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Principali cause nella formazione di punti duri
Main causes of hard spots growth 1. Introduzione Con il termine punti duri si intendono degli inestetismi che compaiono sulla superficie del pezzo dopo la lucidatura finale. Si tratta di punti in rilevo molto duri che la finitura meccanica finale non riesce ad eliminare, anzi mette ancora più in evidenza. Infatti insistendo con la lucidatura nella zona del punto duro, viene asportato materiale solo attorno al difetto, in quanto molto più tenero. Il risultato è quello di avere dei puntini in rilievo ben visibili ad occhio nudo. Il problema è che tali difetti, nella maggior parte dei casi, si individuano solo dopo lucidatura, così oltre al danno dovuto all’eliminazione del pezzo ci si rimette anche tutto il tempo necessario per la produzione e la finitura dell’oggetto. Le cause scatenanti di tale tipo di difetto sono molteplici. In questo lavoro sono state analizzate e riportate le più comuni origini della formazione di punti duri. Una delle principali cause sicuramente è la presenza di impurezze nelle materie prime. Quando si producono oggetti preziosi, produttori ed utenti finali si preoccupano che il contenuto d’oro corrisponda al marchio applicato, mentre nessuno presta attenzione alle impurezze. Tali impurezze possono avere delle conseguenze gravi sulla qualità degli oggetti prodotti, come ad esempio la formazione di punti duri. Un’impurezza è un composto od un elemento della stessa natura della lega, la cui presenza nel materiale non è prevista o desiderata. Essenzialmente le cause di questo problema possono essere di due tipi: • impurezze derivanti dalla materia prima; • contaminazione nel processo produttivo. In assoluto è più difficile cautelarsi nei confronti delle impurezze derivanti dalle materie prime. È perciò necessario scegliere fornitori affidabili e certificati. In particolar modo sarebbe consigliabile prestare attenzione alla purezza dell’oro che ProGold Srl in generale deve essere del 99.99%. L’affinazione dell’oro disponibile in commercio avviene per via chimica. Con questo metodo è difficile separare completamente l’oro dagli altri elementi del gruppo dei platinoidi (Ru, Rh, Pd, Os, Ir, Pt), nel seguito denominati PGM. Il meccanismo di affinazione è basato sulla soluzione degli elementi in acqua regia (solvente). Il soluto poi, viene lasciato decantare per permettere l,a precipitazione dell’oro; ma anche gli altri elementi contenuti nella lega in affinazione (Platinoidi) hanno lo stesso comportamento. Per separarli si sfruttano le differenze fisiche come ad esempio la diversa densità che porta alla stratificazione degli elementi. Si può quindi intervenire fisicamente asportando gli strati indesiderati. In ogni caso si tratta di un processo molto delicato. Esistono comunque metodi di affinazione dell’oro che garantiscono una purezza maggiore. Tali tecnologie sono basate su sistemi elettrolitici che consistono nell’applicazione di una differenza di potenziale ad una cella galvanica all’interno della quale è disciolto l’oro. In questo modo è favorita la separazione dell’oro dagli altri elementi attraverso la semireazione di riduzione riportata di seguito: Au+ + e- → Au (solido) Au3+ + 3e- → Au (solido) Tali processi consentono di raggiungere gradi di purezza estremi ma sono troppo costosi e pertanto non applicabili alla pratica industriale. Va notato come anche il processo di produzione rappresenti una fonte di potenziali contaminazioni. Queste possono derivare ad esempio dall’uso di crogioli che, originariamente utilizzati per prodotti di natura diversa, contengono residui indesiderati. Un caso tipico è l’impiego di crogioli contaminati con tracce di affinatore di grano o elementi disossidanti per la produzione di leghe che non ne richiedano la presenza oppure quando si usa uno stesso crogiolo per diversi colori. Bi1 sogna tener presente pure che gli stessi crogioli (seppure non contaminati) possono essere fonte di inquinamento rilasciando elementi nocivi alla lega. Di seguito nomineremo i punti duri formatisi per le cause sopra descritte come punti duri generati da impurezze. Altra causa potrebbe derivare dall’errato utilizzo di madreleghe. Infatti è pratica comune nel mondo orafo utilizzare madreleghe, costituite da elementi di vario genere, che vengono inserite assieme all’oro nella fusione e che sono preparate appositamente per conferire alla lega preziosa specifiche caratteristiche meccaniche ed estetiche. Dando per scontato che tali madreleghe sono prodotte solo con materie prime di elevata purezza e qualità, va detto fin da subito che una madrelega generalmente è studiata per dare buoni risultati soltanto se legata a certe specifiche carature. Questo perché, alcuni elementi che devono essere presenti nella lega in quantitativi molto bassi (ad esempio affinatori di grano o disossidanti) lavorano bene solo se presenti in determinate quantità. Ecco che allora legare a titoli diversi rispetto a quelli indicati produce effetti importanti sulla concentrazione di tali elementi e quindi anche sull’efficacia della loro azione. Anche l’utilizzo contemporaneo di due madreleghe diverse (ad esempio una con affinatore e un’altra con silicio) favorisce la nascita di punti duri. Un’altra causa di punti duri potrebbe essere il riutilizzo dello stesso materiale in più di una fusione. Potrebbe succedere che leghe con affinatore del grano (iridio, rutenio, renio) portino alla presenza superficiale di punti di composizione completamente differente e solitamente di durezza elevata in quanto fusione dopo fusione si accumulano aggregandosi tra loro. Anche il silicio potrebbe presentare tale problema, infatti, specialmente nelle leghe bianche, tende a reagire con il nichel e formare dei composti che all’aumentare del numero di rifusioni si accrescono formando dei punti duri. Una considerazione importante è quella che per tutti gli elementi aggiunti in piccola quantità (parti per milione, quali affinatori e silicio) è fondamentale avere una buona omogeneizzazione in lega in quanto potrebbero, se concentrati in alcune aree, combinarsi tra loro e formare degli aggregati molto duri come sopra descritto. Di seguito nomineremo i punti duri appena descritti come punti duri da agglomerazione. pio pratico vengono forniti dei suggerimenti per evitare che tale difetto si ripresenti in futuro. Punti duri generati da impurezze Le impurezze presenti nella materia prima (oro) possono agire come nucleanti che favoriscono l’aggregazione degli affinatori in alcuni punti del metallo. Può succedere anche che tali impurezze corrispondano agli elementi che funzionano da affinatori, in tal caso si ha una saturazione di affinatore che porta alla formazione di puntini (infatti le composizioni sono calibrate, una maggiore presenza di un elemento porta alla nascita del problema). Le impurezze possono anche accumularsi fusione dopo fusione; è pratica usuale riutilizzare sfridi di fusioni precedenti e portare ad affinare il materiale solo dopo un certo numero di cicli di rifusione, allo scopo di ridurre i costi di produzione. Tuttavia, durante i cicli produttivi il materiale raccoglie continuamente impurità dalle più svariate provenienze; pertanto un eccessivo riutilizzo degli sfridi carica progressivamente la lega di elementi inquinanti. Questo effetto dannoso è ulteriormente amplificato qualora non si effettui un’ adeguata pulizia degli sfridi, specialmente se questi provengono da fusioni di leghe diverse da quella che si sta utilizzando. Gli elementi inquinanti hanno normalmente temperature di fusione molto più elevate rispetto a quella della lega, pertanto sono presenti nel fuso sotto forma di particelle solide. A causa della bassa solubilità delle impurezze, dovuta alla scarsa capacità del reticolo cristallino della lega base di contenere elementi estranei, si ha formazione di aggregati di particelle dure con una distribuzione molto disomogenea. Queste generano difetti superficiali quali i punti duri (figura 1) che peggiorano notevolmente l’aspetto del pezzo. 2. Casi pratici Here are reported the practical cases found durSi riportano vari casi pratici riscontrati in ProGold negli ultimi tre anni di lavoro. Si dividono i punti duri osservati in punti duri generati da impurezze e da agglomerazione. Accanto ad ogni esem2 Figura 1 – Punti duri da impurezze L’impatto estetico è ulteriormente aggravato, in quanto se si lucida un oggetto con punti duri, si ottiene il cosiddetto effetto cometa. La lucidatrice infatti, non riesce ad asportare l’aggregato, esProGold Srl sendo questo caratterizzato da elevata durezza, e il materiale a valle di questo forma un rilievo che appare visivamente come una cometa (figura 2). Figura 3 - Punti duri di Fe e Ir Il ferro ha agito da nucleante favorendo la coalescenza di iridio. Per evitare il problema bisognerebbe evitare di utilizzare sfridi che possono contenere degli elementi inquinanti. Ovviamente quelli provenienti da lavorazioni con asportazione di truciolo presentano una elevata probabilità di contenere inquinanti, per cui sarebbe il caso di scartarli a priori. Un caso molto simile è quello riportato in figura 4, difetto osservato su una lega rossa 18 ct (colore 5N). Figura 2 – Effetto cometa Un esempio di questo tipo potrebbe essere il riutilizzo di sfrido prodotto nella lavorazione alle macchine utensili. Tale materiale è entrato in contatto con parti ferrose nelle lavorazioni per asportazione di truciolo, le quali possono rilasciare piccoli frammenti di impurezze di ferro che generano la formazione di aggregati di ferro e iridio con formazione di punti duri come in figura 3. Figura 4 – Punti duri da colata continua Anche qui si tratta di aggregati di ferro iridio, ottenuti questa volta in colata continua. Il ferro probabilmente proviene dalla barra di attacco della colata continua. Pertanto si raccomanda la massima attenzione in colata continua, in particolare a non togliere l’oro solidificato sulla barra ponendo quest’ultima dentro il bagno di prefusione per far liquefare il metallo prezioso. Un altro accorgimento importante è quello di utilizzare crogioli differenti in funzione del tipo di lega da fondere. Bisognerebbe evitare di usare lo stesso crogiolo per leghe con silicio e leghe con affinatore ma comunque sarebbe già importante evitare di condividere lo stesso crogiolo tra oro colorato e oro bianco. Sempre a riguardo dei crogioli si consiglia di porre particolare attenzione alla loro qualità e al materiale di cui essi sono costituiti. Alcuni problemi possono derivare dall’utilizzo di crogioli in carburo di silicio. Questo, durante i ProGold Srl 3 processi di fusione, può rilasciare del silicio che, mescolandosi al metallo fuso, inquina la lega favorendo la formazione di punti duri come si può osservare in figura 5: Figura 5 – Punti duri di nichel silicio Tali punti duri sono stati osservati in una lega d’oro bianco 18 ct e sono composti da siliciuri di nichel. La loro formazione è da attribuire al rilascio di silicio da parte del crogiolo che ha saturato la quantità di silicio tollerabile dalla lega, portando alla formazione di tali agglomerati. E’ consigliabile, perciò, utilizzare crogioli che rispondono a requisiti specifici quali bassa reattività chimica con il metallo fuso e resistenza agli shock termici. I punti duri più frequenti osservati derivano però dalle impurezze presenti nella materia prima, in particolare nell’oro. Un caso molto comune è quello della presenza di osmio nell’oro. Purtroppo anche acquistando oro 999,9‰ non si è sicuri che tale difetto non si presenti come già spiegato. L’osmio agisce come nucleante e porta alla formazione di aggregati con l’affinatore. I punti duri da osmio normalmente presentano una forma ben caratteristica, squadrata e con spigoli vivi. Di seguito si possono osservare vari esempi di tali difetti. 4 Figura 6 – Punti duri da osmio Nella figura 6 sono riportati punti duri formati da osmio e irido. Di seguito si riporta un esempio di punto duro formato da osmio iridio e tugsteno, figura 7. ProGold Srl I punti duri da osmio si presentano molto più grandi rispetto a quelli analizzati finora. Per evitare tale problema bisogna esclusivamente acquistare oro proveniente da affinazione elettrolitica. Se si utilizza oro affinato per via chimica c’è sempre la probabilità di avere dell’osmio come inquinante. Una volta osservato il difetto bisogna mandare tutto ad affinare e ripartire con materiale nuovo. Si vuole prendere in considerazione nel dettaglio una problematica osservata principalmente nell’oro rosso 14ct. Per riuscire ad affinare un oro rosso 14ct è necessaria l’introduzione di una notevole quantità di iridio, in quanto tale elemento risulta solubile nel rame e pertanto buona parte di esso non concorre a produrre l’effetto affinante (l’oro presenta il colore rosso perché si ha una notevole quantità di rame in lega, è il rame che gli conferisce il colore). Si è riscontrato che vari produttori, dopo aver mandato ad affinare per due o tre volte gli scarti hanno iniziato ad avere grossi problemi di punti duri, con morfologia tipica di punti duri da iridio, ma molto grandi ed evidenti come se la causa fosse la sovrasaturazione di iridio nel sistema. Alcuni esempi vengono riportati nelle figure 9. Figura 7 – Punto duro formato da osmio-iridio-tugsteno Si riportano anche delle foto di punti duri formati da osmio e rutenio (figura 8). Come si può osservare in figura 6 la morfologia non cambia di molto. Figura 9 – Punti duri da saturazione di iridio Figura 8 – Punti duri formati da osmio e rutenio ProGold Srl La causa di tale problema è stata individuata nel fatto che dopo affinazione si ottiene dell’oro con iridio. L’iridio fa parte del gruppo dei platinoidi e come precedentemente spiegato è molto difficile da separare dall’oro. Pertanto quando si lega l’oro 5 con la madrelega si ha una quantità di iridio maggiore di quella tollerata dal sistema che provoca formazione di punti duri. La conferma di ciò è che se lo stesso oro puro viene legato con una madrelega priva di affinatore si ottiene una microstruttura comunque affinata, perché l’affinatore viene introdotto con l’oro. Per evitare il problema si raccomanda in fase di affinazione di adottare particolari accorgimenti. Infatti in presenza di iridio dovrebbero riconoscersi delle particelle grigio/ nero che rimangono nell’oro dopo l’operazione di affinazione. Punti duri generati da agglomerazione Molto spesso, se non si ha una grossa esperienza nella produzione di madreleghe, potrebbe succedere che non si riesca a garantire una distribuzione omogenea in lega di quegli elementi aggiunti in piccole percentuali (ad esempio affinatori e disossidanti) che, come precedentemente spiegato, se introdotti in maniera non adatta possono provocare la formazione di punti duri. In figura 10 si ha un esempio di tali punti duri osservati su pezzi di oro giallo 18 ct. Figura 11 – Siliciuri di Nichel In queste due figure si può osservare un punto duro in una lega bianca 14ct. Tale punto è formata da una “nuvola” molto fitta di puntini di siliciuri di nichel. La probabile causa questa volta è dovuta ad un eccessivo riutilizzo degli scarti promuovendo la coalescenza di puntini che, dopo la fase di lucidatura, sono resi più evidenti dall’effetto cometa. E’ bastato ripartire con materiale completamente fresco per risolvere il problema. Lo stesso problema, relativo al riutilizzo eccessivo degli sfridi, si è osservato in leghe rosse 14ct. In questo caso sono stati osservati dei punti duri di iridio la cui morfologia risulta identica a quella di figura 10. Il problema si risolve come illustrato sopra. In figura 12 è possibile osservare un caso completamente differente: Figura 10 - Punti duri In questo caso, l’inconveniente è il risultato di aggiunte di piccole quantità di iridio puro che il produttore aggiungeva al metallo in fase di fusione. E’ bastato utilizzare una medrelega già preparata con l’iridio per eliminare il problema. In ogni caso l’iridio non va mai aggiunto come elemento puro ma attraverso una madrelega per garantire maggiore omogeneità. Un altro esempio si può osservare in figura 11. 6 ProGold Srl cause che inibiscono l’azione dell’affinatore che potrebbe altrimenti non essere distribuito omogeneamente (ad esempio se si concentra in certe zone, come nel caso precedente, e non se ne ha a sufficienza per tutto il materiale). Questo problema normalmente è più sentito nell’oro bianco. In figura 13 si può osservare una struttura a grano grosso ottenuta dopo la prima fusione di un oro bianco 14 ct. Figura 12 – Punti duri in colata continua In queste due figure viene riportato un esempio di punti duri osservati su oggetti prodotti in colata continua. La morfologia risulta la medesima della figura 10. Tali puntini sono formati esclusivamente da iridio (come quelli di figura 10). La sola differenza è il processo produttivo utilizzato. In questo caso i puntini sono sorti per una microsegregazione in fase liquida, dovuta alla prolungata permanenza allo stato fuso che un metallo subisce quando si usa in colata continua. In questo modo si favorisce l’aggregazione dell’affinatore del grano per effetto gravitazionale, perché l’iridio presenta una densità maggiore di tutti gli altri elementi (22,5 g/cm3) e quindi tende a depositarsi nella parte bassa del crogiolo (sopra il fronte di solidificazione). La soluzione del problema è stata quella di eseguire una prefusione in un crogiolo a parte e sopratutto di tenere mescolato meccanicamente (con una bacchetta di grafite) il metallo liquido durante la colata continua, in modo da limitare tale segregazione. Inoltre, si suggerisce di impostare la velocità di traino più alta possibile (compatibilmente con la qualità del prodotto ottenuto) in modo tale da ridurre il tempo di permanenza allo stato liquido del metallo e quindi l’entità di formazione dei punti duri. Questo tipo di problema potrebbe presentarsi anche nei processi di microfusione, nel caso in cui non si effettui la prefusione, infatti potrebbero esserci delle differenze di titolo in oggetti posizionati in punti diversi dell’albero. Si sono avuti anche dei casi di formazione di punti duri in microfusione utilizzando tutto materiale nuovo. In tal caso il problema può dipendere dalla temperatura di colata. La spiegazione sta nel fatto che un affinatore del grano garantisce un buon risultato solo se è omogeneamente disciolto nel liquido prima della solidificazione: la temperatura del fuso deve essere abbastanza alta e si deve dare il tempo per la sua dissoluzione. Pertanto in tali casi si suggerisce di alzare notevolmente la temperatura di colata durante la prefusione. A nostro avviso è sempre utile fare una prefusione, perché così facendo si favorisce una maggiore omogeneità della lega, eliminando le eventuali ProGold Srl Figura 13 – Struttura a grano grosso In questo caso non si è avuta la comparsa di punti duri ma la struttura del metallo si presenta chiaramente a grano grosso con tutte le conseguenze che ne derivano. 3. Conclusioni Per concludere raccomandiamo di lavorare se possibile solo con oro puro 99,99%. Il massimo sarebbe se nelle specifiche di acquisto oltre al titolo legale venisse presa in considerazione anche la possibilità di avere un’analisi relativa alle impurezze pericolose. Quando si mandano i lingotti ad affinare sarebbe il caso di richiedere un’affinazione 99,99% con procedimento che elimini i PGM (metalli della famiglia del platino); infatti le impurezze più pericolose risultano essere Os, Ir, Ru, Rh (appunto i PGM), mentre la presenza di Ag e Cu non risulta essere pericolosa in quanto elementi normalmente aggiunti all’oro. Si raccomanda inoltre di lavorare il più possibile con materiale di qualità e pulito. Questo significa che bisogna prestare attenzione sia alla pulizia degli sfridi che di tutti i componenti che vengono a contatto con il metallo liquido. Pertanto bisogna pulire gli sfridi prima di riutilizzarli, se possibile pulire anche crogioli e bacchette varie. Bisogna stare attenti anche al numero di volte che si riutilizzano gli sfridi magari registrando dopo quante volte si presentano i difetti così da prevenirli mandando ad affinare il tutto prima che il difetto compaia (ad esempio se osservo che nella mia produzione appaiono punti duri dopo che ho riutiliz7 zato gli sfridi per 10 volte, allora per prevenire il difetto li mando ad affinare dopo 8 fusioni così mi cautelo e non dovrei avere nessun problema). 4. Bibliografia • Difetti di colaggio e di altro tipo – Manuale per il produttore di gioielleria in oro. Dieter Ott – World Gold Council, Industrial Division. Edizione Italiana: 2002 • Physical metallurgy principles – Third edition. Robert E. Reed-Hill, Reza Abbaschian • Metallurgia – Principi generali. Walter Nicodemi. Zanichelli