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[…] finalmente arrivo dinuovo all`accampamento tra una pallottola e l

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[…] finalmente arrivo dinuovo all`accampamento tra una pallottola e l
Consorzio Culturale del Monfalconese
www.grandeguerra.ccm.it
Proposte per la scuola primaria
GUERRA DI TRINCEA
Fonte n°22
La trincea come luogo di vita e di morte - Il rancio. Fame, sete e generi di conforto in trincea
Rancio (Fototeca CCM)
[…] finalmente arrivo dinuovo all’accampamento tra una pallottola e
l’altra, mi metto a distribuire [il rancio] e dopo un momento ci arriva una
scarica di fucileria che mi tocca tralasciare e ritornare in trincea ad
aspettare che faccia giorno ed alle cinque e mezza termino la mia
operazione, per terminare di mangiare il rancio freddo e per non correre
tutti i momenti in mezzo ai boschi mangio sempre un limone e delle volte
due con del pane per restringermi un poco, del resto non mi rimane più
niente in corpo.
Dal diario del caporale Enrico Conti – San Michele, settembre 1915 (L. Fabi, Gente di trincea, Mursia
1994, p.237)
Difatti da berre non si rriceveva che mezzo litro di acqua, e anche questa
veniva portata dai muli da Tre ore di distanza, e questa nemmeno tutti i
giorni si arrivava a ricevere mezzo litro d'acqua, perche, durante il viaggio
i muli erano presi a canonate, e addioacqua.
Dalle memorie di Augusto Gaddo (L. Fabi, Gente di trincea, Mursia 1994, p.238)
Consorzio Culturale del Monfalconese
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Il sole di luglio [del ‘15] batteva su quelle nude rocce producendo un caldo
soffocante per cui molti soldati cominciavano a dare in ismanie per la sete.
Si cercava resistere anche a quel corporale bisogno, ma vi furono due
soldati che cominciarono ad annaspare gambe e braccia assaliti dai brividi
della morte. [...] uno dei soldati assaliti dalla sete morì [...] ognuno cerca
resistere alla sete tenendo inbocca fili di erba oppure una pallottola di
fucile. Vi fu un caporal maggiore napolitano, che non potendo resistere alla
febbre della sete, orinò in una tazza di latta, e dopo averla tenuta all'aria per
qualche minuto, la bevve d'un fiato: ma gli incorse male, perchè l'orina, di
per se stessa ammiacale [ammoniacale] e calda anche pel forte calore gli
produsse dolori allo stomaco seguiti da forti convulsioni.
Dal diario del soldato Giovanni Varricchio (L. Fabi, Gente di trincea, Mursia 1994, p.238)
Il vitto arrivava tutti i giorni, dalle ore 22 alle 24. Nei giorni che non
perveniva, voleva dire che la colonna porta viveri era stata colpita nel tratto
retrovia prima linea. Il rancio consisteva in una razione di pasta in brodo
cotto verso le 16, ma che arrivava caldo in marmitte ermeticamente chiuse;
un pezzo di carne lessa che arrivava in sacchi; una pagnotta di pane; una
tazza di caffè anche caldo, certe volte qualche pezzo di formaggio ed un
poco di vino; il tutto una sola volta al giorno. Di tanto in tanto
distribuivano qualche sigaro e poche sigarette. [...] L'acqua consisteva in
una razione di mezzo litro al giorno. Nelle cassette di acqua da servire per
la refrigerazione delle canne delle mitragliatrici, una volta non fu trovata
una goccia d'acqua: era stata tutta bevuta. Per evitare altre sorprese del
genere si dovette aggiungere petrolio all'acqua suddetta.[...]
Dal diario del sergente Annibale Calderale (L. Fabi, Gente di trincea, Mursia 1994, p.240)
La razione alimentare giornaliera, il “rancio”, viene portata in capaci contenitori di notte, quando il trasporto
nelle trincee è meno pericoloso per i soldati di corvè.
Se il cibo riesce ad arrivare in prima linea, è distribuito in quantità insufficiente ed è pessimo: la pasta e il riso
sono scotti, il brodo è gelatina, la carne dura e il pane immangiabile. Questo genere di dieta è integrata con
scatolame (carne, fagioli, gallette). Anche la sete, al pari della fame, tormenta il soldato, perché spesso l’acqua
è imbevibile. Del tutto diversa per quantità e qualità è la cucina riservata agli ufficiali. Biscotti, vino, cioccolato
e liquori (cognac e grappa), in genere, sono distribuiti alla truppa solo prima degli assalti. Alcool e tabacco
alleviano le sofferenze del soldato, il caffè aiuta a sostenere le lunghe veglie cui il soldato è costretto.
Trincea austroungarica (Fototeca CCM)
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