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Alla scoperta della Frontiera Nord

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Alla scoperta della Frontiera Nord
Quaderni del Museo
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Alla scoperta della Frontiera Nord
Otto spunti di turismo storico-militare tra
Varese, Como, Lecco, Sondrio e Canton Ticino
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Museo della Guerra Bianca in Adamello
2013
Alla scoperta della Frontiera Nord
Otto spunti di turismo storico-militare tra Varese, Como,
Lecco, Sondrio e Canton Ticino
progetto For.Ti-Linea Cadorna
Pubblicazione realizzata nell’ambito del Programma di
cooperazione transfrontaliera Italia-Svizzera 2007-2013”
Partenariato italiano del progetto:
Paolo Baraldi, Claudia del Barba, Dario Kian, Martina
Nessi, Lorenzo Potè, Andrea Pozzi, Alessandro Rapella (ERSAF, capofila); Massimo Gualzetti, Giuseppe Ucciero (Cluster s.r.l.); Paolo Cesana, Valeria Loi, Monica
Riva (Fondazione Clerici); Angela Cantù, Claudia Striato, Andrea Macchiavelli, Gianni Menicatti,Valentina Salis (Gruppo CLAS); Giacomo Camozzini, Barbara Vitali
(Comunità Montana Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino
e Riviera); Renato Dolci, Floriano Faccenda (Comunità
Montana Valchiavenna); Danilo Bevilacqua, Alessandro
Monfredini (Comunità Montana Valli del Verbano); Giovanna Leoni (Comunità Montana Lario Intelvese); Valter
Cornara, Pietro Dell’Era, Ivan Piazza e la sezione Alpini di
Lecco (ANA Lecco).
Consulenza tecnico-scientifico:
Museo della Guerra Bianca in Adamello
Testi e immagini, salvo diversa specifica:
Antonio Trotti, conservatore del Museo della Guerra Bianca
Progetto grafico e impaginazione:
Francesca Cortesi / OKIO_DESIGN
Copertina e relativa immagine:
Antonio Trotti
collana Quaderni del Museo – 2
ISBN 978-88-904522-2-2
ERSAF, l’Ente che mi onoro da poco tempo di presiedere, intende sempre più connotarsi quale soggetto attivo e protagonista della “creazione” del paesaggio lombardo,
della tutela e valorizzazione delle sue componenti “naturali” così come di quelle generate dall’azione dell’uomo nel corso del tempo.
Si tratta di un’intuizione che trova ampio riscontro anche in ambito europeo, dove la
tutela del paesaggio è concepita quale leva essenziale per uno sviluppo sostenibile e
che “svolge un’importante funzione di interesse generale sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole allo sviluppo economico”
(Convenzione europea del Paesaggio, Preambolo).
In coerenza con questa impostazione, l’Ente negli anni ha intrapreso una serie di attività mirate a valorizzare la memoria storica e le sue testimonianze presenti sul territorio montano lombardo - intese proprio come azione positiva di tutela e valorizzazione del paesaggio e delle sue evidenze, in particolar modo all’interno delle Foreste che
ha in gestione, anche nella prospettiva di una fruizione di tipo turistico.
Per questo motivo, il progetto Interreg “For.Ti-Linea Cadorna”, coordinato da ERSAF
per la parte italiana, ha visto la collaborazione e l’apporto concreto di enti pubblici territoriali, partner privati, musei e associazioni combattentistiche per rendere fruibile
al pubblico alcuni tratti dell’ampio patrimonio storico-militare diffuso sul territorio
lombardo (la Frontiera Nord) e ticinese (i ForTi), stimolando al contempo iniziative
imprenditoriali che si stanno traducendo in opportunità di sviluppo economico per le
aree coinvolte.
Questa iniziativa progettuale assume inoltre un significato particolare alla vigilia del
Centenario della Grande Guerra, un tragico evento che ha segnato l’intero continente:
queste strutture, un tempo segno di divisione, verranno utilizzate per valorizzare il
dialogo e lo scambio transfrontaliero in un’ottica di turismo sostenibile.
Sono quindi molto contenta che ERSAF abbia potuto lavorare a stretto contatto con
ogni partner a questo progetto e credo che i risultati raggiunti potranno essere ulteriormente valorizzati in futuro, in particolar modo nell’ambito delle imminenti celebrazioni del Centenario.
Vorrei infine ringraziare tutte le persone che hanno lavorato al progetto e, per questa
occasione in particolare, il Museo della Guerra Bianca, che ci ha consentito di collocare questa pubblicazione finale di progetto all’interno di una collana appropriata, i
Quaderni del Museo.
Elisabetta Parravicini
Presidente ERSAF
Stampato in Italia
1a edizione 2013
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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La valorizzazione
del patrimonio
storico-militare
in Lombardia
militare di maggior interesse e sostenendo gli elementi regionali di eccellenza.
La Regione ha inoltre riconosciuto il valore culturale del patrimonio della Grande
Guerra e ne ha fatto propria l’esigenza di tutela e valorizzazione con uno specifico
provvedimento legislativo, la Legge Regionale n. 28 del 14 novembre 2008, dotandosi
di strumenti quali un comitato scientifico e un archivio infotelematico della Grande
Guerra (www.aigg.org). Questo contesto ha stimolato numerose iniziative progettuali
promosse da soggetti terzi quali enti territoriali, musei, università, istituti di ricerca
e altre associazioni, che hanno avuto come comune denominatore la valorizzazione
e la fruizione di tale patrimonio, stimolando al contempo la creazione di una rete di
relazioni.
Sul territorio montano della Lombardia, tra il Lago Maggiore e il Passo dello Stelvio, si
trova una grande quantità di manufatti militari ascrivibili ai primi anni del Novecento
e alla Prima Guerra Mondiale. Si tratta di alcune grandi opere fortificate (fra le quali
spicca il Forte al Montecchio Nord di Colico, una delle fortezze della Grande Guerra
meglio conservate al mondo) accompagnate da centinaia di piccole e grandi fortificazioni, trincee, camminamenti, postazioni d’artiglieria, ricoveri, magazzini, caserme e,
cosa notevolissima, una fitta rete di strade militari, mulattiere e sentieri.
Queste opere possono essere suddivise in due grandi aree storicamente omogenee: il
teatro della Guerra Bianca (il quale si stende per circa 170 km dal Passo dello Stelvio
al Lago di Garda, su un territorio che interessa l’Alta Valtellina, l’intera Valle Camonica,
l’Alta Val Trompia e l’Alto Garda Bresciano, la cui peculiarità è data dalle quote elevate,
generalmente superiori ai 2.000 metri fino ai quasi 4.000 metri dell’Ortler, le più alte
di tutto il fronte della Grande Guerra) e il sistema difensivo della Frontiera Nord
verso la Svizzera (che consiste nel grande complesso di fortificazioni posto a guardia
del lungo confine tra Lombardia e Svizzera, esteso per 220 km tra il Lago Maggiore e
il Passo dello Stelvio, sulle montagne di Varese, Como, Lecco e Sondrio).
Negli ultimi dodici anni Regione Lombardia ha affrontato e sostenuto, attraverso specifiche azioni delle proprie Direzioni Generali “Cultura” e “Territorio”, le esigenze della conoscenza, della valorizzazione e della promozione del patrimonio della Prima
Guerra Mondiale diffuso sul proprio territorio individuando le fortificazioni e la viabilità
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
All’interno del Programma di cooperazione transfrontaliera 2007-2013 Italia-Svizzera, il progetto “For.Ti-Linea Cadorna” ha cercato di fare proprie queste esigenze, favorendo al contempo il dialogo e lo scambio transfrontaliero grazie al coinvolgimento di
attori del Canton Ticino.
L’idea progettuale è nata dalla volontà di rendere fruibile il patrimonio storico-militare
diffuso sul territorio lombardo e ticinese, non solo attraverso il recupero fisico delle
strutture e delle vie d’accesso, ma anche completando l’offerta con elementi immateriali e materiali che lo rendano interessante per specifici target di turisti (scuole,
famiglie ecc.) e che, di conseguenza, stimolino iniziative imprenditoriali a esse collegate. Si è dunque voluto favorire la creazione di risorse di sistema capaci di irrobustire
e ampliare l’offerta turistica esistente. Queste attività sono state intraprese tenendo
in considerazione anche la ricorrenza del centenario della Prima Guerra Mondiale
(2014-2018) con il suo programma di eventi istituzionali e culturali e la concomitanza
di EXPO 2015; questi eventi possono infatti rappresentare l’occasione ideale per proseguire ed implementare ciò che è stato fatto in questi anni.
Questa pubblicazione finale di progetto, che s’inserisce come secondo volume nella
collana dei Quaderni del Museo della Guerra Bianca, rappresenta, insieme al sito web
www.frontieranord.it, al canale You Tube dedicato alla Frontiera Nord e a uno specifico
prodotto multimediale, uno strumento destinato al grande pubblico per favorire la
conoscenza e la scoperta dei luoghi della Frontiera Nord. Gli “otto spunti” di cui tratta
il titolo corrispondono ad altrettanti siti di particolare interesse per quantità e qualità
di opere presenti. La maggior parte di questi è stata recuperata e resa fruibile al pubblico all’interno del progetto “For. Ti-Linea Cadorna” da parte dei partner territoriali
con il supporto tecnico-scientifico del Museo della Guerra Bianca. Per ogni sito sono
state raccolte interessanti informazioni storiche ed è stata compilata una descrizione
di alcuni possibili itinerari di visita con una utile scheda tecnica. L’obiettivo di questa
pubblicazione è di poter servire come una guida aggiornata e snella che accompagni i
turisti nella visita ai manufatti individuati lungo gli itinerari proposti.
ERSAF
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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“Percorrere con lentezza le valli e le montagne della Lombardia garantisce molte
emozioni, come la scoperta delle opere della Frontiera Nord; si tratta di un’occasione rara per ritrovare con calma la storia e l’identità dei nostri territori attraverso
l’attività all’aria aperta, muovendoci in una cornice di turismo culturale a sfondo
storico.
Questo piccolo libro offre un percorso ideale di collegamento fra alcune delle più
La Frontiera
Nord:
un confine
da difendere
interessanti realizzazioni militari moderne presenti sul territorio delle province
di Varese, Como, Lecco e Sondrio appartenenti al sistema difensivo italiano alla
Frontiera Nord verso la Svizzera, il monumentale complesso di opere realizzato dal
Regno d’Italia per proteggere il proprio confine verso la Confederazione Elvetica.
Ambiente, paesaggio e storia si confondono in un lento cammino, ricco di spunti
culturali ed enogastronomici. Camminare in punta di piedi, attenti alle cose che
incontriamo, consente la difesa di un territorio e della sua bellezza attraverso la
riscoperta e la valorizzazione dei suoi valori caratteristici e delle sue eccellenze:
storia e cultura, paesaggio e ambiente, accoglienza e ristorazione.”
A nome mio, del Museo, dei soci e di tutti coloro che vi operano, tengo a ringraziare
le persone che, come partner, hanno lavorato al progetto ForTi-Linea Cadorna e,
in particolare, tutto lo staff di ERSAF; ma soprattutto ringrazio con calore tutti coloro che in questi due anni spontaneamente e senza contropartita, hanno dato una
mano al Museo, mano senza la quale sarebbe stato difficile o impossibile effettuare
il difficile lavoro di ricerca sul territorio di cui in queste pagine si dà uno spaccato:
Dante Bezzolato, Guido Calori, Francesca Boldrini, Giuseppe “Celestino” Franzetti, Paola D’Agostino, Maurice Lovisa, Massimo Colombo, Cristina Solari, Rosanna
Vita, Primo Turchetti, Anna Zanotta, Livio Trivella, Attilio Selva, Giulio Zanotta, Alfredo Zecchini, Davide Beccarelli, Gianfranco Girola, Patrizia Nava, Moreno Ortelli, Arianna Aceti, Valentina Conca, Giorgio Colombo, Giulio Zanetti, Luca Buzzella,
Mauro Bazzi, Luca Fiorucci, Edo Brichetti, Lindo Mellesi, Andrea Arnoldi, Placido
“Dino” De Luca, Maria Zavagnin, Matteo Rossi, Valter Cornara, Pietro Dell’Era, Ivan
Piazza, Christian Mornico, Sergio Monti, Dante Pedroncelli, Luca della Bitta, Luigi
Ghelfi, Emanuele Ferrari, Laura Merletti, Lorenzo Bassi, Giuseppe “Baffo” Banfi,
Davide Vaccari, Marcello Villani, Fosco Massimiliano Magaraggia, Rita Ferrandi,
Veronica Casnati.
Walter Belotti
presidente del Museo della Guerra Bianca
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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ramento delle direttrici del Sempione e, più in generale, della valle del Toce – e
quelle che dal Monte Zeda si estendono a oriente verso il Lago Maggiore, volte ad
impedire l’accesso in Italia dalla sponda occidentale del Verbano.
Nella pagina precedente:
Un tratto della trincea di
combattimento per la difesa
ravvicinata alla
Croce dell’Orsa (2012)
Operai militarizzati in
Lombardia su un cantiere
della Prima Guerra Mondiale
(Museo della Guerra Bianca,
archivio storico, fondo Callegari)
Le Alpi, montagne meravigliose, costituiscono una barriera imponente che, nei
secoli, ha separato le popolazioni dei due versanti. Ma l’arco alpino non è impenetrabile: come i monti hanno diviso i popoli delle valli alpine, così i valichi li hanno
uniti, in pace come in guerra.
La Frontiera Nord o, meglio, il sistema difensivo della Frontiera Nord verso la
Svizzera (impropriamente noto come Linea Cadorna) è un complesso di opere
militari ideato a partire dal 1871 dal neo costituito Regno d’Italia per proteggere
il proprio confine verso la Confederazione Elvetica da eventuali aggressioni provenienti dalla Francia, dalla Germania, dall’Austria o anche dalla stessa Svizzera:
per questioni politiche ed economiche il sistema fu poi effettivamente realizzato
soltanto nei primi due decenni del Novecento, a partire dal 1904.
La Frontiera Nord, stesa per 280 chilometri lungo l’arco alpino - dal Monte Dolent,
posto all’estremo nord-occidentale della Val d’Aosta, fino al Passo dello Stelvio,
limite nord-orientale della Lombardia -, addensa le proprie opere in corrispondenza delle principali direttrici di transito provenienti dai più importanti passi
alpini, ossia delle più facili vie di penetrazione verso la Pianura Padana, riservando presidi minimi o nulli là dove le montagne e le valli impervie impediscono
naturalmente ogni eventuale movimento di truppe.
Se in Valle d’Aosta le poche fortificazioni sono concentrate nel vallone del Gran
San Bernardo, in Piemonte la Frontiera Nord comprende le fortificazioni della
Val Divedro, della linea Massone-Bara-Proman e del Montorfano – poste a sbar-
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Nel suo tratto lombardo la Frontiera Nord copre, in linea d’aria, oltre 160 chilometri, dal Lago Maggiore sino al Passo dello Stelvio: il sistema attraversa il
territorio delle province di Varese, Como, Lecco e Sondrio, e si addensa nell’Alto
Varesotto e nel Lario Intelvese, ai due lati del saliente ticinese (territorio svizzero profondamente incuneato in direzione di Milano che racchiude l’importante
direttrice del San Gottardo), oltre che nell’area dell’Alto Lario (punto di sbocco
delle direttrici della Val Chiavenna, proveniente dai Passi Spluga e Maloja, e della
Valtellina, dai Passi Bernina, Foscagno, Stelvio e Aprica-Tonale).
Si tratta di un sistema costituito da più di un centinaio di capisaldi d’artiglieria per
pezzi di medio calibro e numerosi altri per pezzi di piccolo calibro, con osservatori,
caserme, magazzini e opere accessorie, il tutto servito da una fitta rete di strade,
mulattiere e sentieri. I capisaldi sono protetti da più linee di trincee con centinaia di
postazioni per fucilieri e mitragliatrici, difese un tempo da reticolati di filo spinato.
Gran parte delle opere fu realizzata durante la Prima Guerra Mondiale dal Genio
Militare, che appaltò i lavori a ditte private. I cantieri videro il lavoro magistrale,
ma anche la sofferenza, di decine di migliaia di uomini, donne e ragazzi: impressionante è la documentazione relativa alle centinaia di incidenti sul lavoro, spesso con esiti mortali o invalidanti.
Ma la storia, pur cruda, ci ha arricchiti lasciandoci un patrimonio eccezionale,
fatto di strade preziose e manufatti inconsueti, immerso in un ambiente ricco di
natura e circondato da un paesaggio tra i più belli al mondo.
Sta a noi preservare questo delicato patrimonio e valorizzarne i tratti più accattivanti, rendendoli disponibili per l’escursionismo in tutte le sue forme e offrendoli
ai turisti di ogni provenienza, oggi più che mai orientati alle attività all’aria aperta
e attenti al valore culturale e paesaggistico dei luoghi.
La Frontiera Nord
e il suo rapporto
con le possibili vie
di penetrazione
verso la valle del
Po (da Rovighi
1987, modificata
e integrata su
cartografia © De
Agostini, 2007)
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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NELL’ALTO
VARESOTTO
Simulazione di
restauro di una feritoia
dell’appostamento in
caverna alla Canonica
di Bedero (2011).
La postazione per pezzi
di medio calibro al Forte
di Orino, Campo dei Fiori,
Varese (2006)
Il territorio dell’Alto Varesotto presenta numerosi rilievi prealpini di quota modesta (generalmente intorno o poco sopra i 1.000m) e facili da risalire, intervallati
da ampie vallate precorse da strade comode e pianeggianti, atte a favorire l’eventuale sfondamento del nemico in profondità verso la pianura.
Qui la Frontiera Nord fu organizzata su diverse linee parallele dislocate entro una
fascia di 15 chilometri a partire dalla prima, posta immediatamente a ridosso del
confine, con la sola esclusione del saliente della Val Veddasca, a nord di Luino.
Numerosi sono i capisaldi arroccati sui massicci montuosi del Monte Nudo-Colonna-Pian Nave (con il forte di Vallalta e gli appostamenti avanzati di Bedero
Valtravaglia), del Bedeloni-La Nave-Mezzano (con gli appostamenti del Sette Termini e dell’Alpe Paci), dello Scerrè, del Marzio-Piambello (con gli appostamenti di
Gerizzo, Forcola, Piambello, Rocce Rosse, Derta e il complesso di Cuasso-Cascina Paradiso-Borgnana), del Pravello (con gli appostamenti dell’Orsa e della Croce dell’Orsa) e, più arretrato, del Campo dei Fiori-Martica (con gli appostamenti
del Forte di Orino, del Monte Tre Croci e della vetta della Martica).
Tra un massiccio e l’altro furono realizzati diversi sbarramenti come quello della
Valcuvia (organizzato tra le ridotte di San Giuseppe e del Torchiasso), della Valganna
(appoggiato allo Scerrè e alla ridotta dell’Alpe Manera) e della Val Ceresio (con il complesso del Rio Bolletta, appoggiato a San Salvatore e al Monte Grumello).
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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Cartello indicatore per postazioni per mitragliatrice sul massiccio del Piambello (2007).
I capisaldi sono costituiti essenzialmente da appostamenti d’artiglieria in caverna,
blindati o a cielo apertoo per cannoni e mortai di medio calibro, numerati convenzionalmente da 20 a 79, collocati prevalentemente in corrispondenza di punti dall’elevato
valore strategico, spesso eccezionalmente panoramici; gli appostamenti sono accompagnati da osservatori, ricoveri, magazzini e caserme, e protetti da diversi ordini di
trincee, spesso blindate o realizzate in caverna, con un numero incalcolabile di postazioni per fucilieri e mitragliatrici; in origine le trincee erano a loro volta protette da
diversi ordini di reticolato di filo spinato.
Le opere a volte sono architettonicamente interessanti e sempre realizzate con grande perizia progettuale e sapiente uso della materia; molti siti sono stati purtroppo saccheggiati per il recupero dei materiali pregiati, o comunque abbandonati al degrado
per decenni: quasi ovunque la natura se ne è appropriata, ammantandoli di folta vegetazione che ne riduce drasticamente la leggibilità e la possibilità di comprensione.
La quasi totalità dei manufatti di fondovalle è irreversibilmente scomparsa a causa del
pesante riuso del territorio, prima agricolo e poi industriale.
Uno degli ingressi del complesso sotterraneo al Monte Marzio (Marco Gemelli, 2006).
L’Alto Varesotto presenta le fortificazioni più significative e meglio conservate di
tutta la Frontiera Nord. La quota modesta dei rilievi, l’orografia tranquilla e il
Obiettivi del sistema erano la sponda piemontese del Lago Maggiore, oltre alle direttrici di Luino, Ponte Tresa e Porto Ceresio e, soprattutto, il controllo da ovest del
saliente ticinese con la strada e la ferrovia provenienti dal Gottardo e, in particolare,
il ponte di Melide, lo scalo ferroviario di Mendrisio e la dogana di Ponte Chiasso.
numerosi borghi graziosi e caratteristici.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
clima favorevole dei laghi prealpini fanno di questo territorio un luogo ideale per
tranquille escursioni primaverili, estive e autunnali, con la possibilità di visitare
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LO
SBARRAMENTO
DELLA VALCUVIA
Scale di collegamento
tra il ricovero in caverna
e la trincea di combattimento
della ridotta a San Giuseppe
(2012)
Il pozzo di accesso
all’osservatorio in caverna
a Vallalta
La Valcuvia, chiusa tra i massicci montuosi del Monte Nudo-Colonna-Pian Nave e
del Campo dei Fiori-Martica, è una delle direttrici utili allo sfondamento dalla zona
dell’Alto Verbano, attraverso Luino e la Valtravaglia, verso la zona dei Laghi di
Varese, Monate e Comabbio; essa dà accesso al Seprio ed alla Strada del Sempione.
L’imbocco settentrionale della Valcuvia è dominato dal cosiddetto Forte di Vallalta
del Monte San Martino, con la caserma “Luigi Cadorna” e l’appostamento d’artiglieria in caverna n. 24 “Vittorio Emanuele III”, con gli osservatori in caverna a
Vallalta e al San Martino.
Il Forte, il cui accesso principale era la Strada Militare proveniente da Duno, è munito di sei postazioni scavate profondamente nella roccia calcarea, predisposte ad
accogliere cannoni di medio e piccolo calibro (149mm in acciaio e 105mm pesanti
campali). Gli obiettivi erano la piana di Luino, Montegrino, Mesenzana, i costoni a
nord della Valle del Tresa e il Sassalto (Monte Caslano). Esso costituiva dunque uno
dei principali capisaldi difensivi dell’Alto Varesotto, destinato ad interdire l’eventuale accesso del nemico alla zona dei laghi compresi tra Varese e Laveno.
Le strutture del Forte di Vallalta furono usate come rifugio a partire dal 19 settembre 1943 dalla formazione partigiana “Esercito Italiano - Gruppo Cinque Giornate”
agli ordini del tenente colonnello Carlo Croce; la vicenda ebbe termine tra il 15 e il
18 novembre successivo con il bombardamento aereo, l’attacco della fanteria
nazi-fascista e la parziale demolizione delle strutture: numerosi sono i segni ancora ben leggibili sul posto.
A valle del Forte vi era lo sbarramento della Valcuvia, destinato ad interdire l’eventuale movimento di truppe nemiche in direzione di Cittiglio. Diverse linee parallele
di trincee e reticolati attraversavano la valle disposte tra Cassano e Masciago
Primo. Le linee di fondovalle (oggi scomparse) erano appoggiate, ai lati, alle ridotte
di San Giuseppe, a nord, e del Torchiasso, a sud. Dal lato del Monte della Colonna lo sbarramento sale fino a Vallalta, con un intrico di camminamenti, trincee di
combattimento e postazioni per mitragliatrice orientate verso l’imbocco della
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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La caserma “Cadorna”, convertita
in ristorante, in una rara immagine degli anni ‘20 (Museo della
Guerra Bianca, archivio storico,
fondo Boldrini)
Valtravaglia e in direzione trasversale alla Valcuvia, a copertura dello sbarramento
stesso. Dal lato opposto il sistema rimonta il versante settentrionale del Monte
Scerrè per poi collegarsi con lo sbarramento della Valganna.
Salendo da Cassano verso Vallalta, vi è il complesso trincerato a Büs’e’bòcch e
Visighée, raggiungibile grazie alla bella strada militare selciata proveniente da
Sottsàss (oggi purtroppo chiusa al pubblico nella parte bassa, dai proprietari). Il
complesso è costituito da camminamenti, trincee di combattimento e postazioni
per mitragliatrice scoperte o in caverna, blindate, a volte collegate da tratti di galleria scavati nel calcare.
Vallalta, il monumentale
interno di una delle feritoie
dell’appostamento (2011)
Il complesso trincerato a San Giuseppe di Cassano Valcuvia (ridotta a San Giuseppe con avamposto alla Dunada) era il cardine più basso dello stipite occidentale
dello sbarramento della Valcuvia, realizzato sfruttando la posizione strategica della collina di San Giuseppe che, staccandosi dal fianco orientale del massiccio del
Monte della Colonna, offre un punto panoramico privilegiato per l’osservazione e il
controllo dello sbocco della Valcuvia sulla Valtravaglia.
Si tratta di un insieme di trincee di combattimento e camminamenti protetti, realizzato in parte scavando la viva roccia calcarea, in parte gettando in opera massicci
volumi di calcestruzzo. Le postazioni sono collegate tra loro da gallerie ampie a
sufficienza in alcuni punti da costituire un ricovero per truppe e materiali.
Lo stipite orientale dello sbarramento della Valcuvia è costituito dal complesso
trincerato al Torchiasso (ridotta al Torchiasso di Masciago Primo con gli avamposti
gemelli al Ronco di Masciago Primo e al Ronchetto di Rancio Valcuvia). Il complesso, costituito da un’alternanza di camminamenti protetti e trincee di combattimento scoperte con postazioni blindate per mitragliatrice e ricoveri sotterranei
per la truppa e i materiali del presidio, si articola in un anello (la ridotta, parte più
Il perfetto selciato della
strada militare per
Büs’e’bòcch (2013)
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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Sbocco del ricovero in caverna su un
tratto di trincea di combattimento a
San Giuseppe (2012)
Il ricovero blindato al Ronco
(2013)
alta del complesso) con due rami (gli avamposti, che scendono fin sulla statale).
La ridotta circonda la collina del Torchiasso, la cui sommità è oggi ben tenuta e
utilizzata come roccolo di caccia: in origine completamente libera dalla vegetazione, essa offriva una posizione privilegiata per controllare la strada tra Rancio e
Ferrera e prendere d’infilata la Valtravaglia, mentre i due avamposti garantivano lo
sbarramento dell’imbocco settentrionale della Valcuvia, la copertura delle linee di
fondovalle e il collegamento con il complesso di San Giuseppe.
Le opere di quest’area sono realizzate per lo più in muratura in pietra posata a secco o legata; le solette di blindamento e le banchine per le mitragliatrici sono realizzate in calcestruzzo gettato in opera a volte rinforzato con putrelle d’acciaio, mentre le nicchie per le munizioni e gli elementi verticali di una parte delle trincee e
di alcuni ricoveri sotterranei sono realizzati con elementi modulari prefabbricati in
calcestruzzo. Gli elementi in acciaio e quelli prefabbricati purtroppo sono stati, nel
tempo, in gran parte sottratti da parte dei recuperanti, la qual cosa ha purtroppo
compromesso irreversibilmente l’integrità e la leggibilità delle opere in più punti.
Resti di elementi prefabbricati
per trincea modulare a Büs’e’bòcch
(2013)
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
L’eccesso di vegetazione che oggi ammanta i manufatti dell’intera area ne compromette la leggibilità e, ostruendo i coni visuali delle postazioni di osservazione e tiro
impedisce di godere della panoramicità dei siti e di comprenderne a fondo la valenza tattica e strategica. Da molti anni però il gruppo di Protezione Civile di Cassano
si dedica con entusiasmo al recupero sistematico di alcune di queste opere, affiancato, nel 2013, dagli interventi dalla Comunità Montana delle Valli del Verbano.
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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1.1
Da Cassano
Valcuvia ai complessi
trincerati di
San Giuseppe e
Büs’e’bòcch–Visighée
Breve escursione nella tranquilla e verdeggiante Valcuvia alla scoperta delle fortificazioni intorno a Cassano; l’itinerario è abbinabile
a facili percorsi a piedi e in bicicletta lungo la bella ciclabile della
Valcuvia e alla visita di uno dei tanti graziosi borghi della valle tra
cui spicca Arcumeggia, il paese degli affreschi, o della cinquecentesca Villa della Porta Bozzolo a Casalzuigno con i suoi suggestivi
giardini.
Descrizione
Dal parcheggio di via Pasubio si attraversa il centro storico di Cassano
fino a imboccare la via crucis per la chiesa di San Giuseppe, al di sotto
della quale si trova la ridotta.
Più in basso, prima dell’ultima rampa della via crucis è possibile scendere per visitare la galleria dell’avamposto della Dunada.
Ritornati a Cassano e di nuovo in via Pasubio, si sale per la stretta sterrata, che, scavalcata una suggestiva forra, confluisce nella
strada militare selciata che proviene da Sottsàss, sulla strada di
Cantevria.
Si sale fino all’area di sosta della località Büs’e’bòcch dove si trova
un ampio terrazzamento un tempo destinato ai baraccamenti del
presidio e l’imbocco del complesso trincerato: in basso si accede
alla galleria che porta al panoramico avamposto su Cassano; muovendo verso l’alto si avvicendano camminamenti, gallerie, trincee e
postazioni per mitragliatrice toccando il primo e il secondo Pradél
e infine la località Visigheé, dove incontriamo i resti di una bella postazione circolare per mitragliatrice. La discesa a Cassano si compie per il medesimo percorso o aggirandosi per l’intrico di opere
presenti.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Dalla postazione di Büs’e’bòcch scorcio panoramico su Cassano e sul massiccio del Sette Termini (2013)
Itinerario: Cassano Valcuvia (289m) – ridotta di San Giuseppe (348m) – Cassano
(289m)–Büs’e’bòcch (350m circa) - Visighée (450m circa) – Cassano (289m).
Quota massima: Visighée 450m circa.
Dislivello: 220m circa.
Durata: 2 ore (visita ai manufatti esclusa).
Difficoltà: elementare (T); scarpe robuste e abbigliamento adeguato a una gita
per boschi, secondo la stagione; per visitare le opere in caverna è necessaria la
torcia o la pila frontale.
Periodo consigliato: tutto l’anno.
Accesso: a Cassano Valcuvia si arriva in auto da Varese, Cittiglio o Luino, o da
queste cittadine (tutte raggiungibili in treno) con bus di linea.
Mappa del percorso
Planimetria di massima della ridotta a San Giuseppe
(rielaborazione da CM Valli del Verbano)
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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1.2
Fortificazioni, massi e cascate
intorno a Masciago Primo
Consigliato per chi si muove in bicicletta, è questo un percorso pressoché pianeggiante che conduce per strade e sentieri alle opere belliche di
Rancio Valcuvia e Masciago Primo, con possibili, interessanti digressioni
al masso erratico detto Sàss della Rossera e soprattutto alla forra e alla
bella cascata del rio Casc. Il sito, inoltre, è al centro di una rete di piste
ciclabili tra le più lunghe e varie della Lombardia, che consentono escursioni in bicicletta di impegno e durata di ogni tipo.
Descrizione
Dal fondo della Valcuvia (ossia dalla ciclabile o dalla strada statale
n. 394) ci si porta sulla strada che collega Rancio Valcuvia a Ferrera
di Varese; muovendo dal bel centro storico di Rancio, dopo 1.200m superate le case del Ronchetto, si nota sulla sinistra il centro “Cesar” per
l’addestramento dei cani alle spalle del quale, sul limitare della spianata
verso la Valcuvia, si trova la linea dei manufatti (in stato di abbandono)
dell’avamposto al Ronchetto. La linea ha andamento est-ovest e scende
verso sinistra con la successione di camminamenti, trincee di combattimento e postazioni blindate per mitragliatrice. Al limite occidentale della
spianata, sul ciglio sinistro della strada si trova un piccolo cippo prismatico recante ai due lati “R” e “M” che indica il limite fra i comuni di Rancio
e Masciago; pochi metri più avanti, sulla destra si incontra il breve ma
ripido sentiero che rimonta la collina del Torchiasso e che conduce all’omonima ridotta di quota 320.
Dopo la visita si ridiscende sulla strada e si riprende per Ferrera; a 450m
dal cippo sulla sinistra si incontra una stradina che porta alle cascine
del Ronco: si percorrono i vari tratti sterrati piegando sempre a sinistra
finché inizia la discesa; di qui, dopo pochi metri, una breve mulattiera
conduce alla linea dei manufatti dell’avamposto di quota 296 (particolarmente interessanti sono i due ricoveri in caverna a ferro di cavallo).
Tornando sui propri passi è possibile riprendere per Ferrera e, di qui,
scendere sulla ciclabile della Valcuvia e ritornare a Rancio, per completare l’anello ed, eventualmente, abbinare la visita ai manufatti
della vicina Cassano.
22
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
La curiosa e unica architettura di una postazione per mitragliatrice con nicchie di protezione laterali
posta al margine meridionale della spianata del Ronco (2013)
Itinerario: Rancio Valcuvia (289m) - Ronchetto di Rancio (quota 287,8) - Torchiasso
(quota 320) - Ronchetto (quota 292,7) – Rancio Valcuvia (289m).
Quota massima: 320m circa (il masso erratico è a 430m s.l.m.).
Dislivello: 100m (240m se si devia al masso erratico).
Durata: 1 ora (esclusa la visita ai manufatti).
Difficoltà: elementare (T); scarpe robuste e abbigliamento adeguato a una gita per boschi,
secondo la stagione; per visitare le opere in caverna è necessaria la torcia o la pila frontale.
Periodo consigliato: tutto l’anno, particolarmente raccomandabile in aprile–maggio
per le fioriture e la maggior portata d’acqua nelle cascate.
Accesso: a Rancio Valcuvia si arriva in auto da Varese, Cittiglio o Luino, o da queste
cittadine (tutte raggiungibili in treno) con bus di linea.
Mappa del percorso
Planimetrie di massima
della ridotta del Torchiasso
e dell’avamposto del
Ronco (rielaborazione da
CM Valli del Verbano)
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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2
La notevole composizione
architettonica della postazione
per mitragliatrici M13-M14
alla Croce dell’Orsa (2011)
Le artiglierie
del Monte
Orsa
L’interno di una postazione
per medio calibro
dell’appostamento n. 77
in caverna alla vetta
di Monte Orsa
(Giuseppe Franzetti, 2004)
Il Monte Orsa è l’anticima occidentale del Monte Pravello (o Monte Poncione d’Arzo,
secondo la denominazione svizzera). Croce dell’Orsa è la denominazione della morbida propaggine rocciosa che dal Pravello si estende a meridione.
Il complesso fortificato Monte Orsa-Croce dell’Orsa costituisce uno degli elementi
cardine della Frontiera Nord nell’Alto Varesotto il cui obiettivo principale era quello
di controllare da ovest il saliente ticinese con la strada e la ferrovia del Gottardo e, in
particolare, il ponte di Melide, lo scalo ferroviario di Mendrisio e la dogana di Ponte
Chiasso, che solo da qui era possibile battere contemporaneamente. Inoltre erano
prese di mira l’Arbostora, il Sasso Piatto e le pendici meridionali del Monte Generoso.
L’Orsa è una vera fortezza naturale il cui accesso principale è garantito dalla bella e
lunga strada militare proveniente da Viggiù; il complesso è munito di due imponenti
appostamenti in caverna scavati profondamente nella roccia calcarea: quello superiore, il n. 77, si trova a quota 934,50, immediatamente al di sotto della vetta del Monte
Orsa, ed era destinato ad accogliere sei cannoni da 105mm pesanti campali (105 p.c.;
in origine avrebbero dovuto essere cannoni da 149mm in acciaio (149A), ma la fretta e
alcune difficoltà tecniche fecero optare per postazioni ridotte).
Da un osservatorio presso il complesso al Monte Orsa, il Monte Arbostora e, sulla destra, il ponte-diga
di Melide, principale obiettivo strategico del sistema difensivo della Frontiera Nord tra Varesotto
e Intelvese (Giuseppe Franzetti, 2005)
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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Planimetria storica della batteria in caverna del Monte Orsa (Archivio dell’Istituto Storico e di Cultura
dell’Arma del Genio di Roma)
L’appostamento inferiore, il n. 78 per sei cannoni da 149mm in acciaio, si trova a
quota 860,40, immediatamente a nord della Croce dell’Orsa; superiormente alle
gallerie del n.78 vi è un ulteriore appostamento, scoperto, il n.79, per altri quattro
Planimetria storica dell’osservatorio dell’Orsa (Archivio dell’Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del
Genio di Roma)
Nelle belle giornate, il panorama dalla sommità della montagna è stupendo, sia
verso nord, con il Lago di Lugano e le montagne svizzere, sia verso sud con l’ampio respiro della totale apertura verso Milano e la Pianura Padana.
pezzi da 149A. dell’Orsa.
In totale si tratta della predisposizione per sedici pezzi di medio e piccolo calibro
Una delle sette postazioni per due mitragliatrici destinate alla difesa ravvicinata degli
appostamenti d’artiglieria nn. 78 e 79 alla Croce dell’Orsa (2012)
fra i più prestanti dell’epoca, il cui tiro sarebbe stato diretto grazie agli osservatori in caverna n.XXXXI di quota 842,90, le cui feritoie affacciano sul lato orientale
della Croce di Monte Orsa, e il più imponente n.XXXIX di quota 973,10, uno fra i più
importanti osservatori del settore, posto immediatamente al di sotto della vetta
dell’Orsa. L’insieme dei tre appostamenti formava il gruppo d’artiglieria n.XXX
con sede al Monte Orsa.
Il complesso, realizzato in pochi mesi tra il 1916 e il 1917, è protetto da trincee di
combattimento e postazioni per mitragliatrice in caverna, blindate e a cielo aperto che, da una parte, si articolano dalla sella tra l’Orsa e il Pravello e la vetta di
quest’ultimo, dall’altra, si stendono sul versante orientale della Croce dell’Orsa.
Il massiccio San Giorgio-Pravello, di cui l’Orsa è parte, è formato da rocce sedimentarie marine appartenenti ad una successione stratigrafica calcareo-dolomitica dell’era mesozoica (i numerosi giacimenti fossiliferi dell’area fanno del massiccio un sito paleontologico di importanza mondiale tutelato dall’UNESCO). A tal
proposito può essere interessante abbinare la visita al Museo Civico dei Fossili di
Besano, a meno di sei chilometri da Viggiù.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
27
2.1
Da Viggiù al Monte Orsa
e alla Croce dell’Orsa
Se si eccettuano le opere di fondovalle, l’Orsa è sicuramente uno dei
complessi fortificati della Frontiera Nord più facili da visitare, essendo direttamente accessibile grazie alla comoda strada militare, oggi
in gran parte (purtroppo) asfaltata, che suggeriamo di percorrere in
mountain bike (o anche bicicletta da corsa, se non si abbandona l’asfalto). In vetta il panorama incantevole fa dimenticare la presenza
delle antenne che purtroppo ne rovinano il profilo paesaggistico.
Descrizione
Dal centro di Viggiù si seguono le indicazioni per la chiesa di Sant’Elia
fino al bivio tra la strada per quest’ultima e quella per il Monte Orsa,
segnato dal bel cippo militare. La visita alla chiesina non impegna
troppo tempo ed è consigliabile, malgrado i numerosi rimaneggiamenti poco lascino ormai scorgere dell’antico eremo monastico: nel
1917 essa fu adibita a deposito dei soprastanti appostamenti. Tornati
al bivio si segue la strada militare sino ai manufatti della Croce e
della Vetta dell’Orsa.
Un tratto ancora sterrato della strada militare dell’Orsa (2011)
L’ingresso ovest dell’appostamento d’artiglieria in caverna n.77 alla vetta del Monte Orsa
(Giuseppe Franzetti, 2011)
Itinerario: Viggiù (506m) - bivio Sant’Elia-Orsa (620m) – Croce dell’Orsa (842,90m) –
vetta del Monte Orsa (993m) – eventuale vetta del Pravello (1.015m) – Viggiù (506m).
Quota massima: Monte Pravello, 1.015m.
Dislivello: 570m circa.
Durata: 3-4 ore tra andata e ritorno (visita ai manufatti esclusa).
Difficoltà: elementare (T); scarpe robuste e abbigliamento adeguato a una gita
per boschi, secondo la stagione; per visitare le opere in caverna è necessaria la
torcia o la pila frontale.
Periodo consigliato: di norma tutto l’anno.
Accesso: a Viggiù e a Porto Ceresio si arriva in auto oppure in treno da Varese (la
stazione di Viggiù dista circa 1,5km dal paese).
Mappa del percorso
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
29
2.2
Escursione molto panoramica sul Ceresio lungo sentieri e stradine sulle
cime calcaree del Monte Pravello (che di qui prende il nome di Poncione d’Arzo) che conduce infine agli imponenti appostamenti dell’Orsa. Il
percorso, quasi interamente in territorio elvetico, offre una piacevole variante attraverso il borgo di Meride, nelle cui vicinanze si trovano gli affioramenti paleontologici del Monte San Giorgio, patrimonio dell’UNESCO.
Descrizione
Lasciata l’auto a monte di Arzo, all’imbocco della Val Maggiore, si
prende a destra per la Costa del Prabello si devia per Pré Sacco tagliando la valle per risalirne il costone occidentale, fino in vetta, sul
sentiero segnalato. Dalla vetta si segue il confine verso ovest sino al
Pravello per poi scendere per trincee fino alla Vetta dell’Orsa e lungo
la strada militare (purtroppo asfaltata) sino alla Croce. Si può scendere in alternativa verso Meride, passando da Crocefisso e Spinirolo
seguendo le indicazioni.
Itinerario: Arzo (486m) – Costa di Prabello (707m) – Poncione d’Arzo
(1.015m) – Monte Pravello (1.015m) – fortificazioni del Monte Orsa (998m)
e della Croce dell’Orsa (860m) – Monte Pravello - Arzo (oppure Meride).
Quota massima: 1.015m.
Dislivello: 800m circa.
Lunghezza: 8,5km.
Durata: 4 ore (visita ai manufatti esclusa).
Difficoltà: Itinerario escursionistico di media montagna, facile (E);
scarponi pesanti e abbigliamento adeguato alla stagione; per visitare
le opere in caverna è necessaria la torcia o la pila frontale.
Periodo consigliato: tutto l’anno.
Accesso: ad Arzo (o Meride) si arriva in auto da Varese, per Viggiù o da
Como, passando per Mendrisio, o con bus di linea.
30
APPENDICE 1
DA ARZO E MERIDE [CH]
AL PONCIONE D’ARZO, MONTE
PRAVELLO E MONTE ORSA
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Tra Varese e Como
(Clivio-Alto Lura-Spina
Verde)
Una parte del sistema trincerato per la difesa
ravvicinata della vetta del Monte Pravello
(Giuseppe Franzetti, 2005)
Il tratto della Frontiera Nord che si stende tra Viggiù e Como si svolge lungo un
arco di basse colline moreniche che chiude a sud la conca di Mendrisio: la quota
più elevata è il Sasso Cavallasca che raggiunge appena i 604m s.l.m.. Il paesaggio è a stento definibile collinare e qui il confine sarebbe stato difficilmente
difendibile nel caso in cui il nemico fosse passato oltre il ponte di Melide e fosse
arrivato ad attaccare direttamente questo settore. Data la mancanza di rilievi
cui appoggiare un valido sistema di fortificazioni permanenti che fossero degne
di tale nome, l’estrema difesa del confine era assegnata alla manovra campale di truppe mobili affiancate appena da modesti capisaldi costituiti da opere
campali, solo in parte realizzate dopo il 1916 sulle poche alture presenti (colli
di Magiasca, San Maffeo, Sant’Ambrogio, Cardano, Cardina e Monte Urcelleria).
Il caposaldo di maggior rilievo è senz’altro quello costituito dalla ridotta di Cardano e dagli avamposti ad essa collegati, dislocati sul Sasso di Cavallasca, posto a
controllo della Dogana di Chiasso e del passaggio verso Como di Monte Olimpino.
Qui negli ultimi anni gli alpini della Sezione A.N.A. di Como hanno lavorato al recupero dei manufatti con entusiasmo anche eccessivo, liberando integralmente
le trincee dalla sedimentazione recente che le proteggeva ed esponendo nuovamente al degrado il troppo tenero conglomerato (gonfolite) di cui son fatte.
Il paesaggio di quest’area dolcemente
collinare si presta a gradevoli gite di tutto
riposo tra i boschi lombardi e i vigneti ticinesi, lungo percorsi da svolgere tanto in
bicicletta come a piedi.
Tratto di trincea di combattimento
al Sasso di Cavallasca (2006)
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
31
NEl LARIO
INTELVESE
<
L’interno di una postazione
dell’appostamento n.107 al
Monte Tremezzo
>
Lungo il Percorso Belloni,
l’antico cippo confinario 21B
della Val Mara (2012)
A nord di Como, dal capoluogo fino alla conca tra Porlezza e Menaggio, la Frontiera Nord risale a quote di media montagna (il Monte di Tremezzo e il Generoso
raggiungono i 1.700m e i 1.704m s.l.m., rispettivamente) seguendo grossomodo il
crinale che, svolgendosi in forma di una grande S, chiude ad occidente il territorio
del braccio comasco del Lario e della Val d’Intelvi affacciandosi, da est, sulla conca
di Mendrisio e del Ceresio orientale e, da sud, sulla valle di Porlezza. Il sistema difensivo tocca in successione i capisaldi del Bisbino, del Gordona, dell’Orimento (col
complesso del Sasso Bovè tra la Val Mara e Orimento, oggi recuperato come “percorso Belloni”), del Monte di Lenno, del Monte Sighignola, del Monte Pinzernone,
dei Monti Galbiga e Tremezzo, articolandosi su diversi appostamenti d’artiglieria
scoperti (oltre a qualcuno, un tempo, blindato) numerati convenzionalmente da 81
a 107, tutti immancabilmente muniti di panoramici osservatori.
Qui l’obiettivo principale del sistema – contraltare orientale del dispositivo dell’Alto
Varesotto – era quello di controllare da est il saliente ticinese con la strada e la ferrovia provenienti dal Gottardo e, in particolare, il ponte di Melide, lo scalo ferroviario di
Mendrisio e la dogana di Ponte Chiasso.
Il crinale orientale dell’intelvese è pressoché inaccessibile dal versante svizzero; i passaggi veramente utili dal punto di vista militare sono pochi (Alpe di Cerano, Bocca di
Orimento, Val Mara, Claino), sì che la protezione dei capisaldi è tenue, costituita da un
dispositivo assai discontinuo di piccoli complessi trincerati con posti d’osservazione e
postazioni per fucilieri e mitragliatrici. I manufatti sono per lo più realizzati in pietra
calcarea locale disposta a secco o, al più, con limitato uso di malta di cemento.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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Esempio magistrale di tecnica muraria in pietra a secco utilizzata in Val d’Intelvi (2012)
Il più bel lascito della Prima Guerra Mondiale in Val d’Intelvi è dato dalla viabilità
militare con strade e mulattiere che si snodano fin nei posti più remoti, da Cernobbio al Bisbino, da Schignano e da Casasco alle falde del Gordona, da Castiglione alla
Bocca di Orimento, da Lanzo al Sighignola, da Ramponio al Pinzernone, da Ponna e
da Pigra, per Boffalora, fin sul Tremezzo, consentendo di percorrere facilmente un
territorio altrimenti inaccessibile. Il sistema è completato da una fittissima rete di
mulattiere e sentieri, alcuni dei quali veramente eccezionali, come il percorso che,
dall’abitato di Tremezzo, si snoda arditamente al di sopra di uno degli scorci più
suggestivi del lago di Como, per raggiungere la vetta del Crocione.
Sullo sfondo del Galbiga, la bella strada militare che conduce ai monti Tremezzo e Crocione (2012)
Magnifico scorcio panoramico verso il lago di Como, dal Rifugio Venini al Galbiga (2012)
Il paesaggio del Lario Intelvese, aprendosi panoramicamente al di sopra di ricchissimi boschi di latifoglie con faggete mature, o frammiste di querce, frassini, betulle,
sorbi e ontani, offre quasi ovunque una visuale d’eccezione sui laghi di Como e di
Lugano, con meravigliosi pascoli di crinale talvolta interrotti da ambienti aspri e
rocciosi. Il territorio, pur essendo raggiungibile quasi ovunque con mezzi a motore,
ben si presta ad un escursionismo a piedi o in mountain-bike, attento alla natura ed
alla storia del territorio, con itinerari che si possono svolgere anche in più giornate
appoggiandosi ai numerosi rifugi presenti.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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3
Lo stemma di casa Savoia
posto in chiave di volta al
portale d’ingresso
dell’osservatorio al
Monte Bisbino (2012)
GLI appostamentI
del Monte
Bisbino
Da una delle feritoie
d’osservazione del monte
Bisbino, le pendici
orientali del Monte Generoso
(2012)
Il caposaldo d’artiglieria del Monte Bisbino con il relativo osservatorio in caverna
costituisce il presidio di vetta più meridionale della Frontiera Nord nell’Intelvese;
qui l’obiettivo principale era il controllo da est del saliente ticinese oltre che della
strada e della ferrovia provenienti dal Gottardo con il ponte di Melide, lo scalo
ferroviario di Mendrisio e la dogana di Ponte Chiasso.
Il caposaldo è organizzato su due appostamenti per quattro pezzi di medio calibro
ciascuno: a sud della vetta, l’appostamento n. 81 alla quota 1.273 di Villa Serrati;
a est, il n. 80 alla quota 1.243 dell’Alpe Piella; entrambi erano destinati ad accogliere quattro cannoni campali da 149mm in ghisa (149G) orientati a battere
le pendici del Monte Generoso, la funicolare della Val Breggia e, soltanto quello
sud, Mendrisio.
Il tiro sarebbe stato diretto grazie all’osservatorio in caverna n. XLV di quota 1.313
scavato al di sotto della vetta del Monte Bisbino, il più importante osservatorio
del settore a nord di Como. L’insieme dei due appostamenti formava il gruppo
d’artiglieria n.XXXI con sede a Villa Leinati.
Planimetria
dell’osservatorio
in caverna al Bisbino
(Tattarletti, 1989)
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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Il portale d’ingesso col cancello originale in acciaio fucinato
dell’osservatorio del Bisbino
(2012)
Le otto postazioni scoperte dei due appostamenti d’artiglieria e le trincee per
la difesa ravvicinata, iniziate nel 1916 e mai compiute, dove visibili, sono state purtroppo stravolte da un intervento di ripristino svolto con entusiasmo ma
senza criterio scientifico. Assai più importante e ben conservato, oggetto di un
intervento recente di attento recupero da parte di ERSAF Lombardia, è l’osservatorio in caverna, posto al di sotto del Santuario della Beata Vergine: ai suoi due
punti di osservazione si giunge attraverso una lunga galleria e diverse rampe di
scale ancora perfettamente accessibili; da questa posizione dominante e straordinariamente panoramica le due feritoie, ancora munite degli originali sportelli
d’acciaio, controllano la Valle di Muggio, le pendici del Monte Generoso e la conca
di Mendrisio.
Nota: come in tutte le opere in caverna della Frontiera Nord realizzate entro rocce sedimentarie, anche
nelle gallerie dell’osservatorio del Bisbino si trova facilmente il grande e tanto inquietante quanto innocuo – sebbene velenoso – ragno cavernicolo Meta menardi (Latreille, 1804), eletto “ragno dell’anno 2012”
dall’European Society of Arachnology, le cui femmine hanno colonizzato con una concentrazione del tutto
particolare – per la deposizione delle uova – i due locali dei posti d’osservazione.
Una femmina di Meta menardi e il
suo cocoon di uova ritratta all’interno
dell’osservatorio del Bisbino
(2012)
Uno dei due pilastrini con la
catena originale di sbarramento
della strada militare del Bisbino
(2012)
38
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Ma senz’altro l’elemento più interessante dell’intero complesso del Bisbino è la
bella strada militare intitolata a Vittorio Emanuele III, come riporta il cippo di inizio posto a quota 442 di fronte all’ingresso del viale delle rimembranze che conduce al cimitero di Rovenna; qui si trovano ancora i due pilastrini con la catena
di sbarramento. Il tracciato, lungo 12 chilometri, segnato progressivamente dai
piccoli cippi odometrici, rimonta con ben 25 tornanti il versante meridionale della
montagna sino a giungere all’imponente portale neo-rinascimentale di accesso
all’osservatorio.
A sud del Bisbino, lo sbarramento Monte Olimpino-Maslianico (con le postazioni
della Cardina, in parte recentemente recuperate dagli alpini del locale Gruppo
A.N.A.) aveva il compito di controllare frontalmente l’accesso da Chiasso a
Cernobbio e Como.
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
39
3.1
Da Rovenna al Monte Bisbino
Il Bisbino è la vetta più meridionale dei monti lariani e divide la piana
di Chiasso e Mendrisio dal lago di Como, poco sopra Cernobbio. Grazie alla strada militare, oggi asfaltata, che ne raggiunge la sommità, le
otto postazioni di artiglieria e l’osservatorio in caverna del Bisbino sono
comodamente visitabili senza alcun equipaggiamento particolare oltre
una buona torcia, mentre la soprastante posizione del Santuario della
Beata Vergine consente di godere all’intorno di un affascinante, vastissimo panorama che spazia sulla Pianura Padana e sulle Alpi, dal Monte
Rosa fino al Resegone. Escursionisti ben allenati possono salire a piedi
da Cernobbio o da Rovenna per sentieri e mulattiere e ridiscendere per
la strada, con l’opportunità di osservare altri manufatti bellici.
40
Mappa del percorso A
Mappa del percorso B
Descrizione
Descrizione
Raggiunto in auto uno dei due parcheggi prossimi alla cima e di qui,
a piedi, il ristoro alpino Vetta Bisbino, attiguo al Santuario della Beata
Vergine, è possibile visitare oltre due chilometri di opere militari: postazioni d’artiglieria, camminamenti e trincee con ricoveri in caverna, nonché l’osservatorio in caverna, quest’ultimo chiuso al pubblico e visitabile
soltanto previo contatto con gli alpini della Sezione A.N.A. di Como. Dal ristorante il percorso dapprima si abbassa leggermente addentrandosi tra
i pascoli e le rade conifere di un bosco artificiale, muovendo per sentieri
e tracce, toccando le feritoie dell’osservatorio e abbassandosi fino all’appostamento sud. Da questo si risale al piazzale sotto il Santuario e di qui
si segue la strada militare muovendo verso est sino al portale d’ingresso
dell’osservatorio e oltre, sino al tornante, dal quale si diparte il sentierino
di cresta che scende per tracce di trincea sino all’appostamento est.
Da Cernobbio (piazza Mazzini) si percorre la strada per il Monte Bisbino per
circa 500 metri, quindi si seguono i segnavia della Via dei Monti Lariani che toccano Rovenna (un cippo segna l’inizio della strada militare intitolata a Vittorio
Emanuele III), Monti Scarone e Monti Madrona per mulattiera, sentieri e tratti
di carrozzabile.
Itinerario breve (a): vetta del Bisbino (1.325m) – opere militari – vetta
del Bisbino.
Quota massima: Monte Bisbino, 1.325m.
Dislivello: 100m.
Durata: 1 h 30 min l’intero percorso.
Difficoltà: elementare (T); scarpe robuste e abbigliamento adeguato a
una gita per boschi, secondo la stagione; per visitare le opere in caverna è necessaria la torcia o la pila frontale.
Periodo consigliato: tutto l’anno, evitare i periodi più caldi.
Accesso: Cernobbio si raggiunge in auto e con i mezzi pubblici che
partono da Como (bus e battello); la vetta del Bisbino si raggiunge solo
con mezzi propri.
Itinerario lungo (b): Cernobbio (201m) – Rovenna (442m) – vetta del Bisbino
(1.325m) – opere militari – Cernobbio.
Quota massima: Monte Bisbino, 1.325m.
Dislivello: 1.120m.
Durata: 4 h 30 min tra andata e ritorno (visita ai manufatti esclusa).
Difficoltà: elementare (T); scarpe robuste e abbigliamento adeguato a una gita per
boschi, secondo la stagione; per visitare le opere in caverna è necessaria la torcia
o la pila frontale.
Periodo consigliato: tutto l’anno, evitare i periodi più caldi; la salita al Bisbino è una
grande classica in bicicletta.
Accesso: Cernobbio si raggiunge in auto e con i mezzi pubblici che partono da
Como (bus e battello).
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Da Madrona si sale per sentiero per la valle della Colletta fino alla cappelletta
di San Carlo; qui si abbandonano sulla destra i segnavia dei Monti Lariani. Proseguendo sulla mulattiera si sale fino a sbucare di nuovo sulla strada asfaltata,
che con due tornanti porta in vetta; qui si possono visitare le opere militari con
il percorso illustrato in precedenza. La discesa si svolge per la strada, lungo
la quale si trovano i cippi odometrici (gita quest’ultima consigliabile nei giorni
feriali, quando il traffico automobilistico è modesto e poco invadente).
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
41
L’osservatorio
in caverna XLV alla
quota 1.313 del Monte
Bisbino: l’interno
delle gallerie
d’accesso al posto
d’osservazione (2012)
da Sagno (o da Lattecaldo) [CH]
al Monte Bisbino
risalendo la Valle di Muggio.
Il cippo di inizio
della strada militare
del Bisbino (2012)
Piacevole escursione sul versante svizzero del Monte Bisbino, per
boschi e pascoli, lungo sentieri e mulattiere con scorci interessanti
sui monti lariani.
La vetta del Bisbino in
una rara immagine del
1922; notare
l’assenza di
vegetazione, i tornanti
della strada militare e,
in primo piano, la
muratura di una delle
postazioni
Descrizione
Vetta del Monte
Bisbino: il Santuario
della Beata Vergine
(2012)
42
3.2
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
All’ingresso di Sagno si trovano le indicazioni per Sella Cavazza e Monte
Bisbino. Lungo la strada, qualche centinaio di metri oltre la chiesa di San
Michele, si trova, a sinistra, la freccia che indica la bella mulattiera, ben
selciata, che porta al cippo confinario del 1900 ed ai resti della garitta della Confinaria. Si prende, a sinistra, l’impegnativo ma panoramico
sentiero che conduce a Sella Cavazza, dove si incontrano i sentieri da
Bruzella e Loasa. Raggiunta Alpe Cavazza, con un ultimo sforzo, passati i
ruderi del vecchio posto della Guardia di Finanza italiana, si raggiungono
le opere di vetta del Bisbino.
In alternativa vi è il percorso da Lattecaldo, che si congiunge al primo
itinerario poco prima di Sella Cavazza: è analogo ma assai meno panoramico e meno interessante per l’escursione.
Itinerario: Sagno (690m) – Sella Cavazza (1.162m) – vetta del Bisbino
(1.325m) – opere militari – fortificazioni – Sagno.
Quota massima: Monte Bisbino, 1.325m.
Dislivello: 630m.
Lunghezza: 11 km.
Durata: 4 ore (visita ai manufatti esclusa).
Difficoltà: itinerario escursionistico di media montagna, facile (E);
scarponi pesanti e abbigliamento adeguato alla stagione; per visitare
le opere in caverna è necessaria la torcia o la pila frontale.
Periodo consigliato: tutto l’anno, evitare i periodi più caldi.
Accesso: a Sagno si arriva in auto da Como o Chiasso, o da queste
cittadine (raggiungibili in treno, con bus di linea (sbb.ch).
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4
LA RIDOTTA
DEL SASSO
GORDONA
Una delle postazioni per
mitragliatrice del Sasso
Gordona, destinata al
controllo dell’alta Val della
Crotta (2012)
Il trincerone per la difesa
ravvicinata del versante sud
del Sasso Gordona (2012)
Il presidio (ridotta e osservatorio in caverna) del Sasso Gordona era uno dei capisaldi
più importanti del sistema difensivo della Val d’Intelvi. Si tratta di una ridotta ben difesa da trincee e postazioni di mitragliatrice, realizzata sfruttando la conformazione di
questo imponente torrione di roccia; vera fortezza naturale, grazie all’osservatorio in
caverna posto immediatamente sotto la vetta, essa garantiva il perfetto controllo del
territorio elvetico in direzione del Monte Bisbino e del Monte Generoso ed era destinato a fornire le indicazioni necessarie a dirigere le numerose artiglierie appostate sul
fianco settentrionale della montagna.
L’osservatorio del Gordona era individuato col numero XLIII (quota 1382) ed era destinato a dirigere il tiro del gruppo d’artiglieria XXXII con sede a Cascina Tamburo, con gli
appostamenti n. 83 a Cascina Bolla est (mortai da 210mm, quota 1059) e n. 87 a Case
Monticelli (obici da 210mm, quota 1.106), aventi come obiettivi il Monte Generoso e
le sue pendici occidentali, la Val Breggia e, prendendolo d’infilata, il ponte di Melide.
Alle falde settentrionali del Gordona si trovano gli appostamenti d’artiglieria destinati
al XXXIII gruppo d’artiglieria avente sede presso l’Alpe di Casasco: il n. 82, presso Cà
Tamburo (quota 992), blindato, per obici da 149 pesanti campali (149 p.c.); i nn. 84 e 86
all’Alpe di Cerano (quote 967, a sud, e 960, a nord), scoperti, anch’essi destinati a pezzi
da 149 p.c.; il n. 85, scoperto, all’Alpe di Casasco (quota 928), destinato a cannoni da
149mm in acciaio (149 A). Gli obiettivi di queste postazioni erano il Monte Generoso,
44
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
45
4.1
La traversata del Gordona
L’interno delle gallerie dell’osservatorio in
caverna XLIII al Sasso Gordona (2012)
L’interno di uno dei ricoveri sotto roccia del
versante orientale del Sasso Gordona (2012)
le sue pendici occidentali e il ponte di Melide. Queste artiglierie avrebbero dovuto
essere dirette dall’osservatorio del Gordona e, principalmente, dagli osservatori n.
XLIV al Pizzo della Croce (quota 1.461) e n. XLV al Monte Orimento (quota 1.356).
Caratteristici del massiccio sperone sedimentario del Gordona sono i ricoveri sottoroccia che si incontrano in più punti salendo verso la cima dalla cresta est; si
tratta di suggestivi manufatti realizzati ampliando e rimodellando leggermente le
ampie scanalature naturali che seguono alcuni strati sub-orizzontali di calcare tenero: le cavità così realizzate sul fianco della montagna sono chiuse con pareti
di pietra legata con malta di cemento, entro le quali sono ricavati gli ingressi e le
feritoie per l’illuminazione interna.
Assai panoramica è la postazione scoperta per mitragliatrice che domina verso sud
l’intera Val della Crotta in direzione del Monte San Bernardo, del Poncione della
Costa e del Monte Bisbino. Interessanti infine, le postazioni per mitragliatrice in
caverna (purtroppo difficilmente accessibili dalle feritoie, essendo l’ingresso principale franato) e le trincee sottoroccia poste sull’ultimo sperone più occidentale
del monte che si incontra scendendo in direzione dell’ex caserma della Guardia di
Finanza al Prabello (ora convertita a rifugio).
Posta al confine con la Svizzera, al cospetto del Monte Generoso, la cima
rocciosa del Sasso Gordona è un punto panoramico di prim’ordine sulla
Val d’Intelvi, sul lago e sui monti circostanti. L’itinerario ad anello garantisce un’escursione molto varia attraverso boschi, alpeggi e crinali, e,
con la salita a una cima di sicura soddisfazione, conduce l’escursionista
lungo uno dei più emozionanti tratti della Frontiera Nord.
Descrizione
Lasciata l’auto all’alpe Cerano (nei dintorni della quale l’occhio esperto
può individuare le tracce di alcune piazzole d’artiglieria degli appostamenti nn. 84 e 86), si scende in parte lungo la strada principale in parte
per prati sino all’appostamento n. 85 dell’Alpe di Casasco le cui quattro
postazioni scoperte sono assai evidenti; di qui si prende la strada militare
che conduce al Pian Perla (sentiero 15a) fino all’appostamento n.82 di
Cà Tamburo (affacciato su Schignano). La strada (sentiero 24) risale con
due tornanti sino a rimontare lo sperone roccioso del Monte Fontanella.
Qui si incontra il primo suggestivo ricovero sottoroccia, dal quale ci si
porta sul versante meridionale del Gordona e si sale lungo l’agevole cresta orientale incontrando lungo il panoramico sentiero (un tempo mulattiera) tratti di trincea, postazioni per mitragliatrice e ricoveri. Infine
si raggiunge la vetta al di sotto della quale si aprono i due ingressi (il
principale è sul versante nord, protetto, mentre verso sud si apre quello
di soccorso) del complesso in caverna: il camminamento principale, lungo una cinquantina di metri, porta ad una postazione per mitragliatrice,
ad un ricovero sotterraneo, ed al doppio vano dell’osservatorio n. XLIII,
preceduto dal locale destinato alla stazione telefonica.
Uscendo nuovamente all’aperto, in pochi metri si raggiunge la croce di
vetta dalla quale, grazie al bel sentiero attrezzato, facendo molta attenzione nei tratti più esposti, si scende sino alle ultime postazioni in caverna per mitragliatrice ed alle trincee sotto roccia che dominano la radura
circostante il rifugio Prabello; di qui si scende per faggeta sino all’Alpe di
Cerano.
L’anello può essere effettuato anche in senso inverso in modo da incontrare i tratti attrezzati durante la salita e affrontarli con più facilità.
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47
Mappa del percorso
Planimetria dell’osservatorio
in caverna del Sasso Gordona
(Archivio del Genio - Roma)
Itinerario: Alpe di Cerano (970m) – Monti Perate - Sasso Gordona (1.410m) - rifugio
Prabello (1.200m) - Alpe di Cerano.
Quota massima: Sasso Gordona, 1.410m.
Dislivello: 300m.
Lunghezza: 9 km.
Durata: 4,30 ore
Difficoltà: medio, sul Sasso Gordona qualche tratto attrezzato richiede un po’ di
attenzione (EE); utile la pila frontale.
Periodo consigliato: da maggio a novembre, sconsigliabile con neve o dopo forti
piogge
Accesso: Pian d’Alpe si raggiunge in auto da Casasco in val d’Intelvi; fin qui si
arriva anche utilizzando i mezzi pubblici (linee di bus Argegno – San Fedele e San
Fedele – Casasco).
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Dalla vetta del Sasso Gordona
la vista spazia a nord est
verso il Lago di Como e il
Monte Legnone (2012)
Il Rifugio Prabello, un tempo
caserma della Guardia di
Finanza italiana (2012)
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49
4.2
Da Cabbio
(Valle di Muggio) [CH]
al Monte Gordona
Più lunga di quella italiana, la salita al Sasso Gordona dal versante
svizzero consente di conoscere la verdissima, solitaria valle di Muggio
con la possibilità di effettuare un bel percorso ad anello.
Descrizione
Il percorso da Cabbio fino al Rifugio Prabello si svolge senza fatica sul
fianco orientale (leggermente più in basso della cresta) della dorsale che
separa la Val Luasca ad ovest dalla Val della Crotta e Val Cugnolo ad est,
toccando molti antichi ruderi, fino ad affacciarsi sulla sella del Rifugio,
in vista dell’imponente Sasso Gordona. La salita da est alla vetta è impegnativa con alcuni punti esposti, ma di soddisfazione. Scendendo lungo
la cresta ovest si incontra l’ingresso alla lunga galleria dell’osservatorio,
le opere di difesa ravvicinata e, più in basso, i ricoveri per la truppa, realizzati sotto roccia.
Itinerario: Cabbio (645m) – rifugio Prabello (1.201m) – fortificazioni del Sasso
Gordona (1.410m) – Cabbio.
Quota massima: 1.410m circa.
Dislivello: 765m.
Lunghezza: 13 km.
Durata: 4 h 30 min (visita ai manufatti esclusa).
Difficoltà: itinerario escursionistico di media montagna, facile (E) fino al Prabello,
difficile con alcuni brevi tratti impegnativi in cresta (EE) dal Prabello fino alla vetta e
oltre; scarponi pesanti e abbigliamento adeguato alla stagione; per visitare le opere
in caverna è necessaria la torcia o la pila frontale.
Periodo consigliato: tutto l’anno, sconsigliabile dopo forti piogge o in presenza di
ghiaccio.
Accesso: a Cabbio si arriva in auto da Como o Chiasso, o da queste cittadine (raggiungibili in treno) con bus di linea (sbb.ch).
Una buona alternativa per il ritorno (60 metri di dislivello e una mezz’ora
di cammino in più) è, dal Rifugio Prabello, passare a nord del Poncione
di Cabbio e, di qui, discendere all’Alpe Bonello da dove si può tornare dal
sentiero dell’andata, per il Dosso d’Arla e Laorina, a Cabbio (ma anche
raggiungere Muggio
Dal Rifugio Prabello, l’aspra parete sud-ovest del Sasso Gordona (2012)
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51
5
I presidi della
Sighignola e
del Pinzernone
Dal belvedere della
Sighignola, vista sul
ponte di Melide (2013)
Dall’interno, le feritoie
dell’osservatorio al Monte
Sighignola (2012)
La vetta della Sighignola non a caso è detta “il balcone d’Italia”: punto panoramico d’eccezione, di qui lo sguardo spazia sul ramo principale del Ceresio, da
Drano a Lugano, lungo la sponda di Melide e d’infilata verso Porto Ceresio e il
Monte San Giorgio. Dal vicino Pinzernone il panorama si allarga ulteriormente
sulle montagne della Val Solda e verso la conca di Porlezza.
Sin dalla realizzazione, nel 1874, dell’attraversamento sul Ponte di Melide della
ferrovia del Gottardo, la Sighignola, data la posizione privilegiata sul ponte, fu
identificata come uno dei punti d’osservazione più importanti dell’intero sistema difensivo. Questo fu uno dei siti in cui, agli inizi del ‘900, avvennero le prime
ricognizioni tecniche e si realizzarono le prime opere della Frontiera Nord, a
partire dalla strada militare proveniente da Lanzo - poi migliorata tra il 1912 e il
1914 a scopo turistico per iniziativa di Luigi Vittorio Bertarelli, già fondatore nel
1894 del Touring Club Italiano.
Verso il ponte erano orientati l’osservatorio principale n. XLVI al Sighignola
(quota 1.302) e gli appostamenti d’artiglieria n. 90 e 91 (XXXV gruppo) per cannoni da 149mm in ghisa (149G) al Monte Creggio (quote 1.057 e 989), spalla
orientale del Sighignola, destinati a tirare su Generoso, Sasso Piatto e Ponte
di Melide. I resti dei manufatti in vetta al Sighignola sono scarsamente visibili
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all’occhio non esperto; interessante e unico per struttura e posizione è senz’altro l’osservatorio in caverna cui si accede con difficoltà dall’ingresso posto
all’interno dell’ultima curva della strada militare, un centinaio di metri prima
del piazzale della terrazza.
Sul Monte Pinzernone, accessibile con la strada militare proveniente da Ramponio Verna, si trovano invece le predisposizioni per i due gruppi d’artiglieria
XXXVIII di Cascina Gregoriana e XXXIX di Pietra Fessa, con gli appostamenti
scoperti e blindati nn. 98, 99 e 100, 101, 102 rispettivamente, per cannoni da 105
p.c. e 149 G, obici da 149 p.c. e mortai da 210mm, destinati a battere Monte Brè,
la Colma Regia e la zona tra Lugano e Drano. Gli osservatori principali erano il
n. XLIX al Pinzernone e il n. XLVIII al Monte Caslè.
I due lati, svizzero
e italiano del cippo
confinario 18A al
belvedere della
Sighignola (2012)
5.1
DA AROGNO (VAL MARA) [CH]
ALLA SIGHIGNOLA
Descrizione
Descrizione: dalla fermata dell’autopostale di Arogno si segue la direzione per Dogana Val Mara, passando per la località Cà dal Ferée seguendo
le indicazioni per Lanzo (I) affontando l’impegnativa salita alla vetta. Prima dell’Alpe di Bovisio e del confine nazionale si svolta a sinistra e si sale
alla Sighignola.
Al ritorno è consigliabile seguire il medesimo itinerario della salita, dal
momento che la discesa seguendo le indicazioni escursionistiche per
Arogno-Dogana Val Mara (che consentirebbe di effettuare una traversata
muovendo in direzione opposta all’Alpe di Pugerna) non è ben segnalata
e penetra con difficoltà un bosco assai fitto che nasconde alcuni pericolosi salti di roccia che, ovviamente, è meglio evitare.
Itinerario: Arogno (584m) – Alpe Bovisio (1.000m) –Sighignola (1.314m)
Dislivello: 730 m
Quota massima: Monte Sighignola, 1.314m.
Lunghezza: 3 km (solo andata)
Dal belvedere della
Sighignola, panoramica
sul lago di Lugano, dal
Generoso alle pendici
del Sasso Grande
(2012)
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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5.2
Da Lanzo alla vetta
del Monte Sighignola
Descrizione
Da Lanzo d’Intelvi per la strada militare, oggi purtroppo asfaltata, si raggiunge Bosco Meriggio e quindi il ristoro al Monte Creggio presso il quale
si trovano i due appostamenti nn. 90 e 91; di qui si prosegue in breve sino
al cippo posto al chilometro 5,7 dove si trovano, sulla destra, i ruderi della
vecchia casermetta molto rimaneggiata nel tempo e l’ingresso franato
dell’osservatorio in caverna n. XLVI le cui feritoie si trovano sul lato sinistro della strada, appena al di sotto della curva, in corrispondenza del
punto di decollo del Volo Libero Val d’Intelvi (parapendio).
170 metri più avanti si raggiunge il Balcone d’Italia, indicato dal bel cippo
del T.C.I.. Alle spalle del ristorante (non più in attività) la faggeta nasconde la vetta con i resti dei numerosi trinceramenti e dei camminamenti
sotterranei presenti. Il ritorno si effettua per la medesima via.
Il ricovero blindato dell’osservatorio
al Monte Sighignola (2012)
Dettaglio della muratura e del blindamento
(2012)
Mappa del percorso
Descrizione
Questo bell’itinerario su strada mlitare, facilmente percorribile in auto ma anche in mountain bike, attraversando boschi di latifoglie conduce al magnifico
belvedere della Sighignola, ideale per tranquille escursioni famigliari dalla primavera al tardo autunno.
Itinerario: Lanzo (890m) – Bosco Meriggio (1.115m) – Monte Creggio (1.205m) Sighignola (1.314m).
Quota massima: Monte Sighignola, 1.314m.
Dislivello: 424m.
Lunghezza: 6 km circa (da Lanzo alla terrazza della Sighignola).
Durata: 3 ore tra andata e ritorno (visita ai manufatti esclusa).
Difficoltà: elementare (T); scarpe robuste e abbigliamento adeguato a una gita
per boschi, secondo la stagione; per visitare le opere in caverna è necessaria la
torcia o la pila frontale.
Periodo consigliato: tutto l’anno.
Accesso: ad Arogno si arriva in auto da Como o Chiasso, o da queste cittadine
(raggiungibili in treno) con bus di linea (sbb.ch).
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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5.3
Da Verna alla vetta
del Monte Pinzernone
(Pian dei Cecci)
Itinerario per faggete e radure, poco lontano dal famoso belvedere della
Sighignola, che attraversa una zona poco battuta, meta ideale per tranquille escursioni in primavera e autunno.
Descrizione
Dall’abitato di Verna per la strada militare, oggi purtroppo asfaltata, si
raggiunge Cascina Gregoriana dove si trovano gli scarsi resti dell’appostamento d’artiglieria n. 98; di qui la strada prosegue sterrata verso
nord inoltrandosi nella faggeta; si accostano i resti degli appostamenti
n. 99, 100, 101 e 102, non sempre di facile individuazione e, rimontando il versante, si giunge all’osservatorio in caverna n. XLIX, posto
poco sotto alla vetta; quest’ultima é ben munita, circondata di trincee
e camminamenti. Il ritorno si effettua per la medesima via.
La luce penetra dalle feritoie dell’osservatorio n. XLVI (2012)
58
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Mappa del percorso
Itinerario: Verna (720m) – Pietra Fessa (980m) – Monte Pinzernone (1.176m) Verna
Quota massima: Monte Pinzernone, 1.176m.
Dislivello: 456m.
Lunghezza: 7 km circa.
Durata: 3 ore tra andata e ritorno (visita ai manufatti esclusa).
Difficoltà: elementare (T); scarpe robuste e abbigliamento adeguato a una gita
per boschi, secondo la stagione.
Periodo consigliato: tutto l’anno, evitare i periodi più caldi.
Accesso: Verna si raggiunge in auto da Lanzo d’Intelvi (raggiungibile anche con
la linea di bus da Argegno).
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
59
6
Dalla strada militare di
accesso all’appostamento del
Tremezzo, il ramo occidentale
del Lago di Como (2012)
Alle postazioni
del Galbiga
e del Tremezzo
L’Alpe di Lenno, comando
del gruppo XLI (2013)
Gli appostamenti d’artiglieria dell’Alpe di Ponna e dei Monti Galbiga e Tremezzo,
con i relativi osservatori e manufatti accessori, costituivano il caposaldo più settentrionale della Val d’Intelvi, destinato a battere da sud il versante settentrionale
del ramo orientale del Lago di Lugano e della Conca di Porlezza, onde interdire al
nemico l’accesso a Menaggio ed alla direttrice della Strada Regina, verso Como.
Il complesso era costituito dai due gruppi d’artiglieria XL e XLI, facenti parte del
Raggruppamento XI di Boffalora.
La via per l’accesso al complesso è la bella e panoramica strada militare proveniente da Pigra che, passando presso il Rifugio Boffalora, sede del Raggruppamento,
tocca l’Alpe di Lenno, sede del comando del gruppo XLI, per poi raggiungere i rispettivi appostamenti (entrambi un tempo blindati) n. 106 al Monte Galbiga (quota
1.570), presso il rifugio Venini e n. 107 al Colle del Monte Tremezzo (quota 1.603).
Obiettivi di questi due appostamenti erano il solco tra Porlezza e Menaggio e la Val
Sanagra. Gli osservatori erano il n. LIII al Monte Crocione (quota 1.620) e il n. LIV al
Sasso di Menaggio (quota 842). La strada prosegue oltre, aggirando la montagna,
sino a raggiungere il fianco meridionale del Monte Crocione per poi scendere, come
panoramicissima mulattiera, su Tremezzo, in riva al lago di Como.
Su questa strada principale si innesta la strada militare secondaria che da Laino
rimonta il fianco meridionale del monte di Ponna toccando in successione gli appostamenti blindati del gruppo XL, che aveva il comando presso l’Alpe di Ponna: erano
questi il n. 103 a Cascina Nigavè (quota 1.098), il n. 104 all’Alpe Foino (quota 1.138)
e il n. 105 all’Alpe di Ponna (quota 1.203), aventi come obiettivi la Conca di Porlezza
con le valli Solda, Civagna e Colla. Gli osservatori erano il n. L a Casa Loggio (quota
999), il n. LI al Sasso Bianco (quota 1.234), e il n. LII alla vetta del Monte Galbiga
(quota 1.697).
Il versante settentrionale di queste montagne è segnato da una successione di più
linee di opere campali disposte a mezzacosta a diverse quote, a protezione della soprastante artiglieria; a nord dei monti Galbiga-Tremezzo, lo sbarramento di
Carlazzo e il complesso della Croce di Menaggio erano organizzati per impedire
l’eventuale sfondamento da Porlezza in direzione di Menaggio e lungo la Strada
Regina in direzione di Como.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
61
Le opere dell’appostamento
n.107 incidono il fianco
sud-occidentale del Tremezzo
(2013)
Un suggestivo tratto della strada
militare Ponna-Boffalora (2013)
Le montagne di quest’area formano una morbida dorsale stesa da sud-ovest a
nord-est che si eleva progressivamente dai 1.300 metri delle montagne sopra San
Fedele e Castiglione d’Intelvi, ai quasi 1.700 metri del Galbiga, marcando lo spartiacque tra il Ceresio e il Lario in una successione continua di alpeggi d’alta quota
e di punti panoramici di eccezionale bellezza. Dalle quote più basse il bosco di latifoglie, composto per lo più da faggete con noci, castagni, e, più in alto, con frassini,
betulle e sorbi, rimonta i versanti preceduto dall’ontano che, risalendo i canaloni,
contende gli spazi alla brughiera ed alla prateria un tempo ricca ma ora, spesso,
degenerata in sterile nardeto a causa dell’eccessiva pressione del pascolo. In quota
il paesaggio aperto mozza il fiato, interrotto soltanto in pochi punti dai poco opportuni impianti artificiali di conifere degli anni trenta e cinquanta.
All’Alpe di Ossuccio un
La strada militare Ponna-Boffalora si addentra fra ricchi pascoli
e faggi maestosi (2013)
Edificio rurale trasformato in
corpo di guardia munito di feritoie
a sorveglianza della strada di
accesso al Galbiga (2013)
62
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
63
6.1
Da Pigra (o Ponna),
la dorsale dal Boffalora
ai Monti Galbiga e Tremezzo
Itinerario lungo ma senza salite impegnative, svolto per pascoli e praterie sulla dorsale che separa il Lago di Como dal Lago di Lugano, alla scoperta delle fortificazioni della zona del Monte di Tremezzo. In virtù della
quota e della posizione dominante, questi monti rivestivano un ruolo di
primo piano nel controllo del centro lago, grazie agli straordinari, smisurati panorami che da qui si possono godere. Un eventuale pernottamento
al rifugio Venini consente di effettuare con più calma la visita ai manufatti
militari ed alle cime nei dintorni, terminando l’escursione con la magnifica discesa sulla riva del Lario, a Tremezzo, Griante o Menaggio.
Descrizione
Le strade militari che da Laino e da Ponna portano al rifugio Boffalora sono interessanti opere d’ingegneria (eccezionale il ponte in pietra di
Ponna); di qui si segue la strada militare fino all’alpe di Lenno ed alla
panoramica bocchetta del Galbiga dove si trova il rifugio Venini-Cornelio.
Dal rifugio la strada militare continua in piano sino alle pendici del Monte
Tremezzo dove si trovano le notevoli strutture in pietra disposta a secco
dell’appostamento n. 107 (quattro postazioni).
Dal rifugio vale sicuramente la pena di effettuare la salita alla cima del
Monte Galbiga: si incontrano, salendo, i ruderi delle quattro postazioni dell’appostamento n. 106, un tempo blindate (una delle quali è stata
usata di recente per collocarvi un osservatorio astronomico) e, presso la
vetta, oggi deturpata da una discutibile chiesa a cielo aperto, si trovano le
modestissime tracce dell’osservatorio di vetta.
Planimetria dell’appostamento n.107 (ERSAF Regione Lombardia)
Itinerario: rifugio Boffalora (1.252m) – rifugio Venini-Cornelio (1.576m) con escursioni verso il Monte Galbiga (1.691m), le pendici del Monte Tremezzo ed, eventualmente, l’Alpe di Grona (1.340m) - ritorno al rifugio Boffalora oppure discesa sul
lago (215m).
Quota massima: 1.691m (Monte Galbiga).
Dislivello: circa 500m.
Durata: Boffalora–Venini 2 h 30 min a/r; rifugio Venini – visita alle opere militari in
zona Galbiga e Tremezzo 1 h 30 min; rifugio Venini - Alpe Grona 2 ore a/r; per un’eventuale discesa sul lago occorrono almeno 4 ore.
Difficoltà: elementare (T).
Periodo consigliato: da maggio a ottobre, evitando i periodi più caldi; itinerario effettuabile anche in mountain bike oppure, in pieno inverno, con racchette da neve.
Accesso: il rifugio Boffalora si raggiunge in auto da San Fedele Intelvi, via Pigra (o
da Laino, via Ponna); a Pigra si giunge anche coi mezzi pubblici grazie alla funicolare da Argegno (collegamenti con Como in bus e battello) .
Mappa
percorso
Una seconda possibile digressione conduce, sul versante di Menaggio,
fino alle postazioni dell’Alpe Grona (trincee e opere in caverna).
Chi si cimenta con la discesa sul lago deve aggirare il Monte Tremezzo
sino ad arrivare al costone meridionale del Monte Crocione; qui la strada
militare si riduce a mulattiera e si abbassa con alcuni tornanti per affrontare il salto di roccia che taglia in due il versante: questo viene superato
a quota 1.170 grazie ad una suggestiva galleria lunga ben 120 metri. La
mulattiera prosegue in discesa con numerosi tornanti addossati ai Monti
Brente per poi aggirarne la base e dividersi in tre distinti percorsi che
portano rispettivamente a Tremezzo, a Griante o, attraverso la bocchetta
di Nava, a Menaggio.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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Il rifugio Venini alla bocchetta
del Galbiga (2013)
APPENDICE 2
Le mine del Puncétt
e della Gaeta
Uno scorcio all’interno della mina di
Brienno (2010)
Panimetria della mina di Brienno
(2010)
La Strada Regina, completata come carrabile nel suo intero svolgimento lariano
soltanto verso la fine dell’ottocento, fu sbarrata durante la Prima Guerra Mondiale
L’architettura dell’appostamento
n.107 al Tremezzo (2012).
dai complessi di mina realizzati in corrispondenza dei passaggi obbligati costituiti
Dalle postazioni al Colle del Tremezzo,
vista sull’Alto Lario e sul Monte Legnone
(2012)
tra il 1916 e il 1917 in luoghi di suggestiva bellezza, le gallerie di mina di Brienno e
delle gallerie alla Gaeta di Nobiallo e della galleria al Puncétt di Brienno. Realizzate
Nobiallo, attraverso il brillamento controllato di grandi quantità di esplosivo posto in
profondi pozzi, avevano lo scopo di demolire le gallerie stradali della sponda occidentale del Lago di Como, impedendo così il transito, verso Como (e dunque Milano),
di un eventuale esercito invasore proveniente d’oltralpe.
La galleria di mina di Brienno, è stata realizzata al di sopra della galleria stradale
Panorama sul Lago di Como dal sito della mina di Nobiallo di Menaggio (2010)
scavata nello sperone di roccia del Puncètt, che si getta nel lago appena al di sotto
della Chiesa della Madonna di Ronca. L’opera di Brienno è costituita da un cunicolo
principale con sette diramazioni per un totale di circa 80m di scavo in roccia, con sei
pozzi di mina, quattro camere, tre cisterne e un condotto di aerazione.
Suggestivamente affacciato sul lago, a pochi chilometri a nord di Como, Brienno affonda le proprie radici nell’antichità celtica e romana. Chiuso
nell’intrico delle sue viuzze, è uno dei borghi più
belli d’Italia. La galleria di mina del Puncètt è visitabile, in qualunque momento dell’anno, solo
con accompagnamento e su appuntamento, contattando il Comune di Brienno. La galleria di Nobiallo, in tutto analoga a quella di Brienno, non è
visitabile perché di proprietà privata.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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Nell’Alto
Lario
Condotto di raccordo dei tratti
stradale e ferroviario della galleria
di mina a San Fedele di Verceia
(2012)
Dall’osservatorio d’artiglieria dell’Alpe Scoggione,
avamposto estremo del complesso difensivo del
Legnone, lo sguardo spazia sugli sbocchi di Val
Chiavenna e Valtellina (2009)
Sin dall’antichità l’area dell’Alto Lario ha rappresentato un luogo cruciale per il
controllo dei traffici commerciali e dei movimenti militari da e verso la Pianura
Padana. Qui convergono le direttrici stradali e ferroviarie provenienti dai passi dello
Spluga, del Maloja, del Bernina, del Foscagno, dello Stelvio e, attraverso l’Aprica,
del Tonale e da qui scendono la Strada Regina verso Como e il proseguimento della
Strada dello Spluga verso Lecco. Per questo motivo i Piani di Spagna e di Colico e
le montagne circostanti, con lo sbocco congiunto della Val Chiavenna e della Valtellina, costituiscono uno fra i luoghi strategici più importanti del nord Italia: superato
il nodo di Colico, infatti, un esercito proveniente d’oltralpe avrebbe avuto facile accesso a Como e Lecco e, in breve, a Milano e agli altri ricchi centri produttivi della
Pianura Padana.
Di qui la presenza in quest’area dei resti di strutture militari di ogni epoca, dal
tardo impero romano al medioevo, fino all’epoca del ducato di Milano e del successivo dominio spagnolo. La posizione privilegiata dei quattro Montecchi di Colico
e le falde dei monti vicini furono spesso sfruttate per la realizzazione di torri di
avvistamento e di fortificazioni permanenti, la più importante delle quali fu senza
dubbio il Forte di Fuentes, realizzato dagli spagnoli a partire dai primi anni del ‘600.
Questo rimase in efficienza per oltre un secolo e mezzo ed in ottime condizioni per
altri trent’anni sino alla distruzione voluta nel 1796 da Napoleone per ingraziarsi le
popolazioni dei Grigioni (salvo conquistarle con la forza poco dopo).
Dopo l’annessione della Lombardia al Regno di Piemonte nel 1859 e la successiva
costituzione del Regno d’Italia nel 1861, il nuovo Stato individuò nell’Alto Lario uno
dei punti fondamentali per la difesa del proprio territorio: i progetti si susseguirono
e, col nuovo secolo, ebbero luogo le prime predisposizioni difensive della Frontiera
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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La perfetta mimetizzazione degli
appostamenti blindati al Montecchio est, sullo sfondo il Monte
Legnone (2012)
I cannoni del Forte al Montecchio
nord (2008)
Il Forte di Fuentes, in una rara
incisione di J. J. Mayer del 1831
(Archivio del Museo della Guerra
Bianca in Adamello)
Nord sui Montecchi, la più importante delle quali consistette nella realizzazione
dell’appostamento corazzato al Montecchio nord.
Fu però coll’avvento della Prima Guerra Mondiale che il complesso difensivo fu
esteso in modo sistematico con la blindatura dei due appostamenti al Montecchio
est (di Fuentes) e la realizzazione ex novo del complesso difensivo del Monte Legnoncino, dell’osservatorio all’Alpe Scoggione e dello sbarramento ferroviario e
stradale a San Fedele di Verceia.
Al di là dell’interesse per le cose militari, l’Alto Lario è un luogo eccezionale, per
paesaggio e natura, fra i più attrattivi di tutta la Frontiera Nord: maestose montagne – dalle sponde del lago il Monte Legnone si eleva rapidamente per oltre 2.400
metri! -, ammantate di verdi foreste e coronate di aspre rocce, affondano i propri
piedi nei laghi, creando uno spettacolare panorama e scorci fra i più suggestivi
della Lombardia; verso nord, l’amplissima distesa del Pian di Spagna e del Lago di
Mezzola dà luogo ad una delle aree umide più belle e vivaci d’Europa.
Per molti mesi all’anno, il Lago di Como è meta di decine di migliaia di turisti provenienti da tutta Europa e Colico, grazie alla costante alternanza dei venti – al mattino
il Tivano, da nord, e al pomeriggio la Breva, da sud – è luogo d’elezione per tutti gli
sport a vela.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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7
Dalla copertura del Forte al
Montecchio nord di Colico,
spettacolare vista sull’Alto
Lario (2008)
I forti
del Pian di
Spagna
La “Porta Vecchia” del Forte
di Fuentes (2010)
Il Montecchio est di Colico (detto “di Fuentes”), dominando il Pian di Spagna e gli
sbocchi delle direttrici di Chiavenna e Bormio, è un luogo strategico privilegiato
per il controllo dei movimenti nell’Alto Lario. Qui i suggestivi ruderi secenteschi
dell’imponente Forte di Fuentes ricordano il dominio spagnolo su Milano e sulla
Lombardia.
Pedro Enriquez de Acevedo conte di Fuentes, governatore del Ducato di Milano
per conto del re di Spagna, dispose l’edificazione del Forte per difendere il confine del territorio dell’Alto Lario da possibili aggressioni da parte del Libero Stato
delle tre Leghe (i cosiddetti Grigioni), che dal 1512 teneva Valchiavenna e Valtellina. Il Forte fu costruito a partire dal 1603 sotto la direzione dell’ingegnere Gabrio
Busca; i lavori durarono diversi anni e l’ultimo appalto documentato data 1609.
Il Forte fu in mano spagnola fino al 1736 quando il Ducato passò sotto il dominio
austriaco. Nel 1769 fu giudicato “militarmente inutile” dai tecnici di Giuseppe II e
nel 1782 fu radiato dal novero delle fortezze dell’impero e privato dell’armamento. Nel 1796 Napoleone, entrato in Milano, al fine di facilitare i rapporti diplomatici con i Grigioni, inviò a Colico un reparto di guastatori guidati dal generale Rambeau per rendere inservibile il Forte, ritenuto ancora potenzialmente pericoloso.
Sulla sommità del Montecchio est, a monte della fortezza spagnola, presso l’antica vasca di accumulo dell’acqua, nei primi anni del Novecento furono realizzati
due appostamenti scoperti per cannoni di medio calibro a controllo degli sbocchi della Valtellina e della Valchiavenna.
Ma l’opera difensiva moderna più importante esistente nell’Alto Lario è senza
dubbio il Forte (batteria corazzata) al Montecchio nord di Colico, una delle fortezze della Grande Guerra meglio conservate al mondo. Ben inserito nel sistema difensivo della Frontiera Nord, il Forte è un’opera imponente: interamente
scavato nella roccia, è caratterizzato da possenti mura in calcestruzzo rivestite
esternamente di granito finemente lavorato; esso presenta numerosi ambienti
e profondi camminamenti sotterranei (tra cui una polveriera profonda oltre 60
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
73
Il vecchio corpo di guardia del Forte
di Fuentes (Walter Belotti, 2008)
Planimetria storica della batteria
corazzata del Montecchio Nord
(Archivio del Museo della
Guerra Bianca in Adamello)
La possente mole di una delle quattro
cupole corazzate del Forte al
Montecchio nord (2008)
Panorama a 360° sulla batteria
corazzata del Forte al Montecchio
nord (Alessandro Mezzanotte,
2010)
metri) e conserva tutti i serramenti e le blindature originali, l’impianto elettrico e
i complessi sistemi di ventilazione e di approvvigionamento idrico.
Il Forte, realizzato tra il 1912 e il 1914 sulla sommità del Montecchio nord a due
chilometri in direzione ovest dal Montecchio di Fuentes, aveva lo scopo di controllare la Bassa Valtellina, la Bassa Val Chiavenna e la porzione settentrionale
del Lago di Como. Esso, caso unico in Italia, è tuttora munito di una “batteria”
(quattro pezzi) di cannoni di medio calibro da 149mm Schneider (149S) con affusto a deformazione, sistemati in pozzo e protetti da cupole girevoli corazzate dello
spessore di 160 millimetri. Tecnicamente si tratta di una batteria corazzata “tipo
Brialmont-Rocchi”, opera tipica dei due decenni a cavallo fra Otto e Novecento.
gno la Strada dello Stelvio e la ferrovia proveniente da Tirano, così da impedire al
nemico il transito verso Milano, per le direttrici passanti per Como e Lecco.
Dopo che nell’autunno 1915, ormai dimostrata l’incapacità delle batterie corazzate di resistere al tiro piombante dei grossi e grossissimi calibri messi in servizio nei primi mesi di guerra, le modernissime e potenti artiglierie del Forte al
Montecchio nord furono rimosse per esser montate su affusti dotati di ruote ed
inviate a combattere al fronte contro l’Austria-ungheria: il ruolo di controllo del
Forte fu riassegnato ai già citati appostamenti scoperti al Montecchio est. In caso
di necessità, questi erano destinati ad accogliere due batterie di pezzi da 149G: in
tutto otto cannoni campali da 149mm in ghisa cerchiata in acciaio, incavalcati su
affusto rigido con ruote.
La ridotta gittata di questi vecchi armamenti – rispetto a quella maggiore dei
modernissimi 149S del Montecchio nord – era compensata dalla posizione più
avanzata del Montecchio est rispetto agli obiettivi da colpire.
Durante la Prima Guerra Mondiale, probabilmente nel 1916, i due appostamenti
al Montecchio est furono blindati: ciò che si osserva oggi sono due massicce ope-
Pur capaci di ruotare di 360° e colpire con efficacia qualunque bersaglio nel raggio di 12 chilometri, le armi del Forte avevano due obiettivi principali: interdire lo
sbocco del nemico dalla Valchiavenna battendo il fianco della Strada dello Spluga
e della ferrovia Colico-Chiavenna in corrispondenza di Novate Mezzola e bloccare
l’accesso all’Alto Lario dalla Valtellina, prendendo d’infilata alle soglie di Morbe74
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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I due appostamenti blindati e, sullo sfondo, la
dorsale Bassetta-Sciesa-Malvedello, spartiacque
tra Val Chiavenna e Valtellina (2013)
L’ingresso della mina a San Fedele tra le due
gallerie, stradale e ferroviaria (2012)
re (nord e est) realizzate in calcestruzzo e disposte a L; ognuna presenta quattro
vani, o casematte, aperte posteriormente per accogliere il pezzo e munite anteriormente di un’ampia feritoia.
L’opera nord, orientata verso Novate Mezzola, è munita di quattro riservette per
le munizioni aperte sulla sinistra di ogni casamatta; l’opera est punta verso Morbegno ed è realizzata al di sopra di un ampio deposito per le munizioni, parzialmente scavato in roccia e protetto da una spessa volta a botte realizzata in
calcestruzzo. Alla base del Montecchio est, in posizione ben defilata, vi sono alcune gallerie preesistenti gli appostamenti, di cui una è stata adibita a polveriera
durante la Grande Guerra.
Fortunatamente il territorio di Colico non subì alcun attacco e le postazioni non
dovettero essere mai armate.
La galleria di mina (sbarramento stradale e ferroviario) a San Fedele di Verceia,
opera accessoria del complesso difensivo dell’Alto Lario, è una delle realizzazioni
più significative nel suo genere. Essa fu realizzata tra il 1916 e il 1917 quale opera
di sbarramento del passaggio obbligato della Strada dello Spluga e della ferrovia
della Valchiavenna che qui attraversano in galleria l’alto sperone di roccia di San
Fedele che, all’imbocco della Valchiavenna, si getta nel Lago di Mezzola. Senza
queste gallerie il passaggio dalla Valchiavenna al territorio del Lario è possibile
solo via lago o per impervi percorsi di montagna: prima della loro realizzazione,
avvenuta nel corso dell’Ottocento, lo sperone di San Fedele era aggirato da monte
grazie all’antica Strada dei Cavalli, di fatto un’impervia mulattiera.
Planimetria di massima della galleria di mina a
San Fedele (modificata da: Scaramellini G. 2008)
condotto principale della galleria di mina a
San Fedele (2012)
al nemico l’accesso all’Alto Lario tenendolo fermo sotto il tiro degli appostamenti
di Colico.
Nel corso del 2012 la Mina a San Fedele è stata oggetto di un attento intervento di
recupero con criteri scientifici, effettuato dalla Comunità Montana della Val Chiavenna all’interno del progetto Interreg IT-CH “For.Ti-Linea Cadorna”, col supporto tecnico-scientifico del Museo della Guerra Bianca”
La galleria di mina è una struttura complessa, costituita da un cunicolo principale
spezzato in quattro tratte con diciotto diramazioni per un totale di oltre 200m di
scavo in roccia, con sedici pozzi di mina, un pozzo di prelievo, sei camere, quattro
cisterne, tre condotti di aerazione. In caso di invasione, il brillamento delle cariche
di mina, demolendo in modo controllato le gallerie sottostanti, avrebbe interdetto
I forti del Pian di Spagna, situati tra Colico, in provincia di Lecco, e Verceia, primo
paese all’imbocco della Valchiavenna, in provincia di Sondrio, offrono un panorama unico e suggestivo sul lago di Como, sulla Riserva Naturale del Pian di Spagna e del Lago di Mezzola e sulle montagne della Valtellina e della Valchiavenna.
La bassa quota, con i suoi facili e brevi percorsi in piano immersi in un paesaggio
incantevole, costituisce il terreno ideale per una giornata fuori porta senza intenti
escursionistici, a piedi come in bicicletta o mountain bike o, perché no?, anche a
cavallo.
Tutti i forti del Pian di Spagna sono gestiti dal Museo della Guerra Bianca e sono
visitabili nei giorni e negli orari di apertura o, su appuntamento, in qualunque
momento dell’anno. Per esigenze di sicurezza il Forte al Montecchio Nord e la
Mina a San Fedele sono visitabili solo con accompagnamento.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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7.1
Il giro dei Forti di Colico
e del Pian di Spagna
Un percorso ad anello per biciclette e mountain bike, ideale in primavera
e autunno, collega Colico e i suoi forti con la zona umida protetta del
Pian di Spagna e si conclude col ritorno in paese. Strade e stradine si
snodano pianeggianti nella zona compresa tra Mera e Adda e si prestano
a tranquille pedalate come questa, ma anche a tragitti più lunghi come
la traversata a Gravedona, sulla sponda lariana occidentale, oppure al
lago di Mezzola e a Chiavenna. Lungo il tragitto si ammirano ben cinque catene montuose diverse: Retiche, Lepontine, Orobie, Mesolcina e
Prealpi, davvero una “summa” della montagna lombarda! La grande distesa pianeggiante della Riserva Naturale del Pian di Spagna e del Lago
di Mezzola è un’oasi faunistica di importanza mondiale e molte sono le
specie di uccelli migratori che vi sostano.
La strada militare che conduce agli
appostamenti blindati al Montecchio
est (2010)
Descrizione
Dalla stazione di Colico ci si dirige 200m verso est, per imboccare a sinistra la rampa, in discesa, del sottopasso ferroviario; superata la ferrovia e via Padania, si procede dritti prendendo la strada militare in salita
che, in poche centinaia di metri attraverso il bosco, conduce al Forte al
Montecchio nord. Di qui il panorama sul lago è superbo, contornato da
Orobie, Retiche e Mesolcina.
Ridiscendendo dal Forte per la medesima via, prima di sbucare in via Padania, si imbocca sulla destra il breve sterrato che conduce al lungolago;
la strada sterrata ci porta a nord verso l’Erbiola sino a scavalcare il Canale Borgofrancone, e a raggiungere l’argine sinistro del canale dell’Adda
che percorriamo in direzione est per quasi 1200 metri, per poi piegare
nettamente a sud e scavalcare nuovamente il Borgofrancone; dopo duecento metri volgiamo di nuovo a est fino alle case del Monteggiolo che
superiamo per raggiungere l’attacco della strada militare che risale il
Montecchio est portandoci al Forte di Fuentes ed agli appostamenti blindati della sommità.
78
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Mappa del percorso
Tornati a ritroso sul canale dell’Adda, risaliamo il corso d’acqua per 1300 metri fino
al ponte ferroviario e stradale (SS36); scavalcato il fiume, facendo molta attenzione al
traffico, ci portiamo a sinistra per superare il passaggio a livello e addentrarci nella
riserva naturale del Pian di Spagna, che attraversiamo verso occidente seguendo le
indicazioni per arrivare a Ponte Borgofrancone, e poi verso nord toccando lo Stallone
Venini e il Fortino d’Adda (costruzione di epoca spagnola legata al Forte di Fuentes)
fino al Ponte del Passo.
Di qui riattraversiamo la riserva verso est lungo la SS 402 fino a Nuova Olonio e poi a
nord, nell’area del Baletrone (Pian dei Boschi) e oltre Bocca d’Adda, per raggiungere
la mina di San Fedele di Verceia, prestando molta attenzione nel tratto di SS36 e negli
attraversamenti.
Il ritorno a Colico è possibile lungo la SS36 per Nuova Olonio, poi Fuentes e la SP72;
suggeriamo però, onde evitare il traffico, di oltrepassare San Fedele e raggiungere la
stazione FF.SS. di Verceia, per tornare in treno.
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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APPENDICE 3a
Il Pian di Spagna
La rara tifa maggiore (Typha latifoglia)
presente nei canneti della Riserva
(Archivio della Riserva Naturale del
Pian di Spagna e Lago di Mezzola)
Da San Fedele di Verceia, il Lago di Mezzola (Davide Vaccari 2010)
Itinerario: Colico FF.SS. – Montecchio nord – Montecchio di Fuentes – Pian di Spagna – Fortino d’Adda – Ponte del Passo – Nuova Olonio – Baletrone (Pian dei Boschi) – Bocca d’Adda – San Fedele di Verceia.
Lunghezza: circa 18 km dalla Stazione di Colico a San Fedele di Verceia (1 km a
Montecchio nord, poi 4,5 Km a Fuentes, 6,8 Km al Fortino d’Adda e altri 5,7 Km a
San Fedele) ma l’itinerario si presta a numerose varianti; da San Fedele alla stazione FF.SS. di Verceia lungo il lago sono circa 1,5 km; da San Fedele a Colico per la
SS36 e la SP72 sono circa 10 Km.
Dislivello: pianeggiante, sempre intorno ai 200 m di quota con brevi salite al Montecchio nord ed al Montecchio di Fuentes.
Durata: 1,5-2 ore in bici, prevedere un’ora ciascuno per la visita ai due Forti e
mezz’ora per la mina di San Fedele.
Difficoltà: elementare (T); scarpe e abbigliamento adeguato ad una tranquilla gita
nella natura, secondo la stagione; prestare molta attenzione agli attraversamenti
stradali e ferroviari.
Periodo consigliato: tutto l’anno, facendo attenzione nelle giornate più calde e soleggiate a proteggersi dal sole e dotarsi di acqua; informarsi su accessibilità e orari
di apertura dei forti e della mina.
Accesso: Colico si raggiunge in auto con la nuova statale da Lecco, altrimenti in
treno (possibile trasporto bici, informarsi) con la linea Milano – Sondrio.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
A partire dal canale dell’Adda, verso nord di stende la Riserva Naturale del Pian di
Spagna e Lago di Mezzola. L’area protetta si trova sul corridoio di migrazione dello
Spluga, uno dei punti di più breve attraversamento dell’arco alpino. È il crocevia di
importanti rotte di migrazione ed ospita, durante il periodo di svernamento, diverse
specie di uccelli legati alle zone umide. La conservazione dell’habitat del Pian di Spagna tutela un bene prezioso per l’ambiente e il paesaggio locale, e, soprattutto, garantisce un’importantissima area di sosta indispensabile agli uccelli migratori, area la cui
perdita comporterebbe gravi conseguenze sull’ecosistema, estese ben oltre i confini
nazionali.
Il Pian di Spagna è un area umida tra le più importanti in Italia ed in Europa per lo
svernamento di centinaia di anatre ed altri volatili, facilmente osservabili sul Lago di
Mezzola, lungo il canale del Mera e nella porzione settentrionale del Lago di Como.
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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8
Il complesso
del Monte
Legnoncino
Il pilastrino trigonometrico alla vetta del
Monte Legnoncino (2012)
Dal Legnoncino, panoramica
sull’Alto Lario (2012)
Il Monte Legnoncino, con i suoi 1.711m s.l.m., si appoggia al versante ovest del più
imponente Monte Legnone (2.609m s.l.m.), la cima più occidentale delle Alpi Orobie. L’erto costone occidentale del Legnoncino, prevalentemente roccioso, gettandosi nel lago di Como in corrispondenza dell’abitato di Corenno Plinio, costituisce
uno sbarramento naturale alla penetrazione dall’Alto Lario in direzione di Lecco
e, con i suoi numerosi appostamenti difensivi, offre un valido appoggio alle opere
militari dei Piani di Spagna e di Colico ed un punto strategico d’elezione per il controllo dell’Alto Lario e della sua sponda occidentale.
Immediatamente a ridosso del lago, il complesso trincerato del Sasso di Corenno,
letteralmente arroccato sulla roccia a difesa della strada litoranea, era servito dal
basso grazie ad un breve impianto di teleferica e dall’alto per mezzo di una mulattiera selciata tuttora in ottime condizioni ma avvolta dalla vegetazione. Numerose
le postazioni per mitragliatrice e notevoli le realizzazioni in pietra disposta a secco,
oltre ad una postazione blindata per fucilieri, collocata su un panoramico sperone
a picco sul castello di Corenno.
Prima del Novecento la Valvarrone era percorsa soltanto da difficili tratturi. Fu negli anni immediatamente precedenti la Grande Guerra che i numerosi nuclei abitati
del versante meridionale del Legnone furono collegati in modo comodo e razionale, grazie alla realizzazione della strada militare che da Dervio conduce a Vestreno, Introzzo, Tremenico, Avano, Pagnona, Premana e oltre, coi tre ponti gemelli
- strutture reticolari tipo Eiffel in acciaio chiodato a caldo - sui torrenti Fosasco,
Vaniga e Verroncello; su questa si innestò la strada secondaria che da Vestreno
sale a Sueglio per poi dirigersi a Loco Tocco, Monte Letè, Subiale e Lavadè, cui
presto si aggiunsero la continuazione Lavadè-Roccoli Lorla-San Sphirio, la tratta
Letè-Artesso, il raccordo Tremenico-Subiale e la bella e lunghissima strada, purtroppo ormai ridotta in molti punti a sentiero, che da Gallino (tra Avano e Pagnona)
con 44 tornanti sale al Passo del Legnone per poi aggirarne la vetta e scendere sul
versante valtellinese fino all’ardito osservatorio dell’Alpe Scoggione.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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La rete di strade militari risale il versante defilato della Valvarrone per garantire
l’accesso alle numerose opere del Legnoncino, uniche nel loro genere: caserme
blindate, appostamenti d’artiglieria blindati e in caverna per piccoli e medi calibri,
osservatori d’artiglieria e postazioni per fucilieri e mitragliatrici.
Dalle postazioni al Sasso di
Corenno la vista spazia
sul’Alto Lario e sulla Garavina
(2012)
Obiettivo del sistema nel suo complesso era quello di coprire il lago ed interdire il
transito lungo le strade lacuali sia in direzione di Lecco (battendo la provenienza da
Olgiasca), sia in direzione di Como (battendo la sponda orientale del lago tra Sorico
e Dongo), ma anche quello di offrire sicurezza alle batterie di Colico e, soprattutto,
fornire loro le indicazioni di tiro grazie all’aereo osservatorio in caverna della vetta
del Legnoncino.
Risalendo la spalla occidentale del Legnoncino a partire dal lago, come prima cosa
incontriamo il complesso trincerato del Sasso di Corenno Plinio: il presidio si presenta come una rarefatta disposizione di postazioni per fucilieri e per mitragliatrici, arroccate su un impervio e panoramico sperone roccioso affacciato sul Lago
di Como; esso era servito da tergo grazie ad una teleferica rimontante dal paese
sottostante. Lo scopo tattico era quello di controllare e battere col tiro delle proprie
armi la strada lacuale Colico-Lecco, nel tratto che, dalla località Garavina, attraverso Dorio, conduce fino a Corenno.
Più in altro si raggiunge la caserma blindata al Paul di Vestreno e, appena sopra,
la caserma blindata al Duello di Sueglio: sono due strutture gemelle destinate
ad alloggiare ognuna cento-centocinquanta uomini per il presidio dei complessi
difensivi posti nelle rispettive vicinanze. Le due caserme, munite entrambe di una
postazione avanzata per mitragliatrice in caverna, costituiscono un esempio del
tutto eccezionale in Lombardia di questo tipo di manufatti. Poco a sud della caserma al Duello, lungo la strada di accesso, poco sotto il Roccolo Gabiolo, vi sono i resti
di un appostamento d’artiglieria non inserito negli elenchi sinora studiati, forse
destinato a pezzi di piccolo calibro.
La caserma blindata al Paul di
Vestreno (2013)
L’ingresso di una delle
postazioni di Artesso (2013)
Sopra la località Monte Letè troviamo poi l’appostamento d’artiglieria blindato
n.111 ai Roccoli di Artesso, munito di sei postazioni per mortai da 210mm protette
da una massiccia copertura in calcestruzzo armato e collegate a due a due da un
camminamento sotterraneo che dà accesso ad un ricovero in caverna.
L’appostamento, il cui osservatorio principale era il n. LVIII a San Sphirio (quota
1.688 presso la vetta del Legnoncino), era destinato a battere col proprio tiro la
sponda occidentale del Lago di Como, da Dongo a Gera Lario, sino all’imbocco della Val Chiavenna. Faceva parte del XLIII Gruppo d’artiglieria insieme ai sottostanti
appostamenti n. 109 e n. 110 al Loco Tocco ed al pilastrino n. 109bis al Castello di
Dervio, tutti aventi il medesimo obiettivo.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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Dai Roccoli Lorla la strada militare prosegue ad occidente verso la vetta del Legnoncino dove si trova la postazione in caverna di San Sphirio, che, munita di
osservatorio e appostamento d’artiglieria per due pezzi di piccolo calibro, era
destinata a battere dall’alto l’area del Pian di Spagna, ma soprattutto, grazie alla
sua eccezionale posizione panoramica, a fornire le indicazioni necessarie a dirigere le più potenti artiglierie di medio calibro appostate nell’Alto Lario.
Molti degli oggetti descritti e i relativi percorsi di accesso sono attualmente (2013)
oggetto di parziale recupero a cura della Comunità Montana della Valsassina,
Valvarrone, Val d’Esino e Riviera, dell’Unione dei Comuni della Valvarrone e della
Sezione ANA di Lecco; le azioni sono svolte nell’ambito del progetto For.Ti-Linea
Cadorna con il supporto scientifico del Museo della Guerra Bianca.
L’area del Legnoncino e della Valvarrone, estendendosi dalle sponde del lago
all’ambiente alpino delle Orobie, offre molto a turisti ed escursionisti: da brevi
passeggiate, ad escursioni di vario impegno, fino ai trekking di più giorni lungo
il Sentiero del Viandante e la DOL (Dorsale Orobica Lecchese) e, naturalmente,
la bella ascensione al Monte Legnone, una gita di soddisfazione che garantisce
panorami unici ed imperdibili!
Planimetria dell’appostamento blindato d’artiglieria ai Roccoli d’Artesso (ERSAF)
La postazione per mitragliatrice
in caverna a Cà Crosin,
presso i Roccoli Lorla (2013)
Poco sopra Artesso si trova il rifugio Bellano, oggi ricostruito dopo un incendio e
adibito a rifugio alpino, ma originariamente caserma del presidio dell’area.
Spostandosi sul lato orientale del Legnoncino si trova il complesso trincerato ai
Roccoli Lorla, un insieme di camminamenti e trincee armate con postazioni per
fucilieri e per mitragliatrici poste a controllo della selletta che unisce il Legnoncino
al Monte Legnone.
Grazie a due piccoli osservatori blindati, era possibile il controllo dall’alto di Colico
e dell’intero Pian di Spagna; il complesso è servito da tergo dalla bella strada militare, oggi asfaltata, proveniente da Subiale.
Dalla sella, muovendo verso oriente, si incontra l’attacco della mulattiera che, erta,
rimonta lo sperone ovest del Legnone per giungere alla Porta dei Merli - punto
fondamentale di collegamento ottico con l’importantissimo osservatorio dell’Alpe
Scoggione - per poi proseguire come ripido sentiero sino in vetta.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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8.1
Da Corenno Plinio al Sasso
di Corenno e Molinelli
Itinerario facile e breve per boschi di carpino, castagno e quercia, affacciato sul lago, ideale per un’escursione di mezza giornata. Grazie alla
varietà dei manufatti militari e alla facilità di accesso, questa escursione
costituisce un’ottima gita “d’assaggio” alla Frontiera Nord, ed è fattibile
senza problemi da bambini e scolaresche. Consigliabile in abbinamento
a un tratto del Sentiero del Viandante, o alla visita alle caserme al Paul di
Vestreno ed al Duello di Sueglio. Da non perdere le molte eccellenze circostanti come il borgo antico di Corenno, l’abbazia di Piona o, per restare
in tema, il Forte al Montecchio nord di Colico.
Mappa del percorso
La postazione blindata al Sasso di
Corenno (2012)
Itinerario: Corenno Plinio (230m) – fortificazioni del Sasso di Corenno (da 350m a
Descrizione
470m) – Corenno Plinio.
Dal piazzale della chiesa di Corenno, attraversare con attenzione la provinciale (SP72); dopo aver percorso un centinaio di metri in direzione di
Colico si lasciano le indicazioni del Sentiero del Viandante per svoltare a destra e prendere un erto viottolo tra due case. Il sentiero sale nel
bosco, descrive un’ampia curva e dopo un tratto pianeggiante, superata
una bella radura, sale decisamente al Sasso di Corenno. Qui si trovano
una successione di postazioni per mitragliatrice, brevi tratti di trincea,
il terrazzamento della teleferica proveniente da Corenno, i resti di una
spettacolare quanto ardita postazione per fucilieri un tempo blindata (le
putrelle d’acciaio sono state purtroppo prese di mira dai recuperanti),
situata a picco sul borgo e, più in alto, due ricoveri in caverna.
Quota massima: 470m.
Dislivello: 250m.
Durata: 2 ore a/r.
Difficoltà: itinerario escursionistico di media montagna, da elementare (T) a facile
(E); scarpe robuste e abbigliamento adeguato a una gita per boschi, secondo la
stagione; per visitare le opere in caverna è necessaria la torcia o la pila frontale.
Periodo consigliato: tutto l’anno, evitare i periodi più caldi.
Accesso: Corenno si raggiunge in auto lungo la vecchia statale Lecco-Colico, oppure in bus o battello da Dervio, fermata della linea ferroviaria Milano – Sondrio.
Gli alpini di Lecco durante i lavori (Archivio A.N.A. Lecco 2011-12)
L’itinerario è facilmente percorribile grazie al lavoro di recupero effettuato dalla Sezione A.N.A. di Lecco col supporto del Museo della Guerra
Bianca.
Dall’alpeggio che si incontra poco prima dei ricoveri in caverna, spostandosi a mezza costa verso sud si giunge alla località Molinelli dove è possibile ammirare l’imponente condotta forzata della centrale idroelettrica
di Corenno.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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8.2
Da Vestreno alla caserma
al Paùl di Vestreno
Dettaglio interno della
casermetta al Paul (2013)
Tranquilla camminata panoramica lungo un antico tratturo e poi per
boschi lungo una bella mulattiera militare che conduce alla casermetta ed agli altri manufatti, interessanti dal punto di vista storico
ed architettonico.
Descrizione
Lasciata l’auto nel parcheggio di Vestreno, si attraversa il paese in salita
rimontando sulla strada che conduce al bacino idroelettrico. Da questa
si stacca verso monte un tratturo, in parte selciato e in parte scavato
nella roccia, che aggira il fianco della montagna verso ovest e rimonta
gradualmente sino alla strada sterrata posta immediatamente sopra il
bacino. Immediatamente a nord di questo si intravede un tracciato che
scende nel bosco e presto si scopre essere una bellissima mulattiera
militare dal selciato magistralmente posato ed in perfette condizioni; la
si segue in direzione nord e, superata una piccola cascina abbandonata,
sulla destra, si giunge alla radura del Paùl dove si trovano la caserma
blindata e le opere accessorie.
Oltre la caserma un profondo camminamento in ripida salita conduce
alla postazione per mitragliatrice con osservatorio in caverna della Cròs,
sopra la quale si trova nuovamente la strada sterrata del bacino. Da abbinare, più in alto, la visita alla caserma gemella al Duello di Sueglio.
Planimetria della
casermetta blindata
al Paul (Maria Zavagnin
e Matteo Rossi, 2012)
Mappa del percorso
Itinerario: Vestreno (560m) – bacino idroelettrico (670m) – Paùl (654m)
– La Cròs (670m) – Vestreno.
Quota massima: La Cròs, 670m.
Dislivello: 110m.
Durata: 2 ore.
Difficoltà: facile (E).
Periodo consigliato: tutto l’anno.
Accesso: Vestreno si raggiunge in auto (o bus di linea) da Dervio.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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8.3
L’anello dei Roccoli Lorla
e di Artesso
Questa camminata panoramica e rilassante senza importanti dislivelli
sul versante nord del Legnoncino, conduce alle interessanti postazioni
blindate di Artesso. I boschi di larici, i rododendri, le montagne delle Alpi
Retiche a poca distanza, tutto contribuisce a dare a questa gita un sapore
di alta montagna unico tra le escursioni alla Frontiera Nord, a dispetto
della quota modesta in cui si svolge. Il percorso è abbinabile alla salita
al Legnoncino.
Descrizione
Lasciata l’auto alla bolla d’acqua ai Roccoli Lorla, posta pochi metri a
valle dell’omonimo rifugio, la si costeggia fino ad imboccare il sentiero
(il cosiddetto “sentiero dei soldati”, in origine una bella mulattiera) che
taglia in costa le pendici nord del Legnoncino; il percorso è fiancheggiato
sul lato di valle da un sistema discontinuo di opere militari (postazioni per
mitragliatrici scoperte e in caverna, camminamenti, trincee di combattimento); sul lato di monte si aprono due piccoli ricoveri in caverna; più
in basso si raggiunge il rifugio Bellano, un tempo casermetta, e infine
il laghetto ai Roccoli di Artesso, circondato da un bel lariceto, dove si
possono visitare le sei postazioni blindate dell’appostamento n. 111 e,
sul versante settentrionale del dosso, altri manufatti militari di difficile
individuazione.
Da Artesso ci si porta con l’ampia carrozzabile sino al villaggio di Sommafiume, posto in ottima posizione panoramica sopra il laghetto di Piona. Un sentiero che corre verso est salendo parallelamente al sentiero
effettuato in discesa, ma a quota più bassa, riguadagna con una breve
salita finale i Roccoli Lorla.
Qui, proseguendo ancora verso est sino all’attacco del sentiero per il
Monte Legnone, si incontrano tracce non sempre chiare di altri manufatti militari e due evidenti osservatori blindati, il secondo dei quali è stato
ripristinato con criteri non del tutto conservativi. Oltre, risalendo leggermente il versante settentrionale della montagna, si trova l’imbocco appena ripristinato di una bella postazione per mitragliatrice in caverna e
altre trincee.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Mappa del percorso
Itinerario: Roccoli Lorla (1.450m) – rifugio Bellano (1.238m) – Roccoli d’Artesso
(1.180m) - Sommafiume (1.100m) – Roccoli Lorla.
Quota massima: Roccoli Lorla, 1.450m.
Dislivello: 400m.
Durata: 3 ore.
Difficoltà: facile (E).
Periodo consigliato: da maggio a ottobre, particolarmente raccomandabile nel
periodo della fioritura dei rododendri (di solito a inizio giugno).
Accesso: il rifugio Roccoli Lorla si raggiunge in auto da Tremenico in Valvarrone
(fin qui anche con la linea di bus da Dervio).
Il laghetto temporaneo
ai Roccoli Lorla (2013)
Il cippo “111” dell’appostamento
di Artesso (2013)
L’uscita liberata dai lavori di recupero
dalla postazione per mitragliatrice ai
Roccoli Lorla (2013)
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
93
8.4
Dai Roccoli Lorla
alla vetta del Legnoncino
Il Monte Legnoncino, spalla occidentale del più imponente Monte
Legnone, domina in posizione eccezionale l’Alto Lario e il Pian di
Spagna, dove Valtellina, Valchiavenna e Lago di Como si incontrano.
La sua salita, raccomandata per l’interesse storico e per il panorama grandioso, si svolge in un ambiente insolito, che unisce caratteristiche alpine e prealpine. Il rifugio ai Roccoli Lorla è un punto
d’appoggio prezioso, facilmente raggiungibile in automobile, ma
anche a piedi; questo itinerario può essere piacevolmente abbinato
all’escursione ai Roccoli Lorla e di Artesso.
Descrizione
Lasciata l’auto alla bolla d’acqua dei Roccoli Lorla, situata immediatamente a valle dell’omonimo rifugio, si scende pochi metri verso sud dove
si imbocca l’evidente strada militare per il Legnoncino che, risalendo con
poca pendenza e qualche tornante entro un bel bosco di larici, conduce
all’anticima.
Qui, esattamente al di sotto della chiesetta di San Sphirio, si trova l’interessante presidio di vetta, con l’osservatorio e due postazioni per artiglieria di piccolo calibro in caverna, in parte crollato ed ora oggetto di
intervento di recupero da parte dell’Unione dei Comuni della Valvarrone.
Un breve sentiero per cresta conduce a sud-ovest verso la cima vera e
propria, dove si trova il pilastrino trigonometrico, e dove il panorama eccezionale ripaga abbondantemente questo ulteriore piccolo sforzo. In discesa, dopo un breve tratto sulla strada, giunti nei pressi di una piazzola
attrezzata con panche e tavoli, è possibile variare il percorso imboccando
una traccia di sentiero, non segnalato ma abbastanza evidente, che discende l’ampia cresta boscosa per tornare nuovamente ai Roccoli Lorla.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Mappa del percorso
Planimetria storica dei manufatti
in caverna a San Sphirio (ERSAF,
modificata da Archivio Storico del
III Reparto Infrastrutture del
Genio Militare di Milano)
Itinerario: Roccoli Lorla (1.450m) – strada militare – San Sphirio - sentiero di
cresta - Monte Legnoncino (1.711m) – Roccoli Lorla.
Quota massima: Monte Legnoncino 1.711m.
Dislivello: 261m.
Durata: 1,5 ore.
Difficoltà: itinerario escursionistico di media montagna, da elementare (T) a facile (E); scarpe robuste e abbigliamento adeguato a una gita per boschi, secondo la
stagione; per visitare le opere in caverna è necessaria la torcia o la pila frontale.
Periodo consigliato: tutto l’anno, fattibile anche in mountain bike; d’inverno la
strada è un piacevole, sicuro percorso adatto alle racchette da neve; escursione
ideale per giornate di cielo terso, per godere al meglio del grandioso panorama.
Accesso: il rifugio Roccoli Lorla si raggiunge in auto da Tremenico in Valvarrone
(fin qui anche con la linea di bus da Dervio).
Il punto d’arrivo della strada
militare del Legnoncino nei
pressi di San Sphirio (2012)
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
95
APPENDICE 3b
L’appostamento
in caverna
di Loco Tocco
L’interno dell’opera in caverna
al Loco Tocco (2010)
Planimetria storica dell’appostamento in caverna n.110 (Archivio
Storico del III Reparto Infrastrutture del Genio Militare di Milano)
La postazione (appostamento d’artiglieria in caverna) al Piaz de la Cròs di Loco
Tocco, munita di quattro piazzole per medi calibri da 149mm, oltre a due piazzole per
piccoli calibri, fu realizzata assai velocemente nel corso del 1917 al fine di battere
col proprio tiro la sponda occidentale del Lago di Como, da Dongo a Gera Lario, sino
all’imbocco della Val Chiavenna.
Individuata al n. 110 nell’elenco degli appostamenti della Frontiera Nord, è l’unica
opera in caverna di grandi dimensioni (vi si può tranquillamente manovrare un camion) del Monte Legnone, oltre ad essere l’unica struttura di questo tipo realizzata
in Lombardia al di fuori di quelle presenti nell’Alto Varesotto. Questo appostamento,
il cui osservatorio principale era il n. LIX ai Roccoli Lorla (quota 1.466), faceva parte
del XLIII Gruppo d’artiglieria insieme al sottostante appostamento scoperto n. 109 al
Loco Tocco (quota 996), al pilastrino n.109bis al Castello di Dervio (quota 326) e all’appostamento blindato n. 111 ai Roccoli di Artesso (quota 1.214), tutti aventi il medesimo
obiettivo. Completavano il XII Raggruppamento gli appostamenti del Gruppo XLII organizzati attorno a Castel Vezio e destinati a battere il Lago di Como e prendere d’infilata
la strada da Porlezza a Menaggio.
96
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Il progetto
For.Ti-Linea Cadorna
Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, le montagne fra l’Italia e la Svizzera presentano un importante e diffuso patrimonio di edifici e infrastrutture
storico-militari costruiti nei secoli scorsi, ancora in parte poco conosciuto e
valorizzato. La maggior parte di queste costruzioni è ubicata in luoghi che, oltre
ad ospitare queste testimonianze storiche, presentano un notevole valore ambientale e paesaggistico. In territorio lombardo e piemontese la Frontiera Nord
rappresenta un importante lascito della Prima Guerra Mondiale. La complessa
linea difensiva venne costruita a poca distanza dalla frontiera svizzera nel timore di una invasione tedesca che, violando la neutralità elvetica, prendesse
alle spalle l’Italia settentrionale. Con una sequenza ininterrotta di fortificazioni, camminamenti, percorsi, viabilità di supporto la Frontiera Nord attraversa
le province del Verbano-Cusio-Ossola in Piemonte e di Varese, Como, Lecco e
Sondrio in Lombardia. Nel confinante Canton Ticino, in Svizzera, l’apparato difensivo storico è stato realizzato in più tappe a partire dalla fine del XIX secolo,
in stretta relazione con la costruzione della linea ferroviaria del Gottardo inaugurata nel 1882, e in concomitanza con i due grandi eventi bellici europei: un
sistema complesso e articolato costituito da caserme, trincee, appostamenti,
forti, blockhaus, sbarramenti anticarro e ridotti scavati sotto roccia, distribuiti
tanto nelle zone nevralgiche di confine che, e soprattutto, a difesa dell’asse
viario del Gottardo. Alcune di queste strutture sono già state recuperate e sono
attualmente utilizzate quali spazi museali o ricreativi, altre saranno oggetto di
studio e di valorizzazione, sempre a fini culturali e turistici.
L’idea progettuale
Il progetto prende le mosse dalle forti potenzialità che la Frontiera Nord e le
Fortificazioni Ticinesi (ForTi) presentano, in primis, dal punto di vista culturale
e della memoria storica e, in secondo luogo, dal punto di vista ambientale e
paesaggistico, vista la loro collocazione in zone strategiche delle Alpi. Questi
apparti difensivi che si fronteggiano lungo il confine fra Italia e Svizzera corrono
come una nervatura lungo i bordi dei più importanti sistemi turistici lombardi
(Valtellina, Valchiavenna, laghi di Como e Maggiore) e di note località ticinesi
(Locarno, Ascona e Lugano). Essendo connotate da importanti caratteri ambientali, possono quindi avvalersi della prossimità a questi potenti attrattori di
domanda per fornire un’offerta di turismo sostenibile in un quadro di attenta
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
97
tutela dei valori storico ambientali. In questa prospettiva, Frontiera Nord e fortificazioni ticinesi meritano di essere valorizzati ed accompagnati da strategie di
sviluppo sostenibile miste pubblico private che contribuiscano a creare, con una
qualificata piattaforma di servizi e di risorse comuni (brand, servizi, modello di
governance, interventi di recupero, ecc.) le condizioni per attrarre e motivare
l’imprenditorialità degli attori del territorio.
Obiettivi
Questo patrimonio, perché sia effettivamente segno della memoria, deve essere reso fruibile anche oggi, naturalmente in un’ottica fortemente differente dai
motivi militari per cui è nato. L’obiettivo è quindi l’utilizzo di queste strutture
non più come segno di divisione, ma per valorizzare il dialogo e lo scambio
transfrontaliero in un’ottica di turismo sostenibile che consente di ampliare
l’offerta turistica stessa diversificandola.
Per consentire una reale fruibilità di questi spazi è necessario, oltre al recupero
fisico delle strutture e delle vie d’accesso, completare l’offerta con elementi
immateriali e materiali che la rendano interessante per alcuni target di turisti (es. turismo scolastico e famigliare) e, di conseguenza, stimolino iniziative
imprenditoriali ad esse collegate. Si tratta quindi di creare risorse di sistema
capaci di irrobustire l’imprenditorialità diffusa: attività come il turismo rurale
(agriturismi, bed&breakfast), i servizi innovativi (trekking, escursionismo, ecc.)
e la comunicazione (musei della memoria, ecomusei, ecc.) possono essere tanto più sostenibili se l’iniziativa avviene in un quadro di azioni comuni di marketing, di accesso alle risorse informatiche e della comunicazione, di acquisizione
di risorse umane e logistiche qualificate.
Attività e partenariato
Valorizzare la Frontiera Nord e le fortificazioni ticinesi significa, da una parte,
recuperare fisicamente i numerosi manufatti (come fortificazioni, trincee, camminamenti, percorsi e viabilità di supporto) al fine di renderli fruibili in sicurezza per un utilizzo di tipo turistico, dall’altra, accompagnare queste attività di
recupero delle singole opere con un sistema di servizi materiali ed immateriali
che ne permettano una valorizzazione sostenibile. Per raggiungere gli obiettivi
sopra delineati le attività del progetto, sia per parte italiana che svizzera, si
sono articolate in due gruppi: attività di tipo territoriale e di tipo trasversale.
blematici di un sistema difensivo che, assai più complesso, si estende su tutto
il territorio settentrionale della Lombardia.
Partner coinvolti:
Ente Regionale per i Servizi all’ Agricoltura e alle Foreste della Lombardia (ERSAF);
Comunità Montana Valli del Verbano;
Comunità Montana Lario Intelvese;
Comunità Montana Valchiavenna;
Comunità Montana Valsassina-Valvarrone-Val d’Esino-Riviera;
Associazione Nazionale Alpini (ANA) di Lecco.
Attività di tipo trasversale che interessano la totalità dei territori coinvolti, non
legate a un’area territoriale, ma allo sviluppo di tematiche o strumenti specifici
con l’intento di fornire servizi e soluzioni utili per promuovere e valorizzare i
siti sia come nodi nei singoli territori, “legandoli” con le altre valenze presenti
(in primis storiche ed ambientali), sia come passaggi di un percorso che lega i
singoli siti nel sistema più ampio della Frontiera Nord.
Partner coinvolti:
ERSAF - Ente Regionale per i Servizi all’ Agricoltura e alle Foreste della Lombardia;
Cluster;
Fondazione Luigi Clerici;
Gruppo CLAS.
Per quanto attiene le problematiche storico-militari e il supporto tecnico e
scientifico agli interventi territoriali di recupero e valorizzazione, ci si è avvalsi
della collaborazione del Museo della Guerra Bianca in Adamello. Il coordinamento complessivo, verso i partner trasversali e quelli del territorio, è stato
svolto da ERSAF, capofila del progetto.
Attività svizzere
Il progetto si suddivide in un insieme di “sottoazioni” di valenza sia trasversale
sia puntuale con lo scopo di dare organicità e la massima visibilità per un’offerta turistica.
Attività italiane
Attività di tipo territoriale con progetti pilota di recupero o ripristino di manufatti storicomilitari e della rete dei sentieri. Gli interventi pilota promossi dal
progetto, pur rappresentando una minima parte della Frontiera Nord, sono em-
Interventi territoriali sulle singole realtà già attive o in via di sviluppo riguardanti costruzione di circuiti di visita organizzati, segnaletica, tavole informative,
cartografia, rilevamento georeferenziato. Le azioni saranno coordinate con il
pool sentieri cantonale (ATSE), che si occupa della pianificazione e della gestione della sentieristica: esso si avvarrà dei supporti segnaletici ufficiali (sia oriz-
98
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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zontali sia puntuali) e utilizzerà nel limite del possibile la rete escursionistica
già pianificata.
Partner coinvolti:
Mendrisiotto Turismo;
Comune di Arogno;
Comune di Capriasca;
Comune di Monteceneri;
Fondazione Valle Morobbia.
INFORMAZIONI
In generale, salvo dove diversamente specificato, le opere della Frontiera Nord
descritte in questo volume sono aperte e liberamente accessibili al pubblico.
Promozione turistica attraverso la realizzazione di un’immagine coordinata,
logo riconoscibile, implementazione di un sito internet, realizzazione di pacchetti d’offerta turistica, formazione destinata ad operatori turistici settoriali e
prodotti didattici.
Partner coinvolti:
Ente Regionale per lo Sviluppo Bellinzonese e Valli (ERSBV).
Accanto a queste attività è prevista da parte dell’Ufficio beni culturali (UBC)
la raccolta e inserimento dei dati riguardanti le opere fortificate nel database
cantonale dell’Inventario dei beni culturali: importante strumento conoscitivo e
base indispensabile per la realizzazione di prodotti informativi.
Alto Varesotto
Per visitare le opere in caverna della ridotta di San Giuseppe è possibile fare riferimento al Centro Documentale Frontiera Nord “Linea Cadorna”, in vicolo Costanza,
2 a Cassano Valcuvia, Varese (orari di apertura: da lunedì al venerdì, 12.45-13.45;
al sabato, 10.00-17.00) - www.centrodocumentale.it - telefono +39 333 5799953.
Lario Intelvese
Per informazioni generali: www.difesadellario.it. La galleria di mina al Puncètt di
Brienno è visitabile, in qualunque momento dell’anno, solo con accompagnamento
e su appuntamento, contattando il Comune di Brienno al numero telefonico +39
031 814016. La galleria di mina alla Gaeta di Nobiallo non è oggi (2013) visitabile.
Alto Lario
I Forti del Pian di Spagna (il Forte al Montecchio nord di Colico, il Forte di Fuentes
e la galleria di mina di San Fedele di Verceia) sono gestiti dal Museo della Guerra
Bianca e sono visitabili nei giorni e negli orari di apertura o, su appuntamento, in
qualunque momento dell’anno. Per esigenze di sicurezza il Forte al Montecchio
Nord e la Mina di San Fedele sono visitabili solo con accompagnamento. Per informazioni, appuntamenti e prenotazioni è necessario contattare la segreteria dei
Forti al numero +39 0341 940322 oppure all’indirizzo e-mail [email protected].
Le opere in caverna al Loco Tocco del Monte Legnoncino non sono oggi (2013) visitabili.
Per informazioni generali e turistiche è possibile consultare il sito www.frontieranord.it.
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
SOMMARIO
Walter Belotti, I sistemi difensivi e le grandi opere fortificate in Lombardia tra
l’Età Moderna e la Grande Guerra. Vol. 1 - Le batterie corazzate, Museo della
Guerra Bianca in Adamello, Varese 2009, pp. 242 (ISBN 978-88-904522-0-8).
Maurizio Binaghi, Roberto Sala, La frontiera contesa. I piani svizzeri di attacco
all’Italia nel rapporto segreto del colonnello Arnold Keller (1870-1918), Edizioni
Casagrande, Bellinzona 2008, pp. 597. (ISBN 978-88-7713-509-4)
Francesca Boldrini, La difesa di un confine. Le fortificazioni campali della Linea
Cadorna nel Parco Spina Verde di Como, Como, Parco Regionale Spina Verde,
2006, pp. 92.
Stefano Cassinelli, Forte Montecchio. Baluardo tra Alto Lario e Valtellina. Dalla
Grande Guerra alla resa dell’autocolonna Mussolini, Macchione editore, Varese
2003 (ISBN 978-88-8340-113-8).
Antonio Greco, Davide Beccarelli, Le fortificazioni della Val d’Intelvi. Tra natura
e storia alla scoperta dei manufatti della Prima Guerra Mondiale, A. G. Bellavite
s.r.l., Missaglia 2005, pp. 80 (ISBN 88-7511-064-6).
Mauro Minola, Beppe Ronco, Fortificazioni nell’arco alpino. L’evoluzione delle
opere difensive tra XVIII e XX secolo, Priuli & Verlucca editori, Ivrea 1998, pp. 118
(ISBN 88-8068-085-4).
Mauro Minola, Beppe Ronco, Fortificazioni di montagna. Dal Gran S. Bernardo al
Tonale e la cintura difensiva svizzera, Macchione Editore, Varese 2004, pp. 112.
(ISBN 88-8340-016-X).
Alberto Rovighi, Un secolo di relazioni militari tra Italia e Svizzera, Ufficio Storico
dello Stato Maggiore dell’Esercito, Roma 1987, pp. 597.
Antonio Trotti, I sistemi difensivi e le grandi opere fortificate in Lombardia tra l’Età
Moderna e la Grande Guerra. Vol. 2 - Le grandi opere in caverna della Frontiera
Nord, Museo della Guerra Bianca in Adamello, Varese 2010, pp. 303 (ISBN 978-88904522-1-5).
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Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Prefazione: La valorizzazione del patrimonio storico-militare in Lombardia3
Presentazione5
Introduzione: La Frontiera Nord: un confine da difendere6
Nell’Alto Varesotto10
1. Lo sbarramento della Valcuvia14
1.1 - Da Cassano Valcuvia ai complessi trincerati di San Giuseppe e Büs’e’bòcch–Visighée
1.2 - Fortificazioni, massi e cascate intorno a Masciago Primo22
2. Le artiglierie del Monte Orsa24
2.1 - Da Viggiù al Monte Orsa e alla Croce dell’Orsa
28
2.2 - Da Arzo (CH) al Poncione D’Arzo, Monte Pravello e Monte Orsa30
Appendice 1 – Tra Varese e Como (Clivio-Alto Lura-Spina Verde)31
Nel Lario Intelvese32
3. L’appostamento del Monte Bisbino36
3.1 - Da Rovenna al Monte Bisbino
40
3.2 - Da Sagno (o da Lattecaldo) (CH) al Monte Bisbino risalendo la valle di Muggiò
43
4. La ridotta del Sasso Gordona44
4.1 - La traversata del Gordona
48
4.2 - Da Cabbio (Valle Muggiò) (CH) al Monte Gordona50
5. I presidi della Sighignola e del Pinzermone
52
5.1 - Da Arogno (San Vitale) (CH) alla Sighignola55
5.2 - Da Lanzo alla vetta del Monte Sighignola56
5.3 - Da Verna alla vetta del Monte Sighignola58
6. Alle postazioni del Galbiga e del Tremezzo
60
6.1 - Da Pigra (o Ponna), la dorsale da Boffalora ai Monti Galbiga e Tremezzo
62
Appendice 2 – Le mine del Puncétt e della Gaeta
67
Nell’Alto Lario 68
7. I forti del Pian di Spagna72
7.1 - Il giro dei forti di Colico e del Pian di Spagna78
Appendice 3a – Le mine del Puncétt e della Gaeta81
8. Il complesso del Monte Legnoncino
82
8.1 - Da Corenno Plinio al Sasso di Corenno e Molinelli 88
8.2 - Da Vestreno alla caserma al Paùl Vestreno
90
8.3 - L’anello dei Roccoli Loira e di Artesso
92
8.4 - Dai Roccoli Loira alla vetta del Legnoncino
94
Appendice 3b – L’appostamento in caverna di Loco Tocco96
Il progetto For.Ti-Linea Cadorna
97
Informazioni
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Bibliogrfia essenziale
102
Sommario103
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
103
Stampato a Varese presso tipografia Emme Effe
MMXIII
104
Progetto For.Ti-Linea Cadorna
Fly UP