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Un film quasi “impossibile” sulla figura sfuggente e dannata de “s

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Un film quasi “impossibile” sulla figura sfuggente e dannata de “s
Nuovo set per Enrico Pau che dopo "Jimmy della collina" torna dietro alla macchina da presa con "L'accabadora". «E' come se i morti tornassero a girare nel mondo dei vivi, ma il mio non
sarà certo un film horror». L'intervista. di Francesco Bellu
Un film quasi “impossibile” sulla figura
sfuggente e dannata de “s’accabbadora”, la femmina misteriosa che alleviava le sofferenze
dei moribondi dandogli “la buona morte”. Sullo sfondo il Campidano e Cagliari sotto i
bombardamenti americani della seconda guerra mondiale.
Enrico Pau torna al lavoro con il suo terzo film, “L’accabadora” appunto, dopo “Pesi leggeri”
del 2001 e “Jimmy della collina” del 2006. Scritto insieme alla scrittrice Antonia Iaccarino e al
grafic novel Igor Tuveri, autore del soggetto, il film è ora nelle fasi delicate della revisione
definitiva della sceneggiatura.
Nelle parole di Pau la sua accabbadora sarà «una donna forte che vuole fuggire da se stessa e
dalla tradizione millenaria che rappresenta e che la schiaccia». Una donna ancora giovane,
bella e lontana dalle descrizioni che il mito a denti stretti ci ha sempre raccontato, cioè quella di
una persona anziana vestita di nero, bollata d’infamia, temuta, ma allo stesso tempo rispettata
e dotata di un potere atroce: dare la morte ai malati incurabili e agli anziani moribondi, per non
farli soffrire più. Una eutanasia pietosa praticata di nascosto, lontano dagli occhi della Chiesa
che la bollava come “peccato”.
L’arrivo della donna a Cagliari dopo un
lungo vagabondare tra le campagne e i villaggi di fango del Campidano, coincide con i
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bombardamenti americani sulla città. «Uno choc – racconta Enrico Pau che, sulle orme di
Emilio Lussu, sottolinea come – per Cagliari, ma anche per la Sardegna quell’evento tragico
sia stato a suo modo un passaggio atroce verso la modernità». Uno strappo per un mondo
ancora attaccato al proprio retroterra rurale che le bombe e i morti hanno fatto piombare
all’improvviso nell’inferno della guerra “moderna”.
Così tra le macerie della città distrutta l’accabadora si ritroverà di nuovo di fronte al suo destino
pervaso dalla morte e dovrà fare una scelta. «Raccontare s’accabadora significa anche
raccontare la storia di un mondo sull’orlo del burrone, in cui la vita e la morte sono sincronici continua Pau – Come se i morti tornassero a girare nel mondo dei vivi. Anche se, sia ben
chiaro, – conclude - il mio non sarà certo un film “horror” truculento. Ma l’aspetto
sovrannaturale avrà il suo spazio».
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