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lungo i sentieri della grande guerra nell`alto garda e in valle di ledro
LA MONTAGNA DEI RAGAZZI
LUNGO I SENTIERI
DELLA GRANDE GUERRA
NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO
LA MONTAGNA DEI RAGAZZI
CONOSCERE LA MONTAGNA ATTRAVERSO LA GRANDE GUERRA
LUNGO I SENTIERI
DELLA GRANDE GUERRA
NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
Progetto: Accademia della Montagna del Trentino
Testi: Marco Ischia, Arianna Tamburini, Anna Pisetti
Credits fotografici: Arianna Tamburini, Marco Ischia [TI], Laboratorio di Storia di Rovereto [LAB]
Museo Storico Italiano della Guerra [MGR], Museo Garibaldino e della Grande Guerra [MG]
Centro di Catalogazione Architettonica - Soprintendenza per i Beni Culturali [SBC]
Pellegrini, Consorzio per il Turismo della Valle di Ledro
Illustrazioni: Federica Periotto
Progetto Grafico: Egon
Stampa: Grafiche Stile – Rovereto
ISBN: 978-88-96215-60-9
Accademia della Montagna del Trentino
Via Jacopo Aconcio, 5
38122 Trento
tel. 0461 493175
mail: [email protected]
www.accademiamontagna.tn.it
© 2014, Egon
di Emanuela Zandonai Editore s.r.l.
via del Garda 32, Rovereto (TN)
tel. 39 0464 484500
fax 39 0464 484528
Imparare a conoscere il territorio in cui si vive è una tappa decisiva nel percorso di crescita di ogni persona che risulterà tanto più coinvolgente e appassionante se l’esplorazione avrà
inizio fin da giovani, quando è più facile ricordare i luoghi e immaginare le vicende che li hanno segnati. Per questo anche una piccola pubblicazione può diventare un’opportunità formativa, aggiungendo un’autentica esperienza culturale al piacere di una camminata all’aria aperta.
Questa collana, realizzata per iniziativa della Fondazione Accademia della Montagna del Trentino in
collaborazione con il Museo Storico Italiano della Guerra, non è tuttavia solamente un contributo
per accendere la curiosità dei ragazzi verso un passato che ha segnato radicalmente la vita dei loro
bisnonni. In questi giorni in cui l’assurdità della guerra continua a insanguinare l’umanità, una visita
diretta ai luoghi dove si combatté la Grande Guerra può diventare il discorso più efficace per promuovere un mondo liberato dalla violenza.
Annibale Salsa
Presidente del Comitato Scientifico
dell’Accademia della Montagna del Trentino
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Riva del Garda. Case Luccioli, attuale piazza delle Erbe [MGR 29/11]
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
LA PRIMA GUERRA MONDIALE
E IL TRENTINO
La Prima guerra mondiale scoppiò cento anni fa. Iniziò nel 1914
e si concluse nel 1918.
Coinvolse la Francia, la Gran Bretagna, la Russia, la Germania,
l’Austria-Ungheria, l’Italia, la Turchia, gli Stati Uniti, il Giappone
e tanti altri, oltre a paesi che allora erano colonie di stati europei
come l’India, il Sudafrica, l’Australia, il Senegal.
Venne chiamata “Grande Guerra” perché prima non ce n’era
mai stata una così terribile. Vennero mobilitati milioni di soldati,
furono inventate nuove armi come i gas asfissianti e usati moderni
mezzi di trasporto come l’aereo. Morirono più di 9 milioni di soldati
e moltissimi civili, la vita di milioni di donne e bambini cambiò
radicalmente.
All’epoca il Trentino faceva parte dell’Impero austro-ungarico e
confinava con il Regno d’Italia.
Nel 1914 più di 55.000 trentini vennero richiamati alle armi e inviati in
Galizia, che oggi si trova tra la Polonia e l’Ucraina. Lì combatterono
contro l’esercito russo; moltissimi vennero fatti prigionieri, più di
11.400 morirono.
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Postazione italiana su Doss Casina, monte Baldo [MGR 2/591]
Nel maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria e il Trentino si trasformò in un
campo di battaglia: si scavarono centinaia di chilometri di trincee, i paesi furono bombardati, donne,
vecchi e bambini dovettero abbandonare le loro case. Per la prima volta i soldati dovettero combattere
anche in alta montagna tra le nevi e i ghiacci.
Circa 700 trentini, chiamati “irredentisti”, si arruolarono volontari nell’esercito italiano con lo scopo
di unire il Trentino all’Italia. Alcuni di questi - Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa - furono
catturati dagli austriaci, processati e condannati a morte per tradimento.
Al termine della guerra, scomparvero gli imperi russo, tedesco, austro-ungarico e turco e nacquero
nuovi stati. Il Trentino divenne parte dell’Italia, uscita vincitrice dal conflitto.
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LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
LA GRANDE GUERRA
NELL’ALTO GARDA E LEDRO
L’Alto Garda fu uno dei più importanti settori fortificati del
Trentino. I suoi primi forti vennero edificati tra il 1860 e il 1862.
Nei decenni successivi la zona
fu integrata con fortificazioni
sempre più moderne e adatte al
progredire delle tecnologie belliche.
In valle di Ledro non furono costruiti forti: in caso di guerra infatti la valle, situata a ridosso del
confine tra Austria-Ungheria e
Italia, era destinata a diventare
“terra di nessuno” fra i due opposti eserciti. L’esercito austriaco aveva studiato una linea di
difesa che si estendeva lungo le
montagne poste a settentrione della valle, tra lo sbarramento di Lardaro e quello di Riva. Questa linea
si adattava al territorio, sfruttando i versanti più ripidi e le pareti rocciose verticali, che già da soli erano
un ostacolo naturale, difficile da superare.
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Strada del Ponale, ingresso della seconda galleria [MGR 165/110]
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LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
Il controllo delle montagne di
Ledro fu suddiviso tra il settore delle Giudicarie (dal Nozzolo
al Doss della Torta) e quello di
Riva (dal Doss della Torta alla
Rocchetta).
Nell’Alto Garda e in valle di
Ledro non vi furono scontri
particolarmente cruenti: l’esercito italiano non considerava
opportuno avanzare in questo
tratto del fronte, poiché le difese
austro-ungariche erano troppo
forti e progressi, anche limitati,
avrebbero richiesto un enorme
sacrificio di uomini e di risorse.
Occupate le cime di confine
poste a sud della valle, le trupBaraccamenti austriaci sul Cadria [MGR 123/206]
pe italiane si avvicinarono lentamente alla linea di resistenza
degli austriaci, ma non riuscirono mai a raggiungerla. Gli episodi più violenti si registrarono tra la
fine del 1915 e la primavera del 1916, con l’azione di malga Zures, sulle pendici del monte Baldo, e la
battaglia per Riva sul monte Sperone (chiamato anche Cima Capi). Nei mesi successivi e fino alla fine
del conflitto gli italiani potenziarono sempre più le loro artiglierie, con effetti che si fecero sentire in
particolare nei centri abitati.
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TRA GUERRA E DOPOGUERRA
Nel maggio 1915, con lo scoppio della guerra tra Italia e Austria-Ungheria, la popolazione civile di
tutto il territorio dell’Alto Garda e della bassa e media valle di Ledro venne evacuata. Nei
primi mesi del conflitto gli abitanti di Tiarno di Sotto e di Sopra rimasero nelle loro case, sopportando i
pattugliamenti di entrambi gli eserciti; furono sfollati soltanto il 3 agosto 1915.
I profughi dovettero lasciare le proprie case con pochissime ore di preavviso, senza poter portare con
sé quasi nulla. Per i ledrensi le destinazioni furono soprattutto i paesi della Boemia e della Moravia; per
i profughi dell’Alto Garda il campo di Braunau am Inn in Austria.
Alla fine del conflitto i profughi trovarono le loro abitazioni distrutte dalle bombe e violate dai
soldati. Il primo problema da affrontare fu quello di rendere nuovamente abitabili le case, in un contesto di estrema povertà. I paesi del Basso Sarca e della valle di Ledro furono
inseriti nella “fascia nera”, ovvero fra i territori più colpiti dalla guerra. La
situazione in valle di Ledro era talmente drammatica che la popolazione
poté rientrare nei paesi solo nella primavera del 1919: fino a quel periodo fu
alloggiata negli alberghi di Riva e di Arco rimasti agibili.
La distruzione dei centri abitati spinse ad adottare, in alcuni casi, nuove soluzioni urbanistiche. A Riva, per esempio, l’attuale piazza Erbe fu ricavata
dalla demolizione di edifici privati distrutti dalle bombe, ad Arco piazza San
Giuseppe cambiò, in parte, il suo aspetto.
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LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
Pieve di Ledro alla fine della guerra [MGR 30/49]
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Strada del Ponale [Pellegrini, Consorzio per il Turismo della Valle di Ledro]
Mazza di Pichea
Bocca di Trat
Arco
Tenno
Bocca di Saval
Itinerario 4
Lenzumo
Enguisio
Locca
Bezzecca
Itinerario 1
Itinerario 3
Pieve di Ledro
Riva
del Garda
Monte Brione
Nago
Lago di Loppio
Lago di Ledro
Torbole
Molina
di Ledro
Biacesa
Malga Zures
ITINERARI
Doss Alto
Doss Casina
Lago di Garda
Itinerario 2
COME PREPARARSI AD UN’ESCURSIONE
IN MONTAGNA
Oltre ad offrire un paesaggio e una natura incontaminati, i monti dell’Alto Garda e della
valle di Ledro permettono di ripercorrere alcuni dei luoghi dove venne combattuta la
Grande Guerra.
Come tutte le gite, anche un’escursione in montagna va organizzata.
Ecco alcuni suggerimenti:
- indossa un abbigliamento pratico e delle calzature adatte (scarponcini)
- scegli un itinerario adatto alle tue capacità e al tuo allenamento
- assicurati che le previsioni del tempo siano buone
- studia l’itinerario prima di partire, porta con te la cartina e mantieni il cammino sui sentieri
segnalati
- in generale non ti addentrare in grotte o gallerie; dove è consentito l’ingresso, fatti accompagnare da un adulto e ricordati di portare una torcia elettrica
- non disturbare gli animali: limitati ad osservarli
- rispetta l’ambiente: riporta a casa i tuoi rifiuti!
Cosa non deve mancare nel tuo zaino:
- una buona quantità di acqua
- qualcosa da mangiare durante la giornata
- un cappellino e gli occhiali per ripararti dal sole
- una maglia e uno spolverino per la pioggia: in montagna il tempo può cambiare molto velocemente
- la crema protettiva per evitare scottature
- una cartina della zona.
Nota: nelle schede degli itinerari, il tempo di percorrenza comprende il percorso di andata
e ritorno ma non le soste e le visite ai luoghi di interesse.
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LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
1° ITINERARIO
I FORTI DEL MONTE BRIONE
Situato al centro della piana altogardesana, a ridosso della riva settentrionale del
lago di Garda, il monte Brione (368 metri)
è sempre stato oggetto di interesse da
parte del Genio militare austro-ungarico.
Partenza: Porto San Nicolò
Arrivo: Porto San Nicolò
Dislivello: 300 m
Tempo di percorrenza: 4 ore
Difficoltà: facile
S. Alessandro
Forte
S. Alessandro
Riva del Garda
M. Brione
371 m
Batteria di Mezzo
Porto San Nicolò
Lago di Garda
T.
S
Forte Garda
arc
a
Forte San Nicolò
Torbole
La visita alle opere di guerra di questa
piccola ma strategica altura comincia da
porto San Nicolò e dal suo omonimo
forte. L’opera, in pietra calcarea, serviva
principalmente come “tagliata” della litoranea Riva-Torbole: a chiusura della strada c’era infatti un portone in ferro dotato
di fuciliere e di una postazione per mitragliatrice rivolta verso Torbole.
Dal porto San Nicolò una strada militare
sale sul Brione conducendo alle altre opere. È il percorso che seguiremo al ritorno;
risaliamo invece il sentiero che corre lungo il crinale, da dove possiamo ammirare
spettacolari panorami sul lago. Dal porto
lungo la cresta del Brione, raggiungiamo
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Forte San Nicolò [SBC, TI]
villa Favancourt, nel cui piazzale si apre la Felsbatterie San Nicolò, opera in caverna che sostituì la
precedente Batteria Sud (della quale rimangono i ruderi di alcune opere accessorie) e che fu utilizzata
anche durante la Seconda guerra mondiale. In breve si raggiunge forte Garda, che poteva ospitare
una guarnigione di 150-200 uomini. Si possono ancora ammirare al suo interno i pavimenti piastrellati,
la colombaia (dove, nell’eventualità di un conflitto, potevano essere temporaneamente poste le salme
dei caduti) e altri particolari che lo rendevano il principale forte del Brione. Per nasconderlo alle artiglierie nemiche e mimetizzarlo con il profilo della montagna, forte Garda era stato scavato nella roccia,
tanto che la parte anteriore rivolta verso il lago è più bassa di quella posteriore dove si trova l’ingresso.
Il tetto e le parti esposte erano protetti con uno strato di cemento armato spesso circa 3 metri. Il forte
era dotato di un vasto sistema sotterraneo, costituito da una lunga e articolata galleria che partiva dal
fossato di ingresso (oggi non visitabile).
Salendo ulteriormente si incontrano i resti delle piazzole per i mortai da 15 cm; quasi sulla sommità del
Brione si trova la Batteria di Mezzo, fortificazione in pietra squadrata, con copertura in calcestruzzo,
che poteva ospitare una guarnigione di 70-80 uomini. Era armata con cannoni su rotaie e il suo principale scopo era quello di controllare la valle di Loppio.
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LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
Dalla Batteria di Mezzo si prosegue lungo il sentiero che
percorre il crinale della montagna, oltrepassando le antenne e sbucando in corrispondenza della mulattiera per forte
Sant’Alessandro (Batteria Nord, detto anche forte Campedel), opera costruita all’estremità settentrionale dell’altura.
Il forte, del quale oggi rimangono soltanto i ruderi immersi
nella vegetazione, serviva da appoggio per le segnalazioni
ottiche agli altri forti. La polveriera sottostante, dotata di due
cannoncini antiaerei, fu utilizzata fino al secondo dopoguerra. Tra le due opere vi sono piccole cavernette adibite a deposito ed un osservatorio rivolto verso la piana del Linfano.
Dalla polveriera si ritorna fino alla strada del monte Brione,
lungo la quale si scende al porto San Nicolò, visitando le
opere che si affacciano sul tracciato. Fra queste c’è anche
una galleria con una targa sul portale di ingresso, che si apre
sulla parete a picco sul lago e probabilmente ospitava un
riflettore per il controllo della zona Linfano-Torbole. In alternativa, dalla polveriera è possibile proseguire lungo il sentiero che conduce al paese di Sant’Alessandro e da lì ritornare
su strada asfaltata al porto.
Per completare la conoscenza del territorio dell’Alto Garda
è utile una visita al MAG, Museo Alto Garda: collocato
all’interno della Rocca di Riva del Garda, nella sezione storica ospita un approfondimento dedicato alla fortificazione di
quest’area ed espone reperti della Prima guerra mondiale.
Il lago di Garda da forte Garda [TI]
Batteria di Mezzo [TI]
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LA FORTIFICAZIONE DEL MONTE BRIONE
Per il suo carattere di bastione roccioso, il
Brione rivestì un ruolo militare già nel periodo
napoleonico, ma fu solo a partire dalla metà
dell’Ottocento che l’altura fu fortificata con
un sempre maggiore numero di opere. Forte
San Nicolò, il primo del settore, venne eretto
tra il 1860 e il 1861. Venne rimodernato nel
1911-13, ma allo scoppio della guerra era disarmato e pare servisse da magazzino.
Poco sopra, tra il 1880 e il 1881 fu costruita
la Batteria Sud per artiglierie all’aperto, i cui
cannoni puntavano sulla strada del Ponale e
sul litorale di Riva.
Negli stessi anni, all’estremità settentrionale
del Brione, venne edificata la Batteria Nord,
meglio nota come forte Sant’Alessandro o
forte Campedel. Fu rimodernata nel 1908 e
nel 1911 e dotata di una stazione radiotelegrafica e di una polveriera.
Tra il 1898 e il 1900 fu costruita la Batteria di
Mezzo; tra il 1904 e il 1907 fu realizzato forte
Garda, armato con obici da 10 cm in cupole
corazzate girevoli.
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Tutti i forti furono integrati, anche durante il
conflitto, con opere in caverna per essere più
efficienti; quella scavata nei pressi della Bat-
teria di Mezzo, con un ingresso a pozzo oggi
chiuso da una rete metallica, risale al 1916.
Forti di Nago [SBC]
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
2° ITINERARIO
MALGA ZURES E DOSS ALTO
Malga Zures fu uno dei luoghi più delicati della linea difensiva austriaca nel
settore dell’Alto Garda. Data la sua posizione strategica, gli austriaci la fortificarono in maniera particolare.
Partenza: malga Zures
Arrivo: malga Zures
Dislivello: 150 m
Tempo di percorrenza: 4 ore
Difficoltà: escursionistico
Nago
230 m
Passo S. Giovanni
274 m
Lago di Loppio
Doss dei Frassini
706 m
Malga Zures
698 m
Sasso Sega
782 m
Doss della Gialeta
844 m
Dossi della Barchessa
558 m
Doss’Alto di Nago
707 m
Doss della Zocca
770 m
Tra il 30 ed il 31 dicembre 1915 qui si
consumò uno degli episodi più violenti della guerra in questi territori, con gli
italiani che tentarono di occupare la zona
ma vennero respinti. Per tutto il conflitto
la posizione rimase saldamente in mano
agli austriaci, con gli italiani molto vicini, stanziati a Doss Casina, Doss Remit e
Doss Alto.
L’area di malga Zures è facilmente raggiungibile da Nago salendo la strada per
l’Altissimo. Negli ultimi anni quest’area,
come quella di Doss Alto, è stata recuperata grazie all’intervento di volontari ed
ora è valorizzata dall’associazione 1 Territorio 2 Fronti.
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Qui cominciano, simili ad una punta di freccia, le pareti
rocciose delle Navesele e del Segróm e quelle che sovrastano passo San Giovanni e la Mala.
Lungo l’itinerario si incontrano numerose opere in caverna delle quali si sconsiglia la visita.
Lasciata l’auto di fronte ad un edificio in muratura, ci si
addentra ad ovest nel sistema difensivo austro-ungarico,
costituito da alcuni dossi collegati tra loro da gallerie e
tratti di trincea. Con un breve sentiero in salita si arriva in
Il lago di Garda e il monte Brione visti da Malga Zures [TI]
pochi minuti alla sommità del dosso più pronunciato, conosciuto anche con il toponimo di Cronèla, dove presso
una croce si trova un primo manufatto militare. Ritornando sulla strada e scendendo il vicino sentiero possiamo
raggiungere le retrovie del caposaldo poste alla base del
dosso. Seguendo il tracciato, tra terrazzamenti e ricoveri
in caverna, si costeggia la parete rocciosa e si sbuca sulla
strada dei Bròzi, antica via per l’Altissimo. Salendo, si raggiunge in breve la Bocchetta del Foràm, una profonda
insenatura rocciosa presso la quale si apre una delle più
articolate gallerie del complesso (si sconsiglia la visita Targa del battaglione alpini Monviso a Sasso Sega, 1916 [TI]
delle gallerie). Superata la bocchetta si incontra una forestale che riporta alla strada per l’Altissimo.
Da qui a oriente, sul lato opposto del dosso con la croce, parte il sentiero per Sasso Sega e Doss Alto,
che aggira la zona di Zures e sale leggermente fino alla quota di 800 metri. Qui si incontrano i ruderi di
Sasso Sega, noto localmente con il toponimo di Sportèl; questa era la posizione italiana più avanzata
verso malga Zures e non fu mai espugnata. Qui venne realizzata una galleria con numerose finestre
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LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
di sparo, in appoggio al presidio di Doss Alto.
Poco sopra vi sono i resti di un piccolo cimitero
di guerra.
Da Sasso Sega il sentiero riprende a scendere
e porta in mezz’ora a Doss Alto. L’altura fu
conquistata dall’esercito italiano nel dicembre 1915 e in seguito fortificata con una lunga
galleria. L’opera offriva attraverso le sue feritoie un eccellente controllo sul lago di Loppio e
sull’omonimo paese e consentiva di scorgere i
movimenti sulla prima linea austriaca. La galleria, che ospitava anche un piccolo cannone da
montagna, fu dotata di un pozzo di areazione
che sbucava in superficie presso la sommità,
Lapidi della Legione trentina su Doss Alto [TI]
con un osservatorio e una postazione per mitragliatrice. Il pozzo esiste tuttora, attenzione al pericolo di cadute!
Il 15 giugno 1918 gli austriaci riconquistarono Doss Alto, ma lo persero nuovamente il 3 agosto quando
i reparti d’assalto italiani, calandosi dal pozzo di areazione, sorpresero e catturarono la guarnigione
della galleria. Poi furono i legionari cecoslovacchi a presidiare l’altura e a difenderla in occasione
dell’ultimo scontro del 21 settembre 1918. Questa una loro testimonianza sulle condizioni di vita nella
galleria: «Chi aveva passato quattro o cinque giorni nel tunnel di Dosso Alto cambiava fino ad essere
irriconoscibile. Intirizzito, pallido, con gli occhi rossi, in un certo qual modo trasparente e malato... Era
un buco da talpe e vi si faceva una vita da cani».
Visitato Doss Alto, si fa ritorno a malga Zures e all’auto percorrendo il sentiero dell’andata.
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I LEGIONARI CECOSLOVACCHI
La Legione cecoslovacca era costituita da
soldati di nazionalità ceca e slovacca che
avevano disertato dall’esercito austroungarico o erano stati fatti prigionieri dagli
italiani, che si arruolarono volontari per combattere a fianco degli eserciti dell’Intesa. La
loro speranza era che la sconfitta dell’Impero
austro-ungarico portasse all’indipendenza e
alla nascita di una nazione cecoslovacca. In
Italia la Legione fu costituita a partire dall’aprile 1918 e arrivò a contare circa 14.000
uomini.
A partire dall’estate 1918 venne impiegata
anche nell’Alto Garda. In luglio il legionario
Alois Storch guidò un tentativo di sabotaggio delle linee austriache. In agosto l’esercito
italiano schierò i volontari cecoslovacchi in
prima linea a Doss Alto, dove ebbe luogo
il loro più grande intervento in Italia. Il 21
settembre gli austriaci, temendo che la vicinanza dei legionari cecoslovacchi favorisse
nuove diserzioni, assaltarono Doss Alto. I cecoslovacchi riuscirono a respingerli, ma cin-
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que di loro caddero prigionieri. Un tenente si
sparò sottraendosi così alla pena capitale, gli
altri quattro furono trasferiti a Ceniga, dove
subirono un sommario processo come diser-
tori. Il giorno successivo furono impiccati in
località Prabi ad Arco, presso la chiesetta di
Santa Apollinare. Una lapide ricorda la loro
vicenda.
Legionari cecoslovacchi [MGR 14/29]
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
3° ITINERARIO
BEZZECCA – COLLE DI SANTO STEFANO
La visita a Bezzecca e al Colle di Santo
Stefano permette di effettuare un percorso storico tra Risorgimento e Prima guerra mondiale.
PARTENZA: Bezzecca
ARRIVO: Bezzecca
DISLIVELLO: 50 m
TEMPO DI PERCORRENZA: 1,5 ore
DIFFICOLTÀ: facile
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ora
Croce
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Gallerie e trincee
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Colle S. Stefano
Bezzecca
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Galleria
La Marmora
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L’escursione comincia dal Museo Garibaldino e della Grande Guerra, posto
in via Lung’Assat Salvatore Greco 14,
dove sono esposti cimeli delle vicende del
1866 e del primo conflitto mondiale, con
testimonianze dell’esodo in Boemia della
popolazione ledrense. Al termine della visita al museo ci si sposta nella piazza del
paese, luogo dei fatti d’armi del 21 luglio
1866, dalla quale la tradizione popolare
vuole sia partito il famoso “Obbedisco” di
Garibaldi. Qui si trova la lapide in ricordo
del garibaldino Giovanni Chiassi, caduto
nella battaglia.
Da qui l’escursione prosegue per il colle
di Santo Stefano. Sull’altura, nota anche con il toponimo di Dos Cerì, sorge
25
la chiesa di Santo Stefano, che risale al
1521 e fu segnata duramente dagli scontri
della Terza guerra d’indipendenza. La chiesa fu restaurata nel 1894 e trasformata nel
1931 in ossario per accogliere i caduti del
1866 e quelli della Grande Guerra. Spesso,
nel periodo estivo, ospita mostre dedicate
alle vicende belliche della valle di Ledro.
Dalla chiesa si raggiunge in breve una prima galleria del sistema di caverne e postazioni scavate dai soldati italiani. Durante
il conflitto, sul dosso si alternarono diversi
reparti: genio zappatori delle brigate Chieti e Valtellina e 45° battaglione del VII reggimento bersaglieri. L’altura divenne un
caposaldo per il controllo di un’eventuale
incursione da parte degli austro-ungarici
proveniente dalla val Concei.
Oggi le postazioni sono ben segnalate e
in ottimo stato di conservazione. La prima galleria immette in una postazione sul
versante orientale del dosso, alla quale ne
seguono altre cinque, collegate da camminamenti. All’uscita della sesta, sul versante settentrionale e quasi sulla sommità
26
Il colle di Santo Stefano [TI]
Trincee [TI]
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
dell’altura, si raggiunge la grande croce di marmo bianco eretta
nel 1896 in ricordo della battaglia di Bezzecca. Alla base della
croce si trova una lapide, con scritte in italiano e in tedesco: “alla
memoria dei guerrieri austriaci e italiani caduti nei fatti d’armi 21
luglio 1866”. Poco sotto si nota un’altra lapide, dedicata ai caduti
garibaldini ed eretta dagli stessi commilitoni all’indomani dei combattimenti; venne abbattuta dagli austriaci nell’ottobre del 1866 e
ripristinata il 21 luglio 1919.
Tra la grande croce e la lapide dei garibaldini una scala conduce
all’imbocco di un’altra galleria che si affaccia sulle pareti del dosso
e sbuca nell’ultima postazione (la numero 6), visitata in precedenza. Proseguendo lungo il percorso si fa ritorno alla prima galleria
del sistema, presso la quale si trova una postazione coperta che
controllava il fianco occidentale dell’altura. Alcune lapidi e monumenti ricordano i garibaldini e i caduti della Prima e della Seconda
guerra mondiale.
Si può fare ritorno in paese dalla chiesa e dal cimitero, attraverso
via Santo Stefano e via Vittorio Emanuele III, oppure scendendo
dalla passeggiata del colle, che in breve conduce a piazza Garibaldi.
Se aperta, si può scendere la scalinata della galleria “La Marmora”,
posta a sud della chiesa, tra il cannone e l’ingresso del cimitero.
Un’insegna guida all’ingresso della galleria costruita nel 1916 dal
7º reggimento bersaglieri che, con una scala a chiocciola di 82 gradini, scende fino ai piedi del colle, dove si conclude l’escursione.
Croce in ricordo della battaglia di Bezzecca [TI]
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LA BATTAGLIA DI BEZZECCA
Il generale Giuseppe Garibaldi fu uno dei protagonisti del Risorgimento
italiano. Nella Terza guerra d’indipendenza gli scontri militari coinvolsero
anche il Trentino. Dopo aver assaltato e costretto alla resa il forte d’Ampola
tra il 17 e il 18 luglio 1866, le truppe di Garibaldi entrarono in valle di Ledro.
Il 21 luglio i rinforzi austriaci, scesi da Bocca di Trat, fermarono i volontari
garibaldini e, occupato Lenzumo, avanzarono sulla sinistra della val Concei.
L’esercito imperiale respinse i garibaldini fino a Bezzecca e occupò il paese,
ma dovette ritirarsi sulle proprie posizioni a causa del contrattacco con
forze numericamente superiori organizzato da Garibaldi. Il bilancio delle perdite fu di 116 morti, 451 feriti, 1070 prigionieri da parte italiana e 25 morti,
82 feriti e circa 100 prigionieri da parte austriaca. Nei giorni successivi i
garibaldini si spinsero fino alle bocche di Trat, Saval e Giumella e al paese
di Campi, ma non avanzarono oltre.
Gli austriaci intanto erano impegnati in Valsugana a fronteggiare l’avanzata
del generale Medici, le cui truppe raggiunsero Levico il 23 luglio 1866 e,
due giorni dopo, si scontrarono con gli imperiali presso Valsorda. Seguì
l’armistizio tra l’Austria e le alleate Prussia e Italia. Da Bezzecca, Garibaldi
rispose il 9 agosto con il famoso “Obbedisco” e si ritirò con le sue truppe.
Giuseppe Garibaldi, busto conservato al Museo di Bezzecca [MG]
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LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
4° ITINERARIO
BOCCA DI TRAT E I SUOI AVAMPOSTI
Partenza: alpeggio sotto malga Trat
Arrivo: alpeggio sotto malga Trat
Dislivello: 100 m per la Rocca (450 m per la variante Saval)
Tempo di percorrenza: 3 ore (6 ore per la variante)
Difficoltà: escursionistico
Targa Riccabona
Mazza di Pichea
1879 m
Bocca di Trat
1581 m
La Rocca
1474 m
Malga Dosso dei Fiori
1355 m
Rif. Bocca di Trat
“Nino Pernici”
1600 m
Malga Trat
1502 m
Con da Trat
1519 m
Capanna Grassi
1050 m
Doss
de le Fratte
1477 m
Dos dei Seaoi
1798 m
Dos da Trat
1840 m
Monte Caret
1793 m
Bocca di Savàl
1720 m
Cima Pari
1991 m
Dall’abitato di Lenzumo in val Concei si
sale con l’auto lungo la strada asfaltata
verso il rifugio Pernici e Bocca di Trat.
Poco prima del parcheggio, dove in corrispondenza di una piccola baita la strada
curva a destra, si lascia l’auto e si prosegue a piedi. Presso la baita si scorge un
sentiero che in un quarto d’ora porta al
caposaldo austriaco della Rocca.
Salendo lungo un camminamento si raggiunge la trincea che percorre tutta la
sommità dell’altura (1473 m). La Rocca
dominava la sottostante Cima delle Coste (1093 m), occupata dall’esercito italiano, e proteggeva il settore di malga
Trat. Camminando lungo la trincea si
incontrano caverne e resti di postazioni;
nel versante di retrovia c’erano numerose
baracche e impianti a fune di cui ancora
oggi si vedono i basamenti in cemento.
Visitata la Rocca possiamo riprendere
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l’auto e raggiungere il parcheggio posto alla fine
della strada, oppure proseguire a piedi. La meta è
il Doss de le Fratte, che si raggiunge dopo pochi minuti di cammino, in corrispondenza di un
tornante della strada. Quest’altura, che domina la
sottostante val da Vai, era stata fortificata dagli austriaci con una trincea e una postazione in caverna.
Un’altra caverna, dotata di un ingresso nelle retrovie e altri tre accessi che si affacciano direttamente
sulla trincea, fungeva da rifugio per i soldati lì stanziati. Sia le trincee della Rocca che quella del Doss
de le Fratte sono state oggetto di recenti lavori di
recupero.
Riprendendo la passeggiata, si raggiunge malga
Trat e poi, in una ventina di minuti, l’omonima Bocca. All’epoca del conflitto qui aveva sede un importante centro logistico, rifornito attraverso una teleferica che partiva da malga Pranzo. Altri impianti
a fune minori rifornivano, dalla sella, le posizioni
vicine.
Da Bocca di Trat è visibile il rifugio Nino Pernici
(intitolato al volontario trentino caduto sul monte
Mrzly), distante pochi minuti; proseguendo lungo il
sentiero che sale alla Mazza di Pichea, si scorgono
i resti della trincea che percorreva il versante meri30
Rifugio in caverna nel Doss de le Fratte [TI]
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO
ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
dionale della montagna, integrata da caverne e postazioni. Queste opere erano difese da una batteria di cannoni collocati in caverna. Una deviazione del sentiero
porta alla Caverna Riccabona (30 minuti dalla Bocca),
nella quale si trova una lapide che ricorda il capitano dei
Kaiserjäger Ludwig Riccabona, nel 1916 comandante
del settore della Bocca di Trat, poi trasferito sul Pasubio.
La visita della Rocca, del vicino Doss de le Fratte e della
Caverna Riccabona richiede all’incirca 2 ore e mezza.
Una possibile variante dell’itinerario, riservata a chi è
ben allenato, parte poco prima di malga Trat. Qui, anziché raggiungere Bocca di Trat, si prosegue in direzione
sud lungo una strada forestale che porta al “sentiero
delle vacche”. Percorrendolo in un’ora di cammino si
sale sulla cresta del monte Caret, solcata interamente
da una trincea. Si possono visitare le opere presenti e
scendere poi a Bocca di Saval, ai ruderi di quello che
all’epoca era un secondo centro logistico con baracche,
caverne e un ospedale da campo. Da Bocca di Saval si
prende il sentiero di retrovia lungo il quale si notano
alcuni ricoveri in caverna; in un’ora circa si giunge al
rifugio Nino Pernici (1660 m), costruito sui resti dei
baraccamenti del centro logistico austriaco, e a Bocca
di Trat. Questo sentiero è di grande interesse anche per
gli aspetti naturalistici (fiori e piante) e geologici.
Le guglie rocciose di Mazza di Pichea, sullo sfondo il Cadria[TI]
La Rocca, vista da una postazione di Mazza di Pichea [TI]
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I PROFUGHI DELLA VAL DI LEDRO IN BOEMIA
Nel maggio del 1915, con l’entrata in guerra
dell’Italia contro l’Austria-Ungheria, le autorità austriache ordinarono l’evacuazione della
popolazione di tutta la valle di Ledro. Non fu
però possibile attuare in pieno il programma
stabilito e gli abitanti di Tiarno di Sotto e di
Sopra furono allontanati soltanto a guerra
cominciata, nel mese di agosto.
sono resistiti anche dopo la guerra, fino ai
giorni nostri. Nel 2008 la valle di Ledro si è
gemellata con otto Comuni della Repubblica
Ceca che durante la Grande Guerra avevano
ospitato i loro antenati.
La maggior parte dei profughi ledrensi fu trasferita nei paesi della Boemia e della Moravia. Lì giunse dopo un viaggio terribile, durato
alcuni giorni, in vagoni per il bestiame. Erano
soprattutto donne e bambini; padri, fratelli
e mariti erano al fronte. I profughi vennero
inizialmente accolti con diffidenza e ostilità,
dovute per lo più alla diversità della lingua,
ma riuscirono rapidamente ad instaurare un
buon rapporto con la popolazione.
I ledrensi rimasero in quei paesi fino al gennaio del 1919; alcuni morirono e furono sepolti
là. La loro storia è fatta di dolore e sofferenza, ma anche di solidarietà e di legami che
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Profughi trentini [LAB]
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ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA
INFORMAZIONI
TURISTICHE
MUSEI DEDICATI ALLA
PRIMA GUERRA MONDIALE
GLI ALTRI TITOLI DELLA
COLLANA PUBBLICATI
INGARDA
Largo Medaglie Oro al Valor Militare 5,
Riva del Garda
Tel. 0464 554444
www.gardatrentino.it
MUSEO GARIBALDINO
E DELLA GRANDE GUERRA
Via Lung’Assat Salvatore Greco 14, Bezzecca
Tel. 0464 508182 Museo delle Palafitte,
sede territoriale del MUSE
www.palafitteledro.it
www.museostorico.it
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN VALLARSA
CONSORZIO PER IL TURISMO
VALLE DI LEDRO
Ufficio Turistico
Via Nuova 7, Pieve di Ledro
Tel. 0464 591222
www.vallediledro.com
MAG MUSEO ALTO GARDA
Piazza Battisti 3/A, Riva del Garda
Tel. 0464 573869
www.museoaltogarda.it
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN VAL DI SOLE
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN VALLAGARINA
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
SUGLI ALTIPIANI DI FOLGARIA, LAVARONE
E LUSERNA
LA GRANDE GUERRA SUL WEB
www.trentinograndeguerra.it
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FONDAZIONE ACCADEMIA DELLA MONTAGNA IN TRENTINO
Insieme per vivere, rispettare e conoscere la montagna di ieri, oggi e domani
L’Accademia della Montagna del Trentino è una Fondazione promossa dalla Provincia autonoma di
Trento, per incentivare la conoscenza del territorio montano, valorizzare il patrimonio dell’arco alpino e
la salvaguardia della montagna, in particolare del Trentino. Il suo compito è inoltre far emergere il valore
storico, culturale, socio-economico e sportivo delle attività alpinistiche, sciistiche ed escursionistiche
che si svolgono in montagna. Costituita il 21 dicembre 2009, è operativa dal marzo 2010.
I suoi soci fondatori sono la Provincia autonoma di Trento, la Camera di Commercio Industria
Artigianato Agricoltura, l’Università degli studi di Trento, il Collegio Provinciale delle Guide Alpine,
l’Associazione Accompagnatori di Territorio del Trentino, il Collegio provinciale Maestri di Sci del
Trentino, l’Associazione Maestri di Sci del Trentino e l’Associazione Gestori Rifugi del Trentino.
Finito di stampare nel mese di agosto 2014
Grafiche Stile – Rovereto
Una collana dedicata alla scoperta
della montagna trentina attraverso
i luoghi della Grande Guerra.
€ 5,00
9 788896 215609
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