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Lettere e Commenti - MUSE
Lettere e Commenti Un appello per lottare insieme associazione Amici di Simone inviL ’ ta le famiglie trentine che vivono la sfortunata esperienza di avere un parente a carico in stato vegetativo a contattare uno dei soci al n. 346/6695832 per concordare un incontro che permetterà la proiezione collegiale di possibili e future soluzione adeguate a coloro che vivono in questo stato e ai loro cari. Gli Amici di Simone Stranieri al nido: con che diritto? L eggendo le graduatorie per l’ammissione agli asili nido, si nota che almeno un terzo degli ammessi ha un nome straniero, per lo più arabo. Già questo induce una notevole irritazione, perché gli stranieri usufruiscono di un servizio che i trentini hanno contribuito ad attivare con le tasse e per i quali continuiamo a pagare rette che sono mantenute altissime, anche per consentire agli stranieri di non pagare alcuna retta. Ma l’irritazione aumenta sapendo che le nostre ospiti levantine lavorano molto raramente, come d’abitudine islamica, e quindi di fatto si appropriano, senza averne bisogno né diritto, di un servizio che spetterebbe di precedenza alle madri trentine e lavoratrici. Di tutto ciò ci ricorderemo alle prossime elezioni amministrative. Marco Tomasi - Trento Che cattivo gusto in quelle nozze crivo al vostro giornale sperando di S alimentare dei pensieri nei vostri lettori, soprattutto i novelli sposi. Due settimane fa sono stata felicemente invitata al matrimonio della sorella di mio marito. Mi aspettavo di trovarmi davanti a una cerimonia consueta, classica, semplice. Alla fine della giornata sia io che il mio compagno siamo rimasti sconcertati. Tutto a causa di alcuni fatti che sono stati vissuti in maniera negativa, non dovuti agli sposi ma che i novelli coniugi dovevano prevedere prima che succedessero. Prima scena: entrati nel ristorante, troviamo dentro a ciascun menù le foto degli sposi e una foto personalizzata di un gruppetto di invitati che si accingevano verso l’entrata del ristorante. Con tanto di bigliettino pubblicizzato del fotografo e la possibilità di acquistare le foto. L’ho trovato di pessimo gusto. Prima di poter iniziare il pranzo, siamo stati partecipi di una ridicola cerimonia di interminabili aperitivi mentre gli sposi andavano beati a far trionfare il loro amore romantico con quello sgradito fotografo. L’album è stato ovviamente mostrato a tutti i parenti e personalmente sono rimasta allibita: foto in camera da letto, con lei sdraiata a mo’ di sirena un po’ in carne, con un’esplicitazione della (segue dalla prima pagina) Gli hanno fracassato la testa a bastonate, però l’orrore non deve essere bastato, perché alla fine gli hanno pure tagliato la gola, da un orecchio all’altro. Moriva così, sui monti di Trento, la sera del 2 giugno dell’anno 2000, Michele Santoni, 34 anni. Ad avvistare il cadavere quattro ragazzi saliti su al Bunker, la birreria di Terlago, e poi perdutisi nei viottoli che costeggiano l’acqua. (...) Sono le cinque del mattino quando la Polizia porta la notizia alla moglie e alla famiglia. Lei, Isabella, racconta che «Michele ha ricevuto una telefonata, saranno state le 19.30, ed è subito uscito dicendo che sarebbe rientrato presto», che lei più tardi l’aveva richiamato, ma il cellulare non rispondeva e allora, verso le 21.30, aveva telefonato al suocero per sapere se Michele per caso era con lui. E richiamando di nuovo alle 22.30 e alle 23.30, prima di farsi portare via dal sonno. E il vecchio sessualità in maniera troppo ironica e aperta. Ma quel fotografo forse pensava di dover fare un book per lavorare nel circo come trapezisti. Foto classiche: sosta al laghetto dei cigni, il sorriso dello sposo che somigliava a una paresi, giochi di luce con il sole che gioca tra i capelli della sposina... e fin qui tutto ok. Ma poi compare un’immagine tremenda: la foto rimpicciolita della sposa messa con un fotomontaggio sul palmo del consorte. I parenti sono stati contagiati da risate, facendo vergognare gli sposi. Per non parlare di una sequenza infinita di foto, che rappresentavano la corsa dell’uomo verso la donna, fino all’incontro con baci e carezze al rallentatore, che sembrava la pubblicità del cavallo del bagnoschiuma Vidal che galoppa tra spiaggia e onde del mare. Trovo assurdo avere in casa un ricordo così artefatto e vergognoso di un momento che dovrebbe essere tra i migliori nella storia di ciascuno. Carmela Rizzi - Palù di Giovo Grazie di cuore a Villa Igea n grazie di cuore a tutto il personale U del pronto soccorso di Villa Igea, in modo particolare nella persona della dottoressa Angela Lorenz, che ieri notte ha trasformato la serata più sfortunata della nostra giovane famiglia in un idillio quasi perfetto. Io e mia figlia Elena, di soli due anni, stavamo recandoci in Radiologia per verificare lo stato della sua caviglia destra, slogatasi a causa di una caduta accidentale. Mio marito Pierluigi, per raggiungerci più in fretta possibile, ha tamponato una macchina fratturandosi tre dita della mano destra. Un grazie per avere reso delle ore di totale panico e sconforto in momenti lieti e divertenti. Anche la piccola Elena vi ringrazia per l’orsacchiotto che le avete gentilmente donato e con il quale ha passato la notte. Daria Buzzati - Pergine Valsugana «Buon rientro»/10 Difendo i provinciali rancamente non capisco. Che cosa c’è F dietro questa campagna mediatica sui quotidiani locali, che va avanti ormai da più di una settimana, per ridicolizzare, delegittimare e additare come pietra dello scandalo i dipendenti provinciali? È solo una facile scorciatoia per vendere più giornali a lettori sempre più distratti e desiderosi di prendersela con qualcuno o c’è un disegno preciso dietro? E dove si vuole arrivare? Sarebbe interessante studiare i motivi per cui, nell’immaginario collettivo, il dipendente provinciale incarna tutti gli stereotipi, i luoghi comuni e gli aspetti più negativi del «lavoratore pubblico», additato come un lavativo, scansafatiche, mangiapane a tradimento…e chi più ne ha più ne metta! Sarebbe interessante dal punto di vista sociologico indagare su questo, se Santoni, che stava da Cipriano a festeggiare con mezzo paese la promozione del Calavino, l’aveva tranquillizzata fin dalla prima chiamata, quando la nuora gli aveva detto: «Michele è uscito. Michele non mi ha telefonato, sono preoccupata». Michele in quel momento, ore 21.30, sta per essere ucciso o forse è già morto. (...) Gli investigatori convocano la moglie, Isabella, 24 anni, che cerca un posto di commessa, dopo aver lasciato gli studi, un lavoro in fabbrica e pure l’impiego stagionale nei rifugi di montagna. Di quella telefonata misteriosa, ricevuta dal marito, lei non sa cosa pensare – ed è normale, visto che non c’è mai stata –, però all’uscita dagli uffici della Mobile, un’auto parcheggiata lì davanti qualcosa da pensare a lei lo dà, eccome. L’auto è di un tizio, tale Giuliano Cattoni, 24 anni, piastrellista di Cavedine, che non appena interrogato ha messo le parole avanti: «Ho un alibi». Un tizio che Isabella conosce molto bene, altrimenti con ci avrebbe scam- È interessante leggere il comunicato che il comitato scientifico della mostra «La scimmia nuda» ha inviato ai giornali in risposta alla conferenza organizzata da «Libertà e Persona» sull’argomento e all’articolo «La mostra "La scimmia nuda": poca scienza molta ideologia» (www.libertaepersona.org) pubblicato sul sito internet della associazione stessa. Anzitutto perché si ammettono chiaramente due verità che ritengo innegabili. La prima: «È vero che l’evoluzionismo non riesce a spiegare in modo esatto l’origine dell’uomo, ma la comunità scientifica sta tentando di capirci qualcosa». Si tratta di una ammissione che raramente si sente fare con tanta sincerità. Cosa sappiamo? In verità molto poco…. La seconda affermazione importante è questa: «La scienza cerca spiegazioni naturali dei fenomeni naturali. La dimensione soprannaturale, trascendente le è estranea: non perché la scienza neghi la trascendenza, ma perché si occupa solo di ciò che è verificabile sperimentalmente». Anche in questo caso il sottoscritto e i componenti dell’associazione sono perfettamente d’accordo. Ma il fatto è che quello che fa la mostra è proprio scivolare, travalicare spesso nel campo della filosofia, della teologia e della psicologia, fingendo di non farlo, e quindi in modo subdolo. Nel documento illustrativo della mostra, che viene dato ai giornalisti, si legge infatti, già nelle prime righe: «Nel mondo occidentale mentre la scienza ci pone dentro la Natura, la religione dominante ci dice che siamo separati, se non al di sopra della Natura». Si tratta anzitutto di un’affermazione teologicamente scorretta: il cristianesimo, definito con una certa ipocrisia, o con disprezzo, «religione dominante», non afferma affatto che l’uomo sia separato dalla natura (parola che scrivo appositamente con la lettera minuscola, non essendo né panteista né naturalista), anzi! Per il pensiero religioso l’uomo, in quanto creatura, è fisicamente parte della natura stessa, è «animale»; ma in quanto essere spirituale si differenzia dalla natura materiale e da quella animale tout court. La frase citata e po- non fosse che non stiamo parlando di teoria e di personaggi virtuali, ma bensì di persone in carne ed ossa, che tutti i giorni (ed in molti casi da parecchi anni) usano le proprie energie, la propria capacità professionale e gran parte delle proprie giornate, per assicurare e fornire servizi alla collettività, nei settori più disparati. La Provincia infatti, si occupa dei settori più diversi, dall’istruzione alla gestione delle strade, dal servizio lavoro all’industria ecc. ecc. Com’è che nessuno di quelli che pontificano, fanno sondaggi e alimentano assurde polemiche, si preoccupa di riconoscere che in Trentino in realtà molti servizi erogati dalla pubblica amministrazione sono efficienti e graditi ai cittadini? l’opinione Insisto: quella mostra sulla scimmia è un pericolo di FRANCESCO AGNOLI sta quasi a capo della mostra, invece, contrappone evidentemente scienza e fede, facendo qualcosa che la scienza non può fare, per esplicita ammissione postuma del comitato scientifico della mostra stessa: la fede, come il pensiero, la logica, la volontà, la libertà… non sono «fenomeni naturali» sic et simpliciter, e in quanto tali non sono «misurabili» né sottoponibili ad esperimenti matematici o fisici. Perché allora la mostra se ne occupa, mettendo in conflitto scienza e fede, e attribuendo inoltre, per fare un esempio, alle scimmie una capacità morale, cioè il libero arbitrio? Come poter sottoporre il senso morale ad una indagine sperimentale? Quale scienziato che non voglia farsi ridere dietro può sostenere la propensione delle scimmie a distinguere tra bene e male? Con quali prove tangibili? Il sospetto che la mostra voglia in realtà fare, ambiguamente, confusione, viene anche per altri svariati motivi. Ne elencherò solo due. Il primo è la scelta di dedicarla, in sostanza, a Desmond Morris, un esplicito ateo materialista, che nelle sue opere nega l’anima e Dio, sino anche a sostenere che l’amore tra uomini, il «trattare gli estranei come fratelli», predicato «dai preti» secondo «pii luoghi comuni», è estraneo alla nostra natura animale, portata biologicamente solo alla competizione («La scimmia cacciatrice»). L’altro, per brevità, è la presenza, tra i curatori della mostra di personaggi come Telmo Pievani, autore recente- Forse se in Trentino la qualità della vita è medio/alta ed in rapporto ad altre regioni i servizi pubblici hanno un buon livello è anche un po’ merito di quei dipendenti pubblici che tengono in piedi settori vitali (non mi riferisco solo ai dipendenti provinciali, naturalmente, ma anche alle Case di Riposo, ai Comuni, ai lavoratori della scuola e della sanità ecc.) o no? Proprio per questo mi deprimo e mi scoraggio quando invece leggo sulla stampa questi continui attacchi indiscriminati, questo tiro al bersaglio basato su generalizzazioni e banalità di bassa levatura. Se su 3.600 dipendenti provinciali, ce ne fosse anche qualcuno che non ha nulla da fare o che fa il Sudoku, questo vuol dalla prima/ FIUMI Gli assassini della porta accanto Così Isabella si liberò di Michele biato 146 sms in quarantotto ore, le ultime. Anche per Michele. Qualcuno ha appena sussurrato alla Polizia che Isabella «ha l’amico». Uno con cui esce la sera: il tarlo del marito. Uno che ha conosciuto l’8 marzo, a una gara di freccette, al New Entry di Pietramurata. Era uscita con le amiche per la festa della donna, aveva conosciuto Giuliano Cattoni e fatto il giro dei pub per tutta la notte. E anche quelle dopo. Ma già da febbraio i neosposi Cantoni erano in crisi, tanto che avevano preso un’agenda-diario e cominciato a scriverci sopra. A scriversi quello che non riuscivano più a dirsi. Isabella giurava di volergli bene, così sta scritto, nonostante l’8 marzo e la nuova passione. Michele venerdì 18 maggio 2007 giurava di non volerla perdere e aspettava con pazienza che risolvesse i suoi dubbi. Solo che lei scriveva anche a Giuliano: sms, una montagna. Divisa tra il vecchio legame, ora solo letterario, e quello nuovo, più tecnologico. «Ho un alibi», aveva giurato Giuliano Cattoni, ma l’alibi consisteva nell’averne chiesto uno a un amico che in buona fede, non immaginandolo assassino, glielo aveva garantito, salvo poi tirarsi indietro. «Michele non mi ha telefonato, sono preoccupata», aveva detto Isabella Agostini al suocero e invece lei il marito ce l’aveva davanti, morto ammazzato. Perché a quell’ora lei era lì, in riva al lago, col suo nuovo lui che la riaccompagnerà a casa, finito 55 mente di un testo, «Creazione senza Dio» (Einaudi), ricco di insulti ai credenti - sino a sostenere che nelle scuole cattoliche si insegnerebbe che la terra è piatta (abolendo forse anche il cosmo dantesco?): tale libro va oltre ai limiti del pensiero scientifico, già nel titolo, in cui nega, non si sa come, l’esistenza di Dio (che Pievani sia come quell’astronauta russo che sceso sulla luna, disse: «Non ho visto Dio sulla luna»). Nella quarta di copertina, poi, si legge: «a Charles Darwin fu chiaro che la sua era qualcosa di più che una teoria scientifica»… Ecco, in molti punti la mostra vuole essere qualcosa di più che una teoria scientifica: vuole negare implicitamente il carattere spirituale dell’uomo, riducendolo, materialisticamente, a solo animale (e ribadisco: solo). Il comunicato termina spiegando ai membri di Libertà e persona, con una ironia malriuscita, che «la comparsa di forme virali contro cui è necessario sviluppare ogni anno un nuovo vaccino dimostra che l’evoluzione continua ad avvenire secondo i meccanismi spiegati da Darwin». Si tratta di una evidente mistificazione: nessun componente della nostra associazione si è mai sognato di negare la microevoluzione! Rimane il fatto che i virus influenzali, pur evolvendosi, rimangono virus, e non si sono trasformati in altre forme di vita, che so, in topi o in gatti! Gli esempi di microevoluzione, insomma, non sono assolutamente la dimostrazione che da un’alga marina siano derivati, per trasformazione, o macroevoluzione, come sosteneva Darwin, pesci, serpenti, uccelli, scimmie, uomini, elefanti…. La mostra sulla scimmia nuda, rimane per noi un pericolo: in troppi oggi, trattando l’uomo peggio delle bestie, sperimentano sugli embrioni, manipolano, clonano, distruggono, sostenendo, come fa Umberto Veronesi, che se l’uomo è solo animale, può essere usato allo stesso modo delle cavie o degli scimpanzè! Lo sappiamo tutti: oggi gli embrioni di uomo costano meno di quelli di scimmia, e vengono allegramente massacrati, in nome dell’evoluzionismo e del progresso! FRANCESCO AGNOLI fa parte dell’Associazione Libertà e Persona dire forse che tutti 3.600 sono uguali e scaldano la sedia? Non credo proprio. Così come non credo che nelle aziende private invece siano tutti geni e stakanovisti e che tutti abbiano lo stesso carico di lavoro, le stesse condizioni disagiate, le stesse professionalità ecc. La realtà è un po’ più composita e io credo che non abbia alcun senso mettersi a fare i confronti tra diverse categorie di lavoratori, perché sicuramente si troverà sempre qualcuno che sta peggio. E allora che vogliamo fare? Abbassare i diritti di tutti perché così i lavoratori più disagiati e sfruttati si sentono meno soli? Non mi sembra una grande strategia sindacale o politica. Silvia Bertola- segretaria Uil-Fpl Enti Locali lo sporco lavoro. (...) Come li incastrano e confessano, i due si separano. In tutto. Pure nei destini processuali: lui sceglierà il rito abbreviato, lei l’aula dell’Assise. Isabella dirà che è stato Giuliano a mandarle certi sms perché lei e Michele lo raggiungessero dalle parti del Bunker per chiarire un po’ il futuro. Mentre Giuliano dirà che è stata Isabella a invitarlo a raggiungere la coppia, già sul posto, per chiarire chi avrebbe dovuto tenere il mutuo della casa, perché ormai la separazione era nelle cose e Michele era d’accordo. Ma sono solo le loro parole, le loro versioni ammaccate. Di certo, Isabella accuserà Giuliano di aver bastonato il marito e di aver tirato fuori un coltello, davanti a lei impietrita. E Giuliano accuserà Isabella di aver tagliato la gola a Michele, ormai a terra, bastonato da lei e pure da lui, ma solo per difendersi dalla rabbia di Michele che non può più parlare. Ma nessuno dei due amanti troverà le parole per convincere il proprio giudice di non aver commesso il crimine e chiamarsi fuori dall’agguato. Un agguato feroce, quanto incomprensibile – esistono le separazioni legali – se la vittima sull’agenda-diario a lei scriveva: «Ti sto aspettando, sono in ansia, cosa stai facendo?». E più avanti le confessava: «Brutta situazione per me». Mentre Isabella rispondeva, i cuoricini al posto dei puntini: «Ti amo tanto, lo sai?». E intanto si faceva venire a prendere da quell’altro sotto casa, sotto la villetta da 175 milioni, comperata con il mutuo prima di volare alle Maldive. Hanno un senso di premonizione le parole scritte da Michele su quel diario, dove aveva provato, fino alla fine, a spiegare il suo amore, anche prendendo a prestito i versi di una vecchia canzone: «Io che non vivo più di un’ora senza te, come posso stare una vita senza te?». Isabella e Giuliano, gli amanti di Terlago, lo hanno preso in parola, 146 sms più tardi: di ore gliene hanno lasciate quarantotto, poi si sono presi la sua vita. CESARE FIUMI C6121695 l'Adige