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n. 44 - dicembre 2010
Umberto I Scuola dell’infanzia Camposampiero Il Chiacchierone n. 44 - dicembre 2010 INDICE Anno 2010-2011… a spasso con Cappuccetto verde . . . . . . . . . . 1 Cappuccetto verde . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 Inserimenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 Sull’albero di natale… angioletti in sughero 13 C’è poca aria di stelle . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14 Verrà un bambino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 Una volta il Natale… . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 La recita di Natale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 Tempo di Natale: 1941 . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 Tradizioni natalizie romene . . . . . . . . . . . . . 23 Canti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25 I consigli del cuoco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 Domenica 19 dicembre alle ore 15.00 presso la chiesa parrocchiale di S. Pietro siete invitati alla “FESTA DI NATALE”. Anno 2010-2011… a spasso con Cappuccetto verde Dopo un anno di lavoro sulla diversità, intesa come valore da difendere e sostenere, stiamo ora conoscendo esempi di diversità che ci costringono a rivedere alcuni stereotipi e a fare “esercizio di fantasia”, pratica importante e utile per affrontare il mondo complesso che ci circonda. Per aprire il pensiero divergente i bambini sono guidati dai classici di B. Munari “Cappuccetto Verde, Giallo, Bianco” e “Cappuccetto Blu” di E. Agostinelli, proveranno a fare palestra di creatività cercando di inventare, riprogettare, arricchire e modificare quanto conoscono e padroneggiano. Come tutti i classici questi testi continuano a stimolare la fantasia dei lettori e suggeriscono percorsi e strade nuove nell’immenso territorio della fiaba. Ogni cappuccetto vive la propria avventura in un ambiente diverso caratterizzato da un colore e in ogni storia ci sono prove da superare, lupi in agguato da sfidare che cambiano con l’ambiente. I protagonisti devono superare prove difficili, gli avversari impedire il lieto fine, gli aiutanti “magici” intervenire in difesa dell’eroe sottolineando l’importanza dell’aiuto degli amici o di chi ci sta accanto. Vengono inoltre predisposti alcuni progetti specifici e diversi per le varie età, cercando di stimolare e potenziare risorse, competenze e conoscenze. I DISCORSI E LE PAROLE Per i 5 anni è programmato un progetto di laboratorio metafonologico che prevede una serie di percorsi di approccio alla lingua scritta attraverso delle esperienze spontanee o guidate. I bambini, con le insegnanti di sezione, potranno sperimentare giochi linguistici e di comunicazione per avvicinarsi al codice scritto in modo informale e giocoso così da favorirne la familiarità e la consuetudine all’utilizzo. Non sono previsti specifici percorsi di prescrittura ma un progressivo utilizzo di testi scritti, di letture spontanee e di strumenti per scrivere, che siano in grado di soddisfare la curiosità che i bambini hanno per il codice scritto. IL CORPO E IL MOVIMENTO La psicomotricità offre ai bambini opportunità di movimento libero, ma monitorato dall’adulto, così da consentire loro di riconoscere, affrontare e convogliare le energie in forme positive di manifestazioni, fornendo stimoli all’esplorazione dell’ambiente, opportunità di scoperta della propria corporeità ed emotività individuale fino a favorire stimoli cognitivi e conoscitivi. LINGUAGGI, CREATIVITÀ, ESPRESSIONE All’interno di questo ambito di esperienze si inseriscono il laboratorio manipolativo e quello musicale. Il laboratorio manipolativo offre attività mirate ad acquisire tecniche ed imparare l’utilizzo di strumenti per lavorare materiali diversi come creta o cartapesta. Il progetto prevede passaggi diversi che, partendo dall’esplorazione tattile, consente di giungere alla produzione di oggetti tridimensionali che richiedono competenze e abilità specifiche e raf- 2 finate. Per l’ambito musicale è previsto un progetto specifico di laboratorio con una insegnante esperta che coordina e gestisce le attività seguendo alcuni aspetti quali: il ritmo, l’ascolto, l’intonazione, il controllo della voce ecc… l’attività musicale è realizzata in grande gruppo con o senza la presenza dell’insegnante. LA CONOSCENZA DEL MONDO Il percorso si sviluppa in due contesti diversi: quello laboratoriale per quanto riguarda l’ambito scientifico con progetti differenziati secondo l’età dei bambini (esperienze di cucina per i 4 anni, sull’acqua per i 5 anni) ed attività organizzate secondo il criterio dell’esperimento, l’insegnante che guiderà i bambini in queste esperienze è quella del laboratorio scientifico al quale i bambini accedono per un’ora la settimana in piccolo gruppo. Quello di sezione per l’ambito matematico, dove si concretizzano progetti realizzati dall’insegnante attraverso esperienze cognitive e conoscitive del mondo “matematico”. 3 ESPERIENZE CON IL COLORE Per il bambino piccolo le prime esperienze con il colore sono fondamentali. Fin dalla nascita è immerso in un mondo pieno di colori che stimolano la sua curiosità. L’obiettivo della scuola dell’infanzia è di aiutare ogni bambino a scoprire le proprie potenzialità creative, senza imporre una produzione stereotipata, ma creando le condizioni per favorire la sperimentazione. L’approccio al colore avviene attraverso il puro piacere di agire con la materia senza perdere l’aspetto ludico e dove l’uso dei pennelli sarà inizialmente sostituito dal contatto diretto delle mani con il colore. Stendere, sovrapporre, mescolare, sfumare il colore con le mani sul foglio è un’esperienza che crea velocemente un senso di famigliarità e di fiducia con la materia, presupposto per lo sviluppo della creatività. 4 CAPPUCCETTO VERDE Bruno Munari In una piccola casetta in mezzo a un prato abitava…Cappuccetto Verde. È una bambina tanto buona e simpatica. Un giorno la sua mamma le mise in testa un cappuccetto fatto di foglie verdi, molto ridicolo, ma a Cappuccetto piaceva tanto che lo teneva sempre in testa: lo toglieva solo quando andava a dormire.Una rana, di nome Verdoccia, è molto amica di Cappuccetto Verde e giocano sempre assieme. Ma Cappuccetto Verde ha anche altri amici e amiche: c’è Zip che è una cavalletta verde, e ha questo nome perché all’improvviso salta via come una molla. Poi c’è Giuseppa la tartaruga e Pivellina la lumaca che fanno sempre delle gare di velocità, e Zip scherza con loro saltando sull’una o sull’altra. La mamma di Cappuccetto Verde ha un regalino da portare alla nonna Cicalina che abita in un’altra casetta dopo il bosco: è un bel cestino fatto di rami intrecciati, con dentro un a bottiglia di menta, del prezzemolo dell’insalata, un pacchettino di carta verde a disegni verdi con den- tro del tè alla menta. – Portami questo cestino alla nonna,- dice la mamma a Cappuccetto Verde, e Cappuccetto si mette il vestitino verde, le scarpine verdi con le calzine verdi. -Mi raccomando,- dice la mamma, quando attraversi il bosco stai attenta ai pericoli, guarda dove metti i piedi, non sporcarti, non perdere la strada, non disturbare le formiche e torna indietro presto. -Vieni con me Verdocchia,- dice Cappuccetto Verde. Poi dà un bacio alla mamma ed esce dalla sua casa per andare dalla nonna. Dopo pochi passi, ecco che si vede subito il bosco con la sua luce verde. Cappuccetto cammina con passo sicuro, portando il cestino con dentro la roba per la nonna. Com’è bello il bosco: ci sono foglie dappertutto, davanti dietro sopra e sotto, foglie di ogni tipo, strette larghe lunghe, coi dentini o lisce, foglie che pungono, foglie morbide… La rana Verdocchia si diverte a saltare come una matta, salta sulle grandi foglie, salta sui sassi, salta sull’erba. Cappuccetto verde cammina svelta ascoltando il cinguettio degli uccelli. Il bosco diventa sempre più pieno. Cappuccetto va per il suo sentiero. Cappuccetto passa dietro una grande roccia. 6 Il lupo!... La bestiaccia nera vuole spaventare Cappuccetto Verde per rubarle il cestino: salta fuori all’improvviso da dietro la roccia dove si era nascosta. Ma per fortuna era la fine del bosco e Cappuccetto Verde corre fuori dove il lupo non va perché ha paura di essere visto e preso dalla gente. Il lupo segue Cappuccetto Verde con lo sguardo rabbioso, nascosto dietro un cespuglio, e già pensa di saltarle addosso quando sarà arrivata a casa della nonna. Cappuccetto Verde corre verso la casa della nonna. Ma dov’è Verdocchia? La rana non c’è più. Dove sarà? Dove sarà la rana Verdocchia? -Presto presto, venite tutti, -dice Verdocchia ai suoi amici. -Cappuccetto Verde è in pericolo, c’è il lupo, corriamo a salvarla! E via tutti in un balzo. All’improvviso il lupo è assalito dalle rane. Non capisce cosa succede, cerca di acchiapparle con le sue zampacce, si agita, si dimena, e intanto le rane lo assaltano da tutte le parti, gli saltano sul muso, sono più svelte di lui. Il lupo crede che siano tante e tante, come un grande temporale, e alla fine ha il fiato grosso, gli gira la testa, sta male. Intanto Cappuccetto Verde è arrivata alla casa della nonna. Il lupo tutto sbuf- 7 fante si allontana. Verdocchia lo minaccia ancora. Via! Via! Cappuccetto suona il campanello ed entra nella casa. La nonna ha visto tutto e ha preparato un buon tè alla menta per Cappuccetto e per i suoi amici. Le rane si accomodano dove vogliono. Cappuccetto Verde ha, nella casa della nonna Cicalina, un suo tavolino piccolo con una tovaglia a pallini, una sua seggiolina, e una sua bibliotechina nella biblioteca della nonna. Tutti bevono il tè con molto zucchero: una rana non vuole zucchero. Tutti si riposano un poco, prima di ritornare. Ecco Cappuccetto Verde che torna a casa, attraversa ancora il bosco assieme alla sua amica rana e agli altri ranocchietti che anche loro tornano a casa. Ormai Cappuccetto non ha più paura del lupo perché sa che ha tanti amici. Arrivati a casa, Cappuccetto e Verdocchia raccontano alla mamma la loro avventura. Cappuccetto racconta bene tutta la storia e Verdocchia fa vedere come ha fatto a spaventare il lupo. –Quel brutto lupo cattivo non si farà più vedere,- dice la mamma, -ormai ha preso una paura che non gli passerà tanto presto: una paura che prima non sapeva neanche esistesse. 8 L’inserimento nella scuola dell’infanzia Quando si parla di inserimento nella scuola dell’infanzia si fa riferimento ad una fase di passaggio molto importante per i nostri bambini, ma anche per noi genitori che da un periodo di quasi totale dedizione e cura per loro, dobbiamo vivere il distacco per permettergli di affrontare nuove esperienze di autonomia. È un vero debutto in società che i nostri figli fanno, in quanto passano da un ambiente familiare e quindi più contenuto nelle relazioni sociali ad uno ambiente molto più ricco e nel quale dovranno ogni giorno affermare la propria personalità fino ad ora costruita. La scuola materna è infatti una palestra importante. Il bambino, per la prima volta, non ha l’adulto tutto per sé, deve imparare a dividere le attenzioni della maestra con gli altri, a seguire nuove regole, a stare nel gruppo, ad aspettare il suo turno per utilizzare i giochi. È un grande cambiamento nella sua vita. Quasi tutti noi come genitori abbiamo vissuto questo primo periodo con molta preoccupazione chiedendoci continuamente se il nostro bambino si troverà bene?, piangerà?, soffrirà per il distacco? ecc.. È quasi inevitabile, insomma, che il bambino pianga al momento del distacco. Anzi, il pianto è un modo per scaricare la tensione. Al momento dei saluti è liberatorio e non ci dobbiamo preoccupare, anche perché nella maggior parte dei casi finisce in fretta. In verità è del tutto normale che per una mamma e un papà sia difficile lasciare il proprio bambino a delle persone nuove che non appartengano alla famiglia, per quanto fidate possano essere. L’importante è ammettere a se stessi di vivere questo disagio per evitare di nasconderlo dietro ai nostri bambini finendo con l’assecondare le loro difficoltà. Sono stati per noi di grandissima utilità gli incontri organizzati dalle maestre prima dell’inizio della scuola, perché ci hanno aiutato a prepa- 9 rarci a questo momento e soprattutto a preparare la nostra bimba. Sono stati incontri molto concreti e ricchi di indicazioni sui comportamenti da seguire. Durante l’estate abbiamo parlato a Sofia in modo positivo della scuola, spiegandole che cosa avrebbe fatto, i ritmi delle sue future giornate, raccontandole che anche noi alla sue età siamo andati all’asilo, ecc… Abbiamo insisto sul fatto che ogni giorno, dopo la scuola, saremmo tornati a prenderla e che avremmo passato tutto il pomeriggio insieme; in definitiva abbiamo cercato di suscitare in lei una positiva curiosità, comunicandole serenità e tranquillità. Grazie alle maestre e ai loro premurosi consigli la nostra bambina ha vissuto con serenità questo momento di inserimento e va a scuola con molto piacere. Silvia È sempre un’emozione… Il 7 settembre è arrivato! Il grembiulino nuovo, una bella coccinella rossa nel petto e si inizia l’inserimento alla scuola materna. Che emozioni, che paure, eppure il mio piccolo ha già l’esperienza di due 10 anni di asilo nido, è già “abituato”. O forse no? Noi genitori siamo sempre in ansia: l’ambiente è più grande, i bambini tantissimi, ci sono i “grandi”, chissà se mangerà… Ma le preoccupazioni svaniscono quando ad accogliere il tuo bambino c’è la maestra che lo prende in braccio, gli sorride, lo coccola come se già lo conoscesse da tempo. Le maestre che missione speciale! Ogni giorno con la loro infinita pazienza e grande professionalità, trascorrono gran parte del tempo con i nostri affetti più cari, curandone la crescita, la formazione e l’educazione. E giorno per giorno il nostro piccolo si ambienta, partecipa curioso alle attività, si relaziona con i nuovi compagni, apprende gli insegnamenti, ed ecco che la coccinella nel petto diventa una coccarda da esibire orgoglioso quando riceve un segno di apprezzamento o capisce di avere imparato qualcosa di nuovo. È bello ascoltare di sera ogni suo racconto su come ha trascorso la giornata e potergli dare l’affetto e la sicurezza per proseguire serenamente questa nuova avventura scolastica. Cinzia Nonostante Lorenzo avesse già frequentato il nido, senza difficoltà alcuna, un po’ di timore c’era lo stesso, nell’affrontare il momento dell’inserimento alla materna. Così avevamo passato l’estate a “motivarlo” e a galvanizzarlo con l’idea di una scuola “per grandi”. Con l’effetto che al fatidico primo giorno di scuola, mentre a me al parcheggio era preso un 11 magone con singhiozzo da “cielo, cresce troppo in fretta”, lui varcava la soglia con un sorrisone stampato sul viso e fare baldanzoso. Su una cosa non sbagliavamo: sapevamo che per qualche tempo non avrebbe parlato con nessuno, se non per necessità. Fa così da sempre, e non si è smentito nemmeno stavolta. Per tre settimane! Eppure era entusiasta. L’inserimento è durato…credo…5 minuti! Dopo questo tempo, mi aveva praticamente messo alla porta: “vai, mamma, vai”. Più sicuro di me. Che all’uscita in quel primo giorno, son tornata in macchina mogia mogia, con un senso di ansia, benchè sapessi che stava andando tutto bene. Al ritorno a casa, con la sua coccinella blu attaccata un po’ di sghimbescio al grembiulino (un po’ meno lindo di come lo ricordassi…), un largo sorriso- “ho giocato tanto. Io sono dei grandi, sai?” Questo è stato il nostro primo giorno. Quelli successivi si sono susseguiti tutti sulla stregua del primo. Così, anch’io, mi sono rassegnata a vederlo crescere, allegro, pieno di voglia di vedere, scoprire, conoscere anche quello che è “altro” da noi. Gaia L’inserimento alla Scuola Materna è la prima tappa che abbiamo superato per iniziare questo “percorso” che durerà tre anni. È stato ricco di emozioni, tra lacrimoni e pianti, un distacco graduale, positivo verso la società che lo aspetta a braccia aperte. Il primo giorno con il suo bel grembiulino e la consapevolezza che sta facendo il primo passo per diventare “grande”. Abbiamo iniziato questo cammino con la speranza che nostro figlio impari a stare con gli altri, impari il rispetto delle cose e delle persone, impari il valore dell’amicizia e a sviluppare la sua fantasia e la sua intelligenza con il nostro aiuto a casa e l’aiuto di voi maestre. Silvia 12 Speciale Natale SULL’ALBERO DI NATALE… …ANGIOLETTI IN SUGHERO Occorrente: • 1 tappo di sughero da vino • cartoncino e rafia in oro • cordoncino argentato • spillo • pennarello nero sottile • pastello rosso-matita • forbici appuntite e coltello tagliente • colori a tempera o acrilici • colla - Per la testa, ritagliare dal tappo di sughero un dischetto alto circa 5 mm. - Dipingere la testa con il colore a tempera rosa; con il pennarello disegnare occhi e bocca e sfumare leggermente le guance con il pastello rosso. - Dipingere il corpo dell’angelo con il colore preferito e decorarlo con righe, pois, stelline… - Legare ad asola il cordoncino argentato e fissarlo sulla testa conficcando lo spillo nel nodo dell’asola. - La punta dello spillo fungerà da collo, mettere una goccia di colla e infilzarlo nel corpo. - Fissare le ali dorate dietro il corpo e incollare un ciuffetto di rafia dorata dietro la testa. 13 C’è poca aria di stelle Dino Buzzati Ti ricordi? – chiese, nel paradiso degli animali, l’anima del somarello all’anima del bue quella notte, tanti anni fa, quando ci siamo trovati in una specie di capanna... Lasciami pensare... Ma sì confermò il bue nella mangiatoia c’era un bambino appena nato. Come potrei dimenticare? Era un bambino così bello. Da allora – fece l’asino – sai quanti anni sono passati? Quasi duemila! ... E lo sai chi era quel bambino? Come faccio a saperlo? Era gente di passaggio... L’asinello sussurrò qualche cosa in un orecchio al bue. Ma no! – fece costui sbalordito. – Sul serio? Sì. Pensa che da allora, gli uomini, ogni anno, fanno gran festa per l’anniversario di quella nascita. Tu li vedessi. È il tempo della serenità, della dolcezza, della pace, delle gioie familiari. Lo chiamano Natale. Anzi, amico, mi viene un’idea. Ti porto sulla Terra. Partirono. Lievi lievi, planarono dal cielo sulla Terra, puntando verso una miriade di lumi. Era una grandissima città e offriva uno spettacolo impressionante: vetrine colorate, festoni, abeti scintillanti di lumi e poi lo sterminato ingorgo di automobili e il formicolio vertiginoso della gente che andava e veniva, si accalcava nei negozi, si caricava di pacchi e pacchetti, tutti con un’espressione ansiosa e frenetica. A quella vista il somarello sembrava divertito. Il bue, invece, si guardava intorno con spavento. Senti, amico asinello, tu mi hai detto che mi portavi a vedere il Natale. Ma devi esserti sbagliato. Qui stanno facendo la guerra! Ma non vedi come sono tutti contenti? Contenti? A me sembrano pazzi! No, nò, è solo il Natale. 14 Ce n’è troppo di Natale, allora. Ma ti ricordi quella notte, a Betlemme, la capanna, i pastori, quel bel bambino? Era freddo, eppure c’era una pace! È vero. E quelle zampogne lontane, che si sentivano appena. E la stella? Non ti ricordi che razza di stella, proprio sopra la capanna? Chissà che non ci sia ancora! Ho idea di no! – disse il bue. C’è poca aria di stelle qui. Alzarono i musi a guardare, e infatti non si vedeva niente. VERRÀ UN BAMBINO Una notte apparve in cielo una stella con una lunga scia luminosa. Una stella così grande e strana non si era mai vista e tante persone andarono dal vecchio Achia a chiedere che cosa voleva dire quell’apparizione “la stella annuncia che verrà un bambino-rispose il vecchio, un bambino che porterà agli uomini il bene più prezioso” Quando aprirà gli occhi si compirà il prodigio”. A quelle parole, molti seguirono la stella. Un pastore camminava curvo sotto il peso di una grossa coperta di lana. “Questo è il mio regalo per il bambino. Lui vedrà la morbida coperta e noi non soffriremo più il freddo. Questo è il prodigio più bello!” Una donna prese dal cesto l’ultima pagnotta: “La donerò al bambino. Quando aprirà gli occhi e la vedrà, compirà il prodigio e nessuno soffrirà più la fame”. Un mercante tirò fuori dalla tasca la moneta più preziosa che possedeva. “La porterò al bambino e, quando gliela darò, ci sarà ricchezza per tutti. Questo sarà il prodigio annunciato dalla stella!” anche il piccolo Kirio voleva portare un regalo al bambino. Il nonno gli affidò una colomba e insieme s’incamminarono. 15 Kirio era un po’ deluso. Tutti portavano doni utili e avevano speranze importanti. Che cosa poteva servire la sua piccola colomba? Di tanto in tanto interrogava il nonno ma riceveva in risposta solo un sorriso rassicurante. Per molto tempo la stella navigò nella notte. Poi fermò la sua corsa sopra una capanna: là era nato il Bambino. Subito la donna, il pastore e il mercante si avvicinarono per mostrargli i loro doni. Il bambino era addormentato. Lo vegliarono a lungo, ma il bambino non apriva gli occhi. “non avete portato regali degni di lui”- disse il mercante. La donna si offese, il pastore e il mercante bisticciarono, tutti alzarono la voce. “Fermatevi, calmatevi!”- ripeteva Kirio- ma nessuno lo stava a sentire. Allora Kirio aprì le mani e liberò la colomba. In un frullo d’ali la colomba si posò sulla culla. In quell’attimo il Bambino aprì gli occhi e una grande luce illuminò la notte. Tutti finalmente incontrarono lo sguardo dolce del bambino, dimenticarono i loro litigi, si strinsero attorno a lui e si abbracciarono. In quella notte davvero si era compiuto un prodigio straordinario. Da allora sono passati tanti, tantissimi anni. Ma ancora oggi, nella notte di Natale, chi spera in un grande prodigio, sogna di vedere volare alta nel cielo la colomba della Pace. Questa è la storia sceneggiata dai bambini grandi alla Festa di Natale 16 I nonni raccontano… Una volta il Natale Il Natale, per noi bambini, è sempre stata una festa di gioia e serenità per la nascita di Gesù Bambino. La si preferiva alla Pasqua che ci sembrava triste perché ricordava la sua morte in croce. Le vacanze di Natale poi duravano molti di più di quelle di Pasqua e portavano una ventata di euforia. Per tutti noi l’impegno primario era la costruzione del presepio. Allora non c’era l’albero di Natale: era roba da ricchi signori che appendevano, in mezzo a tante palline colorate, i cioccolatini, le caramelle e l’immancabile mandorlato. La prima volta che ho visto un albero addobbato ero grande, lo guardavo con l’aquilina in bocca, e, sapendo che non potevo gustare niente, dicevo tra me e me: “Non è un granché!” Il pomeriggio, dopo l’ultimo giorno di scuola, tutti i bambini, attrezzati con sacco e coltelli, camminando lungo l’argine del Muson Vecchio, raggiungevano l’Ostiglia. Era il luogo dove si trovava il muschio più verde e più esteso. Il freddo era pungente, le mani erano ghiacciate e le dita gelate, ma mai avremmo rinunciato a quella raccolta entusiasmante! Spesso il muschio più bello era ricoperto di ghiaccio, allora, con il coltello, lo si staccava delicatamente dal terreno, si puliva e si metteva nel sacco. Arrivati a casa, stabilito dove si doveva allestire il presepio, iniziavano i lavori. La mamma tirava fuori le statuine di gesso racchiuse in uno scatolone e avvolte in una vecchia e protettiva carta da pacchi. Questo era uno dei momenti più emozionanti perché, seppur le statuine fossero sempre le stesse, vecchie, rotte e prive di colore, rivederle, a distanza di un anno, ci facevano ritornare alla mente lontani ricordi. C’erano Gesù Bambino, la Madonna e, chissà perché, tre San Giuseppe! Poi tante pecorelle: alcune brucavano l’erba, altre sdraiate, una era senza una zampa, ma nessuno voleva gettarla perché: “Anche con tre zampe rimane in piedi lo stesso”. C’erano le statuine dei pastori: alcuni inginocchiati, altri suonavano la zampogna, uno con un agnellino sulle spalle, 17 un altro inspiegabilmente disteso sull’erba. Infine uscivano i tre Re Magi che subito venivano posti lontano dalla capanna per paura che terminassero le vacanze. Sistemata la capanna al centro del tavolo, dietro, con della carta da pacchi marrone chiaro, si costruivano le montagne le cui cime svettavano nell’azzurro cielo stellato del foglio attaccato alla parete. Con un pezzetto di carta stagnola, affondata nel muschio, si realizzava il laghetto e così anche l’unica anatra che avevamo, trovava il suo posto. Dal lago si faceva uscire un ruscello per giustificare la presenza di quel pastore vicino ad un getto d’acqua continua. Con la farina bianca si disegnavano i sentieri, mentre nel bel muschio verde e fresco pascolavano indisturbate le pecorelle. Alcune casette di sughero e cartapesta venivano qua e là distribuite per riempire i tanti spazi vuoti. Infine la Stella Cometa, quella vecchia, gialla e con i bordi punteggiati che avevamo costruito, molti anni prima, all’asilo. Non c’era la possibilità di illuminare il presepe, ma era bello, la sera, spegnere la luce elettrica ed accendere alcune candeline: improvvisamente il presepio si trasformava in un bellissimo paesaggio notturno. Non abbiamo mai vinto il concorso dei migliori presepi, ma per noi ragazzini il nostro era sempre il migliore! Paolo 18 LA RECITA DI NATALE L’inverno del 1950 si presentava particolarmente rigido, ma con l’approssimarsi del Natale, noi bambini, non sentivamo affatto il freddo perché eravamo tutti presi dall’emozione della recita. Alcune settimane prima di Natale le suore cominciarono ad insegnarci le nuove canzoni, mentre i più grandi, erano impegnati nelle prove. Fra questi c’ero anch’io e mi sentivo particolarmente fiero di essere uno dei pastorelli. Anche le mamme erano state coinvolte per confezionare i vestiti da angioletti, da pecorelle, da pastori, da stelline, oltre a quelli, ben più impegnativi, dei Re Magi. Il giorno della recita l’emozione era alle stelle. Dietro le quinte regnava un’incredibile confusione: c’erano bambini che piangevano, altri ridevano, altri, presi dall’emozione, non volevano più recitare, mentre le mamme, più agitate di loro, non facevano altro che aumentare la tensione con il continuo chiacchiericcio Sul palco, prima di aprire il sipario, prese posto, in una grande cesta, Gesù Bambino: un simpatico frugoletto delle prime classi, completamente rasato in testa per l’improvvisa visita dei pidocchi. Al suo fianco, ovviamente, c’erano Maria e Giuseppe. Il bue, l’asinello e la mangiatoia erano dipinti su un grande telo bianco trapuntato di stelle azzurre. I bambini del coro andarono ad appollaiarsi su delle precarie panchine pronti per l’inizio della recita. I piccoli attori cominciavano a tremare dal freddo e, alla velata protesta di alcune mamme, suor Ottelia, esclamò: “Non preoccupatevi, la sala è piena di gente, appena si aprirà il sipario si riscalderanno!”. E fu così. Il gelido salone in poco tempo si riempì di genitori, sorelle e fratellini maggiori, nonne, nonni e altre persone incuriosite e felici per questa simpatica novità che l’asilo di Camposampiero offriva loro. Un caloroso applauso si levò spontaneo e i bambini del coro iniziarono a cantare. Comparvero dapprima delle bambine vestite da stelline che accompagnavano la più nobile Stella Cometa, la quale, dopo un lungo volteggiare, andò a sistemarsi sopra la capanna. Di seguito apparvero gli angioletti che annunciarono la venuta di Gesù. Tutti erano contenti a parte un an- 19 gelo che, nel bel mezzo del palco, perse le ali; fu applaudito, ma lui scoppiò in lacrime. Poi fu la volta dei pastorelli. Il primo, ricoperto da un lungo tabarro nero, camminava lentamente appoggiandosi su un nodoso bastone e tenendo, sulla mano sinistra, un bel pacco rosso da portare a Gesù Bambino. Percorse il tragitto, s’inginocchiò davanti al Bambinello e pose in bella evidenza il suo dono. Entrò il secondo pastorello, ammirato dal pubblico per l’eleganza, e anche lui offrì il suo bel regalo tutto giallo. Di seguito si avvicendarono altri tre pastorelli con altrettanti pacchi variopinti. Arrivò finalmente il mio turno. La mamma, preoccupata per il gran freddo, mi aveva infilato un grosso maglione di lana, di qualche taglia più grande e rigorosamente fatto a mano, un bel paio di calzoncini corti, ma pesanti, e delle grosse calze di lana che mi costringevano a grattarmi in continuazione. Sopra il maglione, una pesante e rigida giacca nera che mi impediva qualsiasi movimento. Non mi sembrava di essere un vero pastore e non ero per niente soddisfatto; l’unica consolazione veniva da 20 un cappellino da alpino con tanto di penna che desideravo tanto indossare. Il dramma scoppiò quando cercai di recuperare il mio regalo: improvvisamente sparì! In mezzo alla confusione generale non lo si riusciva a trovare. Suor Redenta, si guardò attorno e senza indugiare mi pose in mano un insignificante berretto grigio di lana. Mi misi a piangere: volevo il mio pacco e non un berretto! Non c’era più tempo da perdere e qualcuno mi spinse in mezzo al palco. Il pubblico si mise a ridere, ma mi fece più male il commento di un bambino seduto in prima fila che gridò: “Ti sei dimenticato il regalo!!” Raggiunsi di corsa Gesù Bambino e, senza neppure un doveroso inchino, gli consegnai il berretto. Ci fu un silenzio generale. Tutti osservano la scena. Il Bambinello, che durante la rappresentazione era rimasto disteso dentro la cesta, si sedette, girò e rigirò più volte il berretto fra le mani ed infine, con un grande sorriso, se lo infilò in testa, ritornando a distendersi tranquillo. Scrosciò un fragoroso applauso, accompagnato da una risata generale che aumentò non appena la direttrice del coro disse: “Abbiamo un Gesù Bambino molto previdente quest’anno, fra i tanti regali che ha ricevuti il più gradito è stato sicuramente il grigio berretto di lana.” Non so perché, ma scattai in piedi come una molla, e mi misi ad applaudire assieme al festoso pubblico. Paolo TEMPO DI NATALE: 1941 Non c’era una grande differenza un tempo tra i giorni dell’inverno e quelli vicini alla festa di Natale. Si trascorrevano le ore in cucina , perché era l’unica stanza riscaldata; fuori faceva molto freddo, i canali diventavano grandi lastre di ghiaccio: la “Moia” si trasformava in un antenato dello stadio del ghiaccio e vi si svolgevano gare di slittino cui mio fratello partecipava immancabilmente dopo aver tirato a lucido per giorni il metallo sul quale lo slittino sarebbe scivolato velocissimo spinto da due bastoni che finivano con un chiodo. La sera quando si spegneva la stufa economica e tutti andavano a letto, la mamma stendeva i calzini e la bian- 21 cheria lavata durante il giorno, accanto alla stufa affinché il calore residuo permettesse la sempre problematica asciugatura. Però c’era aria di Natale. La festa era annunciata dalla costruzione del presepio; era un lavoro che impegnava a lungo soprattutto i miei fratelli: io, la più piccola, ero una specie di “bagaglio appresso”, a volte sopportato con qualche malumore perché limitavo i loro movimenti. Si cominciava col raccogliere il muschio: e non il primo che capitava fra le mani. Si sceglieva accuratamente quello più folto, con i lunghi filamenti morbidi, possibilmente asciutto perché più duraturo. Contemporaneamente si preparavano la carta stagnola per i ruscelli e le cascate (non ce n’era molta e a volte si conservava da un anno all’altro) e la carta per le montagne che non era altro che carta da pacchi, rigorosamente usata, che si macchiava di verde e marrone. Mio fratello riparava accuratamente i mulini costruiti in autunno usando le “canne” (i fusti) del mais: erano opere che mi incantavano quando le ancorava alla riva di un fossatello e vedevo la grande ruota che girava e girava silenziosa mossa dall’acqua. Nel presepe i mulini sarebbero rimasti immobili: ma facevano ugualmente una gran bella figura. Nell’imminenza della festa si sceglieva, dopo attente e a volte accanite discussioni, l’angolo dove costruire il presepe che per due settimane avrebbe mantenuto il suo posto in cucina; ci si stava un po’ stretti, ma non per questo si rinunciava al presepe. Si tiravano fuori le statuine e le casette conservate accuratamente avvolte in carta di giornale per evitare 22 rotture che sarebbero state nefaste , perché non sempre c’erano i soldi per comprarle. Finalmente si cominciava a costruire: io stavo sopra un alto sgabello col titolo onorifico di direttore dei lavori; in realtà era un modo elegante perché non intralciassi. Dalla mia posizione vedevo nascere il paesaggio montuoso, le valli e anche il deserto; lo vedevo poi popolarsi di uomini e di animali. E tutto sembrava magico. Il giorno di Natale era segnato da un frequente suono delle campane, dalla partecipazione alla messa e da un pranzo più ricco del solito: era una festa che si viveva in famiglia, senza distrazioni, accanto al presepe dove la mattina molto presto mio padre aveva posto il piccolo Gesù. Il presepe ci faceva compagnia fino all’Epifania, che era l’unica festa dei bambini: perché la vecchia befana avrebbe portato i doni. E si sapeva che si trattava di una vecchia un po’ bisbetica che dava molto a uno e niente a un altro; ma si sapeva anche che in qualche modo misterioso essa conosceva tutte le nostre marachelle e si era pronti ad accettare il suo giudizio severo e a interpretare la povertà dei doni come una conseguenza della nostra cattiveria. Devo ammettere che io sono stata fortunata: la ditta da cui dipendeva mio padre mandava pacchi dono per i bambini e per questo ho avuto sempre meravigliose bambole e un “servizio” di piattini che ricordo ancora. Elda Da altri Paesi… Tradizioni Natalizie Romene A Natale nelle scuole vengono fatti imparare dei canti natalizi, chiamati “colinde” che poi i bambini canteranno il 24 dicembre, perché la vigilia di Ntale è un giorno molto importante per loro. Quando dicono: “andiamo a colindare!” vanno con un carro trainato da cavalli e, viaggiando di porta in porta, i bambini si mettono a cantare melodie natalizie davanti alle abitazioni o, se possibile, anche nei cortili, attirando l’attenzione della gente. 23 Ci si prepara per circa un mese a questi canti e al vero significato religioso e liturgico del natale, però inevitabilmente per i bambini la cosa più importante è far festa insieme: c’è la tradizione dell’albero di Natale, di babbo Natale (soprattutto per i regali), l’attesa di Gesù. Le “colinde” sono sentite in città, ma soprattutto in altre zone come la Moldavia, dove queste tradizioni sono molto più presenti: qui quando nevica (con 30-40 cm di neve), i bambini vanno sulle slitte e cantano tutto il giorno coinvolgendo tutto il paese. Chi ascolta questa “colinde” offre piccoli doni o dei soldi. Il Natale, festa della nascita di Gesù Cristo, è per il popolo rumeno (in particolare i cristiani ortodossi) un’occasione di grande gioia. Dopo l’Avvento, un periodo di astinenza da cibo sia spirituale che corporale, il ritorno al mangiare dolci porta con sé molte tradizioni e un misto di piatti con carne di maiale e dolci per festeggiare. L’uccisione del maiale è il giorno di Ignazio, ovvero il 22 dicembre. Per la festa di Natale si preparano “slanina” (bacon) “carnati” (salsiccia), “cartabosi” (misto di carne unito a riso), “toba” (misto di carne con spezie insaccate), “sarmale” (involtini di polpette di carne tritata avvolte in foglie di vite o cavolo), arrosto di maiale. Dolci da porre alla fine della cena e servire agli ospiti sono “cozonac” (dolce simile al panettone), “placinta cu branza” (pasta sfoglia con formaggio ricotta). La bevanda tradizionale è la Tuica, un’acquavite che viene estratta dalle prugne. Ovviamente ci sono piatti che si trovano solo in certe regioni, questi elencati sono comuni a tutte. Le feste natalizie si concludono il 6 gennaio con la “Boboteaza” ovvero il giorno in cui si celebra il battesimo di Gesù e nel quale si benedicono tutte le acque. Ghita 24 NOTTE DI PRODIGI Notte azzurra e splendida, notte favolosa, notte di stelle, notte luminosa. Notte azzurra e splendida, notte favolosa, notte di stelle, notte luminosa. È una notte di poesia con le stelle in ogni via, - notte di prodigi! ogni angolo del cielo trasparente come un velo. - notte di prodigi! A Betlemme c’è fervore, c’è speranza e tanto amore; - notte di prodigi! al prodigio è tutta tesa questa notte dell’attesa. Notte azzurra e splendida, notte favolosa, notte di stelle, notte luminosa. Notte azzurra e splendida, notte favolosa, notte di stelle, notte luminosa. Questa notte di splendore è una gioia per il cuore: - notte di prodigi! tutti sembrano aspettare un evento eccezionale. - notte di prodigi! A Betlemme c’è fervore, c’è speranza e tanto amore; - notte di prodigi! al prodigio è tutta tesa questa notte dell’attesa. Notte azzurra e splendida, notte favolosa, notte di stelle, notte luminosa. Notte azzurra e splendida, notte favolosa, notte di stelle, notte luminosa. 25 IL RE DEI RE Stella, stella dove vai? Stella portami da Lui? Il Re dei Re, Gesù! Stella, Stella dove vai? Stella guidami da Lui, il Re dei Re, Gesù! Nei cuori spenti i sentimenti accenderà e brilleranno di bontà. Io ti amerò, tu mi amerai prometti non scordarlo mai a volte basta una carezza tra le mani. Perdonerò, perdonerai chi non vorrà cambiare mai e questa notte non ha voce per cantare. Se non ci credi chiamalo domani chiamale illusioni ma noi siamo sempre più a fare immenso questo coro che ora prende il volo e tocca con un dito il cielo. 26 Stella stella dove vai? Stella portami da Lui Il Re dei Re, Gesù! Lui che poteva avere il mondo ai piedi suoi rinasce povero tra noi. Io ti amerò, tu mi amerai è quel che ci ha insegnato Lui a volte basta una carezza tra le mani. Perdonerò, perdonerai chi non vorrà cambiare mai e questa notte non ha voce per cambiare. Solo questa notte, notte di Natale ogni stella in cielo avvera i desideri miei. La terra ha neve questa notte tra tutte le stelle sarebbe quella che più brilla. Stella stella dove vai? Stella portami da Lui Il Re dei Re, Gesù! Io ti amerò, tu mi amerai prometti non scordarlo mai a volte basta una carezza tra le mani. Perdonerò, perdonerai chi non vorrà cambiare mai e questa notte non ha voce per cantare. Io ti amerò, tu mi amerai prometti non scordarlo mai a volte basta una carezza tra le mani… 27 STELLA DI NATALE C’è una stella molto bella È la stella di Natale Porta gioia la sua luce Oggi è nato il Salvator Stella, stella, stella di Natal Stella, stella, stella di Natal …. Stella, stella, stella di Natal Stella, stella, stella di Natal C’è una stella molto bella È la stella di Natale Porta gioia la sua luce Oggi è nato il Salvator Stella, stella, stella di Natal Stella, stella, stella di Natal 28 CORRETE PASTORI Rit. Correte, correte pastori. suonate, suonate più forte con flauti e cornamuse, suonate, suonate per noi. Una canzone che parla d’amore, per tutto il mondo poi volerà una canzone che parla di pace, che porti a tutti la serenità. Rit. Correte, correte pastori. suonate, suonate più forte con flauti e cornamuse, suonate, suonate per noi. Una canzone che apre il mio cuore, per donare parole più buone. Una canzone per tutta la gente, che porti a tutti tanta bontà. Rit. Correte, correte pastori. suonate, suonate più forte con flauti e cornamuse, suonate, suonate per noi. Una canzone che porta il sorriso, a chi è solo e gioia darò. Una canzone che porta allegria, per tutti gli uomini di buona volontà. Rit. Correte, correte pastori. suonate, suonate più forte con flauti e cornamuse, suonate, suonate per noi. Una canzone che canta alla vita, e che per mano si ballerà. Una canzone per tutti i bambini, per un domani di felicità. Rit. Correte, correte pastori. suonate, suonate più forte con flauti e cornamuse, suonate, suonate per noi. 29 MERRY CHRISTMAS… BUON NATALE Rit. Merry, Merry Christmas, Buon Natale Merry, Merry Christmas, Buon Natale Merry, Merry Christmas, Buon Natale a te. Canta in coro tutto il mondo, Merry Christmas. canta perché è nato Gesù, Merry Christmas, dai facciamo un girotondo, Merry Christmas, e non ci fermiamo più. Rit. Merry, Merry Christmas, Buon Natale Merry, Merry Christmas, Buon Natale Merry, Merry Christmas, Buon Natale a te. Suona allegra la campana, Merry Christmas, suona perché è nato Gesù, Merry Christmas, c’è una piccola capanna, Merry Christmas, e una stella guarda in su. 30 Rit. Merry, Merry Christmas, Buon Natale Merry, Merry Christmas, Buon Natale Merry, Merry Christmas, Buon Natale a te. Tanta festa a Betlemme, Merry Christmas, festa perchè è nato Gesù, Merry Christmas, e la neve danza lieve, Merry Christmas, quanta neve che vien giù. Rit. Merry, Merry Christmas, Buon Natale Merry, Merry Christmas, Buon Natale Merry, Merry Christmas, Buon Natale a te. Buon Natale, Merry Christmas, Merry Christmas Auguri perchè è nato Gesù, Merry Christmas Buon Natale, Merry Christmas Merry Christmas Tanti auguri è nato Gesù Rit. Merry, Merry Christmas, Buon Natale Merry, Merry Christmas, Buon Natale Merry, Merry Christmas, Buon Natale a te. Merry, Merry Christmas, Buon Natale Merry, Merry Christmas, Buon Natale Merry, Merry Christmas, Buon Natale a te. 31 I consigli del cuoco INGREDIENTI - 300 gr di biscotti - 150 gr di burro - 200 gr di cioccolato fondente - 2 cucchiai di rum (facoltativi) - 2 uova - 100 gr di zucchero - Glassa bianca - Zuccherini colorati ALBERELLI DI CIOCCOLATO PREPARAZIONE Sbriciolate i biscotti usando il mixer o il matterello. Nel frattempo sciogliete il cioccolato fondente a bagnomaria con il burro, mescolate di tanto in tanto fino ad avere una crema liscia. In una ciotola raccogliete i biscotti tritati, il cioccolato fuso, lo zucchero, il rum e le uova, impastate bene con le mani e amalgamate tutti gli ingredienti. Se necessario aggiungere altri biscotti o qualche cucchiaio di latte. Prelevate un po’ di impasto e formate dei coni, avvolgeteli con l’alluminio e poneteli in freezer per almeno tre ore. Quando saranno pronti e duri, fategli cadere la glassa dall’alto e poi spruzzate con un po’ di zuccherini, fateli asciugare e poi metteteli in un piatto da portata. 32 Ringraziamo di cuore tutti i genitori che si sono dedicati con entusiasmo e disponibilità alla costruzione del nostro bellissimo presepe e al ricco mercatino di natale. Vi invitiamo a vedere il presepe che, ambientato nel salone dove accogliamo i bambini al mattino, allieta il clima e rende ancora più suggestiva l’attesa del Natale, ma anche a fare una visita al mercatino dove certamente potrete trovare oggetti interessanti per i vostri regalini. Le vacanze di Natale inizieranno da venerdì 24 dicembre, rientreremo a scuola lunedì 10 gennaio 2011. A tutti auguriamo un sereno Natale da trascorrere lietamente godendo delle festività per fermarsi un po’ e gioire del piacere di stare con i propri cari. Umberto I Scuola dell’infanzia Borgo Trento Trieste, 29 35012 Camposampiero (PD) Tel. e Fax 049.5790080 e-mail: [email protected]