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libr ov erd ed ella fa m iglia

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libr ov erd ed ella fa m iglia
LIBRO VERDE DELLA FAMIGLIA -UMBRIA 2012
€.5,00
€.5,00
€.5,00
LIBRO VERDE DELLA FAMIGLIA -UMBRIA 2012
LIBRO VERDE DELLA FAMIGLIA -UMBRIA 2012
Con
Conquesto
Con
questo
questo
libro
libroverde
libro
verde
verde
vogliamo
vogliamo
vogliamo
offrire
offrire
offrire
alle
alleforze
alle
forzepolitiforze
politipolitiche,
che,
economiche
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economiche
economiche
ee
sociali
sociali
e sociali
della
della
regione
della
regione
regione
il nostro
il nostro
il nostro
apporto
apporto
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con
conil con
dichiarato
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il dichiarato
obbiettivo
obbiettivo
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didigiungere
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adaduna
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piena
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completa
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completa
valorizzazione
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valorizzazione
della
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della
famiglia
famiglia
così
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così
come
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sta
dalla
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dalla
nostra
nostra
Costituzione,
Costituzione,
Costituzione,
convinti
convinti
convinti
che
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essa
che
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costituisca
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costituisca
costituisca
il perno
il perno
il perno
insostituibile
insostituibile
insostituibile
didi
ogni
ogni
disocietà
ogni
società
società
serena,
serena,
serena,
ordinata,
ordinata,
ordinata,
propro- prospera,
spera,
spera,
coesa
coesa
coesa
ee
solidale.
solidale.
e solidale.
LIBRO
LIBRO
LIBRO
VERDE
VERDE
VERDE
DELLA
DELLA
DELLA
FAMIGLIA
FAMIGLIA
FAMIGLIA
UMBRIA
UMBRIA
UMBRIA
2012
2012
2012
LIBRO VERDE DELLA FAMIGLIA
UMBRIA 2012
Copertina e impaginazione di Massimiliano Tortoioli
prima edizione Dicembre 2013
1
INDICE
PREFAZIONE AVV. SIMONE PILLON PAG. 6
SALUTO INTRODUTTIVO MONS. GUALTIERO BASSETTI PAG.17
SALUTO INTRODUTTIVO V. PRES. REG. DOTT. CARLA CASCIARI PAG.20
INTERVENTO MAGISTRALE PROF. PIER LUIGI GRASSELLI PAG. 23
CONTRIBUTO AGE PAG. 32
CONTRIBUTO AGESC PAG. 35
CONTRIBUTO ACLI PAG. 41
CONTRIBUTO ANSPI PAG. 46
CONTRIBUTO ASSOCIAZIONE NAZIONALE FAMIGLIE NUMEROSE PAG. 55
CONTRIBUTO ASSOCIAZIONE AQUILA PAG. 60
CONTRIBUTO ASSOCIAZIONE CASA MARIA ED ELISABETTA PAG. 64
CONTRIBUTO CAMMINO NEOCATECUMENALE PAG. 66
CONTRIBUTO ASS. FAM. CASA DELLA TENEREZZA PAG. 73
CONTRIBUTO COMUNITA‟ MAGNIFICAT PAG. 76
CONTRIBUTO CIRCOLO GIORGIO LA PIRA PAG. 79
CONTRIBUTO COLDIRETTI PAG. 84
CONTRIBUTO CONFCOOPERATIVE PAG. 87
CONTRIBUTO MOVIMENTO FAMIGLIE NUOVE PAG. 89
CONTRIBUTO MOVIMENTO PER LA VITA PAG. 93
CONTRIBUTO ORDINE FRANCESCANO SECOLARE PAG. 95
CONTRIBUTO UFF. PASTORALE FAMILIARE DIOCESANA PAG. 98
CONTRIBUTO PRO FAMILIA ONLUS PAG. 101
CONTRIBUTO RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO PAG. 103
CONTRIBUTO ASS. SCIENZA & VITA PAG. 105
CONTRIBUTO ASSOCIAZIONE S.I.B.H.A. PAG. 108
CONTRIBUTO CENTRO BIOETICA FILEREMO PAG. 111
CONTRIBUTO ASS. CONSULTORIO LA DIMORA PAG. 113
POSTFAZIONE GIULIO VILLANI E ERNESTO ROSSI PAG. 115
APPENDICE NORMATIVA PAG. 133
FORUM delle ASSOCIAZIONI FAMILIARI DELL’UMBRIA
Via Col di Tenda, 15 06074 PERUGIA
[email protected]
FORUM delle ASSOCIAZIONI FAMIGLIE NAZIONALE
LungoTevere dei Vallati, 10 00186 ROMA
Tel. 06.68309445 Fax. 06.45405740
Email. [email protected]
5
Avv.Simone Pillon
Presidente Forum associazioni familiari Umbria
PREFAZIONE
Noi del Forum delle associazioni familiari dell‟Umbria con questo
libro verde vogliamo offrire alle forze politiche, economiche e
sociali della regione il nostro apporto con il dichiarato
obbiettivo di giungere ad una piena e completa valorizzazione
della famiglia così come prevista dalla nostra Costituzione,
convinti che essa costituisca il perno insostituibile di ogni società
serena, ordinata, prospera, coesa e solidale.
Chi siamo
Il Forum delle Associazioni familiari nasce a Roma nel 1992 e
riunisce oltre 50 associazioni che si occupano di famiglia e si
riconoscono nella dottrina sociale della Chiesa cattolica.
Quasi contemporaneamente nascono i Forum regionali, tra cui
quello dell‟Umbria, che oggi riunisce oltre 25 associazioni.
Ass. Genitori scuole
cattoliche
Ass. Famiglie
numerose
Consultorio La Dimora Ass. Leone XIII
Centro Italiano
femminile
Movimento
ecclesiale impegno
culturale
Azione Cattolica
Ordine Francescano
Secolare
Rinnovamento nello
Spirito Santo
Sindacato delle
famiglie
Cammino
Neocatecumenale
Comunione e
liberazione
Ass. Famiglie Nuove
Casa della Tenerezza
ACLI
Movimento per la vita
Circolo Giorgio La
Pira
Coldiretti
FIREU
Comunità Magnificat
Ass. Aquila fam.
Affido
6
ACRADU
MOICA
Pro Familia
Casa Maria e
Elisabetta
Associazione Genitori
Cosa abbiamo fatto
Il nostro impegno negli ultimi anni ha portato ad alcuni risultati.
Aprendo un focus sul solo periodo dal 2005 ad oggi possiamo
ricordare:
- la vittoria del referendum sulla legge 40/2004 che mirava tra
l‟altro a consentire anche in Italia la fecondazione eterologa
impedendo ai figli di conoscere i loro genitori naturali oppure
l‟uso di embrioni umani per esperimenti. Anche il nostro
Forum regionale diede in quell‟occasione il suo consistente
contributo culturale intervenendo in numerosissimi dibattiti in
cooperazione con Scienza e Vita.
- il grande Family Day del 15 maggio 2007 a Roma in Piazza
San Giovanni in difesa della famiglia fondata sul matrimonio.
Dall‟Umbria partirono con il Forum oltre 7000 persone (fu
necessario organizzare 5 treni speciali e numerosissimi
pullman da tutta la regione). Anche in quell‟occasione fu
prezioso per il nostro Paese riaffermare la strategica attualità
dell‟art. 29 della Costituzione repubblicana.
- Il Family Day regionale del 15 giugno 2008 a Perugia, con
oltre 6000 persone in piazza a far festa per mostrare alla
nostra regione quanto son belle le famiglie
- la proposta popolare di legge regionale sulla famiglia, del
2008-2009, appoggiata da quasi 12.000 firme e poi confluita
con non trascurabili modifiche nella legge regionale 13/2010
- La prima conferenza regionale sulla famiglia del settembre
2010, con la partecipazione del sottosegretario alla famiglia
e, per la prima volta della vicepresidente regionale con
delega alle politiche familiari
- I manifesti politici pubblicati dal Forum in occasione delle
elezioni politiche del 2006, del 2008 e di quelle regionali del
2010 e amministrative del 2011 che hanno raccolto
moltissime adesioni tra i candidati e gli eletti
- Le convenzioni stipulate con 4 comuni della regione Umbria
Passignano, Montefalco, Baschi e Massa Martana, per
7
-
promuovere politche familiari a livello locale. Si tratta di
progetti pilota, per larga parte ancora da attuare e che
tuttavia hanno consentito alle istituzioni di poter incontrare
l‟associazionismo familiare sul terreno del “fare insieme”.
L‟esperienza fino ad oggi più fruttuosa è stata quella con
Montefalco e la Scuola per genitori promossa dall‟AGESC.
Il progetto culturale “Tobia” che ha portato nel giugno 2011
nella centralissima piazza 4 novembre di Perugia un Tir carico
di libri, divenuto durante la settimana anche sede di
conferenze, incontri e dibattiti sul tema della famiglia
***
Qualche volta al nostro impegno non sono apparentemente
corrisposti risultati sul piano politico, ma siamo convinti che la
nostra testimonianza abbia comunque seminato nelle
coscienze un germe che prima o poi darà il suo frutto.
Pensiamo ad esempio:
- alla campagna per la dispensazione della pillola abortiva
RU486 in ricovero ordinario
- al dibattito sull‟istituzione del registro delle coppie di fatto nel
comune di Perugia al dibattito sull‟istituzione del registro dei
testamenti biologici presso il comune di Perugia,
- al dibattito sul regolamento attuativo della legge 13/2010
che avevamo chiesto proponesse interventi strutturali e non
a pioggia e soprattutto che non prevedesse l‟inesistente
categoria delle “famiglie unipersonali”,
***
Il quadro nazionale
L‟impegno non dissimile al nostro da parte degli altri diciannove
Forum regionali ha portato in questi anni ad accumulare un
patrimonio di know how che – specialmente nei territori ove è
stato possibile costruire buone collaborazioni tra le istituzioni e i
Forum locali – ha dato abbondanti frutti di best practice
aiutando a ideare e a consolidare politiche familiari
all‟avanguardia nel mondo. Stiamo pensando all‟esempio di
Parma, vera e propria città a misura di famiglia dove da anni
ogni politica comunale è accuratamente pesata nel suo
8
impatto con la famiglia, oppure a Roma, Alessandria, al
Trentino, ma anche a realtà più piccole quali Castelnuovo del
Garda.
Sempre più spesso i dirigenti locali dei Forum vengono cooptati
dalle amministrazioni locali quali “tecnici” con l‟esplicito
incarico di contribuire allo start up di autentiche politiche per la
famiglia; così è successo a Roma, dove il presidente del Forum
regionale del Lazio Luigi De Palo è stato scelto quale assessore
alla famiglia, oppure a Lecce dove la presidente del Forum
salentino è stata nominata vicesindaco della città con delega
alla famiglia.
Nel Trentino la provincia autonoma ha assegnato al Forum il
compito di gestire lo sportello provinciale della famiglia, con
importanti implicazioni in termini di politiche familiari, sociali e
più in generale di welfare.
Stiamo assistendo ad una piccola ma significativa rivoluzione
dal basso, in cui sempre più spesso i comuni e le regioni,
emanazioni dello Stato più vicine ai cittadini, si rendono conto
di ciò che lo Stato centrale sembra fatichi a comprendere, e
cioè che il sostegno e la promozione della famiglia non sono
una spesa ma un redditizio investimento, capace di generare
nel tempo una solida rete sociale e di valorizzare quel capitale
umano di cui il nostro Paese ha disperatamente bisogno per
uscire dalla crisi antropologica e valoriale prima che
economica in cui versa.
La questione antropologica
Nella nostra regione esperienze come quelle ora descritte
hanno stentato a decollare. Uno dei problemi che sono emersi
in questi anni è stato certamente quello del prevalere di alcune
posizioni ideologiche rispetto alla concreta utilità sociale di
quanto proposto dal Forum. Alcuni esponenti politici hanno
stentato ad accogliere le proposte del Forum, erroneamente
lette come “tradizionaliste” o “conservatrici”.
Secondo alcuni di questi non varrebbe neppur la pena di
investire sulla famiglia, visto che si tratta di un modello sociale
ormai destinato ad essere sostituito da relazioni più “leggere”.
In effetti nelle società occidentali più avanzate, a fronte
dell‟aumento di separazioni e divorzi, stanno sempre più
prendendo piede modelli pseudo-familiari di convivenze poco
9
impegnative, segnati tra l‟altro da una bassissima fertilità e da
una durata assai limitata nel tempo. Per citarne alcuni possiamo
ricordare i matrimoni a termine proposti in alcuni paesi del Nord
Europa, oppure le convivenze more uxorio, le coppie DINK
(Dual income no kids) formate da due persone che scelgono di
convivere, di condividere i due stipendi e di non avere figli.
Oppure – al limite – le coppie LAT (live apart togheter) in cui
ciascuno dei due, dopo l‟incontro, torna a dormire a casa sua
in una sorta di attempato fidanzamento sessuato.
Molti, e molto più autorevoli, hanno proposto riflessioni assai
interessanti sulle cause di questa difficoltà che gli uomini e le
donne del nostro tempo manifestano nel campo delle relazioni
familiari. La solitudine della coppia, l‟esacerbata conflittualità
tra i due sessi, la paura della sofferenza e del fallimento, una
certa immaturità affettiva, stili di vita e modelli sempre più
individualizzanti, modelli edonistici e, forse non ultime, le
difficoltà economiche, stanno via via generando un
disimpegno e un diminuito investimento in beni relazionali
primari, quali appunto sono le relazioni endofamiliari.
Si potrebbe discutere a lungo sulle cause di tale fenomeno;
molto meno tuttavia si può discutere in ordine agli effetti
provocati da tale frammentazione della società e dalla penuria
generalizzata di beni relazionali : i primi a far le spese del crollo
della famiglia sono come sempre i più deboli: minori, anziani,
disabili, donne pagano spesso un prezzo inaccettabile e proprio
in quelle società sedicenti avanzate dove si pensava di aver
risolto ogni problema con la socialdemocrazia. I key children
(ragazzini buttati fuori di casa la mattina e lasciati sulla strada
fino a sera), i ninos de rua, le tossicodipendenze, il disagio
giovanile, il pauroso tasso di abortività tra le minorenni, il
consumo spropositato di droghe, l‟alcoolismo, l‟abbandono
scolastico, gli anziani soli, gli homeless, la povertà, i pesanti tassi
di suicidio e la stessa crisi economica sono solo alcuni degli
effetti di una società in cui ciascuno è abituato fin da piccolo a
pensare solo a sé stesso.
Se dunque un albero si giudica dai frutti, la diluizione della
famiglia è da annoverare tra le malerbe. Del resto nessuno
augura a due innamorati di lasciarsi, ma al contrario di stare
insieme per sempre, né a una madre di abortire, né a una
coppia di non avere figli. Talvolta questo succede, ma noi ci
sentiamo di aggiungere “purtroppo” succede.
10
Viene allora da chiedersi se l‟avanzare di forme “liquide” di
convivenza sia un bene o un potenziale pericolo per il nostro
tessuto sociale, e ancora, se sia un fenomeno ineluttabile
ovvero una contingenza da superare.
Noi siamo persuasi che la famiglia naturale sia ancor oggi il
migliore dei modelli relazionali e che vada pertanto sostenuto e
favorito, perché ciò che è bene per la famiglia è bene per la
società.
Questo, sia ben chiaro, senza formulare alcun giudizio su chi
liberamente sceglie una strada diversa. E‟ tuttavia un fatto
innegabile che non tutte le scelte, sia pur legittime, hanno
uguale valore.
Si pensi a chi decida di farsi una vacanza e lo si paragoni a chi,
con la stessa somma, decida di fare del bene ai poveri.
Pur nella assoluta legittimità di entrambe le scelte, l‟una è
espressione di auto-appagamento, l‟altra di solidarietà.
Sarebbe assurdo che la mano pubblica si comportasse nello
stesso modo: infatti – com‟è giusto – la solidarietà è sostenuta
pubblicamente ad esempio con esenzioni fiscali.
Lo stesso ragionamento può essere applicato all‟ambito
familiare: non è la stessa cosa impegnarsi coraggiosamente “a
tempo indeterminato” ovvero mantenere il precariato
nell‟affetto familiare; non è la stessa cosa vivere tenendo tutto
per sé ovvero condividendo i propri guadagni, il proprio tempo,
la propria vita con il coniuge, i figli, i genitori anziani…
La situazione in Umbria
Anche in Umbria – seguendo il trend europeo - si assiste ad una
diffusa denatalità e a un aumento del tasso di separazioni e
divorzi oltre che ad un incremento delle convivenze more
uxorio.
Qualche dato per comprendere
La natalità naturale porterebbe a un saldo passivo pari al -2,2%
ogni anno, compensato dalla migrazione che peraltro si è
dimezzata negli ultimi tre anni.
11
Anno
Popolazione
Media
Natalità
Crescita
Naturale
Mortalità
Migratorio
Totale
Crescita
Totale
2007
878.709
9,1
11,0
-1,9
15,0
13,1
2008
889.336
9,3
11,5
-2,2
13,2
11,0
2009
897.506
8,8
11,0
-2,2
9,5
7,3
2010
903.638
8,8
11,0
-2,2
8,5
6,3
***
L‟età media è avanzatissima (oltre 44 anni) e un quarto della
popolazione è ormai sopra i 65 anni
Anno
% 0-14
% 15-64
% 65+
Indice
Vecchiaia
Abitanti
Età Media
2007
12,6%
64,1%
23,4%
872.967
185,9%
44,5
2008
12,6%
64,1%
23,2%
884.450
183,6%
44,5
2009
12,7%
64,1%
23,2%
894.222
181,7%
44,5
2010
12,8%
64,0%
23,1%
900.790
180,5%
44,6
2011
12,9%
64,0%
23,1%
906.486
178,8%
44,7
***
Il numero famiglie (2010) era pari a 378.877. Tale dato empirico
è da considerarsi relativo alle c.d. “famiglie anagrafiche” che
comprendono anche persone single. In ogni caso si nota che il
numero dei componenti del nucleo familiare è in media di
poco superiore a due.
Anno
Residenti
Variazione
Famiglie
Componenti
per Famiglia
%Maschi
2007
884.450
1,3%
359.720
2,46
48,3%
2008
894.222
1,1%
367.914
2,43
48,2%
2009
900.790
0,7%
373.960
2,41
48,2%
2010
906.486
0,6%
378.877
2,39
48,1%
***
Si nota un incremento dei divorzi, anche se la regione mantiene
un altissima percentuale di persone coniugate (il 51% degli
umbri sono coniugati), superiore a quella di tutte le altre regioni
d‟Italia ad eccezione dell‟Abruzzo.
12
Anno
Celibi/
Nubili
Coniugati/e
Divorziati/e
Vedovi/e
Totale
%Coniuga
ti/e
%Divorziati/e
2007
323.709
461.043
12.849
75.366
872.967
52,8%
1,5%
2008
331.617
463.329
13.962
75.542
884.450
52,4%
1,6%
2009
338.390
465.190
14.867
75.775
894.222
52,0%
1,7%
2010
345.036
464.005
16.024
75.725
900.790
51,5%
1,8%
2011
351.217
462.713
16.814
75.742
906.486
51,0%
1,9%
Non sono stati rintracciati dati specifici riguardo le unioni di fatto
ma il dato spurio ISTAT per il centro Italia (ricomprendente Roma
che sposta notevolmente le medie) si attesta non più di 13
persone su 100, dato che ricomprende tuttavia anche le
convivenze pre-matrimoniali poi confluite nel matrimonio. (ISTAT
“come cambiano le forme familiari – 2011 - Tav. 1).
***
Se dunque si esaminano questi stessi dati con una serena
oggettività non si può non notare che a fronte del rumoroso
incremento delle patologie endofamiliari e delle forme di
convivenza
pseudofamiliari
permane
una
larghissima
maggioranza silenziosa, costituita dalle famiglie stabili, fondate
su legami di coniugio, parentela o affinità (legame intercorrente
tra un coniuge e i parenti dell‟altro, es. nuora e suocera) e
naturalmente aperte alla accoglienza. In altre parole LA
FAMIGLIA FONDATA SUL MATRIMONIO TIENE e fornisce un
insostituibile apporto al bene comune.
Sono proprio questi mariti e queste mogli, questi padri e queste
madri, questi nonni e queste nonne, questi figli e queste figlie sempre più spesso lasciati soli dalla mano pubblica – a
mantenere vivo e coeso il tessuto sociale della nostra regione.
La vera crisi, il vero baratro che ci si apre davanti è semmai
quello della denatalità, del demographic winter che attanaglia
sempre più anche la nostra regione, tra le ultime in Italia per
natalità e tra le prime per abortività. Eppure il divario tra figli
desiderati e figli generati è sempre consistente, segno che le
famiglie vorrebbero accogliere più figli ma non riescono a farlo,
vuoi per ragioni economiche, vuoi per ragioni sociali.
13
***
La stessa Agenzia regionale di ricerca dell‟Umbria (AUR) in un
lavoro del 2011 titolato “Umbria di genere” riconosce che dalle
statistiche umbre emerge “un impianto più tradizionale del
nucleo familiare e delle sue cadenze, segno di legami che
tengono di più”, ma che se lasciati senza supporto rischiano di
generare “carichi di difficoltà, di stress e anche di violenza”.
Ecco perché incoraggiare e sostenere le coppie che decidono
di impegnarsi pubblicamente alla reciproca fedeltà nella
buona e nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia,
supportare la generosità di chi si apre alla vita e all‟accoglienza
di figli, anziani, disabili non è una spesa ma il migliore degli
investimenti che la nostra regione possa fare.
***
Obbiettivi
Per centrare questo obbiettivo però è necessaria una nuova
alleanza per la famiglia che coinvolga regione, comuni, , corpi
sociali, associazioni e famiglie per raccogliere – anche nella
nostra regione - quei frutti di solidarietà e di coesione sociale
che già stanno germogliando in altre realtà locali.
Non possiamo più aspettare: in Umbria la crisi economica, la
fortissima denatalità e il progressivo invecchiamento della
popolazione sono ormai a livelli catastrofici ed è urgente un
capovolgimento di prospettiva.
Chiediamo e offriamo di collaborare e di cooperare con lealtà,
senza ideologie e strumentalizzazioni politiche e partitiche,
ponendo al centro il bene comune della nostra regione.
La strada è stata in buona misura già tracciata con la legge
regionale sulla famiglia n. 13/2010, rimasta tuttavia in lòarga
parte lettera morta.
Si pensi alle coraggiose statuizioni in ordine alla libertà di scelta
educativa delle famiglie mediante i buoni scuola (art. 10),
oppure agli artt. 3 e 9 sul sostegno alle giovani coppie che
intendano contrarre matrimonio, oppure ancora agli artt. 11, 13
e 14 sull’armonizzazione lavoro-famiglia, e sul sostegno alla
genitorialità, tutte norme approvate, entrate in vigore ma
lasciate ingiustificatamente prive di finanziamenti.
14
E‟ dunque necessario riprendere la legge 13/2010 e rifinanziarla
in maniera strutturale concertando tutti gli interventi che
abbiano ricadute sulla famiglia con l‟associazionismo familiare.
E‟ inoltre auspicabile aggiungere le parti che – pur presenti nella
originaria proposta di legge popolare – sono state stralciate in
aula: prima tra tutte quella riguardante un concreto e fattivo
sostegno alla VITA NASCENTE, quella relativa al FISCO A MISURA
DI FAMIGLIA (c.d. “fattore famiglia”),e quella relativa alla V.I.F.
(obbligo di una preventiva valutazione di impatto familiare di
ogni provvedimento regionale provinciale e comunale), quella
relativa al sostegno alle coppie in crisi coniugale mediante
percorsi di consulenza e di mediazione.
Per garantire la necessaria osmosi tra la società civile e le
istituzioni è inoltre prezioso prevedere l‟istituzione di una consulta
regionale
e
di
consulte
comunali
che
riuniscano
l‟associazionismo familiare.
***
Siamo – come sempre - aperti a dialogare con chiunque e ad
offrire il nostro fattivo contributo, primo tra tutti costituito da
questo Libro Verde: non vuole certo essere un libro dei sogni ma
un book aperto ricco di proposte, di idee e di buone pratiche
che contribuiscano – si spera non ad alimentare inutili
polemiche ma a far fiorire il bene comune in un clima di
rinnovata fiducia e collaborazione.
Per ogni ambito lasciamo ora spazio ai tecnici e alle proposte
delle singole associazioni in base alle specifiche mission.
Buona lettura.
***
15
16
Mons. Gualtiero Bassetti
Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve
Presidente Conferenza Episcopale Umbria
LA FAMIGLIA AL CENTRO
Rimettere la famiglia al centro della nostra società è,
indubbiamente, l‟obiettivo più importante e la missione più alta
che si possano prefiggere tutti gli uomini di buona volontà per il
prossimo futuro.
Se un qualsiasi cittadino italiano ed europeo, trenta o quaranta
anni fa, avesse letto una simile affermazione avrebbe avuto
difficoltà a comprendere fino in fondo la portata di tale
asserzione. Eppure, oggi, quando una fase dello sviluppo
economico e sociale dell‟intera civiltà occidentale si sta
inesorabilmente chiudendo e una stagione nuova, ancora dai
contorni incerti, si sta lentamente affacciando sulla scena di
questo mondo, quest‟affermazione, così assertiva e solo a
prima vista banale, acquisisce un significato profondissimo.
Rimettere al centro la famiglia significa, infatti, rimettere al
primo posto l‟uomo e l‟umano in tutta la sua vastissima densità
antropologica, con tutte le sue pratiche, le sue arti e le sue
scienze che dimorano, da sempre, in un rapporto di fortissima
reciprocità con il suo passato storico, il suo deposito culturale e
la sua fede. Una fede che non si impone, dunque, come un
dovere morale comandato dall‟alto di una sovranità politica –
ora amica, ora nemica – ma che si afferma come il portato
storico di un rapporto intimo e continuo tra l‟uomo e la divinità.
È da questo fecondo rapporto, che molti studiosi sono soliti
identificare come il retaggio giudaico-cristiano che sta alla
base della cultura europea ed occidentale, nasce la famiglia.
Che non
è quindi un incidente della storia, quasi fosse
un‟istituzione soggetta al divenire mutevole delle forme sociali,
ma è il prodotto pieno di questo rapporto altissimo che,
secondo una splendida icona tratteggiata dal Beato Giovanni
Paolo II, simboleggia la Santissima Trinità in missione.
Rimettere al centro la famiglia significa, inoltre, dare una
speranza di crescita reale e concreta, oltre che spirituale e
17
morale, a questa nostra società che appare sempre più
imbolsita, non solo da una lunga serie di idoli e feticci
materialisti, ma anche da una difficoltà, che oggi appare quasi
impossibilità, a superare questa stagnate crisi economica. Che
non è una crisi classica – ormai appare chiaro – ma è una crisi
di sistema che sta segnando, e lo segnerà ancora di più in
futuro, uno spartiacque storico decisivo per le sorti della nostra
società. Come ha efficacemente illustrato il sociologo Mauro
Magatti quello a cui stiamo assistendo è, molto probabilmente,
l‟esaurimento di quel tecno-capitalismo nichilista che si basava
su una crescita esponenziale e quantitativa delle merci e dei
prodotti. Quasi fosse una sorta di behemoth onnivoro e
materialista che aveva bisogno sempre di nuovo “carne”,
ovvero di “mondo”, per sfamarsi e sopravvivere.
Ora questo modello di sviluppo appare andato inesorabilmente
in crisi. E la sempre maggiore velocità con cui la società, negli
ultimi venti anni, ha cercato di riorganizzarsi e di rispondere alle
fratture che portava nel suo seno ha fatto sostenere a molti, per
primo a Zygmunt Bauman, di vivere in una società liquida. Una
realtà sociale frantumata, costellata da tanti corpi sociali,
sempre più piccoli, che a volte assomigliano a delle monadi
individuali che cercano rifugio in un “io” assoluto costruito su
misura per le proprie esigenze e per i propri egoistici piaceri.
Una società di tal fatta, che confonde desiderio e diritto,
esigenza e necessità, non ha davanti a sé un lungo futuro.
Tuttavia, come ha ricordato in più occasioni, Benedetto XVI
questa situazione di crisi rappresenta anche una grande
opportunità. L‟opportunità di mostrare al mondo che un
“nuovo” modello di sviluppo, basato sull‟amore tra un uomo e
una donna e sulla solidarietà tra generazioni differenti, già esiste
ed è già presente: è la famiglia. Paolo VI, nei primi anni
Settanta, profeticamente, già iniziava a sottolineare che
quando si parlava di famiglia si faceva riferimento, non certo
alle nascenti astrazioni intellettuali che parlavano di varie forme
di convivenze civili, ma alla famiglia naturale, alla cellula
fondante della società, ovvero alla famiglia monogamica con
figli, sul modello della sacra famiglia di Nazaret. E già allora, lo
stesso papa Montini, paventava il pericolo del pansessualismo
come possibile approdo di una società sempre più
secolarizzata e falsamente liberata dalle istituzioni del passato.
Oggi, purtroppo, il pansessualismo è una tragica realtà, un
18
modello di vita dilagante e concreto della nostra società e una
grave emergenza sociale per le nuove generazioni.
Giustamente, il Festival della famiglia che si svolgerà a ottobre a
Riva del Garda ha scelto come slogan: “Se cresce la famiglia,
cresce la società”. Perché è veramente così. Se si difende la
famiglia, la si aiuta e la si sostiene con leggi e provvedimenti, si
aiuta a crescere, moralmente ed economicamente, l‟intera
società. È il caso di dire che aiutare la famiglia è un ottimo
investimento per tutti. Non solo per i componenti della famiglia
ma per l‟intero corpo sociale.
Per questo sono estremamente necessarie due tipologie di
azioni. Una di tipo culturale – di taglio storico-antropologico –
che miri a far comprendere a tutti quanti, dopo decenni di
filosofie edonistico-relativiste che hanno dipinto la famiglia
come il luogo dell‟arbitrio e della repressione, che la famiglia è
in realtà il luogo dell‟amore, della convivenza felice tra le
generazioni ed è il motore principale dell‟armonia sociale o,
come oggi dicono in molti, della “pubblica felicità”. E un‟altra
di tipo politico-sociale, in tutti i luoghi dell‟agire pubblico, ma
soprattutto in quei luoghi adibiti alla rappresentanza popolare,
che abbia come obiettivo quello di essere di stimolo al
legislatore e a chi ha il potere d‟indirizzo politico di poter ispirare
una serie di politiche familiari degne di questo nome.
Come si può ben capire, la posta in gioco è altissima. Ne va del
futuro della nostra società e della nostra civiltà. Consci che
tutto possiamo in Colui che ci da forza, la difesa della famiglia è
senza dubbio la missione principale del laico cristiano. Una
missione da svolgere con mitezza e fermezza,
cercando di compiere, in ogni nostra azione, la volontà di Dio
Padre Onnipotente.
***
19
Dott. Carla Casciari
Vice - Presidente della Regione Umbria
SALUTO
Non c‟è occasione pubblica, non c‟è incontro in cui ormai non
si parli della crisi e del suo impatto crescente sulla quotidianità
delle persone. In effetti, mai come in questo periodo stiamo
assistendo al passaggio drammatico rappresentato dal
concretizzarsi degli indici economici. Il Pil, lo spread, il livello
della produzione industriale stanno diventando disagio, fatica
ad arrivare a fine mese, rischio di povertà, impossibilità ad
affrontare non solo le spese straordinarie, ma anche le
ordinarie. Un disagio che attraversa trasversalmente la nostra
società e che impatta sulle famiglie dove, per definizione stessa
di famiglia, si concentrano i soggetti “deboli” della società di
oggi: i giovani che non riescono ad accedere al mondo del
lavoro, gli anziani spesso non autosufficienti, le donne che
hanno pagato un prezzo molto caro alla crisi in termini di
occupazione, i bambini la cui cura, e non solo nei primissimi
anni di vita, è sempre più a carico della sola famiglia. L‟Istat ci
dice che tra l‟inizio del 2011 e giugno 2012 il potere d‟acquisto
delle famiglie si è ridotto progressivamente di trimestre in
trimestre, così come si è ridotta la propensione al risparmio e,
anche se in misura minore, la spesa delle famiglie per i consumi
finali. I dati della Banca d‟Italia mettono in evidenza come –
mediamente in tutto il paese e in misura significativa anche in
Umbria - le famiglie ricorrano sempre più frequentemente ai
risparmi accumulati negli anni scorsi per arrivare a fine mese. Il
Rapporto Italia 2012 dell‟Eurispes dice infatti che quasi la metà
delle famiglie italiane (48,5%) è costretta a usare i risparmi per le
spese ordinarie, un quarto (24,9%) ha difficoltà a pagare la rata
del mutuo e quasi un quinto (18,6%) ha lo stesso problema con il
canone di affitto. Quasi tutti i beni durevoli vengono ormai
acquistati a rate e cresce anche il numero di coloro che
chiedono prestiti o accedono a rateizzazioni per far fronte a
20
cure mediche. Oggi le famiglie fanno fatica e, anche per
questo, se ne formano sempre di meno: secondo l‟Istat calano i
matrimoni in Italia e anche in Umbria con una variazione media
annua del -4% tra il 2005 e il 2010, superiore alla media
nazionale. E, sempre secondo l‟Istat, sono le famiglie giovani,
quelle con figli che presentano un‟Incidenza di povertà relativa
familiare maggiore. Le famiglie con anziani sono in una
situazione relativamente migliore perché l‟anziano ha
comunque delle fonti “stabili” di reddito che, proprio in questa
fase di crisi, sono sempre più importanti per la sopravvivenza
della famiglia. D‟altra parte è anche vero che se in famiglia c‟è
un anziano malato cronico, la situazione familiare si complica e
non solo dal punto di vista economico. Sono moltissime le
famiglie umbre che, per le caratteristiche demografiche della
nostra regione, si trovano in questa situazione: un anziano
malato cronico significa assistenza quotidiana, difficoltà nel
conciliare queste esigenze con l‟orario lavorativo e la difficoltà
crescente nel fronteggiare i costi legati alla cura dell‟anziano
malato cronico. Un quadro complessivamente pesante e reso
certamente peggiore dalla crisi. Cercando però di guardare in
prospettiva, va detto che questa crisi ha certo il merito di aver
messo a nudo l‟incoerenza della politica nazionale in favore
della famiglia: una inadeguatezza che viene da lontano e che
in parte dipende anche da un‟idea di fondo che in Italia ha
tradizionalmente visto il welfare come erogazione di somme di
denaro – soprattutto pensioni - più che di servizi, lasciando
questi ultimi sostanzialmente in carico alle famiglie. Se
guardiamo attorno a noi, gli altri paesi europei hanno fatto
della famiglia il centro di politiche specifiche, efficaci,
importanti, non terreno di scontri, dibattiti, ideologie come
troppo spesso successo in Italia. Sappiamo bene che la parola
crisi ha molteplici significati, tra questi “separare” e “scegliere”:
le famiglie italiane e umbre ci dicono che il tempo sta finendo,
che è il momento di separare ciò che era ieri da ciò che è oggi
e di scegliere di percorrere, anche sul tema delle politiche in
favore delle famiglie, vie nuove. Vie che mettano insieme le
forze migliori del Paese, le istituzioni, le associazioni, le imprese.
Vie che debbono essere percorse anche all‟interno della nostra
regione partendo da due punti fermi: le risorse finanziarie sono
drammaticamente in calo e, così come stanno le cose adesso,
sarà un‟impresa anche mantenere l‟attuale livello di servizi e
21
prestazioni. L‟Umbria, rispetto alle altre regioni d‟Italia, ha ottime
performance negli indicatori relativi al settore della coesione
sociale: il secondo miglior valore in termini di servizi per la prima
infanzia, il secondo miglior valore in termini di assistenza
domiciliare integrata agli anziani, e ottimi valori anche per
l‟incidenza della povertà e la disuguaglianza nella distribuzione
dei redditi familiari. Un elevato livello di coesione sociale e un
sistema di welfare efficiente che però la crisi sta intaccando e
che, forse per la prima volta, sta mettendo in discussione anche
in Umbria.Per rispondere prontamente alle nuove emergenze
sociali la Giunta Regionale ha effettuato uno stanziamento di
risorse, nella manovra di bilancio 2011-2013, pari a 33 milioni di
euro per finanziare le misure a favore della famiglia; la somma
andrà a finanziare il comparto destinato alla non
autosufficienza, il Fondo Sociale Regionale, gli asili nido e i servizi
per la prima infanzia, l‟abbattimento delle rete (tassa sui rifiuti e
gli asili nido), l‟istruzione, le abitazioni in locazione e contributi
per l‟associazionismo familiare e gli oratori. Le politiche di
welfare e, in particolare quelle per la famiglia, vanno rimesse al
centro dell‟azione politica e dell‟interesse dell‟opinione
pubblica a livello nazionale, ma anche a livello regionale: se la
priorità è la crescita economica, nessuna ripresa sarà utile se a
discapito dei più deboli, se non saranno tutelate le famiglie e,
con esse, i nostri figli e i nostri padri.
***
22
Prof. Pierluigi Grasselli
Economista
LA FAMIGLIA AL CENTRO NELLA LOTTA CONTRO LA POVERTÀ
Ogni giorno scorrono davanti ai nostri occhi gli effetti gravi,
talora drammatici, della crisi in corso.
Essa ha compresso i
redditi e modificato gli stili di consumo della maggior parte delle
famiglie italiane. Si è molto accresciuto il numero delle persone
che ha richiesto servizi per integrare bisogni sociali
fondamentali, o comunque sussidi economici. Si parla di
povertà a “banda larga”, caratterizzata da un grande
aumento dell‟afflusso di italiani, anche con titoli di studio e
abilità sociali e professionali elevate, con crescente
convergenza tra profili di italiani e di stranieri sia per
caratteristiche socio-anagrafiche che per problematiche e
richieste espresse1.
Si parla anche di “povertà oscillanti” e di “famiglie dall‟elastico
corto”: si tratta di povertà che non sono il prodotto di processi
di esclusione sociale irreversibili, ma di un più generale modo di
vivere, di una instabilità delle relazioni sociali, di una precarietà
che coinvolge il lavoro, le relazioni familiari e l‟insufficienza degli
attuali sistemi di welfare.
La povertà non è più nemmeno
necessariamente uno stato definitivo o persistente (periodo
continuato di permanenza in condizione di povertà di almeno
tre anni). Può essere anche temporanea (per un periodo di
povertà consecutivo al massimo di due anni) o persino
ricorrente (periodi ripetuti di povertà, separati da almeno un
anno di non povertà).
Gli ultimi dati resi disponibili dall‟Istat (luglio 2012) sulla povertà in
Italia aiutano a dare una prima idea dell‟impatto negativo di
tutto questo sulla condizione delle famiglie. La stima
dell‟incidenza di povertà relativa (cioè la percentuale in Italia,
1
Su questo punto e sul successivo rinvio a Caritas Italiana – Fondazione Zancan,
Poveri di diritti, Rapporto 2011 su povertà ed esclusione sociale in Italia, Il Mulino,
2011, pp. 154-156
23
nel 2011, di famiglie la cui spesa per consumi è al di sotto di una
soglia convenzionale –o linea di povertà2) è pari all‟11,1%, con
una
sostanziale
stabilità
rispetto
al
2010
(11,0%).
Numericamente, si tratta di 2 milioni 782 mila famiglie in
condizione di povertà relativa, a cui corrispondono 8 milioni 173
mila individui poveri (il 13,6% dell‟intera popolazione). Tale
incidenza risulta inferiore al dato nazionale sia al Centro (6,3%)
che soprattutto al Nord (4,9%) mentre è molto superiore nel
Mezzogiorno (23,0%). In Umbria risulta pari all‟8,9%, quasi
raddoppiando rispetto al 2010 (4,9%), con un numero di famiglie
povere superiore a 20 mila.
La povertà raggiunge valori più elevati nel Mezzogiorno, ma
anche tra le famiglie più ampie, in particolare con tre o più figli,
soprattutto se minorenni. Si rileva inoltre una forte associazione
tra povertà, bassi livelli di istruzione, bassi profili professionali, ed
esclusione dal mercato del lavoro. Risulta in condizione di
povertà relativa il 28,5% delle famiglie con cinque o più
componenti (il 45,2% tra le famiglie residenti nel Mezzogiorno). Si
tratta per lo più di coppie con tre o più figli, e di famiglie con
membri aggregati. Il disagio economico si fa più diffuso se
all‟interno della famiglia sono presenti più figli minori.
L‟incidenza di povertà, pari al 14,8% tra le coppie con due figli,
e al 27,2% tra quelle che ne hanno almeno tre, sale,
rispettivamente, al 16,2% e al 27,8% se i figli sono minori. Nel
Mezzogiorno è povera oltre la metà (il 50,6%) delle famiglie con
tre o più figli minori.
Si usa l‟espressione “povertà assoluta” per le famiglie la cui
spesa mensile è inferiore a quella minima necessaria per
acquisire il paniere di beni e servizi che, nel contesto italiano e
per una determinata famiglia, è considerato essenziale ad uno
standard di vita minimamente accettabile. Per il 2011 si stima
che l‟incidenza delle famiglie assolutamente povere risulti pari
al 5,2%, corrispondente ad 1 milione e 297 mila famiglie, per un
totale di 3 milioni e 415 mila individui (il 5,7% dell‟intera
popolazione). Nuovamente, le famiglie più ampie risultano
svantaggiate: l‟incidenza della condizione di povertà assoluta
sale al 12,3% se i componenti sono almeno cinque, e al 10,4%
A titolo di es.,per una famiglia di due componenti tale soglia è pari alla spesa
media mensile per persona in Italia, pari nel 2011 a 1.011 euro: v.Istat, La
povertà in Italia, Anno 2011, 17 luglio 2012, p.2
2
24
tra le coppie con tre o più figli e tra le famiglie con membri
aggregati. Trovano conferma le correlazioni indicate in
precedenza.
Anche se la variazione dell‟incidenza e dell‟intensità della
povertà nel complesso delle famiglie italiane risulta negli ultimi
anni moderata, per i vari gruppi di popolazione si registrano
dinamiche diverse: nei quattro anni considerati è peggiorata la
condizione delle famiglie nel Mezzogiorno, quella delle famiglie
più ampie o con molti figli minori, e delle famiglie con un solo
genitore. Una maggior diffusione della povertà si osserva inoltre
tra le famiglie monoreddito, e in modo particolare tra quelle il
cui principale percettore di reddito ha un basso profilo
professionale (tipicamente: lavoratori in proprio ed operai), e
dove la difficoltà di alcuni componenti a trovare lavoro si
aggiunge alla mancanza di ulteriori entrate3.
E‟ opportuno concentrare l‟attenzione sulle famiglie
considerate, per composizione e struttura, a rischio di povertà e
di esclusione sociale, in quanto incapaci di far fronte ad eventi
difficili della vita.
Tra le categorie considerate a rischio di
povertà e di esclusione, il Rapporto include le famiglie con
minori. A loro volta queste possono distinguersi in (a) famiglie
con tre o più figli, per le quali il carico di spesa associato
all‟ampiezza della famiglia può diminuire la capacità della
famiglia di fronteggiare eventi avversi, in particolare quelli che
riducano la capacità produttiva degli adulti; b)famiglie
monogenitoriali, con difficoltà per il genitore di accudire alla
prole, e al contempo lavorare per procurarsi un reddito.
Alla preoccupante situazione delle famiglie più ampie con
minori abbiamo già accennato.
Un‟altra categoria tra le più esposte al rischio di disagio sociale
e quindi bisognosa di supporto è quella rappresentata dalle
famiglie monogenitoriali.
I genitori soli poveri con almeno un figlio minore sono 117 mila
nel 2011, con un‟incidenza del 16,4% (15,2 % nel 1997).
L‟incidenza di povertà aumenta all‟aumentare del numero dei
figli (se ancora troppo giovani per lavorare o per cercare
Su questo punto e sui successivi, v. Commissione di indagine sull‟esclusione
sociale (CIES), Rapporto sulle politiche contro la povertà e l’esclusione sociale –
Anno 2011, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 2012, pp.21 segg.
3
25
lavoro), aumenta se il genitore non è occupato e diminuisce
all‟aumentare del valore del titolo di studio.
Come è intuitivo, il disagio tende a crescere al crescere del
numero dei figli. Con riferimento alle famiglie con tre o più
minori, quelle povere sono il 27,8% (il 16,3% nel Centro, il 50,6%
nel Mezzogiorno…).
Anche per l‟Umbria i dati disponibili indicano un aumento di
maggior rilievo dell‟incidenza della povertà tra le famiglie più
numerose; come in Italia, la povertà aumenta se all‟interno
della famiglia sono presenti più figli minori e l‟aumento è
nettissimo nel caso di tre o più figli; in generale, si ha motivo di
ritenere che per la crisi la povertà si sia maggiormente diffusa
tra le famiglie più giovani e tra quelle più numerose.
La famiglia è la principale vittima della crisi (non solo
economica) che attanaglia da tempo le società occidentali.
La flessibilità e la precarietà del lavoro, presenti in misura
crescente, accentuano le tendenze disgregatrici operanti
all‟interno della famiglia, quali ritardi nella celebrazione del
matrimonio e nella procreazione, diffusione di aborti ed
alterazioni nei rapporti tra generazioni e riduzione delle
possibilità di miglioramento della condizione sociale dei figli.
Purtroppo, in tutto ciò si riflette la diffusa disattenzione ai “doveri
inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (art.2
Cost.). Manca in Italia un piano di lotta contro la povertà, e le
risorse assegnate ai poveri ed ai non autosufficienti sono solo
marginali, residuali. Ciò consegue tra l‟altro da un investimento
nettamente insufficiente sulle specifiche voci relative alle
politiche ad hoc di contrasto della povertà e dell‟esclusione
sociale. Per es., nel sostegno a “famiglie e figli” i 216 € pro
capite dell‟Italia si confrontano con i 1517 della Norvegia, i 754
della Germania, i 648 della Francia.
Si dovrebbe in realtà far conto sulla “esistenza di una comune
cittadinanza, e, ancor prima, di una comune dignità umana”.
La condizione di povertà e di esclusione sociale compromette i
diritti e i doveri previsti dalla Carta costituzionale, mentre “uno
Stato democratico deve garantire a tutti i cittadini i diritti
contemplati nella Costituzione e deve pretendere che tutti
contribuiscano, secondo le possibilità di ciascuno, a realizzare
una società giusta e solidale”. Tra i diritti e i doveri previsti dalla
nostra Costituzione, ricordiamo “il diritto all‟uguaglianza dei
cittadini, il diritto al lavoro, i diritti relativi alla famiglia, quelli
26
relativi alla tutela della “fragilità” e, in sintesi, i doveri di politica,
economica e sociale”4.
Sul tema specifico dei diritti della famiglia, ricordiamo che ad
essa la Costituzione italiana riserva tre articoli (29, 30 e 31).
Nell‟art. 29 sono fissati i caratteri di identità della famiglia come
soggetto di diritti: “La Repubblica riconosce i diritti della
famiglia, come società naturale, fondata sul matrimonio”.
Nell‟art. 30 è affermato il dovere-diritto dei genitori “di
mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del
matrimonio”. Nell‟art. 31 sono precisati i doveri dello Stato, e i
corrispondenti diritti dei cittadini, con particolare attenzione alla
formazione, ossia alla nascita della famiglia, che la “Repubblica
agevola con misure economiche ed altre provvidenze… con
particolare attenzione alle famiglie numerose”.
Come abbiamo accennato, la povertà influisce sulla
formazione della famiglia, può accentuare le sue modificazioni
di lungo periodo, e riduce inoltre anche gravemente le
possibilità di svolgimento efficace delle principali funzioni della
famiglia medesima.
Si è sopra accennato alla maggior
diffusione della povertà tra le famiglie numerose. Occorre
pensare a sostegni alle famiglie con figli che siano progressivi
rispetto al numero di figli.
E‟ basilare l‟importanza di sostenere i compiti della famiglia.
Purtroppo, su questo fronte il nostro Paese è molto carente.
Secondo l‟Ocse, l‟Italia ha le politiche di sostegno alla famiglia
peggiori d‟Europa. Mancano, o sono insufficienti, i servizi
comunali per l‟infanzia, e i servizi privati hanno costi elevati;
mancano i servizi a domicilio per persone a carico, malate o
non autosufficienti o disabili; il sistema fiscale ignora il carico
che grava sulle famiglie, soprattutto se numerose. E tutto ciò
scoraggia le nuove nascite, in un contesto quale quello italiano
già caratterizzato da una bassa natalità. Sul tema dei servizi a
supporto delle famiglie con persone anziane o disabili, si è
stimato
che il 4% di tutte le famiglie ha almeno un
componente della famiglia che ha avuto o avrebbe avuto
bisogno di aiuto a domicilio non sanitario, che il 3,1% delle
famiglie riferisce che avrebbe avuto bisogno di assistenza a
Caritas Italiana – Fondazione Zancan, Poveri di diritti, Rapporto 2011…, cit.,
p.20
4
27
domicilio di tipo sanitario per qualche componente della
famiglia, che il 3,7% delle famiglie avrebbe avuto bisogno di
trasporto a domicilio5.
Si auspica anche una maggiore attenzione al contributo
arrecato dalla famiglia ai bisogni di assistenza. E‟ necessario
tenere conto del “valore sociale ed economico del lavoro di
cura della famiglia” per la presa in carico domiciliare delle
persone non autosufficienti e dei progetti personalizzati di
assistenza, per compensare i costi dell‟assistenza così erogata,
della informal care, per la perdita di reddito a vario titolo subita
dai caregiver informali (una assistenza che riguarda
attualmente circa i quattro quinti della popolazione anziana
non autosufficiente italiana), anche al fine di poter assicurare
un qualche beneficio ai familiari che concorrono al risultato
assistenziale6.
Di qui la necessità di un forte aumento dell‟attenzione delle
Istituzioni verso la famiglia, e di rimozione degli ostacoli esistenti
sul fronte: dei servizi (per l‟infanzia, di sostegno per anziani non
autosufficienti o disabili), dello status lavorativo della donna
(aumento partecipazione donne al lavoro), della riforma del
sistema fiscale (con applicazione del cd “quoziente familiare”).
Come avverte lo stesso Piano Sociale 2010-12 della Regione
Umbria, a proposito delle “Politiche sociali per le persone e le
famiglie”, oltre che puntare sulla rete integrata dei servizi per il
sostegno alla genitorialità e al lavoro di cura nei confronti dei
componenti fragili della famiglia, occorre
-valorizzare la
famiglia come luogo di relazioni significative, sostenendo gli
aspetti di relazione che intercorrono fra i suoi componenti, e i
compiti educativi e di cura, riconoscendo socialmente il lavoro
di cura, progettando interventi appropriati a sostegno delle
donne7.
Purtroppo nelle leggi regionali prevalgono in genere interventi
di natura economica rispetto alla diretta erogazione di servizi e
l‟apprezzamento sociale del lavoro di cura dei familiari è
Commissione di indagine sull‟esclusione sociale (CIES), Rapporto sulle
politiche…, cit., p.42-43
6 Caritas Italiana – Fondazione Zancan, In caduta libera, Rapporto 2010 su
povertà ed esclusione sociale in Italia, Il Mulino, 2011, p.216
7 Regione dell‟Umbria, Assessorato Welfare e Istruzione, Secondo Piano Sociale
Regionale 2010-2012, p.135
5
28
scarsamente riscontrabile. E‟ inoltre limitato il ricorso a forme
selettive di intervento sociale basato sul reddito (es., politiche di
agevolazione tariffaria) applicabili ai servizi pubblici di interesse
generale. Nel caso dei servizi alla persona, la valutazione della
situazione economica può costituire requisito di accesso ai
benefici, o di compartecipazione al costo dei servizi.
“La valutazione economica può conferire peso diverso ai
componenti dei nuclei familiari… il lavoro di cura familiare può
essere introdotto nella valutazione per l‟accesso e per la
compartecipazione al costo dei servizi, per un riconoscimento
pubblico, concreto, dei benefici per la collettività di tale lavoro,
per contrastare la povertà e l‟impoverimento delle famiglie
impegnate in compiti di cura… Ciò si aggiunga agli interventi
locali per la promozione dell‟equità nell‟accesso ai servizi, e
nella determinazione di tariffe e agevolazioni per le famiglie
numerose…
così da rendere compatibili universalismo e
selettività,
secondo
solidarietà
ed
equità…
la
compartecipazione può basarsi su criteri di progressività, per
ridistribuire i costi a favore delle fasce economicamente più
fragili…”8.
Secondo Caritas Europa, le politiche sociali attuali rimangono
incentrate sull‟assistenza alle persone indigenti, mentre sarebbe
necessario concentrare il sostegno sulle fasi iniziali della vita e
sulle transizioni tra una fase e un‟altra, per prevenire la povertà,
evitare il “trasferimento intergenerazionale” della povertà;
questo approccio richiede però politiche sociali orientate agli
investimenti, che si prendano cura delle famiglie indigenti in una
fase iniziale, migliorino l‟accesso alle strutture di assistenza
all‟infanzia e alle scuole, e forniscano sostegno nelle prime fasi
della vita per poter affrontare le transizioni successive 9.
Come è stato osservato, si fatica a riconoscere, non solo a
parole ma nei fatti, che la famiglia sia risorsa imprescindibile,
non solo per i suoi componenti, ma per la società in quanto
tale,
per
il
“vivere
bene
insieme”
della
città.
Dall‟impoverimento della famiglia, specialmente con figli,
possono derivare incremento delle disuguaglianze economiche
e sociali e riduzione della crescita economica potenziale. Si
Caritas Italiana – Fondazione Zancan, In caduta libera, Rapporto 2010…, cit.,
pp.123-135
9 Ibidem, p.301
8
29
ritiene che uno sviluppo socialmente sostenibile abbia tra i suoi
presupposti centrali la stabilizzazione del reddito familiare su
livelli superiori al minimo necessario per vivere una vita civile.
Solo una famiglia nel pieno esercizio delle sue funzioni e delle
sue responsabilità può assicurare la produzione del capitale
sociale (relazionalità cooperativa, fiducia e reciprocità diffuse)
indispensabile per un corretto funzionamento della società 10.
Più specificamente, occorre contrastare le fragilità familiari,
migliorare la condizione femminile, favorire la messa a punto e
l‟applicazione rigorosa di criteri corretti di calcolo delle
condizioni
e
delle
capacità,
per
dimensionare
appropriatamente l‟aiuto alla situazione di bisogno. Si auspica il
superamento delle prassi assistenzialistiche che riproducono
forme di dipendenza, delle inadempienze molteplici riguardanti
la mancata tutela della salute dei poveri, degli ostacoli al
godimento diffuso di un‟abitazione dignitosa, ad una fruizione
effettiva di servizi educativi, ad una formazione capace di
preservare da un futuro a rischio di esclusione, anche al fine di
accedere al mercato del lavoro, “principale chiave di ingresso
ai diritti di cittadinanza”. In una prospettiva più ampia,
rimarchiamo ancora l‟esigenza di costruire condizioni di equità
e di uguaglianza, ponendo cura alla riformulazione dei
regolamenti di accesso ai servizi, con “programmi educativi e di
informazione pubblica per aiutare i poveri a conoscere i loro
diritti”11.
In ogni caso, qualunque riforma sarà efficace nel combattere
la povertà “a condizione che cresca in tutti il senso del “bene
comune”, il valore della solidarietà ai vari livelli, comunale,
regionale e nazionale, e il costume diffuso della responsabilità.
La recente crisi ha impartito una lezione a tutti: nel contesto
della globalizzazione attuale, nessuno può più illudersi di salvarsi
da solo: vale per i singoli Stati, vale anche per le regioni
all‟interno degli Stati e per le comunità locali”12. Ciò richiede di
Per approfondimenti su questi punti, si rinvia ai saggi contenuti in Centro di
Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia, Familiarmente – la qualità dei legami
familiari, Vita e Pensiero, 2012)
11 Caritas Italiana e Fondazione Zancan, Poveri di diritti, Rapporto 2011…, cit.,
pp.58-60
12 Caritas Italiana e Fondazione Zancan, In caduta libera, Rapporto 2010…, cit.,
p.10
10
30
ricuperare e riportare al centro la persona, considerata dalla
nostra Costituzione valore supremo e inviolabile in sé, a
prescindere dal sesso, dalla razza, dalla classe sociale di
appartenenza.
Ma appunto, come ha sottolineato di recente Benedetto XVI,
“è nella famiglia fondata sul matrimonio e aperta alla vita che
la persona può sperimentare la condivisione, il rispetto e
l‟amore gratuito, ricevendo al tempo stesso - dal bambino, al
malato, all‟anziano- la solidarietà che gli occorre”13.
***
Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti all’incontro dell’Internazionale
democratico-cristiana, Avvenire, 23/9/2012
13
31
ASSOCIAZIONE ITALIANA GENITORI - Umbria
Presidente zona Perugia
Anna Piazza
Tel. 075.5178101
Cell. 3479182761
[email protected]
Presidente
Maurizio Valentini
Telefono: 0744/286847
Via Manara, 7 05100 TERNI
[email protected]
IL PATTO DI CORRESPONSABILITA’ EDUCATIVA
Condizioni di efficacia e di senso
Il Patto di corresponsabilità ha significato soltanto se è il punto
di arrivo di una modalità di relazione e di condivisione
educativa tra le componenti scolastiche, se è il risultato di una
collegialità praticata e vissuta, ad ogni livello. Quali sono le
condizioni affinché il Patto di corresponsabilità educativa
diventi uno strumento efficace, reale, di alleanza educativa tra
scuola e genitori? Quali azioni, scelte concrete, potrebbero
favorire, nella scuola, l'instaurarsi di una corresponsabilità
educativa effettiva? Elenco in modo sintetico alcuni punti
nodali, senza entrare nel merito di alcuno, anche se ciascuno di
questi aspetti, per la sua importanza, meriterebbe una
trattazione approfondita.
1.
L'informazione chiara e trasparente da parte della dalla
scuola: organizzazione, offerta formativa, progettualità,
autovalutazione di istituto, OO.CC., diritti e doveri di ciascuna
componente scolastica, Regolamento d'Istituto, e così via.
L'informazione può passare attraverso: incontri assembleari,
formali ed informali; guide cartacee appositamente pensate
per i Genitori; i siti web delle Scuole, dove si possono reperire:
POF, Regolamenti, delibere degli OO.CC., bilanci, relazioni
32
sull'attività didattica e sui Progetti, sull'autovalutazione di Istituto,
spazi virtuali di discussione tra genitori (forum)...
2.
La partecipazione dei genitori. La scuola può
incentivare la partecipazione dei genitori: promuovendo la
formazione dei Rappresentanti di classe, informandoli sulle
competenze degli OO.CC., favorendo la consapevolezza del
ruolo di ciascuna componente scolastica, affinché il dirittodovere alla partecipazione possa essere effettivamente
esercitato; sostenendo la costituzione del Comitato Genitori
strumento estremamente importante per realizzare il
collegamento e il confronto tra i genitori, per portare a sintesi le
opinioni, per favorire la messa in circolo delle esperienze e il
passaggio di informazioni e competenze acquisite. I genitori
possono e debbono essere una risorsa per la Scuola, ma è
necessario recuperare il senso della rappresentanza: la Scuola
non può confrontarsi con ogni singola Famiglia, ma con la
rappresentanza dei Genitori. È necessario superare l'isolamento
e l'individualità della Famiglia e recuperare la relazione
collettiva tra i genitori, la "genitorialità sociale".
3.
Gli OO.CC.: la corresponsabilità educativa va praticata
negli OO.CC., favorendo un clima di fiducia e di reciproco
riconoscimento, di rispetto e di buona comunicazione.
Rilevante è l'utilizzo di commissioni miste, con la partecipazione
anche della componente dei genitori: per esempio, per la
revisione dei Regolamenti d'Istituto, per l'elaborazione del POF,
del questionario di autovalutazione di Istituto, per la costruzione
del Patto di Corresponsabilità...
4.
Anche il Regolamento di Istituto dovrebbe essere una
leva vantaggiosa per la corresponsabilità educativa: le regole
che la comunità scolastica decide di darsi, vanno condivise tra
tutte le componenti della Scuola (nella stesura e nella
revisione). Se così non fosse, il Patto di Corresponsabilità non
avrebbe alcun significato! Il Regolamento d'Istituto va
comunicato ai genitori e agli studenti in modo efficace,
utilizzando tutti i canali di comunicazione (cartacei, informatici,
assembleari...).
5.
Un altro importante momento di condivisione dovrebbe
essere l'autovalutazione di Istituto, purtroppo ancora oggi poco
33
praticata dalla maggioranza delle scuole. È importante
cogliere il punto di vista di ogni componente scolastica, perché
individuando i punti deboli e i punti di forza, è possibile
modificare strategie e correggere in meglio l'esistente. Anche
l'analisi dei dati raccolti potrebbe e dovrebbe essere condivisa
in modo collegiale.
6.
Sarebbe opportuno nominare, nelle Scuole, un docente
referente per le relazioni con i Genitori, responsabile di specifici
progetti per incentivare la partecipazione, per coinvolgere
sempre più i genitori nella vita della scuola. Quelli elencati sono
alcuni dei punti chiave sui quali è necessario fondare l'alleanza
educativa all'interno di ciascuna Istituzione scolastica.
Il Patto di Corresponsabilità educativa acquista senso ed
efficacia solo se è inserito in un contesto di azioni condivise,
come quello appena descritto. Se nasce in un clima di fattiva e
costante collaborazione. Se esso stesso viene elaborato in
modo partecipato, attraverso il contributo di tutte le
componenti scolastiche: docenti, personale ATA, genitori e
studenti, con il coordinamento del Dirigente scolastico. In caso
contrario, esso rappresenta un'operazione di facciata o un
inutile adempimento burocratico. Di essenziale rilevanza è la
modalità con cui il Patto viene somministrato alle famiglie. Se
viene semplicemente consegnato in classe come uno dei tanti
avvisi, esso perde di valore. Diversamente, se consegnato
durante un'apposita assemblea, di classe o di istituto, può
essere occasione di confronto e relazione. Sarebbe utile anche
verificarne l'adesione e la sottoscrizione e prevedere un
monitoraggio finale per valutarne l'efficacia. È opportuno che in
particolare noi, genitori associati all'A.Ge., sostenitori della
corresponsabilità educativa, ci impegniamo, nelle singole
scuole, come nei Forum delle Associazioni, affinché l'alleanza
educativa con la scuola divenga realtà operativa, anche, ma
non solo, attraverso il Patto educativo di corresponsabilità.
Soltanto realizzando le condizioni di una effettiva condivisione
educativa, la partecipazione dei genitori nella vita della scuola
acquisterà efficacia e significato.
***
34
ASSOCIAZIONE GENITORI SCUOLE CATTOLICHE
Sede e Comitato Prov.le di Perugia
via O. Antinori, 4 - 06123 Perugia Cell. Presidente 328-03.06.955
[email protected]
Presidente regionale: Sergio De Vincenzi
L’Associazione Genitori Scuole Cattoliche è sorta nel 1975. E‟
Associazione di Promozione Sociale, è riconosciuta dalla
Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e dal Ministero della
Pubblica Istruzione.L‟AGeSC è uno "strumento" che i genitori
delle Scuole Cattoliche si sono dati per aiutarsi ad approfondire
i rapporti con la scuola, con la religione cattolica e con la
società civile. Gli ambiti dell‟operare dell‟A.Ge.S.C. sono:
•con i genitori, nel rapporto quotidiano dato dalla presenza
della medesima scuola e dalla comune istanza educativa;
•con la comunità scolastica, nel rapporto dei genitori con gli
altri soggetti istituzionali (docenti, studenti, operatori) teso alla
realizzazione di quella "comunità educante" che è la sola
condizione possibile per concretizzare un autentico processo
educativo;
•con le diverse scuole, dove l‟Associazione è elemento di
raccordo tra la scuola e il territorio nel quale è inserita;
35
•con le istituzioni, dove l‟Associazione può proporre e sostenere
istanze di libertà, di presenza e di controllo della famiglia, della
scuola, della concreta libertà di educazione;
•con le famiglie, impegnate su altri fronti della politica familiare
per promuovere e tutelare i diritti di cittadinanza.
Offre costantemente il proprio contributo all‟attività legislativa
sui temi che riguardano la scuola e la famiglia:
•a questo scopo intrattiene rapporti con tutte le forze politiche
ed interviene nelle commissioni ministeriali e parlamentari.
L‟A.Ge.S.C., nell‟esprimere la propria soggettività ecclesiale,
culturale e socio-politica, concretizza il suo impegno per la
realizzazione di una vera scuola della società civile.Il Comitato
Provinciale di Perugia dal 2005, anno della sua costituzione, ad
oggi ha partecipato a numerosi progetti; ha organizzato oltre
15 corsi di formazione psico-pedagogici per genitori ed
insegnanti e dato il suo contributo nelle audizioni presso le
commissioni regionali sui temi del diritto allo studio, della
famiglia e dell‟educazione. In questo tempo ha altresì
fattivamente collaborato con l‟Ufficio Scolastico Regionale e
con le singole scuole attraverso propri associati presenti nei
diversi organi collegiali. L‟attuale Comitato Provinciale di
Perugia svolge funzioni anche di Comitato Regionale Umbria.
Il contributo AGeSC per l’Umbria
Da un punto di vista evolutivo, lo sviluppo della persona si attua
attraverso l‟educazione, nel senso etimologico del termine
latino ex-ducere, cioè tirare fuori. Quindi, educare significa
tirare fuori dal bambino, dal giovane, ma anche dall‟adulto, le
potenzialità che sono insite nel suo essere per dare corso al
pieno sviluppo della persona umana e, al tempo stesso, anche
alla piena realizzazione della società alla quale appartiene e ne
è espressione. Il diritto all‟educazione è quindi uno dei diritti
inviolabili dell‟uomo proprio perché da essa dipende il pieno
sviluppo della persona umana, libera fra persone libere. Ed è
per questo che non si può non riflettere circa le strette relazioni
che esistono fra educazione ed istruzione, per cui l‟una
36
influenza l‟altra in un rapporto vicendevole, senza per questo
confonderne i ruoli e la natura. Infatti mentre attraverso
l‟educazione ci si pone l‟obiettivo di dare corso al pieno
sviluppo della persona, attraverso il processo di istruzione si
dovrebbero fornire conoscenze e competenze per affrontare
problemi ed elaborare soluzioni tecniche, più o meno
specializzate. Purtroppo, però, rispetto al passato, oggi si tende
assai spesso a confondere l‟educazione con l‟istruzione, ma
quest‟ultima attuata in condizioni di carente attenzione verso lo
sviluppo della personalità non può che dimostrarsi fallimentare
non solo per l‟individuo, il suo fisiologico sviluppo e la sua vita
futura, ma anche, e in maniera sostanziale, per la stessa società
di appartenenza. Il diritto all‟educazione è riconosciuto non solo
dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell‟uomo delle Nazioni
Unite , ma anche dalla nostra Costituzione repubblicana che, a
ragion veduta, ritiene doveroso per lo Stato impegnarsi nel
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Per quanto
illustrato, pertanto, ben si comprende l‟interesse lungimirante
dei padri costituzionalisti nel riconoscere quale prima
condizione sociale fondante lo Stato proprio la piena
formazione della persona e, in seconda battuta, la famiglia,
quale naturale alveo nel quale questo sviluppo inizia e si attua
attraverso un processo di collaborazione con la scuola e le altre
agenzie educative. È tuttavia necessario sottolineare come
questo dettato costituzionale, dopo quasi 60 anni, risulta ancora
lungi dall‟essere pienamente attuato e ciò è dovuto sia
all‟inerzia politica delle legislature che via via si sono succedute,
che alla trasformazione della società che in parte ha
disconosciuto il ruolo insostituibile della famiglia. Un ruolo
privilegiato perché è proprio nella famiglia che la persona
instaura le prime relazioni. Per questo, sgombrando il campo da
posizioni demagogiche e soprattutto ideologiche, non si può
non riconoscere come la crisi attuale della società affondi
profondamente le sue radici nella crisi dell‟istituto familiare e
nella crisi dell‟educazione delle nuove generazioni. Così la
ripresa economica ha bisogno di più famiglia, cioè di
educazione, e di più scuola, cioè di istruzione e formazione.
Dopo il rigore ed i sacrifici, ci si dice che ora è il tempo di
puntare sulla ripresa e sulla crescita. E su questo si è tutti
37
d‟accordo. Ma è chiarissimo che lo sviluppo non può riguardare
solo l‟economia del Paese, non sarebbe sufficiente da sola a
rimettere in moto l‟Italia. La ripresa economica deve essere
affiancata da un risveglio di tutta la società in particolare per
quanto riguarda la formazione di nuove famiglie, la nascita di
più figli, la crescita della conoscenza e l‟offerta di
un‟educazione a dimensione d‟uomo delle giovani generazioni.
Il ministro Passera ha parlato, nell‟intervista ad un quotidiano, di
“riforma degli incentivi” riferendosi a provvedimenti a favore
delle imprese: non basta! Lui stesso ha indicato anche la cultura
come motore di sviluppo, ma occorrono pure “incentivi” per le
giovani coppie a metter su famiglia, aiuti a chi desidera
mettere al mondo più figli, sostegno a chi opera nelle scuole
per preparare i giovani, occorrono anche incentivi per
sostenere e rilanciare in tutta Italia una seria ed efficace
formazione professionale, necessaria per contrastare la
dispersione scolastica. Senza questi ulteriori elementi non ci sarà
neppure crescita economica. Famiglia, nuove nascite, cultura
ed educazione sono fattori di sviluppo indispensabili. Lo
dimostrano anche i Paesi europei che hanno saputo meglio
reggere alla crisi. E se per sbloccare il mercato si dice che serve
una riforma del lavoro che elimini i limiti attuali ritenuti eccessivi;
per sostenere la famiglia, e la conseguente natalità, serve che
la riforma fiscale ne riconosca ruolo e carichi. Per migliorare la
scuola occorre poi attuare anche economicamente la legge
62/2000 e razionalizzare le spese dello Stato in questo campo.
Proprio di scuola parla il dossier di marzo 2012 dell‟AGeSC
(bandiera della dis-parità), evidenziando in particolare i costi
del sistema scolastico statale e paritario e chiedendo interventi
necessari se davvero vogliamo aiutare i conti dello Stato
garantendo nel contempo la libertà di educazione, un effetto
volano sulla scuola statale e lo sviluppo del Paese. In altro modo
l‟AGeSC non crede sia possibile usciere dal guado! Per quanto
riguarda le scuole dalla primaria alle superiori, solo poche
Regioni si sono dotate di una legge regionale che introduce un
buono scuola per le famiglie con i figli iscritti alle paritarie,
mentre altre prevedono contributi inseriti, però, nelle leggi per il
diritto allo studio. La ns. Regione, con la Legge Regionale 16
febbraio 2010 n. 13, all‟art. 1, “promuove e sostiene la funzione
genitoriale nei compiti di cura, educazione e tutela del
benessere dei figli … mediante azioni nell‟area … dell‟istruzione,
38
della formazione ... e riconosce l‟associazionismo familiare
quale soggetto portatore di risorse e soggetto attivo nella
programmazione regionale…”. Il Comitato Provinciale di
Perugia ribadisce il proprio accordo e sostegno all‟introduzione
del “buono scuola” da attribuire alle famiglie, fino alla
concorrenza del 75% delle spese di iscrizione e da erogare alle
scuole scelte dalle famiglie, indifferentemente se pubbliche o
paritarie. Propone altresì, così da dare attuazione all‟art. 5 della
L.R. citata sopra, che sia organizzata la possibilità concreta che
l‟AGeSC per la sua peculiarità a favore di una scuola
competente, efficace e libera e per dare alle famiglie la
facoltà di scegliere il progetto educativo e formativo più
rispondente alle proprie attese e inclinazioni, sia chiamata a
sedere ai tavoli dove le Amministrazioni locali (Regione,
Provincia e Comuni) formano gli indirizzi e danno attuazione alle
scelte in ordine alle iniziative da intraprendere sul territorio a
sostegno dei genitori e quindi della famiglia. L‟AGeSC
dell‟Umbra pertanto, coesa con tutte le altre forze e risorse
Associative che si interessano ai temi della famiglia e
dell‟educazione, spera in una sempre più efficace interazione e
condivisione degli obiettivi sui temi illustrati con gli Enti Locali per
quanto di loro competenza.
39
Le nostre normative di riferimento
Art. 22 - Ogni individuo in quanto membro della società, ha
diritto alla sicurezza sociale nonché alla realizzazione, attraverso
lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in
rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti
economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al
libero sviluppo della sua personalità.
Costituzione della Repubblica Italiana
Art. 2 - La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili
dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si
svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri
inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3 - Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali
davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua,
di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e
l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della
persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 29 - La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come
società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è
ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i
limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.
***
40
ACLI SERVICE Perugia (Pg)
Massimo Ceccarelli, Presidente ACLI Service Perugia srl
concessionaria CAF-ACLI per la Provincia di Perugia
Il rischio di povertà e di disagio delle famiglie:
I tempi, si sa, sono assai difficili e complicati. I vari appuntamenti
nazionali sul tema famiglia, anche quelli di grande rilievo,
trovano spazio sui giornali solo per qualche giorno, ma poi le
alterne vicende dell‟attuale situazione politica e la grave
difficoltà economica e sociale che vive anche il nostro Paese
riprendono con prepotenza il loro spazio preminente. Eppure
nei vari appuntamenti, dalla grande Conferenza di Milano al
più recente incontro di Riva del Garda, si sono confrontate
migliaia di persone, tra rappresentanti delle istituzioni, della
società civile e addetti del settore, ed è giunto qualche segnale
incoraggiante; in particolare è chiaramente emersa la
necessità di un Piano nazionale della famiglia, di cui ne sono
state delineate anche le linee strategiche. Ma non ci possiamo
più accontentare solo di segnali. E‟ arrivato il tempo – fin troppo
atteso – della concretezza. E‟ il momento che qualsiasi proposta
di Governo si assuma impegni precisi in merito alle risorse e ai
tempi. Non ci sono più alibi, nemmeno la crisi: investire sulla
famiglia significa investire sullo sviluppo del paese. E se fino a ieri
questa era una percezione diffusa soltanto tra chi si occupa
delle politiche familiari “dal basso”, a partire dal Forum delle
associazioni familiari di cui le Acli sono co-fondatori, adesso
deve essere un impegno prioritario per tutti. Le Acli lo hanno
chiesto a gran voce già nel documento che hanno predisposto
per la Conferenza di Milano: “Famiglia, laboratorio quotidiano
di cittadinanza attiva”, che già nel titolo riassume le parole
chiave che devono caratterizzare una sistematica politica per e
con la famiglia: cittadinanza, inclusione sociale e protagonismo.
41
E‟ tempo di una rinnovata cultura della famiglia. Che non è
un‟ideologia, e non deve essere un pensiero etichettabile e
riconducibile a uno schieramento piuttosto che a un altro, ma
una necessità su cui tutti dobbiamo continuare a lavorare.
Sappiamo bene che all‟impegno culturale va affiancato anche
quello economico ed è in questo quadro che chiediamo per la
famiglia politiche integrate e mirate che superino la logica
emergenziale e assistenziale. Sosteniamo un welfare
promozionale e a misura di famiglia, basato su interventi di
ampio respiro, capaci di coniugare una strategia nazionale con
le esigenze specifiche e le peculiarità territoriali, al fine di:
sostenere la formazione di nuove famiglie; contrastare le
povertà; rendere conciliabili le esigenze del lavoro con le
responsabilità genitoriali; includere gli immigrati; riconoscere la
soggettività fiscale delle famiglie e il loro ruolo di prima cellula
educativa e di laboratorio per la ricerca e il conseguimento del
bene comune. Le Acli, promuovendo una politica di sistema a
favore
della
famiglia,
sostengono
un
approccio
multidimensionale e sistemico, volto a mettere al centro di tutte
le politiche la famiglia come soggetto sociale. Ciò significa, da
una parte, sviluppare politiche direttamente rivolte alle famiglie;
dall‟altra, valutare, attraverso una logica di family
mainstreaming, le ricadute che tutte le politiche (abitative,
fiscali, educative, del lavoro ecc.) hanno sul soggetto famiglia.
Abbiamo, all'interno di questa attenzione per la famiglia, voluto
analizzare anche i database del CAF ACLI ponendo particolare
attenzione alle dinamiche di analisi del reddito equivalente. Il
database delle Acli consente di fare un'analisi che si
approssima alla classica “famiglia Fiscale” perchè le
dichiarazioni dei redditi possono essere raggruppate secondo le
seguenti tipologie:
Coppia monoreddito con coniuge fiscalmente a carico
Coppia monoreddito con coniuge e figli o altri fiscalmente a
carico
Coppia bireddito senza familiari fiscalmente a carico
Coppia bireddito con figli o altri fiscalmente a carico
42
Singolo senza familiari fiscalmente a carico
Singolo con familiari fiscalmente a carico
In questa prospettiva può avere senso analizzare il reddito
“equivalente” costituito seguendo, per quanto è possibile, i
criteri adottati a livello europeo che considerano il numero ed il
tipo di componenti familiari. Si tratta di un reddito “equivalente”
solo approssimativo, perchè le informazioni ricavabili dal
database non consentono per tutti i soggetti dichiaranti la
ricostruzione dell'intero reddito famigliare e della esatta
composizione della famiglia. Tuttavia anche con questo limite e
con tutte le cautele che ciò comporta, è possibile fare alcune
considerazioni nella prospettiva famigliare. La prima è che la
maggior forza economica emerge in forma decisa nelle coppie
bireddito senza carichi familiari. Le coppie bireddito, anche
quando hanno a carico figli o altri familiari, riescono comunque
a mantenere una discreta situazione economica. Decisamente
minore risulta il reddito disponibile delle coppie monoreddito,
specie con carichi. Il discorso sulle persone singole, con o senza
carichi, esige maggiore cautela poiché non abbiamo
informazioni sulla presenza di eventuali conviventi che
concorrono alla composizione del reddito della famiglia
anagrafica, non fiscale. Entrando più nel dettaglio della
tipologia familiare, il confronto tra il reddito equivalente del
2007 e quello del 2010 mostra significative differenze tra un tipo
e l'altro di famiglia. Per la “coppia monoreddito con coniuge e
figli o altri a carico” si ha un decremento molto più consistente
degli altri tipi. Valori di decremento superiori a quello medio si
registrano anche tra “i singoli con carichi” e la “coppia
bireddito con carichi”. E' evidente, quindi, che coloro che
hanno figli o altri a carico risultano, in questa situazione di crisi,
più penalizzati di altri. Come Acli ci siamo chiesti poi,
esaminando i nostri database fiscali, cosa stesse accadendo
nel mezzo della scala sociale, se e come la grave recessione
scoppiata nel 2008 stesse accrescendo la vulnerabilità o
peggio impoverendo ed erodendo le posizioni sociali
intermedie, quelle dove la stratificazione di classe e quella di
ceto disegnano oggi intrecci nuovi.
43
Da specifiche analisi effettuate possiamo affermare che in
quella parte di ceto medio che noi siamo stati in grado di
osservare più da vicino, la crisi ha lasciato il segno. Ha colpito in
modo selettivo, dunque non in modo uniforme sulla
popolazione, ma ha colpito. L'impatto più rilevante è stato sui
giovani i cui redditi sono calati sia nominalmente sia -ancor di
più, ovviamente- nella realtà. Hanno inciso, crediamo, la
maggior diffusione dei contratti atipici e il fatto che sul mercato
del lavoro sono stati i più “sacrificati” alle esigenze di riduzione
del personale. In maggiore difficoltà appaiono poi le famiglie
monoreddito con figli a carico ma la presenza di carichi
familiari penalizza significativamente anche chi è single ed
anche le famiglie bireddito. L'analisi utilizzata per valutare il
rischio di povertà delle famiglie del nostro campione lo ha
confermato, così come ha ribadito che il miglior fattore di
protezione contro il rischio di povertà è -oltre il lavoro,
naturalmente- di far parte di una famiglia double income. In
questo scenario le Acli pensano che sia necessario andare
verso un welfare sussidario equilibrato, tra responsabilità
pubbliche e protagonismo della società civile che può essere
costruito solo secondo una logica processuale, che dia spazio
al ridefinirsi dei bisogni in ragione delle trasformazioni socioeconomiche che stiamo vivendo. In questa prospettiva anche
l'analisi dei nostri database fiscali suggeriscono in primo luogo
l'esigenza di colmare il vuoto conclamato nelle politiche
pubbliche di questo Paese: l'assenza di linee di contrasto alla
povertà che più che attraverso sostegni al reddito, propri di
modelli classici di ultima istanza, potrebbero trovare attuazione
in un mix di interventi ancora di sostegno al reddito ma anche,
e soprattutto, di servizi alle famiglie e alla persona, in una logica
di welfare locale di forte prossimità. Se aree importanti di
società sono a rischio di declassamento sociale, interventi di
questo tipo sono ormai più che necessari. Una seconda
esigenza è quella di intervenire su gli ammortizzatori sociali che
per copertura e grado di discrezionalità rischiano di essere fonte
di diseguaglianza rispetto a soggetti che pure in eguale misura
vedono le proprie chance di vita essere legate alla densità del
lavoro del capofamiglia quando non di entrambi i genitori. In
questo senso i giovani padri e le giovani madri dovrebbero
poter essere particolarmente tutelati dai rischi della
discontinuità occupazionale, legata ai contratti di lavoro atipici,
44
visto che i giovani hanno livelli di reddito inferiori rispetto ai
redditi medi riscontrati. La debole, quasi assente capacità di
resistenza alla vulnerabilità sociale consiglia poi di sviluppare
forme diffuse di sostegno ai consumi essenziali, che una
sospensione temporanea del reddito o una spesa importante
improvvisa possono mettere continuamente a rischio, come si è
evidenziato in questi anni anche nelle esperienze dei Fondi di
Solidarietà istituiti dalla Diocesi umbre. In questo senso
esperienze come il microcredito sono una via che appare
obbligata, e un'alleanza tra istituzioni finanziarie e organizzazioni
sociali è forse la forma più opportuna, per flessibilità ed
aderenza, ai bisogni differenziati che possono arrivare alla
tutela e accensione di mutui per la casa. Un'ultima
considerazione sulle reti, che nell'allentarsi dei legami di ceto e
di quelli familiari sono sempre meno strumenti di sostegno e
reazione rispetto alla società del rischio specie nelle
componenti meno avvantaggiate. Ma la stessa esperienza
storica ricorda che non c'è riscatto o riparo dai rischi sociali se
non entra in campo una qualche forma di protagonismo da
parte di coloro che ne sono direttamente coinvolti. Il nostro
impegno concreto come Associazioni Cristiane dei Lavoratori
Italiani nei territori è tutto volto a favorire la cittadinanza,
l‟inclusione sociale e il protagonismo della famiglia e lo stiamo
facendo, ad esempio, anche con l‟innovativa esperienza dei
Punto Famiglia, più di 100 ormai, sparsi per tutto lo “stivale” (ed
anche in Umbria), nati grazie ai contributi del 5 per mille, come
a restituire ai territori l‟impegno di quella “firma”.
Forme
innovative di aggregazione e sostegno per e con la famiglia;
non meri sportelli per l‟assistenza fiscale, legale e previdenziale,
ma, soprattutto luoghi pensati per promuovere il protagonismo
delle famiglie. In questo sforzo c'è anche il tentativo di
rispondere al forte bisogno di istituzioni sociali di supplenza. Un
segretariato sociale maturo, teso a reinserire famiglie ed
individui in percorsi di raccordo con i servizi pubblici, il
volontariato, il non profit, i corpi della società e dell'economia
civile e altresì in grado di sostenere la capacità di
autorganizzazione delle persone, che potrebbe rappresentare
un formidabile presidio di riferimento per affrontare più
serenamente gli scenari, peraltro sconosciuti, di una nuova
post-modernità.
45
ANSPI (ASSOCIAZIONE NAZIONALE SAN PAOLO ITALIA)
COMITATO REGIONALE UMBRIA
Sito internet: www.anspi.it
Coordinamento oratori perugini: Don Riccardo Pascolini
email: [email protected] - tel. 3924485064
I GIOVANI, RISORSA PREZIOSA:
DA UNA RELAZIONE EDUCATIVA POSITIVA NASCE IL SERVIZIO AL
BENE COMUNE
Credendo fermamente che i giovani siano una risorsa preziosa
da educare, accompagnare nella crescita e valorizzare come
cristiani e cittadini, ANSPI nasce nel 1963, sulla scia dello Spirito
che guidava il Concilio Vaticano II, come associazione civile ed
ecclesiale a servizio di oratori e circoli giovanili, sotto la guida
illuminata di Monsignor Battista Belloli. Fondamento costitutivo
dell‟associazione è il principio dell‟educazione integrale e suo
compito primario è quello di aiutare ed accompagnare le
nuove generazioni nel cammino verso l‟età adulta, perchè non
sia un luogo di solitudine ed autoreferenzialità ma una terra di
fraternità in cui l‟uomo, nella relazione con l‟altro, sia
responsabile del bene comune e artefice della comunità, per
usare le parole di Don Bosco perchè i nostri giovani vivano “da
buoni cristiani ed onesti cittadini”. L‟attuale presidente
nazionale, don Vito Campanelli, ha traghettato l‟associazione
nel duplice sforzo di riorganizzare a livello statutario i
riconoscimenti ecclesiali e civili dell‟associazione e di attivare
importanti progetti formativi per gli oratori e i circoli giovanili,
proprio in nome della formazione integrale della persona,
avendo la stessa cura per l‟ambito ecclesiale e quello civile,
nella convinzione che un giovane può diventare un onesto
cittadino perchè è un buon cristiano, esclusivamente sul
modello di Cristo.
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Passione educativa, educazione integrale e pastorale
integrata: queste le coordinate che guidano l‟ANSPI nel suo
servizio agli Oratori e che sono le linee guida per
accompagnare i giovani ad uscire da un triste, vuoto e solitario
pessimismo verso un modo di vivere adulto e consapevole al
servizio del bene comune, in famiglia, nel gruppo e sul territorio.
La passione educativa è la passione di una comunità che
coinvolge animatori, catechisti, genitori, nonni, ragazzi e giovani
in un progetto rivolto a tutti e declinato secondo le rispettive
specificità. Dal momento che << l'educazione è strutturalmente
legata ai rapporti tra le generazioni >>,(Conferenza Episcopale
Italiana, EDUCARE ALLA BUONA VITA DEL VANGELO, n°12),
l‟Oratorio, luogo principe di incontro e scambio fra le
generazioni, è sicuramente spazio, occasione e mezzo di
educazione. L‟Oratorio ci chiede passione perchè non
domanda solo una presenza fisica ma chiede di esserci con
tutto noi stessi; ci chiede d‟ aprire le braccia al massimo, di
sporcarci le mani, di correre, di pensare, di ridere; domanda
dove siamo quando non ci trova; chiede di prendere con
passione la parola “servizio” e di renderla inequivocabilmente
possibile sempre. Ma poi l‟Oratorio ci restituisce passione per la
vita, facendoci scoprire e sperimentare le nostre attitudini e ci
ricorda come l‟educazione non sia un qualcosa di teorico ma
qualcosa di profondamente concreto che coinvolge tutte
l‟animo umano. La relazione educativa positiva che si genera in
Oratorio è in grado di trovare costantemente percorsi nuovi per
avvicinare anche chi in Chiesa fa fatica ad entrare ed è una
risposta concreta a quella sfida educativa più volte richiamata
anche nei recenti documenti ufficiali della Chiesa Italiana.
Rappresenta un “collaudato esempio” di impegno che ben si
affianca, senza sostituirsi, ad altre istituzioni primariamente
deputate ad assolvere tale compito e si poggia sulla
consapevolezza che solo attraverso i giovani la società si
rigenera. Questo è il motivo per cui in Oratorio è possibile
incontrare davvero tutti: dal fanciullo al giovane o al nonno, dal
praticante al frequentatore occasionale e persino a chi non ha
fede oppure è di un‟altra fede (italiano o straniero che sia), da
chi cerca proposte forti a chi apparentemente non cerca nulla:
così si avvicinerà l‟adulto responsabile e il giovane motivato al
servizio, accanto al ragazzo incrociato solo per il torneo di
calcetto. Ebbene, sono proprio queste le occasioni di incontro
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dalle quali partire per costruire una relazione, un legame,
un‟amicizia; ed è in questa trama relazionale che si riconosce
l‟Oratorio. << Siamo così condotti alle radici dell'emergenza
educativa, il cui punto cruciale sta nel superamento di quella
falsa idea di autonomia che induce l'uomo a concepirsi come
un ''IO'' completo in se stesso, laddove, invece, egli diventa ''IO''
nella relazione con il ''TU'' e con il ''NOI''. >>, (Conferenza
Episcopale Italiana, EDUCARE ALLA BUONA VITA DEL VANGELO,
n°9). L‟Oratorio come luogo di relazione accompagna la
crescita del giovane perchè, nella relazione con il TU, possa
crescere come IO ed affrontare la vita da protagonista.
Negli ultimi tre anni di attività dell‟ANSPI in Umbria questa
passione educativa si è tradotta in più di 60 incontri di
formazione a vari livelli, per educatori, animatori, catechisti,
operatori d‟Oratorio di tutte le Diocesi, coinvolgendo oltre 2.000
ragazzi ogni anno. Questo fiume di giovani sono disposti ad
investire il proprio tempo per imparare a stare al servizio
dell‟altro a 360°, dall‟aiuto compiti all‟attività estiva o invernale,
dal labOratorio teatrale o musicale alla danza o all‟animazione
sportiva. Solo nell‟ultimo anno i giovani animatori umbri hanno
prestato servizio, nell‟attività estiva ed invernale, a più di 7.000
bambini in 110 Oratori umbri. Ecco che i nostri giovani sono,
concretamente e di fatto, una risorsa molto preziosa per il
territorio e, di certo, anche se in modo più o meno
consapevole, artefici del bene comune e della comunità.
Inoltre, in aggiunta alla risposta così forte e massiccia alla
proposta formativa offerta agli Oratori da ANSPI in
collaborazione con il Coordinamento Oratori Umbri e il Servizio
Regionale di Pastorale Giovanile, l‟Università degli Studi di
Perugia ha istituito per l‟anno 2012 un Corso di Perfezionamento
in Progettazione, Gestione e Coordinamento dell‟Oratorio, in
compartecipazione con ANSPI e CEU ( Conferenza Episcopale
Umbra), proprio perchè la specializzazione universitaria fornisca
metodi, tecniche e strumenti didattici adeguati a chi ormai
svolge una funzione sociale di grande rilievo, perchè lo spirito di
servizio, la capacità di accogliere l‟altro la volontà di fare il
bene, possano essere supportati da un‟adeguata preparazione
e specializzazione a livello culturale e sociologico. Gli obiettivi
del corso sono: perfezionare le competenze di base nella
realizzazione, gestione e coordinamento di un progetto
d‟Oratorio; migliorare le competenze psico-pedagogiche in
48
merito alla relazione educatore-ragazzo e far crescere le
competenze didattiche volte a promuovere la capacità di
progettazione, organizzazione e valutazione del setting
educativo; ampliare le conoscenze socio-antropologiche del
contesto territoriale, istituzionale ed ecclesiale che gravita
intorno all‟Oratorio; definire le buoni prassi per l‟elaborazione di
percorsi formativi specifici, utili alla crescita delle figure
educative coinvolte nell‟attività. Gli iscritti per il 2012 sono stati
47 provenienti da tutta Italia.
L‟educazione integrale è per l‟ANSPI la proposta formativa
declinata per tutta la persona umana nelle diverse fasi di vita e
rivolta a tutti. In questo acquista senso la molteplicità di attività
e di ambiti d‟impegno che caratterizzano l‟ANSPI a livello
nazionale ma anche regionale e zonale: ogni proposta,
iniziativa o intervento è un abito da cucire su misura a chi lo
deve indossare, non può esserci una proposta preconfezionata
buona per tutti; tantomeno in Oratorio. Se è vero che molta
della capacità e potenzialità educativa espressa in Oratorio
poggia le sue fondamenta sulla solidità e la tipologia delle
relazioni che si instaurano, ciò significa che al mutare delle
persone e delle generazioni, inevitabilmente, cambierà la
relazione educativa e l‟Oratorio stesso, come testimonia tutta la
sua storia a partire da San Filippo Neri a Don Bosco e fino ai
giorni nostri. Ecco perchè nella nostra Umbria non abbiamo un
Oratorio uguale ad un altro: c‟è chi ha trovato la sua via di
comunicazione e di educazione attraverso l‟animazione
sportiva, chi ha espresso una spiccata vocazione alla solidarietà
e al volontariato, chi ha trovato nel sostegno e nella formazione
la sua identità, in affiancamento alle agenzie educative
primarie: ciascuno rispondendo alla personale chiamata di Dio
a farsi prossimo dell‟altro, a servizio del bene comune nel
territorio su cui insiste.
Tutti i progetti realizzati, coadiutavi e sostenuti dall‟ANSPI
nazionale e umbra negli ultimi anni, a partire dalla proposta
formativa
per
attività
invernale
ed
estiva,
alla
compartecipazione nel corso di specializzazione universitario,
agli incontri a carattere amministrativo e fiscale per
promuovere la legalità e la sicurezza in Oratorio, fino
all‟adozione di un unico sussidio per l‟attività estiva uguale in
tutte le diocesi umbre, non sarebbero stati possibili se non
49
attraverso una fitta rete di relazioni, scambi e condivisioni con la
Conferenza Episcopale Umbra, il Coordinamento Oratori Umbri
e il Servizio di Pastorale Giovanile, a livello regionale e
diocesano. La fiducia e la stima reciproca ha reso possibile
quanto abbiamo fin‟ora raccontato e lo ha concretizzato in
una segreteria che svolge funzioni di coordinamento e
raccordo fra gli oratori, tra la realtà oratoriale tutta e le istituzioni
territoriali, tra l‟ANSPI nazionale e le sue declinazioni zonali, con
un unico obiettivo comune: unire forze, risorse e specificità a
servizio dei giovani, nella convinzione che i ragazzi, vivendo in
Oratorio relazioni educative positive, possano esserne testimoni
in famiglia, a scuola, sul territorio e nella loro vita da adulti. La
relazione costruttiva tra persone è il motore che innesca la
crescita, perchè dallo scambio e la condivisione di idee e
progetti, verso un obiettivo condiviso, nasce e si persegue il
bene comune in famiglia come in oratorio, a scuola come nel
lavoro, nel privato come nel pubblico: accogliere la positività
della relazione educativa come opportunità di crescita significa
puntare sul nostro futuro e quello dei nostri ragazzi.
L'oratorio UNA storia di PASSIONE
La passione d‟Oratorio non ha tempo. Coinvolge bambini,
ragazzi, adolescenti, giovani, adulti, anziani. Come dicono i
vescovi negli orientamenti per il decennio, l'educazione è
strutturalmente legata ai rapporti tra le generazioni. E‟
innamoramento per la capacità di coinvolgere e di creare
entusiasmo, per l‟opportunità di mettere in campo relazioni
positive ed esperienze coinvolgenti. E‟ innamoramento per la
bellezza del fare insieme e del sentirsi “squadra”, per la gioia di
scoprire Gesù più vicino attraverso il gioco e la festa. Un
innamoramento che con il passare del tempo diventa amore
profondo, legame forte. E se non diventa amore rimane
comunque il ricordo di momenti indimenticabili, di quelle
interminabili ore passate a giocare in cortile, cantando insieme,
a scoprire di poter essere per gli altri importanti. La passione
d‟Oratorio è difficilmente descrivibile, come difficile è parlare
50
delle proprie emozioni e dei sentimenti che costantemente
vengono toccati da momenti memorabili e da grandi
improvvise crisi. Concreta e visibile è la scelta della passione
verso le nuove generazioni per prima cosa, prima di tutto il
resto, sempre sbilanciati verso i ragazzi e i giovani. Una passione
generativa incentrata sui giovani perché è attraverso i giovani
che la società si rigenera. L'oratorio ci lascia intravedere
“l‟educabilità di ogni persona a partire dal frammento”, ovvero
ammettere che in ognuno ci sia del buono in quanto figlio di
Dio. Ed è in questo concetto che l‟Oratorio praticamente
supera l‟annoso problema pastorale della soglia da tenere
bassa o alta, permettendo di contemplarle entrambe in un
medesimo sistema integrato. In Oratorio c'è posto per tutti:
bambino, giovane, adulto, praticante e non, che vive o no la
nostra fede, che sia italiano o straniero. Potrà accadere, ed
accade sempre più spesso, di vivere esperienze serie ed
importanti di interculturalità ed integrazione, perchè l'Oratorio è
sempre aperto a tutti e disposto ad accogliere ed aiutare tutti.
In Oratorio incontriamo intere famiglie perchè in esso
riconoscono un "porto sicuro" in cui far vivere un tempo giocoso
ma costruttivo e significativo ai propri figli, perchè grazie alle
iniziative organizzate per bambini e genitori anche gli adulti
possono ritrovarsi e vivere occasioni di confronto, di fraternità, e
di crescita condivisa con altre famiglie, uscendo così dal guscio
chiuso che molto spesso sono i nostri appartamenti; perchè, in
definitiva, individuano in esso un sostegno concreto alla
genitorialità. Siamo così condotti alle radici dell'emergenza
educativa, il cui punto cruciale sta nel superamento di quella
falsa idea di autonomia che induce l'uomo a concepirsi come
un ''IO'' completo in se stesso, laddove, invece, egli diventa ''IO''
nella relazione con il ''TU'' e con il ''NOI'', come ci ricordano i
Vescovi, laddove la relazione e il legame diventa punto di forza
per crescere bene insieme. La stessa storia dell'oratorio lo
dimostra, le rughe dei suoi 450 anni ci raccontano le infinite
relazioni nate e cresciute all'oratorio. Se ci riferiamo ai più
autorevoli testimoni dell‟oratorio, risulta evidente come tutto
51
abbia avuto origine a partire da un incontro. Lo è stato per San
Filippo Neri: il suo primo oratorio (siamo intorno al 1560) sorse in
un granaio posto sopra la navata della Chiesa di San Girolamo
della Carità, un granaio per stare insieme, per incontrarsi a
pregare e leggere la Sacra Scrittura in modo attraente, ma
anche per cantare e compiere opere di carità. L‟incontro con
“Pippo bono”, così amorevolmente soprannominato, cambiava
le persone che, stupite dalle sue stravaganze, erano poi
condotte all‟ incontro più vero. Ugualmente è stato anche per
don Bosco quando, come lui stesso racconta, tutto ebbe inizio
con uno “strano incidente”. Era l‟8 dicembre 1841. Nella Chiesa
di San Francesco d‟Assisi, don Bosco incontrò Bartolomeo
Garelli. Il sacrista della chiesa, si rifiutò di far servire messa a
Bartolomeo, ritenendolo un poco di buono, inseguendolo lungo
le navate della chiesa “con la canna che gli serviva per
accendere le candele”. Fu don Bosco ad impedire
l‟allontanamento di Bartolomeo, affermando che quel
giovanotto fosse suo amico. Senza dubbio, anche se
provassimo a leggere la storia del nostro oratorio avremmo da
raccontare il divenire di un incontro. Anche per me tutto nasce
da un'Incontro, un giovane un giorno mi ha bussato alla porta
della canonica cercando un aiuto per studiare, perché il suo
brutto comportamento a scuola gli aveva impedito di
continuare e doveva necessariamente ritirarsi: aiutato da alcuni
animatori questo giovane ha fatto si che l'oratorio sviluppasse la
sua vocazione di sostegno e di formazione. Sostegno e
formazione, due termini fondamentali nelle caratteristiche degli
Oratori dei nostri giorni: formazione integrale della persona e
sostegno alle agenzie educative primarie (famiglia e scuola)
nell'accompagnare ed aiutare i ragazzi a vivere lo studio come
un momento di crescita vera, importante, personale. Spesso
l'ambiente informale dell'Oratorio si è rivelato essere la carta
vincente per far aprire i ragazzi, coinvolgerli, motivarli di nuovo
allo studio e all'impegno scolastico, con risultati concreti, che si
sono rivelati nel tempo di grande aiuto a scuola e famiglie. Poi
ancora un altro incontro con una giovane che il tribunale dei
52
minori aveva affidato all' oratorio per "scontare" la messa alla
prova
dopo
un
reato
commesso,
questa
ragazza
probabilmente sarà la futura coordinatrice dell' oratorio in
questione. Incontri che cambiano la vita, che trasformano la
vita e che fanno risplendere il bene. Da qui l'incontro con le
istituzioni, dal tribunale dei minori, alla scuola, agli enti territoriali:
Regione, Comune e Provincia, con cui l'Oratorio collabora,
incarnando il principio di sussidiarietà che gli è proprio, a servizio
del territorio e della cittadinanza. Con l'aiuto e la collaborazione
delle istituzioni, a tutti i livelli, l'Oratorio riesce a programmare,
progettare e raggiungere obiettivi a volte impensabili. Il
contributo regionale per gli Oratori (dovuto alla Legge
Regionale n. 28 del 20/12/2004 recante il: “Riconoscimento e
valorizzazione della funzione sociale, educativa e formativa
svolta dalle parrocchie mediante gli oratori”) è stato un input
fondamentale per ridare forza e confermare nel servizio tutti i
volontari e gli operatori che credono nella funzione sussidiaria
dell'Oratorio in termini di assistenza al disagio, in termini di
accoglienza, in termini di aiuto alle famiglie nella funzione
educativa, come sostegno alla crescita e come luogo in cui far
nascere e sviluppare le proprie migliori attitudini. Per fare un
ultimo ma significativo esempio di come la realtà oratoriale sia
a sostegno dell‟impegno pubblico delle nostre istituzioni
dobbiamo necessariamente citare l‟attività estiva del GR.EST (
Gruppo Estivo ). Nel 2010 in Umbria oltre duemila bambini
hanno usufruito di questo servizio, indispensabile per centinaia
di famiglie nell‟impossibilità e incapacità, anche economica, di
trovare un luogo sicuro di educazione per i propri figli nel
periodo estivo; nel 2012 in tutta l'Umbria hanno partecipato
all'attività estiva degli Oratori oltre settemila bambini. La stessa
avventura evangelica è la narrazione di un incontro che ha
cambiato la vita ed è questo il motivo per cui l‟esperienza
oratoriale incide davvero: perché tocca la vita di una persona.
Va considerato che questa trama relazionale pone, però,
l‟oratorio nella condizione di un “equilibrio precario”. L‟oratorio,
infatti, non è sempre lo stesso, cambia così come cambiano le
53
persone, così come si alternano le generazioni e gli stessi
animatori. Ne abbiamo una chiara conferma nella famosa
lettera di don Bosco scritta a Roma nel 10 maggio 1884, nella
quale si affronta appunto il cambiamento avvenuto all‟ interno
dell‟oratorio di Valdocco. Alla familiarità dei primi tempi
subentra presto la stanchezza, la “musoneria”, la diffidenza.
Come mai, si domanda don Bosco? La risposta sta nel fatto che
è mutata la relazione, gli animatori che lui chiama i superiori
non sono più l‟anima della ricreazione. Persegue allora
nell‟interrogativo: “sono più buoni i giovani di adesso o quelli di
una volta?”. In realtà non sono cambiati i giovani, ma la
relazione: “causa di tanta diversità è che un certo numero di
giovani non ha confidenza nei Superiori. Anticamente i cuori
erano tutti aperti ai Superiori, che i giovani amavano ed
obbedivano prontamente”. Da questa testimonianza possiamo
trarre la seguente considerazione: la tenuta di un oratorio è
legata alla qualità delle relazioni che si creano. Anche da noi
l'Oratorio è una scuola di vita in continua evoluzione, il suo
legame col territorio lo porta a declinarsi in mille modi diversi,
ma il cuore del suo essere rimane immutato: chinarsi sulle ferite
e sul bisogno dei più piccoli, difendere, sostenere ed
accompagnare nella crescita chi troppe volte è lasciato solo,
farsi prossimo a chi è stato allontanato o abbandonato,
accogliere chi è stato scacciato; e fare tutto questo con il
sorriso, con la gioia, mettendo in moto la creatività e la fantasia,
per proporre e vivere insieme belle e positive esperienze di vita.
Anche questa è Umbria, la nostra Terra, fatta di campanili, fatta
di sogni che giorno dopo giorno edificano una società migliore,
fatta di persone buone che hanno a cuore le giovani
generazioni, che vivono crisi e delusioni, ma che hanno la forza
di rialzarsi insieme e ripartire per costruire un Oratorio a misura di
casa, dove la passione per il bene, gli incontri e le relazioni siano
quell'antico ma sempre acceso focolare attorno al quale tutti
possiamo prendere posto e condividere la vita, in un luogo
caldo e illuminato.
54
ASSOCIAZIONE NAZIONALE FAMIGLIE NUMEROSE
SEDE REGIONALE UMBRIA
Via Pergolesi, 75 06132 SAN SISTO (PG)
Coordinatori regionali per l’Umbria
Vincenzo e Sarah Aquino tel. 075-5289150 cell.346-3924650
e-mail: [email protected]
Coordinatori provinciali Perugia
Giovanni e Mimma d‟Andola Tel. 075-5054325 cell.338-6926205
[email protected]
www.famiglienumerose.org
Quando nasce e quanti siamo?
Nasce a Brescia nel settembre 2004, dall‟incontro casuale di 2
papà in un supermercato. Dopo pochi anni conta già oltre
14.000 famiglie iscritte in tutta Italia (circa 500 famiglie in
Umbria).Si è imposta all‟attenzione dei media e delle istituzioni
e, in stretta collaborazione con il Forum delle associazioni
familiari, l‟ANFN è diventata un interlocutore autorevole per ciò
che riguarda le politiche familiari.
Chi siamo?
Abbiamo almeno 4 figli, tra naturali, adottivi o affidati. Siamo
quelli che non hanno la Cinquecento, perché non ci staremmo
tutti; quelli che moltiplicano seggiolini per auto, letti a castello,
tricicli e biciclette, tasse scolastiche, libri, quaderni, regali di
Natale e compleanno; quelli che non vengono invitati spesso a
55
cena dagli amici, perché in casa degli amici tutti non ci
staremmo; quelli che la congiuntivite e l'influenza ce la
passiamo l'un l'altro e dura due mesi, quelli che non possono
andare coi figli al cinema perché costa parecchio occupare
due file intere della sala. Eppure, nonostante le difficoltà, siamo
quelli che vivono impagabili momenti di allegria, di dolcezza, di
letizia, di festa, di preghiera, di consolazione, di conforto, di
dialogo, momenti che quotidianamente colorano la nostra
famiglia.
Cosa vogliamo fare?
Sentiamo forte l'esigenza di far nascere una famiglia di famiglie,
nella quale, come in ogni famiglia, ognuno ha un ruolo e lo
svolge con amore, pazienza, disponibilità, solidarietà a favore
degli altri. Desideriamo conoscerci, raccontarci, scambiarci
idee e riflessioni; mettere le singole capacità a disposizione delle
altre famiglie. Desideriamo creare gruppi di acquisto solidali,
banche del tempo, mercatini dell'usato, scambiarci
informazioni su quanto fanno le Amministrazioni pubbliche a
favore delle famiglie numerose, in altre parti d‟Italia, affinché il
maggior numero di famiglie possibile possa accedere a
condizioni di vita più dignitose; avanzare proposte in ambito
fiscale e tributario, a livello nazionale e locale: alcune tariffe
come quelle delle utenze domestiche (luce/acqua/gas/tassa
sporco) o alcuni servizi (abbonamenti autobus/mense
scolastiche/gite e viaggi di istruzione/libri e iscrizioni scolastiche)
sembrano fatte apposta per punirci di aver donato all'Italia
splendidi bambini, i nostri. Vogliamo promuovere e
salvaguardare i diritti delle famiglie numerose, sostenere la
partecipazione attiva e responsabile delle famiglie alla vita
culturale, sociale, politica alle iniziative di promozione umana e
dei servizi alla persona. Vogliamo promuovere adeguate
politiche familiari che tutelino e sostengano le funzioni della
famiglia e dei suoi diritti, come riconoscimento del ruolo sociale,
educativo e formativo che questa svolge per la società.
Vogliamo dire che ci siamo, e siamo felici di esserci !
I nostri valori:
Famiglia come Comunità di Amore
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Matrimonio:"Uomo e donna li creò" atto di nascita della famiglia
e reciproco impegno di fronte alla società;
Accettazione reciproca: capacità di vedere il coniuge non
come qualcuno che limita il rapporto ma che lo valorizza e lo
rende unico e completo;
Adesione spirituale: ricerca della Verità e di quei valori sui quali
orientare le proprie azioni per realizzare un progetto di vita
comune;
Condivisione: capacità di mettere in comune tutti gli aspetti
della vita per realizzare l'unione tra i componenti della famiglia;
Amore coniugale: capacità di donare se stessi all'altro/a in
piena libertà, senza costrizioni economiche o sociali;
Fedeltà: esclusività e unicità del rapporto coniugale;
Indissolubilità: segno indelebile dell'amore nella vita dei coniugi;
Fecondità: apertura alla vita come realizzazione dell'amore
coniugale non fine a se stesso;
Impegno: l'amore non può mai essere dato per scontato; per
esistere ha bisogno di essere alimentato perché l'amore non è
già fatto, si fa.
Famiglia come Istituzione Sociale
Accoglienza: capacità di accettare un nuovo componente
della famiglia sia esso figlio, naturale, adottivo o affidato,
genitore, diversamente abile o straniero;
Solidarietà: capacità di farsi carico dei problemi di tutti i
componenti della famiglia e della società;
Fraternità: capacità di elaborare rapporti interpersonali basati
sull'uguaglianza e sull'amore reciproco;
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Dialogo: capacità di relazionarsi fra diversi (uomo-donna,
genitori-figli, giovani-anziani) cogliendo nell'altro una unicità di
incontro;
Servizio: capacità di mettersi a disposizione degli altri per la
realizzazione di obiettivi individuali e collettivi.
Famiglia come soggetto per la crescita del bene comune
Generare: capacità di dare la vita a nuovi cittadini;
Educare: capacità di trasmettere i valori della convivenza civile,
della appartenenza ad un popolo e del rispetto della legalità;
Formare: capacità di crescere nuovi cittadini a servizio dello
sviluppo economico, sociale, culturale e morale della società;
Tutela del patrimonio immobiliare:
capacità di mantenere in efficienza l'immobile proprio o in uso
della famiglia;
Erogazione di Servizi alla persona: capacità di assolvere ai
fondamentali bisogni di tutti i componenti, in alternativa o
integrazione con le strutture pubbliche.
I nostri progetti:
Banco alimentare:Abbiamo attivato nel Comune di Perugia e di
Foligno due centri di distribuzione periodica di alimenti,
indumenti ecc. per le famiglie associate più in difficoltà gestite
da famiglie volontarie, grazie alla collaborazione con il Banco
alimentare dell‟Umbria e del Comune di Perugia che ci ha
messo a disposizioni i locali.
Convenzioni:
Abbiamo stipulato numerose convenzioni per l‟acquisto di beni
e servizi, riservate ai nostri associati dietro presentazione della
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nostra tessera, con supermercati, negozi, agenzie di viaggio,
ristoranti, studi medici, associazioni sportive ecc.
Segreteria associativa:
Abbiamo istituito una segreteria associativa gestita da famiglie
volontarie, che funge da centro di ascolto per le famiglie,
informazioni per bandi, contributi, agevolazioni ecc. su tutto ciò
che riguarda le famiglie.
Rapporti con le istituzioni
Stiamo organizzando un osservatorio permanente sulle politiche
familiari attuate nei comuni della nostra regione composto da
famiglie delegate residenti nei più grandi comuni Umbri, che si
confronteranno con gli amministratori locali per promuovere
maggiori politiche familiari, e per dare impulso all‟introduzione
del “Fattore famiglia” come nuovo sistema di calcolo per le
tariffe sui servizi, che tiene conto maggiormente dei carichi
familiari di ciascun nucleo.Inoltre, insieme alla collaborazione
con il Forum delle associazioni familiari dell‟Umbria, ci
adoperiamo affinché la regione dell‟Umbria realizzi la piena
attuazione della nuova Legge Regionale n°13/2010 "per la
promozione e la tutela della famiglia".E‟ possibile iscriversi
all‟associazione anche da parte di famiglie che hanno meno di
4 figli in qualità di soci sostenitori. Tale adesione, oltre a
rafforzare l‟associazione stessa, dà accesso a tutto quanto è
previsto per i soci ordinari.
LA FAMIGLIA AQUINO CON I SUOI 11 FIGLI
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ASSOCIAZIONE AQUILA – FAMIGLIE PER L’AFFIDO
Presidente :Gabriella Marino
Tel. 075/9662251 - Cell. 339/7778407
Vicepresidente e Segretario:Francesco Berardi
Segreteria: Tel. 075/32316 - Cell. 335/1200921
internet: www.associazioneaquila.it
L‟Associazione AQUILA Onlus è una giovane associazione
costituita da laici e si ispira ai valori del Vangelo ed alla
spiritualità propria della Casa della Tenerezza di Perugia. E' stata
istituita nell‟anno 2007 da alcune famiglie che avevano fatto un
percorso spirituale e formativo durato 2-3 anni con Don Carlo
Rocchetta teologo e fondatore della Casa, divenuto poi guida
spirituale dell'associazione. E‟ composta da circa una ventina di
famiglie iscritte, di cui 7 famiglie stanno facendo affido.
Collabora con gli enti istituzionalmente preposti all'affido quali
ad esempio i servizi sociali dei Comuni del territorio; è iscritta al
Cesvol di Perugia, con il quale ha organizzato un Convegno
formativo e informativo il 26 maggio 2012; al suo interno si
avvale della collaborazione di alcuni consulenti, quali
un‟assistente sociale, una psicoterapeuta e vari legali. Come
attività dell‟Associazione c‟è un‟alternanza tra incontri mensili di
natura “tecnica” formativi-informativi a livello generale tenuti
da esperti (giuristi, psicologi, assistenti sociali, ecc), incontri più
personalizzati nel gruppo di “auto-mutuo-aiuto” e incontri
“spirituali” per rigenerare costantemente le motivazioni che
portano tutti i membri a promuovere ed a praticare l‟affido.
L‟affido familiare rappresenta il principale campo di impegno,
ma l'associazione si occupa
anche di genitorialità ed
accoglienza, alla quale, in questi anni hanno dato il loro
contributo varie figure professionali e di volontariato come
assistenti sociali del territorio e del GOA, giudici del tribunale,
rappresentanti di altre associazioni, famiglie con molti anni di
affido alle spalle, psicologi , ecc.
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Gli incontri si svolgono prevalentemente alla Casa della
Tenerezza o al Mater Gratiae di Montemorcino in Perugia, il
sabato pomeriggio o nella giornata di domenica.
L‟associazione ha dei Santi Patroni (San Giuseppe padre
putativo di Gesù e San Girolamo Emiliani) e una bimba (Giulia)
che aveva una gravissima disabilità ed era stata presa in affido
da una famiglia dell‟associazione: adesso è in Cielo ma siamo
certi che intercede per noi.
Che cos’è l’affido.
L'affido familiare è un istituto dell'ordinamento civile italiano e si
basa su un provvedimento temporaneo (è previsto un massimo
di 24 mesi secondo la legge) che si rivolge a bambini e a
ragazzi fino ai diciotto anni di nazionalità italiana o straniera,
che si trovano in situazioni di instabilità familiare. Grazie
all'affido, il minore viene accolto, per il tempo necessario
perché la famiglia d'origine risolva le sue difficoltà, presso
una famiglia che si è resa disponibile e ha ottenuto l'idoneità
all'affido. Queste difficoltà possono avere varie motivazioni:
lavoro, malattia, separazioni e nei casi più gravi trascuratezza o
violenza. L'affidamento è dunque un servizio di aiuto e sostegno
creato nell‟ottica della tutela dei diritti dell‟infanzia, garantendo
al minore il diritto a crescere in una famiglia che possa
soddisfare le sue esigenze educative e affettive, in grado di
rispettare i suoi bisogni, in riferimento alle caratteristiche
personali e familiari e alla sua specifica situazione di difficoltà. In
Italia l'affidamento è disciplinato dalla Legge n. 184 del 4
maggio 1983 che è stata poi modificata dalla Legge n. 149 del
28 marzo 2001. Intorno all'affido ruotano varie figure: bambino,
genitori affidatari ed i servizi come assistenti sociali, psicologici
nonché, in alcuni casi, anche il Tribunale dei minori.
Accogliere in casa un bambino con un vissuto talora difficile,
talora doloroso alle spalle è un‟esperienza che richiede senso di
responsabilità e determinazione ed è un percorso di crescita
non solo per il bambino ma anche per la famiglia che lo
accoglie, sia genitori che figli naturali. E' una concreta
opportunità di offrire il proprio sostegno sia direttamente al
bambino, che indirettamente alla sua famiglia. Bisogna
considerare che, creare nuovi legami affettivi, in un momento
di difficoltà, aiuta il bambino a non sentirsi solo e abbandonato,
61
evita blocchi psicologici con conseguenze per tutta la vita e,
dal punto di vista spirituale, lo aiuta a non fargli perdere la
speranza nel futuro. Si distinguono in genere due tipi di affido:
 Affido residenziale: il bambino/a vive stabilmente con la
famiglia affidataria;
 Affido parziale: il bambino/a sta con la famiglia affidataria,
per alcune ore del giorno prevalentemente il pomeriggio o
nei fine settimana o nei periodi di vacanza.
Perché fare AFFIDO :
 Perché ogni figlio ha diritto alla Tenerezza, e cioè di essere
amato, di sentirsi accolto e desiderato quindi ad avere delle
figure genitoriali di riferimento anche se non biologiche
perché la famiglia è il luogo naturale per la crescita
psicofisica di un bambino. Da studi fatti in istituti è emerso
che senza l'affetto di figure genitoriali di riferimento i bambini
piccoli prima rallentavano la crescita, poi avevano notevoli
problemi psicologici, comportamentali e relazionali,
arrivando anche a perdere il desiderio di vivere.
 Perché la genitorialità non è riconducibile al solo
accadimento biologico ma è anche spirituale, di relazione e
comunicazione, una presenza affettiva ed effettiva che si
esplica giorno per giorno nella quotidianità.
 Perché arricchisce tutti sia chi lo fa, sia chi lo riceve: studi fatti
da psicologi su famiglie dove uno dei figli aveva dei
problemi o fisici (disabilità) o psicologici (traumi), hanno
evidenziato che al di là di difficoltà di ordine pratico che si
creano, gli altri figli/fratelli che apparentemente sembravano
avere meno attenzioni, con la crescita erano più maturi e più
responsabili rispetto ai loro coetanei, e diventati adulti hanno
avuto in percentuale più successo nella vita.
 Perché dal punto di vista morale e spirituale, questo tipo di
esperienza ci aiuta ad allargare lo sguardo e a considerare
che, dopo tutto, tutti i figli sono in “affido”, anche i nostri figli
o quelli adottati, perché quando raggiungono la maggiore
età, secondo la legge sono liberi di vivere la loro vita. Tutti i
figli, quindi,da quando nascono vanno amati, curati, protetti,
difesi ed aiutati a crescere per raggiungere la maturità e la
indipendenza, perché realizzino il “loro” progetto di vita
62





sapendo che i genitori non possono arrogare diritti o pretese
sul loro futuro. Come fanno per esempio le aquile ( da cui
abbiamo preso il nome della nostra associazione) che ad un
certo punto lasciano i loro piccoli in volo per farli imparare a
volare da soli.
Perché si creano legami di affetto che in molti casi
continuano al di là dell'affido vero e proprio e che
comunque sono determinanti e a volte decisivi nel vissuto
del bambino.
Perché ci sono molti bambini che non hanno la possibilità di
crescere in una famiglia e sono ospiti di case-famiglie per
troppo tempo per carenza di famiglie nel territorio disponibili
all'affido.
Perché c‟è anche un risvolto economico: le case famiglia e
simili non solo non sono adatte ad una permanenza
prolungata, ma costano economicamente molto di più alla
collettività (anche 100 € al giorno a bambino) rispetto ad
una famiglia che ha un bambino in affido che comunque ha
un rimborso spese e una specie di assegno familiare.
Perché l‟affido non è solo un grande atto di Carità (MT 18, 56.10 /MC 9, 36-37/ LC 9, 47-48), ma testimonia la cultura della
convivialità e della solidarietà, in cui i figli sono riconosciuti
portatori di diritti fondamentali e la loro crescita riguarda
tutta la società come dice un proverbio africano: “Per
educare un bambino ci vuole un intero villaggio”.
Perché i figli rappresentano il futuro della nostra società.
Proposte
L'obiettivo della nostra associazione è di aumentare il numero di
famiglie disponibili all‟affido e dare sostegno a chi lo fa con una
rete di famiglie e di esperti, ed anche di diffondere questa
cultura nei vari ambiti del vissuto sociale: scuole, parrocchie,
gruppi, movimenti, associazioni e Istituzioni varie attraverso una
campagna di sensibilizzazione con incontri di vario genere sia
formativi, informativi che individuali.
Desideriamo invitare tutte le famiglie che hanno già figli ad
informarsi più profondamente di cosa è l'affido e non limitarsi ad
uno sguardo superficiale. Molte famiglie sono potenzialmente
idonee per fare affido ma non lo sanno perché pensano che
l'affido riguardi solo famiglie “speciali” o di “supereroi”.
63
ASSOCIAZIONE CASA MARIA ED ELISABETTA – ONLUS
Giovanni e Mimma D’Andola
Via A.Fleming,11 06129 – Perugia
Tel e fax 075-5054325 Giovanni 338-6926205
Mimma 349-5092447 e-mail [email protected]
Siamo un insieme di famiglie e di persone singole, provenienti
da diverse esperienze. La diversità delle nostre famiglie e la
peculiarità di ogni singola persona, ci ha fatto riflettere su come
tutte queste risorse si possono mettere a disposizione dei
numerosi bisogni che vediamo intorno a noi. Abbiamo
sperimentato negli anni il vantaggio di essere in rete e la
capacità di accoglienza e mutuo aiuto che ne scaturisce.
Abbiamo altresì sperimentato che possiamo essere una risorsa
non solo per noi stessi, ma anche per l‟ambiente che ci
circonda. Da tempo abbiamo cominciato ad aprire le nostre
case all‟ospitalità, cercando di rispondere alle necessità che di
volta in volta ci interpellavano. Fra le tante situazioni a cui far
fronte, ne abbiamo individuate alcune che ci stanno
particolarmente a cuore:
- Accogliere bambini in affido temporaneo.
64
- Dare la possibilità a ragazze/i, che vengono da fuori Perugia,
che hanno attitudine e buona volontà ma limitate possibilità
economiche, di frequentare l‟università.
- Accogliere ragazze/i che hanno bisogno, per un periodo
limitato di tempo, di allontanarsi da casa per trovare un luogo
tranquillo dove completare gli studi o avere un recupero
affettivo.
- Offrire un appoggio momentaneo, in attesa di una
sistemazione definitiva, a ragazze che desiderano portare
avanti una gravidanza inattesa, ma non ne hanno i mezzi.
- Offrire sostegno e ospitalità a chi ha un componente della
famiglia in ospedale, a seconda delle diverse situazioni e
necessità.
- Ospitare coppie in momentanea difficoltà o che
semplicemente hanno bisogno di uno stacco dalla routine.
- Offrire anche un sostegno a genitori soli.
Siamo una ONLUS che si mantiene con il nostro personale
contributo, con contributi specifici inerenti le attività svolte, con
le donazioni e varie forme di offerta da parte di sostenitori e
soprattutto con l‟aiuto di altre famiglie.
***
65
IL CAMMINO NEOCATECUMENALE DELL’UMBRIA
Alberto e Anna Cristina Merini
Il cammino neocatecumenale per la promozione della famiglia
Tra i numerosi doni che lo Spirito Santo ha suscitato per mettere
in pratica il rinnovamento voluto dal concilio, c‟è anche il
Cammino neocatecumenale che lo Statuto (approvato dalla
Santa Sede nel 2008) definisce un „itinerario di formazione
cattolica, valido per la società e i tempi odierni, che viene
offerto al servizio del vescovo come una delle modalità di
attuazione
diocesana
dell‟iniziazione
cristiana
e
dell‟educazione della fede‟. Nella nostra società secolarizzata
dove dilaga il relativismo, l‟individualismo e l‟indifferenza
religiosa c‟è bisogno di una nuova scoperta dei sacramenti
dell‟iniziazione
cristiana;
la
proposta
del
cammino
neocatecumenale è un catecumenato post battesimale che
ricostruisce la comunità cristiana e in particolare la famiglia,
come sottolineato da Giovanni Paolo II (Omelia 30 dicembre
1988) „Se si deve parlare di rinnovamento della società umana,
anzi della Chiesa come società degli uomini, si deve cominciare
dalla missione di dare testimonianza del Padre. La chiesa non
può compiere la sua missione nel mondo senza la famiglia e la
sua missione.‟ L‟avvicinare le persone alle acque del battesimo
ha permesso che il fiume di acqua viva che sgorga da Cristo
potesse ridare vita lungo le sue vie, rendendo possibile la
rigenerazione di tanti uomini e donne, la fioritura e la
ricostruzione di famiglie nella imponente fecondità di Dio Trinità
nella Chiesa. Nelle piccole comunità, in cui il cammino
neocatecumenale si è strutturato e intende vivere il mistero
della Santa Famiglia d Nazareth, ogni uomo e donna è stato
accolto nella sua specificità relazionale, senza essere assorbito
in modo indifferenziato; è stato pertanto, possibile riscoprire la
66
specifica vocazione all‟amore propria di ogni essere umano,
realizzata secondo le forme della vita consacrata e del
matrimonio. Le famiglie che si sono formate e quelle che si sono
ricostruite hanno potuto riscoprire la propria identità e la
specifica vocazione missionaria (Familiaris Consortio 17,
36,37,53) In tal modo si è venuta a costituire una autentica
pastorale familiare, attuata secondo lo spirito di Giovanni Paolo
II ( Familiaris consortio 73). Tre sono gli aspetti del Cammino
neocatecumenale che hanno contribuito a valorizzare la
famiglia come soggetto ecclesiale e sociale, attraverso
l‟itinerario di formazione cristiana post-battesimale.. In primo
luogo aver accompagnato un cammino di fecondità nelle
famiglie. La riscoperta della fecondità del battesimo per la vita
della coppia ha avuto uno dei suoi frutti più significativi nella
scoperta della santità dell‟atto coniugale nella vita degli sposi.
Visto come uno dei luoghi dove Dio agisce le famiglie hanno
vissuto il loro amore con una singolare apertura alla vita,
coscienti del loro essere collaboratori di Dio nel generare le
persone. L‟accoglienza senza riserve dell‟enciclica profetica
Humanae Vitae, in un momento di grande disorientamento
all‟interno della stessa chiesa, è stata da parte della famiglie
del cammino un‟autentica testimonianza per l‟intera chiesa,
mostrando che, al di là delle fragilità umane, delle difficoltà e
delle paure se c‟è una comunità viva che accompagna, è
possibile vivere ciò che la chiesa indica come specifico
cammino di santità della coppia. In secondo luogo aver
educato le famiglie alla preghiera, ogni giorno nella coppia,
nella partecipazione tutti insieme all‟eucaristia, ma in modo più
specifico in una liturgia domestica in cui tutta la famiglia la
domenica vive la celebrazione delle lodi, come uno spazio
dove favorire il dialogo con Dio in un dialogo familiare. In
questo modo la famiglia diventa autenticamente „Chiesa
domestica‟ (Lumen Gentium 11). La missione di trasmettere la
fede ai figli, (Dt 6,4ss) è un compito dato ai genitori, non
delegabile a nessun altro; il suo ambito privilegiato è nella
testimonianza dei genitori che aiutano i figli a capire la rilevanza
della parola nella propria storia, spiegare il significato degli
avvenimenti con “l‟occhio di Dio”, far vedere la sua azione
salvifica nella vita concreta di ogni giorno, a partire dalle
esperienze vissute, personali e familiari. La relazione tra genitori
e figli aiuta questo ultimi anche nel loro modo di relazionarsi al
67
Padre, entrare in una relazione filiale con Lui riconoscendoLo
come autore del dono della vita e dell‟amore. E‟ questa una
delle ragioni del grande frutto di vocazioni che le famiglie del
cammino hanno saputo portare. In terzo luogo, nel contesto
della vasta secolarizzazione in atto soprattutto in occidente, il
Cammino ha saputo rendere „Dio presente‟ nella forma
singolare delle famiglie in missione (famiglie itineranti, missio ad
gentes, comunitates in missione). La realtà del mistero di Dio
amore che vive in sé un mistero di comunione e che esce da sé
in missione per introdurre l‟uomo nella sua comunione, si fa
presente in una comunione umana, la Santa famiglia di
Nazareth che attraverso la chiesa giunge tramite le famiglie ad
ogni uomo. Le famiglie in missione insieme (genitori e figli)
portano nelle parrocchie e nel mondo la testimonianza di ciò
che è la famiglia, con le sue difficoltà ma soprattutto con la
speranza. La testimonianza che portano è quella della Trinità in
missione, cioè dell‟amore di Dio Trinità per l‟uomo. La famiglia
fondata sul matrimonio di un uomo e una donna per la
promozione del bene comune. Dalla convinzione che il mondo
ha bisogno di testimonianza è nato il sostegno offerto dal
cammino neocatecumenale per la promozione del Family Day
del 2007, con la convinzione di aiutare tutti a comprendere
l‟importanza della famiglia fondata sul matrimonio per ogni
uomo e per la società intera. Prima ancora di essere cattolici è
profondamente
sentita
la
responsabilità
di
cittadini,
preoccupati di salvaguardare la “res publica”; non si può
avallare la concezione di famiglia intesa burocraticamente
come un aggregato di individui che vivono sotto uno stesso
tetto. Nella legislazione nazionale, regionale, comunale è
doveroso usare le categorie linguistiche giuridiche appropriate.
Se parliamo di famiglia in Italia, intendiamo quella costituzionale
(art. 29), approvata da tutti i rappresentanti politici, istituzione
naturale, originata dal matrimonio fra un uomo e una donna e
chiamata a rinnovare una discendenza, istituzione intermedia
tra la persona e la società, bene e fondamento della stessa
che garantisce la crescita dei figli come persone libere e
responsabili. La famiglia così intesa è una risorsa per la persona
e una risorsa per la società.I sociologi, (cfr. P. Donati, Perché la
famiglia?, Cantagalli) a proposito della famiglia, affermano che
essa non esiste per tutelare l‟interesse privato dei suoi
componenti né per essere un‟associazione di mutuo soccorso
68
ma è una realtà originaria in cui emerge la dimensione propria
di ciò che è specificatamente umano, cioè la relazione come
relazione di amore. Il fenomeno strutturale familiare, presente in
ogni tipo di società non poggia né sui sentimenti (instabili,
ambivalenti, momentanei..) né su un dato psichico ma su un
dato di fatto relazionale. La famiglia è un principio
antropologico cioè non è riconducibile ad un dato di
consanguineità biologica(anche se nel gioco delle generazioni
tale dato è di massimo rilievo), né ad una mera dimensione
storico-culturale (pur vivendo ovviamente nella storia e nella
cultura), ma appartiene alla struttura costitutiva dell‟essere
dell‟uomo. Ciò significa che è nella famiglia e attraverso la
famiglia che l‟uomo acquisisce e porta a compimento la
propria identità personale e più generalmente umana che è
un‟identità relazionale. Infatti l‟identità personale si costruisce in
un processo di socializzazione che inizia nella famiglia in cui
l‟apprendimento dell‟individuo non si basa sulla interiorizzazione
di quanto gli viene proposto o detto ma sulla elaborazione e
interpretazione personale della sua esperienza. Ciò che il
bambino, fanciullo, ragazzo interiorizza sono le relazioni per lui
significative ed in primis le relazioni tra il padre e la madre. Se la
famiglia si fonda su simboli stabili ben distinti e capaci di essere
elaborati(il matrimonio come legame duraturo e responsabile,
socialmente approvato e pubblicamente riconosciuto;la
relazione con il padre e la madre che hanno ruoli differenti ma
sono legati da una reciprocità che si rinnova,la relazione con i
fratelli e le sorelle, con il gruppo parentale..) si sviluppa una
personalità equilibrata e un senso di appartenenza con valenze
positive. Quando questi punti di riferimento sono frantumati o
deviati lo sviluppo dell‟identità si blocca e l‟individuo non sarà
più in grado di realizzare le sue capacità di maturazione e di
autonomia, o lo sarà a prezzo di grosse difficoltà. La famiglia
fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, cioè su un
legame stabile, affidabile, pubblico in cui c‟è un‟assunzione di
responsabilità dei diritti e dei doveri, promuove una società a
dimensione umana e questo valore della famiglia deve essere
riconosciuto.
La prima funzione sociale della famiglia così intesa è quella di
produrre la fiducia nel mondo e nella vita. Una famiglia che
sceglie di mettere al mondo dei figli e si impegna ad educarli
69
assicurando relazioni stabili, è un segno di speranza e fiducia nel
nostro mondo contrassegnato da “un inverno demografico”,
dal ripiegamento narcisistico su di sé. Una seconda funzione è
la capacità di promuovere nella società il senso del legame
con gli altri e il senso del bene comune. La nostra società non
può vivere solo di rapporti contrattuali, c‟è bisogno di una
società pervasa da beni relazionali quali la fiducia,la solidarietà,
la responsabilità con cui costruire relazioni basate sulla dignità
dell‟uomo. La famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e
una donna, rappresenta il luogo privilegiato per la produzione
di questi beni perché in essa si impara ad affrontare conflitti, a
negoziare i vari punti di vista nella prospettiva di un obiettivo
comune , quello di costruire la cooperazione e la comunione.
Oggi si registra la tendenza a destrutturate la famiglia e a
ricondurla nella sfera del privato attraverso una profonda
soggettivizzazione delle relazioni di coppia e e di quelle tra le
generazioni, tendenza che rende difficile costruire quel minimo
di mondo comune su cui si fonda la sfera pubblica capace di
accrescere i livelli di civiltà. La stessa democrazia rischia di
andare perduta perché l‟indebolimento della famiglia fondata
sul matrimonio tra un uomo e una donna come istituzione
sociale ha comportato sempre il diffondersi di fragilità
psicologiche e sociali che prima o poi hanno condotto a forme
autoritarie del potere politico. Se si legittima una famiglia dai
confini dilatati o incerti o le forme più disparate di convivenza
quotidiana, in cui prevalgono gli interessi immediati e orizzontali
(di coppia) anziché generazionali, si va incontro a soluzioni
rischiose perché si rende problematico l‟orientamento degli
individui, si creano pesanti deficit nella formazione della
personalità, non si risponde alle esigenze di prevedibilità e
regolazione della società. In sostanza si lascia il futuro alla più
completa indeterminazione, dimenticando che la famiglia non
è un‟istituzione del presente ma è l‟istituzione fondamentale del
futuro quella su cui si gioca il destino di un‟intera civiltà. Si
sottolinea che l‟unico elemento che differenzia la famiglia
fondata sul matrimonio dalle coppie di fatto è non aver
contratto matrimonio. Ma questa non è la sola differenza che
“fa differenza”. Mancando l‟istituzione mancano i presupposti
sia di orientamento soggettivo che, come abbiamo visto, sono
fondamentali per la maturazione dell‟identità personale, sia di
attendibilità oggettiva che rendono organizzata, giusta e
70
ordinata una società. Le aspettative di ciò che può essere
comune ai membri di una famiglia di fatto(dai beni materiali
alle relazioni affettive)diventano vaghe e incerte. E‟ certamente
possibile che in una società possano esistere convivenze
familiari non istituzionalizzate,
ma una società non può
generalizzare e attribuire a queste forme che hanno una
struttura di per sé fragile la denominazione e il riconoscimento di
famiglia: sono altro. Occorre che il diritto e la società
provvedano a distinguerle e tutelarle separatamente attraverso
adeguate politiche sociali.Il dibattito odierno sul riconoscimento
delle famiglie di fatto e delle unioni omosessuali nasce dalla
confusione tra distinzione e discriminazione. Chi propone una
legislazione favorevole a questi tipi di unioni, confonde la
distinzione tra la famiglia fondata sul matrimonio e la famiglia di
fatto con la discriminazione di quest‟ultima. Ogni distinzione è
considerata una discriminazione che nega i fondamentali diritti
umani, laddove è invece della qualità delle relazioni che si sta
parlando. Il riconoscimento delle famiglie di fatto(al plurale),
legittimata in base ad un principio di uguaglianza nella dignità
umana si trasforma in un effetto perverso: l‟indifferenziazione
delle relazioni proprie della famiglia e quindi della perdita
secca del proprium di queste relazioni. L‟impatto sociale non è
trascurabile perché quando lo stato sociale pone a carico della
collettività degli obblighi che derivano dalla mancanza di
reciprocità e di responsabilità piena, si minano le basi del
tessuto sociale; si intende istituzionalizzare relazioni tra individui
basate sulla mera volontà personale stravolgendo i legami
relazionali propri della famiglia. Il matrimonio viene privato della
sua sostanza, ma paradossalmente si chiede il riconoscimento
delle coppie di fatto come forme familiari analoghe alla
famiglia. Il diritto deve garantire in primis la famiglia come
struttura istituzionale primaria di identificazione dell‟essere
dell‟uomo. Garantendo la famiglia il diritto rende normativo il
bene umano che già esiste. In conclusione il cammino
neocatecumenale, condividendo pienamente la proposta del
Sinodo diocesano che si riferisce alla famiglia ‟In questa
situazione nuova, segnata da un profondo cambiamento
culturale, “c‟è bisogno di un soprassalto di coscienza e di
coraggio per riproporre i valori della famiglia cristiana, senza
alcun timore, oportune et importune (2 Tm 4,2)‟ si pone al
servizio della chiesa diocesana per far riscoprire alla famiglia,
71
da un lato la sua identità di „Chiesa domestica‟ (intima
comunità di vita e di amore, in cui si educano i figli ai valori
umani e alle virtù cristiane e in cui si trasmette la fede) dall‟altro
la sua missione evangelizzatrice (custodire, rivelare e
comunicare l‟amore di Dio per l‟umanità e l‟amore di Gesù
Cristo per la Chiesa).
***
72
CENTRO FAMILIARE CASA DELLA TENEREZZA
Via S. Galigano 10, Perugia
Website: www.casadellatenerezza.it;
tel. 07545757; email: [email protected]
Chi siamo
Il Centro familiare Casa della Tenerezza è una comunità di
fedeli, di condivisione tra sposi, coniugi soli, famiglie, laici,
persone consacrate e un luogo di accoglienza e ascolto di
coppie in difficoltà. Il Centro è nato nel 2003 a Perugia per
l‟iniziativa di don Carlo Rocchetta e nove coppie, con
l‟approvazione prima temporanea di Mons. Chiaretti e poi
definitiva di Mons. Bassetti. Offre percorsi formativi e di sostegno
per le coppie e le famiglie, a livello locale e a livello nazionale.
La vita del Centro si struttura attorno ad una comunità di
famiglie e singoli che vive lo spirito evangelico secondo il
carisma specifico della tenerezza e secondo quanto illustrato
nel Libro di Vita. La comunità vive pertanto momenti giornalieri,
settimanali e periodici di preghiera, di formazione e di
condivisione.
Attività svolte
La comunità, inoltre, organizza un‟attività di servizio alle famiglie
nello spirito di quattro diakonie fondamentali: 1. Accoglienza,
accompagnamento e sostegno a coppie e famiglie, specie se
in difficoltà; 2. formazione spirituale; 3. Ricerca teologica, con
pubblicazioni periodiche sulle tematiche relative agli aspetti
essenziali della vocazione matrimoniale - familiare, sia sotto il
73
profilo dogmatico-pastorale che antropologico – etico; 4.
comunione, divenendo punto di incontro di quelle realtà
(Gruppi territoriali o Centri) nate dalle sue radici. La Casa della
Tenerezza diviene “Scuola di tenerezza” organizzando varie
“scuole di tenerezza” di durata annuale o biennale, che
intendono dare i contenuti fondamentali per impostare
correttamente la relazione di coppia affinché il matrimonio
divenga stabile e duraturo. I percorsi sono rivolti pertanto alla
formazione e all‟accompagnamento di fidanzati, giovani
coppie, separati
e coppie in difficoltà. L‟attività più
impegnativa è proprio quest‟ultima, l‟accompagnamento delle
coppie delle coppie, in particolare quelle in difficoltà (circa 500
coppie all‟anno): Don Carlo Rocchetta e altre coppie della
comunità, già consulenti familiari, accolgono quotidianamente
e settimanalmente i coniugi in difficoltà matrimoniale,
progettando per loro incontri individuali, di coppia e di gruppo.
La comunità, infatti, intende svolgere un servizio basato non
soltanto sulla compassione e condivisione verso tante coppie di
sposi che vivono le difficoltà di relazione, ma anche sulla
competenza che nasce approfondendo gli aspetti della vita
coniugale e familiare che possono costituire motivo di crisi e
acquisendo gli strumenti terapeutici utili al recupero della crisi.
L‟esperienza di 10 anni di attività ci consente di dire che, se
adeguatamente accompagnate e curate, più del 50% di
coppie superano la crisi e recuperano il rapporto coniugale,
ottenendo altresì anche grandi benefici sia sul benessere psicofisico dei coniugi che soprattutto sui figli. Sono quest‟ultimi,
infatti, a subire maggiormente i danni di liti e separazioni, come
la letteratura scientifica sull‟argomento ha ampiamente
dimostrato negli ultimi tempi. Se statisticamente la coppia
credente riesce più facilmente a superare la crisi, potendo
attingere a risorse spirituali decisamente utili, si può dire che la
coppia non credente può acquisire una adeguata capacità
relazionale per avviare un processo di vero e proprio riinnamoramento.
Proposte politico-sociali
È importante che si crei una cultura sociale volta a proporre, in
caso di crisi matrimoniale, percorsi di recupero e non soltanto la
separazione. Cosa si sta facendo per le famiglie separate e i
74
loro figli? La società civile deve poter offrire tutti i mezzi possibili
per specifici percorsi formativi e di consulenza, ai quali il Centro
potrebbe collaborare e offrire il suo sostegno: sarebbe
auspicabile pertanto istituire uno Sportello della Famiglia dove
la coppia possa incontrare, oltre che mediatori e legali, anche
consulenti che guidino ad un percorso riflessivo e duraturo. I
coniugi in crisi potrebbero così acquisire gli strumenti adatti per
decifrare i motivi reali delle loro difficoltà e soprattutto gli
strumenti critici per avere una valutazione quanto più oggettiva
possibile circa la loro situazione, lavorando su se stessi e sulla
relazione di coppia. Altrettanto importante sarebbe attivare dei
percorsi formativi per giovani coppie di sposi e conviventi: in
questo modo i partecipanti diverrebbero coscienti delle
criticità, fisiologiche o indotte, insite nella relazione di coppia e
al contempo sarebbero loro suggeriti gli espedienti (culturali,
comportamentali, psicologici, spirituali, …) per superare o
attenuare i motivi di dissidio. Un altro tema estremamente
importante, nel quale occorre rafforzare esperienze già presenti
sul territorio, è quello dell‟educazione dei genitori alla tenerezza,
attivando Scuole per genitori che affrontino i nodi critici della
relazione educativa in famiglia nel contesto sociale odierno.
Anche nell‟ambito del diritto e della pedagogia è essenziale
avviare una riflessione profonda circa il diritto del bambino alla
tenerezza. Questo diritto va garantito sia nelle famiglie unite
che in quelle separate. Se infatti si può smettere di essere
coniugi di fronte alla legge, non si smette mai di essere genitori
ed i figli hanno quanto mai bisogno di sentire certa la presenza
della coppia di genitori, sebbene nella situazione di non
convivenza. In questa stessa direzione occorre fornire ai giovani
e agli adolescenti categorie valide e orientate a costruire una
affettività solida, capace di impostare una valida relazione
amicale con i coetanei e ad indirizzare i propri legami affettivi
verso scelte piene e responsabili, che consentano di vivere in
futuro situazioni pienamente soddisfacenti. Tutte questa attività
andrebbe sponsorizzata con pubblicità e informazione. Occorre
infine formare i Formatori che si muovono nell‟ambito del
sociale, sensibilizzando una cultura a volte profondamente
individualistica e poco lucida nella percezione della
complessità della vita coniugale.
***
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COMUNITÀ MAGNIFICAT
c/o Complesso San Manno
via Fra Giovanni da Pian di Carpine, 63 06127 PERUGIA
tel. e fax 075.5057190
www.comunitamagnificat.org
La Comunità Magnificat nasce a Perugia nel 1978 sotto la cura
di Sua Eccellenza Mons.Lambruschini, riscoprendo attraverso la
grazia dello Spirito Santo la dignità di ogni battezzato.
Fin dall‟inizio si compone di cristiani di ogni età, famiglie,
giovani, adulti, anziani.
I laici che hanno riscoperto la grazia e la forza del battesimo
attraverso un Seminario di vita nuova, con catechesi, riflessioni,
condivisioni, hanno poi vissuto una esperienza personale
dell‟amore di Dio attraverso la “preghiera di effusione dello
Spirito Santo”.
Questa esperienza conduce a vivere una nuova preghiera
personale, una preghiera comunitaria settimanale, catechesi
sistematiche sulla Parola di Dio, un nuovo spazio attivo
all‟interno della Chiesa e della Parrocchia.
Fin dall‟inizio la Comunità si preoccupa della formazione
spirituale dei singoli. con ritiri, simposi e seminari in cui vengono
affrontate tematiche specifiche riguardanti le varie aree e stadi
della vita, con l‟intervento di esperti , teologi e docenti,
sacerdoti e laici.
Primo passo significativo: nel 1980 su promozione della
Comunità Magnificat nasce la Scuola di Teologia Leone XIII.
tuttora in funzione.
76
Nel suo primo decennio di vita Padre Raniero Cantalamessa
accompagna i passi della Comunità intervenendo con i suoi
insegnamenti.
Viene data fin dall‟inizio particolare attenzione alla cura
pastorale, seguendo le direttive della Chiesa. Nascono ben
presto nella Comunità vocazioni sacerdotali, religiose e
missionarie; si configura una comunità permanente di
consacrate: la Casa Agnus Dei.
Fin dall‟inizio viene posta una particolare cura verso la famiglia, i
giovani, la vita della coppia, dal fidanzamento al matrimonio,
dalle gioie e i doveri alle difficoltà e alle crisi della vita
coniugale.
Si prende a cuore la formazione umana e spirituale del singolo e
della coppia e si promuove la costruzione di relazioni solide di
amicizia e di amore nella grazia di Dio in un percorso comune
dove costruire la propria famiglia e trovare un sano stile di vita.
Per questo ambito intervengono psicologi, pedagogisti e
coppie che attraverso la loro vita, conversione e maturazione
trasmettono la propria esperienza mutuata da altre realtà e
cammini ecclesiali nella Diocesi, mettendosi al servizio della
pastorale diocesana della famiglia nonché del Forum delle
Famiglie sotto la supervisione del Vescovo.
Ciò che la Comunità Magnificat è oggi nella società e nel
mondo cattolico è un popolo in cammino, dentro i dettami
dalla Chiesa, con precise linee di comportamento o stile di vita,
Tutto questo percorso avviene seguendo annualmente un
“cammino spirituale” che viene impostato da una equipe di
responsabili e che guida i fratelli una tappa dopo l‟altra a
riflettere e mettere in pratica gli insegnamenti del Vangelo con
frequenti riferimenti dalle vite dei santi o dei padri della Chiesa.
Da sempre la Comunità in estate vive per un mese l‟esperienza
di campeggio al mare condividendo, preghiera, santa messa,
catechesi, giochi, scherzi, bagni, giochi, sole e spensieratezza in
un clima di famiglia “allargata”
Proprio per la cura spirituale che la comunità vive con ogni
individuo, nel corso degli anni la famiglia in primo luogo ne è
stata beneficata: figli riconciliati coi genitori, coniugi separati
che si sono ricongiunti ed hanno riscoperto il sacramento del
matrimonio, genitori che hanno riaccolto e amato figli difficili.
Non ultimo e significativo passo, gravidanze ad alto rischio sono
77
state portate a termine nell‟amore anche quando la vita della
madre era in pericolo con quella del nascituro, fratelli e sorelle
hanno vissuto la malattia e il passaggio della morte con serena
fiducia nel gioioso incontro dell‟abbraccio paterno di Dio
foto di S.Manno
***
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CIRCOLO LA PIRA
[email protected]
SCHEDA DI PRESENTAZIONE DEL
«CIRCOLO GIORGIO LA PIRA»
PER UNA POLITICA DI UMANITÀ E DI SANTITÀ
 Costituzione: Il Circolo Giorgio La Pira si è riunito per la prima
volta il 25 marzo 2004 presso il Santuario della Madonna della
Misericordia di Ponte della Pietra in Perugia, ed è stato
approvato come Associazione privata di fedeli da Mons.
Gualtiero Bassetti il 2 aprile 2011.
 Membri componenti il Circolo: Giovani uomini e donne,
studenti e lavoratori residenti ed operanti nella città di
Perugia in numero di circa 25 elementi effettivi, ad oggi.
Alcuni di loro operano già in determinate formazioni politiche
ma avvertono la necessità di dare spessore etico al loro
servizio; altri invece nella volontà di mettersi a disposizione
della cosa pubblica, si dispongono ad entrare nell‟universo
culturale-politico muniti della formazione filosofico-teologicostorica di base. Altri, ancora, nella loro professione avvertono
l‟esigenza di possedere gli strumenti necessari per operare
responsabilmente nella costruzione di una società più giusta.
 Finalità: Il fine che il Circolo si prefigge è quello di formare
giovani che con una coscienza cristiana adulta e informata,
siano competenti delle cose che riguardano la dimensione
socio-politico-culturale della propria città per agirvi da
cittadini responsabili. Oltre questa attività interna il Circolo
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promuove nella e per la città convegni e percorsi formativi
su temi di attualità politica, economica, sociale.
 Percorso formativo: Prevede un incontro settimanale nel
quale è studiata la Dottrina Sociale della Chiesa attraverso
l‟analisi dei documenti del Magistero e di testi di
approfondimento della disciplina stessa
Il contributo dei cattolici alla politica locale: ipotesi e
opportunità
Quando si parla di cattolici e politica, occorre tenere come
bussola la dottrina sociale della Chiesa, quell‟«insieme di principi
di riflessione, dei criteri di giudizio e delle direttrici di azione» che
la Chiesa propone dal suo insegnamento. Tre livelli che
ineriscono l‟impegno dei cattolici per la cosa pubblica e che
hanno come faro la dignità della persona umana e il suo
sviluppo integrale, là dove integrale è inteso per tutto l‟uomo e
per ogni uomo. La novità insuperabile dell‟antropologia
cristiana consiste in questa integralità; per questo il primo
contributo che i cattolici, da cittadini, offrono al bene comune
è annunciare, difendere e promuovere una visione di uomo a
misura di tale integralità. Essa domanda innanzitutto politiche di
promozione della vita, soprattutto nelle sue fasi, o situazioni, di
fragilità e di debolezza, dell‟incremento di una rete solidale
capace di far perno prima che sull‟assistenzialismo, sulle
potenzialità che le persone, le famiglie, le associazioni, hanno a
disposizione di proprio, valorizzandole come patrimonio di tutti
per il bene di tutti. Secondariamente l‟integralità dello sviluppo
umano chiede di denunciare l‟insufficienza, l‟inefficienza, il
danno di tutte quelle politiche che hanno come oggetto
l‟uomo ad una dimensione. È sempre più urgente
un‟animazione
del
pre-politico
che
renda
ragione
razionalmente, della ricaduta dannosa per lo stesso tessuto
sociale, di tutte quelle politiche che ragionano di qualità della
vita solo dal punto di vista immanente e che si traducono,
infine, in precise scelte di bilancio là dove si parla di inizio e di
fine vita. La demografia umbra dice di una regione invecchiata
incapace di solidarietà con le nuove generazioni sempre più,
numericamente, esigue. Il ristagno economico ha anche
80
questa, tra le molteplici cause. A corollario del principio della
dignità della persona, vi è quello della sussidiarietà che
comprende il diritto-dovere della partecipazione. Enunciato
nella Quadragesimo anno di Pio XI nel 1931 durante l‟avvento
dei totalitarismi, è quel principio strutturale del sociale e del
politico del quale maggiormente ha bisogno l‟Umbria. In questo
ambito va detto che l‟economia umbra, così carente dal punto
di vista del sostegno sussidiario e della valorizzazione all‟iniziativa
privata, molto potrebbe avvantaggiarsi dall‟esperienza sociale
dei cattolici, i quali comprendono sussidiariamente la relazione
tra ciò che è statale e ciò che nasce dall‟iniziativa privata,
senza cadere nell‟equivoco di considerare, quest‟ultimo, di
interesse privato. L‟iniziativa privata, va detto, è sempre di
carattere pubblico con valenza sociale; pertanto entro una
corretta articolazione tra sussidiarietà e solidarietà, al cosiddetto
pubblico e al cosiddetto privato, è riconosciuta la medesima
funzione sociale. Si tocca qui la relazione tra sussidiarietà e
solidarietà come principio sociale ordinatore delle istituzioni. Se
la solidarietà è un terreno fattivamente più semplice di
collaborazione, di dialogo con le istituzioni, la sussidiarietà è
l‟ambito entro il quale strutturare la solidarietà stessa per porre
un correttivo all‟idea assistenzialistica di società che resta
estranea alla tradizione cattolica. Ritengo che nella nostra
regione, proprio la relazione tra sussidiarietà e solidarietà sia
l‟ambito nel quale i cattolici possono essere protagonisti di un
progetto economico e sociale nuovo che, affondando le radici
nel personalismo, renda giustizia del protagonismo della
persona sulla società: la società per l‟uomo e non viceversa. Il
contributo primario dei cattolici, si qualifica dunque a livello di
fondamenta strutturali dell‟assetto sociale, architettoniche,
direbbe il padre costituente Giorgio La Pira, architettura che
connota successivamente anche i criteri economici
dell‟amministrazione. Si pensi ai costi sociali della solidarietàassistenzialismo dei finanziamenti pubblici indiscriminati, a
pioggia, invece che a progetto. Un‟antropologia materialista e
individualista, del resto, non può far altro che generare una
società-massa e un‟economia sociale che, nel nome di un falso
egualitarismo, produce vere sperequazioni e ingiustizie sociali. Al
riguardo, non è possibile tacere la situazione delle famiglie, le
quali restano l‟ammortizzatore sociale principale, per non dire,
in tempo di crisi, l‟unico. Se da un lato, resta ferma la necessità
81
di non interrompere l‟animazione culturale circa i fondamenti
costituzionali dell‟essere famiglia, dall‟altro va valorizzata
l‟esperienza comunitaria ecclesiale declinata in termini di
sussidiarietà orizzontale. Il fare rete tra famiglie, l‟invenzione di
associazioni, di cooperative, di corpi solidali tra famiglie, di
forme creative di scambi e di micro-finanza inter-familiari,
restano un serbatoio di speranza e di intelligenza operativa
quanto mai necessaria in un tessuto sociale sempre più
frammentato, quando non atomizzato. Dal punto di vista della
solidarietà intergenerazionale, sempre più l‟Umbria sta
erodendo il suo tradizionale patrimonio; l‟insistenza nel voler
riconoscere forme differenti di famiglie rispetto a quella
costituzionalmente riconosciuta, diventa costo economico e
sociale in una società sempre più priva di strutture di solidarietà
generazionali. Un‟ulteriore, breve nota, è necessario riservarla ai
giovani. Strangolati da un inamovibile assetto politicoistituzionale; da un‟economia agonizzante – anche a causa
della cronica carenza di infrastrutture (l‟Umbria resta
praticamente isolata dalle grandi vie di comunicazione) –; da
un‟iniziativa privata che non riesce ad acquisire diritto di piena
cittadinanza; restano alla finestra della vita senza avere
accesso pressoché a nulla. I cattolici seppero, in altri periodi
storici, inventarsi forme nuove di credito che consentissero il
sorgere di nuovi soggetti economici. L‟Umbria ha un patrimonio
agricolo, turistico-culturale, architettonico, artigianale, di
grande tradizione. Si tratta dell‟Umbria dei mestieri, delle
botteghe, di un reticolo di economia della libera iniziativa che
sussidiariamente valorizzata potrebbe aprire vie nuove,
fiduciarie, per i giovani. La fraternità è la scommessa che i
cattolici umbri possono giocarsi verso le nuove generazioni,
puntare su una politica capace di un‟economia di mercato
nella quale vi sia lo spazio per la logica del dono, di un mercato
a più soggetti tra loro interagenti e in posizione di uguaglianza,
così come Benedetto XVI auspica nella Caritas in veritate. In
ultimo, il principio del bene comune che è cosa ben diversa
dall‟idea di interesse generale o di bene totale, come bene di
tutti e di ciascuno – torna ancora la necessità di una
costruzione sociale articolata in corpi e non massificata o
costretta sotto l‟egida del pubblico – richiede in misura decisiva
l‟azione di animazione culturale che i cattolici hanno come
debito verso la nostra regione che attende, ancora, una
82
rifondazione personalistica del vivere insieme capace di
elaborazioni sociali, economiche, culturali, misurate sulla
primazia della persona.
Una vera e propria rivoluzione antropologica, che necessita in
ogni ambito, di interpreti coraggiosi e preparati, che attende la
sua “primavera”, nella speranza di consegnare alle future
generazioni una regione pienamente solidale verso tutti, libera
da slogan artificiosi e non più trincerata dietro un non ben
definito sociale, autentica interprete di quel sentimento di
orgoglio che ci rende fieri di essere umbri.
Per questa opera, infine, è quanto mai urgente che i cattolici
abbiano una seria conoscenza della dottrina sociale della
Chiesa quale strumento valutativo, interpretativo e orientativo
l‟azione sociale , per imparare a ragionare in maniera scevra
da ideologie e da posizioni politicamente dogmatiche e
faziose, ed essere davvero, in Umbria, sale e lievito di una nuova
civiltà.
***
83
COLDIRETTI
www.coldiretti.it - www.umbria.coldiretti.it
- www.campagnamica.it
Coldiretti Umbria è un‟Organizzazione dinamica per una
moderna agricoltura; associa circa 15.000 aziende ed è
presente nella regione con la Federazione Regionale e le
Federazioni di Perugia e Terni. La Coldiretti dell‟Umbria si
propone come interlocutore nei confronti delle Istituzioni
politiche, economiche e sociali della regione ed opera a
sostegno di un‟agricoltura variegata, che interessa tutti i
principali settori produttivi. Parte integrante dell‟Organizzazione
sono Giovani Impresa, Donne Impresa e l‟Associazione dei
Pensionati. In quest‟ambito, un ruolo rilevante in Coldiretti viene
svolto dal Patronato E.P.A.C.A., ente al servizio del cittadino per
la consulenza e assistenza previdenziale e per le politiche
sociali. Gli obiettivi della Coldiretti sono: sostenere lo sviluppo e
la crescita dell‟impresa agricola ed incoraggiare attività che
valorizzino ambiente e territorio; conciliare la promozione di
investimenti volti all‟innovazione e all‟efficienza delle imprese
con l‟esigenza di preservare qualità, ambiente e paesaggio
agricolo. La strategia di Coldiretti, come forza sociale che
contribuisce positivamente a costruire il futuro del Paese,
considera centrale il ruolo che la “famiglia” assume per il
raggiungimento degli obiettivi di sviluppo e qualità dei progetti
di vita di persone, comunità, territori. Per Coldiretti, in coerenza
84
con qualsiasi idea di sviluppo, la “famiglia” è il centro
dell‟educazione della persona, ossia dell‟intreccio che collega
le politiche sociali (i nuovi sistemi di welfare), quelle istituzionali
(l‟autonomia e il decentramento), quelle economiche (la
competitività) e del lavoro (la produttività). Anche perché, per
Coldiretti, non può esserci impresa senza famiglia, senza
persone; la conduzione dell‟azienda agricola è strettamente
legata alla famiglia. Grazie alla multifunzionalità le imprese
agricole hanno anche iniziato a ideare e realizzare reti di servizi
finalizzati alle persone, e dunque alle famiglie, come con le
esperienze degli agriasili, delle ludoteche e più in generale con
le attività all‟aperto. Nuove esperienze di sussidiarietà,
caratterizzate dalla grande capacità delle imprese agricole di
offrire progetti personalizzati di assistenza, flessibili, a costi
sostenibili per i bambini, gli anziani, i soggetti diversamente abili.
Si ritiene quindi possibile realizzare, in collaborazione con le
istituzioni, ai vari livelli di responsabilità, non interventi
meramente assistenziali e sporadici, ma progetti integrati e
coordinati che pongano rimedio alle carenze e difficoltà di
fruizione della rete dei servizi; agevolino la conciliazione tra vita
lavorativa e vita affettiva ed esigenze di cura soprattutto dei più
deboli; valorizzino le iniziative del privato sociale, accanto a
quelle esclusivamente pubbliche, in attuazione del principio
costituzionale
di
sussidiarietà.
Sempre
nell‟ambito
dell‟importanza che la famiglia deve continuare a ricoprire
nella società, anche i pensionati, parte attiva della Coldiretti,
rappresentano per la comunità una risorsa imprescindibile,
soprattutto in termini di trasferimento di conoscenze ed
esperienze. Oggi “la categoria degli anziani” deve essere ancor
più rivalutata e difesa, per la sempre più alta rappresentatività a
livello numerico e per l‟importante ruolo che è chiamata a
svolgere soprattutto in ambito familiare. Coldiretti mettendo al
centro la persona con tutte le proprie esigenze ed attese,
riserva particolare attenzione agli aspetti sociali e quindi anche
a quelli previdenziali. Per questo, è importante che anche a
livello regionale siano adottate politiche idonee, sia dal punto
di vista economico-fiscale che socio-sanitario, che tengano
conto in particolare della popolazione rurale ed extraurbana
(potenziando l‟assistenza domiciliare, sviluppando politiche di
sostegno all‟impegno di cura familiare, promuovendo politiche
che favoriscano l‟invecchiamento attivo, potenziando le
85
politiche rivolte alla casa degli anziani). In questo momento di
crisi e di difficoltà del Paese, Coldiretti è impegnata in un
Progetto in difesa dei redditi delle imprese e delle aspettative
della società. Anche perché, sono tornati ad avere più valore i
beni essenziali come il cibo, con l‟agricoltura che si sta
dimostrando uno dei pochi “motori” dell‟economia reale, grazie
alla multifunzionalità delle imprese agricole, produttrici anche di
servizi per la collettività. Proprio il forte legame instaurato con i
cittadini-consumatori e la società in generale, da cui
provengono sempre più chiare anche le esigenze di sicurezza e
qualità alimentare, ha portato Coldiretti negli anni ad
incrementare l‟impegno in difesa del vero Made in Italy
agroalimentare, che oggi viene indicato come una
fondamentale leva competitiva per lo sviluppo. Coldiretti
quindi, è orientata, nell‟ottica di un‟agricoltura distintiva,
identitaria, sicura e strettamente legata al territorio,
nell‟interpretare la congiuntura economica attuale, come
opportunità per proporre un Progetto al Paese, a favore delle
imprese e dei consumatori. La fondazione di “una filiera
agricola tutta italiana”, riconoscibile perché porta la firma degli
agricoltori italiani, capace di assicurare alimenti di qualità al
giusto prezzo per i consumatori e una giusta remunerazione ai
produttori: questo l‟obiettivo principale del progetto. Anche in
Umbria la filiera agricola tutta italiana, sta trovando
concretezza, come dimostra il crescente successo delle
iniziative di “filiera corta” nei Mercati e nei Punti aziendali
accreditati di Campagna Amica, cui si stanno aggiungendo le
Botteghe di Campagna Amica, un nuovo e moderno canale
commerciale dei prodotti agroalimentari. Il progetto Coldiretti,
che interessa i vari comparti del settore primario, punta a
educare a nuovi stili di vita che rispecchino al meglio il
concetto di un‟alimentazione naturale, di qualità, che rispetta il
ciclo delle stagioni e l‟ambiente.
Proprio l‟interesse dei
consumatori verso il cibo che arriva sulle tavole, dimostra come
occorra insistere sulla qualità e territorialità delle produzioni
agroalimentari, con prodotti immediatamente riconoscibili
come totalmente locali, grazie all‟etichettatura all‟origine e alla
trasparenza della filiera.
86
CONFCOOPERATIVE
Presidente: Andrea Fora
[email protected] – 075/5837666
Il lavoro a misura di famiglia
Mettere l‟uno accanto all‟altro i termini lavoro e famiglia,
significa ripercorrere per intero tutto il cammino che la
Costituzione italiana ha fatto da quando è stata redatta fino ad
oggi. Significa ripetere tutto il percorso che le donne hanno
segnato per vedersi riconosciuto il diritto ad entrare nel mondo
del lavoro senza rinunciare alla maternità. Significa in una sola
parola, per altro oggi sempre più in voga, Conciliazione e
questo termine sposta per altro tutto il tema al di là della sola
questione di genere. Un lavoro a misura di famiglia significa:
flessibilità oraria; servizi di welfare che arrivino fino alla
dimensione
aziendale;
investimenti
sul
futuro;
una
organizzazione attenta al valore famiglia; uno Stato che agevoli
la costruzione di questa dimensione umana, favorendola ed
incentivandola; una tassazione che tenga conto dei carichi
assistenziali che si sviluppano all‟interno della famiglia, rispetto al
numero dei suoi componenti, delle loro necessità e dei loro
bisogni. La cooperazione, quella sociale in particolare, ha
saputo far fronte a queste esigenze in entrambi i versanti. Dal
lato della famiglie, si è interrogata sui loro bisogni; sul lavoro di
cura a domicilio: per far sì che gli anziani potessero restare nei
loro contesti di vita il più al lungo possibile; per concedere alle
famiglie di poter accudire al meglio i loro familiari affetti da
handicap, sostenendole nel carico assistenziale e nei percorsi di
87
inserimento scolastico e lavorativo; nei servizi semiresidenziali e
residenziali per aiutarle quando il peso dell‟assistere un proprio
caro si fa insostenibile nel contesto domiciliare. La
cooperazione sociale ha, inoltre, creato lavoro per le donne,
quasi l‟80% dei soci-lavoratori sono infatti donne, favorendone
la loro professionalizzazione e incentivandone le qualità
imprenditoriali. Un lavoro a misura di famiglia è una scelta
politica che mette tutti nelle condizioni di poter immaginare il
proprio domani nella costruzione di questa cellula originaria
della società umana.In concreto vuol dire:
• avere posti sufficienti negli asili nido, compresa la possibilità
di averne di dimensioni familiari (Tages mutter) o aziendali;
• potenziare l‟assistenza domiciliare e favorire con ogni mezzo
il permanere nei contesti familiari di quanti hanno necessità
di essere assistiti e accompagnati nel quotidiano;
• infittire e rendere accessibile la rete dei servizi territoriali
(centri di salute, centri diurni, servizi residenziali) specie per
rispondere alle emergenze dell‟invecchiamento della
popolazione e all‟incidenza di patologie quali alzheimer ;
• avere la tranquillità che qualunque cosa accada c‟è un
welfare che si fa carico, che si prende cura dei suoi membri,
non lasciando nessuno indietro e non penalizzando in alcun
modo le aspirazioni legittime di genitori, figli, fratelli di
realizzarsi;
• mettere in campo una politica fiscale che valorizzi al
massimo il ruolo della famiglia e la metta in condizione,
attraverso deduzioni e detrazioni, di far fronte alle sue
esigenze e ai suoi bisogni senza vedersi penalizzata per il
numero dei suoi componenti o se uno dei suoi membri è
disabile o bisognoso di assistenza.
Questo realizza pienamente la Costituzione, questo fa di
ognuno di noi un cittadino o una cittadina che è uguale
davanti alla legge. Questo realizza una comunità civile e
solidale, fondata su dignità, diritti, doveri e lavoro e fa di questo
Paese un Paese a misura di famiglia!
88
IL MOVIMENTO “ FAMIGLIE NUOVE”
Mario e Germana Lanari
Centro del Movimento dei Focolari:
Via dei Filosofi 43/M 07534087 - Strada Tuderte 75/E 075388479
E’
una
diramazione
del
Movimento
dei
specificatamente rivolta al mondo della famiglia.
Focolari
Operando in questo ambito. “Famiglie Nuove” contribuisce a
realizzare la Parola di Gesù pronunciata nella preghiera
sacerdotale: “Padre.. che tutti siano uno”. Questa Parola è
anche il fine specifico del Movimento dei Focolari (Opera di
Maria), fondato da Chiara Lubich nel 1943. Nel 1967 con un
memorabile discorso Chiara Lubich lancia il Movimento
Famiglie Nuove affidandolo ai focolarini sposati. Da allora
“Famiglie Nuove” si è diffuso in 184 Nazioni: là dove esiste il
Movimento dei Focolari. In Umbria Famiglie Nuove è presente in
tutta la regione e svolge la propria attività con gruppi di
famiglie che operano in un dialogo costruttivo con le diverse
realtà culturali, civili ed ecclesiali del territorio. Le famiglie si
organizzano per lo più in gruppi locali, ma più che da una
struttura, sono legate tra di loro da una intensa e spontanea
comunione di esperienze e di vita, incarnano con la maggior
radicalità possibile la spiritualità dell‟unità nella vita di famiglia;
ciò rivitalizza continuamente l‟amore che sta alla base di ogni
coppia, fino a generare la presenza di GESU‟ che ha promesso:
89
“ Dove due o più sono uniti nel mio nome , lì sono io in mezzo a
loro”. Dice Chiara Lubich nel messaggio inviato alle famiglie
riunite a Roma nel Maggio 1993 per un congresso Mondiale: “
Dio ha creato la famiglia come segno e tipo di ogni altra
convivenza umana. Ecco quindi il compito delle famiglie:
tenere sempre acceso nelle case l‟amore, ravvivando così quei
valori che sono stato donati da Dio alla famiglia, per portarli
ovunque nella società, generosamente e senza sosta.”
In particolare le attività del movimento “Famiglie Nuove”, in
Umbria , si possono riassumere
secondo alcune
linee
principali:
• formazione dei fidanzati con la collaborazione ai corsi
Diocesani, che si svolgono in varie parrocchie; con incontri
promossi dal Movimento a carattere locale o interregionale
ed anche internazionale , presso il Centro di Castelgandolfo;
• formazione di coppie appena sposate desiderose di vivere
il vangelo in famiglia con incontri mensili a livello locale
interparrocchiale e periodici a livello nazionale;
• formazione della famiglie, che intendono vivere la spiritualità
dei Focolari con incontri mensili a livello locale; incontri che
convolgono anche i bambini;
• Incontri a tema, aperti al territorio, con esperti su
problematiche di interesse generale e in particolare familiari;
• comunione di beni spontanea tra le famiglie, con messa in
comune del superfluo (in denaro o altro)a beneficio dei più
poveri e per sovvenire a bisogni immediati di famiglie in
difficoltà;
• accoglienza ed ospitalità anche
adozioni;
con
affidamenti ed
• adozioni a distanza
90
• Infine, ultimo in ordine di tempo (o sta muovendo i primi
passi), l‟avvio di un dialogo tra famiglie del Movimento
Famiglie Nuove e famiglie Musulmane presenti sul territorio, al
fine di approfondire localmente quel dialogo interreligioso
che già esiste a livello internazionale.
Per quanto riguarda le adozioni a distanza, Famiglie Nuove è
stata tra le prime organizzazioni a lanciare e diffondere questa
particolare forma di sostegno a distanza, che lascia il bambino
nella sua terra, ma impegna la famiglia adottante a
provvedere al suo sostentamento e alla sua formazione. Il
grande successo delle adozioni a distanza è dovuto al fatto
che i fondi vengono affidati direttamente ad altre “famiglie
nuove” in loco che seguono personalmente i bambini e le loro
famiglie. Ciò è reso possibile dalla diffusione internazionale di
questa diramazione del Movimento dei Focolari. Per
l‟autenticità nei rapporti, per l‟adesione all‟insegnamento della
Chiesa, per la custodia dei valori tipici della famiglia, per la
tensione a vivere in ogni ambiente e situazione l‟ideale
evangelico della carità, le Famiglie Nuove, in effetti incidono
nel tessuto sociale che le circonda. La loro attenzione è di
preferenza rivolta verso le innumerevoli piaghe di una società
che va perdendo il significato stesso di famiglia. L‟azione di
famiglie nuove è condotta sia con rapporti personali che con
iniziative
collettive. Famiglie Nuove cura inoltre numerosi
pubblicazioni, diffuse a livello nazionale e internazionale, edite
da varie editrici sulle specifiche tematiche della famiglia.
“Famiglie Nuove” ha contribuito alla presentazione della legge
sulla famiglia di iniziativa popolare proposta dal FORUM delle
Associazioni familiari dell‟Umbria, di cui fa parte.
La legge n° 13 “DISCIPLINA DEI SERVIZI E DEGLI INTERVENTI A
FAVORE DELLA FAMIGLIA” è stata approvata il 16 febbraio 2010
grazie anche all‟impegno di Famiglie Nuove.
Tale
provvedimento legislativo ancora non è stato completamente
reso operativo in quanto a tutt‟oggi mancano alcuni
regolamenti attuativi. Al riguardo, come movimento Famiglie
Nuove proponiamo
ed auspichiamo che le famiglie,
singolarmente e collettivamente, si adoperino a tutti i livelli :
parrocchiale, comunale, provinciale, regionale e associativo
per costruire un rapporto , un dialogo, una collaborazione nel
91
rispetto e nella fiducia reciproca con le Istituzioni ed i soggetti
coinvolti nelle problematiche famigliari. Riteniamo che il
contributo dei cattolici nella società civile non può limitarsi a
reclamare diritti, ma deve caratterizzarsi nel saper testimoniare
la bellezza di una famiglia cristiana dove l‟amore è esempio
per i figli e dove si sperimenta la gratuità e la solidarietà tra tutti i
componenti. Una famiglia autenticamente cristiana diventa
così una risorsa per l‟intera società ed aiuta le Istituzioni ad
acquisire la consapevolezza che devono esercitare i propri
doveri ed assolvere il compito della ricerca del bene comune.
Da quanto affermato ne consegue che c‟è la necessita che i
rappresentanti delle Istituzioni maturino una coscienza capace
di comprendere le necessità dei cittadini e assumano le
responsabilità Istituzionali. L‟unità dei cattolici, pur nelle
prevedibili difficoltà, al di là degli schieramenti politici, può
comunque perseguire un impegno comune sui temi che
riguardano i fondamentali perché della vita.
***
92
FEDERAZIONE UMBRA MOVIMENTO PER LA VITA
CITTA’ DI CASTELLO MPV e CAV via XI Settembe,38 075/8553355 cell.328.0561886
[email protected] - Lunedì e venerdì, ore 17-19
FOLIGNO CAV Piazza S.Giacomo, 11 333/8788100 - [email protected] Martedì 16,00-17,30
PERUGIA MPV Strada S.Lucia, 56 Tel e fax 075/5847231 cell.348.6842253 [email protected]
CAV "Santa Lucia" Strada S.Lucia. 56 PERUGIATel e fax 075/5847231 cell.338.9091957
Lunedì e giovedì 9,30-12,00 Martedì 16,00-18,00
CAV "Madonna di Guadalupe" Castel del Piano cell.327.3566279 327/3566279 Lunedì 16,00-17,30
SPOLETO CAV/MPV c/o CESVOL via Carlo Bandini, 17 SPOLETO (PG) tel.0743/46426 cell.349.4951249
[email protected] Lunedì mercoledì venerdì 10-12 mercoledi’15-18
TERNI MPV/CAV via Brenta, 12 TERNI Cell.334.9147114 Mercoledì 17-19 Giovedi’ 10-12
DERUTA MPV "MADONNA DEL BAGNO"c/o SANTUARIO fraz. CASALINA 06053 (PG)
[email protected] 347/8232489
TODI MPV VIA SAN LORENZO, 20 - 075/8942648 - 075/3720523 339/3725116 [email protected]
www.mpvumbria.org - www.mpv.org
Il nostro volontariato
Uniti da stretto legame federativo i Centri aiuto Vita (CAV), i
Movimenti per la Vita (MpV) dell'Umbria, Il Centro “Amore e
Vita di Foligno “- Centro Regionale Umbro Metodo Billings,
93
vogliono esprimere nella nostra Regione la loro attenzione
all'ascolto di maternità difficili e ai vuoti culturali nella società sul
tema della difesa della vita e della dignità dell'uomo.
Non è un volontariato facile perché centrato sulla tutela del
più piccolo essere vivente e sul sostegno della relazione
responsabile uomo - donna nel matrimonio.
Ogni giorno infatti questo volontariato richiede a quanti vi si
dedicano la ragione della loro appartenenza e una grande
fiducia nell' Uomo.
La culla per la Vita
I casi di neonati ritrovati nei cassonetti di tanto in tanto tornano
all‟onore delle cronache. Eppure costituiscono solo la punta
dell‟iceberg di un fenomeno drammatico di disprezzo per la
vita,
di
disperazione
e
spesso
di
solitudine.
Una risposta efficace a questo dramma potrà venire soltanto
da una riscoperta della cultura dell‟accoglienza della vita. Ma
intanto il Movimento per la vita propone le “Culle per la vita”,
moderna riedizione delle Ruote degli esposti che nei secoli
scorsi hanno rappresentato una testimonianza della
mobilitazione della società in favore dei più deboli e una
concreta possibilità di vita per migliaia e forse milioni di bambini.
Le Culle sono ovviamente diverse, molto più “tecnologiche”,
eppure hanno ereditato dalle Ruote il significato e la ragione di
esistere. Oltre ad accogliere bambini in sicurezza per il piccolo e
nell‟anonimato per la donna, esse si pongono al centro del
tessuto urbano come presenza profetica di una cultura
dell‟accoglienza e del rispetto della vita che è la stessa oggi
come
ieri.
Le Culle rappresentano non l‟alternativa ma il completamento
della normativa per il parto anonimo in ospedale (oltre 300 casi
l‟anno) giacché non tutte le donne vogliono o possono recarsi
in ospedale a partorire.
***
94
ORDINE FRANCESCANO SECOLARE D'ITALIA
Centro regionale dell'Umbria
Piazza IV novembre, 2 - 06033 Cannara (PG)
La formazione spirituale dell’uomo e della donna come
contributo al bene comune di tutta la società
La vita dei francescani secolari si fonda sulla Parola del Vangelo
così come incarnata e vissuta da San Francesco d‟Assisi.
Questa incarnazione francescana del Vangelo è disciplinata
nella
Regola
dell‟OFS
e
condizione
essenziale
per
l‟appartenenza all‟Ordine è, per l‟appunto, la Professione della
Regola. La Regola, autenticata dalla Chiesa che l‟ha fatta
propria, è vera e propria norma di vita per i francescani secolari
e viene professata al termine di un cammino di formazione e
discernimento al fine di verificare l‟autenticità della chiamata.
Una vocazione è vera quando entra intimamente nel cuore di
una persona, tanto da renderla pienamente realizzata solo
nello scegliere uno stile di vita che sia ispirato alla vita di San
Francesco e, dunque, al Vangelo. Le note preliminari del
Rituale dell‟Ordine Francescano Secolare si aprono con questa
affermazione: “Molti uomini e donne, sposati e non sposati, e
molti sacerdoti diocesani, chiamati da Dio a percorrere la via
della vita di perfezione evangelica, seguendo l‟esempio e la
norma di Francesco d‟Assisi, e per partecipare al suo carisma e
renderlo presente nel mondo, promettono di mettersi al seguito
di Gesù Cristo e di vivere l‟Evangelo in Fraternità, abbracciando
95
l‟Ordine Francescano Secolare”. Per Francesco il senso della
sequela Christi acquista la massima concretezza: è necessario
seguire la povertà di Cristo; seguire l‟umiltà di Cristo; seguire la
vita di Cristo; seguire i precetti di Cristo; seguire la dottrina di
Cristo; seguire la volontà di Cristo; seguire la bontà di Cristo;
seguire lo spirito della Scrittura; seguire il Buon Pastore; seguire le
orme di Cristo. Anticipando alcuni secoli l‟insegnamento del
Concilio Vaticano II, Francesco ha percepito nel Vangelo la
presenza di Gesù Cristo. Francesco ha avuto la chiara
consapevolezza che il Signore gli parlava direttamente, oltre il
limite del tempo e dello spazio, attraverso la parola della
Scrittura. Egli ha visto in essa come un prolungamento
dell‟Incarnazione del Verbo, che gli ha manifestato il divino
volere e la verità. In questa dimensione di sequela evangelica,
la famiglia viene riconosciuta come l‟”ambito prioritario nel
quale vivere l‟impegno cristiano e la vocazione francescana”: è
da questa considerazione contenuta nelle Costituzioni Generali
dell‟OFS (art. 24) che partono gli impegni delle varie fraternità
ad essere punto di riferimento per le tante famiglie che
frequentano i nostri cammini di formazione. In un momento
storico come quello che viviamo, è necessario più che mai
difendere la famiglia da attacchi che si presentano sotto
molteplici aspetti. Questo non comporta solo la difesa delle
esigenze particolari della famiglia in “contrapposizione” a
quelle individualistiche su cui sembra sempre più basarsi la
nostra società, a tutti i livelli, da quello della quotidianità, a
quello normativo statale e internazionale. Significa soprattutto la
difesa di un bene comune a tutta l‟umanità, un vero e proprio
“patrimonio” che va tutelato e salvaguardato. In questo senso
ci sembra significativo il parallelismo con i contenuti della
Dottrina Sociale della Chiesa riguardo il Principio del Bene
Comune, a nostro vedere pienamente recepiti nella spiritualità
dell‟Ordine Francescano Secolare e intimamente legati con la
promozione e la difesa della famiglia come promotrice e
custode d tutto ciò che regala dignità all‟individuo sul piano
morale e sociale, così nel suo privato come nell‟ambito
pubblico. Senza la famiglia che si fa culla accogliendo la libertà
dell‟uno in armonia con la libertà dell‟altro, la società stessa
appare slegata e inorganica. La famiglia, cellula primaria della
società, tutela l‟individuo all‟interno di un contesto relazionale
dove, prima che in ogni altro luogo o contesto, impara il rispetto
96
per l‟altro e per il bene dell‟altro, armonizzando il tutto nel
concetto di “bene comune”. “Dalla dignità, unità e
uguaglianza di tutte le persone deriva innanzi tutto il principio
del bene comune, al quale ogni aspetto della vita sociale deve
riferirsi per trovare pienezza di senso. Il bene comune non
consiste nella semplice somma dei beni particolari di ciascun
soggetto del corpo sociale. Essendo di tutti e di ciascuno è e
rimane comune, perché indivisibile e perché soltanto insieme è
possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vista
del futuro. Una società che, a tutti i livelli, vuole
intenzionalmente rimanere al servizio dell'essere umano è quella
che si propone come meta prioritaria il bene comune, in
quanto bene di tutti gli uomini e di tutto l'uomo. La persona non
può trovare compimento solo in se stessa, a prescindere cioè
dal suo essere « con » e « per » gli altri. Il bene comune impegna
tutti i membri della società: nessuno è esentato dal collaborare,
a seconda delle proprie capacità, al suo raggiungimento e al
suo sviluppo. Il bene comune è conseguente alle più elevate
inclinazioni dell'uomo. Tutti hanno anche il diritto di fruire delle
condizioni di vita sociale che risultano dalla ricerca del bene
comune”. Proposte della fraternità: In ambito regionale le
fraternità dell‟OFS possono essere una risorsa per il territorio per
promuovere iniziative legate alla formazione umana e spirituale
delle persone, delle coppie, dei genitori, sostenendo iniziative
come Formazione per genitori, Corsi per l‟affettività nelle scuole,
Centri d‟ascolto per giovani famiglie, Consultori, ecc. I fratelli e
le sorelle dell‟Ofs potrebbero collaborare e prestare il loro
servizio e la loro esperienza in particolare a partire dal settore
Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato.
***
97
PASTOLARE FAMILIARE DIOCESANA
Gianluca e Maria Rita Carloni e don Fabrizio Fucelli
direttori dell‟ufficio di Pastorale Familiare,
Arcidiocesi di Perugia e città della Pieve.
La famiglia trinitaria: icona che in-segna l’Amore.
Gli orientamenti pastorali del prossimo decennio vedranno la
Chiesa impegnata in un‟impresa che Papa Benedetto XVI ha
definito una vera e propria emergenza educativa. “La Diocesi
di Perugia e Città della Pieve dedica a questo impegno
educativo una particolare attenzione, promuovendo corsi di
formazione all‟affettività per giovani e giovanissimi, in cui si
tende a sottolineare che il matrimonio cristiano, alla stessa
stregua del sacerdozio ministeriale e della vita consacrata, è
uno dei modi per realizzare la vocazione dell‟uomo all‟amore.”
(Sinodo 2006/2008, III,71) L‟educazione non è mai un‟opera
astratta, non è un sistema di dottrine e non si risolve in una serie
di norme o di metodi didattici, è una questione di testimonianza
che nasce e si sviluppa all‟interno di una comunità e prima di
ogni altre, dentro la comunità familiare. Nessuno infatti diviene
uomo (o donna) nel pieno senso del termine fuori da una
comunità a cominciare da quella primaria della famiglia. Per
questo motivo si dice che l‟essere umano è un essere di
relazione perché nasce e cresce dentro una famiglia e ogni
famiglia vive all‟interno di una società, in un intreccio di legami
ed affetti sempre più complessi e articolati.
98
In verità le relazioni esistono come strutture dell‟essere: l‟altro
prima di essere una persona concreta è presente dentro di me,
nel bisogno che ne ho per esistere. Ciò significa che nessuno
può dire CHI E‟ a prescindere da un TU (materno e paterno)
chiamate relazioni primarie e da un VOI (fratelli, cugini, zii,
amici, insegnanti, conoscenti) che sono invece relazioni
secondarie. Pertanto, chiunque desidera intraprendere
l‟avventura del proprio compimento ha bisogno almeno di un
TU che lo accompagni dentro il proprio IO, un compagno che
gli sia d‟aiuto per decifrare le tracce lasciate dal Creatore
lungo la sua storia personale. L‟essere umano è infatti un essere
sociale che porta in sé, come inscritto nella sua carne, il valore
dell‟insegnamento e la persona è essa stessa un segno che insigna = che traccia segni, che segna dentro, ovvero che parla
anche quando non dice e non fa, che comunica valori e
disvalori per quella che è. Ciò significa che ogni persona è
naturalmente proposta ad un'altra e, che lo voglia o no, la
educa anche solo vivendo. La stessa cosa avviene per la
trasmissione della fede che, essendo dono, non si esaurisce con
l‟insegnamento del catechismo, dei precetti o delle preghiere,
essa va domandata e accolta per essere vissuta e dunque
visibile nelle relazioni quotidiane. Diceva San Agostino: la fede
è un dono che NON SI HA, ma che SI E‟, vale a dire è un dono
che va incarnato, accolto con il cuore. La fede va testimoniata
con la vita in un libero consenso che si concede alla Vita Divina
perché viva in noi. Il Dio cristiano è infatti il Dio della Relazione,
non si manifesta all‟uomo e alla donna come una Persona
singola, ma come Famiglia, come una Comunità di Persone
che si donano reciprocamente amando: Dio Padre (l‟Amante)
genera Dio Figlio (l‟Amato) mediante Dio Spirito (l‟Amore). E
solo in questa Relazione d‟Amore Trinitaria la persona trova la
sua più alta soddisfazione. L‟esperienza naturale ci dice che la
felicità ha sempre a che fare con la qualità delle relazioni e che
lontani dall‟amore l‟uomo e la donna sono infelici. “Proprio in
questo la coppia umana è ad immagine di Dio. La famiglia
umana è un riflesso della Trinità. Marito e moglie sono infatti una
carne sola, un cuore solo, un‟anima sola, pur nella diversità di
sesso e di personalità. Nella coppia si riconciliano tra loro unità e
diversità. Gli sposi stanno di fronte, l‟un l‟altro, come un “io” e un
“tu” e stanno di fronte a tutto il resto del mondo, cominciando
dai propri figli, come un “noi” quasi si trattasse di una sola
99
persona, non più però singolare, ma plurale. “Noi” cioè tua
madre e io, tuo padre e io”. (R. Cantalamessa, Gettiamo le reti.
Riflessioni sui Vangeli, Piemme, Casale Monferrato).Il mistero
dell‟Amore Trinitario si chiarisce e si rende visibile proprio
attraverso la tenerezza delle relazioni coniugali. Questo è il
motivo per cui tutti i coniugi cristiani hanno un compito esclusivo
davanti all‟umanità e non solo nei confronti dei figli. Infatti nella
formazione di ogni umana identità tutte le esperienze affettive,
partendo da quelle più delicate della prima infanzia, si riflettono
profondamente sulla futura capacità o incapacità dell‟uomo e
della donna adulti, di amare ed essere amati. Ciò vuol dire che
l‟amore non viene da sé. Non è semplicemente un istinto, un
impulso da soddisfare, ma un valore sacro che necessita di
apprendimento. Come si educano le future generazioni alla
giustizia, all‟onestà, alla democrazia, alla solidarietà, così è
auspicabile insegnare il valore dell‟amore come dono di sé. (M.
Rita Castellani, Il diritto del bambino alla tenerezza,Dehoniane,
Bologna, 2007). La persona è un essere di comunione, cioè fatto
per vivere dentro relazioni d‟amore, ma il saper amare ovvero il
sapersi donare senza dominare o subire l‟altro è il risultato di un
lungo processo d‟integrazione e di crescita. La famiglia
cristiana ha pertanto un ruolo sociale insostituibile, nessuna
istituzione umana accoglie, cura, protegge, insegna e ama la
vita dal suo sorgere al suo tramonto come fa lei. Ma “E‟
necessario investire maggiori energie nell‟associazionismo
familiare, appoggiando e promuovendo il Forum delle
associazioni familiari, realtà laica di cristiani impegnati che
coordina tutte le associazioni sorte a difesa della famiglia e
della vita, avendo come punto di riferimento la Carta dei Diritti
della Famiglia. ” (Sinodo 2006/2008, III La famiglia al servizio
della Chiesa e della società, 80.).Il nostro ufficio diocesano è
chiamato a svolgere un compito di difesa e promozione della
famiglia avendo a cuore l‟evangelizzazione e la formazione
spirituale della famiglia. I nostri “compiti principali, d‟intesa con
gli altri uffici pastorali e in collegamento con le altre realtà
presenti nel territorio; sono l‟educazione dei ragazzi e dei
giovani alla sessualità e all‟amore; la preparazione remota e
prossima al matrimonio; l‟accompagnamento delle giovani
coppie con iniziative idonee; l‟educazione alla fede e alla vita
cristiana all‟interno della famiglia; la cura delle coppie in
difficoltà.” (Sinodo, III, 86).
100
ASSOCIAZIONE PRO FAMILIA
c/o Consultorio diocesano di Palazzo di Assisi
L‟Associazione Pro Familia si è costituita per iniziativa di volontari
laici intenti a promuovere, difendere e sostenere, con ogni
sforzo possibile, la dignità della famiglia, così come richiesto dai
principi evangelici e dalla stessa Costituzione Italiana.
“L‟Associazione assume come fondamento e fine del suo
servizio la formazione globale della persona umana, secondo la
visione cristiana proposta dal Magistero della Chiesa. In
particolare la persona, riconosciuta tale sin dal concepimento,
viene considerata nella sua capacità di amare, di crescita
individuale e relazionale, nel rispetto della coscienza, in cui essa
coglie e riconosce gli imperativi della legge divina, nello
sviluppo della sua libertà e della responsabilità morale.” (art.2
dello Statuto). L‟Associazione si pone pragmaticamente come
strumento di prevenzione, di educazione, di aiuto a singole
persone di ogni età, a coppie e a nuclei familiari. Nella logica e
nello spirito della sua istituzione promuove e gestisce
l‟organizzazione di corsi di formazione per coloro che sono
interessati al sevizio di consulenza familiare; promuove altresì
corsi di formazione finalizzati all‟accoglienza e all‟affido;
sostiene la genitorialità attraverso i percorsi di “Genitori Efficaci”;
ha già collaborato con le istituzioni scolastiche organizzando
appositi
programmi
di
educazione
all‟affettività;
periodicamente propone giornate di studio e/o convegni su
temi inerenti al benessere della vita familiare quali: sessualità,
comunicazione, dialogo, relazione di coppia,
infanzia
maltrattata, affido, sostegno alla vita nascente e sostegno alla
vita senescente. Partecipa ad iniziative promosse da altri Enti o
Associazioni riguardanti i suoi scopi statutari e collabora con la
101
Diocesi di Assisi a supporto dell‟attività degli operatori di
pastorale familiare. Tutti i servizi e le iniziative dall‟Associazione
sono ispirati alla gratuità.
PROPOSTE
Stante la notevole crescita umana globale conseguente alla
frequenza dei corsi triennali per consulente familiare che si
svolgono annualmente presso la sede dell‟Associazione (più
esperienziali che cognitivi), gli Enti locali, le Associazioni che si
occupano della famiglia, ma anche organismi laici e religiosi
che a vario titolo si dedicano a questa cellula fondamentale
della società, potrebbero incentivare e sostenere la
partecipazione di loro dipendenti o associati ai suddetti corsi.
Ciò avrebbe una sicura ricaduta positiva in termini di autostima
e benessere personale. L‟esperienza ci conferma, inoltre, che
dopo un tale percorso le persone sono in grado di armonizzare
meglio e rendere più efficaci e gratificanti le loro relazioni
interpersonali, in primis quelle familiari, ma anche in ambito
professionale
si
constata
regolarmente una
crescita
motivazionale con conseguente beneficio in termini di pura
produttività.
102
RINNOVAMENTO NELLO
SPIRITO SANTO
EQUIPE REGIONALE DELLE
FAMIGLIE
RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO - PERUGIA
Il Rinnovamento nello Spirito Santo è un movimento ecclesiale
che nasce all‟indomani della conclusione del Concilio
Ecumenico Vaticano II, nel gennaio del 1967, come libera
iniziativa dello Spirito Santo. Esso ha operato nei singoli fedeli e
nell‟intera Chiesa attraverso l‟esperienza personale di una
rinnovata effusione dello Spirito Santo che ha suscitato un
rinnovamento spirituale nella vita di milioni di persone in tutto il
mondo. In Italia il movimento, formato prevalentemente da
laici, ha avuto pieno riconoscimento dalla CEI il 14 marzo 2002.
Lo Spirito Santo, così effuso ha donato a tutti i fedeli una
molteplicità di carismi che hanno trovato applicazione pratica
in quelli che vengono detti ministeri o servizi. In particolare si è
palesata subito la necessità di un servizio specifico alla famiglia,
che tante vicissitudini ha attraversato in particolar modo in
questi ultimi anni. Da qui la volontà di istituire una Equipe
regionale di servizio, che nella nostra, come nelle altre regioni, si
occupa di seguire soprattutto dal punto di vista spirituale, il
cammino delle famiglie. Scopo principale dell‟Equipe è quello
di far riscoprire alle coppie la grazia del sacramento del
matrimonio. La famiglia, sempre più minacciata da fattori
esterni, deve riscoprire la grazia del dono dello Spirito Santo,
che dal suo interno la guida e la sostiene. Per fare questo la
nostra Equipe si propone di soffiare via la cenere che, in molti
casi, si è sedimentata sopra il fuoco che originariamente ha
saldato la vita di due singoli fino a farli diventare coppia. Per
questo si organizzano seminari di effusione dello Spirito Santo
sulle coppie che singolarmente, o insieme, vivono già un
cammino all‟interno della Chiesa e verso la santità. Crediamo
profondamente che le coppie che riscoprono nei propri
matrimoni l‟originalità e l‟unicità dell‟amore di Dio e dell‟amore
l‟uno per l‟altra, siano un bene insostituibile per la società.
103
Un matrimonio ben saldo rende più “sicura” la società; infatti in
primo luogo una coppia di sposi che si ama è modello
innanzitutto per i figli che sono i primi beneficiari di questo
amore e che quindi troveranno nella relazione tra i propri
genitori un esempio da poter riproporre quando saranno adulti,
senza tralasciare il fatto che in genere i bambini / ragazzi che
vivono in una famiglia “sana” crescono con meno paure ed
insicurezze. Una famiglia unita è esempio positivo anche per le
persone della cerchia familiare, di amicizie e lavorativa, perché
attraverso di loro si vede la possibilità di amare in piena gratuità
senza tornaconti personali, offrendo l‟opportunità di vivere ciò
anche fuori dalle mura di casa, vivendo con lealtà e dignità il
proprio lavoro, gli affari e perché no la stessa politica, vissuta
quindi come un servizio e non come un lavoro. Poi c‟è un
aspetto anche economico. Di fronte alla separazione dei
coniugi si vive un dramma nel dramma: non solo una famiglia
viene divisa, con la sofferenza che questo comporta sia per gli
stessi coniugi che per i figli presenti, ma il bilancio economico
familiare risulta disastrosamente compromesso. Dovrebbe far
riflettere il dato-spia della situazione di grave disagio sociale
che vede il 25% delle persone che usufruiscono delle mense e
degli alloggi Caritas essere genitori separati. Se prima non erano
una famiglia indigente, dopo la separazione lo diventano. Oltre
al mantenimento, si deve considerare la duplicazione di tutte le
spese: bollette, utenze, spese di ogni tipo. A Dio piacendo
continueremo ad evangelizzare quella che il Rinnovamento
ama definire la nuova Cultura della Pentecoste, ben sapendo
che sposarsi comporta il desiderio di amare senza riserve,
mettendo in gioco i propri spazi, il proprio tempo, le proprie
abitudini; sapendo che nei momenti di difficoltà, che certo non
mancheranno, l‟ultima scelta non è andare dall‟avvocato
matrimonialista per la separazione o il divorzio ma ricorrere al
nostro unico avvocato presso il Padre, lo Spirito Santo.
104
SCIENZA & VITA ASSOCIAZIONE
Lungotevere dei Vallati 10, 00186 Roma
Tel.: 06.6819.2554 Fax: 06.6819.5205
Segreteria generale: [email protected]
Presidente provinciale Perugia: Assuntina Morresi
L’esperienza di Scienza e Vita a Perugia nasce nel 2005, in
occasione del referendum sulla legge 40 sulla procreazione
medicalmente assistita e, a prescindere dalla costituzione
formale dell‟associazione, prosegue in sostanziale continuità
fino ai nostri giorni, in un lavoro di presidio di alcuni ambiti della
cultura e della politica, spesso insieme agli amici del Forum
delle Associazioni Familiari. E non potrebbe essere altrimenti: la
tutela della dignità e della vita di ogni essere umano, dal
concepimento alla morte naturale – ragion d‟essere di Scienza
e Vita – non può che andare di pari passo con il sostegno della
famiglia basata sul matrimonio, secondo la definizione data
dalla nostra costituzione. Per questo il lavoro capillare di
presenza in Umbria per la campagna referendaria, culminato
nel grande incontro di fine maggio 2005 alla Sala dei Notari a
Perugia con Gabriella Mecucci, Luigi Amicone, Antonio Socci e
Giuliano Ferrara, ha visto un secondo, importante momento di
presenza pubblica nella organizzazione e partecipazione al
Family Day, nel maggio del 2007, in piazza San Giovanni a
Roma. La campagna referendaria e la grande manifestazione
nazionale sono state due fondamentali occasioni formative di
Scienza e Vita a Perugia, per una vera e propria
alfabetizzazione nostra e di tanti amici e concittadini, per la
prima volta venuti a contatto con le problematiche complesse
105
della biopolitica: innanzitutto con incontri pubblici abbiamo
cercato di approfondire le tematiche messe in luce dai nuovi
sviluppi della biomedicina, dalla procreazione medicalmente
assistita ai temi di fine vita, passando per le nuove tecniche di
aborto farmacologico.La nostra associazione è stata presente
nel territorio in occasione della drammatica vicenda di Eluana
Englaro, e ha continuato l‟impegno nell‟ambito delle tematiche
del fine vita accettando di partecipare alla commissione del
Comune di Perugia per la stesura del regolamento del registro
del testamento biologico. In posizione di minoranza, abbiamo
collaborato lealmente dichiarando tutta la nostra contrarietà
all‟iniziativa, e sottolineandone le incongruità e le contraddizioni
intrinseche. Con soddisfazione prendiamo atto che quel registro
è restato lettera morta, inattuato, come d‟altra parte non era
difficile prevedere, vista la sua valenza puramente ideologica e
la sua completa inutilità per i cittadini. La tutela della vita in ogni
suo momento implica innanzitutto una particolare attenzione
alla salute delle donne, il che in questi anni si è concretizzato
per Scienza e Vita nella condivisione con i volontari del
Movimento per la Vita delle attività di sostegno alle maternità
difficili: per la nostra associazione questo ha significato
soprattutto la partecipazione a incontri di formazione sul
territorio, e al tempo stesso un‟importante opera di
sensibilizzazione culturale e politica circa l‟introduzione della
pillola abortiva Ru486 nella nostra regione. Insieme al Forum
delle Associazioni Familiari abbiamo organizzato momenti
pubblici di confronto e conferenze stampa, e abbiamo anche
lavorato insieme a tecnici e politici delle istituzioni locali per
evitare che l‟introduzione del metodo farmacologico abortivo
seguisse prassi non rispettose della legge 194 che regola
l‟aborto, una legge che la nostra associazione non condivide,
ma della quale chiede la completa applicazione di tutte le sue
parti, soprattutto di quelle a prevenzione degli interventi abortivi
e a tutela della maternità. Abbiamo fortemente contestato, in
tutti i modi in cui ci è stato possibile, il tentativo della nostra
amministrazione regionale di introdurre l‟uso della pillola
abortiva Ru486 in regime di Day Hospital anziché di ricovero
ordinario, cioè con modalità contrarie a quanto previsto dalle
linee guida del Ministero della Salute, formulate seguendo
l‟indicazione di ben tre diversi pareri del Consiglio Superiore di
Sanità (la massima autorità scientifica istituzionale in ambito
106
sanitario). Riteniamo che la pervicace volontà mostrata dalle
nostre istituzioni di operare in disaccordo con le indicazioni
ministeriali abbia motivazioni principalmente ideologiche e
scientificamente poco consistenti. Allo stesso tempo prendiamo
atto che ad oggi, in Umbria, la Ru486 resta sostanzialmente
inutilizzata – almeno ai dati ufficiali resi noti dal Ministero della
Salute. Contiamo di proseguire la nostra attività di informazione,
formazione e presenza nel territorio all‟interno dell‟arcipelago
delle associazioni locali e nazionali in cui siamo nati e abbiamo
operato in questi anni, restando una voce libera della società
civile umbra.
***
107
Associazione S.I.B.HA Sostegno Inserimento Bambini
Handicappati
Via Monte Cristallo n.2 - 06034 Foligno (Pg) Tel. 0742/21864 Fax 0742/329000
La famiglia di fronte all'handicap
Riflessioni di Dina Lilli Turrioni
Dina, scomparsa tragicamente nel 2006, è stata tra i soci
fondatori della Associazione S.I.B.HA. di Foligno "Sostegno e
inserimento bambini handicappati". L'associazione, costituita
nel 1979, nasceva dalla convinzione che la vita a qualsiasi
livello va rispettata e ha un significato. La cultura che l'anima e
l'ha animata fin dall'inizio è quella della condivisione con l'altro,
dell'integrazione dei meno efficienti col mondo dei cosiddetti
normali, per superare l'isolamento delle famiglie. A Dina è
intitolato l'ultimo edificio - in ordine di tempo - costruito dalla
Cooperativa Sociale Ellelle a Foligno in località "La Paciana"
"Casa Dina". Le riflessioni su famiglia e handicap qui riportate
sono state estrapolate dai suoi interventi in occasione di
incontri, convegni, testimonianze. "Io sono la voce
dell'handicap grave, un handicap intellettivo e fisico, un
handicap che ha un bisogno estremo degli altri per uscire
dall'isolamento e dall'emarginazione. Sono la voce di tante altre
famiglie che come me soffrono ma al contrario di me si
chiudono nella loro prova, appassiscono e si inaridiscono
perchè si sentono impotenti a modificare. Ma io no, credo nei
cambiamenti, credo nella crescita, credo nel valore delle
parole che, se espresse e comprese, possono investire altri che
non hanno il problema e dilatarsi, credo nel cuore dei "sani" e
nella loro capacità di aiuto.
108
In un mondo frenetico quasi delirante, dietro i miti
dell'efficienza, della produttività, del guadagno, della bellezza,
ecc., in un mondo che vuole rimuovere la sofferenza e neppure
vederla, quale posto i nostri figli possono trovare? Al di fuori di
una concezione cristiana la vita dei nostri figli non ha senso e
neppure quella di noi genitori. Si parla, si è parlato tanto di
handicap, forse se ne parla troppo. Forse si parla troppo poco
del valore della vita, del valore della persona che è persona
anche se non sana. Questo valore bisogna riscoprirlo perchè la
sanità, la salute non è un bene per sempre, ma muta a volte
rapidamente. La divulgazione di notizie sull'handicap ha
portato conoscenze, inserimenti ma rimangono grandi barriere
culturali: da una parte i sani, i capaci, gli efficienti, dall'altra i
deboli, i disabili. Due mondi che, anche se si incontrano nella
scuola soprattutto infantile, si fanno col passare degli anni
sempre più distanti ed estranei. Le famiglie vengono così a
trovarsi in una situazione difficile, quasi assurda: esse che hanno
fatto la scelta coraggiosa di non isolare il figlio perchè hanno
creduto fermamente nel valore terapeutico della famiglia
come nucleo di socializzazione e di amore, si trovano a vivere
situazioni di emarginazione, di solitudine, di isolamento insieme
ai loro figli. Perciò noi famiglie abbiamo bisogno di aiuto,
abbiamo bisogno di sentire calore verso la vita di questi ragazzi.
La compassione ci distrugge, ci umilia. Parlo perchè credo in un
mondo più civile, più integrato, parlo perchè molte volte i sani
mi hanno detto che difronte a mio figlio o ad altri come lui non
sanno
quale
comportamento
tenere.
Io
dico:
un
comportamento di spontaneità prima di tutto. E questa nasce
se si accetta con naturalezza che la vita è fatta di sanità e di
malattia, di bellezza e di disarmonia, di normalità e di non
normalità. Tutti questi concetti di per se contrapposti rientrano
nell'ordine naturale e non li avremmo se non esistesse in
contrario. Inoltre la spontaneità nasce dalla risposta a questo
interrogativo: che merito ho io nell'essere nata sana,
intelligente, capace? E' stato un dono o una circostanza
favorevole misteriosamente capitata a me e altrettanto
misteriosamente non data ad altri. Non c'è demerito, non c'è
inferiorità nel nascer non sani. Sarà merito mio il modo in cui uso,
spendo le capacità che mi sono state date.
109
Una spontaneità quindi che nasce dalla parità e che porta
inevitabilmente all'incontro e alla comunione. In secondo luogo
un comportamento che esprima il valore e il rispetto per la vita.
Ogni vita ha un suo significato, ma quella dell'handicap con la
sua innocenza contiene un messaggio di crescita e di profonda
riflessione. In ultimo un comportamento di grande stima, di
grande considerazione, perchè quel poco o quel tanto che
riescono a fare è frutto di un lavoro prolungato per giorni,per
mesi, per anni. E se per un momento in questa nostra vita
frenetica ci fermassimo a meditare sulla straordinaria,
meravigliosa attività di un cervello normale che fa tutto senza
fatica: parla, memorizza, sintetizza, relaziona, crea, di fronte a
una persona disabile, ci metteremmo in un atteggiamento di
umiltà e di silenzio. Tutti e tre i comportamenti implicano un salto
di mentalità, un modo di vedere la vita con orizzonti più ampi e
più vari. Per anni ho pregato e ho chiesto il miracolo della
guarigione, per anni, ma il miracolo non è avvenuto. Ho avuto
però un'altra grazia, forze neppure implorata, la grazia di vivere
l'handicap non come condanna e tribolazione quotidiana, ma
come fonte di crescita, di impegno, di amore. E questo ha
illuminato la mia vita."
***
110
CENTRO DI BIOETICA “FILEREMO”
Via don Alberto Seri, 10 PERUGIA - Tel. 3473159163 - [email protected]
Il Centro di Bioetica “Filèremo” è nato recentemente, nel 2008,
ma ha alle spalle un lungo periodo di gestazione. In Italia la
riflessione teorica sui problemi etici del campo biomedico è
iniziata da tempo ormai e le varie correnti di pensiero si sono
fatte portavoce in parte di argomenti direttamente radicati nel
nostro contesto culturale sulla base di casi clinici clamorosi
capitati, in parte attraverso il filtro della letteratura straniera,
prevalentemente anglosassone. La riflessione si è andata
sviluppando in alcuni ambiti tradizionali come l‟Etica Medica
coltivata soprattutto all‟interno della teologia morale cattolica
e la Deontologia Medica studiata da sempre all‟interno della
medicina legale, successivamente ha coinvolto altre discipline,
quella filosofica in particolare, dalla filosofia del diritto alla
filosofia della scienza, alla filosofia morale. Gli ambiti più nuovi
dove la riflessione teorica si è sviluppata e dove la sensibilità
bioetica ha preso forma argomentativi sono i vari centri di
Bioetica nati in Italia a partire dagli anni Ottanta. Il Centro di
Bioetica “Filéremo”, avvalendosi di competenze autorevoli,
vuole offrire un ulteriore contributo attuando iniziative alla luce
di un‟ispirazione personalista tenendo conto dei caratteri che
111
ha assunto il dibattito bioetico contemporaneo, pluralismo ed
interdisciplinarietà. In particolare le finalità del “Centro” sono
quelle di favorire lo sviluppo della bioetica come disciplina
autonoma del sapere umano, attraverso una interazione tra le
scienze biomediche e la ricerca filosofica, etico-deontologica e
giuridica; l‟approfondimento di specifiche problematiche in
bioetica attraverso lo studio di casi clinici rilevanti e della prassi
medica;
l‟approccio
metodologico
interdisciplinare
alle
problematiche bioetiche; stabilire, mantenere ed implementare
scambi culturali e forme di collaborazione con altri Centri di
Bioetica in ambito italiano ed internazionale; promuovere una
positiva cultura della vita e della salute attraverso corsi di
formazione
validamente
attestati;
offrire
un
servizio
di
consulenza bioetica a tutti gli operatori sanitari che siano
chiamati in prima persona ad assumere decisioni cliniche, con
le
conseguenti
responsabilità
morali,
giuridiche
e
deontologiche; creare un centro di riferimento regionale per la
documentazione tecnica in ambito bioetico; favorire una
corretta informazione sulle tematiche di rilevanza bioetica,
attraverso la collaborazione con i media.
***
112
Associazione CONSULTORIO FAMILIARE “LA DIMORA”
DIRETTORE: Prof. Francesca Barone
Via Don Alberto Seri, 10 - Perugia
[email protected]
Tel. 075 52 71 074
Il Consultorio Diocesano “La Dimora” è una struttura, nata nel
1993, al servizio della coppia e della famiglia, nella linea di un
aiuto prezioso all‟amore coniugale, ai minori ed alla vita fin dal
concepimento. Coerentemente
con la legge nazionale
istitutiva dei consultori familiari nel 1975, nel rispondere ad
alcune urgenze sociali relative alla vita della coppia e della
famiglia, alla maternità e paternità responsabili, alla tutela della
donna e dei minori, il Consultorio “La Dimora” si è sviluppato
non come una semplice appendice dell‟organizzazione
sanitaria ma tenendo sempre conto del bene proprio di
ciascuna persona, del valore umano e sociale della famiglia e
della globalità delle situazioni relazionali in cui le problematiche
familiari si sviluppano. Non è un luogo clinico di diagnosi o
terapia, ma è il luogo, “la dimora”, a cui si accede per
consultarsi da protagonisti e non da pazienti per situazioni o
difficoltà che rientrano nelle circostanze ordinarie della vita
ancora prima di una vera e propria patologia. Spesso sono
accompagnate
da
incertezze,
confusioni,
senso
di
inadeguatezza, sofferenza profonda, sentimenti che spesso per
l‟insorgere di qualche emergenza possono dare luogo a gravi
disagi personali di coppia e familiari. Per questo la modalità di
lavoro è quella della consulenza, un servizio che tende a fare
delle persone che si rivolgono alla struttura i protagonisti del
superamento delle loro difficoltà instaurando un rapporto di
fiducia e collaborazione. L‟intervento si sviluppa in varie fasi
113
successive: l‟accoglienza, l‟ascolto dei problemi, la relazione
d‟aiuto mirata a promuovere chiarificazione e sostegno con lo
scopo di mobilitare nei soggetti richiedenti le proprie risorse,
motivazioni ed energie per superare il disagio. Se, talvolta, la
consulenza porta ad emergere la necessità di un intervento
specialistico, anche di tipo terapeutico questo, sempre breve e
mirato al chiarimento, è concordato e deciso dallo stesso
interessato. Il NUCLEO OPERATIVO del consultorio familiare è
costituito dalla équipe in cui sono presenti i consulenti familiari e
varie figure professionali in ambito psicologico, psicosociale,
pedagogico, giuridico, bioetico, oltre al consulente etico. Il
metodo di lavoro è collegiale. Dal punto di vista professionale
agli operatori del consultorio di ispirazione cristiana è richiesta
una competenza qualificata nella specifica disciplina
professata, ai consulenti familiari una formazione specifica alla
consulenza familiare acquisita mediante corsi istituiti dalle varie
scuole o associazioni. La scelta etica di ciascun operatore della
équipe consultoriale è qualificante e riguarda non solo gli
aspetti umanistici ed esistenziali, ama anche i significati
antropologici più profondi che si radicano nella verità
dell‟uomo conformi all‟insegnamento del Magistero della
Chiesa.
***
114
POSTFAZIONE
Le politiche familiari e il fisco a misura di famiglia
(A cura di Giulio Villani ed Ernesto Rossi)
La famiglia come non mai oggi è nell'occhio del ciclone, al
centro di tutte le pressioni e le prove cui il grande cambiamento
che viviamo ci sottopongono, come la pressione della
congiuntura economica che rende sempre più difficile far
quadrare il bilancio familiare.
«La Costituzione, riguardo alla famiglia usa il termine
“riconosce“» infatti, lo Stato riconosce la famiglia come
qualcosa che è anteriore alle costruzioni sociali. Non è un
qualcosa costruito a tavolino, ma è scritto nella natura umana.
La Costituzione pertanto, si occupa della famiglia perché la
riconosce come un nucleo fondamentale della società. La
pace sociale così nasce dalla famiglia, che si assume la
responsabilità di far crescere buoni cittadini allevandoli
secondo principi di civile e solidale convivenza. Per questo,
nella riscossione delle tasse, lo Stato dovrebbe lasciare più
reddito alle famiglie, perché possano assolvere il loro compito.
Attualmente invece, creare una famiglia è sempre più un
problema. Mancano, infatti, agevolazioni fiscali adeguate e
una normativa che non ne valorizza il ruolo, tanto che se
confrontiamo la struttura della spesa pubblica per la famiglia
nei vari Stati europei, l‟Italia è tra gli ultimi posti della
graduatoria.
[Fonte R. Bolzonaro - Fattore Famiglia: oltre il quoziente familiare; 28/04/2012]
115
Al fine di rendere l‟applicazione della tassazione più equa nei
confronti delle famiglie, nasce il Fattore Famiglia.
Che cosa è il Fattore Famiglia?
L‟attuale tassazione dei redditi in Italia tratta ogni famiglia senza
fare troppe distinzioni tra le differenze esistenti fra i nuclei
familiari, concentrandosi esclusivamente sul reddito.
Il Fattore Famiglia (FF), introduce il concetto che ogni famiglia
ha caratteristiche peculiari di reddito, numerosità, e condizioni
svantaggiate che devono essere tenute in conto per produrre
una tassazione realmente equa.
Nel FF il meccanismo di tassazione prende in considerazione la
spesa necessaria per il sostentamento di ognuno dei
componenti del nucleo familiare e ne ottiene un valore di
riferimento detto “Costo di Mantenimento”.
Questo valore si moltiplica per un indice dedotto da una scala
di equivalenza (vedi tabella sottostante) modulata sul numero
dei componenti del nucleo familiare; tale coefficiente è
appunto il FF.
Dal calcolo suesposto si ottiene la “NO TAX AREA” che è una
quota del reddito che non può essere mai intaccata da
nessuna tassazione.
Se il reddito supera la NO TAX AREA (NTA), la parte di reddito
eccedente sarà tassata secondo le aliquote vigenti. Se al
contrario, il reddito è così basso da non raggiungere la NTA, la
famiglia avrà diritto a una “tassazione negativa” cioè riceverà
un‟integrazione di reddito d‟importo pari alla differenza con il
limite della NTA.
116
L‟integrazione del reddito mancante potrà avvenire tramite un
credito d‟imposta per le tasse future, oppure si potrà richiedere
un assegno d‟importo equivalente.
Questo regime fiscale che si applicherebbe a tutte le famiglie,
prevede inoltre ulteriori detrazioni per situazioni familiari con
particolari caratteristiche di vulnerabilità (vedovanza, non
autosufficienza, malattia, invalidità, ecc.).
Infine, si potranno produrre successive integrazioni, attraverso gli
assegni familiari per i redditi molto bassi come già accade oggi.
Da quanto esposto, il FF è uno strumento che permette di
rimodulare tasse, tariffe, accesso ai servizi comunali, (nidi,
scuole dell'infanzia, servizi socio-assistenziali, università ecc..) e
sistemi contributivi di sostegno, in una logica che sia davvero a
misura di famiglia. Non si tratta dunque di fare favoritismi, ma di
ristabilire un‟equità fiscale e riconoscere quel valore sociale ed
economico del lavoro che le famiglie svolgono ogni giorno in
termini educativi etici, culturali, che esprimerà il futuro
patrimonio umano del Paese. Si tratta pertanto di investire, ma
anche di liberare risorse per le famiglie più bisognose grazie ad
un sistema fiscale più equo e solidale, perché la famiglia porta
già il peso maggiore della crisi nonostante sia il principale
ammortizzatore sociale.
Eppure al di là dell‟auspicio di norme che riconoscano
l‟importanza di questi temi, il Governo non riesce a trovare
ancora l‟opportunità di introdurre una riforma fiscale che adotti
il Fattore Famiglia. Oltre al FF, un altro strumento di equità fiscale
è la riforma dell‟ISEE (Indicatore della Situazione Economica
Equivalente, che tiene conto del reddito, patrimonio mobiliare
e immobiliare e delle caratteristiche di un nucleo familiare),
fondamentale per la parametrazione del regime tariffario dei
servizi a livello nazionale, regionale e locale. Molte città, tra cui
Parma Roma e Brescia, hanno così modificato il sistema di
tariffazione senza aspettare l‟iniziativa nazionale. Anche il Forum
delle Famiglie, forte dell‟esperienza maturata nel lavoro fatto
con queste città, ha avviato un lungo confronto con il
sottosegretario del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali,
Maria Cecilia Guerra, incaricata di elaborare il nuovo ISEE.
117
Il Forum delle associazioni Familiari denuncia che l‟approccio
ancora adottato con riferimento ai principali provvedimenti in
discussione in materia fiscale manifesta ancora una visione che
svantaggia la Famiglia. Non solo non s‟interviene a favore delle
famiglie più bisognose, quelle con redditi medio - bassi e più
carichi familiari, ma addirittura si peggiora la loro situazione. In
particolare, con riferimento agli ultimi provvedimenti fiscali, sono
sotto accusa le scelte in materia di Irpef e Iva che sono il
contrario di quello di cui le famiglie hanno bisogno.
L‟incremento di un punto percentuale sull‟IVA, infatti, si spalma
inevitabilmente su tutti i componenti del nucleo familiare,
anche su quelli che non producono reddito, ricadendo ad
esempio sull‟acquisto dei pannolini di un neonato. A seguito di
questi provvedimenti, la stretta sulla spesa settimanale sarà
ancora più onerosa e porterà molte famiglie a dover
risparmiare ulteriormente anche sul cibo e sui beni per l‟infanzia.
In conclusione, nella speranza che il Parlamento ponga rimedio
alle tante lacune della normativa fiscale nei confronti della
Famiglia, il Forum delle Associazioni Familiari dell‟Umbria auspica
che sia il Governo nazionale che quello regionale possano
presto introdurre elementi di equità favorevoli alle famiglie,
come la defiscalizzazione degli oneri familiari, privilegiando le
imposte dirette e abbattendo quelle indirette. Auspica infine di
giungere quanto prima un‟autentica equità fiscale mediante il
Fattore Famiglia che si presenta come uno strumento primario
per favorire lo sviluppo economico del nostro Paese.
Comprendere le politiche familiari
La famiglia è il luogo da cui si parte per affrontare il viaggio
della vita! Una frase semplice per cercare di entrare nel difficile
discorso che affronta ogni famiglia quando deve confrontarsi
con il resto delle cose che la circondano. Un contesto colmo di
interessi e rivendicazioni giustissime: il lavoro, l‟economia e la
finanza, le difficoltà politiche, il tessuto sociale e così via.
Ascoltiamo spesso le giustificazioni dei nostri amministratori, che
descrivono il contesto familiare come “quello che può
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attendere”, ogni volta che si deve entrare in discorsi che
coinvolgono interessi tali per cui è sempre opportuno
subordinare la famiglia a qualche altro interesse di ordine
superiore, più importante, più urgente, più in crisi; e spesso, le
famiglie si lasciano convincere da obiezioni e rivendicazioni che
“non fanno una piega”, di fronte alle quali sembra quasi che si
stia anteponendo un interesse personale, piuttosto che uno
generale, benché di interessi che coinvolgono tutti i cittadini
nella loro sfera più intima si tratta. Accade così che davanti a
queste prosaiche barricate, i cittadini e le associazioni familiari,
sembrano retrocedere, tollerare, assoggettarsi. Ma è
veramente così? È chiaro che non è poi così fondamentale
avere il supporto di studi e ricerche a disposizione per dire
quello che in fondo si conosce per esperienza vissuta. Ci sia
consentito allora personalizzare con un piccolo esempio di vita
vissuta frutto delle testimonianze di famiglie e associazioni
familiari, il racconto utile per dare l‟idea del contesto in cui si
muovono le famiglie oggi: <<Non stiamo meglio, stiamo meno
bene, il contesto sociale si è abbrutito, c‟è meno solidarietà e
più indifferenza, facciamo fatica a dare una mano ai nostri figli
per farli studiare, per accompagnarli a scuola, per andarli a
riprendere se hanno un‟influenza. Per accompagnare una
madre a fare gli esami preparto; per darci da fare a
riaccogliere una giovane figlia inspiegabilmente in esubero a
seguito di una gravidanza. Per trovarci a procrastinare un altro
anno il matrimonio o la nascita di un figlio perché “adesso
proprio non è il momento!”. Perché al terzo figlio abbiamo
cominciato a scoprirci più poveri e a dover chiedere aiuto ai
nonni. Perché abbiamo difficoltà a trovare un posto all‟asilo
pubblico e dobbiamo pagarne uno privato, mentre i nonni
sono troppo anziani e abbisognano di cure e assistenza. Perché
con una persona non autosufficiente in casa non riusciamo più
a organizzarci per far fronte a tutti gli adempimenti quotidiani.
Perché dobbiamo risparmiare e trovare le risorse economiche e
finanziarie per far fronte a un‟imposizione fiscale basata su
parametri che tengono conto solo in minima parte, degli sforzi
organizzativi e delle spese sostenute da una famiglia con figli,
che viene tassata come se gli stessi, pur non autonomi, non
rappresentassero un capitolo di spesa importante per una
famiglia e un‟importante investimento di tempo, risorse ed
energie>>. Se ci pensiamo, dunque, pur disponendo
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dell‟esempio più prossimo a ognuno, per formare le proprie
considerazioni in merito al mondo che circonda la famiglia, ci
lasciamo convincere da spiegazioni su campi ed esempi
lontanissimi, finanza, macroeconomia, assetti socio-economici
altissimi, complicatissimi di analisi della realtà che richiedono
studi e pareri autorevoli per dirci cose che in fondo sappiamo
già ma alle quali non riusciamo a contrapporre argomenti cui
dar forza per camminare con le proprie gambe. Allora perché
se per molti, forse quasi tutti, l‟analisi è così semplice, sembra
che non esista un reale interesse istituzionale affinché questa
situazione si modifichi? La risposta è forse più semplice di quel
che sembra: di fatto, non interessa poi molto che la cosa vada
a modificarsi. Intendiamoci, non necessariamente esiste
un‟eminenza grigia che fa di tutto per mettere i bastoni tra le
ruote alla famiglia, tuttavia, esiste invece un coacervo fatto di
burocrazia,
pratiche
e
consuetudini,
impostazioni
precedentemente basate su asset politici, amministrativi,
tecnologici, e socio-economici del passato (mutuando una
terminologia
socio-economica,
il
cosiddetto
TATE:
Technological and Administrative Task Environment - Benvenuti
1983), che di fatto, condizionano e imbrigliano le opportunità
nuove entro il gioco delle parti che fin‟ora ha cristallizzato tutti
gli interessi e le priorità e nel quale si resta invischiati allo status
quo, mentre il contesto socio economico in cui sono immerse le
famiglie è mutato e si determina la necessità di trovare un
nuovo equilibrio e un nuovo assetto sociale ed economico
entro il quale la famiglia moderna possa esistere. Da questa
situazione tuttavia, non solo, non si riesce a estrarre un punto di
vista diverso rispetto a quello che finora ha determinato la
posizione delle priorità consolidate, ma per certi aspetti, ha
comportato un‟azione antagonista delle forze politico
amministrative abituate a ragionare secondo schemi
inadeguati, tendenti a rafforzare la strada già battuta piuttosto
che andare nella direzione desiderata dalle famiglie,
riproponendo le vecchie soluzioni che non rispondono alle reali
esigenze. Se dunque, le politiche familiari sono sostanzialmente
intese come implicite ad altre facenti capo alle politiche socio
assistenziali, diventa molto difficile, spostare l‟attenzione su
nuove prospettive più confacenti alle necessità della famiglia e
alle esigenze del tempo. Il risultato fin qui, almeno in Umbria, pur
riconoscendo i numerosi interventi normativi che coinvolgono la
120
famiglia, si mostrano ancora inefficaci in quanto non intendono
questa entità sociale come nell‟ottica di un contesto
multidisciplinare e multidimensionale. Al punto che, ad esempio,
si è pensato di fare una politica familiare costituita da
un‟erogazione a pioggia di pochi euro una tantum, che nulla
risolvono dei problemi strutturali, piuttosto che metter mano a
questi, con la recondita certezza di aver infine solo elargito
caramelle per addolcire le amarezze. Sia chiaro in questo caso,
che si apprezza l'intenzione di affrontare la questione famiglia,
lo si è fatto tuttavia con vecchie logiche assistenziali mutuate
da altre politiche che non incidono sul problema di contesto in
cui è inserita la famiglia, dunque, non è possibile esprimere una
soddisfazione in questo senso. Per quanto detto, più importante
forse della stessa spinta, tesa a promuovere le nuove priorità
dell‟agenda politica in una direzione più family friendly, è
importante promuovere gli strumenti della comprensione dei
nuovi modelli (paradigmi) che contestualizzano la famiglia al
tempo in cui viviamo, e soprattutto, siano capaci di fornire lee
soluzioni più adatte ad affrontare le difficoltà della famiglia,
come attrice nell‟ambito del sistema complesso entro cui essa è
inserita, mediante politiche familiari condotte nell'interesse
diffuso, e non più come una sorta di politica di scorta al traino
delle politiche “ricche”, legate a interessi consolidati e per
questo meglio rappresentate, sia in termini organizzativi, sia di
retorica e propaganda. Cosa sono le politiche familiari
dunque? Iniziamo con il dire che probabilmente, la cosa più
utile alla famiglia, è un approccio che la prenda per mano e
l‟accompagni là dove essa ha più bisogno di essere condotta,
al di là delle enunciazioni di principio e di teorie sociologiche e
antropologiche di qualsiasi natura. Molto pragmaticamente, è
utile affidarsi alla definizione che l‟OCSE da delle politiche
familiari, per cui: le politiche familiari sono definite come quelle
politiche che accrescono le risorse dei nuclei familiari con figli
dipendenti, da allevare, da far sviluppare secondo le loro
potenzialità; che riducono le barriere all‟avere figli, che
combinano il lavoro e l‟impegno (diritto/dovere) familiare; che
promuovono la parità tra i sessi nelle opportunità d‟impiego. È
molto importante riuscire a modificare la propria percezione di
politica familiare davanti a questa definizione, perché da
troppo tempo, e purtroppo ancora oggi, è largamente diffusa
la concezione che una politica familiare sia quella che in un
121
modo o nell‟altro determina ricadute sulla famiglia; ad esempio
che una politica del lavoro sia anche una politica familiare,
poiché aiutando il capofamiglia, implicitamente ne aiuta la
famiglia. Falso! Questa è e rimane una politica del lavoro. La
famiglia s‟inquadra nell‟ambito delle politiche secondo
meccanismi socio economici diversi e non in conflitto con la
singola persona. Innanzitutto, infatti, questa concezione è
erronea, perché crea una sorta di competizione tra il lavoratore
(e dunque i suoi rappresentanti nelle categorie sociali), e la
famiglia, quasi che per favorire l‟una si debba creare una sorta
di torto all‟altro. In realtà, esse sono ambedue giuste e devono
essere considerate assieme e mai separate. Per comprendere
meglio questo punto, il recente caso dell‟ILVA di Taranto aiuta
a meglio chiarire dove sta il problema concettuale. Infatti, in
questo specifico caso, da un lato si trovano le rivendicazioni dei
lavoratori che rischiano il posto di lavoro per la chiusura degli
stabilimenti, dall‟altro quelle degli abitanti che rivendicano il
diritto alla salute e alla salubrità del posto in cui si vive, a causa
di un inquinamento largamente oltre la soglia di sicurezza e un
tasso di tumori circa doppio rispetto al normale sul territorio
tarantino. Queste due istanze, non possono in alcun modo
essere disgiunte, non esiste cioè in questo senso una priorità ma
entrambe devono essere affrontate e risolte in maniera
combinata; semmai, la discriminante nell‟immediato può essere
quella dell‟emergenza, per la creazione di un combinato
d‟interventi a questa subordinato. In questo caso dunque, due
diritti fondamentali sono messi a confronto ma non possono
elidere l‟uno l‟altro, hanno entrambi importanza ed esigenza di
essere affrontati congiuntamente. Se l‟esempio riportato è
chiaro, si riesce a comprendere come non può esservi
subordine nelle politiche familiari rispetto a quelle di altra
natura, in quanto esse risultano dedicate a una sfera di
esperienze umane che non possono essere affrontante
efficacemente sperando nell‟implicita conseguenza di altre
politiche ad esse cugine, ma non sorelle. Del resto, questo è
quanto emerge dalle richieste di aiuto del mondo familiare e
dai vari indicatori socio economici degli studi accreditati in
materia, riscontrabili nel Rapporto Biennale 2011/2012
dell‟Osservatorio nazionale sulla famiglia. Da qui dunque nasce
l‟esigenza di spiegare cosa è una politica familiare e perché
essa ha caratteristiche e prerogative che richiedono di essere
122
affrontate in maniera specifica. Occorre infatti tenere in
considerazione che la famiglia risponde a un principio
ordinatore nell‟ambito delle politiche sociali. In questo senso, il
singolo, l‟individuo, si rapporta nell‟ambito del sociale e poi
dello stato, come un soggetto inevitabilmente sempre
subordinato all‟interesse generale, pertanto, deve esistere una
dimensione del singolo, entro la quale assume una valenza tale
da renderlo socialmente e dunque politicamente rilevante
nell‟ambito dello Stato. Le possibilità offerte dagli enti e dunque
dalla libera associazione dei singoli, del resto, promuovono
categorie di rappresentatività istituzionali che riflettono una
dimensione tutta sociale, espressione d‟istanze socialmente
condivise dai membri di quell‟organizzazione. La famiglia in
realtà, esprime una diversa rappresentatività, che si pone a
metà strada tra il pubblico e il privato, tra il collettivo e il
personale, in quanto, si caratterizza per una vicinanza stretta
alle dimensioni antropologiche dell‟uomo come quella degli
affetti, della procreazione, della creazione di relazioni di
parentela e affinità, e forse più importante, del senso di
compiutezza dei singoli individui, che nella relazione familiare
acquisiscono una dimensione personalizzante anteriore a quella
che si acquisisce ad esempio con il lavoro. Con esse si
accompagna il portato di tutte le conseguenze connesse alla
persona nella vita che gli è propria e in quella che condivide
con i suoi familiari e affini. Tutto questo pone la famiglia a metà
strada tra un corpo esclusivamente sociale e il singolo, e
dunque tra il privato e lo Stato, svolgendo la funzione
mediatrice di corpo intermedio. Questa prerogativa
antropologica non esiste in nessun‟altra dimensione della vita
umana, comportando esigenze che in parte investono la sfera
privata e in parte quella pubblica e che non possono essere
affrontate se non in un contesto di sistema. Possiamo dire per
semplificare, che esiste un principio ordinatore della famiglia
che la pone al centro del tessuto sociale, donando alle singole
persone capacità di espressione pubblica pur nell‟ambito di
un‟esistenza privata. In questo modo, nella famiglia, il singolo
non è più semplicemente subordinato all‟interesse generale,
perché è anch‟esso sempre un‟espressione "anche pubblica"
nell‟ambito della famiglia. Sintetizzando, possiamo dire che
l‟individuo sta al privato come la famiglia sta al pubblico, e in
questo rapporto si potenzia l‟azione del singolo rispetto al
123
collettivo, ristabilendo un equilibrio se vogliamo, naturale, di
forze in cui la voce del singolo risuona e si amplifica nella
famiglia. Rendere più forte la famiglia allora, significa anche
rendere più forte il singolo. Ecco perché dunque, la visione delle
politiche familiari come qualcosa di concorrente o addirittura
contrapposto al benessere dell‟individuo è erronea e produce
anzi un danno al singolo.
Dove si trovano le politiche familiari?
Abbiamo visto, dunque, che le politiche sociali non sono
politiche familiari e che le politiche implicitamente familiari non
possono funzionare bene perché non inquadrano i bisogni
dell‟obiettivo familiare. Cosa allora deve contenere in sé una
politica per dirsi familiare, e cosa la distingue dalle altre? Innanzi
tutto, cerchiamo di capire quali sono i desiderata delle politiche
familiari. Già da qualche anno, in linea con i piani Nazionali
italiani, in sintonia con le indicazioni dell‟Unione Europea, sono
stati individuati alcuni punti fondamentali su cui agire:
Equità economica, Fiscalità generale, IRPEF, Deduzioni,
Detrazioni, Assegni, Integrazioni, Tributi locali, IMU, TARSU, Tariffe,
Utenze urbane, Revisione ISEE, Piano casa per la famiglia,
Lavoro, cura familiare, congedi, tempi di cura, interventi sulla
disabilità e non autosufficienza, Pari opportunità e Conciliazione
famiglia – lavoro, Privato sociale, III settore, Associazionismo
familiare, Servizi di consultorio e mediazione, Famiglie di
immigrati, Alleanze locali per la famiglia, Monitoraggio delle
politiche familiari, Potenziamento del fondo per le politiche
familiari
124
Prendendo spunto dal grafico, possiamo dire che le politiche
familiari sono ricomprese tra i vertici delle politiche sociali, di
quelle del lavoro, e di quelle fiscali e ridistributive. Di fatto, non è
possibile applicare le soluzioni assolute per una delle tre
categorie citate, pretendendo con ciò di condurre politiche
familiari. In effetti, o una politica nasce familiare o non lo è, dal
momento che non si può colpire il problema che si vorrebbe
affrontare se non lo si mira esplicitamente. Tornando dunque al
nostro grafico, possiamo notare come certi tipi di politiche siano
ascrivibili a campi più prossimi alla famiglia e altri orientati
all‟ordinamento di questioni attinenti ad altre materie. Quello
che può essere ricompreso all‟interno del triangolo, è ciò che
va a impattare sul ruolo e la funzione delle famiglie. Pertanto,
valuteremo come family friendly le politiche che creano
facilitazioni alle famiglie, ad esempio, orari e collocazioni degli
sportelli pubblici adatti a incontrare le esigenze delle famiglie.
Certamente ad esempio, le politiche che favoriscano la
natalità sono desiderabili, ben vengano allora bonus bebè,
prestiti agevolati ecc.; come pure le politiche di sostegno al
ruolo educativo dei genitori, che soprattutto se giovani trovano
spesso difficoltà a impartire una corretta educazione ai figli. Ciò
che si trova all'esterno del triangolo è relativo alle politiche
indicate dai vertici del triangolo o dai suoi lati e magari ha
effetti secondari anche sulla famiglia, ma soltanto ciò che si
trova all'interno dello stesso è definibile come una politica
familiare. Ogni politica insomma che riesca a mettere al centro
125
l‟esigenza della famiglia, può dirsi familiare solo quando
esplicita la sua finalità a questo soggetto. Il metodo dunque,
non è relativo soltanto agli interventi come fino a oggi è stato,
ma anche al soggetto destinatario degli interventi. Sembra
questo in realtà un aspetto scontato, che tuttavia racchiude un
balzo concettuale e per certi aspetti ideologico per la maggior
parte dei nostri legislatori, soprattutto quelli regionali e locali, i
quali, benché i più vicini per distanza istituzionale alle famiglie,
sembrano non riuscire a riservare loro il giusto peso che
meriterebbero. Facciamo un esempio: una politica familiare è
quella che si vorrebbe portasse alla conciliazione tra impegno
familiare e lavoro. Questa necessità è orientata dalla difficoltà
per entrambe i genitori, di far convivere gli impegni e gli orari
lavorativi, con quelli necessari alla conduzione delle esigenze
familiari, in special modo per le famiglie con bambini piccoli. Le
politiche che si volevano declinate in questo senso in realtà, si
sono orientate esclusivamente alla parità delle opportunità
lavorative per la donna nel mondo del lavoro (Dallo studio: Le
nuove frontiere della conciliazione Famiglia-lavoro. – Rossi,
Cucculelli, Murano. Min. Pol. Sociali 2012. Pag. 12, 13) . Benché
dunque l‟intento sia certamente nobile, tuttavia non si è
ottenuto l‟obiettivo prefissato, e non è opportuno limitare la
questione all‟utilità di aver ottenuto una tutela per le donne se
poi una volta conseguita una possibilità in più per lavorare, le
donne non riescono a far convivere tutto questo impegno
aggiunto con la loro esigenza di mogli e di madri. Anche
perché il modello culturale ancora vede le donne impegnate
molto più degli uomini nella gestione del menage familiare,
concezione che del resto le stesse politiche influenzano
negativamente non prevedendo la conciliazione in quanto non
interpretata in una visione di sistema. Una politica di
conciliazione che veramente desidera incontrare il favore delle
famiglie dunque, non sposta l‟obiettivo dalla conciliazione al
lavoro alle donne, cosa che dovrebbe fare una politica del
lavoro tout-court, ma dovrebbe essere orientata a risolvere i
conflitti del ruolo genitoriale/familiare con il lavoro, e agire in
favore di entrambe i coniugi, ma nell'interesse anche
dell'impresa. Laddove esistono infatti buone pratiche in tal
senso, per esempio in Germania, si è compreso che
salvaguardare la famiglia rafforza il tessuto sociale, migliora la
qualità della vita del lavoratore e la sua efficienza sul posto di
126
lavoro. Ecco che dunque, le politiche familiari s‟inseriscono
all'interno delle politiche per lo sviluppo socio economico e la
famiglia diviene una risorsa per muovere il volano
dell'economia, piuttosto che assimilarla a una spesa sociale
destinata a bruciare risorse pubbliche. Mettere a sistema la
famiglia nell'ambito delle politiche di promozione è pertanto un
balzo in avanti di grande intelligenza per un paese e per la sua
classe politica, significa infatti fidarsi delle capacità dei propri
cittadini e del loro senso di responsabilità. È bene però
avvedersi che quanto più uno stato applicherà approcci
paternalistici e assistenzialistici, tanto più tardi avverrà questa
mutazione positiva. Diventa molto importante dunque
minimizzare dal punto di vista politico, le azioni motivate
dall‟impressione ingannevole che le politiche familiari siano
qualcosa che si può ottenere attraverso gli effetti secondari di
altre politiche, poiché questo produce due danni: da un lato
infatti, non si risolvono i reali problemi che si intende affrontare,
in secondo luogo, ci si illude che in realtà si è lavorato nel verso
giusto, determinando dissapori tra amministratori pubblici
convinti di aver ben svolto un compito, e la base sociale
insoddisfatta
dei
risultati.
Sgombrato
il
campo
da
quest‟ambiguità, proviamo a vedere com‟è possibile operare
con politiche familiari che trovano effettiva applicazione,
terminando questa piccola dissertazione, con una breve
carrellata di politiche adottate in Francia, paese che molto ha
investito sul ruolo della famiglia, in linea peraltro con i Paesi UE
simili all‟Italia, e il confronto francamente impietoso con l‟Italia,
in cui la famiglia è ormai riconosciuta anche a livello
internazionale ufficialmente in crisi (Osservatorio Naz. Famiglia
2011/2012. Pag. 17, ss).
Italia - Francia, un confronto tra politiche familiari
(Elaborato dal documento IREF – Istituto di Ricerche Educative e Formative)
Francia e Italia hanno una popolazione rispettivamente di
sessantacinque e sessanta milioni di abitanti, con caratteristiche
simili che le rendono abbastanza confrontabili, tranne alcune
caratteristiche peculiari che rendono l'Italia tristemente famosa
per le conseguenze negative che coinvolgono la famiglia. Ad
esempio, in Francia la popolazione tra 18 e 34 anni che risiede
127
con i genitori è attorno al 30% per i maschi e 18% delle femmine,
mentre in Italia si attesta sul 67% nei maschi e 60% per le donne,
a significare tutta una serie di difficoltà di emancipazione dei
giovani e delle giovani coppie nella creazione di una vita
indipendente spesse volte denunciate dal dibattito pubblico ed
entrate nel luogo comune con varie definizioni anche
dispregiative (bamboccioni, schizzinosi, mammoni, ecc.).
Oppure, la percentuale di famiglie che si avvale dell'aiuto dei
nonni nella gestione dei figli che in Francia sono solo il 4%
(France country note OECD 2004) e il 54,5% in Italia (Istat);
significative del fatto che in Francia esiste un sistema di
strumenti a disposizione delle famiglie con figli, decisamente più
corposo ed efficiente, in grado di affiancare alla famiglia asili e
scuole primarie, statali e private, con figure specializzate capaci
di coadiuvare e alleviare il compito educativo dei genitori ma
anche il peso economico, come il sistema delle tate di
professione (assistante maternelle agréé) che in Francia sono
coinvolte nel 18% delle famiglie contro l'11% italiano, che
peraltro non prevede una figura professionale in tal senso. Del
resto, la spesa per la protezione sociale comprensiva della
previdenza, sul Prodotto interno lordo (PIL) ammonta al 31,1% in
Francia contro il 26,4% in Italia (fonti Eurispes 2006), quindi
superiore di cinque punti percentuale, considerando inoltre che
il PIL francese è più elevato e pertanto maggiore in proporzione
è la quota destinata (per farsi un‟idea della spesa si consideri
che nel 2011 il PIL ai prezzi di mercato è pari a 2.246 miliardi di
dollari per la Francia, e 1.871 miliardi di $ per l‟Italia, cioè, circa
1.600.000 milioni di € - Fonte: CIA World Factbook - Aggiornato a
partire da Gennaio 1, 2012). Anche la percentuale di spesa per
la famiglia e l'infanzia sulla spesa sociale è decisamente diversa
con un 2,5% della Francia contro l'1,1% italiano (Eurispes 2006).
Congedi di maternità
Sul piano dei congedi di maternità si nota una sensibilità
particolare in Francia, dove la donna usufruisce di un congedo
obbligatorio di sedici settimane, che diventano ventisei in caso
di nascita del terzo figlio e raggiungono le trentaquattro o le
quarantasei settimane in caso di parto gemellare o
trigemellare, con indennità al 100% della retribuzione; contro
128
una quota fissa di cinque mesi per ogni parto e un'indennità
all'80% della retribuzione in Italia.
Congedi parentali
Per i padri in Francia esiste da diversi anni, un "congedo di
nascita" che prevede uno stop di tre giorni lavorativi, estendibili
a undici sotto forma di congedo di paternità, che possono
arrivare a diciotto in caso di parto gemellare. In Italia è stato
varato solo nel 2012 un congedo "sperimentale" obbligatorio di
tre giorni con il DdL del 27/03/2012. Al termine del congedo di
maternità in Francia, i genitori hanno il diritto di godere
l‟estensione del congedo parentale fino a un anno, ma che
può essere ripetuto per due volte fino al compimento dei tre
anni d'età del bambino, o di lavorare part-time. Il regime
retributivo è subordinato a vari parametri specifici di ogni
condizione lavorativa, al termine del congedo si ha il diritto di
mantenere il medesimo posto di lavoro o uno simile. Un ulteriore
anno è garantito in caso di malattia o disabilità del bambino. In
Italia si usufruisce di un congedo massimo di sei mesi con
retribuzione al 30% dello stipendio con garanzia di mantenere il
medesimo posto o uno simile. I lavoratori precari dispongono di
un congedo massimo di tre mesi al 30% dello stipendio.
Asili nido
In Francia esistono due diverse strade egualmente percorribili, i
servizi individuali e i servizi collettivi, entrambi sottoposti ai
medesimi continui controlli di qualità. Tra i servizi privati spicca
l‟assistante maternelle. Una figura di tata qualificata provvista di
una certificazione che le consente di occuparsi del bambino
nella propria abitazione. Nel 90% dei casi è assunta dai genitori
che usufruiscono di un sussidio per far fronte ai costi. Il 10%
rimanente è relativo alle crèche familiale, a metà strada tra un
nido e l‟assunzione diretta di un assistente privato. Circa l‟80%
dei crèche familiale sono a gestione pubblica, il rimanente da
associazioni. I servizi collettivi sono denominati crèches
collettives e sono simili ai nostri asili nido ma aperti per undici
mesi l‟anno per undici ore al giorno, sono gestiti per i due terzi
dal settore pubblico e per il rimanente da associazioni. Esistono
tuttavia numerose altre tipologie di servizio che intervengono
129
ad arricchire il panorama, come le crèches parentele, formate
da cooperative di genitori; le crèches d‟entreprise, i nidi
aziendali; halte garderie; estabilissements “multi accueil”,
strutture che offrono servizi integrativi; i jardn d‟enfants. In Italia
vi è un importante partecipazione del settore privato che
contribuisce con circa il 62% all‟offerta dei nidi, di questi solo
l‟otto per cento è però in convenzione con il settore pubblico. Il
privato non profit contribuisce per circa il 37% ma nel 92% dei
casi gestisce appalti pubblici.
Assegni familiari
Dal 2004 in Francia esiste la PAJE (prestation d‟accueil du jeune
enfant) che consiste in un premio di nascita e un assegno di
base. Il PAJE comprende un premio di nascita di 855€ sin dal
settimo mese di gravidanza, poi un assegno base di 171€ al
mese, dalla nascita del bambino, fino al compimento dei suoi
tre anni; tuttavia il contributo base si eleva in virtù di
determinate circostanze che si riferiscono alle condizioni
familiari.È previsto inoltre un contributo complementare per la
cura dei figli stabilito in base al reddito, che ha lo scopo di
sostenere gli sforzi dei genitori fino al compimento dei sei anni
del bambino.Il contributo complementare prevede ulteriori
erogazioni che partono da 357€ mensili, variabili a seconda del
reddito familiare e della condizione lavorativa, erogati a quei
genitori che hanno deciso di smettere di lavorare per stare
vicino ai figli o che hanno deciso di lavorare part-time per
occuparsi della crescita dei figli fino ai loro tre anni.Esiste inoltre
il COLCA (complément optionnel de libre choicx d‟activité), un
contributo di 588€/mensili per chi usufruisce dell‟assegno di
base o di 759€/mensili per chi non ne usufruisce, di cui si può
disporre per un anno o meno, alla nascita del terzo figlio, per i
genitori che cessano di lavorare. In Italia esistono gli assegni
familiari destinati esclusivamente ai lavoratori dipendenti che
rientrino in certi parametri di bisogno della famiglia.
Detrazioni fiscali e imposte sul reddito.
L‟imposta sul reddito è calcolata dividendo l‟imponibile in parti
secondo i membri della famiglia, una per ognuno dei coniugi,
metà (0,5) per i primi due figli, una parte dal terzo figlio in poi.
130
Gli sgravi sono validi finché i figli sono minorenni e fino a
venticinque anni se studiano o se vivono sotto lo stesso tetto dei
genitori. Per fare un esempio, dunque, una famiglia composta
di madre, padre e tre figli, avrà l‟imponibile diviso per quattro
(madre=1, padre=1, primo figlio=0,5, secondo figlio=0,5, terzo
figlio=1; 1+1+0,5+05+1=4), e questo sarà dunque il reddito
sottoposto a tassazione. Sul piano dei vantaggi fiscali, le
famiglie possono essere in parte rimborsate per le spese
sostenute per i servizi d‟infanzia; è prevista la riduzione del 50%
delle spese per i mezzi di trasporto pubblici per tutte le famiglie
con più di tre figli.
In conclusione
Si vede chiaramente come le politiche francesi considerino la
famiglia, una risorsa della società per la quale è bene investire,
mentre l‟approccio italiano e orientato a una sorta di assistenza
del bisognoso, lasciando tutto lo sforzo economico e di
gestione sulle spalle dei coniugi. Questa dimensione ha
lentamente ma inesorabilmente affondato la famiglia italiana
che oggi si trova in condizioni di essere vissuta dal servizio
pubblico soltanto come una fonte di spesa, determinando una
reale crisi di competitività rispetto alle famiglie rappresentate
nella media dell‟Unione Europea, per lo meno, di quei paesi
dell‟UE tradizionalmente simili all‟Italia. È chiaro, infatti, che,
dove le famiglie sono sostenute nel loro ruolo e aiutate nella
gestione familiare ed economica, si creano condizioni di
crescita e di ottimismo favorevoli alla spinta e al rilancio dello
sviluppo socio-economico. Al contrario, si deprime sempre più
la possibilità di emergere con vigore nello sforzo competitivo per
lo sviluppo, se si carica la famiglia di pesi e responsabilità, senza
tuttavia neanche riconoscerle il ruolo di colonna portante della
società, con la conseguenza che le famiglie in Italia si stanno
riducendo in numero, come in numero si stanno riducendo le
nascite, con valori di sostituzione di 1,2 figli per coppia, causa in
parte di una modificazione delle sensibilità culturali, ma in parte
anche indotta dalla stessa spinta socio politica. Partendo dalla
riflessione che è considerato irreversibile il tasso di 1,38 figli per
coppia, che destinano l‟Italia a una riduzione progressiva della
popolazione, la prospettiva che il Paese ha davanti non è
particolarmente rosea in termini di ricambio generazionale
131
demografico e sviluppo sostenibile. Per questi motivi è
assolutamente necessario che la politica riesca a comprendere
che parlare di famiglia non ha a che vedere con visioni
ideologiche o antropologiche di qualsiasi parte si vogliano
considerare, ma si va ad assumere il compito di risollevare le
sorti di un‟intera nazione, partendo dalle persone che la
compongono e ne strutturano mediante la costruzione familiare
l‟impalcatura e la tessitura sociale. Di fatto una buona politica
familiare non è che una buona politica, la quale sa andare
oltre il luogo comune per cogliere il centro del problema. In
Italia c‟è molto da fare per arrivare a produrre buone politiche
familiari, tuttavia, si deve certamente partire da un punto, cioè,
modificare la cultura che guida la politica familiare,
cambiando sostanzialmente la visione del soggetto famiglia
che passa da voce di spesa amministrativa e costo sociale, a
risorsa di sviluppo e opportunità sociale. Le politiche familiari,
infatti, sono una particolare “razza” di politiche sociali che
pongono l‟attenzione su due aspetti politicamente rilevanti:
1.
Considerano la famiglia un micro-sistema sociale in
relazione con altri sistemi sociali;
2.
hanno un rapporto pro-attivo con la famiglia e le sue
esternalità socio-economiche.
Pertanto, la famiglia può partecipare alla costruzione sociale e
politica della società e dunque, si può ragionevolmente
pensare di adottare questi criteri guida per produrre sviluppo,
maturando la consapevolezza che la famiglia ha le
caratteristiche per assumere il ruolo di risorsa del territorio.
***
132
APPENDICE
PRINCIPALI NORME REGIONALI UMBRE DI INTERESSE FAMILIARE
http://www.politichesociali.regione.umbria.it/mediacenter/FE/home.aspx
D.G.R. N. 1284 DEL
28/09/2010 - Regolamento di attuazione della legge
regionale 29 luglio 2009 n. 18 (“Istituzione del Garante per l‟infanzia e
l‟adolescenza”). Approvazione.
D.G.R. N. 1067 DEL
26/07/2010 - L.R. 20/12/2004 n. 28 "Riconoscimento e
valorizzazione della funzione sociale, educativa e formativa svolta dalle
parrocchie mediante gli oratori”. Approvazione Convenzione e determinazione
risorse anno 2010.
D.G.R. N. 1279 DEL 20/09/2010 - Approvazione progetti relativi ad interventi per
favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro ai sensi dell'Intesa
Conferenza Unificata. Risorse del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle
pari opportunità - anno 2009 (Decreto del 12/05/2009).
D.G.R. N. 1284 DEL
28/09/2010 - Regolamento di attuazione della legge
regionale 29 luglio 2009 n. 18 (“Istituzione del Garante per l‟infanzia e
l‟adolescenza”). Approvazione.
D.G.R. N. 1603 DEL 15/11/2010 - DGR 1116 del 02/07/2007. Adozione linee di
indirizzo per la promozione del benessere delle giovani generazioni. Azione di
sistema nell'area della prevenzione sociale. Approvazione programma anno
2010-2011.
D.G.R. N. 1616 DEL 15/11/2010 - Progetto S.In.Ba. Sistema Informativo Nazionale
sulla cura e la protezione dei Bambini e delle loro famiglie. Adesione al progetto
e approvazione convenzione tra Regione Campania e Regione Umbria.
D.G.R. N. 1646 DEL 22/11/2010 - Azione di sistema nei confronti delle famiglie
umbre a rischio. Approvazione progetto regionale sperimentale
D.G.R. N. 5 DEL
10/01/2011 - Legge 9 gennaio 2006, n. 7 "Disposizioni
concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale
femminile". proposta di intervento.
Famiglie Vulnerabili
http://www.politichesociali.regione.umbria.it/mediacenter/FE/articoli/interventiper-famiglie-vulnerabili.html
D.G.R. N. 422 DEL 09/05/2011 - “Regolamento di attuazione dell‟articolo 7
“Interventi per famiglie vulnerabili” della legge regionale n. 13 del 26 febbraio
2010 “Disciplina dei servizi e degli Interventi a favore della famiglia”.
Approvazione.
D.G.R. N. 641 DEL 20/06/2011 Articolo 7 “Interventi per famiglie vulnerabili” della legge regionale n. 13 del 26
febbraio 2010 “Disciplina dei servizi e degli Interventi a favore della famiglia” e
regolamento regionale di attuazione n. 5 del 20 maggio 2011. Avviso e
determinazioni.
Prestito sociale d‟onore
http://www.regione.umbria.it/Mediacenter/FE/bando/legge-regionale-n-25-del24-luglio-2007-prestito-s.html
L.R.n. 25 del 24/7/2007 “Prestito sociale d‟onore. Istituzione di un fondo per
agevolarne l‟accesso.
Regolamento regionale n. 1 del 25/1/2011. Attuazione L.R. n. 25/2007.
Piano “Carfagna”
133
D.G.R. N. 1779 DEL 06/12/2010 - Intesa sui criteri di ripartizione delle risorse, le
finalità, le modalità attuative nonchè il monitoraggio del sistema di interventi
per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro di cui al decreto del
Ministero per le pari opportunità del 12 maggio 2009 inerente la ripartizione delle
risorse del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle apri opportunità per
l'anno 2009. Approvazione convenzione tra il dipartimento per le pari
opportunità e la regione Umbria.
D.G.R. N. 539 DEL 01/06/2011 - Programma attuativo interventi per favorire la
conciliazione dei tempi di vita e di lavoro (Intesa CU 29 aprile 2009).
Approvazione dell‟avviso pubblico per la presentazione di domande per
l‟iscrizione all‟elenco regionale “Family Help” e del progetto operativo
“Sperimentazione Nidi Familiari”.
Avviso per l'assegnazione di contributi (buoni) "family help" per servizi di cura e
sostegno educativo per famiglie o donne madri sole finalizzati ad agevolare la
conciliazione dei tempi di vita e lavoro
http://www.regione.umbria.it/Mediacenter/FE/bando/avviso-perlassegnazione-di-contributi-buoni-famil.html
Sperimentazione dei nidi familiari
http://www.istruzione.regione.umbria.it/Mediacenter/FE/CategoriaMedia.aspx?i
dc=82&explicit=SI
Riconoscimento e valorizzazione della funzione sociale, educativa e formativa
svolta dalle parrocchie mediante gli oratori
D.G.R. N. 540 DEL
01/06/2011 - L.R. 20/12/2004 n. 28 "Riconoscimento e
valorizzazione della funzione sociale, educativa e formativa svolta dalle
parrocchie mediante gli oratori”. Proroga Convenzione tra Regione Umbria e
CEU (Conferenza Episcopale Umbra) e determinazione risorse anno 2011.
DGR N. 737 DEL
25/06/2012 – L.R. 20/12/2004 n. 28 "Riconoscimento e
valorizzazione della funzione sociale, educativa e formativa svolta dalle
parrocchie mediante gli oratori”. Proroga Convenzione tra Regione Umbria e
CEU (Conferenza Episcopale Umbra) e determinazione risorse anno 2012.
D.G.R. N. 1036 DEL 19/09/2011 - Intesa tra il Governo, le Regioni e le Province
autonome, le Province, i Comuni e le Comunità montane, sancita in sede di
Conferenza Unificata, in data 7 ottobre 2010 (come modificata dall'intesa in
data 7 luglio 2011), sulla ripartizione del "Fondo nazionale per le politiche
giovanili". Accordo tra il Dipartimento della Gioventù, Presidenza del Consiglio
dei ministri e la Regione Umbria. Approvazione
D.G.R. N. 1200 DEL 17/10/2011 - Avviso pubblico n. 1/2011 per la concessione
di contributi per il sostegno a progetti pilota per il trattamento di minori vittime di
abuso e sfruttamento sessuale. Proposta di partecipazione
D.G.R. N. 1408 DEL 21/11/2011 - Intesa del 7 ottobre 2010, ai sensi dell‟art.8,
comma 6, della Legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Sottosegretario di Stato presso
la Presidenza del Consiglio dei Ministri Delegato alle Politiche per la Famiglia e le
Regioni, le Province autonome di Trento e Bolzano, le Provincie i Comuni e le
Comunità montane, in merito al riparto della quota del fondo per le Politiche
della Famiglia a favore dei Servizi socio educativi per la prima infanzia e di altri
interventi a favore delle famiglie. Accordo tra il Dipartimento della famiglia
Presidenza del consiglio dei Ministri e la Regione Umbria. Approvazione.
D.G.R. N. 327 DEL 27/03/2012 - progetto europeo COMBAT 2 - DAPHNE III
ACTION GRANTS 2012. Proposta di partecipazione Regione Umbria.
DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE N. 3946 DEL 24/05/2012 - “Progetto “E…..STATE
OK!” – un progetto per i più giovani”. intervento finalizzato al potenziamento di
attività educativo - ricreative, nelle sedi degli istituti scolastici regionali, durante i
134
periodi di sospensione delle attività didattiche, in attuazione degli assi strategici
di programmazione regionale in materia di Politiche giovanili”. Avviso pubblico
per la presentazione di progetti. Emanazione
http://www.regione.umbria.it/Mediacenter/FE/bando/avviso-pubblicoprogetto-estate-ok-un-progetto-per.html
D.G.R. N. 989 DEL 30/07/2012 - Intesa tra il Ministro con delega alle politiche
per la famiglia e le Regioni, le Province autonome di Trento e Bolzano, le
Province, i Comuni e le Comunità montane, in merito all'utilizzo di risorse da
destinare al finanziamento di azioni per le politiche a favore della famiglia.
PROGETTO P.I.U.M.A. – Progetto Integrato Unità Multidisciplinare Abuso Ammesso al finanziamento dell‟Avviso per la concessione di contributi per il
sostegno a progetti pilota per il trattamento di minori vittime di abuso e
sfruttamento sessuale del Dipartimento per le Pari Opportunità Presidenza del
Consiglio dei Ministri. Avviso 1/2011 G.U. n. 208 del 7/9/2011.
Disabilità
D.G.R. N. 518 DEL 16/5/2012 – Realizzazione di interventi per soggetti con Servizi
“Dopo di Noi”. Determinazioni.
D.G.R. N. 673 DEL
11/06/2012 - Determinazioni in merito alla costituzione
dell‟Osservatorio regionale sulla condizione delle persone con disabilità legge
regionale 28 dicembre 2009, n. 26 articolo 41 bis così come modificato dalla
Legge regionale n. 7 del 4 aprile 2012 , art. 18.
Anziani e famiglia
D.G.R. N. 272 DEL
13/03/2012 - Disciplina in materia di autorizzazione al
funzionamento dei servizi socio assistenziale a carattere residenziale e
semiresidenziali per le persone anziane autosufficienti. Adozione.
Deliberazione Consiglio Regionale n. 173 del 18/9/2012 – Legge Regionale
„Norme a tutela della promozione e della valorizzazione dell'invecchiamento
attivo”.
IMMIGRAZIONE
www.immigrazione.regione.umbria.it
D.G.R. N. 1384 DEL
21/11/2011 – Realizzazione di un sistema integrato di
interventi in materia di servizi alla persona in attuazione dell'Accordo di
programma sottoscritto in data 21/12/2010 col Ministero del Lavoro e delle
Politiche sociali. Determinazioni inerenti il piano operativo.
Progetto “Mi prendo cura di te! Corsi di formazione per assistenti familiari: verso
un sistema integrato di servizi domiciliari alla persona”,
http://www.immigrazione.regione.umbria.it/mediacenter/FE/articoli/mi-prendocura-di-te-sistema-integrato-di-servizi-.html
ISTRUZIONE
www.istruzione.regione.umbria.it
Gli interventi indicati si intendono attuati anche negli anni precedenti.
D.G.R. N. 944 DEL 30/07/2012 - Programma annuale per il diritto allo studio
anno 2012.
http://www.istruzione.regione.umbria.it/mediacenter/FE/articoli/programmaannuale-per-il-diritto-allo-studio-anno--001.html
In continuità con quanto già sperimentato negli scorsi anni, la Giunta regionale
con proprio atto n. 463 del 2/5/2012 ha approvato il Bando per l'accesso ai
contributi del fondo regionale finalizzato all'abbattimento delle rette a carico
delle famiglie per l'accesso e la frequenza presso gli asili nido.
135
Fondo regionale finalizzato all'abbattimento delle rette a carico delle famiglie
per
l'accesso e la frequenza presso gli asili nido (art.1bis LR 5/2008). Bando per
l'accesso ai contributi per l'AS 2011-2012
http://www.regione.umbria.it/Mediacenter/FE/bando/fondo-regionalefinalizzato-allabbattimento-delle-.html
Indirizzi ai Comuni per la fornitura gratuita o semigratuita dei libri di testo per
l‟anno scolastico 2012/2013
http://www.istruzione.regione.umbria.it/mediacenter/FE/articoli/indirizzi-aicomuni-per-la-fornitura-gratuita-o-se.html
PRINCIPALI NORME NAZIONALI DI INTERESSE FAMILIARE
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Presidente della Repubblica - Leggi Nazionali n° 451 del 23 Dicembre 1997 B.U.R. n° 302 del 30 Dicembre 1997
Istituzione della Commissione parlamentare per l'infanzia e dell'Osservatorio
nazionale per l'infanzia. (Leggi Nazionali)
Leggi Nazionali n° 167 del 24 Novembre 2009
Conversione in legge, con modificazioni, del Decreto Legge 25 settembre
2009 n.134 recante disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio
scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010 (Leggi Nazionali)
Leggi Nazionali n° 38 del 06 Febbraio 2006
Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e
la pedopornografia anche a mezzo Internet (Leggi Nazionali
Leggi Nazionali n° 218 del 31 Maggio 1995
Riforma del sistema italiano di diritto privato (Leggi Nazionali)
Leggi Nazionali n° 269 del 03 Agosto 1998
Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del
turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in
schiavitù (Leggi Nazionali)
Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. - del 04 Agosto 2009
Linee guida per l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità. (Prassi e
buone pratiche del 14 Luglio 2010
Proposta Piano per l‟Infanzia - Luglio 2010 (Varie)
Leggi Nazionali n° 169 del 30 Ottobre 2008
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 1 settembre
2009 n.137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università
(Leggi Nazionali)del 27 Dicembre 1947
Costituzione della Repubblica Italiana ()
Regio Decreto n° 262 del 16 Marzo 1942
Codice Civile - Libro I - delle persone e della famiglia -artt.1-455 (Regio
Decreto)
Leggi Nazionali n° 38 del 15 Marzo 2010
Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del
dolore (Leggi Nazionali)
Leggi Nazionali n° 41 del 04 Maggio 2009
Istituzione della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia
(Leggi Nazionali)
Leggi Nazionali n° 55 del 14 Febbraio 2006
Modifiche al codice civile in materia di patto di famiglia (Leggi Nazionali)
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Leggi Nazionali n° 54 del 08 Febbraio 2006
Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso
dei figli (Leggi Nazionali)
Leggi Nazionali n° 37 del 06 Febbraio 2006
Modifiche all'articolo 10 della legge 3 maggio 2004, n.112, in materia di
tutela dei minori nella programmazione televisiva (Leggi Nazionali)
Leggi Nazionali n° 159 del 31 Luglio 2005
Istituzione della Festa nazionale dei nonni (Leggi Nazionali)
Leggi Nazionali n° 240 del 23 Giugno 2001
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 24 aprile 2001,
n.150, recante disposizioni urgenti in materia di adozione e di procedimenti
civili davanti al tribunale per i minorenni (Leggi Nazionali)
Leggi Nazionali n° 154 del 04 Maggio 2001
Misure contro la violenza nelle relazioni familiari (Leggi Nazionali)
Leggi Nazionali n° 149 del 28 Marzo 2001
Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n.183, recante "Disciplina dell'adozione
e dell'affidamento dei minori", nonché al titolo VIII del libro primo del codice
civile (Leggi Nazionali)
Leggi Nazionali n° 53 del 08 Marzo 2000
Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla
cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città (Leggi
Nazionali)
Leggi Nazionali n° 285 del 28 Agosto 1997
Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e
l'adolescenza (Leggi Nazionali)
Leggi Nazionali n° 1 del 09 Gennaio 2009
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 10 novembre
2008 n.180 recante disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la
valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca
(Leggi Nazionali)
Parlamento - Leggi Nazionali n° 104 del 24 Febbraio 2006 - B.U.R. n° 64 del 17
Marzo 2006
Modifica della disciplina normativa relativa alla tutela della maternità delle
donne dirigenti. (Leggi Nazionali)
Presidente della Repubblica - Leggi Nazionali n° 55 del 14 Febbraio 2006
Modifiche al codice civile in materia di patto di famiglia. (Leggi Nazionali)
Leggi Nazionali n° circolare n. 69 del 20 Aprile 2011
Prestazioni economiche di malattia, maternità, tubercolosi. Salari medi e
convenzionali e altre retribuzioni o importi. Anno 2011. (Leggi Nazionali)
137
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