...

clicca qui e scarica tutte le sessioni del Laboratorio di preghiera

by user

on
Category: Documents
30

views

Report

Comments

Transcript

clicca qui e scarica tutte le sessioni del Laboratorio di preghiera
PRIMA SESSIONE
«Ma tu, quando vuoi pregare, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il
Padre tuo che vede nel segreto, ti ascolterà». (Mt 6,6)
Partendo da questo particolare e pressante invito di Gesù a coltivare un esclusivo rapporto con il Padre, che
sta alla base della formazione di noi seminaristi, abbiamo deciso di intraprendere un nuovo percorso di
formazione comunitaria alla preghiera. Di cosa si tratta?
Su proposta del nostro direttore spirituale, Don Rosario Gulisano, abbiamo iniziato una vera e propria
scuola di preghiera per capire sempre meglio cosa possa voler dire la parola “pregare”; nell’intento di
riuscire efficacemente nel proposito è stato deciso di affidare questo importante percorso formativo al
movimento dei “Laboratori di Preghiera e Vita”, fondato nel 1984 da P. Ignazio Larrañaga ofm cap., uomo di
grande Fede (noto soprattutto per i testi di spiritualità da lui pubblicati), il quale ha sentito l’esigenza di
creare un percorso di laboratori di preghiera affidati totalmente ai laici, perché le varie realtà ecclesiali
presenti in tutto il mondo avvertissero anch’esse, in maniera capillare, l’esigenza di una maggiore decisione
per la sequela del Signore da impetrare nella preghiera e da concretizzare nella vita di ogni giorno.
Premesso che il primo e l’unico maestro di preghiera è Gesù stesso, nel quale la Chiesa si rivolge al Padre
attraverso il dono dello Spirito, i laboratori vogliono essere un momento di formazione attiva: si impara a
pregare pregando. Durante gli incontri, ai quali partecipiamo il Mercoledì dalle 18,30 alle 20,30, Nino e
Belinda, inviatici dal movimento, propongono alcuni stimoli per l’orazione comunitaria tratti dalla Parola di
Dio e completati dai canti, dalle preghiere del piccolo manuale del laboratorio e dai messaggi, voluti dallo
stesso fondatore P. Ignazio. Non è da trascurare poi il grande apporto che offrono alla preghiera le tecniche
di concentrazione dell’attenzione proposte dallo schema del cammino.
Così ogni settimana diventa, in ogni sua giornata, un tempo propizio per l’approfondimento orante di una
tematica particolare della vita spirituale, da focalizzare concretamente nei momenti di preghiera personale
e da attuare nelle relazioni con gli altri e con se stessi.
In quest’ottica la mezz’ora di preghiera quotidiana realizzata nell’ascolto di un brano biblico rispondente
alla tematica settimanale viene arricchito e coadiuvato da una “modalità”, un modo di approccio,
comunicatoci nel momento settimanale di incontro. Uno degli scopi del laboratorio è quello di mettere in
evidenza diversi approcci all’unica preghiera, quella di Gesù, e in lui quella dei credenti, per far sì che alla
fine del percorso ciascuno riprenda il metodo più aderente alle proprie esigenze.
Nel corso di queste due ultime settimane, scandite dai primi due incontri, abbiamo avuto modo di
incontrare l’Amore del Padre.
La prima settimana abbiamo sperimentato la Sua infinita tenerezza che si prende cura della nostra vita, ci
tiene in equilibrio come un Padre fa col suo figlio appena nato, perché comprendiamo di essere liberi e
impariamo a rimanere tali. Uno dei testi proposti era ad esempio Giosuè 1, 1-8, nel quale Dio promette di
stare sempre al fianco di Giosuè confermandolo così nel compito di introdurre il popolo nella terra
promessa. Gli altri sei brani, presi dalle diverse parti della Bibbia, affrontavano la stessa tematica
riconducendo ai medesimi “fatti di vita” del primo, da realizzare nel vissuto concreto.
La “modalità” proposta era quella della “lettura pregata” di alcune pericopi attinenti al tema, tratte dal
libro dei Salmi, o di preghiere presenti nel piccolo manuale di p. Larrañaga.
La seconda settimana ripercorre la stessa tematica della prima, da una prospettiva leggermente diversa:
quella della conoscenza- accettazione di questo “essere per noi” da parte di Dio.
Ancora questa settimana deve completarsi, per cui vi aggiorneremo più avanti!
Sentiamoci sempre più intimamente uniti nella preghiera, stimolati da questa unione che ci fa Chiesa! Il
cammino che noi come comunità del seminario abbiamo intrapreso è senz’altro un cammino personale ma
la ripercussione riguarda l’intera Comunità Ecclesiale: uniti in un solo Spirito la preghiera di uno è la
preghiera di tutti, il cammino di uno è il cammino della Chiesa, la gioia dell’incontro col Signore di una
piccola comunità si fa testimonianza per tanti; un seminarista che impara a cercare il Signore nella
preghiera un giorno insegnerà ad altri a fare altrettanto. Pregate lo Spirito Santo con noi e per noi,
chiediamo l’intervento di Maria, madre della Chiesa, perché possiamo essere sempre più una sola cosa con
il Padre e col Figlio suo Gesù Cristo!
SECONDA SESSIONE
Procedono con regolarità gli incontri dei laboratori di Preghiera e Vita. Alla scuola di Gesù, maestro di
preghiera, unico mediatore tra noi e il Padre, continuiamo il nostro itinerario di formazione spirituale. È
proprio l’acquisizione della consapevolezza del Padre misericordioso il tema del secondo incontro, da
approfondire nell’arco di tutta la settimana. Conoscere il Padre. Cosa vuol dire? Cosa dice alla mia vita di
uomo? Chi è costui che bussa alle porte della mia esistenza?
Partendo dalle “parabole della misericordia” del capitolo 15 del vangelo di Luca (pecora perduta, dramma
perduta, Padre misericordioso) abbiamo iniziato la seconda settimana del cammino. Dai testi evangelici
presi in esame abbiamo avuto modo di vedere come la forza dell’Amore di questo Padre sia in grado di
riempire il cuore, traendo le nostre piccole vite dallo stato di solitudine e di abbandono, e portandole nella
gioia infinita della festa senza fine (cfr Lc 15, 23-24).
Accanto al vangelo, e strettamente connesse ad esso, ci sono venute in aiuto le belle parole della
meditazione di p. Ignacio Larrañaga, il quale ci ricordava che veniamo immessi nella profonda comunione
col Padre attraverso l’obbedienza del Figlio suo Gesù, venuto a rivelarci il vero volto di Dio e a compiere
definitivamente il progetto d’Amore pensato per ciascuno di noi da sempre.
La modalità di preghiera proposta per la seconda settimana è la “preghiera scritta”. Non si tratta di
comporre chissà quale scritto poetico quanto piuttosto un mettere per iscritto le sensazioni e le acquisizioni
che il contatto col testo biblico suscita in ciascuno. Questo metodo di preghiera aiuta molto per la
concentrazione ed evita il vano disperdersi dei pensieri durante l’orazione.
Concludiamo questo breve intervento con una delle preghiere di p. Larrañaga proposte nel testo “Incontro”
per questa seconda tappa del cammino di preghiera:
Sei con noi
Sei con noi tutti i giorni
fino alla fine del mondo.
Sei con noi Onnipotenza divina,
con la nostra fragilità.
Sei con noi, amore infinito,
che ci accompagni in tutti i nostri passi.
Sei con noi, protezione sovrana
e garanzia di successo nelle tentazioni.
Sei con noi, energia che sostiene
la nostra vacillante generosità.
Sei con noi,
nelle nostre lotte ed insuccessi,
nelle nostre difficoltà e prove.
Sei con noi
nelle nostre delusioni ed ansietà
per ridarci coraggio.
Sei con noi nella tristezza
per comunicarci l’entusiasmo
della tua gioia
Sei con noi nella solitudine
come compagno che non manca mai.
Sei con noi
nella nostra missione apostolica
per guidarci e sostenerci.
Sei con noi
per condurci al Padre
per la via della sapienza
E dell’eternità. Amen.
Chi o che cosa dunque potrà mai toglierci la gioia dell’incontro col Padre?
TERZA SESSIONE
Dopo aver sperimentato nel corso di questa settimana l’Amore del Padre che attrae tutti a sé, giungiamo
alla terza sessione.
Se precedentemente, come già detto, abbiamo riflettuto e pregato sulla fedeltà della Misericordia del
Padre, in questa terza tappa la nostra attenzione si concentra sulla richiesta che facciamo a Dio, a partire
dal dono ricevuto, di mantenerci saldi nell’adesione alla vita di quest’Amore.« Credo Signore, ma aumenta
la mia fede» (cfr. Mc 9,24b).
Il brano biblico di riferimento proposto dallo schema di P. Larrañaga è tratto dal libro dell’Esodo, nel quale
viene messo in risalto il dialogo, la relazione che Mosè tiene col Signore (Es 33, 7-23):
7Mosè prendeva la tenda e la piantava fuori dell’accampamento, a una certa distanza dall’accampamento,
e l’aveva chiamata tenda del convegno; appunto a questa tenda del convegno, posta fuori
dell’accampamento, si recava chiunque volesse consultare il Signore.8Quando Mosè usciva per recarsi alla
tenda, tutto il popolo si alzava in piedi, stando ciascuno all’ingresso della sua tenda: seguivano con lo
sguardo Mosè, finché non fosse entrato nella tenda.9Quando Mosè entrava nella tenda, scendeva la
colonna di nube e restava all’ingresso della tenda, e parlava con Mosè.10Tutto il popolo vedeva la colonna
di nube, che stava all’ingresso della tenda, e tutti si alzavano e si prostravano ciascuno all’ingresso della
propria tenda.11Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico. Poi questi
tornava nell’accampamento, mentre il suo inserviente, il giovane Giosuè figlio di Nun, non si allontanava
dall’interno della tenda.12Mosè disse al Signore: «Vedi, tu mi ordini: “Fa’ salire questo popolo”, ma non mi
hai indicato chi manderai con me; eppure hai detto: “Ti ho conosciuto per nome, anzi hai trovato grazia ai
miei occhi”.13Ora, se davvero ho trovato grazia ai tuoi occhi, indicami la tua via, così che io ti conosca e
trovi grazia ai tuoi occhi; considera che questa nazione è il tuo popolo».14Rispose: «Il mio volto camminerà
con voi e ti darò riposo».15Riprese: «Se il tuo volto non camminerà con noi, non farci salire di qui.16Come si
saprà
dunque che ho trovato grazia ai tuoi occhi, io e il tuo popolo, se non nel fatto che tu cammini con noi? Così
saremo distinti, io e il tuo popolo, da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra».17Disse il Signore a
Mosè: «Anche quanto hai detto io farò, perché hai trovato grazia ai miei occhi e ti ho conosciuto per
nome».18Gli disse: «Mostrami la tua gloria!».19Rispose: «Farò passare davanti a te tutta la mia bontà e
proclamerò il mio nome, Signore, davanti a te. A chi vorrò far grazia farò grazia e di chi vorrò aver
misericordia avrò misericordia».20Soggiunse: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo
può vedermi e restare vivo».21Aggiunse il Signore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la
rupe:22quando passerà la mia gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non
sarò passato.23Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere».
Ciò che colpisce in prima battuta è il versetto 11a, in cui leggiamo che «il Signore si rivolgeva a Mosè faccia
a faccia, come uno parla con il proprio amico»; all’interno di questa relazione possiamo anche notare come
Mosè chieda esplicitamente a Jahvè che continui a farsi conoscere e a camminare col popolo perché la
coscienza di questo rapporto personale diventi il cuore della spiritualità, fattore di identità che non vacilla e
di elezione rispetto a tutti gli altri popoli della terra (cfr. vv 16- 17).
È Dio il solo a poter prendere l’iniziativa, l’unico che, mostrandosi, può render saldo nella comunione con sé
il cuore dell’uomo, l’unico che possa fondare l’identità del popolo. Posto questo dato fondamentale, il
messaggio di p. Larrañaga che abbiamo ascoltato nel corso dell’incontro, ci proponeva una particolare
visione della fede: è chiaro che il rapporto fiduciale con Dio è innanzitutto dono; nonostante questo non
possiamo tralasciare l’aspetto della scommessa, del rischio, per il quale il credente mette in gioco se stesso
abbandonando le proprie certezze umane ponendosi totalmente sotto la “soluzione stolta” di Dio, nella
certezza che ciò che è incomprensibile per l’uomo è potenza e sapienza di Dio (cfr. 1Cor 1,25). Ma cosa vuol
dire tutto ciò? Forse che il Signore vuol derubare l’uomo di qualcosa che gli appartiene costitutivamente
come la capacità di trovare soluzioni per alimentare il proprio desiderio di vita? No! Assolutamente no! In
questo il p. Ignacio è stato molto chiaro. Abbandonarsi al volere di Dio non vuol dire semplice e malsana
rassegnazione ad un volere che ci sovrasta con la sua forza, quanto piuttosto adesione attiva a Colui che mi
ha amato a tal punto da dare tutto, solo per me. È la confidenza di Gesù che consegna se stesso al Padre nel
momento dell’abbandono e del silenzio, divenendo poi, in virtù di questa speranza certa, il sì che il Padre
rivolge all’uomo, il compimento della sua gloria, la gioia che mai nessuno potrà spegnere!
La modalità di preghiera proposta è quella dell’ Ascolto (più comunemente detta “preghiera uditiva”).
Consiste nel mettersi in attento ascolto della Parola di Dio e dei propri fatti di vita cercando di discernere
cosa voglia il Signore per ciascun evento concreto delle nostre giornate. Così facendo il momento di
preghiera può prolungarsi diventando presente vissuto. Da questo punto fondamentale della congiunzione
tra preghiera e vita nasce la richiesta di avere la forza di donare la propria volontà al Signore.
« Credo, ma aumenta la mia fede!» (ibid.)
Concludiamo anche questa volta con una preghiera proposta nel manuale “Incontro”:
Signore Gesù Cristo, dall’oscurità della morte facesti
sorgere la luce. Nell’abisso della solitudine più profonda, abita da ora in poi
e per sempre, la possente protezione del tuo amore; dall’angolo buio possiamo
cantare l’alleluja di coloro che si salvano.
Concedici l’umile semplicità della fede, che non svanisce quando ci insegui,
nelle ore di oscurità e di abbandono, quando tutto diventa problematico.
Concedici, in questo tempo in cui intorno a noi si ingaggia una lotta mortale, la luce sufficiente
per non perderti di vista; luce sufficiente per poterla consegnare a coloro che ne hanno più bisogno di noi.
Fa’ brillare su di noi il mistero della tua gioia pasquale, come aurora del mattino.
Concedici di essere persone veramente pasquali in mezzo al sabato santo della storia.
Concedici che, attraverso i giorni luminosi e bui del tempo in cui viviamo,
possiamo camminare sempre con animo gioioso, verso la gloria futura. Amen.
Il Signore ci aiuti a vivere il suo Natale con la grazia di una fede più salda.
QUARTA SESSIONE
Dopo aver contemplato il grande mistero dell’incarnazione, il mistero di Dio che si fa uomo per farci come
lui, giungiamo alla IV sessione del nostro cammino di preghiera. Tema dell’incontro è la figura di Maria.
Madre di Dio e della Chiesa, Donna di fede e povera di Dio, facci dono del tuo silenzio, della tua pace e della
tua fede.
Lc 1, 26-38.
26Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret,
27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si
chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». 29A queste
parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L'angelo le disse:
«Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce
e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di
Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 34Allora
Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l'angelo: «Lo
Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che
nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha
concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a
Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si
allontanò da lei.
Maria, donna di fede e povera di Dio.
Tante, troppe volte siamo abituati a vedere Maria nelle vesti angelicate di un culto regale spesso
infinitamente distante dal cuore dell’uomo, oggi come sempre alle prese con le insicurezze di una vita che
richiede impegno, fatica, passione. Nel messaggio di questa sessione siamo chiamati a riscoprire l’umanità
di Maria, la vita di una donna che faceva delle sue giornate un canto di lode a quel Dio che, nel fiore della
sua giovinezza, le aveva stravolto la vita. Sì, è proprio vero. Maria, la piena di grazia, la benedetta fra le
donne, non avrebbe mai pensato che il Signore, il liberatore di Israele narrato dalle scritture, potesse
chiamare proprio lei per un compito così arduo ed importante. Quante domande avranno affollato la sua
mente in quegli istanti così terribili, quanta paura avrà avuto! Nonostante questo, ha saputo mettersi in
ascolto di quella Parola che di lì a poco avrebbe abitato il suo cuore per sempre. “Stupendo! Davvero... per
lei che era particolarmente dotata!” pensiamo noi immaginandola come una che aveva uno straordinario
senso di Fede preveggente. Sbagliamo...di grosso! Maria cercava, Maria chiedeva luce, Maria non sapeva
tutto! Come noi sentiva il peso delle giornate, come il nostro anche il suo cuore veniva trapassato dal
dolore al solo pensiero di ciò che l’aspettava! Non con una regina abbiamo a che fare carissimi amici, ma
con una donna che ha saputo deporre nelle mani dell’Onnipotente tutto il senso della propria piccolezza in
rapporto all’abisso impenetrabile che il mistero dell’uomo chi-amato rappresenta.
Solo a partire da questo possiamo invocarla come nostra madre e regina. Siamo certi che ella fu così grande
perché si riconobbe povera davanti a Dio: Piena di Grazia perché povera di Dio, benedetta fra le donne
perché donna come tutte...un paradosso? Al Signore la risposta!
Preghiera visiva.
Durante la preghiera, dedicarsi ad approfondire la preghiera visiva, possibilmente con un’icona di Maria
ritenuta cara. Sforziamoci di identificarci mentalmente con l’immagine in modo da poter riflettere sul
grande mistero che questa rappresenta, alla luce della Parola di Dio. Consideriamo attentamente ciò che
vuole esprimere e cerchiamo di calarla nel nostro vissuto facendo della sua espressività un appiglio sicuro
sul quale poter tornare più volte nel corso delle giornate.
“SIGNORA DELLA PASQUA”.
Signora della Pasqua,
Signora del Venerdì e della Domenica,
Signora della notte e del mattino,
Signora del silenzio e della croce,
Signora dell’Amore e dell’abbandono,
Signora della parola ricevuta e della parola impegnata,
Signora della pace e della speranza.
Signora di tutte le partenze,
perché sei la Signora del “passaggio” o “pasqua”, ascoltaci!
Oggi vogliamo dirti “grazie tante”, grazie tante, Signora per il tuo “Fiat”,
per la tua completa disponibilità di serva,
per la tua povertà e per il tuo silenzio,
per il gaudio delle tue sette spade,
per il dolore di tutte le tue partenze
che hanno dato la pace a tante anime.
Grazie tante per essere rimasta con noi
nonostante il tempo e le distanze.
Nostra Signora della Riconciliazione,
immagine e principio della Chiesa:
oggi lasciamo nel tuo cuore
povero, silenzioso e disponibile,
questa Chiesa pellegrina della Pasqua.
Una Chiesa essenzialmente missionaria,
fenomeno e anima della società in cui viviamo,
una Chiesa profetica che sia l’annuncio
che il Regno è già arrivato.
Una Chiesa di autentici testimoni,
inserita nella storia degli uomini,
come presenza salvatrice del Signore,
fonte di pace, di gioia e di speranza. Amen.
QUINTA SESSIONE
Salve a tutti! Come procede il cammino di preghiera? Auspichiamo che questi nostri piccoli interventi
servano a creare uno stimolo ulteriore per consolidare sempre meglio, nella vita dei nostri lettori, l’incontro
col Signore.
Dopo aver contemplato l’immagine di Maria, donna della fede, continuiamo il nostro percorso di preghiera
comunitaria all’insegna dell’abbandono fiducioso nella volontà di Dio.
“Dall’abbandono alla pace”. Quinta sessione.
BRANO BIBLICO DI RIFERIMENTO: Nm 9, 15- 23
15Nel giorno in cui la Dimora fu eretta, la nube coprì la Dimora, dalla parte della tenda della Testimonianza;
alla sera ci fu sulla Dimora come un'apparizione di fuoco fino alla mattina. 16Così avveniva sempre: la nube
la copriva e di notte aveva l'aspetto del fuoco.17Tutte le volte che la nube si alzava sopra la tenda, subito gli
Israeliti si mettevano in cammino, e nel luogo dove la nube si posava, là gli Israeliti si accampavano.
18Sull'ordine del Signore gli Israeliti si mettevano in cammino e sull'ordine del Signore si accampavano. Tutti
i giorni in cui la nube restava sulla Dimora essi rimanevano accampati. 19Quando la nube rimaneva per
molti giorni sulla Dimora, gli Israeliti osservavano la prescrizione del Signore e non partivano.20Avveniva
che la nube rimanesse pochi giorni sulla Dimora: essi all'ordine del Signore rimanevano accampati e
all'ordine del Signore levavano le tende. 21E avveniva che, se la nube si fermava dalla sera alla mattina e si
alzava la mattina, subito riprendevano il cammino; o se dopo un giorno e una notte la nube si alzava, allora
levavano le tende. 22O se la nube rimaneva ferma sulla Dimora due giorni o un mese o un anno, gli Israeliti
rimanevano accampati e non partivano; ma quando si alzava, levavano le tende. 23All'ordine del Signore si
accampavano e all'ordine del Signore levavano le tende, e osservavano le prescrizioni del Signore, secondo
l'ordine dato dal Signore per mezzo di Mosè.
MESSAGGIO DELLA SESSIONE: Sia fatta la tua volontà
Molte volte, nel corso delle nostre giornate, ci ritroviamo a dover fare i conti con le scelte che facciamo.
Alcune di queste sono talmente importanti che sembra non riusciamo a sostenerne il peso. Nelle relazioni
con parenti e amici, nel capire dove poter orientare la nostra vita, spesso siamo legati alla preoccupazione
di non riuscire a dare quanto dovremmo, o perlomeno di non riuscire a ricucire adeguatamente gli strappi
che la fragilità nostra e/o quella degli altri crea in noi. Preoccupazioni fondate, che però ci tolgono il respiro.
Che risposta può dare la fede cristiana a tutto questo? Abbandono totale alla volontà di Dio.
A prima vista la risposta potrebbe sembrare semplicistica, per non dire banale; come può un Dio che non si
vede, che ci lascia continuamente perplessi riguardo la sua presenza, chiederci di fidarci di lui? Perché
dovremmo fare la sua volontà, che il più delle volte si presenta difficile da realizzare? Chiaramente nessuno
può confezionare una risposta da poter offrire al supermercato delle garanzie spirituali! No. Sarebbe
inutile. L’unica pista che possiamo percorrere è quella dell’esperienza fatta, quella di una vita fatta di scelte
che guardano al passato, a come il Signore si è fatto vicino, per poter guardare al futuro con speranza!
Proprio come il popolo di Israele del brano sopra, che esegue gli ordini del Signore sceso nella nube con
fedeltà, non per semplice spirito di sottomissione, ma perché colui che li aveva liberati dalla schiavitù si era
impegnato a garantire la loro libertà. È vero che la nube mantiene il proprio carattere di oscurità, di
indeterminatezza, di precarietà. Nonostante questo il popolo riconosce nella debolezza di quella nube la
forza di una relazione che li ha resi e li renderà liberi...e noi, siamo pronti ad accettare la sfida?
MODALITÀ: Preghiera di abbandono
È la preghiera più genuinamente evangelica. Mettiti alla presenza del Padre, che dispone dell’universo
intero, in atteggiamento di abbandono. Come disposizione incondizionata, devi ricondurre al silenzio la
mente che tende a ribellarsi. L’abbandono è un omaggio di silenzio in prima battuta! Successivamente
ripercorri in silenzio e in pace tutto ciò che ti dispiace: fragilità, aspetto fisico, malattie, storie dolorose,
persone, insuccessi. Può accadere che, ricordandole, queste cose ti feriscano. Ciò che conta non è il
semplice ricordo, quanto l’affidarle alle mani del Padre che sicuramente saprà visitarti con la sua pace. Per
compiere questo esercizio puoi aiutarti con una frase di affidamento come “Padre, mi abbandono a te”, o
un semplice “sia fatta la tua volontà”, oppure utilizzare il Padre Nostro o la preghiera che segue (Manuale
“Incontro” n°33).
PREGHIERA: Padre mi abbandono a te
Padre,
mi metto nelle tue mani.
Fa’ di me quello che vuoi.
Per tutto ciò che farai di me,
ti ringrazio.
Sono disposto a tutto, accetto ogni cosa,
sì che la tua volontà si compia in me
e in tutte le tue creature.
Non desidero nessun’altra cosa. Dio mio.
Metto la mia anima nelle tue mani,
te la consegno, mio Dio,
con tutto l’ardore del mio cuore,
perché ti amo,
ed è per me un bisogno d’amore
il darmi, il consegnarmi
nelle tue mani senza misura,
con infinita fiducia,
perché Tu sei mio Padre. Amen.
SESTA SESSIONE
Avendo sperimentato, in lungo e in largo, nel corso di queste settimane, l’invito del Signore ad
abbandonarci totalmente a lui, adesso ci viene chiesto di attraversare una nuova fase: sulla base solida di
questa relazione di totale fiducia, cercare di rientrare in sé per guardare la propria storia con occhi nuovi, gli
occhi della Misericordia di Dio, gli occhi della riconciliazione.
Egli vuol donarci la sua Pace!
Perdono- Amore. Sesta sessione.
BRANO BIBLICO DI RIFERIMENTO: Mc 14, 32- 42
32Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego».
33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. 34Disse loro: «La mia
anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate».35Poi, andato un po' innanzi, cadde a terra e pregava
che, se fosse possibile, passasse via da lui quell'ora. 36E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te:
allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». 37Poi venne, li trovò
addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? 38Vegliate e
pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 39Si allontanò di nuovo e
pregò dicendo le stesse parole. 40Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano
fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. 41Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e
riposatevi! Basta! È venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori.
42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».
MESSAGGIO DELLA SESSIONE
Come avrete ben capito dall’introduzione a questo intervento, il tema della sessione è la riconciliazione.
Quando parliamo di riconciliazione non possiamo far altro che sottolineare come l’opera di Dio agisca nelle
pieghe più profonde della nostra esistenza, per mettere armonia nelle parti che la compongono. Cosa
vogliamo dire con questo? Avete mai giocato con i “puzzle”? In questo gioco (forse per molti datato) lo
scopo è quello di incastrare perfettamente alcuni pezzi tra loro, in modo da far venire fuori l’immagine.
Ahimè, quante volte ci accorgiamo che i pezzi del puzzle della nostra vita non collimano perfettamente tra
loro! Affetti, carenze, lavoro, problemi in famiglia, fallimenti, peccati...sembra che vogliano impedire a
questa bella immagine di venir fuori.
Nel Vangelo che ci è stato proposto vediamo Gesù, alle prese con la paura, alle prese col suo fallimento.
Cade a terra. Prega. È solo: coloro che avrebbero dovuto vegliare si addormentano. Il Padre non risponde.
Tuttavia, nonostante quella notte segni il fallimento di Dio, Gesù «consegna» sé stesso, la propria storia al
Padre. «È venuta l’ora».
Abbiamo più volte parlato di abbandono fiducioso. Ora è giunto il momento di renderlo attuale nella nostra
vita concreta: pensiamo (scendendo nel concreto!) a tutte quelle situazioni dolorose che non abbiamo mai
avuto il coraggio di tirar fuori, a tutti quei dolori che abbiamo provocato ad altri, a tutti quei peccati sui
quali non abbiamo mai avuto il coraggio di soffermarci, a tutta la nostra storia, a ciò che non ci piace della
nostra fisicità. Potremmo continuare, ma... ciascuno guardi con maggior serenità possibile al proprio “vaso
di Pandora”! Per ogni cosa che lo Spirito rivela, è importante compiere un atto di affidamento al Signore, un
dire fiducioso : «Sia fatta la tua volontà, non la mia». Questa pratica inizia a liberare il cuore; può essere un
ottimo punto di partenza per una vita più bella! ATTENZIONE! Questa pratica suggerita dal messaggio vuol
essere l’ inizio per un cammino di conversione, da attuarsi preferibilmente mediante l’accompagnamento di
un confessore e/o direttore spirituale. In caso contrario, si corre il rischio che l’ esercizio rimanga
impantanato nella forma sterile di pensiero, parecchio lontano da ciò che intendiamo per Preghiera. Anzi,
potrebbe capitare di farsi anche del male, se si è un po’ più fragili. Prendiamo dunque il fermo proposito di
accostarci al Sacramento della Penitenza e chiediamo ad un sacerdote di fiducia di accompagnarci in questo
percorso così bello!
All’inizio di questa Quaresima chiediamo al Signore il suo Spirito di Sapienza, che sappia guidarci verso un
cammino serio di conversione!
MODALITA’ DI PREGHIERA
Compiere l’esercizio di donazione di sé al Signore proposto dal messaggio, attuando concretamente il
proposito che l’avvertenza finale comporta. Aiutarsi, se si vuole, con la Preghiera che riportiamo:
PREGHIERA DELLA SESSIONE: Accettare la propria storia
(da “foglio per l’olocausto –VI sessione”)
Dio mio, Signore della mia vita, dammi la grazia di trasformare il dolore in amore. Quelli che non mi
accettarono mai e sempre mi rifiutarono, quelli che mi cercarono con inganni, mezze verità e calunnie e mi
fecero passare intere notti senza dormire e giorni di lacrime... Tutti quei ricordi dolorosi voglio trasformarli
in un’offerta d’amore e depositarla in silenzio nel profondo della tua volontà.
Si compia la tua volontà.
Resistenze dell’anima, risentimenti del cuore, ribellioni della vita, guerre interne, conflitti intimi, aspetti di
personalità non accettati totalmente, ferite della vita non sufficientemente curate, clamori, lacrime, grida
dell’anima...tutto voglio ridurre al silenzio, in omaggio alla tua santa e misteriosa volontà. Si compia.
Tutto quello che sono stato e non avrei dovuto essere; tutto quello che ho fatto e non avrei dovuto fare;
tutto quello che ho detto e non avrei dovuto dire...Tutto questo deposito per sempre nell’oblio eterno del
tuo cuore. Si compia.
Quelle persone che mi fecero tanto male...
Quelle prime inimicizie...
Quel fallimento e quell’altro che fu il peggiore della mia vita...
Quello sbaglio di cui poi mi pentii tanto...
Quei progetti che crollarono già sappiamo per colpa di chi...
Quegli ideali che non ho potuto realizzare...
Signore, Signore, tutta questa massa dolente e sanguinante si trasformi, in questo momento, in un’offerta
fragrante, deposta per sempre con amore sull’altare della tua Volontà. Questo momento sia come la
seconda nascita della mia vita, perché tutto il passato doloroso sia trasformato in strumento di forza.
Come un bambino appena nato, io comincio a camminare oggi libero e felice. Nel tuo nome Signore. Amen.
SETTIMA E OTTAVA SESSIONE
Carissimi lettori, riprendiamo dopo le festività pasquali la nostra rubrica sui “Laboratori di Preghiera e Vita”
con una particolare gioia nel cuore: Cristo è veramente risorto! Da questo dato fondamentale nasce tutta
l’attività della Chiesa e la preghiera che, come popolo di risorti, innalziamo al Padre per mezzo di Cristo,
uniti in un unico Amore.
Questa volta, in questo piccolo spazio racchiudiamo due sessioni del laboratorio. La settima sessione infatti
è stata intitolata “Riepilogo” e invita a riprendere il lavoro svolto nelle fasi precedenti. Vista la limitatezza
della rubrica e l’obiettivo di offrire solo qualche spunto di riflessione senza la pretesa di esaurire gli
argomenti, abbiamo pensato di passare direttamente all’ottava sessione.
Il tema proposto alla nostra attenzione sembra calzare a pennello con il tempo pasquale che viviamo in
questi giorni: solo se rimaniamo uniti a Cristo vincitore sulla morte, la nostra vita viene liberata dalle catene
che impediscono un cammino spedito verso l’acquisizione della capacità di amare veramente. “Incontro” Ottava sessione.
BRANO BIBLICO DI RIFERIMENTO: Gv 15, 1-17
1 «Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e
ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi
ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non
rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io
in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via
come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.7Se rimanete in me e le mie
parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che
portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. 9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi.
Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho
osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia
gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri
come io ho amato voi. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.
14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa
quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto
conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate
frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.
17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.
CONTENUTO DEL MESSAGGIO
Come dicevamo nell’introduzione, l’acquisizione della capacità di amare in maniera piena passa
necessariamente dal rimanere uniti a Cristo. La domanda sorge spontanea: cosa vuol dire “rimanere uniti”?
Tante volte abbiamo ascoltato quest’espressione o altre simili avendo l’impressione che queste
sorvolassero la nostra testa senza nemmeno sfiorarci, non perché non volessimo aderirvi ma
semplicemente perché incomprensibili. La parola di Dio ci viene in aiuto con una delle immagini più belle di
tutta la scrittura: rimanere uniti come il tralcio alla vite vuol dire essere coinvolti in una vita che non
proviene da noi, dalla nostra piccolezza, ma da Dio stesso! Nel tralcio scorre la stessa linfa che scorre nella
vite; attraverso i Sacramenti (in particolare l’Eucaristia) nelle nostre vene scorre lo stesso sangue del Figlio
di Dio, il nostro corpo diventa il suo corpo in senso stretto.
Ci abbiamo mai pensato? Terribile. Al solo pensiero trema il nostro cuore. Trema di meraviglia, trema di
gioia!
Spesso lo dimentichiamo. Nei periodi di “secca”, altro che corpo di Cristo, abbiamo l’impressione di esser
diventati l’incarnazione di tutto ciò che di bloccato e insignificante esista al mondo. È quello il momento in
cui il Signore ci chiama a risorgere nutrendoci con la sua linfa, perché il tralcio ferito dalla potatura possa
rinascere più forte di prima, perché il piccolo frutto, che rappresenta i sogni più profondi e combattuti che
portiamo dentro, possa realizzarsi.
Nella seconda parte del brano Gesù afferma che condividere la vita di Dio vuol dire condividere la vita
stessa dei fratelli. La vite è una anche se i tralci sono tanti. Non esiste distinzione. Il rimanere uniti alla vera
vite esige che si cresca nella capacità di amare chi ci sta accanto. Attenzione. Sarà Amore vero solo se
sapremo osservare i suoi comandamenti; il nostro cuore risorgerà solo se accoglierà gli altri amando come
Lui ha amato. È questa la misura dell’Amore: la Verità!
MODALITÀ: Preghiera di elevazione
Dedicarsi a combattere i quattro nemici del cuore imparentati tra loro: paure, timori, insicurezze, ansie.
Questi nemici rappresentano spesso le chiusure più difficili da eliminare alla linfa vitale della vita di Dio.
Le armi per combattere questi nemici saranno in particolare il Salmo 23 (“Il Signore è il mio pastore...”) e il
Salmo 27 (“Il signore è mia luce e mia salvezza...”). Imparare a memoria qualche versetto di questi salmi da
ripetere, magari ad alta voce, al presentarsi di sentimenti oscuri come paure, insicurezze, tendenze alla
sopraffazione degli altri. Potrebbe sembrare un esercizio banale, in realtà se fatto bene, aiuta molto nel
cammino di libertà. Attenzione alle resistenze degli inizi. Gli inizi sono sempre difficili.
PREGHIERA DELLA SESSIONE: Faccia a faccia (I.65)
Giorno dopo giorno, Signore della mia vita,
io rimanga davanti a Te,
faccia a faccia.
Con le mani giunte, resterò davanti a Te,
Signore di tutti i mondi,
faccia a faccia.
In questo mondo che è tuo,
in mezzo alle fatiche,
al tumulto, alle lotte,
alla folla agitata,
devo rimanere davanti a Te,
faccia a faccia.
E quando il mio compito in questo mondo,
sarà finito,
oh Re dei Re, solo ed in silenzio,
rimarrò davanti a Te,
faccia a faccia. Amen.
NONA SESSIONE
Nella scorsa sessione abbiamo visto quanto sia fondamentale rimanere uniti a Cristo come il tralcio alla
vite, per una vita attraversata dall’Amore di Dio che ci rende capaci di amare; ora entriamo maggiormente
nel dettaglio, nel modo dell’accoglienza di questo grande dono: la preghiera. Cosa può voler dire questa
parola? Spesso, al solo pensiero la noia ci rapisce. Siamo sicuri che sia proprio ciò che pensiamo?
“Il silenzio nella presenza”. Nona sessione.
BRANO BIBLICO DI RIFERIMENTO: Gv 4, 5-24
5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe
suo figlio: 6qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era
circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I
suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai
tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno
rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice:
«Dammi da bere!», tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore,
non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? 12Sei tu forse più grande
del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le
risponde: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non
avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la
vita eterna». 15«Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non
continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli
risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: «Io non ho marito».18Infatti hai
avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la
donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite
che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l'ora in cui né
su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo
ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri
adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano.
24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».
MESSAGGIO DELLA SESSIONE
«...viene l’ora -ed è questa- in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre
vuole che siano quelli che lo adorano» (v. 23). Chi sono i “veri adoratori”? Coloro che pregano sul serio.
Dobbiamo innanzitutto premettere che pregare non vuol dire recitare preghiere, anche perché se fosse
solo questo vi inviteremmo subito a chiudere questa pagina, vorrebbe dire inoltrarsi in una mera perdita di
tempo. Pregare invece vuol dire entrare in un mistero d’amore, vuol dire esprimere il mistero di una
relazione che ha cambiato la nostra vita. Per aiutarci a capire, potremmo riferirci ad una certa analogia con
le relazioni umane: quando si vuol bene a qualcuno non si può fare a meno di coltivare l’amicizia vivendo
insieme all’altro forti momenti di condivisione. La relazione si rafforza sempre più quando si vivono degli
istanti che ci rendono sempre più consapevoli di quanto l’amicizia dell’altro sia importante e liberante per
la nostra vita. Se ci facciamo caso, è l’esperienza che la donna Samaritana del brano fa con Gesù:
progressivamente il Signore si fa spazio nel suo cuore fino a diventare per lei la realizzazione più bella del
suo bisogno di libertà. L’istante che dedichiamo alla preghiera nelle nostre giornate è proprio questo: dare
espressione alla Presenza che ci sostiene, dialogare con essa, farle spazio nel cuore, vivere dei momenti che
siano espressione di ciò che amiamo.
Dobbiamo anche sottolineare che per la Samaritana la scoperta avviene progressivamente; così avviene per
noi. Pregare non è facile. A volte la risposta generosa a quest’amore che ci interpella richiede pazienza,
magari anche il passare momenti di grande aridità. È proprio quella l’occasione di perseverare
ostinatamente verso la meta. Ma viene da chiedersi: a cosa serve l’impegno che metto? Non si potrebbe
pensare che la perseveranza nel momento dell’aridità serva solo a costruire illusioni, ad alimentare l’idea
che ci stiamo costruendo un dio proiezione dei nostri bisogni piuttosto che adorare il vero Dio?
Quest’obiezione ha impegnato il dibattito di molti secoli. Diciamo solo che Dio ama liberamente e
altrettanto libera deve essere la nostra risposta; non possiamo pretendere di amare sul serio senza volerlo
sul serio.
Infine questa Speranza, che attraversa il momento di preghiera, poi ci accompagna nel corso delle giornate.
La misura della preghiera è la vita; da come viviamo si evince il nostro modo di pregare. Qui si inserisce la
frase che abbiamo messo in evidenza all’inizio: adorare in spirito e verità vuol dire non racchiudere la
preghiera a dei momenti o a dei luoghi particolari, quanto estenderla a tutta la nostra vita. Nei sacramenti
viene effuso su di noi lo Spirito che ci fa totalmente suoi, che ci rende delle persone vere. Allora ogni azione
vera che compiremo sarà azione dello Spirito, che nel Silenzio ci farà accorgere della sua presenza gioiosa!
MODALITÀ
Questa volta la modalità di preghiera si identifica in certo modo con i fatti di vita. Si tratta di vivere, come
dicevamo prima, la stretta connessione tra la preghiera e le azioni che giornalmente compiamo: mentre ti
riordini, mentre ti vesti, mentre studi, mentre lavori, mentre sei in macchina ecc. non dirai giaculatorie o
altre preghiere, ma semplicemente penserai al Signore, alla sua presenza nei fatti concreti della tua vita.
L’Amore diventa più perfetto quando ha bisogno del minor numero di parole per esprimersi. Questa
modalità dunque non è una vera e propria “tecnica” di preghiera (se ci pensiamo bene neanche le
precedenti) quanto una ricerca appassionata dell’Amore che ci avvolge.
PREGHIERA DELLA SESSIONE:
PRESENZA NASCOSTA (I. 13)
Non ci sei.
Non si vede il tuo Volto.
Ci sei.
I tuoi raggi si spandono in mille direzioni.
Sei la Presenza Nascosta.
Oh Presenza sempre nascosta e sempre manifesta,
oh Mistero Affascinante
al quale convergono tutte le aspirazioni.
Oh Vino Inebriante
che soddisfi tutti i desideri.
Oh Infinito Insondabile
che plachi tutte le illusioni.
Sei il Più Lontano e il Più Vicino di tutto.
Sei sostanzialmente presente
nel mio essere intero.
Mi comunichi l’esistenza
e la consistenza.
Mi penetri, mi avvolgi, mi ami.
Sei intorno e dentro di me.
Con la tua Presenza attiva raggiungi
le più remote e profonde zone
della mia intimità.
Sei l’anima dell’anima mia,
la vita della mia vita,
sei più me stesso di me stesso,
la realtà totale e totalizzante,
nella quale sono immerso.
Con la tua forza vivificante
penetri tutto quanto sono ed ho.
Prendimi completamente,
oh Tutto del mio tutto,
e fa’ di me
una viva trasparenza del tuo Essere
e del tuo Amore.
Oh Padre amatissimo!
DECIMA SESSIONE
Riprendiamo il nostro cammino dopo aver scoperto la presenza del Signore nel silenzio del nostro cuore.
Questa sessione ci fermeremo a meditare sulla figura di Gesù, unico mediatore tra Dio e gli uomini, l’unico
attraverso il quale l’uomo trova sé stesso.
Principio , centro, meta. Decima sessione.
BRANO BIBLICO DI RIFERIMENTO: Col 1, 15-20
Egli [Cristo] è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte
le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le
cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e
che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua
croce
sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.
MESSAGGIO DELLA SESSIONE
Cosa farebbe Gesù al mio posto? Ce lo siamo mai chiesti? Cosa farebbe lui al nostro posto nelle situazioni
liete e tristi della vita? Beh, senza dubbio ciascuno tirerà le proprie conclusioni a riguardo; il nodo
fondamentale tuttavia è rendersi conto del perché sia proprio necessario chiederselo. Un paragrafo
stupendo della Gaudium et spes (Concilio Vaticano II- Cost. pastorale, n°22) afferma che chi segue Cristo
uomo vero, diventa anch’egli più uomo. Una sfida dunque: il peso della nostra fede in lui sarà anche la
misura esatta della nostra maturità di uomini e donne! Prima ancora che il magistero solenne della Chiesa,
il passo della lettera ai Colossesi che abbiamo letto sopra è emblematico: sembra volerci dire che solo in
Cristo la creazione (noi compresi) riceve inizio e compimento. Insomma, in Gesù anche noi siamo risorti!
Anche noi siamo stati da sempre pensati «in vista di lui» (v. 16), in vista del suo Amore che fa risorgere!
Non dimentichiamo che il prezzo di quest’Amore è «il sangue della sua croce» (v. 20). Cristo Gesù dunque,
pur essendo colui nel quale tutto il mondo sussiste, ha deciso liberamente di farsi annientare fino al dono
della vita, per dimostrarci che in quest’ Amore senza limiti l’uomo può ricominciare a credere in sé stesso,
può ritornare a sperare! Certo, la vita a volte ti pone innanzi alcune resistenze molto difficili da scardinare;
non pensiamo che questo cammino sia così semplice. Essere aperti alla volontà del Padre e ai fratelli, anche
quelli più antipatici e rognosi, è davvero pesante. Nonostante tutto accogliere il suo sguardo sulla nostra
vita, anche sui dettagli apparentemente inutili di essa, è dolce, allarga il cuore di una pace che nessuna
creatura al mondo potrebbe regalarci. Allora cosa aspettiamo? Invochiamo lo Spirito Santo del Padre
perché ci doni occhi che guardino con Amore infinito, gli occhi del Signore Gesù.
MODALITÀ: PREGHIERA DI ACCOGLIENZA
L’invito del Signore è chiaro: accogliere il suo sguardo nelle vicende che caratterizzano le nostre giornate.
Prendiamo dunque l’impegno, per la durata di questa sessione, di domandarci in ogni situazione: cosa
farebbe Gesù al mio posto?
Durante il momento di preghiera giornaliero invece cercheremo di invocare lo Spirito Santo, magari con
delle piccole frasi, come ad esempio: “Vieni Spirito di Dio, illumina la mia vita; donami occhi nuovi, donami
lo stesso sguardo di Gesù”.
Queste invocazioni sarà bene tenerle presenti nei fatti di vita quotidiana, soprattutto quando persistono
delle resistenze nell’accoglienza della mentalità di fede, dello sguardo di Gesù. Chiediamo continuamente,
in questo tempo vicino alla Pentecoste, il dono dello Spirito perché ci dia nuova forza di ripartire con slancio
nella sequela quotidiana.
PREGHIERA DELLA SESSIONE: Sei con noi (I. 50)
Sei con noi tutti i giorni
fino alla fine del mondo.
Sei con noi, Onnipotenza divina,
con la nostra fragilità.
Sei con noi, amore infinito,
che ci accompagni in tutti i nostri passi.
Sei con noi, protezione sovrana
e garanzia di successo nelle tentazioni.
Sei con noi, energia che sostiene
la nostra vacillante generosità.
Sei con noi,
nelle lotte ed insuccessi,
nelle nostre difficoltà e prove.
Sei con noi
nelle nostre delusioni ed ansietà,
per ridarci coraggio.
Sei con noi nella tristezza
per comunicarci l’entusiasmo
della tua gioia.
Sei con noi nella solitudine
come compagno che non manca mai.
Sei con noi
nella nostra missione apostolica
per guidarci e sostenerci.
Sei con noi
per condurci al Padre
per la via della sapienza
e dell’eternità. Amen.
UNDICESIMA SESSIONE
Nella scorsa sessione abbiamo ampiamente meditato sul grande mistero della presenza di Gesù nelle azioni
che compiamo; è giunto il momento di compiere un ulteriore passo. Se lo sguardo del Signore su di noi ci
permette di accogliere veramente gli altri, e la nostra vita acquista nuovo significato, ora dovremmo
chiederci: chi ama come Cristo, chi accoglie la vita nuova in lui può dirsi libero? In cosa consiste questa
libertà?
Liberi per amare. Undicesima sessione.
BRANO BIBLICO DI RIFERIMENTO: 2Tm 4, 1 -8
Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il
suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera,
esorta con ogni magnanimità e insegnamento. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana
dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci,
rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole. Tu però vigila attentamente, sopporta le
sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero.
Io infatti sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto
la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia
che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che
hanno atteso con amore la sua manifestazione.
MESSAGGIO DELLA SESSIONE
«Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si
circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro
alle favole» Questa frase dei versetti 3-4 che abbiamo letto sopra è a dir poco sconcertante, oltre che
provocatoria. Come si fa a barattare la Verità per le favole? L’Amore vero per la menzogna? Impossibile.
Eppure questo avviene quotidianamente. Non al di fuori di noi, non agli altri, ma dentro noi, nella nostra
vita perfetta di “consacrati del Signore” si consumano i compromessi più ripugnanti. No, cari amici. Non
pensiamo che chi baratta la Verità per la menzogna sia il delinquente di turno che ogni giorno riempie le
pagine di cronaca nera dei TG!
Quelli sono dei casi eclatanti, è vero. Ma siamo così certi che guardandoci allo specchio possiamo dire di
essere liberi? Possiamo dire di essere ricolmi di quella libertà che il Signore ci ha guadagnato morendo sulla
croce?
Spesso confondiamo la libertà con il celebre “faccio ciò che voglio”. Pensiamo che l’uomo veramente libero
sia quello sciolto da ogni vincolo, quello che guadagna tutto per sé ed è capace di disporre anche delle
scelte degli altri. Ma poi, passato il suo tempo cosa resta di lui? Passato il momento di esaltazione, chi
rimane? Ebbene, la forza della Buona Notizia rimane per sempre. Gesù con la sua Risurrezione ci ha
mostrato che l’Amore vince la morte. Chi può dirsi libero? Chi è prigioniero delle proprie emozioni fatue o
chi ama nel silenzio spendendo la propria vita per gli altri, per Dio?
Guardiamo ai Santi, se viene più comodo anche a quelli che non stanno sugli altari, magari che abbiamo
conosciuto: com’è il loro sguardo? Di quale libertà brillano i loro occhi? Mistero.
Le loro qualità? Nessuna forse, a parte una vita di preghiera. É quello il nodo centrale! Per inciso: lo scopo
di questa piccola rubrica sui laboratori di “preghiera e vita” è proprio questo: stimolare i lettori al dialogo
profondo col Signore; quindi a vivere una vita colma d’Amore, che sa di eternità! Quando c’è la passione
vera che t’infiamma; solo allora avrai la forza di usar Misericordia per i fratelli, di dimorare nell’umiltà e
nella pazienza, di fare del tuo cuore una casa per i poveri, di essere libero per amare.
MODALITÀ DI PREGHIERA: Pregare nello spirito di Gesù
In questa settimana, dedicarsi a pregare “nello spirito di Gesù” con i salmi:
Salmo 16 (“proteggimi o Dio...”);
Salmo 23 (“il Signore è il mio pastore...”);
Salmo 63 (“ O Dio, tu sei il mio Dio...”);
Salmo 139 (“Signore, tu mi scruti e mi conosci...”);
e la “preghiera sacerdotale” di Gv 17.
Lo scopo di questa modalità di preghiera è quella di acquisire uno stile di orazione, che è quello della Sacra
Scrittura, insomma lo stile di preghiera di Gesù che, come Figlio amato, prega il Padre con le parole che lo
Spirito Santo ha ispirato.
Questa preghiera poi, sarà coronata (altrimenti non ha senso) dallo sforzo di compiere qualche piccolo atto
di Carità, come ad esempio visitare chi è solo, dar da mangiare agli affamati, o altri piccoli gesti sullo stile di
Gesù (vedi Mt 25, 31- 46).
Preghiera della sessione: PER SERVIRE (I. 59)
Oh Cristo, per poterti servire meglio,
dammi un cuore nobile.
Un cuore forte
per aspirare ad alti ideali
e non a scelte mediocri.
Un cuore generoso nel lavoro,
che veda in questo non un’imposizione,
ma una missione che mi affidi.
Un cuore grande nella sofferenza,
per essere valoroso soldato davanti alla mia croce
e sensibile cireneo per la croce degli altri.
Un cuore grande con il mondo,
comprensivo con le sue fragilità
ma immune dai suoi principi e dalle sue seduzioni.
Un cuore grande con gli uomini,
leale ed attento con tutti
ma specialmente servizievole e dedito
ai piccoli e agli umili.
Un cuore mai centrato su di me,
sempre appoggiato a te,
felice di servirti e di servire i miei fratelli,
oh mio Signore,
per tutti i giorni della mia vita. Amen.
DODICESIMA SESSIONE
BRANO BIBLICO DI RIFERIMENTO: 1Gv 4, 7-21
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e
conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l'amore di
Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In
questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio
come
vittima
di
espiazione
per
i
nostri
peccati.
Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci
amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. In questo si conosce che noi
rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito. E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che
il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio,
Dio rimane in lui ed egli in Dio. E noi abbiamo conosciuto e creduto l'amore che Dio ha in noi. Dio è amore;
chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui. In questo l'amore ha raggiunto tra noi la sua
perfezione: che abbiamo fiducia nel giorno del giudizio, perché come è lui, così siamo anche noi, in questo
mondo. Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone
un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore. Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo. Se uno dice:
«Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può
amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo
fratello.
MESSAGGIO DELLA SESSIONE
«Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo. Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un
bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il
comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello».
Iniziamo la nostra breve riflessione sottolineando proprio gli ultimi versetti del brano che abbiamo appena
ascoltato. Se ci fermiamo attentamente sulle parole che ci vengono proposte in questi tre periodi, troviamo
sintetizzato tutto il contenuto della Fede cristiana: Dio che rivela il suo Amore; la risposta dell’uomo che
deve passare necessariamente per l’Amore ai fratelli. Attenzione. L’Amore per i fratelli non è mai un
comando a sé stante, piuttosto rappresenta la risposta più sublime ad un’offerta di amicizia:
nell’incarnazione il Figlio di Dio si fa uomo per donarci la sua amicizia. Dalla riscoperta di quest’incontro che
ci ha cambiato la vita per sempre, potremo imparare ad amare con verità.
Risulta altrettanto chiaro che dovremmo fuggire il rischio di ridurre a puro sentimento la vita di fede. Non
possiamo pensare infatti che se sentiamo il cuore battere a mille possiamo amare veramente, e quando
questo non avviene mandare amabilmente tutti a quel paese! Proprio perché l’Amore è sentire profondo
sarà capace di resistere ad ogni “terremoto”. Il sentire delle emozioni può essere il punto di partenza per
un cammino che conduce ad una vita libera, che si costruisce man mano, con esercizio costante.
Quand’anche venisse qualche dubbio su questo, guardiamo a Gesù modello di Amore vero. Siamo nel mese
dedicato al Sacro Cuore: contempliamo ogni giorno come quel Cuore divorato e mai consumato dalle
fiamme dell’Amore, abbia deciso di donarsi senza riserve. Ringraziamolo perché il calore di quelle fiamme
ha risvegliato la nostra liberta!
MODALITÀ DI PREGHIERA
Durante la mezz’ora di preghiera giornaliera sarebbe bello affidare al Signore la vita degli altri, anche e
soprattutto quella di coloro che divergono dal nostro modo di pensare, che sono lontani per svariati motivi.
Riportando poi l’orazione al banco di prova della vita quotidiana bisognerebbe fare l’esercizio di vigilanza
sul proprio cuore, sulle emozioni, perché possano essere orientate all’Amore vero, sulla tendenza
disordinata a giudicare e soppiantare gli altri.
PREGHIERA DELLA SESSIONE: Pace (I. 27)
Signore!
Colma di speranza il mio cuore
e di dolcezza le mie labbra!
Poni nei miei occhi la luce che accarezza e purifica,
nelle mie mani il gesto che perdona.
Dammi coraggio per la lotta,
compassione per le ingiurie,
misericordia per l’ingratitudine e l’ingiustizia.
Liberami dall’invidia
e dalla meschina ambizione,
dall’odio e dalla vendetta.
E fa’ che, tornando oggi nuovamente
al calore del mio letto, possa,
nel più intimo del mio essere,
sentirTi presente. Amen
TREDICESIMA SESSIONE
BRANO BIBLICO DI RIFERIMENTO: Mt 25, 31-40
Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua
gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le
pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che
saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin
dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete
dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in
carcere e siete venuti a trovarmi». Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti
abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai
ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto
malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che
avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me».
MESSAGGIO DELLA SESSIONE
Leggendo superficialmente questo testo (in particolar modo il suo continuo) potrebbe sembrare che Gesù,
parlando del giudizio universale, voglia fare terrorismo spirituale: solo chi si comporta bene è accetto nel
regno di Dio, il resto via, all’inferno! Certamente non possiamo escludere il fatto che le scelta che facciamo
per Dio o contro di lui ammetta un giudizio, e che questo sia irrevocabile non tanto perché il Signore lo
pronunzi, quanto perché siamo noi a decidere se accogliere il suo abbraccio. Tuttavia l’intenzione del brano
nel nostro contesto è un’altra.
Come dicevamo nell’introduzione, il terreno sul quale si gioca la nostra salvezza è Cristo povero. Egli stesso,
nel brano proposto, ci mostra come l’attenzione del discepolo debba essere rivolta ai poveri non tanto per
motivi corretti di filantropia, quanto per la ricerca sincera del Maestro. Sì, cari amici, Cristo ci mostra quale
sia la misura dell’umiltà: nonostante la sua maestà ponga in ginocchio gli abissi, non ricusa di diventare
povero, di assumere la nostra carne malata, corruttibile e bisognosa. Umiltà allora vuol dire abbassamento,
vuol dire diventare servo nonostante si abbia la possibilità di esser padroni. Quante liti, quanti alterchi e
meschinità pur di sedere sul trono della notorietà! Siamo proprio sicuri che star sempre a galla ci renda
padroni del mondo? Siamo proprio sicuri che quando ci vantiamo perché ci siamo fatti valere in certe
situazioni, abbiamo cercato il volto del Maestro? É proprio vero che quando affermiamo la “nostra ragione”
sugli altri siamo i padroni della situazione?
«In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a
me» (v. 40).
MODALITÀ DI PREGHIERA
Durante la mezz’ora di preghiera quotidiana pregare con i salmi (uno al giorno) 16, 130, 86, 42, 123, 36,
103, cercando di focalizzare quanto siamo bisognosi dell’Amore di Dio, quanto siamo poveri senza la sua
Grazia. Da questo poi chiediamo esplicitamente il dono dell’umiltà, perché il riconoscerci poveri dell’Amore
di Dio ci faccia comprendere quanto liberi possiamo essere senza “l’ansia strappa-vita” della ricerca di
gloria.
PREGHIERA DELLA SESSIONE: La grazia dell’umiltà (I. 41)
Signore Gesù, mite ed umile.
Dalla polvere sale a me e mi domina questa sete insaziabile di stima, questa pressante necessità che tutti
mi amino. Il mio cuore impastato di deliri impossibili. Ho bisogno di redenzione. Misericordia, Dio mio.
Non riesco a perdonare,
il rancore mi brucia,
le critiche mi feriscono,
gli insuccessi mi distruggono,
le rivalità mi spaventano.
Il mio cuore è superbo. Concedimi la grazia dell’umiltà, mio Signore, mite ed umile di cuore.
Non so da dove mi vengono questi folli desideri di imporre la mia volontà, eliminare il rivale, dar corso alla
vendetta. Faccio ciò che non voglio. Abbi pietà Signore, e dammi la grazia dell’umiltà.
Grosse catene legano il mio cuore: questo cuore mette radici, assoggetta e si appropria di quanto sono e
faccio e di quanto mi circonda. E da queste appropriazioni mi derivano tanta paura e tanta angoscia.
Me infelice, proprietario di me stesso! Chi spezzerà le mie catene? La tua grazia, mio Signore povero ed
umile. Dammi la Grazia dell’umiltà.
La grazia di perdonare di cuore. La grazia di accettare la critica e la contraddizione o, almeno, di dubitare di
me stesso quando mi correggono. Dammi la grazia di fare tranquillamente l’autocritica.
La grazia di mantenermi sereno nei disprezzi, nelle dimenticanze e nelle indifferenze; di sentirmi veramente
felice nell’anonimato; di non fomentare auto-soddidfazioni nei sentimenti, nelle parole e nei fatti.
Infine, mio Signore Gesù Cristo, dammi la grazia di acquisire, a poco a poco, un cuore disinteressato e
aperto come il tuo; un cuore mite, paziente e benigno. Cristo Gesù, mite ed umile di cuore, fa’ che il mio
cuore somigli al tuo. Così sia.
QUATTORDICESIMA SESSIONE
BRANO BIBLICO DI RIFERIMENTO: Lc 4, 42-44. 5, 1-11
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di
trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia
del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle
sinagoghe della Giudea. Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando
presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le
reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle
folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per
la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla
tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si
rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e
riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle
ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti
aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e
Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai
pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
MESSAGGIO DELLA SESSIONE
Siamo discepoli di un maestro itinerante. Gesù è uno che non si lascia trattenere da niente e da nessuno;
sospinto dalla grazia dello Spirito Santo percorre le strade di tutto il mondo.
Nella prima parte del brano l’evangelista ci racconta il modo che Gesù ha di concepire la missione: un
itinerario legato esclusivamente all’esigenza di annunciare il vangelo in ogni luogo.
Nella seconda parte invece, vediamo come questo stesso mandato venga affidato ad un gruppo di persone
che, nel bel mezzo della propria delusione lavorativa (normale amministrazione nella vita degli uomini), fa
un’esperienza del tutto singolare. Pescatori dell’epoca, gente poco raccomandabile e sudicia. Eppure
vengono resi partecipi di una missione che avrebbe conquistato i cuori delle nazioni, la missione del Figlio di
Dio! Penso non abbiamo bisogno di molte parole per descrivere l’immensa e sconcertante bellezza di
questa parola che ci viene rivolta. Eh, sì cari fratelli e sorelle, su quella barca ci siamo anche noi, con le
nostre gioie ed amarezze; su quella barca qui, dopo più di duemila anni, ci siamo anche noi, investiti di una
missione al di là della nostra portata! Che paura...e quanta gioia nel cuore! « Non temere; d'ora in poi sarai
pescatore di uomini» (v. 10).
Amici, penso che non ci sia frase più bella di questa per salutare il cammino che abbiamo percorso insieme!
Adesso inizia la missione, o meglio, adesso si ravviva l’impegno che abbiamo preso nel battesimo di far
parte dell’unica missione della Chiesa che, da quell’istante fino alla fine del mondo, invita l’uomo alla
salvezza. Non trascurate mai la vita di preghiera perché proprio quella è il motore dell’Amore vero, il vento
che gonfia le vele della barca, perché possa giungere al porto sospirato! Se poi in quest’alito di vento ci
fosse un piccolo pensiero speciale anche per noi del Seminario, vi saremo eternamente grati. Abbiamo
bisogno del sostegno e della vostra preghiera per compiere quella missione speciale alla quale il Signore ci
chiama senza nostro merito. Grazie ancora per l’attenzione...To be continued!
MODALITA’ DI PREGHIERA
A questo punto del cammino ciascuno avrà fatto un discernimento per capire quale o quali modalità si
adattano meglio al suo spirito, quale o quali modalità praticherà durante la mezz’ora di preghiera
quotidiana.
PREGHIERA DELLA SESSIONE: Preghiera per l’azione (I. 49)
Signore, dacci la sapienza
che giudica dall’alto e che vede lontano.
Dacci lo Spirito che tralascia
l’insignificante e l’essenziale.
Insegnaci a rasserenarci
di fronte alla lotta e agli ostacoli
e a proseguire nella fede, senza agitazione,
sul cammino da Te tracciato.
Dacci una serena attività che abbracci
con una visione unitaria, la totalità.
Aiutaci ad accettare la critica
e la contraddizione.
Fa’ che sappiamo evitare
il disordine e la dispersione.
Che amiamo tutte le cose
insieme a Te.
Oh Dio, fonte dell’essere, uniscici a Te
e a tutto ciò che converge
verso la gioia e l’eternità. Amen.
Fly UP