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io leggo... giallo
Estratto distribuito da Biblet
Anna Somma
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Anna Somma
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io leggo... giallo
Estratto distribuito da Biblet
Copyright © 2002 Esselibri S.p.A.
Via F. Russo 33/D
80123 Napoli
Tutti i diritti riservati
È vietata la riproduzione anche parziale
e con qualsiasi mezzo senza l’autorizzazione
scritta dell’editore.
Per citazioni e illustrazioni di competenza altrui, riprodotte in questo libro,
l’editore è a disposizione degli aventi diritto. L’editore provvederà, altresì, alle
opportune correzioni nel caso di errori e/o omissioni a seguito della segnalazione
degli interessati.
Prima edizione: 2002
S275 - Io leggo giallo
ISBN 88-244-8784-X
Ristampe
8 7 6 5 4 3 2 1
2002 2003 2004 2005
Questo volume è stato stampato presso
«Officina Grafica Iride»
Via Prov.le Arzano-Casandrino, VII traversa, 24 - 80022 Arzano (NA)
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Copertina:
Gianfranco De Angelis
Estratto distribuito da Biblet
Prima parte
Introduzione
Excerpt of the full publication
Estratto distribuito da Biblet
Il romanzo poliziesco:
breve storia
■
Il fascino dell’enigma è antico quanto l’uomo e l’argomento del delitto con le sue conseguenze si ritrova già nella Bibbia e nella tragedia
greca, ma il romanzo (e il racconto) poliziesco in senso stretto nasce e
si sviluppa nell’Ottocento, quando più generalmente si afferma il romanzo come forma letteraria caratteristica ed autonoma. Contribuisce a tale nascita la tendenza, in campo filosofico, a basare la conoscenza sui fatti osservati e a privilegiare il metodo scientifico; e, più
in particolare, la rivoluzione industriale con i mutamenti sociali che
ne derivano, quali l’urbanizzazione, il degrado delle periferie, il diffondersi della criminalità.
Il genere poliziesco ha avuto ed ha gli autori più noti nei paesi anglosassoni. L’iniziatore del genere è l’americano Edgar Allan Poe (1809-1849;
vedi vita e opere a pag. 41), che pubblica, nel 1841, il racconto I delitti
della Rue Morgue, con il personaggio di Auguste Dupin. Questo racconto è quindi il capostipite del genere e inaugura il filone del “romanzo enigma”, dove l’equilibrio assicurato dalla legge viene rotto dal delitto e la conseguente indagine o detection, condotta dall’investigatore
con metodo logico-deduttivo, ha lo scopo di ricomporre la verità, al di là
delle apparenze, scoprendo così il colpevole e ristabilendo l’ordine.
Poe scrive solamente altri due racconti polizieschi, Il mistero di Marie
Roget e La lettera rubata (che riportiamo più avanti), ma, pur
nell’esiguità della sua produzione gialla, ha inventato gli elementi classici di questo genere: un crimine misterioso, un investigatore dilettante, che svolge l’indagine basandosi su un ragionamento di tipo logico-deduttivo, un personaggio che funge da spalla-narratore.
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Introduzione
Auguste Dupin
La figura dell’investigatore dilettante creata da Poe è destinata a diventare il modello dei futuri detective presenti
nel genere poliziesco. Il suo metodo è semplice, ma ferreo,
e si basa sul principio di non contraddizione: si eliminano
tutte le ipotesi impossibili, quindi si formula l’unica ipotesi possibile. Il procedimento logico si regge su una stretta
concatenazione di causa ed effetto, di premesse e conseguenze; e proprio per questo interessa il lettore, il quale ha
l’impressione di poter giungere anch’egli allo scioglimento
dell’enigma con gli elementi che gli vengono offerti.
Intellettuale, raffinato, amante dei libri, un po’ bizzarro,
dotato di un cervello molto lucido e di una capacità di
ragionamento molto sottile, è accompagnato da un discepolobiografo, un devoto amico incaricato di far conoscere ai
posteri il metodo del maestro.
Dopo Poe si passa dal racconto breve (short story) al romanzo poliziesco vero e proprio con l’apporto dell’inglese Wilkie Collins (18241889) e del francese Émile Gaboriau (1832-1873).
Wilkie Collins si pose sulla scia di Poe fondando la narrazione su basi
realistiche, ma arricchì i personaggi sia nell’aspetto fisico che psicologico. Il suo capolavoro è The Moonstone (“La pietra lunare”, 1868),
che fu pubblicato sui periodici inglesi e americani ed ebbe un grande
successo. In questo romanzo la figura dell’investigatore dilettante di
Poe è sostituita da quella di un pubblico funzionario, il sergente Cuff,
che non indaga per curiosità intellettuale, ma per dovere di ufficio.
Émile Gaboriau,nel 1863,pubblicò a puntate su «Le Pays» L’Affaire Lerouge
(“L’Affare Lerouge”) ispirandosi anch’egli a Poe.Qui compare già, come personaggio secondario, quello che sarà il protagonista dei romanzi successivi,
Monsieur Lecoq, poliziotto di professione, ma erede di Auguste Dupin, rispetto al quale tuttavia si distingue per l’indagine attenta ai particolari.
L’influenza di Émile Gaboriau fu notevole anche all’estero; infatti dalla
lettura di L’Affaire Lerouge fu spinto a scrivere nel genere poliziesco l’inglese Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930; vedi vita e opere a pag. 70),
che peraltro seguì il modello di Poe aggiungendo però una maggiore
coloritura narrativa. Egli, creando il personaggio di Sherlock Holmes,
l’investigatore simbolo della narrativa imperniata sulla detection, impo8
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Il romanzo poliziesco: breve storia
se durevolmente l’esistenza del giallo consacrando definitivamente questo genere. Scrisse sia racconti che romanzi, nei quali i personaggi non
sono statici, ma, nell’arco della lunga produzione, assumono nuove e diverse caratteristiche. È anche opportuno osservare che l’autore trattò il
caso poliziesco in tutta la sua varietà (assassinio, furto, truffa, spionaggio).
Sherlock Holmes
La descrizione dell’immortale investigatore creato da Conan
Doyle viene fatta in prima persona dal dottor Watson, collaboratore e biografo, un uomo comune che sembra sciocco perché incapace di seguire i ragionamenti di Holmes.
Pare che l’autore, nel creare il personaggio di Holmes, si
ispirasse ad un chirurgo conosciuto nell’ospedale di Edimburgo,
Joseph Bell, noto per la sua abilità nel dedurre da particolari anche minimi le caratteristiche fisiologiche e psicologiche dei suoi pazienti; ma è indubbio che si rifece anche ad
Auguste Dupin, il personaggio inventato da Poe.
Holmes è un ricco gentiluomo che, per sfuggire alla noia e
all’ozio, si dedica ad un’attività impegnativa, rischiosa e
perciò emozionante: dare la caccia ai delinquenti, da privato cittadino, facendo da consulente alla polizia di Scotland
Yard, nei casi in cui questa non riesce a risolvere l’enigma,
una polizia rappresentata dall’ispettore Lestrade, buono ma
ottuso. Più il caso è difficile, più il delinquente è abile,
accorto e intelligente, più Holmes ci prende gusto.
Holmes è un tipo chiuso, superbo, presuntuoso, ironico, alquanto misogino, spesso cinico, tutto sommato poco simpatico.
Ama la scienza e svolge esperimenti di laboratorio per cui ha
le mani sempre sporche di sostanze chimiche; suona il violino
anche per concentrarsi meglio, ricorre ai travestimenti, quando
il caso lo ritiene. Il pastrano e il berretto di stoffa
scozzese di Sherlock Holmes, le vie nebbiose della città con
i fanali a gas, le abbazie, i vecchi castelli ricordano
l’atmosfera della Londra vittoriana di fine Ottocento.
La figura dell’investigatore con la sua personalità e i suoi
comportamenti suscita l’interesse del lettore forse ancor
più dell’enigma che egli deve risolvere. L’inizio della vicenda lo coglie spesso nell’atmosfera tranquilla dell’appartamento in affitto, al numero 211 di Baker Street, una via
del centro di Londra, dove egli abita con l’amico Watson.
Egli è intento a leggere, fumare, fare esperimenti scientifici o chiacchierare con Watson di problemi di poca importanza, quando improvvisamente si presenta il caso misterioso
con un effetto di grande suggestione.
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Excerpt of the full publication
Estratto distribuito da Biblet
Introduzione
Negli anni Venti e Trenta il giallo trova il suo canone nel mistery, un
enigma logico che l’autore svolge in modo rigoroso e onesto sfidando il
lettore a scioglierlo in base agli indizi offerti. Esso conosce un periodo
di grande splendore grazie soprattutto ad autori inglesi e americani.
Un investigatore che continua e nello stesso tempo si pone in antitesi
con Sherlock Holmes è Padre Brown, creato dall’inglese Gilbert Keith
Chesterton (1874-1936), narratore di vigorosa ispirazione cattolica.
Egli è il protagonista di varie storie in cinquanta racconti scritti tra il
1911 e il 1935 e raccolti in cinque volumi: The innocence of Father
Brown (“L’innocenza di Padre Brown”), The Wisdom of Father Brown
(“La saggezza di Padre Brown”), The Incredility of Father Brown (“L’incredulità di Padre Brown”), The Secret of Father Brown (“Il segreto di
Padre Brown”), The Scandal of Father Brown (“Lo scandalo di Padre
Brown”). In questi racconti, agli elementi propri del giallo (l’enigma,
la detection, i trabocchetti per il lettore, i colpi di scena) si aggiunge la
fede religiosa; infatti, il delitto è un prodotto del male, che rompe l’ordine di pace stabilito da Dio, e la detection condotta dall’investigatore
con metodo logico, sulla base della ragione, tende a ristabilire la verità e il bene, scoprendo il colpevole. I racconti di Chesterton mescolano due generi: il racconto dell’orrore e il racconto della ragione; e sono
caratterizzati dall’uso del paradosso e di un sottile umorismo.
Padre Brown
È un piccolissimo prete cattolico, trasandato, con il volto
tonto del campagnolo (proviene da un villaggio dell’Essex), e
perciò facilmente viene sottovalutato. Ama dar la caccia ai
ladri e agli assassini e riesce a risolvere i casi battendo la
polizia. La sua forza non è tanto la ragione, quanto l’intuito:
egli più che analizzare gli indizi e seguire procedimenti logici, si pone nella mentalità del criminale cercando di intuirne
il disegno e scopre il colpevole seguendo la via psicologica,
grazie anche all’esperienza di tanti anni di confessionale.
Edgar Wallace (1875-1932), scrittore inglese, è autore di numerosi
romanzi polizieschi, che furono e sono molto popolari, esercitando
un certo fascino ed offrendo molto materiale al cinema e alla televi10
Estratto distribuito da Biblet
Il romanzo poliziesco: breve storia
sione, nonostante alcuni limiti e difetti rilevati dai critici, come la scarsa varietà delle situazioni e dei personaggi, lo stile sciatto, la trama
grossolana e incongruente. Sono testi di facile lettura e di pura evasione, caratterizzati da un intreccio molto complicato e non privi di
umorismo. Wallace aveva grande fantasia e nella sua produzione mescolò vari filoni. Ricordiamo I quattro giusti, Il cerchio rosso.
Agatha Christie (1897-1976; vedi vita e opere a pag. 84), scrittrice
inglese, è forse la più famosa autrice di gialli del Novecento.
Nei suoi numerosi racconti e romanzi si fondono elementi tradizionali ed elementi innovativi: pur conservandosi la struttura esterna
dell’enigma, l’investigazione pone più attenzione agli indizi psicologici che alle tracce lasciate dai colpevoli.
Due le figure di investigatore create dalla sua penna: Hercule Poirot
e Miss Jane Marple
Nell’opera di Agatha Christie convivono vari filoni: il racconto poliziesco puro (ciclo di Poirot), il racconto di ambiente provinciale (ciclo
di miss Marple), il racconto psicologico, il giallo metafisico, il racconto fantapolitico ecc.
L’autrice si caratterizza per la grande capacità di sviare l’attenzione
del lettore dagli indizi importanti, che pure mette in bella mostra, per
l’ingegnosità dell’intreccio, per l’abilità delle soluzioni.
Molto spesso, nei suoi romanzi, l’arma usata dall’assassino è il veleno,
che la Christie conobbe nel suo servizio di crocerossina presso un ospedale militare, durante la I guerra mondiale, quando seguì il marito,
l’ufficiale inglese Archibald Christie.
Hercule Poirot
È il primo investigatore inventato dalla Christie ed ebbe un
successo straordinario in tutto il mondo. Si tratta di un
personaggio ben caratterizzato e perciò indimenticabile:
poliziotto belga in pensione, basso, grassoccio, piuttosto
anziano, con un enorme paio di baffi e una testa simile a un
uovo, presuntuoso, teatrale, leggermente ridicolo, ma geniale e infallibile anche di fronte ad enigmi molto aggrovigliati. È un uomo ordinato, metodico, scrupoloso, sprovvisto
di fantasia, virtuoso e lavora per amore della verità ispi-
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Excerpt of the full publication
Introduzione
randosi a un ragione morale, sentendosi in dovere di sciogliere i misteri che gli sottopongono.
Miss Jane Marple
È una figura singolare di investigatore: infatti è una zitella ultrasettantenne, furba e pettegola, che vive nel villaggio di campagna in cui è nata, St. Mary Mead. Eppure, osservando con attenzione ogni piccolo avvenimento dal suo giardino, dove in apparenza è occupata a curare i fiori, riesce a
spiegare gli enigmi più intricati. Il suo metodo è molto
semplice: si basa sulla sua esperienza (ha molto visto e molto
ascoltato), un’esperienza nutrita da un pettegolezzo curioso,
intelligente, abile, talvolta un po’ cattivo, per lei molto
divertente; sulla sua capacità di intuire i pensieri e le
intenzioni delle persone che la circondano e quindi di interpretarne i comportamenti. Nonostante sia abituata a origliare
alle porte e a spiare la gente persino con un binocolo, si
presenta come una persona amabile, comprensiva e dolce, alla
quale si sarebbe pronti a confessare qualsiasi reato, che poi
lei denunzia inevitabilmente alla polizia. L’autrice la descrive alta, snella, il viso rubizzo tutto rughe, i capelli
bianchi, gli occhi di colore azzurro chiaro, le mani sempre
indaffarate con gomitoli, ferri da calza e crochet.
S.S. Van Dine è lo pseudonimo dell’americano W. Huntington Wright
(1888-1939), critico d’arte, antropologo e filologo. Nel romanzo The
Benson Murder Case (“La strana morte del signor Benson”) , 1926,
egli introdusse il personaggio di Philo Vance, che fu protagonista di
dodici avventure in tutto. L’investigatore si pone nella scia della tradizione del detective-superuomo, è cioè del tipo di Dupin, Holmes, Poirot,
cerebrale e onnipotente, e per questo suscita antipatia e amore nel
lettore. Ha un approccio umanistico alle cose, è contraddistinto dal
monocolo, è elegante, raffinato, ha un temperamento sprezzante. Lo
scrittore si ispira all’alta società newyorchese degli anni Venti, ne analizza con lucidità i problemi ed è molto abile a tendere trabocchetti al
lettore. Il genere in cui egli si iscrive è quello del thriller (1) di tradizione britannica, basato sulla riflessione e sulla deduzione.
(1) thriller: romanzo (o racconto) giocato sulle emozioni violente e paurose che
suscita nei lettori.
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Il romanzo poliziesco: breve storia
Tra i romanzi più riusciti ricordiamo: The Canary Murder Case (“La
canarina assassinata”, 1927), The Kennel Murder Case (“Il caso del
terrier scozzese”, 1931), The Bishop Murder Case (“L’enigma dell’alfiere”, 1929), The Garden Murder Case (“Il mistero di casa Garden”, 1937).
A S. S. Van Dine si deve un decalogo sulle regole che ogni onesto scrittore di gialli dovrebbe seguire, ma anche altri autori (tra cui Poe e
Chandler) hanno proposto regole poco o molto differenti tra loro. Il
giallo è il genere che ne ha avuto di più, anche perché nel corso della
sua storia ha subito numerose trasformazioni, tuttavia lo schema essenziale è rimasto sostanzialmente sempre lo stesso.
Venti regole per scrivere un giallo
1. Il lettore deve avere le stesse possibilità del poliziotto di risolvere il mistero. Tutti gli indizi e le tracce
debbono essere chiaramente elencati e descritti.
2. Non devono essere esercitati sul lettore altri sotterfugi
e inganni oltre quelli che legittimamente il criminale
mette in opera contro lo stesso investigatore.
3. Non ci deve essere una storia d’amore troppo interessante. Lo scopo è di condurre un criminale davanti alla
Giustizia, non due innamorati all’altare.
4. Né l’investigatore né alcun altro dei poliziotti ufficiali deve mai risultare colpevole.
5. Il colpevole deve essere scoperto attraverso logiche deduzioni: non per caso, o coincidenza, o non motivata confessione.
6. In un romanzo poliziesco ci deve essere un poliziotto, e
un poliziotto non è tale se non indaga e deduce. Il suo
compito è quello di riunire gli indizi che possono condurre alla cattura di chi è colpevole del misfatto commesso nel capitolo I. Se il poliziotto non raggiunge il
suo scopo attraverso un simile lavorìo non ha risolto
veramente il problema.
7. Ci deve essere almeno un morto in un romanzo poliziesco e
più il morto è morto, meglio è. Nessun delitto minore
dell’assassinio è sufficiente. Trecento pagine sono troppe
per una colpa minore.
8. Il problema del delitto deve essere risolto con metodi
strettamente naturalistici. Apprendere la verità per mezzo
di scritture medianiche, sedute spiritiche, lettura del
pensiero, suggestioni e magie, è assolutamente proibito.
Un lettore può gareggiare con un poliziotto che ricorre a
metodi razionali: se deve competere anche con il mondo
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Excerpt of the full publication
Estratto distribuito da Biblet
Introduzione
degli spiriti e con la metafisica, è battuto “ab initio”
(in partenza).
9. Ci deve essere nel romanzo un poliziotto, un solo “deduttore”.
Mettere in scena tre, quattro, o addirittura una banda di
segugi per risolvere il problema significa non soltanto
disperdere l’interesse, spezzare il filo della logica, ma
anche attribuirsi un antipatico vantaggio sul lettore.
10. Il colpevole deve essere una persona che ha avuto una parte
più o meno importante nella storia, una persona, cioè, che
sia divenuta familiare al lettore, e lo abbia interessato.
11. I servitori non devono essere, in genere, scelti come
colpevoli: si prestano a soluzioni troppo facili. Il
colpevole deve essere decisamente una persona di fiducia,
uno di cui non si dovrebbe mai sospettare.
12. Ci deve essere un colpevole e uno soltanto, qualunque sia
il numero dei delitti commessi. Il colpevole può aver
naturalmente qualche complice o aiutante minore: ma l’intera responsabilità e l’intera indignazione del lettore
devono gravare sopra un unico capro espiatorio.
13. Società segrete, associazioni a delinquere “et similia”
(e cose simili) non trovano posto in un vero romanzo
poliziesco. Un delitto interessante è irrimediabilmente
sciupato da una colpa collegiale.
14. I metodi del delinquente e i sistemi di indagine devono
essere razionali e scientifici. Vanno cioè senz’altro escluse
la pseudo-scienza e le astuzie puramente fantastiche, alla
maniera di Giulio Verne. Quando un autore ricorre a simili
metodi può considerarsi evaso, dai limiti del romanzo poliziesco, negli incontrollati domini del romanzo d’avventura.
15. La soluzione del problema deve essere sempre evidente,
ammesso che vi sia un lettore sufficientemente astuto per
vederla subito. Se il lettore, dopo aver raggiunto il
capitolo finale e la spiegazione, ripercorre il libro a
ritroso, deve constatare che in un certo senso la soluzione stava davanti ai suoi occhi fin dall’inizio, che tutti
gli indizi designavano il colpevole e che, se egli fosse
stato acuto come il poliziotto, avrebbe potuto risolvere
il mistero da sé, senza leggere il libro sino alla fine.
16. Un romanzo poliziesco non deve contenere descrizioni troppo diffuse, pezzi di bravura letteraria, analisi psicologiche troppo insistenti, presentazioni di “atmosfera”: tutte
cose che non hanno vitale importanza in un romanzo di
indagine poliziesca. Esse rallentano l’azione, distraggono dallo scopo principale che è: porre un problema, analizzarlo, condurlo a una conclusione positiva. Si capisce
che ci deve essere quel tanto di descrizione e di studio di
carattere che è necessario per dar verosimiglianza alla
narrazione.
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Excerpt of the full publication
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Il romanzo poliziesco: breve storia
17. Un delinquente di professione non deve mai essere preso come
colpevole in un romanzo poliziesco. I delitti dei banditi
riguardano la polizia, non gli scrittori e i brillanti
investigatori dilettanti. Un delitto veramente affascinante
non può essere commesso che da un personaggio molto pio, o da
una zitellona nota per le sue opere di beneficenza.
18. Il delitto, in un romanzo poliziesco, non deve mai essere
avvenuto per accidente: né deve scoprirsi che si tratta
di suicidio. Terminare una odissea di indagini con una
soluzione così irrisoria significa truffare bellamente
il fiducioso e gentile lettore.
19. I delitti nei romanzi polizieschi devono essere provocati da
motivi puramente personali. Congiure internazionali ecc. appartengono a un altro genere narrativo. Una storia poliziesca
deve riflettere le esperienze quotidiane del lettore, costituisce una valvola di sicurezza delle sue stesse emozioni.
20. Ed ecco infine, per concludere degnamente questo “credo”,
una serie di espedienti che nessuno scrittore poliziesco
che si rispetti vorrà più impiegare; perché già troppo
usati e ormai familiari a ogni amatore di libri polizieschi. Valersene ancora è come confessare inettitudine e
mancanza di originalità:
a) scoprire il colpevole grazie al confronto di un mozzicone di sigaretta lasciata sul luogo del delitto con le
sigarette fumate da uno dei sospettati;
b) il trucco della seduta spiritica contraffatta che atterrisca il colpevole e lo induce a tradirsi;
c) impronte digitali falsificate;
d) alibi creato grazie a un fantoccio;
e) cane che non abbaia e quindi rivela il fatto che il
colpevole è uno della famiglia;
f) il colpevole è un gemello, oppure un parente sosia di
una persona sospetta, ma innocente;
g) siringhe ipodermiche e bevande soporifere;
h) delitto commesso in una stanza chiusa, dopo che la
polizia vi ha già fatto il suo ingresso;
i) associazioni di parole che rivelano la colpa;
l) alfabeti convenzionali che il poliziotto decifra.
(rid. da Guida al giallo di R. Di Vanni - F. Fossati,
Ed. Gammalibri)
Ellery Queen è il nome fittizio sotto il quale si nascondono due autori
americani di romanzi polizieschi: i due cugini coetanei (1905) Frederic
Dannay e Manfred B. Lee, quest’ultimo morto nel 1971. La loro produzione fu abbondante, legata per molti anni allo stesso protagonista, an15
Excerpt of the full publication
Introduzione
ch’egli chiamato Ellery Queen, un intellettuale un po’ snob, con una
straordinaria capacità di notare i segni più labili, collegandoli poi in un
ordine logico; inoltre ricco di umanità, il che lo rende pietoso sia verso
la vittima sia verso l’assassino; infine gli piacciono le donne.
Tipico dei racconti e dei romanzi di Ellery Queen è il “doppio finale”,
cioè due spiegazioni entrambe perfettamente conseguenti all’indagine, la seconda delle quali però ribalta completamente la prima. Un
altro particolare curioso è che, prima del capitolo conclusivo, gli autori si rivolgono direttamente al lettore sfidandolo a dare una sua soluzione al giallo, giacché ha in mano gli stessi indizi.
Georges Simenon (1903-1989). Nato a Liegi (Belgio), si trasferì giovanissimo a Parigi, dove scrisse numerosi romanzi e racconti popolari
con vari pseudonimi. Esordì con il suo nome e il nuovo personaggio
del commissario Maigret nel romanzo Pietr le Letton (“Pietro il Lettone”, 1930), al quale seguì tutta una serie, pur con interruzioni per
interesse verso altri generi.Simenon più che all’intreccio e alla suspense
pone attenzione ai caratteri dei personaggi, alla descrizione dell’ambiente e della natura, Egli, inoltre, costruisce le vicende romanzesche
su una trama di realtà sociale ben precisa: la Francia della piccola borghesia, che fa da sfondo ai suoi gialli; e il suo investigatore ha i tratti
tipici del borghese francese, pur ispirandosi al modello americano.
Jules Maigret
L’investigatore creato da Simenon è un bravo funzionario di
polizia, il commissario del Quai des Orfèvres; e questa è già
una novità rispetto alla moda dei grandi investigatori privati diffusa nella letteratura del tempo. Inoltre Maigret è
del tutto diverso: come uomo è grosso, maturo, un piccolo
comune borghese, bonario, pacioso, che, appena può, si riposa nel suo modesto appartamento insieme alla moglie, una
donna di mezza età, buona e tranquilla. I suoi svaghi sono la
campagna e la pesca sulle rive del fiume. Come funzionario
non è niente di eccezionale, infatti a volte non riesce a
trovare il bandolo della matassa, a volte è lento e ci arriva
troppo tardi. Più spesso, però, risolve i casi che gli si
presentano, non tanto con un’intelligenza eccezionale o uno
straordinario acume, ma con la pazienza, la tenacia, la
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Estratto distribuito da Biblet
Il romanzo poliziesco: breve storia
testardaggine, l’impegno, la fatica, l’osservazione dei fatti banali della vita. Anche Maigret investiga e spesso l’inchiesta è condotta con logica serrata, ma quel che più conta
per lo scrittore è penetrare il significato delle azioni
umane, rendere un’atmosfera,
Il personaggio di Maigret, dal carattere lineare e nello
stesso tempo ricco di umanità, con la sua aria placida,
sorniona, ostentatamente borghese, si impose come un nuovo
modello di investigatore. Le ricette della signora Maigret,
i lavori di giardinaggio, le giornate a pesca del commissario diventarono subito parte integrante dei romanzi.
I film e le serie televisive prodotti in molti paesi, anche
fuori dall’Europa, hanno imposto questo personaggio anche in
termini di immagine: i baffi dell’attore italiano Gino Cervi,
il volto dell’attore francese Jean Gabin, la pipa, il cappello, la birra fresca sono diventati elementi di riconoscimento.
Verso la fine degli anni Trenta il giallo classico entra in crisi per vari
motivi e si diffonde un genere poliziesco, costruito sugli ingredienti del
ricatto, della sopraffazione, dell’azione violenta; infatti l’indagine non è
più legata ad un ambiente limitato e ad una ristretta cerchia di persone,
e quindi non basta la semplice deduzione per risolvere l’enigma.
In America si afferma il genere hard-boiled, nel quale la spietatezza
del racconto fa esplodere nelle azioni delittuose le angosciose tensioni della violenza metropolitana. L’investigatore è un detective privato,
un professionista, moralmente meno scrupoloso delle figure precedenti e disposto ad usare la violenza contro la violenza; e nuove figure
narrative prendono il posto della “spalla”; il linguaggio è crudo.
L’iniziatore di questo genere è Dashiell Hammet (1894-1961), che con
il romanzo capolavoro The maltese falcon (“Il falcone maltese”,1929)
crea il personaggio di Sam Spade, un impasto di cinismo e sentimento.
Diretto continuatore dell’Hammett fu Raymond Chandler (18881959), autore delle storie con Philip Marlowe, investigatore privato
apparso per la prima volta nel romanzo The big sleep (“Il grande sonno”, 1939). Marlowe ottenne un così grande successo che il suo autore
gli dovette creare una vera e propria biografia, com’era già avvenuto
per Sherlock Holmes.
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Introduzione
È alto, grosso, con capelli scuri e occhi marroni; veste con eleganza.
Dotato di ingegno acuto e sicuro nel comportamento, è onesto e altruista, ma insoddisfatto, squattrinato e triste per non poter cambiare un mondo dominato dalla disonestà.
Nei romanzi polizieschi dell’americano Rex Stout (1886-1976) il personaggio dell’investigatore è prevalente. Il suo Nero Wolf è un oriundo montenegrino che vive a New York in modo appartato, è misogino,
alieno dall’automobile e dalla televisione, si concentra sui piaceri della tavola (infatti è grasso) e sulla coltivazione delle orchidee. Nello svolgimento delle indagini, che accetta non per danaro, ma solo se gli interessano, ha un ruolo squisitamente intellettuale, rifuggendo dall’intervento diretto, mentre il ruolo più dinamico è affidato ad Archie
Goodwin, inseparabile collaboratore, più che una semplice spalla, che
diversamente da Wolf è un playboy e ama i vantaggi della società
consumistica. I romanzi migliori sono: Fer-de Lance (“La traccia del
serpente”, 1934) e Gambit (“Scacco al re per Nero Wolf ”, 1962).
Erle Stanley Gardner (1889-1970), noto avvocato penalista americano, divenne uno scrittore di successo creando una figura nuova di investigatore, il personaggio di Perry Mason, e dando inizio al filone del
legal thriller. Perry Mason è un abile avvocato penalista, che ha il suo
ufficio legale all’incrocio tra la Settima Strada e la Brodway,a Los Angeles,
e scioglie gli enigmi all’interno del tribunale. Intraprendente e disposto
a tutto pur di far assolvere il suo cliente, ha una segretaria bella e intelligente, Della Street, e si fa aiutare nelle indagini da un’agenzia privata,
quella del suo amico Paul Drake. Gardner fu un autore molto fecondo e,
nell’arco di più di quarant’anni, scrisse numerosi romanzi con protagonista Perry Mason, il quale approdando al cinema e alla televisione è
diventato un personaggio cult per generazioni di spettatori.
Dagli anni Sessanta-Settanta la produzione gialla continua seguendo le
varie tradizioni (il mystery, il suspense, il thriller, l’hard-boiled) e progressivamente si afferma un nuovo genere: il “police procedural”, che
segue i procedimenti della polizia ed ha come investigatore un poliziotto di professione o un altro funzionario. Una sua variante è il giallo “giudiziario”, ispirato agli aspetti legali dell’inchiesta o del dibattimento.
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Estratto distribuito da Biblet
Gli ingredienti del romanzo
(o racconto) poliziesco
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Gli elementi che entrano nella composizione di un romanzo poliziesco sono quelli comuni a ogni genere narrativo: l’intreccio, la capacità
di coinvolgere il lettore, la caratterizzazione dei personaggi, l’ambientazione, la lingua e lo stile.
L’INTRECCIO
Il romanzo poliziesco classico ha una struttura ad intreccio, che comprende alcuni elementi costanti:
a) il preludio (non sempre presente), che fa da introduzione, atto a
creare un’atmosfera carica di angoscia, in cui si svilupperà il delitto, o, al contrario, tranquilla per ottenere un effetto di contrasto
con quel che accadrà dopo;
b) l’enigma: l’evento criminoso, misterioso e interessante, apparentemente inspiegabile, che rappresenta una rottura dell’equilibrio e
che si presenta già all’inizio in modo esplicito;
c) l’indagine: l’analisi dei fatti svolta con razionalità, immaginazione e determinazione da un investigatore privato, dalla polizia o da
altro personaggio, che basandosi su indizi, informazioni, segnali
si impegna a sciogliere l’enigma fornendo una spiegazione degli
avvenimenti;
d) la soluzione: la conclusione a cui perviene l’indagine con l’individuazione del colpevole;
e) la dimostrazione della colpevolezza: la spiegazione logica che dagli
indizi riconosciuti come prove permette di ricostruire in modo inconfutabile l’ordine degli eventi portando al trionfo della giustizia.
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Estratto distribuito da Biblet
Giallisti italiani
Il vasetto di marmellata di Danila Camastri Montanari .............. Pag. 111
Esercizi.........................................................................................
» 124
Il tassista, il poliziotto e il mostro di Carlo Lucarelli ............ » 131
Esercizi.........................................................................................
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» 137
bi
ti
la
Leggere per conoscere
nuovi mondi e per riflettere su cose già conosciute. Leggere per perdersi
nei labirinti dell’immaginazione e, attraverso la
finzione letteraria, capire
i problemi del mondo che
ci circonda. Leggere per
“sentirsi convinti che ogni
libro degno di questo nome rappresenta una concentrazione, un compendio e una forte semplificazione di cose complicate”.
(H. Hesse)
iva pe
collana di narr at
r la scuola media
rin
Estratto distribuito da Biblet
io leggo... giallo
io leggo... giallo
Un viaggio nella letteratura
poliziesca, attraverso autori
classici (Poe, Conan Doyle,
Agatha Christie) e contemporanei (Camilleri, Comastri
Montanari, Lucarelli), per scoprire le tecniche con cui si
costruisce il racconto giallo:
l’intreccio, l’ambientazione, il
coinvolgimento del lettore, la
suspense. Seguendo le indagini
di Sherlock Holmes, di Miss
Marple o del commissario
Montalbano, il giovane lettore
non solo si appassiona alla
storia, ma viene stimolato a
un lavoro di scrittura creativa.
La struttura e la varietà degli
apparati didattici, infatti, mettendo alla prova le capacità di
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comprensione logica, di osservazione e di memoria mediante l’analisi dei numerosi testi
proposti, consentono di avvicinarsi alle modalità proprie
del genere poliziesco e di assimilarne i modelli, per cimentarsi poi nella stesura di un
racconto.
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