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Lavoriamo sicuri in un laboratorio chimico-biologico

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Lavoriamo sicuri in un laboratorio chimico-biologico
DIPARTIMENTO DI SCIENZE E
TECNOLOGIE
BIOLOGICHE ED AMBIENTALI
UNIVERSITÀ DEL SALENTO
Lavoriamo sicuri in un
laboratorio chimico-biologico
Opuscolo informativo ad uso di quanti frequentino i laboratori di ricerca
del Di.S.Te.B.A. – Università del Salento
A cura di:
Daniela Pacoda
Cinzia Gravili
Christian Vaglio
Presentazione
Le informazioni contenute in quest’opuscolo hanno lo scopo di
ottemperare ad un obbligo di legge, che prevede di fornire, a
quanti frequentino i laboratori del Di.S.Te.B.A.,
un'informazione adeguata sui rischi presenti in ambienti di
lavoro specifici, ma hanno anche, e soprattutto, come obiettivo
quello di sensibilizzarvi ad una maggiore attenzione nei
confronti delle possibili situazioni di rischio legate sia agli
ambienti, che andrete a frequentare, sia alle attività che vi
saranno affidate.
Un primo passo, in questo senso consiste proprio nel fornirvi
informazioni adeguate in modo tale da permettervi di acquisire
delle conoscenze su quelle che sono le principali situazioni a
rischio che fanno parte delle attività generalmente svolte da un
biologo o un biotecnologo.
I seminari, che riepilogano quanto è stato trattato durante il
Corso di Sicurezza di Laboratorio della Laurea Triennale in
Biologia, servono infatti per recuperare un po' di informazioni
nel momento in cui si incomincia a frequentare un laboratorio
chimico-biologico da "primi attori" cioè non più seguiti da
vicino da un tutor; in questo caso deve essere aumentata al
massimo l'attenzione.
Quali pericoli? Quali rischi?
Normativa vigente
Qualsiasi attività svolta in ambito lavorativo potrebbe nascondere
delle circostanze (pericoli) dalle quali potrebbero (rischio) scaturire
delle conseguenze (danni) sia per la sicurezza sia per la salute
dell’individuo.
Come ci si può proteggere da eventuali danni? Il modo più concreto è
quello di imparare a “conoscere” il luogo in cui siamo e ciò che
facciamo.
D.Lgs. 9 aprile 2008 n. 81 “Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto
2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi
di lavoro”
Per esempio in un laboratorio chimico-biologico
presenti pericoli per la salute dovuti a:
D.Lgs. 17 marzo 1995 n. 230 “Attuazione delle direttive 89/618/Euratom,
90/641/Euratom, 92/3/Euratom e 96/29/Euratom in materia di
radiazioni ionizzanti.“
possono essere
fattori chimici: vapori, gas, fumi tossici/nocivi, esplosioni,
ustioni,
fattori fisici: rumore, vibrazioni, ultrasuoni, radiazioni
ionizzanti e non ionizzanti (ottiche, microonde),
temperatura
fattori biologici: batteri, miceti e virus.
e pericoli per la sicurezza connessi all’uso di:
sostanze infiammabili, comburenti, corrosive, ecc: esplosioni,
ustioni….
apparecchiature in vetro: esplosioni, ferite da taglio,
schegge, ustioni….
oggetti appuntiti e taglienti: ferite da taglio….
oggetti surriscaldati o surraffreddati: ustioni…..
apparecchiature elettriche: elettrocuzione, incendi, ustioni,
stato di shock….
D.Lgs. 3 agosto 2009 n. 106 “Disposizioni integrative e correttive al
decreto 9 aprile 2008 n. 81 in materia di tutela della salute e della
sicurezza nei luoghi di lavoro”
D.Lgs. 26 maggio 2000 n. 241 "Attuazione della direttiva
96/29/EURATOM in materia di protezione sanitaria della popolazione e
dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti"
D.Lgs. n. 81 del 9 aprile 2008
TESTO UNICO sulla Sicurezza
in vigore dal 15.05.2008
Integrato e mod. dal D.L.106/2009
Il cosiddetto Testo Unico sulla Sicurezza, integrato e modificato dal
D.Lgs 106/2009, ha riordinato in un unico testo normativo sia i
precedenti decreti legislativi di attuazione delle direttive europee
(vedi il noto D.Lgs 626/94) sia le norme di igiene e sicurezza
introducendo anche importanti novità.
Il Testo Unico prescrive misure per la tutela della salute e della
sicurezza dei lavoratori in tutti i settori di attività, sia pubblici sia
privati. Conta di 13 titoli e 51 allegati.
Titolo I
Disposizioni
Generali
Titolo II
Luoghi di
Lavoro
Titolo III
Attrezzature
e DPI
Titolo IV
Cantieri
Temporanei
e Mobili
Titolo V
Segnaletica
di Salute e
Sicurezza Sul
Lavoro
Titolo VI
Movimentazione
dei Carichi
Titolo VII
Videoterminali
Titolo VIII
Agenti
Fisici
Titolo IX
Sostanze
Pericolose
Titolo X
Esposizione ad
Agenti Biologici
Titolo XI
Protezione da
Atmosfere
Esplosive
Titolo XII
Disposizioni
diverse
in materia
penale e di
procedura
penale
Titolo XIII
Norme Transitorie e Finali
Definizioni
Nell’articolo 2 del D.Lgs. 81/08 sono riportate le seguenti definizioni:
lavoratore “persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale,
svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un datore di
lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di
apprendere un mestiere, un’arte o una professione, esclusi gli addetti ai
servizi domestici e familiari. omissis Al lavoratore così definito è
equiparato……omissis….. l'allievo degli istituti di istruzione ed universitari e
il partecipante ai corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di
laboratori, attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici,
ivi comprese le apparecchiature fornite di videoterminali limitatamente ai
periodi in cui l'allievo sia effettivamente applicato alla strumentazioni o ai
laboratori in questione; omissis”
datore di lavoro “il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il
lavoratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l'assetto
dell'organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria
attività, ha la responsabilità dell'organizzazione stessa o dell'unita'
produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa. omissis”
dirigente “persona che, in ragione delle competenze professionali e di
poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell'incarico
conferitogli, attua le direttive del datore di lavoro organizzando
l'attività lavorativa e vigilando su di essa;”
preposto “persona che, in ragione delle competenze professionali e nei
limiti di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell'incarico
conferitogli, sovrintende all’attività lavorativa e garantisce l'attuazione
delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte
dei lavoratori ed esercitando un funzionale potere di iniziativa;”
responsabile del servizio di prevenzione e protezione “persona in
possesso delle capacità e dei requisiti professionali di cui all'articolo 32
designata dal datore di lavoro, a cui risponde, per coordinare il servizio
di prevenzione e protezione dai rischi;”
addetto al servizio di prevenzione e protezione “persona in possesso
delle capacità e dei requisiti professionali di cui all'articolo 32, facente
parte del servizio di prevenzione e protezione;”
medico competente “medico in possesso di uno dei titoli e dei
requisiti formativi e professionali di cui all'articolo 38, che collabora,
secondo quanto previsto all'articolo 29, comma 1, con il datore di
lavoro ai fini della valutazione dei rischi ed è nominato dallo stesso per
effettuare la sorveglianza sanitaria e per tutti gli altri compiti di cui al
presente decreto;”
rappresentante dei lavoratori per la sicurezza “persona eletta o
designata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli
aspetti della salute e della sicurezza durante il lavoro;”
servizio di prevenzione e protezione dai rischi “insieme delle persone,
sistemi e mezzi esterni o interni all'azienda finalizzati all'attività di
prevenzione e protezione dai rischi professionali per i lavoratori;
sorveglianza sanitaria “insieme degli atti medici, finalizzati alla tutela dello
stato di salute e sicurezza dei lavoratori, in relazione all'ambiente di lavoro,
ai fattori di rischio professionali e alle modalità di svolgimento dell'attività
lavorativa;
Misure generali in materia di tutela della salute e della
sicurezza sul lavoro
Nell’articolo 15 del D.Lgs. 81/08 sono indicate le misure generali di tutela
della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro. Di seguito
sono riportate alcune delle azioni principali nell’ordine in cui devono
essere eseguite:
SOGGETTI COINVOLTI NELL’ORGANIZZAZIONE DELLA
SICUREZZA SUL LUOGO DI LAVORO
Datore di lavoro, Dirigenti, preposti, Lavoratori,
Responsabile del Servizio di prevenzione e protezione,
Medico Competente, Rappresentante dei lavoratori per la
sicurezza. Alcuni dei loro obblighi sono i seguenti:
coadiuvato
dal SPP
Datore di Lavoro
Datore di lavoro
e Dirigenti
VALUTAZIONE DI TUTTI I RISCHI
PROGRAMMAZIONE DEGLI OPPORTUNI INTERVENTI DI PREVENZIONE
Preposti
ELIMINAZIONE DEI RISCHI O dove ciò non sia possibile RIDUZIONE AL MINIMO
I RISCHI DEVONO ESSERE RIDOTTI ALLA FONTE
SOSTITUZIONE DI CIÒ CHE È PERICOLOSO CON CIÒ CHE NON LO È
LIMITAZIONE DEL NUMERO DEI LAVORATORI ESPOSTI
CONTROLLO SANITARIO
INFORMAZIONE E FORMAZIONE
Servizio
Prevenzione e
Protezione
Valutare di tutti i rischi
Redigere il Documento di Valutazione dei
Rischi (DVR)
Nominare il Medico Competente
Assegnare mansioni
Scegliere e mettere a disposizione i
dispositivi di protezione individuale
(DPI)
Informare e Formare i Lavoratori
Adottare le misure necessarie ai fini
della prevenzione incendi e del primo
soccorso, ecc.
Sovrintendere
e
vigilare
sull’osservanza da parte dei singoli
lavoratori dei loro obblighi di legge
e delle disposizioni aziendali in
materia di salute e sicurezza sul
lavoro;
Verificare che solo i lavoratori
opportunamente istruiti accedano
alle zone in cui vi siano pericoli
gravi e specifici
Informare
opportunamente
i
lavoratori esposti ad un rischio
circa il rischio stesso e i
comportamenti da assumere in
materia di prevenzione, ecc.
Elaborare le misure preventive e
protettive
Elaborare le procedure di sicurezza
Proporre i programmi di informazione
e formazione dei lavoratori, ecc.
Medico Competente
Rappresentanti dei
lavoratori per la
sicurezza (RLS)
Collaborare con il SPP alla valutazione
dei rischi e alla programmazione della
sorveglianza sanitaria;
Effettuare la sorveglianza sanitaria e
istituire, aggiornare e custodire una
cartella sanitaria e di rischio per ogni
lavoratore, ecc.
È consultato in ordine alla valutazione
dei rischi
È consultato sulla designazione di RSPP,
ASPP,
addetti
primo
soccorso,
prevenzione incendi, ecc.
Lavoratori
Ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute e sicurezza
e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui
ricadono gli effetti delle sue azioni o omissioni, conformemente alla
sua formazione, alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di
lavoro.
I Lavoratori devono
contribuire, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e ai preposti,
all'adempimento degli obblighi previsti a tutela della salute e
sicurezza sui luoghi di lavoro;
osservare le disposizioni impartite;
utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze e
preparati pericolosi, i mezzi di trasporto nonché i dispositivi di
sicurezza;
non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non
sono di sua competenza ovvero che possono compromettere la
sicurezza propria o di altri lavoratori;
partecipare ai programmi di formazione e di addestramento
organizzati dal datore di lavoro;
sottoporsi ai controlli sanitari.
Per il Lavoratore è un DIRITTO
verificare l’effettiva applicazione delle misure di prevenzione
a tutela della salute, tramite il proprio rappresentante per la
sicurezza
ottenere adeguate informazioni
ricevere un’adeguata formazione
Sorveglianza sanitaria
La sorveglianza sanitaria è effettuata dal medico competente:
nei casi previsti dalla normativa vigente;
qualora il lavoratore ne faccia richiesta e la stessa sia
ritenuta, dal medico competente, correlata ai rischi lavorativi.
La sorveglianza comprende:
visita medica preventiva
visita medica periodica
visita medica periodica su richiesta del lavoratore
visita medica in occasione del cambio della mansione;
visita medica alla cessazione del rapporto di lavoro.
utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione;
segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente e al
preposto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui sopra nonché
le eventuali condizioni di pericolo adoperandosi nell’ambito delle
proprie competenze e possibilità per eliminare o ridurre tali pericoli;
non rimuovere o modificare senza autorizzazione i dispositivi di
sicurezza o di segnalazione o di controllo;
L’esito della sorveglianza sanitaria viene espresso in un giudizio di:
idoneità
oppure
Idoneità parziale
temporanea
o
permanente
oppure
Inidoneità
temporanea
o
permanente
Soggetti coinvolti e categorie di riferimento
Le categorie di riferimento nell’Università del Salento sono state
individuate con il Regolamento di Ateneo per l’attuazione delle norme per
la sicurezza e la salute dei lavoratori (legge 626/94) prot.n. 1029 del 9
maggio 2007 in attuazione del D.I. 363/98.
Datore di lavoro
Lavoratore
Dirigente
LA SEGNALETICA DI SICUREZZA
Il D. Lgs 81/08 stabilisce nei sui articoli ed allegati (art.161-165, allegati
XXIV-XXXII) quale e come deve essere la segnaletica di sicurezza.
Eccone alcuni esempi:
SEGNALI DI DIVIETO
RETTORE
Personale docente, ricercatore, tecnico e
amministrativo. Studenti dei corsi universitari,
dottorandi, specializzandi, tirocinanti, borsisti
e soggetti ad essi equiparati.
Presidi di Facoltà Direttori di Dipartimenti, di
Centri e Biblioteche autonome, Direttore
Amministrativo
Vietato fumare
o usare
fiamma libera
presidenti dei corsi di laurea, direttori delle
scuole di dottorato, responsabili di uffici,
officine, biblioteche, laboratori ecc.
Divieto di
spegnere con
acqua
Vietato
utilizzare
cellulari
SEGNALI DI AVVERTIMENTO
Sostanze
corrosive
Materiali
radioattivi
Responsabile dell’attività di ricerca: soggetto che,
individualmente o come coordinatore di gruppo, svolge attività
didattiche o di ricerca in laboratorio
Preposto
Vietato
fumare
Sostanze
velenose
Rischio biologico
SEGNALI DI PRESCRIZIONE
Protezione
obbligatoria per
occhi
Protezione
obbligatoria del
viso
Protezione
obbligatoria
dell’udito
Guanti di
protezione
obbligatori
SEGNALI DI SALVATAGGIO O SOCCORSO
SEGNALI DI ATTREZZATURE ANTINCENDIO
Situazioni di pericolo che possono essere presenti in un
laboratorio chimico-biologico
Le situazioni di pericolo che possono essere presenti in un
laboratorio chimico-biologico,
per le quali il D.Lgs. 81/08
prevede particolari norme di tutela, sono legate all’uso di
videoterminali, sostanze chimiche, sostanze cancerogene e
mutagene, agenti biologici e bombole di gas compressi.
Un’altra fonte di pericolo è rappresentata dall’uso di sorgenti di
radiazioni ionizzanti le cui normativa di riferimento è il D.Lgs.
230/95 mod. e integr. dal D.Lgs. 241/00.
D.Lgs. 81/2008 TITOLO IX
D.Lgs. 81/2008
TITOLO VII
Capo I- Protezione da agenti chimici
“Campo di applicazione”:
Tutte le attività lavorative che comportano l’uso
attrezzature munite di videoterminali, tranne:
• posti di guida di veicoli o macchine
• sistemi informatici a bordo di un mezzo di trasporto
• sistemi informatici destinati all’utilizzazione da parte del pubblico
• macchine calcolatrici, registratori di cassa ecc.
• macchine di videoscrittura senza schermo separato
di
“Definizioni”:
• Videoterminale: uno schermo alfanumerico o grafico a prescindere
dal tipo di procedimento di visualizzazione utilizzato
• Posto di lavoro: l’insieme che comprende le attrezzature munite di
videoterminale
• Lavoratore: il lavoratore che utilizza un’attrezzatura munita di
videoterminale, in modo sistematico e abituale, per almeno 20 ore
settimanali dedotte le interruzioni (pause o cambiamento di attività).
Schermo
perpendicolare
alla finestra
Lo spazio sul piano di lavoro deve
consentire l’appoggio degli
avambracci
Se sussiste questo tipo di rischio il D.L. ha l’obbligo di sottoporre i
lavoratori a sorveglianza sanitaria
Sostanze Pericolose
Uso di attrezzature munite di videoterminali
Finestra equipaggiata
con frangisole a
distanza corretta
“Obblighi del datore di lavoro”
Nell’effettuare la valutazione dei rischi di cui all’art. 28, deve analizzare i
posti di lavoro con particolare riguardo:
•ai rischi per la vista e per gli occhi
•ai problemi legati alla postura e all’affaticamento fisico e mentale
•alle condizioni ergonomiche e di igiene ambientale
Idonea attrezzatura per eliminare il
fastidio prodotto da riflessi sullo
schermo
Schienale
regolabile in
altezza e
inclinazione
Sedile
regolabile in
altezza
“Campo di applicazione”
Tutte le attività nelle quali i lavoratori sono o possono essere
esposti a rischi per la salute e la sicurezza che derivano, o
possono derivare, dagli effetti di agenti chimici presenti sul
luogo di lavoro o come risultato di ogni attività lavorativa che
comporti la presenza di agenti chimici
I pericoli derivanti da agenti chimici possono riguardare:
ü la sicurezza dell’individuo (incendio, esplosione, corrosione)
ü la salute (effetti acuti o cronici)
ü l’ambiente naturale
Classificazione vecchia e nuova.
La vecchia classificazione delle sostanze chimiche
ne
prevedeva l’inserimento nelle seguenti categorie di pericolo:
Definizione
TOSSICI: rientrano in questa categoria
sostanze e preparati che in caso di
inalazione, ingestione o penetrazione
cutanea, in piccole quantità, possono
essere letali oppure provocare lesioni
acute o croniche.
NOCIVI: rientrano in questa categoria
sostanze e preparati che in caso di
inalazione, ingestione o penetrazione
cutanea possono essere letali oppure
provocare lesioni acute o croniche.
Pittogramma
Definizione
Pittogramma
IRRITANTI: rientrano in questa
categoria sostanze e preparati che
possono produrre al contatto diretto,
prolungato o ripetuto con la pelle o le
mucose una reazione infiammatoria.
CORROSIVI: rientrano in questa
categoria sostanze e preparati che a
contatto con tessuti vivi possono
esercitare un’azione distruttiva.
R41
Rischio di gravi lesioni oculari
R49
Può provocare il cancro per inalazione
R48/20/21/22
Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di
esposizione prolungata per inalazione, a contatto con la pelle e per ingestione
Frasi S:
S1
S21
S24
S30
Conservare sotto chiave
Non fumare durante l’impiego
Evitare il contatto con la pelle
Non versare acqua sul prodotto
ESPLOSIVI: rientrano in questa
categoria sostanze e preparati che
anche senza l’azione dell’ossigeno
atmosferico
possono
esplodere,
detonare o deflagrare.
COMBURENTI: rientrano in questa
categoria sostanze e preparati che a
contatto
con
altre
sostanze,
soprattutto
se
infiammabili,
provocano una forte reazione
esotermica.
INFIAMMABILI: rientrano in questa
categoria moltissime sostanze e
preparati che a contatto con l’aria, a
temperatura
ambiente,
possono
infiammarsi.
PERICOLOSI
PER
L’AMBIENTE:
rientrano in questa categoria sostanze
e preparati che qualora si diffondano
nell’ambiente presentano o possono
presentare rischi immediati o differiti
per una o più componenti ambientali.
Esempio di etichettatura UE
Sull’etichetta compaiono dei codici alfanumerici: sono le frasi di rischio (frasi
R) e le frasi di sicurezza (frasi S). A ciascuna delle combinazioni R + numero o S
+ numero corrisponde per convenzione una frase come nell’esempio riportato
di seguito:
FRASI R:
R1
Esplosivo allo stato secco
R17
Spontaneamente infiammabile all’aria
R37
Irritante per le vie respiratorie
R: 9-23/24/25-3420
S:17-26-27-2836/37/39-45
NaClO2
ALDRICH
Natriumchlorit
Sodium chlorite
100g
Clp e Ghs
Con il Regolamento europeo n. 1272/2008/Ce, denominato Clp
(Classification, labelling and packaging) sono state introdotte
nuove regole per la classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio
delle sostanze e delle miscele pericolose a tutela della salute di
persone e ambiente. Tale regolamento entrato in vigore dal 2009
sarà pienamente attuativo nel 2015.
Il regolamento CLP rappresenta lo strumento che consente
l’applicazione all’interno della Comunità europea del Sistema
mondiale armonizzato di classificazione ed etichettatura delle
sostanze chimiche, denominato Ghs (Globally harmonised system),
sviluppato dall’Onu.
Questa classificazione suddivide le sostanze chimiche in classi di
pericolo di cui 16 relative ai pericoli chimico/fisici, 10 ai pericoli
per la salute e 2 ai pericoli per l’ambiente.
Pericoli per la salute
1.Tossicità acuta
2.Corrosione/irritazione sulla pelle
3.Grave danno oculare/Irritazione oculare
4.Sensibilizzazione respiratoria o cutanea
5. Mutagenicità per le cellule germinali
6. Carcinogenicità
7.Tossicità riproduttiva
8.Tossicità specifica per organi bersaglio (esposizione
singola)
9.Tossicità specifica per organi bersaglio (esposizione
ripetuta)
10.Pericolo in caso di aspirazione
Pericoli chimico-fisici
1. Esplosivi
2. Gas infiammabili
3. Aerosol infiammabili
4. Gas comburenti
5. Gas sotto pressione
6. Liquidi infiammabili
7. Solidi infiammabili
8. Sostanze e miscele autoreattive
9. Liquidi piroforici
10. Solidi piroforici
11. Sostanze e miscele autoriscaldanti
12. Sostanze e miscele che, a contatto con l’acqua, sviluppa
gas infiammabili
13. Liquidi comburenti
14. Solidi comburenti
15. Perossidi organici
16. Corrosivi per i metalli
Pericolo per l’ambiente acquatico
Sono state anche introdotte modifiche alle frasi di rischio. Le
frasi R sono sostituite dalle indicazioni di pericolo, Hazard
statements, indicate con la lettera H seguita da numeri a tre
cifre e le frasi S sono sostituite dai consigli di prudenza,
Precautionary Statements, rappresentati dalla lettera P e da
un codice a tre cifre (suddivisi in quattro tipologie:
prevenzione, reazione, conservazione e smaltimento).
Tutte le sostanze chimiche e le loro miscele devono essere
accompagnate dalla corrispondente scheda di dati di sicurezza SDS
(Safety Data Sheet) che rappresenta il documento tecnico più
significativo, in quanto contiene le informazioni necessarie sulle
proprietà fisico-chimiche, tossicologiche e di pericolo per
l'ambiente necessarie per una corretta e sicura manipolazione.
Sostanze Pericolose
D.Lgs. 81/2008 TITOLO IX
Capo II - Protezione da agenti cancerogeni e mutageni
I cancerogeni sono tutti quegli agenti che inducono il cancro
o che sono in grado di aumentarne la frequenza di
insorgenza in una popolazione esposta.
I mutageni sono sostanze e preparati che in caso di
inalazione, ingestione o penetrazione cutanea possono
produrre difetti genetici ereditari o aumentarne la
frequenza.
La classificazione della CE (direttiva 93/21/CEE) suddivide
le sostanze cancerogene in tre categorie:
Categoria 1: sostanze note per gli effetti cancerogeni
sull’uomo. Esistono prove sufficienti per stabilire un nesso
causale tra l’esposizione e lo sviluppo della neoplasia.
Simbolo T+;
Frasi di rischio:
R45 (può provocare il cancro)
R49 (può provocare il cancro per inalazione)
Categoria 2: sostanze che dovrebbero considerarsi
cancerogene per l’uomo.
Esistono elementi sufficienti per ritenere verosimile che
l’esposizione possa determinare l’insorgere della neoplasia
in generale sulla base di:
- adeguati studi a lungo termine effettuati sugli animali
- altre informazioni specifiche.
Simbolo T;
Frasi di rischio:
R45 (può provocare il cancro)
R49 (può provocare il cancro per inalazione)
Categoria 3: sostanze da considerarsi con sospetto per i
possibili effetti cancerogeni sull’uomo. Le informazioni
disponibili non sono sufficienti per stabilire la correlazione
diretta tra es posizione e comparsa della neoplasia.
Simbolo Xn
Frasi di rischio:
R40 (possibilità di effetti cancerogeni-prove insufficienti)
Le sostanze mutagene sono suddivise in:
Categoria 1: sostanze note per gli effetti mutageni sull’uomo.
Esistono prove sufficienti per stabilire un nesso causale tra
l’esposizione e lo sviluppo di alterazioni genetiche ereditarie
Simbolo: T+
Frasi di rischio:
R46 (può provocare alterazioni genetiche ereditarie)
Categoria 2: sostanze che dovrebbero considerarsi mutagene
per l’uomo.
Esistono elementi sufficienti per ritenere verosimile che
l’esposizione possa provocare lo sviluppo di alterazioni genetiche
ereditarie, in generale sulla base di:
- adeguati studi a lungo termine effettuati sugli animali
- altre informazioni specifiche.
Simbolo: tossico (T)
Frasi di rischio:
R46 (può provocare alterazioni genetiche ereditarie)
Categoria 3: sostanze da considerarsi con sospetto per i
possibili effetti cancerogeni sull’uomo. Le informazioni disponibili
non sono sufficienti per stabilire la correlazione diretta tra es
posizione e comparsa della neoplasia.
Simbolo Xn
Frasi di rischio:
R68 (può provocare effetti irreversibili)
Attuale etichettatura UE
R45 può provocare il cancro
R49 può provocare il cancro per inalazione
R46 può provocare alterazioni genetiche
ereditarie
R40 possibiltà di effetti cancerogeni
Etichettatura Gsh
•Può provocare il cancro/sospetto di
•Può provocare alterazioni genetiche/sospetto
•Può provocare effetti tossici al sistema riproduttivo
•Provoca/può provocare danni a organi target
Alcuni degli Organismi, Enti e Istituzioni Scientifiche impegnate nella
definizione di un programma internazionale di valutazione del potenziale
cancerogeno di sostanze e preparati chimici:
Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC)
Commissione Consultiva Tossicologica Nazionale - Italia (CCTN)
National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSCH)
American Conference of Govermental Industrial Hygienists (ACGIH)
Una banca dati di sostanze cancerogene è consultabile sul sito web del
Se.Si.Ge.R. all’indirizzo https://www.disteba.unisalento.it/sesiger al link Banca
dati cancerogeni.
Quando si manipolano sostanze cancerogene e/o mutagene, non è
possibile attribuire un valore limite di concentrazione al di sotto del
quale vi sia la garanzia assoluta di non correre rischi, in quanto non ci
sono prove certe per escludere che l’azione di queste sostanze possa
manifestarsi anche in seguito ad una singola dose a bassissima
concentrazione.
Questa considerazione è molto dibattuta…….infatti è pur vero che
nell’organismo umano esistono meccanismi in grado di riparare un danno
genomico prodotto da un agente genotossico, attualmente però,
nonostante l’impiego di test sperimentali su numeri elevatissimi di
animali (25.000 topi) non è stata dimostrata l’esistenza di una dose
soglia.
PRINCIPALI OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO in caso di potenziale esposizione
a sostanze cancerogene e/o mutagene in ambito professionale :
•sostituzione dell’agente cancerogeno e/o mutageno
•ricorso ad un sistema chiuso
•riduzione dell’esposizione
•valutazione del rischio
•istituzione del registro degli esposti
•informazione e formazione
Qual’ora la valutazione abbia accertato (o non abbia escluso) la possibilità di un
rischio per la salute devono essere attivati la sorveglianza sanitaria e il Registro
degli esposti.
Protezione da agenti biologici
D.Lgs. 81/2008 TITOLO X
Agente biologico di gruppo 3
(elevato rischio individuale,
basso rischio collettivo)
Un agente biologico che può causare malattie
gravi in soggetti umani e costituisce un serio
rischio per i lavoratori ; l’agente biologico può
propagarsi nella comunità ma di norma sono
disponibili efficaci misure profilattiche o
terapeutiche.
Agente biologico di gruppo 4
(elevato rischio individuale e
collettivo)
Un agente biologico che può provocare malattie
gravi in soggetti umani e costituisce un serio
rischio per i lavoratori e può presentare un
elevato rischio di propagazione nella comunità;
non sono disponibili, di norma, efficaci misure
profilattiche o terapeutiche.
“Campo di applicazione”
Tutte le attività nelle quali vi è rischio di esposizione ad agenti biologici
“Definizioni”
Agente biologico: qualsiasi microrganismo anche se geneticamente modificato,
coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni,
allergie o intossicazioni.
L’esposizione ad agenti biologici può essere dovuta ad un:
USO DELIBERATO: isolamento coltura o trattamento di agenti
biologici a scopi diagnostici (es. laboratori di microbiologia) oppure ad
un’ ESPOSIZIONE POTENZIALE: presenza di microrganismi, senza la
deliberata intenzione di farne oggetto di attività lavorativa; in questo
caso deve essere valutata la probabilità di esposizione (es. sedi
collettive di servizi o di lavoro piuttosto che attività dei V.V.F.F.)
La classificazione degli agenti biologici viene fatta in base alla
loro pericolosità per l’uomo valutando quattro caratteristiche:
Infettività = Capacità di sopravvivere alle difese dell’ospite e di
moltiplicarsi in esso (penetrazione e moltiplicazione)
Patogenicità = Capacità di produrre malattia a seguito di infezione
(produzione di malattia)
Trasmissibilità = Capacità di essere trasmesso da un soggetto
portatore o malato ad un soggetto non infetto (contagio di soggetti
suscettibili)
Neutralizzabilità = Disponibilità di efficaci terapie o misure
profilattiche (vaccini) per prevenire la malattia
Classificazione secondo il D.Lgs. 81/08
Agente biologico di gruppo 1
(nessuno o basso rischio
individuale e collettivo)
Agente biologico di gruppo 2
(moderato rischio individuale,
limitato rischio collettivo)
Un agente che con poca probabilità è causa di
malattie in soggetti umani
Un agente biologico che può causare malattie in
soggetti umani e costituire un rischio per i
lavoratori; è poco probabile che si propaghi nella
comunità; sono disponibili efficaci misure
profilattiche o terapeutiche
L’elenco degli agenti biologici classificati è riportato nell’allegato
XLVI del D. Lgs. 81/2008
L’uomo è continuamente esposto ai microrganismi presenti nell’aria;
l’incontro con i microrganismi potenzialmente patogeni è quindi un evento
molto probabile. Lo sviluppo di una malattia dipende invece da molti
fattori tra cui:
• la suscettibilità dell’ospite
• la vitalità e la virulenza dei microrganismi
• il contatto con un numero adeguato di agenti infettivi
Le principali vie d’ingresso degli agenti biologici nell’organismo sono:
CUTANEA
Se integra costituisce una barriera insormontabile
per i microrganismi; bastano però lesioni anche
minime, perché l’ingresso possa avvenire
MUCOSA
E’ la più importante via di accesso dei
microrganismi patogeni nell’organismo. Le mucose
più implicate sono quelle dell’apparato
respiratorio e digerente, oltre alla mucosa genitourinaria e congiuntivale.
UMORALE
Ingresso diretto degli agenti patogeni nel torrente
circolatorio
attraverso
ferite
accidentali,
morsicature di insetti e/o animali infetti
Le situazioni di maggior rischio sono:
•formazione di aereosol in corso di
centrifugazione
ultrasonicazione
uso di provette sottovuoto
•manipolazione di campioni biologici
•esecuzione di prelievi arteriosi
•sperimentazione su animali
•allestimento, colorazione e lettura dei preparati microscopici
Le misure di sicurezza da mettere in atto per l’utilizzo, la
manipolazione e la conservazione degli agenti biologici tali da
ridurre al minimo le possibilità di contagio sono definite Misure di
contenimento.
Il contenimento evita il contatto dell’agente biologico con
l’operatore: l’interruzione del contenimento può portare al contagio.
Le misure generali di contenimento sono:
üdisinfezione e sterilizzazione
üuso di DPI
üisolamento dei laboratori
üuso di cappe biologiche
üraccolta trattamento e smaltimento dei rifiuti contaminati
Esempio di misure di contenimento per i livelli di 2,3,4 All.
XLVII D.Lgs. 81/2008
Misure di contenimento
Livelli di contenimento
La zona di lavoro deve essere separata da
qualsiasi altra attività nello stesso edificio
2 No
3 racc.
4 Si
L'aria immessa nella zona di lavoro e l'aria
estratta devono essere filtrate attraverso un
ultra-filtro (HEPA) o un filtro simile
2 No
3 Si sull’aria estratta
4 Si sull’aria immessa e su
quella estratta
L'accesso deve essere limitato alle persone
autorizzate
2 racc.
3 Si
4 Si attraverso una camera di
compensazione
I materiali infetti, compresi gli animali,
devono essere manipolati in cabine di
sicurezza, isolatori o altri adeguati
contenitori
2 Ove opportuno
3 Si quando l’infezione è
veicolata dall’aria
4 Si
Ad integrazione di quanto previsto dall’allegato XLVII del D.Lsg. 81/2008
è necessario considerare che:
anche quando l’agente biologico è di gruppo 1 può provocare allergie
pertanto occorre
• Evitare l’accumulo delle esposizioni
• Prevenire la formazione di aereosol
• Effettuare la pulizia quotidiana dei locali di lavoro
• Indossare i dispositivi di protezione individuali (DPI)
• Curare l’igiene delle mani con detergenti adatti
• Prevenire la fuoriuscita di microrganismi all’esterno del laboratorio
per gli agenti biologici di gruppo 2 Valgono le misure indicate per il
gruppo 1 ed inoltre:
• Le operazione che possono produrre aereosol vanno effettuate sotto
cappa di sicurezza biologica di classe 1 o 2
• Il personale esterno addetto alle pulizie non deve entrare in contatto
con le attrezzature di laboratorio
• Deve essere predisposto un programma di sorveglianza sanitaria degli
esposti
Per gli agenti biologici di gruppo 3 valgono le misure indicate per i gruppi
1 e 2 ed inoltre:
• Occorre mantenere il laboratorio in pressione negativa rispetto
all’ambiente esterno
• Le finestre devono essere sigillate
• Devono essere utilizzati DPI idonei
• Le zone adibite a laboratorio devono essere debitamente segnalate
Per gli agenti biologici di gruppo 4 valgono le misure indicate per i gruppi
1, 2 e 3 ed inoltre:
• Le operazioni vanno effettuate sotto cappa di sicurezza di classe 3 o 4
• L’accesso al laboratorio deve essere effettuato sempre almeno in due
persone
• Deve esistere un accesso a doppia porta e chiusura ermetica
• L’aria in uscita deve essere filtrata da almeno due filtri HEPA
• All’interno del laboratorio il personale deve indossare esclusivamente
indumenti dedicati
Dispositivi di protezione collettiva
Il controllo della contaminazione particellare si ottiene invece
utilizzando “cappe a flusso laminare” o “cappe biologiche”:
CAPPE CHIMICHE
CAPPE STERILI A FLUSSO LAMINARE
CAPPE DI SICUREZZA BIOLOGICA (Biohazard)
Flusso laminare: flusso unidirezionale formato da filetti di aria sterile, paralleli
tra loro che si muovono tutti alla stessa velocità, generalmente di 0,5 m/sec,
generando una corrente d’aria omogenea, senza turbolenze. I filetti di aria sterile
trascinano lontano dall’area di lavoro i contaminanti ed evitano la formazione di
vortici. Il flusso di aria è sterile perché filtrato attraverso filtri HEPA.
Le contaminazioni dell’aria possono essere di due tipi:
üpresenza di vapori e gas;
üpresenza di particelle solide in sospensione.
In presenza di una contaminazione dell’aria dovuta a vapori e gas tutte
le operazioni devono essere effettuate sotto cappe cosiddette
“chimiche” :
dispositivi di aspirazione localizzata con cui l’aria in prossimità del piano
di lavoro viene continuamente risucchiata da un sistema di aspirazione
elettromeccanico e subito espulsa all’esterno attraverso un condotto
isolato.
Gli inquinanti aerodispersi vengono quindi aspirati e convogliati
all’esterno con o senza filtraggio.
Classe norma
americana SAMA
(Scientific
Apparatus Markers
Association- USA)
Grado di tossicità
Velocità frontale
(m/s)
TLV
mg/Nm3
Altezza
dell’apertura
frontale (cm)
La pericolosità dell’esposizione ad una sostanza chimica viene indicata
con un indice che è detto valore limite di soglia (TLV). Esso indica la
concentrazione media massima a cui può essere esposto un lavoratore in
un fissato intervallo di tempo. Più piccolo è il valore di TLV maggiore
deve essere la velocità frontale dell’aria della cappa da utilizzare come
indicato nella tabella:
Tossicità trascurabile.
Attività didattica
40
0,4
A
<300
Tossicità moderata
40
0,5
B
<50
Moderata radioattività
e/o sostanze
cancerogene
40
0,7
C
<1
Elevatissima tossicità
e/o sostanze
cancerogene
>300
GLOVE BOX
Filtri HEPA (High Efficiency Particulate Air): fogli di microfibre di vetro ripiegati
più volte per aumentare la superficie filtrante. Hanno un’efficienza, espressa
come “capacità di trattenere particelle di 0,3 mm di diametro” compresa tra
99,97% e 99,99%. In realtà l’efficienza è anche superiore perché l’aria,
attraversando il filtro in un sol senso lo carica elettrostaticamente e quindi si
può dire che i filtri HEPA trattengono praticamente tutti i contaminanti presenti
nell’aria rendendola sterile.
Le cappe di sicurezza biologica Biohazard in base ai requisiti dettati
da normative internazionali
vengono distinte in 3 classi cui
corrispondono livelli di sicurezza diversi. Nelle figure sono
schematizzati la posizione dei filtri e la direzione del flusso di aria.
Cappe biologiche di classe I
Cappe biologiche di classe IIA
Vengono utilizzate per microrganismi
di gruppo 2 0 3
filtro HEPA
filtri HEPA
aria aspirata
aria aspirata
Cappe biologiche di classe III :
üsono provviste di una chiusura totale ermetica;
üfunzionano a pressione negativa
üle manipolazioni all’interno della cappa sono consentite da due o più guanti di
gomma incorporati nella struttura della cappa;
ühanno un filtro HEPA sull’aria in ingresso;
üun doppio filtro HEPA sull’aria in uscita;
üpermettono la protezione totale del campione e dell’ambiente e dell’operatore
üdevono essere utilizzate con microrganismi di gruppo 4.
Come utilizzare una cappa biologica
1)Assicurarsi che la cappa di sicurezza sia adeguata al tipo di
microrganismo da trattare.
2) Far funzionare il monoventilatore almeno 10’ prima di iniziare a
lavorare, in modo da far stabilizzare il flusso laminare, e 10’ dopo l’uso,
per allontanare eventuali areosol formatisi.
3) Evitare di introdurre nuovo materiale sotto cappa dopo aver iniziato il
lavoro.
4) Non ingombrare il piano di lavoro con materiale non indispensabile.
5) Limitare l’uso di becchi bunsen che possono alterare il flusso laminare
e rovinare i filtri HEPA.
6) Spegnere sempre la lampada UV in presenza dell’operatore.
7) Evitare movimenti bruschi degli avambracci all’interno della cappa.
8) Eseguire tutte le operazioni il più possibile verso il fondo del piano di
lavoro.
9) Rimuovere immediatamente dal piano di lavoro fuoriuscite o
versamenti di materiale biologico.
10) Il materiale potenzialmente infetto o contaminato deve essere
estratto dalla cappa in contenitori chiusi ed a tenuta, perfettamente
puliti ed etichettati con il segnale di rischio biologico. Le
apparecchiature prima di essere rimosse dalla cappa devono essere
disinfettate.
USO di BOMBOLE CONTENENTI GAS COMPRESSI
USO di BOMBOLE CONTENENTI GAS COMPRESSI
Le ogive delle bombole sono colorate in modo diverso e specifico in
funzione del rischio principale associato al tipo di gas in esse
contenuto. Solo per i gas più comuni sono previsti colori specifici.
La codifica dei colori secondo la nuova normativa (entrata in vigore nel
1999) è individuato con la lettera maiuscola "N" riportata in 2 posizioni
diametralmente opposte sull'ogiva.
La colorazione riguarda solo l'ogiva delle bombole, in generale il corpo
della bombola può essere dipinto di qualsiasi colore che non comporti il
pericolo di erronee interpretazioni.
Sull’ogiva devono essere riportati:
•Nome del gas
•Numero di serie del contenitore
•Nome della ditta produttrice
•Pressione massima per la quale è
collaudata
•Pressione alla quale viene caricata
•Volume interno
•Data di revisione
1) Un recipiente di gas deve essere messo in uso solo se il suo
contenuto risulta chiaramente identificabile.
2) Il contenuto va identificato in modo chiaro
3) E’ importante quindi che l'utilizzatore non cancelli o renda
illeggibili scritte, non asporti etichette, decalcomanie, cartellini
applicati sui recipienti dal fornitore per l'identificazione del gas
contenuto.
4) I recipienti contenenti gas devono essere stoccati in luoghi adatti.
5) E’ vietato immagazzinare in uno stesso luogo recipienti contenenti
gas tra loro incompatibili.
6) E’ necessario altresì evitare lo stoccaggio dei recipienti in luoghi
ove si trovino materiali combustibili o sostanze infiammabili.
7) Nei luoghi di deposito devono essere tenuti separati i recipienti
pieni da quelli vuoti, utilizzando adatti cartelli murali per
contraddistinguere i rispettivi depositi di appartenenza.
8) Durante l'uso o nei luoghi di deposito i recipienti devono essere
tenuti in posizione verticale ed assicurati alle pareti o a un qualsiasi
supporto solido con catenelle od altro mezzo idoneo, per evitarne il
ribaltamento, salvo che la forma del recipiente ne assicuri la
stabilità
9) E' vietato usare le bombole orizzontali o capovolte
10) Una volta assicurato il recipiente si può togliere il cappellotto di
protezione della valvola.
11)Quando il recipiente non è utilizzato le valvole devono essere
sempre tenute chiuse
12)L'apertura della valvola dei recipienti deve avvenire gradualmente
e lentamente.
13)Non usare mai chiavi od altri attrezzi per aprire o chiudere
valvole munite di volantino. Se le valvole risultano dure ad aprirsi o
grippate per motivi di corrosione, o se la valvola o il raccordo
appaiono danneggiati, contattare il fornitore per istruzioni ed
evitare di utilizzare il gas.
14)Prima di restituire un recipiente vuoto, assicurarsi che la valvola
sia ben chiusa, avvitare l'eventuale tappo cieco sul bocchello della
valvola e rimettere il cappellotto di protezione. Lasciare sempre una
leggera pressione positiva all'interno del recipiente.
15) I recipienti devono essere maneggiati con cautela
16) Non devono essere sollevati dal cappellotto, né trascinati né
fatti rotolare o scivolare sul pavimento. La loro movimentazione,
anche per brevi distanze, deve avvenire mediante carrello a mano od
altro opportuno mezzo di trasporto.
17)Per sollevare i recipienti non devono essere usati elevatori
magnetici né imbracature con funi o catene.
18)Non devono mai essere collocati dove potrebbero diventare parte
di un circuito elettrico.
USO DI sorgenti di RADIAZIONI IONIZZANTI
D.Lgs. 230/95 integrata e costituita dai decreti successivi 241/00 e
257/01.
•MACCHINE RADIOGENE
•SOSTANZE RADIOATTIVE
Tubi a raggi X per diagnostica
Microscopi elettronici
Diffrattometri e Spettrometri a fluorescenza X
Tubi RX per applicazioni particolari di ricerca
Soluzioni non sigillate di 3H, 14C, 32P, 35S, 125I, ecc.
Sali di Uranio naturale e di Torio naturale
Sorgenti di calibrazione sigillate e non
RADIOISOTOPI b EMITTENTI
3H
14C
32P
33P
35S
45Ca
63Ni
T1/2
12,35
aa
5730
aa
14,29
gg
25,5
gg
87,44
gg
163
gg
96
aa
Percorso in aria
(mm)
0,6
30
600
60
30
60
5
Percorso in
acqua (mm)
0,0052
0,29
8
0,6
0,32
0,6
0,067
schermatura
NO
NO
1 cm
plexiglas
NO
NO
NO
NO
Una sorgente radioattiva è costituita da un certo numero di atomi di
un isotopo radioattivo (o di più isotopi radioattivi) naturale o
artificiale.
La sorgente è caratterizzata dalla sua attività, che decade
esponenzialmente con tempo di dimezzamento caratteristico per ogni
singolo isotopo, e che, nel SI, si misura in
RADIOISOTOPI g EMITTENTI
Bécquérel (1 Bq =1 disintegrazione al secondo)
T1/2
ancora abbastanza usato è il
schermatura
51Cr
125I
27,7
gg
60
gg
piombo
piombo
Curie ( 1 Ci = 3,7 1010 disintegrazioni al secondo).
In un laboratorio di ricerca e didattica le radiazioni più
frequentemente utilizzate, emesse da sorgenti radioattive, sono:
le particelle alfa, le particelle beta, i raggi gamma e i raggi X.
Le particelle alfa sono nuclei di He (Z=+2).
Le particelle beta sono elettroni (b-) o positroni (β+) emessi da atomi
radioattivi.
I raggi X sono fotoni emessi nelle transizioni fra livelli atomici.
I raggi g sono fotoni emessi nelle transizioni fra livelli nucleari.
In tabella sono riportati i radioisotopi più frequentemente utilizzati in
un laboratorio chimico-biologico.
Sorgente sigillata: Radioisotopi in forma di solidi compatti non
friabili o incapsulati in capsule metalliche inattive (es.: acciaio inox)
per impedirne il rilascio e la dispersione.
I rischi lavorativi sono legati esclusivamente alla possibilità di
irraggiamento esterno
Sorgente non sigillata: Sostanze radioattive utilizzate nello stato
chimico-fisico in cui si trovano (polvere, liquido, gas) senza nessun
incapsulamento, con conseguente possibilità di loro dispersione
I rischi lavorativi sono legati sia all’irraggiamento esterno dalla
sorgente che soprattutto alla contaminazione radioattiva (è
generalmente prevalente la seconda modalità di rischio).
Unità di misura della dose assorbita:
Si definisce dose la quantità di energia assorbita (radiazione) per
grammo di tessuto, e la sua unità di misura è il Gray (Gy).
L'unità di misura della dose, relativamente al corpo umano è l'equivalente
di dose dato dal prodotto della dose per un fattore che tiene conto della
pericolosità della radiazione presa in esame (efficacia biologica relativa);
la sua unità di misura è il Sievert (Sv).
L’equivalente di dose efficace tiene conto della diversa sensibilità degli
organi del corpo umano alla penetrazione delle radiazioni, questa
grandezza è data dal prodotto dell'equivalente di dose per un fattore
legato alla radiosensibilità specifica dell'organo preso in esame.
Le zone in cui si utilizzano radiazioni ionizzanti si dicono “zone classificate”
(D.Lgs. 230/95. art. 6), e si distinguono in zone controllate e zone
sorvegliate:
•
E’ classificata come zona controllata ogni area di lavoro, delimitata e con
modalità di accesso regolamentato, in cui esiste una sorgente di
radiazioni ionizzanti, ove sussiste il rischio per i lavoratori di superare
uno qualsiasi dei seguenti valori:
6 mSv/anno per esposizione globale o di equivalente di dose efficace
45 mSv/anno per il cristallino ossia i 3/10 dei limiti per i lavoratori
esposti
150 mSv/anno per la pelle, mani, avambracci, piedi, caviglie
•
•
•
E’ classificata come zona sorvegliata ogni area di lavoro che non debba
essere classificata zona controllata, in cui sussiste il rischio per i
lavoratori che in essa operano di superamento di uno qualsiasi dei
seguenti valori:
1 mSv/anno per esposizione globale o di equivalente di dose efficace
15 mSv/anno per il cristallino
50 mSv/anno per la pelle, mani, avambracci, piedi, caviglie
•
•
Sono classificati “lavoratori esposti” i soggetti che, in ragione
dell’attività lavorativa svolta per conto del datore di lavoro, sono
suscettibili di superare in un anno solare uno o più dei seguenti valori:
a)
1 mSv di dose efficace;
b)
15 mSv di dose equivalente per il cristallino;
c)
50 mSv di dose equivalente per la pelle
calcolato in media
su 1 cm2 qualsiasi di pelle,
indipendentemente dalla superficie
esposta;
d)
50 mSv di dose equivalente per mani,
avambracci, piedi e
caviglie
I lavoratori esposti sono classificati in categoria A se sono suscettibili
di un’esposizione superiore, in un anno solare, a uno dei seguenti valori:
. 6 mSv di dose efficace;
. i tre decimi di uno qualsiasi dei limiti di dose equivalente:
per il cristallino (150 mSv in un anno solare),
per pelle, mani, avambracci, piedi e caviglie (500 mSv in un anno solare).
Inoltre:
Per il personale esposto professionalmente, o esposti di categoria A, è
obbligatoria la sorveglianza sanitaria (a cura del medico autorizzato).
L’accesso alle zone controllate è consentito al solo personale classificato
come esposto (occasionalmente o professionalmente).
Da parte del personale occasionalmente esposto o “di categoria B”, è
richiesto ai fini della sicurezza personale il massimo rispetto delle norme di
sicurezza esistenti nei locali in cui esiste rischio di esposizione; questo
significa restare nelle zone consentite, prestare attenzione ai cartelli di
segnalazione, informarsi sulle procedure da seguire in operatività e in
emergenza, utilizzare i DPI e i dosimetri, e comunque chiedere sempre
chiarimenti in caso di dubbi o perplessità.
CRITERI DI DIMINUZIONE DEL RISCHIO Da ESPOSIZIONE A
RADIAZIONI IONIZZANTI
Per la diminuzione del rischio di esposizione da radiazioni ionizzanti è
necessario tener presente che:
1) l’esposizione è proporzionale al tempo di esposizione alla sorgente;
2) l’esposizione è inversamente proporzionale al quadrato della
distanza dalla sorgente;
3) l’interposizione di opportuni materiali (schermi) tra la sorgente e
gli operatori attenua il fascio di radiazioni; se si tratta di particelle
cariche è sempre possibile arrestare completamente il fascio con uno
spessore maggiore del range delle particelle più penetranti; se si
tratta di fotoni il fascio non può essere estinto ma attenuato fino ad
intensità accettabili.
Inoltre è opportuno predisporre adeguate procedure operative:
− programmazione delle operazioni da effettuare;
− esecuzione preliminare di prove in bianco (cioè senza sorgenti);
− predisposizione di norme operative e di radioprotezione;
−accertamento
preventivo
del
corretto
funzionamento
attrezzature e dispositivi di sicurezza e protezione.
di
− effettuare un controllo ambientale per prevenire i rischi da dispersione
della contaminazione;
− nei casi di utilizzo sistematico di sorgenti non sigillate, predisporre
locali ad uso “spogliatoio” o “anticamera”, e locali per un’opportuna
sistemazione delle attrezzature;
− utilizzare DPI.
Ed inoltre osservare le seguenti norme di carattere generale:
- nei luoghi di lavoro non mangiare, non bere, non fumare;
- mantenere le attrezzature in ordine e pulite;
- osservare un’accurata igiene personale;
- indossare gli indumenti protettivi necessari prima di accedere alle
zone di lavoro;
- a fine lavoro depositare gli indumenti protettivi utilizzati negli
appositi armadietti.
NORME GENERALI DI COMPORTAMENTO IN LABORATORIO
1) Avere ben chiaro ed in forma scritta tutto lo schema delle
operazioni da svolgere prima di iniziare qualunque esperienza: non
iniziare alcun esperimento se si ha qualche dubbio in merito: programmare
tutta la sequenza delle operazioni da svolgere e preparare ordinatamente
ed in tempo tutta l'attrezzatura da usare.
2) Non prendere mai iniziative isolate ed alternative a ciò che
l'esperimento prevede: qualunque modifica va discussa preliminarmente col
docente.
3) Non ingombrare i passaggi né le porte né le zone in cui sono
presenti i mezzi antincendio: In caso di emergenza si potrebbe verificare
di dover evacuare velocemente i locali.
4) Non restare mai soli in laboratorio: un incidente anche di lieve entità
può diventare serio se si è soli e non si interviene con immediatezza e
decisione.
5) Prendere visione della posizione del quadro elettrico principale e di
quelli secondari, dei mezzi antincendio, delle porte di sicurezza, delle
valvole di controllo dell'acqua e del gas: in caso di reale pericolo, se si è
colti dal panico, è più difficile ragionare e trovare la loro posizione.
Farsi spiegare il funzionamento dei sistemi di sicurezza.
6) Lavorare in ambienti sufficientemente arieggiati: Molte reazioni
chimiche necessitano di reattivi o sviluppano prodotti volatili pericolosi
perché tossici o irritanti; è dunque necessario lavorare in ambienti in
cui tali prodotti possano diluirsi a sufficienza.
7) Avvertire sempre preventivamente il docente ed i colleghi se si è
allergici a certi prodotti chimici. Ad esempio talune persone
manifestano allergia all’aspirina e ad i suoi precursori e derivati.
8) Se per qualunque motivo si avverte un senso di malessere,
allontanarsi immediatamente dal banco di lavoro avvertendo i
colleghi vicini ed il docente.
9) Non cercare di nascondere gli effetti di un incidente anche se
ritenuto di lieve entità. La persona che subisce un infortunio talvolta
lo sottovaluta ( o lo sopravaluta) per motivi psicologici. Avvertire
sempre il docente ed i colleghi vicini. Tra l’altro, il docente è obbligato
per legge ad avvertire gli organi competenti in caso di incidente.
10) Avvertire sempre il docente ed i colleghi vicini se si intende
iniziare un’operazione che possa comportare qualche rischio
potenziale.
11) Indossare il camice: rappresenta una protezione da incendi e
sostanze pericolose e deve essere facilmente sfilabile.
12) Indossare gli occhiali di sicurezza: gli occhi sono la parte più
delicata del corpo e vanno difesi con occhiali in plastica resistente agli
urti che vanno indossati sempre perché eventuali lesioni possono
derivare non solo quando si compiono manipolazioni pericolose ma anche
come conseguenza di operazioni pericolose compiute da altre persone.
Si deve prestare particolare attenzione soprattutto quando si opera
con prodotti potenzialmente tossici, infiammabili, esplosivi o che
possono sprigionare vapori anche solo irritanti.
13) Indossare
guanti protettivi quando si opera con sostanze
pericolose: di solito sono fatti in lattice di gomma e sono monouso.
Attenzione che, soprattutto se sono bagnati, possono risultare scivolosi
per cui è più facile perdere la presa.
14) Leggere sempre con molta attenzione le etichette dei recipienti
prima di usarne il contenuto. Essere assolutamente certi
dell’identificazione della sostanza presente nel recipiente.
Manipolare o mescolare sostanze incognite può essere estremamente
pericoloso. Ogni recipiente deve portare una etichetta che identifichi
inequivocabilmente il suo contenuto almeno con il nome e/o la formula e
le precauzioni d'uso.
In caso di dubbio non usare assolutamente il contenuto di un recipiente
15) Lavorare sotto la cappa aspirante indossando anche gli occhiali di
sicurezza soprattutto quando si usano sostanze pericolose, tossiche,
solventi organici, acidi e/o alcali concentrati, o si seguono reazioni che
sviluppano gas tossici o maleodoranti o che siano esotermiche o
potenzialmente esplosive.
16) Non consumare cibi o bevande in laboratorio: il pericolo maggiore
deriva dalla possibile contaminazione del cibo o della bevanda con
sostanze tossiche. In secondo luogo è possibile che si verifichi la
contaminazione dei reattivi col cibo.
17) Non usare i recipienti adoperati per gli esperimenti per
introdurvi cibi o bevande: non è detto che essi siano perfettamente
puliti, inoltre certi residui chimici possono essere assorbiti dal vetro e
rilasciati lentamente dopo qualche tempo.
18) Non fumare: può essere causa di incendi dato che molti solventi
organici sono infiammabili.
19) Non assaggiare, né toccare assolutamente i reattivi con le
mani né annusarli: numerose sostanze sono irritanti, caustiche,
velenose, ..., e possono anche essere assorbite dalla pelle. Gli effetti
possono manifestarsi anche dopo qualche tempo.
Non seguire pertanto i cattivi esempi dati da certi protagonisti di
film, che fanno gli attori e non gli scienziati !
20) È tassativamente vietato prelevare liquidi con pipette
aspirando con la bocca: usare sempre propipette automatiche o
aspiratori in gomma perchè il liquido potrebbe finire in bocca,
soprattutto se nella pipetta si formano bolle d'aria, con conseguenze
potenzialmente drammatiche.
21) Lavarsi frequentemente ed accuratamente le mani: spesso
inavvertitamente, nonostante le precauzioni, si tocca qualche residuo
che poi potrebbe venire a contatto con la bocca o gli occhi dando
irritazioni o peggio.
22) Tenere pulito ed in ordine il proprio banco di lavoro: lasciare
sul banco solo l'attrezzatura indispensabile per lo svolgimento
dell'esperienza in corso. Alla fine dell'esperienza riporre
l'attrezzatura usata dopo averla pulita. Accertarsi di aver chiuso il
rubinetto dell'acqua e del gas, se sono stati usati.
23) Rimanere al proprio posto e muoversi solo lo stretto
indispensabile. Ciò vale soprattutto se è in corso una reazione
chimica e se si sta riscaldando qualcosa. Non girare tra i banchi e
non toccare la strumentazione che non si conosce: oltre ad esser
pericoloso e dannoso per se e per gli altri, tale fatto può causare
inconvenienti agli altri frequentatori del laboratorio.
24) Usare con attenzione la vetreria.
25) Quando si prepara una soluzione diluita di un acido o di un
idrossido, partendo da acidi o idrossidi concentrati, aggiungere
questi all' acqua lentamente ed agitando in continuazione e mai
il contrario:
prestare somma attenzione soprattutto quando si ha a che fare con
H2SO4 concentrato o con NaOH o KOH solidi: quando questi
composti vengono mescolati con H2O si sviluppa una grande quantità
di calore ed in conseguenza di ciò la soluzione si riscalda molto
velocemente (reazione esotermica). Attenzione: la soluzione può
raggiungere il punto di
ebollizione quasi istantaneamente e
mettersi a schizzare pericolosamente.
26) Non scaldare su fiamma libera liquidi infiammabili (esempio
solventi organici): i loro gas potrebbero incendiarsi.
27) Non rivolgere l'apertura dei recipienti verso altre persone
perché il liquido potrebbe schizzare.
28) Non indagare su eventuali perdite di gas usando una
fiamma: se c'è una effettiva perdita si può generare un
incendio. Usare le apposite soluzioni saponose.
29) Prestare attenzione alle apparecchiature sotto tensione
elettrica: non toccare le strumentazioni elettriche con le mani
bagnate, assicurarsi che non ci siano fili scoperti sotto tensione.
In caso di potenziale pericolo staccare la corrente operando dal
quadro elettrico generale la cui collocazione deve essere nota a
tutti i frequentatori del laboratorio.
30) Non tenere in tasca oggetti appuntiti o taglienti come
forbici, coltelli o tubi di vetro: in caso di urto o caduta possono
diventare pericolosi.
31) Chi porta i capelli lunghi cerchi di raccoglierli, ad esempio
con un nastro, per minimizzare il pericolo di impigliarsi, o di
rovinarli con qualche reattivo o di farli cadere in qualche
recipiente o, peggio, di bruciarli.
32) Lavorare su quantità limitate di sostanze per limitare i
pericoli in caso di incidente.
33) Non appoggiare mai recipienti, bottiglie o apparecchiature
vicino al bordo del tavolo: quando meno uno se lo aspetta
tendono a cadere giù.
34) Afferrare saldamente e con tutte le precauzioni del caso i
recipienti contenenti i reattivi quando devono essere mossi da
un posto ad un altro.
Non tenerli distrattamente ma sostenere i recipienti mettendo
una mano sul loro fondo. Non afferrare le bottiglie per il tappo.
Evitare l'uso dei tacchi alti e delle scarpe aperte.
I gioielli, specialmente se penzolanti, (orecchini, bracciali ecc.)
potrebbero rappresentare un fattore di rischio
Si rammenti bene che, soprattutto quando si compiono
delle azioni ripetitive ed apparentemente noiose, anche se
si stanno adoperando sostanze ed apparecchiature
pericolose, si tende ad abbassare il proprio livello di
attenzione ed a sopravvalutare le proprie capacità ed
esperienza.
La sicurezza deve derivare da una attitudine mentale a
mettere sempre in pratica le norme di prevenzione dai
pericoli per sé e per gli altri e non dall'abitudine.
Sicurezza per gli addetti ad attività subacquea
PREMESSA
Questa guida vuole essere un contributo per tutti coloro che intendono vivere il mare in sicurezza e
nel pieno rispetto dell’ambiente marino. Le informazioni contenute in queste pagine non sono
esaustive di tutta la normativa in vigore in materia di prevenzione e sicurezza in mare. Per ogni
ulteriore approfondimento vi consigliamo di rivolgervi agli uffici delle Capitanerie di Porto. Per
l’emergenza in mare digitate il Numero Blu 1530 della Guardia Costiera.
INTRODUZIONE
Qualsiasi attività lavorativa che preveda operatività in mare richiede l'espletamento di operazioni
preliminari a carattere preventivo, nonchè il rispetto dell'ambiente mare.
Il mare è patrimonio comune all’intera umanità: esso è lo spazio dove maggiormente si appaga il
desiderio di ciascun uomo di infinito e libertà. Quando perciò ci avviciniamo al mare per qualsiasi
motivo (turismo, sport, ricreazione) e, a maggior ragione, per scopi lavorativi e di ricerca, dobbiamo
costantemente ricordare:
- di avere il più assoluto rispetto per l’ambiente marino e le coste: l’abbandono di rifiuti è causa
certa di degrado (ciò, purtroppo, è già avvenuto in alcune zone del nostro Paese);
- di evitare rumori eccessivi e molesti: sono il più grave limite alla libertà altrui di fruire in pace del
mare e delle sue bellezze;
- di avere sempre molta prudenza.
Il Decalogo del Bagnante
- Evita di fare il bagno se non sei in perfette condizioni psicofisiche.
- Non forzare il tuo fisico anche se sei un buon nuotatore.
- Dopo una lunga esposizione al sole, entra in acqua gradualmente, bagnando prima la nuca,
l’addome e il petto.
- Evita assolutamente di fare il bagno se hai preso un colpo di sole.
- Lascia trascorrere almeno 3 ore dall’ultimo pasto prima di fare il bagno.
- Non entrare in acqua quando è esposta la bandiera rossa (che indica una condizione di pericolo per
i bagnanti).
- Non fare il bagno se il mare è mosso, se spirano forti venti, se vi sono forti correnti, se l’acqua è
molto fredda o se ha una temperatura molto inferiore a quella dell’ambiente (a meno che non si
disponga di adeguata attrezzatura subacquea).
In Apnea
- Non immergersi se non in perfette condizioni psicofisiche e se non sono passate almeno 4 ore dal
pasto o 2 ore da uno spuntino.
- Effettua un controllo medico specialistico periodico almeno una volta all’anno e un corso di
immersione in apnea presso una scuola qualificata.
- Non effettuare mai l’iperventilazione.
- Immergersi sempre legato a un galleggiante segna sub (bandiera rossa con striscia diagonale
bianca visibile a 300 metri) e in equilibrio idrostatico leggermente positivo.
- Fai passare almeno tre minuti tra un apnea e un’altra per compensare il debito di ossigeno
acquisito, aumentando l’intervallo con l’aumento del tempo complessivo dell’immersione.
- Immergiti almeno con un’altra persona in modo da effettuare le apnee alternative, cosicchè il
subacqueo in superficie possa controllare a vista il subacqueo in immersione.
Sott’acqua con le Bombole
- Effettua un corso di immersione con autorespiratore presso una scuola qualificata ed un controllo
medico specialistico periodico (almeno una volta all’anno).
- Programma sempre l’immersione e controlla sempre le attrezzature e la pressione delle bombole
prima di ogni immersione.
- Indossa sempre il profondimetro, l’orologio, il regolo di decompressione, il coltello, il giubbetto di
assetto variabile.
- Adotta in immersione le corrette tecniche di respirazione non trattenere mai il respiro,
specialmente in risalita.
- Evita di effettuare la seconda immersione prima che siano passate 12 ore dalla precedente.
- Risali sempre rispettando le tappe di decompressione indicate dalle tabelle.
- Adotta comunque l’abitudine di effettuare un ulteriore tappa di qualche minuto a 5 metri.
- Non allontanarti più di 50 metri dalla bandiera di segnalazione.
- Immergiti sempre con un compagno (senza perdersi mai di vista; possibilmente collegandoti a lui
con una sagola) e usa sempre il galleggiante segna sub.
Consigli e Suggerimenti al Diportisti
Suggerimenti di carattere generale rivolti a tutti i diportisti nautici:
- Accertarsi sempre delle buone condizioni meteorologiche. Si ricordi che i bollettini meteo sono
trasmessi dalla RAI (il bollettino del mare è trasmesso dalle stazioni radiofoniche della RAI) e sulle
stazioni costiere P.T. radio (il lancio dei bollettini “meteomar” avviene per radiotelefono sul canale
26 VHF/FM). Le suddette stazioni radio PT. provvedono anche alla diffusione degli Avvisi ai
Naviganti di sicurezza. La diffusione degli avvisi e del Meteomar vengono preannunciati sul canale
16 VHF (pan a 156.800 MHZ).
- Il Comandante/Conduttore dell’unità da diporto è il responsabile di bordo: prima di intraprendere
un viaggio deve assicurarsi che il proprio mezzo sia in ottimo stato di navigabilità.
- Accertarsi sempre, prima di uscita in mare, dell’efficienza del proprio mezzo nautico,
dell’esistenza a bordo di tutte le dotazioni di sicurezza previste e che la quantità di carburante sia
sufficiente a garantire anche il rientro.
- Provvedere perché ci sia sempre a terra, qualcuno che sia a conoscenza dell’uscita in mare, della
destinazione, della ora di previsto arrrivo/rientro: in caso di attracco in zona diversa da quella
prevista, avvisare sempre e ciò per evitare che ingiustificati allarmismi da parte di chi aspetta a terra
causino l’inutile avvio delle operazioni di ricerca da parte dei mezzi della Guardia Costiera.
- Non navigare nelle zone frequentate dai bagnanti.
- Regolare la velocità della propria imbarcazione in base alle condizioni del mare e della densità del
traffico in zona.
- In mare rispettare sempre le regole per evitare gli abbordi in mare.
- Portare il proprio aiuto, ai limiti delle proprie possibilità, a chiunque ne abbia bisogno, assistendo
fino all’arrivo dei soccorsi.
- Non abbandonare mai il proprio mezzo nautico, a meno che non stia colando a picco.
- In caso di mare agitato, assicurarsi che i mezzi di salvataggio/sicurezza siano a portata di mano:
far indossare le cinture di salvataggio/salvagenti a tutti i presenti a bordo.
- Controllare sempre l’efficienza delle dotazioni di sicurezza, tenendo bene a mente il posto dove
sono sistemate (razzi di soccorso, estintori, salvagenti, etc..) e ricordarsi di tenerle sempre
all’asciutto.
- Non navigare sotto riva quando il mare proviene dal largo e ciò per evitare che l’unità possa essere
sottoposta alla violenza dei marosi; in tal caso tenersi più lontano dalla Costa e ridurre la velocità
prendendo il mare a “mascone o giardinetto”.
- Non farsi mai scrupolo di segnalare, per radiotelefono, con il “CB”, a braccia, usando i razzi etc.,
la propria difficoltà.
- La gente di mare, e particolarmente i pescatori del luogo, sono sempre disposti con la loro
esperienza, a portare il proprio aiuto e comunque a dare preziosi consigli sulle caratteristiche
meteomarine locali, sulle rotte più sicure etc.
- Evitare di esporsi a capo scoperto, al sole, per lunghi periodi rischiando l’insolazione.
- Non navigare a meno di 100 mt. dai galleggianti o unità che segnalano la presenza di operatori
subacquei.
Documenti da compilare prima di iniziare qualsiasi attività presso i
Laboratori di Zoologia e Biologia Marina:
Check-list dell'attrezzatura
La check-list dell'attrezzatura viene effettuata preventivamente prima di ogni uscita in mare.
1) Scheda personale "Soggetti esposti a rischi di immersioni subacquee" (di seguito riportata):
Di seguito è riportato l'elenco dell'attrezzatura subacquea:
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2) Scheda di rischio lavorativo individuale (D. Lgs. 81/2008 e successive modificazioni ed
integrazioni) (disponibile in http://www.disteba.unisalento.it/sesiger).
Muta (giacca, pantaloni, guanti, calzari)
Maschera
Snorkel
Pinne
Cintura di zavorra
Coltello
Boa segnasub
Dotazioni di
subacquee
sicurezza
per
l’operatore
nel
corso
di
immersioni
La dotazione di sicurezza per l'operatore subacqueo deve essere sottoposta ai controlli previsti per
legge:
· Idonea manutenzione delle attrezzature subacquee (bombole, erogatori, manometri,
profondimetri, G.A.V., maschere, aeratori, mute, guanti e calzari, zavorra, pinne, coltelli,
segnasub, torcie).
· Bombola
· Erogatori (2)
·
·
·
·
Manometro
Orologio
Profondimetro
GAV o Jacket
· Tabelle portatili in plastica
· O.R. (guarnizioni della rubinetteria della bombola)
di riserva
· Fischietto per segnalazioni
· Collaudo periodico delle bombole presso l’INAIL (ex-ISPESL) (Istituto per la Sicurezza sul
Lavoro).
Nuove norme riguardanti le valvole per bombole di
autorespiratori
(Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 2-1-2003)
aria
per
Immersione con autorespiratore
La forma più diffusa di immersione con autorespiratore è quella effettuata con autorespiratore ad
aria (ARA). Il subacqueo si immerge provvisto di una bombola di dimensione variabile
(nell'immersione sportiva solitamente 15 o 18 litri) contenente aria compressa a 200 atmosfere (220
per le bombole da 18 litri).
La bombola è provvista di un'attrezzatura, detta erogatore, che ha lo scopo di ridurre la pressione
dell’aria compressa presente nel contenitore (bombole) alla pressione ambiente e di erogare aria
quando richiesta dal subacqueo. La riduzione della pressione può avvenire in una sola fase
(erogatore monostadio, ormai in disuso) oppure in due fasi (erogatore bistadio). Il primo stadio di
un erogatore del secondo tipo dispone inoltre di altre uscite: una o più ad alta pressione, a una della
quale viene agganciato il manometro; solitamente altre 4 uscite di bassa pressione alle quali è
connesso il giubbotto ad assetto variabile, il secondo stadio di riserva (o octopus) e altre attrezzature
come la muta stagna.
L'immersione con autorespiratore può essere effettuata con miscele di gas diversi dall'aria, per
esempio l'autorespiratore a ossigeno (ARO) (in inglese rebreather) oppure con miscele particolari
come l'Enriched Air Nitrox (EAN), che permette immersioni più sicure o più lunghe ma a
profondita massime inferiori; infine il Trimix permette il raggiungimento di profondità più elevate.
L'utilizzo di queste miscele richiede una formazione apposita in quanto sono considerate
immersioni tecniche.
La fisica e la subacquea
Alcune leggi fisiche trovano un'importante applicazione in subacquea.
Le particolari condizioni dell'ambiente nel quale viene svolta l'attività subacquea hanno, infatti, una
serie di conseguenze sull'organismo; a questo si aggiungono gli effetti della temperatura e della
pressione sui gas respirati. Alcuni di questi effetti sono comuni ai due tipi di immersione
(immersione in apnea e immersione con autorespiratore), altri sono invece peculiari solo del
secondo.
I possibili problemi fisici
Compensazione forzata dell'orecchio medio
Per effetto della pressione esterna, l'aria respirata dall'erogatore che raggiunge i polmoni tenderà a
raggiungere anche tutte le altre cavità aperte del cranio del nostro organismo, compensandole in
modo spontaneo.
L'unica eccezione è l'orecchio medio, che va compensato in modo forzato per permettere l'apertura
delle trombe di Eustachio ed evitare problematiche all'apparato uditivo.
Imparare a compensare è di importanza fondamentale: non è, infatti, possibile intraprendere alcuna
attività subacquea senza praticare questa manovra. Se all'interno dell'orecchio medio non si
stabilisce una forza pari a quell'esterna, la membrana timpanica viene spinta violentemente verso
l'interno, con conseguente rottura di quest'ultima.
È importante, inoltre, evidenziare che la compensazione deve essere effettuata nel momento stesso
in cui inizia la discesa ed essere ripetuta a giusti intervalli fino al raggiungimento della massima
quota, per evitare al timpano anche il più piccolo stress, senza attendere di avere sensazioni
dolorose.
Barotrauma e Sovradistensione polmonare
Il barotrauma è una lesione ai tessuti provocata dal mancato equilibrio fra la pressione dell'aria
contenuta in una cavità corporea e la pressione dell'ambiente circostante: si verifica quando il corpo
si muove in modo troppo repentino da/o verso una condizione in cui la pressione è più elevata.
I danni originano dal fatto che mentre l'aria è comprimibile i tessuti non lo sono, quindi
all'aumentare della pressione esterna l'aria contenuta nei tessuti offre una resistenza minore alla
pressione mentre al diminuire della pressione esterna l'aria contenuta nel corpo umano tende a
espandersi danneggiando, se non sono rispettati i tempi e i modi di espulsione, i tessuti nella quale è
contenuta.
La sovradistensione polmonare si verifica nell'attività subacquea con autorespiratore durante la
risalita (in genere negli ultimi 15 metri della stessa). L'aria respirata da un autorespiratore è a
pressione ambiente, autoregolata proporzionalmente alla profondità. Se chiusa all'interno di un
contenitore non rigido come il nostro corpo, essa aumenta di volume al diminuire della pressione
ambientale e si espande, pertanto, durante la risalita. L'aumento di volume può essere tale da
causare la rottura degli alveoli polmonari provocando il passaggio d'aria nella cavità pleurica con
conseguente collasso del polmone (pneumotorace) o più raramente nel mediastino
(pneumomediastino) o, nell'eventualità peggiore, direttamente nel circolo venoso polmonare
(embolia gassosa arteriosa o EGA).
Patologia da decompressione
Con patologia da decompressione o PDD si intendono tutte quelle patologie derivanti da una
riduzione della pressione ambientale; in particolare si hanno due patologie: il malessere da
decompressione e l'embolia gassosa arteriosa.
Malattia da decompressione
La MDD (acronimo di malattia da decompressione) deriva dalla formazione di bolle all'interno del
circolo ematico o dei tessuti e provocata dalla mancata eliminazione di gas inerti (azoto) in seguito
ad un'immersione subacquea oppure all'esposizione a pressioni elevate.
Embolia Gassosa Arteriosa
L'E.G.A. (acronimo di embolia gassosa arteriosa), è una delle patologie più gravi alle quali può
andare incontro un subacqueo, e si manifesta come presenza di bolle di gas all'interno della
circolazione arteriosa.
Vertigine alternobarica
La vertigine alternobarica è di solito causata da una differenza di pressione tra le due cavità
dell'orecchio, che porta ad uno squilibrio tra i vestiboli.
Si può verificare sia in discesa che in risalita, e di solito, a meno di traumi più gravi, è un fenomeno
di breve durata e si presenta come un forte senso, appunto, di vertigine (o, nei casi più forti, di
ipoacusia, una riduzione della capacità uditiva).
Si risolve interrompendo la discesa o, nel caso di risalita, è solita scomparire in circa 15 minuti.
Narcosi da azoto
La narcosi da azoto (detta anche ebbrezza da alti fondali) si verifica talvolta durante le immersioni
subacquee in caso di pressioni ambientali superiori a circa 4 atmosfere (quindi a circa 30-35 metri
di profondità) ed è accentuata dalla velocità di discesa tenuta per raggiungere tale profondità.
Organizzazione generale:
Composizione dei gruppi di immersione
Nel corso delle immersioni è necessario rispettare alcune regole:
· In immersione non si va mai da SOLI
· Se i subacquei che si immergono sono molti, si formano GRUPPI DI IMMERSIONE
· All’interno del gruppo si formano le COPPIE di compagni di immersione
· Un sommozzatore del gruppo, di solito il più esperto, funge da capogruppo, a un altro
sommozzatore o a una coppia è affidato il compito di chiudere il gruppo.
Organizzazione e programmazione dell'immersione
L'importanza di preparare un programma e discuterlo tutti insieme è la base di un'immersione
sicura. La mancata conoscenza di tutta la programmazione o di una parte di essa provoca
normalmente dubbi, stati di ansia e di confusione che portano all'affanno e allo stress, con il
conseguente insorgere di problemi durante l'immersione.
Come abbiamo già ricordato sott'acqua non si scende mai da soli e la prima fase della
programmazione consiste nell'organizzare i partecipanti.
Nelle immersioni di gruppo è importante designare sempre, tenendo conto della maggior esperienza
in immersione o della maggior conoscenza del fondale su cui si scenderà, un capo-gruppo
responsabile che condurrà l'immersione e a cui fare riferimento in caso di problemi.
Anche la formazione delle coppie, i cui membri hanno reciproca responsabilità, deve essere fatta
prima di entrare in acqua.
Nella formazione delle coppie si dovrà valutare:
- l'esperienza dei partecipanti, accoppiando il neofita con il più esperto, tenendo anche conto delle
differenze di capacità tecniche e di abilità fisiche;
- l'attività che vuol essere svolta in immersione sia collettivamente che individualmente, avendo
presente che obiettivi ed attività diverse aumentano le probabilità di separazione;
- tutte le coppie dovranno seguire il capo-gruppo, ma se ciò risultasse impossibile, come in caso di
smarrimento, ogni membro della coppia dovrà fare riferimento ed accordarsi con il compagno;
- le procedure da osservarsi in caso di separazione di una coppia dal capo-gruppo o di separazione
dal compagno di coppia, dovranno essere concordate e discusse durante la programmazione
dell'immersione.
Definita questa prima fase, gli altri argomenti da considerare normalmente nella programmazione
sono:
- l'obiettivo, che rappresenta il motivo per cui si fa l'immersione e che dovrà essere il più comune
possibile fra i partecipanti;
- la scelta del posto di immersione, che dovrà essere idoneo all'obiettivo dell'immersione;
- la valutazione delle condizioni del mare, come correnti, risacca e visibilità, che serviranno per
individuare il punto o il metodo di ingresso e di uscita, considerando se l'immersione è fatta da terra
o con la barca;
- la profondità massima che si raggiungerà in immersione, tenendo presente dei limiti imposti
dall'esperienza, dalle capacità tecniche, dall'abilità e dallo stato psico-fisico dei partecipanti;
- il tempo massimo di permanenza sul fondo;
- la quantità d'aria minima nella bombola con la quale si dovrà iniziare la risalita;
- la posizione delle coppie durante l'immersione, per evitare confusione in immersione;
- eventuali incarichi specifici (es. designare chi avrà in consegna la boa segna-sub);
- il ripasso dei segnali manuali, delle procedure di emergenza e di perdita del compagno o di
separazione dal gruppo, che permette una migliore comunicazione e offre la possibilità di
intervenire adeguatamente al momento in cui si verificasse l'insorgere di alcuni problemi.
I vantaggi, legati ad una programmazione resa più efficace dal saper applicare la capacità di
orientarsi e di navigare in immersione, portano ad un aumento della sicurezza.
Durante un’immersione con scarsa visibilità il capogruppo utilizza, per ritrovare la barca, il
Filo
d’Arianna,
una
sagola
che
va
legata
ad
un
punto
fisso
(per esempio all’ancora) e srotolata lungo il percorso.
Assistenza in superficie
Se è possibile si devono organizzare turni di immersione !
IMPORTANTE:
Se la decompressione avviene in corrente c'è la possibilità che il subacqueo vada alla deriva,
allontanandosi così dalla barca d'appoggio o dalla riva. Va quindi fornita, da parte della barca, una
piattaforma sommersa (detta trapezio) o una cima a cui il subacqueo possa aggrapparsi durante la
decompressione.
L’uso del filo di Arianna è sempre obbligatorio anche nelle gallerie sommerse con buona visibilità.
Il diametro è di solito di 2-3 mm, e il rullo svolgisagola ne contiene normalmente 150-200 m. Prima
di essere avvolto, è consigliabile effettuare una marcatura ogni 5 m per conoscere sempre la
distanza percorsa e la direzione dell’ingresso anche con scarsa visibilità; ad esempio il filo va
segnato con del pennarello nero ai metri 5-15-25-35 ecc. e con del nastro adesivo ai metri 10-20-3040-50. Una corretta sagolatura deve permettere al sub di uscire al buio seguendo il filo di Arianna.
Per ottenere questo, è importantissimo che durante il fissaggio al fondo od alle pareti vi sia sempre
uno spazio libero sufficiente per potere passare senza incontrare ostacoli.
L'immersione in grotta va pianificata anche raccogliendo tutti i dati possibili sulla morfologia delle
gallerie ed eventuali problemi di regime idrico. In particolare conoscere almeno indicativamente, le
variazioni di quota del cunicolo, permette di effettuare una scelta sul numero delle bombole, tipo di
gas respiratorio e tappe di decompressione.
Imbarcazioni ed attrezzature impiegate per i campionamenti in mare
Recenti aggiornamenti normativi in materia di Sicurezza in Mare
Ø Decreto 07/10/2011 963/2011 - Disciplina delle procedure tecnico amministrative afferenti
la materia della sicurezza della navigazione (SAFETY) e la sicurezza marittima
(MARITIME SECURITY) in relazione alle misure urgenti antipirateria.
Ø Decreto 30/11/2010 1340 - Decreto Dirigenziale - Aggiornamento Delle Norme Di
Sicurezza Per Il Trasporto Marittimo Di Carichi Solidi Alla Rinfusa Allegate Al Decreto
Del Ministro Della Marina Mercantile 22 Luglio 1992, (G.U. Serie Generale N 240 Del
12/10/1991) E Delle Procedure Amministrative Per Il Rilascio Dell'autorizzazione
All'imbarco E Trasporto Marittimo E Per Il Nulla Osta Allo Sbarco Dei Carichi Medesimi.
Ø Decreto Ministeriale 23/11/2010 236 - Attuazione dell'articolo 5 del decreto legislativo 4
febbraio 2000, n. 45 e successive modificazioni, recante attuazione della direttiva 98/18/CE,
come rifusa dalla direttiva 2009/45/CE relativa alle disposizioni e alle norme di sicurezza
per le navi da passeggeri adibite a viaggi nazionali.
Ø Decreto Dirigenziale 12/05/2010 482/2010 - Aggiornamento dell'appendice 1 al Decreto
Ministeriale 22 Luglio 1991, e successive modificazioni, recante norme di sicurezza per il
trasporto marittimo alla rinfusa di scarichi solidi.
Ø Decreto Dirigenziale 12/05/2010 481/2010 - Procedura e metodi di prova per gli imballaggi
per merci pericolose ai sensi del paragrafo 6.1.5 del Codice IMDG.
Ø Decreto Dirigenziale 19/04/2010 392/2010 - Requisiti per la manutenzione e la revisione
dei dispositivi di salvataggio delle navi mercantili nonché per le ditte autorizzate ad
effettuare detti interventi.
Regolamento interno del Laboratorio di Zoologia e Biologia Marina,
Di.S.Te.B.A. - Università del Salento - Via Prov.le LecceMonteroni, 73100 LECCE
Il Regolamento interno del Laboratorio di Zoologia e Biologia Marina (Di.S.Te.B.A. - Università
del Salento) ha lo scopo di indicare le figure professionali e le procedure necessarie a garantire il
corretto svolgimento e gestione delle attività in mare, al fine di assicurare condizioni operative
adeguate sotto il profilo della tutela normativa e della sicurezza.
Il suddetto Regolamento si compone di 20 artt. al fine di regolamentare le attività di navigazione,
campionamento e immersione subacquea che vengono svolte in grande prevalenza in mare dal
Laboratorio di Zoologia e Biologia Marina. Qualora le operazioni siano condotte in acque interne o
corpi d’acqua artificiali le procedure delineate nel presente regolamento si presuppongono
egualmente valide, fatto salvo il rispetto delle norme proprie al teatro operativo scientifico.
Di seguito è riportato uno stralcio del sopracitato Regolamento:
Art. 15 - DOTAZIONI DI SICUREZZA
La dotazione di sicurezza per ogni singolo diver si compone di:
a) Maschera
b) Snorkel
c) Muta, calzari, guanti, cappuccio
d) Pinne con lacciolo per calzari
e) cintura dei pesi e piombi necessari
f) coltello a polpaccio
g)contenitore per aria compressa con rubinetteria doppio attacco norme D.I.N.
h) G.A.V.
i) dispositivo di segnalazione sonora (fischietto)
l) n. due erogatori bistadio con attacco D.I.N.
m) orologio con ghiera di rilevamento tempi a movimento unidirezionale
n) profondimetro con indicatore della max. profondità raggiunta
o) tabelle di decompressione (U.S. Navy, Buhulmann)
p) pallone segnasub con bandiera di segnalazione e sagola
q) dispositivo di segnalazione luminosa intermittente per pallone in caso di immersione
notturna
r) dispositivo di segnalazione luminosa intermittente individuale in caso di immersione
notturna
s) torcia subacquea
t) lavagnetta per comunicazioni.
Dotazione di sicurezza per il Team-Leader:
a) sistema di comunicazione esterno che consenta di contattare i centri di soccorso (fornito
di batterie di riserva o di attacco per la ricarica continua alla batteria di bordo)
b) tabella riportante i numeri telefonici e/o frequenze di ascolto dei principali centri di
soccorso (Autorità Marittime, Ospedali, Liguria Emergenza Sanitaria, Centri Iperbarici,
etc.)
c) Kit Ossigeno: apparecchiatura per la somministrazione di ossigeno terapeutico in
erogazione continua con bombola da almeno sette litri, ovvero con bombola di almeno
tre litri se munita con erogatore a domanda ovvero con sistemi analoghi omologati
d) valigetta Pronto Soccorso
e) ausili meccanici per manovre di ventilazione forzata a un sincopato
f) bombole aria ed erogatori di scorta per eventuali decompressioni prolungate
g) almeno una bombola di riserva munita di doppio erogatore o dispositivi per l’erogazione
dell’aria dalla superficie posizionati, per tutta la durata dell’immersione, ad una
profondità da 3 a 5 metri
h) cassetta attrezzi e kit manutenzione per gruppi A.R.A. ed erogatori.
Art. 16 – SUPPORTO ALL’IMMERSIONE E COMPITI DEGLI OPERATORI DI
SUPERFICIE
Condizione ideale per lo svolgimento delle operazioni subacquee è la presenza in superficie di
un natante in appoggio ai sommozzatori. La conduzione del natante deve essere affidata a persona
esperta e qualificata a svolgere questa funzione (personale addetto del Di.S.Te.B.A. e/o personale
ingaggiato all’uopo). E’ da preferirsi l’impiego di un battello di piccola stazza e facilmente
governabile anche a remi; nel caso in cui la base delle operazioni subacquee sia un natante di larga
stazza (il capo barca del quale assume i compiti e le prerogative elencati di seguito) è da prevedere
l’uso di un tender per meglio seguire i movimenti degli operatori in acqua, laddove sia praticabile.
In caso di immersione con unità navale di appoggio ancorata, l’ancoraggio dell’unità dovrà
essere realizzato in maniera tale da poter essere «filato per occhio» in emergenza; in tale
circostanza il punto di ormeggio dovrà essere segnalato in superficie con un galleggiante (grippiale
costituito anche da un parabordo).
Compiti del conducente del natante sono:
- il controllo dello stato del natante e delle dotazioni di bordo,
- il governo del natante dall’uscita al rientro in porto,
- la disposizione delle segnalazioni previste dalla legge,
- l’assistenza continua e il controllo della posizione degli operatori in immersione,
- il mantenimento dei contatti con la terraferma.
Compiti degli operatori subacquei nei confronti degli operatori in barca sono:
- l’aggiornamento sui particolari del piano di immersione,
- la consegna di tabelle, attrezzature di emergenza, elenco camere iperbariche e centri medici
disponibili,
- il rispetto delle direttive riguardanti le condizioni di fattibilità delle operazioni in acqua per
quanto è di competenza degli operatori in barca.
Art. 17 - LINEE GUIDA DI COMPORTAMENTO
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Le linee guida di comportamento prevedono:
- Pianificazione dell’immersione
- Gerarchia nei rapporti tra Team Leader/Tutors e Divers
- Stretta osservanza da parte dei Divers delle direttive impartite dalla linea gerarchica Team
Leader/Tutor/Divers (Briefing e successive disposizioni nel corso dell’immersione), devono
operare entro i limiti imposti dal proprio brevetto, assumendo tutte le responsabilità civili e
penali connesse con l’attività svolta
- I Divers, a due a due, devono osservare rigorosamente le norme relative all’immersione
in coppia
Ogni accompagnatore non può guidare nell’immersione più di cinque subacquei
simultaneamente e deve rispettare i limiti di profondità stabiliti dal brevetto posseduto
dagli stessi; in caso di brevetti di diverso grado dovrà essere rispettato il limite di
profondità previsto dal grado inferiore
Assicurazione per Responsabilità Civile verso Terzi del Team Leader
Dichiarazione, da parte dei singoli Divers, di perfetta conoscenza delle norme e dei rischi
Che governano l’immersione subacquea
Dichiarazione, da parte dei Divers, di regolare conseguimento di brevetto sportivo con
Organizzazione riconosciuta
Scheda informativa Allievo e Certificazione medica a corredo
Dichiarazione dei Divers di obbligo di osservanza delle disposizioni tecnico-operative così
come impartite dal Team Leader
Controllo della piena efficienza delle attrezzature dei Divers.
ALLEGATO
TABELLA DEI NUMERI DI TELEFONO UTILI PER LE EMERGENZE IN MARE
(ospedali
della
zona
provvisti
di
camere
iperbariche)
Numero blu emergenze
in mare (H 24): 1530
ASCOLTO RADIO VHF/fm:
CANALE 16
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