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INTERVISTA A
intervista A GIOVANNI ORGANTINI Giovanni Organtini è Professore di Fisica Sperimentale alla Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università “Sapienza” di Roma e membro della collaborazione CMS a LHC. Oltre all’attività didattica istituzionale, che svolge nel corso di laurea in Biotecnologie Agro-industriali, nella Scuola di Specializzazione in Fisica Medica e per il TFA in Matematica e Fisica, svolge un’intensa attività di divulgazione scientifica rivolta sia al pubblico generico che agli studenti di liceo. Oltre a centinaia di articoli scientifici, ha pubblicato un libro di testo universitario sulla programmazione dei computer. Ha contribuito alla progettazione e alla costruzione dell’esperimento CMS, in particolare dirigendo le operazioni di certificazione del calorimetro elettromagnetico, con il quale è stato scoperto il bosone di Higgs. Attualmente è responsabile della struttura di calcolo degli esperimenti LHC a Roma, del database per le calibrazioni e del comitato per le pubblicazioni scientifiche dell’esperimento. Fisicast è un podcast audio pensato per chiunque desideri saperne di più sugli aspetti scientifici di esperienze molto comuni nella vita quotidiana. Ogni puntata di Fisicast affronta un tema di fisica che è spiegato con un linguaggio semplice, senza l’ausilio di formule o di immagini, e fa sempre riferimento a esperienze molto comuni nella vita di chiunque, anche quando il tema scelto riguarda argomenti considerati ostici, come la Meccanica Quantistica e Relativistica, la Fisica delle Particelle, etc.. L’obiettivo di Fisicast è quello di contribuire a una maggiore diffusione del metodo scientifico attraverso l’illustrazione dei processi che stanno alla base del funzionamento di molti oggetti d’uso comune, stimolando la curiosità degli ascoltatori. http://www.fisicast.it FISICAST: UN NUOVO MODELLO PER LA DIVULGAZIONE DELLA SCIENZA Professor Organtini, ci dice cos’è Fisicast? Fisicast è una scommessa che abbiamo lanciato, ormai da oltre un anno e mezzo, con Gianluca Li Causi, ricercatore dell’INAF, e Riccardo Faccini, Professore di Fisica alla “Sapienza” di Roma. Quello che facciamo è spiegare la fisica ai non esperti “raccontandola”. In che consiste la scommessa? A molti di noi capita spesso di trovarsi in pizzeria o al bar con amici curiosi, che approfittano della nostra conoscenza per fare qualche domanda e capire di più. Può immaginare quante volte mi sia sentito rivolgere domande sul bosone di Higgs in questi giorni! In quei casi non si può rispondere facendo una lezione di fisica; occorre provare a spiegare i concetti chiave utilizzando solo la voce; al più aiutandosi con i gesti. Ecco: abbiamo voluto estendere le nostre chiacchierate a un pubblico più vasto. La scommessa consiste nel riuscire a spiegare, in modalità puramente audio, senza neanche l’aiuto della gestualità, fenomeni che altri canali spesso si limitano a descrivere più con l’obiettivo di stupire che con quello di far comprendere. Ci sono vantaggi rispetto ai canali più tradizionali? Un podcast si può ascoltare ovunque e in qualunque momento: facendo footing o prendendo il sole sulla spiaggia, nel traffico o in attesa dal dentista. Non si può leggere un libro o navigare su Internet correndo o guidando. E funziona? A giudicare dai numeri direi di sì. Nel solo primo anno di produzione (rilasciamo una puntata al mese), senza una vera promozione, sfruttando solo il passaparola, le puntate di Fisicast sono state scaricate oltre 35 mila volte. Significa che abbiamo una media di 3000 ascoltatori per puntata. Come riuscite a raggiungere l’obiettivo? A prima vista si direbbe che non sia facile spiegare la fisica senza l’ausilio di immagini e di un po’ di matematica. In effetti è molto difficile. Ogni puntata parte con un’idea lanciata da uno di noi, che propone un tema e lo sviluppa facendo sempre riferimento a esperienze comuni. È sorprendente quanta fisica ci sia nel quotidiano. Quasi sempre il formato della puntata è nella forma di dialogo tra due persone: una curiosa e l’altra esperta. L’autore scrive una sorta di sceneggiatura che passa agli altri perché la rivedano. Questo è un processo lungo e complicato: ci si fanno le pulci a vicenda e si sottolineano tutte le imprecisioni e le incongruenze inevitabilmente presenti nella prima stesura. Tipicamente si riesce a convergere su un testo condiviso nel giro di due o tre iterazioni. A questo punto il testo viene dato a uno o più “lettori”: persone di nostra fiducia che non hanno alcuna conoscenza specifica (pensionati, insegnanti di scuola primaria, commercianti, etc.). I lettori ci forniscono le loro opinioni, che spesso portano a rivedere profondamente alcune spiegazioni. Solo quando anche i lettori sono soddisfatti si passa alla registrazione. Bisogna essere molto affiatati per non irritarsi per le critiche feroci che ci facciamo a vicenda. Vi aiuta qualcuno in questa fase? Sì, da soli non ce la faremmo. Tutti su base volontaria, naturalmente. Per la registrazione Radio Sapienza ci fornisce l’infrastruttura. Chiara Piselli dà voce ai nostri interlocutori, Antonella Bartoli, Chiara Crociata, Carlo Mancini e Edoardo Massaro ci danno una mano con la postproduzione. Radio Scienza, poi , ospita le nostre puntate sul suo sito. Ha detto Radio Scienza? Sì. Si tratta di un sito web che ospita diverse iniziative a carattere scientifico. Il dominio è stato registrato qualche anno fa da Giovanni Mazzitelli dell’INFN e rappresenta un canale d’informazione importante. È anche grazie al fatto che il sito era abbastanza noto che abbiamo avuto il successo di cui parlavo. Avete qualche riscontro dal vostro pubblico? Non abbiamo le forze per fare vere indagini statistiche sul gradimento e la composizione del nostro pubblico. Dal numero costante di download si direbbe che abbiamo un pubblico fedele, che dunque apprezza. Dai commenti che riceviamo si capisce che il pubblico è molto variegato: va dallo studente di liceo all’allevatore di bestiame. Riceverete anche qualche critica... Beninteso. La critica più dura riguarda la nostra abilità declamatoria. Non siamo certo attori professionisti e spesso si sente che il tono del colloquio non è così spontaneo. Ma ci stiamo lavorando. S. De Pasquale Università di Salerno vol29 / no5-6 / anno2013 > 89