Dalla California... all`Irpinia, passando da Assisi: la previsione si
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Dalla California... all`Irpinia, passando da Assisi: la previsione si
56 APPROFONDIMENTI Scienze della Terra GUIDA PER L’INSEGNANTE Dalla California... all’Irpinia, passando da Assisi: la previsione si scontra con la realtà San Francisco e Los Angeles sono megalopoli che sorgono in prossimità di una delle più pericolose strutture tettoniche del mondo: la faglia di San Andreas che attraversa da Sud a Nord tutta la California. Gli scienziati, e naturalmente gli abitanti, sono in attesa del cosiddetto “Big One”, cioè di un terremoto che si prevede disastroso (M=8) e che dovrebbe interessare un segmento della faglia. Questa ha una struttura molto complessa ed è associata a numerose altre faglie secondarie che isolano dei veri e propri blocchi rocciosi che possono accumulare tensioni e muoversi l’uno rispetto all’altro (fig. 1). A San Francisco, dopo il famoso terremoto del 18 aprile del 1906, non si sono più registrati eventi di una certa entità fino al 17 ottobre del 1989, quando alle 17.04 un terremoto di magnitudo 7,1 con epicentro nella località di Loma Prieta (circa 100 km a Sud della città, sulle montagne di Santa Cruz) provocò crolli e danni a numerosi edifici e la morte di 62 persone, Sierra Nevada i lia d fag faglia di Garlock e ndr as ges t Ran A San Coas sistemi montuosi trasversali Great Valley deserto di Mojave Los Angeles Oceano Pacifico sistemi montuosi peninsulari Figura 1 Il sistema di faglie associate alla faglia di San Andreas in California isola blocchi rocciosi che possono scorrere l’uno rispetto all’altro. Sezione 2 Le rocce e i processi litogenetici quantità esigua vista la gravità dell’evento. I criteri antisismici con cui erano state costruite le abitazioni e le infrastrutture limitarono il numero delle vittime. Si pensa che il terremoto di Loma Prieta non sia stato il temuto Big One, poiché ci si aspettava un evento con forza decisamente maggiore (ricordiamo che la differenza di una sola unità di magnitudo corrisponde a un terremoto con energia liberata 30 volte superiore). Qualche anno prima, nel 1985, il servizio geologico degli Stati Uniti azzardò una previsione di tipo statistico: entro il 1993 un terremoto di magnitudo 6 avrebbe colpito la zona di Parkfield, a metà strada tra Los Angeles e San Francisco. Considerando un intervallo di tempo più ampio, la probabilità che l’evento potesse verificarsi tra il 1988 e il 2018 sarebbe aumentata fino ad arrivare al 99% (cioè la quasi certezza). La data più probabile era considerata il gennaio 1988. Questa previsione si basava su dati storico-statistici che mettevano in evidenza una grande regolarità nella frequenza di terremoti distruttivi nella zona di Parkfield: 6 scosse con ritorno medio di 22 anni tra il 1857 e il 1966. L’evento, come sappiamo, si verificò l’anno successivo ed ebbe come epicentro Loma Prieta. Sono risultati evidenti quindi i limiti della previsione di tipo statistico: Loma Prieta si trova a metà strada tra Parkfield e San Francisco e la probabilità che in quella zona potesse avvenire un terremoto di magnitudo 7 era di oltre tre volte inferiore a quella stimata per Parkfield, su cui invece si erano concentrati i maggiori studi (una volta individuata l’area più probabile) per cercare di prevedere esattamente l’evento tramite lo studio dei fenomeni premonitori. Anche gli abitanti di Los Angeles sono “in attesa” di quello che potrebbe essere un evento catastrofico per tutto l’agglomerato urbano che ha un’estensione territoriale paragonabile a quella della regione Campania. Sempre nel 1985 alcuni scienziati tentarono di identificare terremoti del passato in tempi antecedenti la conquista dell’Ovest (che avvenne a metà circa dell’’800), quando quelle zone erano pressoché disabitate: si avviarono così i primi studi di paleosismologia, una disciplina che cerca, tramite lo studio dei sedimenti antichi che sono stati dislocati dal movimento delle faglie, di risalire sia all’intensità del sisma sia alla posizione dell’epicentro, e di datare l’evento utilizzando il carbonio-14 sui resti organici eventualmente presenti nella roccia sedimentaria. Per il tratto meridionale della faglia di San Andreas, quello che interessa di più la città di Los Angeles, si era stimato il 50% di probabilità che un terremoto di magnitudo 8,3 avvenisse nei successivi 20-30 anni (si arrivava quindi all’anno 2015). Per il tratto settentrionale della faglia di San Andreas, quello che diede origine al terremoto del 1906, ci sono pochi dati paleosismici a disposizione. Si pensa a un tempo di ricorrenza compreso tra 150 e 300 anni per un terremoto di magnitudo maggiore di 7,5. Dopo il 1906 è seguito un periodo di relativa calma sismica fino al 1957, quando si sono registrati terremoti di grado moderato, come era avvenuto nei decenni precedenti all’evento del 1906. Si pensa quindi che per i prossimi 25 anni si susseguiranno eventi di magnitudo 6,5-7 che potranno provocare gravi danni e che precederanno forse un evento più grande. Il terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980 fu uno degli eventi maggiormente documentati da dati strumentali (magnitudo 6,8, 3000 vittime, danni stimati in 50 miliardi di euro) (fig. 2). Figura 2 I danni provocati dal terremoto dell’Irpinia del 1980 (M = 6,8). In quel periodo infatti si ebbe una rapida evoluzione della sismologia strumentale e perciò il terremoto poté essere studiato in modo approfondito e completo. Soprattutto si studiarono le modificazioni permanenti del suolo e della topografia e le alterazioni dei regimi delle acque superficiali e sotterranee. Non sempre, soprattutto in Italia, il movimento delle faglie è evidente a livello superficiale, ma in questo caso si individuò in particolare una zona in cui si era attivata una faglia con orientazione NO-SE, estesa per quasi 40 km tra l’abitato di Lioni (uno dei centri più colpiti, X grado della scala MCS) e il Pantano di San Gregorio Magno; la scarpata di questa faglia presentava rigetto verticale di circa 80 cm. Indagini paleosismiche, condotte tramite lo scavo di trincee artificiali, portarono al riconoscimento di 4 paleoterremoti per i quali la relativa dislocazione verticale prodotta era sempre inferiore al metro (tab. 1). Il tempo di ritorno medio per i terremoti del tipo 1980, causato dal movimento lungo questa faglia, è di circa 1700 anni. Purtroppo le popolazioni che vivono sui rilievi dell’Appennino Centro-Meridionale non possono dormire sonni tranquilli: in quelle zone infatti sono state riconosciute delle microzone interessate da faglie tuttora attive, e quindi potenzialmente pericolose (fig. 3). Nell’ultimo secolo nell’Appennino meridionale si sono succeduti terremoti disastrosi con un tempo aree di pericolosità di ricorrenza di circa sismica superiore all’VIII grado 20-30 anni (1910, della scala MCS 1930, 1962, 1980). aree di pericolosità sismica uguale o Trento Un’altra testimoAosta Trieste inferiore all’VIII grado Milano della scala MCS Venezia nianza più recente, che Torino dimostra come sia imBologna possibile per ora fare Genova Ancona delle previsioni esatte Mar Ligure Firenze sui fenomeni sismici, è M Perugia ar A costituita dal terremoL’Aquila dr ia tic to che interessò o Roma Campobasso l’Umbria e la città di Bari Assisi nel settembre Napoli Potenza 1997. Dopo una serie Mar Tirreno Cagliari di forti scosse che raggiunsero il grado VIII Catanzaro della scala MCS, gli Palermo esperti ritennero che Mar Ionio come in altri casi del genere, il territorio sarebbe stato interessato Figura 3 Carta della pericolosità sismica che indi- solamente da scosse più deboli di “assestavidua le zone maggiormente a rischio. 57 APPROFONDIMENTI Sezione 2 – Le rocce e i processi litogenetici GUIDA PER L’INSEGNANTE 58 Scienze della Terra APPROFONDIMENTI mento”. Le previsioni si rivelarono drammaticamente sbagliate: il 26 settembre alcuni operai morirono sepolti dai calcinacci della basilica di San Francesco ad Assisi a seguito di un’ulteriore forte scossa inaspettata (fig. 4). 1 2 3 4 Paleosismologia Evento Età (anni) Rigetto verticale (cm) 1 10 80 2 2750-3500 55 3 3500-4400 50 4 4400-6700 85 5 >6700 60 Tabella 1 Figura 4 Carta della pericolosità sismica che individua le zone maggiormente a rischio.Un documento eccezionale: la sequenza del crollo del soffitto della Basilica di S. Francesco ad Assisi (1997). 1 Il tanto temuto “Big One”, il prossimo grande terremoto che dovrebbe colpire la California, dovrebbe manifestarsi: a. con una magnitudo di circa 8 della scala Richter b. con una magnitudo di circa 7 della scala Richter c. con un’intensità dell’ottavo grado della scala MCS d. con un’intensità del settimo grado della scala MCS 2 Il terremoto di San Francisco del 1906 fu provocato dal movimento: a. della faglia di San Andreas b. della parte meridionale della faglia di San Andreas c. della parte settentrionale della faglia di San Andreas d. della parte centrale della faglia di San Andreas 3 Per il terremoto che colpì l’Irpinia nel 1980: a. si registrò una magnitudo 6,1 con danni fino al VIII grado della scala MCS b. si registrò una magnitudo 7,8 con danni fino al XI grado della scala MCS c. si registrò una magnitudo 7,1 con danni fino al IX grado della scala MCS d. si registrò una magnitudo 6,8 con danni fino al X grado della scala MCS 4 Quale fu l’evento inaspettato che si verificò ad Assisi nel 1997? a. Non ci furono scosse di assestamento. b. Non ci furono scosse prima di quella “principale”. c. Ci fu un’ulteriore forte scossa dopo quella “principale”. d. La scossa si verificò in un’area in cui non si erano mai verificati scosse sismiche.