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L 10 FEBBRAIO 1986 lo Stato sbarca a Palermo con un` Astronave

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L 10 FEBBRAIO 1986 lo Stato sbarca a Palermo con un` Astronave
L 10 FEBBRAIO 1986 lo Stato sbarca a Palermo
con un'Astronave costruita in tempi record, ap­
parecchiature all'avanguardia e misure di sicurez­
za tecnologiche mai viste prima. E una fredda
mattina d'inverno e si apre ii primo grande pro­
cesso a Cosa nostra. Una creatura di Falcone e
Borsellino: avevano cesellato 750 mila pagine
d'accusa nei confronti di 474 imputati. Palermo
si trasforma. Nella zona vicino al porto, accanto
all'antico carcere dell'Ucciardone, nasce l'aula bunker che per
638 giorni processera la Cupola. f: chiamato maxiprocesso. I
cosiddetti "garantisti", molti dei quali nemici di Falcone e
Borsellino, lo definiscono un mostro giuridico e attaccano
l'impostazione dei magistrati.Di certo e ii piu grande processo
alla criminalita organizzata mai tenuto in Italia
II dibattimento si apre con grandi tensioni. La Corte d'assise
presieduta da Alfonso Giordano, giudice a latere Pietro Grasso
(oggi presidente del Senato) e chiamata a valutare 438 capi
d'imputazione; 221 sono i detenuti e 194 i latitanti. Altri sono
a piede libero, come Ignazio Salvo, che rappresenta il lato po­
litico-imprenditoriale della mafia. Gli omicidi per i quali pro­
cedono sono 90 e 310 le parti Iese. II dibattimento dura 21
mesi e la camera di consiglio 35 giorni.Alla fine i giudici inflig­
gono 19 ergastoli ai quali si aggiungono 343 condanne e undi­
ci miliardi e 400 milioni di lire di multe. Per la prima volta i
capi di Cosa nostra vengono condannati al carcere a vita.Prima
di allora mai i boss erano stati mandati all'ergastolo.Alle soglie
del Duemila, finalmente, e la sfida dello Stato a Cosa nostra.
Contro "la mafia nuova" vengono messe in campo strutture
iper-nuove. Contro ii grande crimine organizzato, una magi­
stratura bene organizzata. Contro Cosa nostra, che fino a quel
momento era sempre stata vincente, arriva I'Astronave che in
21 mesi mette al tappeto la Cupola.
II grande bunker sconvolge la zona circostante, alcune fine­
stre sulla strada che conduce all'ingresso dell'aula sono state
murate. Un'altra stata tappata con una lastra antiproiettile
e
spessa sette centimetri. Nel perimetro esterno all'aula sono
schierati poliziotti in assetto da guerra. Un elicottero sorvola la
zona. Palermo e divisa fra le iniziative in sostegno dei giudici e
una parte della citta schierata con la mafia. Comincia a circo­
lare fra gli studenti delle scuole l'insulto: « Un fari 'u Buscetta! »,
non fare la spia, l'infame. Nelle trattorie vengono esposti car­
telli con la scritta: «Qui non si serve Contorno»,che trn altro
collaboratore di giustizia. La giornata in cui l'Astronave-bun­
ker spalanca le porte al pubblico si apre con ii titolo,emblema­
tico e assurdo, stampato in prima pagina sul giornale della
citta: «Silenzio, entra la Corte». Come a voler dire: adesso
state zitti, nessuno parli. Forse voleva essere l'ennesimo appel­
lo all'omerta? Invece e il momenta di parlare e per fortuna
contribuiscono a farlo gli oltre 600 giornalisti arrivati da tutto
ii mondo che si riversano nell'Astronave con telecamere, regi­
stratorietaccuini.Un computer all'ingresso registra i documenti. Un altro
congegno Ii microfilma. Una telecamera dentro una sfera girevole inquadra e fotografa uno per uno. Un metal
detector controlla chi accede. Porte
blindate e ambiente ovattato. L'Astronave inghiotte tutti e si apre nel
suo gelido splendore colorato di verde. A disegnarla e stato l'architetto
romano Francesco Martuscelli. f: un
semi-ottagono e le trenta gabbie, disposte a semicerchio davanti ai giudici della Corte, possono ospitare 450
persone. Le ultime tre sulla destra
sono protette da vetro blindato, previste per ospitare i pentiti. Su tutti vibrano telecamere sferiche, pendule
dal soffitto, occhi elettronici appesi a
lunghi steli che possono zoomare su1
viso del singolo imputato. Trent'anni
e
fa una grande novita.
Si, al tempo l'Astronave ti stordiva
di meraviglia e, al tempo stesso, insi­
nuava brividi di paura. Perche l'apertura de! processo riportava poi alla tragica verita. All'antica
verita del sangue che la mafia ha fatto versare alla Sicilia degli
onesti. La verita dei delitti, della violenza, della sofferenza,
della paura che Cosa nostra ha fatto patire a chi l'ha combat­
tuta. La mafia ha assassinato ii leader del govemo locale. I! le­
ader dell'opposizione. II prefetto. Il capo della polizia anti-cri­
mine. l capi della caccia ai latitanti. Due capi della Procura. Un
capo dell'Ufficio Istruzione. II medico legale. E giudici, carabi­
nieri, poliziotti, giornalisti, pentiti, familiari dei pentiti. Tutti
scomparsi in una guerra efferata che durava da anni.
In aula ci sono gli imputati che protestano la loro innocenza
e quelli che urlano contro i fotografi perche non vogliono esse­
re ripresi. Sul lato destro dell' Astronave ci sono le vittime di
questa guerra, le parti civili. Si vedono tanti volti che non dico­
no nulla, parenti ignoti di morti dimenticati. Morti cbe pero
banno fatto la storia della Sicilia che non voleva piegarsi alla
mafia. Ci sono anche volti conosciuti. II sindaco Leoluca Or­
lando (ancora oggi primo cittadino di Palermo) che si costitu­
isce parte civile per la citta. Nando Dalla Chiesa con le sorelle
Rita e Simona, la mamma e ii fratello di Emanuela Setti Carra­
ro. Emozionati ma composti i familiari di altre vittime come la
vedova de! vicequestore Giorgio Boris Giuliano, suo figlio
Alessandro e i fratelli del poliziotto ucciso; c'e pure la vedova
del professore Paolo Giaccone, direttore dell'istituto di medi­
cina legale. I familiari di Giuseppe Di Lavore, l'autista della
Mercedes con la quale doveva essere trasferito Alfio Ferlito, per
uccidere ii quale ii clanSantapaola compi una strage a Palermo.
La zona riservata al pubblico e semi deserta, e si riconosce in
prima fila il regista Francesco Rosi.
Dalla gabbia 23 sbuca ii boss Luciano Liggio. Tuta blu e
scarpe bianche da ginnastica. II sigaro cubano spento tra le
dita. E quell'aria enigmatica-altera da capo. Nella cella ac­
canto c'e Pippo Calo, ii cassiere della mafia, cappotto ele­
gante sulle spalle.
11 dibattimento entra nel vivo ii 3 aprile con Buscetta. Si
pres?nta i� aula � indoss? .uno spezz�to e occhiali scuri. E cir­
conctato cta otto tra carabm1en e pohz10tt1 e ogm suo
passo e accompagnato da brusio di fondo. Nelle gabbie
tutti sernbrano rispettosi di quest'uorno. Si siede al
centro dell'aula davanti alla Corte. Da questo momento racconta pubblicamente i segreti di Cosa nostra. E i
giudici crederanno alle sue parole. II confronto con
Pippo Calo e una delle pagine storiche de! "maxi",
perche nonostante gli attacchi e le provocazioni de]
cassiere della mafia, Buscetta non perde la compostezza. E dal confronto esce vincitore. Quando arriva ii
turno di Contorno, ii suo racconto e impetuoso e spesso dalle gabbie arrivano proteste e urla per le sue risposte. Contorno sa come provocare ['ira dei suoi ex
compari che stuzzica durante la deposizione e quando
fa ingresso in aula o quando ne esce. Durante ii dibat­
timento l'ornicidio di un barnbino di 11 anni, Claudio
Domino, sconvolge la strategia difensiva degli imputati. La
piccola vittima e stata uccisa con un'esecuzione, un metodo che
avrebbe ii marchio della mafia. Giovanni Bontate, fratello di
Stefano,il bossche neglianniSettantaavrebbeofferto la propria
protezione a Silvio Berlusconi a Milano, da dietro le sbarre
prende la parola in aula: «Noi siamo rammaricati e addolora­
ti per l'eccidio dell'innocente Claudio Domino». In quella
prima persona plurale, Bontate per la prima volta dall'inizio
del processo ammette l'esistenza di un'entita collettiva, fino a
quel momento smentita. Poco prima che la Corte entri in ca­
mera di consiglio, tra gli applausi degli imputati e con gli avvo­
cati in piecli, una voce di donna echeggia nell'aula: « Tutti infa­
mi sono i pentiti ». Prima che il collegio giudicante entri in ca­
mera di consiglio chiede e ottiene la parola Michele Greco, "ii
papa", ritenuto ii capo della commissione di Cosa nostra, che
nei mesi precedenti aveva detto ai giudici: «La violenza non
fa parte dclla mia dignita». Adesso alla Corte lancia una mi­
naccia velata: «Desidero farvi un augurio: io auguro a voi
tutti la pace, perche la pace e la tranquillita, la serenita dello
spirito e della coscienza. La serenita e la base fondamentale
de! giudicare. Io vi auguro che questa pace vi accompagni nel
resto della vostra vita». II 16 dicembre 1987 arriva la senten­
za. II presidente Giordano impiega un'ora e mezza per legge­
re nomi, condanne e atticoli del codice. E il primo grande
colpo alla mafia. Deciso con «la massima serenita».
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