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libr ov erd ed ella fa m iglia
LIBRO VERDE DELLA FAMIGLIA -UMBRIA 2012 €.5,00 €.5,00 €.5,00 LIBRO VERDE DELLA FAMIGLIA -UMBRIA 2012 LIBRO VERDE DELLA FAMIGLIA -UMBRIA 2012 Con Conquesto Con questo questo libro libroverde libro verde verde vogliamo vogliamo vogliamo offrire offrire offrire alle alleforze alle forzepolitiforze politipolitiche, che, economiche che, economiche economiche ee sociali sociali e sociali della della regione della regione regione il nostro il nostro il nostro apporto apporto apporto con conil con dichiarato il dichiarato il dichiarato obbiettivo obbiettivo obbiettivo didigiungere giungere di giungere adaduna una adpiena una piena piena ee e completa completa completa valorizzazione valorizzazione valorizzazione della dellafamiglia della famiglia famiglia così cosìcome così come come previpreviprevista sta dalla dalla sta nostra dalla nostra nostra Costituzione, Costituzione, Costituzione, convinti convinti convinti che che essa che essa costituisca essa costituisca costituisca il perno il perno il perno insostituibile insostituibile insostituibile didi ogni ogni disocietà ogni società società serena, serena, serena, ordinata, ordinata, ordinata, propro- prospera, spera, spera, coesa coesa coesa ee solidale. solidale. e solidale. LIBRO LIBRO LIBRO VERDE VERDE VERDE DELLA DELLA DELLA FAMIGLIA FAMIGLIA FAMIGLIA UMBRIA UMBRIA UMBRIA 2012 2012 2012 LIBRO VERDE DELLA FAMIGLIA UMBRIA 2012 Copertina e impaginazione di Massimiliano Tortoioli prima edizione Dicembre 2013 1 INDICE PREFAZIONE AVV. SIMONE PILLON PAG. 6 SALUTO INTRODUTTIVO MONS. GUALTIERO BASSETTI PAG.17 SALUTO INTRODUTTIVO V. PRES. REG. DOTT. CARLA CASCIARI PAG.20 INTERVENTO MAGISTRALE PROF. PIER LUIGI GRASSELLI PAG. 23 CONTRIBUTO AGE PAG. 32 CONTRIBUTO AGESC PAG. 35 CONTRIBUTO ACLI PAG. 41 CONTRIBUTO ANSPI PAG. 46 CONTRIBUTO ASSOCIAZIONE NAZIONALE FAMIGLIE NUMEROSE PAG. 55 CONTRIBUTO ASSOCIAZIONE AQUILA PAG. 60 CONTRIBUTO ASSOCIAZIONE CASA MARIA ED ELISABETTA PAG. 64 CONTRIBUTO CAMMINO NEOCATECUMENALE PAG. 66 CONTRIBUTO ASS. FAM. CASA DELLA TENEREZZA PAG. 73 CONTRIBUTO COMUNITA‟ MAGNIFICAT PAG. 76 CONTRIBUTO CIRCOLO GIORGIO LA PIRA PAG. 79 CONTRIBUTO COLDIRETTI PAG. 84 CONTRIBUTO CONFCOOPERATIVE PAG. 87 CONTRIBUTO MOVIMENTO FAMIGLIE NUOVE PAG. 89 CONTRIBUTO MOVIMENTO PER LA VITA PAG. 93 CONTRIBUTO ORDINE FRANCESCANO SECOLARE PAG. 95 CONTRIBUTO UFF. PASTORALE FAMILIARE DIOCESANA PAG. 98 CONTRIBUTO PRO FAMILIA ONLUS PAG. 101 CONTRIBUTO RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO PAG. 103 CONTRIBUTO ASS. SCIENZA & VITA PAG. 105 CONTRIBUTO ASSOCIAZIONE S.I.B.H.A. PAG. 108 CONTRIBUTO CENTRO BIOETICA FILEREMO PAG. 111 CONTRIBUTO ASS. CONSULTORIO LA DIMORA PAG. 113 POSTFAZIONE GIULIO VILLANI E ERNESTO ROSSI PAG. 115 APPENDICE NORMATIVA PAG. 133 FORUM delle ASSOCIAZIONI FAMILIARI DELL’UMBRIA Via Col di Tenda, 15 06074 PERUGIA [email protected] FORUM delle ASSOCIAZIONI FAMIGLIE NAZIONALE LungoTevere dei Vallati, 10 00186 ROMA Tel. 06.68309445 Fax. 06.45405740 Email. [email protected] 5 Avv.Simone Pillon Presidente Forum associazioni familiari Umbria PREFAZIONE Noi del Forum delle associazioni familiari dell‟Umbria con questo libro verde vogliamo offrire alle forze politiche, economiche e sociali della regione il nostro apporto con il dichiarato obbiettivo di giungere ad una piena e completa valorizzazione della famiglia così come prevista dalla nostra Costituzione, convinti che essa costituisca il perno insostituibile di ogni società serena, ordinata, prospera, coesa e solidale. Chi siamo Il Forum delle Associazioni familiari nasce a Roma nel 1992 e riunisce oltre 50 associazioni che si occupano di famiglia e si riconoscono nella dottrina sociale della Chiesa cattolica. Quasi contemporaneamente nascono i Forum regionali, tra cui quello dell‟Umbria, che oggi riunisce oltre 25 associazioni. Ass. Genitori scuole cattoliche Ass. Famiglie numerose Consultorio La Dimora Ass. Leone XIII Centro Italiano femminile Movimento ecclesiale impegno culturale Azione Cattolica Ordine Francescano Secolare Rinnovamento nello Spirito Santo Sindacato delle famiglie Cammino Neocatecumenale Comunione e liberazione Ass. Famiglie Nuove Casa della Tenerezza ACLI Movimento per la vita Circolo Giorgio La Pira Coldiretti FIREU Comunità Magnificat Ass. Aquila fam. Affido 6 ACRADU MOICA Pro Familia Casa Maria e Elisabetta Associazione Genitori Cosa abbiamo fatto Il nostro impegno negli ultimi anni ha portato ad alcuni risultati. Aprendo un focus sul solo periodo dal 2005 ad oggi possiamo ricordare: - la vittoria del referendum sulla legge 40/2004 che mirava tra l‟altro a consentire anche in Italia la fecondazione eterologa impedendo ai figli di conoscere i loro genitori naturali oppure l‟uso di embrioni umani per esperimenti. Anche il nostro Forum regionale diede in quell‟occasione il suo consistente contributo culturale intervenendo in numerosissimi dibattiti in cooperazione con Scienza e Vita. - il grande Family Day del 15 maggio 2007 a Roma in Piazza San Giovanni in difesa della famiglia fondata sul matrimonio. Dall‟Umbria partirono con il Forum oltre 7000 persone (fu necessario organizzare 5 treni speciali e numerosissimi pullman da tutta la regione). Anche in quell‟occasione fu prezioso per il nostro Paese riaffermare la strategica attualità dell‟art. 29 della Costituzione repubblicana. - Il Family Day regionale del 15 giugno 2008 a Perugia, con oltre 6000 persone in piazza a far festa per mostrare alla nostra regione quanto son belle le famiglie - la proposta popolare di legge regionale sulla famiglia, del 2008-2009, appoggiata da quasi 12.000 firme e poi confluita con non trascurabili modifiche nella legge regionale 13/2010 - La prima conferenza regionale sulla famiglia del settembre 2010, con la partecipazione del sottosegretario alla famiglia e, per la prima volta della vicepresidente regionale con delega alle politiche familiari - I manifesti politici pubblicati dal Forum in occasione delle elezioni politiche del 2006, del 2008 e di quelle regionali del 2010 e amministrative del 2011 che hanno raccolto moltissime adesioni tra i candidati e gli eletti - Le convenzioni stipulate con 4 comuni della regione Umbria Passignano, Montefalco, Baschi e Massa Martana, per 7 - promuovere politche familiari a livello locale. Si tratta di progetti pilota, per larga parte ancora da attuare e che tuttavia hanno consentito alle istituzioni di poter incontrare l‟associazionismo familiare sul terreno del “fare insieme”. L‟esperienza fino ad oggi più fruttuosa è stata quella con Montefalco e la Scuola per genitori promossa dall‟AGESC. Il progetto culturale “Tobia” che ha portato nel giugno 2011 nella centralissima piazza 4 novembre di Perugia un Tir carico di libri, divenuto durante la settimana anche sede di conferenze, incontri e dibattiti sul tema della famiglia *** Qualche volta al nostro impegno non sono apparentemente corrisposti risultati sul piano politico, ma siamo convinti che la nostra testimonianza abbia comunque seminato nelle coscienze un germe che prima o poi darà il suo frutto. Pensiamo ad esempio: - alla campagna per la dispensazione della pillola abortiva RU486 in ricovero ordinario - al dibattito sull‟istituzione del registro delle coppie di fatto nel comune di Perugia al dibattito sull‟istituzione del registro dei testamenti biologici presso il comune di Perugia, - al dibattito sul regolamento attuativo della legge 13/2010 che avevamo chiesto proponesse interventi strutturali e non a pioggia e soprattutto che non prevedesse l‟inesistente categoria delle “famiglie unipersonali”, *** Il quadro nazionale L‟impegno non dissimile al nostro da parte degli altri diciannove Forum regionali ha portato in questi anni ad accumulare un patrimonio di know how che – specialmente nei territori ove è stato possibile costruire buone collaborazioni tra le istituzioni e i Forum locali – ha dato abbondanti frutti di best practice aiutando a ideare e a consolidare politiche familiari all‟avanguardia nel mondo. Stiamo pensando all‟esempio di Parma, vera e propria città a misura di famiglia dove da anni ogni politica comunale è accuratamente pesata nel suo 8 impatto con la famiglia, oppure a Roma, Alessandria, al Trentino, ma anche a realtà più piccole quali Castelnuovo del Garda. Sempre più spesso i dirigenti locali dei Forum vengono cooptati dalle amministrazioni locali quali “tecnici” con l‟esplicito incarico di contribuire allo start up di autentiche politiche per la famiglia; così è successo a Roma, dove il presidente del Forum regionale del Lazio Luigi De Palo è stato scelto quale assessore alla famiglia, oppure a Lecce dove la presidente del Forum salentino è stata nominata vicesindaco della città con delega alla famiglia. Nel Trentino la provincia autonoma ha assegnato al Forum il compito di gestire lo sportello provinciale della famiglia, con importanti implicazioni in termini di politiche familiari, sociali e più in generale di welfare. Stiamo assistendo ad una piccola ma significativa rivoluzione dal basso, in cui sempre più spesso i comuni e le regioni, emanazioni dello Stato più vicine ai cittadini, si rendono conto di ciò che lo Stato centrale sembra fatichi a comprendere, e cioè che il sostegno e la promozione della famiglia non sono una spesa ma un redditizio investimento, capace di generare nel tempo una solida rete sociale e di valorizzare quel capitale umano di cui il nostro Paese ha disperatamente bisogno per uscire dalla crisi antropologica e valoriale prima che economica in cui versa. La questione antropologica Nella nostra regione esperienze come quelle ora descritte hanno stentato a decollare. Uno dei problemi che sono emersi in questi anni è stato certamente quello del prevalere di alcune posizioni ideologiche rispetto alla concreta utilità sociale di quanto proposto dal Forum. Alcuni esponenti politici hanno stentato ad accogliere le proposte del Forum, erroneamente lette come “tradizionaliste” o “conservatrici”. Secondo alcuni di questi non varrebbe neppur la pena di investire sulla famiglia, visto che si tratta di un modello sociale ormai destinato ad essere sostituito da relazioni più “leggere”. In effetti nelle società occidentali più avanzate, a fronte dell‟aumento di separazioni e divorzi, stanno sempre più prendendo piede modelli pseudo-familiari di convivenze poco 9 impegnative, segnati tra l‟altro da una bassissima fertilità e da una durata assai limitata nel tempo. Per citarne alcuni possiamo ricordare i matrimoni a termine proposti in alcuni paesi del Nord Europa, oppure le convivenze more uxorio, le coppie DINK (Dual income no kids) formate da due persone che scelgono di convivere, di condividere i due stipendi e di non avere figli. Oppure – al limite – le coppie LAT (live apart togheter) in cui ciascuno dei due, dopo l‟incontro, torna a dormire a casa sua in una sorta di attempato fidanzamento sessuato. Molti, e molto più autorevoli, hanno proposto riflessioni assai interessanti sulle cause di questa difficoltà che gli uomini e le donne del nostro tempo manifestano nel campo delle relazioni familiari. La solitudine della coppia, l‟esacerbata conflittualità tra i due sessi, la paura della sofferenza e del fallimento, una certa immaturità affettiva, stili di vita e modelli sempre più individualizzanti, modelli edonistici e, forse non ultime, le difficoltà economiche, stanno via via generando un disimpegno e un diminuito investimento in beni relazionali primari, quali appunto sono le relazioni endofamiliari. Si potrebbe discutere a lungo sulle cause di tale fenomeno; molto meno tuttavia si può discutere in ordine agli effetti provocati da tale frammentazione della società e dalla penuria generalizzata di beni relazionali : i primi a far le spese del crollo della famiglia sono come sempre i più deboli: minori, anziani, disabili, donne pagano spesso un prezzo inaccettabile e proprio in quelle società sedicenti avanzate dove si pensava di aver risolto ogni problema con la socialdemocrazia. I key children (ragazzini buttati fuori di casa la mattina e lasciati sulla strada fino a sera), i ninos de rua, le tossicodipendenze, il disagio giovanile, il pauroso tasso di abortività tra le minorenni, il consumo spropositato di droghe, l‟alcoolismo, l‟abbandono scolastico, gli anziani soli, gli homeless, la povertà, i pesanti tassi di suicidio e la stessa crisi economica sono solo alcuni degli effetti di una società in cui ciascuno è abituato fin da piccolo a pensare solo a sé stesso. Se dunque un albero si giudica dai frutti, la diluizione della famiglia è da annoverare tra le malerbe. Del resto nessuno augura a due innamorati di lasciarsi, ma al contrario di stare insieme per sempre, né a una madre di abortire, né a una coppia di non avere figli. Talvolta questo succede, ma noi ci sentiamo di aggiungere “purtroppo” succede. 10 Viene allora da chiedersi se l‟avanzare di forme “liquide” di convivenza sia un bene o un potenziale pericolo per il nostro tessuto sociale, e ancora, se sia un fenomeno ineluttabile ovvero una contingenza da superare. Noi siamo persuasi che la famiglia naturale sia ancor oggi il migliore dei modelli relazionali e che vada pertanto sostenuto e favorito, perché ciò che è bene per la famiglia è bene per la società. Questo, sia ben chiaro, senza formulare alcun giudizio su chi liberamente sceglie una strada diversa. E‟ tuttavia un fatto innegabile che non tutte le scelte, sia pur legittime, hanno uguale valore. Si pensi a chi decida di farsi una vacanza e lo si paragoni a chi, con la stessa somma, decida di fare del bene ai poveri. Pur nella assoluta legittimità di entrambe le scelte, l‟una è espressione di auto-appagamento, l‟altra di solidarietà. Sarebbe assurdo che la mano pubblica si comportasse nello stesso modo: infatti – com‟è giusto – la solidarietà è sostenuta pubblicamente ad esempio con esenzioni fiscali. Lo stesso ragionamento può essere applicato all‟ambito familiare: non è la stessa cosa impegnarsi coraggiosamente “a tempo indeterminato” ovvero mantenere il precariato nell‟affetto familiare; non è la stessa cosa vivere tenendo tutto per sé ovvero condividendo i propri guadagni, il proprio tempo, la propria vita con il coniuge, i figli, i genitori anziani… La situazione in Umbria Anche in Umbria – seguendo il trend europeo - si assiste ad una diffusa denatalità e a un aumento del tasso di separazioni e divorzi oltre che ad un incremento delle convivenze more uxorio. Qualche dato per comprendere La natalità naturale porterebbe a un saldo passivo pari al -2,2% ogni anno, compensato dalla migrazione che peraltro si è dimezzata negli ultimi tre anni. 11 Anno Popolazione Media Natalità Crescita Naturale Mortalità Migratorio Totale Crescita Totale 2007 878.709 9,1 11,0 -1,9 15,0 13,1 2008 889.336 9,3 11,5 -2,2 13,2 11,0 2009 897.506 8,8 11,0 -2,2 9,5 7,3 2010 903.638 8,8 11,0 -2,2 8,5 6,3 *** L‟età media è avanzatissima (oltre 44 anni) e un quarto della popolazione è ormai sopra i 65 anni Anno % 0-14 % 15-64 % 65+ Indice Vecchiaia Abitanti Età Media 2007 12,6% 64,1% 23,4% 872.967 185,9% 44,5 2008 12,6% 64,1% 23,2% 884.450 183,6% 44,5 2009 12,7% 64,1% 23,2% 894.222 181,7% 44,5 2010 12,8% 64,0% 23,1% 900.790 180,5% 44,6 2011 12,9% 64,0% 23,1% 906.486 178,8% 44,7 *** Il numero famiglie (2010) era pari a 378.877. Tale dato empirico è da considerarsi relativo alle c.d. “famiglie anagrafiche” che comprendono anche persone single. In ogni caso si nota che il numero dei componenti del nucleo familiare è in media di poco superiore a due. Anno Residenti Variazione Famiglie Componenti per Famiglia %Maschi 2007 884.450 1,3% 359.720 2,46 48,3% 2008 894.222 1,1% 367.914 2,43 48,2% 2009 900.790 0,7% 373.960 2,41 48,2% 2010 906.486 0,6% 378.877 2,39 48,1% *** Si nota un incremento dei divorzi, anche se la regione mantiene un altissima percentuale di persone coniugate (il 51% degli umbri sono coniugati), superiore a quella di tutte le altre regioni d‟Italia ad eccezione dell‟Abruzzo. 12 Anno Celibi/ Nubili Coniugati/e Divorziati/e Vedovi/e Totale %Coniuga ti/e %Divorziati/e 2007 323.709 461.043 12.849 75.366 872.967 52,8% 1,5% 2008 331.617 463.329 13.962 75.542 884.450 52,4% 1,6% 2009 338.390 465.190 14.867 75.775 894.222 52,0% 1,7% 2010 345.036 464.005 16.024 75.725 900.790 51,5% 1,8% 2011 351.217 462.713 16.814 75.742 906.486 51,0% 1,9% Non sono stati rintracciati dati specifici riguardo le unioni di fatto ma il dato spurio ISTAT per il centro Italia (ricomprendente Roma che sposta notevolmente le medie) si attesta non più di 13 persone su 100, dato che ricomprende tuttavia anche le convivenze pre-matrimoniali poi confluite nel matrimonio. (ISTAT “come cambiano le forme familiari – 2011 - Tav. 1). *** Se dunque si esaminano questi stessi dati con una serena oggettività non si può non notare che a fronte del rumoroso incremento delle patologie endofamiliari e delle forme di convivenza pseudofamiliari permane una larghissima maggioranza silenziosa, costituita dalle famiglie stabili, fondate su legami di coniugio, parentela o affinità (legame intercorrente tra un coniuge e i parenti dell‟altro, es. nuora e suocera) e naturalmente aperte alla accoglienza. In altre parole LA FAMIGLIA FONDATA SUL MATRIMONIO TIENE e fornisce un insostituibile apporto al bene comune. Sono proprio questi mariti e queste mogli, questi padri e queste madri, questi nonni e queste nonne, questi figli e queste figlie sempre più spesso lasciati soli dalla mano pubblica – a mantenere vivo e coeso il tessuto sociale della nostra regione. La vera crisi, il vero baratro che ci si apre davanti è semmai quello della denatalità, del demographic winter che attanaglia sempre più anche la nostra regione, tra le ultime in Italia per natalità e tra le prime per abortività. Eppure il divario tra figli desiderati e figli generati è sempre consistente, segno che le famiglie vorrebbero accogliere più figli ma non riescono a farlo, vuoi per ragioni economiche, vuoi per ragioni sociali. 13 *** La stessa Agenzia regionale di ricerca dell‟Umbria (AUR) in un lavoro del 2011 titolato “Umbria di genere” riconosce che dalle statistiche umbre emerge “un impianto più tradizionale del nucleo familiare e delle sue cadenze, segno di legami che tengono di più”, ma che se lasciati senza supporto rischiano di generare “carichi di difficoltà, di stress e anche di violenza”. Ecco perché incoraggiare e sostenere le coppie che decidono di impegnarsi pubblicamente alla reciproca fedeltà nella buona e nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia, supportare la generosità di chi si apre alla vita e all‟accoglienza di figli, anziani, disabili non è una spesa ma il migliore degli investimenti che la nostra regione possa fare. *** Obbiettivi Per centrare questo obbiettivo però è necessaria una nuova alleanza per la famiglia che coinvolga regione, comuni, , corpi sociali, associazioni e famiglie per raccogliere – anche nella nostra regione - quei frutti di solidarietà e di coesione sociale che già stanno germogliando in altre realtà locali. Non possiamo più aspettare: in Umbria la crisi economica, la fortissima denatalità e il progressivo invecchiamento della popolazione sono ormai a livelli catastrofici ed è urgente un capovolgimento di prospettiva. Chiediamo e offriamo di collaborare e di cooperare con lealtà, senza ideologie e strumentalizzazioni politiche e partitiche, ponendo al centro il bene comune della nostra regione. La strada è stata in buona misura già tracciata con la legge regionale sulla famiglia n. 13/2010, rimasta tuttavia in lòarga parte lettera morta. Si pensi alle coraggiose statuizioni in ordine alla libertà di scelta educativa delle famiglie mediante i buoni scuola (art. 10), oppure agli artt. 3 e 9 sul sostegno alle giovani coppie che intendano contrarre matrimonio, oppure ancora agli artt. 11, 13 e 14 sull’armonizzazione lavoro-famiglia, e sul sostegno alla genitorialità, tutte norme approvate, entrate in vigore ma lasciate ingiustificatamente prive di finanziamenti. 14 E‟ dunque necessario riprendere la legge 13/2010 e rifinanziarla in maniera strutturale concertando tutti gli interventi che abbiano ricadute sulla famiglia con l‟associazionismo familiare. E‟ inoltre auspicabile aggiungere le parti che – pur presenti nella originaria proposta di legge popolare – sono state stralciate in aula: prima tra tutte quella riguardante un concreto e fattivo sostegno alla VITA NASCENTE, quella relativa al FISCO A MISURA DI FAMIGLIA (c.d. “fattore famiglia”),e quella relativa alla V.I.F. (obbligo di una preventiva valutazione di impatto familiare di ogni provvedimento regionale provinciale e comunale), quella relativa al sostegno alle coppie in crisi coniugale mediante percorsi di consulenza e di mediazione. Per garantire la necessaria osmosi tra la società civile e le istituzioni è inoltre prezioso prevedere l‟istituzione di una consulta regionale e di consulte comunali che riuniscano l‟associazionismo familiare. *** Siamo – come sempre - aperti a dialogare con chiunque e ad offrire il nostro fattivo contributo, primo tra tutti costituito da questo Libro Verde: non vuole certo essere un libro dei sogni ma un book aperto ricco di proposte, di idee e di buone pratiche che contribuiscano – si spera non ad alimentare inutili polemiche ma a far fiorire il bene comune in un clima di rinnovata fiducia e collaborazione. Per ogni ambito lasciamo ora spazio ai tecnici e alle proposte delle singole associazioni in base alle specifiche mission. Buona lettura. *** 15 16 Mons. Gualtiero Bassetti Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Presidente Conferenza Episcopale Umbria LA FAMIGLIA AL CENTRO Rimettere la famiglia al centro della nostra società è, indubbiamente, l‟obiettivo più importante e la missione più alta che si possano prefiggere tutti gli uomini di buona volontà per il prossimo futuro. Se un qualsiasi cittadino italiano ed europeo, trenta o quaranta anni fa, avesse letto una simile affermazione avrebbe avuto difficoltà a comprendere fino in fondo la portata di tale asserzione. Eppure, oggi, quando una fase dello sviluppo economico e sociale dell‟intera civiltà occidentale si sta inesorabilmente chiudendo e una stagione nuova, ancora dai contorni incerti, si sta lentamente affacciando sulla scena di questo mondo, quest‟affermazione, così assertiva e solo a prima vista banale, acquisisce un significato profondissimo. Rimettere al centro la famiglia significa, infatti, rimettere al primo posto l‟uomo e l‟umano in tutta la sua vastissima densità antropologica, con tutte le sue pratiche, le sue arti e le sue scienze che dimorano, da sempre, in un rapporto di fortissima reciprocità con il suo passato storico, il suo deposito culturale e la sua fede. Una fede che non si impone, dunque, come un dovere morale comandato dall‟alto di una sovranità politica – ora amica, ora nemica – ma che si afferma come il portato storico di un rapporto intimo e continuo tra l‟uomo e la divinità. È da questo fecondo rapporto, che molti studiosi sono soliti identificare come il retaggio giudaico-cristiano che sta alla base della cultura europea ed occidentale, nasce la famiglia. Che non è quindi un incidente della storia, quasi fosse un‟istituzione soggetta al divenire mutevole delle forme sociali, ma è il prodotto pieno di questo rapporto altissimo che, secondo una splendida icona tratteggiata dal Beato Giovanni Paolo II, simboleggia la Santissima Trinità in missione. Rimettere al centro la famiglia significa, inoltre, dare una speranza di crescita reale e concreta, oltre che spirituale e 17 morale, a questa nostra società che appare sempre più imbolsita, non solo da una lunga serie di idoli e feticci materialisti, ma anche da una difficoltà, che oggi appare quasi impossibilità, a superare questa stagnate crisi economica. Che non è una crisi classica – ormai appare chiaro – ma è una crisi di sistema che sta segnando, e lo segnerà ancora di più in futuro, uno spartiacque storico decisivo per le sorti della nostra società. Come ha efficacemente illustrato il sociologo Mauro Magatti quello a cui stiamo assistendo è, molto probabilmente, l‟esaurimento di quel tecno-capitalismo nichilista che si basava su una crescita esponenziale e quantitativa delle merci e dei prodotti. Quasi fosse una sorta di behemoth onnivoro e materialista che aveva bisogno sempre di nuovo “carne”, ovvero di “mondo”, per sfamarsi e sopravvivere. Ora questo modello di sviluppo appare andato inesorabilmente in crisi. E la sempre maggiore velocità con cui la società, negli ultimi venti anni, ha cercato di riorganizzarsi e di rispondere alle fratture che portava nel suo seno ha fatto sostenere a molti, per primo a Zygmunt Bauman, di vivere in una società liquida. Una realtà sociale frantumata, costellata da tanti corpi sociali, sempre più piccoli, che a volte assomigliano a delle monadi individuali che cercano rifugio in un “io” assoluto costruito su misura per le proprie esigenze e per i propri egoistici piaceri. Una società di tal fatta, che confonde desiderio e diritto, esigenza e necessità, non ha davanti a sé un lungo futuro. Tuttavia, come ha ricordato in più occasioni, Benedetto XVI questa situazione di crisi rappresenta anche una grande opportunità. L‟opportunità di mostrare al mondo che un “nuovo” modello di sviluppo, basato sull‟amore tra un uomo e una donna e sulla solidarietà tra generazioni differenti, già esiste ed è già presente: è la famiglia. Paolo VI, nei primi anni Settanta, profeticamente, già iniziava a sottolineare che quando si parlava di famiglia si faceva riferimento, non certo alle nascenti astrazioni intellettuali che parlavano di varie forme di convivenze civili, ma alla famiglia naturale, alla cellula fondante della società, ovvero alla famiglia monogamica con figli, sul modello della sacra famiglia di Nazaret. E già allora, lo stesso papa Montini, paventava il pericolo del pansessualismo come possibile approdo di una società sempre più secolarizzata e falsamente liberata dalle istituzioni del passato. Oggi, purtroppo, il pansessualismo è una tragica realtà, un 18 modello di vita dilagante e concreto della nostra società e una grave emergenza sociale per le nuove generazioni. Giustamente, il Festival della famiglia che si svolgerà a ottobre a Riva del Garda ha scelto come slogan: “Se cresce la famiglia, cresce la società”. Perché è veramente così. Se si difende la famiglia, la si aiuta e la si sostiene con leggi e provvedimenti, si aiuta a crescere, moralmente ed economicamente, l‟intera società. È il caso di dire che aiutare la famiglia è un ottimo investimento per tutti. Non solo per i componenti della famiglia ma per l‟intero corpo sociale. Per questo sono estremamente necessarie due tipologie di azioni. Una di tipo culturale – di taglio storico-antropologico – che miri a far comprendere a tutti quanti, dopo decenni di filosofie edonistico-relativiste che hanno dipinto la famiglia come il luogo dell‟arbitrio e della repressione, che la famiglia è in realtà il luogo dell‟amore, della convivenza felice tra le generazioni ed è il motore principale dell‟armonia sociale o, come oggi dicono in molti, della “pubblica felicità”. E un‟altra di tipo politico-sociale, in tutti i luoghi dell‟agire pubblico, ma soprattutto in quei luoghi adibiti alla rappresentanza popolare, che abbia come obiettivo quello di essere di stimolo al legislatore e a chi ha il potere d‟indirizzo politico di poter ispirare una serie di politiche familiari degne di questo nome. Come si può ben capire, la posta in gioco è altissima. Ne va del futuro della nostra società e della nostra civiltà. Consci che tutto possiamo in Colui che ci da forza, la difesa della famiglia è senza dubbio la missione principale del laico cristiano. Una missione da svolgere con mitezza e fermezza, cercando di compiere, in ogni nostra azione, la volontà di Dio Padre Onnipotente. *** 19 Dott. Carla Casciari Vice - Presidente della Regione Umbria SALUTO Non c‟è occasione pubblica, non c‟è incontro in cui ormai non si parli della crisi e del suo impatto crescente sulla quotidianità delle persone. In effetti, mai come in questo periodo stiamo assistendo al passaggio drammatico rappresentato dal concretizzarsi degli indici economici. Il Pil, lo spread, il livello della produzione industriale stanno diventando disagio, fatica ad arrivare a fine mese, rischio di povertà, impossibilità ad affrontare non solo le spese straordinarie, ma anche le ordinarie. Un disagio che attraversa trasversalmente la nostra società e che impatta sulle famiglie dove, per definizione stessa di famiglia, si concentrano i soggetti “deboli” della società di oggi: i giovani che non riescono ad accedere al mondo del lavoro, gli anziani spesso non autosufficienti, le donne che hanno pagato un prezzo molto caro alla crisi in termini di occupazione, i bambini la cui cura, e non solo nei primissimi anni di vita, è sempre più a carico della sola famiglia. L‟Istat ci dice che tra l‟inizio del 2011 e giugno 2012 il potere d‟acquisto delle famiglie si è ridotto progressivamente di trimestre in trimestre, così come si è ridotta la propensione al risparmio e, anche se in misura minore, la spesa delle famiglie per i consumi finali. I dati della Banca d‟Italia mettono in evidenza come – mediamente in tutto il paese e in misura significativa anche in Umbria - le famiglie ricorrano sempre più frequentemente ai risparmi accumulati negli anni scorsi per arrivare a fine mese. Il Rapporto Italia 2012 dell‟Eurispes dice infatti che quasi la metà delle famiglie italiane (48,5%) è costretta a usare i risparmi per le spese ordinarie, un quarto (24,9%) ha difficoltà a pagare la rata del mutuo e quasi un quinto (18,6%) ha lo stesso problema con il canone di affitto. Quasi tutti i beni durevoli vengono ormai acquistati a rate e cresce anche il numero di coloro che chiedono prestiti o accedono a rateizzazioni per far fronte a 20 cure mediche. Oggi le famiglie fanno fatica e, anche per questo, se ne formano sempre di meno: secondo l‟Istat calano i matrimoni in Italia e anche in Umbria con una variazione media annua del -4% tra il 2005 e il 2010, superiore alla media nazionale. E, sempre secondo l‟Istat, sono le famiglie giovani, quelle con figli che presentano un‟Incidenza di povertà relativa familiare maggiore. Le famiglie con anziani sono in una situazione relativamente migliore perché l‟anziano ha comunque delle fonti “stabili” di reddito che, proprio in questa fase di crisi, sono sempre più importanti per la sopravvivenza della famiglia. D‟altra parte è anche vero che se in famiglia c‟è un anziano malato cronico, la situazione familiare si complica e non solo dal punto di vista economico. Sono moltissime le famiglie umbre che, per le caratteristiche demografiche della nostra regione, si trovano in questa situazione: un anziano malato cronico significa assistenza quotidiana, difficoltà nel conciliare queste esigenze con l‟orario lavorativo e la difficoltà crescente nel fronteggiare i costi legati alla cura dell‟anziano malato cronico. Un quadro complessivamente pesante e reso certamente peggiore dalla crisi. Cercando però di guardare in prospettiva, va detto che questa crisi ha certo il merito di aver messo a nudo l‟incoerenza della politica nazionale in favore della famiglia: una inadeguatezza che viene da lontano e che in parte dipende anche da un‟idea di fondo che in Italia ha tradizionalmente visto il welfare come erogazione di somme di denaro – soprattutto pensioni - più che di servizi, lasciando questi ultimi sostanzialmente in carico alle famiglie. Se guardiamo attorno a noi, gli altri paesi europei hanno fatto della famiglia il centro di politiche specifiche, efficaci, importanti, non terreno di scontri, dibattiti, ideologie come troppo spesso successo in Italia. Sappiamo bene che la parola crisi ha molteplici significati, tra questi “separare” e “scegliere”: le famiglie italiane e umbre ci dicono che il tempo sta finendo, che è il momento di separare ciò che era ieri da ciò che è oggi e di scegliere di percorrere, anche sul tema delle politiche in favore delle famiglie, vie nuove. Vie che mettano insieme le forze migliori del Paese, le istituzioni, le associazioni, le imprese. Vie che debbono essere percorse anche all‟interno della nostra regione partendo da due punti fermi: le risorse finanziarie sono drammaticamente in calo e, così come stanno le cose adesso, sarà un‟impresa anche mantenere l‟attuale livello di servizi e 21 prestazioni. L‟Umbria, rispetto alle altre regioni d‟Italia, ha ottime performance negli indicatori relativi al settore della coesione sociale: il secondo miglior valore in termini di servizi per la prima infanzia, il secondo miglior valore in termini di assistenza domiciliare integrata agli anziani, e ottimi valori anche per l‟incidenza della povertà e la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi familiari. Un elevato livello di coesione sociale e un sistema di welfare efficiente che però la crisi sta intaccando e che, forse per la prima volta, sta mettendo in discussione anche in Umbria.Per rispondere prontamente alle nuove emergenze sociali la Giunta Regionale ha effettuato uno stanziamento di risorse, nella manovra di bilancio 2011-2013, pari a 33 milioni di euro per finanziare le misure a favore della famiglia; la somma andrà a finanziare il comparto destinato alla non autosufficienza, il Fondo Sociale Regionale, gli asili nido e i servizi per la prima infanzia, l‟abbattimento delle rete (tassa sui rifiuti e gli asili nido), l‟istruzione, le abitazioni in locazione e contributi per l‟associazionismo familiare e gli oratori. Le politiche di welfare e, in particolare quelle per la famiglia, vanno rimesse al centro dell‟azione politica e dell‟interesse dell‟opinione pubblica a livello nazionale, ma anche a livello regionale: se la priorità è la crescita economica, nessuna ripresa sarà utile se a discapito dei più deboli, se non saranno tutelate le famiglie e, con esse, i nostri figli e i nostri padri. *** 22 Prof. Pierluigi Grasselli Economista LA FAMIGLIA AL CENTRO NELLA LOTTA CONTRO LA POVERTÀ Ogni giorno scorrono davanti ai nostri occhi gli effetti gravi, talora drammatici, della crisi in corso. Essa ha compresso i redditi e modificato gli stili di consumo della maggior parte delle famiglie italiane. Si è molto accresciuto il numero delle persone che ha richiesto servizi per integrare bisogni sociali fondamentali, o comunque sussidi economici. Si parla di povertà a “banda larga”, caratterizzata da un grande aumento dell‟afflusso di italiani, anche con titoli di studio e abilità sociali e professionali elevate, con crescente convergenza tra profili di italiani e di stranieri sia per caratteristiche socio-anagrafiche che per problematiche e richieste espresse1. Si parla anche di “povertà oscillanti” e di “famiglie dall‟elastico corto”: si tratta di povertà che non sono il prodotto di processi di esclusione sociale irreversibili, ma di un più generale modo di vivere, di una instabilità delle relazioni sociali, di una precarietà che coinvolge il lavoro, le relazioni familiari e l‟insufficienza degli attuali sistemi di welfare. La povertà non è più nemmeno necessariamente uno stato definitivo o persistente (periodo continuato di permanenza in condizione di povertà di almeno tre anni). Può essere anche temporanea (per un periodo di povertà consecutivo al massimo di due anni) o persino ricorrente (periodi ripetuti di povertà, separati da almeno un anno di non povertà). Gli ultimi dati resi disponibili dall‟Istat (luglio 2012) sulla povertà in Italia aiutano a dare una prima idea dell‟impatto negativo di tutto questo sulla condizione delle famiglie. La stima dell‟incidenza di povertà relativa (cioè la percentuale in Italia, 1 Su questo punto e sul successivo rinvio a Caritas Italiana – Fondazione Zancan, Poveri di diritti, Rapporto 2011 su povertà ed esclusione sociale in Italia, Il Mulino, 2011, pp. 154-156 23 nel 2011, di famiglie la cui spesa per consumi è al di sotto di una soglia convenzionale –o linea di povertà2) è pari all‟11,1%, con una sostanziale stabilità rispetto al 2010 (11,0%). Numericamente, si tratta di 2 milioni 782 mila famiglie in condizione di povertà relativa, a cui corrispondono 8 milioni 173 mila individui poveri (il 13,6% dell‟intera popolazione). Tale incidenza risulta inferiore al dato nazionale sia al Centro (6,3%) che soprattutto al Nord (4,9%) mentre è molto superiore nel Mezzogiorno (23,0%). In Umbria risulta pari all‟8,9%, quasi raddoppiando rispetto al 2010 (4,9%), con un numero di famiglie povere superiore a 20 mila. La povertà raggiunge valori più elevati nel Mezzogiorno, ma anche tra le famiglie più ampie, in particolare con tre o più figli, soprattutto se minorenni. Si rileva inoltre una forte associazione tra povertà, bassi livelli di istruzione, bassi profili professionali, ed esclusione dal mercato del lavoro. Risulta in condizione di povertà relativa il 28,5% delle famiglie con cinque o più componenti (il 45,2% tra le famiglie residenti nel Mezzogiorno). Si tratta per lo più di coppie con tre o più figli, e di famiglie con membri aggregati. Il disagio economico si fa più diffuso se all‟interno della famiglia sono presenti più figli minori. L‟incidenza di povertà, pari al 14,8% tra le coppie con due figli, e al 27,2% tra quelle che ne hanno almeno tre, sale, rispettivamente, al 16,2% e al 27,8% se i figli sono minori. Nel Mezzogiorno è povera oltre la metà (il 50,6%) delle famiglie con tre o più figli minori. Si usa l‟espressione “povertà assoluta” per le famiglie la cui spesa mensile è inferiore a quella minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi che, nel contesto italiano e per una determinata famiglia, è considerato essenziale ad uno standard di vita minimamente accettabile. Per il 2011 si stima che l‟incidenza delle famiglie assolutamente povere risulti pari al 5,2%, corrispondente ad 1 milione e 297 mila famiglie, per un totale di 3 milioni e 415 mila individui (il 5,7% dell‟intera popolazione). Nuovamente, le famiglie più ampie risultano svantaggiate: l‟incidenza della condizione di povertà assoluta sale al 12,3% se i componenti sono almeno cinque, e al 10,4% A titolo di es.,per una famiglia di due componenti tale soglia è pari alla spesa media mensile per persona in Italia, pari nel 2011 a 1.011 euro: v.Istat, La povertà in Italia, Anno 2011, 17 luglio 2012, p.2 2 24 tra le coppie con tre o più figli e tra le famiglie con membri aggregati. Trovano conferma le correlazioni indicate in precedenza. Anche se la variazione dell‟incidenza e dell‟intensità della povertà nel complesso delle famiglie italiane risulta negli ultimi anni moderata, per i vari gruppi di popolazione si registrano dinamiche diverse: nei quattro anni considerati è peggiorata la condizione delle famiglie nel Mezzogiorno, quella delle famiglie più ampie o con molti figli minori, e delle famiglie con un solo genitore. Una maggior diffusione della povertà si osserva inoltre tra le famiglie monoreddito, e in modo particolare tra quelle il cui principale percettore di reddito ha un basso profilo professionale (tipicamente: lavoratori in proprio ed operai), e dove la difficoltà di alcuni componenti a trovare lavoro si aggiunge alla mancanza di ulteriori entrate3. E‟ opportuno concentrare l‟attenzione sulle famiglie considerate, per composizione e struttura, a rischio di povertà e di esclusione sociale, in quanto incapaci di far fronte ad eventi difficili della vita. Tra le categorie considerate a rischio di povertà e di esclusione, il Rapporto include le famiglie con minori. A loro volta queste possono distinguersi in (a) famiglie con tre o più figli, per le quali il carico di spesa associato all‟ampiezza della famiglia può diminuire la capacità della famiglia di fronteggiare eventi avversi, in particolare quelli che riducano la capacità produttiva degli adulti; b)famiglie monogenitoriali, con difficoltà per il genitore di accudire alla prole, e al contempo lavorare per procurarsi un reddito. Alla preoccupante situazione delle famiglie più ampie con minori abbiamo già accennato. Un‟altra categoria tra le più esposte al rischio di disagio sociale e quindi bisognosa di supporto è quella rappresentata dalle famiglie monogenitoriali. I genitori soli poveri con almeno un figlio minore sono 117 mila nel 2011, con un‟incidenza del 16,4% (15,2 % nel 1997). L‟incidenza di povertà aumenta all‟aumentare del numero dei figli (se ancora troppo giovani per lavorare o per cercare Su questo punto e sui successivi, v. Commissione di indagine sull‟esclusione sociale (CIES), Rapporto sulle politiche contro la povertà e l’esclusione sociale – Anno 2011, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 2012, pp.21 segg. 3 25 lavoro), aumenta se il genitore non è occupato e diminuisce all‟aumentare del valore del titolo di studio. Come è intuitivo, il disagio tende a crescere al crescere del numero dei figli. Con riferimento alle famiglie con tre o più minori, quelle povere sono il 27,8% (il 16,3% nel Centro, il 50,6% nel Mezzogiorno…). Anche per l‟Umbria i dati disponibili indicano un aumento di maggior rilievo dell‟incidenza della povertà tra le famiglie più numerose; come in Italia, la povertà aumenta se all‟interno della famiglia sono presenti più figli minori e l‟aumento è nettissimo nel caso di tre o più figli; in generale, si ha motivo di ritenere che per la crisi la povertà si sia maggiormente diffusa tra le famiglie più giovani e tra quelle più numerose. La famiglia è la principale vittima della crisi (non solo economica) che attanaglia da tempo le società occidentali. La flessibilità e la precarietà del lavoro, presenti in misura crescente, accentuano le tendenze disgregatrici operanti all‟interno della famiglia, quali ritardi nella celebrazione del matrimonio e nella procreazione, diffusione di aborti ed alterazioni nei rapporti tra generazioni e riduzione delle possibilità di miglioramento della condizione sociale dei figli. Purtroppo, in tutto ciò si riflette la diffusa disattenzione ai “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (art.2 Cost.). Manca in Italia un piano di lotta contro la povertà, e le risorse assegnate ai poveri ed ai non autosufficienti sono solo marginali, residuali. Ciò consegue tra l‟altro da un investimento nettamente insufficiente sulle specifiche voci relative alle politiche ad hoc di contrasto della povertà e dell‟esclusione sociale. Per es., nel sostegno a “famiglie e figli” i 216 € pro capite dell‟Italia si confrontano con i 1517 della Norvegia, i 754 della Germania, i 648 della Francia. Si dovrebbe in realtà far conto sulla “esistenza di una comune cittadinanza, e, ancor prima, di una comune dignità umana”. La condizione di povertà e di esclusione sociale compromette i diritti e i doveri previsti dalla Carta costituzionale, mentre “uno Stato democratico deve garantire a tutti i cittadini i diritti contemplati nella Costituzione e deve pretendere che tutti contribuiscano, secondo le possibilità di ciascuno, a realizzare una società giusta e solidale”. Tra i diritti e i doveri previsti dalla nostra Costituzione, ricordiamo “il diritto all‟uguaglianza dei cittadini, il diritto al lavoro, i diritti relativi alla famiglia, quelli 26 relativi alla tutela della “fragilità” e, in sintesi, i doveri di politica, economica e sociale”4. Sul tema specifico dei diritti della famiglia, ricordiamo che ad essa la Costituzione italiana riserva tre articoli (29, 30 e 31). Nell‟art. 29 sono fissati i caratteri di identità della famiglia come soggetto di diritti: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia, come società naturale, fondata sul matrimonio”. Nell‟art. 30 è affermato il dovere-diritto dei genitori “di mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio”. Nell‟art. 31 sono precisati i doveri dello Stato, e i corrispondenti diritti dei cittadini, con particolare attenzione alla formazione, ossia alla nascita della famiglia, che la “Repubblica agevola con misure economiche ed altre provvidenze… con particolare attenzione alle famiglie numerose”. Come abbiamo accennato, la povertà influisce sulla formazione della famiglia, può accentuare le sue modificazioni di lungo periodo, e riduce inoltre anche gravemente le possibilità di svolgimento efficace delle principali funzioni della famiglia medesima. Si è sopra accennato alla maggior diffusione della povertà tra le famiglie numerose. Occorre pensare a sostegni alle famiglie con figli che siano progressivi rispetto al numero di figli. E‟ basilare l‟importanza di sostenere i compiti della famiglia. Purtroppo, su questo fronte il nostro Paese è molto carente. Secondo l‟Ocse, l‟Italia ha le politiche di sostegno alla famiglia peggiori d‟Europa. Mancano, o sono insufficienti, i servizi comunali per l‟infanzia, e i servizi privati hanno costi elevati; mancano i servizi a domicilio per persone a carico, malate o non autosufficienti o disabili; il sistema fiscale ignora il carico che grava sulle famiglie, soprattutto se numerose. E tutto ciò scoraggia le nuove nascite, in un contesto quale quello italiano già caratterizzato da una bassa natalità. Sul tema dei servizi a supporto delle famiglie con persone anziane o disabili, si è stimato che il 4% di tutte le famiglie ha almeno un componente della famiglia che ha avuto o avrebbe avuto bisogno di aiuto a domicilio non sanitario, che il 3,1% delle famiglie riferisce che avrebbe avuto bisogno di assistenza a Caritas Italiana – Fondazione Zancan, Poveri di diritti, Rapporto 2011…, cit., p.20 4 27 domicilio di tipo sanitario per qualche componente della famiglia, che il 3,7% delle famiglie avrebbe avuto bisogno di trasporto a domicilio5. Si auspica anche una maggiore attenzione al contributo arrecato dalla famiglia ai bisogni di assistenza. E‟ necessario tenere conto del “valore sociale ed economico del lavoro di cura della famiglia” per la presa in carico domiciliare delle persone non autosufficienti e dei progetti personalizzati di assistenza, per compensare i costi dell‟assistenza così erogata, della informal care, per la perdita di reddito a vario titolo subita dai caregiver informali (una assistenza che riguarda attualmente circa i quattro quinti della popolazione anziana non autosufficiente italiana), anche al fine di poter assicurare un qualche beneficio ai familiari che concorrono al risultato assistenziale6. Di qui la necessità di un forte aumento dell‟attenzione delle Istituzioni verso la famiglia, e di rimozione degli ostacoli esistenti sul fronte: dei servizi (per l‟infanzia, di sostegno per anziani non autosufficienti o disabili), dello status lavorativo della donna (aumento partecipazione donne al lavoro), della riforma del sistema fiscale (con applicazione del cd “quoziente familiare”). Come avverte lo stesso Piano Sociale 2010-12 della Regione Umbria, a proposito delle “Politiche sociali per le persone e le famiglie”, oltre che puntare sulla rete integrata dei servizi per il sostegno alla genitorialità e al lavoro di cura nei confronti dei componenti fragili della famiglia, occorre -valorizzare la famiglia come luogo di relazioni significative, sostenendo gli aspetti di relazione che intercorrono fra i suoi componenti, e i compiti educativi e di cura, riconoscendo socialmente il lavoro di cura, progettando interventi appropriati a sostegno delle donne7. Purtroppo nelle leggi regionali prevalgono in genere interventi di natura economica rispetto alla diretta erogazione di servizi e l‟apprezzamento sociale del lavoro di cura dei familiari è Commissione di indagine sull‟esclusione sociale (CIES), Rapporto sulle politiche…, cit., p.42-43 6 Caritas Italiana – Fondazione Zancan, In caduta libera, Rapporto 2010 su povertà ed esclusione sociale in Italia, Il Mulino, 2011, p.216 7 Regione dell‟Umbria, Assessorato Welfare e Istruzione, Secondo Piano Sociale Regionale 2010-2012, p.135 5 28 scarsamente riscontrabile. E‟ inoltre limitato il ricorso a forme selettive di intervento sociale basato sul reddito (es., politiche di agevolazione tariffaria) applicabili ai servizi pubblici di interesse generale. Nel caso dei servizi alla persona, la valutazione della situazione economica può costituire requisito di accesso ai benefici, o di compartecipazione al costo dei servizi. “La valutazione economica può conferire peso diverso ai componenti dei nuclei familiari… il lavoro di cura familiare può essere introdotto nella valutazione per l‟accesso e per la compartecipazione al costo dei servizi, per un riconoscimento pubblico, concreto, dei benefici per la collettività di tale lavoro, per contrastare la povertà e l‟impoverimento delle famiglie impegnate in compiti di cura… Ciò si aggiunga agli interventi locali per la promozione dell‟equità nell‟accesso ai servizi, e nella determinazione di tariffe e agevolazioni per le famiglie numerose… così da rendere compatibili universalismo e selettività, secondo solidarietà ed equità… la compartecipazione può basarsi su criteri di progressività, per ridistribuire i costi a favore delle fasce economicamente più fragili…”8. Secondo Caritas Europa, le politiche sociali attuali rimangono incentrate sull‟assistenza alle persone indigenti, mentre sarebbe necessario concentrare il sostegno sulle fasi iniziali della vita e sulle transizioni tra una fase e un‟altra, per prevenire la povertà, evitare il “trasferimento intergenerazionale” della povertà; questo approccio richiede però politiche sociali orientate agli investimenti, che si prendano cura delle famiglie indigenti in una fase iniziale, migliorino l‟accesso alle strutture di assistenza all‟infanzia e alle scuole, e forniscano sostegno nelle prime fasi della vita per poter affrontare le transizioni successive 9. Come è stato osservato, si fatica a riconoscere, non solo a parole ma nei fatti, che la famiglia sia risorsa imprescindibile, non solo per i suoi componenti, ma per la società in quanto tale, per il “vivere bene insieme” della città. Dall‟impoverimento della famiglia, specialmente con figli, possono derivare incremento delle disuguaglianze economiche e sociali e riduzione della crescita economica potenziale. Si Caritas Italiana – Fondazione Zancan, In caduta libera, Rapporto 2010…, cit., pp.123-135 9 Ibidem, p.301 8 29 ritiene che uno sviluppo socialmente sostenibile abbia tra i suoi presupposti centrali la stabilizzazione del reddito familiare su livelli superiori al minimo necessario per vivere una vita civile. Solo una famiglia nel pieno esercizio delle sue funzioni e delle sue responsabilità può assicurare la produzione del capitale sociale (relazionalità cooperativa, fiducia e reciprocità diffuse) indispensabile per un corretto funzionamento della società 10. Più specificamente, occorre contrastare le fragilità familiari, migliorare la condizione femminile, favorire la messa a punto e l‟applicazione rigorosa di criteri corretti di calcolo delle condizioni e delle capacità, per dimensionare appropriatamente l‟aiuto alla situazione di bisogno. Si auspica il superamento delle prassi assistenzialistiche che riproducono forme di dipendenza, delle inadempienze molteplici riguardanti la mancata tutela della salute dei poveri, degli ostacoli al godimento diffuso di un‟abitazione dignitosa, ad una fruizione effettiva di servizi educativi, ad una formazione capace di preservare da un futuro a rischio di esclusione, anche al fine di accedere al mercato del lavoro, “principale chiave di ingresso ai diritti di cittadinanza”. In una prospettiva più ampia, rimarchiamo ancora l‟esigenza di costruire condizioni di equità e di uguaglianza, ponendo cura alla riformulazione dei regolamenti di accesso ai servizi, con “programmi educativi e di informazione pubblica per aiutare i poveri a conoscere i loro diritti”11. In ogni caso, qualunque riforma sarà efficace nel combattere la povertà “a condizione che cresca in tutti il senso del “bene comune”, il valore della solidarietà ai vari livelli, comunale, regionale e nazionale, e il costume diffuso della responsabilità. La recente crisi ha impartito una lezione a tutti: nel contesto della globalizzazione attuale, nessuno può più illudersi di salvarsi da solo: vale per i singoli Stati, vale anche per le regioni all‟interno degli Stati e per le comunità locali”12. Ciò richiede di Per approfondimenti su questi punti, si rinvia ai saggi contenuti in Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia, Familiarmente – la qualità dei legami familiari, Vita e Pensiero, 2012) 11 Caritas Italiana e Fondazione Zancan, Poveri di diritti, Rapporto 2011…, cit., pp.58-60 12 Caritas Italiana e Fondazione Zancan, In caduta libera, Rapporto 2010…, cit., p.10 10 30 ricuperare e riportare al centro la persona, considerata dalla nostra Costituzione valore supremo e inviolabile in sé, a prescindere dal sesso, dalla razza, dalla classe sociale di appartenenza. Ma appunto, come ha sottolineato di recente Benedetto XVI, “è nella famiglia fondata sul matrimonio e aperta alla vita che la persona può sperimentare la condivisione, il rispetto e l‟amore gratuito, ricevendo al tempo stesso - dal bambino, al malato, all‟anziano- la solidarietà che gli occorre”13. *** Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti all’incontro dell’Internazionale democratico-cristiana, Avvenire, 23/9/2012 13 31 ASSOCIAZIONE ITALIANA GENITORI - Umbria Presidente zona Perugia Anna Piazza Tel. 075.5178101 Cell. 3479182761 [email protected] Presidente Maurizio Valentini Telefono: 0744/286847 Via Manara, 7 05100 TERNI [email protected] IL PATTO DI CORRESPONSABILITA’ EDUCATIVA Condizioni di efficacia e di senso Il Patto di corresponsabilità ha significato soltanto se è il punto di arrivo di una modalità di relazione e di condivisione educativa tra le componenti scolastiche, se è il risultato di una collegialità praticata e vissuta, ad ogni livello. Quali sono le condizioni affinché il Patto di corresponsabilità educativa diventi uno strumento efficace, reale, di alleanza educativa tra scuola e genitori? Quali azioni, scelte concrete, potrebbero favorire, nella scuola, l'instaurarsi di una corresponsabilità educativa effettiva? Elenco in modo sintetico alcuni punti nodali, senza entrare nel merito di alcuno, anche se ciascuno di questi aspetti, per la sua importanza, meriterebbe una trattazione approfondita. 1. L'informazione chiara e trasparente da parte della dalla scuola: organizzazione, offerta formativa, progettualità, autovalutazione di istituto, OO.CC., diritti e doveri di ciascuna componente scolastica, Regolamento d'Istituto, e così via. L'informazione può passare attraverso: incontri assembleari, formali ed informali; guide cartacee appositamente pensate per i Genitori; i siti web delle Scuole, dove si possono reperire: POF, Regolamenti, delibere degli OO.CC., bilanci, relazioni 32 sull'attività didattica e sui Progetti, sull'autovalutazione di Istituto, spazi virtuali di discussione tra genitori (forum)... 2. La partecipazione dei genitori. La scuola può incentivare la partecipazione dei genitori: promuovendo la formazione dei Rappresentanti di classe, informandoli sulle competenze degli OO.CC., favorendo la consapevolezza del ruolo di ciascuna componente scolastica, affinché il dirittodovere alla partecipazione possa essere effettivamente esercitato; sostenendo la costituzione del Comitato Genitori strumento estremamente importante per realizzare il collegamento e il confronto tra i genitori, per portare a sintesi le opinioni, per favorire la messa in circolo delle esperienze e il passaggio di informazioni e competenze acquisite. I genitori possono e debbono essere una risorsa per la Scuola, ma è necessario recuperare il senso della rappresentanza: la Scuola non può confrontarsi con ogni singola Famiglia, ma con la rappresentanza dei Genitori. È necessario superare l'isolamento e l'individualità della Famiglia e recuperare la relazione collettiva tra i genitori, la "genitorialità sociale". 3. Gli OO.CC.: la corresponsabilità educativa va praticata negli OO.CC., favorendo un clima di fiducia e di reciproco riconoscimento, di rispetto e di buona comunicazione. Rilevante è l'utilizzo di commissioni miste, con la partecipazione anche della componente dei genitori: per esempio, per la revisione dei Regolamenti d'Istituto, per l'elaborazione del POF, del questionario di autovalutazione di Istituto, per la costruzione del Patto di Corresponsabilità... 4. Anche il Regolamento di Istituto dovrebbe essere una leva vantaggiosa per la corresponsabilità educativa: le regole che la comunità scolastica decide di darsi, vanno condivise tra tutte le componenti della Scuola (nella stesura e nella revisione). Se così non fosse, il Patto di Corresponsabilità non avrebbe alcun significato! Il Regolamento d'Istituto va comunicato ai genitori e agli studenti in modo efficace, utilizzando tutti i canali di comunicazione (cartacei, informatici, assembleari...). 5. Un altro importante momento di condivisione dovrebbe essere l'autovalutazione di Istituto, purtroppo ancora oggi poco 33 praticata dalla maggioranza delle scuole. È importante cogliere il punto di vista di ogni componente scolastica, perché individuando i punti deboli e i punti di forza, è possibile modificare strategie e correggere in meglio l'esistente. Anche l'analisi dei dati raccolti potrebbe e dovrebbe essere condivisa in modo collegiale. 6. Sarebbe opportuno nominare, nelle Scuole, un docente referente per le relazioni con i Genitori, responsabile di specifici progetti per incentivare la partecipazione, per coinvolgere sempre più i genitori nella vita della scuola. Quelli elencati sono alcuni dei punti chiave sui quali è necessario fondare l'alleanza educativa all'interno di ciascuna Istituzione scolastica. Il Patto di Corresponsabilità educativa acquista senso ed efficacia solo se è inserito in un contesto di azioni condivise, come quello appena descritto. Se nasce in un clima di fattiva e costante collaborazione. Se esso stesso viene elaborato in modo partecipato, attraverso il contributo di tutte le componenti scolastiche: docenti, personale ATA, genitori e studenti, con il coordinamento del Dirigente scolastico. In caso contrario, esso rappresenta un'operazione di facciata o un inutile adempimento burocratico. Di essenziale rilevanza è la modalità con cui il Patto viene somministrato alle famiglie. Se viene semplicemente consegnato in classe come uno dei tanti avvisi, esso perde di valore. Diversamente, se consegnato durante un'apposita assemblea, di classe o di istituto, può essere occasione di confronto e relazione. Sarebbe utile anche verificarne l'adesione e la sottoscrizione e prevedere un monitoraggio finale per valutarne l'efficacia. È opportuno che in particolare noi, genitori associati all'A.Ge., sostenitori della corresponsabilità educativa, ci impegniamo, nelle singole scuole, come nei Forum delle Associazioni, affinché l'alleanza educativa con la scuola divenga realtà operativa, anche, ma non solo, attraverso il Patto educativo di corresponsabilità. Soltanto realizzando le condizioni di una effettiva condivisione educativa, la partecipazione dei genitori nella vita della scuola acquisterà efficacia e significato. *** 34 ASSOCIAZIONE GENITORI SCUOLE CATTOLICHE Sede e Comitato Prov.le di Perugia via O. Antinori, 4 - 06123 Perugia Cell. Presidente 328-03.06.955 [email protected] Presidente regionale: Sergio De Vincenzi L’Associazione Genitori Scuole Cattoliche è sorta nel 1975. E‟ Associazione di Promozione Sociale, è riconosciuta dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e dal Ministero della Pubblica Istruzione.L‟AGeSC è uno "strumento" che i genitori delle Scuole Cattoliche si sono dati per aiutarsi ad approfondire i rapporti con la scuola, con la religione cattolica e con la società civile. Gli ambiti dell‟operare dell‟A.Ge.S.C. sono: •con i genitori, nel rapporto quotidiano dato dalla presenza della medesima scuola e dalla comune istanza educativa; •con la comunità scolastica, nel rapporto dei genitori con gli altri soggetti istituzionali (docenti, studenti, operatori) teso alla realizzazione di quella "comunità educante" che è la sola condizione possibile per concretizzare un autentico processo educativo; •con le diverse scuole, dove l‟Associazione è elemento di raccordo tra la scuola e il territorio nel quale è inserita; 35 •con le istituzioni, dove l‟Associazione può proporre e sostenere istanze di libertà, di presenza e di controllo della famiglia, della scuola, della concreta libertà di educazione; •con le famiglie, impegnate su altri fronti della politica familiare per promuovere e tutelare i diritti di cittadinanza. Offre costantemente il proprio contributo all‟attività legislativa sui temi che riguardano la scuola e la famiglia: •a questo scopo intrattiene rapporti con tutte le forze politiche ed interviene nelle commissioni ministeriali e parlamentari. L‟A.Ge.S.C., nell‟esprimere la propria soggettività ecclesiale, culturale e socio-politica, concretizza il suo impegno per la realizzazione di una vera scuola della società civile.Il Comitato Provinciale di Perugia dal 2005, anno della sua costituzione, ad oggi ha partecipato a numerosi progetti; ha organizzato oltre 15 corsi di formazione psico-pedagogici per genitori ed insegnanti e dato il suo contributo nelle audizioni presso le commissioni regionali sui temi del diritto allo studio, della famiglia e dell‟educazione. In questo tempo ha altresì fattivamente collaborato con l‟Ufficio Scolastico Regionale e con le singole scuole attraverso propri associati presenti nei diversi organi collegiali. L‟attuale Comitato Provinciale di Perugia svolge funzioni anche di Comitato Regionale Umbria. Il contributo AGeSC per l’Umbria Da un punto di vista evolutivo, lo sviluppo della persona si attua attraverso l‟educazione, nel senso etimologico del termine latino ex-ducere, cioè tirare fuori. Quindi, educare significa tirare fuori dal bambino, dal giovane, ma anche dall‟adulto, le potenzialità che sono insite nel suo essere per dare corso al pieno sviluppo della persona umana e, al tempo stesso, anche alla piena realizzazione della società alla quale appartiene e ne è espressione. Il diritto all‟educazione è quindi uno dei diritti inviolabili dell‟uomo proprio perché da essa dipende il pieno sviluppo della persona umana, libera fra persone libere. Ed è per questo che non si può non riflettere circa le strette relazioni che esistono fra educazione ed istruzione, per cui l‟una 36 influenza l‟altra in un rapporto vicendevole, senza per questo confonderne i ruoli e la natura. Infatti mentre attraverso l‟educazione ci si pone l‟obiettivo di dare corso al pieno sviluppo della persona, attraverso il processo di istruzione si dovrebbero fornire conoscenze e competenze per affrontare problemi ed elaborare soluzioni tecniche, più o meno specializzate. Purtroppo, però, rispetto al passato, oggi si tende assai spesso a confondere l‟educazione con l‟istruzione, ma quest‟ultima attuata in condizioni di carente attenzione verso lo sviluppo della personalità non può che dimostrarsi fallimentare non solo per l‟individuo, il suo fisiologico sviluppo e la sua vita futura, ma anche, e in maniera sostanziale, per la stessa società di appartenenza. Il diritto all‟educazione è riconosciuto non solo dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell‟uomo delle Nazioni Unite , ma anche dalla nostra Costituzione repubblicana che, a ragion veduta, ritiene doveroso per lo Stato impegnarsi nel rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Per quanto illustrato, pertanto, ben si comprende l‟interesse lungimirante dei padri costituzionalisti nel riconoscere quale prima condizione sociale fondante lo Stato proprio la piena formazione della persona e, in seconda battuta, la famiglia, quale naturale alveo nel quale questo sviluppo inizia e si attua attraverso un processo di collaborazione con la scuola e le altre agenzie educative. È tuttavia necessario sottolineare come questo dettato costituzionale, dopo quasi 60 anni, risulta ancora lungi dall‟essere pienamente attuato e ciò è dovuto sia all‟inerzia politica delle legislature che via via si sono succedute, che alla trasformazione della società che in parte ha disconosciuto il ruolo insostituibile della famiglia. Un ruolo privilegiato perché è proprio nella famiglia che la persona instaura le prime relazioni. Per questo, sgombrando il campo da posizioni demagogiche e soprattutto ideologiche, non si può non riconoscere come la crisi attuale della società affondi profondamente le sue radici nella crisi dell‟istituto familiare e nella crisi dell‟educazione delle nuove generazioni. Così la ripresa economica ha bisogno di più famiglia, cioè di educazione, e di più scuola, cioè di istruzione e formazione. Dopo il rigore ed i sacrifici, ci si dice che ora è il tempo di puntare sulla ripresa e sulla crescita. E su questo si è tutti 37 d‟accordo. Ma è chiarissimo che lo sviluppo non può riguardare solo l‟economia del Paese, non sarebbe sufficiente da sola a rimettere in moto l‟Italia. La ripresa economica deve essere affiancata da un risveglio di tutta la società in particolare per quanto riguarda la formazione di nuove famiglie, la nascita di più figli, la crescita della conoscenza e l‟offerta di un‟educazione a dimensione d‟uomo delle giovani generazioni. Il ministro Passera ha parlato, nell‟intervista ad un quotidiano, di “riforma degli incentivi” riferendosi a provvedimenti a favore delle imprese: non basta! Lui stesso ha indicato anche la cultura come motore di sviluppo, ma occorrono pure “incentivi” per le giovani coppie a metter su famiglia, aiuti a chi desidera mettere al mondo più figli, sostegno a chi opera nelle scuole per preparare i giovani, occorrono anche incentivi per sostenere e rilanciare in tutta Italia una seria ed efficace formazione professionale, necessaria per contrastare la dispersione scolastica. Senza questi ulteriori elementi non ci sarà neppure crescita economica. Famiglia, nuove nascite, cultura ed educazione sono fattori di sviluppo indispensabili. Lo dimostrano anche i Paesi europei che hanno saputo meglio reggere alla crisi. E se per sbloccare il mercato si dice che serve una riforma del lavoro che elimini i limiti attuali ritenuti eccessivi; per sostenere la famiglia, e la conseguente natalità, serve che la riforma fiscale ne riconosca ruolo e carichi. Per migliorare la scuola occorre poi attuare anche economicamente la legge 62/2000 e razionalizzare le spese dello Stato in questo campo. Proprio di scuola parla il dossier di marzo 2012 dell‟AGeSC (bandiera della dis-parità), evidenziando in particolare i costi del sistema scolastico statale e paritario e chiedendo interventi necessari se davvero vogliamo aiutare i conti dello Stato garantendo nel contempo la libertà di educazione, un effetto volano sulla scuola statale e lo sviluppo del Paese. In altro modo l‟AGeSC non crede sia possibile usciere dal guado! Per quanto riguarda le scuole dalla primaria alle superiori, solo poche Regioni si sono dotate di una legge regionale che introduce un buono scuola per le famiglie con i figli iscritti alle paritarie, mentre altre prevedono contributi inseriti, però, nelle leggi per il diritto allo studio. La ns. Regione, con la Legge Regionale 16 febbraio 2010 n. 13, all‟art. 1, “promuove e sostiene la funzione genitoriale nei compiti di cura, educazione e tutela del benessere dei figli … mediante azioni nell‟area … dell‟istruzione, 38 della formazione ... e riconosce l‟associazionismo familiare quale soggetto portatore di risorse e soggetto attivo nella programmazione regionale…”. Il Comitato Provinciale di Perugia ribadisce il proprio accordo e sostegno all‟introduzione del “buono scuola” da attribuire alle famiglie, fino alla concorrenza del 75% delle spese di iscrizione e da erogare alle scuole scelte dalle famiglie, indifferentemente se pubbliche o paritarie. Propone altresì, così da dare attuazione all‟art. 5 della L.R. citata sopra, che sia organizzata la possibilità concreta che l‟AGeSC per la sua peculiarità a favore di una scuola competente, efficace e libera e per dare alle famiglie la facoltà di scegliere il progetto educativo e formativo più rispondente alle proprie attese e inclinazioni, sia chiamata a sedere ai tavoli dove le Amministrazioni locali (Regione, Provincia e Comuni) formano gli indirizzi e danno attuazione alle scelte in ordine alle iniziative da intraprendere sul territorio a sostegno dei genitori e quindi della famiglia. L‟AGeSC dell‟Umbra pertanto, coesa con tutte le altre forze e risorse Associative che si interessano ai temi della famiglia e dell‟educazione, spera in una sempre più efficace interazione e condivisione degli obiettivi sui temi illustrati con gli Enti Locali per quanto di loro competenza. 39 Le nostre normative di riferimento Art. 22 - Ogni individuo in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità. Costituzione della Repubblica Italiana Art. 2 - La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Art. 3 - Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Art. 29 - La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare. *** 40 ACLI SERVICE Perugia (Pg) Massimo Ceccarelli, Presidente ACLI Service Perugia srl concessionaria CAF-ACLI per la Provincia di Perugia Il rischio di povertà e di disagio delle famiglie: I tempi, si sa, sono assai difficili e complicati. I vari appuntamenti nazionali sul tema famiglia, anche quelli di grande rilievo, trovano spazio sui giornali solo per qualche giorno, ma poi le alterne vicende dell‟attuale situazione politica e la grave difficoltà economica e sociale che vive anche il nostro Paese riprendono con prepotenza il loro spazio preminente. Eppure nei vari appuntamenti, dalla grande Conferenza di Milano al più recente incontro di Riva del Garda, si sono confrontate migliaia di persone, tra rappresentanti delle istituzioni, della società civile e addetti del settore, ed è giunto qualche segnale incoraggiante; in particolare è chiaramente emersa la necessità di un Piano nazionale della famiglia, di cui ne sono state delineate anche le linee strategiche. Ma non ci possiamo più accontentare solo di segnali. E‟ arrivato il tempo – fin troppo atteso – della concretezza. E‟ il momento che qualsiasi proposta di Governo si assuma impegni precisi in merito alle risorse e ai tempi. Non ci sono più alibi, nemmeno la crisi: investire sulla famiglia significa investire sullo sviluppo del paese. E se fino a ieri questa era una percezione diffusa soltanto tra chi si occupa delle politiche familiari “dal basso”, a partire dal Forum delle associazioni familiari di cui le Acli sono co-fondatori, adesso deve essere un impegno prioritario per tutti. Le Acli lo hanno chiesto a gran voce già nel documento che hanno predisposto per la Conferenza di Milano: “Famiglia, laboratorio quotidiano di cittadinanza attiva”, che già nel titolo riassume le parole chiave che devono caratterizzare una sistematica politica per e con la famiglia: cittadinanza, inclusione sociale e protagonismo. 41 E‟ tempo di una rinnovata cultura della famiglia. Che non è un‟ideologia, e non deve essere un pensiero etichettabile e riconducibile a uno schieramento piuttosto che a un altro, ma una necessità su cui tutti dobbiamo continuare a lavorare. Sappiamo bene che all‟impegno culturale va affiancato anche quello economico ed è in questo quadro che chiediamo per la famiglia politiche integrate e mirate che superino la logica emergenziale e assistenziale. Sosteniamo un welfare promozionale e a misura di famiglia, basato su interventi di ampio respiro, capaci di coniugare una strategia nazionale con le esigenze specifiche e le peculiarità territoriali, al fine di: sostenere la formazione di nuove famiglie; contrastare le povertà; rendere conciliabili le esigenze del lavoro con le responsabilità genitoriali; includere gli immigrati; riconoscere la soggettività fiscale delle famiglie e il loro ruolo di prima cellula educativa e di laboratorio per la ricerca e il conseguimento del bene comune. Le Acli, promuovendo una politica di sistema a favore della famiglia, sostengono un approccio multidimensionale e sistemico, volto a mettere al centro di tutte le politiche la famiglia come soggetto sociale. Ciò significa, da una parte, sviluppare politiche direttamente rivolte alle famiglie; dall‟altra, valutare, attraverso una logica di family mainstreaming, le ricadute che tutte le politiche (abitative, fiscali, educative, del lavoro ecc.) hanno sul soggetto famiglia. Abbiamo, all'interno di questa attenzione per la famiglia, voluto analizzare anche i database del CAF ACLI ponendo particolare attenzione alle dinamiche di analisi del reddito equivalente. Il database delle Acli consente di fare un'analisi che si approssima alla classica “famiglia Fiscale” perchè le dichiarazioni dei redditi possono essere raggruppate secondo le seguenti tipologie: Coppia monoreddito con coniuge fiscalmente a carico Coppia monoreddito con coniuge e figli o altri fiscalmente a carico Coppia bireddito senza familiari fiscalmente a carico Coppia bireddito con figli o altri fiscalmente a carico 42 Singolo senza familiari fiscalmente a carico Singolo con familiari fiscalmente a carico In questa prospettiva può avere senso analizzare il reddito “equivalente” costituito seguendo, per quanto è possibile, i criteri adottati a livello europeo che considerano il numero ed il tipo di componenti familiari. Si tratta di un reddito “equivalente” solo approssimativo, perchè le informazioni ricavabili dal database non consentono per tutti i soggetti dichiaranti la ricostruzione dell'intero reddito famigliare e della esatta composizione della famiglia. Tuttavia anche con questo limite e con tutte le cautele che ciò comporta, è possibile fare alcune considerazioni nella prospettiva famigliare. La prima è che la maggior forza economica emerge in forma decisa nelle coppie bireddito senza carichi familiari. Le coppie bireddito, anche quando hanno a carico figli o altri familiari, riescono comunque a mantenere una discreta situazione economica. Decisamente minore risulta il reddito disponibile delle coppie monoreddito, specie con carichi. Il discorso sulle persone singole, con o senza carichi, esige maggiore cautela poiché non abbiamo informazioni sulla presenza di eventuali conviventi che concorrono alla composizione del reddito della famiglia anagrafica, non fiscale. Entrando più nel dettaglio della tipologia familiare, il confronto tra il reddito equivalente del 2007 e quello del 2010 mostra significative differenze tra un tipo e l'altro di famiglia. Per la “coppia monoreddito con coniuge e figli o altri a carico” si ha un decremento molto più consistente degli altri tipi. Valori di decremento superiori a quello medio si registrano anche tra “i singoli con carichi” e la “coppia bireddito con carichi”. E' evidente, quindi, che coloro che hanno figli o altri a carico risultano, in questa situazione di crisi, più penalizzati di altri. Come Acli ci siamo chiesti poi, esaminando i nostri database fiscali, cosa stesse accadendo nel mezzo della scala sociale, se e come la grave recessione scoppiata nel 2008 stesse accrescendo la vulnerabilità o peggio impoverendo ed erodendo le posizioni sociali intermedie, quelle dove la stratificazione di classe e quella di ceto disegnano oggi intrecci nuovi. 43 Da specifiche analisi effettuate possiamo affermare che in quella parte di ceto medio che noi siamo stati in grado di osservare più da vicino, la crisi ha lasciato il segno. Ha colpito in modo selettivo, dunque non in modo uniforme sulla popolazione, ma ha colpito. L'impatto più rilevante è stato sui giovani i cui redditi sono calati sia nominalmente sia -ancor di più, ovviamente- nella realtà. Hanno inciso, crediamo, la maggior diffusione dei contratti atipici e il fatto che sul mercato del lavoro sono stati i più “sacrificati” alle esigenze di riduzione del personale. In maggiore difficoltà appaiono poi le famiglie monoreddito con figli a carico ma la presenza di carichi familiari penalizza significativamente anche chi è single ed anche le famiglie bireddito. L'analisi utilizzata per valutare il rischio di povertà delle famiglie del nostro campione lo ha confermato, così come ha ribadito che il miglior fattore di protezione contro il rischio di povertà è -oltre il lavoro, naturalmente- di far parte di una famiglia double income. In questo scenario le Acli pensano che sia necessario andare verso un welfare sussidario equilibrato, tra responsabilità pubbliche e protagonismo della società civile che può essere costruito solo secondo una logica processuale, che dia spazio al ridefinirsi dei bisogni in ragione delle trasformazioni socioeconomiche che stiamo vivendo. In questa prospettiva anche l'analisi dei nostri database fiscali suggeriscono in primo luogo l'esigenza di colmare il vuoto conclamato nelle politiche pubbliche di questo Paese: l'assenza di linee di contrasto alla povertà che più che attraverso sostegni al reddito, propri di modelli classici di ultima istanza, potrebbero trovare attuazione in un mix di interventi ancora di sostegno al reddito ma anche, e soprattutto, di servizi alle famiglie e alla persona, in una logica di welfare locale di forte prossimità. Se aree importanti di società sono a rischio di declassamento sociale, interventi di questo tipo sono ormai più che necessari. Una seconda esigenza è quella di intervenire su gli ammortizzatori sociali che per copertura e grado di discrezionalità rischiano di essere fonte di diseguaglianza rispetto a soggetti che pure in eguale misura vedono le proprie chance di vita essere legate alla densità del lavoro del capofamiglia quando non di entrambi i genitori. In questo senso i giovani padri e le giovani madri dovrebbero poter essere particolarmente tutelati dai rischi della discontinuità occupazionale, legata ai contratti di lavoro atipici, 44 visto che i giovani hanno livelli di reddito inferiori rispetto ai redditi medi riscontrati. La debole, quasi assente capacità di resistenza alla vulnerabilità sociale consiglia poi di sviluppare forme diffuse di sostegno ai consumi essenziali, che una sospensione temporanea del reddito o una spesa importante improvvisa possono mettere continuamente a rischio, come si è evidenziato in questi anni anche nelle esperienze dei Fondi di Solidarietà istituiti dalla Diocesi umbre. In questo senso esperienze come il microcredito sono una via che appare obbligata, e un'alleanza tra istituzioni finanziarie e organizzazioni sociali è forse la forma più opportuna, per flessibilità ed aderenza, ai bisogni differenziati che possono arrivare alla tutela e accensione di mutui per la casa. Un'ultima considerazione sulle reti, che nell'allentarsi dei legami di ceto e di quelli familiari sono sempre meno strumenti di sostegno e reazione rispetto alla società del rischio specie nelle componenti meno avvantaggiate. Ma la stessa esperienza storica ricorda che non c'è riscatto o riparo dai rischi sociali se non entra in campo una qualche forma di protagonismo da parte di coloro che ne sono direttamente coinvolti. Il nostro impegno concreto come Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani nei territori è tutto volto a favorire la cittadinanza, l‟inclusione sociale e il protagonismo della famiglia e lo stiamo facendo, ad esempio, anche con l‟innovativa esperienza dei Punto Famiglia, più di 100 ormai, sparsi per tutto lo “stivale” (ed anche in Umbria), nati grazie ai contributi del 5 per mille, come a restituire ai territori l‟impegno di quella “firma”. Forme innovative di aggregazione e sostegno per e con la famiglia; non meri sportelli per l‟assistenza fiscale, legale e previdenziale, ma, soprattutto luoghi pensati per promuovere il protagonismo delle famiglie. In questo sforzo c'è anche il tentativo di rispondere al forte bisogno di istituzioni sociali di supplenza. Un segretariato sociale maturo, teso a reinserire famiglie ed individui in percorsi di raccordo con i servizi pubblici, il volontariato, il non profit, i corpi della società e dell'economia civile e altresì in grado di sostenere la capacità di autorganizzazione delle persone, che potrebbe rappresentare un formidabile presidio di riferimento per affrontare più serenamente gli scenari, peraltro sconosciuti, di una nuova post-modernità. 45 ANSPI (ASSOCIAZIONE NAZIONALE SAN PAOLO ITALIA) COMITATO REGIONALE UMBRIA Sito internet: www.anspi.it Coordinamento oratori perugini: Don Riccardo Pascolini email: [email protected] - tel. 3924485064 I GIOVANI, RISORSA PREZIOSA: DA UNA RELAZIONE EDUCATIVA POSITIVA NASCE IL SERVIZIO AL BENE COMUNE Credendo fermamente che i giovani siano una risorsa preziosa da educare, accompagnare nella crescita e valorizzare come cristiani e cittadini, ANSPI nasce nel 1963, sulla scia dello Spirito che guidava il Concilio Vaticano II, come associazione civile ed ecclesiale a servizio di oratori e circoli giovanili, sotto la guida illuminata di Monsignor Battista Belloli. Fondamento costitutivo dell‟associazione è il principio dell‟educazione integrale e suo compito primario è quello di aiutare ed accompagnare le nuove generazioni nel cammino verso l‟età adulta, perchè non sia un luogo di solitudine ed autoreferenzialità ma una terra di fraternità in cui l‟uomo, nella relazione con l‟altro, sia responsabile del bene comune e artefice della comunità, per usare le parole di Don Bosco perchè i nostri giovani vivano “da buoni cristiani ed onesti cittadini”. L‟attuale presidente nazionale, don Vito Campanelli, ha traghettato l‟associazione nel duplice sforzo di riorganizzare a livello statutario i riconoscimenti ecclesiali e civili dell‟associazione e di attivare importanti progetti formativi per gli oratori e i circoli giovanili, proprio in nome della formazione integrale della persona, avendo la stessa cura per l‟ambito ecclesiale e quello civile, nella convinzione che un giovane può diventare un onesto cittadino perchè è un buon cristiano, esclusivamente sul modello di Cristo. 46 Passione educativa, educazione integrale e pastorale integrata: queste le coordinate che guidano l‟ANSPI nel suo servizio agli Oratori e che sono le linee guida per accompagnare i giovani ad uscire da un triste, vuoto e solitario pessimismo verso un modo di vivere adulto e consapevole al servizio del bene comune, in famiglia, nel gruppo e sul territorio. La passione educativa è la passione di una comunità che coinvolge animatori, catechisti, genitori, nonni, ragazzi e giovani in un progetto rivolto a tutti e declinato secondo le rispettive specificità. Dal momento che << l'educazione è strutturalmente legata ai rapporti tra le generazioni >>,(Conferenza Episcopale Italiana, EDUCARE ALLA BUONA VITA DEL VANGELO, n°12), l‟Oratorio, luogo principe di incontro e scambio fra le generazioni, è sicuramente spazio, occasione e mezzo di educazione. L‟Oratorio ci chiede passione perchè non domanda solo una presenza fisica ma chiede di esserci con tutto noi stessi; ci chiede d‟ aprire le braccia al massimo, di sporcarci le mani, di correre, di pensare, di ridere; domanda dove siamo quando non ci trova; chiede di prendere con passione la parola “servizio” e di renderla inequivocabilmente possibile sempre. Ma poi l‟Oratorio ci restituisce passione per la vita, facendoci scoprire e sperimentare le nostre attitudini e ci ricorda come l‟educazione non sia un qualcosa di teorico ma qualcosa di profondamente concreto che coinvolge tutte l‟animo umano. La relazione educativa positiva che si genera in Oratorio è in grado di trovare costantemente percorsi nuovi per avvicinare anche chi in Chiesa fa fatica ad entrare ed è una risposta concreta a quella sfida educativa più volte richiamata anche nei recenti documenti ufficiali della Chiesa Italiana. Rappresenta un “collaudato esempio” di impegno che ben si affianca, senza sostituirsi, ad altre istituzioni primariamente deputate ad assolvere tale compito e si poggia sulla consapevolezza che solo attraverso i giovani la società si rigenera. Questo è il motivo per cui in Oratorio è possibile incontrare davvero tutti: dal fanciullo al giovane o al nonno, dal praticante al frequentatore occasionale e persino a chi non ha fede oppure è di un‟altra fede (italiano o straniero che sia), da chi cerca proposte forti a chi apparentemente non cerca nulla: così si avvicinerà l‟adulto responsabile e il giovane motivato al servizio, accanto al ragazzo incrociato solo per il torneo di calcetto. Ebbene, sono proprio queste le occasioni di incontro 47 dalle quali partire per costruire una relazione, un legame, un‟amicizia; ed è in questa trama relazionale che si riconosce l‟Oratorio. << Siamo così condotti alle radici dell'emergenza educativa, il cui punto cruciale sta nel superamento di quella falsa idea di autonomia che induce l'uomo a concepirsi come un ''IO'' completo in se stesso, laddove, invece, egli diventa ''IO'' nella relazione con il ''TU'' e con il ''NOI''. >>, (Conferenza Episcopale Italiana, EDUCARE ALLA BUONA VITA DEL VANGELO, n°9). L‟Oratorio come luogo di relazione accompagna la crescita del giovane perchè, nella relazione con il TU, possa crescere come IO ed affrontare la vita da protagonista. Negli ultimi tre anni di attività dell‟ANSPI in Umbria questa passione educativa si è tradotta in più di 60 incontri di formazione a vari livelli, per educatori, animatori, catechisti, operatori d‟Oratorio di tutte le Diocesi, coinvolgendo oltre 2.000 ragazzi ogni anno. Questo fiume di giovani sono disposti ad investire il proprio tempo per imparare a stare al servizio dell‟altro a 360°, dall‟aiuto compiti all‟attività estiva o invernale, dal labOratorio teatrale o musicale alla danza o all‟animazione sportiva. Solo nell‟ultimo anno i giovani animatori umbri hanno prestato servizio, nell‟attività estiva ed invernale, a più di 7.000 bambini in 110 Oratori umbri. Ecco che i nostri giovani sono, concretamente e di fatto, una risorsa molto preziosa per il territorio e, di certo, anche se in modo più o meno consapevole, artefici del bene comune e della comunità. Inoltre, in aggiunta alla risposta così forte e massiccia alla proposta formativa offerta agli Oratori da ANSPI in collaborazione con il Coordinamento Oratori Umbri e il Servizio Regionale di Pastorale Giovanile, l‟Università degli Studi di Perugia ha istituito per l‟anno 2012 un Corso di Perfezionamento in Progettazione, Gestione e Coordinamento dell‟Oratorio, in compartecipazione con ANSPI e CEU ( Conferenza Episcopale Umbra), proprio perchè la specializzazione universitaria fornisca metodi, tecniche e strumenti didattici adeguati a chi ormai svolge una funzione sociale di grande rilievo, perchè lo spirito di servizio, la capacità di accogliere l‟altro la volontà di fare il bene, possano essere supportati da un‟adeguata preparazione e specializzazione a livello culturale e sociologico. Gli obiettivi del corso sono: perfezionare le competenze di base nella realizzazione, gestione e coordinamento di un progetto d‟Oratorio; migliorare le competenze psico-pedagogiche in 48 merito alla relazione educatore-ragazzo e far crescere le competenze didattiche volte a promuovere la capacità di progettazione, organizzazione e valutazione del setting educativo; ampliare le conoscenze socio-antropologiche del contesto territoriale, istituzionale ed ecclesiale che gravita intorno all‟Oratorio; definire le buoni prassi per l‟elaborazione di percorsi formativi specifici, utili alla crescita delle figure educative coinvolte nell‟attività. Gli iscritti per il 2012 sono stati 47 provenienti da tutta Italia. L‟educazione integrale è per l‟ANSPI la proposta formativa declinata per tutta la persona umana nelle diverse fasi di vita e rivolta a tutti. In questo acquista senso la molteplicità di attività e di ambiti d‟impegno che caratterizzano l‟ANSPI a livello nazionale ma anche regionale e zonale: ogni proposta, iniziativa o intervento è un abito da cucire su misura a chi lo deve indossare, non può esserci una proposta preconfezionata buona per tutti; tantomeno in Oratorio. Se è vero che molta della capacità e potenzialità educativa espressa in Oratorio poggia le sue fondamenta sulla solidità e la tipologia delle relazioni che si instaurano, ciò significa che al mutare delle persone e delle generazioni, inevitabilmente, cambierà la relazione educativa e l‟Oratorio stesso, come testimonia tutta la sua storia a partire da San Filippo Neri a Don Bosco e fino ai giorni nostri. Ecco perchè nella nostra Umbria non abbiamo un Oratorio uguale ad un altro: c‟è chi ha trovato la sua via di comunicazione e di educazione attraverso l‟animazione sportiva, chi ha espresso una spiccata vocazione alla solidarietà e al volontariato, chi ha trovato nel sostegno e nella formazione la sua identità, in affiancamento alle agenzie educative primarie: ciascuno rispondendo alla personale chiamata di Dio a farsi prossimo dell‟altro, a servizio del bene comune nel territorio su cui insiste. Tutti i progetti realizzati, coadiutavi e sostenuti dall‟ANSPI nazionale e umbra negli ultimi anni, a partire dalla proposta formativa per attività invernale ed estiva, alla compartecipazione nel corso di specializzazione universitario, agli incontri a carattere amministrativo e fiscale per promuovere la legalità e la sicurezza in Oratorio, fino all‟adozione di un unico sussidio per l‟attività estiva uguale in tutte le diocesi umbre, non sarebbero stati possibili se non 49 attraverso una fitta rete di relazioni, scambi e condivisioni con la Conferenza Episcopale Umbra, il Coordinamento Oratori Umbri e il Servizio di Pastorale Giovanile, a livello regionale e diocesano. La fiducia e la stima reciproca ha reso possibile quanto abbiamo fin‟ora raccontato e lo ha concretizzato in una segreteria che svolge funzioni di coordinamento e raccordo fra gli oratori, tra la realtà oratoriale tutta e le istituzioni territoriali, tra l‟ANSPI nazionale e le sue declinazioni zonali, con un unico obiettivo comune: unire forze, risorse e specificità a servizio dei giovani, nella convinzione che i ragazzi, vivendo in Oratorio relazioni educative positive, possano esserne testimoni in famiglia, a scuola, sul territorio e nella loro vita da adulti. La relazione costruttiva tra persone è il motore che innesca la crescita, perchè dallo scambio e la condivisione di idee e progetti, verso un obiettivo condiviso, nasce e si persegue il bene comune in famiglia come in oratorio, a scuola come nel lavoro, nel privato come nel pubblico: accogliere la positività della relazione educativa come opportunità di crescita significa puntare sul nostro futuro e quello dei nostri ragazzi. L'oratorio UNA storia di PASSIONE La passione d‟Oratorio non ha tempo. Coinvolge bambini, ragazzi, adolescenti, giovani, adulti, anziani. Come dicono i vescovi negli orientamenti per il decennio, l'educazione è strutturalmente legata ai rapporti tra le generazioni. E‟ innamoramento per la capacità di coinvolgere e di creare entusiasmo, per l‟opportunità di mettere in campo relazioni positive ed esperienze coinvolgenti. E‟ innamoramento per la bellezza del fare insieme e del sentirsi “squadra”, per la gioia di scoprire Gesù più vicino attraverso il gioco e la festa. Un innamoramento che con il passare del tempo diventa amore profondo, legame forte. E se non diventa amore rimane comunque il ricordo di momenti indimenticabili, di quelle interminabili ore passate a giocare in cortile, cantando insieme, a scoprire di poter essere per gli altri importanti. La passione d‟Oratorio è difficilmente descrivibile, come difficile è parlare 50 delle proprie emozioni e dei sentimenti che costantemente vengono toccati da momenti memorabili e da grandi improvvise crisi. Concreta e visibile è la scelta della passione verso le nuove generazioni per prima cosa, prima di tutto il resto, sempre sbilanciati verso i ragazzi e i giovani. Una passione generativa incentrata sui giovani perché è attraverso i giovani che la società si rigenera. L'oratorio ci lascia intravedere “l‟educabilità di ogni persona a partire dal frammento”, ovvero ammettere che in ognuno ci sia del buono in quanto figlio di Dio. Ed è in questo concetto che l‟Oratorio praticamente supera l‟annoso problema pastorale della soglia da tenere bassa o alta, permettendo di contemplarle entrambe in un medesimo sistema integrato. In Oratorio c'è posto per tutti: bambino, giovane, adulto, praticante e non, che vive o no la nostra fede, che sia italiano o straniero. Potrà accadere, ed accade sempre più spesso, di vivere esperienze serie ed importanti di interculturalità ed integrazione, perchè l'Oratorio è sempre aperto a tutti e disposto ad accogliere ed aiutare tutti. In Oratorio incontriamo intere famiglie perchè in esso riconoscono un "porto sicuro" in cui far vivere un tempo giocoso ma costruttivo e significativo ai propri figli, perchè grazie alle iniziative organizzate per bambini e genitori anche gli adulti possono ritrovarsi e vivere occasioni di confronto, di fraternità, e di crescita condivisa con altre famiglie, uscendo così dal guscio chiuso che molto spesso sono i nostri appartamenti; perchè, in definitiva, individuano in esso un sostegno concreto alla genitorialità. Siamo così condotti alle radici dell'emergenza educativa, il cui punto cruciale sta nel superamento di quella falsa idea di autonomia che induce l'uomo a concepirsi come un ''IO'' completo in se stesso, laddove, invece, egli diventa ''IO'' nella relazione con il ''TU'' e con il ''NOI'', come ci ricordano i Vescovi, laddove la relazione e il legame diventa punto di forza per crescere bene insieme. La stessa storia dell'oratorio lo dimostra, le rughe dei suoi 450 anni ci raccontano le infinite relazioni nate e cresciute all'oratorio. Se ci riferiamo ai più autorevoli testimoni dell‟oratorio, risulta evidente come tutto 51 abbia avuto origine a partire da un incontro. Lo è stato per San Filippo Neri: il suo primo oratorio (siamo intorno al 1560) sorse in un granaio posto sopra la navata della Chiesa di San Girolamo della Carità, un granaio per stare insieme, per incontrarsi a pregare e leggere la Sacra Scrittura in modo attraente, ma anche per cantare e compiere opere di carità. L‟incontro con “Pippo bono”, così amorevolmente soprannominato, cambiava le persone che, stupite dalle sue stravaganze, erano poi condotte all‟ incontro più vero. Ugualmente è stato anche per don Bosco quando, come lui stesso racconta, tutto ebbe inizio con uno “strano incidente”. Era l‟8 dicembre 1841. Nella Chiesa di San Francesco d‟Assisi, don Bosco incontrò Bartolomeo Garelli. Il sacrista della chiesa, si rifiutò di far servire messa a Bartolomeo, ritenendolo un poco di buono, inseguendolo lungo le navate della chiesa “con la canna che gli serviva per accendere le candele”. Fu don Bosco ad impedire l‟allontanamento di Bartolomeo, affermando che quel giovanotto fosse suo amico. Senza dubbio, anche se provassimo a leggere la storia del nostro oratorio avremmo da raccontare il divenire di un incontro. Anche per me tutto nasce da un'Incontro, un giovane un giorno mi ha bussato alla porta della canonica cercando un aiuto per studiare, perché il suo brutto comportamento a scuola gli aveva impedito di continuare e doveva necessariamente ritirarsi: aiutato da alcuni animatori questo giovane ha fatto si che l'oratorio sviluppasse la sua vocazione di sostegno e di formazione. Sostegno e formazione, due termini fondamentali nelle caratteristiche degli Oratori dei nostri giorni: formazione integrale della persona e sostegno alle agenzie educative primarie (famiglia e scuola) nell'accompagnare ed aiutare i ragazzi a vivere lo studio come un momento di crescita vera, importante, personale. Spesso l'ambiente informale dell'Oratorio si è rivelato essere la carta vincente per far aprire i ragazzi, coinvolgerli, motivarli di nuovo allo studio e all'impegno scolastico, con risultati concreti, che si sono rivelati nel tempo di grande aiuto a scuola e famiglie. Poi ancora un altro incontro con una giovane che il tribunale dei 52 minori aveva affidato all' oratorio per "scontare" la messa alla prova dopo un reato commesso, questa ragazza probabilmente sarà la futura coordinatrice dell' oratorio in questione. Incontri che cambiano la vita, che trasformano la vita e che fanno risplendere il bene. Da qui l'incontro con le istituzioni, dal tribunale dei minori, alla scuola, agli enti territoriali: Regione, Comune e Provincia, con cui l'Oratorio collabora, incarnando il principio di sussidiarietà che gli è proprio, a servizio del territorio e della cittadinanza. Con l'aiuto e la collaborazione delle istituzioni, a tutti i livelli, l'Oratorio riesce a programmare, progettare e raggiungere obiettivi a volte impensabili. Il contributo regionale per gli Oratori (dovuto alla Legge Regionale n. 28 del 20/12/2004 recante il: “Riconoscimento e valorizzazione della funzione sociale, educativa e formativa svolta dalle parrocchie mediante gli oratori”) è stato un input fondamentale per ridare forza e confermare nel servizio tutti i volontari e gli operatori che credono nella funzione sussidiaria dell'Oratorio in termini di assistenza al disagio, in termini di accoglienza, in termini di aiuto alle famiglie nella funzione educativa, come sostegno alla crescita e come luogo in cui far nascere e sviluppare le proprie migliori attitudini. Per fare un ultimo ma significativo esempio di come la realtà oratoriale sia a sostegno dell‟impegno pubblico delle nostre istituzioni dobbiamo necessariamente citare l‟attività estiva del GR.EST ( Gruppo Estivo ). Nel 2010 in Umbria oltre duemila bambini hanno usufruito di questo servizio, indispensabile per centinaia di famiglie nell‟impossibilità e incapacità, anche economica, di trovare un luogo sicuro di educazione per i propri figli nel periodo estivo; nel 2012 in tutta l'Umbria hanno partecipato all'attività estiva degli Oratori oltre settemila bambini. La stessa avventura evangelica è la narrazione di un incontro che ha cambiato la vita ed è questo il motivo per cui l‟esperienza oratoriale incide davvero: perché tocca la vita di una persona. Va considerato che questa trama relazionale pone, però, l‟oratorio nella condizione di un “equilibrio precario”. L‟oratorio, infatti, non è sempre lo stesso, cambia così come cambiano le 53 persone, così come si alternano le generazioni e gli stessi animatori. Ne abbiamo una chiara conferma nella famosa lettera di don Bosco scritta a Roma nel 10 maggio 1884, nella quale si affronta appunto il cambiamento avvenuto all‟ interno dell‟oratorio di Valdocco. Alla familiarità dei primi tempi subentra presto la stanchezza, la “musoneria”, la diffidenza. Come mai, si domanda don Bosco? La risposta sta nel fatto che è mutata la relazione, gli animatori che lui chiama i superiori non sono più l‟anima della ricreazione. Persegue allora nell‟interrogativo: “sono più buoni i giovani di adesso o quelli di una volta?”. In realtà non sono cambiati i giovani, ma la relazione: “causa di tanta diversità è che un certo numero di giovani non ha confidenza nei Superiori. Anticamente i cuori erano tutti aperti ai Superiori, che i giovani amavano ed obbedivano prontamente”. Da questa testimonianza possiamo trarre la seguente considerazione: la tenuta di un oratorio è legata alla qualità delle relazioni che si creano. Anche da noi l'Oratorio è una scuola di vita in continua evoluzione, il suo legame col territorio lo porta a declinarsi in mille modi diversi, ma il cuore del suo essere rimane immutato: chinarsi sulle ferite e sul bisogno dei più piccoli, difendere, sostenere ed accompagnare nella crescita chi troppe volte è lasciato solo, farsi prossimo a chi è stato allontanato o abbandonato, accogliere chi è stato scacciato; e fare tutto questo con il sorriso, con la gioia, mettendo in moto la creatività e la fantasia, per proporre e vivere insieme belle e positive esperienze di vita. Anche questa è Umbria, la nostra Terra, fatta di campanili, fatta di sogni che giorno dopo giorno edificano una società migliore, fatta di persone buone che hanno a cuore le giovani generazioni, che vivono crisi e delusioni, ma che hanno la forza di rialzarsi insieme e ripartire per costruire un Oratorio a misura di casa, dove la passione per il bene, gli incontri e le relazioni siano quell'antico ma sempre acceso focolare attorno al quale tutti possiamo prendere posto e condividere la vita, in un luogo caldo e illuminato. 54 ASSOCIAZIONE NAZIONALE FAMIGLIE NUMEROSE SEDE REGIONALE UMBRIA Via Pergolesi, 75 06132 SAN SISTO (PG) Coordinatori regionali per l’Umbria Vincenzo e Sarah Aquino tel. 075-5289150 cell.346-3924650 e-mail: [email protected] Coordinatori provinciali Perugia Giovanni e Mimma d‟Andola Tel. 075-5054325 cell.338-6926205 [email protected] www.famiglienumerose.org Quando nasce e quanti siamo? Nasce a Brescia nel settembre 2004, dall‟incontro casuale di 2 papà in un supermercato. Dopo pochi anni conta già oltre 14.000 famiglie iscritte in tutta Italia (circa 500 famiglie in Umbria).Si è imposta all‟attenzione dei media e delle istituzioni e, in stretta collaborazione con il Forum delle associazioni familiari, l‟ANFN è diventata un interlocutore autorevole per ciò che riguarda le politiche familiari. Chi siamo? Abbiamo almeno 4 figli, tra naturali, adottivi o affidati. Siamo quelli che non hanno la Cinquecento, perché non ci staremmo tutti; quelli che moltiplicano seggiolini per auto, letti a castello, tricicli e biciclette, tasse scolastiche, libri, quaderni, regali di Natale e compleanno; quelli che non vengono invitati spesso a 55 cena dagli amici, perché in casa degli amici tutti non ci staremmo; quelli che la congiuntivite e l'influenza ce la passiamo l'un l'altro e dura due mesi, quelli che non possono andare coi figli al cinema perché costa parecchio occupare due file intere della sala. Eppure, nonostante le difficoltà, siamo quelli che vivono impagabili momenti di allegria, di dolcezza, di letizia, di festa, di preghiera, di consolazione, di conforto, di dialogo, momenti che quotidianamente colorano la nostra famiglia. Cosa vogliamo fare? Sentiamo forte l'esigenza di far nascere una famiglia di famiglie, nella quale, come in ogni famiglia, ognuno ha un ruolo e lo svolge con amore, pazienza, disponibilità, solidarietà a favore degli altri. Desideriamo conoscerci, raccontarci, scambiarci idee e riflessioni; mettere le singole capacità a disposizione delle altre famiglie. Desideriamo creare gruppi di acquisto solidali, banche del tempo, mercatini dell'usato, scambiarci informazioni su quanto fanno le Amministrazioni pubbliche a favore delle famiglie numerose, in altre parti d‟Italia, affinché il maggior numero di famiglie possibile possa accedere a condizioni di vita più dignitose; avanzare proposte in ambito fiscale e tributario, a livello nazionale e locale: alcune tariffe come quelle delle utenze domestiche (luce/acqua/gas/tassa sporco) o alcuni servizi (abbonamenti autobus/mense scolastiche/gite e viaggi di istruzione/libri e iscrizioni scolastiche) sembrano fatte apposta per punirci di aver donato all'Italia splendidi bambini, i nostri. Vogliamo promuovere e salvaguardare i diritti delle famiglie numerose, sostenere la partecipazione attiva e responsabile delle famiglie alla vita culturale, sociale, politica alle iniziative di promozione umana e dei servizi alla persona. Vogliamo promuovere adeguate politiche familiari che tutelino e sostengano le funzioni della famiglia e dei suoi diritti, come riconoscimento del ruolo sociale, educativo e formativo che questa svolge per la società. Vogliamo dire che ci siamo, e siamo felici di esserci ! I nostri valori: Famiglia come Comunità di Amore 56 Matrimonio:"Uomo e donna li creò" atto di nascita della famiglia e reciproco impegno di fronte alla società; Accettazione reciproca: capacità di vedere il coniuge non come qualcuno che limita il rapporto ma che lo valorizza e lo rende unico e completo; Adesione spirituale: ricerca della Verità e di quei valori sui quali orientare le proprie azioni per realizzare un progetto di vita comune; Condivisione: capacità di mettere in comune tutti gli aspetti della vita per realizzare l'unione tra i componenti della famiglia; Amore coniugale: capacità di donare se stessi all'altro/a in piena libertà, senza costrizioni economiche o sociali; Fedeltà: esclusività e unicità del rapporto coniugale; Indissolubilità: segno indelebile dell'amore nella vita dei coniugi; Fecondità: apertura alla vita come realizzazione dell'amore coniugale non fine a se stesso; Impegno: l'amore non può mai essere dato per scontato; per esistere ha bisogno di essere alimentato perché l'amore non è già fatto, si fa. Famiglia come Istituzione Sociale Accoglienza: capacità di accettare un nuovo componente della famiglia sia esso figlio, naturale, adottivo o affidato, genitore, diversamente abile o straniero; Solidarietà: capacità di farsi carico dei problemi di tutti i componenti della famiglia e della società; Fraternità: capacità di elaborare rapporti interpersonali basati sull'uguaglianza e sull'amore reciproco; 57 Dialogo: capacità di relazionarsi fra diversi (uomo-donna, genitori-figli, giovani-anziani) cogliendo nell'altro una unicità di incontro; Servizio: capacità di mettersi a disposizione degli altri per la realizzazione di obiettivi individuali e collettivi. Famiglia come soggetto per la crescita del bene comune Generare: capacità di dare la vita a nuovi cittadini; Educare: capacità di trasmettere i valori della convivenza civile, della appartenenza ad un popolo e del rispetto della legalità; Formare: capacità di crescere nuovi cittadini a servizio dello sviluppo economico, sociale, culturale e morale della società; Tutela del patrimonio immobiliare: capacità di mantenere in efficienza l'immobile proprio o in uso della famiglia; Erogazione di Servizi alla persona: capacità di assolvere ai fondamentali bisogni di tutti i componenti, in alternativa o integrazione con le strutture pubbliche. I nostri progetti: Banco alimentare:Abbiamo attivato nel Comune di Perugia e di Foligno due centri di distribuzione periodica di alimenti, indumenti ecc. per le famiglie associate più in difficoltà gestite da famiglie volontarie, grazie alla collaborazione con il Banco alimentare dell‟Umbria e del Comune di Perugia che ci ha messo a disposizioni i locali. Convenzioni: Abbiamo stipulato numerose convenzioni per l‟acquisto di beni e servizi, riservate ai nostri associati dietro presentazione della 58 nostra tessera, con supermercati, negozi, agenzie di viaggio, ristoranti, studi medici, associazioni sportive ecc. Segreteria associativa: Abbiamo istituito una segreteria associativa gestita da famiglie volontarie, che funge da centro di ascolto per le famiglie, informazioni per bandi, contributi, agevolazioni ecc. su tutto ciò che riguarda le famiglie. Rapporti con le istituzioni Stiamo organizzando un osservatorio permanente sulle politiche familiari attuate nei comuni della nostra regione composto da famiglie delegate residenti nei più grandi comuni Umbri, che si confronteranno con gli amministratori locali per promuovere maggiori politiche familiari, e per dare impulso all‟introduzione del “Fattore famiglia” come nuovo sistema di calcolo per le tariffe sui servizi, che tiene conto maggiormente dei carichi familiari di ciascun nucleo.Inoltre, insieme alla collaborazione con il Forum delle associazioni familiari dell‟Umbria, ci adoperiamo affinché la regione dell‟Umbria realizzi la piena attuazione della nuova Legge Regionale n°13/2010 "per la promozione e la tutela della famiglia".E‟ possibile iscriversi all‟associazione anche da parte di famiglie che hanno meno di 4 figli in qualità di soci sostenitori. Tale adesione, oltre a rafforzare l‟associazione stessa, dà accesso a tutto quanto è previsto per i soci ordinari. LA FAMIGLIA AQUINO CON I SUOI 11 FIGLI 59 ASSOCIAZIONE AQUILA – FAMIGLIE PER L’AFFIDO Presidente :Gabriella Marino Tel. 075/9662251 - Cell. 339/7778407 Vicepresidente e Segretario:Francesco Berardi Segreteria: Tel. 075/32316 - Cell. 335/1200921 internet: www.associazioneaquila.it L‟Associazione AQUILA Onlus è una giovane associazione costituita da laici e si ispira ai valori del Vangelo ed alla spiritualità propria della Casa della Tenerezza di Perugia. E' stata istituita nell‟anno 2007 da alcune famiglie che avevano fatto un percorso spirituale e formativo durato 2-3 anni con Don Carlo Rocchetta teologo e fondatore della Casa, divenuto poi guida spirituale dell'associazione. E‟ composta da circa una ventina di famiglie iscritte, di cui 7 famiglie stanno facendo affido. Collabora con gli enti istituzionalmente preposti all'affido quali ad esempio i servizi sociali dei Comuni del territorio; è iscritta al Cesvol di Perugia, con il quale ha organizzato un Convegno formativo e informativo il 26 maggio 2012; al suo interno si avvale della collaborazione di alcuni consulenti, quali un‟assistente sociale, una psicoterapeuta e vari legali. Come attività dell‟Associazione c‟è un‟alternanza tra incontri mensili di natura “tecnica” formativi-informativi a livello generale tenuti da esperti (giuristi, psicologi, assistenti sociali, ecc), incontri più personalizzati nel gruppo di “auto-mutuo-aiuto” e incontri “spirituali” per rigenerare costantemente le motivazioni che portano tutti i membri a promuovere ed a praticare l‟affido. L‟affido familiare rappresenta il principale campo di impegno, ma l'associazione si occupa anche di genitorialità ed accoglienza, alla quale, in questi anni hanno dato il loro contributo varie figure professionali e di volontariato come assistenti sociali del territorio e del GOA, giudici del tribunale, rappresentanti di altre associazioni, famiglie con molti anni di affido alle spalle, psicologi , ecc. 60 Gli incontri si svolgono prevalentemente alla Casa della Tenerezza o al Mater Gratiae di Montemorcino in Perugia, il sabato pomeriggio o nella giornata di domenica. L‟associazione ha dei Santi Patroni (San Giuseppe padre putativo di Gesù e San Girolamo Emiliani) e una bimba (Giulia) che aveva una gravissima disabilità ed era stata presa in affido da una famiglia dell‟associazione: adesso è in Cielo ma siamo certi che intercede per noi. Che cos’è l’affido. L'affido familiare è un istituto dell'ordinamento civile italiano e si basa su un provvedimento temporaneo (è previsto un massimo di 24 mesi secondo la legge) che si rivolge a bambini e a ragazzi fino ai diciotto anni di nazionalità italiana o straniera, che si trovano in situazioni di instabilità familiare. Grazie all'affido, il minore viene accolto, per il tempo necessario perché la famiglia d'origine risolva le sue difficoltà, presso una famiglia che si è resa disponibile e ha ottenuto l'idoneità all'affido. Queste difficoltà possono avere varie motivazioni: lavoro, malattia, separazioni e nei casi più gravi trascuratezza o violenza. L'affidamento è dunque un servizio di aiuto e sostegno creato nell‟ottica della tutela dei diritti dell‟infanzia, garantendo al minore il diritto a crescere in una famiglia che possa soddisfare le sue esigenze educative e affettive, in grado di rispettare i suoi bisogni, in riferimento alle caratteristiche personali e familiari e alla sua specifica situazione di difficoltà. In Italia l'affidamento è disciplinato dalla Legge n. 184 del 4 maggio 1983 che è stata poi modificata dalla Legge n. 149 del 28 marzo 2001. Intorno all'affido ruotano varie figure: bambino, genitori affidatari ed i servizi come assistenti sociali, psicologici nonché, in alcuni casi, anche il Tribunale dei minori. Accogliere in casa un bambino con un vissuto talora difficile, talora doloroso alle spalle è un‟esperienza che richiede senso di responsabilità e determinazione ed è un percorso di crescita non solo per il bambino ma anche per la famiglia che lo accoglie, sia genitori che figli naturali. E' una concreta opportunità di offrire il proprio sostegno sia direttamente al bambino, che indirettamente alla sua famiglia. Bisogna considerare che, creare nuovi legami affettivi, in un momento di difficoltà, aiuta il bambino a non sentirsi solo e abbandonato, 61 evita blocchi psicologici con conseguenze per tutta la vita e, dal punto di vista spirituale, lo aiuta a non fargli perdere la speranza nel futuro. Si distinguono in genere due tipi di affido: Affido residenziale: il bambino/a vive stabilmente con la famiglia affidataria; Affido parziale: il bambino/a sta con la famiglia affidataria, per alcune ore del giorno prevalentemente il pomeriggio o nei fine settimana o nei periodi di vacanza. Perché fare AFFIDO : Perché ogni figlio ha diritto alla Tenerezza, e cioè di essere amato, di sentirsi accolto e desiderato quindi ad avere delle figure genitoriali di riferimento anche se non biologiche perché la famiglia è il luogo naturale per la crescita psicofisica di un bambino. Da studi fatti in istituti è emerso che senza l'affetto di figure genitoriali di riferimento i bambini piccoli prima rallentavano la crescita, poi avevano notevoli problemi psicologici, comportamentali e relazionali, arrivando anche a perdere il desiderio di vivere. Perché la genitorialità non è riconducibile al solo accadimento biologico ma è anche spirituale, di relazione e comunicazione, una presenza affettiva ed effettiva che si esplica giorno per giorno nella quotidianità. Perché arricchisce tutti sia chi lo fa, sia chi lo riceve: studi fatti da psicologi su famiglie dove uno dei figli aveva dei problemi o fisici (disabilità) o psicologici (traumi), hanno evidenziato che al di là di difficoltà di ordine pratico che si creano, gli altri figli/fratelli che apparentemente sembravano avere meno attenzioni, con la crescita erano più maturi e più responsabili rispetto ai loro coetanei, e diventati adulti hanno avuto in percentuale più successo nella vita. Perché dal punto di vista morale e spirituale, questo tipo di esperienza ci aiuta ad allargare lo sguardo e a considerare che, dopo tutto, tutti i figli sono in “affido”, anche i nostri figli o quelli adottati, perché quando raggiungono la maggiore età, secondo la legge sono liberi di vivere la loro vita. Tutti i figli, quindi,da quando nascono vanno amati, curati, protetti, difesi ed aiutati a crescere per raggiungere la maturità e la indipendenza, perché realizzino il “loro” progetto di vita 62 sapendo che i genitori non possono arrogare diritti o pretese sul loro futuro. Come fanno per esempio le aquile ( da cui abbiamo preso il nome della nostra associazione) che ad un certo punto lasciano i loro piccoli in volo per farli imparare a volare da soli. Perché si creano legami di affetto che in molti casi continuano al di là dell'affido vero e proprio e che comunque sono determinanti e a volte decisivi nel vissuto del bambino. Perché ci sono molti bambini che non hanno la possibilità di crescere in una famiglia e sono ospiti di case-famiglie per troppo tempo per carenza di famiglie nel territorio disponibili all'affido. Perché c‟è anche un risvolto economico: le case famiglia e simili non solo non sono adatte ad una permanenza prolungata, ma costano economicamente molto di più alla collettività (anche 100 € al giorno a bambino) rispetto ad una famiglia che ha un bambino in affido che comunque ha un rimborso spese e una specie di assegno familiare. Perché l‟affido non è solo un grande atto di Carità (MT 18, 56.10 /MC 9, 36-37/ LC 9, 47-48), ma testimonia la cultura della convivialità e della solidarietà, in cui i figli sono riconosciuti portatori di diritti fondamentali e la loro crescita riguarda tutta la società come dice un proverbio africano: “Per educare un bambino ci vuole un intero villaggio”. Perché i figli rappresentano il futuro della nostra società. Proposte L'obiettivo della nostra associazione è di aumentare il numero di famiglie disponibili all‟affido e dare sostegno a chi lo fa con una rete di famiglie e di esperti, ed anche di diffondere questa cultura nei vari ambiti del vissuto sociale: scuole, parrocchie, gruppi, movimenti, associazioni e Istituzioni varie attraverso una campagna di sensibilizzazione con incontri di vario genere sia formativi, informativi che individuali. Desideriamo invitare tutte le famiglie che hanno già figli ad informarsi più profondamente di cosa è l'affido e non limitarsi ad uno sguardo superficiale. Molte famiglie sono potenzialmente idonee per fare affido ma non lo sanno perché pensano che l'affido riguardi solo famiglie “speciali” o di “supereroi”. 63 ASSOCIAZIONE CASA MARIA ED ELISABETTA – ONLUS Giovanni e Mimma D’Andola Via A.Fleming,11 06129 – Perugia Tel e fax 075-5054325 Giovanni 338-6926205 Mimma 349-5092447 e-mail [email protected] Siamo un insieme di famiglie e di persone singole, provenienti da diverse esperienze. La diversità delle nostre famiglie e la peculiarità di ogni singola persona, ci ha fatto riflettere su come tutte queste risorse si possono mettere a disposizione dei numerosi bisogni che vediamo intorno a noi. Abbiamo sperimentato negli anni il vantaggio di essere in rete e la capacità di accoglienza e mutuo aiuto che ne scaturisce. Abbiamo altresì sperimentato che possiamo essere una risorsa non solo per noi stessi, ma anche per l‟ambiente che ci circonda. Da tempo abbiamo cominciato ad aprire le nostre case all‟ospitalità, cercando di rispondere alle necessità che di volta in volta ci interpellavano. Fra le tante situazioni a cui far fronte, ne abbiamo individuate alcune che ci stanno particolarmente a cuore: - Accogliere bambini in affido temporaneo. 64 - Dare la possibilità a ragazze/i, che vengono da fuori Perugia, che hanno attitudine e buona volontà ma limitate possibilità economiche, di frequentare l‟università. - Accogliere ragazze/i che hanno bisogno, per un periodo limitato di tempo, di allontanarsi da casa per trovare un luogo tranquillo dove completare gli studi o avere un recupero affettivo. - Offrire un appoggio momentaneo, in attesa di una sistemazione definitiva, a ragazze che desiderano portare avanti una gravidanza inattesa, ma non ne hanno i mezzi. - Offrire sostegno e ospitalità a chi ha un componente della famiglia in ospedale, a seconda delle diverse situazioni e necessità. - Ospitare coppie in momentanea difficoltà o che semplicemente hanno bisogno di uno stacco dalla routine. - Offrire anche un sostegno a genitori soli. Siamo una ONLUS che si mantiene con il nostro personale contributo, con contributi specifici inerenti le attività svolte, con le donazioni e varie forme di offerta da parte di sostenitori e soprattutto con l‟aiuto di altre famiglie. *** 65 IL CAMMINO NEOCATECUMENALE DELL’UMBRIA Alberto e Anna Cristina Merini Il cammino neocatecumenale per la promozione della famiglia Tra i numerosi doni che lo Spirito Santo ha suscitato per mettere in pratica il rinnovamento voluto dal concilio, c‟è anche il Cammino neocatecumenale che lo Statuto (approvato dalla Santa Sede nel 2008) definisce un „itinerario di formazione cattolica, valido per la società e i tempi odierni, che viene offerto al servizio del vescovo come una delle modalità di attuazione diocesana dell‟iniziazione cristiana e dell‟educazione della fede‟. Nella nostra società secolarizzata dove dilaga il relativismo, l‟individualismo e l‟indifferenza religiosa c‟è bisogno di una nuova scoperta dei sacramenti dell‟iniziazione cristiana; la proposta del cammino neocatecumenale è un catecumenato post battesimale che ricostruisce la comunità cristiana e in particolare la famiglia, come sottolineato da Giovanni Paolo II (Omelia 30 dicembre 1988) „Se si deve parlare di rinnovamento della società umana, anzi della Chiesa come società degli uomini, si deve cominciare dalla missione di dare testimonianza del Padre. La chiesa non può compiere la sua missione nel mondo senza la famiglia e la sua missione.‟ L‟avvicinare le persone alle acque del battesimo ha permesso che il fiume di acqua viva che sgorga da Cristo potesse ridare vita lungo le sue vie, rendendo possibile la rigenerazione di tanti uomini e donne, la fioritura e la ricostruzione di famiglie nella imponente fecondità di Dio Trinità nella Chiesa. Nelle piccole comunità, in cui il cammino neocatecumenale si è strutturato e intende vivere il mistero della Santa Famiglia d Nazareth, ogni uomo e donna è stato accolto nella sua specificità relazionale, senza essere assorbito in modo indifferenziato; è stato pertanto, possibile riscoprire la 66 specifica vocazione all‟amore propria di ogni essere umano, realizzata secondo le forme della vita consacrata e del matrimonio. Le famiglie che si sono formate e quelle che si sono ricostruite hanno potuto riscoprire la propria identità e la specifica vocazione missionaria (Familiaris Consortio 17, 36,37,53) In tal modo si è venuta a costituire una autentica pastorale familiare, attuata secondo lo spirito di Giovanni Paolo II ( Familiaris consortio 73). Tre sono gli aspetti del Cammino neocatecumenale che hanno contribuito a valorizzare la famiglia come soggetto ecclesiale e sociale, attraverso l‟itinerario di formazione cristiana post-battesimale.. In primo luogo aver accompagnato un cammino di fecondità nelle famiglie. La riscoperta della fecondità del battesimo per la vita della coppia ha avuto uno dei suoi frutti più significativi nella scoperta della santità dell‟atto coniugale nella vita degli sposi. Visto come uno dei luoghi dove Dio agisce le famiglie hanno vissuto il loro amore con una singolare apertura alla vita, coscienti del loro essere collaboratori di Dio nel generare le persone. L‟accoglienza senza riserve dell‟enciclica profetica Humanae Vitae, in un momento di grande disorientamento all‟interno della stessa chiesa, è stata da parte della famiglie del cammino un‟autentica testimonianza per l‟intera chiesa, mostrando che, al di là delle fragilità umane, delle difficoltà e delle paure se c‟è una comunità viva che accompagna, è possibile vivere ciò che la chiesa indica come specifico cammino di santità della coppia. In secondo luogo aver educato le famiglie alla preghiera, ogni giorno nella coppia, nella partecipazione tutti insieme all‟eucaristia, ma in modo più specifico in una liturgia domestica in cui tutta la famiglia la domenica vive la celebrazione delle lodi, come uno spazio dove favorire il dialogo con Dio in un dialogo familiare. In questo modo la famiglia diventa autenticamente „Chiesa domestica‟ (Lumen Gentium 11). La missione di trasmettere la fede ai figli, (Dt 6,4ss) è un compito dato ai genitori, non delegabile a nessun altro; il suo ambito privilegiato è nella testimonianza dei genitori che aiutano i figli a capire la rilevanza della parola nella propria storia, spiegare il significato degli avvenimenti con “l‟occhio di Dio”, far vedere la sua azione salvifica nella vita concreta di ogni giorno, a partire dalle esperienze vissute, personali e familiari. La relazione tra genitori e figli aiuta questo ultimi anche nel loro modo di relazionarsi al 67 Padre, entrare in una relazione filiale con Lui riconoscendoLo come autore del dono della vita e dell‟amore. E‟ questa una delle ragioni del grande frutto di vocazioni che le famiglie del cammino hanno saputo portare. In terzo luogo, nel contesto della vasta secolarizzazione in atto soprattutto in occidente, il Cammino ha saputo rendere „Dio presente‟ nella forma singolare delle famiglie in missione (famiglie itineranti, missio ad gentes, comunitates in missione). La realtà del mistero di Dio amore che vive in sé un mistero di comunione e che esce da sé in missione per introdurre l‟uomo nella sua comunione, si fa presente in una comunione umana, la Santa famiglia di Nazareth che attraverso la chiesa giunge tramite le famiglie ad ogni uomo. Le famiglie in missione insieme (genitori e figli) portano nelle parrocchie e nel mondo la testimonianza di ciò che è la famiglia, con le sue difficoltà ma soprattutto con la speranza. La testimonianza che portano è quella della Trinità in missione, cioè dell‟amore di Dio Trinità per l‟uomo. La famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna per la promozione del bene comune. Dalla convinzione che il mondo ha bisogno di testimonianza è nato il sostegno offerto dal cammino neocatecumenale per la promozione del Family Day del 2007, con la convinzione di aiutare tutti a comprendere l‟importanza della famiglia fondata sul matrimonio per ogni uomo e per la società intera. Prima ancora di essere cattolici è profondamente sentita la responsabilità di cittadini, preoccupati di salvaguardare la “res publica”; non si può avallare la concezione di famiglia intesa burocraticamente come un aggregato di individui che vivono sotto uno stesso tetto. Nella legislazione nazionale, regionale, comunale è doveroso usare le categorie linguistiche giuridiche appropriate. Se parliamo di famiglia in Italia, intendiamo quella costituzionale (art. 29), approvata da tutti i rappresentanti politici, istituzione naturale, originata dal matrimonio fra un uomo e una donna e chiamata a rinnovare una discendenza, istituzione intermedia tra la persona e la società, bene e fondamento della stessa che garantisce la crescita dei figli come persone libere e responsabili. La famiglia così intesa è una risorsa per la persona e una risorsa per la società.I sociologi, (cfr. P. Donati, Perché la famiglia?, Cantagalli) a proposito della famiglia, affermano che essa non esiste per tutelare l‟interesse privato dei suoi componenti né per essere un‟associazione di mutuo soccorso 68 ma è una realtà originaria in cui emerge la dimensione propria di ciò che è specificatamente umano, cioè la relazione come relazione di amore. Il fenomeno strutturale familiare, presente in ogni tipo di società non poggia né sui sentimenti (instabili, ambivalenti, momentanei..) né su un dato psichico ma su un dato di fatto relazionale. La famiglia è un principio antropologico cioè non è riconducibile ad un dato di consanguineità biologica(anche se nel gioco delle generazioni tale dato è di massimo rilievo), né ad una mera dimensione storico-culturale (pur vivendo ovviamente nella storia e nella cultura), ma appartiene alla struttura costitutiva dell‟essere dell‟uomo. Ciò significa che è nella famiglia e attraverso la famiglia che l‟uomo acquisisce e porta a compimento la propria identità personale e più generalmente umana che è un‟identità relazionale. Infatti l‟identità personale si costruisce in un processo di socializzazione che inizia nella famiglia in cui l‟apprendimento dell‟individuo non si basa sulla interiorizzazione di quanto gli viene proposto o detto ma sulla elaborazione e interpretazione personale della sua esperienza. Ciò che il bambino, fanciullo, ragazzo interiorizza sono le relazioni per lui significative ed in primis le relazioni tra il padre e la madre. Se la famiglia si fonda su simboli stabili ben distinti e capaci di essere elaborati(il matrimonio come legame duraturo e responsabile, socialmente approvato e pubblicamente riconosciuto;la relazione con il padre e la madre che hanno ruoli differenti ma sono legati da una reciprocità che si rinnova,la relazione con i fratelli e le sorelle, con il gruppo parentale..) si sviluppa una personalità equilibrata e un senso di appartenenza con valenze positive. Quando questi punti di riferimento sono frantumati o deviati lo sviluppo dell‟identità si blocca e l‟individuo non sarà più in grado di realizzare le sue capacità di maturazione e di autonomia, o lo sarà a prezzo di grosse difficoltà. La famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, cioè su un legame stabile, affidabile, pubblico in cui c‟è un‟assunzione di responsabilità dei diritti e dei doveri, promuove una società a dimensione umana e questo valore della famiglia deve essere riconosciuto. La prima funzione sociale della famiglia così intesa è quella di produrre la fiducia nel mondo e nella vita. Una famiglia che sceglie di mettere al mondo dei figli e si impegna ad educarli 69 assicurando relazioni stabili, è un segno di speranza e fiducia nel nostro mondo contrassegnato da “un inverno demografico”, dal ripiegamento narcisistico su di sé. Una seconda funzione è la capacità di promuovere nella società il senso del legame con gli altri e il senso del bene comune. La nostra società non può vivere solo di rapporti contrattuali, c‟è bisogno di una società pervasa da beni relazionali quali la fiducia,la solidarietà, la responsabilità con cui costruire relazioni basate sulla dignità dell‟uomo. La famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, rappresenta il luogo privilegiato per la produzione di questi beni perché in essa si impara ad affrontare conflitti, a negoziare i vari punti di vista nella prospettiva di un obiettivo comune , quello di costruire la cooperazione e la comunione. Oggi si registra la tendenza a destrutturate la famiglia e a ricondurla nella sfera del privato attraverso una profonda soggettivizzazione delle relazioni di coppia e e di quelle tra le generazioni, tendenza che rende difficile costruire quel minimo di mondo comune su cui si fonda la sfera pubblica capace di accrescere i livelli di civiltà. La stessa democrazia rischia di andare perduta perché l‟indebolimento della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna come istituzione sociale ha comportato sempre il diffondersi di fragilità psicologiche e sociali che prima o poi hanno condotto a forme autoritarie del potere politico. Se si legittima una famiglia dai confini dilatati o incerti o le forme più disparate di convivenza quotidiana, in cui prevalgono gli interessi immediati e orizzontali (di coppia) anziché generazionali, si va incontro a soluzioni rischiose perché si rende problematico l‟orientamento degli individui, si creano pesanti deficit nella formazione della personalità, non si risponde alle esigenze di prevedibilità e regolazione della società. In sostanza si lascia il futuro alla più completa indeterminazione, dimenticando che la famiglia non è un‟istituzione del presente ma è l‟istituzione fondamentale del futuro quella su cui si gioca il destino di un‟intera civiltà. Si sottolinea che l‟unico elemento che differenzia la famiglia fondata sul matrimonio dalle coppie di fatto è non aver contratto matrimonio. Ma questa non è la sola differenza che “fa differenza”. Mancando l‟istituzione mancano i presupposti sia di orientamento soggettivo che, come abbiamo visto, sono fondamentali per la maturazione dell‟identità personale, sia di attendibilità oggettiva che rendono organizzata, giusta e 70 ordinata una società. Le aspettative di ciò che può essere comune ai membri di una famiglia di fatto(dai beni materiali alle relazioni affettive)diventano vaghe e incerte. E‟ certamente possibile che in una società possano esistere convivenze familiari non istituzionalizzate, ma una società non può generalizzare e attribuire a queste forme che hanno una struttura di per sé fragile la denominazione e il riconoscimento di famiglia: sono altro. Occorre che il diritto e la società provvedano a distinguerle e tutelarle separatamente attraverso adeguate politiche sociali.Il dibattito odierno sul riconoscimento delle famiglie di fatto e delle unioni omosessuali nasce dalla confusione tra distinzione e discriminazione. Chi propone una legislazione favorevole a questi tipi di unioni, confonde la distinzione tra la famiglia fondata sul matrimonio e la famiglia di fatto con la discriminazione di quest‟ultima. Ogni distinzione è considerata una discriminazione che nega i fondamentali diritti umani, laddove è invece della qualità delle relazioni che si sta parlando. Il riconoscimento delle famiglie di fatto(al plurale), legittimata in base ad un principio di uguaglianza nella dignità umana si trasforma in un effetto perverso: l‟indifferenziazione delle relazioni proprie della famiglia e quindi della perdita secca del proprium di queste relazioni. L‟impatto sociale non è trascurabile perché quando lo stato sociale pone a carico della collettività degli obblighi che derivano dalla mancanza di reciprocità e di responsabilità piena, si minano le basi del tessuto sociale; si intende istituzionalizzare relazioni tra individui basate sulla mera volontà personale stravolgendo i legami relazionali propri della famiglia. Il matrimonio viene privato della sua sostanza, ma paradossalmente si chiede il riconoscimento delle coppie di fatto come forme familiari analoghe alla famiglia. Il diritto deve garantire in primis la famiglia come struttura istituzionale primaria di identificazione dell‟essere dell‟uomo. Garantendo la famiglia il diritto rende normativo il bene umano che già esiste. In conclusione il cammino neocatecumenale, condividendo pienamente la proposta del Sinodo diocesano che si riferisce alla famiglia ‟In questa situazione nuova, segnata da un profondo cambiamento culturale, “c‟è bisogno di un soprassalto di coscienza e di coraggio per riproporre i valori della famiglia cristiana, senza alcun timore, oportune et importune (2 Tm 4,2)‟ si pone al servizio della chiesa diocesana per far riscoprire alla famiglia, 71 da un lato la sua identità di „Chiesa domestica‟ (intima comunità di vita e di amore, in cui si educano i figli ai valori umani e alle virtù cristiane e in cui si trasmette la fede) dall‟altro la sua missione evangelizzatrice (custodire, rivelare e comunicare l‟amore di Dio per l‟umanità e l‟amore di Gesù Cristo per la Chiesa). *** 72 CENTRO FAMILIARE CASA DELLA TENEREZZA Via S. Galigano 10, Perugia Website: www.casadellatenerezza.it; tel. 07545757; email: [email protected] Chi siamo Il Centro familiare Casa della Tenerezza è una comunità di fedeli, di condivisione tra sposi, coniugi soli, famiglie, laici, persone consacrate e un luogo di accoglienza e ascolto di coppie in difficoltà. Il Centro è nato nel 2003 a Perugia per l‟iniziativa di don Carlo Rocchetta e nove coppie, con l‟approvazione prima temporanea di Mons. Chiaretti e poi definitiva di Mons. Bassetti. Offre percorsi formativi e di sostegno per le coppie e le famiglie, a livello locale e a livello nazionale. La vita del Centro si struttura attorno ad una comunità di famiglie e singoli che vive lo spirito evangelico secondo il carisma specifico della tenerezza e secondo quanto illustrato nel Libro di Vita. La comunità vive pertanto momenti giornalieri, settimanali e periodici di preghiera, di formazione e di condivisione. Attività svolte La comunità, inoltre, organizza un‟attività di servizio alle famiglie nello spirito di quattro diakonie fondamentali: 1. Accoglienza, accompagnamento e sostegno a coppie e famiglie, specie se in difficoltà; 2. formazione spirituale; 3. Ricerca teologica, con pubblicazioni periodiche sulle tematiche relative agli aspetti essenziali della vocazione matrimoniale - familiare, sia sotto il 73 profilo dogmatico-pastorale che antropologico – etico; 4. comunione, divenendo punto di incontro di quelle realtà (Gruppi territoriali o Centri) nate dalle sue radici. La Casa della Tenerezza diviene “Scuola di tenerezza” organizzando varie “scuole di tenerezza” di durata annuale o biennale, che intendono dare i contenuti fondamentali per impostare correttamente la relazione di coppia affinché il matrimonio divenga stabile e duraturo. I percorsi sono rivolti pertanto alla formazione e all‟accompagnamento di fidanzati, giovani coppie, separati e coppie in difficoltà. L‟attività più impegnativa è proprio quest‟ultima, l‟accompagnamento delle coppie delle coppie, in particolare quelle in difficoltà (circa 500 coppie all‟anno): Don Carlo Rocchetta e altre coppie della comunità, già consulenti familiari, accolgono quotidianamente e settimanalmente i coniugi in difficoltà matrimoniale, progettando per loro incontri individuali, di coppia e di gruppo. La comunità, infatti, intende svolgere un servizio basato non soltanto sulla compassione e condivisione verso tante coppie di sposi che vivono le difficoltà di relazione, ma anche sulla competenza che nasce approfondendo gli aspetti della vita coniugale e familiare che possono costituire motivo di crisi e acquisendo gli strumenti terapeutici utili al recupero della crisi. L‟esperienza di 10 anni di attività ci consente di dire che, se adeguatamente accompagnate e curate, più del 50% di coppie superano la crisi e recuperano il rapporto coniugale, ottenendo altresì anche grandi benefici sia sul benessere psicofisico dei coniugi che soprattutto sui figli. Sono quest‟ultimi, infatti, a subire maggiormente i danni di liti e separazioni, come la letteratura scientifica sull‟argomento ha ampiamente dimostrato negli ultimi tempi. Se statisticamente la coppia credente riesce più facilmente a superare la crisi, potendo attingere a risorse spirituali decisamente utili, si può dire che la coppia non credente può acquisire una adeguata capacità relazionale per avviare un processo di vero e proprio riinnamoramento. Proposte politico-sociali È importante che si crei una cultura sociale volta a proporre, in caso di crisi matrimoniale, percorsi di recupero e non soltanto la separazione. Cosa si sta facendo per le famiglie separate e i 74 loro figli? La società civile deve poter offrire tutti i mezzi possibili per specifici percorsi formativi e di consulenza, ai quali il Centro potrebbe collaborare e offrire il suo sostegno: sarebbe auspicabile pertanto istituire uno Sportello della Famiglia dove la coppia possa incontrare, oltre che mediatori e legali, anche consulenti che guidino ad un percorso riflessivo e duraturo. I coniugi in crisi potrebbero così acquisire gli strumenti adatti per decifrare i motivi reali delle loro difficoltà e soprattutto gli strumenti critici per avere una valutazione quanto più oggettiva possibile circa la loro situazione, lavorando su se stessi e sulla relazione di coppia. Altrettanto importante sarebbe attivare dei percorsi formativi per giovani coppie di sposi e conviventi: in questo modo i partecipanti diverrebbero coscienti delle criticità, fisiologiche o indotte, insite nella relazione di coppia e al contempo sarebbero loro suggeriti gli espedienti (culturali, comportamentali, psicologici, spirituali, …) per superare o attenuare i motivi di dissidio. Un altro tema estremamente importante, nel quale occorre rafforzare esperienze già presenti sul territorio, è quello dell‟educazione dei genitori alla tenerezza, attivando Scuole per genitori che affrontino i nodi critici della relazione educativa in famiglia nel contesto sociale odierno. Anche nell‟ambito del diritto e della pedagogia è essenziale avviare una riflessione profonda circa il diritto del bambino alla tenerezza. Questo diritto va garantito sia nelle famiglie unite che in quelle separate. Se infatti si può smettere di essere coniugi di fronte alla legge, non si smette mai di essere genitori ed i figli hanno quanto mai bisogno di sentire certa la presenza della coppia di genitori, sebbene nella situazione di non convivenza. In questa stessa direzione occorre fornire ai giovani e agli adolescenti categorie valide e orientate a costruire una affettività solida, capace di impostare una valida relazione amicale con i coetanei e ad indirizzare i propri legami affettivi verso scelte piene e responsabili, che consentano di vivere in futuro situazioni pienamente soddisfacenti. Tutte questa attività andrebbe sponsorizzata con pubblicità e informazione. Occorre infine formare i Formatori che si muovono nell‟ambito del sociale, sensibilizzando una cultura a volte profondamente individualistica e poco lucida nella percezione della complessità della vita coniugale. *** 75 COMUNITÀ MAGNIFICAT c/o Complesso San Manno via Fra Giovanni da Pian di Carpine, 63 06127 PERUGIA tel. e fax 075.5057190 www.comunitamagnificat.org La Comunità Magnificat nasce a Perugia nel 1978 sotto la cura di Sua Eccellenza Mons.Lambruschini, riscoprendo attraverso la grazia dello Spirito Santo la dignità di ogni battezzato. Fin dall‟inizio si compone di cristiani di ogni età, famiglie, giovani, adulti, anziani. I laici che hanno riscoperto la grazia e la forza del battesimo attraverso un Seminario di vita nuova, con catechesi, riflessioni, condivisioni, hanno poi vissuto una esperienza personale dell‟amore di Dio attraverso la “preghiera di effusione dello Spirito Santo”. Questa esperienza conduce a vivere una nuova preghiera personale, una preghiera comunitaria settimanale, catechesi sistematiche sulla Parola di Dio, un nuovo spazio attivo all‟interno della Chiesa e della Parrocchia. Fin dall‟inizio la Comunità si preoccupa della formazione spirituale dei singoli. con ritiri, simposi e seminari in cui vengono affrontate tematiche specifiche riguardanti le varie aree e stadi della vita, con l‟intervento di esperti , teologi e docenti, sacerdoti e laici. Primo passo significativo: nel 1980 su promozione della Comunità Magnificat nasce la Scuola di Teologia Leone XIII. tuttora in funzione. 76 Nel suo primo decennio di vita Padre Raniero Cantalamessa accompagna i passi della Comunità intervenendo con i suoi insegnamenti. Viene data fin dall‟inizio particolare attenzione alla cura pastorale, seguendo le direttive della Chiesa. Nascono ben presto nella Comunità vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie; si configura una comunità permanente di consacrate: la Casa Agnus Dei. Fin dall‟inizio viene posta una particolare cura verso la famiglia, i giovani, la vita della coppia, dal fidanzamento al matrimonio, dalle gioie e i doveri alle difficoltà e alle crisi della vita coniugale. Si prende a cuore la formazione umana e spirituale del singolo e della coppia e si promuove la costruzione di relazioni solide di amicizia e di amore nella grazia di Dio in un percorso comune dove costruire la propria famiglia e trovare un sano stile di vita. Per questo ambito intervengono psicologi, pedagogisti e coppie che attraverso la loro vita, conversione e maturazione trasmettono la propria esperienza mutuata da altre realtà e cammini ecclesiali nella Diocesi, mettendosi al servizio della pastorale diocesana della famiglia nonché del Forum delle Famiglie sotto la supervisione del Vescovo. Ciò che la Comunità Magnificat è oggi nella società e nel mondo cattolico è un popolo in cammino, dentro i dettami dalla Chiesa, con precise linee di comportamento o stile di vita, Tutto questo percorso avviene seguendo annualmente un “cammino spirituale” che viene impostato da una equipe di responsabili e che guida i fratelli una tappa dopo l‟altra a riflettere e mettere in pratica gli insegnamenti del Vangelo con frequenti riferimenti dalle vite dei santi o dei padri della Chiesa. Da sempre la Comunità in estate vive per un mese l‟esperienza di campeggio al mare condividendo, preghiera, santa messa, catechesi, giochi, scherzi, bagni, giochi, sole e spensieratezza in un clima di famiglia “allargata” Proprio per la cura spirituale che la comunità vive con ogni individuo, nel corso degli anni la famiglia in primo luogo ne è stata beneficata: figli riconciliati coi genitori, coniugi separati che si sono ricongiunti ed hanno riscoperto il sacramento del matrimonio, genitori che hanno riaccolto e amato figli difficili. Non ultimo e significativo passo, gravidanze ad alto rischio sono 77 state portate a termine nell‟amore anche quando la vita della madre era in pericolo con quella del nascituro, fratelli e sorelle hanno vissuto la malattia e il passaggio della morte con serena fiducia nel gioioso incontro dell‟abbraccio paterno di Dio foto di S.Manno *** 78 CIRCOLO LA PIRA [email protected] SCHEDA DI PRESENTAZIONE DEL «CIRCOLO GIORGIO LA PIRA» PER UNA POLITICA DI UMANITÀ E DI SANTITÀ Costituzione: Il Circolo Giorgio La Pira si è riunito per la prima volta il 25 marzo 2004 presso il Santuario della Madonna della Misericordia di Ponte della Pietra in Perugia, ed è stato approvato come Associazione privata di fedeli da Mons. Gualtiero Bassetti il 2 aprile 2011. Membri componenti il Circolo: Giovani uomini e donne, studenti e lavoratori residenti ed operanti nella città di Perugia in numero di circa 25 elementi effettivi, ad oggi. Alcuni di loro operano già in determinate formazioni politiche ma avvertono la necessità di dare spessore etico al loro servizio; altri invece nella volontà di mettersi a disposizione della cosa pubblica, si dispongono ad entrare nell‟universo culturale-politico muniti della formazione filosofico-teologicostorica di base. Altri, ancora, nella loro professione avvertono l‟esigenza di possedere gli strumenti necessari per operare responsabilmente nella costruzione di una società più giusta. Finalità: Il fine che il Circolo si prefigge è quello di formare giovani che con una coscienza cristiana adulta e informata, siano competenti delle cose che riguardano la dimensione socio-politico-culturale della propria città per agirvi da cittadini responsabili. Oltre questa attività interna il Circolo 79 promuove nella e per la città convegni e percorsi formativi su temi di attualità politica, economica, sociale. Percorso formativo: Prevede un incontro settimanale nel quale è studiata la Dottrina Sociale della Chiesa attraverso l‟analisi dei documenti del Magistero e di testi di approfondimento della disciplina stessa Il contributo dei cattolici alla politica locale: ipotesi e opportunità Quando si parla di cattolici e politica, occorre tenere come bussola la dottrina sociale della Chiesa, quell‟«insieme di principi di riflessione, dei criteri di giudizio e delle direttrici di azione» che la Chiesa propone dal suo insegnamento. Tre livelli che ineriscono l‟impegno dei cattolici per la cosa pubblica e che hanno come faro la dignità della persona umana e il suo sviluppo integrale, là dove integrale è inteso per tutto l‟uomo e per ogni uomo. La novità insuperabile dell‟antropologia cristiana consiste in questa integralità; per questo il primo contributo che i cattolici, da cittadini, offrono al bene comune è annunciare, difendere e promuovere una visione di uomo a misura di tale integralità. Essa domanda innanzitutto politiche di promozione della vita, soprattutto nelle sue fasi, o situazioni, di fragilità e di debolezza, dell‟incremento di una rete solidale capace di far perno prima che sull‟assistenzialismo, sulle potenzialità che le persone, le famiglie, le associazioni, hanno a disposizione di proprio, valorizzandole come patrimonio di tutti per il bene di tutti. Secondariamente l‟integralità dello sviluppo umano chiede di denunciare l‟insufficienza, l‟inefficienza, il danno di tutte quelle politiche che hanno come oggetto l‟uomo ad una dimensione. È sempre più urgente un‟animazione del pre-politico che renda ragione razionalmente, della ricaduta dannosa per lo stesso tessuto sociale, di tutte quelle politiche che ragionano di qualità della vita solo dal punto di vista immanente e che si traducono, infine, in precise scelte di bilancio là dove si parla di inizio e di fine vita. La demografia umbra dice di una regione invecchiata incapace di solidarietà con le nuove generazioni sempre più, numericamente, esigue. Il ristagno economico ha anche 80 questa, tra le molteplici cause. A corollario del principio della dignità della persona, vi è quello della sussidiarietà che comprende il diritto-dovere della partecipazione. Enunciato nella Quadragesimo anno di Pio XI nel 1931 durante l‟avvento dei totalitarismi, è quel principio strutturale del sociale e del politico del quale maggiormente ha bisogno l‟Umbria. In questo ambito va detto che l‟economia umbra, così carente dal punto di vista del sostegno sussidiario e della valorizzazione all‟iniziativa privata, molto potrebbe avvantaggiarsi dall‟esperienza sociale dei cattolici, i quali comprendono sussidiariamente la relazione tra ciò che è statale e ciò che nasce dall‟iniziativa privata, senza cadere nell‟equivoco di considerare, quest‟ultimo, di interesse privato. L‟iniziativa privata, va detto, è sempre di carattere pubblico con valenza sociale; pertanto entro una corretta articolazione tra sussidiarietà e solidarietà, al cosiddetto pubblico e al cosiddetto privato, è riconosciuta la medesima funzione sociale. Si tocca qui la relazione tra sussidiarietà e solidarietà come principio sociale ordinatore delle istituzioni. Se la solidarietà è un terreno fattivamente più semplice di collaborazione, di dialogo con le istituzioni, la sussidiarietà è l‟ambito entro il quale strutturare la solidarietà stessa per porre un correttivo all‟idea assistenzialistica di società che resta estranea alla tradizione cattolica. Ritengo che nella nostra regione, proprio la relazione tra sussidiarietà e solidarietà sia l‟ambito nel quale i cattolici possono essere protagonisti di un progetto economico e sociale nuovo che, affondando le radici nel personalismo, renda giustizia del protagonismo della persona sulla società: la società per l‟uomo e non viceversa. Il contributo primario dei cattolici, si qualifica dunque a livello di fondamenta strutturali dell‟assetto sociale, architettoniche, direbbe il padre costituente Giorgio La Pira, architettura che connota successivamente anche i criteri economici dell‟amministrazione. Si pensi ai costi sociali della solidarietàassistenzialismo dei finanziamenti pubblici indiscriminati, a pioggia, invece che a progetto. Un‟antropologia materialista e individualista, del resto, non può far altro che generare una società-massa e un‟economia sociale che, nel nome di un falso egualitarismo, produce vere sperequazioni e ingiustizie sociali. Al riguardo, non è possibile tacere la situazione delle famiglie, le quali restano l‟ammortizzatore sociale principale, per non dire, in tempo di crisi, l‟unico. Se da un lato, resta ferma la necessità 81 di non interrompere l‟animazione culturale circa i fondamenti costituzionali dell‟essere famiglia, dall‟altro va valorizzata l‟esperienza comunitaria ecclesiale declinata in termini di sussidiarietà orizzontale. Il fare rete tra famiglie, l‟invenzione di associazioni, di cooperative, di corpi solidali tra famiglie, di forme creative di scambi e di micro-finanza inter-familiari, restano un serbatoio di speranza e di intelligenza operativa quanto mai necessaria in un tessuto sociale sempre più frammentato, quando non atomizzato. Dal punto di vista della solidarietà intergenerazionale, sempre più l‟Umbria sta erodendo il suo tradizionale patrimonio; l‟insistenza nel voler riconoscere forme differenti di famiglie rispetto a quella costituzionalmente riconosciuta, diventa costo economico e sociale in una società sempre più priva di strutture di solidarietà generazionali. Un‟ulteriore, breve nota, è necessario riservarla ai giovani. Strangolati da un inamovibile assetto politicoistituzionale; da un‟economia agonizzante – anche a causa della cronica carenza di infrastrutture (l‟Umbria resta praticamente isolata dalle grandi vie di comunicazione) –; da un‟iniziativa privata che non riesce ad acquisire diritto di piena cittadinanza; restano alla finestra della vita senza avere accesso pressoché a nulla. I cattolici seppero, in altri periodi storici, inventarsi forme nuove di credito che consentissero il sorgere di nuovi soggetti economici. L‟Umbria ha un patrimonio agricolo, turistico-culturale, architettonico, artigianale, di grande tradizione. Si tratta dell‟Umbria dei mestieri, delle botteghe, di un reticolo di economia della libera iniziativa che sussidiariamente valorizzata potrebbe aprire vie nuove, fiduciarie, per i giovani. La fraternità è la scommessa che i cattolici umbri possono giocarsi verso le nuove generazioni, puntare su una politica capace di un‟economia di mercato nella quale vi sia lo spazio per la logica del dono, di un mercato a più soggetti tra loro interagenti e in posizione di uguaglianza, così come Benedetto XVI auspica nella Caritas in veritate. In ultimo, il principio del bene comune che è cosa ben diversa dall‟idea di interesse generale o di bene totale, come bene di tutti e di ciascuno – torna ancora la necessità di una costruzione sociale articolata in corpi e non massificata o costretta sotto l‟egida del pubblico – richiede in misura decisiva l‟azione di animazione culturale che i cattolici hanno come debito verso la nostra regione che attende, ancora, una 82 rifondazione personalistica del vivere insieme capace di elaborazioni sociali, economiche, culturali, misurate sulla primazia della persona. Una vera e propria rivoluzione antropologica, che necessita in ogni ambito, di interpreti coraggiosi e preparati, che attende la sua “primavera”, nella speranza di consegnare alle future generazioni una regione pienamente solidale verso tutti, libera da slogan artificiosi e non più trincerata dietro un non ben definito sociale, autentica interprete di quel sentimento di orgoglio che ci rende fieri di essere umbri. Per questa opera, infine, è quanto mai urgente che i cattolici abbiano una seria conoscenza della dottrina sociale della Chiesa quale strumento valutativo, interpretativo e orientativo l‟azione sociale , per imparare a ragionare in maniera scevra da ideologie e da posizioni politicamente dogmatiche e faziose, ed essere davvero, in Umbria, sale e lievito di una nuova civiltà. *** 83 COLDIRETTI www.coldiretti.it - www.umbria.coldiretti.it - www.campagnamica.it Coldiretti Umbria è un‟Organizzazione dinamica per una moderna agricoltura; associa circa 15.000 aziende ed è presente nella regione con la Federazione Regionale e le Federazioni di Perugia e Terni. La Coldiretti dell‟Umbria si propone come interlocutore nei confronti delle Istituzioni politiche, economiche e sociali della regione ed opera a sostegno di un‟agricoltura variegata, che interessa tutti i principali settori produttivi. Parte integrante dell‟Organizzazione sono Giovani Impresa, Donne Impresa e l‟Associazione dei Pensionati. In quest‟ambito, un ruolo rilevante in Coldiretti viene svolto dal Patronato E.P.A.C.A., ente al servizio del cittadino per la consulenza e assistenza previdenziale e per le politiche sociali. Gli obiettivi della Coldiretti sono: sostenere lo sviluppo e la crescita dell‟impresa agricola ed incoraggiare attività che valorizzino ambiente e territorio; conciliare la promozione di investimenti volti all‟innovazione e all‟efficienza delle imprese con l‟esigenza di preservare qualità, ambiente e paesaggio agricolo. La strategia di Coldiretti, come forza sociale che contribuisce positivamente a costruire il futuro del Paese, considera centrale il ruolo che la “famiglia” assume per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo e qualità dei progetti di vita di persone, comunità, territori. Per Coldiretti, in coerenza 84 con qualsiasi idea di sviluppo, la “famiglia” è il centro dell‟educazione della persona, ossia dell‟intreccio che collega le politiche sociali (i nuovi sistemi di welfare), quelle istituzionali (l‟autonomia e il decentramento), quelle economiche (la competitività) e del lavoro (la produttività). Anche perché, per Coldiretti, non può esserci impresa senza famiglia, senza persone; la conduzione dell‟azienda agricola è strettamente legata alla famiglia. Grazie alla multifunzionalità le imprese agricole hanno anche iniziato a ideare e realizzare reti di servizi finalizzati alle persone, e dunque alle famiglie, come con le esperienze degli agriasili, delle ludoteche e più in generale con le attività all‟aperto. Nuove esperienze di sussidiarietà, caratterizzate dalla grande capacità delle imprese agricole di offrire progetti personalizzati di assistenza, flessibili, a costi sostenibili per i bambini, gli anziani, i soggetti diversamente abili. Si ritiene quindi possibile realizzare, in collaborazione con le istituzioni, ai vari livelli di responsabilità, non interventi meramente assistenziali e sporadici, ma progetti integrati e coordinati che pongano rimedio alle carenze e difficoltà di fruizione della rete dei servizi; agevolino la conciliazione tra vita lavorativa e vita affettiva ed esigenze di cura soprattutto dei più deboli; valorizzino le iniziative del privato sociale, accanto a quelle esclusivamente pubbliche, in attuazione del principio costituzionale di sussidiarietà. Sempre nell‟ambito dell‟importanza che la famiglia deve continuare a ricoprire nella società, anche i pensionati, parte attiva della Coldiretti, rappresentano per la comunità una risorsa imprescindibile, soprattutto in termini di trasferimento di conoscenze ed esperienze. Oggi “la categoria degli anziani” deve essere ancor più rivalutata e difesa, per la sempre più alta rappresentatività a livello numerico e per l‟importante ruolo che è chiamata a svolgere soprattutto in ambito familiare. Coldiretti mettendo al centro la persona con tutte le proprie esigenze ed attese, riserva particolare attenzione agli aspetti sociali e quindi anche a quelli previdenziali. Per questo, è importante che anche a livello regionale siano adottate politiche idonee, sia dal punto di vista economico-fiscale che socio-sanitario, che tengano conto in particolare della popolazione rurale ed extraurbana (potenziando l‟assistenza domiciliare, sviluppando politiche di sostegno all‟impegno di cura familiare, promuovendo politiche che favoriscano l‟invecchiamento attivo, potenziando le 85 politiche rivolte alla casa degli anziani). In questo momento di crisi e di difficoltà del Paese, Coldiretti è impegnata in un Progetto in difesa dei redditi delle imprese e delle aspettative della società. Anche perché, sono tornati ad avere più valore i beni essenziali come il cibo, con l‟agricoltura che si sta dimostrando uno dei pochi “motori” dell‟economia reale, grazie alla multifunzionalità delle imprese agricole, produttrici anche di servizi per la collettività. Proprio il forte legame instaurato con i cittadini-consumatori e la società in generale, da cui provengono sempre più chiare anche le esigenze di sicurezza e qualità alimentare, ha portato Coldiretti negli anni ad incrementare l‟impegno in difesa del vero Made in Italy agroalimentare, che oggi viene indicato come una fondamentale leva competitiva per lo sviluppo. Coldiretti quindi, è orientata, nell‟ottica di un‟agricoltura distintiva, identitaria, sicura e strettamente legata al territorio, nell‟interpretare la congiuntura economica attuale, come opportunità per proporre un Progetto al Paese, a favore delle imprese e dei consumatori. La fondazione di “una filiera agricola tutta italiana”, riconoscibile perché porta la firma degli agricoltori italiani, capace di assicurare alimenti di qualità al giusto prezzo per i consumatori e una giusta remunerazione ai produttori: questo l‟obiettivo principale del progetto. Anche in Umbria la filiera agricola tutta italiana, sta trovando concretezza, come dimostra il crescente successo delle iniziative di “filiera corta” nei Mercati e nei Punti aziendali accreditati di Campagna Amica, cui si stanno aggiungendo le Botteghe di Campagna Amica, un nuovo e moderno canale commerciale dei prodotti agroalimentari. Il progetto Coldiretti, che interessa i vari comparti del settore primario, punta a educare a nuovi stili di vita che rispecchino al meglio il concetto di un‟alimentazione naturale, di qualità, che rispetta il ciclo delle stagioni e l‟ambiente. Proprio l‟interesse dei consumatori verso il cibo che arriva sulle tavole, dimostra come occorra insistere sulla qualità e territorialità delle produzioni agroalimentari, con prodotti immediatamente riconoscibili come totalmente locali, grazie all‟etichettatura all‟origine e alla trasparenza della filiera. 86 CONFCOOPERATIVE Presidente: Andrea Fora [email protected] – 075/5837666 Il lavoro a misura di famiglia Mettere l‟uno accanto all‟altro i termini lavoro e famiglia, significa ripercorrere per intero tutto il cammino che la Costituzione italiana ha fatto da quando è stata redatta fino ad oggi. Significa ripetere tutto il percorso che le donne hanno segnato per vedersi riconosciuto il diritto ad entrare nel mondo del lavoro senza rinunciare alla maternità. Significa in una sola parola, per altro oggi sempre più in voga, Conciliazione e questo termine sposta per altro tutto il tema al di là della sola questione di genere. Un lavoro a misura di famiglia significa: flessibilità oraria; servizi di welfare che arrivino fino alla dimensione aziendale; investimenti sul futuro; una organizzazione attenta al valore famiglia; uno Stato che agevoli la costruzione di questa dimensione umana, favorendola ed incentivandola; una tassazione che tenga conto dei carichi assistenziali che si sviluppano all‟interno della famiglia, rispetto al numero dei suoi componenti, delle loro necessità e dei loro bisogni. La cooperazione, quella sociale in particolare, ha saputo far fronte a queste esigenze in entrambi i versanti. Dal lato della famiglie, si è interrogata sui loro bisogni; sul lavoro di cura a domicilio: per far sì che gli anziani potessero restare nei loro contesti di vita il più al lungo possibile; per concedere alle famiglie di poter accudire al meglio i loro familiari affetti da handicap, sostenendole nel carico assistenziale e nei percorsi di 87 inserimento scolastico e lavorativo; nei servizi semiresidenziali e residenziali per aiutarle quando il peso dell‟assistere un proprio caro si fa insostenibile nel contesto domiciliare. La cooperazione sociale ha, inoltre, creato lavoro per le donne, quasi l‟80% dei soci-lavoratori sono infatti donne, favorendone la loro professionalizzazione e incentivandone le qualità imprenditoriali. Un lavoro a misura di famiglia è una scelta politica che mette tutti nelle condizioni di poter immaginare il proprio domani nella costruzione di questa cellula originaria della società umana.In concreto vuol dire: • avere posti sufficienti negli asili nido, compresa la possibilità di averne di dimensioni familiari (Tages mutter) o aziendali; • potenziare l‟assistenza domiciliare e favorire con ogni mezzo il permanere nei contesti familiari di quanti hanno necessità di essere assistiti e accompagnati nel quotidiano; • infittire e rendere accessibile la rete dei servizi territoriali (centri di salute, centri diurni, servizi residenziali) specie per rispondere alle emergenze dell‟invecchiamento della popolazione e all‟incidenza di patologie quali alzheimer ; • avere la tranquillità che qualunque cosa accada c‟è un welfare che si fa carico, che si prende cura dei suoi membri, non lasciando nessuno indietro e non penalizzando in alcun modo le aspirazioni legittime di genitori, figli, fratelli di realizzarsi; • mettere in campo una politica fiscale che valorizzi al massimo il ruolo della famiglia e la metta in condizione, attraverso deduzioni e detrazioni, di far fronte alle sue esigenze e ai suoi bisogni senza vedersi penalizzata per il numero dei suoi componenti o se uno dei suoi membri è disabile o bisognoso di assistenza. Questo realizza pienamente la Costituzione, questo fa di ognuno di noi un cittadino o una cittadina che è uguale davanti alla legge. Questo realizza una comunità civile e solidale, fondata su dignità, diritti, doveri e lavoro e fa di questo Paese un Paese a misura di famiglia! 88 IL MOVIMENTO “ FAMIGLIE NUOVE” Mario e Germana Lanari Centro del Movimento dei Focolari: Via dei Filosofi 43/M 07534087 - Strada Tuderte 75/E 075388479 E’ una diramazione del Movimento dei specificatamente rivolta al mondo della famiglia. Focolari Operando in questo ambito. “Famiglie Nuove” contribuisce a realizzare la Parola di Gesù pronunciata nella preghiera sacerdotale: “Padre.. che tutti siano uno”. Questa Parola è anche il fine specifico del Movimento dei Focolari (Opera di Maria), fondato da Chiara Lubich nel 1943. Nel 1967 con un memorabile discorso Chiara Lubich lancia il Movimento Famiglie Nuove affidandolo ai focolarini sposati. Da allora “Famiglie Nuove” si è diffuso in 184 Nazioni: là dove esiste il Movimento dei Focolari. In Umbria Famiglie Nuove è presente in tutta la regione e svolge la propria attività con gruppi di famiglie che operano in un dialogo costruttivo con le diverse realtà culturali, civili ed ecclesiali del territorio. Le famiglie si organizzano per lo più in gruppi locali, ma più che da una struttura, sono legate tra di loro da una intensa e spontanea comunione di esperienze e di vita, incarnano con la maggior radicalità possibile la spiritualità dell‟unità nella vita di famiglia; ciò rivitalizza continuamente l‟amore che sta alla base di ogni coppia, fino a generare la presenza di GESU‟ che ha promesso: 89 “ Dove due o più sono uniti nel mio nome , lì sono io in mezzo a loro”. Dice Chiara Lubich nel messaggio inviato alle famiglie riunite a Roma nel Maggio 1993 per un congresso Mondiale: “ Dio ha creato la famiglia come segno e tipo di ogni altra convivenza umana. Ecco quindi il compito delle famiglie: tenere sempre acceso nelle case l‟amore, ravvivando così quei valori che sono stato donati da Dio alla famiglia, per portarli ovunque nella società, generosamente e senza sosta.” In particolare le attività del movimento “Famiglie Nuove”, in Umbria , si possono riassumere secondo alcune linee principali: • formazione dei fidanzati con la collaborazione ai corsi Diocesani, che si svolgono in varie parrocchie; con incontri promossi dal Movimento a carattere locale o interregionale ed anche internazionale , presso il Centro di Castelgandolfo; • formazione di coppie appena sposate desiderose di vivere il vangelo in famiglia con incontri mensili a livello locale interparrocchiale e periodici a livello nazionale; • formazione della famiglie, che intendono vivere la spiritualità dei Focolari con incontri mensili a livello locale; incontri che convolgono anche i bambini; • Incontri a tema, aperti al territorio, con esperti su problematiche di interesse generale e in particolare familiari; • comunione di beni spontanea tra le famiglie, con messa in comune del superfluo (in denaro o altro)a beneficio dei più poveri e per sovvenire a bisogni immediati di famiglie in difficoltà; • accoglienza ed ospitalità anche adozioni; con affidamenti ed • adozioni a distanza 90 • Infine, ultimo in ordine di tempo (o sta muovendo i primi passi), l‟avvio di un dialogo tra famiglie del Movimento Famiglie Nuove e famiglie Musulmane presenti sul territorio, al fine di approfondire localmente quel dialogo interreligioso che già esiste a livello internazionale. Per quanto riguarda le adozioni a distanza, Famiglie Nuove è stata tra le prime organizzazioni a lanciare e diffondere questa particolare forma di sostegno a distanza, che lascia il bambino nella sua terra, ma impegna la famiglia adottante a provvedere al suo sostentamento e alla sua formazione. Il grande successo delle adozioni a distanza è dovuto al fatto che i fondi vengono affidati direttamente ad altre “famiglie nuove” in loco che seguono personalmente i bambini e le loro famiglie. Ciò è reso possibile dalla diffusione internazionale di questa diramazione del Movimento dei Focolari. Per l‟autenticità nei rapporti, per l‟adesione all‟insegnamento della Chiesa, per la custodia dei valori tipici della famiglia, per la tensione a vivere in ogni ambiente e situazione l‟ideale evangelico della carità, le Famiglie Nuove, in effetti incidono nel tessuto sociale che le circonda. La loro attenzione è di preferenza rivolta verso le innumerevoli piaghe di una società che va perdendo il significato stesso di famiglia. L‟azione di famiglie nuove è condotta sia con rapporti personali che con iniziative collettive. Famiglie Nuove cura inoltre numerosi pubblicazioni, diffuse a livello nazionale e internazionale, edite da varie editrici sulle specifiche tematiche della famiglia. “Famiglie Nuove” ha contribuito alla presentazione della legge sulla famiglia di iniziativa popolare proposta dal FORUM delle Associazioni familiari dell‟Umbria, di cui fa parte. La legge n° 13 “DISCIPLINA DEI SERVIZI E DEGLI INTERVENTI A FAVORE DELLA FAMIGLIA” è stata approvata il 16 febbraio 2010 grazie anche all‟impegno di Famiglie Nuove. Tale provvedimento legislativo ancora non è stato completamente reso operativo in quanto a tutt‟oggi mancano alcuni regolamenti attuativi. Al riguardo, come movimento Famiglie Nuove proponiamo ed auspichiamo che le famiglie, singolarmente e collettivamente, si adoperino a tutti i livelli : parrocchiale, comunale, provinciale, regionale e associativo per costruire un rapporto , un dialogo, una collaborazione nel 91 rispetto e nella fiducia reciproca con le Istituzioni ed i soggetti coinvolti nelle problematiche famigliari. Riteniamo che il contributo dei cattolici nella società civile non può limitarsi a reclamare diritti, ma deve caratterizzarsi nel saper testimoniare la bellezza di una famiglia cristiana dove l‟amore è esempio per i figli e dove si sperimenta la gratuità e la solidarietà tra tutti i componenti. Una famiglia autenticamente cristiana diventa così una risorsa per l‟intera società ed aiuta le Istituzioni ad acquisire la consapevolezza che devono esercitare i propri doveri ed assolvere il compito della ricerca del bene comune. Da quanto affermato ne consegue che c‟è la necessita che i rappresentanti delle Istituzioni maturino una coscienza capace di comprendere le necessità dei cittadini e assumano le responsabilità Istituzionali. L‟unità dei cattolici, pur nelle prevedibili difficoltà, al di là degli schieramenti politici, può comunque perseguire un impegno comune sui temi che riguardano i fondamentali perché della vita. *** 92 FEDERAZIONE UMBRA MOVIMENTO PER LA VITA CITTA’ DI CASTELLO MPV e CAV via XI Settembe,38 075/8553355 cell.328.0561886 [email protected] - Lunedì e venerdì, ore 17-19 FOLIGNO CAV Piazza S.Giacomo, 11 333/8788100 - [email protected] Martedì 16,00-17,30 PERUGIA MPV Strada S.Lucia, 56 Tel e fax 075/5847231 cell.348.6842253 [email protected] CAV "Santa Lucia" Strada S.Lucia. 56 PERUGIATel e fax 075/5847231 cell.338.9091957 Lunedì e giovedì 9,30-12,00 Martedì 16,00-18,00 CAV "Madonna di Guadalupe" Castel del Piano cell.327.3566279 327/3566279 Lunedì 16,00-17,30 SPOLETO CAV/MPV c/o CESVOL via Carlo Bandini, 17 SPOLETO (PG) tel.0743/46426 cell.349.4951249 [email protected] Lunedì mercoledì venerdì 10-12 mercoledi’15-18 TERNI MPV/CAV via Brenta, 12 TERNI Cell.334.9147114 Mercoledì 17-19 Giovedi’ 10-12 DERUTA MPV "MADONNA DEL BAGNO"c/o SANTUARIO fraz. CASALINA 06053 (PG) [email protected] 347/8232489 TODI MPV VIA SAN LORENZO, 20 - 075/8942648 - 075/3720523 339/3725116 [email protected] www.mpvumbria.org - www.mpv.org Il nostro volontariato Uniti da stretto legame federativo i Centri aiuto Vita (CAV), i Movimenti per la Vita (MpV) dell'Umbria, Il Centro “Amore e Vita di Foligno “- Centro Regionale Umbro Metodo Billings, 93 vogliono esprimere nella nostra Regione la loro attenzione all'ascolto di maternità difficili e ai vuoti culturali nella società sul tema della difesa della vita e della dignità dell'uomo. Non è un volontariato facile perché centrato sulla tutela del più piccolo essere vivente e sul sostegno della relazione responsabile uomo - donna nel matrimonio. Ogni giorno infatti questo volontariato richiede a quanti vi si dedicano la ragione della loro appartenenza e una grande fiducia nell' Uomo. La culla per la Vita I casi di neonati ritrovati nei cassonetti di tanto in tanto tornano all‟onore delle cronache. Eppure costituiscono solo la punta dell‟iceberg di un fenomeno drammatico di disprezzo per la vita, di disperazione e spesso di solitudine. Una risposta efficace a questo dramma potrà venire soltanto da una riscoperta della cultura dell‟accoglienza della vita. Ma intanto il Movimento per la vita propone le “Culle per la vita”, moderna riedizione delle Ruote degli esposti che nei secoli scorsi hanno rappresentato una testimonianza della mobilitazione della società in favore dei più deboli e una concreta possibilità di vita per migliaia e forse milioni di bambini. Le Culle sono ovviamente diverse, molto più “tecnologiche”, eppure hanno ereditato dalle Ruote il significato e la ragione di esistere. Oltre ad accogliere bambini in sicurezza per il piccolo e nell‟anonimato per la donna, esse si pongono al centro del tessuto urbano come presenza profetica di una cultura dell‟accoglienza e del rispetto della vita che è la stessa oggi come ieri. Le Culle rappresentano non l‟alternativa ma il completamento della normativa per il parto anonimo in ospedale (oltre 300 casi l‟anno) giacché non tutte le donne vogliono o possono recarsi in ospedale a partorire. *** 94 ORDINE FRANCESCANO SECOLARE D'ITALIA Centro regionale dell'Umbria Piazza IV novembre, 2 - 06033 Cannara (PG) La formazione spirituale dell’uomo e della donna come contributo al bene comune di tutta la società La vita dei francescani secolari si fonda sulla Parola del Vangelo così come incarnata e vissuta da San Francesco d‟Assisi. Questa incarnazione francescana del Vangelo è disciplinata nella Regola dell‟OFS e condizione essenziale per l‟appartenenza all‟Ordine è, per l‟appunto, la Professione della Regola. La Regola, autenticata dalla Chiesa che l‟ha fatta propria, è vera e propria norma di vita per i francescani secolari e viene professata al termine di un cammino di formazione e discernimento al fine di verificare l‟autenticità della chiamata. Una vocazione è vera quando entra intimamente nel cuore di una persona, tanto da renderla pienamente realizzata solo nello scegliere uno stile di vita che sia ispirato alla vita di San Francesco e, dunque, al Vangelo. Le note preliminari del Rituale dell‟Ordine Francescano Secolare si aprono con questa affermazione: “Molti uomini e donne, sposati e non sposati, e molti sacerdoti diocesani, chiamati da Dio a percorrere la via della vita di perfezione evangelica, seguendo l‟esempio e la norma di Francesco d‟Assisi, e per partecipare al suo carisma e renderlo presente nel mondo, promettono di mettersi al seguito di Gesù Cristo e di vivere l‟Evangelo in Fraternità, abbracciando 95 l‟Ordine Francescano Secolare”. Per Francesco il senso della sequela Christi acquista la massima concretezza: è necessario seguire la povertà di Cristo; seguire l‟umiltà di Cristo; seguire la vita di Cristo; seguire i precetti di Cristo; seguire la dottrina di Cristo; seguire la volontà di Cristo; seguire la bontà di Cristo; seguire lo spirito della Scrittura; seguire il Buon Pastore; seguire le orme di Cristo. Anticipando alcuni secoli l‟insegnamento del Concilio Vaticano II, Francesco ha percepito nel Vangelo la presenza di Gesù Cristo. Francesco ha avuto la chiara consapevolezza che il Signore gli parlava direttamente, oltre il limite del tempo e dello spazio, attraverso la parola della Scrittura. Egli ha visto in essa come un prolungamento dell‟Incarnazione del Verbo, che gli ha manifestato il divino volere e la verità. In questa dimensione di sequela evangelica, la famiglia viene riconosciuta come l‟”ambito prioritario nel quale vivere l‟impegno cristiano e la vocazione francescana”: è da questa considerazione contenuta nelle Costituzioni Generali dell‟OFS (art. 24) che partono gli impegni delle varie fraternità ad essere punto di riferimento per le tante famiglie che frequentano i nostri cammini di formazione. In un momento storico come quello che viviamo, è necessario più che mai difendere la famiglia da attacchi che si presentano sotto molteplici aspetti. Questo non comporta solo la difesa delle esigenze particolari della famiglia in “contrapposizione” a quelle individualistiche su cui sembra sempre più basarsi la nostra società, a tutti i livelli, da quello della quotidianità, a quello normativo statale e internazionale. Significa soprattutto la difesa di un bene comune a tutta l‟umanità, un vero e proprio “patrimonio” che va tutelato e salvaguardato. In questo senso ci sembra significativo il parallelismo con i contenuti della Dottrina Sociale della Chiesa riguardo il Principio del Bene Comune, a nostro vedere pienamente recepiti nella spiritualità dell‟Ordine Francescano Secolare e intimamente legati con la promozione e la difesa della famiglia come promotrice e custode d tutto ciò che regala dignità all‟individuo sul piano morale e sociale, così nel suo privato come nell‟ambito pubblico. Senza la famiglia che si fa culla accogliendo la libertà dell‟uno in armonia con la libertà dell‟altro, la società stessa appare slegata e inorganica. La famiglia, cellula primaria della società, tutela l‟individuo all‟interno di un contesto relazionale dove, prima che in ogni altro luogo o contesto, impara il rispetto 96 per l‟altro e per il bene dell‟altro, armonizzando il tutto nel concetto di “bene comune”. “Dalla dignità, unità e uguaglianza di tutte le persone deriva innanzi tutto il principio del bene comune, al quale ogni aspetto della vita sociale deve riferirsi per trovare pienezza di senso. Il bene comune non consiste nella semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale. Essendo di tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché indivisibile e perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vista del futuro. Una società che, a tutti i livelli, vuole intenzionalmente rimanere al servizio dell'essere umano è quella che si propone come meta prioritaria il bene comune, in quanto bene di tutti gli uomini e di tutto l'uomo. La persona non può trovare compimento solo in se stessa, a prescindere cioè dal suo essere « con » e « per » gli altri. Il bene comune impegna tutti i membri della società: nessuno è esentato dal collaborare, a seconda delle proprie capacità, al suo raggiungimento e al suo sviluppo. Il bene comune è conseguente alle più elevate inclinazioni dell'uomo. Tutti hanno anche il diritto di fruire delle condizioni di vita sociale che risultano dalla ricerca del bene comune”. Proposte della fraternità: In ambito regionale le fraternità dell‟OFS possono essere una risorsa per il territorio per promuovere iniziative legate alla formazione umana e spirituale delle persone, delle coppie, dei genitori, sostenendo iniziative come Formazione per genitori, Corsi per l‟affettività nelle scuole, Centri d‟ascolto per giovani famiglie, Consultori, ecc. I fratelli e le sorelle dell‟Ofs potrebbero collaborare e prestare il loro servizio e la loro esperienza in particolare a partire dal settore Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato. *** 97 PASTOLARE FAMILIARE DIOCESANA Gianluca e Maria Rita Carloni e don Fabrizio Fucelli direttori dell‟ufficio di Pastorale Familiare, Arcidiocesi di Perugia e città della Pieve. La famiglia trinitaria: icona che in-segna l’Amore. Gli orientamenti pastorali del prossimo decennio vedranno la Chiesa impegnata in un‟impresa che Papa Benedetto XVI ha definito una vera e propria emergenza educativa. “La Diocesi di Perugia e Città della Pieve dedica a questo impegno educativo una particolare attenzione, promuovendo corsi di formazione all‟affettività per giovani e giovanissimi, in cui si tende a sottolineare che il matrimonio cristiano, alla stessa stregua del sacerdozio ministeriale e della vita consacrata, è uno dei modi per realizzare la vocazione dell‟uomo all‟amore.” (Sinodo 2006/2008, III,71) L‟educazione non è mai un‟opera astratta, non è un sistema di dottrine e non si risolve in una serie di norme o di metodi didattici, è una questione di testimonianza che nasce e si sviluppa all‟interno di una comunità e prima di ogni altre, dentro la comunità familiare. Nessuno infatti diviene uomo (o donna) nel pieno senso del termine fuori da una comunità a cominciare da quella primaria della famiglia. Per questo motivo si dice che l‟essere umano è un essere di relazione perché nasce e cresce dentro una famiglia e ogni famiglia vive all‟interno di una società, in un intreccio di legami ed affetti sempre più complessi e articolati. 98 In verità le relazioni esistono come strutture dell‟essere: l‟altro prima di essere una persona concreta è presente dentro di me, nel bisogno che ne ho per esistere. Ciò significa che nessuno può dire CHI E‟ a prescindere da un TU (materno e paterno) chiamate relazioni primarie e da un VOI (fratelli, cugini, zii, amici, insegnanti, conoscenti) che sono invece relazioni secondarie. Pertanto, chiunque desidera intraprendere l‟avventura del proprio compimento ha bisogno almeno di un TU che lo accompagni dentro il proprio IO, un compagno che gli sia d‟aiuto per decifrare le tracce lasciate dal Creatore lungo la sua storia personale. L‟essere umano è infatti un essere sociale che porta in sé, come inscritto nella sua carne, il valore dell‟insegnamento e la persona è essa stessa un segno che insigna = che traccia segni, che segna dentro, ovvero che parla anche quando non dice e non fa, che comunica valori e disvalori per quella che è. Ciò significa che ogni persona è naturalmente proposta ad un'altra e, che lo voglia o no, la educa anche solo vivendo. La stessa cosa avviene per la trasmissione della fede che, essendo dono, non si esaurisce con l‟insegnamento del catechismo, dei precetti o delle preghiere, essa va domandata e accolta per essere vissuta e dunque visibile nelle relazioni quotidiane. Diceva San Agostino: la fede è un dono che NON SI HA, ma che SI E‟, vale a dire è un dono che va incarnato, accolto con il cuore. La fede va testimoniata con la vita in un libero consenso che si concede alla Vita Divina perché viva in noi. Il Dio cristiano è infatti il Dio della Relazione, non si manifesta all‟uomo e alla donna come una Persona singola, ma come Famiglia, come una Comunità di Persone che si donano reciprocamente amando: Dio Padre (l‟Amante) genera Dio Figlio (l‟Amato) mediante Dio Spirito (l‟Amore). E solo in questa Relazione d‟Amore Trinitaria la persona trova la sua più alta soddisfazione. L‟esperienza naturale ci dice che la felicità ha sempre a che fare con la qualità delle relazioni e che lontani dall‟amore l‟uomo e la donna sono infelici. “Proprio in questo la coppia umana è ad immagine di Dio. La famiglia umana è un riflesso della Trinità. Marito e moglie sono infatti una carne sola, un cuore solo, un‟anima sola, pur nella diversità di sesso e di personalità. Nella coppia si riconciliano tra loro unità e diversità. Gli sposi stanno di fronte, l‟un l‟altro, come un “io” e un “tu” e stanno di fronte a tutto il resto del mondo, cominciando dai propri figli, come un “noi” quasi si trattasse di una sola 99 persona, non più però singolare, ma plurale. “Noi” cioè tua madre e io, tuo padre e io”. (R. Cantalamessa, Gettiamo le reti. Riflessioni sui Vangeli, Piemme, Casale Monferrato).Il mistero dell‟Amore Trinitario si chiarisce e si rende visibile proprio attraverso la tenerezza delle relazioni coniugali. Questo è il motivo per cui tutti i coniugi cristiani hanno un compito esclusivo davanti all‟umanità e non solo nei confronti dei figli. Infatti nella formazione di ogni umana identità tutte le esperienze affettive, partendo da quelle più delicate della prima infanzia, si riflettono profondamente sulla futura capacità o incapacità dell‟uomo e della donna adulti, di amare ed essere amati. Ciò vuol dire che l‟amore non viene da sé. Non è semplicemente un istinto, un impulso da soddisfare, ma un valore sacro che necessita di apprendimento. Come si educano le future generazioni alla giustizia, all‟onestà, alla democrazia, alla solidarietà, così è auspicabile insegnare il valore dell‟amore come dono di sé. (M. Rita Castellani, Il diritto del bambino alla tenerezza,Dehoniane, Bologna, 2007). La persona è un essere di comunione, cioè fatto per vivere dentro relazioni d‟amore, ma il saper amare ovvero il sapersi donare senza dominare o subire l‟altro è il risultato di un lungo processo d‟integrazione e di crescita. La famiglia cristiana ha pertanto un ruolo sociale insostituibile, nessuna istituzione umana accoglie, cura, protegge, insegna e ama la vita dal suo sorgere al suo tramonto come fa lei. Ma “E‟ necessario investire maggiori energie nell‟associazionismo familiare, appoggiando e promuovendo il Forum delle associazioni familiari, realtà laica di cristiani impegnati che coordina tutte le associazioni sorte a difesa della famiglia e della vita, avendo come punto di riferimento la Carta dei Diritti della Famiglia. ” (Sinodo 2006/2008, III La famiglia al servizio della Chiesa e della società, 80.).Il nostro ufficio diocesano è chiamato a svolgere un compito di difesa e promozione della famiglia avendo a cuore l‟evangelizzazione e la formazione spirituale della famiglia. I nostri “compiti principali, d‟intesa con gli altri uffici pastorali e in collegamento con le altre realtà presenti nel territorio; sono l‟educazione dei ragazzi e dei giovani alla sessualità e all‟amore; la preparazione remota e prossima al matrimonio; l‟accompagnamento delle giovani coppie con iniziative idonee; l‟educazione alla fede e alla vita cristiana all‟interno della famiglia; la cura delle coppie in difficoltà.” (Sinodo, III, 86). 100 ASSOCIAZIONE PRO FAMILIA c/o Consultorio diocesano di Palazzo di Assisi L‟Associazione Pro Familia si è costituita per iniziativa di volontari laici intenti a promuovere, difendere e sostenere, con ogni sforzo possibile, la dignità della famiglia, così come richiesto dai principi evangelici e dalla stessa Costituzione Italiana. “L‟Associazione assume come fondamento e fine del suo servizio la formazione globale della persona umana, secondo la visione cristiana proposta dal Magistero della Chiesa. In particolare la persona, riconosciuta tale sin dal concepimento, viene considerata nella sua capacità di amare, di crescita individuale e relazionale, nel rispetto della coscienza, in cui essa coglie e riconosce gli imperativi della legge divina, nello sviluppo della sua libertà e della responsabilità morale.” (art.2 dello Statuto). L‟Associazione si pone pragmaticamente come strumento di prevenzione, di educazione, di aiuto a singole persone di ogni età, a coppie e a nuclei familiari. Nella logica e nello spirito della sua istituzione promuove e gestisce l‟organizzazione di corsi di formazione per coloro che sono interessati al sevizio di consulenza familiare; promuove altresì corsi di formazione finalizzati all‟accoglienza e all‟affido; sostiene la genitorialità attraverso i percorsi di “Genitori Efficaci”; ha già collaborato con le istituzioni scolastiche organizzando appositi programmi di educazione all‟affettività; periodicamente propone giornate di studio e/o convegni su temi inerenti al benessere della vita familiare quali: sessualità, comunicazione, dialogo, relazione di coppia, infanzia maltrattata, affido, sostegno alla vita nascente e sostegno alla vita senescente. Partecipa ad iniziative promosse da altri Enti o Associazioni riguardanti i suoi scopi statutari e collabora con la 101 Diocesi di Assisi a supporto dell‟attività degli operatori di pastorale familiare. Tutti i servizi e le iniziative dall‟Associazione sono ispirati alla gratuità. PROPOSTE Stante la notevole crescita umana globale conseguente alla frequenza dei corsi triennali per consulente familiare che si svolgono annualmente presso la sede dell‟Associazione (più esperienziali che cognitivi), gli Enti locali, le Associazioni che si occupano della famiglia, ma anche organismi laici e religiosi che a vario titolo si dedicano a questa cellula fondamentale della società, potrebbero incentivare e sostenere la partecipazione di loro dipendenti o associati ai suddetti corsi. Ciò avrebbe una sicura ricaduta positiva in termini di autostima e benessere personale. L‟esperienza ci conferma, inoltre, che dopo un tale percorso le persone sono in grado di armonizzare meglio e rendere più efficaci e gratificanti le loro relazioni interpersonali, in primis quelle familiari, ma anche in ambito professionale si constata regolarmente una crescita motivazionale con conseguente beneficio in termini di pura produttività. 102 RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO EQUIPE REGIONALE DELLE FAMIGLIE RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO - PERUGIA Il Rinnovamento nello Spirito Santo è un movimento ecclesiale che nasce all‟indomani della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II, nel gennaio del 1967, come libera iniziativa dello Spirito Santo. Esso ha operato nei singoli fedeli e nell‟intera Chiesa attraverso l‟esperienza personale di una rinnovata effusione dello Spirito Santo che ha suscitato un rinnovamento spirituale nella vita di milioni di persone in tutto il mondo. In Italia il movimento, formato prevalentemente da laici, ha avuto pieno riconoscimento dalla CEI il 14 marzo 2002. Lo Spirito Santo, così effuso ha donato a tutti i fedeli una molteplicità di carismi che hanno trovato applicazione pratica in quelli che vengono detti ministeri o servizi. In particolare si è palesata subito la necessità di un servizio specifico alla famiglia, che tante vicissitudini ha attraversato in particolar modo in questi ultimi anni. Da qui la volontà di istituire una Equipe regionale di servizio, che nella nostra, come nelle altre regioni, si occupa di seguire soprattutto dal punto di vista spirituale, il cammino delle famiglie. Scopo principale dell‟Equipe è quello di far riscoprire alle coppie la grazia del sacramento del matrimonio. La famiglia, sempre più minacciata da fattori esterni, deve riscoprire la grazia del dono dello Spirito Santo, che dal suo interno la guida e la sostiene. Per fare questo la nostra Equipe si propone di soffiare via la cenere che, in molti casi, si è sedimentata sopra il fuoco che originariamente ha saldato la vita di due singoli fino a farli diventare coppia. Per questo si organizzano seminari di effusione dello Spirito Santo sulle coppie che singolarmente, o insieme, vivono già un cammino all‟interno della Chiesa e verso la santità. Crediamo profondamente che le coppie che riscoprono nei propri matrimoni l‟originalità e l‟unicità dell‟amore di Dio e dell‟amore l‟uno per l‟altra, siano un bene insostituibile per la società. 103 Un matrimonio ben saldo rende più “sicura” la società; infatti in primo luogo una coppia di sposi che si ama è modello innanzitutto per i figli che sono i primi beneficiari di questo amore e che quindi troveranno nella relazione tra i propri genitori un esempio da poter riproporre quando saranno adulti, senza tralasciare il fatto che in genere i bambini / ragazzi che vivono in una famiglia “sana” crescono con meno paure ed insicurezze. Una famiglia unita è esempio positivo anche per le persone della cerchia familiare, di amicizie e lavorativa, perché attraverso di loro si vede la possibilità di amare in piena gratuità senza tornaconti personali, offrendo l‟opportunità di vivere ciò anche fuori dalle mura di casa, vivendo con lealtà e dignità il proprio lavoro, gli affari e perché no la stessa politica, vissuta quindi come un servizio e non come un lavoro. Poi c‟è un aspetto anche economico. Di fronte alla separazione dei coniugi si vive un dramma nel dramma: non solo una famiglia viene divisa, con la sofferenza che questo comporta sia per gli stessi coniugi che per i figli presenti, ma il bilancio economico familiare risulta disastrosamente compromesso. Dovrebbe far riflettere il dato-spia della situazione di grave disagio sociale che vede il 25% delle persone che usufruiscono delle mense e degli alloggi Caritas essere genitori separati. Se prima non erano una famiglia indigente, dopo la separazione lo diventano. Oltre al mantenimento, si deve considerare la duplicazione di tutte le spese: bollette, utenze, spese di ogni tipo. A Dio piacendo continueremo ad evangelizzare quella che il Rinnovamento ama definire la nuova Cultura della Pentecoste, ben sapendo che sposarsi comporta il desiderio di amare senza riserve, mettendo in gioco i propri spazi, il proprio tempo, le proprie abitudini; sapendo che nei momenti di difficoltà, che certo non mancheranno, l‟ultima scelta non è andare dall‟avvocato matrimonialista per la separazione o il divorzio ma ricorrere al nostro unico avvocato presso il Padre, lo Spirito Santo. 104 SCIENZA & VITA ASSOCIAZIONE Lungotevere dei Vallati 10, 00186 Roma Tel.: 06.6819.2554 Fax: 06.6819.5205 Segreteria generale: [email protected] Presidente provinciale Perugia: Assuntina Morresi L’esperienza di Scienza e Vita a Perugia nasce nel 2005, in occasione del referendum sulla legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita e, a prescindere dalla costituzione formale dell‟associazione, prosegue in sostanziale continuità fino ai nostri giorni, in un lavoro di presidio di alcuni ambiti della cultura e della politica, spesso insieme agli amici del Forum delle Associazioni Familiari. E non potrebbe essere altrimenti: la tutela della dignità e della vita di ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale – ragion d‟essere di Scienza e Vita – non può che andare di pari passo con il sostegno della famiglia basata sul matrimonio, secondo la definizione data dalla nostra costituzione. Per questo il lavoro capillare di presenza in Umbria per la campagna referendaria, culminato nel grande incontro di fine maggio 2005 alla Sala dei Notari a Perugia con Gabriella Mecucci, Luigi Amicone, Antonio Socci e Giuliano Ferrara, ha visto un secondo, importante momento di presenza pubblica nella organizzazione e partecipazione al Family Day, nel maggio del 2007, in piazza San Giovanni a Roma. La campagna referendaria e la grande manifestazione nazionale sono state due fondamentali occasioni formative di Scienza e Vita a Perugia, per una vera e propria alfabetizzazione nostra e di tanti amici e concittadini, per la prima volta venuti a contatto con le problematiche complesse 105 della biopolitica: innanzitutto con incontri pubblici abbiamo cercato di approfondire le tematiche messe in luce dai nuovi sviluppi della biomedicina, dalla procreazione medicalmente assistita ai temi di fine vita, passando per le nuove tecniche di aborto farmacologico.La nostra associazione è stata presente nel territorio in occasione della drammatica vicenda di Eluana Englaro, e ha continuato l‟impegno nell‟ambito delle tematiche del fine vita accettando di partecipare alla commissione del Comune di Perugia per la stesura del regolamento del registro del testamento biologico. In posizione di minoranza, abbiamo collaborato lealmente dichiarando tutta la nostra contrarietà all‟iniziativa, e sottolineandone le incongruità e le contraddizioni intrinseche. Con soddisfazione prendiamo atto che quel registro è restato lettera morta, inattuato, come d‟altra parte non era difficile prevedere, vista la sua valenza puramente ideologica e la sua completa inutilità per i cittadini. La tutela della vita in ogni suo momento implica innanzitutto una particolare attenzione alla salute delle donne, il che in questi anni si è concretizzato per Scienza e Vita nella condivisione con i volontari del Movimento per la Vita delle attività di sostegno alle maternità difficili: per la nostra associazione questo ha significato soprattutto la partecipazione a incontri di formazione sul territorio, e al tempo stesso un‟importante opera di sensibilizzazione culturale e politica circa l‟introduzione della pillola abortiva Ru486 nella nostra regione. Insieme al Forum delle Associazioni Familiari abbiamo organizzato momenti pubblici di confronto e conferenze stampa, e abbiamo anche lavorato insieme a tecnici e politici delle istituzioni locali per evitare che l‟introduzione del metodo farmacologico abortivo seguisse prassi non rispettose della legge 194 che regola l‟aborto, una legge che la nostra associazione non condivide, ma della quale chiede la completa applicazione di tutte le sue parti, soprattutto di quelle a prevenzione degli interventi abortivi e a tutela della maternità. Abbiamo fortemente contestato, in tutti i modi in cui ci è stato possibile, il tentativo della nostra amministrazione regionale di introdurre l‟uso della pillola abortiva Ru486 in regime di Day Hospital anziché di ricovero ordinario, cioè con modalità contrarie a quanto previsto dalle linee guida del Ministero della Salute, formulate seguendo l‟indicazione di ben tre diversi pareri del Consiglio Superiore di Sanità (la massima autorità scientifica istituzionale in ambito 106 sanitario). Riteniamo che la pervicace volontà mostrata dalle nostre istituzioni di operare in disaccordo con le indicazioni ministeriali abbia motivazioni principalmente ideologiche e scientificamente poco consistenti. Allo stesso tempo prendiamo atto che ad oggi, in Umbria, la Ru486 resta sostanzialmente inutilizzata – almeno ai dati ufficiali resi noti dal Ministero della Salute. Contiamo di proseguire la nostra attività di informazione, formazione e presenza nel territorio all‟interno dell‟arcipelago delle associazioni locali e nazionali in cui siamo nati e abbiamo operato in questi anni, restando una voce libera della società civile umbra. *** 107 Associazione S.I.B.HA Sostegno Inserimento Bambini Handicappati Via Monte Cristallo n.2 - 06034 Foligno (Pg) Tel. 0742/21864 Fax 0742/329000 La famiglia di fronte all'handicap Riflessioni di Dina Lilli Turrioni Dina, scomparsa tragicamente nel 2006, è stata tra i soci fondatori della Associazione S.I.B.HA. di Foligno "Sostegno e inserimento bambini handicappati". L'associazione, costituita nel 1979, nasceva dalla convinzione che la vita a qualsiasi livello va rispettata e ha un significato. La cultura che l'anima e l'ha animata fin dall'inizio è quella della condivisione con l'altro, dell'integrazione dei meno efficienti col mondo dei cosiddetti normali, per superare l'isolamento delle famiglie. A Dina è intitolato l'ultimo edificio - in ordine di tempo - costruito dalla Cooperativa Sociale Ellelle a Foligno in località "La Paciana" "Casa Dina". Le riflessioni su famiglia e handicap qui riportate sono state estrapolate dai suoi interventi in occasione di incontri, convegni, testimonianze. "Io sono la voce dell'handicap grave, un handicap intellettivo e fisico, un handicap che ha un bisogno estremo degli altri per uscire dall'isolamento e dall'emarginazione. Sono la voce di tante altre famiglie che come me soffrono ma al contrario di me si chiudono nella loro prova, appassiscono e si inaridiscono perchè si sentono impotenti a modificare. Ma io no, credo nei cambiamenti, credo nella crescita, credo nel valore delle parole che, se espresse e comprese, possono investire altri che non hanno il problema e dilatarsi, credo nel cuore dei "sani" e nella loro capacità di aiuto. 108 In un mondo frenetico quasi delirante, dietro i miti dell'efficienza, della produttività, del guadagno, della bellezza, ecc., in un mondo che vuole rimuovere la sofferenza e neppure vederla, quale posto i nostri figli possono trovare? Al di fuori di una concezione cristiana la vita dei nostri figli non ha senso e neppure quella di noi genitori. Si parla, si è parlato tanto di handicap, forse se ne parla troppo. Forse si parla troppo poco del valore della vita, del valore della persona che è persona anche se non sana. Questo valore bisogna riscoprirlo perchè la sanità, la salute non è un bene per sempre, ma muta a volte rapidamente. La divulgazione di notizie sull'handicap ha portato conoscenze, inserimenti ma rimangono grandi barriere culturali: da una parte i sani, i capaci, gli efficienti, dall'altra i deboli, i disabili. Due mondi che, anche se si incontrano nella scuola soprattutto infantile, si fanno col passare degli anni sempre più distanti ed estranei. Le famiglie vengono così a trovarsi in una situazione difficile, quasi assurda: esse che hanno fatto la scelta coraggiosa di non isolare il figlio perchè hanno creduto fermamente nel valore terapeutico della famiglia come nucleo di socializzazione e di amore, si trovano a vivere situazioni di emarginazione, di solitudine, di isolamento insieme ai loro figli. Perciò noi famiglie abbiamo bisogno di aiuto, abbiamo bisogno di sentire calore verso la vita di questi ragazzi. La compassione ci distrugge, ci umilia. Parlo perchè credo in un mondo più civile, più integrato, parlo perchè molte volte i sani mi hanno detto che difronte a mio figlio o ad altri come lui non sanno quale comportamento tenere. Io dico: un comportamento di spontaneità prima di tutto. E questa nasce se si accetta con naturalezza che la vita è fatta di sanità e di malattia, di bellezza e di disarmonia, di normalità e di non normalità. Tutti questi concetti di per se contrapposti rientrano nell'ordine naturale e non li avremmo se non esistesse in contrario. Inoltre la spontaneità nasce dalla risposta a questo interrogativo: che merito ho io nell'essere nata sana, intelligente, capace? E' stato un dono o una circostanza favorevole misteriosamente capitata a me e altrettanto misteriosamente non data ad altri. Non c'è demerito, non c'è inferiorità nel nascer non sani. Sarà merito mio il modo in cui uso, spendo le capacità che mi sono state date. 109 Una spontaneità quindi che nasce dalla parità e che porta inevitabilmente all'incontro e alla comunione. In secondo luogo un comportamento che esprima il valore e il rispetto per la vita. Ogni vita ha un suo significato, ma quella dell'handicap con la sua innocenza contiene un messaggio di crescita e di profonda riflessione. In ultimo un comportamento di grande stima, di grande considerazione, perchè quel poco o quel tanto che riescono a fare è frutto di un lavoro prolungato per giorni,per mesi, per anni. E se per un momento in questa nostra vita frenetica ci fermassimo a meditare sulla straordinaria, meravigliosa attività di un cervello normale che fa tutto senza fatica: parla, memorizza, sintetizza, relaziona, crea, di fronte a una persona disabile, ci metteremmo in un atteggiamento di umiltà e di silenzio. Tutti e tre i comportamenti implicano un salto di mentalità, un modo di vedere la vita con orizzonti più ampi e più vari. Per anni ho pregato e ho chiesto il miracolo della guarigione, per anni, ma il miracolo non è avvenuto. Ho avuto però un'altra grazia, forze neppure implorata, la grazia di vivere l'handicap non come condanna e tribolazione quotidiana, ma come fonte di crescita, di impegno, di amore. E questo ha illuminato la mia vita." *** 110 CENTRO DI BIOETICA “FILEREMO” Via don Alberto Seri, 10 PERUGIA - Tel. 3473159163 - [email protected] Il Centro di Bioetica “Filèremo” è nato recentemente, nel 2008, ma ha alle spalle un lungo periodo di gestazione. In Italia la riflessione teorica sui problemi etici del campo biomedico è iniziata da tempo ormai e le varie correnti di pensiero si sono fatte portavoce in parte di argomenti direttamente radicati nel nostro contesto culturale sulla base di casi clinici clamorosi capitati, in parte attraverso il filtro della letteratura straniera, prevalentemente anglosassone. La riflessione si è andata sviluppando in alcuni ambiti tradizionali come l‟Etica Medica coltivata soprattutto all‟interno della teologia morale cattolica e la Deontologia Medica studiata da sempre all‟interno della medicina legale, successivamente ha coinvolto altre discipline, quella filosofica in particolare, dalla filosofia del diritto alla filosofia della scienza, alla filosofia morale. Gli ambiti più nuovi dove la riflessione teorica si è sviluppata e dove la sensibilità bioetica ha preso forma argomentativi sono i vari centri di Bioetica nati in Italia a partire dagli anni Ottanta. Il Centro di Bioetica “Filéremo”, avvalendosi di competenze autorevoli, vuole offrire un ulteriore contributo attuando iniziative alla luce di un‟ispirazione personalista tenendo conto dei caratteri che 111 ha assunto il dibattito bioetico contemporaneo, pluralismo ed interdisciplinarietà. In particolare le finalità del “Centro” sono quelle di favorire lo sviluppo della bioetica come disciplina autonoma del sapere umano, attraverso una interazione tra le scienze biomediche e la ricerca filosofica, etico-deontologica e giuridica; l‟approfondimento di specifiche problematiche in bioetica attraverso lo studio di casi clinici rilevanti e della prassi medica; l‟approccio metodologico interdisciplinare alle problematiche bioetiche; stabilire, mantenere ed implementare scambi culturali e forme di collaborazione con altri Centri di Bioetica in ambito italiano ed internazionale; promuovere una positiva cultura della vita e della salute attraverso corsi di formazione validamente attestati; offrire un servizio di consulenza bioetica a tutti gli operatori sanitari che siano chiamati in prima persona ad assumere decisioni cliniche, con le conseguenti responsabilità morali, giuridiche e deontologiche; creare un centro di riferimento regionale per la documentazione tecnica in ambito bioetico; favorire una corretta informazione sulle tematiche di rilevanza bioetica, attraverso la collaborazione con i media. *** 112 Associazione CONSULTORIO FAMILIARE “LA DIMORA” DIRETTORE: Prof. Francesca Barone Via Don Alberto Seri, 10 - Perugia [email protected] Tel. 075 52 71 074 Il Consultorio Diocesano “La Dimora” è una struttura, nata nel 1993, al servizio della coppia e della famiglia, nella linea di un aiuto prezioso all‟amore coniugale, ai minori ed alla vita fin dal concepimento. Coerentemente con la legge nazionale istitutiva dei consultori familiari nel 1975, nel rispondere ad alcune urgenze sociali relative alla vita della coppia e della famiglia, alla maternità e paternità responsabili, alla tutela della donna e dei minori, il Consultorio “La Dimora” si è sviluppato non come una semplice appendice dell‟organizzazione sanitaria ma tenendo sempre conto del bene proprio di ciascuna persona, del valore umano e sociale della famiglia e della globalità delle situazioni relazionali in cui le problematiche familiari si sviluppano. Non è un luogo clinico di diagnosi o terapia, ma è il luogo, “la dimora”, a cui si accede per consultarsi da protagonisti e non da pazienti per situazioni o difficoltà che rientrano nelle circostanze ordinarie della vita ancora prima di una vera e propria patologia. Spesso sono accompagnate da incertezze, confusioni, senso di inadeguatezza, sofferenza profonda, sentimenti che spesso per l‟insorgere di qualche emergenza possono dare luogo a gravi disagi personali di coppia e familiari. Per questo la modalità di lavoro è quella della consulenza, un servizio che tende a fare delle persone che si rivolgono alla struttura i protagonisti del superamento delle loro difficoltà instaurando un rapporto di fiducia e collaborazione. L‟intervento si sviluppa in varie fasi 113 successive: l‟accoglienza, l‟ascolto dei problemi, la relazione d‟aiuto mirata a promuovere chiarificazione e sostegno con lo scopo di mobilitare nei soggetti richiedenti le proprie risorse, motivazioni ed energie per superare il disagio. Se, talvolta, la consulenza porta ad emergere la necessità di un intervento specialistico, anche di tipo terapeutico questo, sempre breve e mirato al chiarimento, è concordato e deciso dallo stesso interessato. Il NUCLEO OPERATIVO del consultorio familiare è costituito dalla équipe in cui sono presenti i consulenti familiari e varie figure professionali in ambito psicologico, psicosociale, pedagogico, giuridico, bioetico, oltre al consulente etico. Il metodo di lavoro è collegiale. Dal punto di vista professionale agli operatori del consultorio di ispirazione cristiana è richiesta una competenza qualificata nella specifica disciplina professata, ai consulenti familiari una formazione specifica alla consulenza familiare acquisita mediante corsi istituiti dalle varie scuole o associazioni. La scelta etica di ciascun operatore della équipe consultoriale è qualificante e riguarda non solo gli aspetti umanistici ed esistenziali, ama anche i significati antropologici più profondi che si radicano nella verità dell‟uomo conformi all‟insegnamento del Magistero della Chiesa. *** 114 POSTFAZIONE Le politiche familiari e il fisco a misura di famiglia (A cura di Giulio Villani ed Ernesto Rossi) La famiglia come non mai oggi è nell'occhio del ciclone, al centro di tutte le pressioni e le prove cui il grande cambiamento che viviamo ci sottopongono, come la pressione della congiuntura economica che rende sempre più difficile far quadrare il bilancio familiare. «La Costituzione, riguardo alla famiglia usa il termine “riconosce“» infatti, lo Stato riconosce la famiglia come qualcosa che è anteriore alle costruzioni sociali. Non è un qualcosa costruito a tavolino, ma è scritto nella natura umana. La Costituzione pertanto, si occupa della famiglia perché la riconosce come un nucleo fondamentale della società. La pace sociale così nasce dalla famiglia, che si assume la responsabilità di far crescere buoni cittadini allevandoli secondo principi di civile e solidale convivenza. Per questo, nella riscossione delle tasse, lo Stato dovrebbe lasciare più reddito alle famiglie, perché possano assolvere il loro compito. Attualmente invece, creare una famiglia è sempre più un problema. Mancano, infatti, agevolazioni fiscali adeguate e una normativa che non ne valorizza il ruolo, tanto che se confrontiamo la struttura della spesa pubblica per la famiglia nei vari Stati europei, l‟Italia è tra gli ultimi posti della graduatoria. [Fonte R. Bolzonaro - Fattore Famiglia: oltre il quoziente familiare; 28/04/2012] 115 Al fine di rendere l‟applicazione della tassazione più equa nei confronti delle famiglie, nasce il Fattore Famiglia. Che cosa è il Fattore Famiglia? L‟attuale tassazione dei redditi in Italia tratta ogni famiglia senza fare troppe distinzioni tra le differenze esistenti fra i nuclei familiari, concentrandosi esclusivamente sul reddito. Il Fattore Famiglia (FF), introduce il concetto che ogni famiglia ha caratteristiche peculiari di reddito, numerosità, e condizioni svantaggiate che devono essere tenute in conto per produrre una tassazione realmente equa. Nel FF il meccanismo di tassazione prende in considerazione la spesa necessaria per il sostentamento di ognuno dei componenti del nucleo familiare e ne ottiene un valore di riferimento detto “Costo di Mantenimento”. Questo valore si moltiplica per un indice dedotto da una scala di equivalenza (vedi tabella sottostante) modulata sul numero dei componenti del nucleo familiare; tale coefficiente è appunto il FF. Dal calcolo suesposto si ottiene la “NO TAX AREA” che è una quota del reddito che non può essere mai intaccata da nessuna tassazione. Se il reddito supera la NO TAX AREA (NTA), la parte di reddito eccedente sarà tassata secondo le aliquote vigenti. Se al contrario, il reddito è così basso da non raggiungere la NTA, la famiglia avrà diritto a una “tassazione negativa” cioè riceverà un‟integrazione di reddito d‟importo pari alla differenza con il limite della NTA. 116 L‟integrazione del reddito mancante potrà avvenire tramite un credito d‟imposta per le tasse future, oppure si potrà richiedere un assegno d‟importo equivalente. Questo regime fiscale che si applicherebbe a tutte le famiglie, prevede inoltre ulteriori detrazioni per situazioni familiari con particolari caratteristiche di vulnerabilità (vedovanza, non autosufficienza, malattia, invalidità, ecc.). Infine, si potranno produrre successive integrazioni, attraverso gli assegni familiari per i redditi molto bassi come già accade oggi. Da quanto esposto, il FF è uno strumento che permette di rimodulare tasse, tariffe, accesso ai servizi comunali, (nidi, scuole dell'infanzia, servizi socio-assistenziali, università ecc..) e sistemi contributivi di sostegno, in una logica che sia davvero a misura di famiglia. Non si tratta dunque di fare favoritismi, ma di ristabilire un‟equità fiscale e riconoscere quel valore sociale ed economico del lavoro che le famiglie svolgono ogni giorno in termini educativi etici, culturali, che esprimerà il futuro patrimonio umano del Paese. Si tratta pertanto di investire, ma anche di liberare risorse per le famiglie più bisognose grazie ad un sistema fiscale più equo e solidale, perché la famiglia porta già il peso maggiore della crisi nonostante sia il principale ammortizzatore sociale. Eppure al di là dell‟auspicio di norme che riconoscano l‟importanza di questi temi, il Governo non riesce a trovare ancora l‟opportunità di introdurre una riforma fiscale che adotti il Fattore Famiglia. Oltre al FF, un altro strumento di equità fiscale è la riforma dell‟ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente, che tiene conto del reddito, patrimonio mobiliare e immobiliare e delle caratteristiche di un nucleo familiare), fondamentale per la parametrazione del regime tariffario dei servizi a livello nazionale, regionale e locale. Molte città, tra cui Parma Roma e Brescia, hanno così modificato il sistema di tariffazione senza aspettare l‟iniziativa nazionale. Anche il Forum delle Famiglie, forte dell‟esperienza maturata nel lavoro fatto con queste città, ha avviato un lungo confronto con il sottosegretario del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Cecilia Guerra, incaricata di elaborare il nuovo ISEE. 117 Il Forum delle associazioni Familiari denuncia che l‟approccio ancora adottato con riferimento ai principali provvedimenti in discussione in materia fiscale manifesta ancora una visione che svantaggia la Famiglia. Non solo non s‟interviene a favore delle famiglie più bisognose, quelle con redditi medio - bassi e più carichi familiari, ma addirittura si peggiora la loro situazione. In particolare, con riferimento agli ultimi provvedimenti fiscali, sono sotto accusa le scelte in materia di Irpef e Iva che sono il contrario di quello di cui le famiglie hanno bisogno. L‟incremento di un punto percentuale sull‟IVA, infatti, si spalma inevitabilmente su tutti i componenti del nucleo familiare, anche su quelli che non producono reddito, ricadendo ad esempio sull‟acquisto dei pannolini di un neonato. A seguito di questi provvedimenti, la stretta sulla spesa settimanale sarà ancora più onerosa e porterà molte famiglie a dover risparmiare ulteriormente anche sul cibo e sui beni per l‟infanzia. In conclusione, nella speranza che il Parlamento ponga rimedio alle tante lacune della normativa fiscale nei confronti della Famiglia, il Forum delle Associazioni Familiari dell‟Umbria auspica che sia il Governo nazionale che quello regionale possano presto introdurre elementi di equità favorevoli alle famiglie, come la defiscalizzazione degli oneri familiari, privilegiando le imposte dirette e abbattendo quelle indirette. Auspica infine di giungere quanto prima un‟autentica equità fiscale mediante il Fattore Famiglia che si presenta come uno strumento primario per favorire lo sviluppo economico del nostro Paese. Comprendere le politiche familiari La famiglia è il luogo da cui si parte per affrontare il viaggio della vita! Una frase semplice per cercare di entrare nel difficile discorso che affronta ogni famiglia quando deve confrontarsi con il resto delle cose che la circondano. Un contesto colmo di interessi e rivendicazioni giustissime: il lavoro, l‟economia e la finanza, le difficoltà politiche, il tessuto sociale e così via. Ascoltiamo spesso le giustificazioni dei nostri amministratori, che descrivono il contesto familiare come “quello che può 118 attendere”, ogni volta che si deve entrare in discorsi che coinvolgono interessi tali per cui è sempre opportuno subordinare la famiglia a qualche altro interesse di ordine superiore, più importante, più urgente, più in crisi; e spesso, le famiglie si lasciano convincere da obiezioni e rivendicazioni che “non fanno una piega”, di fronte alle quali sembra quasi che si stia anteponendo un interesse personale, piuttosto che uno generale, benché di interessi che coinvolgono tutti i cittadini nella loro sfera più intima si tratta. Accade così che davanti a queste prosaiche barricate, i cittadini e le associazioni familiari, sembrano retrocedere, tollerare, assoggettarsi. Ma è veramente così? È chiaro che non è poi così fondamentale avere il supporto di studi e ricerche a disposizione per dire quello che in fondo si conosce per esperienza vissuta. Ci sia consentito allora personalizzare con un piccolo esempio di vita vissuta frutto delle testimonianze di famiglie e associazioni familiari, il racconto utile per dare l‟idea del contesto in cui si muovono le famiglie oggi: <<Non stiamo meglio, stiamo meno bene, il contesto sociale si è abbrutito, c‟è meno solidarietà e più indifferenza, facciamo fatica a dare una mano ai nostri figli per farli studiare, per accompagnarli a scuola, per andarli a riprendere se hanno un‟influenza. Per accompagnare una madre a fare gli esami preparto; per darci da fare a riaccogliere una giovane figlia inspiegabilmente in esubero a seguito di una gravidanza. Per trovarci a procrastinare un altro anno il matrimonio o la nascita di un figlio perché “adesso proprio non è il momento!”. Perché al terzo figlio abbiamo cominciato a scoprirci più poveri e a dover chiedere aiuto ai nonni. Perché abbiamo difficoltà a trovare un posto all‟asilo pubblico e dobbiamo pagarne uno privato, mentre i nonni sono troppo anziani e abbisognano di cure e assistenza. Perché con una persona non autosufficiente in casa non riusciamo più a organizzarci per far fronte a tutti gli adempimenti quotidiani. Perché dobbiamo risparmiare e trovare le risorse economiche e finanziarie per far fronte a un‟imposizione fiscale basata su parametri che tengono conto solo in minima parte, degli sforzi organizzativi e delle spese sostenute da una famiglia con figli, che viene tassata come se gli stessi, pur non autonomi, non rappresentassero un capitolo di spesa importante per una famiglia e un‟importante investimento di tempo, risorse ed energie>>. Se ci pensiamo, dunque, pur disponendo 119 dell‟esempio più prossimo a ognuno, per formare le proprie considerazioni in merito al mondo che circonda la famiglia, ci lasciamo convincere da spiegazioni su campi ed esempi lontanissimi, finanza, macroeconomia, assetti socio-economici altissimi, complicatissimi di analisi della realtà che richiedono studi e pareri autorevoli per dirci cose che in fondo sappiamo già ma alle quali non riusciamo a contrapporre argomenti cui dar forza per camminare con le proprie gambe. Allora perché se per molti, forse quasi tutti, l‟analisi è così semplice, sembra che non esista un reale interesse istituzionale affinché questa situazione si modifichi? La risposta è forse più semplice di quel che sembra: di fatto, non interessa poi molto che la cosa vada a modificarsi. Intendiamoci, non necessariamente esiste un‟eminenza grigia che fa di tutto per mettere i bastoni tra le ruote alla famiglia, tuttavia, esiste invece un coacervo fatto di burocrazia, pratiche e consuetudini, impostazioni precedentemente basate su asset politici, amministrativi, tecnologici, e socio-economici del passato (mutuando una terminologia socio-economica, il cosiddetto TATE: Technological and Administrative Task Environment - Benvenuti 1983), che di fatto, condizionano e imbrigliano le opportunità nuove entro il gioco delle parti che fin‟ora ha cristallizzato tutti gli interessi e le priorità e nel quale si resta invischiati allo status quo, mentre il contesto socio economico in cui sono immerse le famiglie è mutato e si determina la necessità di trovare un nuovo equilibrio e un nuovo assetto sociale ed economico entro il quale la famiglia moderna possa esistere. Da questa situazione tuttavia, non solo, non si riesce a estrarre un punto di vista diverso rispetto a quello che finora ha determinato la posizione delle priorità consolidate, ma per certi aspetti, ha comportato un‟azione antagonista delle forze politico amministrative abituate a ragionare secondo schemi inadeguati, tendenti a rafforzare la strada già battuta piuttosto che andare nella direzione desiderata dalle famiglie, riproponendo le vecchie soluzioni che non rispondono alle reali esigenze. Se dunque, le politiche familiari sono sostanzialmente intese come implicite ad altre facenti capo alle politiche socio assistenziali, diventa molto difficile, spostare l‟attenzione su nuove prospettive più confacenti alle necessità della famiglia e alle esigenze del tempo. Il risultato fin qui, almeno in Umbria, pur riconoscendo i numerosi interventi normativi che coinvolgono la 120 famiglia, si mostrano ancora inefficaci in quanto non intendono questa entità sociale come nell‟ottica di un contesto multidisciplinare e multidimensionale. Al punto che, ad esempio, si è pensato di fare una politica familiare costituita da un‟erogazione a pioggia di pochi euro una tantum, che nulla risolvono dei problemi strutturali, piuttosto che metter mano a questi, con la recondita certezza di aver infine solo elargito caramelle per addolcire le amarezze. Sia chiaro in questo caso, che si apprezza l'intenzione di affrontare la questione famiglia, lo si è fatto tuttavia con vecchie logiche assistenziali mutuate da altre politiche che non incidono sul problema di contesto in cui è inserita la famiglia, dunque, non è possibile esprimere una soddisfazione in questo senso. Per quanto detto, più importante forse della stessa spinta, tesa a promuovere le nuove priorità dell‟agenda politica in una direzione più family friendly, è importante promuovere gli strumenti della comprensione dei nuovi modelli (paradigmi) che contestualizzano la famiglia al tempo in cui viviamo, e soprattutto, siano capaci di fornire lee soluzioni più adatte ad affrontare le difficoltà della famiglia, come attrice nell‟ambito del sistema complesso entro cui essa è inserita, mediante politiche familiari condotte nell'interesse diffuso, e non più come una sorta di politica di scorta al traino delle politiche “ricche”, legate a interessi consolidati e per questo meglio rappresentate, sia in termini organizzativi, sia di retorica e propaganda. Cosa sono le politiche familiari dunque? Iniziamo con il dire che probabilmente, la cosa più utile alla famiglia, è un approccio che la prenda per mano e l‟accompagni là dove essa ha più bisogno di essere condotta, al di là delle enunciazioni di principio e di teorie sociologiche e antropologiche di qualsiasi natura. Molto pragmaticamente, è utile affidarsi alla definizione che l‟OCSE da delle politiche familiari, per cui: le politiche familiari sono definite come quelle politiche che accrescono le risorse dei nuclei familiari con figli dipendenti, da allevare, da far sviluppare secondo le loro potenzialità; che riducono le barriere all‟avere figli, che combinano il lavoro e l‟impegno (diritto/dovere) familiare; che promuovono la parità tra i sessi nelle opportunità d‟impiego. È molto importante riuscire a modificare la propria percezione di politica familiare davanti a questa definizione, perché da troppo tempo, e purtroppo ancora oggi, è largamente diffusa la concezione che una politica familiare sia quella che in un 121 modo o nell‟altro determina ricadute sulla famiglia; ad esempio che una politica del lavoro sia anche una politica familiare, poiché aiutando il capofamiglia, implicitamente ne aiuta la famiglia. Falso! Questa è e rimane una politica del lavoro. La famiglia s‟inquadra nell‟ambito delle politiche secondo meccanismi socio economici diversi e non in conflitto con la singola persona. Innanzitutto, infatti, questa concezione è erronea, perché crea una sorta di competizione tra il lavoratore (e dunque i suoi rappresentanti nelle categorie sociali), e la famiglia, quasi che per favorire l‟una si debba creare una sorta di torto all‟altro. In realtà, esse sono ambedue giuste e devono essere considerate assieme e mai separate. Per comprendere meglio questo punto, il recente caso dell‟ILVA di Taranto aiuta a meglio chiarire dove sta il problema concettuale. Infatti, in questo specifico caso, da un lato si trovano le rivendicazioni dei lavoratori che rischiano il posto di lavoro per la chiusura degli stabilimenti, dall‟altro quelle degli abitanti che rivendicano il diritto alla salute e alla salubrità del posto in cui si vive, a causa di un inquinamento largamente oltre la soglia di sicurezza e un tasso di tumori circa doppio rispetto al normale sul territorio tarantino. Queste due istanze, non possono in alcun modo essere disgiunte, non esiste cioè in questo senso una priorità ma entrambe devono essere affrontate e risolte in maniera combinata; semmai, la discriminante nell‟immediato può essere quella dell‟emergenza, per la creazione di un combinato d‟interventi a questa subordinato. In questo caso dunque, due diritti fondamentali sono messi a confronto ma non possono elidere l‟uno l‟altro, hanno entrambi importanza ed esigenza di essere affrontati congiuntamente. Se l‟esempio riportato è chiaro, si riesce a comprendere come non può esservi subordine nelle politiche familiari rispetto a quelle di altra natura, in quanto esse risultano dedicate a una sfera di esperienze umane che non possono essere affrontante efficacemente sperando nell‟implicita conseguenza di altre politiche ad esse cugine, ma non sorelle. Del resto, questo è quanto emerge dalle richieste di aiuto del mondo familiare e dai vari indicatori socio economici degli studi accreditati in materia, riscontrabili nel Rapporto Biennale 2011/2012 dell‟Osservatorio nazionale sulla famiglia. Da qui dunque nasce l‟esigenza di spiegare cosa è una politica familiare e perché essa ha caratteristiche e prerogative che richiedono di essere 122 affrontate in maniera specifica. Occorre infatti tenere in considerazione che la famiglia risponde a un principio ordinatore nell‟ambito delle politiche sociali. In questo senso, il singolo, l‟individuo, si rapporta nell‟ambito del sociale e poi dello stato, come un soggetto inevitabilmente sempre subordinato all‟interesse generale, pertanto, deve esistere una dimensione del singolo, entro la quale assume una valenza tale da renderlo socialmente e dunque politicamente rilevante nell‟ambito dello Stato. Le possibilità offerte dagli enti e dunque dalla libera associazione dei singoli, del resto, promuovono categorie di rappresentatività istituzionali che riflettono una dimensione tutta sociale, espressione d‟istanze socialmente condivise dai membri di quell‟organizzazione. La famiglia in realtà, esprime una diversa rappresentatività, che si pone a metà strada tra il pubblico e il privato, tra il collettivo e il personale, in quanto, si caratterizza per una vicinanza stretta alle dimensioni antropologiche dell‟uomo come quella degli affetti, della procreazione, della creazione di relazioni di parentela e affinità, e forse più importante, del senso di compiutezza dei singoli individui, che nella relazione familiare acquisiscono una dimensione personalizzante anteriore a quella che si acquisisce ad esempio con il lavoro. Con esse si accompagna il portato di tutte le conseguenze connesse alla persona nella vita che gli è propria e in quella che condivide con i suoi familiari e affini. Tutto questo pone la famiglia a metà strada tra un corpo esclusivamente sociale e il singolo, e dunque tra il privato e lo Stato, svolgendo la funzione mediatrice di corpo intermedio. Questa prerogativa antropologica non esiste in nessun‟altra dimensione della vita umana, comportando esigenze che in parte investono la sfera privata e in parte quella pubblica e che non possono essere affrontate se non in un contesto di sistema. Possiamo dire per semplificare, che esiste un principio ordinatore della famiglia che la pone al centro del tessuto sociale, donando alle singole persone capacità di espressione pubblica pur nell‟ambito di un‟esistenza privata. In questo modo, nella famiglia, il singolo non è più semplicemente subordinato all‟interesse generale, perché è anch‟esso sempre un‟espressione "anche pubblica" nell‟ambito della famiglia. Sintetizzando, possiamo dire che l‟individuo sta al privato come la famiglia sta al pubblico, e in questo rapporto si potenzia l‟azione del singolo rispetto al 123 collettivo, ristabilendo un equilibrio se vogliamo, naturale, di forze in cui la voce del singolo risuona e si amplifica nella famiglia. Rendere più forte la famiglia allora, significa anche rendere più forte il singolo. Ecco perché dunque, la visione delle politiche familiari come qualcosa di concorrente o addirittura contrapposto al benessere dell‟individuo è erronea e produce anzi un danno al singolo. Dove si trovano le politiche familiari? Abbiamo visto, dunque, che le politiche sociali non sono politiche familiari e che le politiche implicitamente familiari non possono funzionare bene perché non inquadrano i bisogni dell‟obiettivo familiare. Cosa allora deve contenere in sé una politica per dirsi familiare, e cosa la distingue dalle altre? Innanzi tutto, cerchiamo di capire quali sono i desiderata delle politiche familiari. Già da qualche anno, in linea con i piani Nazionali italiani, in sintonia con le indicazioni dell‟Unione Europea, sono stati individuati alcuni punti fondamentali su cui agire: Equità economica, Fiscalità generale, IRPEF, Deduzioni, Detrazioni, Assegni, Integrazioni, Tributi locali, IMU, TARSU, Tariffe, Utenze urbane, Revisione ISEE, Piano casa per la famiglia, Lavoro, cura familiare, congedi, tempi di cura, interventi sulla disabilità e non autosufficienza, Pari opportunità e Conciliazione famiglia – lavoro, Privato sociale, III settore, Associazionismo familiare, Servizi di consultorio e mediazione, Famiglie di immigrati, Alleanze locali per la famiglia, Monitoraggio delle politiche familiari, Potenziamento del fondo per le politiche familiari 124 Prendendo spunto dal grafico, possiamo dire che le politiche familiari sono ricomprese tra i vertici delle politiche sociali, di quelle del lavoro, e di quelle fiscali e ridistributive. Di fatto, non è possibile applicare le soluzioni assolute per una delle tre categorie citate, pretendendo con ciò di condurre politiche familiari. In effetti, o una politica nasce familiare o non lo è, dal momento che non si può colpire il problema che si vorrebbe affrontare se non lo si mira esplicitamente. Tornando dunque al nostro grafico, possiamo notare come certi tipi di politiche siano ascrivibili a campi più prossimi alla famiglia e altri orientati all‟ordinamento di questioni attinenti ad altre materie. Quello che può essere ricompreso all‟interno del triangolo, è ciò che va a impattare sul ruolo e la funzione delle famiglie. Pertanto, valuteremo come family friendly le politiche che creano facilitazioni alle famiglie, ad esempio, orari e collocazioni degli sportelli pubblici adatti a incontrare le esigenze delle famiglie. Certamente ad esempio, le politiche che favoriscano la natalità sono desiderabili, ben vengano allora bonus bebè, prestiti agevolati ecc.; come pure le politiche di sostegno al ruolo educativo dei genitori, che soprattutto se giovani trovano spesso difficoltà a impartire una corretta educazione ai figli. Ciò che si trova all'esterno del triangolo è relativo alle politiche indicate dai vertici del triangolo o dai suoi lati e magari ha effetti secondari anche sulla famiglia, ma soltanto ciò che si trova all'interno dello stesso è definibile come una politica familiare. Ogni politica insomma che riesca a mettere al centro 125 l‟esigenza della famiglia, può dirsi familiare solo quando esplicita la sua finalità a questo soggetto. Il metodo dunque, non è relativo soltanto agli interventi come fino a oggi è stato, ma anche al soggetto destinatario degli interventi. Sembra questo in realtà un aspetto scontato, che tuttavia racchiude un balzo concettuale e per certi aspetti ideologico per la maggior parte dei nostri legislatori, soprattutto quelli regionali e locali, i quali, benché i più vicini per distanza istituzionale alle famiglie, sembrano non riuscire a riservare loro il giusto peso che meriterebbero. Facciamo un esempio: una politica familiare è quella che si vorrebbe portasse alla conciliazione tra impegno familiare e lavoro. Questa necessità è orientata dalla difficoltà per entrambe i genitori, di far convivere gli impegni e gli orari lavorativi, con quelli necessari alla conduzione delle esigenze familiari, in special modo per le famiglie con bambini piccoli. Le politiche che si volevano declinate in questo senso in realtà, si sono orientate esclusivamente alla parità delle opportunità lavorative per la donna nel mondo del lavoro (Dallo studio: Le nuove frontiere della conciliazione Famiglia-lavoro. – Rossi, Cucculelli, Murano. Min. Pol. Sociali 2012. Pag. 12, 13) . Benché dunque l‟intento sia certamente nobile, tuttavia non si è ottenuto l‟obiettivo prefissato, e non è opportuno limitare la questione all‟utilità di aver ottenuto una tutela per le donne se poi una volta conseguita una possibilità in più per lavorare, le donne non riescono a far convivere tutto questo impegno aggiunto con la loro esigenza di mogli e di madri. Anche perché il modello culturale ancora vede le donne impegnate molto più degli uomini nella gestione del menage familiare, concezione che del resto le stesse politiche influenzano negativamente non prevedendo la conciliazione in quanto non interpretata in una visione di sistema. Una politica di conciliazione che veramente desidera incontrare il favore delle famiglie dunque, non sposta l‟obiettivo dalla conciliazione al lavoro alle donne, cosa che dovrebbe fare una politica del lavoro tout-court, ma dovrebbe essere orientata a risolvere i conflitti del ruolo genitoriale/familiare con il lavoro, e agire in favore di entrambe i coniugi, ma nell'interesse anche dell'impresa. Laddove esistono infatti buone pratiche in tal senso, per esempio in Germania, si è compreso che salvaguardare la famiglia rafforza il tessuto sociale, migliora la qualità della vita del lavoratore e la sua efficienza sul posto di 126 lavoro. Ecco che dunque, le politiche familiari s‟inseriscono all'interno delle politiche per lo sviluppo socio economico e la famiglia diviene una risorsa per muovere il volano dell'economia, piuttosto che assimilarla a una spesa sociale destinata a bruciare risorse pubbliche. Mettere a sistema la famiglia nell'ambito delle politiche di promozione è pertanto un balzo in avanti di grande intelligenza per un paese e per la sua classe politica, significa infatti fidarsi delle capacità dei propri cittadini e del loro senso di responsabilità. È bene però avvedersi che quanto più uno stato applicherà approcci paternalistici e assistenzialistici, tanto più tardi avverrà questa mutazione positiva. Diventa molto importante dunque minimizzare dal punto di vista politico, le azioni motivate dall‟impressione ingannevole che le politiche familiari siano qualcosa che si può ottenere attraverso gli effetti secondari di altre politiche, poiché questo produce due danni: da un lato infatti, non si risolvono i reali problemi che si intende affrontare, in secondo luogo, ci si illude che in realtà si è lavorato nel verso giusto, determinando dissapori tra amministratori pubblici convinti di aver ben svolto un compito, e la base sociale insoddisfatta dei risultati. Sgombrato il campo da quest‟ambiguità, proviamo a vedere com‟è possibile operare con politiche familiari che trovano effettiva applicazione, terminando questa piccola dissertazione, con una breve carrellata di politiche adottate in Francia, paese che molto ha investito sul ruolo della famiglia, in linea peraltro con i Paesi UE simili all‟Italia, e il confronto francamente impietoso con l‟Italia, in cui la famiglia è ormai riconosciuta anche a livello internazionale ufficialmente in crisi (Osservatorio Naz. Famiglia 2011/2012. Pag. 17, ss). Italia - Francia, un confronto tra politiche familiari (Elaborato dal documento IREF – Istituto di Ricerche Educative e Formative) Francia e Italia hanno una popolazione rispettivamente di sessantacinque e sessanta milioni di abitanti, con caratteristiche simili che le rendono abbastanza confrontabili, tranne alcune caratteristiche peculiari che rendono l'Italia tristemente famosa per le conseguenze negative che coinvolgono la famiglia. Ad esempio, in Francia la popolazione tra 18 e 34 anni che risiede 127 con i genitori è attorno al 30% per i maschi e 18% delle femmine, mentre in Italia si attesta sul 67% nei maschi e 60% per le donne, a significare tutta una serie di difficoltà di emancipazione dei giovani e delle giovani coppie nella creazione di una vita indipendente spesse volte denunciate dal dibattito pubblico ed entrate nel luogo comune con varie definizioni anche dispregiative (bamboccioni, schizzinosi, mammoni, ecc.). Oppure, la percentuale di famiglie che si avvale dell'aiuto dei nonni nella gestione dei figli che in Francia sono solo il 4% (France country note OECD 2004) e il 54,5% in Italia (Istat); significative del fatto che in Francia esiste un sistema di strumenti a disposizione delle famiglie con figli, decisamente più corposo ed efficiente, in grado di affiancare alla famiglia asili e scuole primarie, statali e private, con figure specializzate capaci di coadiuvare e alleviare il compito educativo dei genitori ma anche il peso economico, come il sistema delle tate di professione (assistante maternelle agréé) che in Francia sono coinvolte nel 18% delle famiglie contro l'11% italiano, che peraltro non prevede una figura professionale in tal senso. Del resto, la spesa per la protezione sociale comprensiva della previdenza, sul Prodotto interno lordo (PIL) ammonta al 31,1% in Francia contro il 26,4% in Italia (fonti Eurispes 2006), quindi superiore di cinque punti percentuale, considerando inoltre che il PIL francese è più elevato e pertanto maggiore in proporzione è la quota destinata (per farsi un‟idea della spesa si consideri che nel 2011 il PIL ai prezzi di mercato è pari a 2.246 miliardi di dollari per la Francia, e 1.871 miliardi di $ per l‟Italia, cioè, circa 1.600.000 milioni di € - Fonte: CIA World Factbook - Aggiornato a partire da Gennaio 1, 2012). Anche la percentuale di spesa per la famiglia e l'infanzia sulla spesa sociale è decisamente diversa con un 2,5% della Francia contro l'1,1% italiano (Eurispes 2006). Congedi di maternità Sul piano dei congedi di maternità si nota una sensibilità particolare in Francia, dove la donna usufruisce di un congedo obbligatorio di sedici settimane, che diventano ventisei in caso di nascita del terzo figlio e raggiungono le trentaquattro o le quarantasei settimane in caso di parto gemellare o trigemellare, con indennità al 100% della retribuzione; contro 128 una quota fissa di cinque mesi per ogni parto e un'indennità all'80% della retribuzione in Italia. Congedi parentali Per i padri in Francia esiste da diversi anni, un "congedo di nascita" che prevede uno stop di tre giorni lavorativi, estendibili a undici sotto forma di congedo di paternità, che possono arrivare a diciotto in caso di parto gemellare. In Italia è stato varato solo nel 2012 un congedo "sperimentale" obbligatorio di tre giorni con il DdL del 27/03/2012. Al termine del congedo di maternità in Francia, i genitori hanno il diritto di godere l‟estensione del congedo parentale fino a un anno, ma che può essere ripetuto per due volte fino al compimento dei tre anni d'età del bambino, o di lavorare part-time. Il regime retributivo è subordinato a vari parametri specifici di ogni condizione lavorativa, al termine del congedo si ha il diritto di mantenere il medesimo posto di lavoro o uno simile. Un ulteriore anno è garantito in caso di malattia o disabilità del bambino. In Italia si usufruisce di un congedo massimo di sei mesi con retribuzione al 30% dello stipendio con garanzia di mantenere il medesimo posto o uno simile. I lavoratori precari dispongono di un congedo massimo di tre mesi al 30% dello stipendio. Asili nido In Francia esistono due diverse strade egualmente percorribili, i servizi individuali e i servizi collettivi, entrambi sottoposti ai medesimi continui controlli di qualità. Tra i servizi privati spicca l‟assistante maternelle. Una figura di tata qualificata provvista di una certificazione che le consente di occuparsi del bambino nella propria abitazione. Nel 90% dei casi è assunta dai genitori che usufruiscono di un sussidio per far fronte ai costi. Il 10% rimanente è relativo alle crèche familiale, a metà strada tra un nido e l‟assunzione diretta di un assistente privato. Circa l‟80% dei crèche familiale sono a gestione pubblica, il rimanente da associazioni. I servizi collettivi sono denominati crèches collettives e sono simili ai nostri asili nido ma aperti per undici mesi l‟anno per undici ore al giorno, sono gestiti per i due terzi dal settore pubblico e per il rimanente da associazioni. Esistono tuttavia numerose altre tipologie di servizio che intervengono 129 ad arricchire il panorama, come le crèches parentele, formate da cooperative di genitori; le crèches d‟entreprise, i nidi aziendali; halte garderie; estabilissements “multi accueil”, strutture che offrono servizi integrativi; i jardn d‟enfants. In Italia vi è un importante partecipazione del settore privato che contribuisce con circa il 62% all‟offerta dei nidi, di questi solo l‟otto per cento è però in convenzione con il settore pubblico. Il privato non profit contribuisce per circa il 37% ma nel 92% dei casi gestisce appalti pubblici. Assegni familiari Dal 2004 in Francia esiste la PAJE (prestation d‟accueil du jeune enfant) che consiste in un premio di nascita e un assegno di base. Il PAJE comprende un premio di nascita di 855€ sin dal settimo mese di gravidanza, poi un assegno base di 171€ al mese, dalla nascita del bambino, fino al compimento dei suoi tre anni; tuttavia il contributo base si eleva in virtù di determinate circostanze che si riferiscono alle condizioni familiari.È previsto inoltre un contributo complementare per la cura dei figli stabilito in base al reddito, che ha lo scopo di sostenere gli sforzi dei genitori fino al compimento dei sei anni del bambino.Il contributo complementare prevede ulteriori erogazioni che partono da 357€ mensili, variabili a seconda del reddito familiare e della condizione lavorativa, erogati a quei genitori che hanno deciso di smettere di lavorare per stare vicino ai figli o che hanno deciso di lavorare part-time per occuparsi della crescita dei figli fino ai loro tre anni.Esiste inoltre il COLCA (complément optionnel de libre choicx d‟activité), un contributo di 588€/mensili per chi usufruisce dell‟assegno di base o di 759€/mensili per chi non ne usufruisce, di cui si può disporre per un anno o meno, alla nascita del terzo figlio, per i genitori che cessano di lavorare. In Italia esistono gli assegni familiari destinati esclusivamente ai lavoratori dipendenti che rientrino in certi parametri di bisogno della famiglia. Detrazioni fiscali e imposte sul reddito. L‟imposta sul reddito è calcolata dividendo l‟imponibile in parti secondo i membri della famiglia, una per ognuno dei coniugi, metà (0,5) per i primi due figli, una parte dal terzo figlio in poi. 130 Gli sgravi sono validi finché i figli sono minorenni e fino a venticinque anni se studiano o se vivono sotto lo stesso tetto dei genitori. Per fare un esempio, dunque, una famiglia composta di madre, padre e tre figli, avrà l‟imponibile diviso per quattro (madre=1, padre=1, primo figlio=0,5, secondo figlio=0,5, terzo figlio=1; 1+1+0,5+05+1=4), e questo sarà dunque il reddito sottoposto a tassazione. Sul piano dei vantaggi fiscali, le famiglie possono essere in parte rimborsate per le spese sostenute per i servizi d‟infanzia; è prevista la riduzione del 50% delle spese per i mezzi di trasporto pubblici per tutte le famiglie con più di tre figli. In conclusione Si vede chiaramente come le politiche francesi considerino la famiglia, una risorsa della società per la quale è bene investire, mentre l‟approccio italiano e orientato a una sorta di assistenza del bisognoso, lasciando tutto lo sforzo economico e di gestione sulle spalle dei coniugi. Questa dimensione ha lentamente ma inesorabilmente affondato la famiglia italiana che oggi si trova in condizioni di essere vissuta dal servizio pubblico soltanto come una fonte di spesa, determinando una reale crisi di competitività rispetto alle famiglie rappresentate nella media dell‟Unione Europea, per lo meno, di quei paesi dell‟UE tradizionalmente simili all‟Italia. È chiaro, infatti, che, dove le famiglie sono sostenute nel loro ruolo e aiutate nella gestione familiare ed economica, si creano condizioni di crescita e di ottimismo favorevoli alla spinta e al rilancio dello sviluppo socio-economico. Al contrario, si deprime sempre più la possibilità di emergere con vigore nello sforzo competitivo per lo sviluppo, se si carica la famiglia di pesi e responsabilità, senza tuttavia neanche riconoscerle il ruolo di colonna portante della società, con la conseguenza che le famiglie in Italia si stanno riducendo in numero, come in numero si stanno riducendo le nascite, con valori di sostituzione di 1,2 figli per coppia, causa in parte di una modificazione delle sensibilità culturali, ma in parte anche indotta dalla stessa spinta socio politica. Partendo dalla riflessione che è considerato irreversibile il tasso di 1,38 figli per coppia, che destinano l‟Italia a una riduzione progressiva della popolazione, la prospettiva che il Paese ha davanti non è particolarmente rosea in termini di ricambio generazionale 131 demografico e sviluppo sostenibile. Per questi motivi è assolutamente necessario che la politica riesca a comprendere che parlare di famiglia non ha a che vedere con visioni ideologiche o antropologiche di qualsiasi parte si vogliano considerare, ma si va ad assumere il compito di risollevare le sorti di un‟intera nazione, partendo dalle persone che la compongono e ne strutturano mediante la costruzione familiare l‟impalcatura e la tessitura sociale. Di fatto una buona politica familiare non è che una buona politica, la quale sa andare oltre il luogo comune per cogliere il centro del problema. In Italia c‟è molto da fare per arrivare a produrre buone politiche familiari, tuttavia, si deve certamente partire da un punto, cioè, modificare la cultura che guida la politica familiare, cambiando sostanzialmente la visione del soggetto famiglia che passa da voce di spesa amministrativa e costo sociale, a risorsa di sviluppo e opportunità sociale. Le politiche familiari, infatti, sono una particolare “razza” di politiche sociali che pongono l‟attenzione su due aspetti politicamente rilevanti: 1. Considerano la famiglia un micro-sistema sociale in relazione con altri sistemi sociali; 2. hanno un rapporto pro-attivo con la famiglia e le sue esternalità socio-economiche. Pertanto, la famiglia può partecipare alla costruzione sociale e politica della società e dunque, si può ragionevolmente pensare di adottare questi criteri guida per produrre sviluppo, maturando la consapevolezza che la famiglia ha le caratteristiche per assumere il ruolo di risorsa del territorio. *** 132 APPENDICE PRINCIPALI NORME REGIONALI UMBRE DI INTERESSE FAMILIARE http://www.politichesociali.regione.umbria.it/mediacenter/FE/home.aspx D.G.R. N. 1284 DEL 28/09/2010 - Regolamento di attuazione della legge regionale 29 luglio 2009 n. 18 (“Istituzione del Garante per l‟infanzia e l‟adolescenza”). Approvazione. D.G.R. N. 1067 DEL 26/07/2010 - L.R. 20/12/2004 n. 28 "Riconoscimento e valorizzazione della funzione sociale, educativa e formativa svolta dalle parrocchie mediante gli oratori”. Approvazione Convenzione e determinazione risorse anno 2010. D.G.R. N. 1279 DEL 20/09/2010 - Approvazione progetti relativi ad interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro ai sensi dell'Intesa Conferenza Unificata. Risorse del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità - anno 2009 (Decreto del 12/05/2009). D.G.R. N. 1284 DEL 28/09/2010 - Regolamento di attuazione della legge regionale 29 luglio 2009 n. 18 (“Istituzione del Garante per l‟infanzia e l‟adolescenza”). Approvazione. D.G.R. N. 1603 DEL 15/11/2010 - DGR 1116 del 02/07/2007. Adozione linee di indirizzo per la promozione del benessere delle giovani generazioni. Azione di sistema nell'area della prevenzione sociale. Approvazione programma anno 2010-2011. D.G.R. N. 1616 DEL 15/11/2010 - Progetto S.In.Ba. Sistema Informativo Nazionale sulla cura e la protezione dei Bambini e delle loro famiglie. Adesione al progetto e approvazione convenzione tra Regione Campania e Regione Umbria. D.G.R. N. 1646 DEL 22/11/2010 - Azione di sistema nei confronti delle famiglie umbre a rischio. Approvazione progetto regionale sperimentale D.G.R. N. 5 DEL 10/01/2011 - Legge 9 gennaio 2006, n. 7 "Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile". proposta di intervento. Famiglie Vulnerabili http://www.politichesociali.regione.umbria.it/mediacenter/FE/articoli/interventiper-famiglie-vulnerabili.html D.G.R. N. 422 DEL 09/05/2011 - “Regolamento di attuazione dell‟articolo 7 “Interventi per famiglie vulnerabili” della legge regionale n. 13 del 26 febbraio 2010 “Disciplina dei servizi e degli Interventi a favore della famiglia”. Approvazione. D.G.R. N. 641 DEL 20/06/2011 Articolo 7 “Interventi per famiglie vulnerabili” della legge regionale n. 13 del 26 febbraio 2010 “Disciplina dei servizi e degli Interventi a favore della famiglia” e regolamento regionale di attuazione n. 5 del 20 maggio 2011. Avviso e determinazioni. Prestito sociale d‟onore http://www.regione.umbria.it/Mediacenter/FE/bando/legge-regionale-n-25-del24-luglio-2007-prestito-s.html L.R.n. 25 del 24/7/2007 “Prestito sociale d‟onore. Istituzione di un fondo per agevolarne l‟accesso. Regolamento regionale n. 1 del 25/1/2011. Attuazione L.R. n. 25/2007. Piano “Carfagna” 133 D.G.R. N. 1779 DEL 06/12/2010 - Intesa sui criteri di ripartizione delle risorse, le finalità, le modalità attuative nonchè il monitoraggio del sistema di interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro di cui al decreto del Ministero per le pari opportunità del 12 maggio 2009 inerente la ripartizione delle risorse del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle apri opportunità per l'anno 2009. Approvazione convenzione tra il dipartimento per le pari opportunità e la regione Umbria. D.G.R. N. 539 DEL 01/06/2011 - Programma attuativo interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro (Intesa CU 29 aprile 2009). Approvazione dell‟avviso pubblico per la presentazione di domande per l‟iscrizione all‟elenco regionale “Family Help” e del progetto operativo “Sperimentazione Nidi Familiari”. Avviso per l'assegnazione di contributi (buoni) "family help" per servizi di cura e sostegno educativo per famiglie o donne madri sole finalizzati ad agevolare la conciliazione dei tempi di vita e lavoro http://www.regione.umbria.it/Mediacenter/FE/bando/avviso-perlassegnazione-di-contributi-buoni-famil.html Sperimentazione dei nidi familiari http://www.istruzione.regione.umbria.it/Mediacenter/FE/CategoriaMedia.aspx?i dc=82&explicit=SI Riconoscimento e valorizzazione della funzione sociale, educativa e formativa svolta dalle parrocchie mediante gli oratori D.G.R. N. 540 DEL 01/06/2011 - L.R. 20/12/2004 n. 28 "Riconoscimento e valorizzazione della funzione sociale, educativa e formativa svolta dalle parrocchie mediante gli oratori”. Proroga Convenzione tra Regione Umbria e CEU (Conferenza Episcopale Umbra) e determinazione risorse anno 2011. DGR N. 737 DEL 25/06/2012 – L.R. 20/12/2004 n. 28 "Riconoscimento e valorizzazione della funzione sociale, educativa e formativa svolta dalle parrocchie mediante gli oratori”. Proroga Convenzione tra Regione Umbria e CEU (Conferenza Episcopale Umbra) e determinazione risorse anno 2012. D.G.R. N. 1036 DEL 19/09/2011 - Intesa tra il Governo, le Regioni e le Province autonome, le Province, i Comuni e le Comunità montane, sancita in sede di Conferenza Unificata, in data 7 ottobre 2010 (come modificata dall'intesa in data 7 luglio 2011), sulla ripartizione del "Fondo nazionale per le politiche giovanili". Accordo tra il Dipartimento della Gioventù, Presidenza del Consiglio dei ministri e la Regione Umbria. Approvazione D.G.R. N. 1200 DEL 17/10/2011 - Avviso pubblico n. 1/2011 per la concessione di contributi per il sostegno a progetti pilota per il trattamento di minori vittime di abuso e sfruttamento sessuale. Proposta di partecipazione D.G.R. N. 1408 DEL 21/11/2011 - Intesa del 7 ottobre 2010, ai sensi dell‟art.8, comma 6, della Legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Sottosegretario di Stato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri Delegato alle Politiche per la Famiglia e le Regioni, le Province autonome di Trento e Bolzano, le Provincie i Comuni e le Comunità montane, in merito al riparto della quota del fondo per le Politiche della Famiglia a favore dei Servizi socio educativi per la prima infanzia e di altri interventi a favore delle famiglie. Accordo tra il Dipartimento della famiglia Presidenza del consiglio dei Ministri e la Regione Umbria. Approvazione. D.G.R. N. 327 DEL 27/03/2012 - progetto europeo COMBAT 2 - DAPHNE III ACTION GRANTS 2012. Proposta di partecipazione Regione Umbria. DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE N. 3946 DEL 24/05/2012 - “Progetto “E…..STATE OK!” – un progetto per i più giovani”. intervento finalizzato al potenziamento di attività educativo - ricreative, nelle sedi degli istituti scolastici regionali, durante i 134 periodi di sospensione delle attività didattiche, in attuazione degli assi strategici di programmazione regionale in materia di Politiche giovanili”. Avviso pubblico per la presentazione di progetti. Emanazione http://www.regione.umbria.it/Mediacenter/FE/bando/avviso-pubblicoprogetto-estate-ok-un-progetto-per.html D.G.R. N. 989 DEL 30/07/2012 - Intesa tra il Ministro con delega alle politiche per la famiglia e le Regioni, le Province autonome di Trento e Bolzano, le Province, i Comuni e le Comunità montane, in merito all'utilizzo di risorse da destinare al finanziamento di azioni per le politiche a favore della famiglia. PROGETTO P.I.U.M.A. – Progetto Integrato Unità Multidisciplinare Abuso Ammesso al finanziamento dell‟Avviso per la concessione di contributi per il sostegno a progetti pilota per il trattamento di minori vittime di abuso e sfruttamento sessuale del Dipartimento per le Pari Opportunità Presidenza del Consiglio dei Ministri. Avviso 1/2011 G.U. n. 208 del 7/9/2011. Disabilità D.G.R. N. 518 DEL 16/5/2012 – Realizzazione di interventi per soggetti con Servizi “Dopo di Noi”. Determinazioni. D.G.R. N. 673 DEL 11/06/2012 - Determinazioni in merito alla costituzione dell‟Osservatorio regionale sulla condizione delle persone con disabilità legge regionale 28 dicembre 2009, n. 26 articolo 41 bis così come modificato dalla Legge regionale n. 7 del 4 aprile 2012 , art. 18. Anziani e famiglia D.G.R. N. 272 DEL 13/03/2012 - Disciplina in materia di autorizzazione al funzionamento dei servizi socio assistenziale a carattere residenziale e semiresidenziali per le persone anziane autosufficienti. Adozione. Deliberazione Consiglio Regionale n. 173 del 18/9/2012 – Legge Regionale „Norme a tutela della promozione e della valorizzazione dell'invecchiamento attivo”. IMMIGRAZIONE www.immigrazione.regione.umbria.it D.G.R. N. 1384 DEL 21/11/2011 – Realizzazione di un sistema integrato di interventi in materia di servizi alla persona in attuazione dell'Accordo di programma sottoscritto in data 21/12/2010 col Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Determinazioni inerenti il piano operativo. Progetto “Mi prendo cura di te! Corsi di formazione per assistenti familiari: verso un sistema integrato di servizi domiciliari alla persona”, http://www.immigrazione.regione.umbria.it/mediacenter/FE/articoli/mi-prendocura-di-te-sistema-integrato-di-servizi-.html ISTRUZIONE www.istruzione.regione.umbria.it Gli interventi indicati si intendono attuati anche negli anni precedenti. D.G.R. N. 944 DEL 30/07/2012 - Programma annuale per il diritto allo studio anno 2012. http://www.istruzione.regione.umbria.it/mediacenter/FE/articoli/programmaannuale-per-il-diritto-allo-studio-anno--001.html In continuità con quanto già sperimentato negli scorsi anni, la Giunta regionale con proprio atto n. 463 del 2/5/2012 ha approvato il Bando per l'accesso ai contributi del fondo regionale finalizzato all'abbattimento delle rette a carico delle famiglie per l'accesso e la frequenza presso gli asili nido. 135 Fondo regionale finalizzato all'abbattimento delle rette a carico delle famiglie per l'accesso e la frequenza presso gli asili nido (art.1bis LR 5/2008). Bando per l'accesso ai contributi per l'AS 2011-2012 http://www.regione.umbria.it/Mediacenter/FE/bando/fondo-regionalefinalizzato-allabbattimento-delle-.html Indirizzi ai Comuni per la fornitura gratuita o semigratuita dei libri di testo per l‟anno scolastico 2012/2013 http://www.istruzione.regione.umbria.it/mediacenter/FE/articoli/indirizzi-aicomuni-per-la-fornitura-gratuita-o-se.html PRINCIPALI NORME NAZIONALI DI INTERESSE FAMILIARE • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Presidente della Repubblica - Leggi Nazionali n° 451 del 23 Dicembre 1997 B.U.R. n° 302 del 30 Dicembre 1997 Istituzione della Commissione parlamentare per l'infanzia e dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia. (Leggi Nazionali) Leggi Nazionali n° 167 del 24 Novembre 2009 Conversione in legge, con modificazioni, del Decreto Legge 25 settembre 2009 n.134 recante disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010 (Leggi Nazionali) Leggi Nazionali n° 38 del 06 Febbraio 2006 Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo Internet (Leggi Nazionali Leggi Nazionali n° 218 del 31 Maggio 1995 Riforma del sistema italiano di diritto privato (Leggi Nazionali) Leggi Nazionali n° 269 del 03 Agosto 1998 Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù (Leggi Nazionali) Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. - del 04 Agosto 2009 Linee guida per l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità. (Prassi e buone pratiche del 14 Luglio 2010 Proposta Piano per l‟Infanzia - Luglio 2010 (Varie) Leggi Nazionali n° 169 del 30 Ottobre 2008 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 1 settembre 2009 n.137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università (Leggi Nazionali)del 27 Dicembre 1947 Costituzione della Repubblica Italiana () Regio Decreto n° 262 del 16 Marzo 1942 Codice Civile - Libro I - delle persone e della famiglia -artt.1-455 (Regio Decreto) Leggi Nazionali n° 38 del 15 Marzo 2010 Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore (Leggi Nazionali) Leggi Nazionali n° 41 del 04 Maggio 2009 Istituzione della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia (Leggi Nazionali) Leggi Nazionali n° 55 del 14 Febbraio 2006 Modifiche al codice civile in materia di patto di famiglia (Leggi Nazionali) 136 • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Leggi Nazionali n° 54 del 08 Febbraio 2006 Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli (Leggi Nazionali) Leggi Nazionali n° 37 del 06 Febbraio 2006 Modifiche all'articolo 10 della legge 3 maggio 2004, n.112, in materia di tutela dei minori nella programmazione televisiva (Leggi Nazionali) Leggi Nazionali n° 159 del 31 Luglio 2005 Istituzione della Festa nazionale dei nonni (Leggi Nazionali) Leggi Nazionali n° 240 del 23 Giugno 2001 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 24 aprile 2001, n.150, recante disposizioni urgenti in materia di adozione e di procedimenti civili davanti al tribunale per i minorenni (Leggi Nazionali) Leggi Nazionali n° 154 del 04 Maggio 2001 Misure contro la violenza nelle relazioni familiari (Leggi Nazionali) Leggi Nazionali n° 149 del 28 Marzo 2001 Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n.183, recante "Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori", nonché al titolo VIII del libro primo del codice civile (Leggi Nazionali) Leggi Nazionali n° 53 del 08 Marzo 2000 Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città (Leggi Nazionali) Leggi Nazionali n° 285 del 28 Agosto 1997 Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza (Leggi Nazionali) Leggi Nazionali n° 1 del 09 Gennaio 2009 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 10 novembre 2008 n.180 recante disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca (Leggi Nazionali) Parlamento - Leggi Nazionali n° 104 del 24 Febbraio 2006 - B.U.R. n° 64 del 17 Marzo 2006 Modifica della disciplina normativa relativa alla tutela della maternità delle donne dirigenti. (Leggi Nazionali) Presidente della Repubblica - Leggi Nazionali n° 55 del 14 Febbraio 2006 Modifiche al codice civile in materia di patto di famiglia. (Leggi Nazionali) Leggi Nazionali n° circolare n. 69 del 20 Aprile 2011 Prestazioni economiche di malattia, maternità, tubercolosi. Salari medi e convenzionali e altre retribuzioni o importi. Anno 2011. (Leggi Nazionali) 137