Quando i sogni non muoiono all`alba... nella Terra Rossa delle Mille
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Quando i sogni non muoiono all`alba... nella Terra Rossa delle Mille
VIAGGI | Uganda - Rwanda Quando i sogni non muoiono all’alba... nella Terra Rossa delle Mille Colline.... da un Uganda Rwanda gruppo Fabio Tripodi Testo e foto di Debora Marconi Fotografia di gruppo di Augusto Priori U dii gli assassini chiamare il mio nome. Erano al di là della parete, ci separavano meno di tre centimetri di gesso e legno. Avevano voci fredde, dure e determinate. “È qui...sappiamo che è qui da qualche parte... trovatela. Trovate Immaculèe.” C’erano tante voci, tanti assassini. Riuscivo a vederli con la mente: i miei amici di prima, che mi avevano sempre trattata con gentilezza, giravano per casa con il machete in mano e chiamavano il mio nome. Mi accovacciai nell’angolo del minuscolo bagno segreto, senza muovere un solo muscolo. Con le altre sette donne che si nascondevano con me per salvarsi la vita, trattenni il fiato, così che gli assassini non mi sentissero respirare. Ti prego Dio,aiutami. Fa che questi assassini non mi trovino. Nella Bibbia dici: chiedete e vi sarà dato... dunque Dio, io ti sto chiedendo. Ti prego fa che se ne vadano. Non lasciarmi morire in questo bagno. Ti prego, ti prego salvami! Salvami! tratto da “Viva per raccontare” di Immaculèe Ilibagiza sopravvissuta al genocidio del Rwanda ...ho incontrato Immaculèe in un dolce sogno notturno dopo la lettura del suo libro, sulle sponde del torrente, nei giorni antecedenti alla partenza per questo meraviglioso viaggio. 8 – Avventure nel mondo 2 | 2011 Del genocidio del Rwanda sapevo....da un lato, davvero molto....dall’altro, davvero poco. Il molto dipendeva anche dal fatto che per esperienza professionale dedita e volta alla cura dell’animo, tristemente conosco che l’essere umano è votato al male. Il poco, dal fatto che di quel genocidio se ne parla pochissimo. Dal sogno ho compreso, stringendo le mani a quell’anima, che sarebbe stata la benvenuta nella mia esistenza, che da sempre forse, vi soggiornava e che mi avrebbe illuminata. Il genocidio Tutsi dell’aprile del 1994 è un Olocausto che affonda le radici nel passato coloniale del Rwanda, il meraviglioso paese delle Mille Colline dalla Terra Rossa. Di fronte alla passività della comunità internazionale vengono uccise col machete circa un milione di persone: uomini,donne,bambini Tutsi e anche Hutu che hanno cercato di nascondere ed aiutare le vittime. Sin dal principio, il regime coloniale ( colonizzazione da parte della Germania alla fine del 1800 e del Belgio a partire dal 1920, con l’opera di conversione al cristianesimo) tende ad accentuare le differenze e le discriminazioni tra Tutsi e Hutu in funzione della politica, propria, di dominio, come ben si apprende anche dal libro “Le ferite del silenzio” di Yolande Mukagasana. Nel 1930, il governo belga introduce addirittura la carta di identità etnica che delimita con confini netti, gli Hutu agricoltori, i Tutsi allevatori e i twa cacciatori raccoglitori le cui tendenze, tradizioni, credenze, lin- gue, il kinyarwanda, di origine bantù, sono sempre state le stesse per tutti. Con l’appoggio di alcuni giornalisti occidentali si determina la storia raziale del Rwanda, con l’ intenzione di eliminare i Tutsi. Nell’immaginario collettivo il Tutsi, diventa l’ebreo dell’Africa, un “inyenzi” o portatore di cancro nel paese delle Mille Colline.... Uga R 31 luglio 2011 Entebbe, trasferimento a Kampala, Lake Mburo N. P. ....”la terra parla...” mi dice un compagno di gruppo all’inizio di questa meravigliosa avventura, appena scesi a terra ad Entebbe, nel cuore della notte nella tanto attesa e sognata Uganda...una strana umida nebbiosa foschia bagnata ci accoglie e avvolge sulla pista di atterraggio. Sono ancora assonnata ma il cuore stropicciato da una sorta di sbadiglio, subito si desta e la vita di quel buio vi penetra, immediata e ciò che il pesto occulta allo sguardo e in verità come se lo vedessi e lo sentissi in tutta la sua potenza, per la prima volta. ...”questo non è un sogno, è la realtà...” aggiunge sbattendo i piedi a terra con forza e grinta come per accentuare il tocco con quella dimensione sconosciuta. Si è la realtà, penso. Fare la coda per il Visto con la luce forte al neon, abbaglia e distoglie dal notturno appena percepito... pare quasi però che anche il passaporto, sia in trepidazione, nell’attesa di un nuovo VIAGGI | Uganda - Rwanda timbro, portatore di investite nuove peregrinazioni. Gli sguardi con i compagni si intrecciano, si scambiano sorrisi, nell’unita consapevolezza dell’avventura che ci renderà complici, anche a livello sotterraneo, della meraviglia che sottende la vita. Intanto... una valigia non arriva. E non arriverà. Manca all’appello, si è persa. Elena è tosta...non si perde d’animo affatto... affronta la sventura di petto e con il cuore in mano e il coraggio nei piedi si avvia all’uscita con il portamento di chi se la caverà perfettamente anche senza. Una cosa è certa...senza valigia si è più leggeri. Mi viene in mente un detto buddhista...ci sono pesi di cui ci si può sbarazzare senza morire...scoppiamo a ridere e la naturale rabbia per l’accaduto si dipana come la foschia mattutina. Prendiamo possesso del nostro pulmino e ci avviamo verso Kampala mentre la mente si inebria di sensazioni strane e nuove. Uno strano profumo che ricorda i gelsomini misto ad un odore di banane mature impregna le nostre narici investite dalla violenza penetrante della polvere rossa che sin da subito ci fa visita e che non toglierà il disturbo fino alla fine del viaggio...meno male che ho portato un ventaglietto di sughero...il caldo è opprimente e il traffico lento nella serpentina di auto lo fa percepire appieno tutto, proprio tutto. Che fantastico caos Kampala, un vociferare continuo inframezzato da auto, moto, carretti e biciclette mescolate senza alcun ordine in una tavolozza di colori a tempera spruzzati a caso, a macchie, a chiazze in un capolavoro, che pare dipinto. Lungo la strada per il lago Mburo ci fermiamo al mitico cerchio che rappresenta e coglie in pieno la linea equatoriale. Mi colpisce un bimbo che gioca con la sua ruota di gomma e la tratta come un trofeo. Che occhi dolci, ha. Profondi, di cielo che rispecchiano la compattezza della terra che abita il suolo sotto i suoi piedi. La sua figura dimora ancora dentro di me. Forse è malato, grosse gocce di sudore grondano la sua fronte e la sua vivacità si appresta alla vita di chi poco più avanti fatica nello zappare una profonda buca, chissà per quale utilizzo. Si riparte e arriviamo al campeggio, finalmente. Quanto è bello montare le tende mentre un ippopotamo osserva a filo d’acqua i nostri movimenti....inutile cospargerci di autan extreme....le zanzare persino in riva al lago sono pochissime. Sento sin dal principio che la profilassi antimalarica con il costoso malarone molto probabilmente sarà perfettamente inutile....questa è la stagione secca. E l’occidente, il nostro occidente ora mi pesa, con tutto il suo peso di controllo sul e del mondo tutto, anche quello della salute. 1 agosto 2011 Lake Mburo, Kabale, Lake Bunyonyi Uno dei primi pensieri meditabondi all’alba seduta in riva al lago, prima del safari walk che ci attende è un senso di vergogna per ciò che l’uomo bianco ha combinato in queste terre. Avrei il desiderio di chiedere scusa a tutti a nome di tanti e questo è un vissuto che condivido con compagni di gruppo che la pensano esattamente come me. Ho viaggiato molto, lungo il corso della mia vita e non esiste luogo al mondo dove non abbia avvertito questo profondo senso di vergogna transgenerazionale per i reati e delitti che hanno commesso i bianchi, sopra, sotto, di fianco e dentro, tutti gli altri. Ne abbiamo combinate di ogni, con onnipotenza e presunzione mista a stupidità tipica degli stati alterati di coscienza che incontro, più che nella stanza di analisi con pazienti narcisisti in fase delirante, nel quotidiano vivere. L’umiltà proprio non ci caratterizza, che tristezza. Ma la calma del lago mitiga la rabbia triste che questa consapevolezza ha generato in me e il volo degli uccelli mi riconduce alla libertà, anche di pensiero insita in ognuno di noi. Ripenso a quando da bambina in un tema, all’età di sette anni, scrissi che avrei desiderato essere un passerotto per vedere e girare il mondo dall’alto, senza dover fare le curve. Sorrido e penso che invece, le curve dobbiamo percorrerle tutte, proprio tutte. Lo scenario che la natura offre è straordinario crea una magica atmosfera. Uno specchio d’acqua tra zone paludose interconnesse ed alimentate dal fiume Rwizi. La savana alberata con diverse specie di acacia è lo sfondo nel quale si muovono diverse specie di ungulati e fra i tanti ora, anche noi, animali come tanti. Per terra colgo un vero e proprio fiume nero di formiche giganti, con vero e propro argine e flusso sinuoso naturale. Incredibile, una meraviglia di compostezza sublime! ....vogliamo raggiungere il lago Bunyonyi prima del tramonto, per non avere difficoltà nell’accampare le tende...partiamo..cantiamo canzoni, balliamo con i bimbi di una scuola e nella sosta nella cittadina di Kabale... un bello spavento. La nostra Elena, già senza valigia, viene travolta e investita da una bicicletta carica di banane che arriva ad una velocità tale che manco ci accorgiamo che arriva... cade, sbatte la testa. Temiamo il peggio... e invece, no. L’ematoma sullo zigomo è vistoso, il corpo contuso... ma lei riparte, niente trauma cranico solo uno stato di shock che saprà scrollarsi presto di dosso dopo una bella vomitata sulla serpentina di strada rossa che ci condurrà al lago, lassù in cima. Quanti tornanti! Quanta polvere... e assaporiamo fino in fondo il senso del viaggiare con continui sussulti del pulmino che arranca faticosamente in verticale salita fra sassi, pezzi di legno e l’inimmaginabile riverso a terra...il nostro autista Joseph, un personaggio unico ugandese, è fantastico, quando si trova in difficoltà grida il nome del nostro coordinatore... Fabbbbiooo... che fa quel che può fare... Il profumo degli alberi accompagna il nostro andare, la natura è sovrana, lo spettacolo straordinario nella sua bellezza primitiva e fuori dal tempo. 2 agosto 2011 Lake bunyonyi, Gatuna (Rwanda border), Kigali Che avventura meravigliosa ci aspetta oggi! Una meravigliosa attraversata all’alba del lago per raggiungere un villaggio di Pigmei, lontano lontanissimo. La calma del lago piatto e liscio senza increspature ci riconduce, nell’attesa dello spuntare del sole, all’arcana e primordiale bellezza di tutto ciò che ci avvolge e magicamente, quasi protegge. La barchetta pare volare sul lago e noi, immersi in una fiaba senza tempo in un luogo non ben precisato geografico, i personaggi con tutta la fiaba da vivere e inventare. Transitiamo anche nei pressi di una piccola isoletta erbosa... il nostro conduttore di barca, divenuto per il tragitto un condottiero di nobile e austero aspetto per la fatal congiuntura di una bacchetta magica, narra che quella un tempo, era l’isola delle gestanti senza marito... un luogo di espiazione, dove le donne immonde, senza più originaria purezza attendevano il parto, sole, nella triste ed avversa sorte. L’isoletta lentamente scompare alle nostre spalle, mi volto ancora qualche volta per rivederla... quel luogo lontano della memoria gravido, anche di dolore mi ha toccato il cuore. ....la traversata dura parecchio ma alla terra dei Pigmei arriviamo...ed entriamo in una dimensione da sogno, immediatamente. Con canti e danze meravigliose queste persone ci accolgono per narrarci, attraverso il canto la loro storia. Le parole musicate raccontano della fortuna avuta nel ritrovarsi tutti accolti in un villaggio fuori dalla originaria foresta primordiale. Questa composizione umana corporea e psichica è un ringraziamento al cielo per aver la possibilità di coltivare la terra e di trovare in essa nutrimento e il necessario sostentamento. Il cosmo è una enorme dispensa... I bambini saltellano allegramente e la loro ricca povertà, foriera di pura gioia. anda Rwanda Avventure nel mondo 2 | 2011 – 9 VIAGGI | Uganda - Rwanda È bello stringere quelle manine e cantare con loro ed è bello dimenticarsi dell’amuchina. Mi colpisce il timbro della loro voce. Sono tutti intonati all’inverosimile e apprendono immediatamente qualsiasi melodia si proponga loro. La musica e la danza sono nel loro sangue, i canti avvertono la terra e la terra rimbomba corrispondendo loro in universale armonia. Per raggiungere il villaggio e ridiscendere al lago dobbiamo camminare in salita e poi in discesa fra patate, fagioli e sorgo parecchio, ma non ce ne accorgiamo neanche... con i canti si raggiunge il cielo e la sensazione di leggerezza infinita, non fa percepire la fatica. Questo è ciò che amo ora disegnare con il pensiero, come il canto della gioia della vita. Dall’ alto vedo vicino alla nostra barca una barchetta in legno tra fiori simili a ninfee, denominati da noi, forse imprecisamente, di loto, viola, lilla e bianchi governata da un bimbo che lavora con fervore di remi...quanto è bello. Bellissimo. Con queste immagini impresse nel cuore ci avviamo al termine della visita, con bagagli alla mano... alla volta di Kigali, la capitale che sorge su sette colline. Finalmente il Rwanda... dopo il visto comune ad una frontiera d’altri tempi, sospesa in uno spazio sospeso dal tempo che sonnecchia. 3 agosto 2011 Museo del Genocidio Kigali, Nyamata, Ntarama Questa giornata sarà dedicata alla memoria. E alle rose rosse nel secchio posto accanto alle fosse comuni, che la contraddistinguono, da tutte le altre giornate del viaggio. Entrare al Museo del Genocidio di Kigali significa entrare in uno spazio di dolore infinito che ha il sapore della morte assurda. Corridoi di follia umana si inanellano con fotografie e video di immagini che fanno rabbrividire. L’Olocausto del Rwanda non è diverso da tutti gli altri Olocausti ma non è come gli altri, ancora conosciuto a sufficienza, anche dato, il suo passato incredibilmenterecente recente. Il denominatore comune, ovviamente lo stesso...un pretesto che giustifichi razionalmente il godimento della violenza, l’esacerbarsi della crudeltà in follia gruppale crescente. Il diavolo, lo si riconosce dalla coda. È sempre lui, che ognuno lo chiami come più desidera. È incredibile. Mi occupo di cura psicoanalitica del profondo e sono abituata alla crudeltà sadica dell’animo umano. Ma ogni qualvolta la tocco, mi sembra di incontrarla in modo nuovo e sempre provo un senso di profondo sgomento e sorpresa. Ironicamente un po’ si... e un po’ no... mi viene da ripetere agli altri, fino alla noia, ma soprattutto a me stessa...la crudeltà è curabile. Eccome se è curabile. La stupidità, no. Non lo è affatto. Ma ecco... che spezza la morte, ricomparendo d’improvviso... quel senso di amore per tutto e di dolce bontà infinita attraverso la bellezza di tutto ciò che mi circonda e 10 – Avventure nel mondo 2 | 2011 questo sentire lo sento l’unico vero antidoto al male del mondo. Percepisco la vita come uno stato costante di grazia, soprattutto quando, si agisce come se la realtà non fosse questa. Il profumo di fiori fuori dal Memorial mi conduce a questa consapevolezza e mi pare un sacrilegio anche spezzare il ramo di un albero o raccogliere un fiore spezzando la sua vita, fragile al nostro tocco. Alzo gli occhi al cielo... quanto siamo piccoli. Entriamo nella piccola chiesa di Nyamata, ci entro con lo stesso stato interno. La luce filtra debole dall’unica finestrella testimone di un massacro di persone innocenti senza uguali. Panche, infinite panche colme di abiti intrisi di sangue, logori di persone trucidate barbaramente, non nel tempo del medioevo...ma nel tempo di quando io, avevo ventiquattro anni... Oggettini personali, anelli, bracciali, collane...ai piedi di una piccola Madonna sull’altare. Una maglietta a striscie verdi sicuramente di un bimbo piccolissimo assurge in me, a simbolo di ciò che rappresenta quello che sto attraversando ora. Pare che il silenzio spettrale mistico sia intriso di presenze vive ancora in quel tanto, posato, adagiato sulla polvere del sangue e della morte. Anche il mucchio di scarpe al site memorial di Ntarama scatena simili vissuti. Una frase scritta, incisa sul muro della chiesa richiama la verità in ognuno di noi. “Se tu avessi conosciuto te stesso e se tu avessi conosciuto me, non mi avresti ucciso”. Con questa consapevolezza del vero, ci avviamo nella stanza dei bambini. Il ragazzo che ci racconta, un uomo che ha visto sterminare la sua famiglia e soprattutto suo padre,davanti ai suoi occhi, indica con il dito una macchia densa sul muro. Spiega che quel colore è dato dal miscuglio di cervelli e capelli dei bambini che presi per un piede, uno alla volta, venivano scaraventati con l’intento di ridurre in poltiglia il cranio. In una notte avevano “lavorato” all’obiettivo, per più di cinque ore. Ci dice anche che in un sacco, soltanto ieri hanno infilato quel che resta di un corpo di una donna ritrovato nelle immediate vicinanze. E che devono scoprire di chi è. Il pulmino riparte sulla strada rossa...e questa volta la vedo macchiata di sangue rosso. Lungo tutto il percorso la vedo macchiata, di sangue rosso. E questa volta mi compare davanti lo spirito di Yolande. Yolande è una dottoressa, che alla mia attuale età, sulla quarantina, è stata risparmiata dalla morte. Suo fratello Nepo pose della farina nel palmo della sua mano un dì sul farsi della sera, e dopo aver soffiato le disse: “ ci uccideranno tutti, solo tu rimarrai perchè la morte non ti vuole. Tu ci vendicherai attraverso la parola”. Ho letto il libro di Yolande...la profezia del fratello si è avverata. Intanto la strada va...verso Gisakura attraverso piantagioni di the su dolci colline e attraverso l’infinita Nyungwe forest N.P. l’impenetrabile foresta misteriosa stimolante gli aspetti più inconsci ed oscuri dell’animo umano.... 4 agosto 2011 Kibuye, costeggiamo il Lago Kivu, Ruhengeri Tappa di trasferimento. Verso Kibuye. La strada rossa costeggia il dolcissimo lago Kivu, dall’altra parte del magnifico lago, il Congo. Il panorama è mozzafiato. Vista dal pulmino, la strada rossa riprende nel suo percorso le stesse curve del sinuoso percorso del fiume. Una moltitudine di persone dai colori accesi e sgargianti anima la strada rossa, vero e proprio centro vitale, crocevia di anime e villaggi pullulanti di vita umana ed animale. Nastro collante di collegamento, la strada, accentra tutte le attività redditizie,bottegucce di ogni sorta compaiono sul lato destro e sinistro, con l’inimmaginabile dentro. Pare che il tempo si sia fermato in quegli scaffali di legno ammuffito e nelle bocce di vetro piene di caramelle che ricordano le nostre vecchie mou. Le manine dei bambini ci salutano e rincorrono il pulmino nella speranza che qualcosa voli dal finestrino...visini sorridenti e mani protese... lanciamo loro dei palloncini...ed è subito festa di colori, su colori. Le casette di mattoncini rossi costituiscono una sorta di argine della strada, tutte in fila con tetti il lamiera o legno. Il pulmino sfreccia, si fa per dire...sfreccia, in verità arranca.... mille piedi nudi corrono corrono tra la polvere che si alza e che si agita. Giungiamo nella provincia di Kibuye, il paradiso, terra della mia Immaculèè. Il paesaggio è splendido e si srotola alla nostra vista tra una collina e l’altra. L’aria è pura. Ripenso alle sue parole...”è possibile guarire il Rwanda e il mondo intero...guarendo un cuore alla volta, è possibile...è possibile curare l’odio, è possibile” Questo pensiero, che da sempre avverto come profondamente vero, mi commuove e penso alla mia storia e al duro lavoro con i miei pazienti. Si è possibile penso, e sin d’ora so, che anche la mia pratica clinica trarrà beneficio da questo viaggio e che tornerò, ancora una volta, più ricca...oltre che più povera, come sempre nel materiale portafoglio. Provo un senso di gratitudine infinita. Non so per chi, non so per cosa esattamente. Ma è quello che sento. Quando dico grazie Immaculèe, ringrazio la vita, insieme a lei. Anche davanti ad un altro Memorial di morte, nella stessa città. Ho Uga R VIAGGI | Uganda - Rwanda desiderio di stringere i miei compagni... ho voglia di prendererli per mano tutti...e di fare come fanno i bambini quando fanno il trenino... 5 agosto 2011 Volcanoes N.P. Bisoke Volcano, Diane Fossey Site Oggi è un gran giorno! Non mi sembra vero di essere nel tanto atteso e sognato Parco Nazionale dei Vulcani...la danza che al mattino ci accoglie prima della camminata nella giungla è meravigliosa. I danzatori teatralizzano attraverso musica, canti e danza, dando vita agli spiriti dei gorilla di montagna...uccisi dai bracconieri. Che spettacolo! La fatica che ci apprestiamo a compiere è smorzata e già mitigata da questo inizio straordinario. Il nostro gruppo si divide...c’è chi salirà sulla cima del vulcano Bisoke e chi come me, visiterà il sito di Diane Fossey, omaggiando lo spirito di una donna straordinaria che riposa, barbaramente uccisa con un colpo di machete, tra le tombe dei suoi gorilla, Digit, primo fra tutti. Proprio lei nel giorno precedente la sua morte scriveva nel suo diario”... quando si coglie il vero valore della vita, si smette di investire sul passato. Si impronta l’energia sul come conservare il futuro da noi stessi, invece.” L’avventura è davvero emozionante oltre che profondamente commovente. Girovagare nella foresta è affascinante. Io amo i boschi, li frequento da quando sono bambina...questo è il mio habitat mi calza a pennello...ma questa foresta è nuova per me, amo gli alberi, parlano se li ascoltiamo, dicevano gli indiani d’America e questi fanno un concerto incredibile nel loro imperturbabile silenzio. Le guardie armate ci scortano con fucili, mannaie e bastoni. Inquietante, ma pian piano diventano parte dello sfondo e ci faccio l’abitudine, subito no, mi ricordano dove riesce a giungere per l’appunto, l’essere umano. Alziamo lo sguardo e scorgiamo le scimmie che saltano da un ramo all’altro... se non facciamo attenzione però un braccio può incontrare una foglia urticante che lascia il segno e un prurito da non credere... Prima di raggiungere il sito della Fossey un nostro guardiano ci blocca. Devono chiedere al suo spirito, il permesso per raggiungere la sua tomba. Lo fanno attraverso una preghiera. Va bene, Diane è daccordo, possiamo proseguire. Mi dicono che io assomiglio a lei, per i lunghi capelli e l’altezza. E controllano se ho i calzini lunghi o corti perchè Diane li portava lunghi. L’altitudine è elevata, siamo quasi ai 3000 metri, ma non avverto nulla a livello corporeo. Questa escursione mi ha rigenerata, la bellezza del sole che filtra tra le nubi e gli alberi è sublime. Mai scorderò, questo giorno. Ho con me il disegno di un bimbo incontrato lungo la ridiscesa. Penso ai miei compagni sulla cima del Bisoke, speriamo sia andato tutto bene...la prossima volta andrò anche lassù. E sorrido, con me stessa. la terra delle Mille Colline. Che abiterà per sempre il mio cuore. La rientrata in Uganda è mitica. Un lasciapassare prima del confine è rappresentato da un quadratino ritagliato dai quaderni a quadretti dei bambini. Intanto nell’attesa gonfiamo e distribuiamo palloncini, un bimbo mi segue ovunque. Ho ancora tre macchinine...decido di darne una a lui. E subito i suoi occhi si illuminano di immenso. La stringe a se, quasi abbracciandola...ne avessi portate tre valige intere di macchinine insieme a vagonate di giocattoli. Quelli che abbiamo sono una goccia in un oceano di bisogno... Giungiamo a Kisoro e finalmente abbiamo un pomeriggio a disposizione. Fabio ha lavorato per un itinerario fantastico, di meglio non poteva fare. Anche in questo siamo stati fortunati. Il riposo è d’obbligo e avviene sorseggiando un the e assaporando l’ennesimo “ciapati” un tondo piatto di pastella delizioso. Troviamo una bottega dove stampano magliette con disegno a scelta... ovviamente su tutte spunteranno meravigliosi gorilla del Rwanda, dell’Uganda e del Congo. Questa è una delle poche notti che dormiamo in un letto. La tenda è la nostra compagna fissa notturna e devo dire in tutta onestà che questo è un gruppo di persone davvero capaci di adattarsi a situazioni varie, anche dure, in grado di affrontare le difficoltà insorte, anche quando una notte giungiamo... cantando ed inveendo... al campeggio a notte fonda per grazia ricevuta. Pina, Augusto, Dolaine, Giorgio, Fabio, Debora, Francesco, Cristina, Antonella, Anna, Claudio, Elena, Fabio, Chiara,.... insieme abbiamo provato di tutto, nel bene e pure nel male... vero...stiamo per incontrare i gorilla che sogno da sempre. Speriamo di vederli, che tutta questa fatica sia premiata dalla loro presenza... Per raggiungere la giungla attraversiamo a piedi, colline e colline di sorgo, canne con punta rossa simili alle nostre pannocchie. Il caldo umido è terribile, opprimente. Il sorgo è più alto di noi e ci facciamo strada a fatica seguendo i guardiani che armati di machete e fucili ci accompagnano in mimetica, facendo strada in quel labirinto naturale. La sete è tanta, temo anche di svenire ma la curiosità per ciò che con grande probabilità vedrò, mi regala la forza di proseguire e di non accasciarmi a terra, vinta. Sarò anche una camminatrice iscritta al CAI, ma qui è davvero dura per il clima. La foresta pare non comparire mai e l’armata di soldati sorgo che ci circonda pare non finire mai, pure. Il sole batte cocente, non una sola nube in cielo oggi, meno male che abbiamo il cappello. Ci ripetono continuamente che non è lontano. E il lontano diviene invece, lontanissimo. Allo stremo delle forze, finalmente compare la boscaglia ed entriamo in un altro mondo e dimensione. Alle porte di questo nuovo spazio d’ombra e buio ci sediamo finalmente su un tronco. Potrebbero transitare mille insetti e serpenti di differenti specie, non importa, conta solo il sedersi un momentino. Ed è così che inizia l’avventura nella foresta incantata. Non percepisco questo ambiente come ostile, anzi. L’ombra dona la brezza e l’umido è ritagliato da momenti di frescura che ridanno l’energia succhiata dalla temperatura precedente. Mi sento protetta e accolta. Saltello con agilità sui rovi, pensandoli e vivendoli idealmente come materassi a molle. Ci sono le liane e i nodi degli alberi fungono da appigli. Saliamo parecchio in cerca dei gorilla che per due ore buone non troviamo. Sto attenta e in silenzio, pare che la natura parli, anche attraverso strani cigolii di vegetazione e i suoni degli uccelli. Sento che è vero, la foresta e la giugla hanno uno spirito, sono profondamente vive, respirano e noi con loro. Chiara grida ad un certo punto che vuole un uomo che la aiuti a districarsi dal buco nel quale è finita...ma è bravissima riesce a liberarsi da sola e da buon avvocato che è, decide poi di non fare causa a nessuno. Ridiamo insieme, che avventura indelebile. Dei gorilla di montagna intanto, nemmeno l’ombra. Sembra di girare a vuoto e in tondo anche se non è vera nè una cosa, nè l’altra. Un vero e proprio labirinto verde completamente sconosciuto. Intanto con il machete ci fanno strada e Chiara li guarda ancora storto...erano troppo avanti prima, quando avevamo anda Rwanda 6 agosto 2011 Ruhengeri, Cyanika (Uganda border), Kisoro Lasciamo il Rwanda. Saluto idealmente Immaculèè e 7 agosto 2011 Kisoro, Gorilla Tracking to Congo, Monti Virunga, Kisoro Ho avuto l’onore di conoscere tutti i membri della famiglia Rugendo... ben sette esemplari di gorilla di montagna straordinari!!!! Ma facciamo un passo indietro, l’entusiasmo mi fa balzare troppo in avanti.... l’alba ci trova protagonisti alla frontiera per il Congo in attesa del permesso per l’entrata nel Virunga N.P. ...che emozione, ci smistano a caso, mi strappano anche Pina, uno finisce da una parte, l’altro dall’altra e si parte, su enormi camion che a me ricordano quelli dei deportati... per dove si parte, esattamente non lo sappiamo... Dopo ben tre ore di strada dissestata, sul nostro grosso camion del cui tragitto ricordo ancora e soprattutto il mal di natiche, raggiungiamo la cima di un monte che diviene il nostro punto di partenza per l’incredibile escursione nella giungla vera del Congo, immaginato dalla mia mente fin dalla tenera età... (mi chiedevo infatti, se Tarzan abitasse qui...). Intanto, i fotogrammi della pellicola di un ideale film appena girato, del percorso appena affrontato, anche con cinepresa mentale, affollano la mia mente...capanne con tetti di paglia, bambini innumerevoli che giocano nel fango, prati di margherite, distese di sorgo, campi di patate, foreste fitte, palme di banane e tanto altro ancora... Che emozione! Non mi sembra Avventure nel mondo 2 | 2011 – 11 VIAGGI | Uganda - Rwanda bisogno di loro! Mannaggia! Abbiamo ormai perso la speranza di trovarli i gorilla, quando ad un tratto avverto un rumore alle spalle che mi fa trasalire. Faccio un balzo in avanti e mi volto. Scorgo un piede gigante nero davanti ai miei occhi...è lui! È un gorilla!!! Le lacrime salgono agli occhi dalla commozione mentre gli occhi umidi per l’emozione intravedono la peluria folta e nera. Dolaine ed Elena sono felici, abbandoniamo gli zaini a terra e ci armiamo unicamente di macchina fotografica e borraccia. Il safari fotografico che iniziamo è unico, senza plurale ed irripetibile. I gorilla di montagna sono molti, ci sono anche i piccoli sulla schiena e alcuni sembrano mettersi in posa per noi. In teoria sono animali pericolosi ma a noi paiono mansueti e tenerissimi. Quanto sarebbe bello poterli abbracciare. Pensare che ancora oggi, i bracconieri li uccidono e nonostante gli sforzi per proteggerli, anche a rischio della vita, ne restano unicamente settecento esemplari circa. Le ore volano e il tempo pare fermarsi. Da questa giornata torniamo a notte fonda, il ritorno è affascinante come l’andata, ma il sole nelle colline di sorgo, meno cocente. 8 agosto 2011 Kisoro, Bwindi, Muku, Rubanda, Bikongozo, Katungu, Kihihi L’impenetrabile foresta del P.N. Bwindi la attraversiamo tutta con il nostro famigerato pulmino che ormai, prima di partire deve essere sostenuto da una buona spinta da parte degli uomini del gruppo. Foresta con varietà biologica incredibile, identificata come la vera foresta nera, la bwindi, il cui nome significa infatti “luogo tenebroso”, ci fa entrare in una nuova realtà tutta da scoprire attraverso i finestrini. Dopo terrazzamenti sui pendii delle colline, piantagioni di the e dolci paesaggi rigogliosi intorno a laghi incastonati nella vegetazione lussureggiante giungiamo nell’intricato e nel nodoso. Il clima emotivo muta e lungo il tratto si alternano emozioni contrastanti. Il pomeriggio lo trascorriamo a Kihihi, un villaggio immerso nel tempo che fu. Botteghe stranissime, omblelloni con appese scarpe, bambini in monopattino di legno, il gioco della dama con tappi di bottiglia, spiedini cotti per strada su bidoni, parrucchieri in vetrina e venditrici di polli accompagnano una passeggiata romantica dal sapore unico. I momenti vissuti con Pina ed Augusto, persone affini a me, con le quali mi trovo splendidamente, intensi e vivi nel ricordo. È il luogo dove ci fermiamo per la notte e dove riusciamo a fare uno splendido bucato con sapone di marsiglia fornito dalla casa ospite. I panni stesi svolazzano mentre noi, lavandaie e lavandai improvvisati, ci uniamo in un coro festante sguazzando tra bacinelle, seduti a terra. Dolaine torna a tarda notte...arriva con ben settantasette treccine in 12 – Avventure nel mondo 2 | 2011 testa...han fatto un’opera d’arte! Giorgio è contento.... anche di trovare ancora tre o quattro patate salvate nel piatto.... 9 agosto 2011 Kihihi Ishasha (safari drive) Kiambura Gorge Kazinga Bridge Myewa Il safari è una splendida esperienza. La noia inframezza momenti caratterizzati dalle emozioni vive, del tutto tutto ad un tratto, dall’improvviso accadere, che di colpo accade, dopo momenti di nulla intorno. Emozioni allo stato puro. Lungo la strada, come sempre, dissestata, i babbuini ci accompagnano. Entriamo nel Queen Elizabeth N. P. simboleggiato da un grande ippopotamo, per il safari drive e il safari walk. Ippopotami in enormi quantità, elefanti, antilopi e altri ancora sono i protagonisti che animano questo quadro dalla cornice mutevole mai identico a se stesso. Savane aperte, dense coperture di acacie ed euforbia, foreste equatoriali a galleria, paludi e aree acquitrinose intorno al lago e ricchissima fauna. Le grandi assenti, le giraffe. 11 agosto 2011 Mweya, Kasese, Rwimi, Kibale forest, Fort Portal Il P.N. Kibale Forest è ricco di foresta equatoriale, zone umide, piccole radure erbose e acquitrinose a noi offre la possibilità, dopo ore e ore di solita strada sterrata rossa, per un interessante safari walk alla volta di incontri ravvicinati con scimpanzè, compiendo un interessante tracking sulle loro tracce a Bigodi Wetland Sanctuary dove approfittiamo anche di una botteguccia per comprare le caratteristiche collane di cartapesta e di carta di banano, bracciali di semi e biscotti per un cane. La passeggiata guidata da un ottimo ranger guida ornitologica, è stupenda. Le farfalle sono innumerevoli, coloratissime e gli scimpanzè moltissimi per non parlare dei volatili. Camminiamo su passerelle di legno nel terreno paludoso in sentieri che si snodano nella foresta. I bambini vendono gorilla creati con il fango. Ne prendo uno, sono vere opere d’arte. La giornata si conclude magnificamente con la ricchezza di una cena al lume di lampade a petrolio, la luce elettrica non c’è, nel camping suggestivo, a ridosso del lago Nyabikere. Un concerto polifonico di anatre selvatiche, rane e uccelli “campanelli” fanno da sfondo alla nostra magica serata intorno al fuoco fin dal suo inizio con il tramonto del sole sull’acqua. Meraviglioso, indimenticabile! Facile il prendersonno in questo contesto, cullati dal suono della dolce ninnananna naturale, della notte. Uga R 10 agosto 2011 Mweya, North Kazinga Area (safari drive), Kasenyi (Lake George), Mweya, Katwe (salt crater lake ), Kazinga Channel, Mweya La gita in barca sul lago Edward costituisce l’esperienza di un altro meraviglioso, a tratti ovviamente monotono, safari fotografico da quadro a pastello. Katwe invece è una minuscola cittadina che si affaccia sul lago Edward sempre all’interno del P.N. Queen Elizabeth, decadente e modesta, ricorda le città fantasma dei tempi lontani. Caratterizzata dalla dismessa fabbrica di lavorazione del sale che visitiamo, ha due crateri vulcanici con al loro interno veri e propri laghi dall’alto contenuto salino. I lavoratori estraggono blocchi di sale sotto il sole cocente. Il cratere è diviso in piccole geometriche piscine d’estrazione. Molte le donne impegnate nel lavoro per meno di due euro al giorno. Impressionante il numero di antiche caldere, dei crateri intorno a volte rigogliosi di verde, altre ricchi di acqua di laghi sempre salati e di fenicotteri rosa. Camminiamo in quella calura torrida in mezzo a persone abituate a quel clima e con il piede finisco in una pozza. Meglio togliere subito il fango di dosso, essica in fretta e il sale brucia la pelle. Speriamo si salvi il sandalo...trovarne un altro sarebbe una vera impresa... le scarpe le vendono ma al mercato solo di seconda mano! 12 agosto 2011 Kasenda Crater Area, Fort Portal, Masindi Il nuovo giorno si alzerà presto.... è buio fondo infatti, quando in buona parte, partiamo per “top of the world” una bella escursione che ci porterà su una cima con la vista stupenda dall’alto, su tre laghi. Anche questa una passeggiata indimenticabile nel grembo di colline tra crateri di vulcani. Tutto dorme ancora a quell’ora e il giorno pare svegliarsi quando già siamo prossimi alla punta d’arrivo. Che in verità, è molto più vicina di quanto avevamo immaginato. Una breve sosta lassù, uno sguardo ai tre laghi e poi la discesa con bimbi urlanti che ci corrono incontro con sorrisi e con la solita frase d’accoglienza “ How are you?”. Le persone sono estremamente cordiali e gentili. Tutte. È un vero piacere incontrarle. Torniamo giusto in tempo per la colazione prima della lunga tappa di trasferimento che ci vedrà a sera tarda, nella terra di Masindi. È splendido cospargere di burro e marmellata il pane non tostato circondati da una VIAGGI | Uganda - Rwanda quantità innumerevole di scimmiette attente ad ogni nostro movimento. E pronte a balzare o sul tavolino e sugli zaini per far manbassa di bottino! Mi sembra di assistere ad un documentario davanti alla tv e non mi accorgo neppure di terminare il caffè nella tazza, talmente sono assorta in ciò che intorno a me, accade. 13 agosto 2011 Masindi, Budongo Forest, Murchison Falls Smontare le tende è una vera impresa...zuppe d’acqua, ha diluviato tutta la notte pensiamo che le gite della giornata saranno rovinate....e invece no! Dopo un breve percorso sul nostro pulmino e una breve sosta ad una bottega di collane di cartapesta e oggettini vari, arriviamo all’attesissima Budongo Forest, gestita dal Jane Goodall Istitute. È la più estesa foresta di alberi di mogano di tutta l’Africa orientale e conta la più ampia popolazione di scimpanzè di tutta l’Uganda. Oltre infinite specie di farfalle meravigliose. Ci dividiamo in gruppetti ed affrontiamo una stupefacente camminata nella foresta con la speranza di vedere scimpanzè. Devo dire in tutta verità che oggi mi sento affascinata più dagli alberi che dagli animali, per quanto interessantissimi. Sarà anche che non ne vediamo molti di scimpanzè, ha appena smesso di piovere ma quei colossi giganti e quei tronchi che paiono scolpiti a scalpello mi impressionano e catturano la mia attenzione. Che disegni straordinari crea la natura...racici intrecciate, liane lunghissime, muschio morbidissimo al tatto sulla corteccia, funghetti e casette delle cicale...che spettacolo. Ecco...nuovamente mi sento a casa, nel mio naturale habitat. Il bosco! Non riesco a trovare parole per descrivere quello che sento, mi trovo in perfetta armonia con il tutto. Quegli alberi mi danno un senso di protezione infinita e quel verde mi carica di energia. Il fogliame grondante acqua, talvolta si sfoga su di noi, innaffiandoci a dovere. Ma non importa, sappiamo che si stanno alleggerendo dall’appesantimento che avvertono addosso. Finisce troppo in fretta la passeggiata nel folto...e anche se mi attendono i biscottini al cioccolato che ho già assaggiato, nella boccia di vetro al centro, si annida dentro, la nostalgia per l’appena trascorso. Ci allontaniano dalla Budongo Forest con il pulmino invaso dalle farfalle. Com’è carino così addobbato! Ma le facciamo uscire tutte...non sia mai che qualcuna rimanga con noi, è lì, il loro mondo. Così ricchi... partiamo alla volta delle mitiche Murchison Falls. Fantastico pomeriggio tra il fragore dell’acqua spumeggiante del Nilo. Raggiungiamo in un batter di ciglio le cascate e il salto d’acqua avvicinandolo dalla sua sommità. La passeggiata è meravigliosa ed è caratterizzata dal fenomeno che amo definire “fatato” delle rocce che brillano e che sostengono il nostro andare. La terra, ricca di mica, in effetti scintilla sotto il sole e dona al contesto un non so che di magico. I nostri passi è come se scorressero su mille cristalli e quando il sole picchia il bagliore è così forte da acciecare la vista. Il caldo è tremendo e più ci si avvicina all’acqua, scendendo i graditi di una parete , più si fa insopportabile. Manca l’aria tanto è forte ma appena il sole è nascosto dalle nubi smette la calura torrida e la tregua consente di gustare al meglio il panorama da mozzafiato. La potenza e magnificenza delle “mitiche”, sprigiona una forza che cerchiamo di assorbire, senza rimanervene inondati! Restiamo per ore ad osservarle, non ci si stanca, lo spettacolo è mutevole e nuvole di spruzzi con sospesi arcobaleni regalano momenti imperdibili. 14 agosto 2011 Murchison Falls N.P. Game drive and boat cruise to the Falls Traghettiamo sul Nilo con il nostro pulmino e abbiamo la fortuna di partecipare al più bel safari dell’intero viaggio nel regno incontrastato del N.P. Murchison Falls. Finalmente le giraffe son le protagoniste incontrastate! Mai viste così tante. Assistiamo anche alla comunione di un pasto preda di una leonessa con i suoi piccoli. Lo spettacolo è avvincente e molti altri animali popolano la scenografia da film che stiamo vivendo. La mattinata trascorre veloce e ben presto ritraghettiamo per tornare al red chilli camping, dove ci attende un pasto prima della gita in battello alle cascate, che vedremo per l’ultima volta. E che rimarranno impresse indelebilmente, nella nostra memoria. Una caratteristica che mi colpisce durante il breve “traghettamento” sul Nilo è costituita da piccole ed innumerevoli isolette galleggianti di erba che scorrono nella corrente. Non riusciamo a capire di cosa si tratti e a quanto sembra nessuno sa spiegarci in modo esauriente che cosa siano quelle cose sull’acqua. La guida non ne parla, ma in nessun altro luogo ho visto un qualcosa di analogo. L’interrogativo resta insieme alla curiosità non estinta. ceronte in natura rappresenti un obbiettivo concreto perseguito su vasta scala nel territorio soprattutto da una associazione non governativa e non a scopo di lucro, la Rhino Faund Uganda, che desidera fortemente il ritorno di queste specie nel loro habitat naturale. Lo Ziwa Rhino Sanctuary è la concretizzazione di questo intento. Gli esemplari di rinoceronti reintrodotti porteranno, infatti, lentamente alla ripopolazione del territorio. Gli sforzi umani sono innumerevoli e degni di attenta menzione. 16 agosto 2011 Kampala Con il rientro a Kampala, il nostro viaggio volge al termine. La vita caotica della città polverosa è l’ultima immagine che resta di questa avventura a cavallo dell’equatore. Il nome deriva da come veniva chiamata, in lingua luganda, la collina su cui sorse il primo agglomerato: kasozi ka impala o “collina delle antilopi”. Che meraviglia... già la nostalgia si annida nel cuore e quando saluto con l’anima, per l’ultima volta questo regno, le lacrime inumidiscono i miei occhi, sto per lasciare insieme ai miei compagni di sorte, l’Africa più selvaggia, imperscrutabile e sotto molti aspetti inavvicinabile...l’Africa Nera, misteriosa e affascinante. Il mio pensiero torna però, ancora una volta, alla Terra delle Mille Colline del Rwanda. Immaculèe, che mi ha accompagnata lungo l’intero percorso sulla strada rossa è ancora con me. Sono felice che sia sopravvissuta, che non sogni più di essere intrappolata in una nuvola nera e che possa vivere nella sua terra ogni alba, nel sogno, divenuto realtà, di libertà. E che il suo Dio le abbia portato l’uomo dei suoi sogni dopo che lei gli e lo abbia disegnato su un pezzo di carta per illustrare, come esattamente lo voleva. Mi rallegro anche che abbia riconosciuto negli occhi generosi e buoni del suo uomo, il fatto che Dio non si fosse sbagliato, mandandole il compagno non giusto. anda Rwanda 15 agosto 2011 Murchison Falls N.P. Masindi, Kibangya (Ziwa Rhino Sanctuary, visit), Luwero, Kampala Un approfondimento merita il discorso dei rinoceronti e delle due specie che abitavano le savane ugandesi prima dell’estinzione portata a termine dal selvaggio bracconaggio. Dimoravano in Uganda i rinoceronti bianchi (che devono questo nome al fango secco che li ricopre) e i rinoceronti neri, divisi tra Murchison N.P. E Kidepo N.P. Oggi , l’accresciuta determinazione di protezione insieme all’aumentata sensibilità per il problema ha fatto si che la reintroduzione del rino- “...il perdono per lo sterminio della mia famiglia e di parte di me stessa, ora, è tutto ciò che ho da offrire”....rispose sempre, a tutti coloro che sputavano in faccia agli assassini. Grazie Immaculèe. Un senso profondo di riconoscenza a tutti i miei Compagni di viaggio che hanno vissuto insieme a me, nei 150 dell’ unità d’Italia, questa incredibile esperienza. In effetti è un po’ come se il tricolore ci avesse, comunque e nonostante la legge delle altre bandiere, accompagnati. In veste di piemontese con babbo toscano sono felice della presenza anche di capitan Fabio di Reggio Calabria, nei panni di buon coordinatore. Ad Avventure nel Mondo, ai Compagni degli altri innumerevoli viaggi miei, come sempre e per sempre il mio affetto e l’amore profondo... il Grande Spirito solo sa, quanto non bene come con voi, avrei viaggiato senza di voi. Dalle mie adorate montagne verdi...ancora grazie dal cuore... polvere rossa. Avventure nel mondo 2 | 2011 – 13