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Una pallottola nel mio cervello
Una pallottola cervello nel Luis Fusaro 1 Licenza - Creative Commons - 2013 mio Bambini che corrono sui prati di una piana del Parco Nazionale del Pollino, in Calabria. In lontananza, alberi secolari, sovrastano il paesaggio: i pini loricati. I profumi dei fiori variegati accompagnano il ridere dei fanciulli gioiosi che si rotolano fra i mille colori del tappeto erboso. Ed ecco che un’aquila sorvola sulle loro teste e con gli occhi della sua vigile guida ci accompagna, nella visione fantastica del mirar le bellezze che il nostro Creatore ha voluto offrirci. Sorvola le vette piu alte del parco nazionale del Pollino e nel contesto si ascolta l’ebrezza del vento che splendidamente accarezza il suo piumaggio. Il riflesso del sole fa splendere la meravigliosa apertura alare del rapace che, roteando la testa versa la sua destra e la sua sinistra, ammira e scruta dall’alto la vetta del Dolcedorme, la montagna piu alto di questo parco. Vede la figura del gigante assopito mediante questo suo longilineo profilo che identifica la montagna stessa. Osserva i pini loricati che sono di forme variegate e che spiccano nella loro bellezza e danno quel senso di pace e di tranquillita. L’aquila, subito si lancia in picchiata notando fra i cespugli di un ginepro, un topolino che cerca 2 Licenza - Creative Commons - 2013 disperatamente di nascondersi. Ed ecco che si scaglia come un missile impetuoso aprendo i suoi artigli mortali pronti ad afferrare la sua preda. Il topolino guizza come un fulmine, allertato dalla presenza del predatore, fra i cespugli e cercando di nascondersi si augura di riuscire a salvare la sua vita. L’aquila, maestosa, afferra inesorabilmente con i suoi artigli il topolino e lo innalza verso il cielo sempre piu blu. Il topolino e accecato dai raggi del sole che gli consentono di intravedere cio che sta accadendo. Oramai la vita del topolino e segnata. Proprio quando l’aquila ha la certezza di avere la sua preda, disponibile come pasto per i suoi aquilotti, abilmente il topolino si dimena e precipita. In modo straordinario, la sua caduta viene attutita da un folto alberame di faggi. L’aquila cerca di scendere in picchiata per riprendere la sua preda, ma nulla puo fare poiche, il topolino seppur segnato dalla caduta, che gli riportera dei danni per il resto della sua vita, con grande determinazione e forza di volonta riesce a salvarsi. L’aquila sconfitta, prosegue nel suo volo dirigendo il suo sguardo altrove e cercando di scrutare fra le straordinarie vette di questo parco meraviglioso, percependo gli odori inebrianti del luogo che la guidano verso un paese della Calabria, Corigliano Calabro. Mentre sorvola tale zona, intravede dall’alto 3 Licenza - Creative Commons - 2013 un movimento verso terra che non riesce bene ad identificare cosa sia. Subito dopo la sua acuta vista mette a fuoco un gruppo di bambini che giocano tra di loro, bambini di tenera eta. Ed in quel gruppo di bambini v'e n'e uno in particolare che come tutti gli altri: e sano, bello, gioioso e vivo. Quel bambino, ben presto avra una missione da compiere. Ma questo, lui ancora non lo sa. Siamo nel 1976, a Corigliano Calabro, nei Rioni del Centro Storico, precisamente nella zona dell’Acqua Nova. È un bimbo vispo ed intelligente. Mentre gioca con Emanuele, Roberto, Rosita, Vittoria, Mario ed il fratello Giovanni, si sente felice e sicuro di ricevere dalla vita tutto cio che potrebbe desiderare. Giocano con la fune, saltando uno per volta, e le loro risate si accavallano in un mix di suoni armoniosi con il cinguettio delle rondini, dei pettirossi, dello scroscio dell’acqua del ruscello coriglianeto. Da un balcone dell’antico borgo cittadino, la mamma di Vincenzo vigila su suo figlio, apprensiva. Nel frattempo raccoglie la biancheria stesa ai raggi caldi della nostra terra del sud. All’interno della casa modesta ed allo stesso tempo accogliente fra le 4 stanze che compongono l’appartamento si annusa un profumo di una pietanza semplice e gustosa. Mamma Maria sta preparando per la sua famiglia un’invitante pietanza di melanzane con pomodori e cipolle, 4 Licenza - Creative Commons - 2013 accompagnate da peperoncini rossi non molto piccanti che danno un tocco di spezie. Il gatto bianco fa le fusa a mamma Maria per accattivarsela affinche possa darle un po’ di salsiccia o di soppressata, che sta affettando. Mentre nota che non otterra nulla si reca nel balconcino e si sdraia per schiacciare un pisolino. Nel frattempo mamma Maria ode in lontananza le voci bianche dei fanciulli che la rassicurano che tutto procede bene. Fuori, nelle viuzze del borgo antico Massa Santo, un signore anziano gira col suo fedele asinello sul suo carretto, con la bicicletta antica, parcheggiata sullo stesso, e gridando alle massaie di comprare i suoi “piccioni”, si gusta la vita nello scorrere del tempo in modo piacevole, a differenza degli altri che conducono una vita frenetica. Sorride e saluta tutti, ed i bambini quando lo vedono passare fra le vie del centro storico, gli corrono gioiosi dietro, di vedere la mula che tira il carretto e di fianco alla stessa, il cucciolo di asinello di 6 mesi, che affettuosamente lecca la mamma. Tante sono le lune che Massa Santo ha visto, e tante sono le storie che egli racconta ai bambini che gli chiedono di fermarsi per salire sul suo carretto. Una di queste storie nella tradizione popolare racconta di quando lui, Massa Santo, era bambino e che suo nonno gli raccontava che a sua volta di quand'anche era bambino, suo papa aveva 5 Licenza - Creative Commons - 2013 vissuto una esperienza strana ed allo stesso tempo affascinante e strabiliante. Racconta, mentre vede lo sguardo attonito e meravigliato del gruppetto di fanciulli che man mano si aggregano sempre piu costituendo un folto numero di bambini, di quella volta in cui il trisnonno, mentre si ritirava per rientrare a casa a cavallo della sua mula, dopo una giornata di intenso lavoro nei campi, che la notte fra il 5 gennaio ed il 6 gennaio del 1879, accadde cio che accadde. Egli doveva passare necessariamente dalla piazza dove era collocata la fontana “i’ra fischia” denominata cosi, poiche la fontana dal quale fuoriusciva l'acqua era a forma di fischietto. Poiche aveva con se la cosiddetta “vummulicchia”, recipiente di terracotta, per riempirla d'acqua, mentre si accingeva per riempire tale recipiente, udi delle voci. Stava per scoccare quasi la mezzanotte e questo lo poteva capire dall'orologio che si trovava in piazza del popolo. Convinto che altre persone stessero avvicinandosi alla fontana, anche loro per abbeverarsi, non si giro per prestare vigilanza a quella esperienza che da li a poco avrebbe vissuto in maniera reale ed allo stesso tempo fantastica. Senti dietro le sue spalle che queste voci si amplificavano e se ne aggiungevano sempre di diverse, accompagnate da strani rumori di “passi”. Non riuscendo a comprendere cosa stesse 6 Licenza - Creative Commons - 2013 succedendo si volto di scatto. Incredulo di quella scena surreale che stava vedendo, lascio cadere senza rendersene conto la “vummulicchia” che ando in frantumi facendo fuoriuscire l’acqua. E concentro la sua vigilanza sulla scena che si stava svolgendo. Noto man mano che avanzavano: un asino, tre pecore, un caprone, un maiale, due cani, cinque gatti, tre galli, tre galline, due oche, un tacchino e due pavoni, che, incuranti della presenza a loro “estranea”, si avvicinavano alla fontana parlando normalmente con voci umane. Si raccontavano di come avessero trascorso meravigliosamente l’anno passato con i loro padroni che erano stati buoni e comprensivi verso loro. Le galline dicevano che poiche avevano fatto molte uova, i loro padroni le davano da mangiare di piu. I gatti raccontavano di quanti topi avessero acchiappato nei terreni dei loro padroni. I due cani di come avessero sventato un furto nella casa dei loro padroni. E via dicendo... il trisnonno rimase attonito e stupito. Credette di sognare ad occhi aperti e piu volte si pizzico il braccio tentando di svegliarsi. Quando si rese conto che era sveglio senza disturbare i “visitatori” stette ad osservare cosa successe. Da l i a poco tutti contemporaneamente si abbeverarono alla fontana e non curandosi della presenza dell’uomo, stettero ben poco e se ne 7 Licenza - Creative Commons - 2013 andarono cosi come erano arrivati. Vedendoli scomparire nel buio della notte e sentendo le loro “voci” e sentendole sempre meno, rimase li stupito e meravigliato. Ad un certo punto ando per sciacquarsi il viso per riprendersi e noto che l’acqua non era piu acqua che sgorgava dalla fontana. Non potete immaginare la felicita dell’uomo quando capi cosa stesse sgorgando a fiumi. Olio. Tentando disperatamente di utilizzare la “vummulicchia” mezza rotta ne raccolse quanto la stessa ne potesse contenere. Corse subito a casa e cercando di prendere altri contenitori per raccogliere altro olio, entro euforico e frenetico e senza dare spiegazioni a nessuno di quanto stesse accadendo, si diresse verso la fontana assieme ai suoi sette figli con vari contenitori. Grande fu la delusione di lui e dei figli. Poiche quando arrivarono alla fontana, dalla stessa, non sgorgava piu olio, bensi acqua. Cercando di spiegare ai figli quanto gli fosse accaduto durante quel breve periodo di tempo e che a lui gli sembrava che fosse passata una eternita, racconto degli animali, dell’olio e di tutta la situazione che aveva vissuto sia a sua moglie quanto ai suoi figli. Gli stessi gli credettero, poiche, l’olio che porto a casa, era olio di oliva, e non era acqua. Da li, narra la leggenda, che ogni anno chi andava in groppa su una mula o a cavallo, fra la notte del 5 e del 6 di gennaio, potevano aspettare 8 Licenza - Creative Commons - 2013 che il famoso momento magico degli animali e dell’olio, si verificare. Ecco perche si narra che non bisogna mai bestemmiare agli animali poiche gli stessi possono essere riconoscenti nei confronti dell’uomo tramite questi passaggi. Ancora oggi si pensa che e possibile assistere a questo momento magico. V’e solo un problema: “i’ra fischia” e stata tolta e gli animali non sapendo dove andare ad abbeverarsi non possono riunirsi tutti insieme. Stupefatti, meravigliati e sorpresi, i bambini che ascoltavano questo straordinario racconto di Massa Santo, lo tempestavano di domande per conoscere piu dettagli. Da lontano, nel frattempo, Vincenzo insieme agli altri bimbi, si erano avvicinati al gruppetto di fanciulli li riunitisi per ascoltare il buon vecchio Massa Santo. Chiedendo agli altri cosa loro avesse raccontato, Vincenzo voleva avere piu informazioni. Ed ecco perche quando ritorno a casa volle sapere dalla mamma ulteriori notizie. Con molto affetto lo prese in braccio, lo mise sulle sue ginocchia, e accarezzandolo con l’amore di una mamma che nutre verso il proprio figlio, gli racconto la storia cosi come a lei gliela avevano raccontata. Vincenzo, quel giorno, fantastico con la sua mente su cio che aveva ascoltato, e, il giorno dopo, ando al mare con i suoi zii. Lo consideravano come un figlio. Col passare del tempo, Vincenzo cresceva vispo ed intelligente. Nel mese di dicembre 9 Licenza - Creative Commons - 2013 del 1976, da li a poco, non sapeva che la sua vita sarebbe cambiata. Non poteva saperlo ne lui, ne la sua famiglia e nessun altro, se non i suoi “Creatori”. Quel particolare episodio che gli sarebbe successo gli avrebbe donato, con il tempo, la forza interiore che gli avrebbe consentito di infondere fiducia e sicurezza nelle persone. Il 2 dicembre 1976, Vincenzo, viveva il periodo prenatalizio pregustando il momento in cui avrebbe ricevuto i regali, poiche il pensiero era gia rivolto al momento ludico con i regali che avrebbe ricevuto a Natale. Non sapeva che avrebbe ricevuto un regalo piu grosso di quanto lui potesse immaginare. Quel giorno ando a giocare nell’atrio del portone con altri bambini, abitanti del palazzo dove lui era nato. Vincenzo, nacque il 9 luglio del 1972 alle 7.00 del mattino di una giornata fantastica del mese estivo. E nacque al terzo piano tramite l’ostetrica, assistita dalla nonna di Vincenzo, mamma di Maria, insieme al dottore, che fece partorire la stessa, come si partoriva una volta. Poiche in quel giorno che stava giocando con quei bimbi, lui preferiva scambiarsi i suoi giocattoli con altri. Quel pomeriggio, sua mamma, Maria, gli fece una crostata di marmellata che gusto con una buona tazza di te. La sera, suo papa Pasquale, rientrando gli porto un bel giocattolo. Era un robot, di quelli che facevano vedere in pubblicita, in 10 Licenza - Creative Commons - 2013 televisione. Aveva uno scomparto nel retro ove inserendo delle batterie a stilo riusciva a muoversi ed a sparare finti proiettili di plastica. Si accendevano delle lucette, tanto da incantare il piccolo Vincenzo, nel vedere quel robot. Gioco sino a stancarsi, tanto che si mise a dormire sul pavimento. Il papa, vedendolo cosi assopito, lo prese fra le sue braccia e delicatamente lo porto nella sua stanzetta rimboccandogli le coperte. Due giorni piu tardi, i suoi zii, Francesco e Candida, andarono a prendere il piccolo Vincenzo la mattina del 4 dicembre a casa dove abitava in via Vittorio Emanuele. Dissero che la sera lo riavrebbero riportato a casa da mamma e papa. Questo non capito. Quel giorno Vincenzo ando a casa dai nonni. Nonna Francesca e nonno Vincenzo volevano molto bene al piccolo Vincenzo, essendo il primo nipote, lo colmavano di attenzioni, di coccole e di regali. Nonna Francesca soleva preparargli, ogni qual volta andasse a trovarla, dei dolcetti tipici calabresi di cioccolato con le mandorle, ed il piccolo Vincenzo ne mangiava quanti piu ne potesse. Quel giorno zia Candida chiese al piccolo Vincenzo cosa preferisse mangiare a pranzo. Vincenzo chiese alla zia di poter avere un bel piatto di pasta asciutta. Per il piccolo Vincenzo credeva che per pasta asciutta si intendesse proprio pasta asciutta, ossia pasta in bianco. Purtroppo, la zia non 11 Licenza - Creative Commons - 2013 comprese questa interpretazione di Vincenzo e gli presento a pranzo un piatto di pasta asciutta, ossia col sugo. Da quel momento Vincenzo capi cosa significasse dire pasta asciutta. Nel pomeriggio fece un pisolino nel letto dove dormiva zia Candida, e, mentre lui riposava nonna Francesca e nonno Vincenzo erano in cucina parlando di come fosse andata bene la raccolta di mandarini dato che nonno Vincenzo aveva un giardino. Piu volte Vincenzo era andato a giocare al giardino che si trova nella zona di “i' Ferrainj”. Ricorda di quando al giardino c'era la piccola cagnetta Diana e di come giocava con lui. Ricorda dell'aneddoto del gallo, della dentiera e del nonno. Si, perche un giorno nel mese di novembre del 1976, Vincenzino, era insieme al nonno Vincenzo in campagna, e quel pomeriggio nonno Vincenzo, seduto sulle scale, che portavano alla casetta di campagna, guardava razzolare questo gallo. Piu lo guardava e piu il gallo si avvicinava al nonno. Vincenzino, ricorda che ad un certo punto il gallo, senza nessun preavviso, scatto con un salto fulmineo e becco sulla bocca nonno Vincenzo tanto da fargli saltare la dentiera. Potete immaginare la scena, tanto quanta l'ha vissuta il piccolo Vincenzino. (aggiungi ulteriori dettagli per chiudere l'aneddoto).Nonna Francesca chiedeva se fosse possibile fare un piccolo orticello, piantando un po’ di pomodori e 12 Licenza - Creative Commons - 2013 melanzane, in maniera tale da avere verdura fresca. Quel pomeriggio v’era una aria calma. Era proprio il caso di dire “la quiete prima della tempesta”. La sera, anziche riportare a casa il piccolo Vincenzo, zia Candida, telefono alla mamma di Vincenzo riferendole che il piccolo avrebbe dormito a casa dei nonni. Volle il piccolo Vincenzo inconsapevolmente ringraziare il buon Signore di avere dormito quella fatidica sera a casa dei nonni, perche, se cosi non fosse stato, la sua vita sicuramente si sarebbe evoluta in maniera differente. La mamma di Vincenzo, Maria, non voleva che suo figlio dormisse a casa dei nonni, e dopo tanta insistenza e convincimenti da parte di zia Candida, mamma Maria, a malincuore, accetto di far dormire Vincenzo dai nonni. Da li a breve sarebbe successo cio che e successo. La mattina Vincenzo quando si alzo, bevve una grande tazza di latte con caffe, cosi come a lui piaceva. La nonna gli prese dei biscotti che aveva preparato in mattinata. Avevano un sapore molto particolare. Ricordava il gusto della ciambella con scaglie di cioccolato ed il retro gusto del famoso “culluriello”. Dopo aver fatto colazione, vennero i suoi amici del cuore. Due fratelli che abitavano a pianterreno della casa dei nonni. Franco il piu grande, aveva otto anni, e Giovanni, il piu piccolo, ne aveva quattro. Ogni qual 13 Licenza - Creative Commons - 2013 volta Vincenzo andasse a trovare i nonni, si divertivano a giocare con lui, proprio perche era sempre allegro e vispo, pieno di iniziative nel creare nuovi giochi. Quella mattina, a differenza delle altre volte, fu Franco a proporre un gioco. Il nascondino. Cosi facendo Vincenzo e Giovanni si nascosero sotto il letto grande dei nonni. Era una stanza di dimensioni 4 x 5 metri. Sul lato in corrispondenza della porta, v’era un vecchio como con sei cassetti ed una specchiera di tipo antico con dei richiami ottocenteschi. Adiacente al como, sulla parete successiva v’era la finestra che dava in un vicolo e dirimpetto v’erano altre abitazioni. Subito v’era un armadio di notevoli dimensioni con tre specchiere e subito sull’altra parete v’era il balcone che dava su un terrazzo di dimensioni 2,5 x 2 metri. Continuando v’era il letto grande dove i miei nonni dormivano e, proprio la sotto io e Giovanni ci nascondemmo, mentre Franco cercava di trovarci. Nel frattempo Giovanni e Vincenzo cercavano di trattenere il piu possibile le loro risa, onde evitare di farsi scoprire subito da Franco. Si raccontavano che il giorno precedente Giovanni avesse mangiato pasta e fagioli e di quante scuregge avesse fatto nel pomeriggio. Questa frase fece ridere cosi tanto Vincenzo, che vennero subito scoperti da Franco. Usciti da sotto il letto, come tutti i bambini curiosi, Franco incomincio a 14 Licenza - Creative Commons - 2013 rovistare nei cassetti del como. Quel giorno, proprio quel giorno, volle il caso che in quel momento in casa v’erano solo Franco, Giovanni e Vincenzo. Nonno Vincenzo era andato in campagna, zia Candida era uscita la mattina raccomandando a nonna Francesca di stare vigile su di me. Zia Federica, l'altra zia, era andata con il suo fidanzato Benedetto a fare la spesa, e nonna Francesca era scesa nel vicoletto sotto casa a parlare con alcune vicine di casa, lasciando temporaneamente la casa incustodita. Ringraziando ancora il “Creatore” quel giorno capito cio che capito a Vincenzo. Rovistando fra i cassetti Franco trovo un oggetto. Nonno Vincenzo avendo paura dei ladri, cosi come ogni calabrese, aveva una pistola in casa. Ora quella pistola si trovava in uno di quei cassetti. E mentre Franco rovistava in uno di quei cassetti, venne alla luce, seminascosta da un panno, la pistola calibro 7,65 della Beretta. All’epoca tali pistole erano senza sicura e col colpo in canna. Volle il caso che quella pistola in quel momento fosse incustodita. Cosa successe? Franco prese in mano la pistola, Giovanni era sul lato destro di Franco e sul lato sinistro v’era il como. Io, mi trovavo di fronte a Franco con le spalle rivolte alla finestra vicino al como. Franco con la pistola in mano, credendo che fosse un giocattolo, anziche portarla alla testa di Giovanni che 15 Licenza - Creative Commons - 2013 era piu vicino a lui, me la punto alla testa, da una distanza di un metro. Scherzando ed ignaro di cosa sarebbe accaduto di li a breve, mi disse: “Ora ti sparo”. Rosso. Rosso e caldo. Rosso, caldo e freddo. Rosso, caldo, freddo ed un tonfo. Questo e cio che Vincenzo avverti li per li. Si. Fui sparato da Franco il 5 dicembre 1976 alle 10 del mattino. Vincenzo cadde a terra. Nessuno senti niente. Subito, atterrito, quanto incredulo di cio che involontariamente aveva fatto, Franco butto la pistola per terra; ed assieme a Giovanni corsero giu a casa dalla mamma. (testimonianza di: Pasquale, Vincenzo, Mamma di Vincenzo, mia mamma, mio papa, mie zie, conoscenti di quel posto) Atterriti, rimasero scioccati per quasi 20 minuti senza parlare, nonostante la mamma chiedesse loro cosa fosse successo. Ero per terra e perdevo sangue, tanto sangue dalla testa. Una pallottola nel mio cervello. Il proiettile gli era entrato proprio nel centro della fronte, poiche Franco essendo piu alto di 15 cm di Vincenzo, aveva sparato il colpo dall’alto verso il basso e quindi la traiettoria che il proiettile aveva seguito era in perpendicolare con l’asse del braccio di Franco. Nonna Francesca ignara di quanto fosse accaduto, e non avendo sentito nessun rumore, continuava a parlare con le sue vicine di casa nel vicoletto. Intanto, la mamma di Franco e di Giovanni 16 Licenza - Creative Commons - 2013 spaventata dai loro volti attoniti, bianchi ed assenti continuava a chiedere loro che cosa fosse capitato. Finalmente il piu grande, Franco, disse: “Vincenzo, si e sparato.” Subito usci di casa e gridando chiamo la nonna Francesca, che era nel vicoletto. Salirono le scale di corsa con il cuore in gola, che scoppiava, sembrava che volesse uscire dallo sterno. Quando arrivarono nella stanza da letto, lo spettacolo che trovarono non fu per niente piacevole. Quel giorno avevo una camicia di colore blu e bianco a maniche lunghe. Una camicia di lana, data la temperatura invernale. Un pantalone lungo con i risvolti sulle scarpe colore terra del deserto. E sopra la camicia un maglioncino fatto a mano dalla buona nonna Cristina, mamma di mamma Maria. Nonna Francesca gridando aiuto si butto per terra e cerco di chiamare il piccolo Vincenzo affinche si svegliasse. Lo scuoteva. Presa dal panico cerco di alzarlo e di metterlo sul letto. La mamma di Franco e di Giovanni evito di farle fare bruschi movimenti verso Vincenzo. Cerc o di tranquillizzarla, momentaneamente, affinche potesse ritornare in se. La mamma di Franco subito telefono all'ospedale per fare arrivare i soccorsi con l’autombulanza. Mamma Maria stava cucinando tranquillamente il piatto preferito di Vincenzo, poiche a pranzo gli avrebbe fatto una bella sorpresa. Cotolette di 17 Licenza - Creative Commons - 2013 pollo con patatine fritte e contorno di pomodori ed insalata. Mentre apparecchiava la tavola pronta ad accogliere suo marito e suo figlio, Pasquale, questo il nome del marito, che arrivo come un fiume in piena, in casa, sconvolto dicendo che Vincenzino era in ospedale perche si era fatto male. Mamma Maria non capendo cosa fosse successo, chiese spiegazioni a Pasquale, che la porto subito al pronto soccorso dell’Ospedale di Corigliano Calabro. Li la scena fu devastante. Vincenzino era su un lettino di pronto soccorso, con dei medici che gli stavano attorno chiedendo cosa fosse successo al bimbo, perche aveva quella ferita cosi profonda, chi o cosa fosse stato a provocargli tutto questo. Dal momento in cui Franco mi sparo al momento in cui mia nonna e la mamma di Franco vennero a soccorrermi, passo mezzora. Mezz'ora. Mezz'ora che il mio sangue bello e forte sgorgava come un fiume in piena. Nel vicinato incomincio a spargersi la voce di cio che era successo ed ognuno dava una versione differente a chi chiedeva cosa fosse accaduto. Caspiterina, ragazzi a distanza di 36 anni, ancora ricordo queste emozioni e queste sensazioni come se fosse accaduto ieri. E li ricordero per sempre. Sono entrate nei miei tessuti, nel mio DNA. Dal momento in cui la mamma di Franco chiamo l'ambulanza, sino a quando arrivo a “Cirrije”, 18 Licenza - Creative Commons - 2013 la zona dove era la casa dei miei nonni paterni, passo un'altra mezz'ora. Un'ora. Un'ora in totale a perdere sangue. Quante persone mi abbiano donato il loro sangue questo non lo so. Ma so che ce ne volle tanto. Stavo per morire dissanguato, anziche dal proiettile che era conficcato nel mio cervello. Dovete sapere che il cervello puo resistere ad un trauma del genere, massimo cinque minuti. Dopo di che le attivita cerebrali cessano e di conseguenza cessano le attivita cardiovascolari. In buona sostanza si ferma il cuore. Tutto questo e strano. Adesso io so perche sono rimasto in vita. A livello medico nessuno ha saputo dare una spiegazione logica e scientifica di come io abbia potuto rimanere in vita, seppur avevo una pallottola conficcata nel mio cervello, per la precisione sotto l'ippocampo. Vi rendete conto? Un'ora a perdere sangue e sono rimasto vivo. All'epoca si parlo di miracolo. Adesso so che non e stato un miracolo. Quando arrivai al pronto soccorso, alle domande dei medici su cosa fosse accaduto nessuno diede loro delle risposte. Nel frattempo cercavano di tamponare il sangue che sgorgava a fiumi dalla testa di Vincenzino e, lo stesso ad un certo punto, miracolosamente, riapri gli occhi, vedendo alle sue spalle una moltitudine di persone che piangeva, si disperavano, che erano abbracciate, e non riusciva a capire cosa stesse succedendo. 19 Licenza - Creative Commons - 2013 Sulla sua sinistra v’era la mamma di Franco e di Giovanni che gli teneva la mano sinistra mentre sulla sua destra v’era il medico che, assieme agli infermieri di turno, cercavano di tamponare la grossa perdita di sangue. Vincenzino ad un certo punto disse che voleva la mamma per andare a fare la pipi, e dopo avere ascoltato la mamma di Franco che gli diceva che sarebbe andato al bagno e che la mamma lo avrebbe voluto bene, chiuse dolcemente gli occhi. Vedendo che non potevano fare niente, subito i medici del pronto soccorso chiamarono l’elicottero del policlinico di Bari, che a causa del maltempo, lo stesso non pote alzarsi in volo. Vedendosi disperati e cercando di trovare nel piu breve tempo una soluzione, decisero di trasportarlo fino a Bari il piccolo Vincenzo, appeso fra la vita e la morte da un filo fragilissimo, con l’autombulanza, ove nella stessa vietarono a mamma Maria di salire assieme, la quale si disperava ed urlava chiedendo spiegazioni. Nel frattempo gli zii di Vincenzo cercavano di dare spiegazioni alla meglio ai Carabinieri, che nel frattempo erano stati chiamati dai medici dell’ospedale per indagare su quanto fosse accaduto. La pattuglia della squadra radio-mobile del Nucleo Operativo dei Carabinieri del Comando arriv o prontamente, e l’Appuntato Chiarelli stilo il verbale dopo vari accertamenti ed il 20 Licenza - Creative Commons - 2013 sopralluogo effettuato sul posto dell’accaduto. Rinvenirono la pistola, che fu messa sotto sequestro, chiedendo chi fosse il proprietario e portando subito dopo nonno Vincenzo in prigione per mancanza di custodia dell’arma. Nonno Vincenzo incredulo di cosa gli stesse succedendo, si sincerava di sapere le condizioni di salute del suo piccolo nipotino. Tutti quel giorno erano in subbuglio. V’era il caos. Nei corridoi dell’ospedale si vociferava che un bimbo si era sparato da solo, non si capiva cosa fosse accaduto. La notizia ben presto arrivo alla stampa, che il 6 dicembre, fece uscire un articolo su un giornale locale di Bari. Durante il trasporto da Corigliano a Bari, non si sapeva se il piccolo Vincenzo ce l’avrebbe fatta. Gli infermieri all’interno dell’autoambulanza cercavano di assistere nel migliore dei modi il piccolo Vincenzo, ed all’interno, un amico di famiglia al quale era stata data l'opportunita di assistere il piccolo durante il tragitto, continuava a parlarmi affinche mi tenesse costantemente vigile. È probabile che devo anche a lui la mia vita, perche sicuramente mi avra talmente parlato in modo positivo tanto da istallarmi delle convinzioni a livello inconscio che io mi sarei potuto salvare. Devo tanto a lui. Il suo nome e Giulio. Intanto mamma Maria si disperava in pronto soccorso, non sapendo cosa fare, e fra l’altro aveva lasciato l’altro figlio, mio 21 Licenza - Creative Commons - 2013 fratello, Matteo, di un anno, alla nonna Cristina, madre di mamma Maria. Nonna Francesca e nonno Vincenzo provarono a dare spiegazioni frastagliate e confuse, tanto da generare ulteriormente sgomento e disperazione. Nessuno dei presenti, nonostante fossero a conoscenza dell’accaduto, sapeva esattamente cos’era successo, ne molto di piu si capisce dal referto che ho rinvenuto 34 anni piu tardi, nell’archivio dell’ospedale di Corigliano Calabro. Ho sempre voluto sapere cosa realmente accadde. Al Policlinico di Bari v'era un'equipe medica composta da tre chirurghi, che mi stava gia aspettando. Quando fui portato al pronto soccorso di Corigliano Calabro erano le 11 e 30. Quando partii con l'autoambulanza per avere piu cure mediche erano le 13:00. Ci vollero tre ore e mezza per arrivare al Policlinico. Entrai in sala operatoria alle 16:45. Nove ore. Nove interminabili ore stetti sotto i “ferri”. Nel frattempo mi raggiunsero i miei genitori. Adesso che ti sto raccontando questa storia, che ho vissuto sulla mia pelle, posso semplicemente dirti che dentro te alberga un'energia straordinaria. Ecco, l'Universo, quando si rende conto che hai una missione da compiere, fa in modo tale che tutte le energie che convogliano in esso, possano confluire verso di te, affinche tu possa concretizzare cio per cui sei stato scelto. Se 22 Licenza - Creative Commons - 2013 sono in vita un motivo ci deve essere. Se mai mi fossi deciso di scrivere questo libro, mai tu saresti venuto a conoscenza di chi sia io e del perche convivo piacevolmente con una pallottola nel mio cervello. Sappi che tu hai un potenziale enorme, occorre solo che lo scopri. Un grande stratega della storia, Winston Churchill, soleva dire: “Sono sicuro che in questo giorno noi siamo padroni del nostro destino, che il compito che ci e stato affidato non e superiore alle nostre capacita, che le sofferenze e le insidie che comporta non trascendono i nostri mezzi. Se avremo fede nella nostra causa e un'indomita volonta di vittoria, la vittoria non ci sara negata”. Ma su questo aspetto ci ritorneremo piu avanti. Dove eravamo rimasti? Ah, si. Ero sotto i “ferri” e mi raggiunsero i miei genitori. Giulio mi era stato vicino, per tutto il tempo in ambulanza. Dovette aspettare fuori la sala operatoria per sapere l'esito dell'intervento e se avessi vissuto. Nei corridoi del policlinico si vociferava di me e di cio che era accaduto. La notizia si era sparsa. Il piccolo Vincenzino si era sparato. Questo era cio che si diceva. Mi rendo conto a volte di come un messaggio venga distorto nella comunicazione. È probabile che per questo motivo da venti anni a questa parte mi sono dedicato allo studio dell'Essere Umano e di come comunica in funzione del suo comportamento. Proprio per questo motivo ho voluto conseguire certificazioni 23 Licenza - Creative Commons - 2013 la potenza di fuoco che ha la Programmazione Neuro-Linguistica. I miei genitori arrivarono intorno alle 18 e 30 e trovarono Giulio, che era nella sala antistante la sala operatoria. Quelle ore prima che io uscissi dall'intervento, erano ore interminabili. Ogni minuto che passava sembrava che segnasse un anno di tempo. Sembrava una cosa surreale. Adesso mi sto guardando la mia mano sinistra e ricordo quante sofferenze e quanti dolori ho subito per gli interventi che negli anni ho dovuto affrontare per “risistemarla”. Solo nel braccio e nella mano sinistra ho circa 70 punti. Ma fa parte del passato e il passato e passato. Adesso sono nel presente e mi gusto ogni secondo della mia vita divertendomi e gioendo di cio che ho. Mi basta un sorriso di mia moglie Tina e sono l'uomo piu felice di questa terra. Anzi dell'Universo. A volte ci lasciamo sfuggire delle sfumature importanti per noi, poiche siamo concentrati sui debiti, sul lavoro, sui soldi, sulla nostra salute, sulla nostra relazione sentimentale, su cio chi siamo e su cio che faremo. Se ci fermiamo per un attimo e ci gustiamo il momento che adesso stai vivendo, anche nel leggere questo libro, ti ricordi che sei viva, che sei vivo. Ti chiedo: “Daresti un tuo rene per un miliardo di euro?”. Tu sei importante. Dentro di te alberga una forza straordinaria, occorre solo saperla indirizzare per bene. In un 24 Licenza - Creative Commons - 2013 bellissimo passo dell'Ulisse di Tennyson: “Si e quello che si e... provati dal tempo e dal destino, ma sempre decisi a lottare, cercare, trovare, senza arrendersi mai”. Ma di questo ne parliamo piu avanti. Dove eravamo rimasti? Mi aiuti a ricordare? Ah, si. Ok! Grazie del tuo suggerimento, seppur telepatico. Passavano i minuti ed i miei genitori insieme ad Giulio non sapevano se sarei vissuto o sarei morto. L'equipe medica, cercava in tutti i modi di salvarmi disperatamente. Piu volte provavano ad estrarre la “mia pallottola”, ma ogni qualvolta tentavano, si rendevano conto che avrebbero danneggiato ulteriormente i miei collegamenti neurali e la massa cerebrale avrebbe riportato seri danni anche a livello intellettivo. In quel momento, nessuno sapeva se mi fossi salvato, e se mi fossi salvato come ne sarei uscito. Secondo te come ne sono uscito io? Se hai intenzione di vedermi fisicamente, anche se in video, puoi collegarti su youtube e cercare il mio nome. Cosi potrai renderti conto come sono fatto fisicamente e cosa ho riportato come “miglioria” al mio corpo. Decisero di non estrarre la pallottola dal cervello di Vincenzino. Dopo nove ore di interminabile intervento Vincenzino usci dalla sala operatoria all'incirca alle due del mattino del 6 dicembre 1976. ma c'era un altro grosso problema. “Ancora?”, dirai: “Quante ne ha 25 Licenza - Creative Commons - 2013 passate questo bimbo?” Ne ho passate un bel po'. Ma fa parte del passato. Ricordi? Credo che anche tu ne abbia passate, ma il passato ci serve da esperienza. È dai grossi problemi che escono fuori delle grosse opportunita. Di questo devo ringraziare a vita il mio Coach: Roberto Cere. Grazie a lui che ho pubblicato questo libro che adesso tu stai leggendo e grazie a lui che ho corso la maratona piu importante nel globo: la maratona di New York. Mai avrei pensato di correre una maratona in vita mia. Sappi che a causa dell'incidente la mia gamba sinistra e piu corta della destra di un centimetro e mezzo. Quindi avrai intuito che zoppico. Eppure, ho corso la maratona di 42 chilometri e 195 metri. E l'ho corsa in un buon tempo. È un'emozione intensa e straordinaria. È da vivere. Tre milioni di persone che ti acclamano durante il percorso e ti incitano per non demordere ed andare avanti. È straordinario. Per non parlare dell'energia che ti viene quando tagli il traguardo. Solo l'un percento della popolazione mondiale partecipa ad una maratona. Perche? Perche agli altri piace la comodita e non vogliono impegnarsi in qualcosa di unico e meraviglioso che coinvolge mente e corpo, poiche occorre avere resistenza si nelle gambe, ma devi essere forte mentalmente se hai intenzione di partecipare ad una maratona. Come mai ho voluto correre 26 Licenza - Creative Commons - 2013 questa maratona insieme a Roberto ed insieme ad un gruppo di professionisti straordinari, il quale mi ha dato coraggio, forza e determinazione per concludere la maratona? Credo che ognuno di noi nella vita, debba mettersi in una condizione di testarsi, per percepire il proprio essere e di comprendere cosa voglia realmente dalla vita e da se stesso. Il famosissimo Prof. Paolo Crepet, cita: “Che cosa e l'essenziale per ciascuno di noi?” La risposta, credo, sia molto diversa per ognuno, ma e importante farcela con la massima sincerita. Personalmente risponderei: la passione. Senza passione non si naviga, si sta fermi, anzi si torna indietro. Senza passione non si ama e non ci si ama. Senza passione non si costruisce nulla, nemmeno un rapporto di amicizia. E se vediamo di cosa stiamo vivendo, ci accorgiamo che cio che tendiamo ad escludere e proprio la passione. Qualcuno dice che bisogna vivere alla giornata, ma questo lo si diceva quando l'eta media alla morte era di trent'anni e si moriva di fame e di freddo. Purtroppo la passione non la si compra al supermercato, e non e annoverabile nemmeno tra i “Finge-benefit” dei dirigenti. Essa nasce dentro ognuno di noi e deve essere addestrata ogni giorno come un purosangue. Ed il bello che non la si raggiunge mai definitivamente, ma e un “working-progess” che sfida la parte migliore 27 Licenza - Creative Commons - 2013 di ognuno. Un motto greco iscritto sul tempio dell'Oracolo di Delfi in Grecia, cita: “Conosci te stesso”. Apro una piccola parentesi. Mi ricordo quando soffrivo di vertigini. Avevo paura di sporgermi anche da un balcone al primo piano. Avevo questa paura probabilmente perche quand'ero piccolo, e probabile che ci sara stato un episodio in cui abbia avuto un trauma legato all'altitudine. Pensa a quante persone hanno paura di un qualcosa. Da solo ho imparato a vincere le mie paure: affrontandole. Come ho fatto a vincere la paura delle vertigini? Affrontandola nel migliore modo possibile. Mi sono lanciato da un ponte alto 153 metri, facendo bunjee jumping, dal centro della Sector no limits a Biella, in provincia di Torino, da uno dei ponti piu alti di Italia: Colossus. Il bello e che mi sono lanciato dal ponte in tandem, con una mia amica che era all'oscuro di tutto questo. Vuoi sapere se ha funzionato tale terapia d'urto? Il piccolo Vincenzino, alle due del mattino esce dalla sala operatoria e ad aspettarlo ci sono i suoi genitori e c'e Giulio, ma hanno ancora una brutta sorpresa. È vivo ma e in coma. Non si sa se superera il coma e ne quanto tempo stara in coma. “Occorre affidarsi alla preghiera”, dicono i medici ai presenti. Dal latino precaria, preghiera significa ottenuto con pensieri personali. Ottenuto con pensieri personali. Il mio mito, Gesu, grande Guida, 28 Licenza - Creative Commons - 2013 soleva dire: “... pensieri, parole ed azioni...”. Cioe, con i pensieri che si coagulano in parole orali o scritte, si concretizza un'azione. Quante volte mi sono detto: “Voglio ottenere questo.” E poi non sono stato capace di realizzarlo. Come mai? Semplice, non ho prodotto un'azione continua e costante che mi portasse al conseguimento di un obiettivo, di un qualcosa che voglio realmente conseguire, raggiungere e goderne. Ed i miei genitori pregarono e pregarono tanto. Tutti pregavano per me. Tutti. “Mi sono trovato in un prato immenso, a piedi nudi. Vedevo dei fiori meravigliosi che emanavano un profumo inebriante. Ero estasiato da quel luogo. Un posto incantevole, meraviglioso, stupendo. Di fronte a me in lontananza, maestose delle montagne innevate che con le loro vette più alte toccavano il cielo blu, incommensurabile. Delle nuvole bianche sublimi, si muovevano cambiando forma in men che non si dica. Chiunque le ammirava poteva vedere ciò che più gli piaceva. E lì, un sole caldo, brillante, maestoso, infondeva pace e tranquillità a chiunque. Ero tranquillo. Correvo a piedi nudi in questa immensa distesa di manto fiorito ed erboso. Mi rotolavo, facevo le capriole, saltavo sui sassi che accoglievano piacevolmente le piante dei miei piedini. E lì vicino, c'era un ruscelletto. Acqua fresca che 29 Licenza - Creative Commons - 2013 mi dava quel senso di vita. Sono vivo. Correvo nel ruscelletto e tutta l'acqua che schizzava e bagnava tutto il mio corpo, dandomi una straordinaria sensazione di benessere. Vedo i pesciolini, che accarezzano le mie caviglie e guizzano fra di esse. Sono variegati. Sono di mille colori. Dalle forme più piacevoli che io abbia potuto vedere. Ha dei rami che sembrano delle grandi braccia che ti vogliono accogliere: La Grande Quercia. L'Albero della Vita. Mi aspetta. Esco dal ruscelletto e mi dirigo verso questo possente arbusto. Più mi avvicino e più mi rendo conto di quanto sia maestosa questa meravigliosa pianta. Altissima questa quercia. Non so, forse 30 metri o forse più. La circonferenza del suo tronco per poterla abbracciare credo che occorressero più di 170 persone. Appena sono sotto il suo fogliame mi rendo conto di una sensazione meravigliosa: coraggio. Mi sento coraggioso, mi sento energico, mi sento forte, mi sento vivo, mi sento io. Subito abbraccio il tronco con tutto il mio corpicino e la prima cosa che percepisco è di essere un tutt'uno con essa. Ascolto la linfa che scende e sale nel tronco della grossa quercia, dell'albero della Vita. Il vento che passa tra i rami della Grande Quercia, muovendo le foglie, mi induce ad accogliere il messaggio che mi vuole trasmettere. Faccio parte del tutto. Sono 30 Licenza - Creative Commons - 2013 collegato con il tutto e con tutti. Mi parla, mi racconta la sua storia. È sempre stata lì e rimarrà per sempre lì. E mentre mi racconta la sua storia e di ciò che ha vissuto e di ciò che dovrà vivere mi rendo conto che la sua linfa si trasferisce nel mio sangue, facendomi diventare un tutt'uno con essa. È una sensazione magica, sembra che sto levitando. Sono parte di essa e lei è parte di me. Vedo ciò che vedo, ascolto ciò che ascolto, percepisco ciò che percepisco. E mi proietta nel passato, nel presente e nel futuro. Mi fa vedere cosa ho fatto, cosa faccio e cosa devo fare. Mi guida e mi rassicura che è sempre con me, anche quando credo che io sia da solo. Mi dice che riesco a realizzare quello che voglio e questo mi fa sentire ancora più forte e determinato. Poi, dolcemente e delicatamente, come se fosse una mamma che accompagna per mano il suo bimbo a guidarlo nei primi passi per insegnargli a camminare, mi lascia gradualmente la sua mano per camminare da solo, ma io so che lei, è sempre con me. Mentre la saluto e ricevo il suo accenno dai suoi grossi rami che si muovono ondeggiando in una danza armoniosa, mi dirigo verso un portale. Sembra un arco stile romano, a mo' del Colosseo. Da questo portale esce una luce bianca, intensa, luminosa. Ne sono attratto. Ne rimango incantato. Mentre mi dirigo 31 Licenza - Creative Commons - 2013 verso questo portale, vedo che al di là del ruscelletto che è alla mia sinistra, c'è un binario. Tutt'ad un tratto odo un treno che proviene dal retro delle mie spalle. Voltandomi, noto una donna con i capelli lunghi e neri, una donna bellissima, che affacciandosi da un finestrino di una carrozza di questo treno, alza il braccio destro e con la mano mi saluta. Ed il treno, passa velocemente. Non capisco come mai mi abbia salutato. Mi dirigo verso questo portale. Mi sento sempre più attratto. Devo assolutamente attraversarlo. Mentre corro in questo straordinario luogo, percepisco la rugiada che accarezza i miei piedini. E più mi avvicino a questo portale e più mi rendo conto che sto andando verso qualcosa di magico, di unico, di eccezionale. 30 metri. Vedo le montagne innevate di fronte a me. 15 metri. Ascolto il vento che culla la mia pelle. 5 metri. Percepisco la linfa della Grande Quercia dentro di me. 1 metro. Sono quasi lì. 8 centimetri. Nel mentre che sto per varcare il ciglio del portale ed il fascio luminoso avvolge tutto il mio essere, mi sento abbracciare dietro le mie spalle, da una donna, la quale non ho visto il suo volto, e mi sussurra nell'orecchio sinistro: “Ancora non è il tuo momento...” Mi sono svegliato dal coma l'11 dicembre del 1976 alle 10 del mattino in un letto dell'ospedale nel reparto di medicina del Policlinico di Bari. 32 Licenza - Creative Commons - 2013 Vicino a me, al mio risveglio, c'e mia mamma e mio zio, il fidanzato di zia Candida. Piange di gioia, mia mamma. Chiedo a mio zio, perche piange. “Gli e andato un moscerino negli occhi”, mi risponde. Voglio che tu ora che stai leggendo queste righe, comprendi cosa sia la Vita. Piu in la capirai che ho rischiato la vita sette volte e ti racconto anche come sono riuscito a salvarmi inconsapevolmente. Homo faber fortunae suae (L'uomo e artefice del proprio destino – Sallustio – I sec. a. C.). Ricordati: TU sei padrone del tuo destino e se avrai la fede e la volonta di vincere, la vittoria nella tua personale battaglia non ti sara negata. Io la mia battaglia l'ho vinta piu di una volta, ed adesso che mi volto indietro nel passato, vedo quanta gioia ho avuto nell'affrontare le avversita che mi si sono superate. Mentre c'erano dei miei amici che si sbucciavano ad un ginocchio e piangevano andando dalla mammina per un piccolo graffio, all'eta di 4 anni venivo sparato e dovevo affrontare anestesia totale, coma ed altro. Mentre dei miei amici all'eta di sette anni venivano burlati dai loro compagni di gioco, io dovevo fare terapia per riabilitare il braccio sinistro e la gamba sinistra. Scusa, ma adesso mi sto auto-commiserando. No! Assolutamente lungi da me. Ho un'energia che a solo leggere queste righe tutte le cellule del tuo corpo vibrano ed io sto percependo adesso, 33 Licenza - Creative Commons - 2013 in questo preciso momento, la tua vibrazione. Ricordati: siamo collegati tutti. Tutti siamo un tutt'uno. Il tutto e in noi e noi in lui. Quante volte ti e capitato di essere particolarmente calmo e sereno ed armonioso e non ti sei mai spiegato perchen avvenisse tutto questo? In quel momento eri in contatto con te stesso ed eri in contatto con tutto cio che ti circondava. Diciamo che eri in “collegamento” con il mondo, con la natura, con gli animali, con la VITA. Siamo presi dalla frenesia, dall'andare in ufficio e produrre piu risultati economici, perche il successo si misura da quanti soldi hai e da cio che hai prodotto. Questo e cio che ci hanno insegnato e cio che ci insegnano. Il potere logora chi non ce l'ha, dice il senatore Giulio Andreotti, ed io aggiungo e logora chi ce l'ha. Cio che e importante, in questo mondo, in questa vita, e sentirsi gratificati. Gratificati da chi o da cosa? Sicuramente hai avuto modo di fare beneficenza o di aiutare qualcuno a superare una difficolta, oppure a svolgere qualsiasi altra cosa tu abbia fatto per sentirti bene con te stesso. Sai e una sensazione piacevole e meravigliosa. Il motto dei Cavalieri della Tavola Rotonda e: “Per servirci l'un l'altro diveniamo finalmente liberi”. Sono estremamente felice quando mi sento dire: “Grazie, per quello che hai fatto per me”. Non c'e somma al mondo che possa essere commisurata alla sensazione di 34 Licenza - Creative Commons - 2013 benessere che provo e che ricevo in quel momento. Molte volte sono io che ringrazio queste persone che mi hanno offerto l'opportunita di essere stato per loro un aiuto. In un passo della Bibbia alla voce Proverbi 17:17 c'e una frase che cita: “L'amico ama in ogni tempo, e fatto per essere un fratello nella sventura”. Io credo che siamo stati creati per essere fratelli e sorelle tutti, ma soprattutto per comprendere il messaggio universale che ognuno di noi ha dentro se stesso, per poterlo condividere col prossimo. Purtroppo, sin da piccoli ci insegnano alla competizione, alla sfida, all'essere egoisti. Questo ha ucciso la nostra creativita. Ritrova te stesso! Lao Tzu diceva: “Chi conosce gli altri e sapiente, chi conosce se stesso e illuminato”. Pensate che al piccolo Vincenzino, quando si sia svegliato dal coma abbia detto: “Ma perche sono in questo stato o in questa condizione?” Non si curava minimamente di cio che gli era accaduto, perche era vivo. Ma ritorniamo al 6 dicembre del 1976 e leggiamo cosa successe dopo. Ti va? Mamma Maria abbraccio il piccolo Vincenzino, il quale frastornato ancora dai residui dell'anestesia non si capacitava di cio che era accaduto e del perche si trovava all'ospedale. Mamma Maria era felice che il piccolo Vincenzino era salvo. Quante ne ha passate mamma Maria, e quante ne ha passate il piccolo Vincenzino. 35 Licenza - Creative Commons - 2013 2 centimetri sotto l'ippocampo. Solo a due centimetri di distanza si era fermata la pallottola. Aveva attraversato il mio cervello e si e fermata li. Aveva preso tutta la parte destra del cervello che comanda la parte sinistra del corpo. Il piccolo Vincenzino si ritrovava in quel lettino del Policlinico di Bari, che aveva perso le funzionalita del corpo: non riusciva piu a muovere le gambe e la mano sinistra. Gli occhi erano incrociati e vedeva malissimo. I medici dissero alla mamma di Vincenzino che il piccolo non avrebbe piu camminato e che avrebbe visto male a vita. Cosi non fu. Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli (V. Alfieri – 17491803). Il Papa di Vincenzino, Pasquale, era a Corigliano perche oltre che andare a lavorare per mandare il sostentamento al piccolo Vincenzino ed alla mamma, doveva occuparsi anche della situazione di nonno Vincenzo, che nel frattempo era indagato per avere tenuto la pistola incustodita. Quando si seppe la notizia che il piccolo Vincenzino era uscito dal coma, a Corigliano, gli zii, gli amici ed i parenti tutti gioirono di questa conoscenza. Dissero: “L'importante e che e vivo”. Si, vivo ma paralizzato. Nessuna colpa aveva Franco, il piccolo che accidentalmente sparo al piccolo Vincenzino. Non poteva saperlo che era una pistola vera. Non porto nessun rammarico nei confronti di Franco, nessun rammarico. Quando ci incontriamo 36 Licenza - Creative Commons - 2013 ci salutiamo da buoni amici e ci sorridiamo. Siamo legati l'uno al destino dell'altro. Non poteva saperlo che quella pistola era vera. Ai bambini si sa che piace giocare e curiosare. Due anni dopo sentii una notizia che il fratellino piu grande, per gioco aveva messo il fratellino di tre anni nella lavatrice ed aveva chiuso lo sportello. L'ha messa in funzione e... Quante cose accadono per gioco. Ce' chi si salva e c'e chi non si salva. Possiamo sapere cosa ci accadra fra un secondo? Fa parte del grande disegno universale. Siamo tutti su questa Ruota della VITA e se potessimo prevedere cio che ci accadrebbe, beh, allora potremmo farci ben pagare dagli altri per raccontare cio che vediamo. Una tecnica potente di visualizzare cio che intendiamo raggiungere puo andare bene con noi stessi, ma se intendiamo coinvolgere altre persone a cui vogliamo bene, molte volte puo capitare che quello che abbiamo visualizzato non possa concretizzarsi. Un mio grande amico Andrea Fargnoli, che adesso e lassu nei cieli, aveva dei grandi sogni e dei grandi progetti. Purtroppo,aveva una missione piu importante da svolgere altrove e per questo motivo che ha lasciato la moglie Rosi e la sua piccola Amanda. Io sto imparando a godermi l'attimo. L'attimo fuggente, come nel film mirabilmente interpretato da uno dei miei attori preferiti: Robin Williams. 37 Licenza - Creative Commons - 2013 Carpediem, soleva dire, cogli l'attimo che vivi. Secondo te io l'attimo l'ho colto? Tutti i giorni della mia vita che trascorro li dedico a vivere la vita intensamente, a farla vivere intensamente a mia moglie Tina ed ai miei cari ed amici. Ci perdiamo in noi stessi a volte e questo ci distoglie nell'ascoltare il cinguettio degli uccellini, a vedere una coccinella volare su una foglia, ad ascoltare il vento che sussurra nell'aria a notare cosa ci accade intorno. Acutezza sensoriale, la definisce il mio Coach, nonche amico Roberto Cere. Siamo troppo presi dalle nostre cose che non ci lasciamo prendere da noi stessi. Nel Policlinico di Bari intanto, sia gli infermieri che i medici tutti, portavano chi cioccolate, chi regali, chi dolci al piccolo Vincenzino che si sentiva coccolato ed accolto da tutti. Mamma Maria ringraziava tutti. Riposava su una sedia. Quanti sacrifici ha fatto per me. La ringraziero a vita. Mio fratello di un anno, Fabio, era accudito da mia nonna e da mio papa. Mamma Maria anche se sapeva che non avrei piu visto bene e non avrei piu camminato, pregava sempre affinche il piccolo Vincenzino si rimettesse in forma. Prima dell'incidente, il piccolo Vincenzino, quando nacque il suo fratellino, vedeva questa creatura piu piccola di lui pensando fosse un giocattolo. Un giorno, il piccolo Fabio che si trovava nel passeggino, venne scaraventato nelle scale dal piccolo 38 Licenza - Creative Commons - 2013 Vincenzino, pensando fosse un giocattolo. Per fortuna il passeggino attuti la caduta del piccolo, che rimase illeso. Un'altra volta, il piccolo Vincenzino, prese un pennarello e poiche gli piaceva moltissimo disegnare non trovando carta su cui scrivere, disegno sulle braccia del piccolo Matteo, scarabocchiandolo tutto. Quando sono vere le parole di Jim Rohn: “Devi assumerti la responsabilita personale: non puoi cambiare le circostanze, le stagioni o il vento, ma puoi cambiare te stesso.” Sono cambiato tantissimo nel corso degli anni. Ho imparato ad imparare, ad ascoltare, a gioire. Ma tutto questo mi ha insegnato che “La conoscenza dei propri difetti e l'inizio della guarigione” (Epicuro – 341 a. C. - 271 a. C.). Sono io il responsabile di tutto cio che sono e che faccio nella mia vita. Il piccolo Vincenzino, riceveva dei piccoli schiaffi da mamma Maria per avere trattato cosi il fratellino. Gli faceva sempre i dispetti. Perche? Semplicemente per gelosia, perche non riceveva le giuste cure come prima che nascesse il fratellino. Ma il piccolo Vincenzino avrebbe capito piu tardi. Capito una volta che, quando il piccolo Vincenzino aveva tre anni, data la sua spiccata intelligenza e creativita, trovandosi sul vasino per fare pupu, noto vicino al lavandino un pennello da barba. Pensando fosse anch'esso un giocattolo incurante si 39 Licenza - Creative Commons - 2013 alzo dal vasino, dopo avere fatto la pupu, si diresse verso il lavandino, essendo basso cerco di arrampicarsi e con un piccolo balzo riusci a prendere finalmente il pennello da barba. Mamma Maria, momentaneamente, si trovava in cucina poiche stava preparando il sugo per la pasta e lo stava condendo con carne macinata e con spezie aromatiche, prima di andare a controllare se il piccolo Vincenzino avesse finito di fare i suoi bisognini. Nel pianerottolo al terzo piano del palazzo Gallina, sito in Via Vittorio Emanuele, in Corigliano Calabro, di rimpetto all'appartamento del piccolo Vincenzino abitava la famiglia D'Ippolito. La Sig.ra Italia, il Prof. Armano ed i loro figli Luigino e MariaLuisa erano persone straordinarie e splendide. Quando incontro tutt'ora a Maria Luisa ed a Luigino, ricordo ancora quando mi facevano giocare con loro essendo molto piu grandi di 5 e 8 anni rispetto a me. Quel giorno la Sig.ra Italia suono alla porta per consegnare a mamma Maria una ciambella che piaceva moltissimo al piccolo Vincenzino. I proprietari del palazzo, i Sig. Gallina erano molto attaccati al piccolo Vincenzino, poiche lui era nato in quell'appartamento. Tutti gli inquilini di quel palazzo consideravano il piccolo Vincenzino come un proprio figlio. Tutti gli volevano bene anche se ogni tanto combinava una delle sue marachelle. Dopo 40 Licenza - Creative Commons - 2013 che mamma Maria ringrazio tantissimo la Sig.ra Italia per la ciambella, la poso sul tavolo in cucina e si diresse nel corridoio per andare al bagno e prendere il piccolo Vincenzino per farlo mangiare. Quando apri la porta, lo spettacolo non era poi tanto cosi allettante. Nel frangente il piccolo Vincenzino con il pennello aveva intinto nel vasino dov'era la pupu ed aveva dipinto tutte le pareti del bagno, sino dove poteva arrivare, con la pupu. Povera mamma Maria che dovette armarsi di tanta pazienza per ripulire tutto e sistemare il bagno. Quante cose ho imparato dall'amorevole lezione di vita che ha saputo mirabilmente inculcarmi sia mia mamma che mio papa. “L'uomo non e la creatura delle circostanze, ma sono le circostanze la creatura dell'uomo”, diceva il grande Benjamin Disraeli. Il 12 dicembre ricevette la visita delle zie Candida e Federica, sorelle del papa Pasquale, che gli portarono dei bellissimi regali: cioccolate, caramelle e dei peluche morbidosi. Giocarono con lui tutto il giorno, e poiche il piccolo Vincenzino non poteva alzarsi dal lettino, poiche era sotto osservazione, cercarono di farlo ridere e gli raccontavano che tutto sarebbe andato per il meglio. Nel frattempo mamma Maria cercava spiegazioni su quanto fosse accaduto a Candida, la quale le raccontava che era 41 Licenza - Creative Commons - 2013 stata una fatalita che in quel momento i tre bambini erano rimasti soli e che non si sia capito come Franco abbia trovato la pistola. In modo seppur velato Maria esprimeva la sua rabbia sull'accaduto e dava le colpe a se stessa in primi per avere permesso che quella sera abbia lasciato Vincenzino con Candida, e poi a nonna Francesca, la stessa Candida e Federica. Candida capendo la situazione la lasciava sfogare e cercava di consolarla come meglio poteva, pur sapendo che il dolore di una mamma per il proprio figlio e grande in queste situazioni. La stanza dove era Vincenzino, aveva delle pareti bianche. Lo stesso bimbo si chiedeva fra se e se, come mai sia le pareti della stanza quanto quelle specie di “giacche” che indossavano i medici erano bianche. Quel pomeriggio passo uno dei tre chirurghi che aveva operato Vincenzino, sincerandosi delle sue condizioni e scherzando un po' col piccolo. Vincenzino, noto che poi lo stesso medico si avvicino a sua mamma ed alle sue zie e che disse loro qualcosa. Subito dopo vide che piansero di gioia per cio che era stato loro detto. Non seppe mai cosa quel medico disse a sua mamma ed alle sue zie. La vista del piccolo Vincenzino era limitata poiche la pallottola aveva creato seri danni al cervello causando disturbi ai nervi ottici. Il piccolo intravedeva cio che era distante da lui senza mettere bene a fuoco cosa accadeva. Mamma 42 Licenza - Creative Commons - 2013 Maria cercava in tutti i modi di fare distrarre il piccolino e di sdrammatizzare per quanto potesse, l'accaduto. La notte fra il 12 dicembre ed il 13 dicembre avvenne quel che avvenne. Nella notte Vincenzino sogno di essere insieme ad una bella signora con degli occhi azzurri e con dei capelli color oro. Si trovava in un grande parco e v'erano tanti altri bambini che stavano giocando con i loro genitori. Chi saltava con la corda, chi dondolava sull'altalena, chi scivolava sullo scivolo, chi si rotolava nel prato erboso. L'aria era tersa e tiepida ed i raggi del sole colpivano tutte le persone presenti irradiandoli di armonia e di rilassatezza. Le risate gioiose galoppavano fra i sorrisi dei genitori. In un laghetto li vicino dei cigni maestosi amoreggiavano incrociando i loro lunghi colli. La possente quercia, secolare che dava ristoro con la sua ombra a coloro intendessero avvalersene, ospitava fra i suoi bellissimi cespugli dei nidi di passerottini e di rondini, le quali madri nutrivano i loro piccoli. Questa bella signora prese per mano al piccolo Vincenzino, lo porto a passeggiare in questo bellissimo parco giochi. Mentre che passeggiavano, raccontava al piccolo della sua storia, di come fosse cresciuta in un ambiente in cui gli altri volevano imporre la loro volonta su di lei e di come lei molte volte dovette ribellarsi per salvaguardare la sua persona. La cosa strana e che tale 43 Licenza - Creative Commons - 2013 signora oltre che parlare a Vincenzino come se fosse un adulto, portava nella mano sinistra un fazzoletto profumatissimo nel quale custodiva gelosamente qualcosa e nonostante le insistenze del piccolo Vincenzino per vedere cosa ci fosse, la bella signora diceva lui di pazientare poiche avrebbe compreso da li a breve. La misteriosa signora continuava nel raccontare di come un giorno, un ricco e potente signore la vide e si innamoro dei suoi occhi. Fece tutto il possibile questo ricco signore per riuscire ad averla . Lei si rifiutava sempre e nonostante dicesse ai suoi genitori che non aveva nessuna intenzione di sposarlo, i suoi genitori la costrinsero ad andare da lui. Seppur con riluttanza e con rabbia dentro dovette recarsi da questa persona cattiva, la quale appena la vide le disse che aveva degli occhi meravigliosi. Vista la sua infelicita questa donna per tutta risposta prese un coltello si cavo gli occhi e glieli porse su un piatto. Quando il piccolo Vincenzino, si sveglio la mattina aprendo gli occhi noto che vedeva benissimo e che i suoi occhi non erano piu incrociati. Quando mamma Maria vide questa cosa nel piccolo Vincenzino, dapprima pianse e poi corse nel corridoio del reparto di medicina per avvisare il medico. Nell'altra stanza adiacente al piccolo Vincenzino v'era una signora sulla cinquantina d'anni. Una 44 Licenza - Creative Commons - 2013 signora semplice, umile e fiera di se stessa. Si trovava li per una piccola appendicite. Quella mattina c'era sua figlia che la aveva venuta a trovare ed a portarle una colazione che consisteva in un cornetto alla marmellata con un caffe senza zucchero. Lei stava bevendo un the caldo e quando vide mamma Maria correre nel corridoio per avvisare il medico, penso che era accaduto qualcosa di poco bello al piccolo Vincenzo. Fra lo stupore e la gioia vide che Vincenzino giocava con il peluche e rideva gioiosamente. Notava che i suoi occhi erano ritornati come prima e non riusciva a spiegare come tutto questo fosse stato possibile. Quando arrivo il medico insieme a mamma Maria, visito subito il piccolo Vincenzino ma nonostante i vari controlli e dopo essersi consultato con i suoi colleghi, non compresero come tutto cio fosse accaduto. Se solo avessero chiesto al piccolo Vincenzino cosa sogno quella notte... Non seppero dare nessuna spiegazione ne medica ne scientifica. Era il 13 dicembre del 1976. quella signora bella non ritorno piu in sogno al piccolo Vincenzino, ne tanto meno seppe cosa custodiva preziosamente in quel fazzoletto profumatissimo. Immensa la gioia di mamma Maria quanto pote vedere che al suo cucciolo gli occhi erano ritornati normali. Se ne parlo per giorni di quel “miracolo”. Si vociferava nei corridoi che il 13 dicembre il giorno di Santa Lucia il 45 Licenza - Creative Commons - 2013 piccolo Vincenzino era ritornato a vedere come prima. C'e da dire che il piccolo Vincenzo, nonostante la sua condizione fisica, era sempre vispo ed allegro. Aveva sempre voglia di giocare e di scoprire e a volte chiedeva a sua mamma come mai prima poteva camminare ed adesso si trovava su una sedia a rotelle. La mamma cercava in ogni modo i fargli capire che era una cosa temporanea e che tutto si sarebbe messo a posto, anche se i medici continuavano a dire, senza farsi sentire dal piccolo Vincenzino, che non avrebbe piu camminato, poiche la pallottola aveva leso irrimediabilmente le connessioni nervose del cervello che comandano la parte sinistra del corpo e delle gambe. In poche parole la pallottola aveva chiuso l'interruttore della corrente che consentiva al piccolo Vincenzino di potere camminare. Il 15 dicembre il papa di Vincenzo, Pasquale, lo venne a trovare insieme ad Giulio, che era andato via il giorno dopo l'intervento del 6 dicembre del piccolo Vincenzo rientrando per l'appunto con Pasquale. Tante erano le domande che Giulio rivolgeva al papa di Vincenzo e tante erano le cose che Pasquale chiedeva a lui per sapere cosa gli avesse detto nel tragitto da Corigliano a Bari per farlo stare in vita. Gli interrogativi erano moltissimi e moltissime erano le imprecisioni delle varie versioni che 46 Licenza - Creative Commons - 2013 venivano date nel frattempo carabinieri dalla mamma di Franco, da nonno Vincenzo, da nonna Francesca, da Candida e Federica ed allo stesso Pasquale. Si cercava di ricostruire quanto fosse accaduto quella mattina del 5 dicembre 1976. Nonostante le indagini conducevano sempre di piu all'incriminazione del nonno del piccolo Vincenzo, c'era qualcosa di poco chiaro. Non si comprendeva come mai l'arma fosse tenuta in quel como e perche. Interrogarono anche i due fratelli presenti in quella mattinata a quanto accadde ed entrambi dissero che il piccolo Vincenzo aveva preso la pistola e si era sparato da solo. Gli inquirenti, comunque, sospettavano qualcos'altro ma nonostante i loro sforzi non riuscirono ad avere notizie certe. In quel periodo c'era tantissimo caos; i vicini di casa, raccontavano che avevano visto scappare frettolosamente i due bambini quella mattina, altre persone asserivano di non avere sentito nessun colpo di pistola esploso, c'era chi affermava di avere visto addirittura entrare un uomo quella mattina in casa dei nonni del piccolo Vincenzo. Una cosa e certa: il solo ed unico testimone dell'accaduto era proprio il piccolo Vincenzino. E solo lui poteva realmente dire cosa fosse accaduto realmente. Quando quel 15 dicembre Giulio e Pasquale andarono a trovare il piccolo Vincenzino, in quella 47 Licenza - Creative Commons - 2013 mattinata piovosa e fredda, fredda come la notizia che da li a poco i tre presenti udirono, da quanto venne riferito dal piccolo Vincenzino, si comprese di quanta falsita v'era nelle dichiarazioni. Mentre giocava allegramente sul lettino della stanza in cui Vincenzino passava la sua degenza con le gambe paralizzate, mamma Maria chiese al piccolo Vincenzino, in presenza del marito Pasquale e dell'amico di famiglia Giulio cosa fosse successo quella mattina. “Franco mi ha sparato”, furono queste le parole che il piccolo Vincenzo disse ai presenti. Con sguardi attoniti e con rabbia nel cuore, incominciarono a parlare fra di loro e dirsi sul da farsi. Stettero a parlare quasi un'ora mentre il piccolino continuava a giocare con i giochi portati da Giulio e da Pasquale. Gli portarono una scatola di domino ed inizialmente, il piccolo cercava di metterli uno sull'altro senza comprendere la vera utilita di quel gioco fantastico ed intelligente. Probabilmente non sapeva che anni piu tardi, quel particolare gioco gli avrebbe dato delle intuizioni altamente scientifiche. Vedeva nei loro volti grigiore e rabbia. Ma lui era sereno dentro. Come se nulla gli fosse accaduto, come se tutto quello che gli era successo, fosse normale per lui. E in quella giornata grigia e fredda mamma Maria, papa Pasquale ed Giulio si promisero una cosa. Si promisero che avrebbero fatto 48 Licenza - Creative Commons - 2013 tutto il possibile per rendere la vita del piccolo Vincenzo piu agevole e piu serena possibile coinvolgendolo, per quel che a loro potesse competere, nel migliore dei modi. Subito dopo avere parlato tornarono da Vincenzo e cercarono di giocare con lui. Vincenzo vide che sua mamma aveva le lacrime agli occhi e che in qualche modo, cercava di asciugarsele. Venne l'infermiere che porto al piccolino delle pillole amare che dovette ingoiare bevendo un bel bicchiere d'acqua fresca. L'infermiere gli disse che servivano affinche il piccolo Vincenzo crescesse sano, bello e forte. Ma per poterle ingoiare quelle pillole faceva un sacco di moine affinche potesse evitarle di prenderle. Ed allora armato di tanta pazienza e bonta l'infermiere gli portava dei cioccolatini ed in cambio Vincenzo doveva seppur a malincuore, ingoiare quelle pillole. Giulio cercava di fargli comprendere a quanto potessero aiutarlo nel crescere se avesse preso quelle pastiglie. Papa Pasquale, in qualche modo, cercava di assecondare il figlio per fargli vedere che gli era vicino e lo distraeva con i domino che gli avevano portato insieme ad Giulio. Dopo quasi mezz'ora, finalmente riuscirono a dargli queste pillole che, pero, vomito subito dopo. Erano talmente amare da non essere accettate dal metabolismo del piccolino. Per questo motivo, i medici, decisero di 49 Licenza - Creative Commons - 2013 cambiare terapia assegnandogli dei flaconi da ingerire insieme al mangiare, in modo tale che il tutto avvenisse nella maniera piu naturale e semplice possibile. Ogni tanto aveva dei dolori alla testa, dolori che gli causavano forti emicranie. Purtroppo, doveva incominciare ad abituarsi a convivere con quei dolori e li avrebbe dovuti sopportare per tutto il resto della sua vita. Ma questo ancora non lo sapeva. Non era a conoscenza di cio che avrebbe vissuto. Non poteva immaginare delle sofferenze, delle umiliazioni, delle ingiustizie che avrebbe vissuto. Non poteva lontanamente ideare degli altri interventi che avrebbe subito sulla sua persona. La pallottola aveva causato una bella ferita, profonda e mortale. Ma lui era sopravvissuto. Sopravvivere ad un colpo del genere non e da tutti. Sopravvivere con una pallottola nel cervello alcuni direbbero che e stato un miracolo. Quando fecero la radiografia al cranio del piccolo Vincenzino videro subito alle lastre l'esatta posizione dove si era fermata la pallottola. Ed increduli i medici che operarono il piccolo Vincenzino, il dr. Fasano, il dr. Renzelli ed il dr. Saviano, non si capacitavano di cio che vedevano. Era qualcosa a dire la loro, di impossibile. Eppure era reale quella lastra. Tutto e possibile. Quando si crede che non ci sia nessuna spiegazione allora v'e la spiegazione. Ma l'importante e che Vincenzo 50 Licenza - Creative Commons - 2013 era vivo. Dopo avere resistito ad una pallottola perdendo sangue per circa un'ora, dopo essere stato trasportato da Corigliano a Bari in autoambulanza, appeso ad un filo fra la vita e la morte, dopo avere subito un'intervento di circa 9 ore non sapendo se ne uscisse vivo, dopo essere andato in coma per sei giorni e non sapendo se si svegliasse, il piccolo Vincenzo era vivo. La vita albergava in lui, era fonte inesauribile che gli donava quella vitalita da guerriero. Un guerriero pacifico che aveva uno scopo da compiere, e che aveva fatto un viaggio ed era in viaggio ma non sapeva la destinazione, perche il viaggio lo avrebbe reso felice nel tempo. Ma ancora Vincenzo non poteva realizzare quanto gli sarebbe stato assegnato per donare, agli altri esseri umani, resistenza, sopportazione, coraggio ed energia. Quel lungo intervento gli procuro una straordinaria cicatrice di quasi 37 punti sul cranio. Per questo motivo quando andava a fare la pipi, accompagnato da mamma Maria, vedeva il suo capo fasciato con una grossa benda ma ancora non comprendeva il perche di quella benda. Ogni tanto aveva delle piccole perdite di sangue ma era tutto normale. Quando gli usciva quel sangue vivo ed intenso, mamma Maria lo sosteneva dicendo lui che se usciva il sangue allora stava guarendo. Mamma Maria diceva al piccolo Vincenzo che 51 Licenza - Creative Commons - 2013 occorreva che lui facesse delle preghierine al buon Gesu. Ma tutto questo non veniva compreso da Vincenzo. L'unica cosa che era certo consisteva nel fatto che riceveva tanti regali, ogni giorno da chiunque in quel reparto ed in quell'ospedale e riceveva tante visite sia dalle persone che erano ricoverate in quel policlinico e sia dai parenti di questi ultimi. Si raccontava che il piccolo Vincenzo si era sparato e che era sopravvissuto all'accaduto. Ma non potevano sapere la vera verita. Non potevano sapere che a sparare era stato Franco, l'amico di Vincenzo, ne tanto meno mamma Maria avrebbe detto loro la verita. Si cerco di nascondere il piu possibile questo episodio. Perche? Con il tempo, attorno alla pallottola, si sarebbe formato un callo, una sorta di protezione al corpo estraneo per proteggere il cervello e per evitare ulteriori spostamenti dello stesso proiettile che avrebbe potuto creare delle lesioni irrimediabili. Il nostro corpo e una macchina meravigliosa e meravigliose sono le sue immense difese, per salvaguardare la vita umana. Ma quell'incidente era anche positivo: aveva creato nella mente del piccolo Vincenzo uno sbalzo temporale tant'e che riusciva a visualizzare nei suoi pensieri, cosa avrebbe vissuto nel futuro. In modo strabiliante quando era del tutto cosciente, il piccolo Vincenzo avevi dei flash back su cio che gli sarebbe capitato quando 52 Licenza - Creative Commons - 2013 aveva 10 anni, di cio che avrebbe vissuto a 18 anni, di quello che avrebbe realizzato a 28 anni. Erano delle immagini in movimento che gli davano dei rimandi sulla sua stessa vita. Ma la cosa strana era che non realizzava quanto gli stava succedendo. Credeva che erano dei sogni ad occhi aperti. Ma quando raggiunse l'eta dei 10 anni, dei 18 anni e dei 28 anni piu volte si verificarono gli episodi che aveva “sognato ad occhi aperti” quando aveva 4 anni. Non poteva sapere che quella pallottola gli aveva sviluppato una capacita misteriosa della mente: il dono della premonizione. Riusciva inconsapevolmente ed inspiegabilmente a prevedere degli eventi futuri in grado di fargli vedere cosa gli sarebbe successo nel bene e nel male. Quant'e misteriosa la mente umana e quante potenzialita nascoste ha. Ma ancora non era cosciente di questo immenso dono che aveva ricevuto dai suoi “Creatori”. 33 anni piu tardi avrebbe intuito chi l'aveva tenuto in vita quel 5 dicembre dl 1976 e quali facolta mentali aveva acquisito prendendo consapevolezza e coscienza di se. Ma adesso Vincenzino era un bimbo di 4 anni che si trovava dall'oggi al domani in ospedale dove prima aveva una vita normale come tutti gli altri ed adesso la sua vita era sconvolta piacevolmente. Proprio per questo motivo i suoi pensieri erano rivolti al gioco ed alla spensieratezza, erano rivolti a stare in 53 Licenza - Creative Commons - 2013 compagnia di altri fanciulli della sua tenera eta, erano rivolti a creare ed a sbizzarrirsi cosi come fanno tutti i bambini di quell'eta, senza vincoli, senza schemi, con la creativita a mille che gli avrebbe donato quella gioia di cui lui desiderava in quel momento. Ma adesso tutto questo non era, almeno temporaneamente, piu possibile. Adesso la mamma di Vincenzo doveva occuparsi di lui, doveva curarlo. Vincenzo da li a breve avrebbe avuto un'altra vita, ma questo lui e tutti gli altri non potevano saperlo. Vivevano il momento del qui ed ora. Erano assuefatti da cio che era accaduto, ma la cosa strabiliante era che proprio da quell'evento poco piacevole mamma Maria prese spunto per diventare piu forte caratterialmente e piu disponibile verso il prossimo. È proprio vero che gli eventi poco piacevoli nella vita, a volte, tendono a farci diventare piu comprensivi con noi stessi e con gli altri. Ma tutto questo fa parte di cio che ognuno si genera autonomamente. Se quel giorno il piccolo Vincenzo non fosse andato a giocare con Franco ed il fratellino, se quel giorno una delle due zie fosse stata in casa, se quel giorno nonna Francesca alle 10 del mattino avrebbe fatto trovare una colazione ai tre fanciulli, se quel giorno il nonno Vincenzo avesse preso la pistola e l'avrebbe portata con se, se quel giorno la mamma di Franco fosse salita a casa a prendere i suoi figli per 54 Licenza - Creative Commons - 2013 portarli a fare un giro insieme a lei, se quel giorno... Fatalita? Destino? Coincidenze? Caso? Domande e sole domande. Cio che e accaduto e accaduto ed il passato fa parte del passato. Oramai occorre pensare al qui ed ora. Adesso. Ed adesso il piccolo Vincenzo sta soffrendo in ospedale per cio che gli e capitato. Ma e una sofferenza seppur piacevole poiche riceve regali e dolci ed a lui sta bene. Cosa deve avere vissuto come esperienza quel bimbo? Quante umiliazioni ha dovuto affrontare? E soprattutto cosa gli ha permesso di superare tutti questi ostacoli? Determinazione e coraggio. Ma soprattutto la voglia di vivere, la voglia di gioire con se stesso e con gli altri. Questo era il pensiero che gli e incominciato a balenare dal momento in cui e uscito dopo tre mesi dall'ospedale. Nel frattempo Giulio, raccontava al piccolo Vincenzino di quella volta in cui andarono al parco giochi e di quanto egli si fosse divertito. In particolare gli ricordo la sua spericolatezza nel fare cose che li altri bambini evitavano fare. Gli rammento di come volle salire sulla grata di legno e di come si arrampico sino in cima senza nessuna paura. E quando fu in cima alla grata si mise su a cavalcioni e si gustava tutto cio che accadeva non curante di quanto Giulio dicesse lui di scendere, tant'e che dovette salire Giulio e farlo scendere gradualmente. Osservava dall'alto le persone 55 Licenza - Creative Commons - 2013 che vi erano in quel momento, ed ascoltava quanto dicessero. La cosa mirabile era che percepiva delle sensazioni meravigliose durante questo lasso di tempo che rimase su in cima alla grata di legno. Gli piaceva vedere le cose dall'alto, gli dava quel senso di controllo. E mentre era li su gli venne il ricordo di quando quel pomeriggio nell'attuale Salone degli specchi del Castello ducale di Corigliano Calabro, dormiva in quei lettini messi uno vicino all'altro sotto la vigilanza delle monache che all'epoca del 1976 gestivano tale castello. Si ricordo di quanto erano rigide e di come pretendevano che i bimbi tutti, ascoltassero e seguissero cio che loro veniva detto. In quel pomeriggio Vincenzino evito di dormire ed in quel lasso di tempo stette sveglio tant'e che sentiva che altri bambini e bambine bisbigliavano fra di loro per evitare che venissero sgridati dalle suore. Le pareti di questa immensa sala erano fatiscenti rovinate dal tempo. Dal soffitto alto quasi cinque metri v'era un lampadario immenso in cristalli. Un dipinto v'era e v'e sul soffitto di questa importante sala. Il castello era di proprieta del Barone Compagna, ricco e potente proprietario terriero di Corigliano Calabro. Tante persone erano transitate in quel castello e tanti misteri nascondeva lo stesso. Finalmente ritorno al presente quando Giulio con delicatezza lo fece scendere giu dalla grata di 56 Licenza - Creative Commons - 2013 legno. Subito dopo lo porto alla gelateria del “Combattente” una gelateria famosa di Corigliano su in paese. Corigliano era ed e divisa in zone: v'e Corigliano Calabro che comprende: Corigliano Scalo, dove si svolgono le attivita commerciali, Schiavonea, localita balneare, Piana di Caruso, localita montana, Baraccone e Simonetti, localita montane, Villaggio Frassa, Thurio, Torricella, Cantinella, Mandria del Fono, frazioni. Corigliano Calabro ha un territorio molto vasto ed esteso, ricco di agrumeti, i migliori della zona. E andando dal gelataio, gia Vincenzo si immaginava quale gelato avrebbe mangiato: il gelato al cioccolato ed il pistacchio, il suo preferito. Quando si diressero in gelateria che si trovava vicino alla chiesa di San Francesco, quella mattina che era domenica, si incrociarono con tanti altri bimbi e bimbe che erano stati al catechismo e con i loro genitori si dirigevano tutti a questa gelateria. Poiche la gelateria era piccolina, tutti dentro non ci stavano e quindi si era costretti ad aspettare fuori e fare il turno per mangiare un buon gelato. Al piccolo Vincenzo gli venne subito un sorriso smagliante quando Giulio gli racconto tale aneddoto e desiderava in quel momento quel buonissimo gelato al cioccolato ed al pistacchio che il Sig. Ciccio detto il combattente, sapeva fare. Purtroppo in quel momento non poteva averlo e quindi Giulio 57 Licenza - Creative Commons - 2013 per distoglierlo da quella richiesta, lo prese in braccio amorevolmente lo mise sulla sedia a rotelle e lo porto a passeggio in giro per il corridoio del policlinico. Mentre passava davanti alle altre stanze del reparto, le persone che “soggiornavano” momentaneamente in ospedale, salutavano con grandi sorrisi il piccolo Vincenzo. Nel frattempo mamma Maria e papa Pasquale, si dicevano cosa avrebbero dovuto fare e delle spese che avrebbero dovuto sostenere. Cercavano di trovare una soluzione immediata a tale problema. Occorreva prendere una decisione subito ed imminente. Pasquale riferiva a Maria che avrebbe parlato con suo padre e che gli avrebbe chiesto un prestito per sopperire alle spese di soggiorno li a Bari, anche perche non sapevano il tempo che sarebbe occorso affinche il piccolo Vincenzo potesse essere dimesso dall'ospedale. I medici avevano riferito ai genitori del piccolo Vincenzo che ci sarebbe voluto come tempo dai due ai tre mesi. A ragione di cio preoccupati di cosa sarebbe potuto succedere in vista del fatto che il piccolo Vincenzino, appena uscito dall'ospedale avrebbe dovuto avere delle cure speciali poiche non camminava, cercavano nel migliore dei modi di ragionare sulle possibili soluzioni. Ci fu un signore sulla sessantina d'anni che quando vide il piccolo Vincenzino 58 Licenza - Creative Commons - 2013 sulla sedia a rotelle, gli si avvicino lo prese i braccio, chiedendo il permesso ad Giulio, e lo porto vicino alla finestra per fargli vedere cosa succedeva fuori. Gli faceva notare che pioveva e che le persone con gli ombrelli si riparavano dalla pioggia per recarsi al lavoro o per fare le proprie commissioni. Faceva notare al piccolino le macchine che andavano e venivano dall'ospedale. Gli faceva vedere le persone che entravano nei palazzi dirimpetto all'ospedale e gli raccontava che ognuna di quelle persone aveva una storia personale. Diceva al piccolo Vincenzo, che lo ascoltava con molta curiosita, che ognuno di noi ha qualcosa da insegnare all'altro. Continuava, dicendogli, che tutti, grandi e piccoli, imparavano l'uno dall'altro, che c'era tanto da condividere in comune e che ogni Essere Umano ha un suo vissuto che fa parte del tutto. E mentre parlava, era cosi piacevole ascoltarlo che procurava a Vincenzo ed Giulio sensazioni di armonia e di benessere. Questo signore alto, possente di corporatura, con i capelli brizzolati ma non troppo, carnagione olivastra, quasi abbronzato, con degli occhi scuri ma dolci, qualche ruga sui bordi della bocca e con degli occhiali molto grandi da vista; sorreggeva Vincenzino in braccio, il quale sgualciva leggermente il suo pigiama a tinta blu e turchese. Le sue pantofole aperte erano un po' consumate dal tempo, ma si 59 Licenza - Creative Commons - 2013 vedeva che erano confortevoli e calde. A tracolla aveva un borsello nel quale conservava i suoi effetti piu personali e la portava sempre con se. Mentre parlava allungo la mano destra dentro questo borsello e tolse due torroncini al cioccolato, alla quale visione il piccolo Vincenzo rimase estremamente felice. Era li in ospedale da solo. Nessuno dei suoi parenti lo andava a trovare ne tanto meno i suoi figli. Il suo “soggiorno” sarebbe finito da li a breve. Il Sig. Carlo mentre raccontava tutto questo a Vincenzo, ogni tanto nella voce si avvertiva quel pizzico di malinconia e di solitudine. Ma a contatto con il piccolino scompariva subito, probabilmente perche a sua insaputa il piccolo Vincenzo, trasmetteva gioia e felicita a chi lo vedeva. In tutto questo il Sig. Carlo incomincio a raccontare di quando lui era piccino come il piccolo Vincenzino e di come si fosse trovato a scoprire un posto magico per lui. Si creo subito un'atmosfera di ascolto assoluto da parte di Giulio e del piccolo Vincenzo. Quando Carlo passeggiava vicino alla casa di campagna dove abitava, nei pressi di Alberobello, dove v'erano i trulli, incomincio ad incamminarsi in un sentiero che sino ad allora non aveva mai notato. Durante il tragitto, udiva il rumore dell'acqua proveniente dalla vallata che costeggiava questo sentiero. I raggi del sole filtravano creando dei giochi di luce 60 Licenza - Creative Commons - 2013 bellissimi che si incrociavano con i grossi pini che accoglieva quel luogo. La sua attenzione fu subito catturata dal saltare di due scoiattoli. Il loro manto luccicante ai raggi del sole, risplendeva il colore del ramato. Cosi come li vide apparire li vide scomparire fra i vari cespugli dei pini. Ogni tanto la radura si apriva e poteva osservare degli immensi prati fioriti. V'erano le goccioline di rugiada sulle foglie dei fiori e delle piante e chinandosi poteva ammirare il mondo nascosto che custodiva quel prato. Delle lumachine si muovevano dolcemente sulla foglia di un casablanca, dirigendosi verso la parte piu centrale della stessa. Una coccinella dai sette punti neri col dorso rosso, era volata sulla mano di Carlo che la guardava estasiato da quel minuscolo essere vivente. Nel frangente ascoltava il cinguettio degli uccelli che avevano i loro nidi fra gli alberi che circondavano il prato. Sembrava un piccolo paradiso terrestre e il piccolo Carlo non riusciva a capacitarsi del luogo in cui era in quel momento. Continuava a percorrere quel sentiero e lasciandosi alle spalle il prato incomincio ad addentrarsi nella radura. Un po' impaurito ma allo stesso tempo curioso, intendeva capire dove conduceva quel sentiero, non curandosi che si sarebbe potuto smarrire. In lontananza noto che la radura andava sempre piu aprendosi conducendo alla fine del sentiero 61 Licenza - Creative Commons - 2013 dove lo diresse verso una casa tutta in pietra e vicino alla stessa c'era uno stagno dove si sentiva il gracidare delle rane. Era il periodo estivo, verso meta luglio del 1920. particolare era questa casa che non aveva mai visto. Circolare le sue mura ed il tetto andava a chiudere ad imbuto. Aveva una porta in legno e una finestra. Miscelava le sue emozioni di paura, euforia, curiosita per cercare di comprendere cosa ci fosse all'intero di quella strana abitazione. Dopo essersi posizionato con l'orecchio ad origliare alla porta per udire se vi erano delle voci e dopo avere cercato di spiare dalla finestra chi ci fosse dentro, senza ottenere nessun risultato di risposta in merito a cio che aveva pensato, decise di farsi coraggio ed entrare. Spinse la porta e la sorpresa fu immensa. Sulla sua sinistra c'era un caminetto con il fuoco acceso e nonostante la temperatura estiva, non si avvisava per niente il caldo all'interno di quel luogo. Anzi era piacevole il tepore di quella fiamma accesa, che stranamente si autoalimentava. Di fronte a lui un tavolo in legno massiccio ospitava sul suo piano di appoggio una minestra fumeggiante ed invitante tanto da stimolare l'acquolina in bocca a Carlo che prontamente si sedette sulla seggiola e prese il cucchiaio di legno che era posto in prossimita della ciotola che ospitava la minestra. Non c'era nessuno in quella casa, 62 Licenza - Creative Commons - 2013 ne tanto meno c'era una cucina. L'ambiente era accogliente e tranquillo. Albergava in quel luogo la pace, e il piccolo Carlo sentiva che tutte le sue cellule erano in comunicazione con il suo Essere. Si sentiva bene, si sentiva forte e si sentiva al sicuro. Dal tetto che chiudeva ad imbuto, nel suo interno filtrava da un buco il raggio di sole che illuminava un punto ben preciso in quella piccola ma accogliente casetta. V'era un tappeto particolare con un disegno molto complesso che richiamava un'immagine di un drago che teneva in bocca una chiave ed era in mezzo ad un campo di grano con dei cerchi misteriosi che formavano una forma dell'infinito. Proprio quel fascio luminoso irradiava la bocca del drago che custodiva la misteriosa chiave. Dopo avere mangiato quella buonissima minestra che lo sazio abbondantemente, Carlo, udi una musica di arpa che proveniva dalla direzione di quel tappeto. Mettendosi sul tappeto si mise accovacciato e appoggio il suo orecchio destro per udire meglio cosa stesse accadendo. Comprendendo che quella musica leggiadra proveniva da sotto il tappeto, si rese conto che c'era qualcosa di metallico sotto il tappeto. Spostandolo trovo una botola in legno. Affascinato da quella situazione che quasi gli sembrava surreale, con la sua mano sinistra tiro la maniglia che fece aprire la botola e da questa intravide dei 63 Licenza - Creative Commons - 2013 gradini di pietra illuminati da torce. Sentiva anche un buon profumo di un dolce al cioccolato ed ancora di piu era allettato ad addentrarsi in quel percorso fantastico. Con un brivido di timore decise di avventurarsi a scoprire dove conducevano quei gradini. Le pareti attorno al cunicolo illuminato erano tutti di pietra viva, con dei riflessi cristallini. Notava nello scendere che la musica diveniva sempre piu presente ed il profumo del dolce al cioccolato sempre piu intenso. I gradini erano asciutti e perfettamente levigati. Non sapeva quanto tempo era trascorso da quando aveva imboccato il sentiero sino a quando stava scendendo quei gradini. Era avvolto da una sensazione di scoperta e di mistero. Vedeva delle strane raffigurazioni incise sulle pareti di roccia e piu scendeva e piu si facevano intense le raffigurazioni. Pensando che stesse sognando piu volte si pizzico il braccio destro. Ma il dolore del pizzicore gli fece capire che era sveglio. Ad un certo punto si trovo ad una piazzola un po' piu larga, in questo cunicolo e su un masso vide adagiata una torta al cioccolato. Senza farsi ripetere due volte dalla sua mente se mangiarla o meno si precipito su di essa per gustarne il sapore. Stranamente nonostante avesse mangiato la minestra poco prima, aveva ancora fame. La divoro tutta quella torta al cioccolato. Saziatosi nuovamente, riprese a 64 Licenza - Creative Commons - 2013 scendere in quel cunicolo. La musica diventava sempre piu vicina e percepiva una sensazione di pace e sicurezza. Ad un certo punto le scale finirono e si trovo in una immensa grotta con delle stalattiti meravigliose. Non sapeva cosa fossero ma era incantano nel vedere quelle meravigliose pietre. Addentrandosi in questa grotta illuminata da migliaia di torce accese, sentiva il vento che accarezzava la sua pelle. Dirigendosi in prossimita della delicatezza del vento che gli faceva da guida, incomincio a intravedere in lontananza, in questa grotta immensa, una piramide di cristallo totalmente trasparente con una entrata piu bassa rispetto alla sua statura. Incantato da quanto stava vivendo in quel momento ed attratto da quella musica che proveniva da quella strana piramide, entro nell'apertura della piramide. Era possibile vedere le sue meraviglie che conteneva al suo interno: statue altissime che raffiguravano atleti, colonne scolpite in marmo e cristallo, il pavimento era tutto tempestato di miliardi di diamanti, il soffitto era tutto in oro luccicante. Ma a Carlo non interessava nulla di tutto questo. Era attratto dalla musica d'arpa e dal vento che accarezzava sempre di piu la sua pelle, creandogli sensazioni piacevolissime di benessere. Nell'attraversare le stanze collegate l'una con l'altra si trovo all'uscita di questa piramide di 65 Licenza - Creative Commons - 2013 cristallo che lo aveva condotto verso un'altra scala in pietra da percorrere. Alla fine di questa risalita trovo un cavallo ad attenderlo. Era bellissimo, bianco, con una criniera straordinaria. Fece in modo tale da farlo salire in groppa e con il suo cavalcare libero e possente lo porto presso un grande albero. Era altissimo. Noto che nell'incavatura del suo grandissimo tronco v'era uno scrigno e dallo stesso albero usciva quella musica armoniosa. Si avvicino e prese in mano lo scrigno. Aprendolo trovo la chiave, riposta su un cuscinetto di velluto turchese. Quando prese in mano quella chiave svenne. Al suo risveglio si trovo vicino casa sua e nella mano destra aveva quella particolare chiave. Piu volte cerco di trovare quel sentiero e di arrivare a quella casa, ma da quella volta tutto cio che gli rimase fu quella particolare chiave e che non sapeva a cosa servisse. Carlo continuo a dire al piccolo Vincenzo e ad Giulio che ascoltava questo strabiliante racconto, che era arrivato il momento di passare il testimone. Non capendo cosa stesse dicendo, mise la mano nel borsello ed estrasse la chiave che la consegno al piccolo Vincenzo raccomandandogli di custodirla per bene, poiche un giorno avrebbe capito a cosa doveva servire. Rimise il piccolo Vincenzo nella sedia a rotelle, ringrazio Giulio per avergli permesso di avere passato del tempo 66 Licenza - Creative Commons - 2013 insieme a lui e li saluto. Non rivide piu il Sig. Carlo ne Vincenzo, ne Giulio, ne tanto meno si seppe piu di lui. Il piccolo Vincenzo custodi gelosamente quella preziosa chiave e non desse spiegazioni ne a mamma Maria ne a papa Pasquale da dove provenisse quella particolare chiave. Giulio non disse nulla a riguardo di questa storia ai genitori di Vincenzo, custodendo gelosamente questo ricordo. Si puo vivere una vita intera senza mai essere svegli. In tutto questo col passare del tempo, Vincenzo avrebbe appreso una lezione di vita importantissima. Tutti dicono cosa fare e cosa e bene per te, non vogliono che trovi le tue risposte, vogliono che tu creda alle loro. Giulio e Pasquale stettero sino a sera, poi dovettero rientrare a Corigliano, salutando il piccolo Vincenzo e mamma Maria. Vincenzo credeva che il Natale lo avrebbe trascorso a casa con i suoi genitori, col fratellino Matteo e con i suoi nonni. Tutto questo purtroppo non avvenne, ma ancora lui non ne era a conoscenza. Quella sera mangio una minestrina, imboccata da mamma Maria ed una fettina di pollo. Era quasi tutto saporito tranne che la minestrina che mancava di un po' di sale. Quella notte non riposo bene a causa dei dolori che aveva nella gambe e per questo motivo intervenne l'infermiere di turno che dovette dargli dei sedativi per fargli calmare il dolore. Mamma Maria si dispiaceva di 67 Licenza - Creative Commons - 2013 quanto stesse subendo il proprio piccolo ed allo stesso tempo era impotente poiche a parte il fatto di poterlo rassicurare con le parole, non poteva fare null'altro. L'infermiere che gli fece una punturina lo rassicuro dicendogli che avrebbe sentito una piccolo dolorino al culetto una volta che avrebbe tolto la puntura ma che sarebbe passato nel giro di pochissimi minuti. Quella notte il dolore non ando via nonostante la punturina ed il piccolo Vincenzo dovette stare sveglio, pur avendo sonno, e lamentandosi con la mamma affinche lei potesse fare qualcosa per lui. Quanto e grande l'amore di una mamma e cosa farebbe per il proprio figlio. Dopo due ore che erano passate dopo la puntura, ancora il dolore non si era alleviato e per questo motivo, mamma Maria ando in infermeria e chiese all'infermiere, Stefano, se poteva fare qualcosa per il dolore del piccolino. Stefano chiamo il dr. Renzelli uno dei tre chirurghi che avevano operato il piccolo Vincenzo e gli chiese cosa potesse dare al piccolo per alleviare il suo dolore; il medico disse che doveva sopportare il dolore il piccolo Vincenzo proprio perche la puntura era gia i per se un forte calmante. Mamma Maria dopo avere ascoltato la telefonata, impotente, ritorno dal suo cucciolo per cercare di farlo distrarre con un racconto e gli incomincio a ricordare di quando era piu 68 Licenza - Creative Commons - 2013 piccolino e di cio che trascorreva con gli inquilini del palazzo Gallina dove era nato. E mentre ricordava questo al suo piccolo bimbo, le riaffioravano dei ricordi prima che si sposasse. Aveva un grande sogno, Maria, diventare pianista. Stava frequentando una scuola di piano e di canto in gioventu, ma allo stesso tempo coordinava il coro di canto presso la chiesa di San Francesco. Maria aveva perso in tenerissima eta il papa, quando lei aveva quattro anni. La mamma di Maria, aveva cresciuto lei ed il piccolo fratellino di appena un anno con le sole forze, impegnandosi nei lavori piu umili e con tanti sacrifici. Aveva inculcato dei sani valori etici e morali. Maria ricorda, la sua infanzia trascorsa all'insegna dello studio e delle privazioni dovute alla sua condizione economica. Abitavano in una zona chiamata “a' Ricella”, cosi detta per la strada stretta che era inserita in una zona di agglomerati di case. Ricorda di quando aveva raggiunto un eccellente risultato conseguendo una performance eccellente al pianoforte in quella particolare celebrazione di festa per il patrono di Corigliano San Francesco di Paola. Si narra di un miracolo avvenuto a Corigliano nel periodo della seconda guerra mondiale in cui in un periodo verso la fine di questo conflitto, venne ordinato ai tedeschi di bombardare la citta di Corigliano poiche punto nevralgico di passaggio dovuto 69 Licenza - Creative Commons - 2013 all'importante collegamento con gli altri paesi. Affinche si potesse scongiurare quest'attacco, la maggior parte dei coriglianesi pregarono a San Francesco di Paola, che i nemici evitassero di lanciare le bombe su Corigliano. Quando gli arei stavano per sorvolare Corigliano Calabro, una fitta coltre di nebbia avvolse l'intera citta, nascondendola agli occhi dei nemici, evitando cosi il bombardamento. Questo episodio Maria lo ricorda perche le fu raccontato da sua mamma e dai suoi zii che vissero in quel periodo di carestia e di paura. Gli zii erano stati anche partigiani ed avevano combattuto per difendere i propri diritti rischiando alcuni addirittura la vita. Cosa porta la guerra? Conflitti dovuti alla conquista del potere. Il potere verso cosa porta? Porta a dividere l'armonia fra gli esseri umani, per il solo gusto di un possedimento temporaneo. Per questo motivo Maria ha cercato sempre di vivere rispettando se stessa ed il prossimo. In quella particolare Festa patronale, esegui una spettacolare interpretazione di brani al pianoforte che spaziavano da Bach a Beethoven nonche a Mozart. Era talmente presa dall'esecuzione che si concentro solo su quel momento che stava vivendo nel qui ed ora. Era avvolta da un senso di benessere che avvolgeva tutto il sue essere dandole quella sicurezza che mai aveva avuto. Vedeva 70 Licenza - Creative Commons - 2013 le sue dita che si collocavano sui tasti del pianoforte, con il giusto ritmo e con la giusta sincronia accompagnata da un'eccellente energia. Leggiadramente appoggiava la mano sinistra sulla parte esterna del pianoforte mentre la mano destra, mirabilmente faceva il suo lavoro, creando un connubio di note armoniose e melodiche. Quando fini la sua performance, ci fu un attimo di pausa, come se tutti fossero sospesi nel tempo ed incantati da quel successo. Un applauso eclatante gratifico Maria che, ancora incredula di cio che aveva trasmesso al suo pubblico, ringrazio di vero cuore tutti i presenti. Complimentandosi con lei tutti i convenuti, alcuni le dissero che doveva continuare a studiare e che doveva portare queste sue doti ad alto livello affinche potesse conseguire il diploma di maestra di pianoforte per potere insegnare. Ma sua mamma, non volle mandarla a Taranto al Conservatorio di musica e ne tanto meno la sua condizione economica le permetteva di potere sostenere delle spese di viaggio e di soggiorno. Sopperi a questo inconveniente dando lezioni private, ma nonostante avesse raggiunto il badget che potesse garantirle le spese di viaggio e di soggiorno la mamma di Maria, non voleva assolutamente che la figlia si spostasse da Corigliano Calabro. A malincuore dovette rinunciare al suo sogno e si rassegno a seguire un'altra strada: 71 Licenza - Creative Commons - 2013 l'insegnamento nelle scuole elementari. Dovette fare ulteriori sacrifici per riuscire ad entrare nel mondo della scuola e con grinta e costanza, anche perche aveva appreso questo carattere da sua mamma, decise di dedicarsi all'ammaestramento dei bambini della scuola elementare. In quel periodo conobbe il suo attuale marito. Curioso fu il modo di come avvenne l'approccio. V'era un amico di Pasquale, Antonio, che corteggiava Maria e poiche non riusciva a gestire bene la situazione chiese aiuto a Pasquale, il quale doveva fungere da intermediario ed invece, anziche fare il piacere ad Antonio, si fidanzo con Maria, che accetto l'insistente corte di Pasquale dopo un bel po' di tempo. Dopo essersi sposati andarono ad abitare nel palazzo Gallina, in via Vittorio Emanuele, al terzo piano, e prima che andassero ad occupare tale appartamentino piccolo, ma accogliente, gia nel palazzo si vociferava della loro venuta. I primi mesi dopo il loro matrimonio (si sposarono a settembre del 1971) Maria incomincio a socializzare, come era il suo solito con un po' tutti gli inquilini del palazzo, ed in particolare lego una stretta amicizia con Rosaria, sorella di Giulio, che abitava al quarto piano con la mamma e con il fratello. Poiche Pasquale era un cacciatore, molto spesso rientrava tardi e poiche Maria aveva paura nell'aspettarlo da sola, chiedeva a Rosaria se poteva farle compagnia essendo 72 Licenza - Creative Commons - 2013 incinta. Rosaria molte volte scendeva da Maria, e con la quale stavano sino a tardi a parlare e a raccontarsi di cio che vivevano e di cio che avevano vissuto. Se Pasquale non si fosse fidanzato quel giorno, con Maria, Vincenzo non sarebbe mai nato e tutto cio che gli e accaduto non sarebbe mai successo. A volte c'e un disegno talmente intelligente ed elaborato, che non riusciamo a renderci conto del perche facciamo determinate cose senza comprenderne il significato, almeno inizialmente. Quando nacque il piccolo Vincenzo, tutti si complimentarono con Pasquale e con Maria per quel bellissimo bimbo pasciutello e bello. Aveva degli occhioni castani ed i capelli castani. Era nato, seppur con qualche piccola complicazione, perche il cordone ombelicale gli si era avvolto quattro volte intorno al collo, rischiando di morire soffocato e per questo motivo, Maria dovette subire un parto cesareo. Maria, raccontava a Rosaria dopo essersi rimessa, che aveva il cordone ombelicale attorcigliato poiche gia nel feto il piccolo Vincenzo si girava in continuazione e non stava mai fermo. Questo suo essere “irrequieto” lo avrebbe accompagnato sino a quando sarebbe diventato adulto, e lo avrebbe contraddistinto anche come spirito libero e come persona carismatica. Raccontava al piccolo Vincenzino, quella notte che stava soffrendo a causa... 73 Licenza - Creative Commons - 2013 to be continued 74 Licenza - Creative Commons - 2013 Grazie di avere letto sino a questo punto il mio ebook. Cio che hai appena finito di compitare e cio che mi e successo realmente: e una storia vera. È la mia storia. Proprio per questo motivo sto scrivendo un libro che sara di prossima pubblicazione, piu completo rispetto a questo ebook e che racconta anche di che cosa ho subito negli anni e di come sono riuscito a superare ostacoli che all'apparenza sembravano insormontabili. A ragione di cio, devolvero l'intero ricavato della vendita del mio libro alla fondazione Interable Research Foundation, organizzazione di volontariato, che si occupa di migliorare la qualita di vita delle Persone Interabili (neologismo che soppianta il termine disabile), attraverso l'inserimento nel mondo del lavoro, la ricerca scientifica e la formazione. Se ti fa piacere e vuoi dare una mano a chi soffre per garantirgli una vita migliore, se vuoi puoi effettuare una donazione a questa poste pay: 4023 6004 7337 3936 intestata a FUSARO LUIGI 75 Licenza - Creative Commons - 2013 Dal profondo del mio cuore ti auguro di vivere una vita ricca di enormi soddisfazioni, e che tu possa gioire delle cose meravigliose che vedrai durante il tuo vivere, assaporando i gusti della vita, annusando i profumi inebrianti che ti avvolgeranno nella fantastica armonia dei colori di cio che piu ti piacera ascoltare. Buona Vita con immensa stima Luis 76 Licenza - Creative Commons - 2013 Info: [email protected] skype: luigi.fusaro3 Facebook: Luis Fusaro mob.: 3463210613 77 Licenza - Creative Commons - 2013