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Le Fate del Tenchia - Montagna senza confini
Le Fate del Tenchia Il percorso che vi accingete a scoprire trova le sue radici in un’idea nata alcuni anni fa quando l’amministrazione comunale ha voluto “dare forma” ai personaggi legati alla nostra tradizione (fate, streghe, aganes) recuperando in particolare quella collegata alla leggenda del “Pian delle Streghe” sul monte Tenchia. E che cosa c’era di più solido e consistente della pietra per materializzare queste forme? E’ così che anche a Cercivento vengono organizzate alcune edizioni di un simposio internazionale di scultura dal titolo “Le Fate del Tenchia” durante le quali sono state realizzate le opere che potrete ammirare. Questa iniziativa oltre che a inserirsi perfettamente nel sentiero delle Fate e dei mulini, si affianca ad un programma più ampio di valorizzazione delle tradizioni e della promozione del progetto sulle erbe officinali, per il quale l’amministrazione comunale sta lavorando già da tempo. Da qui è nato anche il titolo della manifestazione: “Çurçuvint: Jerbas e Tradision” che negli anni ha fatto conoscere e apprezzare il nostro paese. Le opere in marmo rosso di Verzegnis, sono il frutto del “gemellaggio” messo a punto con l’Amministrazione comunale di Verzegnis: nato per affinità d’intenti e sperimentato come iniziativa sinergica e partecipata di due Enti locali. Indicazioni di massima collocazione delle statue da 1 a 18 5 16 4 3 2 1 18 17 9 8 7 6 10 12 11 13 14 15 1. “Su le cime della Tenca, per le fate è un bel danzar…” di Willy Bossi collocazione: parete sud del Municipio L’artista vede rivivere di fronte a sé la fiaba e descrive l’attimo fuggente, l’attimo del trapasso delle fate, quando la notte sta per finire e il rintocco di una campana annuncia il sorgere del sole. Quello ritratto è un tempo sospeso che porta con sé una lieve ansia lenita dalla certezza che l’incontro si rinnoverà. L’artista non nomina Silverio ma si traspone in lui. Afferma così la presenza dolente di uno spettatore muto che riconosce la bellezza della festa e soffre dell’impossibilità di farne parte. In questa significativa, forte, delicata e suggestiva scultura si legge tutta la maestria di Willy Bossi, contraddistinta da inappagabile coraggio, forza morale e talento creativo. Domenico Adami WILLY BOSSI ITALIA Willy Bossi è nato a Muggia l'8 novembre 1939; qui vive e lavora. Scultore e grafico, ha frequentato l'Accademia di Belle Arti a Genova sotto la guida del professor Garavetta e la Scuola libera di figura al Museo Revoltella di Trieste, diretta dal professor Perizi. Ha partecipato a numerose manifestazioni artistiche sino dal 1964 ed è stato premiato molte volte nei vari concorsi regionali, nazionali ed internazionali; ha curato undici mostre personali. Ha eseguito nel 1979 delle sculture e dei disegni per il film austriaco "Mirko e Franca" del regista Georg Lhotski. È stato consigliere nella commissione di Arte Sacra di Trieste e membro del direttivo del Sindacato autonomo dei Pittori, Scultori ed Incisori della regione. Nel 1992 ha acquistato il castello medioevale della sua cittadina, che era in una situazione di forte degrado e, profondendo ogni suo sforzo fisico ed economico nell'impegnativa opera di restauro, persegue l'intento di farne un centro culturale per l'arte, convinto che il passato sia la strada per avvicinarsi meglio al futuro. E’ tra i pionieri italiani nel partecipare a simposi internazionali di scultura che offrono la possibilità agli artisti di esprimersi su grandi formati lavorando assieme, senza segreti, dando e ricevendo emozioni di lavoro e di vita. 2. “Janas” di Cinzia Porcheddu collocazione: sui gradini di accesso al municipio Vibra, suonando, l’arpa della fata e assieme vibra anch’essa. Tutta si muove in flessuosa danza come nel leggero sogno in cui dimora. E’ facile immaginare, guardando la morbida figura scolpita da Cinzia Porcheddu, la grazia, lo sventolare del manto, la dolcezza e la flessuosità di un corpo che danza. E’ solo in apparenza fragile l’artista, che nell’opera si traspone delicata, rivelando in realtà una forte personalità. Paziente, vera, istintiva, ella vuol imprimere nel marmo il messaggio che ha ricomposto con la sua mente: il ricordo delle “Janas” della sua Sardegna che, come per magia, si proiettano sul monte Tenchia. Domenico Adami CINZIA PORCHEDDU ITALIA Nasce a Sassari dove a tutt’oggi vive e lavora. Dopo il diploma di maturità d’arte applicata, conseguito nel 1990 presso l’Istituto d’arte di Sassari, ottiene la laurea in Scultura nel 1996 all’Accademia di Belle Arti sempre a Sassari. La sua attività scultorea parte dal presupposto che la pietra è un materiale sacro e primordiale e i suoi lavori sono concepiti come celebrazione della natura. Attraverso le sue opere testimonia valori ed emozioni che le sono propri e rapportati alla realtà dei luoghi dove vive. Molte sono le sue esperienze lavorative e artistiche. Partecipa con successo a concorsi e simposi soprattutto in Italia 3. “Danza” di Tobel collocazione: accanto al campanile, interno cinta muraria Immediata risalta la forza di Tobel, scultore tedesco, e la sua volontà di manifestarla. Lo fa per dire cose molto forti anche se sottili e quasi nascoste, come il muoversi di figure in una danza. Due monoliti nascono insieme, nell’opera di Tobel, e insieme sfiorandosi s’innalzano verso il cielo, come un urlo che parte dalla terra e che porta con sé la voce del desiderio di cercare, di trovare, di raccontare a tutti la festa delle fate sul Monte Tenchia. Gli occhi rimangono colpite da due torri contorte, provate da uno sforzo di penetrazione e divise da un vuoto sottile simile a un lampo, che racchiude il desiderio di far vibrare il contenuto della forza impressa. Il gemito di Silverio, il cui spirito si tormente nell’attesa di un impossibile riscatto, è espresso dalla forza centripeta del moto rotatorio infuso alla pietra. Domenico Adami TOBEL GERMANIA Nato il 1 marzo 1968 a Monaco dove inizia nel 1989 l’apprendistato sulla lavorazione della pietra. Nel 1990 si reca a Laas (Italia) presso l’Istituto Tecnico per la scultura su pietra, nel 1991 approfondisce gli studi in scultura a Müllheim (Svizzera). Dal 1992 può contare su un proprio studio dove si dedica al suo lavoro quale artista freelance. Nel 1997 si sposa con Christiane Ahlhelm dalla quale ha due figli Emil e Flora. 4. “Il Nido” di Giuliano Giussani collocazione: parco giochi accanto alla chiesa Giussani girando il mondo ha imparato a cercare e a trovare nelle rappresentazioni l’interno delle cose, il loro significato importante e stabile che nel tempo si perpetua. Lo traspone nelle sue opere con l’intento di fermare in una sintesi visibile e riflettente quello che ha sentito e colto. Lo scultore, arrivato a Cercivento, ha subito avvertito il bisogno di immergersi nel nostro ambiente naturale ed umano con l’intento di prendere parte all’armonia del luogo; ha potuto così conoscere la natura e le diverse umanità compren- dendo come in un luogo come questo possano nascere e vivere le fiabe come quella delle Fate del Tenchia. Ha deciso di dare forma alle immagini degli spazi e degli incontri, scegliendo un simbolo che parli della loro interiorità: ha scolpito un nido. In esso è depositato un uovo, il seme che trattiene e conserva la vita del passato e fa nascere quella futura. La conca vuota vicino all’uovo annuncia un’altra metafora che si può sintetizzare in un interrogativo: l’impronta vuota è stata lasciata da un altro uovo o attende l’arrivo di una nuova vita? Domenico Adami GIULIANO GIUSSANI ITALIA Nasce nel 1957 a Fara Gera d’Adda, in provincia di Bergamo. Manifesta sin dalla giovane età l’interesse per l’arte e la scultura, passione che cresce e si sviluppa attraverso gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bergamo e svariate esperienza lavorative. Diviene con il tempo il suo linguaggio espressivo in un cammino esistenziale in continua ricerca ed evoluzione. Da diversi anni espone e partecipa a stages, workshops e simposi di scultura in Italia, in Europa oltre che in Giappone, Nuova Zelanda Corea, Cina,Egitto,India e Uruguay. Nel 1997 riceve il primo premio al simposio internazionale di scultura “Fukuhara Gakuen” a Kitakyushu City in Giappone. ‘Tema privilegiato della ricerca formale è quello dell’interazione estetica, colta in primo luogo nel rapporto che, in ogni oggetto, relaziona le singole parti al tutto, e successivamente si estende coinvolgendo il dialogo tra la scultura e lo spazio’. (Giovanna Barmabilla Ranise, dal catalogo ‘inchiostro’ Bergamo 1999) 5. “Stella Alpina” di Giuliano Giussani collocazione: area cippo degli Alpini fucilati, dietro il cimitero E’ questi un artista dal carattere compiuto che elabora e comunica fitti pensieri, ricchi di stimoli, di esperienze vissute e già acquisite. Un artista che non si accontenta di ciò che ha capito, che soppesa più volte le sue intuizioni fino a che si fa chiara il lui l’opera che deve realizzare e che già nella sua mente vede nitida e finita. La scultura che noi vediamo qui, oggi, ha impegnato la mente e il cuore dell’artista Giuliano Giussani toccando il suo intimo sentire. Egli si è reso conto che quest’opera è molto importante per sé, per tutti coloro che avranno l’opportunità di ammirarla e in particolare per tutti gli abitanti di Cercivento. Egli doveva cercare un simbolo che riportasse sulla terra dal lontano cielo lo splendore emanato dal sacrificio dei quattro soldati morti a Cercivento nel luglio del 1916. Da una stella si dipartono quattro scie di luce che idealmente ci incontrano segnate da un pulsare continuo di energia che le scuote. GIULIANO GIUSSANI ITALIA Nasce nel 1957 a Fara Gera d’Adda, in provincia di Bergamo. Manifesta sin dalla giovane età l’interesse per l’arte e la scultura, passione che cresce e si sviluppa attraverso gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bergamo e svariate esperienza lavorative. Diviene con il tempo il suo linguaggio espressivo in un cammino esistenziale in continua ricerca ed evoluzione. Da diversi anni espone e partecipa a stages, workshops e simposi di scultura in Italia, in Europa oltre che in Giappone, Nuova Zelanda Corea, Cina,Egitto,India e Uruguay. Nel 1997 riceve il primo premio al simposio internazionale di scultura “Fukuhara Gakuen” a Kitakyushu City in Giappone. ‘Tema privilegiato della ricerca formale è quello dell’interazione estetica, colta in primo luogo nel rapporto che, in ogni oggetto, relaziona le singole parti al tutto, e successivamente si estende coinvolgendo il dialogo tra la scultura e lo spazio’. (Giovanna Barmabilla Ranise, dal catalogo ‘inchiostro’ Bergamo 1999) 6. “La danza delle fate” di Gloria Sulli collocazione: salone principale Cjase da Int Artista dalla figura giovane e aggraziata si mostra, nello scolpire il marmo, forte, decisa e determinata. Roteano, attorno alla fata, che si erge al centro dell’opera, le fate danzanti in festa. Gloria Sulli popola un monolito di tante presenze come se volesse collegare tra loro e trattenere ben salde le preziose figure avvolte nella danza, evocando il rito che si svolge sulla piana di Cercivento. Esplorando la sua opera e cercando di avvicinarsi a dare corpo all’idea fondamentale che la ispira, è facile intuire che questa scultrice segnerà di ricchezza il suo futuro artistico. Domenico Adami GLORIA SULLI ITALIA Nasce a Pescara e oggi risiede a Francavilla al Mare (CH). Dopo conseguito il diploma di maturità artistica nel 2000, si laurea in scultura all’Accademia di Belle Arti di Firenze nell’anno 2006. Frequenta corsi di specializzazione su pietra, di taglio del vetro artistico e microfusione a Cera Persa del Bronzo con la tecnica della Conchiglia Ceramica. Oltre alla mostra personale del 2006 a Castel del Monte (AQ) partecipa a molte collettive in Italia. Nel 2004 è presente alla collettiva di Strumica nella Repubblica di Macedonia. Tra le sue esperienze lavorative molteplici realizzazioni in bassorilievo nonché monumenti, tutti lavori coordinati dal prof. Bianchi titolare della 1^ cattedra di scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. 7. “Spiare la magia” di Antonella Tiozzo collocazione: cortile retro Cjase da Int L’artista, dotata di una particolare brillantezza della mente, ha ideato quest’opera radunando in forma di sintesi le immagini del racconto del Carducci. Dal basso il dannato del Moscardo vede le fate volare e se ne innamora anche se sa che nulla può. Si ferma qualche attimo sospirando: “mi vedranno fin quaggiù e loro dove andranno?” Da lontano le vede formare un cerchio sul Tenchia. Un attimo di speranza. Tutte insieme le fate iniziano il canto e la danza. colorato. La gioia le avvolge e sotto i loro corpi spuntano i fiori formando un tappeto luminoso e Domenico Adami ANTONELLA TIOZZO ITALIA E’ nata a Venezia e nel 1986 ha ottenuto la maturità artistica presso il Liceo di Treviso. Decide di proseguire gli studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove nel 1990 si diploma con lode in scultura. Il suo lavoro include scultura, calligrafia, grafica, installazioni e video. L’attività espositiva inizia nel 1985 e da subito l’artista si afferma vincendo numerosi premi e riconoscimenti. Nel 1992 è assistente dello scultore Alex Labejof. Dal 1997 al 2001 ha insegnato tecniche scultoree antiche e scrittura su papiro presso il Museo Archeologico di Venezia. Dal 2002 lavora presso lo Studio di Scultura ‘La Pietra Nera’ a Cornia di Moconesi (Genova). 8. “Dualità delle Fate” di Harris J. Fausset collocazione: cortile anteriore Cjase da Int Il giovane artista non si ferma ad eseguire un tema, il tema proposto, ma cerca in qualche modo di penetrarlo. Innanzitutto egli dà una grande importanza al pensiero maestro, la raffigurazione del bello e del buono. Ma un dubbio lo turba e opera per comunicarlo sospinto da un misterioso interrogativo e da una forte curiosità intellettuale: “Sì… le fate… belle… danzanti… buone, forse anche la magia, data l’appartenenza del mito delle fate del Tenchia alla sfera onirica e fiabesca, ma forse soggiace in esso anche un’altra nascosta presenza, quella del male? L’artista non lo crede ma un sottile tremore lo pervade come se non potesse del tutto liberarsi dal dubbio. Domenico Adami HARRIS JAMES FAUSSET ARABIA SAUDITA Cittadino inglese nasce a Jeddah in Arabia Saudita. Dopo il diploma all’istituto d’arte “Duccio di Boninsegna” e il corso universitario presso la Open University Milton Keynes, nel 2008 si laurea all’Accademia di Belle Arti di Carrara dove attualmente vive e lavora. Ha partecipato a corsi formativi di incisione e scultura su marmo. Partecipa al primo simposio Vimar “Rolling Stone” di Carrara. Nel 2006 partecipa, classificandosi al 1° posto, alla Semana de Escultura Rural en Marmol di Olula del Rio in Spagna. Può vantare inoltre la partecipazione a molti altri simposi in Italia nonché la partecipazione a Mostre e Collettive soprattutto in Toscana. 9. “Fiori” di Elena Saracino collocazione: pressi sede C.R.I. Verso Via Taviele Elena Saracino è un artista della nostra terra. Sensibile e delicata percepisce in modo forte il concetto di impegno e di rispetto. L’artista si immedesima nel racconto fantastico delle fate del Tenchia. Dando forma ai fiori che all’alba ondeggiano illuminati dal sole, evoca i sentimenti che suscitano in lei le fate mentre ritornano verso i loro paesi. Sono incisi nella sua opera sentimenti profondi quali gentilezza e grazia, vibrazioni del cuore e della mente espressi attraverso l’uso di una tecnica compiuta e raffinata. ELENA SARACINO ITALIA Nasce a Cussignacco (UD) nel 1976. Inizia gli studi conseguendo il diploma di “maturità d’arte applicata” all’Istituto d’Arte di Udine per proseguire poi a Carrara, ricevendo nel 2007 attestato di qualifica in Designer di materiali lapidei e, nel 2008, consegue il diploma specialistico di II° livello in scultura presso l’Accademia di Belle Arti. Partecipa ormai da molti anni a simposi in Italia ed in Europa privilegiando gli appuntamenti in Spagna. Innumerevoli inoltre le sue presenze in mostre collettive e due le personali “Vox terrae-la piazza in fiore” e “Tendola artistica” entrambe in Italia. La talentuosa scultrice friulana concepisce i suoi lavori come celebrazioni della natura, testimoniando valori ed emozioni rapportati ai luoghi dove vive e dove esprime la arte scultorea. 10. “Rospo che cerca di corrompere una fata col fiore per togliersi dall’incantesimo” di Alfredo Pecile collocazione: piazzale inferiore municipio Animale magico per sua natura, presente in molte fiabe e favole. Porta con se anche il potere della trasformazione. Per rompere l’incantesimo, nella fiaba, la principessa bacia il rospo e questo si trasforma in principe. Nel racconto delle fate del Tenchia la bellezza, la musica e l’incontro mitico miracolosamente si fondono. E’ questa la metamorfosi che si compie ogni volta che si rinnova l’incontro con fate provenienti da altri luoghi. Pecile dà prova della sua bravura nella realizzazione dei piani con cui ha disegnato quest’opera, nella conoscenza del soggetto espresso con la semplicità di un bambino che incontra l’incantesimo. Il fiore che il rospo porta con se simboleggia i colori e i profumi dei fiori: tutte cose che nel tempo si regalano e nel tempo si rinnovano. Domenico Adami ALFREDO PECILE ITALIA E’ nato a Buenos Aires da una famiglia di emigranti friulani d’origine fagagnese. Studia presso la Scuola Nazionale di Belle Arti della capitale argentina ed in seguito viene in Italia, stabilendosi a Fagagna e continuando gli studi a Udine. Attualmente risiede e lavora a San Giorgio della Richinvelda. E’ stato protagonista di molteplici mostre e rassegne d’arte in Italia e all’estero ed ha realizzato numerosi monumenti in diverse città. 11. “Fatta di Danza” di Pablo Garelli collocazione: piazzale inferiore del Municipio Lo scultore ha trasferito il significato interno della fiaba in una visione formale, pulita e moderna, individuando come soggetti portanti la femminilità e la sessualità evocate dal volo delle fate, volo rigenerante e rigeneratore. La sua opera invita a capire che, se scaviamo dentro di noi, possiamo scorgere ciò che non appare a prima vista ma che c’è ed è vero e potente. Una rappresentazione astratta della misteriosa e leggera femminilità delle fate, motivo di nascita e di vita. Domenico Adami PABLO AUGUSTO GARELLI ARGENTINA Nato a Buenos Aires (Argentina) nel febbraio del 1960, di origine italiana. A Buenos Aires ha effettuato gli studi di maestro di disegno presso Escuela de Bellas Artes Manuel Belgrano; di professore di scultura alla Escuela Prilidiano Pueyrredòn; Corso di disegno alla Escuela superior Ernesto de la Càrcova e Corso di fumettista nella Sociedad Hebraica Argentina. Nel 1988 approda in Italia dove sviluppa la sua esperienza artistica su pietra, marmo, legno, terracotta, metallo e tecniche sperimentali. Partecipa a simposi nazionali e internazionali, a varie mostre e performance; collabora con vari scultori in diversi progetti locali ed esteri. E’ stato docente di scultura presso l’ENAIP di Cordenons nel 2000 e presso lo IAL di Cordenons nel 2002. 12. “Aspettando la Danza” di Giuseppe Corongiu collocazione: piazzale inferiore del Municipio Trema per Silverio la terra a quell’ora in cui non c’è più tempo per l’indugio. Arrivano le fate sul Monte Tenchia sfidando il buio della notte, puntuali al nuovo appuntamento. Silverio sa che stanno per tornare, ecco, le vede volare, ora le scorge sopra di lui, lontano… lassù. Lo scultore sardo ritrae fedelmente l’evento in atto. La sua arte gli permette di trasporsi in Silverio. Lui sa di essere diverso ma pensa che la condanna di Silverio a dannato, potrebbe capitare ancora ad altri e anche a lui stesso. L’autore regala a Silverio, a sollievo della sua solitudine, un gufo che, come il dannato del Moscardo, fa parte della notte. Questa ricca scultura che parla a tutti con il linguaggio della fiaba evoca il suo contenuto salvifico. L’opera è un vivo racconto di pietra. Domenico Adami GIUSEPPE CORONGIU ITALIA Giuseppe Corongiu è nato ad Assolo (OR) dove risiede. E’ uno scultore autodidatta che ama scolpire sia il legno che la pietra e da poco ha scoperto anche l’arte di modellare l’argilla. Ama lo stile figurativo ma anche l’astratto. Ha lavorato presso un laboratorio privato di Fordongianus (OR) come scultore e scalpellino dall’ottobre 2000 a gennaio 2002; momentaneamente lavora per conto proprio, sia per privati che per i comuni. 13. “Doppio Sogno ovvero La Pietra di confine” di Dumitru Ion Serban collocazione: Via Taviele circa a metà del campetto sportivo Attraverso la sua opera si comprende bene cosa significa la parola scultura: togliere, scavare la pietra per far emergere quello che l’autore ha come immagine nella sua mente. Ed a poco a poco questa prende forma e diventa vera in modo che tutti la possano vedere. Dumitru ha trasferito in quest’opera la forza della sua natura filtrata dalla finezza del suo pensiero profondo, sensuale e magico. La sua scultura vuole essere un confine che delimita il mondo delle fate e delle fiabe dal mondo dove l’ispirazione ed il fantastico non trovano spazio, dove la speranza muore e la sapienza si annega. come in attesa di nuova rinascita. Un confine dove palpita un corpo femminile Domenico Adami DUMITRU ION SERBAN ROMANIA E’ di origine rumena, è nato infatti a Bucarest, dove si è diplomato presso il locale Liceo di Arti Plastiche. Iscritto all’Accademia di Belle Arti della capitale romena, ne frequenta i corsi dal 1988 al 1994, perfezionandosi in scultura su pietra ed in ceramica. In questo periodo partecipa attivamente alla vita culturale ed alle manifestazioni artistiche nazionali, ottenendo vari riconoscimenti. Nel 1990 inizia la sua collaborazione con il Museo del Villaggio di Bucarest come restauratore della pietra e della ceramica. Nel 1992 ottiene una borsa di studio per un corso di perfezionamento presso il Politecnico di Brighton (Inghilterra); successivamente frequenta dei corsi di restauro in Italia, dove si trasferisce nel 1996. Stabilitosi a Udine, prosegue con entusiasmo l’attività di scultore e di restauratore, mentre da anni espone con successo in molte città italiane ed europee, ottenendo spesso premi e segnalazioni. 14. “In-canto” di Sandro Piermarini collocazione: nel giardinetto della fontana das aganes Un diapason e uno spartito musicale che annunciano l’inizio della festa delle fate sul Tenchia; sullo spartito appaiono le note ma sono note usate solo dalle fate. Esse cantano la musica del sogno, della notte o dell’alba, del tramonto di tutte le stagioni la musica che accompagna l’inizio e lo spegnersi dei colori e il rinnovarsi dei verdi. Piermarini ci regala un’opera sentita che proviene dalla sua cultura ricca di introspezione e di umanità. E quando, in una data ora del giorno, il sole radente si poserà sullo spartito della musica misteriosa e le ombre sembreranno muoverlo, la nostra fantasia si accenderà e idealmente anche noi saremo invitati a partecipare alla festa. Domenico Adami SANDRO PIERMARINI ITALIA E’ originario di Macerata, nelle Marche, dove risiede e lavora. Ha frequentato l’Istituto d’Arte della sua città e successivamente il Liceo Artistico di Roma, ricevendo insegnamenti da importanti maestri come Nino Ricci, Renato Guttuso e altri. Ritornato a Macerata, ha intrapreso il lavoro artistico interessandosi alla pittura e alla scultura ed ha iniziato la sua attività espositiva nel 1970, avvertendo subito la necessità dell’impegno sociale e di un’arte intesa come manifestazione collettiva inserita nel tessuto universale. Nelle sue sculture si manifesta un simbolismo fatto di raffinate incisioni che rimandano a forme primigenie, che vanno ‘oltre la storia dell’uomo’. 15. “La Fata della Sorgente” di Bruno Pon collocazione: nel giardinetto della fontana das aganes L’artista, che conosce, che sa rappresentare e ancor di più far intuire le morbide flessuosità della figura femminile, vuole evocare il mito che vive assieme alle fate del Monte Tenchia. Bruno Pon, artista vivace e saggio, che viene da lontano, non nasconde il suo forte desiderio di far sognare il fruitore attraverso la sua opera portandolo per mano a cogliere la quasi mistica presenza di un mistero che si disvela dolce e sublime: l’incontro con la bellezza della grazia e dell’accoglienza delle fate danzanti, a Cercivento, sul monte Tenchia. Domenico Adami BRUNO PON ITALIA Nato a Carrara, frequenta l’Istituto professionale del marmo dove si diploma nel 1961 e continua la sua formazione nel laboratorio dei fratelli Berretta uno dei più conosciuti e famosi della città. Data la sua capacità tecnica nell’esaltare l’espressività della pietra, viene richiesta la sua collaborazione in diversi studi di scultura. Collabora con i giovani scultori Coreani e Giapponesi, insegnando loro la tecnica di lavorazione. Partecipa a diversi simposi di scultura e tra le varie opere eseguite figurano quattro cariatidi in marmo Bardiglio realizzate per la scultrice americana Clear McArdle, attualmente situate presso la Marian House di Baltimora. Realizza inoltre una Maternità in marmo statuario per una città della Virginia. A Dallas in Texas è esposta una statua in bianco Carrara “The Fireman” realizzata per Milton Pounds artista americano. 16. “La fata smemorina” di Elena Faleschini collocazione: imbocco strada del Monte Tenchia Dalla dura e informe roccia appare, coperta di vento, l’anima fine dolce e chiara di una presenza umana: una donna giovane e bella come una fata che, senza volto, suscita la domanda: ‘Chi è? Da dove viene?’ Arriva da lontano volando e porta con se un mondo dove non c’è il cruccio del pensiero. Quando si posa diventa colonna, un tramite tra terra e cielo. L’artista parla così di se alludendo alle Fate del Tenchia che, volando alte, non fanno scorgere il loro volto. Tra le basse nuvole esse di notte passano danzando; i loro corpi si muovono e fino all’alba fremono. Poi tornano alle loro case e le sembianze umane riprendono, facendosi presenti di nuovo tra noi. Dove sono state le fate questa notte? Sul Tenchia a far festa; la festa alla quale anche noi partecipiamo per un attimo sognando. La dolce fata della scultrice ci conduce per un po’ a diventare belli come le fate e a sentirci tali liberandoci dai pensieri che ci rendono prigionieri. Domenico Adami ELENA FALESCHINI DE CORATO ITALIA Si diploma all’Istituto Statale d’Arte di Udine nel 1964 sotto la guida dei maestri D. Basaldella, A. Lucatello e G. Grimaldi. Si specializza in Oreficeria con il maestro Sergio Mazzola. Dal 1970 al 1976 si perfeziona alla Scuola d’Arte ‘Giovanni da Udine’ con i maestri E. Caugig, L.Annibaldi, R. Jesse e L. Perissinotto. Successivamente migliora la tecnica della scultura in marmo con i maestri R. Nanut, U. Muller, C. Farina, C. Condello, E.G.Morandini, A. Politi per il marmo e E.Demez e R. Gentilini per il legno. Dal 1971 al 1976 lascia temporaneamente la scultura per dedicarsi professionalmente all’oreficeria, ma nel 1990 ritorna alla scultura con mostre collettive e personali in Udine e regione ed in varie città italiane (Venezia,Genova, Perugia,Foggia,Trapani e Roma). Attualmente insegna presso l’Università delle Liberetà di Udine. 17. “Topsyturvy – Sottosopra” di Ellis Lowell collocazione: pressi del lavatoio di Cercivento di Sopra Ci capita di vivere la complessità delle cose e dei fatti e non riuscire tante volte ad afferrarle e capirle compiutamente. A volte le realtà sono così misteriose che ci attraggono o ci allontanano lasciandoci però liberi di affrontare la fatica per analizzarle e poterle capire. Tutto questo oltre la nostra stanchezza, scontatezza e sufficienza. L’arte di Lowell è rappresentazione di questa complessità. Ci invita a vedere, conoscere e sentire lo spirito insito nelle cose belle e buone e infonde la speranza di incontrare quelle che la fortuna del vivere saprà regalarci. La leggenda delle Fate dà all’artista l’opportunità di creare un’opera che si fa invito ad aprire la mente per incontrare con lo spirito del bambino quegli ideali grandi, pieni di mistero che dischiudono orizzonti sempre più vasti. Domenico Adami ELLIS LOWELL USA E’ nato in Giamaica ed ha cittadinanza statunitense. Negli USA è potuto entrare in contatto con l’entusiasmante mondo dell’arte contemporanea, che gli ha permesso di crescere da subito a livello internazionale. Dopo essere giunto in Italia, in occasione di alcune mostre, ha deciso di stabilirsi a Trieste, dove tuttora vive, lavora e continua con successo la sua attività espositiva, acquisendo riconoscimenti di pubblico e critica sia in territorio nazionale, sia all’estero. 18. “Forma N. 9 “ di Zhao Li collocazione: ultimo tratto di strada per i Casali a Cercivento di Sopra L’artista arriva da un altro mondo portando dentro di sé una ricca e millenaria cultura. Anche in quel mondo è passato sulla natura il soffio creatore: infatti sacro è l’essere umano e con lui sacre sono le bestie, gli alberi, le piante, i fiori, le erbe, i pesci, l’acqua, la terra con i suoi frutti e le pietre che permettono di stare ritti in piedi a guardare il cielo. Le figure e le forme archetipe depositate nella mente della scultrice, sollecitate dal bisogno, emergono come per incanto, a soddisfare il desiderio di trasfondere nella pietra il bello, il più bello assieme al buono, al più buono. Come la carezza della madre al suo bambino è fragile, delicata e forte, così la colonna che palpita con dolci forme è pronta a sostenere il cielo. Il fremito che emana dalla scultura di Zhao Li si affaccia a noi come una carezza del destino e ci ricorda la dualità del tempo nella condizione umana evocando il momento della gioia e quello del dolore. Sui piani e sui moti dell’opera si specchia e si riflette il trascorrere dell’evento delle fate sul monte Tenchia abbagliando lo spettatore che scorge il rinnovarsi del mito. Domenico Adami ZHAO LI CINA Zhao Li è di nazionalità cinese e vive a Chengdu nella provincia di Si Chuan. Nel 1987 si è laureata all’Accademia di Belle Arti dell’Università di Tsinghua. Le ultime esposizioni la vedono protagonista in Cina, a Beijing, a Chengdu, a Chamgchun, in Germania e anche negli Stati Uniti. E’ stata in Italia la prima volta per un simposio a Pietrasanta nel 2000. 19. “Dopo la pioggia” di Daniel Premec collocazione: inizio di Via Pales, Cercivento di Sotto L’artista interpreta magistralmente il valore intimo del tempo dell’evento che sta fuggendo. Crea, grazie allo scorrere dell’acqua, la visione dell’apparire e dello scomparire di una fata supina nel marmo. Affida proprio all’acqua, l’elemento che accompagna l’uomo in tutte le sue manifestazioni, il compito di far apparire l’immagine della vita. L’artista vuole sottolineare il passaggio sottile e prezioso della sua presenza colta nella sua duplice identità: ora come elemento con funzione catalizzatrice, ora come specchio che riflette la sacralità e la magia del reale che riproduce l’immagine della presenza e dell’assenza del pensiero umano. Domenico Adami DANIEL PREMEC BOSNIA ERZEGOVINA Daniel Premec è nato a Sarajevo, si è diplomato al Liceo artistico della sua città nel 1994, dove si è laureato all’Accademia di Belle Arti nel 2001, specializzandosi in scultura. Dal 2003 è membro dell’associazione degli artisti di Bosnia-Erzegovina. Nel 2002 frequenta il corso post-laurea di scultura all’Accademia di Belle Arti di Sarajevo e dal 2003 è assistente didattico del corso di modellaggio del docente Fikret Libovac. Ha compiuto vari viaggi di studio e ha esposto in Turchia, Croazia, Macedonia, Slovenia, Svizzera e Italia. Indicazioni di massima collocazione delle statue da 19 a 22 19 20 21 22 20. “La Fata danzante” di Huynh Van Hoang collocazione: isola verde incrocio Plan da Farie a Cercivento di Sotto In quest’opera si manifesta visibilmente il suo talento. La scultura rappresenta una fata che danza: al di là della dimensione femminile che appare a chi la guarda, si coglie quella femminilità fresca e vera che solo lo scultore di talento riesce a raffigurare. Domenico Adami HUYNG VAN HOANG LAOS E’ nato a Vientiane, nel Laos, ma presto decide di trasferirsi in Italia, dove nel 1988 frequenta l’Istituto d’Arte Passaglia di Lucca, approfondendo la sua conoscenza della scultura in legno, marmo e pietra. La sua attività espositiva lo conduce spesso fuori dall’Italia. Partecipa a numerosi simposi internazionali in Francia, in Spagna, in Argentina, in Ungheria, dove nel 2003 gli viene commissionato il monumento al Dott. Cserhàti Kàroly. Numerose sue opere appartengono a collezioni pubbliche e private. 21. “Silverio e le Fate” di Francesco Cadeddu collocazione: presso Cason dai Menaus, località Musêrs, Cercivento di Sotto Lo scultore sardo ha conosciuto a Cercivento, nelle fiabe della cultura orale, le Fate del Tenchia. Ha raffigurato Silverio mentre le scorge volare verso il Pian delle Streghe, luogo del loro appuntamento. Nel suo sguardo sono riposti i sentimenti che scuotono l’animo umano: il desiderio di liberazione, l’aspirazione al sublime, la sofferenza per i limiti che molte volte ci impediscono di gustare le cose sublimi, perché troppo impegnati senza modestia ad affermare il proprio io, il rimpianto per ciò che abbiamo perduto. Lo sguardo e il sentire di Silverio ci invitano a non disperare, a non fare del male, a stare attenti alle cose belle, a viverle intensamente e serenamente allontanando da noi rimpianti e colpe. Nell’opera la forza fisica scolpita in Silverio evidenzia il dramma della sua impotenza. Il suo volto trasfigurato dalla fatica e dall’amarezza grida silenzioso il suo dolore, con la consapevolezza dell’infinita e giusta condanna ricevuta. Ora Silverio sa che rubare la terra è privare del cibo i più deboli dei fratelli e prova rimpianto nel vedere le Fate che godono della libertà dell’incontro e della festa. Domenico Adami FRANCESCO CADEDDU ITALIA Risiede a Senis (OR) dove ha iniziato a scolpire da autodidatta la trachite della sua terra natale; è passato quindi alla pietra calcarea, al granito, al basalto e al legno. Con il passare del tempo ha definito un suo stile personale e molte sue opere rappresentano i problemi e gli stati d’animo del popolo sardo. Nella realizzazione dei suoi lavori cerca di estrarre dai blocchi di pietra, di marmo e dal legno le tensioni vitali e spirituali della figura umana. Ha partecipato a numerosi incontri/simposi di scultura nazionale ed internazionale ottenendo sempre espressivi consensi di critica. 22. “Lo scorrere del tempo” di Sara Bonuccelli collocazione: prima del ponte sulla strada Cercivento - Paluzza L’opera dell’artista Sara Bonuccelli rappresenta il sole che illumina e riscalda la vita dell’uomo nello scorrere dei giorni. All’intero blocco di marmo essa ha dato la forma della toppa di una chiave che evoca la presenza del tempo. Quale Tempo? L’artista lo sente e lo percepisce nelle sue diverse dimensioni: mutevole, a volte infido, a volte tenebroso, fermo o sfuggente, amico e compagno fedele, ma anche duro, ostile e traditore. Il tempo che, proprio nel suo ineluttabile trascorrere, dona e punge, umilia, esalta o acquieta il vivere quotidiano. SARA BONUCCELLI ITALIA Nasce a Pietrasanta (MS) nel 1977. Diplomata nel 1996 al Liceo artistico di Lucca, prosegue gli studi fino a conseguire diploma di II° livello nel 2007 presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara sezione scultura con 110 e lode. Dal 2002 inizia il percorso espositivo dapprima in mostre collettive e dal 2005 in poi con molteplici personali soprattutto in Italia. Nel 2008 vince il 3° premio in scultura nel concorso Arte & Sport promosso dal Coni. Nell’anno in corso ha partecipato al II° Simposio internazionale città di El Trebol per il bicentenario Argentino della Patria, e in Albania a Valona, organizzato dal Consolato Italiano e dal G.A.I., all’iniziativa “Due popoli un mare un’amicizia”. Già selezionata per partecipare in settembre all’ottavo Simposio internazionale di Scultura Forma Viva Makole in Slovenia uno dei parchi scultura più conosciuti in Europa e nel mondo.