Efficacia dei meccanismi di compartecipazione sulla spesa sanitaria
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Efficacia dei meccanismi di compartecipazione sulla spesa sanitaria
02.2015 I Quaderni della Fondazione Farmafactoring Efficacia dei meccanismi di compartecipazione sulla spesa sanitaria: le differenze regionali e gli effetti in termini di salute e spesa sanitaria. Introduzione La compartecipazione (“ticket” o “copayment”) alla spesa sanitaria nasce come strumento di riduzione del consumo eccessivo e ingiustificato dei beni e servizi sanitari. La logica del meccanismo si basa sui risultati prodotti da uno studio condotto da Buchnan (1965) sul sistema sanitario inglese, nel quale si evidenziava come, in presenza di beni e servizi forniti gratuitamente, la popolazione degli assistiti instaurasse comportamenti opportunistici, domandando in modo inappropriato gli stessi. Secondo tale studio introdurre una forma di compartecipazione può avere una serie di benefici per il sistema. In primis, il ticket, inteso come una contribuzione finanziaria al servizio o al bene consumato, ha il ruolo di responsabilizzazione dei consumatori in virtù del vincolo di scarsità delle risorse, incentivandoli a domandare quantità ottimali del bene o servizio, massimizzando in tal modo anche il benessere collettivo. Inoltre, il ticket genera un gettito che alimenta le risorse economiche del sistema sanitario. Tuttavia, questa doppia funzione del ticket genera una contrapposizione nella definizione della quota “ottimale” di contribuzione. Da un lato, se il ticket costituisce uno strumento attraverso il quale gli assistiti possano capire il valore dei servizi sanitari utilizzati, e quindi utilizzarli in modo ottimale, la quota di contribuzione dovrebbe essere fissata in modo tale da garantire un utilizzo appropriato delle risorse, evitando un aumento dei costi sociali (ad esempio minore salute), verificabili solo nel lungo periodo. D’altro canto, se il ticket viene inteso come una forma di finanziamento del sistema sanitario da parte degli assistiti, il policy maker potrebbe essere spinto ad incrementare il gettito finanziario derivante dal ticket, predisponendo la quota di compartecipazione a livelli sensibilmente più alti, rischiando però di vedere aumentati i costi sociali futuri. Autori Vincenzo Atella, Valentina Conti e Joanna Kopinska Direttore Scientifico Fondazione Farmafactoring Vincenzo Atella Pertanto, la compartecipazione alla spesa sanitaria non rappresenta un meccanismo errato di per se’, ma la sua applicazione in molti casi segue regole inappropriate, dettate da scopi politici, che spesso non seguono logiche del benessere collettivo o del principio di solidarietà, che dovrebbe essere il pilastro del sistema sanitario. Come sarà possibile capire meglio nelle pagine successive, il caso italiano mostra un’estrema disomogeneità nell’applicazione dei ticket, sia tra le regioni, che nel tempo, creando spesso problemi agli assistiti e diseguaglianze. La stessa disomogeneità caratterizza il meccanismo di esenzioni, le quali dovrebbero annullare l’impatto regressivo dei ticket, ma che spesso a causa della tempistica o delle complicazioni burocratiche non raggiungono gli assistiti ai quali dovrebbero essere destinate. La combinazione di questi fattori fa sì che la compartecipazione rischi di colpire maggiormente i cittadini nei momenti di maggior bisogno sanitario. In quest’ottica con il ticket si rischia semplicemente di ridurre l’accesso alle prestazioni sanitarie, scoraggiando la compliance terapeutica, riducendo le visite e gli accertamenti a scopo di prevenzione, e generando a lungo termine conseguenze di gravità e costo maggiori, sia in termini di benessere degli assistiti, che del sistema sanitario in generale. 5 La struttura del copayment in Italia e in Europa Il copayment come meccanismo di controllo della spesa sanitaria è adottato in molteplici paesi. Una recente panoramica della legislazione europea in merito è riassunta in Curto et al. (2012), dove vengono descritte varie forme di compartecipazione alla spesa sanitaria presenti in Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Olanda, oltre che in vari lavori realizzati in ambito OCSE (OCSE, 2013). In termini di prestazioni farmaceutiche, Germania e Spagna applicano un ticket proporzionale, dove gli assistiti contribuiscono all’acquisto dei farmaci con una quota variabile rispetto al beneficio clinico del farmaco o in funzione del reddito dell’assistito. La Francia utilizza sia il ticket proporzionale, che quello fisso per confezione del farmaco, con un tetto massimo per ricetta. Anche nel Regno Unito gli assistiti compartecipano alla spesa farmaceutica con un ticket fisso, calcolato per ricetta. Mentre l’Olanda applica la compartecipazione in una forma di franchigia annuale, riferita sia alle prestazioni farmaceutiche, che ad altri servizi sanitari. In Germania e in Francia è previsto anche un ticket in caso di ricovero, che copre le spese cosiddette “alberghiere”. Il pagamento del ticket prevede un’ampia gamma di esenzioni, condizionate al reddito, patologie, status socio-economico o disabilità dell’assistito. Oltre alle esenzioni, in molti paesi esiste la possibilità di sottoscrivere un’assicurazione volontaria complementare (che copre le spese sanitarie), fornendo un effetto simile all’esenzione. Questa soluzione è diventata molto diffusa in Francia, dove tanti assistiti aderiscono a uno schema assicurativo complementare. In quest’ottica il meccanismo del ticket, introdotto a scopo di ridurre consumi superflui, muta in una vera e propria tassa imposta agli assistiti, con risvolti fortemente regressivi e costosi nel lungo periodo. In Italia, il ticket sanitario è stato introdotto per la prima volta nel 1989 (D.L. 23 marzo 1989, n. 69) per contribuire alla spesa sanitaria (farmaci, visite specialistiche, diagnostica e cure termali), molto prima dell’approvazione nel 2001 della riforma federalista, con cui si decise che le Regioni potessero legiferare su strumenti adatti a contribuire alla spesa sanitaria. Da quella data in poi, gli assistiti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) hanno visto entrare in vigore varie forme gestionali e organizzative della compartecipazione alla spesa sanitaria, non sempre in linea con i principi di ottimalità ed efficienza previsti dalla teoria economica. A partire dalla riforma federalista del 2001, potere decisionale, competenze esclusive e, quindi, piena discrezionalità nell’eventuale applicazione e disegno del ticket è stata delegata alle Regioni, generando un quadro complesso e del tutto disomogeneo delle compartecipazioni alle prestazioni sanitarie e ai farmaci in Italia. 01 La compartecipazione (“ticket” o “copayment”) alla spesa sanitaria nasce come strumento di riduzione del consumo eccessivo e ingiustificato dei beni e servizi sanitari. 6 7 I Quaderni della Fondazione Farmafactoring A oggi, il ticket è previsto per quattro tipologie di assistenza sanitaria: i) le visite ambulatoriali (specialistiche e accertamenti diagnostici), ii) alcune categorie di farmaci, iii) il pronto soccorso (codice bianco) e iv) le cure termali. Secondo Agenas (2014), tutte le regioni hanno introdotto il ticket per le prestazioni ambulatoriali, di pronto soccorso e termali, mentre tutte tranne 5 regioni (Valle d’Aosta, PA Trento Friuli Venezia Giulia, Marche e Sardegna) applicano la compartecipazione all’acquisto delle prestazioni farmaceutiche. La tabella 1 riassume gli schemi dei ticket adottati dalle regioni italiane e relativi a tutte le prestazioni sanitarie offerte. In termini delle prestazioni specialistiche ambulatoriali, il pagamento fino all’importo massimo di 36,15 € per ricetta, è stato ulteriormente innalzato di 10 € a ricetta con il DL 98/2011 (il cosiddetto “superticket”). In alternativa al “superticket”, le regioni possono implementare un meccanismo diverso, purché il gettito derivante dei 10 € a ricetta sia rispettato. In 4 regioni (Valle d’Aosta, PA Bolzano, PA Trento, Basilicata) la quota fissa del “superticket” per ricetta non viene applicata. Altre 9 regioni (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lazio, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna) applicano la quota dei 10 € aggiuntivi per ricetta, mentre le 8 rimanenti (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Campania, Marche) hanno rimodulato la compartecipazione in base al tipo di ricetta (ticket differenziati per alcune prestazioni ad alto costo come TAC, RM o PET) o al reddito (ISEE o reddito familiare). Infine, ogni regione ha rivisitato i propri tariffari, per cui gli stessi accertamenti possono costare il doppio tra una regione e l’altra. È previsto un ticket per quattro tipologie di assistenza sanitaria: I) visite ambulatoriali (specialistiche e accertamenti diagnostici), II) alcune categorie di farmaci, III) pronto soccorso (codice bianco) e IV) cure termali. Tabella 1 Regione Compartecipazione alle prestazioni specialistiche ambulatoriali e quota fissa di 10 € (“superticket”) Compartecipazione alle prestazioni farmaceutiche Compartecipazione alle prestazioni del pronto soccorso sui codici bianchi Compartecipazione alle prestazioni delle cure termali Piemonte Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36,15 per ricetta + quota fissa da 0 a 30 € 2 € per confezione fino a max 4 € per ricetta * per farmaci equivalenti si paga differenza tra prezzo del farmaco e prezzo di rimborso 25 € 50 € Valle d’Aosta Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36,15 per ricetta + quota fissa non applicata Non applicata * per farmaci equivalenti si paga differenza tra prezzo del farmaco e prezzo di rimborso 25 € 50 € Lombardia Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36 per ricetta + quota fissa da 0 a 30 € 2 € per confezione fino a max 4 € per ricetta * per farmaci equivalenti si paga ticket + differenza tra prezzo del farmaco e prezzo di rimborso 25 € 50 € PA Bolzano Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36,15 per ricetta + quota fissa non applicata 2 € per confezione fino a max 4 € per ricetta * per farmaci equivalenti si paga ticket + differenza tra prezzo del farmaco e prezzo di rimborso 50 € per casi non urgenti + tariffa per ogni prestazione specialistica fino ad una max di 100 € – 15 € per casi giustificati senza ricovero 50 € PA Trento Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36,15 per ricetta + quota fissa non applicata Non applicata * per farmaci equivalenti si paga differenza tra prezzo del farmaco e prezzo di rimborso 25 € (fino a 75 € con prestazioni) 50 € Veneto Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36,15 per ricetta + quota fissa da 5 a 10 € 2 € per confezione fino a max 4 € per ricetta * per farmaci equivalenti si paga ticket + differenza tra prezzo del farmaco e prezzo di rimborso 25 € + ticket specialistica per eventuali prestazioni 50 € Friuli Venezia Giulia Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36 per ricetta + quota fissa di 10 € Non applicata * per farmaci equivalenti si paga differenza tra prezzo del farmaco e prezzo di rimborso 25 € 50 € 8 9 I Quaderni della Fondazione Farmafactoring Liguria Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36,15 per ricetta + quota fissa di 10 € 2 € per confezione fino a max 4 € per ricetta * per farmaci equivalenti si paga ticket + differenza tra prezzo del farmaco e prezzo di rimborso 25 € (fino a 75 € con prestazioni) 50 € Per fasce di reddito: 0/1/2/3 € per confezione fino 0/2/4/6/€ per ricetta * per farmaci equivalenti si paga ticket + differenza tra prezzo del farmaco e prezzo di rimborso 25 € per la visita + ticket specialistica per eventuali prestazioni 50 € Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36.15 per ricetta + da 0 a 30 €, TAC-RM da 0 a 34 €, chirurgia ambulatoriale, Pet e scintigrafia da 0 a 40 €, contributo 10 €per digitalizzazione delle procedure diagnostiche per immagini (max 30€ per anno) Per fasce di reddito: 0/2/3/4 € per confezione fino 0/2/6/8/€ per ricetta (max 400 euro anno per singolo utente) * per farmaci equivalenti si paga ticket + differenza tra prezzo del farmaco e prezzo di rimborso 50 € – fino a ulteriori 10 € se vengono fatti accertamenti diagnostici per immagini 50 € Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36.15 per ricetta + da 0 a 15, eccetto TAC-RM per la quale si paga solo quota fissa da 0 a 34 €, escluse ricette di importo fino a 10€ Per fasce di reddito: 0/1/2/3 € per confezione fino 0/2/4/6/€ per ricetta * per farmaci equivalenti si paga ticket + differenza tra prezzo del farmaco e prezzo di rimborso 25 € 50 € Marche Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36.15 per ricetta + da 0 a 15 €, TAC-RM da 26,2 a 70,2 € Non applicata * per farmaci equivalenti si paga differenza tra prezzo del farmaco e prezzo di rimborso 25 € 50 € Lazio Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36.15 per ricetta +quota fissa di 10 € Confezioni>5€: non esenti 4€ esenti 2€ Confezioni<=5€: non esenti 2,5€ esenti 1€ * per farmaci equivalenti si paga differenza tra prezzo del farmaco e prezzo di rimborso 25 € 50 € Emilia Romagna Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36,15 per ricetta + quota fissa da 0 a 15 €, eccetto le seguenti per le quali si paga solo quota fissa: TAC-RM da 36,15 a 70 €, Viste specialistiche 23 € la prima visita e 18 € le successive, chirurgia ambulatoriale 46,15 € Toscana Umbria Abruzzo Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36,15 per ricetta +quota fissa di 10 € Non esenti: Confezioni >5€: 2€ per confezione: Confezioni<=5€: 0,50€ Esenti parziali: (Invalidi) 0,25€ Fino a: non esenti: Confezioni >5€: 6€ Confezioni<=5€: 1,50€ esenti parziali: (Invalidi) 0,75€ per ricetta * per farmaci equivalenti si paga, eccetto esenti totali: - farmaci equivalenti prezzo <= riferimento AIFA: 0€ - farmaci equivalenti di prezzo > riferimento AIFA: 0,50€ a conf., max 1,50€ a ricetta, + diff.sul prezzo di riferimento 25 € 50 € Molise Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36,15 per ricetta +quota fissa di 10 € Per confezione: Non esenti: 0,50 € a ricetta + Farm branded >5€: 2€ Farm brev scad >5€: 0,50€ Esenti parziali: 0,50 €a ricetta, fino a: non esenti: 0,50 € a ricetta + max 6€ per ricetta * per farmaci equivalenti si paga, eccetto esenti totali ticket + differenza tra prezzo del farmaco e prezzo di rimborso 25 € 50 € Campania Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36,15 per ricetta +quota fissa da 0 a 10 € Non esenti: 2 € a ricetta + 1,50€ (escl. equivalenti con prezzo allineato a rifer. regionale) Esenti: 1€ a ricetta * per farmaci equivalenti si paga prezzo allineato a quello di riferimento regionale: 0€ 50 € 50 € Puglia Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36,15 per ricetta +quota fissa di 10 € Per confezione: non esenti: 1€ a ricetta+ 2€ esenti parziali: 1 € a ricetta, fino a non esenti: 1€ a ricetta + 5,50€ per ricetta 25 € + ticket specialistica per eventuali prestazioni 50 € 11 I Quaderni della Fondazione Farmafactoring Basilicata Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36,15 per ricetta +quota fissa non applicata Quota fissa per ricetta per fasce di reddito 1/2 € * per farmaci equivalenti si paga quota fissa + differenza tra prezzo del farmaco e prezzo di rimborso 25 € 50 € Calabria Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 45 per ricetta +quota fissa di 10 € Per confezione: non esenti: 1€ a ricetta + 2€ esenti parziali: (invalidi) 1€ a ricetta, fino a 5€ per ricetta * per farmaci equivalenti si paga, eccetto invalidi di guerra e vittime del terrorismo e della criminalità organizzata: differenza tra prezzo del farmaco e prezzo di rimborso 25 € – fino a 45 € con prestazioni specialistiche 50 € Non esenti: Fasce di prezzo Fino a 25€: 4€ Oltre 25€: 4,50€ Soggetti affetti da patologie croniche e invalidanti e rare: Ticket per confezione per fasce di prezzo: Fino a 25€: 1,5€ - Oltre 25€: 2€ * per farmaci equivalenti si paga eccetto invalidi di guerra e vittime del terrorismo e della criminalità organizzata: ticket per confezione Fasce di prezzo Fino a 25€: 2€ Oltre 25€: 2,50€ Soggetti affetti da patologie croniche e invalidanti e rare: Farmaci generici 1€ / 1,50€ 25 € Non applicata 25 € 126.2 5.7 207.2 17.2 15.5 140.9 41 40.6 144 123.8 24.3 45.9 140.9 38 6.1 62.3 59.3 12.5 28.6 43.3 28.7 1352 230.9 46 59.7 173.3 147.9 31.1 54.8 239.8 54.4 12.4 151.6 103.1 15.4 67.3 189.7 43.5 2222.1 97.2 133.7 9.8 36.2 23 36.7 36.1 137.2 31.4 116.5 8.2 22.9 14.5 40.3 112.6 127.2 24.7 29.7 6.1 6.3 103 48.6 50.9 52.2 5 10.4 44.3 23 146.8 42.9 15.9 27.6 998.2 1223.9 Fonte: Elaborazione Corte dei Conti su dati NSIS e AIFA 226.6 7.4 485 26.5 19.6 318.1 64 88.7 222.3 210.3 43.6 73.3 286.8 70.7 14.8 232.3 181.1 26.2 75 213.9 53.3 2939.5 75.8 1.5 246.6 8.9 4.4 123.6 16.3 42.7 70 57.3 15.8 24.2 142 29.7 9 173.4 118.8 12.6 46.9 162.1 24.4 1406.1 150.7 5.8 238.4 17.6 15.2 194.5 47.7 46.1 152.3 152.9 27.8 49 144.8 41 5.9 58.8 62.4 13.6 28.1 51.8 28.9 1533 219.3 6.9 490.2 27.5 19.8 319.2 62.5 85.8 229.2 228.2 46.7 70.7 281 71.8 14.2 238 179.3 26.1 75.9 211.9 53.4 2976 ticket su prestazioni 74.2 1.4 236.8 8.6 3.9 118.5 14.8 32.4 58.7 46.6 13.3 21.9 132.7 29.7 7.6 171.9 112.8 8.8 46.4 173.6 22.4 1337 ticket sui farmaci 200.3 7 444 25.8 19.5 259.4 55.8 73 202.7 170.4 37.7 67.8 273.6 67.7 13.7 234.1 172.2 21.3 75 216.9 51.1 2689 totale compartecipazioni 113.1 5.6 182.3 31.6 2013 - Milioni di euro ticket su prestazioni 59.3 0.9 198.7 9.9 ticket sui farmaci 172.4 6.5 381 41.5 2012 - Milioni di euro totale compartecipazioni ticket su prestazioni 50 € PIEMONTE V. AOSTA LOMBARDIA BOLZANO TRENTO VENETO FRIULI V. G. LIGURIA E. ROMAGNA TOSCANA UMBRIA MARCHE LAZIO ABRUZZO MOLISE CAMPANIA PUGLIA BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA ITALIA ticket sui farmaci Fonte: Ministero della Salute, Agenas – Aggiornato al 2014 50 € 2011 - Milioni di euro totale compartecipazioni Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 46,15 per ricetta +quota fissa di 10 € 2010 - Milioni di euro ticket su prestazioni Sardegna Somma delle tariffe delle prestazioni (fino a 8 per ricetta), tetto massimo 36,15 per ricetta +quota fissa di 10 € Tabella 2 Compartecipazioni alla spesa sanitaria nelle regioni Italiane (milioni di euro) – 2010-2013 ticket sui farmaci Sicilia Anche in termini di prestazioni farmaceutiche, Agenas (2014) evidenzia come la compartecipazione sia modulata in funzione di molteplici fattori. In 5 regioni la compartecipazione alle prestazioni farmaceutiche non viene praticata (Valle d’Aosta, PA Trento, Friuli Venezia Giulia, Marche, Sardegna). In altre 5 regioni (Piemonte, Lombardia, PA Bolzano, Veneto, Liguria) il ticket applicato è una quota fissa di 2 € per confezione, fino a un massimo di 4 € per ricetta. In altre 4 regioni (Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Basilicata) il ticket varia in funzione del reddito, con il tetto massimo per ricetta che varia da 2 € in Basilicata a 4 € in Toscana. In altre 3 (Lazio, Abruzzo, Sicilia) il pagamento varia con il valore delle confezioni acquistate, mentre nelle rimanenti 4 (Molise, Campania, Puglia, Calabria) il ticket è modulato in funzione di più fattori. totale compartecipazioni 10 75.1 144.1 1.5 5.3 253.5 236.7 9 18.5 4.3 15.5 126.9 192.3 16.2 46.2 42.3 43.5 69.4 159.7 61.1 167.1 16.1 30.7 25 45.8 146.5 134.5 30.7 41.1 9 5.2 179.2 58.7 122.1 57.1 14.1 12 47.9 27.9 161.7 50.3 24.2 29.2 1436.1 1521.4 13 I Quaderni della Fondazione Farmafactoring L’eterogeneo quadro nazionale dei ticket viene ulteriormente complicato da altrettanti diversificati schemi di esenzioni tra le regioni. Le esenzioni dai pagamenti dei ticket sono applicati sulla base di varie condizioni, come fattori della salute (patologie, gravidanza, invalidità), età, stato socio-economico o condizioni familiari. Tale eterogeneità la si può meglio vedere nelle tabelle 2 e 3 che riportano i dati sulla compartecipazione alla spesa sanitaria nelle regioni italiane espresse, rispettivamente, in milioni di euro e in termini pro-capite (con popolazione pesata per età). Tali dati, oltre a riflettere la diversità della struttura della compartecipazione tra regioni, riflettono anche i diversi criteri con cui si identificano le fasce di reddito nelle regioni (4 scaglioni con quello superiore pari a 100.000 euro; 4 scaglioni con il superiore pari a 30.000 euro; 2 scaglioni sopra e sotto 29.000 euro), e almeno tre tipologie di calcolo del reddito. In presenza di così marcate differenze nella compartecipazione alla spesa sanitaria che gli assistiti affrontano ogni qualvolta debbano usufruire delle prestazioni del SSN, risulta evidente che il quadro della sanità italiana nell’accesso ai servizi è molto diseguale. Infatti, il pagamento di un ticket rappresenta un fattore penalizzante per l’accesso alle prestazioni, conducendo non solo alla riduzione della domanda inappropriata, ma spesso al mancato ricorso al SSN nei casi giustificati, soprattutto quando il sistema di incentivi disegnato dal meccanismo di compartecipazione non risulta essere efficiente. Tabella 3 Compartecipazioni alla spesa sanitaria nelle regioni Italiane (euro pro-capite) – 2010-2013 PIEMONTE V. AOSTA LOMBARDIA BOLZANO TRENTO VENETO FRIULI V. G. LIGURIA E. ROMAGNA TOSCANA UMBRIA MARCHE LAZIO ABRUZZO MOLISE CAMPANIA PUGLIA BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA ITALIA 36.7 49.9 38.8 41.9 12.6 6.9 20.2 10.0 24.1 43.0 18.6 31.9 42.3 54.3 44.9 44.9 15.8 10.7 23.9 12.5 26.6 43.6 21.0 32.4 47.2 34.8 32.5 37.8 37.3 32.7 33.7 42.5 39.8 37.5 28.7 26.4 26.3 34.7 39.3 26.3 36.8 19.9 7.4 12.5 7.9 7.9 8.6 8.9 20.0 18.1 18.4 19.5 13.0 8.5 22.9 30.4 9.6 16.5 27.3 27.4 20.0 29.9 29.4 24.1 24.8 22.5 21.7 19.0 9.2 13.4 17.8 11.9 8.9 16.7 20.3 52.9 41.1 39.9 44.1 42.5 38.9 41.4 47.3 49.4 42.7 43.3 43.3 35.9 37.7 44.6 30.6 44.1 24.1 11.2 17.7 12.7 11.7 13.9 13.4 23.1 21.7 23.0 32.4 28.7 15.0 23.9 35.9 13.4 22.0 28.8 29.9 22.2 31.3 30.8 25.0 27.9 24.2 27.6 19.7 10.9 14.6 20.8 13.8 8.7 17.1 22.0 Fonte: Elaborazione Corte dei Conti su dati NSIS e AIFA 49.7 57.2 48.9 53.3 37.3 64.5 50.5 52.1 49.3 54.7 47.1 46 50.2 52.2 45.7 41.4 45 44.6 37.8 43.1 31.9 48.5 16.6 12 24.9 17.9 8.3 25.1 12.8 25.1 15.5 14.9 17.1 15.2 24.9 21.9 27.6 30.9 29.5 21.5 23.6 32.7 14.6 23.2 33.1 45.2 24.1 35.4 29 39.5 37.6 27.1 33.7 39.8 30 30.8 25.3 30.2 18.1 10.5 15.5 23.2 14.2 10.4 17.3 25.3 49.1 54 50.6 56.2 38.3 66 50 51.6 51.8 60.6 51.6 45.2 50.9 54.2 44.6 43 45.2 45.3 39.1 43.3 32.7 49.8 16.8 12 26.2 18.4 8.3 26.2 13 25.4 15.7 16.2 17.8 15.9 26.5 23.2 28.4 32.4 30.8 24.5 24.7 33 14.8 24.2 ticket su prestazioni ticket sui farmaci 2013 (euro pro-capite) totale compartecipazioni ticket su prestazioni ticket sui farmaci 2012 (euro pro-capite) totale compartecipazioni ticket su prestazioni ticket sui farmaci 2011 (euro pro-capite) totale compartecipazioni ticket su prestazioni ticket sui farmaci 2010 (euro pro-capite) totale compartecipazioni 12 32.3 41.9 24.4 37.8 30 39.7 37 26.2 36.1 44.4 33.8 29.2 24.4 31 16.2 10.6 14.4 20.8 14.4 10.3 17.9 25.6 Le esenzioni dai pagamenti dei ticket sono applicati sulla base di varie condizioni, come fattori della salute (patologie, gravidanza, invalidità), età, stato socio-economico o condizioni familiari. 14 I Quaderni della Fondazione Farmafactoring L’impatto dei ticket sullo stato di salute della popolazione. Come detto in precedenza, la compartecipazione alla spesa sanitaria è uno strumento utilizzato sia per controllare la domanda inappropriata, evitando comportamenti opportunistici da parte degli assistiti, sia per finanziare l’assistenza sanitaria. Tale strumento deve essere armonizzato con il sistema di esenzioni, per evitare che venga compromessa la salute dei soggetti più deboli, sia in termini di reddito che di presenza di patologie croniche. Infatti, da una parte l’assistito potrebbe rinunciare a una prestazione appropriata perché troppo costosa, delineando una situazione di “forgone care” e sottoconsumo, sia dal punto di vista della prevenzione che della cura vera e propria: ciò comprometterebbe l’outcome sanitario ripercuotendosi negativamente sul suo stato di salute generale. Dall’altra, l’assistito “modello” che rispetta le cure prescritte e paga il ticket, potrebbe confrontarsi con un alto costo opportunità delle cure, che lo obbliga a rinunciare ad altri consumi importanti e utili al suo stato di salute. Questo ultimo caso riguarda i soggetti più deboli tra i non esenti, che dovendo contare su un reddito relativamente basso, sono maggiormente vulnerabili a questi effetti. La letteratura scientifica ha spesso esaminato l’effetto degli schemi di copayment sulla domanda delle prestazioni sanitarie e sullo stato di salute degli assistiti. Infatti, si riscontra spesso una riduzione dei consumi sanitari, seguita da effetti negativi sugli outcome della salute. Come evidenziato da Loucks (2002), a livello europeo le introduzioni del ticket sono spesso andate oltre lo scopo primario (la riduzione della domanda “superflua” delle prestazioni sanitarie), riducendo l’accesso ai servizi sanitari nei casi di domanda giustificata e adeguata, rafforzando così le diseguaglianze sociali e riducendo il benessere collettivo. Spesso, l’effetto delle compartecipazioni è particolarmente rilevante per i pazienti con un basso status socio-economico e/o con uno stato di salute già compromesso (Rebba, 2009; Rubin e Mendelson, 1995; Pammolli et al., 2002). In molti di questi casi anche un basso livello di compartecipazione alla spesa può rappresentare un ostacolo nell’accesso alle cure necessarie, specialmente per gli assistiti più bisognosi di cure. A tal riguardo, la letteratura internazionale abbonda di evidenze che mostrano come la compliance terapeutica possa essere compromessa con l’introduzione dei copayment sui farmaci (Gibson et al., 2005; Li et al., 2007), conducendo a un inferiore stato di salute (Goldman et al., 2007), all’aumento dei costi della sanità a lungo termine (Gaynor et al., 2006; Chandra et al., 2010), e al maggior ricorso ai pronti soccorso e day hospital (Remler e Greene, 2009; Trivedi et al., 2010). Recentemente, Sinnot et al. (2013) hanno mostrato come i pazienti con copertura assicurativa pubblica, ma soggetti a compartecipazione alla spesa, spesso riducano l’aderenza alla terapia. Gli autori sottolineano che tale effetto risulta essere maggiore per pazienti affetti da patologie croniche quali ipertensione, dislipidemia e 02 15 diabete, e più in generale dalle patologie asintomatiche. In molti casi anche un basso livello di compartecipazione alla spesa può rappresentare un ostacolo nell’accesso alle cure necessarie, specialmente per gli assistiti più bisognosi di cure. Inoltre, la letteratura mostra come l’introduzione di copayment possa provocare un maggior numero delle ospedalizzazioni. In particolare ciò accade con maggiore frequenza nei pazienti con patologie croniche (Remler e Atherly, 2003; Kephart et al., 2007; Chandra et al., 2010) e, in particolare, nel caso dello scompenso cardiaco (Donohue et al., 2010), dell’infarto (Cole et al., 2006; Trivedi et al., 2010), dell’ipertensione (Trivedi et al., 2010), dell’ipercolesterolemia (Gibson et al., 2006; Goldman et al., 2006), del diabete (Mahoney, 2005; Trivedi et al., 2010), della schizofrenia (Soumerai et al., 1994), dell’artrite reumatoide (Anis et al., 2005), della BPCO o dell’asma (Dormuth et al., 2008, 2009; Schafheutle, 2009; Ungar et al., 2011). Fenomeni simili sono comuni anche nei pazienti anziani o con basso reddito (Reeder e Nelson, 1985; Kirk e Kelly, 1987; Soumerai et al., 1991; Stuart e Grana, 1998; Stuart e Zacker, 1999; Tamblyn et al., 2001; Wallace et al., 2008; Donohue et al.), e basso status socioeconomico (Trivedi et al., 2010), indipendentemente dal tipo di patologia. Anche per l’Italia esistono diversi studi che analizzano l’impatto della compartecipazione alla spesa sanitaria nelle varie regioni, sullo stato di salute degli assistiti. In un’analisi condotta sulla popolazione di pazienti ipertesi residente in una ASL del Veneto, Atella et al. (2006) mostrano come la compliance terapeutica e i tassi di ospedalizzazione siano stati influenzati dai cambiamenti succedutisi nei primi anni 2000 nei livelli dei ticket per farmaci. I risultati mettono chiaramente in evidenza come la compartecipazione causi un chiaro effetto negativo sulla compliance, incidendo negativamente sui tassi di ospedalizzazione e sulla mortalità per cause cardiovascolari. In quest’ottica si nota come l’introduzione dei copayment con lo scopo di ridurre la domanda eccessiva delle prestazioni, abbia causato nel breve periodo un maggior gettito nelle casse delle ASL, ma collateralmente abbia provocato il peggioramento dello stato di salute, riflesso nelle ospedalizzazioni e nel tasso di mortalità. Pertanto, l’introduzione di un ticket sui farmaci, se da un lato ha ridotto i consumi e migliorato i conti della ASL nel breve periodo, dall’altro ha indotto un aumento delle ospedalizzazioni e della mortalità con un esito complessivo incerto. In un altro lavoro, Atella e Kopinska (2013) studiano la natura del nesso causale tra l’introduzione delle compartecipazioni sulle prestazioni farmaceutiche tra il 2001 e il 2010 e la compliance farmacologica. Lo studio si concentra sui pazienti ipercolesterolemici trattati con le statine. Gli autori evidenziano l’esistenza di un rapporto causale tra esenzione dal ticket e un più elevato livello di compliance terapeutica. Inoltre, l’analisi mostra come l’effetto negativo del ticket sulla compliance sia più grave per i pazienti high compliant non esenti, ovvero quelli più in grado di beneficiare degli effetti terapeutici dei La letteratura mostra come l’introduzione di copayment possa provocare un maggior numero delle ospedalizzazioni. In particolare ciò accade con maggiore frequenza nei pazienti con patologie croniche. Alcune evidenze di correlazione tra copayment e livello di salute durante la recente crisi economica. Infine, vale la pena di citare le conclusioni raggiunte da Traversa e Da Cas (2012) secondo cui, nel caso dei farmaci, da quando il ticket è stato introdotto i più importanti effetti di riduzione dei consumi inappropriati siano stati determinati più che da interventi di introduzione o inasprimento della compartecipazione, da altri fattori tra cui le modifiche regolatorie alla prescrivibilità, la modifica delle classi di rimborsabilità e le sopravvenute evidenze di efficacia dei medicinali. Il copayment potrebbe generare un rischio d’impoverimento per le fasce più deboli della popolazione. Gli effetti della compartecipazione alla spesa sanitaria diventano tanto più forti quanto peggiori sono le condizioni e le prospettive di reddito della popolazione, agendo come una vera e propria tassa che riduce il livello del reddito disponibile. Da questo punto di vista la recente crisi economica iniziata nel 2007 ha accentuato molti dei problemi che già prima di allora si erano resi evidenti. Per capire meglio cosa sia successo in questo ultimo periodo abbiamo effettuato un semplice esercizio di comparazione. In particolare, si è proceduto a incrociare i dati provenienti dai Conti Economici delle ASL riguardo agli introiti da ticket, con i dati ISTAT sulla mortalità per causa a livello regionale. Il periodo scelto per le analisi va dal 2007 al 2012, essendo inclusi in questo periodo sia l’esplosione della crisi economica che l’introduzione dei “superticket” nel 2011. Figura 1 Spesa pro-capite regionale per compartecipazione sanitaria – anni 2007 e 2012 2007 2012 40 30 20 10 0 Pie m Va onte lle d’A os Lom ta ba rdi a Bo lza no Tre nto Fri Ve uli Ve nezi ne zia a Giu lia Em Lig ilia uria Ro ma gn a Tos can a Um bri a Ma rch e Laz io Ab ruz zo Mo lis Ca e mp an ia Pu gli Ba a sil ica ta Ca lab ria Sic ili Sa a rde gn a trattamenti richiesti. Questa evidenza è tanto più rilevante se la si inquadra nel contesto di eterogeneità regionale del copayment e dell’efficienza del sistema. Infatti, nell’ottica in cui il sistema sanitario italiano è disomogeneo a livello regionale in termini di organizzazione e diversificato in termini di performance, l’introduzione del ticket che penalizza l’accesso alle prestazioni sanitarie ha avuto impatti negativi più significativi proprio nelle Regioni meno efficienti (Lazio, Campania, Puglia, Sicilia e, in minor misura, Sardegna). D’altra parte, questo risultato è coerente con la contrapposizione insita nello strumento di compartecipazione alla spesa, tale per cui lo stesso si può trasformare da strumento di riduzione dell’inappropriatezza a strumento di riduzione della salute dei cittadini, aumentando i costi sociali e rafforzando le diseguaglianze. Inoltre, non va trascurato un altro importante effetto che il copayment potrebbe generare, ovvero quello del rischio d’impoverimento delle fasce più deboli della popolazione. Infatti, Costa et al. (2008) evidenziano come una quota rilevante di famiglie finisca sotto la soglia di povertà (l’1.4%, pari a più di 300.000 famiglie) o sostenga elevate spese out of pocket (il 4.2%, pari a quasi 1.000.000 di famiglie) per motivi di salute. 03 17 I Quaderni della Fondazione Farmafactoring Euro pro capite pesato 16 Fonte: Nostre elaborazioni sui dati CE del Ministero della Salute 19 I Quaderni della Fondazione Farmafactoring La Figura 1 evidenza come nel periodo in questione, nonostante la crisi economica abbia ridotto i redditi reali delle famiglie, in tutte le regioni italiane si sia verificato un consistente aumento della spesa pro-capite da compartecipazione e, quindi, un’ulteriore compressione del reddito disponibile delle famiglie. Inoltre, se si guarda ai dati ISTAT sulla mortalità per tumori e per malattie del sistema circolatorio (Figure 2 e 3, rispettivamente) è interessante notare come la percentuale di decessi sia aumentata in modo evidente tra il 2007 ed il 2012 per le regioni centro-meridionali, rimanendo invece stazionaria o in lieve diminuzione nelle altre regioni. Sebbene stabilire nessi di causalità non sia l’obiettivo di questa semplice analisi, tale evidenza è comunque interessante in quanto suggerisce che un incremento negli introiti da ticket è associato positivamente con un incremento della mortalità. Ciò non vuol dire che l’aumento della mortalità per queste due cause di morte sia attribuibile a un aumento della compartecipazione, ma un’ipotesi plausibile è che il ticket potrebbe aver determinato nei soggetti non esenti più deboli un sottoconsumo di spesa sanitaria, che non ha favorito la prevenzione e la cura delle malattie oggetto d’analisi. Se così fosse sarebbe venuto meno uno degli obiettivi del ticket, inteso come strumento di controllo della domanda inappropriata. Nella Figura 4, invece, viene analizzata l’associazione tra le variazioni percentuali dei ricavi da compartecipazione e dei decessi per tumori e malattie del sistema circolatorio tra il 2007 ed il 2012. Analizzando questi dati al livello regionale, il grafico suggerisce l’esistenza di una correlazione positiva tra le entrate da ticket e l’aumento della mortalità per queste due cause di morte. Figura 3 Percentuale dei morti per malattie del sistema circolatorio sul totale della popolazione pesata per età - Anni 2007 e 2012 .35 2007 2012 .325 .3 .275 .25 % morti per malattie del sistema circolatorio sul totale della popolazione pesata .5 Figura 2 Percentuale dei morti per tumori sul totale della popolazione pesata per età - Anni 2007 e 2012 2007 2012 .475 .45 .425 .4 .375 .35 .325 .3 .225 Pie m Va onte lle d’A os Lom ta ba rdi a Bo lza no Tre nto Fri Ve uli Ve nezi ne zia a Giu lia Em Lig ilia uria Ro ma gn a Tos can a Um bri a Ma rch e Laz io Ab ruz zo Mo lis Ca e mp an ia Pu gli Ba a sil ica ta Ca lab ria Sic ili Sa a rde gn a % morti per tumori sul totale della popolazione pesata .2 Pie m Va onte lle d’A os Lom ta ba rdi a Bo lza no Tre nto Fri Ve uli n Ve ne ezia zia Giu lia Em Lig u ilia ri Ro a ma gn a Tos can a Um bri a Ma rch e Laz io Ab ruz zo Mo lis Ca e mp an ia Pu gl Ba ia sil ica ta Ca lab ria Sic ili Sa a rde gn a 18 Fonte: Nostre elaborazioni sui dati ISTAT della mortalità per causa e territorio Fonte: Nostre elaborazioni sui dati ISTAT della mortalità per causa e territorio 21 I Quaderni della Fondazione Farmafactoring L’impatto della compartecipazione sui conti economici delle regioni. Figura 4 Incremento % dei ricavi da compartecipazione pro-capite e dei morti per tumori e per malattie del sistema circolatorio - anni 2007 e 2012 Decessi per Tumori Decessi per malattie cardiovascolari Calabria 80 Incremento % (2007-2012) dei ricavi da compartecipazione pro capite pesato 20 60 Calabria 80 60 Basilicata Basilicata Abruzzo 40 20 Valle d’Aosta Veneto Campania Puglia Toscana Friuli Venezia Giulia Sicilia Umbria Piemonte Lazio Liguria Toscana Friuli Venezia Giulia Umbria Piemonte Liguria Valle d’Aosta 20 Marche Trento Bolzano Emilia Romagna Lombardia 0 Trento Campania Sicilia Lazio Marche Bolzano Emilia Romagna Lombardia 0 Sardegna Abruzzo Puglia Veneto 40 Sardegna Molise Molise -20 -20 -5 0 5 10 Incremento % (anni 2007-2012) dei morti per tumori sul totale della popolazione pesata 15 10 -5 0 5 Incremento % (anni 2007-2012) dei morti per malattie del sistema circolatorio sul totale della popolazione pesata Fonte: Nostre elaborazioni sui dati ISTAT di mortalità per causa e territorio e su dati CE Ministero della Salute 10 04 Come osservato nelle precedenti sezioni, la compartecipazione alla spesa sanitaria ha effetti distorsivi sul comportamento dei consumatori. Inoltre, l’ulteriore aggravio rappresentato dall’introduzione del “superticket”, si è rivelato distorsivo soprattutto per le prestazioni specialistiche più diffuse –quelle a basso costo unitario - in quanto incentivano la fuoriuscita di parte degli assistiti dal SSN per farli approdare verso il più competitivo settore privato. Lo scenario che ne deriva lascia emergere un paradosso nel comportamento della sanità pubblica: nella speranza di aumentare i ricavi da ticket si aumentano i prezzi, senza accorgersi che così facendo una parte dei propri assistiti viene consegnata ai centri privati (Dirindin, 2011). Se è vero che i ticket rispondono a due bisogni fondamentali – l’uno di contenimento della spesa al fine di evitare fenomeni di rischio morale (moral hazard) in presenza di un’ampia copertura sanitaria, l’altro di finanziamento del SSN attraverso maggiori entrate - lo spostamento di assistiti dal settore sanitario pubblico a quello privato sembra vanificare l’obiettivo di raggiungere un aumento delle entrate da ticket, sul quale ha puntato la manovra. Inoltre, le minori prestazioni erogate dal pubblico producono solo modesti risparmi di spesa poiché non è possibile risparmiare sui costi fissi, che rimangono costanti nel tempo, mentre il risparmio si avrebbe sui costi variabili, che tuttavia risultano scarsi in ambito specialistico. Ciò vanifica anche l’obiettivo di contenimento della spesa. Un ulteriore risvolto negativo riguarda la diminuzione della copertura assistenziale a discapito dei non esenti, che escono fortemente penalizzati da questa misura che coinvolge peraltro un settore importante e delicato come quello della specialistica ambulatoriale (analisi, diagnostica, specialistica). Secondo uno studio condotto dall’Osservatorio Sanità (2014) su dati elaborati dalla Corte dei Conti, la spesa assegnata alle Regioni per la tutela del diritto alla salute e l’erogazione dei servizi sanitari essenziali, ammontava nel 2013 a 109 miliardi di euro, pari al 7% del Prodotto Interno Lordo, mentre i disavanzi regionali si attestavano complessivamente a 1,6 miliardi di euro. La crisi economica in cui versa il Paese negli ultimi anni e la forte incidenza che il bilancio sanitario ha sui conti pubblici, hanno spinto ad operare ingenti politiche di razionalizzazione e di contenimento dei costi sanitari. Lo studio dell’Osservatorio Sanità (2014) si focalizza sul caso del Lazio ed evidenzia come, in questa regione, l’elemento preoccupante riguardi le modalità utilizzate per contenere i disavanzi, nonostante le politiche di revisione della spesa abbiano garantito un discreto miglioramento dei problemi di sostenibilità finanziaria del SSN. Sul Lazio in particolare è gravato un doppio peso: un aumento delle compartecipazioni alla spesa per farmaci e per prestazioni - per sopperire alla ridotta disponibilità di risorse – oltre all’introduzione di misure previste per il mancato adempimento degli obblighi sottoscritti nel Piano di Rientro. L’introduzione del “superticket”, si è rivelato distorsivo per le prestazioni specialistiche più diffuse - quelle a basso costo unitario - in quanto incentivano la fuoriuscita di parte degli assistiti dal SSN per farli approdare verso il più competitivo settore privato. 23 I Quaderni della Fondazione Farmafactoring Figura 5 Trend dei consumi di prestazioni specialistiche tra il primo semestre 2011 e 2012 Un calo nel volume delle prestazioni erogate dal SSN conseguente al “superticket”, è riscontrato anche in uno studio condotto da Cislaghi e Sferrazza (2012) nell’ambito del progetto REMOLET, che presenta gli effetti del “superticket” sulla sola attività specialistica, analizzando i dati forniti da alcune regioni sul numero di prestazioni specialistiche ambulatoriali, sui totali dei valori tariffari e dei ticket riscossi nei tre settori dell’assistenza specialistica (diagnostica, laboratorio, attività clinica). Se paragoniamo il primo semestre 2011 (senza “superticket”) con il primo semestre 2012 (“superticket” a regime), risulta chiaro che vi sia stata una diminuzione delle prestazioni erogate dal SSN (Figura 5), e che tale diminuzione abbia per lo più riguardato i soggetti non esenti (Figura 6), pur con andamenti eterogenei tra le diverse regioni. 120 100 Percentuale di decremento 80 60 40 Figura 6 Trend dei consumi di prestazioni specialistiche per tipo di esenzione tra il primo semestre 2011 e 2012 20 2011 e 2012 0 Piemonte Lombardia Veneto Liguria Emilia Romagna Toscana Marche Umbria Lazio Campania Sicilia 120 100 Fonte: Nostre elaborazioni su dati Agenas (progetto Remolet) Tale mancato adempimento, si è tradotto in un aumento delle aliquote IRAP e IRPEF, portando così ad una accresciuta fiscalità regionale. A fronte di aumentati sforzi economici, si è verificata una diminuzione dei servizi e delle prestazioni offerti, obbligando, di fatto, una quota importante di cittadini a rivolgersi al mercato sanitario privato, in grado di offrire servizi idonei sia in termini di tempi di attesa che di qualità dei servizi erogati. Le politiche di rientro del debito, dunque, hanno portato a una riduzione nello stanziamento di risorse, che si è tradotta in un aumento della spesa a carico dei cittadini sia direttamente, tramite misure di compartecipazione alla spesa, che indirettamente, tramite prelievo fiscale. Variazione percentuale 22 80 60 40 20 0 Piemonte Lombardia Non esenti Veneto Liguria Esenti per patologia Fonte: Nostre elaborazioni su dati Agenas (progetto Remolet) Emilia Romagna Toscana Esenti per reddito Marche Umbria Lazio Campania Sicilia 24 25 I Quaderni della Fondazione Farmafactoring Figura 7 Trend dei consumi per tipologia di prestazione tra il primo semestre 2011 e 2012 Figura 8 Euro pro-capite di ticket per prestazioni specialistiche – secondo semestre 2011 + primo semestre 2012 Piemonte Piemonte Lombardia Lombardia Veneto Veneto Liguria Emilia Romagna Emilia Romagna Toscana Toscana Marche Marche Umbria Umbria Lazio Lazio Campania Campania Sicilia Sicilia 0 20 Diagnostica Laboratorio 40 60 80 100 0 Clinica 5 10 15 20 25 30 Fonte: Nostre elaborazioni su dati Agenas (progetto Remolet) Fonte: Nostre elaborazioni su dati Agenas (progetto Remolet) Poiché i ticket sono per lo più non proporzionali alle capacità contributive, è plausibile ritenere che essi abbiano colpito i soggetti non esenti più deboli, compromettendone l’accesso alle prestazioni appropriate piuttosto che a quelle inappropriate (Cislaghi e Sferrazza, 2012) e violando, in tal caso, il principio secondo cui i livelli essenziali di assistenza debbano essere garantiti in tutto il Paese e per tutti i cittadini. Questo sistema, dunque, può aver ostacolato l’accesso alle prestazioni per i soggetti per cui il pagamento dei ticket creava difficoltà e, allo stesso tempo, il sistema delle esenzioni non era in grado di attenuarle. Per quanto concerne i ricavi da ticket, dal 1° luglio 2011 al 30 giugno 2012, nelle Regioni che hanno reso disponibili i dati (corrispondenti a 46,5 milioni di abitanti) per le prestazioni specialistiche, sono stati riscossi 1.719 milioni di euro di compartecipazione (ticket + “superticket”). Ciò significa che per ogni abitante in media è stato riscosso un valore di 37 euro, che porterebbe a una stima nazionale di 2.243 milioni di euro (Figura 8). Inoltre, in Figura 9 possiamo notare come il settore che ha subito la minor diminuzione di incassi da ticket sia quello dell’attività clinica, con tutte le regioni in aumento (eccetto il Veneto). Anche la diagnostica riporta un aumento, mentre il settore di laboratorio risulta quello in cui si è verificata la diminuzione più consistente di introiti da ticket (Cislaghi e Sferrazza, 2012). Tra le regioni di cui si dispongono dati nell’ambito del progetto REMOLET, Emilia Romagna e Marche risultano essere quelle che hanno subìto il più forte decremento delle prestazioni pubbliche (Figura 5), mentre Marche e Lazio risultano essere le due regioni in cui la diminuzione del numero di prestazioni abbia riguardato tutte le tipologie di esenzioni (Figura 6). Inoltre, il settore che ha riportato una diminuzione maggiore è quello delle prestazioni da laboratorio, mentre la diagnostica strumentale ha subito la minor flessione (Figura 7).1 Per quanto riguarda la Campania, l’incremento positivo è anche attribuibile ad un miglioramento nella registrazione di prestazioni, prima mancanti. 1 35 40 45 50 26 27 I Quaderni della Fondazione Farmafactoring Conclusioni Figura 9 Rapporto tra i ticket riscossi tra i primi semestri del 2011 e del 2012 per settore di prestazione Piemonte Lombardia Veneto Liguria Emilia Romagna Toscana Marche Umbria Lazio Campania Sicilia 0 20 Diagnostica 40 Laboratorio 60 80 100 120 140 Clinica Fonte: Nostre elaborazioni su dati Agenas (progetto Remolet) Le regioni hanno reagito all’aumento del ticket in modalità differenti, a seconda dei diversi criteri che esse hanno adottato nel determinare l’ammontare del “superticket”. Nelle regioni in cui il “superticket” è stato fissato in modo proporzionale alla tariffa della prestazione, i pazienti erano disincentivati a migrare verso il settore privato, mentre nel caso di fissazione in base a quote proporzionali al reddito, risulta plausibile che la parte di popolazione più ricca si sia rivolta all’acquisto out-of-pocket, venendo meno in questo caso la maggior utilità economica del servizio pubblico, rinforzata anche dalla maggiore comodità di accesso al privato (Cislaghi e Sferrazza, 2012). È evidente che il sistema dei ticket e delle esenzioni presenta delle distorsioni, che potrebbero essere almeno in parte corrette riorganizzando il sistema in modo tale che un ulteriore aggravio economico non ricada sui soggetti a basso reddito o sui malati cronici e rari che già si trovano a sostenere una spesa sanitaria ingente dovuta al loro status. Alla ridefinizione del sistema di compartecipazione dovrebbe essere associato un sistema che favorisca l’appropriatezza, in grado di indirizzare in modo adeguato la domanda di prestazioni fornendo strumenti di supporto ai medici e corrette informazioni ai cittadini (Morandi I., 2013). Il sistema dei ticket e delle esenzioni presenta delle distorsioni, che potrebbero essere almeno in parte corrette riorganizzando il sistema in modo tale che un ulteriore aggravio economico non ricada sui soggetti a basso reddito o sui malati cronici e rari. 05 La compartecipazione alla spesa sanitaria rappresenta uno strumento di policy che, in principio, avrebbe il ruolo di contenere la domanda superflua di prestazioni sanitarie, generando allo stesso tempo gettito finanziario per il sistema sanitario. L’effettiva applicazione della compartecipazione può però innescare una serie di effetti collaterali, spesso in contraddizione con gli scopi originali che sono alla base dell’introduzione del ticket. Infatti, come evidenziato in molteplici studi, l’introduzione del ticket è spesso associata a effetti negativi in termini di salute degli assistiti, quali l’insorgenza di alcune patologie, il maggior utilizzo dei ricoveri ospedalieri, il più frequente ricorso al pronto soccorso e l’aumento dei tassi di mortalità per alcune cause. Inoltre, come riportato in questo lavoro, il gettito finanziario a fronte di tali ticket è di gran lunga inferiore a quello atteso, poiché il consumo delle prestazioni sanitarie si sposta spesso dal pubblico al privato, lasciando le strutture pubbliche con costi fissi pressoché invariati e con una buona dose di ricavi “mancati”. L’effetto complessivo di tali meccanismi è di aumentare le diseguaglianze e i costi sociali. Il dibattito sul meccanismo delle compartecipazioni alla spesa sanitaria quindi vede contrapposti i concetti di efficienza e di equità, dove un’esatta quantificazione degli incrementi della prima, rispetto alle perdite della seconda, dovrebbe fornire una precisa indicazione sulle modalità di introduzione del ticket. In Italia, i guadagni in termini di efficienza sono difficilmente quantificabili. Anche i risultati monetari di breve periodo non sembrerebbero giustificare le inevitabili perdite di equità risultanti dalla disomogeneità del sistema dei ticket e delle esenzioni. Tale sistema, nella sua forma attuale, non riesce a garantire l’accesso alle prestazioni sanitarie per le categorie di assistiti più vulnerabili e bisognose, che sono penalizzate dalla poca trasparenza, da lunghe procedure burocratiche, oltre che dalle problematiche legate al difficile accertamento dello stato di salute e dei redditi/patrimoni. In virtù delle suddette problematiche legate a un’appropriata implementazione dei ticket, sarebbe necessario avviare un percorso che porti gli assistiti a formulare una domanda adeguata e consapevole di prestazioni sanitarie. Di frequente, l’inadeguatezza nella domanda di prestazioni è il risultato dell’asimmetria informativa del paziente rispetto al medico. Infatti, l’eccessiva domanda di prestazioni nasce dal disorientamento dei pazienti che ricorrono alle prestazioni in modo inappropriato rispetto al loro stato di salute. Il mancato rapporto continuativo tra il medico di base e il paziente porta gli assistiti a richiedere specifiche prestazioni, che vengono in alcuni casi prescritte dal medico senza verificarne l’adeguatezza e la necessità rispetto ai bisogni del paziente. Ciò comporta che, per eccesso di prevenzione o negligenza, i medici rilascino agli assistiti prescrizioni inappropriate in modalità e quantità, Il mancato rapporto continuativo tra il medico di base e il paziente porta gli assistiti a richiedere specifiche prestazioni, che vengono in alcuni casi prescritte dal medico senza verificarne l’adeguatezza e la necessità rispetto ai bisogni del paziente. 28 29 I Quaderni della Fondazione Farmafactoring specialmente nel caso degli esenti. Pertanto, un’attenzione particolare dovrebbe essere posta su un’adeguata responsabilizzazione dei medici prescrittori affinché mettano gli assistiti nelle condizioni di accedere alle prestazioni sanitarie in modo appropriato. Inoltre, le scelte dei pazienti dovrebbero essere dirette verso quelle terapie farmacologiche che, a parità di efficacia, riportino i costi più bassi. Bibliografia AGENAS, (2012) Dossier Copayment. 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