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“Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”

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“Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”
“Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”
25 gennaio 2015
Padre Aldo Bergamaschi
Pronunciata il 22 gennaio 2006
Matteo 1,14-20
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si
recò nella Galilea predicando il vangelo di
Dio e diceva: Il tempo è compiuto e il
regno di Dio è vicino; convertitevi e
credete al vangelo”.
Passando lungo il mare della Galilea, vide
Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre
gettavano le reti in mare; erano infatti
pescatori. Gesù disse loro: “Seguitemi, vi
farò diventare pescatori di uomini”. E subito, lasciate le reti, lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo
fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro
padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.
--ooOoo--
“Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”
Affrontiamo subito il passo: “Vi farò diventare pescatori di uomini”. In altre traduzioni si dice
anche semplicemente: “Vi farò pescatori di uomini”. Il dire che: vi farò diventare, vuol dire che
anche loro hanno bisogno di una preparazione e una educazione ed è già una cosa diversa. E’ una
metafora riferita al caso concreto o è una metafora che esprime il piano di Gesù circa la
divulgazione della buona novella? Sembra in contrasto con altre immagini relative alle chiamate
degli apostoli. E’ la loro posizione di fronte agli altri che crea problemi. C’è un pescatore e un
pescato, c’è un pescatore e ci sono dei pesci e ciò crea problema. Mi viene il dubbio che veramente
sia di Gesù quella frase, ma piuttosto che sia dell’evangelista che ha toccato un tasto molto
pericoloso.
Se dico: vi mando come pecore in mezzo ai lupi, o, siate il sale della terra, il lievito, la luce. In
queste immagini o metafore c’è l’implicazione di una trasformazione da parte degli apostoli in cui è
escluso il dominio e resta solo la esemplificazione. In realtà Gesù incomincia con il predicare una
conversione. Mi inibisco il discorso sul rapporto fra Lui e Giovanni, ne abbiamo accennato nelle
domeniche passate. Cosa era il Battesimo di Giovanni, il tipo di conversione, probabilmente era il
superamento della circoncisione ed era già qualcosa, ma non era ancora quella conversione di cui
parla Gesù. Questa conversione ha come contenuto il Vangelo e il “credete al Vangelo”, questa è la
conclusione della frase.
Convertirsi, uguale a mutare opinione? Oppure mutare mente? C’è una differenza, se cambio il
cervello, allora produrrò qualcosa di nuovo. Se invece cambio soltanto opinione è dubbio che io
testimoni la Verità. Ecco perché Gesù aggiunge: credete al Vangelo.
Un esempio di mutare opinione: se nella mia casa muto il mobilio è un conto, se invece, cambio
casa per accogliere un mobilio che nell’altra non ci stava è un’altra cosa. Credete al Vangelo! Per
esempio il “discorso della montagna” lo capirete solo se avrete cambiato cervello, altrimenti lo
deturperete come è accaduto sul piano storico.
Il filosofo Hegel, da giovane ha studiato teologia e si è misurato con tutto l’insegnamento religioso.
Ha scritto anche una vita di Gesù. Dice propriamente: “le dottrine di Gesù, i suoi principi andavano
bene solo per l’educazione di persone singole e a ciò erano destinate”. Poi ancora: “uno Stato che
volesse mettere in pratica il Vangelo si dissolverebbe”. Vedremo, l’educazione delle singole
persone, Gesù parla di una conversione e quando anche solo un singolo è convertito, costui, fa
tremare il mondo, come hanno fatto i primi martiri. Rispondo a Hegel: giusto, per avere la
fratellanza, per riconoscerci uguali, bisogna distruggere nel cervello il concetto di Stato Nazionale
Sovrano, come lo ha definito esattamente Hegel nella sua forma più sublime. Questo concetto di
Stato Nazionale va proprio distrutto dentro al cervello e non con le armi. Allora coglieremo i
connotati permanenti della persona umana. Gesù annuncia l’arrivo del Regno di Dio, entro cui le
persone, realizzeranno se stesse, per una crescita intrinseca e non per la eliminazione di altre
persone.
Come mai c’è qualcuno che si mette in testa di far diventare buoni gli uomini? Questo ci dice la
storia e tra questi ci siamo anche noi, c’è anche la Chiesa. Gesù Cristo lo farà, ma vedremo in che
cosa consiste la sua specificità.
C'è chi risponde: la condizione umana è talmente schiodata che invoca un qualche ordinatore, di
conseguenza, tutte le lotte politiche che sappiamo.
Su questo presupposto sono nate tutte le religioni e tutti i movimenti politici rivoluzionari.
Senonchè per risolvere un guaio se ne introducono molti altri seguendo quella strada. Il primo guaio
è che, chi vuole innovare spacca in due la natura umana: i buoni (noi); i cattivi (gli altri).
Prendiamo i casi più clamorosi in cui si verifica questo principio: la scelta di un popolo da parte di
Dio nel Vecchio Testamento. Questo punto va discusso con i nostri fratelli ebrei, punto decisivo,
perché la colpa di questa spaccatura dualistica è loro. Non credo che Dio abbia rivelato ad Abramo
di andare in Palestina e di sopprimere sette popoli per insediare in quella terra il popolo di Abramo.
Su ciò vorrei un pronunciamento della Chiesa. Questo è lo scempio della religione, del come quel
gruppo ha concepito la sua divinità. Spaccando il mondo in due da parte di Dio: il popolo eletto di
cui sapete e ai quali è annessa la salvezza e quelli che sono fuori – i gentili – che sono per
definizione nella perdizione.
Questa è una componete della natura umana, ma vediamo cosa succede in Grecia. Il greco è
perfetto, i barbari sono gli imperfetti. Barbaro, vuol dire balbuziente, perché per un greco che aveva
una lingua strutturata in un certo modo, sentire parlare gli altri, li chiamavano balbuzienti. A questo
proposito dovrei raccontarvi degli episodi di Alessandro Magno e cosa gli aveva insegnato
Aristotele.
Fuori dell’area biblica e religiosa vi posso portare anche il caso di Giulio Cesare. La cittadinanza
romana si otteneva con delle credenziali e abbiamo anche qui le divinità romane. Virgilio fa una
distinzione: Roma è destinata dagli dei, a comandare a tutti gli altri. “Debellare superbos
(distruggere i superbi) e perdonare i vinti”, questa è la frase famosa. Cesare quando passò il
Rubiconde disse queste parole: “Il dado è tratto. Andiamo, là dove ci chiama la volontà degli dei e
la cattiveria degli uomini”. Il presupposto è sempre lo stesso: io, il buono; gli altri i cattivi.
Gesù si presenta come Salvatore, predica la conversione (e siamo al Vangelo di oggi) partendo dal
principio che non esiste il gruppo dei buoni. E non esiste nemmeno il buono: siamo tutti cattivi.
L’innesto buono non esiste da nessuna parte. Quando in agricoltura facciamo un innesto
trasportiamo in un altro luogo, sempre sulla terra un frutto che fa sempre parte dei prodotti naturali.
La bontà bisogna costruirla tutta per una libera scelta, per conversione e mai per aggregazione o per
elezione. I convertiti faranno Chiesa perché uomini nuovi e non viceversa. La frase ambigua: Vi
farò diventare pescatori di uomini; vi farò diventare “dopo la vostra conversione”, e lo dico
nell’ipotesi che la frase sia di Gesù. Loro per primi hanno bisogno dell’innesto che viene dal di
fuori del sistema umano.
In Russia, il partito guida costituito da Lenin, doveva raddrizzare la schiena a tutti.
Ho ritrovato tra le carte di Mazzolari dei quadernetti dove c’erano sopra dei piccoli balilla con la
scopa in mano e la scritta: “noi per ordine del Duce rimetteremo a posto le strade della nostra città”.
Il riferimento era: noi faremo pulizia.
Il compito degli apostoli non è quello di drizzare la schiena ai cattivi, ma di mostrare che cosa è la
bontà in loro stessi, a costo del martirio. Questa è la novità di Gesù: alla base della conquista c’è la
capacità del martirio che nessuna religione o ideologia conosce come sistema di conquista.
Pronunciata il 22 gennaio 2006
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