Comments
Description
Transcript
Giovanni Pascoli "Italy"
GIOVANNI PASCOLI ITALY ISTITUTO MAGISTRALE "L. MALASPINA"PONTREMOLI Note, commento ed analisi linguistica a cura della Classe IV A Magistrale - A.S. 2000/01 1 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com SOMMARIO PREFAZIONE a cura del prof. Davide Grassi INTRODUZIONE a cura di Serena Fiori ITALY: CANTO I VV. 1 – 34 a cura di Giulia Agostini vv. 35 – 57 a cura di Pamela Bellacci vv. 58 – 90 a cura di Monia Cappè vv. 91 – 118 a cura di Veronica Cocchi vv. 119 – 146 a cura di Silvia Del Ponte vv. 147 – 175 a cura di Stefania Franchini vv. 176 – 200 a cura di Arianna Lombardi vv. 201 – 225 a cura di Ilaria Magnani ITALY: CANTO II VV. 1 – 29 a cura di Ilaria Montali vv. 30 – 53 a cura di Barbara Pennucci vv. 54 – 80 a cura di Barbara Ricci vv. 81 – 113 a cura di Patrizia Silvestri vv. 114 – 143 a cura di Debora Tagliatti vv. 144 – 183 a cura di Federica Tedeschi vv. 184 – 203 a cura di Serena Tomaselli vv. 204 – 225 a cura di Deborah Vasoli COMMENTO AL COMPONIMENTO a cura di Eleonora Pinelli CATALOGO DEI TERMINI ADOPERATI a cura di Sara Bazzigalupi e di Chiara Bernardini 2 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com PREFAZIONE Il poemetto “Italy” fu scritto da Giovanni Pascoli nel 1904 e inserito nella raccolta “Primi poemetti”. L’argomento del testo, che è composto da due canti, ciascuno di 225 endecasillabi, strutturati in terzine dantesche, è legato al drammatico problema dell’emigrazione tra la fine del secolo XIX e primi del secolo XX. In quel periodo parecchie famiglie italiane, di fronte all’indigenza e alla mancanza di prospettive per il futuro, scelsero di emigrare in Paesi stranieri, soprattutto gli Stati Uniti d’America. Pascoli, prendendo spunto da una vicenda realmente accaduta ad una famiglia, in un piccolo paesino della Garfagnana, costruisce una commovente storia di emigrazione, dolore, sofferenza, morte. Il testo è sicuramente importante dal punto di vista della ricostruzione storica di quegli anni, e – sotto questo aspetto – si è rivelato utile analizzarlo, facendo lavorare tutta la classe. Tuttavia lo studio e la riflessione sul problema dell’emigrazione italiana negli U.S.A. tra fine Ottocento e primi del Novecento non è stata l’unica motivazione che mi ha spinto a fare lavorare la mia classe IV magistrale su questo testo poetico. Infatti, il componimento “Italy” è interessante anche e soprattutto dal punto di vista linguistico. Nella poesia compaiono termini in Inglese, parole desunte dal lessico dialettale, termini gergali, oltre che, naturalmente, le parole tipiche della consueta sperimentazione linguistica pascoliana, vale a dire termini specifici, determinati, postgrammaticali e del registro botanico ed ornitologico. L’analisi di questi versi ha quindi un valore soprattutto di interesse linguistico. Essa si inquadra come conclusione di un precedente lavoro, anch’esso svolto con le medesime allieve, nell’anno scolastico 1999/2000, che ha riguardato il commento linguistico al “Giorno” di Giuseppe Parini. Assieme alle mie allieve ho voluto compiere un breve, ma interessante viaggio, nelle strutture della Lingua italiana, soffermandomi sull’uso dei diversi registri linguistici, sui linguaggi settoriali e sulla commistione di più lingue (Inglese, Italiano, Dialetto). In questo Giovanni Pascoli si è rivelato un valido precursore, anticipando le esperienze ardite e innovative di scrittori, quali Pasolini, Gadda e Calvino. Questo breve studio non ha certamente le pretese di essere esaustivo, come del resto non le aveva il precedente. Esso, tuttavia, vuol essere soprattutto un esempio di stimolo, per l’elaborazione delle strategie didattiche nell’insegnamento della Lingua italiana. A mio personale giudizio il lavoro da compiersi in Italiano dovrebbe essere, sempre di più, uno studio sulle strutture e sulle forme della nostra Lingua, e cioè un lavoro di tipo scientifico e analitico sul linguaggio, anche perché la conoscenza di una lingua, delle sue forme espressive, delle sue strutture, è il presupposto per una migliore conoscenza della Letteratura e del sistema di pensiero del Popolo, che adopera tale lingua. Su questo aspetto metodologico ho cercato di impostare un po’ tutta la linea didattica del mio progetto educativo nel Triennio superiore dell’Istituto magistrale di Pontremoli, e sarebbe di grande auspicio che ciò che è stato prodotto passasse anche ai nuovi corsi sperimentali, attuali e futuri, soprattutto al Triennio del Liceo linguistico, nel quale tale approccio didattico mi pare avere maggiori affinità. 3 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Mi sembra doveroso rigraziare, per questo studio, le mie allieve dell’Istituto magistrale, che hanno – come già nell’opera precedente – dato prova di grande collaborazione ed hanno messo in evidenza il loro impegno ed il loro personale spirito di sacrificio e di senso del dovere e della dedizione agli impegni assunti. È una caratteristica che mi ha fatto apprezzare molto le mie studentesse, più delle loro personali capacità e competenze, che non sempre sono risultate, per tutte, ottimali. Del resto la Scuola, a mio giudizio, pur dovendo necessariamente trasmettere i contenuti disciplinari, e favorire le abilità in ordine a tali contenuti, non può prescindere dall’obiettivo più alto, quello di “educare” e di “formare” ciò che sta alla base di tutto, e che – secondo me – altro non può essere che la “Persona umana” nella sua completezza e nella sua ideale e globale moralità. PROF. DAVIDE GRASSI 4 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com INTRODUZIONE (a cura di Serena Fiori) È importante, o per lo meno interessante, capire quali possano essere i motivi che inducono un uomo a scrivere qualsiasi cosa; è, in sostanza, caratterizzante conoscere il perché una poesia o un poemetto vengano scritti; probabilmente dietro il componimento c’è tutta una serie di motivazioni esterne o personali che noi assolutamente ignoriamo. È abbastanza semplice analizzare una poesia come “Italy”, in quanto dal punto di vista linguistico presenta complessità non insormontabili, ma l’importante è capire quali cause, quali conoscenze, quali ideologie abbiano indotto Giovanni Pascoli a scrivere quest’opera. Siamo a conoscenza del fatto che questo componimento venne scritto nel 1904 e pubblicato successivamente all’interno dei “Poemetti”. Quindi, come ho già definito, ci troviamo nel 1904, cioè nel momento in cui Pascoli, dopo essersi laureato ed averinsegnato come professore liceale, prima a Matera e poi a Massa, si trasferisce nuovamente in un'altra località, ovvero a Livorno, ove rimarrà fino al 1905. Qui però non è solo, ma è pur sempre accompagnato dalle due sorelle, Mariù e Ida, verso le quali nutre un amore quasi morboso. Eppure, fino a questo punto, è tutto abbastanza normale, visto che la maggior parte delle sue opere sono state scritte in situazionisimili. Io credo che la chiave del problema sia data dal fatto che il 1904 è un anno particolare. Dico questo perché probabilmente Pascoli venne a contatto con una dimensione abbastanza incomprensibile per lui, ovvero l’emigrazione. Siamo a conoscenza del fatto che dal 1876 al 1914, in tutta l’Europa, migliaia di persone scatenarono un movimento generale verso un “Mondo migliore”. Questa <<evasione>> generale fu provocata da difficoltà economiche e occupazionali, che avevano colpito la maggior parte della popolazione europea. Così migliaia di famiglie si ritrovarono trasportate da una situazione all’altra, ovvero costrette ad abbandonare la propria terra e a dirigersi verso un’altra ignota. Questo fatto, probabilmente, toccò talmente tanto Pascoli che egli decise, appunto, di scrivere un’opera, che trattasse proprio questo problema. “Italy”, infatti, è un componimento di 450 versi, divisi in due Canti, che narrano la vicenda di una famiglia di contadini, che torna dall’America alla propria terra natale, più precisamente parla di Ghita e di Beppe, due fratelli che ritornano a Caprona, vicino a Castelvecchio, con la loro nipotina Molly, gravemente ammalata di tisi, nata in terra straniera. Inizialmente Molly detesta l’Italia, ma poco dopo instaura un bellissimo rapporto con la nonna. Purtroppo il finale della vicenda non è totalmente positivo, in quanto la bimba guarisce e riesce a tornare in America, conservando un bellissimo ricordo dell’Italia, ma la nonna muore. Dal punto di vista ideologico è molto importante analizzare 5 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com quest’opera, in quanto essa racchiude in se stessa molti temi appartenenti alla poetica dell’autore. Siamo a conoscenza del fatto che per Pascoli l’ideologia di base viene espressa nella celebrazione del nucleo familiare, che si raccoglie entro la piccola proprietà cementata dai legami di sangue, dagli affetti, dai dolori e dai lutti pazientemente sopportati. Questa idea della famiglia, interpretata come un qualcosa di chiuso e da custodire gelosamente, va paragonata all’idea del <<nido>>. Solo che, in questo caso, il <<nido>> non viene più visto in modo intimo e personale, ma va allargato ad inglobare l’intera Nazione. Si collocano in questa zona privata le radici del nazionalismo pascoliano. È proprio per questo che egli parla, con tanta partecipazione, dell’emigrazione, che per lui diventa come un dramma, in quanto per lui l’italiano che è costretto a lasciare il suolo della Patria è come colui che viene strappato dal <<nido>>, dove ci sono le radici più profonde del proprio essere. Per analizzare meglio questo aspetto, fondamentale all’interno dell’opera, dobbiamo ricordare che per Pascoli il <<nido>> viene interpretato come un mondo a sé stante, all’interno del quale sono presenti tutte le cose che un uomo ama e delle quali non ha paura, ma principalmente il <<nido>> viene visto come la famiglia, verso la quale c’è un attaccamento quasi morboso, anche perché la famiglia, e il <<nido>> di conseguenza, sono due dimensioni all’interno delle quali sono presenti elementi che, in qualche modo, danno un senso di quiete, pace e tranquillità. In tal modo l’emigrazione verso un altro stato è come se venisse paragonata al distacco dalla propria madre. Questo componimento, però, non è solamente importante dal punto di vista ideologico, ma anche dal punto di vista linguistico. Infatti Pascoli attua una fusione di dialetto, linguaggi gergali, lingua straniera, probabilmente anche per accentuare maggiormente la differenza e la confusione che si vengono a creare in una situazione del genere. Pascoli, in particolare, mescola l’Italiano con l’Inglese, che viene utilizzato dagli emigranti e dalla bambina. Esistono, poi, – ed è molto interessante – le espressioni in dialetto. Infatti, in Garfagnana, le persone con un minimo di cultura di base parlano con accento lucchese, mentre le persone che non hanno studiato, come gli anziani, tra cui la nonna, utilizzano un dialetto molto complesso e quasi incomprensibile. Tutta questa commistione raggiunge l’apice, quando Pascoli fa rimare parole inglesi con termini italiani, ma l’aspetto ancor più rilevante si può notare quando italianizza alcune parole inglesi; probabilmente – come afferma il critico Getto – <<questo stridente impasto linguistico è la testimonianza e il mezzo più valido per rendere quell’intima lacerazione, quel doloroso offuscarsi della voce e del sentimento della terra natale>>. 6 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com ITALY – CANTO I vv. 1 – 34 a cura di Giulia Agostini Questi primi versi di “Italy” rappresentano una sorta di introduzione all’opera di Giovanni Pascoli. Il poeta, in questi versi, descrive una famiglia di contadini emigrati in America, che ritorna al paese natale, ovvero a Caprona, in Garfagnana. Il motivo del ritorno al piccolo paese è, principalmente, la malattia di una bambina, Maria (più avanti Molly). La famiglia di origine è formata dalla nonna, che abita a Caprona e dal nonno, Taddeo, suo marito. Essi sono i genitori di tre figli: Ghita, Beppe ed un terzo figlio, che è il padre della piccola malata, cioè di Maria(*). Essi arrivano in una sera di febbraio, mentre a Caprona piove e le strade sono deserte. Pascoli descrive molto dettagliatamente la scena: la pioggia picchia, prima piano, poi forte, sull’ombrello di Taddeo, che ripara i suoi due figli; Beppe, intanto, tiene sulle spalle Maria, della quale il poeta mette in evidenza il particolare dei capelli <<e di su la sua spalla / mesceva giù le bionde lunghe anella>> (vv. 11-12). Pascoli, poi, dedica ancora alcuni versi alla bambina, identificandola come una <<talla / del ceppo vecchio nata là>> (vv. 13-14), e dicendo che ha otto anni e che <<aveva il peso di una galla>> (v. 15). Poi Pascoli torna a descrivere la numerosa famiglia, che appare stanca, a causa del lungo viaggio attraverso l’Oceano, a tal punto che Maria sta quasi per addormentarsi. In seguito Pascoli descrive il nonno, il quale è felice, fradicio per la pioggia ed ultimo di tutto il gruppo. A questo punto la famiglia è arrivata alla casa della nonna: salgono sulla scala rotta ed ora il nonno è davanti a tutti, quasi in segno di superiorità. A questo punto Pascoli introduce alcuni particolari, che sembrano richiamare l’idea della famiglia, della tradizione e della casa natale: il cane anziano, Lupo, che non abbaia, ma scodinzola, il sasso che traballa davanti alla porta, ove era sempre stato, ed infine la porta accostata, che lascia intravvedere, all’interno, la cucina buia. In questo passo, e in tutto il componimento, Pascoli usa un linguaggio semplice, quotidiano e comprensibile. Egli mescola diverse lingue: l’Italiano, l’Inglese, il dialetto ed i calchi (parole inglesi italianizzate); in questi versi, però, la presenza dell’Inglese non è determinante; infatti compare solo la parola Ohio, nel v. 3 che sta ad indicare la zona di provenienza della famiglia. Nel testo si trovano, inoltre, esempi di linguaggio pregrammaticale, cioè il linguaggio che utilizza le onomatopee; ad esempio, nel v. 6 tamburellando indica il rumore della pioggia, mentre nel v. 29 tentennò indica il rumore del sasso che traballa. 1. A Caprona, una sera di febbraio, 2. gente veniva, ed era già per l'erta, 3. veniva su da Cincinnati, Ohio. (*) Secondo alcuni critici, come S. Guglielmino, la composizione della famiglia è diversa: la nonna ed il nonno sono i genitori di due figli: Taddeo ed un altro figlio, il padre della piccola malata, cioè di Maria (Molly); Taddeo ha, a sua volta, due figli, Ghita e Beppe. Stando così le cose, tuttavia, Ghita e Beppe verrebbero ad essere nipoti della nonna che, invece, nel v. 157 ed altrove è chiamata da Ghita <<mamma>> o <<Madre>>. Per questo preferiamo la prima interpretazione, che facciamo nostra. 7 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 4. La strada, con quel tempo, era deserta. 5. Pioveva, prima adagio, ora a dirotto1, 6. tamburellando2 su l'ombrella aperta. 7. La Ghita e Beppe di Taddeo lì sotto 8. erano3, sotto la cerata ombrella 9. del padre4: una ragazza, un giovinotto. 10. E c'era anche una bimba malatella, 11. in collo a Beppe, e di su la sua spalla 12. mesceva giù le bionde lunghe anella5. 13. Figlia d'un altro figlio, era una talla 14. del ceppo vecchio 6 nata là: Maria: 15. d'ott'anni: aveva il peso7 d'una galla 8. 16. Ai ritornanti per la lunga via, 17. già vicini all'antico focolare9, 18. la lor chiesa sonò l'Avemaria. 19. Erano stanchi! avean passato il mare! 20. Appena appena tra la pioggia10 e il vento 21. l'udiron essi or sì or no sonare. 22. Maria cullata dall'andar su lento 23. sembrava quasi abbandonarsi al sonno11, 24. sotto l'ombrella. Fradicio e contento12 25. veniva piano dietro tutti il nonno. 26. Salivano, ora tutti dietro il nonno13, 27. la scala rotta. Il vecchio Lupo in basso 28. non abbaiò 14; scodinzolò tra il sonno. 29. E tentennò15 sotto il lor piede il sasso 30. davanti l'uscio 16. C'era sempre stato 31. presso la soglia, per aiuto al passo. 32. E l'uscio, come sempre, era accallato17. 33. Lì dentro, buio come a chiuder gli occhi18. 34. Ed era buia la cucina allato. 1 Pioveva … adagio … a dirotto = climax ascendente tamburellando = termine onomatopeico 3 lì sotto / erano = enjambement 4 ombrella / del padre = enjambement 2 5 E c'era anche una bimba malatella, / in collo a Beppe, e di su la sua spalla / mesceva giù le bionde lunghe anella = allitterazione della “l” – lunghe anella = metafora 6 una talla / del ceppo vecchio = metafora per indicare la piccola Maria - enjambement d'ott'anni: // aveva il peso … = cesura 8 il peso d’una galla = metafora per indicare che Maria pesava poco 9 antico focolare = richiamo al concetto di <<nido>> pascoliano 10 Appena appena tra la pioggia= allitterazione della “p” 11 sembrava quasi abbandonarsi al sonno = similitudine per indicare che Maria si stava addormentando 12 sotto l'ombrella. // Fradicio e contento = la cesura divide il verso in due emistichi 13 vv 25-26 … il nonno / … il nonno = epifora 7 14 Il vecchio Lupo in basso / non abbaiò = enjambement 15 tentennò = parola onomatopeica 16 sotto il lor piede il sasso / davanti l'uscio. = enjambement 17 accallato = arcaismo, significa accostato buio come a chiuder gli occhi = similitudine per indicare che in cucina c’era buio come quando si chiudono gli occhi 18 8 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com vv. 35 – 57 a cura di Pamela Bellacci Nei versi compresi tra il 35° ed il 57° diverse parole ci inducono ad immaginare un ambiente tipicamente rurale. In questi versi viene descritta la nonna di Molly come una signora anziana, impegnata ad accendere il fuoco del camino e a mantenerlo acceso, di fronte al quale – poi – seduta sulle ginocchia, recita le sue preghiere, quasi come un rituale serale, dopo una lunga e faticosa giornata nei campi. Proprio in una di queste sere sente suonare alla porta, ed è la piccola famiglia, ormai “straniera”, tornata per un breve periodo in Italia. La figlia dell’anziana signora, preoccupata, sotto la luce fioca del camino, vede la madre invecchiata, stanca e sciupata, molto più dell’ultima volta, vede persino un velo di tristezza sul suo volto, che la vecchia riesce comunque a nascondere, instaurando un dialogo tra lei e i figli. Probabilmente questa tristezza non è semplicemente l’immaginazione dei figli, forse esiste veramente, forse è la stessa tristezza che affiora negli occhi di tutte le madri che, dopo aver rivisto i figli, tornati dopo molto tempo nella terra d’origine, sanno di doversene separare di nuovo, dopo un breve periodo. In cuor suo la nonna è felice, forse troppo, per avere visto finalmente la piccola e debole Molly, per la prima volta; allo stesso modo, però, questa felicità è contrastata dall’amarezza per non averla vista nascere, per non esserle stata accanto, per non averla vista crescere, per non avere potuto essere una seconda madre per la nipote, come le nonne solitamente erano e – talvolta – sono tuttora. Più semplicemente, però, quest’espressione seria, malinconica, notata dai figli nel volto della nonna, potrebbe essere la traccia degli anni passati, della vecchiaia, della vita trascorsa, non sicuramente agiata, in cui ci si alza all’alba e fino a sera si lavora intensamente nei campi. 35. La mamma? Forse scesa19 per due ciocchi20... 36. forse in capanna a mòlgere21... No, era 37. al focolare22 sopra i due ginocchi23. 38. Avea pulito greppia e rastrelliera24; 39. ora, accendeva... Udì sonare fioco: 40. era in ginocchio, disse la preghiera. 41. Appariva nel buio a poco a poco25. 42. «Mamma, perché non v'accendete il lume 26? 43. Mamma, perché non v'accendete27 il fuoco?» 44. «Gesù!28 che ho fatto tardi col rosume29...» 19 La mamma? // Forse scesa = cesura dopo mamma con forte pausa ciocchi = pezzi di legna da ardere – esempio di linguaggio rustico 21 molgere = mungere (Latino MOLGERE) 20 22 … No, era / al focolare = enjambement 23 i due ginocchi = esempio di linguaggio determinato greppia e rastrelliera = termini del linguaggio rurale 25 … a poco a poco = iterazione 26 lume = metonimia per indicare la luce 27 vv. 42 – 43 : Mamma, perché non v'accendete … / Mamma, perché non v'accendete … = anafora che sottolinea l’insistenza 28 Gesù = esclamazione 24 9 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 45. E negli stecchi ella soffiò, mezzo arsi; 46. e le sue rughe30 apparvero al barlume. 47. E raccattava, senza ancor voltarsi31, 48. tutta sgomenta, avanti a sé, la mamma, 49. brocche32, fuscelli, canapugli33, sparsi 50. sul focolare34. E si levò la fiamma35. 51. E i figli la rividero alla fiamma36 52. del focolare37, curva, sfatta, smunta38. 53. «Ma siete trista! siete trista39, o mamma!40» 54. Ed accostando agli occhi, essa, la punta 55. del pannelletto41, con un fil di voce42: 56. «E il Cecco è fiero? E come va l'Assunta?» 57. «Ma voi! Ma voi!» «Là là, con la mia croce43». vv. 58 – 90 a cura di Monia Cappè In questa sequenza troviamo la descrizione della vita di campagna con i personaggi, già menzionati in precedenza, come la bambina, Beppe… Pascoli descrive una situazione familiare, in cui abbiamo la nonna in casa con la bimba; mentre quest’ultima indica tutti gli oggetti, attratta dalle novità, la nonna sta facendo i lavori di casa e Beppe, forse stanco per la fatica del viaggio, si mette le mani tra la testa. Troviamo anche un riferimento temporale: è la notte della Candelora (all’incirca i primi di febbraio). La parte più significativa di questo passo è il dialogo tra la bambina e Beppe, che diventa Joe. Nel dialogo si nota che la bambina non parla altro che la lingua del suo paese natale e quindi non capisce le parole della nonna, la quale – peraltro – usa anche termini dialettali. La lingua, in questo componimento, come si è già detto, è un aspetto importante, in quanto Pascoli fa uso di più lingue e di più registri (l’Italiano, l’Inglese, l’Inglese parlato dagli Italiani in America, il dialetto, i calchi, cioè parole prese dall’Inglese e italianizzate). La sequenza denota anche altri due aspetti importanti, peraltro già sottolineati. Innanzitutto il tema dell’emigrazione, che è qui evidenziato dai 29 rosume = residuo di materiali rosicchiati (da ROSA) – termine postgrammaticale le sue rughe = metonimia per indicare il viso 31 vv. 45-46-47: e negli … / e le sue … / e raccatava …= anafora 32 brocche = rami secchi, residui della potatura – linguaggio postgrammaticale 33 canapugli = fusti legnosi della canapa spogliati delle loro fibre, usati come combustibile (da canapulo)- linguaggio postgrammaticale 30 34 sparsi / sul focolare = enjambement 35 sul focolare. // E si levò la fiamma = cesura vv. 50 – 51: … fiamma / … fiamma = epifora 36 37 alla fiamma / del focolare = enjambement 38 curva, sfatta, smunta = climax discendente siete trista! siete trista = iterazione 40 o mamma! = esclamazione 39 41 la punta / del pannelletto = enjambement 42 un fil di voce = metafora 43 «E il Cecco è fiero? E come va l'Assunta?» / «Ma voi! Ma voi!» «Là là, con la mia croce>> = si noti che ogni intervento dialogico è breve, conciso, ripetitivo, probabilmente per indicare ansia e forte tensione emotiva 10 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com dialoghi e dagli atteggiamenti dei personaggi, che non si comprendono e magari tendono a fraintendersi. L’altro aspetto è quello del <<nido>>, per il quale abbiamo il ritorno alla famiglia di origine. Lo si nota nel v. 75, quando la bimba dice: <<Bad country, Ioe, your Italy!>> ed accusa Ioe di averla portata in un brutto paese, che, tuttavia, per lui, rappresenta il <<nido>>. 58. I muri grezzi apparvero col banco 59. vecchio44 e la vecchia45 tavola di noce. 60. Di nuovo, un moro46, con non altro bianco 61. che gli occhi e i denti, era incollato al muro47, 62. la lenza a spalla ed una mano al fianco: 63. roba di là. Tutto era vecchio, scuro48. 64. S'udiva il soffio delle vacche49, e il sito 65. della capanna50 empiva l'abituro. 66. Beppe sedé col capo indolenzito 67. tra le due mani. La bambina bionda51 68. ora ammiccava qua e là col dito. 69. Parlava, e la sua nonna, tremebonda, 70. stava a sentire e poi dicea: «Non pare 71. un luì52 quando canta tra la fronda?» 72. Parlava la sua lingua d'oltremare53: 73. «... a chicken-house»54 «un piccolo luì...» 74. «... for mice and rats»55 «che goda a cinguettare, 75. zi zi56» «Bad country, Ioe, your Italy!»57 76. ITALY58, penso, se la prese a male. 77. Maria, la notte (era la Candelora), 78. sentì dei tonfi59 come per le scale... 79. tre quattro carri rotolarono... Ora60 80. vedea61, la bimba, ciò che n'era scorso! 81. the snow!62 la neve, a cui splendea l'aurora. 82. Un gran lenzuolo63 ricopriva il torso 44 banco / vecchio = enjambement vecchio e la vecchia = poliptoto 46 moro = è il gelso – linguaggio botanico 47 moro … muro = paronomasia 48 roba di là. // Tutto era vecchio, scuro = si noti la cesura 49 il soffio delle vacche = metafora per muggito 50 sito / della capanna = enjambement 51 tra le due mani. // La bambina bionda = si noti la cesura 52 Non pare / un luì = enjambement; il luì è il nome comune degli uccelli del genere Phylloscopus, così chiamati per il verso che emettono 53 la sua lingua d’oltremare = perifrasi per indicare l’Inglese 54 a chicken-house» = Inglese: una casa cucina 55 for mice and rats» = Inglese: per topi e ratti 56 zi zi = onomatopea – linguaggio pregrammaticale 45 57 «Bad country, Ioe, your Italy>> = Inglese: Brutto paese, Ioe, la tua Italia 58 ITALY = personificazione tonfi = termine onomatopeico 60 tre quattro carri rotolarono... Ora = allitterazione della “r” 61 Ora / Vedea = enjambement; vedea è termine aulico 62 the snow! = Inglese: la neve 59 11 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 83. dell'Omo-morto64. Nel silenzio intorno65 84. parea che singhiozzasse il Rio dell'Orso66. 85. Parea67 che un carro, allo sbianchir del giorno68, 86. ridiscendesse l'erta con un lazzo69 87. cigolìo 70. Non un carro, era uno storno, 88. uno stornello 71 in cima del Palazzo 89. abbandonato72, che credea che fosse 90. marzo73, e strideva: marzo, un sole e un guazzo!74 vv. 91 – 118 a cura di Veronica Cocchi In questa sequenza Pascoli presenta uno scenario familiare. La nonna si scalda accanto al focolare e richiama la sua nipotina, appena arrivata dall’America, ma la piccola non riesce a comprendere le parole dell’anziana signora, poiché lei conosce solo l’Inglese, mentre la nonna si esprime in dialetto. La nonna dice alla bambina di stare vicino al fuoco, perché nevica, ma lo dice in dialetto <<nieva>> e la piccola Molly confonde questo termine con la parola inglese <<never>>, cioè <<mai>> e pensa allora che non tornerà mai più in America. Inoltre Beppe aggiunge che qui non troverà la torta con gli aromi (il pai con fleva) e la bambina scoppia a piangere, ma Joe la consola, dicendole che rimarranno in Italia uno o due mesi, fino a quando lei non sarà completamente guarita. Continua la descrizione del paesaggio tutto innevato e della bambina affranta, che sta mangiando e fissa il fuoco. Pascoli, poi, sposta lo scenario dal contesto familiare all’incontro di Joe con i suoi amici, che hanno saputo del ritorno della famiglia. In questo dialogo Joe parla della sua attività, dei suoi affari, ma utilizza parole ad essi sconosciute e parla di attività estranee alla loro esperienza. In questi versi il poeta utilizza vari tipi di linguaggio; infatti si passa dal dialetto della nonna, all’Inglese conosciuto dalla piccola Molly, fino ad arrivare all’intarsio linguistico che suscita la metamorfosi avvenuta in Joe. Si possono, quindi, notare quattro tipi di linguaggio: Italiano, dialetto, Inglese, Inglese italianizzato (parlato da Joe). La parte interessante del passo è – come già rilevato – il dialogo tra Molly e la nonna, che non riescono a capirsi, perché parlano due lingue differenti. Anche il dialogo di Beppe con gli amici è, comunque, difficile, poiché l’uomo utilizza espressioni e termini tipici del gergo degli emigrati italiani in America. 63 Un gran lenzuolo = metafora per indicare la neve il torso / dell’Omo – morto = enjambement; l’Omo – morto è la denominazione popolare di una montagna della Garfagnana, che ha l’aspetto di un uomo morto, disteso sul letto 65 dell'Omo-morto. // Nel silenzio intorno = si noti la cesura 66 parea che singhiozzasse il Rio dell'Orso = similitudine; il Rio dell’Orso è un torrente della Garfagnana 67 vv. 84 – 85 parea … / Parea … = anafora 68 sbianchir del giorno = metafora 64 69 Parea che un carro, allo sbianchir del giorno, / ridiscendesse l'erta con un lazzo = similitudine 70 lazzo / cigolio = enjambement 71 72 73 74 era uno storno, / uno stornello = figura etimologica Palazzo / abbandonato = enjambement credea che fosse / marzo = enjambement marzo, un sole e un guazzo! = epifonema – probabilmente un proverbio popolare 12 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 91. Maria guardava. Due rosette rosse75 92. aveva, aveva76 lagrime lontane 93. negli occhi, un colpo ad or ad or77 di tosse. 94. La nonna intanto ripetea: «Stamane 95. fa freddo!78» Un bianco borracciol79 consunto 96. mettea sul desco80 ed affettava il pane. 97. Pane81 di casa e latte appena munto. 98. Dicea: «Bambina, state al fuoco: nieva!82 99. nieva!» E qui Beppe soggiungea compunto: 100. «Poor Molly!83 qui non trovi il pai con fleva!84» 101. Oh! no: non c'era lì né pie né flavour 102. né tutto il resto. Ruppe in un gran pianto: 103. «Ioe, what means nieva?85 Never? Never? Never?» 104. Oh! no: starebbe in Italy sin tanto 105. ch'ella guarisse86: one month or two, poor Molly!87 106. 107. 108. 109. 110. 111. 112. 113. 114. E Ioe godrebbe questo po' di scianto!88 Mugliava89 il vento che scendea dai colli bianchi di neve90. Ella mangiò, poi muta91 fissò la fiamma con gli occhioni molli.92 Venne, sapendo della lor venuta93, gente, e qualcosa rispondeva a tutti Ioe, grave: «Oh yes, è fiero... vi saluta... molti bisini94, oh yes... No, tiene un fruttistendo95... Oh yes, vende checche96, candi97, scrima98... 75 Maria guardava. // Due rosette rosse = cesura; rosette rosse è metafora per indicare le gote aveva, aveva = iterazione 77 ad or ad or = iterazione 78 <<Stamane / fa freddo!>> = enjambement e allitterazione della “f” 79 borracciol = tovaglia – termine dialettale 80 desco = è il tagliere 81 … pane / Pane = anadiplosi 82 nieva = nevica – termine del dialetto della Garfagnana 83 Poor Molly = povera Molly – Beppe si rivolge in Inglese a Maria 84 il pai con fleva = la torta con gli aromi – <<pai>> e <<fleva>> sono la trascrizione letterale dell’approssimativa pronuncia dei termini inglesi <<pie>> e <<flavour>>. 85 Ioe, what means nieva? = <<Joe, che cosa significa nieva?>> Molly ha confuso “nieva” con il termine inglese “never” – si noti l’irregolare costruzione di <<what means>> che dovrebbe essere <<what does it mean>> 76 86 sin tanto / ch'ella guarisse = enjambement 87 one month or two, poor Molly = Inglese:un mese o due scianto = riposo – termine del dialetto della Grafagnana 89 mugliava = rumoreggiava – termine dialettale 88 90 colli / bianchi di neve = metafora ed enjambement 91 bianchi di neve. // Ella mangiò, poi muta = cesura vv. 105, 109: Molly – molli = rima equivoca 93 Venne … venuta = figura etimologica 94 bisini = affari; dall’Inglese <<business>> - termine del gergo degli emigrati 95 frutti – stendo = rima franta; il fruttistendo è la bottega del fruttivendolo: dall’Inglese fruit stands 96 checche = pasticcini; dall’Inglese <<cake>> - termine del gergo degli emigrati 97 candi = canditi; dall’Inglese <<candy>> - termine del gergo degli emigrati 98 scrima = gelati; dall’Inglese <<ice cream>> - termine del gergo degli emigrati 92 13 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 115. 116. 117. 118. Conta moneta: può campar coi frutti... Il baschetto99 non rende come prima... Yes, un salone, che ci ha tanti bordi100... Yes,101 l'ho rivisto nel pigliar la stima 102...» vv. 119 – 146 a cura di Silvia Del Ponte La sequenza si apre con la descrizione del piccolo paese, sul quale scende dalle Alpi apuane, con <<sordi brontolii>> il vento. Alle intemperie esterne Pascoli contrappone la raccolta intimità della povera casa rurale. Attorno al fuoco, centro della vita domestica, troviamo il gruppo familiare che abbiamo già descritto in precedenza. Ad esso si sono aggiunti alcuni conoscenti, per avere notizie delle persone partite e della vita che si conduce oltre Oceano. Il poeta dà voce solo agli emigranti, che sente come la parte più vitale: essi hanno osato staccarsi dalle tradizioni avite ed hanno operato ormai una scelta definitiva: <<la mi’ Merica>> dice uno, a cui Pascoli affida cordialmente, per tutti, la parola. Gli emigranti frappongono alla dimessa realtà locale, basata solo sulla faticosa sussistenza, le loro fresche memorie americane. E su quell’immenso scenario di orizzonti sconfinati e vita frenetica di milioni di persone, si ritaglia la loro esistenza raminga di venditori ambulanti, dal S. Lorenzo all’Atlantico, agli Stati uniti del Sud, con ben magre soddisfazioni, inseguendo il sogno di un campetto e di un nido, che concedano di trasformare la sussistenza in benessere. Senza che sia esplicitato, si intuisce il volto nascosto ed amaro dell’America. Niente più della lingua – ci dice con felice intuizione il poeta – può dare all’improvviso il senso doloroso di estraneità (l’Inglese) o quello gioioso di appartenenza (il canto italico). Due strofe (vv. 129 – 134) racchiudono frasi elementari in Inglese. La prima suona quasi come un grido di abitudine dei venditori (will you buy … buy images), mentre la seconda si limita ad un ossessivo <<cheap>>. Le due strofe appaiono spezzate da uno stacco nostalgico di sogno, costituito da una terzina tutta in Italiano, piena del ricordo della patria lasciata (vv. 135 – 137). Seguono altre due strofe (vv. 138 – 142), rimarcanti in apparenza un ritorno all’Inglese (poor fellow … farm. You want buy). Eppure, a ben guardare, questi ultimi versi presentano una situazione cambiata: si aprono con il toscano <<la mi' Merica>>, con il consueto uso dell’apocope e dell’aferesi, e si chiudono con il v. 142, che presenta un’uscita lessicale scelta (baschetto per canestro), tratta dal gergale degli emigranti italiani, che chiama a testimonianza dell’avvenuta fusione di due culture, fattore che contribuirà a creare, oltre Oceano, la realtà di una <<Little Italy>>. In chiusura ritorna l’immagine della casa paterna, ed essa assurge anche a valenza simbolica (situazione non inconsueta nel Pascoli); con il suo <<nera / più nera sotto il bianco orlo del tetto>> (vv. 145 – 146) diventa testimone di una storia scritta solo dalla miseria, che si è fatta ormai indelebile, come gli strati di fuliggine accumulati per lunghi anni sui muri. Nel suo cupo dolore si annulla la luminosità nostalgica del “flash back” delle Alpi, il cielo arrossato, il gallo sul concime, ricordo in America della Patria perduta. L’acquisita consapevolezza di tale realtà rende definitivamente impossibile ogni speranza di rientro in Italia. Dal punto di vista lessicale sono presenti vocaboli attinti da un codice quotidiano familiare: tramontano (tramontana), 99 baschetto = canestro con figurine da vendere; dall’Inglese <<basket>> - termine del gergo degli emigrati bordi = tavolini; dall’Inglese <<board>> - termine del gergo degli emigrati 101 vv. 117,118 Yes … Yes … = anafora 102 stima = è il piroscafo; dall’Inglese <<steam ship>> - termine del gergo degli emigrati 100 14 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com brontoli, campettino; parole con influsso di pronuncia tipicamente dialettale: la mi' Merica, altre di conio sperimentale, che seguono una ricerca onomatopeica: urlerio, parole di codice basso, come concime. Si notano anche termini aulici: il latinismo roggio, forme sincopate dell’imperfetto indicativo dei verbi, come discendea (discendeva), scorrean (scorrevano); esse servono a creare una vaga atmosfera di epopea popolare. Ricordiamo anche le forme tratte dall’Inglese, spesso con approssimazione, che ne denuncia la scarsa conoscenza. Infine – come già notato in precedenza – vi sono vocaboli tratti dal linguaggio gergale degli emigranti, in cui il termine inglese viene italianizzato (baschetto per cestino). 119. 120. 121. 122. 123. 124. 125. 126. 127. 128. 129. 130. 131. 132. Il tramontano discendea103 con sordi brontoli.104 Ognuno si godeva i cari ricordi, cari105 ma perché ricordi: quando sbarcati dagli ignoti mari106 scorrean le terre ignote107 con un grido108 straniero109 in bocca, a guadagnar danari110 per farsi un campo, per rifarsi111 un nido... Un campettino112 da vangare, un nido113 da riposare114: riposare115, e ancora gettare116 in sogno quel lontano grido117: Will you buy118... per Chicago e Baltimora, buy images119... per Troy, Memphis, Atlanta, con una voce che te stesso accora: cheap!120... nella notte, solo in mezzo a tanta 133. gente121; cheap! cheap! tra un urlerìo che opprime122; 134. 135. 136. 103 104 105 106 107 108 109 cheap!... Finalmente un altro odi, che canta... Tu non sai come, intorno a te le cime sono dell'Alpi123, in cui si arrossa il cielo: Il tramontano discendea = personificazione – tramontano è un termine familiare per tramontana sordi / brontoli = enjambement – brontoli è un termine familiare per brontolii i cari / ricordi, cari = enjambement; anadiplosi con effetto di bisticcio ed inversione quando sbarcati dagli ignoti mari = allitterazione della “a” ignoti mari / scorrean le terre ignote = anadiplosi con inversione a chiasmo scorrean le terre ignote con un grido = allitterazione con suoni aspri “r” con un grido / straniero = enjambement 110 guadagnar denari = effetto omeoptoto per farsi … per rifarsi = iterazione con effetto paronomasia 112 campettino = termine del linguaggio familiare 113 vv. 125-126 … un nido / … un nido = epifora 114 nido / da riposare = enjambement 115 vangare … riposare riposare = iterazione e climax discendente 116 riposare … gettare = climax ascendente 117 lontano grido = ipallage, esattamente: gettare lontano quel grido 118 Will you buy? = Inglese: vuoi comprare, più correttamente do you want buy? 119 Buy images (sott. do you want) = Inglese: comprare immagini 120 cheap (4 volte) = Inglese: a buon mercato 121 tanta / gente = enjambement 111 122 urlerìo che opprime = allitterazione della “r” – urlerio è un neologismo con valore onomatopeico 15 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 137. 138. 139. 140. 141. 142. 143. 144. 145. 146. chi canta, è il gallo 124 sopra il tuo concime125. «La mi' Mèrica!126 Quando entra quel gelo, ch'uno ritrova quella stufa roggia127 per il gran coke128, e si rià, poor fellow129! O va per via, battuto dalla pioggia. Trova un farm130. You want buy?131 Mostra il baschetto132. Un uomo compra tutto. Anche, l'alloggia!133» Diceva alcuno; ed assentiano al detto gli altri seduti entro la casa nera, più nera134 sotto il bianco orlo del tetto. vv. 147 – 175 a cura di Stefania Franchini Questi versi possono dividersi in tre sequenze principali. La prima di queste inizia con la descrizione di uno dei conoscenti, che si rivolge, in Inglese, alla piccola Molly, chiedendole se ama l’Italia (You like this country?); la bambina afferma di non sentire affetto per l’Italia e pronuncia la frase: <<Oh no! Bad Italy! Bad Italy!>>. A questo punto Pascoli umanizza l’Italia, che diventa una persona in grado di adirarsi e di provare sentimenti di nervosismo e di rabbia. Infatti inizia a piovere a dirotto, al punto che la famigliola è costretta a rimanere in casa, sotto un cielo nero e funereo. La scena si chiude con un proverbio (O ferraietto corto e maledetto). A questo punto inizia la terza sequenza, nella quale abbiamo un dialogo tra Ghita e la nonna. L’anziana signora si affanna a filare, secondo un’antica e consueta abitudine, ma la figlia appare meravigliata di ciò, poiché in America nessuno fila più. Infatti esistono le macchine, che compiono, in breve tempo, il lavoro di molti uomini e la filatura è diventata un’operazione meccanica. La nonna, tuttavia, non sembra comprendere queste affermazioni e continua nella sua opera, cercando di immaginare come potrebbero essere quella macchine che filano in America e che lei paragona ingenuamente a delle fate. Si nota assai bene la differenza tra il mondo industrializzato d’oltre Oceano, con il proprio sistema di produzione e il mondo arcaico dell’Italia rurale, non ancora raggiunta dalla Rivoluzione industriale. I due mondi sono talmente lontani che non riescono a comprendersi e il divario di mentalità è altrettanto forte della differenza linguistica, che, pure, in questo dialogo madre – figlia non è presente, visto che Ghita si rivolge a sua madre in Italiano. Dal punto di vista linguistico la lingua dominante è l’Italiano, mentre vi sono solo poche frasi in Inglese, nella prima sequenza. Nel dialogo tra Ghita e la nonna dominano un linguaggio <<fantastico>> fatto di metafore e di iperboli. Le macchine, infatti, diventano fate, in grado di <<scoccare / fusi a migliaia>> (vv. 169 –170) e, 123 intorno a te le cime / sono dell'Alpi = enjambement e iperbato 124 chi canta, è il gallo = hysteron propteron vv 135, 137 … cime / … / … concime = omeoptoto e paronomasia – si noti la rima ricca 126 La mi' Mèrica! = mi è apocope, Merica è aferesi 127 roggia = rossa, è latinismo (RUBEUS), passato nel dialetto ligure BEU > beo > gio 128 coke = carbone da riscaldamento 129 vv. 138, 140 … gelo / … / … poor fellow = rima ardita sperimentale; poor fellow in Inglese significa povero amico 125 130 131 farm = Inglese: fattoria, podere You want buy? = Inglese: vuoi comprare? – forma scorretta per <<do you want buy>> 132 baschetto = cestino (vedi nota n° 99) Un uomo compra tutto. Anche, l'alloggia!» = climax ascendente 134 … la casa nera, / più nera … = iterazione in climax ascendente 133 16 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com inoltre, ricorrono numeri volutamente esagerati, come <<centomila fusi>> (v. 162), <<fusi a migliaia>> (v. 170), <<mille fate>> (v. 173). In questo modo l’autore ha inteso esprimere il profondo divario tra i due mondi, tra loro completamente opposti ed inconciliabili. 147. 148. 149. 150. 151. 152. 153. 154. 155. 156. 157. 158. 159. 160. 161. 162. 163. 164. 165. 166. 167. Uno guardò la piccola straniera135, prima non vista, muta, che tossì. «You like this country136...» Ella negò severa: «Oh no! Bad Italy! Bad Italy!137» ITALY138 allora s'adirò davvero! Piovve; e la pioggia139 cancellò dal tetto quel po' di bianco, e fece tutto nero140. Il cielo, parve che si fosse stretto141, e rovesciava acquate sopra acquate142! O ferraietto, corto e maledetto!143 Ghita diceva: «Mamma, a che filate? Nessuno fila in Mèrica144. Son usi d'una volta145, del tempo delle fate146. Oh yes! filare! Assai mi ci confusi da bimba 147. Or c'è la macchina che scocca d'un frullo 148 solo centomila fusi149. Oh yes!150 Ben altro che la vostra rócca151! E fila 152 unito. E duole poi la vita153 e154 ci si sente prosciugar155 la bocca!» La mamma allora con le magre dita le sue gugliate156 traea giù più rare, 135 la piccola straniera = perifrasi per indicare Molly You like this country = Inglese: <<Tu ami questo paese?>> - forma scorretta per <<do you like this country?>> 137 Oh no! Bad Italy! Bad Italy! = Inglese: <<Oh no! Brutta l’Italia! Brutta l’Italia!>> 138 ITALY = personificazione 139 Piovve … pioggia = figura etimologica 136 140 cancellò dal tetto / quel po' di bianco, e fece tutto nero = espressione metaforica per indicare l’azione della pioggia sulla neve 141 Il cielo parve che si fosse stretto = espressione metaforica per indicare che il cielo si è fatto cupo acquate sopra acquate = iterazione – acquate è termine popolare 143 O ferraietto, corto e maledetto! = epifonema – ferraietto è termine dialettale 144 Merica = America (vedi nota n° 126) 142 145 Son usi / d'una volta = enjambement 146 tempo delle fate = metafora per indicare un tempo molto lontano 147 mi ci confusi / da bimba = enjambement 148 frullo = onomatopea centomila fusi = iperbole 150 vv 160, 163 Oh yes! … Oh yes! = anafora 151 rocca = termine tecnico della filatura 152 fila = termine tecnico della filatura 153 E fila unito. // E duole poi la vita = cesura con iterazione della “e” 154 vv 164,165 E… e … = anafora 155 si sente prosciugar = allitterazione della “s” 156 gugliate = la gugliata (lat. ACUCULA > [a]guglia) è un pezzo di filo che si infila nella cruna dell'ago per cucire 149 17 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 168. 169. 170. 171. 172. 173. 174. 175. perché ciascuna fosse bella unita. Vedea le fate, le vedea157 scoccare fusi158 a migliaia159, e s'indugiava a lungo nel suo cantuccio presso il focolare160. Diceva: «Andate a letto, io vi raggiungo». Vedea le mille fate161 nelle grotte illuminate162. A lei faceva il fungo la lucernina 163 nell'oscura notte. vv. 176 – 200 a cura di Arianna Lombardi I versi che vanno dal 176 al 200 iniziano con un’affermazione: <<pioveva sempre>>, indicante il brutto tempo che incombe sulla zona, rendendo il paesaggio triste e cupo. Solo ogni tanto il cielo sembra schiarirsi, ma tutto ciò dura un attimo, perché poi ritorna la pioggia, sempre più insistente. Intanto la nonna continua a lavorare nella sua casa, assistita da Ghita e dalla piccola Molly. Ghita continua ad essere stupita di quello che sta facendo la vecchia madre, perché in America si possono comperare, con pochissimi soldi, stoffe che paiono di seta; infatti in America il tenore di vita è nettamente superiore a quello italiano, come pure la produzione. Il dialogo tra madre e figlia, già visto nei vv. 157 – 175 riguardante la filatura, viene ripetuto, in modo quasi identico, a proposito di un’altra operazione tradizionale: la tessitura. Ghita spiega che non serve più che gli uomini si affatichino a tessere a mano, perché sono sostituiti dalle macchine industriali, che, in pochissimo tempo, creano molta più merce e con risultati molto più soddisfacenti. Anche in questo discorso il mondo descritto da Ghita viene immaginato dalla nonna come una favola, che, tuttavia, la turba e la spinge quasi a gareggiare con le macchine fantastiche, in un’impari lotta. È appena il caso di ricordare che la filatura e la tessitura, così accuratamente descritte dal Pascoli, costituirono le operazioni di avvio della prima rivoluzione industriale nell’Inghilterra del Settecento. Il dialogo tra madre e figlia è seguito anche da Molly, che aiuta la nonna nel suo lavoro, ma se ne sta zitta, zitta, quasi incantata ad osservarla, dando colpi di tosse. Per quanto concerne il linguaggio, in questi versi troviamo un termie inglese: <<cents>> (v. 183); abbiamo una parola del lessico popolare: <<Merica>> (v. 186); ed il nome <<Molly>> (v. 199), che designa la bambina, altrimenti chiamata <<Maria>>. Inoltre è presente anche il linguaggio post – grammaticale, che recepisce termini tecnici, specifici dell’arte della tessitura, come <<cambrì>>, <<percalli>> (v. 184); <<spole>> (v. 187); <<subbio>>, <<subbiello>> (v. 194), <<spoletto>>, <<cannello>> (v. 196), <<licci>>, <<cassa>> (v. 200). 176. Pioveva sempre. Forse uscian, la notte164, 157 158 159 160 161 162 Vedea le fate, le vedea = anadiplosi fusi = termine tecnico della filatura scoccare / fusi a migliaia = enjambement e iperbole nel suo cantuccio presso il focolare = concezione del <<nido>> le mille fate = metafora ed iperbole grotte / illuminate = enjambement 163 A lei faceva il fungo / la lucernina = metafora per indicare che la nonna continuava a filare sino allo spegnersi della candela 18 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 177.le stelle, un poco, ad ascoltar per tutto 178.gemer le doccie e ciangottar le grotte165. 179.Un poco, appena. Dopo, era più brutto166: 180.piovea più forte dopo la quiete. 181.O ferraiuzzo, piccolino e putto!167 182.Ghita diceva: «Madre, a che tessete? 183.Là168 può comprare, a pochi cents169, chi vuole, 184.cambrì170, percalli171, lustri come sete172. 185.E poi la vita dite che vi duole173! 186.C'è dei telari in Mèrica, in cui vanno 187.ogni minuto174 centomila spole175. 188.E ce n'ha mille176 ogni città, che fanno 189.ciascuno177 tanta tela in uno scatto, 190.quanta voi non ne fate in capo all'anno178». 191.Dicea la mamma: «Il braccio ch'io ricatto 192.bel bello, vuole diventar rotello 179. 193.O figlia180, più non è da fare, il fatto181». 194.E tendeva col subbio e col subbiello 182 195.altre fila. La bimba, lì, da un canto183, 196.mettea nello spoletto184 altro cannello 185. 197.Stava lì buona come ad un incanto186, 198.in quel celliere187 della vòlta bassa, 164 165 Pioveva sempre. // Forse uscian, la notte = cesura le stelle, un poco, ad ascoltar per tutto / gemer le doccie e ciangottar le grotte = espressioni metaforiche, con personificazione 166 Un poco, appena. // Dopo, era più brutto = cesura O ferraiuzzo, piccolino e putto! = invocazione con epifonema – farraiuzzo è termine popolare 168 Là = si intende in America 169 cents = Inglese: pl. di cent, moneta americana, corrispondente ad un centesimo del Dollaro 170 cambrì = tela di cotone per biancheria, in origine prodotta a Cambrai 171 percalli = tela di cotone leggera, con i due versi uguali, spec. decorata con disegni a stampa, usata nella confezione di abiti, grembiuli, tendine, ecc 172 lustri come sete = similitudine 173 vita dite che vi duole = allitterazione di “t”, “d”, “v” 167 174 vanno / ogni minuto = enjambement 175 centomila spole = iperbole – la spola è la bobina di filo che s'introduce nella navetta e viene fatta passare avanti e indietro tra i fili dell'ordito durante la tessitura 176 … mille = iperbole 177 che fanno / ciascuno tante tele = enjambement 178 quanta voi non ne fate in capo all'anno = litote bel bello … rotello = omoteleuto 180 O figlia = invocazione 181 … fare il fatto = figura etimologica 182 subbio … subbiello = annominazione – il subbio è un tamburo cilindrico su cui si avvolge il filato che costituirà l'ordito dei telai per tessitura o per maglieria; – i due termini potrebbero, per sineddoche, designare l’intero telaio 183 altre fila. // La bimba, lì, da un canto = cesura 184 spoletto = rocchetto metallico inserito nella navicella di alcuni tipi di macchine per cucire intorno a cui si avvolge uno dei fili che servono a fare la cucitura 185 cannello = rocchetto su cui è avvolto il filo all'interno di una spola 186 buona come ad un incanto = similitudine 187 celliere = cantina, dispensa (dal fr. cellier, dal lat. Cellarium) 179 19 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 199.Molly, e tossiva un poco, ma soltanto 200.tra il rumore dei licci188 e della cassa189. vv. 201 – 225 a cura di Ilaria Magnani I versi di questa sequenza sono apparentemente semplici, piani, ma in essi c’è la musicalità tipica del poeta. C’è abbondanza di termini tecnici, come nella sequenza precedente: <<cassa>> (v. 208), <<licci>> (v. 201,208), <<navicella>> (v. 209), <<aspo>>, <<cannelli>> (v. 211). Inoltre troviamo quell’Inglese elementare della bambina nata in America e venuta in Italia. Sono versi quasi prosaici, ma la caratteristica del Pascoli è quella di rendere poesia anche la prosa più usuale, con quel ritmo inconfondibile che mette in rilievo la sensibilità di un uomo avezzo a cantare la quotidianità. Il tema della sofferenza viene affrontato con levità e semplicità. Una nonna affettuosa ed una nipotina ammalata, che parla una lingua straniera. Molly, figlia di emigrati tornati in Patria, è l’immagine della dolcezza e della malinconia. Ama osservare la nonna, mentre lavora al telaio e non vuol preoccuparla con il suo male. Ma in un giorno di pioggia – e la pioggia sembra fare da colonna sonora allo stato d’animo della bambina – Molly fa capire faticosamente, in quella lingua incomprensibile all’anziana, che sta per morire e lo fa con estrema naturalezza. Il Pascoli, poeta del quotidiano, delle piccole cose, del mistero e dell’incanto, sa, con quel ritmo cantilenante tipico di tante sue liriche, descrivere con immediatezza un quadretto familiare, nel quale il dolore trova una sua naturale collocazione, senza accenti drammatici e cedimenti. Storia di emigrazione: storia di povera gente, che ritorna nella propria terra, Italy, appunto, con bambini nati là, nella lontana America. Ed una di questi bambini è Molly, che cerca di nascondere il suo male, tra il rumore del telaio, affinchè la nonna non se ne accorga. Ma la nonna, preoccupata, spesso le domanda se le passa quella tosse fastidiosa e le consiglia di non stare lì, vicino a lei; ma la bambina è affascinata dal movimento del telaio, tocca la spola e aiuta la nonna come può, cercando di reprimere la tosse. Ma in un giorno di pioggia la bambina guarda con intensità la nonna e le rivolge in lingua inglese un’accorata domanda: <<Die>>, cioè <<Morire?>>. Si sente morire la povera Molly, ma la nonna non capisce e si limita ad accarezzarle i morbidi capelli. La bambina, allora, le si accoccola sulle ginocchia e ripete la domanda in Inglese; la nonna continua a non capire e se ne rammarica. Molly socchiude gli occhi e pronuncia più volte: <<Die! Die!>>. <<Vuol forse dormire?>> – pensa la nonna – Poi, osservando la mimica della nipotina, con sgomento capisce che Molly pronuncia la parola <<morire>>. <<Sì, morire in Italy!>> esclama la bambina. 201. 202. Tra il rumore dei licci190 e della cassa191 tossiva192, che la nonna non sentisse. 188 licci = elemento dei telai per tessitura, la cui funzione consiste nell'innalzare o abbassare i fili dell'ordito per consentire il passaggio della navetta che porta la trama (lat. Liciu[m].) 189 cassa = organo del telaio che batte il pettine contro i fili di trama serrandoli licci = v. nota 188 191 cassa = v. nota 189 190 20 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 203. 204. 205. 206. 207. 208. 209. 210. 211. 212. 213. 214. 215. 216. 217. 218. 219. 220. La nonna spesso le dicea193: «Ti passa?» «Yes», rispondeva. Un giorno poi le disse: «Non venir qui!» Ma ella ci veniva, e stava lì con le pupille fisse194. Godeva di guardare195 la giuliva danza196 dei licci197, e di tenere in mano la navicella198 lucida d'oliva199. Stava lì buona a'200 piedi d'un soppiano201; girava l'aspo202, riempìa203 cannelli204, e poi tossiva205 dentro sé pian piano206. Un giorno che veniva acqua a ruscelli207, fissò la nonna e chiese: «Die?» La nonna le carezzava i morbidi capelli208. La bimba allora piano per la gonna le salì209, le si stese sui ginocchi: «Die?210» «E che t'ho a dir211 io povera donna?» La bimba allora chiuse un poco gli occhi: «Die! Die!» La nonna sussurrò: «Dormire?» 221. «No! No!» La bimba chiuse anche più gli occhi212, 222. 223. 192 s'abbandonò per più che non dormire213, piegò le mani sopra il petto214: «Die! Tra il rumore dei licci e della cassa / tossiva = enjambement 193 dicea = diceva con sincope vv. 201-202-203-204-206: cassa …tossiva … sentisse … spesso … passa … rispondeva … disse … fisse = allitterazione continuata della “s” 194 195 «Non venir qui!» Ma ella ci veniva, / e stava lì con le pupille fisse. / Godeva di guardare … = paratassi 196 la giuliva / danza = enjambement 197 licci = vedi nota 188 navicella = nei telai e nelle macchine per cucire, organo in legno o acciaio a forma di navicella che contiene e dispensa il filato 199 la navicella … d’oliva = metonimia (è il materiale di cui è fatta la navicella) 200 a’ = ai – apocope 201 soppiano = termine tipicamente pascoliano Cfr. Canti di Castelvecchio “Il Ciocco” è una sincope di soppediano (o soppidiano) dal Latino sub pedaneus: cassapanca che si teneva ai piedi del letto per riporvi vestiario od oggetti di valore 202 aspo = nella filatura domestica, strumento simile all'arcolaio con asse di rotazione orizzontale anziché verticale 203 riempia = riempiva – sincope 204 cannelli = vedi nota 185 198 205 Stava lì buona a' piedi d'un soppiano; / girava l'aspo, riempìa cannelli, / e poi tossiva = paratassi 206 vv. 210 – 212 … soppiano / …/ … piano = rima ricca acqua a ruscelli = metafora (acqua in gran quantità) e iperbole 207 208 209 La nonna / le carezzava i morbidi capelli = enjambement per la gonna / le salì = enjambement 210 Die = in Inglese signica <<morire>> (è ripetuto sei volte) dir = dire – apocope 212 vv. 219, 221 … occhi / … occhi = epifora 213 vv. 220, 222 … dormire / … dormire = epifora 211 21 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 224. 225. Die! Die!» La nonna balbettò: «Morire!» «Oh yes! Molly morire215 in Italy!» ITALY – CANTO I vv. 1 – 29 a cura di Ilaria Montali Nel secondo canto di Italy, dal v. 1 al v. 29, ci troviamo di fronte ad una sorta di dialogo tra Molly e l’anziana nonna, le quali – come detto in precedenza – non riescono a comunicare più di tanto. Viene descritto il tempo, che ritorna sereno ed il cielo che, privo ormai di nebbia, dà una sensazione di tranquillità. La nonna chiama Molly e le dice di portare con sé tutti i suoi giocattoli, in particolare la sua bambola, che, venendo anch’essa dall’America, è più familiare alla bambina; infatti sembra quasi essere umanizzata ed esprimersi nella sua stessa lingua, non a caso viene designata con il termine inglese <<the doll>>. La nonna, infine, annuncia l’arrivo del bel tempo e fa notare alla nipotina gli ucccelli che volano rapidi nel cielo. L’esordio di questa seconda parte del canto è sereno, tipicamente primaverile, e denota, per analogia, la condizione della bambina, che appare migliorata, in sintonia con questa nuova stagione. Lo scenario appare, pertanto, mutato rispetto alla prima parte del componimento, nella quale prevalevano i toni cupi e il paesaggio invernale. Dal punto di vista linguistico, in questi pochi versi, possiamo notare che l’unità metrica viene interrotta frequentemente, a causa di cesure e forti pause e non mancano gli enjambements. Accanto all’Italiano, troviamo alcuni termini inglesi, come <<the Doll>>, cioè la bambola, che è ripetuto quattro volte (vv. 14, 15, 24, 27) e <<poor Molly>>, anch’esso ripetuto (vv. 2, 4, 10, 24, 26). Inoltre si può notare la presenza di termini del linguaggio postgrammaticale, come <<avellane>> (v. 13), <<pervinca>> (v. 23), parole del lessico botanico, e <<cincia>> (v. 26), <<fringuello>> (v. 29), parole del lessico ornitologico. 1. 2. 3. 4. ITALY216 allora n'ebbe tanta pena. Povera Molly! E venne un vento217 buono che spazzò l'aria218 che tornò serena. Vieni, poor Molly!219 Vieni!220 Dove sono 214 La bimba allora chiuse un poco gli occhi: / «Die! Die!» La nonna sussurrò: «Dormire?» / «No! No!» La bimba chiuse anche più gli occhi, / s'abbandonò per più che non dormire, / piegò le mani sopra il petto = paratassi 215 vv. 224, 225 … morire / <<Oh yes! Molly morire = anadiplosi ITALY = personificazione 217 venne un vento = allitterazione in “v” e in “n” 216 218 Povera Molly! // E venne un vento buono / che spazzò l'aria = cesura ed enjambement 219 poor Molly = Inglese: povera Molly Vieni … Vieni! = iterazione 220 22 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 5. le nubi? In cielo221 non c'è più che poca 6. nebbia222, una pace, un senso di perdono, 7. di quando il bimbo perdonato ha roca 8. ancor223 la voce224; all'angolo degli occhi 9. c'era una stilla 225, e cade, mentre gioca. 10. Vieni, poor Molly! Porta i tuoi balocchi. 11. Dove sono le nubi nere nere226? 12. qualche lagrima sgocciola dai fiocchi 13. delle avellane227, e brilla nel cadere228. 14. Porta the doll229, la bambola, che viene, 15. povera Doll, anch'essa dal paese 16. lontano230, ed essa ti capisce bene. 17. E quando tu le parli per inglese, 18. presso le guance pallide ti pone 19. le sue color di rosa d'ogni mese. 20. Dal suo lettino lucido, d'ottone, 21. levala su, che l'uggia non la231 vinca. 22. Non dorme, vedi. Vedi232, dal cantone 23. sgrana que' suoi due fiori di pervinca233. 24. O Moll e Doll, venite! Ora comincia 25. il tempo bello 234. Udite un campanello 235 26. che in mezzo al cielo dondola? È la cincia236. 27. O Moll e Doll, comincia il tempo bello 237. 28. Udite lo squillar d'una fanfara 221 Vieni, poor Molly! // Vieni! // Dove sono / le nubi? In cielo … = versi con cesure ed enjambement 222 non c'è più che poca / nebbia = enjambement 223 perdonato ha roca / ancor = allitterazione della “r” 224 ha roca / ancor la voce = enjambement 225 stilla = metafora per lacrima nubi nere nere = superlativo con raddoppiamento e allitterazione della “n” 226 227 228 229 230 231 dai fiocchi / delle avellane = enjambement – le avellane sono le nocciole; è un termine postgrammaticale delle avellane, e brilla nel cadere. = allitterazione della “l” the doll = Inglese: la bambola dal paese / lontano = enjambement Dal suo, lettino lucido d'ottone, / levala su, che l'uggia non la vinca = allitterazione della “l” 232 vedi. Vedi … = anadiplosi que' suoi due fiori di pervinca = perifrasi per indicare gli occhi della bimba – la pervinca è un’ erba perenne del genere Vinca (Vinca minor) dal fusto aereo e dai fiori di colore azzurro violaceo, usati, in passato, per le loro proprietà medicamentose; è un termine postgrammaticale 233 234 Ora comincia / il tempo bello = enjambement 235 bello … campanello = rima interna 236 cincia = nome comune di vari uccelli insettivori del genere Paro, con testa di colore nero alla sommità e becco corto, che nidificano nei buchi degli alberi o in nidi di altri uccelli – è un termine postgrammaticale 237 comincia il tempo bello. = ripresa dei vv. 24-25 23 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 29. che corre il cielo rapida? È il fringuello 238. vv. 30 – 53 a cura di Barbara Pennucci In questi versi Pascoli descrive il paesaggio circostante, quello della Garfagnana, che viene presentato con un clima primaverile. Questo si percepisce dalla fioritura degli alberi e dal canto degli uccelli, evidenziati nei primi versi. Nei versi successivi inizia ad essere presentato il piccolo paesaggio, in cui vivono i contadini di questo luogo. È interessante notare come il Pascoli parta dal descrivere le caratteristiche generali di tale luogo, quali i monti, le valli, per arrivare ai piccoli villaggi, e concentrarsi, poi, nel <<cuore>> di tale zona. Nei vv. 30 – 33 troviamo un clima sereno ed armonioso; nel v. 40 vi è un rintocco, il quale denuncia un aspetto negativo, perché rappresenta un’idea di morte. La Chiesa di cui Pascoli parla riesce a dare felicità a coloro che festeggiano le proprie nozze, ma anche tristezza, qualora si celebri un funerale. Proprio questo è il tema che compare nei vv. 47 – 53; infatti è presente una riflessione, un pensiero verso coloro che non sono più in vita. È evidente, in tale descrizione, che il paesaggio, a cui la bambina Molly si trova di fronte, è notevolmente diverso da quello a cui è stata abituata. Proprio per questa diversità ella non si mostra molto entusiasta di quello che vede e che rimane a lei estraneo. Nel paesaggio descritto è possibile conoscere tutto di tutti: <<Buoni villaggi che vivete intorno / al verde fiume, e di comune intesa / vi dite tutto ciò che fate il giorno!>> (vv. 44 – 46); in effetti ci troviamo di fronte ad una realtà ristretta, lontana dalle abitudini cittadine e dalla mentalità americana, nella quale Molly è cresciuta. Il poemetto “Italy” – come si è detto – è indubbiamente interessante per quanto riguarda l’esperimento linguistico attuato dal Pascoli. In questi versi, però, non sono presenti vocaboli inglesi o dialettali. Nonostante ciò, Pascoli mantiene ancora un tipo di linguaggio particolare. Notiamo, nel v. 30, <<fringuello>> e <<cincia>>, termini del lessico ornitologico, e quindi esempi di linguaggio postgrammaticale, così come nel v. 33, in cui compaiono termini del lessico botanico <<pero>> e <<melo>>; è possibile, inoltre, osservare un’altra tipica caratteristica del poeta nel v. 47, in cui troviamo <<Si levano>> e cioè l’utilizzo di un’espressione indeterminata, poiché non è evidenziato, nel testo, un preciso soggetto. Altre espressioni indeterminate si trovano un po’ in tutta la sequenza: <<ognuno…>> (v. 30), <<chi sposa … chi muore>> (v. 43), <<più qua più là>> (v. 52). D’altra parte non mancano le espressioni determinate, come <<uno sul pero … uno sul melo>> (v. 33), <<due voci>> (v. 34), <<l’una tripudia …>> (v. 37). 30. Fringuello e cincia239 ognuno già prepara 238 il tempo bello. Udite un campanello / che in mezzo al cielo dondola? È la cincia. / O Moll e Doll, comincia il tempo bello. / Udite lo squillar d'una fanfara / che corre il cielo rapida? È il fringuello = si notino le allitterazioni della “l” e della “r” 24 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 31. per il suo nido il mustio240 e il ragnatelo241; 32. e d'ora in ora242 primavera a gara 33. cantano243, uno sul pero, uno sul melo 244. 34. Altre due voci ora dal monte al piano 35. s'incontrano245: uno scampanare a festa, 36. con un altro più piano e più lontano246. 37. L'una tripudia, e i mille echi247 ridesta 38. del monte248, bianco ancora un po' di neve249. 39. Di tanto in tanto ecco la voce mesta; 40. ecco250 un rintocco, appena appena un breve 41. colpo251, che pare così lungo al cuore! 42. No, non vorrebbe, o gente, no;252 ma deve. 43. C'è là chi sposa, ma c'è qua chi253 muore. 44. Buoni villaggi che vivete254 intorno 45. al verde fiume255, e di comune intesa 46. vi dite tutto ciò che fate256 il giorno! 47. Si levano. Ora vanno tutti in chiesa257, 48. ora son tutti a desinare, ed ora258 49. c'è in ogni casa la lucerna accesa259. 50. Poi quando immersi ad aspettar l'aurora 51. sembrano tutti260, ecco più su più giù, 52. più qua più là261, le loro voci ancora. 53. Pensano a quelli che non sono più262... 239 frimguello … cincia = termini del linguaggio postgrammaticale mustio = muschio – termine poco usato 241 ragnatelo = ragnatela – termine poco usato 242 d’ora in ora = iterazione 240 243 a gara / cantano = enjambement 244 uno … uno = iterazione 245 246 247 248 249 250 251 Altre due voci ora dal monte al piano / s'incontrano = enjambement ed espressione metaforica più piano … più lontano = iterazione mille echi = iperbole e i mille echi ridesta / del monte = enjambement ed iperbato bianco ancora un po' di neve = metafora ecco la voce … / ecco … = iterazione appena appena un breve / colpo = enjambement e metafora 252 No … no = iterazione C’è chi … c’è chi = iterazione 254 buoni villaggi che vivete = personificazione dei villaggi 253 255 intorno / al verde fiume = enjambement 256 vi dite tutto ciò che fate = allitterazione della “t” Si levano. // Ora vanno tutti in chiesa = si noti la cesura 258 ora … ora = iterazione 259 c'è in ogni casa la lucerna accesa = allitterazione della “c” 257 260 ad aspettar l'aurora / sembrano tutti = enjambement 261 più su più giù, / più qua più là = iterazione ed asindeto 262 quelli che non sono più = perifrasi per indicare i morti 25 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com vv. 54 – 80 a cura di Barbara Ricci Questi versi si aprono con la visione della famiglia di emigranti tornati a casa dall’America. Essi hanno attraversato il mare, e nelle prime ore del mattino fanno un leggero rumore, anche se il cane non abbaia loro, perché sono stati già suoi vicini e sono quindi persone da lui riconosciute. Sono ritornate nella loro casa, quella casa vecchia, fatta di mota, che però, ai loro occhi, non appare assolutamente brutta, anzi rappresenta il ritorno alle loro origini, alla casa – nido, un’immagine molto cara al Pascoli, vista come simbolo degli affetti familiari, rievocata nei suoi diversi stati d’animo, intesa come un luogo che dà sicurezza, tranquillità e protezione, che diventa figura dell’incapacità a vivere e della paura del Mondo, della vita. I loro cuori, nel ritornare a casa, precipitano come ali e le parole sono paragonate a gorgheggi. La loro casa, che Molly chiamava <<bad>>, cioè <<cattiva>>, perché rappresentava a lei un ambiente sconosciuto, agli occhi dell’emigrante che ritorna appare invece molto dolce. Il poeta, poi, nei vv. 74-76, si rivolge alla fanciulla con un’espressione a lui molto cara, chiamandola <<rondinella nata in oltremare>>, cioè in America, costretta ad emigrare in inverno, perché in Italia, con l’arrivo dell’inverno, alle rondini manca il cibo. Allo stesso modo sono gli emigranti, costretti ad emigrare in America, perché per loro non c’è più possibilità di vivere in patria per mancanza di lavoro, e la terra è avara di frutti e domina la tempesta. Gli emigranti, come le rondini, vanno e non si sa se ritorneranno. Dalla lettura di questi versi si nota come il Pascoli sia il cantore della quotidianità, della sua vita ideale fatta di piccole cose, della campagna, rievocata nelle diverse stagioni dell’anno; essa è un ambiente in cui il poeta può obliarsi, in un’estatica comunione con la Natura, per ritrovare pace e serenità e per sentirsi profondamente appagato. La campagna, quindi, è fonte di sensazioni infinite e indefinite per l’uomo che cancella il dolore e rende il proprio animo partecipe della vita dell’universo. Nel v. 5 si intuisce come le figure del cane, delle piante, dei fiori, ma soprattutto della rondine – già presente in altre sue liriche come X Agosto – siano un elemento importantissimo, dal momento che rappresentano il concetto di limite e di protezione, che viene esercitato dal <<nido>>. Dal punto di vista linguistico i versi sono scritti in un linguaggio molto semplice, che si può chiamare <<sermo mediocris>>, nel quale si fondono all’Italiano parole inglesi, italo – americane, dialettali, alle quali si aggiungono, poi, molti tecnicismi rurali, che indicano il lavoro nei campi. Scompaiono, in questa parte, vocaboli aulici ed arcaici; la metrica è ricca di pause e di cesure. Sono presenti molti enjambements, onomatopee e similitudini per via analogica, cioè similitudini, in cui i termini del paragone sono quasi sottintesi; ad esempio, nei vv. 74 – 76 Molly è paragonata ad una rondinella che, per mancanza di cibo, è costretta ad emigrare, con chiaro procedimento analogico. 54. Lèvati, Molly. Gente ode263 parlare 55. la tua parlata264. Sono qui. Cammina 265, 56. se vuoi vederle. Hanno passato il mare266. 263 264 265 Lèvati, Molly. // Gente ode … = cesura parlare / la tua parlata = figura etimologica ed enjambement la tua parlata. // Sono qui. // Cammina = due cesure 26 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 57. Fanno un brusìo nell'ora mattutina! 58. Ma il vecchio Lupo267 dorme e non abbaia. 59. È buona gente e fu già sua vicina. 60. Vengono e vanno268, su e giù dall'aia 61. alla lor casa269 che da un pezzo è vuota. 62. Oh! la lor casa270, sotto la grondaia, 63. non gli par brutta, ben che sia di mota271! 64. Sweet... Sweet...272 Ho inteso quel lor dolce grido 65. dalle tue labbra273... Sweet, uscendo fuori, 66. e sweet sweet sweet, nel ritornare al nido. 67. Palpiti a volo274 limpidi e sonori, 68. gorgheggi a fermo teneri e soavi, 69. battere d'ali e battere di cuori!275 70. In questa casa che tu bad276 chiamavi, 71. black277, nera, sì, dal tempo e dal lavoro278, 72. son le lor case, là sotto le travi, 73. di mota sì, ma così sweet279 per loro! 74. O rondinella nata in oltremare!280 75. Quando vanno le rondini, e qui resta 76. il nido solo281, oh! che dolente andare! 77. Non c'è più cibo qui per loro, e mesta 78. la terra e freddo è il cielo 282, tra l'affanno 79. dei venti283 e lo scrosciar della tempesta. 80. Non c'è più cibo 284. Vanno. Torneranno?285 266 se vuoi vederle. // Hanno passato il mare = cesura Lupo = è il nome del cane 268 Vengono e vanno = allitterazione della “v” 267 269 dall'aia / alla lor casa = enjambement 270 vv. 61 – 62: alla lor casa … / Oh la lor casa = anafora mota = fango 272 Sweet … Sweet = Inglese: dolce, melodioso – si noti l’iterazione ed il termine onomatopeico che indica il garrire della rondine ed è ripetuto sette volte 271 273 quel lor dolce grido / dalle tue labbra = enjambement 274 Palpiti a volo = metafora battere d'ali e battere di cuori! = iterazione (battere … battere) e metafora 276 bad = Inglese: cattivo 277 black = Inglese: nero 278 dal tempo e dal lavoro = iterazione 279 di mota sì, ma così sweet= allitterazione della “s” 280 O rondinella nata in oltremare! = metafora per analogia 275 281 e qui resta / il nido solo = enjambement 282 e mesta / la terra e freddo è il cielo = enjambement ed iperbato 283 tra l'affanno / dei venti = enjambement 284 vv. 77, 80: Non c’è più cibo … / Non c’è più cibo = anafora Non c'è più cibo. // Vanno. // Torneranno? = due cesure 285 27 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com vv. 81 – 113 a cura di Patrizia Silvestri I versi che vanno dall’81 al 113 proseguono la rievocazione delle vicende degli emigrati, paragonati alle rondini. In seguito viene narrato il ritorno nella casa avita, secondo il punto di vista di Molly, attraverso la tecnica dell’analessi (flash back). Tuttavia i versi parlano, prevalentemente, della nonna ammalata e rappresentano una delle ultime e più toccanti scene del Canto. Quando la piccola Molly, malata, era arrivata a casa dei nonni, era un giorno di pioggia e il nonno le era andato incontro con l’ombrello, affinchè non si bagnasse, l’aveva portata in casa, una piccola, modesta casa, di poveri contadini. In casa c’era un pezzo di pane e latte caldo, una magra mensa di persone povere. La nonna, oggi, siede infreddolita al focolare, non zappa, non vanga, non tesse, né fila. Nella sua vita, invece, aveva sempre filato, tessuto, vangato e zappato. Invece, oggi, è lei ad essere ammalata; la nonna ha la stessa tosse che, poco tempo fa, aveva avuto Molly. La nonna, nella sua vita, aveva sempre faticato e pianto di nascosto, perché i suoi figli non avevano vestiti, scarpe e pane, ed erano partiti per cercare fortuna in America. È evidente, nella sequenza, la povertà della gente contadina, che tira avanti con poco, non ha una casa bella e spesso vive di stenti. Una famiglia unita, nonostante tutto! Si vede certamente anche il problema dell’emigrazione, dal momento che molti, a quell’epoca, emigravano in America per cercare fortuna e per migliorare le precarie condizioni di vita. Dal punto di vista linguistico si notano le consuete costruzioni pascoliane, come le cesure, gli enjambements e le metafore. Sono da segnalare alcuni termini dialettali, come <<ombrella>> (v.86), termini del linguaggio popolare, come <<strusciare>> (v. 87) ed un'unica parola in Inglese: <<Doll>> (v. 108). 81. Lasciano la lor casa senza porta. 82. Tornano tutte al rifiorir dell'anno! 83. Quella che no, di' che non può; ch'è morta286. 84. Quando tu sei venuta, o rondinella 287, 85. t'hanno pur salutata le campane; 86. ti venne incontro il nonno con l'ombrella288, 87. ti289 s'è strusciato290 alle gambine il cane. 88. Pioveva; ma tu, bimba, eri coperta;291 89. trovasti in casa il latte caldo e il pane. 90. Il tuo nonno ansimava su per l'erta, 91. la tua nonna pregava al focolare. 92. Brutta la casa, sì, ma era aperta, 93. o mia figliuola nata in oltremare! 94. Ha la pena da parte, oggi, e la vita 95. gli sente292, e il capo, alla tua nonna, e il cuore; 286 Quella che no, // di' che non può; // ch'è morta = due cesure rondinella = metafora; è riferito a Molly 288 ombrella = ombrello – termine dialettale 289 vv. 86,87 ti … ti = anafora 290 strusciato = strofinarsi – termine del linguaggio popolare 291 Pioveva; // ma tu, bimba, eri coperta; = verso con cesura 287 28 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 96. e siede al focolare infreddolita293. 97. Ieri si colse malva ed erbe more294. 98. Oggi sta peggio. Ha due rosette rosse295, 99. che non le ha fatte il fuoco che rimuore296. 100. Molly, tu vieni e guardi. Ecco, ha la tosse 101. che avevi tu. Tosse297 ogni tanto un po'298. 102. Sta lì nel canto come non ci fosse. 103. E non tesse e non fila. Oggi non può299. 104. Ha tessuto e filato, anche ha zappato, 105. anche ha vangato, anche ha potato300, oh! Tanto 106. che adesso301 stenta a riavere il fiato!302 107. O dolce Molly, tu le porti accanto 108. Doll303 nel lettino lucido304, e tu resti 109. con loro305... Tanto faticato e pianto! 110. pianto306 in vedere i figli o senza vesti 111. o senza scarpe o senza pane!307 pianto308 112. poi di nascosto, per non far più mesti 113. i figli309 che... diceano addio, col canto. vv. 114 – 143 a cura di Debora Tagliatti In questa breve sequenza continua la descrizione delle famiglie di emigranti, costrette a lasciare la loro terra, per cercare fortuna in America. Per fare comprendere il drammatico momento, in cui gli 292 la vita / gli sente = enjambement – uso particolare del verbo sentire (= fare male) 293 vv. 94 – 96: e la vita … / e il capo … e il cuore … / e siede … = iterazione e paratassi con antitesi (fuoco – freddo) malva … erbe more = erbe con proprietà medicinali 295 rosette rosse = metafora per indicare il volto della nonna 296 che non le ha fatte il fuoco che rimuore = espressione metaforica per indicare la natura del colorito della nonna ammalata 297 tosse … / … Tosse = paronomasia 294 298 ha la tosse / che avevi tu. // Tosse ogni tanto un po' = enjambement e cesura 299 E non tesse e non fila. // Oggi non può = iterazione e cesura 300 anche ha zappato, / anche ha vangato, anche …= iterazione 301 Tanto / che adesso … = enjambement 302 stenta a riavere il fiato! = metafora per indicare il respiro 303 304 305 tu le porti accanto / Doll = enjambement; Doll è la bambola lettino lucido = metafora e allitterazione della “l” tu resti / con loro = enjambement 306 … e pianto! / pianto = iterazione 307 o senza vesti / o senza scarpe o senza pane! = iterazione 308 vv. 109, 111: … pianto /…/ … pianto = epifora 309 per non far più mesti / i figli = enjambement 29 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com italiani sono costretti a lasciare le loro famiglie, il poeta personifica l’Italia, che piange e partecipa al dolore dei suoi figli. Questo si comprende dal v. 114, in cui troviamo la frase: <<Addio, dunque>!>>. Nel verso seguente si parla del <<fardello>>, che è più pesante di quello di una rondine, che emigra al cambio di stagione. Mentre gli emigranti stanno per partire, si notano i loro forti sentimenti, poiché essi provano una profonda nostalgia e non vorrebbero abbandonare le terre alle quali si sentono legati sentimentalmente. Nei versi dal 120 al 133 viene descritta, in sintesi, la triste e difficile vita degli emigrati in America, costretti a vivere di espedienti, a mangiare poco, a cercare di vendere le poche cose a basso prezzo, tra il rifiuto e l’indifferenza della gente a loro straniera. A partire dal v. 134 la scena cambia. Il poeta torna a rivolgersi alla piccola Molly e descrive il fiume Serchio, che attraversa le valli della Garfagnana, per arrivare al mare. Il fiume, nel suo percorso, viene personificato e assume aspetti umani, avendo l’alito e la vista. Dal punto di vista linguistico, questi versi sono ricchi di espressioni enfatiche, che esprimono le sofferenze degli emigranti e la loro segreta pena. Possiamo notare: <<Addio, dunque!>> (v.114), <<O patria delle stelle! / O sola patria agli orfani del mondo!>> (vv. 125 – 126), <<Al mare! al mare! al mare!>> (v. 140), ripetuto tre volte. Significativo è anche il termine inglese <<cheap>>, ripetuto quattro volte. Tra le figure retoriche, oltre la personificazione del fiume, di cui abbiamo già parlato, sono numerose le iterazioni e le anafore, che si trovano sparse un po’ in tutta la sequenza. 114. 115. 116. 117. 118. 119. 120. 121. 122. 123. 124. 125. 126. Addio, dunque! Ed anch'essa Italy, vede, Italy piange310. Hanno un po' più311 fardello che le rondini312, e meno hanno di fede. Si muove con un muglio 313 alto il vascello. Essi, in disparte, con lo sguardo vano, mangiano qua e là pane e coltello 314. E alcun li tende, il pane da una mano, l'altro dall'altra315, torbido ed anelo, al patrio lido316, sempre più lontano e più celeste, fin che si fa cielo 317. Cielo 318, e non altro, cielo alto e profondo, cielo 319 deserto. O patria delle stelle! O sola patria agli orfani del mondo!320 310 Italy, vede, / Italy piange = personificazione 311 un po' più = allitterazione della “p” 312 un po' più fardello / che le rondini = metafora ed enjambement 313 muglio = rumore – termine regionale toscano mangiano qua e là pane e coltello. = espressione metaforica; si noti l’iterazione della “e” 315 l'altro dall'altra = poliptoto 314 316 anelo, / al patrio lido = enjambement; anelo (ansioso) è termine letterario, come pure patrio lido 317 sempre più lontano / e più celeste, fin che si fa cielo = climax; celeste … cielo è figura etimologica 318 … cielo / Cielo … = anadiplosi Cielo … cielo … / cielo = iterazione 319 320 O patria delle stelle! / O sola patria agli orfani del mondo! = invocazione enfatica; O … O è iterazione 30 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 127. 128. 129. 130. 131. 132. 133. 134. 135. 136. 137. 138. 139. 140. 141. 142. 143. Vanno serrando i denti e le mascelle321, serrando322 dentro il cuore323 una minaccia ribelle324, e un pianto forse più ribelle325. Offrono cheap326 la roba, cheap le braccia, indifferenti al tacito diniego; e cheap la vita, e tutto327 cheap; e328 in faccia no329, dietro mormorare odono: DEGO!330 Ma senti, Molly? Dopo pioggie e brume e nevi e ghiacci331, con la sua gran voce canta passando a' piè dei monti332 il fiume333. Passa sotto la gran Pania alla Croce334 cantando335, ed una lunga nube appare336, bianca di sole337, al suo passar veloce. Passa338 cantando: Al mare! Al mare! Al mare!339 e l'Alpe azzurra ne rimbomba in cerchio 340, e341 il cielo azzurro vede342 là fumare l'alito343 che si lascia addietro il Serchio 344. 321 Vanno serrando i denti e le mascelle = espressione metaforica Vanno serrando … / serrando = anadiplosi 323 serrando dentro il cuore = espressione metaforica 322 324 una minaccia / ribelle = enjambement 325 ribelle … più ribelle = climax Cheap = Inglese: a basso prezzo – il termine è ripetuto quattro volte 327 la roba … le braccia / … / … la vita, e tutto = climax ascendente asindetico 328 e … e… e… = iterazione 326 329 in faccia / no = enjambement 330 DEGO! = brutta parola; secondo Pascoli deriva – sembra – da dagger, che in Inglese significa pugnale. L’etimo di dego non è forse quello proposto dal poeta: si tratta più probabilmente di una deformazione di Diego, nome proprio molto diffuso in Spagna. Per estensione, il termine indica in generale i maschi latini; ha una forte connotazione negativa. 331 pioggie e brume / e nevi e ghiacci = climax ascendente asindetico con iterazione della “e” 332 a' piè dei monti = metafora canta passando a' piè dei monti il fiume = da qui in poi il fiume è personificato 334 Pania alla Croce = località della Garfagnana – si noti la sinalefe Pania alla 333 335 Passa sotto la gran Pania alla Croce / cantando = spezzatura con enjambement 336 Passa … Pania / … appare = allitterazione di “pa” bianca di sole = metafora 338 vv. 137, 140: Passa … / Passa … = anafora – passar … Passa è figura etimologica 339 Al mare! Al mare! Al mare! = iterazione enfatica 340 l'Alpe azzurra ne rimbomba in cerchio = espressione metaforica 341 vv. 141, 142: e … / e … = anafora 342 il cielo azzurro vede = personificazione 337 343 fumare / l'alito = enjambement 344 Serchio = il fiume che attraversa la Garfagnana e la Lucchesia 31 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com vv. 144 – 183 a cura di Federica Tedeschi Questi versi sono divisi in due parti: i primi venti sono una sorta di esaltazione dell’acqua come fonte di vita e, nello stesso tempo, datrice di morte, quando è tempestosa. Da questo scaturisce per analogia – processo tipico del Pascoli, in cui le idee sono collegate per intuizione e non razionalmente – il tema della Patria, espresso sotto la metafora della madre che, come l’acqua, dà la vita ed alimenta, ma può anche distruggere i propri figli. Essi possono pensare che sia la loro madre a non volerli nutrire e che per questo li costringa ad andarsene. In realtà ciò che manca alla madre, e cioè alla Patria, non è la volontà, ma la possibilità. E per questo essa, vedendoli andare via pieni di rancore, si addolora profondamente. Il legame comunque esistente tra madre e figli, dovunque essi finiscano per trovarsi, rimarrà forte, anche se talvolta il ricordo può essere doloroso. Le due parti della sequenza sono unite a chiasmo: nella prima parte l’acqua distrugge e poi alimenta; nella seconda parte la madre prima alimenta e poi allontana. Dal punto di vista linguistico, nella prima parte c’è un alternarsi di enjambements e rallentamenti, addirittura blocchi, talvolta forti e a metà verso. La sintassi segue l’andamento del pensiero. Infatti nella prima parte accelera, come l’acqua vorticosa che tutto spazza via e poi frena bruscamente, con pause forti che talora spezzano il verso, per poi accelerare di nuovo, con un enjambement, come l’acqua che trova un ostacolo fatto di roccia, che la blocca e poi la fa cadere a cascata. Nella seconda parte l’alternarsi enjambements / pause rende, invece, il legame fra madre e figli, talvolta stretto e talvolta costretto ad allentarsi. Al v. 167 il punto di vista cambia, da quello del poeta che giudica, si passa a quello degli emigrati (i figli), che è reso più evidente da <<Sii male>> (v. 173); poi torna nuovamente il punto di vista del poeta. Si notano, infine, assonanze e consonanze, che creano una musicalità particolare, tipica del decadentismo pascoliano, che, a volte, appare particolarmente dura, con la prevalenza dei suoni “r,t,g,c” (es. v. 144 <<rupi … ghiacciai>> 144. 145. 146. 147. 148. 149. 150. 151. 345 346 347 348 O fiumi, o delle rupi345 e dei ghiacciai figli rubesti346, che precipitate347 a pazza corsa348 senza posar mai, con l'eterno fragor delle cascate349, ruzzando350 come giovani giganti351, senza perché, per atterrir le fate delle montagne352; e trascinate infranti353 boschi354 e tuguri, urtate355 le città, O fiumi, o delle rupi = invocazione e iterazione di o dei ghiacciai / figli rubesti = enjambement; metafora per fiumi e iperbato figli rubesti, che precipitate = allitterazione di “r”, “s”, “p” precipitate / a pazza corsa = enjambement 349 con l'eterno fragor delle cascate = allitterazione di “r”, “c” ruzzando = metafora 351 come giovani giganti = similitudine e allitterazione di “g” 350 352 le fate / delle montagne = enjambement e metafora (allusione alle credenze popolari) 353 trascinate infranti = allitterazione di “r”, “t” 32 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 152. 153. 154. 155. 156. 157. 158. 159. 160. 161. 162. 163. 164. 165. 166. 167. 168. 169. 170. 171. struggete i campi356, sempre avanti, avanti, avanti357, pieni di serenità... Acqua perenne, ottima e pessima358, ora morte ora vita359, acqua, diventa luce! acqua, diventa360 fiamma!361 acqua, lavora!362 Lavora363 dove l'uomo ti conduce; e veemente come l'uragano364, vigile come femmina che cuce365, trasforma il ferro, il lino, il legno, il grano366; manda i pesanti traini come spole367 labili368; rendi l'operare umano facile369 e grande come quel del Sole!370 La madre371 li vuol tutti alla sua mensa i figli suoi372. Qual madre è mai, che gli uni sazia373, ed a gli altri, a tanti, ai più, non pensa?374 Siedono a lungo qua e là digiuni; tacciono, tralasciati nel banchetto375 patrio376, come bastardi, ombre377, nessuni378: guardano intorno, e quindi sé nel petto, sentono su la lingua arida il sale 354 infranti / boschi = enjambement e metafora 355 tuguri, urtate = allitterazione di “t”, “r” struggete i campi = umanizzazione 356 357 358 359 360 361 avanti, avanti, / avanti = iterazione ed epanalessi ottima e pessima = antitesi ora / morte ora vita = enjambement; antitesi (quasi ossimoro, perché c’è la parola ora in mezzo) diventa … diventa = epanalessi acqua, diventa luce! / acqua, diventa fiamma! = iterazione e metafora 362 vv. 154, 156: … ora - lavora = rima ricca – noti la presenza di suoni liquidi e sibilanti: “f”, “l”, “v”: << diventa luce … diventa fiamma … lavora>> 363 … lavora! / Lavora = anadiplosi 364 come l’uragano = similitudine 365 come femmina che cuce = similitudine 366 il ferro, il lino, il legno, il grano = enumerazione asindetica 367 come spole = similitudine 368 spole / labili = enjambement 369 l'operare umano / facile = enjambement 370 come quel del Sole = similitudine la madre = metafora, come anche nel verso successivo 371 372 li vuol tutti alla sua mensa / i figli suoi = enjambement e iperbato 373 che gli uni / sazia = enjambement e metafora 374 a gli altri, a tanti, ai più, non pensa? = climax ascendente tacciono, tralasciati nel banchetto = allitterazione di “t” 375 376 377 378 nel banchetto / patrio = enjambement e metafora bastardi, ombre = allitterazione di “b”, “r” come bastardi, ombre, nessuni = similitudine e climax discendente 33 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 172. 173. 174. 175. 176. 177. 178. 179. 180. 181. 182. 183. delle lagrime379; infine, a capo eretto, escono, poi fuggono, poi380: - Sii male381... – Non maledite!382 Vostra madre383 piange su voi384, che ai salci sospendete i gravi picconi385, in riva all'Obi, al Congo, al Gange386. Ma d'ogni terra, ove è sudor di schiavi387, di sottoterra ove è stridor388 di denti389, dal ponte ingombro delle nere390 navi391, vi chiamerà l'antica madre392, o genti, in una sfolgorante alba393 che viene, con un suo grande ululo ai quattro venti394 fatto balzare dalle sue sirene. vv. 184 – 203 a cura di Serena Tomaselli Nel seguente passo, comprendente i versi dal 184 al 203 del poemetto, il tono è malinconico e doloroso, in quanto Pascoli ci descrive la morte della povera nonna e l’ormai vicina partenza della famiglia verso l’America. La piccola Molly si trova accanto al letto, dove la nonna riposa e la voce narrante le dice di non piangere e di uscire dalla stanza per lasciare riposare la nonna, sotto il lenzuolo di tela grossa, che proprio ella fece a mano. Inoltre, viene ricordato alla bimba che dalla nonna imparò qualche parola italiana ed ora, invece, è vicina al letto e continua a ripetere <<die,die>>. Anche la bambola Doll, portata dalla bambina, sembra aspettare che la nonna riapra gli occhi. La voce narrante dice a Molly che, prima di partire, deve andare al cimitero, dove le api girano intorno alle verbene e i bombi intorno ai fiori d’acanto, per rendere un ultimo saluto alla nonna. Inoltre, si suggerisce a Molly di prendere un fiore, il nontiscordardimè, prima di partire, e di portarlo sempre con lei. Dal punto di vista linguistico compaiono – come nelle altre parti del testo – numerosi enjambements, cesure, iterazioni. Si possono evidenziare, inoltre, alcuni termini del lessico 379 il sale / delle lagrime = enjambement, ma anche sintagma impressionistico e sinestesia 380 poi … poi = iterazione vv 171,174: sale / male = il dolore è evidenziato dalle lacrime (sale = metafora) 382 Sii male! / Non maledite = preterizione 383 madre = metafora 381 384 piange / su voi = enjambement 385 i gravi / picconi = enjambement 386 all'Obi, al Congo, al Gange = enumerazione asindetica ed anafora sudor di schiavi = metafora 388 di sottoterra ove è stridor = allitterazione di “t”, “r” 389 stridor di denti = metafora 390 ponte ingombro delle nere = allitterazione di “n”, “r” 391 vv. 175, 177, 179: gravi / schiavi / navi = idea della pesantezza, anche fisica, del lavoro 392 madre = metafora 393 sfolgorante alba = metafora – sembra che sia giorno pieno; è un momento in cui il cuore si <<allarga>> e si vede più luce di quanta ce ne sia in realtà. Così la Patria può sembrare migliore 394 grande ululo ai quattro venti = metafora – è il rumore delle navi 387 34 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com botanico, come <<verbene>> (v. 197), geranio (v. 202), ed alcuni termini del lessico zoologico, come <<bombi>> (v. 196). Tra le parole in lingua inglese, notiamo, come già in molte altre parti del testo, i termini <<Molly>>, <<Doll>> e <<Die>>. 184. 185. 186. 187. 188. 189. 190. 191. 192. 193. 194. 195. 196. 197. 198. 199. 395 396 397 398 399 400 Non piangere, poor Molly!395 Esci, fa piano396, lascia la nonna lì sotto il lenzuolo di tela grossa397 ch'ella fece a mano. T'amava, oh! sì! Tu ne imparavi398 a volo399 qualche parola bella 400 che balbetti401: essa da te solo quel die, die402 solo!403 Lascia lì Doll404, lasciali405 accosto i letti, piccolo e grande406. Doll è savia, e tace,407 né dorme: ha gli occhi aperti e par che aspetti che li apra408 l'altra409, ch'ora dorme in pace410. Prima d'andare, vieni al camposanto, s'hai da ridire come qua si tiene. Stridono i bombi411 intorno412 ai fior d'acanto413, ronzano l'api414 intorno le verbene415. E qui tra tanto sussurrìo riposa416 la nonna cara417 che ti volle bene. poor Molly = Inglese: povera Molly Non piangere, // poor Molly! // Esci, // fa piano, = verso con tre cesure sotto il lenzuolo / di tela grossa = enjambement T'amava, oh! sì! // Tu ne imparavi … = si noti la cesura a volo = metafora Tu ne imparavi a volo / qualche parola bella = enjambement 401 bella … balbetti = allitterazione della “b” die, die = Inglese: morte – il termine è ripetuto 403 solo quel die, die solo = ripetizioni disposte a chiasmo 404 Doll = Inglese: la bambola 405 Lascia … lasciali = anadiplosi 406 piccolo e grande = ossimoro 407 piccolo e grande. // Doll è savia, e tace, = verso con cesura 408 aperti … apra = figura etimologica 402 409 par che aspetti / che li apra l'altra = enjambement 410 dorme in pace = metafora 411 bombi = insetti del genere Bombo dal corpo peloso, generalmente a strisce nere e gialle, che provocano dolorose punture – termine postgrammaticale 412 413 stridono i bombi intorno = verso allitterante “tr” acanto = erba perenne con grandi foglie frastagliate diffusa nella regione mediterranea (Acanthus mollis) – termine postgrammaticale 414 api = altro termine postgrammaticale verbene = pianta del genere Verbena, erbacea o arbustiva, con foglie lanceolate e fiori in spighe – termine postgrammaticale 416 sussurrìo riposa = allitterazione della “s” 415 35 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 200. 201. 202. 203. O Molly! O Molly!418 prendi su qualcosa419, prima d'andare, e portalo con te. Non un geranio né un bocciuol di rosa420, prendi sol un NON-TI-SCORDAR-DI-ME!421 vv. 204 – 225 a cura di Deborah Vasoli È l’ultima sequenza del poemetto: i protagonisti si salutano perché gli emigrati stanno per ripartire per l’America. È maggio ed il clima è tipicamente primaverile, anzi tutta la natura circostante sembra ridere dolcemente e conciliare questo momento di intensa drammaticità e di forte emozione. Le frasi che si scambiano i personaggi sono brevi e tipiche delle persone che si salutano per non rivedersi presto; per questo appaiono poco concluse, data la forte carica emotiva, che pervade i protagonisti. Anche il modo di vestire, gli atteggiamenti, i discorsi sono quelli di gente semplice, senza le sottigliezze e le complicazioni intellettuali, tipiche delle persone della civiltà industriale. Nell’ultima parte della scena compare nuovamente Molly, che chiude il poema, così come lo aveva aperto. La bambina, che è guarita, viene descritta <<rosea, bionda>>, quindi con aggettivi che denotano positività, ma ella è anche <<mesta>> (v. 220), segno che le rincresce lasciare l’Italia, il nonno, i parenti. Qualche cosa è mutato in lei; ora l’Italia non le sembra più brutta e cattiva, perché ha imparato ad amarla, ed ha trovato in questo paese le radici della sua famiglia, l’essenza stessa del <<nido>> familiare, che, in Pascoli, diventa poi anche <<nido>> nazionale. Tutto questo si comprende bene dall’ultima battuta del canto, che contiene la risposta di Molly ai bambini, ora suoi amici, che le chiedono se ella, un giorno, tornerà. Significativamente Molly risponde <<Sì!>> (v. 225), usando non più l’Inglese, ma esprimendosi in lingua italiana, una lingua che, adesso, è anche sua, le appartiene come bagaglio della sua “cultura”, delle sue “radici”, dei suoi “sentimenti” e la rende parte del <<nido>> che si è idealmente ricostituito e nel quale ella entra a pieno titolo, assieme ai suoi genitori, agli zii, che con lei torneranno in America, ma anche insieme a quelli che restano, come il nonno con la <<testa / bianca>>, ed assieme ai morti, che – non dimentichiamolo – sono parte integrante del <<nido>> pascoliano. 417 riposa / la nonna cara = enjambement 418 O Molly! O Molly! = ripetizione enfatica O Molly! O Molly! // prendi su qualcosa = verso con cesura 420 un geranio … un bocciuol di rosa = termini postgrammaticali 419 421 NON-TI-SCORDAR-DI-ME! = pianta erbacea del genere Miosotide (Myosotis palustris o Myosotis scorpioides) frequente nei luoghi umidi montani, caratterizzata da piccolissimi fiorellini a cinque petali di colore azzurro chiaro o rosa – termine postgrammaticale 36 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Dal punto di vista linguistico ritroviamo un po’ le consuete figure stilistiche e retoriche, tipiche del Pascoli, ed anche l’uso dei linguaggi tecnici, quali <<fifa>> (v. 212). Si notano, altresì, termini del gergo degli emigrati, consistenti in calchi dall’Inglese, come <<cianza>> (v. 204) e <<ticchetta>> (v. 205). Tra le parole in Inglese ricorrono alcune frasi come <<Good bye>> (v. 205), e <<Oh yes>>, ripetuto più volte; ma – in modo assai significativo – l’ultimo avverbio affermativo è in Italiano (Sì!). 204. 205. 206. 207. 208. 209. 210. 211. 212. 213. 214. 215. 216. 217. 218. 219. «Ioe422, bona cianza423!...» «Ghita, state bene!... «Good bye»424. «L'avete presa la ticchetta425?» «Oh yes»426. «Che barco427?» «Il Prinzessin Irene». L'un dopo l'altro428 dava a Ioe la stretta lunga di mano429. «Salutate il tale»430. «Yes, servirò». «Come partite in fretta!» Scendean le donne in zoccoli le scale per veder Ghita. Sopra il suo cappello 431 c'era una fifa432 con aperte l'ale. «Se vedete il mi' babbo... il mi' fratello... il mi' cognato433...» «Oh yes». «Un bel passaggio vi tocca434, o Ghita. Il tempo è fermo al bello 435». «Oh yes». Facea pur bello!436 Ogni villaggio ridea nel sole437 sopra le colline. Sfiorian le rose da' rosai438 di maggio. Sweet sweet439... era un sussurro senza fine 440 422 Ioe = Inglese: è Beppe cianza = fortuna – è un termine del gergo degli emigrati (Inglese Chance) 424 «Good bye». = Inglese: arrivederci 425 ticchetta = biglietto – termine del gergo degli emigrati (Inglese ticket) 426 «Oh yes». = Inglese: Oh sì – si ritrova anche ai vv 214, 216 427 barco = imbarcazione, bastimento – termine regionale 428 L'un dopo l'altro = allitterazione della “l” 423 429 la stretta / lunga di mano = enjambement 430 «Salutate il tale». = allitterazione della “t” per veder Ghita. // Sopra il suo cappello = verso con cesura 431 432 fifa = pavoncella: uccello della specie Vanellus vanellus, caratterizzato da una larga banda pettorale nera, che vive nelle praterie, nelle campagne aperte e nelle paludi, di doppio passo e solo casualmente nidificante – termine postgrammaticale 433 il mi' babbo... il mi' fratello... / il mi' cognato = iterazione; mi’ è apocope, tipica dei dialetti toscani – nella Garfagnana le persone di media cultura, o comunque gli alfabetizzati, adoperano, in luogo dell’arcaico dialetto, una varietà del toscano (lucchese) 434 Un bel passaggio / vi tocca = enjambement 435 Il tempo è fermo al bello = espressione metaforica, per sottolineare che perdura il bel tempo bello … / bello = iterazione 436 437 Ogni villaggio / ridea nel sole = enjambement e metafora (anche personificazione) 438 Sfiorian le rose da' rosai = allitterazione della “s” ; rose … rosai è figura etimologica Sweet sweet = Inglese: dolce, dolce (ripetuto) 440 Sweet sweet... era un sussurro senza fine = allitterazione della “s” 439 37 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 220. 221. 222. 223. 224. 225. 441 442 443 444 nel cielo azzurro. Rosea, bionda, e mesta441, Molly era in mezzo ai bimbi e alle bambine. Il nonno, solo, in là volgea442 la testa bianca443. Sonava intorno mezzodì. 444 Chiedeano i bimbi con vocìo di festa: «Tornerai, Molly?» Rispondeva: - Sì! - nel cielo azzurro. // Rosea, bionda, e mesta = verso con cesura in là volgea = termine indeterminato la testa / bianca = enjambement e metafora per capelli bianchi bianca. // Sonava intorno mezzodì. = verso con cesura 38 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com COMMENTO AL COMPONIMENTO (a cura Eleonora Pinelli) “Italy” è un lungo componimento di Giovanni Pascoli, diviso in due canti di 450 versi, ed inserito nella raccolta “Primi poemetti” del 1904, che costituiscono un’epica rurale sul modello delle Georgiche virgiliane: essi cantano in terzine dantesche il lavoro nei campi, l’amore per la vita contadina e – com’è evidente in Italy – il tema dell’emigrazione, dove il contrasto campagna / città, infanzia / maturità si concretizza nel contrasto tra la vita semplice che si svolge nella campagna nativa e quella febbrile della metropoli americana, tesa ai “bisini” (business) ed al successo. Questo componimento è particolarmente interessante sotto due aspetti fondamentali nella poetica pascoliana. Esiste, infatti, nella poesia, un’intensa implicazione ideologica ed un audace sperimentalismo linguistico. Come in precedenza ho premesso, Pascoli racconta di una famiglia di emigrati che da Cincinnati arriva in Garfagnana, nell’antico focolare e ciò si collega al <<nido>>, motivo ricorrente nelle poesie dell’autore. Pascoli è solito descrivere scene tristi e malinconiche, come ad esempio in “Italy”, in cui compare un’infelice bambina malata, ma è bene ricordare che i tristi eventi, che hanno colpito la famiglia del poeta, hanno segnato la sua sensibilità, influendo nel suo carattere e di conseguenza nelle sue poesie. Quindi, frequentamente, il poeta sente il bisogno di vagheggiare su quella figura di <<nido>> non disfatto, ed è quello che compie in “Italy”. Infatti gli emigrati americani, tornando in Italia dai parenti, rappresentano la tipica famiglia riunita, anche se, purtroppo, a causa di incomprensioni linguistiche ed ideologiche, poco riescono a capirsi. Pascoli, comunque, ha come obiettivo la mitizzazione di quel <<nido>>di cui è stato privato e che, almeno nelle poesie, cerca di ricostruire. Del <<nido>> fanno parte i familiari vivi ed idealmente i morti, legati ai vivi grazie ad una “presenza”. In una società in cui spesso vince la violenza ed in cui dolore ed angoscia esistenziale sono ricorrenti, la casa è il rifugio nel quale i dolori e le ansie si placano. È quindi evidente che gli “americani” di Italy tornano nel Paese di origine per liberarsi dallo stretto legame che hanno instaurato in America con il successo ed il guadagno e ritrovano, anche se pur con difficoltà, l’amore per le “piccole cose”, cose che acquistano un significato simbolico. Il poeta, infatti, come dimostra nel componimento, possiede una spiccata sensibilità che gli permette di entrare in contatto con il mondo che canta, utilizzando termini precisi, ricreando nel suono la suggestione degli affetti e degli ambienti modesti che sono alla base della sua ispirazione. Notiamo che la descrizione di quel piccolo paese della Garfagnana, e quindi il vagheggiamento di un mondo semplice e campestre, richiamano l’evasione che vuol attuare Pascoli dalla società. Parlando quindi della modestia legata a quel borgo della Lucchesia, il poeta si pone, a mio giudizio, in contrasto con la civiltà contemporanea, rappresentata dagli emigrati americani. Compare quindi anche in “Italy” una tematica tipica del Decadentismo, quella, appunto, del rifiuto della modernità; ma mentre alcuni poeti hanno concretizzato questa ribellione nel vagheggiamento della pura bellezza, Pascoli la sviluppa in un ripiegamento interiore. Altro elemento che rende interessante la poesia è l’aspetto linguistico. L’autore, infatti, è un rivoluzionario in questo campo, ed è proprio dalla sua poesia che si è generata gran parte della lirica del Novecento. Infatti l’uso di un linguaggio pregrammaticale, ricco di onomatopee, la presenza di parole ricavate dalla lingua dei contadini e degli emigrati concorre a riprodurre una poesia innovativa. Il motivo della scoperta delle <<cose umili>> porta ad un ampliamento nel campo lessicale; ciò assicura alla poesia pascoliana una forte novità rispetto, ad esempio, a Carducci, ed anticipa i concetti crepuscolari e contemporanei. In “Italy” Pascoli utilizza un linguaggio fatto di echi melodici, ottenuti grazie ad espressioni ricche di un gergo italo – 39 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com americano e con frasi spesso ridotte all’essenziale. Il lessico è quasi sempre preciso; varie però sono le mescolanze di parole dotte e comuni. Pascoli ricerca nelle cose la loro anima, il loro significato nascosto e simbolico, anche perché la sua poesia è sempre ricca di allusioni. Notiamo che nella poesia preferisce periodi semplici, spesso composti di una sola frase o strutture paratattiche, con frasi accostate mediante virgole o congiunzioni, come si nota nei primi versi del componimento: <<A Caprona, una sera di febbraio / gente veniva, ed era già per l’erta / veniva su da Cincinnati, Ohio>> (vv. 1 – 3). Pascoli in “Italy” cura in particolare la magia dei suoni, gli effetti musicali di metafore espressive e di pause improvvise. Intense sono le rappresentazioni di un paesaggio, che provocano nell’animo del poeta l’evasione dalla realtà: <<Pioveva, prima adagio, ora a dirotto>> (v. 5); <<Il Tramontano discendea con sordi / brontoli>> (v. 119). Tutto ciò è adatto ad esprimere timbri e toni nascosti, assonanze ed allusioni. Per rendere le immagini più vive e sintetiche, Pascoli ama talvolta trasformare aggettivi e verbi in sostantivi; ne risulta uno stile impressionistico e nuovo. È soprattutto da ricordare che in “Italy” il poeta accosta termini italiani a termini americani, mescolati spesso con parole inglesi. Si tratta di termini del gergo degli emigrati, derivati dalla storpiatura dei termini inglesi, ad esempio <<bisini>> per affari, <<scrima>> per gelato, <<stima>> per piroscafo. La famiglia riunita ha quindi incomprensioni linguistiche, come appare nel v. 103, in cui la nonna, dicendo <<nieva>> (espressione dialettale per <<nevica>>), che è simile alla pronuncia dell’Inglese <<never>>, che significa <<mai>>, crea l’equivoco con la piccola Molly, la quale domanda a Beppe se quel <<never>> significa che non torneranno più in America. Beppe, però, la tranquillizza, dicendo che il loro soggiorno durerà qualche mese. Oltre agli equivoci linguistici, il poeta esprime l’estraneità dei due mondi, quello degli americanizzati e quello immobile di chi è rimasto. Evidente è anche la solitudine degli emigrati, che si riscontra in varie espressioni: <<Finalmente un altro odi, che canta / Tu non sai come, intorno a te le cime / sono dell’Alpi, in cui si arrossa il cielo: / chi canta è il gallo sopra il tuo concime>> (vv. 134 – 137). Notiamo in questi versi la rappresentazione del prezzo di dolore e di mutilazione affettiva che l’emigrazione comporta. In questi versi è descritto l’incontro tra l’emigrato con uno della sua terra ed è come ritrovarsi; quindi le <<cime>> dell’America sembrano le <<Alpi>>. Gadda ha constatato che la sperimentazione attuata da Pascoli in “Italy” non è così scandalosa come sostiene Croce; infatti secondo quest’ultimo, “Italy” è un’opera incompiuta, proprio per la presenza di una lingua straniera, che contamina Italiano ed Americano. È di opinione diversa il Getto, il quale sostiene che la soluzione linguistica è in rapporto con il tema di fondo del poemetto; c’è relazione, quindi, tra i sentimenti che si sono prodotti nell’animo degli emigrati. Ricorre, quindi, la concezione che Pascoli ha della poesia, una poesia, cioè, che scopre nelle cose rapporti che non sono quelli logici della razionalità, e attribuisce ad ogni cosa il suo nome. 40 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com CATALOGO DEI TERMINI ADOPERATI : CANTO I (a cura di Sara Bazzigalupi) TERMINI INGLESI TERMINI DEL GERGO DEGLI EMIGRATI TERMINI DIALETTALI TERMINI E REGIONALI PREGRAMMATICALI TERMINI POSTGRAMMATICALI Cincinnati Ohio = v. 3 Chicken house = pollaio v. 73 For mice and rats = per topi e ratti v. 74 Bad = cattivo v. 75, 150 Country = paese vv. 75, 149,150 Joe vv. 75, 103, 106, 112 Snow = neve v. 81 Italy = Italia vv. 75, 76, 104, 150, 151, 225 Poor = povero vv. 100, 105, 140 Molly vv. 100, 105, 199, 225 Joe, what means … ? = Joe, che cosa vuol dire … ? v. 113 Never = mai v. 113 One month or two = un mese o due v. 115 Yes = sì vv. 112, 113, 114,117,118,160,163,204,220, 226 Buy = comprare vv. 129, 130, 142 Will you buy ? = vuoi comprare? v. 129 Buy images = comprare cartoline v. 130 Chicago, Baltimora, Troy, Memphis, Atlanta vv. 129 –130 Cheap = a poco prezzo vv. 132, 133, 134 Coke = carbone v. 140 Poor fellow = povero diavolo v. 140 Farm = fattoria v. 142 You want buy = vuoi comprare ? v. 142 You like this country = ti piace questo paese v. 150 Oh no, bad Italy = oh no, brutta Italia v. 150 Cents = centesimi v. 183 Die = morire vv. 214, 218, 220, 223, 224, 225 Desco = banco v. 96 Ombrella = ombrello (regionale) Tamburellando v. 6 vv. 6, 8, 24 Tentennò v. 29 Molgere = mungere v. 36 Tremebonda v. 69 Guazzo = goccia d’acqua v. 90 Zi zi v. 75 Borracciol = tovaglia v. 95 Urlerio v. 133 Nieva = nevica vv. 98, 99, 103 Talla v. 13 Galla v. 15 Ciocchi v. 35 Greppia v. 38 Rastrelliera v. 38 Rosume v. 44 Brocche v. 49 Fuscelli v. 49 Canapugli v. 49 Pannelletto v. 55 Moro v. 60 Luì vv. 71, 73 Fusi v. 162 Rocca v. 163 Cambrì v. 184 Percalli v. 184 Spola v. 187 Subbio v. 194 Spoletto v. 196 Celliere v. 198 Licci v. 201 Cassa v. 201 Navicella v. 209 Soppiano v. 210 Aspo v. 211 Cannelli vv. 196, 211 Pai con fleva = crostata con aromi (Inglese: pie and flavour) v. 100 Bisini = affari (Inglese: business) v. 113 Fruttistendo = banco della frutta (Inglese fruit stand) v. 113/114 Checche = torta (Inglese cake) v. 114 Candi = canditi (Inglese candy) v. 114 Scrima = gelati (Inglese ice cream) v. 114 Baschetto = canestro (Inglese basket) v. 116, 142 Scianto = riposo v. 106 Mugliare = fare rumore v. 107 Pigliare = prendere (toscano) v. 118 Tramontano = tramontana (popolare) v. 119 Brontoli = brontolii (popolare) v. 120 Mi’ = mia con apocope toscana Bordi = tavoli (Inglese board) v. v. 138 117 Roggio = rosso v. 139 Stima = piroscafo (Inglese Merica = America con aferesi steam) v. 118 toscana vv. 138, 158, 186, 189 Acquate = pioggia (regionale) v. 155 Ferraietto = febbraio v. 156 Ferraiuzzo = febbraio v. 181 Gugliata = pezzo di filo per l’ago v. 167 41 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com CATALOGO DEI TERMINI ADOPERATI : CANTO II (a cura di Sara Bazzigalupi) TERMINI INGLESI TERMINI DEL GERGO DEGLI EMIGRATI TERMINI DIALETTALI TERMINI E REGIONALI PREGRAMMATICALI Italy = Italia vv. 1, 114, 115 Dego = pugnale (Inglese: dagger) spregiativo Molly vv. 2, 4, 10, 54, 100, 107, 134, 184, 200, 221, 225 Cianza = possibilità (Inglese chance) Cammina = termine regionale per correre vv. 2, 55 Poor = povero vv. 4, 10, 184 Doll = bambola vv. 14, 15, 24, 27, 108, 190, 191 Sweet = dolce vv. 64, 65, 66, 73, 219 Bad = cattivo v. 70 Black = nero v. 71 Cheap = a basso prezzo vv. 130, 132 Die = morire v. 189 Ticchetta = biglietto (Inglese: ticket) v. 205 Da un pezzo = espressione popolare v. 61 Sweet = dolce vv. 64, 65, 66, 73, 219 Sussurrio v. 198 TERMINI POSTGRAMMATICALI Avellane v. 13 Pervinca v. 23 Cincia vv. 26, 30 Fringuello vv. 29, 30 Pero v. 33 Strusciato = voce popolare per strofinato v. 87 Melo v. 33 Ombrella = voce popolare per ombrello v. 86 Spola v. 161 Muglio = rumore (termine popolare) v. 117 Acanto v. 196 Malva v. 97 Bombi v. 196 Api v. 197 Barco = imbarcazione (termine regionale) Mi’ = mio con apocope toscana vv. 213, 214 Verbene v. 197 Geranio v. 202 Rosa vv. 202, 218 Ioe vv. 204, 207 Nontiscordardimè v. 203 Good bye = arrivederci v. 205 Fifa v. 212 Yes = sì vv. 206, 209, 214, 216 42 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Nel poemetto “Italy” – come più volte ricordato – si possono distinguere cinque tipologie di linguaggio: 1) termini inglesi, parole che sono prese dalla lingua parlata in America 2) termini dialettali, cioè parole prese dal dialetto della Garfagnana 3) termini gergali, ossia parole usate dagli emigrati italiani in America e caratterizzate dalla storpiatura dell’Inglese, che viene adattato all’Italiano con calchi 4) termini pregrammaticali, consistenti in parole onomatopeiche 5) termini postgrammaticali, cioè termini precisi per designare un elemento; in genere sono termini tecnici, o parole del lessico zoologico e botanico. Nel I Canto c’è una grandissima varietà di frasi e parole inglesi, che dimostrano la conoscenza <<minima>> dell’Inglese da parte degli emigrati italiani in America. Questo fatto lo si può notare nel v. 142, in cui troviamo la frase: <<you want buy?>> (= vuoi comprare?). la frase, infatti, nella sua semplicità, sia di struttura, sia di terminologia, mostra un’errata costruzione, dato che dovrebbe essere <<do you want buy?>>. I dialoghi del poemetto sono molto brevi ed in essi emerge il problema dell’incomprensione linguistica. Infatti, per fare l’esempio più clamoroso, la nonna non riesce a capire la lingua della nipotina Molly e quest’ultima non riesce, a sua volta, a comprendere le parole della nonna, che parla Italiano con qualche termine dialettale. L’esempio classico di questa constatazione è nei vv. 98 – 99, quando la nonna dice a Molly: <<nieva>> (in dialetto: nevica) e la bambina capisce <<never>> e cioè che non tornerà mai più in America. I termini più frequenti sono quelli in Inglese, mentre si trovano in proporzioni più modeste le parole dialettali, del gergo degli emigrati e del linguaggio pre e post – grammaticale. È un fatto sorprendente come Pascoli sia riuscito a mettere insieme tutti questi termini, facendo diventare il suo componimento in un autentico esperimento di “prima” avanguardia linguistica. Nel II Canto le parole inglesi o dialettali e regionali sono sempre di meno e viene messo in molto risalto il nome di Molly, che è ripetuto per tutto il canto. Al nome di Molly vengono accostati principalmente due termini: <<poor>> E viene messo in risalto il nome proprio <<Molly>>, che è ripetuto undici volte nel Canto. Al nome di Molly vengono accostati due vocaboli: <<poor>>, cioè <<povero>> e <<doll>>, cioè <<la bambola>>; essi siboleggiano sia lo stato d’animo dei protagonisti (la povertà come condizione interiore), sia il loro “essere fisico” (Molly è lei stessa una bambola: Doll). N.B. Alla stesura della Tabella ha collaborato con Sara Bazzigalupi l’allieva Chiara Bernardini. 43 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com INDICE PREFAZIONE .................................................................................................................................................................... 3 INTRODUZIONE................................................................................................................................................................ 5 ITALY – CANTO I ............................................................................................................................................................... 7 vv. 1 – 34 a cura di Giulia Agostini................................................................................................................................. 7 vv. 35 – 57 a cura di Pamela Bellacci ........................................................................................................................... 9 vv. 58 – 90 a cura di Monia Cappè ............................................................................................................................ 10 vv. 91 – 118 a cura di Veronica Cocchi ....................................................................................................................... 12 vv. 119 – 146 a cura di Silvia Del Ponte ..................................................................................................................... 14 vv. 147 – 175 a cura di Stefania Franchini ................................................................................................................. 16 vv. 176 – 200 a cura di Arianna Lombardi ................................................................................................................. 18 vv. 201 – 225 a cura di Ilaria Magnani ............................................................................................................................ 20 ITALY – CANTO I ............................................................................................................................................................. 22 vv. 1 – 29 a cura di Ilaria Montali ................................................................................................................................ 22 vv. 30 – 53 a cura di Barbara Pennucci ...................................................................................................................... 24 vv. 54 – 80 a cura di Barbara Ricci ............................................................................................................................. 26 vv. 81 – 113 a cura di Patrizia Silvestri ........................................................................................................................ 28 vv. 114 – 143 a cura di Debora Tagliatti .................................................................................................................... 29 vv. 144 – 183 a cura di Federica Tedeschi ................................................................................................................. 32 vv. 184 – 203 a cura di Serena Tomaselli ................................................................................................................... 34 vv. 204 – 225 a cura di Deborah Vasoli...................................................................................................................... 36 COMMENTO AL COMPONIMENTO ................................................................................................................................. 39 (a cura Eleonora Pinelli) ................................................................................................................................................. 39 CATALOGO DEI TERMINI ADOPERATI : CANTO I .............................................................................................................. 41 (a cura di Sara Bazzigalupi) ............................................................................................................................................. 41 CATALOGO DEI TERMINI ADOPERATI : CANTO II ............................................................................................................. 42 (a cura di Sara Bazzigalupi) ............................................................................................................................................. 42 44 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com