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armi usate in vietnam
ARMI USATE IN VIETNAM M16 M16(nome completo U.S. Colt Model 16) è la famiglia di fucili d'assalto adottati dell'esercito statunitense per indicare quella derivata dall'AR-15, gradualmente sostituito dal'M4. L'M16 è un fucile d'assalto che usa munizioni standard 5,56 per 45mm NATO; è il fucile dinanza primario per la fanteria degli USA a partire dal 1967; è in uso in 15 stati della NATO ed infine è stato il fucile con la maggior produzione tra quelli dello stesso calibro. Tecnicamente si presenta leggero a sottrazione di gas e raffreddato ad aria; è stato inizialmente costruito conacciaio, alluminio, plastica e successivamente (nelle versioni A3 ed A4) in polimeri. M60 L'M60 (chiamato anche M-60, più correttamente Machine Gun, 7.62mm, M60) è una mitragliatrici ad uso generalizzato (GPMG) americane che utilizzano proiettili del tipo 7,62 x 51 mm NATO. Nell'esercito americano è stato sostituito quasi completamente dalla M249 all'interno delle squadre di fanteria e dalla M240 ai livelli superiori, pur rimanendo in uso in altri stati (l'Australia, ad esempio) come anche in alcuni famiglia di corpi statunitensi; viene infatti tuttora prodotto. L'M60 ha una portata di 1100 metri sparando a zona e montato su un treppiede, di 800 metri sparando a zona usando il bipiede, a 600 metri sparando su un bersaglio puntiforme e a 200 su un bersaglio in movimento. Viene normalmente utilizzato da due persone, un mitragliere ed un servente, quest'ultimo con il compito di ricaricare l'arma inserendo il nastro di proiettili (che, contenendo da 600 a 900 proiettili, copre circa un minuto di fuoco continuato) una volta esaurito il primo. Nel Vietnam le unità statunitensi che utilizzavano quest'arma portavano almeno un nastro da 200 e una canna di riserva oltre al loro normale equipaggiamento. In Vietnam veniva chiamato "il Maiale" (a causa del suo peso, giudicato eccessivo) e dopo circa 200 colpi di fuoco continuo la canna doveva essere cambiata. Per svolgere questa procedura l'assistente utilizzava guanti da fornace. RPG La sigla RPG, dal russo РПГ, sta per Реактивный Противотанковый Гранатомёт (Reaktivnyj Protivotankovyj Granatomjot), ovvero "lanciagranatepropulse [a reazione] anticarro", e va ad indicare una ben precisa serie di sistemi anticarro di fabbricazione sovietica(ora russa). L'acronimo inglese derivato, Rocket Propelled Grenade, ha assunto un significato più ampio e comprende tutti i lanciatori portatili a mano, ove la munizione è costituita da un unico razzo, inserito a candeliere nel tubo di lancio, e attivato mediante un innesco elettrico che ne accende il motore. Esistono molti tipi di lanciatori e di granate autopropulse; i modelli di lanciarazzi più diffusi sono gli RPG-2, RPG-7, RPG-16, RPG29 ed RPG-32. Questa tipologia di armi è molto diffusa nel vicino e medio oriente e nei Paesi dell'ex Unione Sovietica, per la propria versatilità, basso costo e semplicità di utilizzo. M1911 La Colt M1911 (detta anche Colt .45 per via del tipo di munizionamento) è una pistola semiautomatica adazione singola calibro .45 ACP. Progettata da John Browning, è stata la pistola d'ordinanza delle Forze Armate degli Stati Uniti dal 1911 al 1985. Venne inoltre largamente usata nella prima e nella seconda guerra mondiale, in Corea e in Vietnam. In totale, nelle versioni M1911 e M1911A1, ne sono stati prodotti 2.700.000 di esemplari. MAKAROW È una vecchia conoscenza del nostro mercato: i primi esemplari, catalogati nel lontano 1984 (numero 3.912), diedero legittima soddisfazione ai molti appassionati di armi Ex ordinanza provenienti dall’Est europeo. Si trattava, però, di armi catalogate non già per l’originale 9 mm Makarov, ma per un suo "sosia", il 9x18 Police (o 9 Ultra). Ciò ha comportato, inevitabilmente, la sostituzione (e distruzione) delle canne originali, rimpiazzate da pezzi costruiti ex novo per la nuova cartuccia (che, infatti, pur avendo dimensioni apparentemente identiche, é più stretta della 9 Makarov). Oggi, grazie alla Tfc di Villa Carcina (Bs), sono disponibili le armi originali, camerate per la cartuccia che le ha viste nascere. Immediatamente dopo la fine del secondo conflitto mondiale, i russi si occuparono del rinnovo del parco armi esistente, sulla base delle esperienze e delle innovazioni maturate negli ultimi, turbolenti anni. In particolare, avevano colpito le realizzazioni tedesche in fatto di munizionamento. A partire dalla metà degli anni Trenta, in Germania, vennero effettuati studi per ottenere una nuova classe di munizioni per arma lunga, di potenza intermedia tra le cartucce per pistola e per carabina. Questi progetti furono ripresi integralmente dai sovietici e portarono all’adozione della cartuccia da 7,62x39 mm, camerata, tra l’altro, nel celebre Ak 47. Anche sul fronte delle armi corte, la Walther, in collaborazione con la Geco, sviluppò munizioni dalle prestazioni migliorate, ma utilizzabili da normali semiautomatiche con chiusura labile. Il risultato fu l’approntamento di tre calibri: 6,45; 8 e 9 mm, denominati "Ultra". Anche questo progetto, evidentemente, dovette stuzzicare l’interesse della nomenklatura tecnica di Mosca, che intendeva sostituire la grossa Tokarev TT-33 con un’arma più piccola e maneggevole camerata, però, per un calibro ancora credibile. I tecnici si ispirarono largamente (praticamente copiarono) alla cartuccia più grossa del progetto "Ultra", caratterizzata da un bossolo di dimensioni intermedie tra quelle del 9 corto (o 9x17 o .380 Acp), fino ad allora il limite superiore delle armi corte tascabili con chiusura a massa, e quelle del 9 mm Luger (9x19), normalmente impiegato in grosse semiautomatiche a chiusura geometrica. L’obiettivo era quello di ottenere prestazioni quanto più possibile simili a quelle del calibro superiore, mantenendo, nel contempo, le dimensioni e la semplicità costruttiva proprie delle armi camerate per il calibro inferiore. Una volta fissate le caratteristiche dinamiche della cartuccia venne adottata, in breve tempo, anche l’arma idonea: venne riconosciuto superiore il progetto di Nicolay Fyedorovich Makarov, adottato all’inizio degli anni Cinquanta con il nome di Pm (Pistolet Makarova). Similmente a quanto stava avvenendo in Occidente, con la Nato, anche i Paesi satelliti del patto di Varsavia o, comunque, allineati politicamente all’Urss, puntavano all’uniformità di equipaggiamento. Per questo motivo, la Makarov venne adottata e prodotta in Germania orientale (Pistole M), Bulgaria e Cina (Tipo 59). Anche la Polonia si standardizzò sul calibro, camerato, però, in un’arma di progettazione locale. La Makarov è una pistola semiautomatica ad Azione mista, con cane rimbalzante, alimentata tramite un caricatore amovibile, monofilare da otto cartucce. L’ impostazione progettuale è strettamente imparentata con quella delle Walther Pp e Ppk: troviamo, infatti, la medesima canna fissa, lunga 96 mm e solcata da quattro righe ad andamento sinistrorso, vincolata al castello tramite uno spinotto trasversale, con la molla di recupero avvolta intorno a essa. Identica è anche la procedura di smontaggio, che prevede l’abbassamento del ponticello del grilletto, per poi arretrare completamente il carrello e, dopo averne sollevata la parte posteriore, sfilarlo in avanti. Migliorata, a nostro avviso, la sicura: si tratta sempre, come sulla Walther, di una leva posta sulla parte posteriore sinistra del carrello, a due posizioni. La posizione di fuoco rende visibile un riferimento di colore rosso. Invece di bloccare il percussore, interpone tra questo e la battuta del cane un robusto nocciolo di acciaio, che trova parzialmente riscontro, in posizione di riposo, in uno scasso praticato sul lato sinistro del cane. La rotazione della sicura fa sporgere inferiormente, all’interno dell’otturatore, un dente che si impegna nel fusto, impedendo l’arretramento del carrello stesso. L’azionamento della leva avviene in maniera opposta rispetto alla celebre pistola di James Bond (bisogna, cioè, spingere il nottolino verso l’alto), il che, in un primo momento, causa qualche perplessità nelle procedure di manipolazione. Il percussore, non essendo interessato direttamente dal meccanismo di sicura, è di sezione assai più generosa rispetto alle armi tedesche, a tutto beneficio di robustezza e durata. Come avviene nella maggior parte delle armi russe, è sprovvisto di molla di contrasto. L’unico altro comando esterno è la leva dell’hold open, costituita da un piccolo nottolino di lamiera imbutita, posto sul lato sinistro, dal profilo arrotondato e poco sporgente. Questo componente viene attivato da un dente aguzzo, sagomato nella parte inferiore dell’elevatore del caricatore. Il sistema di scatto è semplice e razionale: il cane, dalla cresta arrotondata, presenta profonde rigature antiscivolo, che consentono un agevole armamento anche con mani bagnate. Non è prevista la mezza monta di sicurezza. La molla cinetica è costituita da una lunga lamina elastica, posta nella parte dorsale dell’impugnatura, che superiormente fornisce la spinta al cane, mentre inferiormente è sagomata in modo da fungere da dente di arresto del caricatore, impegnando un apposito dente sporgente alla base dello stesso. Per liberare il serbatoio, quindi, sono necessarie due mani (come per la Beretta 34), ma il sistema scongiura del tutto il rischio di sganci accidentali, anche dopo urti di notevole entità. Oltretutto, si sono risparmiati componenti, a tutto beneficio della semplicità e della robustezza. Un’altra soluzione di notevole praticità consiste nell’aver destinato a un’unica vite, posta nella parte dorsale dell’impugnatura, sia la ritenzione delle guancette, sia la tenuta della molla cinetica. Esteticamente, la Makarov si qualifica da sé come una realizzazione dell’Est: tozza, squadrata, priva di ogni fronzolo estetico, rifinita soltanto dove serve. In particolare, la leva della sicura sembra tagliata "con l’accetta". In compenso, le parti interessate dal funzionamento sono riprese in modo più che dignitoso e l’anima della canna presenta una finitura decisamente incoraggiante. Il trattamento superficiale consiste in una spessa brunitura nera lucida, particolarmente resistente all’ossidazione. Cane e sicura, invece, presentano una tonalità melanzana, conferita dai trattamenti termici. Le guancette sono in un solo pezzo, trattenute dalla vite dorsale, in bachelite marrone. L’esemplare della nostra prova, di costruzione bulgara, presenta al centro delle guance zigrinate uno stemma circolare, che riporta una stella a cinque punte. Sullo spigolo inferiore sinistro, è inserito un anello in filo d’acciaio, per l’attacco del correggiolo. Gli esemplari prodotti in altri Paesi sono pressoché identici (cambiano, ovviamente, i punzoni dell’ arsenale), eccetto che per le armi provenienti dalla Germania dell’Est: queste, infatti, montano guancette sprovviste di stella e di attacco per il correggiolo. Il carrello è caratterizzato dalla forma affusolata, ed è quasi interamente liscio, se si escludono gli intagli laterali di presa e una fine bindellina, zigrinata in funzione antiriflesso. Gli organi di mira sono anch’ essi semplici e funzionali, consistendo in un mirino fisso e in una tacca con finestra a "U" innestata a coda di rondine. Sono assenti i riferimenti bianchi per il tiro in condizioni di illuminazione sfavorevole. Sul lato destro dell’ otturatore, è praticata la finestra di espulsione, di forma ovale e di dimensioni decisamente contenute. Dietro quest’ultima, è situato il robusto estrattore, caricato elasticamente da un pistoncino a molla. La "ciliegina sulla torta", dopo la catalogazione dell’arma in calibro originale, è data dalla reperibilità, sempre grazie alla Tfc, di munizioni di fresca produzione, provenienti dalla Magyar Lószergyártó Kft. (Mfs) ungherese. Queste ultime sono offerte nella classica configurazione Fmj, con la tipica palla di profilo emisferico del peso di 95 grani. La linea Mfs comprende anche altri calibri per arma corta, tra i quali il 9x21. La pistola ha una forma piuttosto compatta e massiccia ma, una volta presa in mano, riempie il palmo in modo decisamente indovinato, consentendo di andare in punteria in modo sciolto e istintivo. Il ponticello è di generose dimensioni ma, essendo il grilletto posizionato molto avanti, l’azionamento diventa, a nostro parere, un tantino difficoltoso se si indossano guanti. Considerando il clima del Paese di provenienza, ciò sembra un difetto non da poco. Il grilletto è liscio e mediamente arcuato: risulta di agevole acquisizione per mani di tutte le taglie. Ciò che più stupisce, è la qualità dello scatto: viste le finiture esterne ci si aspettava una "carta vetrata" ma, invece, lo stesso è risultato piuttosto pulito, tanto in Singola quanto in Doppia azione. Il peso di sgancio è piuttosto elevato, ma non tra i più alti riscontrati in armi militari. La corsa del grilletto è normale, in due tempi, nella Singola azione. Risulta un po’ lunga, con un leggero indurimento immediatamente prima dello sgancio, nella Doppia. I comandi manuali sono piccoli e poco sporgenti, tuttavia agevoli da utilizzare. Le posizioni della sicura sono assicurate da due tacche praticate sul carrello, in cui va a inserirsi un pistoncino in filo armonico alloggiato in una cavità della leva. L’azionamento, così, è duro e netto, scongiurando movimenti accidentali. L’unico particolare che è risultato sottodimensionato è, forse, il nottolino di sgancio del caricatore che, essendo ricavato dalla molla cinetica del cane, è anche piuttosto duro da azionare. La prova a fuoco si è svolta sulla distanza di 15 e 25 metri, tiro a due mani, Singola e Doppia azione. Date le prestazioni dichiarate della cartuccia, ci aspettavamo un rinculo secco e violento. Il comportamento, invece, è stato docile sulla mano, con un rinculo morbido e assolutamente non fastidioso. Praticamente nulla la fiammata alla bocca, così come la proiezione di fumo. Il rilevamento, per contro, è stato avvertibile, senza per questo pregiudicare la ripetizione del colpo in tempi ragionevoli. Questo comportamento può attribuirsi, secondo noi, alle munizioni, che hanno fatto registrare una velocità media di 298 m/sec, con relativi 27 chilogrammetri di energia cinetica. Si tratta, a ben vedere, di prestazioni del tutto sovrapponibili al calibro 9 mm corto, lontane dal comportamento certificato dai manuali, che riportano una velocità di 340 m/sec con 35 kgm di energia. Nonostante ciò, il funzionamento dell’arma è stato impeccabile, con un’ espulsione dei bossoli vigorosa e regolare, in senso verticale. I bossoli presentano una leggera affumicatura e sono privi di deformazioni anelastiche. La percussione risulta centrata e potente, senza segni di craterizzazione. L’arma ha tirato leggermente alto su entrambe le distanze, ma il raggruppamento è stato ottimo, tale da restare nel nero del bersaglio di Pistola standard a 25 metri. Per ottenere un tiro centrato, è stato necessario mirare quattro o cinque centimetri al di sotto della base del nero. A dire la verità, sembra che il buon Makarov, nel progettare la sua pistola, abbia studiato lungamente le Walther, cercando di migliorarle il più possibile: i particolari che molti studiosi hanno sempre criticato nelle realizzazioni tedesche, infatti, riguardano prevalentemente l’assenza di un comando esterno dell’hold open e la fragilità, nel tempo, del barilotto della sicura. Tra tutte le pistole militari, l’arma sovietica è quella che sembra dedicata più per il porto occulto che per il porto in fondina esterna da uniforme. E ancora oggi, infatti, risulta una scelta difensiva indovinata, oltre che un pregevole pezzo da collezione. Considerando il favorevole prezzo di vendita, siamo certi che la Makarov non mancherà di bussare alla porta di molte collezioni italiane. L'articolo completo, con molte più foto, è stato pubblicato su Armi e Tiro di gennaio 2001 Costruttore: arsenali di stato bulgari, russi, cinesi, tedeschi Distributore: Tfc spa, via Marconi 118b, 25069 Villa Carcina (bs), tel. 030/89.83.872, fax 030/89.80.357, [email protected] Modello: Pm Calibro: 9 millimetri Makarov Funzionamento: chiusura labile, scatto ad Azione mista Alimentazione: caricatore estraibile monofilare da 8 cartucce Lunghezza: 160 mm Altezzza: 122 mm Spessore: 30 mm Peso: 725 grammi scarica Sicure: manuale sul carrello, con abbatticane Accessori: disponibile fondina originale militare e caricatori di scorta Numero del Catalogo nazionale: 12.605 Prezzo: da 284 a 387 euro, a seconda dello stato di conservazione e del Paese produttore STEN Lo Sten è un mitra a canna corta, che è stata in passato in dotazione ad eserciti di molti paesi, con un caricatore laterale da 32 colpi e un elementare calcio in acciaio. Fu utilizzato dalla Gran Bretagna, da molti paesi delCommonwealth, dalla Francia e da varie formazioni partigiane. In Italia i partigiani lo ricevevano dai lanci paracadutati dell'aviazione britannica. Fu usato anche dall'esercito britannico in Africa, in contrapposizione all'MP 40. Pur sparando meno colpi al minuto, era meno affidabile, preciso e potente dell'americano Thompson. AK46 L’AK-47 (nome ufficiale Автомат Калашникова 1947 года, Avtomat Kalashnikova 1947 goda) è unfucile d’assalto sovietico a fuoco selettivo operato a gas, camerato per il proiettile 7,62 × 39 mm, sviluppato inUnione Sovietica da Michail Timofeevič Kalašnikov. Il progetto dell’arma risale agli ultimi anni della Seconda guerra mondiale (1945). Nel 1946, venne consegnato all’esercito il prototipo AK-46 per le prove. Nel 1948 la versione con calcio fisso entrò in servizio presso alcuni reparti specializzati dell’esercito sovietico. Un primo miglioramento dell’arma fu la variante AKS47(dove S sta per il russo Складной, skladnoy, “pieghevole”) con calcio pieghevole verso il basso (simile a quello visto sull’MP 40 tedesco). Nel 1949, l’AK-47 venne ufficialmente adottato dalle forze armate sovietiche e fu adottato da gran parte delle nazioni aderenti al Patto di Varsavia. Il prototipo originale fu il primo fucile d’assalto di seconda generazione, dopo il tedesco StG 44[7]. Dopo oltre sessant’anni, l’arma rimane una delle più usate (se non la più usata) nel mondo grazie alla sua affidabilità, economicità e facilità d’uso. È prodotta in diversi paesi e presta servizio in altrettanti (sia nelle mani di forze regolari che non) in tutto il mondo. Inoltre, l’arma è servita come base per un gran numero di varianti. Si stima che il numero totale di AK prodotto superi la produzione totale di tutti gli altri fucili d’assalto del mondo. L96A1 Il fucile di precisione Artic Warfare dellaAccuracy Internacional, ed in particolare il modello L96A1, oltre ad essere adottato dagli anni ’80 nel Regno Unito come fucile d’ordinanza di vari corpi di polizia e delle forze armate, divenne un fucile Nato tra i più apprezzati. Fu così che anche laSvezia, desiderosa di munirne le truppe, avanzò delle richieste di perfezionamento che portarono al modello finale come oggi lo conosciamo: L’Artic Warfare, AW, è ora un fucile di precisione adatto a missioni caratterizzate da condizioni di tiro particolarmente estreme, anche per merito delle modifiche suggerite prima della sua adozione dai vari eserciti Nato che oggi lo hanno adottato. Uso e caratteristiche specifiche: l’estrema particolarità del fucile di precisione L96A1 Artic Warfare consiste nell’essere adatto al tiro di un cecchino, in particolar modo. Abbiamo un blocco separato che costituisce l’intero gruppo di sparo dell’arma. I materiali usati sono soprattutto leghe di alluminio e polimeri indeformabili, tali da rendere l’Artic Warfare adatto a qualsiasi condizione climatica, ed in particolar modo quelle molto fredde. Il calcio è ambidestro, il che ne ottimizza l’uso standardizzato da parte delle truppe, cosa che molti modelli specifici non rendono possibile e che costituisce un chiaro limite presso popolazioni al 10% mancine. Oltre ad essere adatto a sparare in condizioni particolarmente scomode, anche grazie alle parti intercambiabili che lo rendono estremamente versatile, l’Artic Warfare è stato progettato anche per essere utile in caso di lunghi appostamenti. A tale scopo è stato dotato di un bipiede anteriore e di un cavalletto monopiede posteriore. Le caratteristiche specifiche dell’Artic Warfare, le condizioni dure alle quali si adatta, sono senza dubbio tra le più adatte a far sognare il vasto pubblico appassionato di giochi. Ne esiste infatti una vastissima gamma virtuale: il più popolare è forse quello che riprende il modello più classicamente in uso nella realtà: il fucile da cecchino L96A1, presente nel gioco “Call of Duti: Black Ops”, come anche nel “Cold Winter” per PlayStation2. PKP PECHENEG La PKP "Pecheneg" (in russo: Печенег) è un russo mitragliatrice camerata per la 7.62x54mmR turno. [ 3 ]Si tratta di una moderna PK mitragliatrice . Il Pecheneg è detto [ 7 ] per essere più precisi di tutti i suoi predecessori a causa di un barile pesante, non rimovibile raffreddamento ad aria forzata con alette di raffreddamento radiali e una maniglia che elimina l'effetto foschia da gas caldi e mantiene la canna radiatore, rendendo l' arma più affidabile. [ 7 ] Inoltre, l'arma è in grado di avere un mirino telescopico o altri luoghimontate su di essa, aumentando la precisione. La designazione militare del Pecheneg è 6P41 o 6P41N (Pecheneg-N), se montato con un spettacolo visione notturna . Il Pecheneg è attualmente in uso da parte dell'esercito russo Spetsnaz e altre truppe in numero significativo. Il Pecheneg è chiamato per le persone Pecheneg , una tribù guerriera di origine turca che ha vissuto in quello che più tardi divenne steppe della Russia meridionale e l'Ucraina. Il Pecheneg è uno standard 7.62x54mmRmitragliatrice PKM senza l'opzione rapida botte cambiamento, e destinato ad essere utilizzato da un bipod integrale come arma di supporto squadra. E 'in grado di fornire una potenza di fuoco più sostenuta rispetto allo standard-questione RPK-74 , e la cartuccia 7.62x54R offre una gamma più efficace e una migliore penetrazione di strutture leggere e coperture improvvisate in ambienti urbani e forestali.