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universita` degli studi di perugia il terrorismo ed i suoi aspetti politici
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PERUGIA
FACOLTA’ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE PER L’INVESTIGAZIONE E LA
SICUREZZA
IL TERRORISMO ED I SUOI ASPETTI POLITICI E
SOCIALI
LAUREANDO
PIZZABIOCCA FRANCESCO
RELATORE
PROF. ANSELMI MANUEL
ANNO ACCADEMICO 2011-2012
INDICE
PREMESSA
pag. 3
INTRODUZIONE
pag. 5
CAPITOLO I: CENNI STORICI
pag. 7
CAPITOLO II: I TRE VOLTI PRINCIPALI DEL TERRORISMO
pag. 14
CAPITOLO III: OSAMA BIN LADEN E AL QAIDA
pag. 28
CAPITOLO IV: ALTRE FORME DI TERRORISMO
pag. 33
CAPITOLO V: LA MINACCIA CBRN
pag. 37
CAPITOLO VI: IL CYBERTERRORISMO
pag. 50
CAPITOLO VII TERRORISTAO EROE?
pag. 54
CAPITOLO VIII: SOCIETA', POLITICA E TERRORISMO
pag. 58
CAPITOLO IX: TERRORISMO ED ECONOMIA
pag. 64
CAPITOLO X: DIRITTO E DIRITTI
pag. 71
CAPITOLO XI UN'ALTRA PROSPETTIVA
pag. 76
CONCLUSIONI
pag. 80
1
APPENDICE
pag. 82
BIBLIOGRAFIA
pag. 85
SITOGRAFIA
pag. 87
2
PREMESSA
Oggetto di questa tesi è il terrorismo. Sebbene esso sia in concreto entrato
prepotentemente nella vita moderna e di questo termine se ne faccia un
ampio uso a tutti i livelli, parlare di terrorismo oggi è difficile perché è un
fenomeno molto complesso, in continuo divenire ed implica una miriade di
sfaccettature che ogni analisi rischia di risultare banale, non completa e
soprattutto si corre il rischio di non mettere a fuoco o sottovalutare qualche
importante passaggio.
Si è cercato pertanto di cogliere alcuni aspetti del terrorismo specialmente
quelli politici, sociali, economici e quelli ad essi correlati.
In particolare si è esaminato il terrorismo nel suo corso attraverso i secoli,
le sue forme più attuali, le armi convenzionali e non usate dai terroristi,chi
debba essere, secondo il diritto, definito terrorista, quali siano le
caratteristiche ricorrenti dei terroristi, quali Paesi siano più frequentemente
vittime e mandanti del terrorismo, come si alimenti economicamente il
terrorismo, le sue conseguenze nell’economia internazionale e alcuni
lineamenti giuridici.
3
In ultimo si è dato spazio ad un’altra scuola di pensiero dilagante anche se
in misura nettamente minoritaria, quella, cioè, che considera lo stato di
Israele come causa prima dello scatenamento del terrorismo.
Certamente questa tesi non pretende di essere esaustiva su un fenomeno
così
esteso e multiforme come il terrorismo, semplicemente si vuole
sottolineare alcuni elementi per non rinunciare a comprendere e riflettere su
un problema che, lo vogliamo o meno, riguarda tutti noi da vicino.
4
INTRODUZIONE
“Terrorismo”: una parola che, oggi più che mai, risuona nel mondo intero.
Ma che cosa è realmente il terrorismo?
Quale definizione se ne può dare?
Anche se il terrorismo ha molteplici e variegati aspetti e non è affatto
semplice darne una definizione, tutti gli studiosi del fenomeno sono
concordi nell’affermare che esso è una forma di lotta che, attraverso azioni
violente come attentati, stragi, sabotaggi, prende di mira obiettivi altamente
simbolici, si rivolge specificatamente contro civili e terrorizza il maggior
numero possibile di persone.
Le azioni terroristiche sono rivolte generalmente contro istituzioni statali,
governi, singoli esponenti e/o gruppi etnici, politici e religiosi; solitamente
gli autori di queste azioni non hanno come obiettivo reale gli effetti dei loro
atti, ma l’eco mediatica che essi ottengono attraverso le loro imprese
delittuose sui mezzi di comunicazione di massa.
Lo scopo della maggior parte delle azioni terroristiche è quello di
raggiungere un cambiamento radicale di una data situazione di fatto
considerata sbagliata dai loro autori, anche se non manca, per una piccola
5
porzione, un tipo di terrorismo diretto al mantenimento dello status quo
delle varie situazioni esistenti.
Spesso si fa una netta distinzione tra terrorismo, violenza contro civili,
crimine organizzato, violenza ad esclusivo scopo di profitto e guerriglia,
violenza contro obiettivi militari. In realtà spesso questi piani d’azioni non
sono così ben distinti tra loro, ma intersecano le loro imprese creando una
fitta rete di complicità. Infatti a volte molti gruppi eversivi compiono atti
criminosi come traffico di droghe, sequestri ed altro, per finanziare i loro
progetti; inoltre essi attaccano indifferentemente eserciti militari regolari e
civili assumendo di volta in volta la connotazione di terroristi o guerriglieri.
Asia ed Africa sono i Continenti maggiormente colpiti dal terrorismo, ma
anche America ed Europa non possono dirsi non coinvolte da questo
fenomeno.
6
Capitolo I
CENNI STORICI
Il termine “terrorismo” nacque durante la Rivoluzione Francese tra il 1793
ed il 1794 con la violenta repressione contro gli oppositori politici scatenata
da Robespierre1.
Tuttavia l’uso del terrore come strumento di lotta ha origini lontane nel
tempo.
Già lo storico Flavio Giuseppe nella sua opera Guerra Giudaica del 66 d.C.
descrive come alcuni palestinesi appartenenti al movimento dei Sicari (da
“sica” cioè spada corta, frangia estrema della setta ebraica degli Zeloti,
compivano attentati a Gerusalemme contro i Romani, occupatori della loro
terra.
Durante l’ XI – XII secolo, nella stessa regione mediorientale, operò il
gruppo degli Assassini. Il loro nome deriva dall’arabo hashashiin2 cioè
1
Fossati, Marco, Terrorismo e terroristi. Milano, Paravia Bruno Mondadori Editori, 2003, p. 17.
2
Ibidem, pp. 20-21.
7
consumatori di hashish poiché si diceva che consumassero tale sostanza
stupefacente prima di compiere le loro azioni terroristiche ed essere pronti
ad affrontare la morte.
Tali
Assassini
appartenevano
alla
setta
musulmana
degli
Ismailiti e lottavano contro esponenti del sistema politico-religioso sunnita.
Nel XII – XIII secolo i Mongoli di Gengis Khan3 attuavano tattiche di
combattimento che prevedevano grandi massacri delle popolazioni per
incutere terrore psicologico e spezzare la resistenza dei nemici.
Con la Rivoluzione Francese si ha il primo esempio della storia di come un
popolo può essere influenzato da pochi uomini che attuano una politica
basata sul terrore e sull’uso diretto della violenza; il cardine di questa
politica fu la “legge sui sospetti” in base alla quale chiunque poteva essere
processato e condannato anche in assenza di prove.
In Italia come in Europa, il XIX secolo e l’inizio del XX furono
caratterizzati dal sorgere di una generazione di militanti politici che
impugnarono le armi contro governi da essi giudicati oppressivi. Alcuni
esempi di questa attività terroristica si possono riscontrare nelle
organizzazioni segrete Risorgimentali italiane4, che lottavano contro
3
Nato nel 1162, morto nel 1227.
4
Carboneria, Adelfi, Federati Lombardi, Giovane Italia […].
8
l’occupazione straniera, nella Irish Republican Brotherhood attiva contro
l’occupazione inglese in Irlanda, nella Narodnaya Volya (Volontà del
Popolo) che combatteva in Russia contro l’oppressione zarista, nell’ORIM
(Organizzazione rivoluzionaria interna macedone) che lottava contro
turchi, greci e serbi che ostacolavano il raggiungimento dell’indipendenza
macedone.
Il periodo tra la I e la II guerra mondiale vide lo sviluppo in Europa di
alcuni regimi totalitari (Germania, Italia, Unione Sovietica).
Mentre essi mettevano in atto il loro programma di terrore, accusavano di
pratiche terroristiche i loro oppositori e tutti coloro che dichiaravano
nemici dello Stato.
Se da parte dello Stato chi combatteva contro di lui era dichiarato terrorista,
dal punto di vista della popolazione il combattente per l’indipendenza
nazionale e la libertà era considerato un eroe.
Questo è quanto successe con la resistenza italiana che, lottando contro il
regime fascista, pose le basi della democrazia in Italia.
Negli anni Sessanta – Settanta del XX secolo anche nell’America del Sud,
Cile e Argentina, sorsero regimi totalitari guidati rispettivamente da
9
Augusto Pinochet5 e dal generale Videla6. Essi accusarono di terrorismo
migliaia di oppositori politici; Pinochet li massacrò nei lager, Videla ne
fece scomparire (desaparecidos – scomparsi) circa trentamila7.
Negli anni posteriori la II guerra mondiale vennero a crearsi due blocchi
internazionali: Occidente, formato dagli Stati Uniti d’America, dai loro
alleati e Paesi amici, Comunista formato dall’ Unione Sovietica, dai loro
alleati e Paesi amici.
Questi due blocchi sono stati per circa mezzo secolo in tensione e, pur non
arrivando mai ad un conflitto militare vero e proprio, si sono scontrati su
diversi piani tra cui anche quello terroristico.
In Italia intorno agli anni settanta – ottanta del secolo scorso, gruppi
riconducibili alla destra e alla sinistra politica fecero la scelta di dedicarsi
alla lotta armata. Essi misero a segno molti attacchi terroristici contro lo
Stato godendo di complicità e protezione dei servizi segreti di Paesi
stranieri.
5
Valparaiso 25 novembre 1915 – Santiago del Cile 10 dicembre 2006, è stato un generale, politico e
dittatore cileno. Con un golpe militare si autonominò presidente e governò il Paese come dittatore dall’11
settembre 1973 all’11 marzo 1990.
6
Jorge Rafael Videla, Mercedes 2 agosto 1925, ex militare argentino che fu dittatore e presidente del suo
Paese dal 1976 al 1981. Dal 2007 sta scontando l’ergastolo per crimini contro l’umanità in una prigione di
Buenos Aires.
7
Fossati, Marco, Terrorismo e terroristi. Milano, Paravia Bruno Mondadori Editori, 2003, pp. 36-37.
10
Sebbene, come abbiamo visto finora, il terrorismo ha radici lontane nel
tempo ed ha avuto la sua manifestazione in moltissime latitudini del
mondo, oggi si associa la parola terrorismo quasi esclusivamente alle
problematiche legate alla questione mediorientale.
La nascita dello Stato di Israele8 con conseguente migrazione della
popolazione palestinese in campi profughi fu la causa del più sanguinoso e
duraturo scontro nella oramai lunga storia del terrorismo.
Questi due soggetti si contrappongono in nome di diritti che ciascuno
ritiene incompatibili con quelli rivendicati dall’altro: i palestinesi
rivendicano uno Stato autonomo e indipendente; Israele non vuole
riconoscere loro questo diritto considerandolo una minaccia terroristica
alla propria sicurezza.
Con l’occupazione sovietica dell’Afghanistan, nel 1979, nel già martoriato
Medio Oriente, si apre un altro scenario di lotta terroristica.
Per sostenere i Mujaheddin afghani contro l’Armata Rossa moltissimi
volontari musulmani provenienti da paesi islamici e non si spostarono in
quel territorio per sostenere la resistenza. Essi ricevettero sostegno
8
14 maggio 1948. Siragusa, Diego, Il terrorismo impunito. Zambon Editore, 2012, p. 88.
11
economico, armamenti e addestramento dai paesi occidentali che avevano
interesse a fermare l’avanzata russa in quella regione.
Alla fine degli anni ottanta l’URSS9 ritirò le proprie truppe e migliaia di
combattenti che non avevano più ragione di rimanere in Afghanistan fecero
ritorno ai loro paesi d’origine portando con sé un forte senso di aggressività
contro tutti quelli essi consideravano nemici dell’Islam.
Nei successivi anni questi combattimenti avrebbero formato le prime file
delle reti internazionali del terrorismo.
Nella regione mediorientale il già compromesso equilibrio, a causa del
conflitto tra israeliani e palestinesi, ebbe un brutale peggioramento con
l’acutizzazione della lotta tra gruppi islamici e poiché il Libano ospita
comunità di religioni diverse (cristiani, musulmani sunniti e sciiti) divenne
con facilità teatro di scontri terroristici.
I musulmani sciiti, che rappresentano la quasi totalità della popolazione
della Repubblica Islamica in Iran, danno un rilievo particolare al sacrificio
di sé e al martirio; finanziati, ispirati e spinti dalle autorità religiose
iraniane, i musulmani sciiti hanno cominciato proprio in Libano nel 1983 10
ad attuare una nuova forma di terrorismo: l’attacco suicida.
9
Cominciato il 15 maggio 1988 si concluse nove mesi dopo.
10
Beirut 18 aprile 1983, attacco contro ambasciata statunitense; morirono 67 persone di cui 17 cittadini
statunitensi.
12
Questa nuova minaccia ha trovato ampio seguito tra le file dei musulmani
dei paesi arabi che contrastano in tal modo i paesi occidentali, in possesso
di armi ben più potenti delle loro, con le loro tradizioni i loro usi e le loro
religioni.
L’attentato più grave messo in atto da terroristi musulmani con la tecnica
dell’attacco suicida è avvenuto negli Stati Uniti l’11 Settembre 2001 in cui
morirono 2752 persone
13
Capitolo II
I TRE VOLTI PRINCIPALI DEL TERRORISMO
Sotto il termine generico di “terrorismo” si raggruppano in realtà diverse
forme di eversione che, pur derivando da diverse cause, hanno
caratteristiche simili. I vari tipi di terrorismo sono: terrorismo nazionalista e
indipendentista, terrorismo rivoluzionario di matrice ideologica, terrorismo
di matrice religiosa11.
Terrorismo nazionalista e indipendentista
Il terrorismo nazionalista e indipendentista è scatenato dal desiderio di un
popolo di organizzarsi come comunità politica pienamente sovrana. Ci
sono popoli che fanno resistenza armata contro un dominatore straniero che
11
http://www.unitn.it
14
occupa il loro Paese (terrorismo indipendentista) e gruppi etnici all’interno
di una nazione che compiono atti eversivi per costringere lo Stato
riconoscere il diritto alla secessione (terrorismo nazionalista).
Esempio di terrorismo indipendentista è la strategia eversiva adottata in
Algeria dal Fronte di Liberazione Nazionale contro la Francia, in
Afghanistan dai Mujaheddin contro l’URSS; questi fronti di liberazione
volevano raggiungere l’indipendenza e godevano del’appoggio di tutto il
popolo e spesso anche della simpatia dell’opinione pubblica internazionale.
Diverso è il caso di gruppi eversivi a base etnica, generalmente una
minoranza all’interno di un Paese democratico e liberale, che puntano a
staccarsi dallo Stato e governarsi autonomamente. Questo tipo di eversione
armata si manifesta, ad esempio, nelle regioni Basche nello Stato spagnolo
con l’ETA12, in Irlanda con l’IRA13con il movimento FLNKS14 che punta
all’indipendenza delle colonia d’oltremare francesi, con il FNLC15 in
Corsica.
L’ETA iniziò ad operare come organizzazione separatista clandestina nel
1958 con l’intenzione di ottenere la secessione delle province Basche dalla
12
Euskadi Ta Askatasuna.
13
Irish Republican Army.
14
Front De Libèration Nationale Kanak et Sociolaliste.
15
Fronte di Liberazione Nazionale Corso.
15
Spagna. L’obiettivo fu perseguito sia attraverso la lotta armata sia
intervenendo nella vita politica con il partito “Herri Batasuna16”. Negli anni
novanta del 1900 il governo attuò una durissima repressione per combattere
questo fenomeno terrorista. L’ETA rispose uccidendo molte figure del
poter centrale e di coloro che ritenevano loro complici. In alcuni momenti
l’ETA dichiarò una tregua alla lotta armata per consentire operazioni
politiche e diplomatiche, ma poiché le posizioni governative e quelle
separatiste sono inconciliabili, l’ETA continua ancora oggi la guerriglia
terroristica.
Il terrorismo irlandese è stato un vero e proprio movimento su larga scala
fin dal XVI secolo. Il suo obiettivo, basato su motivazioni di carattere
religioso e culturale, era quello di ottenere l’indipendenza dall’Inghilterra.
Da allora, attraverso una serie di sanguinosi attacchi, lo scontro si portò sul
terreno terroristico. Il 6 dicembre 1921 il “Trattato di Londra” concedeva
l’autonomia alle contee cattoliche riunite nello Stato Libero di Irlanda; le
contee protestanti furono riunite nell’Ulster (Irlanda del Nord) rimanendo
legate giuridicamente alla Regno Unito. Nel 1949 nacque la Repubblica di
Irlanda (EIRE) che comprendeva la parte sud dell’isola . dopo questa
16
Partito politico indipendentista, socialista, femminista e ambientalista, attivo nelle regioni spagnole
della Navarra e dei Paesi Baschi.
16
indipendenza l’Ira proseguì la sua lotta armata con l’obiettivo di liberare
anche l’Ulster dalla sudditanza inglese. Lo scontro armato ebbe fasi cruente
con azioni sanguinose sia in territorio irlandese che britannico. Nel 1997 si
è raggiunto un compromesso sull’autonomia dell’Ulster e l’IRA ha deposto
le armi avviando, nel 2001, la distruzione degli arsenali clandestini.
Il movimento FLNKS, nato intorno agli anni ottanta del secolo scorso in
Nuova Caledonia17, mira ad ottenere l’indipendenza dell’arcipelago e della
Guadalupe18 dalla Francia; esso è stato autore di frequenti episodi di
violenza e non è ancora del tutto assopito.
Una lotta indipendentistica sempre contro la Francia è condotta dal 1975 in
Corsica dal FLNC, sorto dalla fusione di due ruppi eversivi precedenti.
Questo gruppo armato opera per l’indipendenza della Corsica, per la
realizzazione della riforma agraria e per il raggruppamento degli
indipendentisti corsi arrestati in una prigione dell’isola e non in Francia. La
maggior parte degli attacchi del FNLC sono perpetrati in Corsica, mentre
solo un numero esiguo avviene nella Francia Continentale. Essi sono rivolti
principalmente alle infrastrutture turistiche e istituzionali (caserme,
gendarmerie, municipi, ecc..).
17
Isole dell’Oceano Pacifico sudoccidentale con capitale Noumèa, appartenente politicamente alla
Francia.
18
Isole delle Antille appartenenti politicamente alla Francia.
17
Lo sviluppo del terrorismo corso è culminato nel 1998 con l’assassinio del
prefetto, il più alto rappresentante della Repubblica francese sull’isola.
Tuttavia gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un’apertura al dialogo tra
lo Stato ed il gruppo autonomista; nel giugno 2000 si è raggiunto il risultato
della concessione di una sorta di statuto speciale per la Corsica,
sull’esempio italiano della Sardegna.
Terrorismo rivoluzionario di matrice ideologica19
Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, in Europa, con
l’affermazione della democrazia nella maggior parte dei Paesi, si è assistito
al sorgere di un tipo di terrorismo a matrice politica con due diversi filoni,
uno di stampo “comunista” ed uno di stampo “fascista”.
Entrambe queste varietà di lotta armata sono sorte con lo scopo di
distruggere lo stato democratico per fondare rispettivamente una società
socialista ed uno stato autoritario.
19
http://www.unitn.it
18
Per quanto riguarda gli schieramenti terroristi di sinistra le più attive sono
state la RAF (Rote Armèe Fraktion) in Germania, Action Directe e Gauche
Prolétairenne in Francia, le Cellules Comunistes Combattentes in Belgio,
Brigate Rosse e Prima Linea in Italia.
Di ideologia politica opposta, ma di violenza non meno inaudita è stata
l’eversione di estrema destra: O.A.S. in Francia, gruppi neonazisti in
Germania, Organizzazione Rivoluzionaria 17 Novembre in Grecia, Ordine
Nuovo e Ordine Nero in Italia.
La RAF nacque in Germania nel 1970. Inizialmente compì una serie di
attentati contro le basi militari americane in Germania considerate
“occupanti” (distrusse in centro informatico del quartier generale
americano di Heidelberg) poi rivolse la sua attenzione verso i potere
politico ed economico tedesco; tra gli assassinati dai membri della RAF la
personalità di maggior spicco fu Hans Martin Schleyer, presidente della
Confindustria tedesca, rapito ed ucciso nel 1977.
La RAF ha esaurito le sue azioni terroristiche nel 1992 comunicando di
voler favorire un compromesso politico con il governo tedesco.
Il gruppo terroristico di matrice comunista più attivo in Francia è stato
Action Directe, nato nel 1979 dalla fusione di altri gruppi estremisti. Al suo
interno esistevano due sottogruppi: uno attivo nel territorio nazionale ed
19
uno con mire internazionali. Quest’ultimo si unì con la RAF tedesca dando
vita nel 1985 al Fronte Politico Militare per l’Europa Occidentale.
L’arresto dei suoi capi storici nel 1987 segnò la fine di Action Directe.
La O.A.S. (Organisation de l’Armèe Secrete), sempre in Francia fu
un’organizzazione fascista e razzista, capeggiata da altissimi ufficiali
dell’esercito francese; essa nacque nel 1961 soprattutto per controbattere il
movimento di indipendenza algerino. Anche questo gruppo terminò le sue
azioni terroristiche all’arresto dei suoi capi nel 1962.
Sempre di ideologia marxista-leninista è stato il gruppo eversivo Cellules
Comunistes Combattentes attivo in Belgio tra il 1983 ed il 1985. Anch’esso
compì attentati in tutto il territorio nazionale belga con lo scopo di
instaurare una repubblica socialista.
Il gruppo Organizzazione Rivoluzionaria nacque in Grecia nel 1975e deve
il proprio nome al giorno della violenta repressione della rivolta degli
studenti del Politecnico di Atene il 17 novembre 1973 durante la dittatura
dei Colonnelli. Questo gruppo si è reso responsabile di molti attentati ed
omicidi; tra le azioni più eclatanti ci fu il lancio di alcuni missili contro
l’ambasciata tedesca ad Atene e l’assassinio, nel giugno del 2000, del
comandante militare dell’ambasciata britannica ad Atene. Solo dopo molti
20
anni di indagini la Polizia greca è riuscita ad arrestare i membri di questo
gruppo clandestino.
La strage alla sede della Banca dell’Agricoltura di Piazza Fontana a
Milano, con 27 morti ed 88 feriti, il 12 dicembre 1969, segnò l’inizio della
“strategia del terrore” anche in Italia. Questo attentato fu compiuto dal
“terrorismo nero”, ma fu seguito a breve distanza di tempo, nell’autunno
1970, dall’uscita dei primi volantini a firma delle Brigate Rosse.
I gruppi neo-fascisti maggiormente emblematici sono stati Ordine Nuovo,
Avanguardia Nazionale, Ordine Nero, Nuclei Armati Rivoluzionari e Terza
Posizione. Il tratto caratteristico delle loro azioni è stato “lo stragismo”;
molte sono state le stragi attuate con un numero elevatissimo di morti e di
feriti: Piazza della Loggia a Brescia (1974), Treno Italicus (1974), stazione
di Bologna (1984), treno Napoli - Milano (1984). Il loro progetto eversivo
era quello di portare il Paese ad un livello di non governabilità
per
dimostrare l’inadeguatezza dello Stato democratico e favorire la nascita di
uno stato autoritario. Un altro aspetto, diverso ma non meno inquietante,
attuato dal terrorismo nero per il raggiungimento dei propri scopi, è stato
l’appoggio dato ai servizi segreti deviati per la realizzazione di un colpo,
non riuscito, contro lo Stato italiano.
21
Il terrorismo rosso è stato caratterizzato, invece, dall’omicidio politico e dai
sequestri di persona. Le Brigate Rosse fecero proselitismo principalmente
tra le masse operaie delle fabbriche del Nord, mentre Prima Linea tentò di
radicare la lotta armata tra gli studenti universitari ed il ceto impiegatizio.
Gli obiettivi principali dell’eversione di sinistra furono la Democrazia
Cristiana (D.C.) quale fautrice della “politica imperante” ed il Partito
Comunista Italiano (P.C.I.) considerato traditore della causa proletaria. Le
Brigate Rosse, negli anni 1970-80, chiamati “anni di piombo” per l’alto
numero degli attentati commessi, compirono un vero e proprio attacco “al
cuore dello Stato” rapendo ed uccidendo intellettuali, giornalisti, militari,
politici, giudici, sindacalisti. L’azione clou dell’escalation criminosa di
stampo comunista fu il rapimento e successivo omicidio dell’Onorevole
Aldo Moro (1978) della Democrazia Cristiana colpevole di aver favorito il
“compromesso storico” cioè la D.C. al governo con l’appoggio esterno del
P.C.I. . Con il passare degli anni
le loro azioni sono andate via via
scemando, ma non si sono assopite completamente poiché gruppi
“germogli” delle Brigate Rosse tornano a volte a far sentire la loro voce
con volantini e/o minacce di vario genere20.
20
http://www.storiain.net.
22
Terrorismo rivoluzionario di matrice religiosa
Alcuni movimenti ricorrono al terrorismo per controllare l’autorità dello
Stato e per attuare una cambiamento radicale ispirato a particolari
convinzioni religiose.
In questa categoria di terrorismo possiamo comprendere anche l’annosa
guerra fratricida in Irlanda tra cattolici e protestanti dove gli irlandesi
cattolici combattono per la “riconquista” dell’Irlanda del Nord,
politicamente sotto la giurisdizione del Regno Unito; ho già parlato di
questo movimento terroristico, l’IRA, nella sezione riservata al terrorismo
nazionalista e indipendentista.
Possiamo senza dubbio inserire nel terrorismo di matrice religiosa il
terrorismo islamico. Esso nacque nel 1967 in seguito alla “guerra dei sei
giorni” di Israele contro Siria, Giordania ed Egitto. La lega araba decise di
sostenere i movimenti clandestini palestinesi per cercare di arginare
l’espansione dello Stato di Israele. Nacque così l’OLP (Organizzazione per
la Liberazione della Palestina). Nell’OLP confluirono vari gruppi di lotta
armata che diressero le loro azioni terroristiche verso Israele e gli Stati
considerati suoi alleati.
23
Tra le azioni terroristiche più eclatanti compiute dall’OLP ricordiamo: il
dirottamento di quattro aerei; l’uccisione di undici atleti israeliani durante
le Olimpiadi di Monaco nel 1972 (in questa occasione i palestinesi furono
appoggiati dalla RAF tedesca); la prima azione kamikaze nel 1972
all’aeroporto “Ben Gurion” di Tel Aviv; il sequestro di undici ministri del
petrolio appartenenti all’OPEC (Organization of the petroleum exsporting
countries) nel 1975; nel 1985 il tristemente famoso sequestro della nave
“Achille Lauro”.
Con il passare degli anni i terroristi palestinesi si sono uniti ad altre
organizzazioni armate clandestine curandone la preparazione militare nei
campi di addestramento palestinesi.
Nel 1987 è nata l’organizzazione sunnita “Hamas” particolarmente attiva in
Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. I membri di questo gruppo eversivo
sono stati i responsabili della maggior parte degli attentati suicidi in Israele
e nei Territori Occupati.
Lo Stato di Israele non ha esitato a ricorrere al terrorismo per rispondere
agli attacchi subiti.
All’interno di Israele operano due gruppi terroristici di matrice religiosa: il
Kach e il Kahane Chai. Entrambi perseguono l’obiettivo di restaurare lo
Stato biblico nel Paese. Il premier israeliano Yitzhak Rabin mise fuori legge
24
questi due gruppi di estrema destra, ma il 4 novembre 1995 Rabin fu ucciso
da un aderente del Kach.
Oltre alle organizzazioni terroristiche palestinesi in Medio Oriente, Asia e
Africa Settentrionale hanno operato e operano tutt’ora altri gruppi armati
clandestini che perseguono lo scopo di instaurare Repubbliche islamiche.
In Egitto agisce la Jihad Islamica e Al Gama’a Allslamiya.
Il primo gruppo si è reso responsabile dell’assassinio del presidente
egiziano Sadat nel 1981 e il secondo della strage di Luxor nel 1997.
In Libano opera il gruppo degli Hezbollah (Partito di Dio); anch’esso ha
colpito in maniera pesante gli insediamenti militari americani a Beirut negli
anni 1983-1984.
Anche il Pakistan, specialmente la regione del Kashmir è funestata dal
gruppo Narakat Uimujhaddin che combattono contro i civili ed i militari
indiani residenti in Pakistan.
Nelle Filippine, Paese a maggioranza cristiana, il movimento eversivo
Abusayyaf ha l’obiettivo di creare uno Stato islamico; questi terroristi si
contraddistinguono per la caratteristica di sequestrare turisti occidentali per
lungo tempo chiedendo elevati riscatti.
Anche l’Algeria è afflitta dalla piaga del terrorismo con formazioni
islamiche radiali (Fronte Islamico di Salvezza/FIS; Gruppi Islamici
25
Armati/GIA; AIS; Salafisti), che cercano di cancellare le “tracce
occidentali” lasciate dalla Francia per instaurare una Repubblica islamica.
L’Iran è già una Repubblica fondata sui principi religioni dell’islamismo,
ma un gruppo di islamici di ispirazione marxista, Mujaheiddin del popolo,
formano una frangia dissidente e compiono decine di azioni terroristiche
nel loro Paese.
C’è da sottolineare, inoltre, che il mondo musulmano conosce due
principali correnti, quella maggioritaria dei Sunniti e quella minoritaria
degli Sciiti; spesso queste due fazioni si attaccano vicendevolmente con
attentati sanguinosi per la supremazia ed il potere.
Una delle principali tattiche usate dai terroristi di matrice religiosa islamica
è l’attacco suicida inteso come martirio. Il terrorista “martire” si uccide con
deliberazione cercando di provocare la morte di quante più persone infedeli
possibili. Essi offrono la propria vita per la causa credendo di attuare il
volere di Dio (uccisione degli infedeli) e che Dio sarà contento perché il
loro obiettivo è nobile. Questi credenti non sono un piccolo numero di
persone ai margini della società, il loro numero è molto elevato e godono di
un forte sostegno popolare in tutti i Paesi arabi.
Grazie all’avanzamento della moderna tecnologia, da anni è in corso nel
mondo intero un processo di globalizzazione che, tuttavia, viene inteso
26
come espressione dell’ingiusto dominio del capitalismo occidentale ed in
particolare del suo Paese leader, gli Stati Uniti d’America.
La persona che ha raccolto le varie voci di resistenza islamica contro
l’Occidente, facendo anche ampio uso di martiri suicidi, è lo sceicco
saudita Osama bin Laden che intorno al 1990 ha fondato l’organizzazione
terroristica Al Qaida21.
21
http://www.storiain.net.
27
Capitolo III
OSAMA BIN LADEN ED AL QAIDA22
Osama bin Laden nacque nel 1957 in Arabia Saudita da una ricca famiglia
islamico-sunnita. Ebbe un’istruzione di prim’ordine fino al raggiungimento
di ben due lauree; ha avuto diverse mogli e molti figli.
E’ stato formato all’insegnamento musulmano fedele alla sciaria (Legge di
Dio) che avrebbe “rimesso le cose apposto” nel mondo intero. La sua
ideologia era basata sulla lotta obbligatoria e anche con strumenti violenti
contro il comunismo, la democrazia, gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica,
Israele ed i musulmani sciiti.
Nel 1984 Osama bin Laden e Abd Allah al-Azzam fondarono il Maktab alKhidamat per convogliare denaro, armi e combattenti provenienti da tutto il
mondo arabo in Afghanistan contro l’Unione Sovietica che aveva occupato
quel Paese. I capitali privati di Bin Laden aiutarono la causa della
Resistenza Afghana e permisero ai musulmani di cacciare i sovietici.
22
www.storiain.net.
28
Intorno al 1987 la collaborazione tra Bin Laden e Azzam cominciò a
deteriorarsi poiché Bin Laden voleva uscire dall’ombra di Azzam e voleva
diventare un attore principale della Jihad.
E’ questo il periodo, intorno al 1989, che Bin Laden fondò il nuovo gruppo
terroristico di Al Qaida.
Ritornato in Arabia Saudita, fu accolto con onore e rispetto, ma, come altri
combattenti tornati dall’Afghanistan, non si riabituò facilmente alla vita
civile e si mise alla ricerca di una nuova causa per ripetere l’esperienza
Afghana. Si concentrò su due situazioni: il regime ateo di Saddam
Hussein23 e lo Yemen conteso tra comunisti e filoccidentali.
La famiglia reale saudita si rese conto del grave rischio che stava correndo
dando credito ad Osama bin Laden e decise pertanto di chiedere aiuto agli
Stati Uniti. Bin Laden, trasferitosi nel frattempo in Sudan, vedendo che gli
americani avevano profanato due luoghi Santi dell’Islam, scatenò la sua
offensiva contro l’Arabia Saudita. Da questo momento in poi Al Qaida ha
ben consolidate le sue strutture e giorno dopo giorno va attuando la sua
politica del terrore. Tra i suoi obbiettivi principali vi sono la liberazione
della presenza americana dai luoghi santi dell’Islam; scacciare gli israeliani
23
Politico iracheno, leader assoluto dell’Iraq dal 1979 al 2003. Nato a Tikrit nel 28 aprile 1937,
giustiziato per impiccagione a Baghdad il 30 dicembre 2006.
29
che hanno occupato abusivamente la Palestina; destabilizzare l’Occidente
con il suo capitalismo selvaggio e colpire gli Stati musulmani amici degli
“infedeli”.
Dal Sudan Al Qaida iniziò a diffondersi in tutto il mondo, sviluppando una
rete di comunicazione mai viste prima; per la divulgazione delle notizie
interne usava messaggi mail criptati e siti web, molti dei quali collocati
nelle aree tribali del Pakistan.
Al Qaida oltre ad avere una propria struttura gerarchica e operativa, funge
da elemento di raccordo finanziario, logistico e operativo per una serie di
formazioni eversive presenti in ogni continente. Piccoli elementi
appartenenti a questa rete operano in circa sessanta Paesi non solo islamici,
ma anche occidentali o di altra collocazione culturale. Infatti le comunità
musulmane trapiantate in vari Paesi sono vulnerabili al radicalismo
islamico ed offrono aiuto e base logistica ai terroristi veri e propri. Si va dal
reperimento e contraffazione di documenti di identità, alla raccolta e
riciclaggio di fondi, ai matrimoni con cittadini europei per l’ottenimento
della cittadinanza.
Un elemento caratterizzante di Al Qaida è che la sua generazione di
terroristi è cresciuta nella tecnologia più sofisticata e moderna, attinta
proprio da quell’Occidente che Al Qaida stessa vuole combattere.
30
Al Qaida inoltre può contare su una schiera di fedeli pronti al suicidio in
nome di Allah (Kamikaze24).
Al Qaida si è resa responsabile di una serie di azioni terroristiche
violentissime: nel 1996 l’attentato al quartier generale dell’aeronautica
statunitense a Khobar in Arabia Saudita; nel 1998 gli attentati contro le
ambasciate americane di Nairobi (Kenya) e Dar el Salam (Tanzania); nel
2000 l’attentato suicida ad un caccia torpediniere americano nel porto di
Aden (Yemen); l’eclatante attacco di New York e Washington dell’11
Settembre 2001; gli attentati ai treni di Madrid nel 2004; nel 2005 gli
attentati a Londra ed a Sharm el-Sheikh (Egitto).
In risposta agli attentati dell’11 Settembre 2001 il governo statunitense ha
inserito la guerra al terrorismo, e alla persona di Bin Laden
specificatamente, al primo posto della sua politica.
Questa guerra al terrore ha dato i suoi frutti il 2 Maggio 2011 quando in
Pakistan è stato individuato ed ucciso durante un conflitto a fuoco il leader
di Al Qaida, Bin Laden.
La morte di Osama bin Laden ha causato una minimizzazione del gruppo
terroristico di Al Qaida, poiché il suo nome era sufficiente a motivare alla
24
Parola giapponese tradotta come vento divino. È il nome dato ad un leggendario tifone che ha salvato il
Giappone da una flotta di invasione Mongola nel 1281. Internazionalmente questa parola si riferisce agli
attacchi suicidi eseguiti dai piloti giapponesi contro le navi alleate verso la fine della seconda guerra
mondiale. In epoca moderna viene usata per identificare attentati suicidi di natura terroristica.
31
CAPITOLO IV
ALTRE FORME DI TERRORISMO
Il panorama terroristico mondiale presenta altri filoni eversivi che, pur non
avendo le matrici ideologiche propriamente riconducibili alle tre
sfaccettature già trattate, operano con le stesse modalità procurando gravi
danni alla popolazione civile.
Il professore Domenico Tosini della Facoltà di Sociologia dell’Università
di Trento illustra questi “terrorismi atipici” con le seguenti definizioni:
terrorismo vigilante, terrorismo simbolico e single-issue terrorism26.
Terrorismo vigilante
Questa forma di terrorismo consiste nell’uso della violenza per difendere o
rafforzare la posizione politico sociale dominante.
26
http://www.unitn.it.
33
Un esempio sono i gruppi paramilitari protestanti dell’Ulster che, volendo
rimanere legati politicamente al Regno Unito, controbattono i terroristi
dell’IRA favorevoli al distacco.
Anche il Ku Klux Klan è riconducibile a questo aspetto del terrorismo. E’
un raggruppamento eversivo nato negli Stati Uniti d’America nel 1865 per
propugnare la superiorità della razza bianca; con il passare degli anni ha
aggiunto ai suoi scopi anche l’antisemitismo, l’anticattolicesimo e
l’anticomunismo. Dalla sua nascita ad oggi si è reso responsabile di
numerosi attentati specialmente contro comunità e singoli individui di razza
nera.
Un altro esempio di terrorismo di stampo “vigilante” è, sempre negli Stati
Uniti, la Costellazione del Christian Identity. Questo gruppo, riconducibile
alle sette religiose del fondamentalismo cristiano, crede che il popolo di
Dio non sarebbero gli ebrei, ma i bianchi cristiani dell’Europa
Settentrionale e difendono le loro idee con l’uso delle armi. E’ attribuito ad
un membro di questo gruppo, Timothy McVeigh27, l’attentato al Palazzo
Federale di Oklahoma City nel 1995.
27
Terrorista statunitense nato a Lockport il 23 aprile 1968. Fu riconosciuto colpevole di 11 reati federali,
condannato a morte e giustiziato l’11 giugno 2001 mediante iniezione letale a Terre Haute.
34
Terrorismo simbolico
Il terrorismo simbolico nasce da visioni apocalittiche che chiamano in
causa entità e forze spirituali protagoniste di una guerra cosmica, nella
quale l’obiettivo dei terroristi è favorire le forze del “Bene” contro le forze
del “Male”.
Appartiene a questa categoria il movimento terroristico giapponese Aum
Shinrikyo fondato da Shoko Asahara. Questa persona si è resa responsabile
di molti crimini dettati dalla sua visione pseudo-religiosa fino a giungere,
nel 1995, a compiere un attentato all’interno della Metropolitana di Tokyo
con il gas nervino. Arrestato, l’autore è stato condannato dallo Stato
giapponese alla pena capitale ma ancora non è stata eseguita.
Single-issue terrorism
I gruppi terroristici che si rifanno a questo tipo di eversione basano le loro
rivendicazioni su cause specifiche e particolari intorno a cui è radunato un
35
ristretto numero di persone. Ne sono un esempio American Army of God,
Animal Liberation Front e Earth Liberation Front.
L’American Army of God è un’organizzazione statunitense che sancisce
l’uso della forza per combattere l’aborto; ha condotto numerosi attacchi
dinamitardi contro cliniche abortiste ed è arrivato a sequestrare un medico
abortista e sua moglie, rilasciandoli in seguito senza alcun danno.
L’Animal Liberation Front, nato Nel Regno Unito nei primi anni sessanta,
persegue l’obiettivo di recare danno economico a coloro che traggono
profitto dal tormento e dallo sfruttamento degli animali. Negli anni hanno
attuato azioni di sabotaggio,intimidazioni, turbative dell’ordine pubblico,
lancio di bombe e di bombe molotov.
L’Earth Liberation Front, nato anch’esso nel Regno Unito nel 1992, volge
il proprio interesse al problema della deforestazione, dell’urbanizzazione
incontrollata, alla salvaguardia dei sistemi naturali in genere e alla
questione degli OGM. Usa gli stessi sistemi dell’Animal Liberation Front
con cui spesso è associato nelle azioni terroristiche.
36
Capitolo V
LA MINACCIA CBRN
(Chemical Biological Radiological Nuclear)
L’arma prediletta dai terroristi per compiere i loro attentati in tutte le
latitudini del globo è l’esplosivo che, nella maggior pare dei casi, dà il
tempo agli aggressori di mettersi in salvo e nello stesso tempo provoca un
gran numero di vittime, molti danni alle cose e larga risonanza mediatica.
Tuttavia non bisogna sottovalutare l’idea (e qualche realizzazione già è
stata messa in atto) del passaggio dalle armi tradizionali a quelle non
convenzionali, nella fattispecie alle armi chimiche, biologiche, radiologiche
e nucleari.
Le due Grandi Guerre del secolo scorso sono stati i due eventi che hanno
causato più morti in assoluto nella storia dell’umanità e in entrambe sono
state usate armi di distruzione di massa non convenzionali: l’arma chimica
nella I Guerra Mondiale e l’arma nucleare nella II Guerra Mondiale.
Alla fine della II Guerra Mondiale con la divisione della maggior parte dei
Paesi nei due blocchi contrapposti del Patto Atlantico e del Blocco
37
Sovietico ci fu la cosiddetta “corsa agli armamenti” cioè ogni Paese, in
primis USA e URSS, cercò di riempire i propri arsenali con armi
tradizionali e con armi di distruzione di massa (armi WMD28) in vista di
una possibile 3^ Guerra Mondiale.
Le armi che si produssero in maggior numero furono le armi biologiche e
quelle chimiche poiché hanno la caratteristica di essere prodotte scopi
legittimi e trasformate al momento opportuno in armi di distruzione di
massa. Non tutti i paesi si dotarono di armi nucleari poiché richiedono
enormi investimenti e tecnologie molto sofisticate.
A partire dagli anni settanta del secolo scorso, grazie all’intervento di
organismi internazionali, si è dato avvio ad una lenta riduzione degli
armamenti ed in seguito alla caduta del Muro di Berlino ed allo
smembramento dell’Unione Sovietica si è giunti nel 2000 alla firma di un
accordo in cui Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Regno Unito si impegnano
a perseguire il completo disarmo dei propri armamenti.
Se da un lato questa riduzione delle armi WMD dà un po’ di sollievo al
cittadino comune, da un altro lato ha reso potenzialmente disponibili queste
28
In inglese Weapon of Mass Destruction – WMD venne utilizzato per la prima volta in un articolo del
Times del 28 dicembre 1937 riguardante il bombardamento di Guernica, anche se in quell'epoca il
Giappone stava effettuando ricerche nel campo della armi biologiche e le armi chimiche erano già state
largamente usate.
38
armi che, se vendute, disperse o rubate, potrebbero arrivare nella mani dei
terroristi.
Per ora si sono registrati solo casi sporadici di attacchi terroristici con armi
WMD probabilmente grazie alla scarsa conoscenza e poca familiarità che i
terroristi hanno con questo genere di armi, ma la crescita esponenziale della
scienza e della biotecnologia, le vaste possibilità economiche dei terroristi,
lo scambio di comunicazioni ed informazioni oggi possibile via web
potrebbero essere cause di un totale rivoluzionamento nell’uso di armi da
parte dei terroristi dell’intero globo29.
Armi chimiche
Le armi chimiche impiegano veleni che uccidono, feriscono o rendono
invalidi.
Le vie più comuni per la diffusione sono quella inalatoria e quella
sottocutanea; attraverso questi canali gi agenti chimici arrivano con facilità
al circolo ematico.
Le sostanze chimiche possono essere suddivise :
29
http://ispro.it.
39
 Agenti asfissianti: sostanze che danneggiano l’apparato respiratorio
causando la formazione di liquido nei polmoni;
 Agenti vescicanti: agenti che provocano vesciche sula pelle e
danneggiano il condotto respiratorio, le mucose e gli occhi;
 Agenti tossici: agenti tossici sistemici
che interferiscono con
l’assorbimento dell’ossigeno nel sistema circolatorio;
 Agenti nervini: Sostanze letali che inibiscono l’azione degli enzimi
per la trasmissione degli impulsi nervosi;
 Agenti incapacitanti: sostanze in grado di rendere inabili,
disorientare o paralizzare.
Gli agenti chimici asfissianti come il cloro ed il fosgene sono stati i primi
ad essere usati, ma oggi non sono molto richiesti a causa del forte odore
che emanano avvisando la vittima della loro presenza e permettendo
reazioni di contromisura e per la grande quantità di materia necessaria per
essere letale.
Gli agenti vescicanti, come l’iprite e la lewisite, provocano vari gradi di
invalidità piuttosto che la morte. Essi sono potrebbero essere la scelta
migliore per un attacco terroristico che miri a provocare molti feriti, non
tanti morti, causare il panico e lo scompiglio tra la popolazione civile.
40
Queste sostanze sotto forma di gas sono state ampiamente usate nella
guerra tra Iran-Iraq (1980-1988).
Gli agenti tossici sistemici sono veleni che bloccano l’utilizzo dell’ossigeno
causando asfissia. Il più conosciuto è il gas di cianuro che provoca danni al
cuore ed al cervello e comporta il coma e la morte in poco tempo. Il suo
utilizzo a scopo terroristico, a causa della veloce evaporizzazione nell’aria,
potrebbe essere in un ambiente chiuso e ristretto.
Gli agenti nervini producono effetti tossici sia attraverso l’inalazione sia
attraverso il contatto; la loro azione consiste nel rendere inefficace un
enzima (acetilcolinesterasi) ed una proteina (acetilcolina) che trasmettono i
segnali nervosi alle cellule nervose. Gli effetti tipici dei gas nervini sono
violenti tremori, incontinenza, incapacità respiratoria e problemi di cuore;
la morte sopraggiunge per paralisi respiratoria.
Rispetto agli agenti asfissianti, vescicanti e tossici, gli agenti nervini
sarebbero i più adatti ad un attacco terroristico per la piccola quantità
necessaria a causare notevoli danni ad una quantità enorme di persone.
Gli agenti chimici nervini più noti sono:
 Tabun: primo agente ad essere stato scoperto e prodotto inizialmente
come insetticida;
41
 Sarin: la produzione di questo agente fu avviata a scopi bellici in
grande quantità poiché considerato di semplice produzione e
relativamente economico;
 Soman: è estremamente tossico e porta alla morte in quindici minuti;
un suo ipotetico uso terroristico potrebbe essere di avvelenamento
delle reti idriche data la sua facilità di soluzione in acqua
 VX (acido metil fosfonico): creato dopo la Seconda Guerra
Mondiale, è l’agente nervino più letale mai creato, la sua azione è
dieci volte più potente del Soman. Hanno ammesso di possederlo
solo Russia e Stati Uniti. A causa della sua estrema difficoltà ad
essere sintetizzato e della sua enorme pericolosità è difficile che sia
prodotto da gruppi terroristici, ma questi ultimi potrebbero rubarlo,
specialmente nei laboratori russi mal sorvegliati.
Gli agenti incapacitanti non sono necessariamente letali, ma producono
effetti psicologici e mentali che impediscono ad una persone di avere il
pieno possesso delle proprie facoltà. Tra i più noti ci sono: il BZ, l’LSD, la
mescalina, il metaqualone.
Molti Paesi possiedono armi chimiche in quantità poiché sono più
economiche delle altre armi WMD, possono essere prodotte su scala
industriale con altri prodotti chimici di consumo, esercitano un deterrente
42
all’attacco di un ipotetico nemico che sarebbe costretto a dotarsi di costosi
equipaggiamenti per difendersi.
Nel marzo del 1995 un fanatico religioso Shoko Asahara, fondatore della
setta religiosa Aum Shinrikyo, con visioni apocalittiche attaccò la
metropolitana di Tokyo con il gas nervino Sarin uccidendo 12 persone e
solo l’incompetenza a trattare con tale sostanza nociva non ha causato un
numero ben più alto di vittime.
Questo episodio, anche se ha avuto un numero di vittime non molto elevato
rispetto ad altri attacchi terroristici ha evidenziato come operatori
indipendenti, senza supporto dello Stato, possono accedere ed acquistare
grandi quantità di sostanze chimiche nocive. Inoltre esse possono essere
trasportate ed occultate con estrema facilità perché è praticamente
impossibile rilevare sostanze chimiche confezionate in un contenitore
chiuso.
Altro episodio non meno inquietante è l’uccisione a Kabul di due
giornalisti, Maria Grazia Cutuli e Julio Fuentes, corrispondenti in
Afganistan, dopo che avevano scritto articoli riguardanti il possesso di Al
Qaida di armi chimiche30.
30
http://ispro.it.
43
Le armi biologiche (il bioterrorismo)
Il bioterrorismo31 è una forma di terrorismo che consiste nell’utilizzo
intenzionale di agenti biologici (virus, batteri o tossine) in azioni contro
l’incolumità pubblica quali attentati, sabotaggi, stragi o minacce volte a
creare panico e isteria.
Gli agenti biologici utilizzati possono essere reperiti in natura o possono
essere modificati dall’uomo al fine di aumentarne il potere distruttivo, la
virulenza o la diffusione nell’ambiente tramite l’aria, l’acqua, il cibo e le
bevande.
Fino a pochi anni fa gli esperti di terrorismo ritenevano che attacchi
realizzati mediante l’impiego di armi biologiche fossero un’ipotesi
scarsamente probabile, tuttavia dal 1992 si sono verificati negli Stati Uniti
una serie di complesse epidemie (criptosporidiosi, sindrome polmonare di
hantavirus, salmonellosi) di inspiegabile causa.
Anche in altre parti del mondo si sono manifestati contagi di dubbia
provenienza (peste in India, Ebola nello Zaire, influenza H5N1 ad Honk
Hong, Hendra in Australia).
31
http://it.wikipedia.org , http://ec.europa.eu.
44
La comunità scientifica individua gli agenti biologici che potrebbero essere
impiegati a scopo bioterroristico in differenti categorie.
Nella categoria A sono inseriti: vaiolo, antrace, peste, botulismo,
tularemia, Ebola, febbre Lassa. Queste malattie mettono a rischio la
sicurezza nazionale in quanto possono facilmente essere disseminati o
trasmessi da persona a persona e causano elevata mortalità. Esse richiedono
una azione speciale e complessa per mettere in atto una risposta adeguata.
Nella categoria B sono inseriti: febbre Q, brucellosi, encefalomielite
equina, castor bins, enterotossina B dello stafilococco, salmonella, colera,
escherichiacoli. Questi agenti sono di seconda priorità e sono
moderatamente facili da disseminare e causano bassa mortalità.
Nella categoria C sono inseriti agenti patogeni che possono essere
trasformati attraverso la bioingegneria e resi altamente mortali. Essi sono: il
virus Nipah, gli hantavirus, i virus delle febbri emorragiche trasmesse da
zecche, il virus della febbre gialla, la tubercolosi multi resistente.
Se da una parte ci sono ragioni che rendono crescente l’interesse per il
possibile utilizzo delle armi biologiche (economicità della produzione e
dell’impiego, azione distruttiva, difficoltà nella identificazione, possibilità
di contaminare vaste aree, ecc..) ci sono anche fortunatamente numerose
difficoltà che sul piano pratico limitano l’uso delle armi biologiche. Fra
45
queste possiamo citare: l’influenza delle condizioni meteo-climatiche
sull’efficacia dell’aggressivo biologico, l’evoluzione relativamente lenta
della maggior parte delle infezioni dovute a microrganismi, la necessità da
parte dell’aggressore di disporre di un’ adeguata terapia e profilassi per la
malattia utilizzata al fine di evitare l’effetto “boomerang”.
Negli Stati Uniti è stato simulato un attacco bioterroristico; queste
esercitazioni hanno messo in evidenza la scarsa preparazione ad affrontare
emergenze con un elevato numero di persone infette. Data la crescente
possibilità si questo genere di attacco è diventato perciò prioritario
predisporre piani di emergenza in modo da essere pronti a fronteggiare
l’eventuale pericolo.
Questi piano dovrebbero prevedere il rafforzamento di una rete di
laboratori in grado di diagnosticare malattie infettive inusuali. Le università
dovrebbero approfondire l’insegnamento delle malattie infettive rare in
modo che gli operatori sanitari siano in grado di diagnosticarle anche senza
averle mai incontrate prima. Dovrebbe essere incoraggiata la ricerca a
produrre nuovi farmaci e vaccini. Dovrebbe essere monitorato l’andamento
delle malattie infettive della popolazione. Poiché l’uso delle armi
biologiche produce anche negativi effetti psicologici sulla popolazione,
46
sarebbe essenziale che i cittadini fossero messi a conoscenza della
predisposizione e delle procedure e comportamenti da adottare.
La cooperazione internazionale stabilita dai Paesi dell’Unione Europea con
Paesi partner e con l’Organizzazione Mondiale della Sanità permette di
assicurare un buon coordinamento a livello mondiale per quanto riguarda le
strategie di predisposizione, reazione e gestione delle crisi in relazione alle
minacce per la salute pubblica rappresentate dal terrorismo internazionale
di tipo biologico32.
Le armi radiologiche e nucleari
Sono armi nucleari quelle in cui l’esplosione deriva dall’energia rilasciata
da reazioni all’interno di nuclei atomici per fissione, per fusione o per
entrambe.
È l’arma più sofisticata e la più complessa da progettare che esista ed è
quindi molto poco probabile che possa essere posseduta da terroristi a
meno che essi non riescano ad impadronirsi di quelle già esistenti in
arsenali nucleari o a comprarla da qualche Paese compiacente.
32
http://www.itasforum.it.
47
Oggi le armi nucleari hanno raggiunto una potenza tale che se esplodesse
un’arma a fissione di 20 Kiloton a Wall Street a mezzogiorno di un giorno
lavorativo ucciderebbe un milione di persone e se scoppiasse una guerra
atomica nel mondo una serie di esplosioni sarebbero in grado di oscurare
la luce del sole per un lungo periodo con conseguente minaccia di
estinzione per molte specie sulla Terra compresa quella umana.
Al contrario delle armi nucleari che, come già si è detto, non sono di
semplice produzione e generalmente sono ben protette e difese, le armi
radiologiche sono decisamente più facili da essere reperite da parte di un
gruppo terroristico che ne volesse entrare in possesso. La via più semplice
sarebbe sicuramente quella di ricorrere alle scorie radioattive sia di centrali
atomiche sia degli armamenti atomici in dismissione, tuttavia anche il
ricorso ad una semplice diffusione di materiale radioattivo sarebbe in grado
di uccidere un elevatissimo numero di persone.
L’unico esempio di questo genere di attacco terroristico è stato condotto a
Mosca nel 1995 da un gruppo di ribelli ceceni. Essi hanno nascosto un
pacco contenente cesio in un parco di Mosca e poi hanno chiamato la
stampa. Le autorità sono riuscite ad intervenire prima della detonazione e
ad evitare un serio incidente, ma tale episodio ha messo in luce il fatto che
48
fazioni terroristiche possano entrare in possesso di materiale radioattivo ed
usarlo senza esitazione.
Con l’11 settembre 2001 il mondo intero si è improvvisamente reso conto
che una persona in missione suicida può essere più mortale di un qualsiasi
oggetto di offesa pensato dalla mente umana. E se qualcuno pensasse di
usare un velivolo commerciale di grandi dimensioni come “air crash” su
una centrale nucleare sarebbe un problema di non poco conto.
Le
centrali atomiche nel mondo sono state progettate e costruite per
resistere a fenomeni naturali (quando ci si riesce!), ma non per attacchi
terroristici. Un assalto di tale genere causerebbe una grandissima misura in
termini di morti e feriti ed un rilascio di radioattività nell’ambiente tale da
contaminare centinaia e centinaia di chilometri quadrati per lungo tempo.
La difesa in tal senso non può fare molto perché rendere inattaccabili a
simili velivoli le centrali nucleari è una via non percorribile, l’unica tutela
resta il controllo minuzioso agli aeroporti di tutto il mondo per impedire
che terroristi con tali intenzioni non salgano a bordo33.
33
http://ispro.it.
49
CAPITOLO VI
IL CYBERTERRORISMO
Cosa può fare un ragazzo marocchino di soli 22 anni, che risiede nel Regno
Unito e che non possiede altro che un computer per aiutare la causa della
“guerra santa”? Semplice la risposta: il cyberterrorista.
Il cyberterrorismo o terrorismo informatico è un fenomeno caratterizzato
dal’abuso della tecnologia informatica tramite la rete Internet a scopi
eversivi.
Molto spesso gruppi terroristici usano il web per reclutare nuovi membri,
ricercare finanziamenti, diffondere la propaganda, addestrare e incitare gli
adepti a commettere azioni dimostrative. Internet ha permesso loro di
valicare i confini nazionali e espandere il loro credo sovversivo nell’intero
pianeta a costi bassi e con una certa sicurezza di anonimato.
50
E’ appunto il caso del ragazzo marocchino di 22 anni, Younes Tsouli 34,
nome di battaglia Irhabi 007, residente nel Regno Unito.
Figlio di immigrati islamici dal Marocco, Younes, forse infiammato
dall’idea di guadagnarsi il paradiso, forse contattato da qualcuno colpito
dalla sua bravura informatica, forse solo in cerca di autoaffermazione, ha
accettato di diventare il diffusore in Occidente dei filmati di Al Qaida.
Inizialmente si limitava a prelevare materiali dai siti islamici e a rimetterlo
in circolazione, poi è passato a fare un vero e proprio “sussidiario” per
terroristi. Ha messo in rete istruzioni precise su come costruire esplosivi e
persino un’autobomba; celebrava le vittorie di Al Qaida ed offriva
collaborazione ai giovani che decidevano di diventare “jidaisti”.
Si era specializzato inoltre a carpire identità, numeri di carte di credito e
conti correnti, date di nascita, disponibilità finanziarie di ignari cittadini
mettendo insieme una piccola fortuna con cui veniva incontro alle necessità
economiche di Al Qaida: biglietti aerei, telefoni satellitari, radio ricetrasmittenti, navigatori GPS, tende, visori notturni e quant’altro potesse
aiutare terroristi in azione. Era abbastanza sicuro del suo lavoro, ma
34
Olimpio, Guido, Alqaeda.com. Milano, RCS Libri S.p.A,2008, pp. 132-152.
51
evidentemente la troppa sicurezza lo ha condotto a compiere qualche passo
falso ed è sta individuato ed arrestato da Scotland Yard.
Purtroppo come capita spesso in casi del genere per un terrorista che viene
preso decine di altri prendono il suo posto ed il web si riempie sempre più
di cyber terroristi.
Tuttavia un problema ancora più serio della diffusione delle idee eversive
via Internet è quello di un eventuale attacco ai sistemi informatici che gran
parte degli Stati oggi usa per la gestione di molti servizi dato l’elevato
livello di informatizzazione della società occidentale.
Per esempio sono computerizzati i traffici degli aerei, dei treni e delle
metropolitane, la correzione con il cloro (sostanza altamente nociva se
usata in eccesso) delle acque potabili ed una serie infinita di servizi che, se
messi fuori uso o peggio ancora se comandati da terroristi, possono causare
centinaia e centinaia di vittime35.
Ad un cyber terrorismo si risponde con una cyber sicurezza
e molti
Governi, consapevoli del problema, stanno prendendo misure cautelative
per prevenire ed essere pronti ad ogni evenienza.
35
http://www.eurasia-rivista.org.
52
Riguardo a questa ipotesi la Cina ha predisposto procedure per scollegare il
suo network da tutta la rete globale come eventuale risposta ad un ipotetico
attacco terroristico informatico.
La Commissione Europea ha varato la Direttiva 114/2008 per l’attuazione
del Programma Europeo di Protezione delle Infrastrutture Critiche .
L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Controllo della Droga e la Prevenzione
del Crimine, nell’ottobre del 2012, ha varato un Documento dal titolo
“L’uso di internet per finalità terroristiche” con lo scopo di fornire agli
Stati membri un aiuto per l’investigazione ed il trattamento giudiziario in
caso di terrorismo informatico.
Sembra, tuttavia, che siamo solo agli inizi
di questo fenomeno e si
presuppone che negli anni futuri il web sia invaso sempre più da attacchi di
questo genere e purtroppo ancora rimane difficile calcolarne l’effettivo
rischio e la reale portata.
L’unica cosa certa è che siamo di fronte a persone preparatissime, esperte
nel campo informatico e che niente hanno da spartire con ignoranza ed
arretratezza.
53
Capitolo VII
TERRORISTA O EROE?
“Terrorista” è un termine che implica un giudizio morale e pertanto assume
un significato inevitabilmente soggettivo.
Scegliere se definire l’autore di un atto criminoso “terrorista” o “eroe”
dipende dal punto di vista: se chi parla condivide gli ideali del responsabile
questi sicuramente sarà definito “eroe”; se i valori sottostanti l’azione
delittuosa non sono condivisi sicuramente il suo autore sarà definito
“terrorista”.
All’interno di una singola nazione è facile decidere chi sia terrorista: è
colui che minaccia la stabilità dello Stato.
Sul piano internazionale è difficile invece stabilirlo poiché ancora non si è
giunti a dare una definizione di terrorismo universalmente accettata e
spesso gruppi di persone hanno utilizzato atti terroristici per combattere
governi dispotici36.
36
Fossati, Marco, Terrorismo e terroristi. Milano, Paravia Bruno Mondadori Editori, 2003, pp. 163-171.
54
Nelle epoche passate, a volte, si sono adoperati metodi terroristici per il
raggiungimento di una “buona causa”; in Sudafrica, ad esempio, per
mettere fine al dominio dei bianchi sui neri si sono perpetrate stragi sui
bianchi radunati in chiese o cinema.
Per valutare se un atto possa essere definito terroristico o meno è
necessario spostare l’ottica di giudizio dal piano dei soggetti coinvolti al
piano giuridico37.
Chiunque può giustificare azioni scellerate con buoni ideali, ma il giudizio
non può prescindere dalle norme vigenti.
Il Consiglio Europeo con la Decisione Quadro del 13 Giugno 2002 prende
posizioni chiare contro il terrorismo ed adotta numerose specifiche per
contrastarlo.
L’Unione Europea basandosi sui valori universali della dignità umana,
della libertà, dell’uguaglianza e del rispetto dei diritti, ispirandosi al
principio della democrazia e al principio della stato di diritto, reputa il
terrorismo una delle più grandi violazioni di detti valori e principi.
La Decisione Quadro è vincolante per tutti gli Stati Membri e si applica a
tutti i reati di terrorismo preparati o commessi all’interno dell’Unione
Europea.
37
Ibidem, p.63.
55
L’8 Settembre 2006, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato
con apposita Risoluzione e relativo Piano d’Azione, una strategia globale
anti-terrorismo, che costituisce uno strumento senza precedenti per il
rafforzamento delle azioni su scala nazionale e internazionale volte a
contrastare il fenomeno terroristico.
Con l’adozione di questa Risoluzione tutti gli Stati Membri hanno
convenuto, per la prima volta, sulla necessità di un approccio strategico e
operativo comune nella lotta al terrorismo.
Le nuove ed importanti iniziative previste dalla strategia dell’ONU
comprendono:
 Coerenza di efficienza nell’assistenza tecnica anti-terrorismo
affinché tutti gli Stati possano garantire il loro apporto;
 Attuazione volontaria di sistemi di assistenza alle vittime e alle loro
famiglie;
 Mobilitazione contro la minaccia del bioterrorismo con la creazione
di un unico database di tutti gli incidenti biologici; impegno affinchè
i processi della biotecnologia possano essere impiegati per il bene
comune e non per scopi terroristici;
56
 Il coinvolgimento della società civile a livello locale nella lotta al
terrorismo e lo sviluppo di collaborazioni con settori privati per la
prevenzione di attacchi terroristici;
 L’esplorazione di strumenti innovativi per la lotta all’uso terroristico
di internet;
 Modernizzazione di sistemi di controllo dei confini e delle dogane
per prevenire gli spostamenti di terroristi e materiali illegali;
 Il rafforzamento della cooperazione per combattere il riciclaggio del
denaro e il finanziamento del terrorismo.
Questa strategia afferma che il terrorismo non può e non deve essere
associato ad una specifica religione, nazionalità, civiltà o gruppo etnico.
Essa ribadisce anche la necessità che gli Stati si rifiutino di offrire zone
franche di natura finanziaria e asilo politico ai terroristi, ma li consegnino
alla giustizia secondo il principio giuridico.
Con l’adozione di questa strategia, l’Assemblea Generale degli Stati Uniti
dimostra che la Comunità Internazionale è fermamente determinata a
combattere e sconfiggere il terrorismo38.
38
http://www.unric.org.
57
CAPITOLO VIII
SOCIETA’, POLITICA E TERRORISMO
Intorno alla metà del 1900, era avanzata l’ipotesi che ci fosse una
correlazione tra povertà e reati generati dell’odio39. Questa teoria è stata
accettata e rilanciata da molti leader mondiali che hanno collegato
l’esplosione del terrorismo alle condizioni economiche sfavorevoli e alla
mancanza di istruzione.
Tuttavia alcuni autori americani e tedeschi40 nei primi anni del Duemila
hanno demolito tale tesi. Essi, correlando un arco di tempo maggiore, il
tasso di disoccupazione e l’incidenza di reati generati dell’odio, non hanno
individuato significativa relazione tra gli aspetti individuati, anzi è emersa
39
Raper, Arthur F., The Tregedy of Lynching, 1933. Hovland, Carl I. e Sears Robert. R., (1940),
in Krueger, Alan B., Terroristi, perché. Roma-Bari, Gius. Laterza & Figli S.p.A., 2009, pp. 17-18.
40
Philip N. Jefferson, Frederic Pryor, Alan B. Krueger, Joern-Steffen Pischke, in Krueger, Alan B.,
Terroristi, perché. Roma-Bari, Gius. Laterza & Figli S.p.A., 2009, p. 19.
58
un’associazione positiva tra il livello medio di istruzione della popolazione
in generale e la presenza di hate group41s in un determinato comprensorio.
Il Pew Research Center, uno dei più famosi istituti di ricerca americani, ha
realizzato nel 2004 il Progetto Pew Global Attitudes, una serie di sondaggi
di opinione a livello mondiale. Tra gli altri sono state interpellate circa
mille persone in Giordania, Marocco, Pakistan e Turchia. Una delle
domande era: “ Che cosa pensa degli attentati suicidi contro gli americani e
gli altri occidentali in Iraq? Personalmente ritiene che siano giustificati o
no?”. Inaspettatamente i risultati mostrano che le persone con un livello di
istruzione più elevato sono più propense ad affermare che gli attentati siano
giustificati.
Uno studio effettuato sui terroristi suicidi dimostra che il 60% aveva un
titolo di studio più elevato del diploma di scuola secondaria. Inoltre il
gruppo eversivo Hamas e la Jihad islamica palestinese hanno dichiarato di
reclutare i loro adepti principalmente negli ambienti universitari e gli
studenti universitari sono di norma figli di famiglie benestanti e ricche.
41
Neologismo anglosassone designante un gruppo o movimento organizzato che promuove l’odio,
l’ostilità o la violenza nei confronti di altri individui per motivi razziali, etnici, religiosi, sessuali, politici.
Ibidem, pp. 19 e 157.
59
Anche
un’organizzazione
terroristica
israeliana
denominata
Gush
Emunim42 (“blocco dei fedeli”) ricerca i suoi membri tra le file dei
professionisti di alto livello socio-economico.
Come è stato dimostrato dagli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001
negli Stati Uniti, un alta percentuale dei seguaci di Al Qaida possiede
istruzione universitaria ed è reclutata professioni qualificate.
Studi condotti sul gruppo terroristico irlandese Irish Repubblican Army
(IRA) hanno, invece, fornito dati contrastanti con le indagini condotte in
Medio Oriente; infatti la maggior parte dei combattenti dell’IRA proviene
dalla classe operaia.
Una spiegazione possibile a questo evidente contrasto è che l’eversione in
Irlanda del Nord ha assunto più la connotazione di guerra civile che di
terrorismo vero e proprio. Le guerre civili seguono corsi diversi dal
terrorismo ed è stato già dimostrato il nesso esistente tra l’insorgere di
guerre civili e depressione economica.
L’adesione a gruppi terroristici delle persone benestanti e con un’istruzione
migliore può essere spiegata con il fatto che esse sono più informate, più
formate dalla classe dirigente locale, meno stretti da bisogni materiali,
42
Ibidem, p. 37.
60
maggiormente fiduciose delle loro opinioni
e questo può portare ad
adottare posizioni estreme.
Anche per quanto riguarda gli attacchi suicidi sembra non sussistere il
nesso povertà-sacrificio, poiché non si offrono persone che non hanno più
motivi di vivere (anche per ragioni economiche), ma persone con
convinzioni talmente salde da essere disposte a sacrificare la propria vita
per la causa.
Se è comunque positivo favorire l’economia dei paesi depressi e favorire
l’istruzione basata sulla tolleranza e su forme di protesta non violente, è
sbagliato attribuire le cause del terrorismo solo a povertà e mancanza di
istruzione. L’Occidente dovrebbe attuare una politica che possa prevenire
reazioni violente da parte delle popolazioni coinvolte.
L’economista Alan B. Krueger afferma che nell’88% dei casi da lui studiati
gli attentatori terroristici e le loro vittime hanno la stessa nazionalità; ciò
implica che la maggior pare del terrorismo internazionale è di fatto locale e
che l’attacco subito l’11 settembre 2001 dagli Stai Uniti è un caso atipico.
Può darsi che il costo del viaggio e la difficoltà di mimetizzarsi in un
contesto culturale diverso scoraggino i terroristi dal commettere attentati in
regioni distanti.
61
Egli ha anche riscontrato che la probabilità che vittime e autori di atti
terroristici siano di religione diversa è del 62%, quando la probabilità che
due persone scelte a caso sulla terra professino religioni diverse è del 77%.
E’ interessante notare che nel 90% dei casi di attentati suicidi le vittime e
gli autori sono di religione diversa. Da questi dati si può dedurre che solo
gli attacchi suicidi sembrano essere collegati in modo più stretto alle
differenze religiose. Pertanto si può affermare che nessuna religione ha il
monopolio del terrorismo e nonostante le organizzazioni terroristiche
islamiche siano al centro dell’attenzione mondiale, esse non sono
assolutamente l’unica fonte dell’eversione e le differenze di carattere
religioso sono solo una delle potenziali cause del risentimento tra culture
diverse43.
Da un’ulteriore studio dello stesso economista emerge ancora una volta che
i terroristi sono tendenzialmente membri della classe media o medio - alta e
prendono di mira i paesi più ricchi.
I terroristi pur non provenendo dai paesi più poveri sono originari di
nazioni con un basso livello di libertà civili, come ad esempio l’Arabia
43
Krueger, Alan B., Terroristi, perché. Roma-Bari, Gius. Laterza & Figli S.p.A., 2009, pp. 51-98. Cap.
II.
62
Saudita; i paesi con livelli più elevati di libertà sono più esposti al rischio di
essere colpiti da attentati terroristici44.
44
Ibidem.
63
CAPITOLO IX
TERRORISMO ED ECONOMIA
Esistono due tesi riguardo alle ripercussioni del terrorismo sull’economia
dei paesi che lo subiscono.
Una tesi, sostenuta da alcuni autori americani45, afferma che il terrorismo
esercita un effetto modesto sull’economia. La seconda, sostenuta da altri
studiosi46, asserisce invece che il terrorismo produce un grande impatto.
La tesi ad “effetto moderato” si poggia su alcune considerazioni. La prima
è che i danni causati alle cose materiali possono essere riparati;
l’importante è proteggere le persone perchè esse possiedono le conoscenze
necessarie a produrre i beni; fortunatamente finora gli attacchi terroristici
non hanno causato un numero di vittime, rispetto alla popolazione generale,
tale da mettere in crisi il processo di produzione.
45
Gary S. Becker e Kevin M. Murphy della University of Chicago ( Becker e Murphy, 2001) in Krueger,
Alan B., Terroristi, perché. Roma-Bari, Gius. Laterza & Figli S.p.A., 2009, p. 99.
46
Gary S. Becker, Nicholas Bloom, Alan B. Krueger, Yona Rubinstein in Krueger, Alan B., Terroristi,
perché. Roma-Bari, Gius. Laterza & Figli S.p.A., 2009, pp. 102-103.
64
Il secondo elemento è che la produzione di beni può comunque continuare
anche dopo un attacco terroristico sostituendo alcuni fattori della
produzione stessa. Tanto è vero che alcune città colpite da attacchi
terroristici si sono riprese con relativa rapidità ed efficacia.
La scuola di pensiero del “grande impatto” si basa su tre argomentazioni.
In primo luogo, se è vero che alcuni settori dell’economia si adattano alle
condizioni successive ad un attacco terroristico, altri subiscono
ripercussioni devastanti; per esempio dopo l’11 settembre il settore turistico
ha subito gravi perdite.
Il secondo argomento a favore di questa tesi è che le persone ed i governi
possono reagire in modo spropositato adottando comportamenti e misure
impropri e non adeguati alla reale minaccia esistente; ad esempio gli Stati
Uniti ed il Regno Unito in seguito ad attacchi terroristici hanno adottato
drastici
provvedimenti
contro
l’immigrazione
privandosi
di
una
fondamentale risorsa di manodopera qualificata.
Il terzo cardine si basa sull’idea che dopo grandi attacchi terroristici i
mercati azionari subiscono una volatilità eccezionalmente elevata con
danni irreversibili per alcune società.
Nonostante gli studiosi a livello mondiale stiano ancora discutendo se e in
che misura gli attacchi terroristici influiscano sul PIL dei singoli Paesi, è
65
innegabile che il terrorismo e la reazione ad esso causino forti cambiamenti
economici47.
Ad esempio nella metà del 2004 le spese militare sostenute dal governo
degli Stati Uniti sfioravano il 5% del PIL del Paese48; per finanziare le
truppe militare agenti nel Medio Oriente l’amministrazione statunitense
aveva dirottato ingenti forme di denaro necessarie ad altri scopi causando
un grave depauperamento in settori delicati. Una prova di quanto affermato
è il mancato consolidamento degli argini e della costa nel sud-est del Paese
per prevenire le possibili conseguenze degli uragani; in tal modo alla fine
di agosto 2005 il mondo intero ha assistito attonito alla devastazione di
New Orleans a causa dell’uragano Katrina49.
Si è già detto che le borse dei Paesi Occidentali hanno reagito in modo
“fibrillante” agli attacchi dell’11 settembre e questa reazione ha innescato
un circolo virtuoso nelle economie mediorientali. All’indomani della
tragedia, temendo un generale congelamento dei fondi impegnati in
Occidente, gli investitori musulmani hanno rimpatriato i capitali dando vita
ad una rapida crescita economica dei loro Paesi.
47
Ibidem, pp. 102-110.
48
Napoleoni, Loretta, Terrorismo S.p.A.. Milano, il Saggiatore S.p.A., 2008, pp. 283-296.
49
L'uragano Katrina è stato uno dei cinque più gravi uragani della storia degli Stati Uniti, il più grave in
termini di danni economici, uno dei più gravi dal punto di vista del numero di morti. È stato il sesto più
forte uragano atlantico mai registrato e il terzo più forte che abbia mai raggiunto le coste degli Stati Uniti.
66
La forte crescita del mercato finanziario islamico e i guadagni provenienti
dall’aumento del prezzo del petrolio hanno causato una nuova ricchezza
nell’economia dei Paesi Arabi specialmente in Arabia Saudita e Iran.
Entrambi questi Paesi sono accusati dall’Occidente di essere i massimi
sponsor del terrorismo islamico.
Ma come e dove i terroristi traggono i mezzi economici per finanziarsi?
I gruppi eversivi, quali l’IRA, l’ETA, Hamas, Hezbollah solo per citarne
alcuni, in prima istanza si rivolgono regolarmente alle comunità di emigrati
per chiedere denaro. Si pensi che nel 1999 l’U.C.K50., l’esercito di
liberazione del Kosovo, ha raccolto la ragguardevole cifra di dieci milioni
di dollari fra gli emigrati albanesi negli Stati Uniti. L’IRA ottiene notevoli
rimesse di denaro degli Irlandesi all’estero. L’OLP impone addirittura una
tassa del 5% sui redditi di tutti i Palestinesi che sono in Paesi stranieri.
Un altro notevole veicolo di soldi per i terroristi sono gli enti filantropici ed
assistenziali. Molti di questi sono stati istituiti per scopi umanitari, ma in
realtà, a fronte di una piccola percentuale destinata ai bisognosi, impiegano
la maggior parte del denaro per finanziare gruppi armati. Per esempio le
50
L’Ushtria Çlirimtare e Kosovës (UÇK o UCK), nome albanese dell'Esercito di Liberazione del Kosovo
(ELK), noto anche con l'acronimo inglese KLA (Kosovo Liberation Army), è stata un'organizzazione
paramilitare guerrigliera e terroristica kosovaro-albanese che ha operato nei territori serbi del Kosovo e
nella vicina vallata di Presevo, nella Serbia meridionale. Napoleoni, Loretta, Terrorismo S.p.A.. Milano, il
Saggiatore S.p.A., 2008, p. 220.
67
organizzazioni benefiche musulmane destinano gli aiuti umanitari a
progetti che vanno dalla costruzione di moschee all’acquisto di armi fino al
finanziamento
di
gruppi
armati
fondamentalisti
che operano
in
Afghanistan, Pakistan, Cecenia, Bosnia ed Albania.
Un ulteriore modo per sovvenzionare le attività illecite è usare gli aiuti
legali provenienti da altri Paesi o dall’ONU, solitamente destinati alla
popolazione civile, per scopi illegittimi. Ha usato questo metodo l’Iraq che
aveva ottenuto diecimila camion dalle Nazioni Unite grazie al programma
oil-for-food51, ma invece di usarli per aiutare le persone affamate li ha
trasformati in veicoli militari52.
Anche il sequestro di turisti o di lavoratori stranieri può diventare
un’importante fonte di denaro. Purtroppo i gruppi terroristici accettano le
offerte migliori e, se qualche altro gruppo eversivo per scopi propri
propone per la morte degli ostaggi una cifra maggiore di quella che si offre
per la loro liberazione, non hanno scrupoli: accettano l’offerta più
vantaggiosa ed uccidono gli ostaggi.
51
Il programma Oil-for-food (letteralmente "petrolio in cambio di cibo"), attivato dalle Nazioni Unite nel
1995 (con la risoluzione n. 986) e terminato nel 2003, puntava a permettere all'Iraq di vendere petrolio nel
mercato mondiale in cambio di cibo, medicine, e altre necessità umanitarie indirizzate alla popolazione
irachena senza per questo agevolare l'Iraq nella ricostruzione del proprio esercito.
52
Napoleoni, Loretta, Terrorismo S.p.A.. Milano, il Saggiatore S.p.A., 2008, p. 223.
68
E’ stato più volte provato che gruppi ribelli o semplici affiliati abbiano
adottato stili di vita criminosi (rapine, truffe, contraffazione di carte di
credito e documenti, traffici illeciti, ecc..) per finanziare le attività eversive.
Anche il contrabbando di sigarette, alcolici e di diamanti è una buona
maniera per condurre proventi all’eversione armata.
Le autorità di sicurezza ritengono anche che nel riciclaggio dei guadagni
del narcotraffico in America Latina siano implicati broker mediorientali
legati ai fondamentalisti islamici.
Il territorio turco è il puto in cui passa il 70-80% di droga diretta in Europa;
di essa ne fa ampio commercio la mafia turca che ne ricava un fatturato
annuo di cinquanta milioni di dollari; di questa cifra buona parte finisce
nelle tasche di gruppi armati estremisti.
Un’altra importante forma di approvvigionamento di denaro sono gli aiuti
occulti che gruppi terroristici ricevono da Paesi stranieri per la lotta contro
il governo ufficiale al fine di favorirne la caduta. Questa forma di
finanziamento si trasforma spesso in arma a doppio taglio poiché i terroristi
non esitano ad accettare aiuti da chiunque sia pronto a fornirglieli, salvo
rivoltarsi poi contro se serve al raggiungimento dei loro scopi. Di questo ne
sono un esempio i mujaheddin dell’Afghanistan. Essi hanno prima
accettato gli aiuti dagli Stati Uniti per liberarsi dell’occupazione sovietica,
69
ma non esitano a compiere azioni terroristiche contro gli Americani ed i
loro alleati per rimanere gli unici padroni del territorio.
Per ultima, ma non per importanza, resta da citare come fonte di reddito per
i terroristi la nuova ricchezza a cui è giunta l’economia mediorientale dopo
gli attacchi dell’11 settembre. Infatti esiste un grosso scarto economico tra i
capitali provenienti da diverse fonti reperibili in quell’area e le somme
investite; ciò fa pensare che una buona parte dei guadagni finisca in
finanziamento occulto al terrorismo53.
Ironicamente non è lo scontro ideologico tra civiltà il motore del
terrorismo, ma il denaro proveniente, in un modo o in un altro,
dall’Occidente stesso.
53
Ibidem, pp. 224-244.
70
CAPITOLO X
DIRITTO E DIRITTI
Da quanto detto finora appare evidente che il terrorismo è un fenomeno in
espansione e difficile da tenere sotto controllo.
L’uso della forza ha fatto registrare la vittoria in qualche battaglia, ma non
certamente l’annientamento di tale fenomeno.
Anche l’applicazione del diritto penale nazionale ha prodotto delle palesi
lacune e pertanto è obbligatorio interrogarsi sull’opportunità di utilizzare
strumenti giuridici nuovi e più efficaci.
Innanzitutto bisogna distinguere tra terrorismo internazionale classico ed
un nuovo terrorismo internazionale globale: mentre il primo lede comunque
l’ordine pubblico di uno o più Stati, il secondo comporta una lesione di
interessi che appartengono all’intera comunità, essendo diretto a sovvertire
e destabilizzare i valori propri della stessa Comunità Internazionale quali
ad esempio la dignità umana. E’ necessario allora avvalersi di dispositivi
differenti.
71
Mentre il terrorismo internazionale classico dovrebbe essere disciplinato e
punito a livello statale attribuendo alla Comunità Internazionale il compito
di elaborare obblighi di cooperazione come l’estradizione, la reciproca
assistenza giudiziaria e il trasferimento di procedimenti penali, al contrario
il terrorismo internazionale globale dovrebbe essere qualificato come
crimine contro l’umanità e ricadere nella giurisdizione della Corte Penale
Internazionale.
Pertanto si dovrebbe andare verso un diritto internazionale penale che, a
differenza di quello penale internazionale, prescinda dai singoli Stati e
garantisca allo stesso tempo l’incolumità delle persone e la tutela dei diritti
umani.
Per quanto riguarda la tutela dei diritti umani, essi trovano applicazione
nelle Convezioni di Ginevra sottoscritte nel 1949.
Tuttavia questi trattati si realizzano solo in caso di conflitto armato
internazionale e quando sia riconosciuto ai catturati lo status di prigionieri
di guerra. Per questo motivo molti Paesi, principalmente gli Stati Uniti,
cercano di non identificare la guerra al terrorismo come un conflitto armato
internazionale, in modo da non riconoscere ai terroristi lo stato di
“combattente legittimo” ma quello di nemico assoluto.
72
Il 29 novembre 2001, all’indomani degli eventi dell’11 settembre, Mary
Robinson per l’Alto Commissariato per i diritti umani dell’Onu, Walter
Schwimmer, Segretario Generale del Consiglio d’Europa e l'Ambasciatore
Gérard Stoudmann, Direttore dell'Ufficio per le Istituzioni Democratiche e
i Diritti Umani dell'OSCE, hanno sentito la necessità di rilasciare una
dichiarazione congiunta sulla questione che la guerra contro il terrorismo
non deve giustificare la violazione dei diritti umani fondamentali: tutti gli
Stati devono rispettare gli obblighi internazionali per garantire e difendere
le libertà fondamentali dell'uomo54.
Nonostante ciò il governo degli Stati Uniti nel 2002 affermava che, essendo
la guerra al terrorismo una nuova tipologia di conflitto, era necessario
applicare nuovi criteri per ottenere rapidamente informazioni dai terroristi
catturati al fine di evitare ulteriori atrocità sui civili.
A tale proposito c’è da sottolineare come più volte Amnesty International55
ha denunciato la violazione dei diritti inderogabili dell’uomo nel campo di
prigionia statunitense di Guantanamo, dove i prigionieri, principalmente
54
http://www.studiperlapace.it.
55
Organizzazione non governativa internazionale impegnata nella difesa dei diritti umani. Lo scopo di
Amnesty International è quello di promuovere, in maniera indipendente e imparziale, il rispetto dei diritti
umani sanciti nella Dichiarazione universale dei diritti umani e quello di prevenirne specifici abusi.
Fondata il 28 maggio 1961 dall'avvocato inglese Peter Benenson, l'organizzazione conta oggi oltre due
milioni di sostenitori, che risiedono in più di 150 nazioni. Il suo simbolo è una candela nel filo spinato.
73
provenienti dai paesi islamici, privati di ogni diritto, sono ridotti ad uno
stato di mera sopravvivenza biologica56.
A riguardo di questa problematica c’è da notare come la protezione dei
diritti delle vittime del terrorismo non possa e non debba essere usata come
pretesto per violare i diritti umani delle persone sospettate di terrorismo o
per agire secondo la logica della “ragione eccezionalista”57 che dia poteri
eccessivi, sproporzionati o vantaggiosi politicamente ad una persona o a
gruppi di persone che esercitino decisioni politiche sovrane.
D’altra parte oggi, viste la complessità e la difficoltà della governance
globale e la sovrapposizione di norme e procedure, è veramente riduttivo
ricondurre le situazioni che si vanno via via creando a livello mondiale allo
stato di emergenza e di eccezione58.
Nonostante il Consiglio di Sicurezza dell’ONU cerchi di trovare vie
abbastanza risolutive nell’azione di contrasto al terrorismo internazionale
trascurando la componente della tutela dei diritti dell’uomo, l’Assemblea
Generale dell’ONU ha gradualmente preso coscienza del problema
arrivando alla Risoluzione 1904 adottata il 17 dicembre 2009. In tale
56
Bartoli, Roberto, Lotta al terrorismo internazionale. Torino, G. Giappichelli Editore, 2008, p. 86-88.
57
Guareschi, Massimiliano e Rahola, Federico, Chi decide?. Verona, ombre corte, 2011, p. 74.
58
Ibidem.
74
risoluzione l’Assemblea Generale dell’ONU riprende quanto già aveva
affermato nel 2001 con l’intenzione di andare a sanare alcune incongruenze
createsi nel corso degli anni. In essa viene ribadito: il principio di legalità
nella criminalizzazione degli atti di terrorismo; il principio di non
discriminazione; le garanzie processuali; il divieto di tortura e di
trattamenti crudeli, inumani o degradanti; l’obbligo di non refoulement59; il
rispetto dei diritti economici, sociali e culturali60; l’istituzione di un
mediatore; la procedura di cancellazione dalle black list61.
È solo attraverso una stretta aderenza agli standard internazionali dei diritti
umani e di tutela della legalità che le strategie di anti-terrorismo possono
avere successo e non è con la decisione di abbandonare questi valori che si
ha la pretesa di difenderli.
59
Non repressione.
60
www.sioi.org.
61
http://dialnet.unirioja.es.
75
CAPITOLO XI
UN’ALTRA PROSPETIVA62
Con la poesia “Che cosa deve essere detto”63, pubblicata il 4 aprile 2012
dal poeta tedesco Günter Grass64, Premio Nobel per la Letteratura nel 1999,
all’indomani della fornitura a basso costo alla Marina Militare Israeliana di
sei sottomarini capaci di sparare missili atomici da parte del Governo
tedesco di Angela Merkel65, viene evidenziata con chiarezza un'altra
visione della realtà che comprende anche il fenomeno terrorismo.
Alcuni intellettuali, giornalisti, politici, semplici cittadini occidentali, ma
anche ebrei, di vario orientamento politico vedono nel terrorismo la
62
Siragusa, Diego, Il terrorismo impunito. Zambon Editore, 2012.
63
Poesia inserita in Appendice, tratta da Siragusa, Diego, Il terrorismo impunito. Zambon Editore,
2012, p. 586.
64
(Danzica, 16 ottobre 1927) è uno scrittore, poeta, drammaturgo, saggista e scultore tedesco, vincitore
del Premio Nobel per la letteratura nel 1999.
65
(Amburgo, 17 luglio 1954) è una politica tedesca che dal 22 novembre 2005 ricopre la carica di
Cancelliere della Germania.
76
risposta, anche se la più sbagliata, allo strapotere, all’oltranzismo, alla sete
di espansione, al fanatismo religioso e razziale di Israele.
Essi sostengono che non è possibile comprendere a fondo l’odierno
fenomeno del terrorismo se non si conoscono ed analizzano i fatti avvenuti
alla fine dell’800 e poi nel 1948 in Palestina.
Alla fine dell’800 un gruppo di ebrei europei decise di trasferirsi in
Palestina con lo scopo di rifondare l’antico Israele biblico, forti del fatto
che Dio stesso aveva concesso loro quella terra. In quella zona erano
stanziati da centinaia di anni popolazioni native di religione musulmana,
ma gli ebrei, rifiutandosi di fondare uno stato multietnico e multi religioso,
hanno occupato le loro terre, li hanno relegati in campi profughi e negato
loro il diritto ad uno proprio Stato autonomo. Non soltanto questo, ma con
gli anni lo Stato di Israele, sorretto politicamente dagli Stai Uniti, è
diventato una delle prime potenze economiche, militari, industriali e
tecnologiche al mondo schiacciando con la sua superiorità il popolo
palestinese rimasto senza terra e senza mezzi per la crescita.
Partendo da questi dati di fatto si vuole vedere nel terrorismo musulmano
una risposta, se non legittima quanto meno “naturale”, di un popolo portato
alla disperazione che vede in Israele e nei Paesi suoi alleati la causa di tutti
i suoi mali.
77
E’ stato facile poi ampliare la rivolta eversiva dal popolo palestinese a tutti
quei popoli arabi che considerano lo Stato Ebraico
e l’Occidente in
generale una minaccia per le proprie terre, le proprie ricchezze naturali, la
propria religione, la propria cultura.
Günter Grass punta il dito contro Israele.
Questo Stato dichiaratamente possiede la bomba atomica e minaccia di
usarla contro l’Iran per fermare la sospettata corsa di questo Paese agli
armamenti nucleari. Ed il poeta si domanda se sia giusto che Israele esiga
un controllo sulle armi nucleari iraniane quando esso stesso ha
smisuratamente accresciuto negli anni il proprio arsenale atomico fuori da
ogni controllo.
E la questione di cui parla Grass è emblematica della situazione israelopalestinese: Israele pretende di avere tutti quei diritti che ostinatamente da
anni nega al popolo palestinese.
Francamente di fronte alle stragi condotte da terroristi musulmani che da
anni insanguinano il mondo intero non è facile condividere le posizioni
filo-arabe di molti occidentali, primo dei quali in Italia lo scrittore Diego
Siragusa66. Tuttavia è innegabile che tante questioni scottanti, la guerra di
66
Nato ad Alcamo (TP). Attualmente insegna “Storia della dottrine politiche”, “Storia del Risorgimento”
e “ Storia del conflitto israelo-palestinese” presso l’Università popolare di Biella.
78
Corea, la questione Cina-Giappone, il Vietnam, il regime sovietico, la
questione irlandese e molte altre in varie parti del mondo, hanno trovato
una qualche soluzione. L’unico conflitto che perdura da sessanta anni e che
rischia di peggiorare di anno in anno è proprio la questione israelopalestinese.
Possibile che la colpa
sia da addossare unilateralmente al terrorismo
musulmano?
79
CONCLUSIONI
Dopo aver esaminato il terrorismo in alcuni dei suoi numerosi aspetti
possiamo desumere che esso sia una risposta sbagliata ai non pochi
problemi del mondo intero.
Assistendo all’escalation che negli ultimi cinquant’anni ha avuto il
terrorismo possiamo asserire che non basta una qualsiasi reazione militare,
per quanto dura, a fermare le bombe e/o un individuo disposto a suicidarsi
per fede.
Forse in Occidente siamo troppo indulgenti a rimuovere gli errori
commessi e favorevoli ad addossare solo all’ignoranza e alla povertà le
cause del terrorismo; è necessario allora guardarci indietro e capire quali
siano state le vicende che hanno portato a questi drammatici eventi storici.
Il terrorismo internazionale, con le moderne tecnologie a sua disposizione,
disponibilità finanziare straordinarie e risorse umane elevatissime, è
diventato un’emergenza; ma sono emergenza anche le ingiustizie e le
oppressioni che si perpetrano su molta parte della popolazione mondiale.
Sono proprio queste ingiustizie e queste oppressioni che aiutano il
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terrorismo; allora la questione si sposta sul piano della politica dove la
democrazia, il rispetto dei diritti umani, la centralità dell’individuo e delle
libertà personali potrebbero affiancare gli eserciti contro la crescita del
terrorismo.
Questo è il difficile compito e la grande sfida della diplomazia
internazionale, dei singoli governi e dell’Organizzazione delle Nazioni
Unite per gli anni futuri.
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APPENDICE
CHE COSA DEVE ESSERE DETTO
Perché taccio, nascondo troppo a lungo
ciò che è evidente e nelle esercitazioni
era simulato, nelle quali alla fine noi,
come sopravvissuti
al massimo siamo note a piè di pagina.
Si tratta del vantato diritto al primo colpo,
che potrebbe estinguere il popolo iraniano
soggiogato da un fanfarone e tra acclamazioni organizzate
perché nella sua sfera di influenza si sospetta
che i suoi capi stiano costruendo una bomba atomica.
Ma perché mi vieto
di chiamare per nome quell’altro paese
dove per anni – certo tenuto in gran segreto,
è cresciuto un potenziale nucleare disponibile,
ma fuori controllo, perché nessun controllo
è permesso?
Il silenzio generale su questo rato,
al quale si è sottomesso anche il mio silenzio,
io lo considero una pesante menzogna,
una coercizione, una punizione in vista,
non appena si prende in considerazione;
il verdetto di “Antisemitismo” è abituale.
Ma ora, perchè il mio paese,
colpevole di crimini immensi,
per i quali dovrà rendere conto ancora e ancora,
il mio paese, dunque, in un gesto solo commerciale,
qualcuno dice di riparazione,
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sta consegnando un altro sottomarino a Israele,
un congegno capace di lanciare
delle ogive con testate nucleari
che possono distruggere ogni forma di vita
là dove l’esistenza di una sola bomba
nucleare non p stata provata
ma dove il sospetto significa prova.
Io dico ciò che deve essere detto.
Ma perché ho taciuto così a lungo?
Perchè credevo che le mie origini,
macchiate di una colpa imperdonabile,
m’impedivano di dire questa verità,
di osare di rinfacciare questo fatto a Israele,
un paese di cui sono e voglio restare amico.
Perché lo dico solo ora,invecchiato e con l’ultima stilografica,
che la potenza nucleare di Israele minaccia,
la pace nel mondo già così fragile?
Perché si deve dire ora
Ciò che potrebbe essere domani troppo tardi;
e perché noi – tedeschi – col peso del nostro passato,
potremo diventare complici d’un crimine,
prevedibile e quindi impossibile da giustificare
con le scuse abituali
per questo io non taccio più
perché sono stanco dell’ipocrisia dell’Occidente.
Spero che saranno tanti quelli
Che vogliono liberarsi dalle catene del silenzio
Per chiamare l’autore di una minaccia evidente
A rinunciare alla violenza esigendo un controllo
Permanente e senza limiti
Del potenziale atomico israeliano
E delle istallazioni nucleari iraniane
Tramite un’istanza internazionale
Accettata dei due governi.
Solo così potremo aiutare gli israeliani e i palestinesi,
meglio ancora, tutti ipopoli
nemici che vivono fianco a fianco
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in questa regione occupata dall’illusione
e infine aiutare anche noi stessi.
Günter Grass – Premio Nobel per la Letteratura 1999 (traduzione dal tedesco di Diego Siragusa).
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