Il Comune spieghi perché intende mantenere in vita le società
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Il Comune spieghi perché intende mantenere in vita le società
36 Domenica 7 Novembre 2010 Gazzetta del Sud Cronaca di Catanzaro . Lo chiede la Corte dei Conti nella nota inviata al Consiglio Cardiochirurgia Il Comune spieghi perché intende mantenere in vita le società partecipate Da impedire l’ennesimo “scippo” al capoluogo Evasione tributaria e mancato contenimento della spesa per il personale restano le prime criticità Betty Calabretta La Corte dei Conti torna a bussare alla porta di Palazzo De Nobili per chiedere al Comune come intenda affrontare le criticità della sua gestione, evidenziandole con nuovi e aggiornati rilievi. La Sezione regionale di Controllo della magistratura contabile ha infatti inviato nei giorni scorsi una nota al Consiglio comunale, datata 3 novembre, «per i provvedimenti di competenza», facendo presente che «le conseguenti determinazioni assunte dal Consiglio dovranno essere sollecitamente comunicate a questa Sezione». Ciò in ottemperanza a quanto disposto con la delibera n. 564/2010 adottata dalla Sezione controllo presieduta da Franco Franceschetti (relatore il consigliere Giuseppe Ginestra) nell’adunanza del 29 ottobre. La delibera riscontra la relazione redatta dai revisori dei conti del Comune sul bilancio di previsione 2010, pervenuta alla Corte il 7 settembre scorso. PARTECIPATE. Un capitolo della delibera riguarda le società partecipate. «Nel 2010 - scrive la Corte dei Conti - l’Ente comunale prevede una spesa pari a 900.000 euro come apporto in capitale al fondo di dotazione della Fondazione "Politeama", per come statutariamente previsto, nonche ulteriori 7.233.216 euro per acquisizione di beni e servizi e trasferimenti in conto esercizio per ulteriori quattro società partecipate (Catanzaro Servizi, Ambiente e servizi, Amc e Consorzio sviluppo provincia di Catanzaro). Di quest'ultime, peraltro, I'Ente prevede per una (Consorzio Sviluppo Provincia di Catanzaro) di procedere alla relativa dismissione, mentre per le altre tre emerge che la gestione negativa degli esercizi passati ha prodotto, rispettivamente, la riduzione del capitale sociale (Ambiente e Servizi, Consorzio Catanzaro 2000) e il rinvio a nuovo delle perdite di esercizio (Amc). Ciò premesso, nel richiamare sul punto il contenuto della notoria Deliberazione di questa Sezione in ordine alla gestione delle società partecipate dal Comune (Delibera n. 17/2010), si ribadisce che occorre riferire quali provvedimenti formali I'Ente abbia adottato in ordine al mantenimento delle partecipazioni in essere, giusta quanto disposto dalla legge finanziaria 2008, anche tenendo conto di quanto riferito al riguardo dall'Organo di revisione in ordine all’orientamento favorevole dell'Ente circa la conservazione delle partecipazioni mede- sime». PATTO DI STABILITÀ INTERNO. Ri- sulta alla Corte che I'Organo di revisione non ha trasmesso il prospetto contenente le previsioni (per il triennio 2010/2012) di competenza e di cassa in conto capitale (entrate e spese) degli aggregati rilevanti ai fini del rispetto del patto di stabilità interno. CRITICITÀ. Secondo la Sezione controllo emergono diverse ragioni di criticità. In primo luogo il Comune «ad oggi ancora non ha adottato formalmente il piano triennale di contenimento delle spese di funzionamento, siccome previsto dalla finanziaria 2008, sebbene abbia dichiarato di perseguire una rigorosa politica di contenimento. La Sezione invita l'Ente medesimo a monitorare costantemente l’osservanza degli obblighi di legge in ordine alla verifica di compatibilita monetaria con gli stanziamenti di bilancio da parte dei funzionari che adottano provvedimenti comportanti impegni di spesa. L’Ente deve anche spiegare e motivare perché intende mantenere in vita le società partecipate. Il Comune, infatti, deve dare attuazione alla finanziaria 2008 relativamente «alla ricognizione delle partecipazioni in essere circa il motivato mantenimento delle stesse». La Sezione controllo della Corte dei Conti riunita in udienza pubblica Con riferimento all'entrata per recupero di evasione tributaria, la cui realizzazione è stata ridotta nel biennio 2007/2008 (48%), ed è quasi inesistente (5%) nel 2009, «tale permanente criticità (evidenziata dalla Sezione anche negli esercizi precedenti) avrebbe dovuto imporre già da tempo l'assunzione tempestiva di provvedimenti di recupero». Secondo la Sezione controllo, l’equilibrio di bilancio del Comune è notevolmente influenzato da entrate non ricorrenti che potrebbero compromettere la realizzazione degli interventi di spesa programmati. In ordine al rispetto del Patto di stabilita, dalle risultanze dei prospetto di calcolo allegato al Bilancio di previsione risulterebbe il superamento del saldo obiettivo calcolato, attesa l’errata contabilizzazione di alcune spese. In ordine alla spesa del personale, l’Ente non ha fornito il dato relative alia previsione per il 2010. Pertanto la Sezione, sulla scorta delle notizie a disposizione (unicamente la relazione del Collegio dei revisori), ribadisce il mancato contenimento della spesa previsto dalla finanziaria 2007, atteso che la spesa prevista per il 2010 supera quella accertata nel 2009. L'Amministrazione, peraltro, ha comunicato di aver proceduto all'assunzione di due dirigenti (in luogo delle quattro unità programmate) in quanto i limiti di spesa del personale sarebbero stati rispettati (circostanza che, allo stato, non risulta tuttavia documentata). La Sezione esprime perplessità sulla spesa per il per- L’obiettivo della ricerca è ridurre le percentuali di rischio col basso dosaggio dei farmaci nuova: quella di potersi auto-controllare l’Inr, cioè l’indice di coagulazione, ma anche gestire autonomamente la propria terapia, esattamente come già fanno i diabetici. Fino a questo momento, sui 1.100 pazienti arruolati in Europa, solo 22 su un arco di tempo di almeno ventiquattro mesi, hanno evidenziato problemi di natura tromboembolica o emorragica. Nessuno dei ventidue fa parte del gruppo arruolato al S.Anna Hospital. Escat III è coordinato dall’università tedesca di Bad Oeynhausen. Il S. Anna è stato il primo dei Centri non tedeschi ad essere invitato a partecipare ed è quello che, al di fuori della Germania, sta contribuendo maggiormente in termini di pazienti arruolati e di follow-up. Dall’esperienza di Escat è anche nato il progetto per la realizzazione al S.Anna di una rete telematica per il monitoraggio a distanza dei pazienti sottoposti a terapia anticoagulante.(g.m.) so all’arto o se dovesse mandarmi a casa con le cure del caso. Non penso che per fare tale visita il tempo necessario fosse di molti minuti. Al riguardo preciso che il giorno 21 ottobre mi sono recato al pronto soccorso e successivamente sono stato mandato all’ambulatorio di ortopedia intorno alle ore 9.30 ed ho ritirato il n. 38. Il medico in servizio quel giorno mi ha visitato intono alle ore 13. Per cui bisogna considerare che alle ore 13 aveva già effettuate circa 40 visite. Per completezza chiarisco che sono uscito dall’ospedale, dopo aver fatto la rimozione del gesso, la radiografia e la nuova ingessatura dell’arto, alle ore 17. Dott. Luigi Gimigliano Terapia anticoagulante, il S. Anna Hospital in una sperimentazione universitaria tedesca “The Annals of Thoracic and Cardiovascular Surgery”, una tra le maggiori riviste mondiali in area cardiochirurgica, ha pubblicato sul numero di novembre appena uscito un lavoro scientifico che riporta i risultati preliminari di Escat III, lo studio internazionale nel quale è coinvolto anche il S. Anna Hospital e che riguarda l’autocontrollo dell’anticoagulazione con un nuovo regime di terapia a basso dosaggio. «La pubblicazione dell’articolo – spiega il dottor Maurizio Braccio, coordinatore dello studio – è un passaggio importante. Escat III, infatti, vuole arrivare a confermare un concetto già noto ma che ha bisogno di essere suffragato dai dati scientifici derivanti dall’osservazione. Il concetto è che non è pericolosa la terapia anticoagulante in sé ma una sua gestione non ottimale». I risultati preliminari pubblicati indicano che i pazienti di Escat stanno sicuramente meglio rispetto a quelli che seguono la terapia anticoagulante con metodiche tradizionali. Attualmente le persone la cui valvola mitralica e-o quella aortica sono state sostituite chirurgicamente con una protesi meccanica, debbono sottoporsi a terapia anticoagulante, destinata a protrarsi per tutta la vita. Una terapia generalmente efficace ma difficile da gestire e non priva di rischi. Se infatti il sangue viene reso Maurizio Braccio troppo liquido dal farmaco, c’è la possibilità di emorragie; in caso contrario, il rischio è il malfunzionamento della protesi. Per questo chi è sottoposto a terapia anticoagulante deve ripetere gli esami del sangue ogni 15/20 giorni, per verificare l’efficacia dei farmaci e calibrare con l’ausilio del medico la loro somministrazione. Nonostante ciò, circa il 5% dei pazienti incorre ogni anno in fenomeni di sanguinamento o denuncia il cattivo funzionamento della protesi. Se Escat III darà i risultati sperati, si avrà un sensibile ridimensionamento delle percentuali di rischio grazie al basso dosaggio dei farmaci ma soprattutto si aprirà per i malati una prospettiva del tutto tervento al pronto soccorso. La via Crucis che ho dovuto affrontare il 28 ottobre è stata qualcosa di allucinante. Arrivato all’ambulatorio alle ore 8 per ritirare il relativo numerino di accesso alla sala visite mi è capitato il numero 91 (i numeri partivano dal 70). Il medico ovviamente non è arrivato puntuale all’orario delle visite (ore 8), ma solo verso le 9 ha cominciato a controllare i pazienti; sono entrato nella sala visite dopo le ore 14 con l’altro medico che si è presentato puntualmente alle ore 14. Nel corso della mattinata per il lavoro svolto dal primo medico le proteste sono state unanimi da parte di tutti i degenti e quando è stato chiesto al medico di ve- locizzare il ritmo delle visite, ha risposto che lui era solo. Ci siamo recati in Direzione e ci è stato detto che la Regione non ha provveduto ad assumere altri due medici ortopedici che hanno superato il concorso. Ovviamente siamo ritornati delusi, amareggiati e nervosi per questo vero e proprio scaricabarile. Nel corso della mattinata il medico preposto al sevizio ambulatoriale si è prodigato a fornire informazioni ad altre persone che entravano da una porta diversa da quella adibita all’ingresso dei degenti, e ha inoltre ricevuto qualche informatore scientifico mentre noi poveri ammalati aspettavamo il nostro turno per essere visitati. Si tenga presente che il sottoscritto doveva essere visitato dopo venti persone, per cui mi domando: è possibile che un medico ortopedico ambulatoriale di un ospedale regionale nel corso delle 6 ore lavorative presti la sua opera solo a venti ammalati? E sia ben chiaro che la visita a cui dovevo essere sottoposto io, in linea generale, era equipollente a quella cui dovevano essere sottoposti anche gli altri ammalati: in pratica il medico avrebbe dovuto mandarmi alla sala gessi per la rimozione del gesso all’arto inferiore e avrebbe dovuto prescrivere una radiografia per il reparto radiologia. Sarei poi dovuto tornare da lui per stabilire se necessitasse un altro ges- Lettere Serve personale in Ortopedia L’ambulatorio di Ortopedia dell’ospedale “Pugliese” è situato al pianterreno dell’ospedale e la sala d’attesa è grande circa tre metri per quattro; vi affluiscono giornalmente da quaranta a cinquanta ammalati, per cui lo spazio è talmente ridotto che oltre a vari traumatizzati, anche coloro che sono allocati su una sedia a rotelle parcheggiano abitualmente nel corridoio prospiciente la sala. Le visite vengono effettuate da un solo medico che si occupa sia dei degenti provenienti dal pronto soccorso che dei degenti esterni che devono essere sottoposti a visita dopo il primo in- sonale, rilevando, in primo luogo, I'assenza di dimostrazione dell'effettivo contenimento della spesa medesima. Ancora, si rileva che I'Ente nella programmazione 2010 ha previsto anche gli oneri conseguenti alle assunzioni di 54 unità totali per cui sono in corso le relative procedure concorsuali, trattandosi di concorsi banditi nel 2009. Tuttavia non risulta che I'Ente abbia effettuato alcuna programmazione del fabbisogno relativo alle unità di personale del comparto, per cui qualsiasi assunzione, in carenza di programmazione triennale, verrebbe vietata. Ancora, pur in presenza di dirigenti in servizio e da assumere con procedura concorsuale in atto, I'Ente non ha costituito il relativo fondo per la retribuzione di posizione e di risultato. «L’insensata decisione dei giorni scorsi, presa dal Governatore Scopelliti, ossia lo smantellamento dell’unità di Cardiochirurgia del Policlinico Universitario “Mater Domini”, sembra essere passata in sordina come se nulla fosse», esordisce così in una lunga nota il Movimento civico “Catanzaronelcuore”, ricostruendo la vicenda. «La Società Italiana Chirurgia Cardiaca - spiega fra l’altro prevede una cardiochirurgia ogni milione di abitanti. La Calabria ne ha poco meno di due milioni, pertanto, il numero di due unità cardochirurgiche è considerato sufficiente e opportuno. Entrambe si trovano, con motivazioni diverse a Catanzaro: il Sant'Anna Hospital, è una struttura privata, quindi ubica la propria sede dove meglio crede; l'altra, il Policlinico Universitario “Mater Domini” è, più che legittimamente, collocata presso l'unica Facoltà di Medicina e Chirurgia della Regione che ha sede proprio nel capoluogo della Calabria. Perché lo spostamento? Questo verrebbe, tra l’altro, motivato con lo scarso numero di interventi: la soglia richiesta è di 400 annui a fronte degli attuali 300. Ma è una conseguenza “logica” dovuta al fatto che esiste una sola sala operatoria, con tre soli chirurghi primi operatori e, soprattutto, quella del “Mater Domini” è l'unica Cardiochirurgia in Italia senza una terapia Intensiva». Un appello quindi «alla classe politica catanzarese, soprattutto ai consiglieri e agli assessori regionali che, senza badare a logiche politiche, deve impedire quest’ennesimo scippo ai danni di Catanzaro». Un quartiere decisamente trascurato Campagnella annaspa tra rifiuti, degrado e rischi d’ogni tipo Elena Sodano Gatti randagi divorano avanzi di cibo su di una strada invasa dal pattume che straripa dai cassoni. I bambini che escono dalla vicina scuola elementare si tappano il naso mentre passano vicino a cumuli di spazzatura di ogni genere e rifiuti ingombranti che da oltre un mese continuano a crescere inesorabilmente. Ci spostiamo poco lontano. Ancora cumuli di spazzatura in avanzato stato di decomposizione depositata a terra e rifiuti di grandi dimensioni in bella vista che, data la loro specificità, non possono essere portati via dai comuni mezzi della nettezza urbana. Siamo nel quartiere Campagnella, zona centro-sud della città, che si sta degradando giorno dopo giorno e che non sembra essere nell’agenda delle priorità comunali. Basti pensare che da oltre un mese, proprio vicino alla scuola elementare, c’è un canalone ricoperto da una lunga grata di ferro che sta letteralmente cedendo, complice anche il continuo ma obbligato passaggio delle macchine di chi abita in questa zona. Un mese addietro, forse a seguito di qualche segnalazione, l’unico intervento è stato quello di mettere il cartello dei lavori in corso che, per qualche giorno non ha fatto altro che ostacolare il passaggio delle macchine dall’unica parte di grata ancora intatta. Naturalmente, dopo tanti giorni senza lavori, gli abitanti di Campa- gnella hanno pensato bene di spostare il cartello inutile mentre qualcuno, dalla verve spiritosa ha anche scritto giustamente: “solo lui lavora”. «Ci stiamo chiedendo – ci dicono – se sono davvero venuti gli operai del Comune a mettere questo cartello che poi hanno forse dimenticato, oppure se si è trattato di uno scherzo di cattivo gusto senza tenere in considerazione la gravità della situazione. Da questa strada, oltre alle macchine, passano pedoni e tanti ragazzi sui motorini che rischiano di brutto su questa grata dissestata». Ma torniamo alla spazzatura ed alle mini discariche abusive che provocano non pochi fastidi principalmente per quanto riguarda la tutela dell’igiene e la pulizia del suolo pubblico. E la pioggia di questi giorni non fa che peggiorare la situazione. «Sappiamo – ci dicono alcuni abitanti del quartiere – che su Viale Magna Grecia è attivo un Centro di Multiraccolta dove i cittadini possono liberamente e gratuitamente portare i rifiuti ingombranti e fino a qui ci siamo. Ci hanno detto che il servizio viene anche effettuato a domicilio su appuntamento telefonico chiamando un numero verde al quale però non risponde mai nessuno. Quindi cosa possiamo fare? Tenerci i rifiuti in casa? Paghiamo anche in modo salato la tassa sui rifiuti e forse sarebbe il caso che chi di competenza facesse la sua parte».