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La Sat pronta ad abbandonare altri sentieri
Cronaca di l'Adige AMBIENTE LO SCONTRO «Stop alla cura dei percorsi alpini» Dalla Marzola all’Altissimo: monti violentati TRENTO REDAZIONE: FAX: E-MAIL: 0461 - 886111 0461 - 886263 [email protected] lunedì 19 novembre 2007 15 L’assessore Berasi: «Nelle associazioni sempre le stesse facce. Necessario rinnovare» «Ambientalisti incapaci di fare lobby» IN PROVINCIA. Iva Berasi Auspica che la Provincia si faccia sentire con i volontari della Sat. «L’abbandono della Paganella da parte degli alpinisti tridentini è un atto che deve farci riflettere. Io capisco e posso anche condividere la scelta fatta dalla Sat». Iva Berasi, assessore Verde della giunta Dellai, dice che il «caso Paganella» (l’allungamento della pista "Nuvola Rossa", con distruzione di una valletta e asportazione di 39.000 metri cubi di materiale, è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, che ha fatto perdere la pazienza ai satini, Ndr) è un «pugno nello stomaco della maggioranza, che forse può servire». Berasi deve però fare i conti anche con chi l’accusa di immobilismo. Lei risponde che gli ambientalisti non hanno titolo per criticare, visto che la rappresentanza Verde in Provincia è molto limitata. «Il fatto è che le associazioni ambientaliste non sono capaci di fare lobby. Dove sono i loro voti? Come mai in Provincia i Verdi, gli unici che portano avanti certe tematiche, non sono quattro o cinque? In uno o in due non si riesce da incidere molto. È sempre la solita storia: si dice che facciamo poco». Critica le associaizoni (Sat esclusa). «Possibile che non riescano a dare una svolta? Noto, tra le altre cose, che le facce sono sempre le stesse. Anche nell’ambientalismo un po’ di rin- novamento non farebbe male». Non manca un accenno alle altre forze politiche: «È facile prendersela con i Verdi. E la sinistra che cosa fa? Mi pare che, in area Ds, di ambiente si parla, ma di pratica ce n’è poca. Ci attaccano perché stiamo dentro la maggioranza di governo in Provincia. E menomale, dico io, che ci siamo in giunta. Non oso immaginare cosa accadrebbe se a governare fosse il centrodestra». Sat pronta ad abbandonare altre montagne di ANDREA TOMASI «Non si attenda una retromarcia. Abbiamo deciso di abbandonare la cura dei sentieri della Paganella e non torniamo indietro. Anzi. Sto preparando un documento da presentare alla giunta della Sat. Il caso della Paganella non è isolato. Tante montagne della nostra provincia continuano a subire violenze. E i nostri volontari sono stufi di usare pic e badìl per sistemare i sentieri, che poi vengono stravolti dalla costruzione di megaimpianti che snaturano la montagna». La Sat minaccia di «mollare» altre zone. Il presidente provinciale Franco Giacomoni lo dice chiaramente: «Non siamo disposti a farci prendere in giro». Considera inaccettabile la decisione della pubblica amministrazione di «allungare la pista "Nuvola rossa": un allungamento che distrugge una valletta, 39.000 metri cubi di materiale». «Così facendo - ha detto venerdì Claudio Bassetti, presidente della commissione tutela ambiente montano della Sat - si cancella un bene ambientale rimuovendo il sentiero 602». I soci della storica società alpinistica sono 23.682: 619 in più rispetto a quelli registrati lo scorso anno. È una voce importante nel panorama trentino, una voce che si fa sentire. È la prima volta che la Sat, in aperta polemica, decide di abbandonare il campo. E ora, arrabbiati per come finora è stato gestito il patrimonio montano, i membri dell’associazione - fondata il 2 settembre 1872 - si preparano a nuove iniziative. «Quello della Paganella non è un episodio isolato. Noi non mettiamo in discussione l’importanza del turismo invernale, ma qui si sta oltrepassando il limite». Giacomoni spiega che ormai non c’è più la cultura del rispetto della montagna: «Sui sentieri del Trentino 12.000 anni fa camminavano i nostri antenati. Nessuno pa- re ricordarsene». La Sat attacca l’amministrazione che ha dato il «via libera» all’ampliamento degli impianti sciistici, ma va oltre. Si parla di filosofia ambientale e di sviluppo ecosostenibile. Tante le aree montane che si trovano sotto la lente degli alpinisti tridentini. Fra queste, ad esempio, c’è la zona fra l’Altissimo e Torbole: il sentiero 601 viene utilizzato per il downhill. Si tratta di una disciplina della mountain bike: si svolge a cronometro individuale, completamente in discesa. I satini dicono di non avere nulla contro chi pratica questo sport, ma sottolineano il «rischio deturpazione» a cui sono sottoposti i percorsi alpini. Nel mirino ci sono anche gli amanti delle due ruote che percorrono il sentiero che si trova sotto la funivia del Monte di Mezzocorona. Ma ci sono anche aree molto vicine al capoluogo. E non si parla solo di ciclisti. La Sat denuncia una pratica diffusa: il sentiero 411 della Marzola e del Chegul (meglio noto come sentiero dei Brusàdi o delle Zète) viene usato dai motociclisti, trial in particolare. È un modo di andare in montagna che non può essere digerito da chi promuove la politica di tutela dell’ambiente. Si parla di rispetto della montagna e di rispetto di chi dedica tempo ed energia alla sua cura. «Qui si tratta di volontariato - fa notare Giacomoni -. Si tratta di giornate di fatica dedicate alla sistemazione dei percorsi: per la manutenzione sono state impiegate 67 sezioni su 85». Il presidente dell’associazione ha lavorato alla stesura del documento che verrà presentato in settimana agli organi centrali. A chi sostiene che l’abbandono della Paganella da parte della Sat è solo una provocazione, risponde che gli alpinisti tridentini non sono soliti fare le cose in maniera avventata per conquistare un titolo sul giornale. «Qui il problema è serio e non riguarda solo la Paganella». IL CASO ARRABBIATO. Il presidente della Sat Franco Giacomoni L’ANNUNCIO Paganella addio La Sat non si occuperà più della cura della Paganella. La Società degli alpinisti tridentini ha dato l’annuncio sabato durante la tavola rotonda di Campo base Paganella «Strategie e buone pratiche per un turismo sostenibile nelle nostre alpi». È un segnale forte. «È una sconfitta per l’ambiente e per la politica», dicono gli ossservatori. LO SCEMPIO Rimosso il sentiero IL PROFESSOR DAIDOLA: «SISTEMA INSOSTENIBILE» «Politica sconfitta, i Verdi fanno pena» «Bene ha fatto la Sat ad abbandonare la Paganella. Perché curare i sentieri di montagna, se poi la politica promuove lo sfruttamento indiscriminato della natura? E guardate che non si tratta di un caso isolato. Sono d’accordo con la mia collega Mariangela Franch: quello messo in atto in Trentino è un modello demenziale di sviluppo. Si deve rilanciare il turismo ecoresponsabile». Sono parole di Giorgio Daidola, docente di economia del turismo all’Università di Trento. Ieri lo abbiamo raggiunto al telefono cellulare. «In questo momento mi trovo in Austria ci dice -. Ho da poco superato il confine. Qui le cose stanno diversamente. Qui si è capito che i turisti non cercano gli enormi caroselli sciistici né i sistemi di innevamento con cannoni. Il Trentino è rimasto indietro. Si continuano a fare nuovi impianti per l’innevamento artificiale: neve che, tra l’altro, non piace agli sciatori. Sono proprio i turisti i più disillusi». Un plauso dunque agli alpinisti della Sat, che hanno deciso di tirarsi fuori dalla partita, contestando le scelte della politica. «Si stanno prendendo in giro i contribuenti. Le scelte fatte sono an- tieconomiche per la collettività. A guadagnarci sono in pochi e a farne le spese è la montagna. Anche i Verdi, che in Provincia dovrebbero essere le sentinelle del rispetto della natura, fanno pena. Si scaldano le poltrone e intanto si buttano i soldi dalla finestra. Il tutto in nome della speculazione. Si innesca un meccanismo perverso: si fanno nuovi impianti di risalita e poi si costruiscono nuovi immobili». Il docente della Facoltà di Economia spiega che si tratta di una tendenza degli ultimi dieci anni: «Sembra di vedere un topo finito in trappola, che commette una serie di errori, sempre più grandi, incapace di uscire dalla situazione in cui si è cacciato». Ma gli impianti di risalita vengono fatti perché i turisti li chiedono. O no? «Non è così. I turisti sono molto più maturi di quanto si pensa: lo dimostra il boom delle passeggiate con le racchette. Io sono per le piccole stazioni sciistiche, per i piccoli impianti. I moderni sistemi di innevamento sono una pazzia. Sono investimenti inutili: costruzione e manutenzione sono costosissime». A.Tom. Da Cesare Maestri a Rolly Marchi, tutti d’accordo: «Il turismo invernale può essere sostenibile» Ma i «grandi» dicono: «Decisione sbagliata» «La Sat, prima di abbandonare la Paganella, è meglio che ci ripensi!» La «bacchettata» ai satini arriva dei decani dell’alpinismo trentino a margine del convegno «Campo base Paganella», conclusosi ieri sera a Zambana. Il grande Cesare Maestri, conosciuto nel mondo intero come il «Ragno delle Dolomiti», è perplesso sulla polemica innescata da Claudio Bassetti, presidente della commissione ambiente della Sat. «Mi pare una decisione affrettata, una presa di posizione esagerata. Se devo esprimere il mio parere personale, la ritengo una scelta del tutto discutibile. Non credo che siano gli impianti e le piste da sci a rovinare l’ambiente: preferisco una montagna con mille sciatori educati piuttosto di cento escursionisti maleducati. È questione di cultura, di far conoscere e insegnare ad apprezzare la montagna in tutte le sue forme; chi ama la montagna, la rispetta sempre. Non ci sono regole fisse per far convivere il turismo e l’alpinismo poiché è solo questione di un senso comune su come rispettare la montagna». Rolly Marchi, altro decano dell’alpinismo, ha iniziato a sciare proprio sulla Paganella, quando ancora esistevano pochi impianti di risalita e il più delle volte bisognava risalire le piste con gli sci in spalla. Alpinista, giornalista e appassionato dello sci è incredulo dinanzi alle affermazioni rilasciate dai vertici della Sat: «Al mondo si può fare di tutto, ma farlo bene. Quindi il turismo ecosostenibile può convivere senza patemi con il turismo dello sci, purché ci si confronti e si prendano scelte comuni. Ho visitato tante località in giro per il mondo dove il turismo invernale va a braccetto con l’alpinismo. Mi pare eccessivo quello che è stato detto dalla Sat: la montagna non deve dividere, ma deve unire». Dello stesso avviso anche Claudio Baldessari, che assieme a Cesare Maestri aprì la via della «Direttissima» in Paganella. Famoso alpinista, Baldessari, è anche un amante dello sci: per anni ha diretto la rivista della Fisi «Sport invernali», ed ecco il suo giudizio: «Ricordiamoci che sport e turismo invernale hanno salvato la montagna. Senza lo sci, in quale misura esisterebbe il turismo invernale? Anche la Paga- nella può vivere questo connubio senza contrasti. Si tratta, però, di trovare il giusto equilibrio fra le varie possibilità che la montagna offre, ma ricordiamoci che lo sci è un veicolo promozionale indispensabile per far conoscere la montagna. La Paganella è abbastanza grande per offrire un adeguato spazio agli alpinisti e agli sciatori e penso che la Sat debba pensarci su prima di minacciare l’abbandono dei sentieri». Per Claudio Zeni, fedele compagno di cordata di Cesare Maestri e di altri alpinisti, è sbagliato dire di no alle funivie e alle piste da sci: «Come farebbero quelli vecchi come noi che non hanno più le forze per salire in cima alla Paganella, se non con la funivia? Perché privarli di questo piacere di rivedere la Cima della Paganella? Dire no agli impianti e alle piste è andare contro gli interessi della montagna; ho incontrato tanti giovani che hanno conosciuto la montagna con gli sci e poi sono diventati abili alpinisti e arrampicatori. Ecco perché spero che la Sat faccia un passo indietro». M.M. «Dopo la decisione politica di allungare la pista "Nuvola rossa" distruggendo una valletta e asportando 39.000 metri cubi di materiale - dice Claudio Bassetti, presidente della commissione tutela ambiente montano quello della Sat è un grido forte che deve far riflettere. Si cancella un bene ambientale rimuovendo il sentiero 602. La sconfitta non è solo della Sat, il nostro è un grido forte contro una politica sempre più contraddittoria». LE FORESTE Strade sbagliate La Sat fa notare che in Paganella c’è un eccesso di strade forestali ed è ormai possibile, visto che i permessi vengono concessi facilmente, andare da Andalo alla valle dei Laghi. L’ESPERTA Turismo e ambiente La professoressa Mariangela Franch, responsabile ricerche etourism della facoltà di Economia, deve essere rilanciato un turismo ecoresponsabile. M7111724 Il presidente Giacomoni: «Motocross sui sentieri»