avevano subito in passato. Inoltre il lavoro che dovettero fornire venne visto come un modo per ricompensare il Partito e la Patria per ciò che gli era stato offerto, tra cui libertà di matrimonio, divorzio e parità dei sessi. Nei periodi di crisi del Paese, per permettere alle donne di dedicarsi completamente al lavoro vennero create nelle città delle mense comuni e furono potenziati i servizi assistenziali. Ad esempio vennero creati degli asili settimanali in cui le madri potevano lasciare i propri figli, in età prescolare, per tutta la settimana. Mao voleva che anche le donne si impegnassero in uno stile di vita dedito al lavoro sacrificando gli affetti familiari, aspramente criticati poiché toglievano tempo ed energie alla produzione. Si ebbe quindi uno sviluppo a due facce, infatti se da un lato venivano sacrificati i legami familiari dall’altro lato vennero creati nuovi programmi sociali che Zedong M., Libretto Rosso, Beijing. 14 大跃进, Grande Balzo in avanti, (1957-1959). 13 21 fornivano alle donne istruzione e sicurezza economica, garantendo maggiori diritti e possibilità di lavoro. Dai dati raccolti alla fine degli anni Cinquanta si nota che la percentuale delle donne lavoratrici dai sedici ai sessanta anni raggiungeva il 90%. In questo periodo nacque anche la Federazione delle Donne, che anche se sulla carta aveva il compito di controllare l’effettiva validità delle politiche a favore delle donne, in realtà era strettamente legata al Governo, risultandone quasi un organo aggiuntivo, poiché praticamente aveva il compito di diffondere ed esaltare le decisioni del Partito tra le donne. In realtà anche se ci furono molti programmi ed incentivi per le donne, alla base c’erano ancora varie differenze di trattamento tra cui la diversa divisione del lavoro e delle retribuzioni. Le donne avevano meno possibilità di raggiungere i livelli più alti di istruzione ed erano relegate alle posizioni lavorative più basse e peggio pagate, anche se il loro carico di lavoro era completamente equiparato a quello degli uomini. L’unità di lavoro sostituì quindi quasi completamente la famiglia in quanto gli uomini e le donne trascorrevano molto più tempo con i colleghi piuttosto che in casa. Anche se la legge del 1950 sul matrimonio l’aveva reso libero, in realtà l’unità di lavoro aveva una voce molto forte in capitolo riguardo il matrimonio o il divorzio dei suoi membri. Per le donne il passaggio dall’adolescenza all’età adulta non era più indicato dal matrimonio come in passato, ma era sancito dall’inizio dell’attività lavorativa. Spesso le donne lavoratrici rinunciavano volontariamente ai congedi per maternità o alle pause per l’allattamento per non danneggiare i colleghi dell’unità e soprattutto per non essere considerate da meno degli uomini. L’idea del partito era che la miseria e le difficoltà che la popolazione doveva affrontare erano solo un piccolo dettaglio necessario per raggiungere un futuro più roseo e prospero. Un’unica eccezione al pensiero maoista fu l’inchiesta tra il 1963 ed il 1964 della 22 rivista femminile Zhongguo Funü15 intitolata “Cos’è la felicità per una donna rivoluzionaria?”. Le risposte che risultavano da questa inchiesta rivelarono uno scontento della popolazione femminile cinese creato soprattutto dalla sensazione che le prospettive che il Governo presentava, non erano cosi reali e soprattutto chiedevano più sacrifici alle donne rispetto agli uomini. Per molte donne il sogno “segreto” era ancora quello di sostenere il marito ed educare i figli in una casa accogliente. Ovviamente i risultati di questa inchiesta vennero aspramente criticati, e l’opposizione fu dura nei confronti delle donne che mostravano di voler dare priorità alla loro soddisfazioni personali piuttosto che allo sviluppo del Paese. Molte donne al contrario indicarono come ideale di felicità personale la possibilità di lavorare e lottare per la patria socialista, riconoscendo che tutto ciò che loro avevano ottenuto era il risultato della lotta di altre donne prima di loro. Con la Rivoluzione Culturale 16, la Cina si trovò costretta ad affrontare altre esigenze e le difficoltà delle donne vennero accantonate. La Federazione delle donne venne sciolta e gli anni della Rivoluzione furono tragici per le donne. Molte donne si arruolarono nelle Guardie Rosse 17, torturando chi si mostrava contrario alle idee del Partito. Le donne più colte divennero oggetto di disprezzo e diffidenza e furono costrette nei campi di lavoro e persero ogni forma di assistenza statale. In questi campi di lavoro, situati nelle regioni più povere ed arretrate della Cina, le donne erano costrette a vivere in baracche prive di acqua potabile e luce elettrica ed anche i collegamenti con il resto del Paese erano scarsi. La morte di Mao, avvenuta nel 1976, segnò la fine della Rivoluzione Culturale e 15 Zhonguo Funu,̈中國 女, Donne della Cina, rivista specializzata per donne, pubblicata per la prima volta nel 1939 dalla Commissione delle Donne della Commissione Centrale del Partito Comunista Cinese. 16 Wénhuà dà gémìng ,文化大革命,Rivoluzione Culturale (1966-1967). 17 Guardie Rosse, esercito formato soprattutto da studenti universitari, che inneggiava alla figura di Mao seguendo i suoi precetti scritti nel Libro Rosso. 23 liberò la Repubblica Popolare Cinese da un personaggio diventato ormai scomodo e pesante. Successore di Mao fu Deng Xiaoping, che proponeva idee nuove e completamente opposte a quelle del Grande Timoniere. La priorità del governo Deng fu lo sviluppo economico volto a trasformare la Cina in una grande potenza moderna, stravolgendo completamente la politica socialista seguita fino ad allora. Un primo provvedimento è stato quello di privatizzare le industrie, oltre a redistribuire i terreni agricoli ai contadini, dando nuova importanza alle famiglie responsabili dei propri guadagni e delle proprie perdite. Nelle grandi città alle aziende fu consigliato di riorganizzarsi ed ammodernarsi in modo da essere competitive sul mercato mondiale. Il Paese pian piano si è aperto agli investimenti stranieri, soprattutto a Sud e nelle Zone Economiche Speciali18 (ZES) però tenendo sempre sotto controllo il fenomeno per non rischiare di mettere in pericolo il governo centrale. I cambiamenti voluti da Deng hanno colpito anche le donne che da operaie sono diventate donne dalle mille sfaccettature e dai vari ruoli. Le donne sui manifesti non sono più vestite con le tute blu e non presentano più lo sguardo in avanti, ma sono donne eleganti e sorridenti, con vestiti svolazzanti. Esse sono sia consumatrici che imprenditrici. Questa nuova politica ha quindi mostrato l’inefficacia della tendenza egualitaria proposta dal maoismo. Ciò è visibile soprattutto nei dati riscontrati nelle statistiche nazionali ed internazionali. Infatti nella corsa all’oro i soggetti più deboli come le donne hanno dovuto pagare cari i costi per i cambiamenti. Dal 1949, e per circa metà secolo le donne cinesi hanno attraversato un lungo cammino di riforme, hanno subito cambiamenti drastici del loro ruolo di donne sia negli aspetti politici, sociali ed economici. Le riforme economiche ed il Zone economiche speciali della Cina sono delle città nelle regioni a Sud del Paese tra cui Shenzhen, Zhuhai e Shantou nel Guangong, Xiamen nel Fujian e l’intera provincia dell’Hainan. In queste zone vigono leggi speciali e misure più flessibili volte a favorire gli investimenti stranieri. 18 24 processo di apertura all’Occidente che ha interessato la Cina dal 1978 hanno creato nuove sfide per le donne cinesi, offrendogli nuovi obiettivi e nuove opportunità. Le donne cinesi hanno guadagnato molto in quest’ultimo secolo ma la strada per raggiungere la completa uguaglianza con gli uomini è ancora lunga. L’impatto delle riforme di Deng Xiaoping sulle donne delle città è stato drammatico. Durante il periodo maoista, le donne cinesi potevano far affidamento completamente sul governo riguardo il loro lavoro, le cure sanitarie, l’istruzione, la sicurezza e la pensione; adesso invece con le nuove riforme molte donne hanno perso il loro lavoro e tutti i benefici correlati. Le donne della PRC sono svantaggiate in vari modi ad esempio le donne subiscono più degli uomini i licenziamenti e ricevono meno supporto dopo esser state licenziate, sono costrette al pensionamento prima degli colleghi maschi e le opportunità di trovare un nuovo lavoro sono molto basse. Per le donne che non hanno ancora un lavoro, spesso le uniche opportunità che gli vengono offerte sono lavori di scarso rango, con uno stipendio molto basso e con orari di lavoro molto lunghi. Inoltre spesso sono lavori che non assicurano nessuna copertura pensionistica e sono ad alto rischio. Un’altra modifica compiuta col nuovo ciclo di riforme è l’annullamento dell’assegnazione di lavori ai neolaureati. Uno studio del 2002 su 1068 candidati ha mostrato che con le stesse qualifiche, solo il 63,4% delle donne laureate ha trovato lavoro subito dopo aver finito l’università , comparato al 72,1% degli uomini laureati. Le studentesse universitarie inoltre hanno minori aspettative nei confronti del loro lavoro e il loro salario iniziale è inferiore rispetto quello dei loro colleghi maschi. Per quanto riguarda l’accesso all’istruzione, anche se per la scuola primaria le iscrizioni delle bambine hanno raggiunto il numero dei bambini, nelle università le donne rappresentano solo il 40% degli studenti. Per quanto riguarda le posizioni lavorative, gli uomini sono assunti come personale tecnico ed amministrativo, mentre le donne sono assunte come assistenti, addette alle vendite o cassiere. Le donne della Cina rurale sono quelle che hanno subito di più le riforme in 25 quanto sono il gruppo più ignorato, anche se rappresentano il gruppo di donne più numeroso. Queste donne sono collocate al livello più basso della società, molto più indietro rispetto agli altri gruppi della popolazione che risultano più istruiti e più impegnati a livello politico e sociale. Le donne contadine hanno poche possibilità di accedere ad un’istruzione e non ricevono nessun beneficio sociale dal governo. Prima dell’era delle riforme le donne rurali erano legate alla terra e costrette a restare sempre nello stesso posto poiché la legge gli impediva di lasciare il villaggio se non con il matrimonio. Con le riforme queste limitazioni sono state abolite e le donne contadine si sono potute spostare nelle città e nelle zone più sviluppate lavorando come cameriere, babysitter o donne delle pulizie. Spesso fanno i lavori peggiori e meno pagati, sono marginalizzate dai residenti della città che le guardano con disprezzo. Milioni di ragazze si sono spostate dalla campagne alle zone costiere, facendo lavori di ogni tipo e lavorando anche quattordici ore al giorno per sette giorni alla settimana. Poche, tra queste donne dell’entroterra sono riuscite a crearsi una propria azienda e sono completamente integrate nella vita di città. Nelle zone rurali le fattorie sono diventate il mezzo principale di sostentamento delle donne e spesso le gestiscono da sole. E’ stato infatti stimato che circa il 60% delle fattorie è gestito da donne, mentre gli uomini lasciano i villaggi per cercare nuove opportunità nelle zone più sviluppate o nelle grandi città. Nella sfera culturale ed educativa, c’è stato un ritorno ai valori culturali della tradizione che vede la donna come un essere femminile, solidale e dipendente; mentre essere forti, coraggiosi ed avere successo sono considerati da molti tratti negativi che appartengono ad una iron lady che non ha sentimenti e non è ben vista come moglie. La bellezza è diventata quasi un requisito nel mondo del lavoro, spesso per ottenere un impiego bisogna essere belle o almeno carine. Attualmente in Cina ci sono 9 mila riviste che sponsorizzano quest’idea di donna carina, soffermandosi più sull’aspetto senza badare molto al contenuto. Per quanto riguarda la partecipazione politica le donne non sono molto 26 rappresentate negli uffici governativi a qualsiasi livello, soprattutto ai vertici. Esse sono sottorappresentate anche nelle aziende e nei principali settori della società. Le donno sono presenti solo in alcuni settori in cui ci si aspetta la presenza delle donne come ad esempio l’educazione e la sanità ma in campi come scienza e tecnologia, considerati prettamente maschili le donne non ci sono quasi. Nel primo periodo che va dal 1949 al 1976 le cinesi hanno visto riconosciuta la loro identità come un intero gruppo, gli è stato dato il ruolo sociale di “metà del cielo” e sono state equiparate in tutti gli aspetti con gli uomini, anche per quanto riguarda i lavori più duri. Nella seconda fase, che va dal 1977 ai giorni nostri, le donne invece hanno rotto le convenzioni sociali che le vedevano come un’unica categoria e sono state riconosciute individualmente, continuando allo stesso tempo il processo di integrazione col resto del mondo e quindi modernizzando il movimento delle donne. Anche se la prima fase è fondamentale per ottenere l’identità di gruppo, solo nel secondo periodo le donne hanno ottenuto maggiore autonomia e hanno potuto proporre la loro idea, ovvero non solo essere uguali agli uomini ma anche essere riconosciute come individui. Alle donne cinesi è mancato il capitale politico, economico e sociale di trarre vantaggio dalle opportunità createsi con la riforma economica, opportunità che gli uomini invece hanno avuto. Il governo si è quindi impegnato a favore delle donne, per cercare di migliorare le loro condizioni fornendo vari aiuti, ad esempio alle donne meno abbienti sono stati concessi dei finanziamenti per continuare a studiare. Nel 1950, inoltre, per la prima volta in Cina venne emanata “la legge sul matrimonio”. Questa legge era contro la famiglia feudale e la morale borghese ovvero quell’idea che vietava alle donne di svolgere le loro funzioni di madri e cittadine ma le relegava al solo compito di gestrici del focolare domestico. La legge sul matrimonio fu però anticipata dalle Disposizioni legali sulla legge agraria, poiché il PCC era convinto che per cambiare il sistema si dovesse 27 cominciare dalla base. Inoltre questa riforma agraria è anche una riforma della famiglia poiché prevede maggior libertà per le donne. L’efficacia della riforma agraria unita a quella della legge sul matrimonio, trasformeranno completamente la società cinese. Il sistema dei clan non avrà più valore in quanto è privato della base economica ed inoltre le donne diventano proprietarie dei beni proprio come gli uomini, quindi il patriarcato perde la sua efficacia. Il 1 maggio 1950, Mao promulgò la legge sul matrimonio, diffondendo l’idea rivoluzionaria che le donne e gli uomini godono degli stessi diritti all’interno del nucleo familiare. Viene abolito il ruolo del capofamiglia e con questo provvedimento le donne possono conservare il loro cognome ed inoltre i figli hanno il diritto di prendere anche il nome della madre. Questo aspetto della conservazione del cognome ha un grande valore per il ruolo della donna in quanto nella società cinese il cognome è sinonimo di unità e potere nella società. Questo provvedimento è quindi un modo per dare nuova forza al ruolo delle donne per opporsi all’arretratezza culturale, economica e politica che avevano dovuto subire negli anni precedenti. In questo modo si dava alla donna la possibilità di crearsi una propria personalità ed una funzione sociale autonoma. Con questa legge è modificato anche il modello di famiglia, in quanto vengono inseriti nuovi criteri. Il primo riguarda l’uguaglianza degli sposi a livello etico ma anche a livello economico in quanto entrambi i genitori ed i figli hanno il diritto di ereditare la proprietà degli uni e degli altri, mentre prima la donna non poteva ereditare i beni del marito o dei figli. Un altro aspetto evidenziato da questa legge è la tutela del bambino che ha il diritto di essere protetto ed educato, e poi da grande ha il dovere di aiutare i genitori. Questo concetto è ancora valido in Cina, poiché la pietà filiare è una componente molto importante dell’etica confuciana. Un aspetto fondamentale di questa nuova legge riguarda la registrazione dei matrimoni. Questo provvedimento vuole essere una rottura contro la vecchia tendenza dei matrimi combinati dai parenti. La legge sul 28 matrimonio non dimentica il valore politico che ha la famiglia, infatti viene identificata come una cellula di educazione socialista ed il suo compito è quello di diffondere i valori dell’etica socialista. Altri vantaggi previsti dalla legge sul matrimonio favoriscono i diritti delle donne, infatti questa legge vieta ad esempio agli uomini di chiedere il divorzio mentre la donna è incinta e fino ad un anno dalla nascita del figlio, mentre la donna può decidere liberamente quando divorziare. Inoltre grazie a questo provvedimento è rivalutato anche il ruolo della casalinga. La mansione di casalinga viene infatti considerata un lavoro a tutti gli effetti, ed è anche prevista una retribuzione in quanto si afferma che “il lavoro della donna in casa è uguale a quello dell’uomo fuori e quindi dà alla donna diritto uguale a quello dell’uomo sulla proprietà familiare” 19. Grazie alle facilitazioni previste dalla legge sul matrimonio per quanto riguarda i divorzi nel 1950, le statistiche riportano che in Cina ci furono 186.167 divorzi, cifra che continua a crescere in modo esponenziale arrivando al milione di divorzi nel 1956. Questa legge però non aveva risolto tutti i problemi che avevano afflitto la popolazione cinese nel periodo maoista. Infatti, “la nuova legge sul matrimonio” del 1980, che modificava quella del 1950, riteneva ancora necessario proibire il maltrattamento o l’uccisione delle bambine e delle loro madri, mentre la nascita di figli maschi era accolta con grandi festeggiamenti. L’indagine condotta dalla Federazione delle Donne nel 1981 ha mostrato come in molte province del Paese la disparità numerica tra uomini e donne sia un fenomeno talmente preoccupante da rendere impossibile in futuro il matrimonio per molti uomini. E’ stata lanciata quindi non solo nelle zone rurali ma in tutta la Cina, una campagna contro l’infanticidio per dimostrare che anche le donne possono partecipare alla vita economica, sociale e politica del Paese. Per sensibilizzare le famiglie sono stati affissi enormi cartelloni che mostravano bambine felici insieme ai genitori sorridenti con la scritta girls are beautiful. 19 Kristeva, J. (1975) Donne Cinesi, Feltrinelli, Milano. 29 Nonostante i nuovi cambiamenti la situazione delle donne nelle fabbriche non è molto semplice infatti nel 1988 venne varata una legge per la protezione del lavoro femminile, che ha spinto le donne nelle aziende più piccole e quindi con meno controlli oppure ha incrementato il lavoro “informale” ovvero senza contratto, senza orario, con salari bassi ed elevate condizioni di rischio. Nello specifico si tratta di aziende del settore tessile ed alimentare in cui è occupata la gran parte della manodopera femminile cinese, e sono anche le più coinvolte nella competizione internazionale con bassi costi di gestione e grandi quantità di lavoro. Molte donne inoltre lavorano in ditte a conduzione familiare in cui è possibile avere orari più flessibili e la possibilità di lavorare vicino casa. Anche il lavoro nei campi occupa una grande fetta della manodopera femminile ed infantile cinese, creando un basso tasso di scolarizzazione. Infatti le bambine vengono ritirate prima dei maschi da scuola per poter essere mandate a lavorare nei campi, e in alcune zone rurali sono pochissime le donne che avanzano nel percorso scolastico. Per sfuggire a questa vita misera c’è una forte tendenza all’emigrazione dalle campagne delle giovani donne verso le città. Le giovani donne però in città non trovano solo opportunità lavorative, ma spesso si imbattono in loschi giri cadendo vittime della prostituzione. Dal 1992 inoltre è stata attivata la “Legge per la tutela dei diritti e degli interessi della donna”. Questa legge è la prima del suo genere a definire una serie di diritti specifici per le donne in campo politico, economico, sociale e culturale, supportata inoltre da una serie di associazioni e centri informativi che cercano di sensibilizzare la popolazione sulle tematiche di genere, spiegando che la nascita di una bambina non è un fenomeno negativo e da attribuire solamente alla madre. Questa legge è stata creata per evitare le situazioni di estrema discriminazione che c’erano durante i primi decenni del periodo comunista. La Federazione delle Donne ha inoltre cercato di rendere le donne cinesi soggetti attivi della propria trasformazione con la “Dichiarazione delle quattro 30 autoreferenzialità” ovvero: rispettare se stesse, avere fiducia in se stesse, fare affidamento su se stesse e migliorare se stesse. Questi punti furono anche ripresi nelle dichiarazioni governative della Quarta Conferenza sulle Donne organizzata dall’ONU e tenutasi a Pechino nel 1995. Questa dichiarazione vuole mettere in risalto l’ ”Io Femminile” per cercare di superare la coscienza del “Noi” collettivo creato dal partito, dall’unità di lavoro o dal nucleo familiare. Dalle statistiche si nota anche che le donne cinesi hanno raggiunto maggiori livelli di benessere rispetto alle donne negli altri Paesi in Via di Sviluppo. La Cina infatti si sta impegnando per potenziare il ruolo delle donne, combattendo soprattutto gli antichi valori feudali fortemente radicati nella società cinese. Il governo infatti dagli anni Cinquanta sta portando avanti una serie di riforme volte a migliorare l’educazione delle donne, la sanità e le opportunità di lavoro, inoltre cerca di promuovere il coinvolgimento sociale e politico delle donne nei vertici. Sono state anche promulgate delle leggi per proteggere il diritto di proprietà delle donne e la promozione dell’uguaglianza nelle opportunità lavorative, nell’accesso ai servizi di base e nella partecipazione alla vita politica. Questi provvedimenti sono stati resi obbligatori soprattutto nelle zone rurali e povere del Paese dove la privazione delle donne era più diffusa e più profonda. L’investimento pubblico sulla creazione di infrastrutture come ad esempio le scuole serali o la creazione di corsi di alfabetizzazione ha fortemente contribuito alla rapida riduzione tra gli adulti, soprattutto di sesso femminile, del tasso di analfabetismo. Le statistiche ufficiali mostrano infatti che ad esempio nel 1970 il tasso di analfabetismo era del 64% mentre nel 1998 era già stato ridotto al 24%. Un progetto che il governo della PRC ha portato avanti per cercare di ridurre le differenze di genere è il Population Control and Community Development Project. Il programma è stato attuato nel 1993 in oltre trentasette grandi villaggi sparsi in diciasette province, su ventotto totali, in tutta la Cina. Questo programma ha due obiettivi principali che sono : 1. aiutare le donne ad identificare una serie di potenziali opportunità 31 economiche e sociali 2. agevolare lo sviluppo di istituzioni pubbliche e comunitarie per consentire alle donne di sfruttare queste opportunità. Questo progetto principalmente doveva servire per valutare l'impatto sulle decisioni di fertilità delle donne per migliorare le opportunità economiche e sociali delle donne. In Cina, infatti è stato notato che le politiche di pianificazione familiare sono più efficaci se sono fornite alle donne maggiori opportunità sociali ed economiche piuttosto che dalla semplice imposizione di misure coercitive volte a controllare la crescita demografica. I dati raccolti fanno riferimento all'anno 1996, tre anni dopo l'attuazione del programma e i risultati suggeriscono che questo programma ha avuto un esito positivo in termini di riduzione della dimensione della famiglia, ha inoltre contribuito a ridurre i pregiudizi di genere, e ad accrescere la partecipazione delle donne alla vita della comunità . Il programma comunitario ha sia dimensioni economiche che sociali, infatti prevede seminari agricoli, attività culturali e di intrattenimento ed anche incontri politici. Una delle particolarità di questo progetto è la sua enfasi sullo sviluppo del capitale umano e sociale, piuttosto che la fornitura di aiuti finanziari. Pertanto, il sostegno finanziario diretto da parte del governo centrale o locale è molto limitato. Ai capi villaggio del gruppo sono stati date informazioni riguardo l’importanza dello sviluppo della comunità e la partecipazione delle donne. Alle donne invece sono stati forniti corsi di tecniche agricole sostenuti dal governo locale, comprese le informazioni sulle nuove tecnologie di allevamento, ed assistenza alla formazione e tecnica. Sulla base del principio di autosufficienza e di autosviluppo, le risorse finanziarie dei villaggi, provenienti principalmente dalla tassazione delle imprese del villaggio, sono state utilizzate per la creazione di biblioteche, sale di lettura o strutture sociali e di svago. Una caratteristica importante del programma è la sua enfasi sulla promozione della partecipazione sociale, nonché 32 economica delle donne nella comunità. Migliorare l'accesso delle donne alle opportunità lavorative dovrebbe comportare redditi più alti, poiché aumenta il capitale sociale. Nel 2002, in onore del 10imo anniversario della Quarta Conferenza mondiale sulle donne delle Nazioni Unite svoltasi a Pechino, la Cina ha deciso di rivedere la legge sulla tutela dei diritti della donna per garantire ulteriormente la parità di genere nel Paese. Queste leggi furono emanate nel 1992 ed ebbero molto riconoscimento tra gli esperti. Infatti per la prima volta venivano emanate in Cina delle leggi create appositamente per tutelare i diritti e gli interessi legittimi delle donne, per promuovere la parità tra uomini e donne e per consentire alle donne di avere un ruolo attivo nella società. Milioni di donne hanno beneficiato di questo provvedimento, ma ora con la rapida evoluzione dell’economia cinese, le donne hanno ottenuto uno status più elevato sia nella società che nella famiglia rispetto a quando la legge è stata creata per la prima volta. Infatti sono sorti nuovi problemi relativi ai diritti delle donne che la prima legge non prevede ed inoltre le donne, col passar degli anni, sono diventate più consapevoli dei loro diritti. Negli ultimi dieci anni il governo cinese ha mantenuto il suo impegno a favore dell’uguaglianza tra uomini e donne che ha avuto rilevanza anche nella comunità internazionale ma questo impegno deve essere adeguato alle nuove disposizioni di legge. Il governo inoltre ha mostrato la volontà di emanare misure adeguate per cercare di eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne. Infatti nel 1980, la Repubblica Popolare Cinese ha ratificato la “Convenzione sull’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione contro le Donne”, promulgata dalle Nazioni Unite nel 1979. Questa ratifica è un passo importante che indica la volontà del governo cinese di assumersi la responsabilità di questa convenzione internazionale, per favorire lo sviluppo delle donne anche in una prospettiva globale. L’emendamento alla legge del 1992 prevede inoltre la rappresentanza delle 33 donne nelle strutture governative del paese. Per prima cosa, questo emendamento richiede in forma giuridica che il Congresso Nazionale del Popolo (NPC), ovvero la principale legislatura della Cina, e i congressi locali della popolazione ad ogni livello abbiano un numero sufficiente di donne deputati ed inoltre dovrebbero gradualmente aumentare la proporzione delle donne deputate. E’ inoltre previsto che ameno una donna dovrebbe essere inclusa in ogni commissione per ogni villaggio e che siano prese ulteriori misure per aumentare lo status politico delle donne cinesi, includendo anche la formazione delle donne come funzionari e la possibilità di ottenere promozioni fino a raggiungere le cariche più importanti. Fin dal 1978 infatti la percentuale della componente femminile all’interno del Congresso Nazionale del Popolo è rimasta fissa al 20%, contro la media internazionale che è pari al 30%. L’emendamento inoltre modifica i diritti economici delle donne, rafforzando in questo modo il diritto alla proprietà delle donne, infatti stabilisce che gli agricoltori femminili godono dello stesso diritto degli uomini di stipulare contratti, acquistare o di possedere terreni agricoli. Sembra quindi che il governo cinese si sia reso conto che l'indipendenza economica è il passo fondamentale e più cruciale per raggiungere la parità di genere. La legge sulla tutela delle donne migliora anche la possibilità delle donne di godere degli stessi diritti all'istruzione e al lavoro previsti per gli uomini. Questa uguaglianza dovrebbe essere messa in pratica dall'inizio della scolarizzazione e per tutta la formazione e l'occupazione. La nuova legge pone particolare attenzione alla discriminazione nell’ambito lavorativo nei confronti delle donne. Il sesso non dovrebbe costituire un pretesto per rifiutare di assumere una donna, e la dichiarazione che alcune posizioni "sono inadatte per le donne" sarà resa illegale. Verrà inoltre mantenuto il principio della "parità di retribuzione per pari lavoro" che si sostanzia in parità di trattamento per quanto riguarda le assegnazioni di abitazioni, benefici materiali e di retribuzione 34 Con l’elezione di Hu Jintao20 nel 2006 si è aperta una fase in cui lo sviluppo economico non era più la priorità, ma si cerca di favorire un’economia più equilibrata che tenga conto delle difficoltà della popolazione, dell’ambiente e della condizione della donna. Il governo di Pechino, per tutelare maggiormente le donne cinesi ha creato il piano “Aiuto alle ragazze” che voleva promuovere l’uguaglianza tra i sessi, correggere lo squilibrio delle nascite, creare un ambiente favorevole alle donne e soprattutto fornire aiuti economici e sociali alle famiglie con figlie. La creazione di questo piano indica una preoccupazione sempre crescente del governo centrale riguardo la mancanza di donne cinesi. Inoltre nell’ultimo periodo è stato anche incrementato lo studio sulle donne nel campo accademico. Il governo però pur impegnandosi nella tutela dei diritti delle donne, tende ancora a liberalizzare provvedimenti quali l’aborto o la sterilizzazione per evitare la sovrappopolazione o per punire chi non rispetta il progetto di pianificazione familiare. Precaria è anche la situazione delle donne singles, vedove o divorziate a cui il governo non permette di registrarsi separatamente dai genitori né di ricevere assistenza. Anche l’amore libero e l’adulterio sono condannati dalla società oltre ad essere perseguibili in termini di legge. Tutt’oggi esistono ancora delle agenzie “governative” che si occupano di organizzare incontri matrimoniali. 20 胡锦涛 Hu Jintao, Presidente della PRC dal 2003 al 2013. 35 Figura 1 21 Fonte: Kealy,C.(2010), Shanxi Province, China https://farm8.staticflickr.com/7211/7218011792_0c74b2dfa1.jpg Nǚ'ér yěshì chuán hòurén,女儿也是传后人,Daughters are also descendant, scritta sul muro di un tempio contro l’infanticidio femminile e a favore della rivendicazione dei diritti per le donne. 21 36 Figura 2 e 322 Fonte 2: http://ayannanahmias.com/category/asia-pacific/china/ Fonte 3: http://www.asiaobserver.org Manifesti pubblicitari degli anni ’90 che mostrano il cambiamento di politica attuato dal governo cinese. Infatti nonostante si continui a sponsorizzare la politica del figlio unico, i bambini rappresentati nelle immagini sono soprattutto femmine, in modo da cercare di contrastare il gendericidio. 22 37 2. LO SVILUPPO CINESE “POST BOOM ECONOMICO” 2.1 La Cina e il boom economico Il processo di trasformazione che la Repubblica Popolare Cinese ha attraversato nel corso del Ventesimo secolo, è stato soprannominato il “miracolo cinese”. La Cina moderna è il risultato delle politiche di riforma avviate da Deng Xiaoping negli anni Settanta che hanno permesso di trasformarla da Paese isolato a Paese integrato nella comunità internazionale. La politica economica principalmente sfruttata è quella del “socialismo di mercato”, un misto tra socialismo e capitalismo, che prevedeva la progressiva apertura al libero mercato. Nei successivi anni la Cina, grazie a queste riforme, ha registrato il più alto tasso di crescita economica a livello mondiale, attirando un terzo degli investimenti esteri di tutto il mondo e, soprattutto, dopo quindici anni, nel 2001 è stata finalmente ammessa nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Ciò ha assicurato al Paese un maggior accesso ai mercati e gli ha garantito un certo livello di protezione economica in quanto considerata economia in via di sviluppo. La Cina ha attirato moltissime aziende internazionali che spostavano i loro uffici nelle grandi metropoli del Paese, come è testimoniato dalla classifica del 2009 delle maggiori imprese societarie americane, 400 aziende avevano uffici li. In soli tre decenni dall'inizio della riforma economica e della politica di apertura alle industrie straniere, la Cina ha raggiunto un enorme successo economico. Il prodotto interno lordo è cresciuto di circa il 10% all'anno dal 1970 in poi, e ciò ha contribuito ad aumentare le entrate della popolazione, togliendo centinaia di milioni di persone dalla povertà assoluta. Così la Cina, da sola, rappresenta a livello mondiale oltre il 75% della riduzione della povertà dei Paesi in Via di Sviluppo (PVS) negli ultimi Venti anni. Lo sviluppo di questo Paese, che è attualmente la terza economia più grande al mondo, risale al 1970, quando i leaders al governo, guidati da Deng Xiaoping e 38 dalle sue idee rivoluzionarie, hanno adottato politiche di riforma economica finalizzate all’aumento dei ricavi e degli incentivi delle zone rurali, ad incoraggiare l’autonomia delle imprese, a ridurre la pianificazione centralizzata ed aumentare gli Investimenti Esteri Diretti (IDE). La strategia utilizzata per raggiungere questi scopi è stata definita “socialismo alla cinese”. Tra il 1978 e il 2012, il PIL della Cina è cresciuto mediamente del 10% ogni anno, riducendo contemporaneamente il tasso di povertà del Paese. Questa crescita è dovuta sia alle politiche di industrializzazione orientate all’esportazione, ma anche da un piano di urbanizzazione molto valido, i quali combinati insieme hanno permesso di creare nuove opportunità nelle città cinesi. Inoltre i fattori quali lavoro, capitali, tecnologia e infrastrutture hanno alimentato il mercato globale creando offerta. Questo modello di crescita però presenta degli aspetti negativi: inquinamento, elevati livelli di traffico, bolle immobiliari, corruzione e soprattutto malcontento delle fasce più povere delle popolazione riguardo la disparità di accesso ai servizi sociali. Per cercare di arginare questi problemi, il governo cinese ha iniziato a trasformare il modello di crescita utilizzato, puntando più sui consumi che sulla produzione. Queste politiche economiche basate su terra, lavoro e capitale, trascurano l’aspetto umano dell’economia, ovvero il modo in cui la crescita influisce sulla vita e sulle abitudini quotidiane dei cittadini cinesi. Per mantenere costante la crescita però bisogna che ci sia coordinamento tra Stato, mercato e società. Lo stato centrale non è completamente indipendente come si tende a credere in Occidente, ma è estremamente complesso ed interagisce con imprese private, singoli e la società attraverso le amministrazioni e gli uffici locali delle agenzie nazionali di regolamentazione. Negli ultimi venti anni “l’Impero del Dragone” ha avuto un tasso di crescita del PIL che ha sfiorato il 10%, rendendo il Paese la settima economia più grande al mondo, superando di gran lunga gli altri stati asiatici. La caratteristica principale di questo risultato è che il tasso di crescita è riuscito a restare positivo per un 39 periodo di tempo molto lungo, nonostante una popolazione estremamente numerosa. Durante gli anni Novanta molte imprese multinazionali hanno investito in Cina attratte dalla rapida crescita industriale e dai costi della forza lavoro molto bassi e competitivi. Anche il mercato dei beni si è modificato infatti i prodotti che hanno contribuito alla crescita cinese negli anni Novanta come ad esempio abbigliamento e giocattoli, sono stati sostituiti da beni tecnologici appartenenti ai settori dell’informatica, dell’elettronica e delle telecomunicazioni. La Cina infatti oggi è il terzo paese per la produzione mondiale di IT (Information Technology) e di apparecchiature per le telecomunicazioni. Nel settore dei computer, la Cina è la quarta potenza mondiale, il 70% del mercato globale dei computer è gestito da aziende cinesi. Un altro dato rilevante riguarda gli investimenti nel settore tecnologico, infatti se nel 1995 l’80% degli investimenti di questo settore proveniva da capitale estero, oggi solo il 40% delle esportazioni proviene da imprese straniere mentre tutto il resto è prodotto direttamente dalla Cina. Nei primi anni Novanta, l’industria manifatturiera cinese era ampiamente caratterizzata dalla produzione di beni assemblati a bassa tecnologia, ora invece la situazione si è ribaltata completamente. La politica industriale cinese si è spostata dallo sviluppo di industrie labour-intensive, come accadeva durante le prime due decadi di riforme, quando la competitività del paese in termini di labour-intensive con industrie orientate all’estero era al suo apice, ad un capitalintensive ed industrie high tech. Anche se alcuni settori, come ad esempio quello tessile, rappresentano ancora una quota significativa della produzione manifatturiera, una grade proporzione di valore aggiunto deriva oggigiorno dai beni elettronici, molti dei quali presentano solo tecnologie molto avanzate. La fase di riforme iniziata a partire dai primi anni Novanta è stata caratterizzata da una modifica istituzionale dell’economia cinese volta a creare “un’economia 40 di mercato”, così definita da Deng Xiaoping. Si è cercato quindi di ristrutturare le imprese pubbliche per renderle più efficienti e produttive, ma soprattutto concorrenziali con le multinazionali straniere. Si è assistito quindi ad una diminuzione dell’ingerenza statale nell’economia ed il processo di privatizzazione ha interessato soprattutto medie e piccole imprese (PMI). Fondamentale fu la politica della “porta aperta”, avviata nel 1979 che prevedeva la creazione di cinque Zone Economiche Speciali (ZES), e quattordici “città portuali aperte”, per attirare investimenti stranieri, grazie anche al basso costo della manodopera locale. La crescita dell’economia cinese è stata molto diseguale, ed alcune province ne hanno beneficiato in maggior modo rispetto alle altre. Le zone costiere infatti hanno un PIL elevato e sono sviluppate maggiormente mentre le zone interne ed occidentali hanno avuto uno sviluppo limitato. Il governo cinese per cercare di ridurre questo squilibrio ha annunciato alcune svolte importanti. Ha infatti promesso di investire maggiormente nell’economia rurale, di ridurre le tasse ai contadini ed di fornire sussidi agli agricoltori. Nelle zone rurali, gli agricoltori sono stati incentivati a crearsi entrate supplementari vendendo i prodotti delle loro terre private nel nuovo mercato libero. A livello nazionale invece, la mossa principale per raggiungere un’economia di mercato è stata quella di concedere ai comuni e alle province di investire nelle imprese che consideravano più vantaggiose; ciò ha portato all’aumento degli investimenti nell’industria leggera. La strategia di sviluppo della Cina ha quindi smesso di essere basata sull’agricoltura per concentrarsi sull’industria leggera e sulla crescita delle esportazioni. L’evoluzione del settore della produzione industriale leggera si è dimostrato vitale per un Paese in Via di Sviluppo che lavora con un capitale relativamente basso. I ricavi generati da questo settore, sono stati reinvestiti nella produzione di prodotti più tecnologicamente avanzati ed altro capitale è stato utilizzato nel settore degli investimenti e delle spese. 41 Il boom economico cinese si basa quindi principalmente su livelli di investimento molto alti e, negli ultimi anni, sulla forte crescita delle esportazioni. L’ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMS), nel 2001, ha ottenuto la riduzione del settore delle imprese pubbliche, permettendo un aumento degli investimenti esteri e una crescita esponenziale nel settore degli investimenti privati. Oggi la Repubblica Popolare Cinese è uno dei maggiori Paesi esportatori al mondo, riuscendo ad attrarre quantità record di investimenti esteri. In cambio però, la Cina sta investendo miliardi di dollari all’estero, arrivando ad acquistare perfino parte del debito pubblico italiano. Come membro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, la Cina beneficia dell’accesso ai mercati esteri ed accetta di esporsi alla concorrenza straniera. Le relazioni tra questo Paese e i suoi partners commerciali sono state un po’ tese a causa del suo enorme surplus commerciale. Ciò ha portato Pechino a chiedere un aumento del valore della sua moneta nazionale, facendo in modo che i beni cinesi risultassero più cari per gli acquirenti stranieri. L’ingresso della Cina nell’OMC, da il via ad immense opportunità ma rende necessarie alcune riforme atte ad uniformare il paese agli standards degli altri partners internazionali. “L’ex Impero Celeste” dovrà affrontare in modo deciso i problemi irrisolti con le imprese agricole che presentano scarsa competitività, e deve insistere sull’occupazione degli studenti, evitando di veder aumentare il numero dei disoccupati negli anni a venire. Il governo centrale deve inoltre rimodernare il sistema finanziario e bancario, riducendo l’interferenza statale ed aumentando l’autonomia della Banca Centrale Cinese. L’incredibile crescita economica ha però avuto dei risvolti negativi, primo fra tutti l’aumento delle disparità di reddito. Nel 2001 il 20% della popolazione cinese, costituito dal ceto più ricco, possedeva il 50% delle ricchezze del paese, mentre il 20% della popolazione composto dai più poveri, possedeva solo il 4,7%. La maggior parte della popolazione, inoltre era povera e viveva nelle zone rurali della Cina. Chi invece abitava nelle zone urbane riusciva a guadagnare 42 quasi quattro volte di più rispetto a chi viveva in campagna. Inoltre la disparità di reddito si avvertiva anche fra una regione e l’altra in quanto le regioni costiere soprannominate “Costa d’Oro” facevano ottimi affari, mentre le zone interne risultavano molto più arretrate ed avevano inoltre minor accesso ai servizi. Al di là di questi due estremi, però, si può affermare che il tenore di vita della maggior parte dei cinesi è nettamente migliorato e si sta creando una classe media benestante, che prima non esisteva. Tra le questioni che la leadership, emersa dal 16imo Congresso del PCC del 2002, doveva risolvere c‘era anche il rimodellamento del sistema pensionistico e del sistema sanitario nazionale, che non è in grado di soddisfare le esigenze della popolazione e non è ancora accessibile per quella parte di popolazione che abita nelle zone rurali. Per quanto riguarda il sistema pensionistico, le pensioni dei dipendenti statali coprivano solo una quota mensile per l’acquisto del grano, un sussidio per le spese alimentari e un sussidio per le spese funerarie. I progetti del nuovo sistema pensionistico volevano creare un sistema adatto alla nuova economia di mercato. Il governo ha quindi incentivato la popolazione ad aderire a pacchetti offerti da assicurazioni private, alcune anche straniere, che proponevano assicurazioni sanitarie, sulla vita e fondi pensionistici. La Cina ha mostrato la sua forza economica soprattutto a partire dal 2007, quando il mondo ha subito un’importante crisi. Questa recessione iniziò a causa di una bolla speculativa partita dalle banche americane e da Wall Street, e colpì soprattutto gli Stati Uniti. Il mercato cinese si trovò quindi privato di quella grande fetta che erano gli investimenti stranieri, poiché i privati e le imprese smisero di spendere e la Cina si preparò a fronteggiare una battuta d’arresto nella sua imponente crescita economica. Il governo cinese propose un piano di stimolo per ristrutturare le industrie nazionali ed investire sulle nuove tecnologie. Inoltre una buona parte dei fondi pubblici messi a disposizione dal governo centrale furono utilizzati per costruire nuove autostrade, fornire acqua pubblica e servizi di pubblica utilità nelle zone rurali nonché garantire unità 43 abitative a buon mercato. Grazie a questi piani di investimento, l’economia cinese, a livello mondiale, fu quella meno colpita dalla recessione, anche se la crescita del PIL fino al 2009 divenne inferiore al 10%. La crescita imponente del gigante asiatico ha però mostrato ed aggravato altri problemi. L’aumento delle disuguaglianze causato principalmente dallo squilibrio di sviluppo tra aree urbane e aree rurali ha creato un movimento migratorio, che ha visto lo spostarsi di milioni di cinesi dalle campagne verso la zona costiera della Cina, che era più ricca ed industrializzata. Il governo ha dovuto creare dei programmi mirati ad aiutare le zone ed i villaggi che vessavano in condizioni critiche. Un altro problema che l’amministrazione centrale ha dovuto affrontare è stato quello della regolamentazione del mercato del lavoro. La prima riforma fu creata nel 1993, e prevedeva l’introduzione della giornata lavorativa di quaranta ore settimanali e del salario minimo, che le autorità locali possono decidere di aumentare periodicamente in conseguenza delle particolari condizioni di vita della regione. Nel 2008 sono stati introdotti tre nuovi provvedimenti che rinforzano l’obbligatorietà dei contratti di lavoro. • Il primo provvedimento cerca di chiarire meglio le regole riguardo la remunerazione e le condizioni per la scissione dei contratti, affidando agli ispettori locali il compito di monitorare e ricevere i reclami dei lavoratori e dei sindacati. • Il secondo provvedimento riguarda la mediazione e l’arbitrio nelle controversie di lavoro; mentre il terzo è una legge sulla promozione dell’occupazione attraverso dei programmi che rendendo più attivo il mercato del lavoro e cercano di ridurre le discriminazioni etniche, di genere e verso i lavoratori residenti nelle zone rurali. Anche se la Cina formalmente si impegna molto per la protezione del lavoro, tuttavia l’attuazione pratica di queste politiche non è risultata molto valida. 44 • Il terzo provvedimento riguarda le nuove riforme economiche e la condizione del sistema sanitario, poiché con l’abolizione del maoismo è stato smantellato anche il sistema cooperativo di protezione sociale. Dopo alcune epidemie che hanno colpito l’Impero della terra di mezzo, il governo cinese ha costituito nel 2006 un “Gruppo Guida per la Riforma della Sanità”. Queste riforme dovrebbero assicurare nel lungo periodo un’assistenza di base universale. E’ stato già stabilito che il diritto alla salute, alla casa ed all’istruzione, non è più legato alla residenza ma è trasferito agli individui, a causa delle massicce migrazioni che si sono avute negli anni. Alla fine del 2009 la Cina è diventata il maggior esportatore del mondo. In alcuni settori, soprattutto dell’industria meccanica ed elettronica, la maggior parte delle esportazioni è causata dalle aziende straniere che sfruttano la manodopera cinese a basso costo per la loro produzione. La straordinaria crescita economica della Cina è quindi attribuibile da un lato alle strategie del periodo di riforma e dall’altro lato testimonia l’incredibile etica lavorativa e le capacità imprenditoriali del popolo cinese. Questa trasformazione è visibile anche analizzando i dati del PIL che, nel 2000 ammontava a un miliardo 200 mila dollari, e nel 2008 è arrivato addirittura a quattro miliardi e mezzo di dollari, subendo quindi un incremento del 261%. La Cina oggi, è molto impegnata ed in alcuni casi, è un leader mondiale, delle industrie che producono : cellulari, circuiti integrati ed automobili. La rapida crescita economica ha inevitabilmente portato ad una maggiore richiesta di energia. La Repubblica Popolare Cinese infatti è il principale consumatore di petrolio dopo gli Stati Uniti, ed anche il più grande produttore e consumatore di carbone al mondo. Questa dipendenza significativa dalle importazioni di petrolio e carbone, e le conseguenze ambientali del massiccio 45 aumento nell’uso di combustibili fossili, hanno spinto il governo a prendere dei provvedimenti cercando di utilizzare fonti di energia pulita. L’inquinamento in Cina ha raggiunto livelli record. Secondo le stime della Bloomberg New Energy Finance, la Cina ha speso 34 miliardi 600 mila dollari americani nel 2009 per progetti di utilizzo delle energie pulite. Un’altra sfida dello sviluppo cinese è la sostenibilità dello sviluppo e l’aumento dei vincoli derivanti dai problemi ambientali e dalla crescente domanda energetica con la conseguente necessità di ridurre il massiccio inquinamento atmosferico. L’utilizzo di combustibili fossili, come ad esempio il carbone, ha aumentato le emissioni di biossido di carbonio (CO 2 ), che in Cina sono cresciute più del doppio rispetto alla media mondiale. La Cina ed il Giappone sono rispettivamente il primo ed il secondo emettitore di (CO 2 ) nella regione asiatica. La maggior parte delle grandi città cinesi supera mediamente ogni giorno almeno di tre volte il limite massimo, per quanto riguarda la concentrazione di polveri sottili e biossido di zolfo (S O2 ) nell’aria, fissato dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Nella Repubblica Popolare Cinese, l’alto tasso di inquinamento dell’aria, derivante da polveri sottili e dalla combustione del carbone, è responsabile di varie malattie, morti premature e casi di bronchiti croniche. Il boom economico ha modificato la Cina del Ventunesimo secolo, permettendole di affermarsi in primo piano sulla scena mondiale dell’economia globale, infatti il paese adesso è a tutti gli effetti una grande potenza. La Repubblica Popolare Cinese è diventata infatti il primo trader a livello mondiale, superando anche gli Stati Uniti. Tutti i record che prima erano americani adesso sono ad appannaggio della potenza cinese. Secondo i dati diffusi da Pechino, la somma del valore dei beni importati ed esportati dalla Cina per tutto il 2013 è di 4 miliardi 160 mila dollari, con una crescita del 7,6% in più rispetto all’anno precedente. Riguardo i dati dell’ultimo anno si può notare che il PIL della Repubblica Popolare Cinese è cresciuto ad un tasso del 7,7%, confermandosi come seconda 46 potenza mondiale. Si stima che entro il 2020 la Cina riuscirà a superare gli Stati Uniti. La disomogeneità dello sviluppo cinese emerge anche da una mappa, elaborata dalla rivista Foreign Policy, che mostra quali sono le metropoli che crescono più velocemente e in che proporzione sostengono il PIL nazionale. In tutto sono trentacinque le città che beneficiano dello sviluppo economico cinese. Al primo posto c’è Shanghai con il 3,8% del PIL nazionale, subito seguita dalla capitale Pechino con il 3,43%. In terza e quarta posizione troviamo due zone economiche speciali ovvero Canton e Shenzhen rispettivamente con il 2,71 % e il 2,55%; segue poi Chongqing con il 2,2%; tutte le restanti città presentano invece un PIL inferiore al 2%. La costante crescita economica cinese è quindi molto squilibrata e presenta vari punti deboli che pongono molti interrogativi sulla sostenibilità nel lungo periodo. Già dall’inizio del 2014 si parla del possibile sorpasso dell’economia cinese nei confronti di quella americana. L’obiettivo del PCC infatti è quello di trasformare il primato economico cinese in un vero e proprio soft power. Inizialmente il sorpasso era previsto per il 2019, ma visti gli ultimi progressi in campo economico, la Cina potrebbe diventare a breve la prima potenza economica mondiale. La Cina è alle spalle degli Stati Uniti già da vari anni, infatti nel 2011 il PIL cinese era pari all’87% di quello americano. Quest’anno invece, favorito dalla crisi dell’economia occidentale, Pechino potrebbe riuscire nel suo intento, ovvero quello di scalfire il primato economico mondiale, che era in mano americana dal 1872, anno in cui gli Stati Uniti superarono il Regno Unito. La Repubblica popolare Cinese, nonostante la rapida crescita che sta attraversando, in ambito internazionale, continua a farsi riconoscere come “Paese in Via di Sviluppo”, per poter usufruire di tutta una serie di agevolazioni. Il sorpasso economico però non porterebbe per la Cina direttamente ad un aumento dell’influenza politica e culturale cinese sul resto del mondo. Pechino non ha 47 ancora la capacità di influenzare gli altri Paesi ed assumere un ruolo di rilievo nello scenario geopolitico mondiale. La principale caratteristica dello sviluppo cinese è il grande potere d’acquisto che non ha ancora l’autorevolezza necessaria ad ottenere il rispetto degli altri paesi del mondo. La Cina sta quindi compiendo cambiamenti epici anche al suo interno, dove si sta svolgendo un dibattito culturale, politico ed economico, che interessa anche la governance del paese. Il Partito, a causa della rapida ascesa nel campo economico, si è trovato costretto ad affrontare nuove sfide, che hanno influenzato la società cinese. Le principali sfide sono quelle dell’inquinamento, della maggiore richiesta di diritti civili da parte della classe media e l’aumento delle proteste da parte dei lavoratori per migliori condizioni di lavoro ed aumento degli stipendi. La Cina si sta quindi impegnando, anche se a piccolissimi passi, per una migliore redistribuzione della ricchezza e per una riforma dei settori economici che sono da sempre controllati da personaggi poco produttivi e spesso corrotti. Il paese non ha ancora spezzato completamente la relazione con il sistema economico usato in passato, sono ancora forti e ben visibili i legami esistenti tra passato e presente. Molte sono le sfide che il Paese si troverà a dover necessariamente affrontare nel nuovo millennio; soprattutto quelle legate in particolar modo alla crescente disoccupazione, alle mancate riforme politiche, alla gestione dei rapporti con Taiwan, ma anche con gli Stati Uniti e con le altre principali potenze economiche mondiali. Il modello democratico cinese è soprannominato Asian Style poiché caratterizzato dal binomio tra autoritarismo politico ed economia di mercato. Infatti nel modello Asian Style c’è un unico partito che controlla il potere, e consente la collaborazione politica a tutti i soggetti che ne accettano la supremazia. Questo modello inoltre riprende i concetti della cultura confuciana. Ciò implica che alcune libertà come ad esempio libertà di parola, di assemblea e libera competizione per le cariche politiche, sono accessibili solo per 48 determinati gruppi. Alcuni leaders asiatici hanno affermato che questa tendenza a considerare maggiormente gli interessi della comunità rispetto a quelli dell’individuo, ha fatto si che l’Asia non si dovesse confrontare con i problemi che hanno afflitto l’Occidente come ad esempio: stagnazione economica, violenza, crimine e dissesto sociale generale. Per questa ragione i governi orientali, tra cui soprattutto Singapore, Malesia, ma anche Giappone, Corea del Sud, sono ancora caratterizzati da forme di governo parzialmente democratico e parzialmente autoritario. I leaders asiatici affermano che il loro modello è un miglioramento della forma di democrazia occidentale. I regimi autoritari del Sud-Est asiatico sono regimi che hanno fallito il processo di transizione democratica. Questi Paesi hanno raggiunto un grado significante di liberalizzazione e svolgono elezioni democratiche regolari, ma la democrazia non si è evoluta. Con il passar del tempo alcuni Paesi continueranno a svilupparsi in senso democratico, migliorando le istituzioni fino a che non diverranno democrazie liberali. La relazione che esiste in Asia tra governo e governati è molto simile a quella di padrone e cliente. I leaders provvedono a fornire beni e servizi, in cambio il popolo promette fedeltà e supporto politico ed economico. Questo scenario prevede un’emergente egemonia regionale cinese, che getta le basi per una sempre maggiore integrazione della Cina con il resto del mondo, una progressiva ma effettiva conformazione alle regole della OMC ed una sostanziale egemonia cinese all’interno della regione asiatica. Il governo centrale cinese è molto interessato al continuare della prosperità economica, poiché è strettamente correlato al mantenimento del potere del PCC. La Cina è riuscita quindi a segnare una nuova pietra miliare nell'ascesa dell’economia mondiale. 49 2.2 Sviluppo e trasformazioni della società cinese A causa della disparità di sviluppo tra zone rurali ed aree urbane, anche il ruolo delle donne è stato modificato ed infatti numerose organizzazioni si stanno impegnando per far rispettare le leggi a tutela delle donne. Queste organizzazioni hanno intrapreso vari progetti ad esempio per alfabetizzare la popolazione delle campagne, fornire supporto legale e psicologico alle donne in difficoltà, visti i sempre più frequenti casi di suicidio femminile. Anche nelle città le organizzazioni femminili si stanno muovendo per tutelare le giovani donne, che spesso cadono vittima del racket della prostituzione. E’ stato infatti creato in varie città cinesi, un single club che riunisce tutte le donne sole, residenti in città. Questi single club sono un’occasione per far incontrare le donne, spesso costrette a tagliare ogni legame con la propria famiglia per recarsi nelle grandi città, permettendo loro di sostenersi a vicenda in difficoltà di vario genere. Un altro progetto interessante è Home, che è legato al problema dell’abitazione, e vuole aiutare le donne che cercano di trasferirsi in città ad ottenere il permesso di residenza. Un altro problema dell’attuale società cinese è legato al costante invecchiamento della popolazione, causato da un basso tasso di natalità dovuto alla politica del figlio unico ed all’aumento dell’aspettativa di vita negli ultimi cinquant’anni. Xi Jinping, l’attuale presidente della Repubblica Popolare Cinese, durante il suo viaggio europeo ha tenuto a sottolineare la “diversità cinese” rispetto al sistema Occidentale, che spesso viene assunto come valore universale. In Belgio infatti, il Presidente ha sostenuto che la Cina, deve seguire un percorso che si adatti alla propria realtà senza cercare di imitare sistemi politici di altri Paesi. Esprimendo questo concetto, faceva riferimento alla non applicabilità della liberaldemocrazia occidentale. Per Xi, la strada intrapresa dall’ “ex Impero Celeste” porta al socialismo. La credibilità del Partito nel voler affermare valori socialisti, sta però man mano scemando tra i cinesi. La figura del “lavoratore” come vero 50 padrone della Cina ormai non funziona più. Oggi la gente vede sempre più spesso modelli completamente opposti. L’unica idea ancora valida è che la Cina, grazie al forte comando del Partito Comunista, non si è sottomessa alle potenze straniere. Il Presidente Xi, conscio di questo forte valore nazionalista, insiste durante i suoi viaggi, spingendo su questo tasto. Il Paese ha però ancora molte problematiche che deve affrontare, primo tra tutti la distribuzione equa del welfare. Dei passi sono stati fatti dal governo centrale per migliorare la situazione della popolazione. Oggi i contadini sono liberi di vendere le proprie terre, è stato creato un sistema finanziario alternativo a quello delle grandi banche, ed è stato abbozzato un sistema di assicurazioni sussidiate, sia in ambito sanitari o che pensionistico. Tutto però è ancora sulla carta o in procinto di essere creato. Nella “terra di mezzo” inoltre si è iniziato a dibattere sulle possibili modifiche del modello politico. Anche se l’ipotesi di un sistema multipartitico non è né prevista né ben vista dal governo, esiste la possibilità di riformare il Partito e l’apparato statale. E’ stata infatti riscoperta la meritocrazia confuciana che dovrebbe integrare il sistema attuale. Le future modifiche funzionerebbero con una sorta di “democrazia” ai livelli bassi, ad esempio nelle elezioni dei villaggi, e poi al vertice un’élite non elettiva ma selezionata in base al merito, che dovrebbe scaturire dalle preferenze e dai suggerimenti della popolazione. Il problema principale sarebbe quello di riformare l’attuale élite che governa di fatto il Paese. Oggi, in Cina, non esiste una vera e propria opposizione politica al Partito Comunista e i dissidenti che propongono una liberal-democrazia di stampo occidentale sono molto più conosciuti in Occidente, piuttosto che in patria. Le trasformazioni della società cinese, dovute alla rapida crescita del Paese, sono visibili anche nelle nuove figure che emergono nel panorama sociale cinese. Una figura simbolo delle disuguaglianze che affliggono il Paese più grande del mondo 51 è il tuhao 23. Nel Novecento i tuhao ovvero i nemici del proletariato cinese, erano i latifondisti. Ora invece sono i nuovi ricchi, quella borghesia emersa dallo sviluppo industriale. I tuhao moderni cinesi sono una sorta di rozzi, che ostentano le loro ricchezze, non sanno come comportarsi in società e sono degli arrivisti. Un simbolo dei tuhao è diventato l‘Iphone Apple placcato d’oro che la società statunitense ha lanciato sul mercato cinese e che ha registrato il tutto esaurito. Tuhao significa avere molti soldi ma non saperli investire per mancanza di genio e cultura. Sono delle persone che la gente comune odia ma di cui vorrebbe volentieri esserne amico. L’obbligo per le famiglie di avere un solo figlio, come già esaminato nel primo capitolo, venne introdotto in Cina dal 1979, per cercare di contenere il sovrappopolamento che avrebbe potuto avere conseguenze negative sulla società cinese. Da allora secondo le statistiche ufficiali ci sarebbero stati 336 milioni di aborti, mentre milioni di persone sarebbero state sterilizzate. Negli anni scorsi però il governo cinese ha investito molto per comunicare alla popolazione la possibilità di avere più di un figlio. Ci sono quindi delle eccezioni, infatti dalla legge del figlio unico sono esenti le minoranze etniche e le coppie composte da due figli unici. Secondo la rivista cinese Caixin, dal prossimo anno sarà prevista una nuova eccezione a questa legge: per tutte le famiglie composte da almeno un figlio unico, sarebbe prevista la possibilità di avere più di un figlio. Questa proposta del Partito vorrebbe indicare una maggiore libertà concessa ai genitori riguardo la pianificazione familiare. Gli esperti cinesi hanno previsto che con queste eccezioni la popolazione del paese raggiungerà il suo picco nel 2023, per poi iniziare lentamente a diminuire. In realtà questa legge non ha vietato a molti di avere più di un figlio, ma ha solo contribuito a creare delle spaccature sociali ancora più profonde, solo chi poteva permettersi di pagare una multa molto salata poteva 23 土豪 tuhao letteramente significa tiranno. 52 avere più di un figlio. Esempio clamoroso, noto anche alla stampa occidentale, è quello del regista Zhang Yimou, che addirittura ha sette figli. Spesso il comportamento dei funzionari che dovevano controllare la pianificazione familiare non è stato molto limpido e legale. Le loro possibilità di carriera erano infatti legate al raggiungimento degli obiettivi delle nascite stabiliti dal governo, e spesso usavano la violenza per costringere le donne ad abortire o rapivano, per poi rivendere per fini adottivi, i figli delle famiglie povere dell’entroterra cinese, che non potevano permettersi di pagare le multe esose. Inoltre molte coppie che nascondevano figli illegittimi, ovvero non dichiarati, rischiavano di trovarsi i funzionari in casa che sequestravano il bambino e lo vendevano ad istituti di adozione. Da tempo quindi nella Repubblica Popolare Cinese si parla di modificare la politica del figlio unico, sia per ovviare all’invecchiamento della popolazione, sia per creare nuova manodopera necessaria per la crescita economica del paese. Un concetto totalmente occidentale che sta prendendo piede in Cina è quello di società civile ovvero gongmin shehui. Per società civile si intendono tutte quelle organizzazioni e quei progetti che sono di tipo volontario, no profit ed autogovernati che hanno come missione quella di aiutare i propri membri o le fasce più deboli della società. In Cina la ricchezza è concentrata nella mani di un piccolo gruppo di persone e la maggior parte della popolazione, soprattutto nelle zone interne del Paese, vive di stenti. Un termine invece poco utilizzato nella Repubblica Popolare Cinese è quello di ONG “feizhengfu zuzhi” poiché potrebbe sembrare un’associazione anti governativa e quindi rischierebbe di essere considerata illegale. Di solito infatti queste associazioni vengono definite organizzazioni sociali shehuizuzhi, organizzazioni popolari minjianzuzhi oppure organizzazioni pubbliche per il welfare gongyizuzhi. Una delle associazioni non governative più impegnata sul territorio riguardo la protezione e la tutela dei 53 diritti delle donne è l’All China Women Federation 24 (ACWF). Nel 2010 il Ministero degli Affari Civili ha confermato la presenza di 198 mila gruppi sociali, 246mila organizzazioni non imprenditoriali, 721 fondazioni pubbliche e millecentouno fondazioni private. In questo universo di organizzazioni sociali così diverse tra loro, alcune sono organizzazioni realmente indipendenti dall’influenza governativa, altre no. In realtà in Cina le fondazioni pubbliche sono più delle GONGO ovvero delle governamental organized NGO, un concetto che in Occidente non sarebbe concepibile in quando contraddice l’essenza stessa della ONG. Le GONGO implicano una forte presenza governativa nel management dell’associazione e sono tipiche della società civile cinese, in quanto esprimono la necessità del governo statale di controllare i servizi di assistenza. Le organizzazioni sociali cinesi però, si trovano a dover affrontare anche un’altra sfida, ovvero possono essere registrate come legittime solo quelle organizzazioni che sono finanziate da uno sponsor governativo e possono operare solo in luoghi dove non esiste già un’altra agenzia organizzativa che si occupa dello stesso ambito. Per combattere questo sistema di registrazione, è nato il fenomeno delle organizzazioni sociali non registrate, oppure registrate come business. Secondo i dati dell’ Università Qinghua di Pechino, il numero delle caogen ovvero le organizzazioni non registrate e di quelle registrate come business è orientativamente di 2 milioni 700 mila. Questi dati sono difficili da stimare in quanto spesso queste organizzazioni non vogliono essere raggiunte per motivi di sicurezza. Molte aggregazioni sociali sono presenti soprattutto in Tibet o nello Yunnan, di cui però si hanno pochissime informazioni. Queste organizzazioni si trovano a dover affrontare problemi sia di tipo legale, sia di tipo economico riguardo la raccolta fondi necessari allo svolgimento del lavoro, sia di tipo di riconoscimento sociale La All China Women Federation è un’organizzazione non governativa a favore della tutela delle donne fondata nel 1949. Questa associazione è il portavoce ufficiale del movimento femminista cinese. Da tempo si batte per promuovere le politiche governative a favore delle donne, e per ottenere migliori diritti e tutela per tutte le donne cinesi. 24 54 in quanto la popolazione tende a fidarsi maggiormente delle organizzazioni riconosciute dal governo per non intercorrere in problemi di tipo politico. Queste caogen operano sul campo e si trovano a dover occuparsi di problemi sociali di rilievo affrontando però grandi difficoltà. Il governo nei confronti delle organizzazioni sociali non registrate attua una politica in tre punti: “non bandire, non riconoscere e non intervenire”. Ciò significa che per il governo, a meno che queste organizzazioni non svolgano attività volte a minare la stabilità del potere centrale o si occupino di temi sensibili, possono agire indisturbate. Questo atteggiamento di indifferenza conviene al governo poiché se queste associazioni sono vittime di scandali se ne può discostare facilmente ed inoltre queste associazioni aiutano la popolazione senza utilizzare i fondi pubblici, quindi forniscono servizi sempre più necessari senza gravare sulle casse statali. Alla base di tutto il lavoro di queste organizzazioni troviamo il concetto di classe jieji e la sua evoluzione. Mao, dovendo operare una scelta su chi fossero gli amici e chi i nemici, identificò il concetto di classe basato sulla condizione sociale piuttosto che sulla posizione all’interno del meccanismo di produzione. Oggi, il concetto di Mao non è più valido, in quanto c’è stata una vera e propria suddivisione tra gli strati sociali, per poter preparare meglio la Cina alla modernità neoliberista. Il processo economico neoliberista ha infatti creato una proletarizzazione dei lavoratori e il Paese presenta una disuguaglianza tra la popolazione dello 0,61%. Con la grande crescita della Cina in cosi poco tempo, si è formata una grande classe di lavoratori che compone la classe media della società. Ciò che quindi maggiormente preoccupa la classe dirigente al potere è questa nuova classe che inizia a farsi delle domande e a chiedere uno “stato di diritto” e a costituire una potenziale alternativa al Partito. Una delle associazioni più combattute dal governo cinese è quella fondata da Xu Zhiyong, avvocato pechinese nel maggio 2012. L’associazione “Movimento Nuovi Cittadini” è composta da numerosi attivisti che si battono per i diritti civili dei cittadini. Lo 55 scopo principale che portano avanti è la speranza di trasformare la società attuale, di tipo “servitù”, ad una società civile, in senso occidentale. Le autorità cinesi hanno sempre cercato di controllare e reprimere il “Movimento dei Nuovi Cittadini”, infatti il suo fondatore, Xu Zhiyong, è stato arrestato il 16 luglio 2013 per assembramento di persone finalizzato al disturbo dell’ordine pubblico. Xu, che ha ricevuto molto consenso per la sua attività, soprattutto in rete, chiedeva attraverso il suo movimento la resa pubblica dei patrimoni economici dei funzionari cinesi, come simbolo della trasparenza della classe politica dirigente. Dopo esser stato arrestato, Xu ha continuato a far scalpore poiché è riuscito a pubblicare un video dal carcere in cui continuava la sua battaglia e ricordava le ragioni del “Movimento Nuovi Cittadini”. Durante il processo Xu aveva provato a leggere un pezzo di una lettera con cui il “Movimento Nuovi Cittadini” chiedeva “che ogni cinese sia capace ed in grado di comportarsi come un cittadino (…) Significa anche prendere sul serio le responsabilità che porta con sé il concetto di cittadinanza, a cominciare dalla consapevolezza che la Cina appartiene a tutti e a ciascuno di noi e di accettare che spetta a noi difendere e definire i confini della coscienza e della giustizia. Quello che il “Movimento Nuovi Cittadini” chiede è lo spirito civico che consiste di libertà, giustizia ed amore” 25. Il “Movimento Nuovi Cittadini” ha creato molto scalpore, in quanto è il primo movimento sorto negli ultimi anni che si è proposto come alternativa reale al Partito, per questo è stato fortemente bloccato dal governo centrale. La nuova leadership cinese per definire il paese ha adottato il concetto confuciano di “moderata prosperità”. Inoltre avrebbe bisogno di “un’urbanizzazione sana ed ordinata”, ma il processo di urbanizzazione cinese è un processo lungo e complicato che è in corso da alcune decadi. E’ stato stimato infatti che, dalle prime riforme urbane ad oggi, circa 300 milioni di persone si sono trasferite dalle campagne alla città. Col censimento del 2011, è risultato che la Cina ha più cittadini che contadini. Il nuovo piano di riforme 25 S.Pieranni, Chi sono i nuovi cittadini, www.china-files.com . 56 che è partito nel 2014 e durerà fino al 2020, prevede che verranno forniti alloggi e sistemazioni per 100 milioni di cittadini. Oltre a provvedere per una loro sistemazione, queste riforme si propongono di modificare anche lo status sociale di queste persone. Il governo infatti si propone di fornire un sistema di welfare urbano, per rimediare alle gravi mancanze del sistema sociale cinese. Una prima modifica sostanziale riguarda l’hukou, ovvero il certificato di residenza che lega i diritti sociali al luogo di provenienza. Questo sistema di residenza è stato introdotto ai tempi dell’Impero, ed è sopravvissuto alla rivoluzione culturale poiché aveva lo scopo di registrare la popolazione e di classificarla in base al luogo di provenienza ed alla classe, rurale o urbana. Negli anni Cinquanta infatti si riteneva che i contadini potessero contare sul sostentamento offerto dalla terra, mentre agli operai e ai membri della burocrazia e dell’esercito veniva riservato il diritto all’impiego, alla casa e all’educazione. Il tipo di assistenza fornito dallo stato era definito dalla classe ed era condizionato al diritto di residenza. Inoltre era difficile per un lavoratore migrante riuscire ad ottenere l’hukou. Col nuovo piano sociale il migrante acquisirà lo status di “cittadino” a tutti gli effetti, ciò implica che tutti i lavoratori migranti con l’hukou, potranno usufruire di tutti i servizi sociali disponibili in città (ad esempio sanità ed istruzione dei figli). Fino ad oggi, coloro che si spostavano nelle città non godevano di nessun diritto poiché questi erano legati alla regione di provenienza. Adesso tutti i migranti, che per lungo tempo hanno costituito le fasce sociali più sfortunate della società cinese, godranno dello status di veri cittadini. Questo è solo un piccolo segno a favore del cambiamento che la Cina mostra di voler compiere, ovvero quello di trasformare la quantità in qualità. Secondo i dati diffusi dalle autorità i cittadini costituiscono il 53% della popolazione totale, di questi solo il 35% usufruisce dei diritti sociali. Entro il 2020, il governo vorrebbe rendere la popolazione urbana il 60% di quella totale e vorrebbe estendere il welfare urbano almeno al 45%. Se queste riforme andranno a buon fine sarà un traguardo molto importante per il governo cinese il quale ha 57 affermato che : “l’urbanizzazione è un requisito inevitabile per promuovere il progresso sociale, è un prodotto della civiltà e del progresso umano, capace sia di migliorare l’efficienza produttiva, sia quella degli agricoltori. E’ un fenomeno per il bene del popolo, per aumentare la qualità complessiva della vita. Con il rafforzamento della prosperità economica della città, miglioreranno le funzioni urbane, i servizi pubblici e la qualità dell’ambiente: la vita materiale delle persone sarà più ricca e la loro vita spirituale migliore” 26. Un aspetto che sta diventando sempre più importante per il governo centrale cinese è la rivendicazione delle minoranze. Con la richiesta di nuovi diritti da parte della popolazione Han, la principale etnia cinese, anche le altre etnie iniziano a far sentire la loro voce. Ogni anno il paese è afflitto da numerose proteste, legate principalmente agli espropri di case e terreni. Le minoranze che principalmente mostrano tendenze separatiste sono quelle tibetana, uigura e mongola. Queste minoranze hanno subito negli anni discriminazioni demografiche, culturali ed economiche da parte del governo centrale. Nel 2008, in Tibet, monaci e giovani hanno dato il via ad una delle peggiori rivolte nella storia recente della Cina, provocando la morte di migliaia di persone. Altre proteste che implicano numerose vittime si hanno nella regione dello Xinjiang, abitata dall’etnia Uigura che ha tradizioni musulmane e turcofone. La zona che preoccupa di meno l’amministrazione centrale è quella della Mongolia interna, in quanto meno importante per Pechino, dal punto di vista strategico ed economico. Anche a causa dei modi violenti di sedare le rivolte, la Cina è stata spesso criticata dalla comunità internazionale riguardo l’assenza di democrazia. La dirigenza della PRC per rispondere a queste critiche, ha affermato che in un Paese in Via di Sviluppo come il loro, la popolazione ha bisogno di diritti “economici” piuttosto che politici e civili. Con ciò voleva intendere che, a differenza dell’Occidente, i cinesi sentono maggiormente la necessità di un 26 S.Pieranni, 100 milioni di nuovi cittadini, www.china-files.com. 58 lavoro e di una abitazione, piuttosto che di votare o godere della libertà di espressione. Contraddizioni interne al paese si ricavano anche analizzando la Costituzione. Mentre l’art. 35 27 Cost. cinese prevede “la libertà di parola, stampa, riunione, associazione, spostamento e dimostrazioni”, l’art. 1 28 Cost. è in contrasto in quanto afferma che “è vietato a qualsiasi organizzazione o individuo di sabotare il sistema socialista”. Una categoria che ancora non gode di molti diritti e che ha subito un cambiamento anche a cause delle riforme economiche degli anni Ottanta – Novanta è quella delle donne. L’immagine delle donne, con la fine della Rivoluzione Culturale, si è trasformata radicalmente, diventando molto più femminile. Sono comparse inoltre le prime riviste di moda, e le sfilate sono diventate man mano molto popolari. Negli anni Cinquanta la filmografia usava l’immagine della donna per sponsorizzare i nuovi prodotti che comparivano sul mercato, e per rendere visibile la grande crescita economica che il Paese stava attraversando. Negli anni Novanta invece, vengono mostrate immagini di donne dalla pelle candida, per assecondare il grande desiderio della popolazione femminile cinese, ciò è un retaggio della cultura tradizionale cinese che vedeva la parte benestante della popolazione con la pelle bianca poiché rifugiava dal lavoro manuale nei campi. L’immagine della donna androgena e mascolina degli anni ’60 è quindi stata sostituita recentemente dall’immagine di una donna affascinante, femminile e sensuale che enfatizza il passaggio ad un’economia post socialista e ad una società dei consumi. “Citizens of the People’s Republic of China enjoy freedom of speech, of the press, of assembly, of association, of procession and of demonstration”. 28 “The People’s Republic of China is a socialist state under the people’s democratic dictatorship led by the working class and based on the alliance of workers and peasants. The socialist system is the basic system of the People’s Republic of China. Sabotage of the socialist system by any organization or individual is prohibited”. 27 59 Figura 4 Santificazione della lavoratrice nei manifesti di propaganda politica maoista. Fonte http://dimeweb.blogspot.it/2013_07_01_archive.html. Figura 5 Rivista Cinese per donne, 2011 Fonte http://faystyle.com/blog/2011/06/chinese-actress-sun-li-magazine-cover-photos. 60 2.3 Indagine sulla forza lavoro cinese Da quando Deng Xiaoping, alla fine degli anni Settanta, ha attuato la politica della “Porta Aperta”, ovvero l’apertura dell’economia del paese agli investimenti esteri, man mano si è compiuto il cosiddetto “miracolo cinese”. Il “socialismo di mercato” tipico del miracolo cinese ha apportato vari cambiamenti all’interno della Repubblica Popolare. Il primo cambiamento ha riguardato la produzione, che è diventata priorità dello sviluppo del Paese incrementando la crescita economica. Ciò ha permesso alla Cina di non subire le stesse sorti degli altri grandi regimi comunisti europei, anzi le agitazioni sociali degli anni Novanta hanno contribuito a rafforzare il potere. In questi anni inoltre si è giunti alla fusione tra potere politico e statale, e ad una progressiva differenziazione sociale. La Cina non è un Paese omogeneo, infatti presenta delle zone che trainano l’economia, ovvero le zone meridionali, che fungono da sede per le principali imprese private e straniere che investono nel Paese, in cui si concentrano le migliori infrastrutture, e la popolazione presenta livello di reddito pro-capite maggiori. Nelle zone centro-settentrionali invece la popolazione è per la maggior parte impiegata nella produzione agricola, di cui quasi il 60% è composto da donne, di conseguenza è più povera e le industrie presenti sono per lo più gestite dallo stato. Oltre a questi disequilibri tra zone costiere e zone interne, ci sono alcune regioni che da molti anni portano avanti delle ideologie separatiste ovvero il Tibet e lo Xinjiang. La Cina è vista dalla maggior parte degli osservatori internazionali come un rivale da temere poiché esporta i suoi prodotti a prezzi imbattibili mandando cosi in crisi le aziende nazionali degli altri Paesi. Il governo cinese inoltre sembra incapace di far rispettare le norme internazionali in materia di diritti d’autore vista la moltitudine di prodotti contraffatti di produzione cinese che si riversano nei mercati internazionali. Inoltre “l’impero del Dragone” usa politiche di “dumping sociale” ovvero la scarsa concessione dei diritti dei lavoratori, e “dumping valutario” ovvero il mantenimento di un tasso di cambio fisso e molto basso dello 61 yuan rispetto al dollaro. Se a partire dagli anni Settanta molti cinesi dell’entroterra, si spostavano dalle campagne nelle grandi città costiere per cercare lavoro, adesso si sta assistendo al fenomeno opposto. Infatti la popolazione che lavora nel settore agricolo è di quasi il 25% della forza lavoro totale. Una profonda mutazione sta colpendo la forza lavoro cinese, infatti secondo gli studi effettuati dal Professore Li Jianmin 29, ci sono quattro scenari che nei prossimi anni trasformeranno la “fabbrica del mondo”. • Il primo riguarda la popolazione in età lavorativa, ovvero dai quindici ai sessantaquattro anni, che raggiungerà il suo picco nel 2017, con meno di un miliardo di lavoratori. Dal 2017 in poi, secondo le stime, il numero degli “abili al lavoro” comincerà a decrescere. • Il secondo fenomeno riguarda la proporzione tra la forza lavoro ed il numero totale dei cinesi che toccherà il suo apice nel 2013 con il 72,14%, per poi calare. Ciò comporta un allungamento del numero degli anni lavorativi delle persone, ed un aumento della produttività con uno scarso numero di forza lavoro. • Il terzo invece riguarda il numero dei giovani che ogni anno si propongono sul mondo del lavoro, che è un trend già decrescente in quanto mentre nel 2002 si trattava di 27,9 milioni di persone, nel 2015 è stimato di 16,6 milioni ed è previsto che il numero scenderà fino ai 14,8 milioni nel 2020. • Il quarto fenomeno riguarda il precoce invecchiamento della popolazione lavorativa, infatti la percentuale di lavoratori giovani, dai quindici ai ventiquattro anni, è in calo sempre di più rispetto a quelli più anziani. E’ previsto che nel 2020 i lavoratori giovani saranno solo il 12,84% del capitale umano totale dell’”Impero del Dragone”. 29 Docente di popolazione e sviluppo all’università di Nankai di Tianjin. 62 Speranza di vita alla nascita Anni Speranza di vita 1950-1955 1955-1960 1960-1965 1965-1970 1970-1975 40,8 44,6 49,5 59,6 63,2 Questi fenomeni sono scaturiti da una serie di politiche effettuate nel lungo periodo, tra cui la principale causa risulta essere la politica del figlio unico. La Cina non è ancora un paese per vecchi, come l’Italia, ma il trend sembra dirigersi nella stessa direzione. Inoltre sembra essersi ridotto il flusso dei lavoratori migranti, che ha costituito la forza principale dell’industria cinese soprattutto nel settore manifatturiero. Il numero dei mingong, ovvero questi lavoratori che, pur di sfruttare le opportunità che le grandi città offrivano, erano disposti ad accettare salari molto bassi ed orari di lavoro estenuanti, sta calando drasticamente. Infatti sembra che la popolazione lavorativa della terra di mezzo si stia trasformando qualitativamente, distribuendosi anche in maniera più uniforme su tutto il territorio del Paese. Il governo quindi si è trovato costretto a compiere nuove scelte politiche per assecondare i trend che influenzano il Paese. Sono stati infatti promosse alcune misure volte ad incentivare gli investimenti nelle campagne, ad insistere sullo sviluppo delle zone ad Ovest del paese30, ed infine la legge sul contratto di lavoro, attiva dal 2008 che ha permesso il rendere più regolato il mercato del lavoro. Gli investimenti sull’agricoltura hanno permesso ai contadini di restare nei luoghi d’origine, riuscendo ad avere un livello di vita accettabile, invece per quanto riguarda “lo Sviluppo dell’Ovest” si è avuto un vero e proprio trasferimento di investimenti e conoscenze know how nelle zone ad Est. L’incentivare lo sviluppo di questi territori era anche una mossa politica per cercare di controllare meglio Xibu dakaifa sviluppo ad ovest, forte campagna di “cinesizzazione Han” nelle regioni con tendenze separatiste. 30 63 territori come lo Xinjiang, fonte di preoccupazione a causa delle pressioni separatiste della minoranza etnica degli Uiguri che abita la zona. Per cercare di bloccare i lavoratori migranti c’è stato un aumento dei salari medi che sono cresciuti di circa il 14% all’anno raggiungendo quasi i duemila Yuan al mese. Si tratta di cifre ancora irrisorie se comparate ai lavoratori occidentali o se si considerano i redditi dei nuovi ricchi cinesi, ma nella popolazione media costretta a vivere in condizioni al limite della povertà, ciò ha significato un simbolo di miglioramento, contribuendo a creare quel senso di fiducia ed ottimismo rispetto al futuro e soprattutto nelle istituzioni. Anche se la popolazione sembra beneficiare di tutte queste manovre, da qui a qualche anno la Repubblica Popolare Cinese avrà meno forza lavoro in termini assoluti, perdendo il vantaggio competitivo dei bassi salari. Il Paese quindi si troverà ad avere un numero maggiore di consumatori rispetto a quello di produttori-risparmiatori. Questo fenomeno avrà dei riscontri anche sulle economie degli altri Paesi poiché i consumatori di tutto il mondo dovranno confrontarsi con la fine dell’invasione di prodotti made in china, che permettevano di acquistare nonostante la stagnazione dei salari. Per quanto riguarda la situazione delle donne in ambito lavorativo, esse teoricamente dovrebbero godere degli stessi diritti degli uomini, ed il Partito negli ultimi anni si è impegnato per promuovere l’uguaglianza di genere. Purtroppo però la pratica ci dimostra il contrario. Un Paese come la Cina, profondamente basato su valori confuciani, riesce ad accettare con difficoltà la nozione di uguaglianza di genere. Inoltre c’è una disparità di trattamento riguardo le business women straniere rispetto a quelle cinesi. Le straniere hanno molta considerazione e vengono trattate con rispetto e cortesia, anche se all’interno di una delegazione dai cinesi viene dato per scontato che il decision maker sia l’uomo e non la donna. Nonostante ciò, al giorno d’oggi è più comune vedere donne anche in ruoli decisionali nelle grandi aziende cinesi, soprattutto nelle grandi città. La mobilità dei lavoratori è stata ridotta anche a causa della grande ondata di 64 licenziamenti che si è avuta in seguito alla crisi del 2008, in varie province costiere. In pochi mesi varie famiglie hanno dovuto lasciare le città e ritornare nelle campagne. Oltre a questo “ritorno alle campagne”, la Cina è continuamente coinvolta in grandi spostamenti di persone da una regione all’altra, alla ricerca di migliori opportunità di lavoro e di vita. I mingong sono una parte abbastanza ampia dei lavoratori migranti che permettono all’economia cinese di essere cosi produttiva. Spesso provengono dalla parte centrale ed occidentale del paese e si spostano verso le zone costiere, soprattutto verso Pechino-Tianjing o nel Guandong a Sud. Secondo alcune stime, però molto incerte, i mingong sarebbero circa 200 milioni di persone. Questa categoria di lavoratori contribuisce a tener viva la concorrenza sul mercato ed a mantenere bassi i salari del Paese. Spesso essi accettano di lavorare senza contratto, evitando alle aziende i costi delle spese sanitarie ed i contributi sociali. In molte aziende, i mingong lavorano dalla mattina fino a mezzanotte, più dell’80% lavora per più di otto ore al giorno e più del 20% lavora per più di dieci ore al giorno. A volte accettano di lavorare anche sette giorni su sette. In fabbrica questi lavoratori non hanno nessun diritto, sono pagati alla giornata e spesso possono essere licenziati senza nessun motivo preciso da un giorno all’altro. Questi lavoratori inoltre per ridurre i costi spesso alloggiano all’interno del luogo di lavoro. In generale, le imprese cinesi non applicano alla perfezione tutte le normative sul lavoro ed a tutela dei lavoratori, sia nei confronti dei mingong che dei lavoratori in possesso dell’hukou. Una ricerca del 2007 dell’Assemblea Nazionale del Popolo ha mostrato che l’80% delle aziende analizzate a livello nazionale commetteva delle infrazioni riguardo le regole lavorative, la maggior parte delle imprese non forniva un contratto di lavoro ai suoi operai quindi non forniva nessuna indennità in caso di incidente, non dava nessun contributo pensionistico, né l’azienda si occupava delle spese mediche degli operai. Inoltre in Cina è ancora utilizzato il lavoro minorile, soprattutto nelle 65 multinazionali estere che hanno sede nel Paese e che cercano qualsiasi mezzo per ridurre i costi di produzione. Anche i sindacati indipendenti sono inesistenti nella “terra di mezzo” poiché i lavoratori possono solamente rivolgersi alle agenzie statali a “tutela” dei lavoratori. In realtà questi sindacati ufficiali hanno perlopiù un ruolo di controllo e di repressione delle eventuali proteste e scioperi sul luogo di lavoro. In ogni caso gli scioperi devo essere prima autorizzati altrimenti sono considerati illegali. Tutto ciò però in alcuni casi non impedisce che i lavoratori portino avanti le loro proteste per avere migliori garanzie sul luogo di lavoro o per combattere i soprusi dei datori quali licenziamenti improvvisi, salari non pagati ed ore di straordinario obbligatorie. A partire dal 2010 fino ai giorni nostri ci sono state varie ondate importanti di sciopero dei lavoratori, soprattutto in diverse aziende straniere che chiedono un aumento dei salari. Nel 2011, in parte grazie anche a queste agitazioni, i salari sono stati incrementati in media del 20% nelle zone costiere, mentre all’interno del Paese sono stati aumentati in misure irrilevanti. Un’altra tendenza che ha modificato la forza lavoro cinese è la crescente scolarizzazione della forza lavoro. In Cina infatti aumenta continuamente il numero di persone che decidono di frequentare l’Università e laurearsi. E’ cresciuto inoltre anche il numero degli studenti che decidono di effettuare un periodo di perfezionamento all’estero, durante il loro corso di studi. Nel 2013 il numero dei nuovi laureati era circa di 8 milioni, circa sette volte in più rispetto ai laureati del 1998. Aumentando la richiesta di istruzione superiore, è aumentato anche il numero dei college che presentano corsi innovativi e materie che prima erano di esclusivo studio dei Paesi occidentali. Il governo cinese sta quindi sfruttando questo nuovo trend, e ha investito molte risorse per migliorare e potenziare il sistema dell’istruzione superiore. Nell’ultimo periodo si va quindi assistendo a dei cambiamenti molto importanti tra cui: • l’era del lavoro a buon mercato, che le grandi aziende hanno 66 sapientemente sfruttato nella decade passata, sta per terminare. Negli ultimi anni infatti si è avuto un forte aumento del costo del lavoro che ha avuto una crescita che è oscillata tra il 10% e il 20% annuo. Oggi infatti in Cina la manodopera ha un costo medio di 825 dollari, quindi risulta essere molto più cara rispetto a paesi come Vietnam, Indonesia, Bangladesh ed India in cui lo stipendio mensile medio di un manovale si aggira intorno ai 230 dollari; • i giovani cinesi, soprattutto delle città più ricche, tendono a non scegliere il lavoro di fabbrica, ma preferiscono impiegarsi nel settore dei servizi che è in forte espansione. I giovani inoltre, a differenza dei loro genitori, evitano di andare a lavorare nelle province lontane. Quindi per le imprese diventa sempre più difficile trovare manodopera non specializzata; • anche le donne, che costituivano la manodopera principale delle linee di produzione, preferiscono occuparsi nel settore dei servizi e fuggire dalle fabbriche. Fino a qualche anno fa, nelle grandi fabbriche si preferiva assumere le donne poiché erano più obbedienti, più abituate al lavoro duro e più produttive. Quindi per far fronte a questa crisi del lavoro nelle fabbriche, gli industriali tendono ad impiegare più uomini rispetto a quanti ne assumevano un tempo. Un esempio tipico è quello della PCH International31 che nel 2006 aveva solo 15 uomini ogni 100 donne impiegate nelle loro fabbriche in Cina, ora presenta un rapporto paritario di uomini e donne. Inoltre le fabbriche adesso, per cercare di impiegare quante più donne possibile, assumono giovani donne anche con qualifiche inferiori rispetto a quelle richieste precedentemente ed hanno aumentato l’età di assunzione delle donne; • nonostante questi cambiamenti della forza lavoro e la riduzione dei tassi PCH International, azienda irlandese che si occupa di sviluppo del prodotto e gestione della catena di montaggio che ha numerose fabbriche sparse su tutto il territorio dell’Estremo Oriente. 31 67 di crescita dell’economia cinese, non è aumentato il numero dei disoccupati che si aggira intorno al 4%. Le uniche mancanze rilevate sono quelle dei lavoratori poco qualificati nel settore manifatturiero e di tecnici e quadri specializzati in altri settori Nonostante tutti questi cambiamenti, nell’ultimo periodo la situazione dei lavoratori migranti è stata leggermente migliorata in quanto è stata allargata la politica di concessione dei permessi di lavoro, è stato facilitato l’accesso alle istituzioni pubbliche e sono state avviate delle politiche sociali migliorate. In alcune aree del Paese sono state attenuate le rigide regole del sistema e alcune volte si è cercato di smantellare il sistema dei mingong. Il governo ha varie volte annunciato di voler abolire la pratica dei permessi di lavoro, ma questa tendenza riscontra delle forti resistenze sia per il timore che l’emigrazione dalle campagne diventi nuovamente un fenomeno di massa per di più incontrollabile, sia per la poca volontà delle amministrazioni locali di dover stanziare i fondi per la scuola, la sanità e gli alloggi per queste ingenti masse di lavoratori. Il Congresso Nazionale del Popolo, nel 2007, approvò un piano di riforme legislative che costituiscono la base dell’attuale sistema di diritto del lavoro cinese. Queste proposte hanno migliorato le norme per i contratti di lavoro, per la promozione dell’impiego e per la risoluzione dei conflitti di lavoro. Adesso, per assumere regolarmente un impiegato full time è necessario stipulargli un contratto scritto, ed inoltre quando vengono licenziati, i dipendenti full time hanno diritto ad una indennità adeguata al periodo di lavoro. Dei miglioramenti quindi sono stati effettuati, anche se la differenza tra la legge e la sua reale applicazione è ancora molta. All’inizio del 2013, la Foxconn32, la “fabbrica dei suicidi” che ha più di un Foxconn International Holdings Ltd, grande azienda dell’elettronica con molteplici impianti in Cina che produce anche i componenti per la Apple, e dal 2010 è soprannominata la 32 68 milione di dipendenti in Cina, ha annunciato che nei suoi stabilimenti avrebbe fatto eleggere dei rappresentanti sindacali dei lavoratori, inoltre si è impegnata ad introdurre dei robot per alleggerire il carico di lavoro degli impiegati. La Repubblica Popolare Cinese per raggiungere la forte economia di mercato che ha mostrato al mondo intero soprattutto negli ultimi venti anni, ha dovuto attraversare importanti cambiamenti strutturali ed istituzionali. Queste riforme possono essere suddivise in sei periodi: 1. dal 1979 al 1984 le riforme hanno riguardato soprattutto il settore agricolo e le riforme rurali; 2. dal 1985 al 1988 i cambiamenti hanno riguardato la graduale riduzione del monopolio di stato, il processo di decentramento e lo sviluppo di un economia di mercato più aperta agli investimenti stranieri e con delle nuove regole; 3. dal 1989 al 1991 cercava di risolvere le problematiche macroeconomiche del paese; 4. dal 1992 al 1996 fu costituito un vero e proprio sistema di regole delle politiche economiche che permisero al Paese di aprirsi gradualmente alla liberalizzazione dei mercati; 5. dal 1997 al 2001 si è assistito nel Paese degli Han, alla ristrutturazione e alla privatizzazione delle imprese statali, sono cambiate inoltre le relazioni commerciali internazionali, diventando strettamente connesse all’ammissione della Cina nel OMC; 6. dal 2002 al 2007, anni che sono stati caratterizzati dalla strategia del going out 33, ovvero i massicci investimenti diretti all’estero ed un “fabbrica dei suicidi” a causa dell’alto numero di dipendenti che si sono lanciati dal palazzo dove lavoravano poiché non sopportavano più i ritmi estenuanti di lavoro. 33 Strategia del going out 走出去 Zouchuqu, ovvero il programma di internalizzazione delle aziende cinesi 69 rafforzamento delle relazioni internazionali commerciali economiche e politiche denominato Beijing Consensus 34. La rapida espansione del settore manifatturiero del Paese considerato la “fabbrica del mondo” ha avuto bisogno di un continuo aumento di risorse. Anche se può far leva su una massiccia offerta di forza lavoro (tuttavia in diminuzione), per quanto riguarda le materie prime e le fonti energetiche, iniziano a comparire i primi segnali di una riduzione delle risorse necessarie anche per i grandi investimenti nel settore delle costruzioni e delle infrastrutture. La Cina quindi è diventata uno dei principali importatori di risorse naturali, soprattutto dall’Africa, ed ha cosi contribuito ad un notevole incremento dei prezzi a livello mondiale. I leaders cinesi applicando il modello di modernizzazione socialista hanno però commesso un errore. La politica della porta aperta, che aveva lo scopo di attrarre capitali e tecnologie estere ha creato dei forti squilibri per quanto riguarda la diffusione del reddito. Il Comitato Centrale del PCC credeva che una rapida crescita economica e tecnologica delle province costiere avrebbe stimolato lo sviluppo economico anche delle province più interne. L’effetto traino da parte delle province più sviluppate però non è stato cosi forte come credevano. Solo dai primi anni Novanta si è cercato di cambiare politica per tenere conto del sistema duale che si era creato e per cercare di redistribuire risorse alle province più povere. Queste disparità di risorse si riflettevano anche in termini di reddito pro capite con un valore dell’indice di Gini superiore allo 0,4%. Inoltre le condizioni sociali degli abitanti delle zone interne erano molto più scarne rispetto a quelle della costa. Quindi si è creato il fenomeno di migrazioni temporanee di lavoratori dalle zone rurali modificando i termini di sviluppo 34 umano. Durante il periodo maoista furono attuate le strategie di sviluppo Beijing consensus 北京共识, espressione coniata da Joshua Cooper Ramo ad indicare il modello economico di sviluppo cinese come un’alternativa al Washington Consensus. 70 regionale, basate sull’autosufficienza e sull’autosussistenza regionale. Ben presto queste politiche risultarono inefficaci ed impedirono al paese di beneficiare appieno dei diversi vantaggi competitivi presente nelle diverse aree del suo territorio ed inoltre impedirono uno sviluppo adeguato dei traffici commerciali. Questo sistema di gestione decentralizzato in realtà creò una depressione dell’economia locale. Negli anni Novanta vennero inoltre adottate delle politiche per promuovere la disparità regionale. Le zone costiere beneficiarono di molti investimenti, che incrementarono la forte differenza di sviluppo tra l’Oriente e l’Occidente del Paese. Le regioni centrali ed occidentali si specializzarono quindi nella produzione di bassa tecnologia, produzione di materie prime ed attività agricole. Fu inoltre riformato il sistema bancario che permise una differenziazione dei tassi di interesse, anche questo favorì le regioni costiere e le ZES35 poiché erano le zone che avevano maggiore capacità di attirare capitali. Alla fine degli anni Novanta invece si procedette alla privatizzazione delle imprese statali, e molte aziende di piccola e media dimensione vennero vendute ad enti locali ed a piccoli imprenditori. Si ebbero quindi forti spostamenti della forza lavoro da settori a bassa produttività verso altri più competitivi, costituendo una delle prime caratteristiche che ha contribuito alla grande performance economica della Cina. Un altro elemento chiave della crescita della PRC sono gli investimenti diretti esteri, che sono investimenti che interagiscono con le risorse naturali e con le infrastrutture delle varie province e da cui dipende circa il 60% delle esportazioni cinesi. In Cina inoltre il commercio internazionale e gli Foreign Direct Investment (FDI) hanno influenzato un’ampia gamma di fattori rilevanti come l’allocazione delle risorse economiche, la dimensione dei mercati, l’accesso a Zone Economiche Speciali, regioni a sud della Cina in cui ci sono politiche speciali che favoriscono gli investimenti esteri. 35 71 tecnologie avanzate e la diffusione del learning by doing 36. Nell’ultimo periodo l’economia cinese sembra però essere in una fase di stand by. Anche se il Paese sembra ancora in piena attività, grazie agli investimenti a lungo termine, tutto sta rallentando. Nel 2012 la Cina è cresciuta solo del 7,9%, perdendo un punto e mezzo rispetto al 2011 e 2,6 in meno del 2010. Questo rallentamento è stato anche influenzato dai vari avvenimenti che si sono avuti in Occidente, come la crisi dell’euro e del dollaro, e gli sconvolgimenti socio-economici del Medio Oriente. Anche il potere centrale ha subito uno scossone dal processo di transizione interno del potere. Con l’insediamento del nuovo presidente Xi Jinping, è stata resa pubblica la linea di trasformazione che il governo vuole seguire. Si è deciso infatti di insistere con gli investimenti nelle zone rurali e nel settore energetico, per cercare di far recuperare territorio alle zone più arretrate. L’obiettivo finale è quello della stabilizzazione della crescita. Nella PRC infatti è come se esistessero due Paesi, uno molto ricco ed uno molto povero, che combattono una dura lotta economica. Il mercato del lavoro cinese ha subito diversi sviluppi, su cui campeggiava la promessa socialista di offrire lavoro a tutti i cittadini. Questa promessa però si è scontrata con il passare del tempo con mancate produzioni e con il surplus dell’offerta lavoro. Nel 2005 la forza lavoro in Cina costituiva il 60% dell’intera popolazione di cui il 49% era impiegato nel settore primario, il 22% in quello manifatturiero, minerario e delle costruzioni ed il 29% nel settore terziario. Il primo gennaio 2008 è quindi entrata in vigore la normativa del giugno 2007 sui contratti di lavoro in Cina, che regolava i diritti dei lavoratori nei confronti del datore di lavoro, e rafforzava anche la tutela dei sindacati. Questa normativa si occupava inoltre di sicurezza sull’ambiente lavorativo. Il Learning by doing è un concetto economico che sta ad indicare che la produttività si ottiene attraverso la pratica e l’autoperfezione. 36 72 governo sta riducendo man mano anche i privilegi concessi agli stranieri per attirare investimenti esteri. Spesso quando si pensa al lavoratore cinese si tende ad immaginare una persona che lavora molte ore senza sosta per il proprio datore di lavoro. Spesso è cosi, però alcuni segni di cambiamento ci fanno sperare in un miglioramento delle condizioni lavorative. In molte zone della Cina, il lavoro si sta man mano occidentalizzando anche se i salari ed i turni di lavoro sono ancora ben lontani dalla concezione che abbiamo noi in Occidente. Negli ultimi anni, a causa della riduzione della massiccia manodopera, c’è stato un vero e proprio aumento dei salari, soprattutto dei lavoratori migranti. Nel 2013 il salario dei lavoratori migranti cinesi è aumentato del 13,9% rispetto all’anno precedente. Per i quasi 300 milioni di lavoratori migranti del paese il salario medio era di circa 2 mila 600 yuan, quindi ben lontani dallo sfruttamento dei primi anni Ottanta in cui le aziende pagavano i lavoratori due dollari al giorno. Quindi, nonostante era in atto una crisi finanziaria globale, i salari cinesi sono aumentati, secondo i dati del National Bureau of Statistics. La forza lavoro cinese è importante poiché è la più grande forza lavoro del mondo, ed è quasi il doppio di quella europea ed americana messe insieme. La manodopera a basso costo inoltre è una delle ragioni principali per cui le banche centrali mondiali riescono a mantenere i tassi di interesse bassi. Infatti, prodotti a basso prezzo e basso costo del lavoro hanno contribuito a mantenere bassa l’inflazione. Tuttavia l’aumento degli stipendi dei lavoratori migranti cinesi è un chiaro segnale che il Paese sta per esaurire una delle sue risorse più importanti : la forza lavoro. Anche il Vice Ministro delle Risorse Umane e della Previdenza Sociale, Yang Zhiming, ha comunicato ai media che la forza lavoro migrante l’anno scorso è aumentata solo del 2,4% a livello nazionale e si è ridotta dello 0,2% nelle province costiere orientali. 73 La Cina sta quindi per raggiungere il Lewis turning point 37, che significa quindi che il Paese sarà a corto di forza lavoro ed i salari aumenteranno. Per Lewis, un Paese in Via di Sviluppo può svilupparsi per anni senza provocare l’inflazione dei salari, in quanto le aziende possono disporre di manodopera a basso costo nelle zone rurali. molta Uno degli economisti più influenti in Cina, Cai Fang, direttore dell’ Istitute of Population and Labour Economics alla Chinese Academy of Social Sciences, ha affermato che il Paese ha raggiunto il limite della forza lavoro disponibile già nel 2010, quando i salari dei lavoratori migranti sono aumentati del 19,3%. Ciò implica che le aziende cinese dovranno prestare maggiore attenzione agli aumenti di produttività incrementando l’innovazione e l’aggiornamento tecnologico per non rischiare di essere sbalzati fuori dal mercato. La fine della manodopera avrà quindi il suo impatto più forte su uno dei principali vantaggi comparativi dell’economia cinese: i salari molto bassi. Ciò potrebbe portare allo spostamento delle aziende, e della forza lavoro verso i paesi limitrofi come il Vietnam che presentano ancora vantaggi a basso costo. L’ex economista della banca centrale cinese Sun Mingchun, ha notato che il fenomeno che la Cina sta attraversando in questo periodo, è già successo in Giappone nel 1969 ed in Corea del Sud nel 1988. In questi Paesi le industrie manifatturiere per fronteggiare la bassa disposizione di forza lavoro, si sono dovute riconvertire in aziende dedite alla produzione di alta tecnologia ed altri prodotti di valore. Ad esempio, in Giappone, la crescita passò dallo 10,4% negli anni Sessanta ad un 5,2% negli anni dal 1970 al 1979. Mingchun ritiene che le industrie cinesi hanno circa cinque anni per provvedere alla loro riconversione altrimenti negli anni dal 2016 al 2020 potrebbero subire Lewis turning point è una teoria basata sul modello di sviluppo creata dall’economista premio Nobel Arthur Lewis, che si occupò di studiare l’aspetto duale di una economia in via di sviluppo. 37 74 un declino della crescita ed un progressivo crollo degli investimenti. Il ministero per il Commercio cinese ha quindi deciso di proporre esenzioni fiscali ed altri incentivi per le imprese del Guangdong che vogliono implementare la tecnologia e la ricerca nei prossimi tre anni. La Cina ha deciso di puntare su una nuova regola, ovvero quella del produrre meno ma produrre meglio. 75 3. DALL’AMBIENTE FAMILIARE A QUELLO POLITICO: DIVERSI ASPETTI DELL’EMPOWERMENT FEMMINILE IN CINA 3.1 L’empowerment femminile nella Repubblica Popolare Cinese “Il processo di empowerment è individuale ma può essere anche collettivo. Perché è attraverso la partecipazione ad un gruppo, che le donne decidano di organizzarsi, di prendere coscienza del problema e la capacità di agire e di promuovere cambiamenti per ottenere un completo e costante sviluppo. L’empowering delle donne, può essere visto come un processo continuo con diversi fattori intrinseci correlati e fattori che si rafforzano a vicenda... Semplicemente parlando, l'empowerment è un processo che sviluppa la consapevolezza e l’abilità, conduce ad una più equa uguaglianza, ad una ancora maggiore influenza sul processo decisionale politico, ed ancora di più ad un’azione trasformativa” 38. L’art. 33, comma II, della Costituzione cinese stabilisce che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Nella stessa Costituzione poi, il principio di uguaglianza formale è più volte richiamato in riferimento a specifiche situazioni giuridiche. Al comma IV dell’art. 33, si continua poi affermando che tutti i cittadini godono dei diritti sanciti dalla Costituzione e dalle norme di legge. L’art. 48, comma I, dichiara che tutte le donne della PRC godono degli stessi diritti degli uomini in tutti gli aspetti della vita politica, economica, culturale, sociale e familiare. Il diritto all’eguaglianza viene però considerato dai giuristi cinesi come un principio generale piuttosto che come un diritto specifico. Inoltre, si ritiene che il diritto a non subire discriminazioni può avere delle restrizioni. Ad esempio, una particolare tutela a favore delle donne può 38 F. Yuang, Collection of Women’s Studies, 1996. 76 essere classificata come discriminazione ragionevole. Di solito però le restrizioni al diritto all’eguaglianza sono sancite dalla Costituzione. Nel Ventunesimo secolo le donne ormai svolgono qualsiasi tipo di lavoro dall’essere architetto, ingegnere, avvocato e dottore, ma anche manovale, cameriera e operaio. Ma in alcuni Paesi, come ad esempio in Cina, le donne purtroppo sono discriminate in quanto non gli viene concessa la possibilità di svolgere gli stessi lavori degli uomini e inoltre sono pagate di meno rispetto ai colleghi. Di solito per spiegare questa differenza di genere a livello lavorativo vengono usate 4 teorie: 1. Gender Role Socialization Theory; 2. Human Capital Theory; 3. Dual Labor Market Theory; 4. Gender Discrimination Theory. 3.1.1 Gender Role Socialization Theory Questa teoria definisce esplicitamente il ruolo del genere all’interno della famiglia e condiziona anche il ruolo di genere che gli individui avranno interagendo con gli altri. Ai maschi viene insegnato che il loro ruolo è quello del breadwinner, ovvero di colui che deve provvedere al sostentamento della famiglia, mentre in famiglia è lui che prende decisioni. Alle femmine invece è insegnato che il loro ruolo è principalmente all’interno delle mura domestiche, come madri, donne e casalinghe. Il ruolo del lavoro pagato fa riferimento alla diretta produzione di beni e servizi consumati dalla società, mentre il ruolo domestico fa riferimento alla nutrizione, alla cure e alla crescita dei figli, dell’uomo adulto e dei genitori anziani. Questa teoria inoltre condiziona le scelte lavorative delle donne in quanto sono più propense a scegliere lavori che assecondino il loro stereotipo, oppure a prepararsi solo al ruolo di moglie e madre. La 77 Gendere Role Socialization Theory rafforza quindi le divisioni in base al sesso del tipo di lavoro. Molte culture, tra cui anche quella cinese, considerano il ruolo familiare della donna come ruolo primario rispetto al lavoro pagato della donna. Questa importanza del ruolo familiare persiste ancora oggi in Cina, infatti dalle ricerche svolte, è risultato che gli uomini sono molto più dediti al lavoro pagato rispetto alle loro mogli, e la discussione riguardo il lavoro per gli uomini e le donne è ancora un tema molto caldo. Tra gli studenti cinesi del college, il successo della propria carriera è un valore importante sia per i ragazzi che per le ragazze, ma per le donne il riuscire a conciliare famiglia e lavoro è più importante della realizzazione dei propri obiettivi a livello lavorativo. 3.1.2 Human Capital Theory La teoria del capitale umano afferma che le donne sono meno capaci rispetto agli uomini di accumulare capitale umano, in quanto spendono meno tempo nella loro istruzione e riescono ad accumulare meno anni di esperienza lavorativa poiché interrompono la loro carriera per le responsabilità familiari o quando le aziende si rifiutano di offrire formazione alle donne. Due studiosi cinesi Shu e Bian, analizzando le varie ondate di divario di genere in Cina, hanno notato un maggiore incremento nelle disparità negli anni tra il 1988 ed il 1995, dovute soprattutto alle differenze nel campo dell’istruzione e della segregazione lavorativa. Nello stesso intervallo di tempo, invece, tra i membri del partito e tutti gli altri individui dei settori economici e statali le disparità di genere si sono ridotte, nonostante questo era un periodo di grandi riforme economiche. 78 3.1.3 Dual Labor Market Theory La teoria del Dual Labor Market Theory afferma che le donne sono più propense ad accettare lavori part time per dare maggiore spazio alle loro occupazioni domestiche. Le donne che cercano lavori part time sono spesso relegate nel settore sottopagato delle industrie secondarie che offrono lavori sottopagati, meno sicuri, che richiedono minori qualifiche ed hanno minori prospettive di carriera. Il lavoro duale non interessa lavori di basso rango ma anche occupazioni professionali dove le donne sono impiegate in posizioni poco ambite poiché hanno scelto di sacrificare del tempo di ufficio per potersi occupare dei figli e della loro famiglia. 3.1.4 Gender Discrimination Theory La teoria della discriminazione di genere può essere vista come una derivazione degli aspetti strutturali e istituzionali profondamente radicati nelle organizzazioni e delle pratiche di assunzione. Il gender gap nell’avanzamento della carriera lavorativa è stato spesso collegato sia alle barriere istituzionali, sia alle scelte individuali fatte dagli individui in posizioni di potere. Ad esempio la mancanza di competenze può occorrere quando una donna è assunta o valutata ed è un meccanismo di discriminazione delle scelte individuali. Questo errore di attribuzione è una delle ragioni per la lenta progressione della carriera delle donne. Ognuna di queste quattro teorie riguardo le differenze di genere assume varie caratteristiche in base al Paese in cui si verifica. Alcuni cambiamenti però si stanno verificando, in quanto le aziende stanno diventando più flessibili e gli individui stanno prendendo più seriamente le responsabilità che derivano dalla carriera intrapresa. 79 Ogni nazione compie varie scelte per contrastare le differenze di genere, ma nel caso della Cina queste politiche si scontrano con un forte patrimonio culturale che spesso rende vane le regole statali. Per esempio la teoria della socializzazione di genere ha le sue basi nelle norme della famiglia e del lavoro per uomini e donne. In un Paese come la Cina che ha più di 10 milioni di km² e con una popolazione di più di un bilione 300 milioni di persone, è impossibile generalizzare la situazione delle donne all’interno del mercato lavorativo. Bisogna infatti analizzare le varie esperienze caso per caso poiché esistono donne professioniste delle città, dipendenti statali, operaie stagionali e contadine. Per quanto riguarda le donne delle zone rurali, a partire dal 1978, per incrementare la produzione agricola, le fattorie comuni degli anni Cinquanta, vennero trasformate in piccole fattorie a gestione familiare creando il programma Household Responsibility System (HRS). Questo sistema ha però generato una riduzione del potere contrattuale delle donne, poiché ha rafforzato la produzione home based ed ha ridotto lo stipendio delle donne. Inoltre, alcuni studiosi hanno affermato che la politica del figlio unico nelle aree rurali era in diretto contrasto con la HRS che implicitamente incoraggiava le famiglie numerose, con molti figli maschi, che erano più abili a lavorare nelle fattorie. Vari studi hanno quindi mostrato che mentre le giovani donne migravano nelle città, le donne di media età e quelle sposate erano costrette a restare nelle campagne per gestire queste fattorie, spesso senza nessuna assistenza specializzata. Questo fenomeno è stato anche definito la “femmilizzazione dell’agricoltura”, ha creato preoccupazione poiché implicava che le donne anziane erano “bloccate” nel settore sottopagato dell’agricoltura. Inoltre, la decollettivizzazione dell’agricoltura portò ad un collasso del sistema 80 sanitario basato sulle comuni, e lasciò circa un 80% della popolazione senza assicurazione. Negli ultimi tempi però la situazione delle donne rurali sembra esser migliorata leggermente dal periodo dell’era dopo riforme. Per quanto riguarda le donne migranti durante il periodo delle grandi riforme, le stime del 1978 mostravano che solo il 18% della popolazione viveva nelle zone urbane, nel 2006 invece questa percentuale è arrivata al 44%. Il sistema degli Hukou, di registrazione della residenza, è stato ampliato in questi ultimi anni ma presenta ancora della ambiguità, e molte famiglie sono scoraggiate dallo spostarsi nelle città, infatti spesso sono solo singoli membri della famiglia si trasferiscono temporaneamente in città per lavorare. Spesso le giovani donne, le dagong mei, working sister migrano dalle campagne alle città. Le dagong mei spesso trovano occupazione nel settore tessile, come aiutanti domestiche, nel settore della manifattura elettronica e nel settore dell’intrattenimento a luci rosse. Soprattutto queste ragazze si spostano nel sud della Cina oppure nelle Zone Economiche Speciali (ZES) che sono le zone del Paese più sviluppate, più ricche e con maggiori prospettive di lavoro. Le donne che lavorano in queste zone ricevono però un salario inferiore rispetto agli uomini. Un caso studio più recente è quello di Pun, una compagnia estera che produce elettronica, la quale usa il sistema dei dormitori. Integrando lavoro e spazio abitativo, gli operai sono capaci di incrementare la produttività e i salari usando tecniche che l’Organizzazione Internazionale per il Lavoro considera lavoro forzato, come ad esempio straordinari obbligatori e lavoro continuativo senza giorni di riposo. Le donne in Cina sono discriminate già nella fase iniziale dell’attività lavorativa, ovvero nel recruiting. Come affermato da Hershatter e 81 Honig: “il surplus lavorativo abilita le unità lavorative ad essere selettive, ed esse hanno mostrato una chiara tendenza a selezionare gli uomini”. Vari fattori vengono addotti come causa dello svantaggio femminile in ambito lavorativo. È stato detto che le donne sono meno forti degli uomini, e quindi non sono adatte a svolgere determinati lavori. Le donne inoltre sono svantaggiate poiché sembra che gli uomini siano più innovativi e più propensi a correre rischi. Alcuni credono che le donne siano meno adatte a lavorare poiché andranno soggette alla gravidanza, poi al periodo di assenza per la maternità e quindi sono meno affidabili e meno efficienti. Inoltre il mercato chiede sempre personale talentuoso e ben istruito. Le donne invece risultano svantaggiate nell’educazione avanzata e nel settore tecnico, quindi sono meno competitive nella ricerca del lavoro e nelle promozioni. Le donne cinesi sono costrette a subire una nuova disuguaglianza di genere. In un Paese completamente governato dai partiti comunisti, l’emancipazione delle donne è sempre stata vista come un movimento rivoluzionario ed era intrecciato alla mobilitazione delle donne nella forza lavoro. Però queste teorie si sono rivelate fallaci nella pratica cinese, anche se durante il periodo maoista si erano avuti dei successi in questo ambito. Si è avuta poi una fase di stallo negli anni Novanta ma adesso sembra di nuovo che il declino della partecipazione femminile sia visto negativamente, e quindi il governo ha ricominciato ad interessarsi all’idea dell’uguaglianza di genere. Nei primi anni Novanta, in Cina, alle donne era stato chiesto di ritirarsi dalla forza lavoro per sostenere la modernizzazione economica. L’immagine della “Ragazza di ferro” cinese ritratta in abiti maschili e simbolo delle donne lavoratrici era respinta poiché era vista come copia degli uomini. Una delle attuali preoccupazioni del governo cinese riguarda 82 le shengnu ovvero le donne avanzi cioè tutta quella categoria di donne in carriera over trenta ancora nubili. Nel 2007 la Federazione delle Donne Cinesi, con il sostegno statale, ha emanato una dichiarazione rivolta alle donne che avevano preferito la realizzazione professionale piuttosto che quella sentimentale, affermando che “Le leftover women sono donne urbane moderne, molte delle quali hanno ricevuto un alto grado di istruzione, hanno alti guadagni e alto QI (quoziente intellettivo). Sono belle, ma per loro è molto difficile trovare dei coniugi e quindi non hanno ancora trovato partner ideali per il matrimonio” 39. La prospettiva di un sovraffollamento maschile preoccupa non poco il Partito, per contro è stata creata una campagna statale che enfatizzando il sentimento di solitudine delle shengnu vuole forzarle a risolvere questa crisi di genere costringendole a sposarsi in giovane età. Questa campagna fa parte del progetto cinese per aumentare la qualità della popolazione, anche se con ciò dovrebbe esser costretto a ridurre il numero degli abitanti. Il partito inoltre vorrebbe trasformare la popolazione cinese in dei perfetti soggetti neoliberali. “Il tipo di persone che il Governo cinese vorrebbe che avesse figli sono proprio le donne di città con un alto grado di istruzione, che dovrebbero essere in grado di produrre prole con un patrimonio genetico ‘superiore’ ” 40. Il PCC ha quindi adottato delle sofisticate tecniche di persuasione di massa per fare assimilare le idee del Partito nei vari ambiti. Nonostante la società cinese sia ancora profondamente pervasa da teorie patriarcali, la campagna delle shengnu non è un fenomeno culturale isolato, in quanto interagisce con le altre dinamiche della 39 40 società. In Cina, le donne sono state escluse dalla grande L. H. Fisher, Leftover women, The Resurgence of Gender Inequality in China. Ibidem. 83 accumulazione immobiliare che si è avuta nel Paese, stimata intorno ai 30 milioni di dollari. Questa campagna di sensibilizzazione sul “problema” delle “donne avanzi” è strettamente correlata a varie modifiche di legge. Nel 2001, la Corte Suprema cinese ha stabilito che in caso di divorzio l’unica persona nominata nel rogito familiare è l’unico titolare. Nella grande maggioranza dei casi questa persona è un uomo. Questa interpretazione della legge sul matrimonio è stata una retrocessione, in quanto la Rivoluzione Culturale aveva garantito alle donne il diritto di proprietà e successivamente era stata anche rafforzata la nozione di proprietà coniugale comune. Anche le tradizioni familiari non sono a favore delle donne, in quanto spesso i genitori in Cina sono più propensi ad acquistare proprietà per i loro figli maschi piuttosto che per le figlie. Nel caso delle figlie uniche la situazione sembra ancora più drammatica, in quanto a volte i genitori si rifiutano di aiutare economicamente la ragazza a versare un acconto per la casa, proprio perché donna. Leta Hong Fincher, nel suo testo afferma che “la proprietà immobiliare nelle città è diventata una caratteristica della virilità così determinante che gli uomini con un alto grado di istruzione che non riescono a comprare una casa possono provare senso di vergogna o fallimento”41. Le shengnu sono costrette a subire una forte pressione che le spinge al matrimonio ed inoltre sono svantaggiate dalle tradizioni patriarcali. Questo senso di sottomissione all’uomo si registra nella quotidianità anche riguardo le violenze domestiche. Sono rari infatti i casi in cui le donne che subiscono violenza dal marito, si decidono a chiedere il divorzio poiché in questo caso si troverebbero senza casa e con una reputazione “macchiata”. 41 Ibidem. 84 L’attivismo femminista in Cina sembra quindi un processo ancora in via embrionale, anche se è possibile notare dei piccoli cambiamenti sociali. Ad esempio a gennaio di quest’anno, una donna, Cao Ju, ha vinto la prima causa di discriminazione di genere in Cina e le è stato riconosciuto un risarcimento di 30 mila yuan. Il caso di questa donna, che aspettava un giudizio dal 2012, ha creato scalpore poiché era la prima volta che si portava una questione di genere in tribunale. Cao Jun, aveva fatto causa all’Accademia Juren di Pechino, poiché era stata rifiutata per lavorare come assistente amministrativo, poiché la posizione era rivolta solo agli uomini. Cao aveva scritto una lettera di protesta insieme ad altre tre colleghe che avevano subito altrettanti casi di discriminazione, e si era rivolta al Congresso Nazionale del Popolo per ottenere una legge riguardo la discriminazione sul posto di lavoro, e per dare risalto alla violazione subita del suo pari diritto di opportunità di impiego. Il suo caso ha quindi fatto molto scalpore all’interno del Paese e si è concluso con una lettera di scuse e un risarcimento cospicuo per i danni subiti. Gli avvocati difensori della donna inoltre speravano che la pubblicità generata da questo caso, evidenziato come uno dei dieci casi più importanti di interesse pubblico del 2013, servisse da incoraggiamento ad altre donne, per potere farsi avanti e presentare mozioni contro i datori di lavoro poco corretti. Uno degli aspetti più risaltanti di tutto questo processo è stato lo sforzo delle lobbying di attivisti e organizzazioni civile a garantire che la Corte accettasse di esaminare il caso. Ad esempio, nel maggio 2013 un gruppo di studentesse da varie parti della Cina, avevano firmato una lettera indirizzata al Comitato Giudiziario del Congresso del Popolo di Pechino per esigere che il tribunale di Pechino eseguisse il suo dovere e chiedendo giustizia per Cao. Anche alcuni studenti 85 dell’Accademia Juren, ovvero la scuola discriminante, avevano protestato per il comportamento che avevano avuto i loro dirigenti. In Cina quindi c’è bisogno di una nuova concezione di uguaglianza per le donne che includa anche un’importanza maggiore per l’occupazione delle donne. 3.2 Donne in politica in Cina Ad eccezione di Jian Qing, quarta moglie di Mao, che era molto influente durante la Rivoluzione Culturale, le donne sono sempre state considerate in posizioni subordinate nella leadership del partito. In Cina le donne in politica sono una minoranza, in quanto per poter accedere alla carriera politica bisogna passare sotto il rigido controllo del Partito Comunista. Il processo di selezione poi è lungo e spesso molto discriminante nei confronti delle donne. Teoricamente chiunque abbia raggiunto la maggiore età può fare domanda di ammissione, presentando però delle lettere di raccomandazione da almeno due membri del Partito. Superata la prima soglia di sbarramento, di solito si inizia con un tirocinio, ovvero un periodo pari ad un anno in cui si è in prova. Qualche anno fa le donne iscritte al Partito erano pari a circa un terzo della componente maschile, in quanto la politica è sempre stata vista come una prerogativa degli uomini. Oggi la situazione sta migliorando, anche se la percentuale maschile è sempre nettamente superiore. Un’altra caratteristica discriminante è il livello di istruzione, maggiore era il titolo conseguito maggiori sono le possibilità di essere accettati nel Partito. Le donne quindi partivano già svantaggiate in questo senso poiché erano molte poche coloro che potevano permettersi un’istruzione superiore. Spesso infatti dopo gli studi obbligatori le donne iniziavano a lavorare. Recentemente inoltre è cresciuto il numero di imprenditori di successo iscritti al Partito. 86 L’essere membro del Partito però non vuol dire automaticamente essere membro del governo, anche se ciò aumenta le possibilità di carriera. La situazione, a partire da quest’ultima decade, sembra stia migliorando. Infatti in Cina si dice che i quattro tipi di persone che hanno più possibilità di far carriera in politica sono: 1. i wu dangpai, ovvero i membri di nessun partito; 2. gli zhishifenzi, ovvero gli intellettuali; 3. i shaoshu minzu, ovvero i rappresentanti di minoranze etniche; 4. e le nu xing, ovvero le donne. Questo detto contraddice la convinzione che per ricoprire cariche pubbliche basti la tessera. Ad esempio il sistema di elezione del Parlamento è completamente esterno al Partito. L’elezione dei membri del principale organo dello stato infatti è in mano alle province, alle regioni, alle municipalità ed all’esercito. Anche in Cina però esiste la corruzione ed il malgoverno. Spesso il China Daily pubblica la lista dei politici corrotti che nella maggior parte dei casi vengono radiati dal Partito e processati. Lo scandalo più comune riguarda l’aver accettato denaro in cambio di favori personali. Inoltre spesso questa lotta alla corruzione viene anche usata per lo scontro politico interno, può quindi servire per cacciare alcuni alti funzionari e guadagnare meriti personali per ascendere nella gerarchia del Partito. A partire dagli anni successivi alla fine della Rivoluzione Culturale il Partito Comunista Cinese è diventato un corpo prevalentemente composto da uomini. Durante la Rivoluzione Culturale invece c’era il più alto tasso di partecipazione femminile al PCC. La presenza femminile negli organi politici ha quindi incominciato a ridursi a partire dal 1976. All’11esimo Congresso del Partito che si tenne nel 87 1977 solo quattordici donne vennero elette membro della Commissione Centrale, ovvero solo il 7% del totale. Nel 1992, al 14esimo Congresso invece solo dodici donne vennero elette. La percentuale ha continuato a diminuire, infatti al 15esimo Congresso del Partito avutosi nel 1997, solo 8 membri della Commissione Centrale su 193 erano donne. Anche il numero dei delegati donna è crollato sensibilmente, se nel 1978 erano 792, al nono National People’s Congress (NPC) del 1998, le donne erano solo 650. Anche se le donne cinesi si stanno sempre più guadagnando diritti politici, riescono a ricoprire solo ruoli secondari, mentre gli uomini continuano a far parte dei livelli più alti della leadership nel governo. Ad esempio, il Comitato Permanente del Politburo, ovvero il massimo organo del Partito, non ha mai avuto, fin dalla sua istituzione, nessuna donna come membro. Oggi solo Liu Yandong e Sun Chunlan sono le uniche due donne su venticinque membri del 18esimo Politburo del Partito. La percentuale di donne nel Comitato Centrale è costituita attualmente solo dal 4,9%. La questione della partecipazione politica diventa ancora più critica se si esamina la situazione delle donne delle zone rurali. In queste zone prevalgono ancora atteggiamenti sessisti che vedono le donne come “esseri di bassa qualità”. Quindi negli organi di governo locale, la rappresentanza delle donne è molto scarna, e le donne dei villaggi hanno bassissime aspirazioni politiche ed il loro senso di empowerment è fortemente limitato. Nel caso in cui queste donne riescano a far carriera negli enti pubblici o nei comitati locali, gli sono comunque affidati portafogli marginali. Nonostante la celebre frase “le donne sono l’altra metà del cielo”, la loro strada verso l’empowerment politico è ancora costellata di abusi 88 ed atteggiamenti sessisti. Bisogna quindi che esse si impegnino con tutti i mezzi che hanno a disposizione per far sentire la loro voce. La situazione della partecipazione delle donne cinesi in politica, anche se non è delle più rosee al mondo, ha mostrato segni di miglioramento negli ultimi cinque anni. Il numero delle deputate al Congresso Nazionale del Popolo è infatti aumentato. Nel 1998 la percentuale delle donne deputate era pari al 21,8%, ovvero era cresciuta del 20% rispetto al 1993. Alla fine degli anni Novecento il governo centrale aveva presentato un progetto di “outline del Paese per lo sviluppo delle donne cinesi” che aveva l’obiettivo di realizzare la partecipazione attiva delle donne al governo, a tutti i livelli. Inoltre, sono state formate delle agenzie speciali che avevano il compito di scegliere i nuovi funzionari donne e formarli, e soprattutto di rendere le politiche statali vantaggiose per le donne. Le statistiche hanno mostrato che con l’obbligo di avere almeno un membro donna, si è riuscito ad ottenere che ciascuno dei dipartimenti governativi centrali e provinciali, dei governi regionali e delle municipalità autonome, avesse una, seppur minima, componente femminile. Alla fine del 1997 la percentuale di funzionari donne era del 38,7% nei governi provinciali, del 31,4% nelle prefetture, del 15,6% nelle contee e del 68,26% nelle città. La partecipazione attiva delle donne in politica ha influenzato il processo decisionale e l’ambiente sociale in modo positivo per lo sviluppo delle donne. Nel 1995 si è tenuta a Pechino la quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne, e le associazioni femministe, gli esperti e i funzionari hanno cercato in vari modi di aumentare la consapevolezza dell’importanza della partecipazione attiva delle donne in politica. 89 Un altro miglioramento compiuto per aumentare la percentuale di donne nei comitati dei villaggi, è stato quello compiuto nel 1999 dal Ministero degli Affari Civili insieme all’Associazione delle Donne Cinesi, che ha emesso delle politiche speciali per cercare di migliorare la situazione. Altri problemi però hanno bisogno di interventi governativi, come ad esempio la distribuzione irregolare dei funzionari donne, che varia in base alla regioni e alle zone. Mentre in alcune province tutte le agenzie governative hanno membri femminili, in altre province si parla solo del 46,7%. Per quanto riguarda i governi prefettizi invece la percentuale di presenza femminile più alta raggiunge l’88%, mentre quella più bassa è pari solo al 10%. Disparità di genere si riscontrano anche nei partiti politici, per quanto riguarda il partito democratico, la cui percentuale più alta è del 25% e la più bassa è del 15%. Per quanto riguarda il Partito Comunista le donne tesserate sono solo il 7%. Nel 2002, ad esempio, la Cina si è classificata come 28esima alla tavola rotonda delle “donne in politica”. Nel 2006 invece è precipitata in 49esima posizione poiché a partire dal 1978 non c’era stato nessun miglioramento riguardo la percentuale di donne membro del NPC. L’unico miglioramento significativo riguarda l’elezione di membri donne nella NPC Standing Committee, avutosi nel 2003, in cui le donne erano il 13% del totale dei membri. La 16esima Central Committee eletta nel 2002, aveva solo 5 membri donne su 198, ovvero solo il 2,5%, un numero di poco superiore rispetto alla 8ava Central Committee eletta nel 1956, in cui c’erano solo 4 donne. Se compariamo la presenza femminile nel CCP dagli anni Settanta al 2002, si nota solo un leggero aumento: nel 2002 la percentuale era del 17,3% rispetto al 10% degli anni Settanta. Nonostante ciò la Women’s Federation 90 continua la sua lotta con la promozione di programmi adeguati alle politiche di genere, come ad esempio l’incremento della partecipazione femminile in politica. Questo progetto però risulta a lungo termine quindi solo nei prossimi anni, si spera di riuscire a vedere miglioramenti sensibili. La questione politica di genere però non è statica, ma alcuni avvenimenti fanno sperare in un futuro più “rosa”. Ad esempio, nel 2002 Wu Yi è stata la prima donna ad essere eletta nel Politburo fin dagli anni Settanta. L’aspetto più sorprendente è che rispetto alle tre donne che l’hanno preceduta, Jiang Qing, Ye Qun e Deng Yingchao, che erano tutte sposate con leaders del Partito, Wu Yi è stata eletta per i suoi meriti e non per connessione coniugale, in quanto non è sposata. Wu Yi è stata prima deputy major di Pechino dal 1988 al 1991, mostrando la sua indipendenza ed il suo stile aperto e trasparente. Anche l’aspetto molto femminile di Wu l’ha aiutata nella sua carriera politica in quanto le ha evitato di essere additata come “donna mascolina” che cercava di usurpare lo spazio riservato in prevalenza agli uomini. Ella, inoltre è stata un simbolo per tutte quelle donne, poche in realtà, competenti ed ha influenzato positivamente l’opinione pubblica, cercando di trasformare il pregiudizio che vede le donne implicate in questioni politiche. Anche a livello delle amministrazioni locali si sono avuti dei piccoli miglioramenti per cercare di incrementare l’impegno politico delle donne, negli ultimi anni. Ad esempio, nello Shaanxi, un’organizzazione non governativa, la Shaanxi Research Association for Women and Children, fondata nel 1986, ha collaborato con la Women’s Federation (WF) per sviluppare programmi di training per le future leaders donne del villaggio. Questi sforzi hanno portato nel 2006 all’elezione di 20 donne come capo villaggio, mentre altre 324 sono state elette come membri delle commissioni dei villaggi, costituendo il 25,2% del totale. 91 3.3 Lo status sociale delle donne in Cina Lo status sociale delle donne in Cina è un punto focale degli studi sulle donne. È infatti un simbolo del progresso delle donne e del loro sviluppo ma è anche un importante indicatore del livello di sviluppo sociale dell’intero Paese. Nel 1990, per la prima volta nella storia della PRC, la All China Women’s Federation e l’Ufficio di Statistica Statale, hanno organizzato insieme un sondaggio nazionale sullo “Status Sociale delle Donne in Cina”. I risultati di questo sondaggio sono stati stilati sulla base dei risultati nazionali generalizzati e sull’analisi dei questionari individuali del sondaggio. Le donne, anche se appartengono a varie classi sociali, etnie o gruppi, fanno comunque parte dello stesso gruppo sociale poiché condividono gli stessi interessi. Lo status sociale delle donne è un concetto collettivo, che comprende cinque elementi: 1. status legale; 2. status economico; 3. status politico; 4. status educativo; 5. status all’interno della famiglia. 3.3.1 Lo status legale Lo status legale delle donne rispecchia la forma legale dello Stato nei confronti della posizione delle donne nelle relazioni sociali, inoltre è una condizione fondamentale a cui la società deve provvedere per lo sviluppo delle donne. Esso è anche una garanzia per le donne, che permette loro di avere un certo livello di tutela ed ha un ruolo decisivo per quanto riguarda gli altri elementi dello status sociale delle donne. Questo status legale comprende due aspetti: 92 • il primo riguarda la legislazione, ad esempio l’emanazione di diritti legali; • l’altro invece riguarda l’effettiva realizzazione di questi diritti legali. Da un punto di vista puramente legislativo, l’interesse per la tutela delle donne è sia espresso nella Costituzione, ma anche in alcune importanti leggi basilari ed in alcune leggi speciali, come ad esempio la legge sul matrimonio, la legge civile, legge penale e la legge sul lavoro. Anche riguardo l’amministrazione regionale sono stati presi dei provvedimenti a tutela legale delle donne. Ventotto province su trenta, regioni autonome e municipalità hanno infatti formulato ed adottato dei regolamenti locali per proteggere i diritti e gli interessi delle donne. Nel 1992 è stata promulgata anche la “Legge della Repubblica Popolare Cinese sulla tutela dei diritti e degli interessi delle donne” 42 che era una legge speciale con lo scopo di garantire i diritti delle donne e promuovere l’uguaglianza tra uomo e donna. 42 www.npc.gov.cn. 93 Tabella 1 Stima dello Status delle Donne in base al genere Appraisal Women Women Equality Men Men Index most superior more Between Most More superior Men Superior Superior & Women Political status Total 0.1 1.3 53.9 33.6 11.0 Women 0.1 0.9 51.0 35.8 12.1 Men 0.1 1.7 56.6 31.4 10.0 Total 0.2 5.0 81.9 10.1 2.8 Women 0.2 4.0 81.3 11.5 2.9 Men 0.2 5.9 83.4 8.7 2.7 Total 0.3 6.5 50.4 38.4 4.3 Women 0.3 6.4 49.7 38.7 4.8 Men 0.3 6.6 51.0 38.1 3.9 Total 0.8 17.0 53.7 22.1 2.7 Women 0.9 16.4 59.0 21.0 2.7 Men 0.8 17.5 55.7 23.2 2.8 Total 0.3 2.1 39.8 49.7 8.0 Women 0.2 1.9 39.3 50.4 8.2 Men 0.4 2.3 40.3 49.1 7.8 Legal Status Economic Status Domestic Status Position in Social Ideas 94 I dati che risultano dalla Tabella 1 mostrano che sia la popolazione totale, sia i gruppi di uomini e donne, danno grande importanza allo status legale delle donne. In generale, l’81,7% degli intervistati considera che lo status legale delle donne è uguale o superiore a quello degli uomini. I dati mostrano però che c’è una differenza tra i due gruppi riguardo la percezione della tutela delle donne, in quanto l’89,5% degli uomini intervistati ritiene che lo status delle donne sia maggiormente tutelato rispetto a quello degli uomini. Le donne riguardo questa stessa percezione presentano una percentuale più bassa di quattro punti. Ciò indica che gli uomini hanno una valutazione maggiore dello status legale delle donne, rispetto alle donne stesse. 3.3.2 Lo status economico Lo status economico delle donne indica la posizione delle donne nelle relazioni economiche della società che è deciso dal sistema economico di base, ad esempio dalla proprietà dei mezzi di produzione. La posizione degli uomini e delle donne non è molto diversa nelle relazioni economiche del settore pubblico. Le differenze di status economico tra uomini e donne sono decise soprattutto dalle loro rispettive posizioni e dai rispettivi ruoli all’interno della produzione sociale e nel sistema sociale di distribuzione. I dati del sondaggio hanno mostrato che il livello di partecipazione economica delle donne è stato incrementato di un alto margine. I dati di comparazione tra l’occupazione delle due generazioni di madri e figlie hanno mostrato questo cambiamento storico. Il sondaggio ha mostrato che il 92,4% delle donne cinese di età compresa tra i diciotto ed i sessantaquattro anni, ora lavora o ha lavorato, questa percentuale è più alta del 14,3% rispetto alla generazione delle madri. Emergono inoltre percentuali diverse tra le zone urbane e quelle rurali, e le donne delle zone urbane sono quelle che lavorano in percentuale maggiore. 95 Solo il 4,5% delle donne intervistate risulta essere casalinga, questa percentuale comparata al 59,2% del numero totale delle persone disoccupate indica che il 60% delle donne disoccupate sono casalinghe. La situazione nonostante tutto è migliorata in quanto, per la generazione delle madri, l’80% delle donne erano casalinghe. Il livello occupazionale della generazione delle figlie è quindi ben più alto di un bel margine rispetto a quello della generazione delle madri. Lo sviluppo occupazionale delle donne è meno evidente di quello degli uomini, però ci sono caratteristiche diverse tra le donne ai vari livelli. Spostarsi da un lavoro all’altro è una tendenza necessaria per la produzione collettiva ed è anche un modo per i membri della società di capire e sviluppare le loro abilità in modo da aumentare la loro posizione sociale. In passato la proporzione del flusso di occupazione era molto bassa sia per gli uomini che per le donne, infatti il 73,1% degli uomini e il 68,5% delle donne non aveva mai sperimentato cambi di occupazione. Negli anni Novanta, delle donne che avevano cambiato lavoro, la maggior parte aveva cambiato lavoro solo una volta, costituendo il 54,6% del numero totale delle donne con esperienza lavorativa, ed il 13% del numero totale delle donne con questa esperienza avevano cambiato lavoro due volte. I diversi dati delle aree urbane e delle zone rurali, mostrano che ci sono più opportunità per lo sviluppo occupazionale delle donne nelle zone urbane piuttosto che in quelle rurali. L’80,2% delle donne delle zone rurali, non aveva mai cambiato lavoro mentre per quanto riguarda le donne delle zone urbane la proporzione scende al 42,4%. I dati delle donne delle zone rurali, inoltre devono essere divisi ulteriormente in base al livello di educazione raggiunta. Lo sviluppo 96 occupazionale delle donne è anche condizionato dal “doppio carico” 43 e dall’ambiente di lavoro. Riguardo le ragioni dietro al cambiamento di lavoro, il motivo principale delle donne è quello delle esigenze della famiglia. Il 47,1% delle donne che lavora in aree urbane, cambia lavoro principalmente per “risolvere problemi dovuti alla separazione dal patner”, “poiché il luogo di lavoro precedente era troppo lontano da casa” oppure “per sposarsi ed avere un figlio”. Le necessità familiari diventano quindi la ragione principale per cambiare lavoro. Ciò mostra che diminuire il conflitto tra carriera e vita familiare è un fattore importante per ridurre il flusso lavorativo delle donne nelle aree cinesi. Per quanto riguarda gli uomini invece, solo il 27,3% cambia lavoro per assecondare le esigenze familiari. 3.3.3 Lo status educativo Lo status educativo indica l’opportunità per le donne di ricevere un’istruzione e il loro livello di educazione raggiunto, che costituisce la posizione delle donne nel sistema educativo del Paese. Nella società moderna l’istruzione è diventata una condizione necessaria che permette alle persone di entrare a far parte di uno stato sociale. Inoltre, il livello di istruzione delle donne è un simbolo importante della loro posizione sociale, ed è anche un fatto che ha una grande influenza su altri elementi dello status sociale delle donne. Una comparazione tra i dati emersi dai sondaggi degli anni Novanta attinenti alla generazione delle figlie, e i dati riguardanti la generazione delle madri, mostrava che la qualità culturale delle donne era stata Per doppio carico si intende il lavoro che gli uomini e le donne svolgono in cambio di un profitto, ma alle donne si aggiunge anche la responsabilità del lavoro domestico non retribuito. Gli studi compiuti per verificare gli effetti della divisione del lavoro in base al genere hanno mostrato che nella maggior parte dei casi c’era una differenza notevole tra il tempo che gli uomini e le donne spendono facendo lavori domestici. Questo fenomeno è definito anche “il secondo turno” come teorizzato nel testo omonimo di A. Hochschild. 43 97 incrementata di molto. Le statistiche infatti mostravano che per le donne di età inferiore ai quarant’anni, il tasso di analfabetismo è del 21% mentre per la generazione delle madri la percentuale è del 72%. Per quanto riguarda la distribuzione del livello di educazione, la proporzione di donne che hanno frequentato il liceo era la più alta e comprendeva il 30,6% del numero totale delle donne, mentre per le madri solo il 4,8% aveva frequentato le scuole secondarie. La differenza si nota anche nel livello di istruzione raggiunto per gli uomini e per le donne. Il 27% delle donne non erano mai andate a scuola, a differenza degli uomini, il cui 36,2% aveva avuto dai sette ai nove anni di istruzione. La differenza di tempo trascorso a studiare per gli uomini e per le donne, cambia sostanzialmente se si guarda ai dati attinenti agli abitanti delle zone rurali. Qui la percentuale degli uomini che hanno ricevuto fino ai nove anni di istruzione è del 36,3% mentre le donne senza istruzione sono il 30,9%. L’istruzione delle donne è anche bloccata da vari ostacoli. Soprattutto nelle aree rurali infatti l’istruzione viene vista come un surplus, non necessario e soprattutto poco usato. Questa idea era un retaggio della tradizione confuciana, che limitava l’investimento delle famiglie nell’istruzione dei figli. Ciò era dovuto sia ai pochi mezzi finanziari disponibili, sia nel preferire che i figli maschi continuassero l’istruzione a discapito delle figlie femmine. 3.4 La posizione delle donne nel matrimonio ed in famiglia La famiglia in Cina è il nucleo della società. Al giorno d’oggi c’è una tendenza per cui si identifica la moglie come “il controllore severo della famiglia”. C’è infatti la falsa impressione che la posizione delle donne all’interno della famiglia non possa essere migliorata ulteriormente. Il potere che una persona ha segna la sua posizione sia 98 all’interno della società che nel nucleo familiare. Un’importante aspetto del sondaggio effettuato negli anni Novanta era quello di riuscire a comprendere le dinamiche di distribuzione del potere decisionale tra i membri della famiglia sia per quanto riguarda le questioni giornaliere sia per le grandi domande come ad esempio come e dove costruire la propria casa, decisioni sulla divisione del lavoro etc. 99 Conclusione “We should promote our country’s overall women’s partecipation in development, in the process of realizing their own rights and interests. This conference also will be a great advancement for our country’s friendly cooperation and exchanges with all countries of the world”. Chen Mua, 1994 Molti studiosi considerano la politica del figlio unico come una vera e propria guerra contro le donne e le bambine. Questa politica infatti ha aumentato il divario di genere tra uomini e donne in modo esponenenziale, riducendo il Paese alla situazione attuale, ovvero al grande sovrannummero di uomini ed alla scarsità di donne. Questa politica di pianificazione familiare è inoltre responsabile degli aborti forzati di figlie femmine, il cosiddetto “gendericidio”. La Cina perà si sta rendendo conto che scelte politiche sbagliate associate alle concezioni tradizionali prevalentemente maschiliste e patriarcali, possono creare danni non indifferenti. La Repubblica Popolare Cinese ha compiuto scelte politiche azzardate per aiutare lo sviluppo economico, e diventare più competitiva a livello internazionale. Un altro fenomeno che interessa il Paese, oltre alla disparità di genere è quello dell’invecchiamento della popolazione. Presto infatti se non si corre ai ripari, il Paese avrà una popolazione in prevalenza composta da anziani. La Cina presenta quindi una società multisfaccettata composta da una parte di popolazione benestante, industrializzata e sviluppata, e poi c’è l’altra parte che appare povera, contadina, rurale e comprende la maggior parte dei cinesi. È soprattutto nelle zone interne che le discriminazioni nei confronti delle donne sono più evidenti. Lì infatti c’è ancora la concezione che la donna debba essere assoggettata alla vita familiare e debba essere inferiore al marito. La Cina ha imposto il rigido controllo delle nascite già a partire dagli anni 100 Settanta per limitare la crescita della popolazione, e controllare le risorse, soprattutto il territorio. Il governo centrale ha affermato che questa politica di controllo ha evitato la nascita di 400 milioni di bambini, in un Paese come la Cina che presenta già una popolazione di un bilione e 300 milioni. Nel Global Gender Gap Report del 2013 la Cina si è classificata 69esima su 139 Paesi. Anche se le donne cinesi hanno migliorato la loro posizione in alcuni ambiti all’interno della società, restano ancora svantaggiate in altri, soprattutto per quanto riguarda l’accesso alle cariche politiche del Paese. La Repubblica Popolare Cinese, dopo aver raggiunto la stabilità economica a livello internazionale, si sta quindi impegnando nella tutela dei diritti della popolazione, soprattutto dei diritti delle donne. La situazione è ancora in cambiamento, poiché non è facile cancellare in un sol colpo secoli di storia, prevalentemente protesa a favore dei maschi. Si cercherà quindi di impegnarsi per realizzare un futuro più “rosa”. 101 Abbreviazioni ACWF All China Women’s Federation BCC Banca Centrale Cinese FDI Foreign Direct Investment CPPCC GII GONGO Conferenza Politica Consultiva del Popolo Cinese Gender Inequality Index Governamental Organization ONG HDI Human Development Index IDE Investimento Diretto all’Estero HRS IT NPC OMC Household Responsability System Information Technology People’s National Congress Organizzazione Mondiale del Commercio OMS Organizzazione Mondiale della Sanità PCC Partito Comunista Cinese PMI Piccole e Medie Imprese ONG PIL PRC Organizzazione Non Governativa Prodotto Interno Lordo Repubblica Popolare Cinese 102 PVS Paesi in Via di Sviluppo WEF World Economic Forum UNDP ZES United Nations Development Program Zone Economiche Speciali 103 Bibliografia Bailey Paul, Women and Gender in twentieth-century China, Palgrave Macmillan, New York, 2012 Benson Linda, La Cina dal 1949 a oggi, Il Mulino, Bologna, 2013 Bergère Marie- Claire, La Cina dal 1949 ai giorni nostri, Il Mulino, Bologna, 2000 Croll Elisabeth , Changing Identities of Chinese women : Rhetoric, Experience and Self-Perception in Twentieth- century China, Hong Kong University Press, Hong Kong, 1995 Dong Shaopeng, Chinese women enterpreneurs, New World Press, New York, 2011 Du Shanshan & Chen Ya, Women and Gender in Contemporary Chinese Societies beyond Han patriarchy, Lexington Books, Lanham, Maryland, 2011 Fincher Leta Hong, Leftover Women. The Resurgence of Gender Inequality in China, Zed Books LTD, London, 2014 Folsom & Minan, Law in the People’s Republic of China. Commentary, Readings and Materials, Martinus Nijhoff Publishers, Dordrecht, Nederlands, 1989 Gilmartin Christina,Hershatter Gail,Rofel Lisa, White Tyrene, Engendering China: Women, Culture and the State, Harvard University Press, Cambridge, Massachussetts, 1999 Honig Emily & Hershatter Gail, Personal Voices. Chinese Women in the 1980’s, Stanford University Press, Stanford, California, 1998 Judd Ellen, The Chinese Women’s Movement between State and Market, Stanford University Press, Stanford, California, 2002 104 Kristeva Julia, Donne Cinesi, Feltrinelli Editore, Milano, 1975 Lanyan Chen, Gender and Chinese development: Towards an Equitable Society, Routledge, New York, 2008 Merchionne Giuseppina, Ponti di bambù, Egea, Milano, 2007 Moccia Luigi, Il diritto in Cina. Tra ritualismo e modernizzazione, Bollati Boringhieri Editore,Torino, 2005 Mondo Cinese, Cina: femminile plurale, Brioschi, Milano, 2011 Napoleoni Loretta, Maonomics. L’amara medicina cinese contro gli scandali della nostra economia, Rizzoli, Milano, 2010 Perez-Cerezo Julia, China’s New Leaders. Profiles of female enterpreneurs in modern-day China, LID Publishing LTD, London, 2011 Rampini Federico, L’ombra di Mao, Mondadori Editore, Milano, 2006 Rinella Angelo, Cina. Si governano così, Il Mulino Editore, Bologna, 2006 Roberts John A.G. , Storia della Cina, Il Mulino Editore, Bologna, 2001 Ropp Paul, L’eredità della Cina, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 1994 Sha Jicai & Liu Qiming, Women’s status in contemporary China, Peking University Press, Beijing, 1995 Sanna Ellyn, Women in the world of China, Mason Crest Publishers, Philadelphia,2005 Stafutti S. & Sabattini E. , La Cina al femminile. Il ruolo della donna nella cultura cinese, Aracne, Roma, 2013 105 Tomba Luigi, Lavoro e società nella Cina popolare, Franco Angeli Editore, Milano, 2001 Weber Maria, Alla conquista del mondo. La società, la politica, l’economia e le relazioni internazionali, Newton Compton Editori, Roma, 2006 Wittenberg Cox Avivah & Maitland Alison, Rivoluzione Womeneconomics. Perché le donne sono il motore dell’economia, Il Sole 24 Ore, Milano, 2011 Xinran, The Good Women of China. Hidden Voices, Vintage Books, Londra, 2003 Yuan Lijun, Reconceiving Women’s Equality in China. A Critical Examination of Models of Sex Equality, Lexington Books, Lanham, Maryland, 2005 106 Allegato A Decision of the Standing Committee of the National People's Congress on Amending the Law of the People's Republic of China on the Protection of Rights and Interests of Women Order of the President of the People’s Republic of China No.40 The Decision of the Standing Committee of the National People’s Congress on Amending the Law of the People’s Republic of China on the Protection of Rights and Interests of Women, adopted at the 17th Meeting of the Standing Committee of the Tenth National People’s Congress of the People’s Republic of China on August 28, 2005, is hereby promulgated and shall go into effect as of December 1, 2005. Hu Jintao President of the People’s Republic of China August 28, 2005 Decision of the Standing Committee of the National People’s Congress on Amending the Law of the People’s Republic of China on the Protection of Rights and Interests of Women (Adopted at the 17th Meeting of the Standing Committee of the Tenth National People’s Congress on August 28, 2005) At its 17th Meeting, the Standing Committee of the Tenth National People’s Congress decided to make the following amendments to the Law of the People’s Republic of China on the Protection of Rights and Interests of Women: 1. Article 2 is revised to read: "Women shall enjoy equal rights with men in all aspects of political, economic, cultural, social and family life. 107 "Equality between men and women is a basic State policy. The State takes the necessary measures to gradually improve the systems for protecting the rights and interests of women, in order to eliminate all forms of discrimination against women. "The State protects the special rights and interests enjoyed by women according to law. "Discriminating against, maltreating, abandoning, and physically abusing women are prohibited." 2. One article is added as Article 3, which reads: " The State Council shall formulate an outline for the development of Chinese women and include such outline in the national economic and social development plan. "Local people’s governments at or above the county level shall, in accordance with the outline for the development of Chinese women, formulate programs for the development of women in their respective administrative regions and include the programs in their national economic and social development plans." 3. Article 4 is changed to be Article 6 and is revised to read: " People’s government at all levels shall attach great importance to and strengthen the protection of the rights and interests of women. "Institutions in charge of work for women and children under the people’s governments at or above the county level shall be responsible to organize, coordinate, direct and urge the relevant departments concerned to ensure the protection of women’s rights and interests. "The relevant departments of the people’s governments at or above the county level shall, within the scope of their duties, ensure the protection of women’s rights and interests." 108 4. Article 5 is changed to be Article 7 and is revised to read: "The All-China Women’s Federation and local women’s federations at various levels shall, in accordance with law and the Constitution of the All-China Women’s Federation, represent and uphold the interests of women of all nationalities and all walks of life, and strive to safeguard the rights and interests of women. "The trade unions and the Communist Youth League organizations shall, within the scope of their respective work, strive to safeguard the rights and interests of women." 5. Article 9 is changed to be Article 10, and two paragraphs are added as the second and third paragraph, which read: " When formulating laws, regulations, rules and public policies, the relevant departments shall, where major questions related to women’s rights and interests are concerned, listen to the opinions of the women’s federations. "Women and women’s organizations shall have the right to advance their opinions and suggestions to State organs at various levels with regard to protection of the rights and interests of women." 6.Article 10 is changed to be Article 11, and the second paragraph is revised to read: "Among deputies to the National People’s Congress and local people’s congresses at various levels, there shall be an appropriate number of women deputies. The State takes measures to gradually increase the proportion of the women deputies among deputies to the National People’s Congress and local people’s congresses at various levels." One paragraph is added as the third paragraph, which reads: " Among members of the residents’ committees and villager’s committees, there shall be an appropriate number of women members." 7. Article 11 is changed to be Article 12, and the second paragraph is revised to read: "State organs, public organizations, enterprises and institutions shall, in 109 training, selecting and appointing cadres, adhere to the principle of equality between men and women, and there shall be an appropriate number of women leading members." 8. Article 12 is changed to be Article 13, and one paragraph is added as the first paragraph, which reads: "The All-China Women’s Federation and local women’s federations at various levels shall represent women to take an active part in democratic decision-making, management and supervision of State and social affairs." 9. Article 15 is changed to be Article 16, and one paragraph is added as the second paragraph, which reads: "With exception of special subjects, no schools shall, in enrolling students, refuse to enroll women on the pretext of sex or raise the enrollment standards for women." 10. Article 17 is changed to be Article 18, and the third paragraph is revised to read: " The governments, society and schools shall take effective measures to solve the actual difficulties of female school-age children or adolescents in schooling and create the necessary conditions to ensure that the needy, disabled and migrant female school-age children or adolescents finish compulsory education." 11. Article 19 is changed to be Article 20 and is revised to read: "People’s governments at various levels and the departments concerned shall, in light of the need of urban and rural women, take measures to organize women in receiving vocational education and practical technological training." 12. The heading of Chapter IV is revised to read: " Rights and Interests Relating to Work and Social Security. " 13. Article 21 is changed to be Article 22 and is revised to read: " The State guarantees that women enjoy equal rights, with men, to work and to social security." 110 14. Article 22 is changed to be Article 23, and one paragraph is added as the second paragraph, which reads: "When employing female workers and staff members, the employing units shall, according to law, conclude labour (or employment) contracts or service agreements with them. No clauses that restrict marriage and childbearing of female workers and staff members shall be proscribed in the labour (or employment) contracts or the service agreements." The second paragraph is changed to be the third paragraph, which reads: "Employing of female minors under the age of 16, except where otherwise prescribed by the State, is prohibited." 15. Article 23 is changed to be Article 24 and is revised to read: "Equal pay for equal work shall be applied to men and women alike. Women shall enjoy equal rights with men in receiving welfare benefits." 16. Article 26 is changed to be Article 27 and is revised to read: " No unit shall reduce the salaries or wages of female workers and staff members, or dismiss them, or unilaterally cancel the labour (or employment) contracts or service agreements with them because they are married, pregnant, on maternity leave or breast-feeding, except where female workers and staff members request termination of the labour (or employment) contracts or service agreements themselves. "In implementing the retirement system of the State, no unit shall discriminate against women on the pretext of sex." 17.Article 27 is changed to be Article 28 and is revised to read: " The State develops social insurance, social relief, social welfare and medical and health services to guarantee that women enjoy social insurance, social relief, social welfare and health care services, and other rights and interests. 111 " The State advocates and encourages public welfare activities that aim to help women." 18. One article is added as Article 29, which reads: " The State promotes a childbearing insurance system, and establishes other sound security systems relating to childbearing. "Local people’s governments at various levels and the departments concerned shall, in accordance with relevant regulations, provide the necessary childbearing relief to needy women." 19. Article 30 is changed to be Article 32 and is revised to read: "Women shall enjoy equal rights with men in contracted management of land, distribution of the earnings of the collective economic organizations, use of the compensations for expropriated or requisitioned land and use of housing sites in rural areas." 20.One article is added as Article 33, which reads: "No organizations or individuals shall infringe upon women’s rights and interests in rural collective economic organizations on the pretext of their being single, married, divorced and widowed. "If a man moves to the domicile of a woman for marriage, the man and his children shall enjoy equal rights and interests with the other members of the rural collective economic organizations at the place of their residence." 21. Article 35 is changed to be Article 38 and is revised to read: "Women’s right of life and health is inviolable. Drowning, abandoning or cruel infanticide in any manner of female babies is prohibited; discriminating against or maltreating of women who give birth to female babies or women who are sterile is prohibited; cruel treatment causing bodily injury to or death of women by means of superstition or violence is prohibited; maltreating or abandoning of women who are ill, disabled or aged is prohibited." 112 22. Article 36 is changed to be Article 39 and is revised to read: "Abducting of, trafficking in, or kidnapping of women is prohibited; buying of women who are abducted, trafficked in, or kidnapped is prohibited; obstructing the rescue of women who are abducted, trafficked in, or kidnapped is prohibited. "People’s governments at various levels and the departments of public security, civil affairs, labour and social security, and health shall, in compliance with their respective duties, take timely measures to rescue women who are abducted, trafficked in or kidnapped and well settle the problems arising thereafter, and women’s federations shall assist and cooperate with the governments and departments in doing a good job of the above. No one shall discriminate against the women who are abducted, trafficked in, or kidnapped." 23. One article is added as Article 40, which reads: "Sexual harassment against women is prohibited. The female victims shall have the right to file complaints with the units where they work and the departments concerned." 24. Article 37 is changed to be Article 41, and the second paragraph is revised to read: "Arranging for, forcing or luring women to engage in prostitution, providing shelters for prostitution, or instigating women to engage in prostitution, or acting indecently against women is prohibited." One paragraph is added as the third paragraph, which reads: "Arranging for, forcing or luring women to give obscene performances is prohibited." 25. Articles 38 and 39 are merged into one article as Article 42 and are revised to read: "Women’s rights of personality, including their right of reputation, right of honor, right of privacy and right of portrait, shall be protected by law. " Besmirching women’s personal dignity by such means as humiliation and libel is prohibited. Decrying or besmirching women’s personality through the mass media or by other means is prohibited. The use of a woman’s portrait for profit- making purposes in advertisements, trademarks, window display, newspapers, 113 magazines, books, audio-video products, electronic publications, internet, etc., without the women’s personal consent, is prohibited." 26. Article 42 is changed to be Article 45 and is revised to read: "A husband shall not apply for a divorce when his wife is pregnant, or is within one year after the birth of the child, or within six months after the termination of her gestation. This restriction shall not apply in a case where the wife applies for a divorce, or where the people's court deems it necessary to accept the application for divorce made by the husband." 27. One article is added as Article 46, which reads: "Domestic violence against women is prohibited. "The State takes measures to prevent and stop domestic violence. "The departments of public security, civil affairs, judicial administration, etc., as well as urban and rural mass organizations of self-governance at the grass-roots level and public organizations shall, within the scope of their respective duties, prevent and stop domestic violence, and provide succour to female victims." 28. Article 43 is changed to be Article 47, and one paragraph is added as the second paragraph, which reads: "Where the husband and the wife agree in writing that the property acquired separately by them during the period in which their wedlock exists is owned by them likewise, and the wife has been shouldering more duties in respect of bringing up the child, taking care of the old, assisting the husband in work, etc., she shall, at the time of divorce, have the right to request the husband to make compensation for the above." 29. Article 44 is changed to be Article 48, the first and fourth paragraphs are deleted, and this Article is revised to read: "At the time of divorce, the husband and the wife shall seek agreement regarding the disposition of their jointly possessed houses; if they fail to reach an agreement, the people's court shall make a judgment in light of the actual conditions of both parties and in adhering 114 to the principle of taking into consideration the rights and interests of their child (children) and the wife, except where otherwise agreed upon by the two parties. "In a case where the husband and the wife jointly rent a house or a room, the wife's housing problem shall, at the time of divorce, be solved according to the principle of taking into consideration the rights and interests of their child (children) and the wife." 30. Article 47 is changed to be Article 51, and one paragraph is added as the third paragraph, which reads: "The State institutes a system of premarital health care and health care for the pregnant and lying-in periods and develops the maternal and infant health care undertakings. People’s governments at various levels shall take measures to ensure women’s access to technical services for family planning in order to improve their reproductive health." 31. The first paragraph of Article 48 is changed to be Article 52 and is revised to read: "When a woman's lawful rights and interests are infringed upon, she has the right to request the department concerned for disposition according to law, or according to law, apply to an arbitral body for arbitration, or bring a lawsuit in a people's court. "Where a woman in strained circumstances needs legal aid or judicial relief, the local legal aid institution or people’s court shall help her and provide her with legal aid or judicial relief in accordance with law." 32. The second paragraph of Article 48 is changed to be Article 53 and is revised to read: "When a woman's lawful rights and interests are infringed upon, she may file a complaint with a women's organization, which shall protect the lawful rights and interests of the victim and have the right to request and help the department or unit concerned to investigate and deal with the case. The said department or unit shall investigate and deal with the case according to 115 law and give a reply afterwards." 33.One article is added as Article 54, which reads: "Women’s organizations shall support the women victims who need help in lawsuits. " A women’s federation or a women’s organization concerned may expose and criticize through the mass media the acts infringing upon the lawful rights and interests of special groups of women, and shall have the right to request the department concerned to investigate and deal with the cases according to law." 34. Subparagraph (5) under the first paragraph of Article 50 is changed to be Article 55 and is revised to read: "Where an entity, in violation of the provisions of this Law, infringes upon a woman’s rights and interests in a rural collective economic organization on the pretext of her being single, married, divorced or widowed, or infringes upon the equal rights and interests enjoyed by a man, who moves to the domicile of a woman for marriage, and his children with the members of the rural collective economic organization at the place of their residence, the township people’s government shall mediate in accordance with law; the victims on their part may, according to law, apply for arbitration to an arbitral body specialized in matters of rural land contracts, or bring a suit in a people’s court, which shall accept the case according to law." 35. Articles 49 and 52 are merged into one article as Article 56, which is revised to read: "Where administrative sanctions are prescribed by other laws and regulations for the infringement upon the lawful rights and interests of women in violation of the provisions of this Law, the provisions of those laws and regulations shall prevail; where such an infringement causes loss of property or other damages, the infringer shall bear civil responsibilities according to law; if a crime is constituted, criminal responsibilities shall be investigated according to law." 36. Article 50 is changed to be Article 57 and is revised to read: "Where a person, in violation of the provisions of this Law, evades, delays or suppresses 116 the investigation and disposition of a complaint, a charge or an exposure regarding the infringement upon a woman’s rights and interests, or retaliates against the woman who make the compliant, charge or exposure, the unit where the person works or the department in charge or at a higher level shall instruct him to rectify, and give administrative sanctions according to law to the person directly in charge of the unit and the other persons directly responsible. "Where a State organ and its functionaries fail to perform their duties according to law, or fail to stop, in a timely manner, the acts infringing upon the lawful rights and interests of women or to provide the women victims with the necessary help, thus serious consequences ensue, the unit where the organ and its functionaries belong or the organ at a higher level shall, according to law, give administrative sanctions to the person directly in charge of the State organ and the other persons directly responsible. "Where a person, in violation of the provisions of this Law, infringes upon women’s rights and interests relating to culture and education, to work and social security, to the person and property, and to marriage and family, the unit where the person belongs or the department in charge or at a higher level shall instruct him to rectify; and the person directly in charge and the other persons directly responsible, if they are State functionaries, shall be given administrative sanctions according to law by the units where they belong or by an organ at a higher level." 37. One article is added as Article 58, which reads: " Where a person, in violation of the provisions of this Law, commits sexual harassment or domestic violence against a woman, if such act constitutes a violation of the regulations for administration of public security, the victim may apply to a public security organ for an administrative sanction against the violator according to law, and may also bring a civil suit in a people’s court according to law." 38. Article 51 is changed to be Article 59 and is revised to read: "Where an entity, in violation of the provisions of this Law, decries and damages a woman’s 117 personality through the mass media or by other means, the department of culture, radio, film and television, the press and publication, or a relevant department shall, in compliance with their respective functions and powers, instruct it to rectify and give it an administrative sanction according to law." 39. Article 53 is changed to be Article 60 and the first paragraph is deleted; the second paragraph is changed to be the first paragraph; the third paragraph is changed to be the second paragraph; and they are revised to read: "The standing committees of the people's congresses of provinces, autonomous regions, and municipalities directly under the Central Government may formulate measures for implementation on the basis of this Law. "The people's congresses of national autonomous areas may formulate regulations with appropriate adaptations or supplements in accordance with the principles laid down in this Law and in light of the specific conditions of the local ethnic women. The regulations formulated by autonomous regions shall be submitted to the Standing Committee of the National People's Congress for approval before going into effect; the regulations formulated by autonomous prefectures or autonomous counties shall be submitted to the standing committees of the people's congresses of the relevant provinces, autonomous regions, or the municipalities directly under the Central Government for approval before going into effect, and shall be submitted to the Standing Committee of the National People's Congress for the record." This Decision shall go into effect as of December 1, 2005. The Law of the People’s Republic of China on the Protection of Rights and Interests of Women shall be promulgated anew after the revisions are made according to this Decision and the order of the articles is rearranged accordingly. 118 Law of the People's Republic of China on the Protection of Rights and Interests of Women (Adopted at the Fifth Session of the Seventh National People's Congress on April 3, 1992, and amended in accordance with the Decision on Amending the Law of the People’s Republic of China on the Protection of Rights and Interests of Women adopted at the 17th Meeting of the Standing Committee of the Tenth National People’s Congress on August 28, 2005) Contents Chapter I General Provisions Chapter II Political Rights Chapter III Rights and Interests Relating to Culture and Education Chapter IV Rights and Interests Relating to Work and Social Security Chapter V Rights and Interests Relating to Property Chapter VI Rights Relating to the Person Chapter VII Rights and Interests Relating to Marriage and Family Chapter VIII Legal Responsibility Chapter IX Supplementary Provisions Chapter I General Provisions Article 1 In accordance with the Constitution and the actual conditions of the country, this Law is formulated to protect women's lawful rights and interests, promote the equality between men and women and allow full play to women's role in socialist modernization. 119 Article 2 Women shall enjoy equal rights with men in all aspects of political, economic, cultural, social and family life. Equality between men and women is a basic State policy. The State takes the necessary measures to gradually improve the systems for protecting the rights and interests of women, in order to eliminate all forms of discrimination against women. The State protects the special rights and interests enjoyed by women according to law. Discriminating against, maltreating, abandoning, and physically abusing women are prohibited. Article 3 The State Council shall formulate an outline for the development of Chinese women and include such outline in the national economic and social development plan. Local people’s governments at or above the county level shall, in accordance with the outline for the development of Chinese women, formulate programs for the development of women in their respective administrative regions and include the programs in their national economic and social development plans. Article 4 The protection of women's lawful rights and interests is a common responsibility of the whole society. State organs, public organizations, enterprises and institutions as well as urban and rural mass organizations of self-government at the grass-roots level shall, in accordance with the provisions of this Law and other relevant laws, protect women's rights and interests. The State takes effective measures to provide necessary conditions for women to exercise their rights according to law. 120 Article 5 The State encourages women to cultivate a sense of self-respect, self- confidence, self-reliance and self-strengthening, and to safeguard their own lawful rights and interests by utilizing law. Women shall abide by the laws of the State, respect social morality and perform their obligations prescribed by law. Article 6 People’s government at all levels shall attach great importance to and strengthen the protection of the rights and interests of women. Institutions in charge of work for women and children under the people’s governments at or above the county level shall be responsible to organize, coordinate, direct and urge the relevant departments concerned to ensure the protection of women’s rights and interests. The relevant departments of the people’s governments at or above the county level shall, within the scope of their duties, ensure the protection of women’s rights and interests. Article 7 The All-China Women’s Federation and local women’s federations at various levels shall, in accordance with law and the Constitution of the All-China Women’s Federation, represent and uphold the interests of women of all nationalities and all walks of life, and strive to safeguard the rights and interests of women. The trade unions and the Communist Youth League organizations shall, within the scope of their respective work, strive to safeguard the rights and interests of women. Article 8 People's governments at various levels and relevant departments shall commend and award those organizations and individuals that have made notable achievements in the protection of women's lawful rights and interests. Chapter II Political Rights 121 Article 9 The State guarantees that women enjoy equal political rights with men. Article 10 Women have the right to conduct State affairs, manage economic and cultural undertakings and administer social affairs through various channels and in various ways. When formulating laws, regulations, rules and public policies, the relevant departments shall, where major questions related to women’s rights and interests are concerned, listen to the opinions of the women’s federations. Women and women’s organizations shall have the right to advance their opinions and suggestions to State organs at various levels with regard to protection of the rights and interests of women. Article 11 Women enjoy the equal right, with men, to vote and to stand for election. Among deputies to the National People’s Congress and local people’s congresses at various levels, there shall be an appropriate number of women deputies. The State takes measures to gradually increase the proportion of the women deputies among deputies to the National People’s Congress and local people’s congresses at various levels. Among members of the residents’ committees and villager’s committees, there shall be an appropriate number of women members. Article 12 The State actively trains and selects female cadres. State organs, public organizations, enterprises and institutions shall, in training, selecting and appointing cadres, adhere to the principle of equality between men and women, and there shall be an appropriate number of women leading members. 122 The State attaches great importance to the training and selection of female cadres of minority nationalities. Article 13 The All-China Women’s Federation and local women’s federations at various levels shall represent women to take an active part in democratic decision-making, management and supervision of State and social affairs. Women's federations at various levels and their member organizations may recommend female cadres to State organs, public organizations, enterprises or institutions. Article 14 The departments concerned shall listen to and accept criticisms or rational suggestions regarding the protection of women's rights and interests; with respect to complaints or charges against, or exposures of infringement upon women's rights and interests, the departments concerned must ascertain the facts, and be responsible for their disposition; no organization or individual may suppress such complaints, charges or exposures or resort to retaliation. Chapter III Rights and Interests Relating to Culture and Education Article 15 The State guarantees that women enjoy equal rights with men with respect to culture and education. Article 16 Schools and departments concerned shall, by implementing the relevant regulations of the State, guarantee that women enjoy equal rights with men in such aspects as starting school, entering a higher school, job assignment upon graduation, conferment of academic degrees and dispatch for study abroad. With exception of special subjects, no schools shall, in enrolling students, refuse to enroll women on the pretext of sex or raise the enrollment standards for women. 123 Article 17 Schools shall, in line with the characteristics of female adolescents, take measures in respect of education, management and facilities so as to ensure female adolescents' sound development in body and in mind. Article 18 Parents or other guardians must perform their duty of ensuring that female school-age children or adolescents receive the compulsory education. Where parents or other guardians fail to send female school-age children or adolescents to school, the local people's governments shall admonish and criticize them and, by adopting effective measures, order them to send their female school-age children or adolescents to school, with the exception of those who, on account of illness or other special circumstances, are allowed by the local people's governments not to go to school. The governments, society and schools shall take effective measures to solve the actual difficulties of female school-age children or adolescents in schooling and create the necessary conditions to ensure that the needy, disabled and migrant female school-age children or adolescents finish compulsory education. Article 19 People's governments at various levels shall, in accordance with relevant regulations, incorporate the work of elimination of illiteracy or semi- literacy among women into plans for illiteracy elimination and post-elimination education, adopt organizational forms and working methods suitable to women's characteristics, and organize and supervise the relevant departments in the implementation of such plans. Article 20 People’s governments at various levels and the departments concerned shall, in light of the need of urban and rural women, take measures to organize women in receiving vocational education and practical technological training. Article 21 State organs, public organizations, enterprises and institutions shall, by implementing relevant regulations of the State, ensure that women enjoy 124 equal rights with men in their participation in scientific, technological, literary, artistic and other cultural activities. Chapter IV Rights and Interests Relating to Work and Social Security Article 22 The State guarantees that women enjoy equal rights, with men, to work and to social security. Article 23 With exception of the special types of work or post unsuitable to women, no unit may, in employing staff and workers, refuse to employ women by reason of sex or raise the employment standards for women. When employing female workers and staff members, the employing units shall, according to law, conclude labour (or employment) contracts or service agreements with them. No clauses that restrict marriage and childbearing of female workers and staff members shall be proscribed in the labour (or employment) contracts or the service agreements. Employing of female minors under the age of 16, except where otherwise prescribed by the State, is prohibited. Article 24 Equal pay for equal work shall be applied to men and women alike. Women shall enjoy equal rights with men in receiving welfare benefits. Article 25 In such aspects as promotion in post or in rank, evaluation and determination of professional and technological titles, the principle of equality between men and women shall be upheld and discrimination against women shall not be allowed. Article 26 All units shall, in line with women's characteristics and according to law, protect women's safety and health during their work or physical labour, and shall not assign them any work or physical labour not suitable to women. Women shall be under special protection during menstrual period, pregnancy, obstetrical period and nursing period. 125 Article 27 No unit shall reduce the salaries or wages of female workers and staff members, or dismiss them, or unilaterally cancel the labour (or employment) contracts or service agreements with them because they are married, pregnant, on maternity leave or breast-feeding, except where female workers and staff members request termination of the labour (or employment) contracts or service agreements themselves. In implementing the retirement system of the State, no unit shall discriminate against women on the pretext of sex. Article 28 The State develops social insurance, social relief, social welfare and medical and health services to guarantee that women enjoy social insurance, social relief, social welfare and health care services, and other rights and interests. The State advocates and encourages public welfare activities that aim to help women. Article 29 The State promotes a childbearing insurance system, and establishes other sound security systems relating to childbearing. Local people’s governments at various levels and the departments concerned shall, in accordance with relevant regulations, provide the necessary childbearing relief to needy women. Chapter V Rights and Interests Relating to Property Article 30 The State guarantees that women enjoy the equal right, with men, to property. Article 31 In joint property relationship derived from marriage or family, the rights and interests enjoyed by women according to law may not be infringed upon. 126 Article 32 Women shall enjoy equal rights with men in contracted management of land, distribution of the earnings of the collective economic organizations, use of the compensations for expropriated or requisitioned land and use of housing sites in rural areas. Article 33 No organizations or individuals shall infringe upon women’s rights and interests in rural collective economic organizations on the pretext of their being single, married, divorced and widowed. If a man moves to the domicile of a woman for marriage, the man and his children shall enjoy equal rights and interests with the other members of the rural collective economic organizations at the place of their residence. Article 34 Women's equal right, with men, of succession to property is protected by law. Among the statutory successors in the same order, women shall not be discriminated against. Widowed women have the right to dispose of the property inherited by them, and no one may interfere with the disposition thereof. Article 35 Widowed women who have made predominant contributions in maintaining their parents-in-law shall be regarded as the statutory successors first in order, and their rights of succession thereto shall not be affected by inheritance in subrogation. Chapter VI Rights Relating to the Person Article 36 The State guarantees that women enjoy equal rights with men relating to their persons. Article 37 Women's freedom of the person is inviolable. Unlawful detention or deprivation or restriction of women's freedom of the person by other illegal means is prohibited; and unlawful body search of women is prohibited. 127 Article 38 Women’s right of life and health is inviolable. Drowning, abandoning or cruel infanticide in any manner of female babies is prohibited; discriminating against or maltreating of women who give birth to female babies or women who are sterile is prohibited; cruel treatment causing bodily injury to or death of women by means of superstition or violence is prohibited; maltreating or abandoning of women who are ill, disabled or aged is prohibited. Article 39 Abducting of, trafficking in, or kidnapping of women is prohibited; buying of women who are abducted, trafficked in, or kidnapped is prohibited; obstructing the rescue of women who are abducted, trafficked in, or kidnapped is prohibited. People’s governments at various levels and the departments of public security, civil affairs, labour and social security, and health shall, in compliance with their respective duties, take timely measures to rescue women who are abducted, trafficked in or kidnapped and well settle the problems arising thereafter, and women’s federations shall assist and cooperate with the governments and departments in doing a good job of the above. No one shall discriminate against the women who are abducted, trafficked in, or kidnapped. Article 40 Sexual harassment against women is prohibited. The female victims shall have the right to file complaints with the units where they work and the departments concerned. Article 41 Prostitution or whoring shall be prohibited. Arranging for, forcing or luring women to engage in prostitution, providing shelters for prostitution, or instigating women to engage in prostitution, or acting indecently against women is prohibited. Arranging for, forcing or luring women to give obscene performances is prohibited. 128 Article 42 Women’s rights of personality, including their right of reputation, right of honor, right of privacy and right of portrait, shall be protected by law. Besmirching women’s personal dignity by such means as humiliation and libel is prohibited. Decrying or besmirching women’s personality through the mass media or by other means is prohibited. The use of a woman’s portrait for profitmaking purposes in advertisements, trademarks, window display, newspapers, magazines, books, audio-video products, electronic publications, internet, etc., without the women’s personal consent, is prohibited. Chapter VII Rights and Interests Relating to Marriage and Family Article 43 The State guarantees that women enjoy equal rights with men in marriage and family. Article 44 The State protects women's right of self-determination in marriage. Interference with women's freedom of marriage or divorce shall be prohibited. Article 45 A husband shall not apply for a divorce when his wife is pregnant, or is within one year after the birth of the child, or within six months after the termination of her gestation. This restriction shall not apply in a case where the wife applies for a divorce, or where the people's court deems it necessary to accept the application for divorce made by the husband. Article 46 Domestic violence against women is prohibited. The State takes measures to prevent and stop domestic violence. The departments of public security, civil affairs, judicial administration, etc., as well as urban and rural mass organizations of self-government at the grass- roots level and public organizations shall, within the scope of their respective duties, prevent and stop domestic violence, and provide succour to female victims. 129 Article 47 A woman shall enjoy equal rights with her spouse in possessing, utilizing, profiting from and disposing of the property jointly possessed by the husband and wife according to law, which shall not be affected by the status of income of either party. Where the husband and the wife agree in writing that the property acquired separately by them during the period in which their wedlock exists is owned by them likewise, and the wife has been shouldering more duties in respect of bringing up the child, taking care of the old, assisting the husband in work, etc., she shall, at the time of divorce, have the right to request the husband to make compensation for the above. Article 48 At the time of divorce, the husband and the wife shall seek agreement regarding the disposition of their jointly possessed houses; if they fail to reach an agreement, the people's court shall make a judgment in light of the actual conditions of both parties and in adhering to the principle of taking into consideration the rights and interests of their child (children) and the wife, except where otherwise agreed upon by the two parties. In a case where the husband and the wife jointly rent a house or a room, the wife's housing problem shall, at the time of divorce, be solved according to the principle of taking into consideration the rights and interests of their child (children) and the wife. Article 49 Both parents enjoy the equal right to guardianship of their minor child (children). In a case where the father is deceased, incapacitated or under any other circumstances that make him unable to act as the guardian of a minor child (children), nobody may interfere with the mother's right of guardianship. Article 50 At the time of divorce, if the wife becomes sterile because of the sterilization operation or any other reasons, the problem to bring up the child 130 (children) shall be so handled that, while to the advantage of the rights and interests of the child (children), due consideration shall be given to the wife's reasonable demands. Article 51 Women have the right to child-bearing in accordance with relevant regulations of the State as well as the freedom not to bear any child. Where a couple of child-bearing age practise family planning according to the relevant regulations of the State, the departments concerned shall provide safe and effective contraceptives and techniques, and ensure the health and safety of the woman receiving any birth-control operation. The State institutes a system of premarital health care and health care for the pregnant and lying-in periods and develops the maternal and infant health care undertakings. People’s governments at various levels shall take measures to ensure women’s access to technical services for family planning in order to improve their reproductive health. Chapter VIII Legal Responsibility Article 52 When a woman's lawful rights and interests are infringed upon, she has the right to request the department concerned for disposition according to law, or according to law, apply to an arbitral body for arbitration, or bring a lawsuit in a people's court. Where a woman in strained circumstances needs legal aid or judicial relief, the local legal aid institution or people’s court shall help her and provide her with legal aid or judicial relief in accordance with law. When a woman's lawful rights and interests are infringed upon, she may file a complaint with a women's organization, which shall request the department or unit concerned to investigate and deal with the case so as to protect the lawful rights and interests of the complainant. 131 Article 53 When a woman's lawful rights and interests are infringed upon, she may file a complaint with a women's organization, which shall protect the lawful rights and interests of the victim and have the right to request and help the department or unit concerned to investigate and deal with the case. The said department or unit shall investigate and deal with the case according to law and give a reply afterwards. Article 54 Women’s organizations shall support the women victims who need help in lawsuits. A women’s federation or a women’s organization concerned may expose and criticize through the mass media the acts infringing upon the lawful rights and interests of special groups of women, and shall have the right to request the department concerned to investigate and deal with the cases according to law. Article 55 Where an entity, in violation of the provisions of this Law, infringes upon a woman’s rights and interests in a rural collective economic organization on the pretext of her being single, married, divorced or widowed, or infringes upon the equal rights and interests enjoyed by a man, who moves to the domicile of a woman for marriage, and his children with the members of the rural collective economic organization at the place of their residence, the township people’s government shall mediate in accordance with law; the victims on their part may, according to law, apply for arbitration to an arbitral body specialized in matters of rural land contracts, or bring a suit in a people’s court, which shall accept the case according to law. Article 56 Where administrative sanctions are prescribed by other laws and regulations for the infringement upon the lawful rights and interests of women in violation of the provisions of this Law, the provisions of those laws and regulations shall prevail; where such an infringement causes loss of property or other damages, the infringer shall bear civil responsibilities according to law; if 132 a crime is constituted, criminal responsibilities shall be investigated according to law. Article 57 Where a person, in violation of the provisions of this Law, evades, delays or suppresses the investigation and disposition of a complaint, a charge or an exposure regarding the infringement upon a woman’s rights and interests, or retaliates against the woman who make the compliant, charge or exposure, the unit where the person works or the department in charge or at a higher level shall instruct him to rectify, and give administrative sanctions according to law to the person directly in charge of the unit and the other persons directly responsible. Where a State organ and its functionaries fail to perform their duties according to law, or fail to stop, in a timely manner, the acts infringing upon the lawful rights and interests of women or to provide the women victims with the necessary help, thus serious consequences ensue, the unit where the organ and its functionaries belong or the organ at a higher level shall, according to law, give administrative sanctions to the person directly in charge of the State organ and the other persons directly responsible. Where a person, in violation of the provisions of this Law, infringes upon women’s rights and interests relating to culture and education, to work and social security, to the person and property, and to marriage and family, the unit where the person belongs or the department in charge or at a higher level shall instruct him to rectify; and the person directly in charge and the other persons directly responsible, if they are State functionaries, shall be given administrative sanctions according to law by the units where they belong or by an organ at a higher level. Article 58 Where a person, in violation of the provisions of this Law, commits sexual harassment or domestic violence against a woman, if such act constitutes a violation of the regulations for administration of public security, the victim may apply to a public security organ for an administrative sanction against the 133 violator according to law, and may also bring a civil suit in a people’s court according to law. Article 59 Where an entity, in violation of the provisions of this Law, decries and damages a woman’s personality through the mass media or by other means, the department of culture, radio, film and television, the press and publication, or a relevant department shall, in compliance with their respective functions and powers, instruct it to rectify and give it an administrative sanction according to law. Chapter IX Supplementary Provisions Article 60 The standing committees of the people's congresses of provinces, autonomous regions, and municipalities directly under the Central Government may formulate measures for implementation on the basis of this Law. The people's congresses of national autonomous areas may formulate regulations with appropriate adaptations or supplements in accordance with the principles laid down in this Law and in light of the specific conditions of the local ethnic women. The regulations formulated by autonomous regions shall be submitted to the Standing Committee of the National People's Congress for approval before going into effect; the regulations formulated by autonomous prefectures or autonomous counties shall be submitted to the standing committees of the people's congresses of the relevant provinces, autonomous regions, or the municipalities directly under the Central Government for approval before going into effect, and shall be submitted to the Standing Committee of the National People's Congress for the record. Article 61 This Law shall go into effect as of October 1, 1992. back 134