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PW - Nostalgia Tradimento Amore

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PW - Nostalgia Tradimento Amore
NOSTALGIATRADIMENTOAMORE
RosaUcci
Viaggioall’InternodelTango
PresentazionediVincenzoCentorame
TabulaFati
Mirabilia
2
AmiofiglioFrancesco
edizionestampata:
[ISBN-978-88-7475-225-6]
©2011,EdizioniTabulaFati
delGruppoEditorialeTabulaFati
66100Chieti-C.P.34
Tel.087163210
Tel.0871561806
Fax0871404798
Cell.3356499393
www.edizionitabulafati.it
[email protected]
edizioneebook
MassettiPublishing
prodottidiTango:
www.tango-dancers.com
INTRODUZIONE
Ha ragione Carlos Vega, quando sostiene che il tango è
espressione d iistinti forti eprimitivi che reclamano cittadinanza,
oppure José Gobello il quale, con un ragionamento colto e
complesso, lo paragona all’Impero romano che non si costituisce
per espansione ma per incorporazione di collettività diverse in
un’unità superiore? Questo libro, pur rendendo c o n t odi
interpretazionielettureapparentemente lontane tra loro, ha scelto
unasuastradache,sottomoltiaspetti,fadellanovitàdiprospettiva
edellasintesioriginaleisuoipuntidiforza.
Negliultimianniiltangohavissutounasortadisecondagiovinezza.
È stato protagonista di uno stupefacente fenomeno di
globalizzazionechelohavistodiffondersieaffermarsineipaesipiù
lontani,nonsologeograficamente,maancheculturalmenterispetto
alla sua matrice originaria. Appareevidente che, quello che si può
considerare ormai un rito, possiede una sua forza misteriosa che
ha un carattere universale e trascende l’ambito spazio-temporale
latinoamericano.
Gli aspetti più reconditi, e nello stesso tempo più forti, le
componenti misteriose che fanno del tango quasi un rito iniziatico,
sonoalcentro,inquestepagine,diunaveraindagine.
In questi ultimi anni sono stati editi, in vari paesi, molti libri su
questo tema decisamente accattivante: saggi storici, riflessioni
poetiche, raccolte di suggestioni e innamoramenti, profili dei
maggioriprotagonistidiunavicendacomplessa.
Nostalgia, tradimento e amore (viaggio all’interno del tango) non
vuole essere una illustrazione oleografica, neppure delle
innumerevoli “storie” di questo fenomeno; non intende descrivere
una “geografia” del Tango, neppure intende raccontare l’ennesima
vicendadelleorigini orivendicareprimati.L’ambizioneche anima e
costituisceilsensodiquestepagine,èquelladitentaredicompiere
unattodidisvelamentoediascolto:mettereanudoquellepassioni
elementarichefannolaforzadeltango ecercaredi ascoltare quel
linguaggio recondito emisterioso che fluisce dalle viscere di un
mondodiemozioni,comeunasorgentedivita.
Iltangoèormaiunaavventuraplanetaria,unritolegato da duplice
filorossochenerappresental’essenzapiùprofonda:lapassionee
il sentimento delle cose perdute, quella nostalgia che fa da
sottofondoaogninotaealfluiremagicodeimovimenti.
Ilgridoeilsilenzio,nellalorodialetticasempreincompiuta,comein
una sorta di eterno ritorno di una magia, sono le componenti
esemplaridiunritualecoinvolgenteeappassionante.
Unflorilegiodiprotagonistipopolaquestavicendadell’eternoritorno
del tango; sono gli interpreti di vecchie e nuove generazioni.
Custodieiconedelleoriginieprotagonistidiunanuovaclassicità.
La guardia veja e la guardia nueva, la guardia del cuarenta, in un
succedersi ininterrotto e coinvolgente di formule magiche e
spontanee. Simboli assoluti, personalità vicine e lontane, come
Homero Manzi e Astor Piazzolla, che hanno, come palcoscenico,
perritiantichiesemprenuovi,ilmondointero.
Unodeipuntibasilari,sucuisifonda questo libro, è rappresentato
dalla decodificazione, con gli strumenti della psicologia
contemporanea, dei riti e dei miti del tango e della sua misteriosa
forzadifascinazione.
Particolarmenteimportanteilcapitolodedicatoall’uomo,ladonna e
l’avventuradelladanza.Unduplicepuntodivistacomplementaree
conflittuale; una vicenda guerresca ed erotica che non può che
nascere da un conflitto viscerale che genera una attrazione
magnetica.
Un racconto interiore, un viaggio e una esperienza di conoscenza
chehaalcentrounamagiamusicalecheèil figlio bastardo di una
tradizionemusicaleeterogenea,complessae,permoltiaspetti,sor
prendente. Non solo la forza oscura dei ritmi e del magnetismo
tellurico di provenienza africana, ma anche l’eleganza e l’armonia
dell’operalirica.
Nella parte conclusiva, il libro cerca di proporre alcune
considerazioni che possano aiutare il lettore a decodificare quanto
preannunciato fin dal titolo. Il sentimento della nostalgia letto in
questo caso, come sindrome mortale alla pari dell’ebbrezza, del
momentopiùaltodellapassioneamorosa.C’èunaforzamisteriosa
diperdizioneediritrovamento,diabbandonoediseduzione che è
ilfondamentodellastoriadell’uomoedelladonna:siavvinghiano e
sirespingonofinoagenerareun vortice nel quale sono fatalmente
imprigionati.
L’uomoeladonnafinisconoperamareilpropriodestino,silasciano
andare sedotti dalla voce delle onde musicali e trovano i passi e i
gesti naturali che li proiettano in una complicità egoistica ed
esclusiva.
Il libro racconta certamente la storia di una suggestione e di una
fascinazionemacontienemoltodipiù.Parla, e non è un’anomalia,
di una forza “taumaturgica” del tango, quella che porta alla
riscoperta di un corpo trascurato e umiliato dai riti banali e
affliggentidelmondocontemporaneo.
Un clima di omologazione e di sofferenza banale al quale il tango
nonappartiene.
VincenzoCentorame
I-LERADICIDIUNAPASSIONE
L’originerioplatenseel’avventuraplanetaria
Ilfilorossodellapassione
IlfenomenoTangoèoggiunarealtà.Si aprono ovunqueScuole di
Tango, giovani emeno giovani si riversano nelle milonghe. Alcuni
ne fanno una forma di vita, altri vogliono discuterne come
fenomeno sociale, altri ancor ane vogliono approfondir ele origini.
Molti,attraversoilTango,voglionoampliareiloroorizzontisociali.
Il Tango, quello argentino, che rispetta le sue origini musicali è
sentimentoecomunicazione.IlTangoèunadanza,unamusica,un
modo di espressione dei sentimenti. È una poesia, è una
letteratura. È un clima, un ambiente nel quale il linguaggio ha un
postotuttoparticolare.
In ultima analisi il Tango è un fenomeno culturale complesso; non
può essere considerato solo ed esclusivamente una danza. Gli
autori dei testi di Tango partecipano al suo sviluppo allo stesso
mododeiballeriniedeimusicisti.
C’èinterazionetraloro.IlTango,natotralafinedelXIXel’iniziodel
XX secolo nel Rio della Plata, si impone, oggi, al villaggio globale,
coinvolgendo tutti i ceti sociali in almeno tre continenti: l’Asia,
l’America e l’Europa. Assistiamo a un “recupero” soprattutto del
Tango ballato, dall’Argentina alla Francia, in tutta Europa, in paesi
lontani come la Svezia e la Finlandia e ancora più lontani come la
CinaeilGiappone.
Sociologi, antropologi, psicologi si interrogano sul senso di questo
recupero.Personalmentespesso mi viene chiesto “Perché il tango
piacetanto?”.Hocercatoinquestolibrodidareunarisposta.
Giàdall’analisidelleoriginidelTangosievincecheessocontienela
forza di risvegliare i sentimenti, l’aspetto emotivo dell’essere
umano.Edèpropriol’aspettoemotivocheoggivarecuperato.
L’uomopostmodernosenteilbisognodiquestorecupero,perchéè
disorientato di fronte alle radicali trasformazioni dell’attuale
processo tecnologico. Un processo che ha liberato l’uomodalla
fatica fisica, ma ha sovvertito ogni aspetto della vitadell’individuo.
Per la prima volta, nella storia dell’umanità unanuova tecnologia
svolge funzioni mentali sovvertendo ognilegge economica, politica
e sociale dell’inter acollettività. Un aspetto dell’uomo in particolare
vienestravolto,quellorelazionale.
Il postmoderno, si afferma, è relazionale. Solo un secolo fa,
l’individuoavevalapossibilitàdirelazionarsi,nell’arcodellasuavita,
con un centinaio di persone. Oggi invece questa possibilità può
verificarsi nell’arco di una settimana. Modalità diverse di
comunicazionehannocambiatoladimensionetemporale—sivaal
nano secondo — e spaziale dell’uomo — si vive nel villaggio
globale.
IlSéèproteiforme,èincontinuoadattamentoalladiversitàedèin
continua ricerca di identità. Ma le molteplici relazioni che
caratterizzanol’eracontemporaneasonoperlopiùsuperficiali.
C’è esigenza di una comunicazione profonda. In tale contesto di
disorientamentolo sviluppo emotivo diventa difficile, quando non è
bloccato. L’uomo, tuttavia, in maniera più o meno consapevole
reagisce a queste difficoltà e cerca stimoli per vivere la sua
dimensioneemotiva,comunicativaecreativa.
In fondo ogni espressione artistica è fondamentalmente un
processo comunicativo, un tentativo di esprimere qualcosa che è
nascosto, soffocato, potenziale. E il Tango può essere letto come
una forma artistica fortunata della storia, un fenomeno di
interculturachesirealizzaspontaneamente,un’attivitàartisticache
nasce dall’incontro di diversi che sentono il bisogno di capirsi ed
esprimersi.
Eoggil’interazionediculturediverseèunodeitemipiùdibattuti.
Ritengo che il Tango vada vissuto, analizzato e capito in questa
luce,chenonvadabanalizzatoneitermini:sessuale,peccaminoso,
trasgressivo. Occorre andare oltre, verso vie più capillari e
sotterranee.
Il Tango danza è un’espressione artistica che risveglia emozioni e
sentimenti, evoca fantasie e nei suoi movimenti comunica
appartenenzaerispetto.NeitreminuticheduraunTangoballatosi
sperimenta una possibilità d’intesa, quasi un premio simbolico per
unacomunicazioneprofonda,oggicosìarduanellacoppiaumana.
Ma per capire il Tango bisogna analizzarlo dalle sue origini, come
per ogni genere musicale. Da questa analisi ci renderemo conto
come questo ballo è così diverso dagli altri balli di coppia,dove i
ballerini sono totalmente staccati nel petto. Nel Tango iballerini
sono appoggiati in alto, l’uno sull’altro, componendoun insieme
armoniosoesensualefruttodicreativitàed’intesatraiballerini.
Ilsentimentoperduto
IlTangosisviluppaversolafinedelsecoloscorsoneisobborghi di
Buenos Aires. I personaggi che inventano il Tango non possono
essere compresi fuori dai luoghi in cui q u e s t ofenomeno,
profondamentepopolare,ebbeinizio.
Nel1853ilgovernofederaleemanaunedittoconilqualesidichiara
di favorir el’emigrazione europea. Nell’intenzionalità della classe
dominantel’aperturadellefrontierecelavalasperanzadiaccogliere
professionisti,scienziatiedesperti.
Inrealtàleclassicherisposeroall’appellofuronosoloquelleinstato
di indigenza nel paese di origine che partirono verso il suolo
stranieroconl’unicoobiettivodiunmiglioramentomaterialeeconla
speranza di comperar ela terra aprezzi bassissimi, così come
recitavalapropagandaargentina.In realtà la proprietà terriera era
stata già divisa tra ipochi notabili argentini. Inoltr enon erano
previste misure effettive di colonizzazione che assicurassero il
radicamentodeglistranierinellezonerurali.
La terra, forier adi promesse, lavoro ebenesser ediventa la terra
dell’anonimato.Unospazio mutevole, degradato, quartieriperiferici
di Buenos Aires, attraversati da fiumiciattoli e riachelos piene di
acquefangosedovegliimmigrantifinivanoperradicarsicercandodi
arrangiarsiconidiversimestieriperpotersopravvivere.
L’origine degli immigrati er aestremamente varia, prevalentemente
europea, ma con presenz eanche asiatiche emedioorientali. Le
componenti più presenti numericamente erano però quella
spagnola e quella italiana, provenienti dal meridione in genere e
dalla Liguria, Friuli ePiemonte. Essi avrebber otriplicato la
popolazione della capitale. Si verificò un caso unico nella storia
dell’immigrazioneamericana:1su2eranoimmigrati,contro1su 8
degliUSA.
In questa Buenos Aires di fine secolo, in un processo di
modernizzazione e di crescita, non arrivavano solo immigrati
europei,maancheel gaucho,il contadino del Rio de la Plata, che
approdaincittà.
Il gaucho è il pittoresco personaggio argentino che sorvegliava le
mandrie nelle sterminate distese della Pampa. Anch’egli si trovò
senza lavoro quando furono istituite fattorie o “estancias” che
introdussero forme di allevamento più stanziali, con il bestiame
racchiuso nei recinti. Il gaucho è il personaggio che esprime una
connessionetral’essereumanoe la natura, cultore dell’istinto vive
un profondo esolitario rapporto con se stesso. Melanconico,
riservato e selvaggio si accompagna sempre con l achitarra per
lenire l’aridità della sua esistenza. Trovandosi egli stesso
forzatamente trapiantato nella realtà dei bassifondi u r b a n ie
costretto a rinunciare al suo dialogo intimo con la natura si sentì
profondamentesolo.
L’immigrante, il gaucho, i marinai, i macellatori dei mattat o i,e
anche alcuni gruppi etnici afr oamericani che avevano di recente
avuto l’affrancamento dopo secoli di schiavitù, si installavano nei
conventillos, abitazioni povere, fatte a budello con servizi igienici
comuni, potenziando il risentimento delle aspettative deluse, la
tristezza,lanostalgia.
Erano uomini soli, senza affetti, con difficoltà di integrazione e
comunicazione. Da questa contaminazione di razze diverse
accalcate nei cortili dei conventillos con un tasso di mascolinità
moltoalto,sicominciòaprofilareuntipodimusica eterogenea,un
gener emusicale che esprimeva un mondo incredibilmentevario,
fatto di memorie, storie, enigmi, mentalità, in cui s ipiangeva la
perditaesisuonavapernonpiangere.
Er auna musica che nasceva spontanea dai numerosi musicisti
itineranti che si spostavano da un cortile all’altro, da una baracca
all’altra, interpretando gusti esensazioni, modificando ritmi,
toccando stati d’animo ed emozioni. Questi musicisti, senza
saperlo, stavano dando origine al fenomeno più originale della
culturapopolareargentina:ilTango.
Il Tango scavalcando barriere sociali, culturali e linguistiche
contribuì a creare una nuova comunità “un linguaggio non verbale
portatored’identitàrioplatese”.Unamassaanonimaedemarginata,
istintivamente e nel modo più naturale possibile, creava note e
passiesprimendounsuosentire,unsoffrireautentico.
Questo fenomeno ha transitato in ambienti malfamati, si è
affermatoinambientipiùraffinati,siètrasferitoinaltrerealtàsociali
e storiche che lo hanno adattato, trasformato, a volte snaturato.
Oggisiriproponeinquestovillaggioglobaleincuisiètuttiviandanti
incercad’identità,riportandoagallaquelleradicicheglihannodato
vitaecherimangonoperenniperchésoloessedannovitalità,forza,
espressivitàesentimentoaquestadanza.
Il Tango tallona gli emigranti di ieri e gli esiliati di oggi. Oggi come
alloraesprimeunanostalgiaallostatopuro, da “nostos” (ritorno) e
“algia” (dolore). È il dolor eche ogni emigrante sperimenta quando
lascialuoghicarichidiaffettoedisenso.
La storia dell’umanità èsempr estata caratterizzata da flussi
migratori. Ma oggi se diamo lo sguardo al fenomeno della
globalizzazione,
allo
sviluppo
della
telematica,
delle
telecomunicazioni, delle interconnessioni economiche e finanziarie,
il flu s s omigratorio, pur cambiando connotazione riguarda un
numer opiù alto di individui. Sempre più spesso capita di studiare,
lavorare, vivere all’estero per periodi non brevi della propria vita.
Tale fenomeno è una componente della forma di vita del nostro
tempo eper quanto si cerchi di attenuarne le conseguenz eesso
rimane un serio problema personale per tutti coloro che vivono
questa esperienza, vuoi che essa sia temporanea, o che sia
definitiva, vuoi che sia motivata dalla mobilità di lavoro odalla
necessitàdiseguireunmaritoincarriera. Senza dubbio i vissuti di
uno studente o di un dirigente di oggi sono profondamentediversi
daquellidegliemigrantitradizionalichefuggonodallamiseriaconla
speranzaditrovareunpostochepermetteràlor odi salvarsi, ma a
livelloemozionalemoltisonoipuntiincomune.
Tali sono il sentimento della mancanza che morde la gola, l’intimo
disagio dovuto al passaggio da un universo conosciuto a un
universosconosciuto,dalmondorassicuranteentroconfinifamiliari
a un mondo dominato da nuove categorie spazio temporali dai
contornisfumatieignoti.
Lafinediquestaeraèuneventodiportataplanetariachevedeun
uomo impegnato in una dimensione temporale complessa e
interdipendentefattadireti edinodi,letteralmentesommersodalle
relazioni, alcune virtuali altre reali. Telefoni, cellulari, segreterie
telefoniche, fax, email bruciano gli spazi di riflessione, riducono
all’insignificanzalacomunicazioneesoprattuttoinaridisconoilcuore
che èl’organo attraverso il quale si sente intimamente la vita. Al
cuore, oggi, sono riservate solo passioncelle superficiali che
sfiorano anime assopite, ma non le risvegliano. Non ne hanno la
forza.
IlTangopossiedequestaforza.Èunamusicache“sisente”,come
si sentono igesti di amore che incidono nella carne, che sfiorano
perpenetrare.
Nel regno del Tango non abita il linguaggio, né il pensiero né la
riflessione, qui risuona solo la voce elementare della passione, il
giocodeidesideri,quisigodeunabbracciochesadi eterno e che
cura la malattia di un’anima che non sa resistere nella gabbia
dell’intelletto.NelTangoilcorpoabbandonaigestiabituali,esprime
la sua emotività, ciò che lo muove, seguendo una grammatica
rigorosache,unavoltaappresa,dà la possibilità completa e totale
aognunodiesprimeresestessoovunquesitrovi.
L’essenzadeltango
JoséGobelloinunsuoarticolosull’essenzadelTangopartedauna
riflessione sulla storia di Roma. Tutta la nazione latina èun vasto
sistema d’incorporazione. L’impero romano non s icostituisce per
espansione, ma per incorporazione di collettivitàdiverse in unità
superiore. Si può pensare al Tango come u nsistema
d’incorporazione, l’unione di varie unità diverse in un’unità
superiore, aperta sempre al cambiamento e che sempre
commuove,dàpiacereeconquista.
Il Tango nasce nel Rio della Plata, ma pianta le sue bandiere
lontano dal suo luogo di nascita. L’accoglie Parigi, poi Londra,
Berlino,Roma.Mailportegnononsisenterappresentatoinqueste
espressioniditangostraniere, anche se si sente orgoglioso che la
sua musica si diffonde ovunque. Il portegno è l’immigrante che
speravadisentirsiliberoacquistandolaterra.Ormai,deluso,senza
potere e controllo, segni tipicamente maschili, sviluppa un
complessomaternoincuiladonnadiventa il vero bene preziosoe
cade in un complesso di inferiorità che trasla nella figur adel
compadrito.
Il corpo èl’inconscio esi esprime. Il compadrito parla con il suo
corpo. Gli istinti del compadrito reclamano una cittadinanza. Egli
creaunrepertoriodifigurecoreograficheaffinchéisuoigesti,ilsuo
movimento esprimano i suoi istinti forti e primitivi. Inizialmente egli
incorporaperlesuecoreografielastrutturamusicaledell’habanera,
della polka e della mazurca per dare voce al suo esser eaudace,
coraggioso leale e felice nonostante la s u aemarginazione.
L’embrione del tango dunque risiede in u nrepertorio di figure
coreografiche semplice e aperto a un sistema di incorporazione;
esso non ha una struttura musicale, la incorpora, prima
dall’habanera,polkaemazurcaepoidallamilonga.
Èdunqueimprecisoaffermarechelamilonga èlamadredeltango.
La milonga ha fornito un supporto musicale stabile che prima era
stato dato da altri balli. Il compadrito non fa altro che adeguare la
sua musica ai suoi passi, alle sue contorsioni scivolate, alle sue
pause ai suoi arresti, tutti gesti che esprimono la sua interiorità.
Tratti enomi di balli si sono confusi creando un miscuglio che dà
originealtango.
La seconda incorporazione è quella dei versi. I primi versi
improvvisatidamusicistiitineranti,chefrequentavanoi lupanari del
centr ofurono osceni. Er auna vasta sub letteratura, che fu subito
migliorata per poter accedere al varietà. Con Contursi i ltango
incorpora la forma letteraria della canzonetta, quellatripartita. Il
portegno ècambiato, si èarricchito di italianità, i versi parlano di
amoritristi.Iltangoperesprimereilpopoloportegnoavevabisogno
di uno strumento caratteristico. Si er aservito prima del violino e
della chitarra, poi del pianoforte, n o naveva mai disdegnato la
fisarmonica, l’arpa india, i clarinetti soffiati degli immigrati italiani.
Erano questi tutti gli strumentidella musica convenzionale. Ma il
tangononeraunamusicaconvenzionale,eraunamusicaesclusiva
delpopoloportegnotipicadiquellaBuenosAireschecrescevacon
la coscienza d e ldolor eesistenziale. Ad un certo punto appare,
provvidenzialmente,ilbandoneone il tango non ha alcun dubbio a
incorporarlo.
Conilbandoneoniltangodefiniscelasuaidentità,comeappareda
unoscrittodiAntonioSoldìas:
ConLuiginoandavoperlarivieraconlafisarmonica.Suonavamoe
cantavamo. Luigino mi accompagnava con il mandolino. Ci
fermavamo alle cantine e alle osterie. Lì trovavamo ragazzi
argentini che suonavano la chitarra, insieme suonavamo e
improvvisavamo canzonette. Sai gli argentini non ci davano
annotazioni,eratuttoadorecchio.UngiornohodettoaLuigino:
“EhLuiginochetisembrasesuoniamolamilonga?”“Malamilonga
nonèitaliana”midiceLuigino.
“Che importa? Noi non viviamo in Italia, caro fratello.” Io ero un
filosofo,sai?
Ungiornoabbiamodecisodisuonarelamilonga.Siamoandatisulla
riviera. La milonga, suonata con la fisarmonica, piaceva a tutti. Si
commuovevanosai?Sembravachefacessemale?Sai?Cantavala
tristezza.Piaceva.Alloraiohopensato che la fisarmonica fosse lo
strumentocheesprimesselamilonga.QuandosiaffermòiltangoIl
Chocloiocontinuavoasuonaretangoconlafisarmonica.
Un giorno è venuto un tizio piccolo piccolo, con i capelli duri e la
faccia spigolosa. Portava una fisarmonica quadrata per la
Madonna! Suonava il basso che era un dio. Era proprio bello sai?
Nonpotevofarealtrochelasciargliilmioposto.
“Continuatumioamico,”dissi.
Homessodapartelamiafisarmonica.Misonocompratounoscafo
ebasta.
EancorasileggeinunapaginadiCrispin:
... continua ad andare avanti, non si fermi. Lei ha uno splendido
futuro. Non importa che non conosce la musica. Ha orecchio? Va
bene, come me. Senti una musica, la suoni ed hai fatto una
compadrada.Quandovuoifareunbuontangochehasuccessomi
chiami. Io suono con la fisarmonica una canzonetta napoletana
vecchia vecchia che nessuno ricorda. La fai, ma piano piano, le
metti tre o quattro ferolete, una cosa criolla. Certo amico è triste,
malamusicapopolareèmelanconicaintuttoilmondo.Elamusica
di questo paese èfatta di ricordi che provengono da tante
nazionalitàitaliana,francese,spagnola.Quinessunosaniente,ma
tutti vogliono sapere tutto. Colui che sa qualcosa veramente
protestaperchétuttovamale.Mentreprotestaperdetempoperché
glialtrilocalpestano.
Dunqueall’iniziountangopotevaessereunavecchiaedimenticata
canzone napoletana, un valzer francese, una melodia criolla,
un’aria campagnola. Er auna musica che si adattava alla
compadrada.Nel1914FirpocomponeAlmadiBohemia.
Firpo incorpor ail romanticismo e questa incorporazione ècosì
travolgentecheiltangocome“compadrada” e “ferolete”scompare
dietro la sua forza. Il tango fino ad allora si componeva e si
eseguivaperipiedi,sededegliimpulsi.Firpocomincia a scriver eil
tangoperilcuoreeContursinel1915,comedicevaAugustinRena,
portòiltango“daipiediallelabbra”.CreòconGardelunnuovostile
musicale “il tango canzone”, che avrebbe definito Enrique Delfino
nel1920.
Il tango a Parigi aveva assunto un ritmo più sostenuto. Il
rallentamento del ritmo non permetteva la ginnastica sfacciata del
compadrito. Il tango a Parigi compie la sua rivoluzione romantica,
giàsilenziosamenteiniziatadaFirpocheloavevaportatosulpiano
deisentimenti.Iltangodiventatriste.Unatristezza magistralmente
espressa da Contursi. La incorporazione di questo stile eliminò le
radiciimpulsivedeltango.Essocominciaadandareabraccettocon
lalirica. Nel 1920 rimangono solo poche tracce della compadrada,
comunquesentiamocheitanghidiDeCarononsonomenotanghi
diquellidelnegroCasimiro.
Ogniautore,secondoleproprie attitudini e temperamento cercava
la bellezza come espressione autentica dell’anima, un suono
capacedirisonanze.Laloroeraunaricercaconsapevoleetenace.
Con i musicisti di conservatorio il tango incorpora la tecnica della
“musica di scuola” che è una espressione più precisa di musica
classica colta o musica erudita. Costoro conoscono le tecniche
dellacomposizionedeisuonicomeibarmanconosconoletecniche
della composizione dei sapori, non creano solo una bella musica,
l’arricchiscono, l’affinano, affinché quelle frasi arrivino, mormorino
all’anima.
Allorché il tango incorpora la “concertation instrumental” le
composizioni diventano più pregiate. Ci fu un momento in cui il
tangocercòdiincorporarelasinfonia.CiprovòJulioDeCaro.
Iltangosentìlasinfoniacomeuncorpoestraneo.
Con Piazzola il tango incorpora la sincope, sia nel senso tecnico,
sianelsensodispostamentodellamelodiasulritmo.
Sipotrebbepensarecheleincorporazionideltangosianoconcluse.
Indubbiamente no. Il tango è un sistema aperto e vive per la sua
capacità di attualizzarsi sempre. Dopo il suo primo secolo di vita
presenta diverse forme. Ognuno può scegliere tr aqueste quella
che più si adegua alla sua sensibilità. Come gli uomini anche i
portegninonsonosempreuguali.E,seiltango èl’espressione dei
portegni, esso non può essere unico e immutabile. I tempi
cambiano, le circostanz emutano, ma il tango d àsempre la
possibilità di esprimere la propria interiorità, interpretandola con il
corpoinlibertà.
Il linguaggio del corpo, come quello del mito e del sogno, ha un
valore metaforico. Il tango offre la possibilità di fare metafora. Ci
permette di portare all’esterno molti aspetti della nostra vita che
richiedono un loro posto, una loro espressione. Esso ci allontana
dalle contaminazioni di quelle informazioni e comunicazioni che ci
impedisconolaricercainteriore,l’intimità.
Iltangodanzaciconsentel’espressionedellanostra individuazione
chereclama la sua soddisfazione, un rifugio del sentimento che si
svela in una nuova comunicazione: quella del contatto pieno con
l’abbraccio.Èunritornoalprimitivo:il contatto, la carezza, la gioia
rispettosa,elaricercadiunaconnessioneanimica (animus-anima
)cheaffondalesue radici nello stesso fondamento del mito. Ed è
questalacausadellasuapotenza.
Tanguedad
Cosas’intendepertanguedad?
José Gobello ci aiuta a far luce su questa espressione di cui si
sente spesso parlare. La tanguedad, afferma Gobello, è la
condizione di essere tango, come la libertà è la condizione di
essere libero, la vedovanza la condizione di essere vedovo. La
tanguedad è ciò che fa in modo che qualcosa sia tango e non
un’altra cosa. Se mancasse, il tango non sarebbe tango. In ultima
analisilatanguedadèl’essenzadeltango.
Ma cos’è l’essenza del Tango? Prima di rispondere a questo
interrogativobisognachiarire cos’è l’essenza? In senso aristotelico
laparolaessenza èlasostanzaprima,ciò che ilatiniesprimevano
conlafrase:«Quodquieratesse.»SanTommasod’Aquinoparlava
di quidditas, quella forma che unita alla sostanza determina
l’essenzadiciòcheè,ovverociòchesituaunarealtàdentroil suo
genere o la sua specie. La quiddità è la forma propria di una
specie.InquantoalTangosipuò affermar eche l’idea ditango sia
inseparabile dall’idea di musica. Perciò, parlandodell’essenza del
Tango,cisipuòriferireallaformaspecificadiunamateriachiamata
musica.La forma che corrisponde allaspecie Tango, la forma per
laqualeunamusicaèTangoenonèaltrocheTango.
Per andare avanti occorre tornare sempre alle origini. Quando
nasceva il Tango si poteva intendere per essenza del Tango “la
compadrada”cheeraunmododiballare“deicompadriti”.
Nonaveva ancora una forma definita. Quando i compadriti, cultori
degliistinti, disegnavano con i piedi sul pavimento una coreografia
utilizzando l’habanera, la milonga o la mazurca, questi balli si
convertivano in Tango. All’inizio non li chiamavano Tango, li
chiamavano milonga, Non li chiamavano tango, ma erano già
Tango.
È in quell’essere cosa propria dei compadriti, in quella loro
espressione istintuale che bisogna cercare l’essenza del Tango, in
ciò che faceva in modo che una musica, che era un’altra cosa e
nontango,sitrasformasseinTango,eral’espressioneistintualedei
compadriti. Essi esprimevano la fachenda, una vanità, il gesto di
unochecontaqualcosa.
Il compadrito esprime qualcosa che ha o che non ha, ma che
desideraavere:eleganza,portamento,soldi, classe. Con il corte e
laquebradaegliesprimevadestrezza,coraggio,unsensodellavita
alieno da preoccupazioni, la ricerca e il dominio sulla donna.
Quandoballandouna mazurca il compadrito sfodera il primo corte
einventailTangostacomunicandolasuaforza,staaffermandola
sua capacità di conquistar ela donna, sta esprimendo la sua
interiorità.
QuandoilpianistaFirpocomponeAnimadiBohemia,nonc’èniente
cheassomigliallacompadrada,alcorte,allaquebrada.
Essoèunbranosentimentale,esprimeilromanticismodiquelliche
si chiamano i boemi, persone che non attribuiscono alto valore ai
benimateriali,chevivonoinlibertàedannoprioritàaisentimenti.Il
boemoèromantico,ilcompadritoèspavaldo.
QuandoDelfinoinauguralaprimacomposizione,chiamataGriseta,
nel 1924, non rimane niente del tango primitivo. Eppure quando
s’interpretaqueltangosisentelasorgentedeltango.IlTangoèun
fiume che avanza e trascina nel suo fluire i resti della fachenda
compadrida,delromanticismo,dellacanzonetta,senzamainegare
la sua condizione di Tango. La condizione di tante popolazioni alla
ricerca di una identità, che parte da ciò che i tanghi descrivono,
perdita,
allontanamento,
ritrovamento
dell’interiorità
e
rafforzamento dell’individuo di fronte alle sue debolezze e alle sue
insicurezze.
Èilvivereportegno.Ilfiumetangoincorporamaterianelsuocorso
conservandoilsaporedell’acquadellasuasorgente.Il fiume tango
è arrivato a Piazzola, dove il vero portegno, nonostante le
contestazioni,siriconosce.
Il Tango nel suo lungo processo di raffinamento, non ancora
concluso,nonhapersola sua essenza, la sua quidditas perché la
suaessenzanonèl’oscenità,comedicevaLugones,nélalussuria,
né la languidezza erotica, come credono gli europei. L’essenza, la
quidditas del tango, la forma che unita alla materia musica fa che
quellamusicasiatangoèlaportegnità.
La portegnità nasce con il compadrito che, una volta in città,
represso nei conventillos, vede degradati gli attributi del gaucho,
libertà, indipendenza, coraggio e sente l’esigenza di esprimere la
sua degradazione, il suo esilio. Di seguito queste espressioni si
fondono e si confondono con quelle che contraddistinguono
l’immigrazione:lanostalgia,lalaboriosità,lasolitudine.
Gli immigranti, con la dominanza di italiani, si affrettano a mettere
le radici, vogliono accriollarsi il prima possibile vogliono sentirsi
compadriti. Si comincia così insieme a ballare Tango e coloro che
conoscono un po’ di musica cominciano a comporre tanghi e a
eseguirli.Inunbatterd’occhiocambialaportegnità.
Il portegno non è più un criollo, il portegno è soprattutto figlio di
gringos.CambialaportegnitàecambiailTango.Laportegnità è la
forma che, unita alla materia musica, fa che quella musica sia
tango. Alla fachenda segue la nostalgia, alla nostalgia segue lo
stress, la tensione che caratterizza, ai giorni nostri, la vita delle
grandicittà.
La perdita della libertà del compadrito, la perdita dei propri luoghi
dell’immigrante, la perdita d’identità e di valori dei nostri giovani
trovano possibilità di espressione autentica nel tango, in una
musicacheriesceadabreagireildolore,afareaccettarelaperdita,
afarcapirelavita,acercareunadattamentoanuovivalorienuove
misure.
Fachenda, romanticismo, ansietà sono espressioni dell’anima
portegna che si sono succedute nel tempo. Il Tango ha espresso
musicalmentequestaportegnità.
I primi portegni avevano un mondo molto piccolo e semplice.
Successivamente arrivarono quelli nel cui mondo era presente il
Conservatorio con Chopin, Listz, Schuman. Poi quelli che si
aprironoall’influenzadeljazz.
sono tanghi: in quelle parole ein quelle musiche c’è il pianto
dell’Eroe,illamentoincessanteeinstancabilenondelportegno,non
dell’uomo, ma della specie umana, mirabile espressione di quella
acutatensione,diquellasetediunaltrovelontano,diquell’urgenza
intima, che appartiene all’anima universale, che chiamiamo
“metafisicanostalgiadell’Essere”.
II-ILGRIDOEILSILENZIO
Iprotagonistidiunastorianonconclusa
Legenerazionideltango
Della storia del Tango hanno parlato in tanti, ancor adi più sono
quelli che si sono dilungati sulle grandi orchestre, ancor aoggi
protagonisteindiscussenellemilonghedituttoilmondo.
Ilmiointentoèquellodifar conoscere l’enorme apporto dato dagli
artisti d’origine italiana alla nascita e allo sviluppo delTango, un
gener emusicale che vive, si afferma e si impone,nonostante le
molteplici trasformazioni sociali e culturali, capace di adattarsi ed
evolvereafenomenoculturaledivaloreuniversalesenzaperderela
suaidentità.
Moltiforseignoranocheil62%degliattualiabitantidell’Argentinaè
italiano e/o figlio di italiani. Quando l’Argentina duplicò la sua
popolazione alla fine del secolo XIX più dei due terzi dei nuovi
arrivati erano italiani e spagnoli. Una “alluvione migratoria” in cui
c’erano anche molti francesi, russi, tedeschi, polacchi, ma in
numeroassaiminore.
Gli italiani erano in gran parte meridionali, soprattutto siciliani,
calabresiecampani.L’appelloamericanofuraccoltoanchedamolti
genovesi.Inrealtàdall’Italiasettentrionalesiemigravamoltomeno.
Anche lì i poveri erano parecchi, ma non tanto come nel
mezzogiorno. Gli italiani, assieme alla solita valigetta di cartone
legata con lo spago, in moltissimi casi si portavano dietro anche
qualche strumento musicale che probabilmente costituiva l’unico
divertimento di questa povera, ma nobile gente. Una virtù, quella
della musica, che nessuno può negare agli italiani. La canzone
napoletanaeracosìdestinataatrovare,anche sulle rive del Plata,
una sua continuità nel Tango, decisamente meno allegro, ma
altrettanto umano e col tempo altrettanto famoso “che ni si po’
scurdà”.
La storia del Tango inizia con questa pacifica invasione di Buenos
Aires, che mostr ain quegli anni una costante e decisa
trasformazione.Ilmassiccioafflussodiimmigratiindusselefamiglie
più importanti di Buenos Aires a cambiare quartiere, a trasferirsi
verso il Nord della città. La zona Sud divenne un enorme rione
popolare dove sorgevano come funghi le case operaie a un solo
piano, i già descritti “conventillos”. La gent eche vi abitava era
povera,maperbene.Gentechelavoravadamattina asera, il cui
unicodivertimentoeraquellodimetterealmondo i figli. La radio e
latelevisioneeranolontane.Glisportunlussoriservatoairicchi.Gli
immigrati, di varia provenienza, quando tornavano dal lavoro si
riunivano nel cortile per u n asuonatina. Quando poi asuonare
erano tre oquattro, subitonasceva una piccola orchestra. La
maggior parte degli italianisapeva strimpellare qualche strumento.
Loro non conoscevano il pentagramma, ma erano dotati
naturalmente di buon orecchio. Man mano che cresceva Buenos
Aires crescevano gli immigratie con loro prendeva forma questo
nuovogeneremusicale.
Questi luoghi popolari poveri danno alla luce i segreti del tango, i
moti del silenzio dell’anima, le note del tango che i bambini
succhianodalsanguematerno,unamusicachecomeungridosale
dai bassifondi cercando il cielo. Quei bassifondi si trasformano in
grandi uteri dove i geni italiani vengono concepiti con il comando
interiore di regalare una musica che cerca il cielo, una musica
senzastoriaesenzaconfini.
Gli autori di tanghi composti tra il 1880 eil 1890 restano
sconosciuti. Sono tanghi primitivi di autori intuitivi. Essi
conoscevano la tonalità semplice, come veniva chiamata a quei
tempi.Il punto di partenza era l’improvvisazione. Lo sfondo del
nascente gener emusicale era la strada, erano i cortili dove i
balleriniimprovvisatieranocoppiediuomini.
Nell’evoluzione delle cose la coppia di ballerini fu formata da una
donna e da un uomo e gli scenari divennero oltre i cortili dei
conventillos i caffè e i cabaret. Il tango, con uno sforzo immane,
cercavadisottrarsiallosqualloredeibassifondiperapprodarealidi
piùpuliti.
Il processo di elevazione sociale er airto di scogli e isuoi
protagonisti,imusicistiintuitivi,capirono che per star ein una bella
casa dovevano mettersi un bel vestito, tenere un comportamento
adeguato all’ambiente, adattarsi anuove circostanze, modificare
alcunicostumi.Compreseroanchecheilorofigliavrebbero dovuto
studiare.
HoracioFerrerrintracciava,nellastoriadelTango,generazionidella
durata di quindici anni. In verità la maggior parte degli studiosi del
TangoparladiquattromomentidelTangochechiamanoGuardie.
LaGuardiaVeja,caratterizzatadall’improvvisazione,dall’empirismo,
dallaricercadiunaidentità.
LaGuardiaNueva,incuiilTangoraggiunselasuaperfettaarmonia
nelledifferentiespressionidiballo,musica,canto.
La Guardia del Cuarenta, che si distingue per la erudizione,
raffinamentoestilizzazione.
LaVanguardiadelsecondomezzosecolo,nelqualeilTango cerca
unasuanuovaidentità.
LeGuardiesonoaperte.CostituisconoilpercorsodelfiumeTango,
che avanza, che trascina e incorpora materia nel suo fluire,
conservandosempreilsaporedellasorgente.
LaGuardiaVejaelaGuardiaNueva
La Vecchia Guardia è l’epoca considerata più autentica. I suoi
protagonisti erano tutti musicisti “a orecchio”. Essi seguivano gli
insegnamenti lasciati da amici e parenti, quasi sempre italiani,
sfruttando la loro abilità naturale e la ricca invenzione musicale.
Nonsapendoleggerelamusicaogniinterpretesuonavaunostesso
brano in modi differenti modificandolo earricchendolo. Sono
creatori che non avevano fatto studi musicali, non possedevano,
quindi, conoscenze tecniche, ma le sostituivano egregiamente con
ispirazioneetalento.
IlsimbolodiquestagenerazioneèGregorioVilloldo(Buenos Aires,
1869-1919). Egli fu un payador e chitarrista, vale a dir epoeta e
musicista.
Il payador era un poeta capace d’improvvisare le sue canzoni in
versi.Compositorediunodei tanghi più famosi che ancora oggi si
balla nel mondo, el choclo (la pannocchia), e autore dei versi la
marocha,consideratoilprimotangocantato.
L’ispirazione di Villoldo resta sempre contadina e i suoi temi sono
divertenti. Egli sviluppa una serie di critiche della vita quotidiana
della capitale. Intorno a lui si raggruppa un numero di personaggi
che hanno segnato quest’epoca e formato la vecchia guardia. Si
ricordano Arturo Herman Bernstein, Genaro Esposito, Eduardo
Arolas. In realtà i protagonisti di questa prima tappa musicale del
Tango sono tantissimi, ma nessun nome si può mettere in
evidenza.
Sitrattadiunveroepropriomovimento.
Le prime orchestre, costituite da chitarra, violino e flauto erano
mobili.Altramonto,neicortilienellestradebattute,questimusicisti
itineranti, tutti maschi, provavano ritmi e passi insieme a ballerini
tuttimaschi.
Il tango è un’invenzione maschile. Questi ragazzoni, che si
esercitavano tra di loro, nei giorni festivi si recavano nei caffè di
quartiereinattesachelafortunalimettessedifronteaunadonna.
In questi luoghi le ballerine, pagate a serata dai gestori, erano
disponibiliperseiminuti,acondizionechegliuominipagassero“un
real”.Questiuominifacevanoressa,sicontendevanoleballerine.
Dai caffè, contemporaneamente, il tango entra nelle accademie,
luoghidedicatialladanza,noneranoluoghidi prostituzione, ma, in
epocaincuiledonneportavanoancora abiti lunghi, qui le ragazze
sipermettevanogonnecorteepotevanoessereconsiderate“facili”.
Successivamente il tango entr anei bordelli. Le orchestr esi
spostavanofacilmentedaunacasachiusaall’altra,doveleballerine
esaltavanolalorosessualità,inquestomodoladanzavennelegata
alla prostituzione, suscitando rigetto da parte dellaborghesia, che
temeva che i loro giovani si compromettessero i nquesti luoghi di
malaffare.
Nel1905ilTangosbarca a Parigi. A Parigi, per quanto riguarda la
danzasociale,l’epocaècaratterizzatadalValzeredallaQuadriglia.
Il Tango sarà accolto come elemento innovatore della danza,
giacchéogniannoParigihabisognodiunanuovadanza.
Più generalmente, sul piano culturale, ci si interessa a ciò che è
esotico. C’è un infatuazione per l’esotismo: danz enere, blues,
danze orientali; ma il gusto dell’esotismo non implica una ricerca
dell’autentico.IlfenomenoTango,intrisodielementierotici,diventa
digrandeinteressee,perfarloaccettarealleclassipiùelevatedella
società, i ballerini ne smorzano la sensualità originaria, in quanto
sconveniente al contesto. Nonostante le critiche e i pregiudizi la
danzasidiffondeintuttaParigiinvadendosaloni,teatri,barelocali
notturni.Nasconoicaffé-tango,thè-tango,esposizionitango,tango
conferenze.
Gli anni che vanno dal 1912 al 1913 sono quelli di frattura sotto il
segnodelTango.Tuttosialleggerisce.Ladiabolicadanzadicuitutti
parlano si inserisce in diversi settori di tutta la società europea,
italiana,britannica,tedesca.
L’EuropapassadalValzeralTango,maunTangocheperdeil suo
paradigma. In breve, il primo elemento di falsificazione è ignorare
due caratteristiche del Tango argentino: la sofferenza e
l’improvvisazione.
Ifrancesi“scrivono”ilTango,lofanno entrare immediatamente nei
manuali, mentre è evidente che una delle caratteristiche di questa
danzaèchenonsipuòdescrivereconiconcettidisponibiliall’epoca
— passi e figure — pertanto questa scrittur anon èsolo
approssimativa,maèuncontrosenso.Inquestaformaimpoveritail
Tango,apartiredaParigi, si diffonde in tutto il mondo e in tutti gli
stratisociali.
Il successo mondiale del Tango suscita anche in Argentina nuovi
sviluppi.Lasocietàportegnaloaccettacomeprodottoconsumabile
anche dalla gente perbene, secondo un processo che gli argentini
definiscono proceso de adecentamiento (rendere decente).
Nasconocosìicabaret,sulmodelloomonimoparigino,sostituendo,
in un certo senso, i vecchi bordelli. Il primo cabaret si chiama
l’Armenonville ed è qui che si presentano due personaggi ancora
sconosciuti,GardeleRazzano.
Protagonisti indiscussi di questa scalata del Tango negli ambienti
borghesi sono il violinista Francesco Canaro e il pianista Roberto
Firpo.
FranciscoCanaroeranatoaSan Fosa de Mayo in Uruguayil 16
novembre1888.Isuoigenitorieranoimmigrati italiani. I lpadre, un
bravouomosenzaperò un mestiere e con una famiglianumerosa
alle spalle, si prestava a fare qualsiasi cosa, sempre che fosse
lecita. Francisco si spostò con la famiglia dall’Uruguay aBuenos
Airesquandoavevadiecianni.
Quando era ancora ragazzino, attratto dalla musica, approfittando
delfattodilavorarein una fabbrica di lamiere, si costruì un violino
cheutilizzòsinoaquandoebbeisoldipercomprareunostrumento
vero.
Musicalmente crebbe a fianco del suo amico Vicente Greco e il
Tano Gennaro Esposito. Nei primi anni di vita fece la fame ma,
poiché lavorava instancabilmente ed er asorretto da una ferrea
volontàedaunanotevoleintelligenza,ilsuccessobattèpresto alle
sueporte.
Nel 1925, fece il suo primo viaggio a Parigi. Fu tanto il successo
nella villa Lumière che Scarpino e Caldarella gli dedicarono il
famosissimotango“CanaroenParis”.Poirealizzòtournéeinquasi
tutti i paesi dell’America latina, in Europa, Stati Uniti e Giappone.
Forsenessunohacontribuitocomelui a far conoscere il tango nel
mondo. Oltre trecento partiture portano la sua firma e molte di
queste sono considerate fra le migliori che siano state composte.
Impresse alla sua personalissima maniera d’interpretare
un’accentuazione ritmica molto marcata, una modalità
essenzialmente ballabile che fu sempre al centro della sua
inquietudineinterpretativa.Futra i fondatori della SADAIC l’organo
creatoperproteggeregliautoriditango.
RobertoFirpoeranatonellalocalitàbonaerensediLasFloresil10
maggio 1884. La sua famiglia di origine italiana, aveva avuto
fortuna con il commercio ed egli giovanissimo vo lletentare la
grandeavventuracittadina.
Fece diversi mestieri. In una fonderia conobbe un tal Bacicca
D’Ambrogio, sempre figlio di italiani, che faceva il fabbro ferraioe
avevaunagrandepassioneperlamusica.Loportò acasasuaper
fargli ascoltar ele lezioni di musica che gli dava il maestr oAlfredo
Bevilacqua,tral’altrounottimopianista.Nonpassò molto tempo e
Firpopreseladecisionepiùimportantedellasuavita:«Imparare la
musica.» Aveva allora diciannove anni, Bevilacqua scoprì subito in
questoragazzodipocheparoleunmiratotalentomusicale.
A ventuno anni Firpo suonava già discretamente il pianoforte. Si
esercitava molte ore al giorno dopo il lavoro. Cominciò a suonare
nel quartiere della Boca, il quartiere dei genovesi e degli italiani in
genere: erano tutti poveri, ma tutti amanti della musica. Non
essendoci ancor ané radio, né cinema, né tanto meno la
televisione, la visita nei casini e nei caffè era quasi d’obbligo. Non
era fatto raro che quei locali venissero frequentati anche da noti
esponenti della malavita eche volasser ocoltellate e proiettili di
vario calibro. È proprio in questa zona, dove Firpo strimpellava il
piano, che erano di scena le orchestre di Canaro, Castriota, El
Tano Gennaro, Greco e Villoldo. Quella era la culla del tango. Fu
qui che Roberto Firpo studiò tango einiziò le sue prime
composizioni, fino aquando vinse un concorso eottenne la
direzioneorchestraledelcomplessostabiledell’Armenoville,illocale
più alla moda, dove si suonava il tango. Era molto sever oed
esigentenellasceltadeimembridellapropriaorchestra.
Fu con lui che il pianoforte diventò uno strumento indispensabile
per ogni orchestr atipica. Con l’andar del tempo eg l ipurificò
notevolmente il proprio bagaglio musicale sino a daccostarlo a
quellosinfonico.CihalasciatodeitanghistupendicomeSentimento
creolo,Almadebohemia,Todalavida,Hondatristeza.
LedueorchestrediRobertoFirpoediFranciscoCanarofuronoper
quasi mezzo secolo la scuola di riferimento del tango. In essa si
formò la maggior parte dei migliori strumentisti. Oltr eal loro
immensotalentodicompositoriediimprenditorisidevericonoscere
a queste formazioni di avere assestato definitivamente la
combinazione strumentale di questa manifestazioneartistica che
ancora oggi si distingue con vigor enella m u s ic apopolare
universale.
Antonio De Marchi, mecenate, era un italiano di Pallanzanato il
25 agosto 1875. Non fu interprete né compositore, ma era
innamoratodeltangoenonvolevacheessorimanesseprerogativa
dei bassifondi. Voleva che la gente perbene lo conoscesse e
imparasse ad apprezzarlo come esso meritava. La prima grande
manoaltangoDeMarchi la diede durante una serata al Palais de
Glace, malgrado iconsigli contrari di alcuni amici. In tal modo la
borghesialocalepotèammirare“devisu”quelballochiamatotango,
che a Parigi già stava facendo furore. Un anno dopo D eMarchi
tornòallacaricaequestavoltalo scenario fu un lussuosoluogo di
Via Corrientes, il Palace Theatre. A Buenos Aires erano di moda i
nomifrancesi.Inquestaoccasioneerapresenteilfiorfioredell’alta
societàacominciaredallasignoraEstherLavallacinRoca,suocera
di De Marchi. Fu una serata indimenticabilenella storia del tango.
Fu un successo strepitoso per le orchestr edi Vicente Greco e di
FranciscoCanaro,iduefigli d’italiani che da allora ebber ola porta
aperta ai balli organizzati nei palazzi delle più facoltose famiglie
dellacapitaleargentina.
Gobello dice al riguardo: «Il tango si er amesso in tasca la
cosiddetta Buenos Aires perbene, passando dal prostribolo alla
garçonnière, dalla garçonnière aParigi eda Parigi al Palace
Theatre. E tutto questo grazie a un generoso e brillante italiano:il
baroneAntonioDeMarchi.»
LaGuardiaNuevacopregliannichevannodal1920al1940.Sono
gli anni “dell’epoca d’or odel tango”. In quell’epoca icabaret si
moltiplicarono. I musicisti indossavano lo smoking eacquisivano
unasolidapreparazionemusicalecheconsentìlorodiprodurreuna
musicaraffinata.
Non solo in Argentina e in Uruguay, ma in molti altri paesiera il
ballo alla moda. Le orchestrine di tango espatriate dall’Argentina
cominciavano “a fare l’America”. La maniera di ballarlo eccitava la
gente, e la gente continuava a ballarlo, a dispetto delle ondate di
protestadiquasituttelecortieuropeeeditutti i centridi influenza
religiosadelpaese,perchéimmoraleneitesti esurrealenelballo.Il
tangocontinuòaimporsicoinvolgendopersonediognigenere.
Enrico Caruso e Tito Schipa, due grandi tenori italiani,
cominciaronoasentirsiattrattida questa musica e cominciarono a
cantare tango. Loro chiedevano di farsi accompagnare sempr eda
musicistiitalianiodiorigineitaliana.Inpiùdiun’opportunitàCaruso
disse che per lui il tango rappresentava la continuazione della
canzonetta napoletana oltr eoceano. Anche se melodicamente
differente, si trattava di due generi malinconici nei quali il suolo
natio,lamadre,ladonnaamatasonomotiviricorrenti.
Trail’20eil’30continuò il processo di perfezionamento del tango
principalmente sotto il profilo orchestrale. Già chi suonava a
orecchiononeraammessodanessunaparte.Fuinquestoperiodo
chesidefinironoitrepilastridelTango:ilballo,ilcantoelamusica.
Fu il momento in cui il Tango incontrò il poeta e la sua voce,
trasformandosiinTangocanzone.Ful’espressione della metropoli,
i cui abitanti venivano alfabetizzati dalla scuola pubblica, che
accettòcheilTangosiaffacciassealColonconl’orchestradiPedro
Maffiael’adorabilevocediRositaMontemar.
Gli italiani furono i protagonisti assoluti sulla scena tanghera. Si
affermarono le grandi orchestre. Direttori di orchestra, compositori
oltre che virtuosi dello strumento furono Juan D’Arienzo, Edgardo
Donato, Francesco Lomuto, Riccardo Tanturi, Angel D’Agostino,
Carlos Di Sarli, Anibal Troilo, Osvaldo Pugliese e tanti altri, tutti
nomiintramontabilidellaGrandeMusicadelTango.Un nome a cui
si lega una rivoluzione nella storia del tango è quello di Julio De
Caro.
JuliodeCarodettecompletaattuazioneallespinte innovative che
già in precedenza erano state espresse da Osva l d oFresedo,
EnriqueDelfinoeJuanCarlosCobian.Unodeifattoripercuil’opera
di questo musicista ha assunto una valenza cosìdeterminante è
stato la sua preparazione musicale realizzata attraverso severi
studi accademici in conservatorio grazie a suo padr edon José de
CaroDeSica(lontanoparentedelnostroVittorioDeSica).Egliera
stato direttore del Conservatorio della Scala di Milano e si era poi
stabilitonellacapitaleargentina,doveavevaavviatoalcunisuoifigli
allostudiodellamusica.
JulioDeCarodettevitaalla“escueladecariana”,chetracciavauna
linea di demarcazione tra la tendenza tradizionalista,chiamata
anche Guardia Veja, e quella evoluzionistica o GuardiaNueva, la
prima legata a schemi semplici di concezione musicalee di
realizzazione strumentale, la seconda carica di fermentiinnovativi
destinata ad arricchirsi e a produrre i grandi capolavoriorchestrali
dellasecondametàdelNovecentofinoaPiazzolla.
Anche tra ipoeti del tango che vedremo in avanti risaltano nomi
italiani come Homer oManzi, Enrique Santos Discépolo, Homero
Esposito,EnriqueCadicamo,JoséMariaContursi.I neffetti questa
italianità rispecchiava la composizione della societàargentina che
pertrequartieradiorigineitaliana.
Noto fra i protagonisti cantanti del tango fu Ignacio Corsini,
idolatratodaifandeltango,natonellaprovinciadiCatania.Erano i
tempi di Augustin Magaldi, Alberto Castillo, il cui ver onome era
Alberto De Lucca. Angel Vergas, la cui vera identità er aJosé
Lomio, Hugo del Carril, per l’anagraf ePier oBruno Ugo Fontana,
Susanna Rinaldi (la tana) Ada Falcon (Ada Falcone). La lista
continuerebbe a lungo, tanto che tra i fan del tango si diceva
“parece que el tango ye es solo ne asunto de Tanos” — sembra
cheiltangosiadiventatoappannaggioesclusivodegliitaliani.
Il tango arriva allo Zenit con il cantante Carlos Gard e l.Carlos
Gardelèunmito,ilmitoconilqualepuòidentificarsiogniargentino
medio. È l’uomo che è riuscito malgrado le sue origini oscure. È
colui che ignora da quale ceppo origina, la cui nascita resta
misteriosacomesuccedepertuttiglieroileggendari.
Si potrebbe dire che la Guardia Nueva comincia con la prima
incisionedelsestettodiJulioDeCaroesiconcludeconlamortedi
Gardel.
LaGuardiadelCuarentaelaVanguardia
Sul finire della seconda guerra mondiale fece capolino il jazz
americano.Iljazzeragiàdaalcunilustrisullascenaargentina, ma
divenne alla moda allorché rappresentò la voce della vittoria degli
statunitensinelsecondoconflittomondiale.Dopoaverpiantomilioni
di morti la gente voleva dimenticare tristezza e malinconia. Il jazz
non era malinconico e triste e riscuoteva l’incondizionato favore
della gioventù. Il tango sembrava relegato allecantine. Erano in
moltiaosservarechelavivacemusicastatunitensestavamettendo
laparolafinealla musica di Buenos Aires. Ma fortunatamente non
fucosì.Lentamentemainesorabilmenteiltangoriemerse.
La Guardia del Cuarenta si caratterizzò come una Guardia
particolarmentecreativa.Furonoannidiinstancabilericerca,annidi
grande ispirazione, lunghi periodi di gestazione che ci hanno
lasciatosublimicreazioni:“iclassici”dellastoriadeltango.Inquesti
anni, nelle grandi capitali che si affacciano sul R i odella Plata,
Buenos Aires eMontevideo, si contano addirittur aseicento
orchestre.Larassegnadeigrossicalibridiquestiannidiventerebbe
interminabile. Ci si limita acolor oche hanno portato il tango al
settimocielo.Portanotuttiunnomeitaliano.
JuanD’Arienzoelreydelcompas,ilredelritmo,giocalacartadel
ritornoalleorigininondandospazioalle parole, ma privilegiando la
massima ballabilità. A contribuire allo sviluppo di questa modalità
ritmica era stato il pianista Rodolfo Biagi, a suavolta direttore
d’orchestra e noto con il suo soprannome “manosbrujas” (mani
magiche). Quella di D’Arienz ofu in un certo senso l’orchestra
stabiledellabaiteChantecler,unadellepiùfamosediBuenosAires
negli anni Cinquanta. Le sue incisionidiscografiche andavano a
ruba.
Carlos Di Sarli, el senior del tango, nasceva a Bahia Blanca il 7
gennaio del 1903. Il suo vero nome era Cayetano. Suo padre
Michele, rimasto vedovo con quattro figli, lasciò l’Italia e approdò
verso la fine dell’ottocento in Uruguay dove si sposò nuovamente
ed ebbe altri tre figli. Si era trasferito a Bahia Blanca in Argentina
quando nacque Cayetano. Fu il fratello maggiore a impartirgli le
prime lezioni di musica. Studiò poi pianoforte al Conservatorio
Williams della città natale. Fece la gavetta in alcune località
dell’internodelpaese,poiarrivòaBuenosAiresall’etàdiventianni.
Formòvarieorchestremaquellaveramenteimportante cominciò a
dirigerla nel 1949. Giunse così il successo a tal punto che in uno
degli articoli dedicatogli dalla stampa il titolo era “Anima di tango,
orecchio d’opera”. Da allora fino alla sua morte, Di Sarli non
conobbechesuccessi;tuttilo volevano e lui faceva tutto: direttore
d’orchestra,arrangiatoreepianista.
Provò anche con la composizione lasciandoci due partiture
stupende: Milonguero Vejo ballerino da sempre e Bahia Blanca
dedicataallacittàdelcuore.
Alfredo De Angeli e Angel D’Agostino: le orchestre che non
conosconoflessioni.
AlfredoDeAngelis,musicistaeccezionale,seppeinterpretarecome
pochi il gusto del pubblico. Fu criticato dai cosiddettigourmet del
tangochelo ritennero troppo elementare nel suo fraseggio, ma fu
idolatrato dal grande pubblico. Dove suonava la sua orchestra si
registravasempreiltuttoesaurito.Ancheduranteglianniquaranta
quando la musica stranier aprendeva piede l’orchestr aDe Angelis
non perse mai popolarità, impose ai suoi pezzi una semplicità
armonicachetutticapivanoeapprezzavano.
Angel D’Agostino nasce a Buenos Aires il 25 gennaio del 1900 e
muore il 15 gennaio 1999. La sua lunga esistenza gli permise di
seguiredavicinolevarieepochedeltango:praticamentedaVilloldo
aPiazzolla.Asolitrediciannieragiàunespertomusicistae formò
untrioconD’ArienzoeuncertoBianchi.Ilsuopercorsoartisticosi
è intrecciato con musicisti di prima grandezza come Juan
D’Arienzo, Anibal Troilo, Ciriaco Ortiz. Ma il maggior successo lo
ottennequandonellasuaorchestracantòAngelVergas:unbinomio
che raggiunse il massimo della popolarità. Nel 1943 in un famoso
concorso indetto da Radio El Mundo, a quel tempo la più
importanted’Argentina,D’Agostinopreseilprimopremiosuperando
leorchestre di Anibal Troilo, Juan D’Arienzo, Carlos Di Sarli, Lucio
Demare,OsvaldoFresedo,valeadire“imostrisacri”.
Anibal Troilo: El bandoneon mayor de Buenos Aires Egli fu
sinonimo di tango, di tango ben suonato. Fu uno dei musicisti più
amati di Buenos Aires. Il padre, d’origine italiana, Anibal Carmelo
Troilo suonava la chitarra e cantava. Rimasto orfano di padre
giovanissimo ricevette da sua madre Feliza Bagnolo in regalo un
bandoneon.Fumandatogiovanissimoalezionidibandoneondaun
certo Juan Amandolaro. Le lezioni non durarono più di sei mesi
perchédopopocoilmaestrononavevapiùnulladainsegnare.Sta
di fatto che a soli undici anni e ancora con i pantaloni corti Troilo
iniziò la sua cinquantenaria carriera. Fece parte di numerosi
complessi. All’età di ventitré anni, nel 1937, cominciò adiriger ela
propria orchestra, che assieme aquella di Osvaldo Pugliese, fu la
più importante nella storia del tango. L’orchestra da lui diretta dal
1937 e sino alla suamorte, che avvenne nel 1975, fu una vera e
propria università del tango. Ne fecero parte i migliori interpreti in
assoluto. Troilo fu un mito, forse l’ultimo. Oltre un artista
eccezionalefuunuomobuonoegeneroso.Lasuamorteavvolsedi
doloretuttaBuenosAires.
Nel 1952 fu insignito del Microfono d’oro di RadioBadeurantes, in
Brasile un premio per orchestr edi elevatur ainternazionale, che
avevaricevutoinprecedenzaMauriceChevalier.Immensaèlasua
oper adiscografica. Fu un grande interprete, ma anche un grande
compositore. Le sue partitur econtinuano a essere tra le più
apprezzate e ricercate dagli amanti del tango. Sono considerate
pezzidiantologia.
Ilgrandemeritodi“Pichuco”,questoèilsuosoprannome,fuquello
di circondarsi di musicisti di valore. In verità lui seppe coordinarli,
guidarli, plasmarli secondo la sua sensibilità eil s u ogusto. Ha
saputo coltivare sia il tango-cancion che quellostrumentale con
risultati altrettanto validi, sapendo contemperare le esigenze della
musica con quelle dei ballerini. Il suo ruolodi intelligente guida
musicale si è espresso con successo anche nei confronti dei
cantanti che hanno lavorato con lui. Molto attento all’importanza
della letra (il testo), come componente essenzialedel tango,
predisponeva per icantanti un accompagnamentomusicale per
ottenereilmegliodellelorodotivocali.
OsvaldoPugliese:L’integritàtotale
NasceaBuenosAiresnel1905equimuorenel1995.Lasualunga
vita attraversa l’intero secolo. Fu suo padre Adolfo Pugliese, che
arrotondavail suo magro salario suonando il flauto in un quartetto
dellavecchiaguardia,ainsegnargliiprimielementidisolfeggioead
aprirgliquellastradacheloavrebbeportatoalsuccesso.Ilgiovane
Osvaldo, taciturno, introverso eriservato mise subito in mostra le
sue doti di pianista sotto la guida di d u egrandi maestri Vicente
ScaramuzaePedroRubbione.Ancoraragazzinoecomequasitutti
i principianti, suonò il pianoforte i naccompagnamento alle scene
deiprimifilm. A soli diciannove anni compose quello che è forse il
suo capolavoro “Recuerdo”.Fece una lunga gavetta che lo vide
collaborare in gioventù conRoberto Firpo, Pedr oMaffia, Alfredo
Gobbi, Anibal Troilo, Miguel Calò e Elvino Valdaro, da molti
consideratoilpiùgrandeviolinistacheiltangoabbia avuto. Giunse
tardi a formare la s u aorchestr astabile, quando aveva circa
trentacinqueannieavevaaccumulatoun’esperienzapreziosissima.
Nel1939conlasuaorchestratipica,inizialagrandecarrieradiDon
Osvaldo,chefinalmentepuòliberarelasuacreativitàedareanche
concretezza alle sue idee politiche; essendo di fede comunista,
organizza l’orchestra come una cooperativa e come una
cooperativa distribuisce i proventi del lavoro comune. È famoso
l’aneddotosecondoilqualequandoeracostrettoasubireilcarcere,
a causa delle sue idee politiche nei periodi più bui della storia
politica argentina, i componenti della sua orchestra invece di
sostituirlosi limitavano, durante i concerti, a posare un fiore rosso
sullatastieradelpianoforte.
FuilprimoaportareiltangoinUnioneSovieticaenellaRepubblica
PopolareCinese.OsvaldoPugliesepuòessereconsideratoinsieme
aPiazzolla,daluifortementeinfluenzato,lapuntadidiamantedella
cosiddetta corrente “evoluzionistica”, iniziata dai fratelli De Caro.
Francisco De Caro lo considerò portatore di una insospettata
ricchezzamusicaleeil grande critico Sierra lo considerò il pianista
creativamenteestilisticamentepiùimportanteinassoluto.Il Colon,
il tempio sudamericano della musica classica e dell’opera lirica,
vedrà l’apoteosi del tango con la straordinaria performance di
Osvaldo Pugliese e la sua orchestra, il cui album sarà un’orma
memorabilenellastoriadeltango.
Gli anni Quaranta si caratterizzano per una intensa collaborazione
tra musicisti, poeti, cantanti, ballerini professionisti, impresari, una
collaborazione che portò il tango aun livello di integrazione e di
perfezionetecnicamaivistiprima.
Imusicisti si distinsero per la solida preparazione, per lospessore
umano
in
un’attività
di
produzione,
trasformazione,
reinterpretazionedibrani,cheaprìallamusicadelTangopossibilità
infinitedievoluzioneediricerca.
LaVanguardiasipersonificaconAstorPiazzola
Nel decennio peronista il Tango diventa di nuovo il simbolo delle
massepopolari.MaconlacadutadiPeron,nel1955,ilTangoviene
messo da parte. La produzione artistica si arresta.Il Tango cerca
una nuova identità. Nasce così la Vanguardia, u nmovimento che
fomenteràpolemicheerifiuti.
AstorPiazzollafu,tragliinterpretidituttalastoriadelTango,il più
discusso econtrastato dai suoi connazionali.Piazzolla oper anella
musica del Tango una rivoluzione: spinge più lontano l’autonomia
della musica, che stacca volontariamente dalla danza elevando il
Tangoalivellodella“grandemusica”.
LeorchestrediTangopreservaronolaballabilitàdelTango,tuttavia
esse cercarono sempre di equilibrare ballo musica e verso. Molta
gente andava ad ascoltare musica del Tango nei caffè e nelle
pasticcerie, dove non si ballava. È risaputo che nei club sociali,
dovesiballava,iballerinisolevanofermareladanzaperpermettere
l’ascolto strumentale. I tratti del Tango del ’40 segnalavano una
continuità con il Tango precedente, quello dellaguardiavecchia e
nuova e permisero un’interpretazione d icontinuità alla Vanguardia
che non ruppe con il passato. La rivoluzione di Piazzola non va
intesa come una crepa nella storiadel Tango. La Vanguardia è
caratterizzata “dall’arrangiamento”,cioè il trattamento musicale
delle composizioni include non solo la concertazione degli
strumenti,maaggiunteemutilazioni,conilrisultatodiunacreatività
chesiservediunamusicadiScuola.
PiazzolaèunuomodiTango.Egliesprimeilnuovoportegno,ilfiglio
e il nipote di quell’immigrato che si sentiva capito dai versi di
Contursi. È probabile che le nuove generazioni dei portegninon si
sentano capiti dalla musica di Piazzola, tuttavia siamo cert iche di
fronteaessasperimentanononsolounpiacereesteticomaanche
quella vibrazione intima, quella dolce commozione,quella ferita
gioiosacheproducevanonell’animadeiportegniitanghidiArolase
diGrieco.
Un musicista quasi quarantenne, Sebastian Piana, uomo della
vecchia guardia che attraversa con disinvoltura la guardia nueva
conlesuemilonghe,s’imponenel1940con“Tintaroja” (1941): un
brano che esprime l’essenza del Tango e la sua evoluzione, un
compendio di tutto quello che il Tango è stato, dove
impercettibilmentesiaccoglieunvecchiosaporeassimilatoda quei
vecchitanghidisuopadre,iltanodonSebastian,chesuonavacon
fervorelasuachitarranel1908.
IlRiodellaPlataaccoglievaipadridi questi insuperabili menzionati
artisti del Tango, tutti di origine italiana. Buenos Aires accoglieva i
geni dei loro figli, che trovano in questa città il fertile humus che
daràvitaaicapolavoriimmortalidelTango.
LaGuardiadellozapping
Nonc’ènessunTango nuevo. Morto Piazzola nessuno è riuscito a
crear e“un classico” da incorporar eper sempr enel tesoro del
Tango. Si può affermare che “Balada para un loco” del 1969 sia
statol’ultimoautorevolebranomusicaleinmateriadiTango.
IlTangoincorporaesiripete,nonsirinnova.Siripeteancheilrock,
mailrocknonaspiraarimanereneltempocomeilTango.
Ilrocknonèmusicaperlepersone,èmusicaperriempireiltempo
delle persone. L’oggetto del rock sono le sensazioni, quello del
tango sono i sentimenti. Anche se non c’è creatività nella musica,
oggi è il momento della danza. In tutto il mondo si balla Tango. Il
Tango è una triade, danza, musica e canto, che nella loro
evoluzionenonsisonomanifestatesempreugualinelloro sviluppo
enellorosplendore.Oggièilmomentodelladanzaquellochenegli
anniQuarantaeradellamusicaedelcanto.
L egenerazioni delTango vanno di pari passo con le
generazionideiportegnichesisviluppanoaBuenosAires.
Buenos Aires prima della fine del secolo era una borgata. Da
borgatadiventacosmopolis,cioècittàdituttiipopolidelmondo,poi
diventa megapolis. Sono tappe che abbracciano un lasso di
quarantaanni.
Buenos Aires comincia a diventare cosmopolis quando inizia la
grande immigrazione del 1880. Nel 1914 si registrano 157.700
abitanticontroi92.709del1855,lamaggiorpartediquestiabitanti
è nata nel resto del mondo. Cambia la fisionomia del portegno, il
suo modo di vedere la vita, la sua struttura spirituale. Il portegno
nonèpiùilcompadrito,allegroeballerino, ozioso e provocatore.
Il portegno è l’immigrato, con una disciplina lavorativa e con la
maledizione biblica di “guadagnarsi il pane con il sudore della
fronte” cristianamente ricevuta come una benedizione che lo fa
sentireutile.L’immigranteportaconsé un carico di nostalgia, quel
dolceamaro ben evidenziato nel tango, “La violeta” di Nicolas
Olivar.Cambiacosìl’espressionemusicaledelportegnoedeltango
che lo esprime. Il ballo si acquieta e la musica incontra
provvidenzialmente il bandoneonche con il gemito degli acuti e il
lamentodeigraviesprimeegregiamentel’animatorturatadichisiè
trasformatoinpocotempoinsentimentaleetriste.
La cosmopolis si prolunga per quaranta anni e diventamegapolis
con una ancora più variegata gamma di portegni, dag l ihippy
demodé agli yupp ygiacca ecravatta. Il portegno di oggi non è
allegro come il compadrito né triste come l’emigrante. Non ha il
sognodell’emigrante.Nonhatempoperpensareeripeteciòchegli
altri hanno pensato per lui. Non ha tempo per amare sul serio e
impegnarsi in una relazione. Vive nell’incertezza enel rischio che
alimentano stress etensione. La vanguardia piazzolliana esprime
questatensione,laricercafebbrilediunfutur oche rimane incerto.
Questa tappa rappresentata da Piazzola, così autenticamente
fondantecomequelladiVilloldo edi Contursi vive già da quaranta
anni.Nonsisaquandofiniràequalesaràilportegnodelleprossime
decadi,malosipuòimmaginareansioso,instabile,indefinito come
lozapping.
AstorPiazzollaelesuemigrazioni
Nel 1990, all’età di sessantanove anni, Astor Piazzola scriveva:
«SonounuomodiTango:lamiamusicafapensaretutti,siacoloro
cheamanoilTangosiacolorocheamanolabuonamusica.»
DifattiAstorPiazzollahaimpegnatoun’interavitanellaricercadello
“spirito” del Tango, con il risultato, in un procedere musicale
personalissimo, di una musica che esprime, fa presenzadi quei
“motidell’animauniversale”cheparlanodiimprovviselacerazioni,di
strisciantemalinconia,distruggimento,diperdita,dimancanza.Egli
èriuscitoadampliare,adarricchireiconfinimusicalidelTango,tale
che nella sua musica si può specchiar equalsiasi cittadino del
mondo.
Glistessiconnazionalihannomessoin dubbio l’appartenenza della
suamusicaallagrandetradizionedelTango.Mapercapir equanto
Tangoc’ènellasuamusicabisognapartiredallasuastoriasegnata
dacontinuemigrazioni.
Nonino (Vicente Piazzola) eNonina (Assunta Manetti)erano
entrambinatiaMardelPlatadagenitoriitaliani.IlnonnoPantaleon
er aun tano di Trani di Puglia, così come sua n o n n aRosa
Centofanti.LafamigliaManettivenivainvecedallaToscana. Anche
Astor nasce nella località bonaerense di Mar del Plata, l’11 marzo
del1921.Negliannisuccessiviallaprimaguerramondialeal padre
Nonino non gli andava bene nel Mar del Plata, e fece come tanti
altri,decisediemigrareaNewYorkdall’Argentina.Primaviaggiòda
soloepoitornòaprenderelafamiglia.
Astor aveva quattro anni. Era il 1925. Cominciò allora Astora
conoscere il dolore del distacco: lasciare il Mar del Plata, i nonni
che l’adoravano, gli zii, i cugini. Era un dolore diverso da quello
fisico che l’aveva accompagnato nei primi anni di vita, avendo
subito diversi interventi chirurgici alla sua gamba destra,
compromessaallanascita.
Lafamigliasistabilìall’ottavastradaaNewYorkelìAstorcominciò
a conoscere la violenza delle bande dei gangsters: ebrei contro
italiani, italiani contro irlandesi. I genitori lavoravano entrambi ed
Astor rimaneva tanto tempo a casa senza babbo e mamma. Loro
lavoravano e lui girava da solo per le strade di New York. Lo
chiamavano Lefty perché a sei anni il suo pugno era già famoso.
Appartenevaaunabandamoltofortedi italiani che litigava spesso
conunabandadiebrei.
Nonostante le sue scarpe speciali, per il problema alla gamba
andavasemprealfronteeriuscivasempre a emergere perfino nel
tip-tap. Prestissimo il padre lo mandò a lezione di musica da un
italianochegliinsegnavailsolfeggio,mandolinoeviolino,ma dopo
poco tempo il padre lo fece smettere perché Astor non andava
avanti.
Asetteanniilpadreglicompròunbandoneon,glieloappoggiòsulle
gambee gli disse: «Astor questo è lo strumento del Tango, voglio
che lo impari a suonare.» La sua prima reazione fu di rabbia, di
rifiuto per quella musica che i suoi genitori quasi ossessivamente
ascoltavanotutte le sere. In realtà lui avrebbe voluto un’armonica.
Tuttavia cominciò a seguire le prime lezioni di bandoneon che gli
furono impartite da Andres D’Aquila, un musicista argentino che
risiedevaaNewYork.
Pian piano sentiva crescere l’interesse per questo strumento, che
non era solo uno strumento musicale, ma diventava l’amico che
accoglievailsuopiantosenzalacrime,cheparlavacantavaeurlava
nellostessotempo,machecomunqueglidavasemprepiacere.
Avevanoveanniquandoigenitorideciserodi tornare in Argentina.
Fu una breve permanenza. Stava appena ambientandosi nel Mar
del Plata che di nuovo il padre decise di tornare a New York. La
madre non era d’accordo, ma con la crisi del Trenta, il negozio di
parrucchiere che il padre aveva avviato fu un fallimento.
Nonostante la breve permanenza il padre riuscì a trovare un
maestrochedetteadAstoralcunelezionidibandoneon.
Di nuovo a New York Astor venne accettato all’esclusivo collegio
“Maria Ausiliatrice” diretto dai padri Salesiani solo perché era
italiano. Un collegio frequentato soprattutto dai figli dei gangsters
dallivelloeconomicomoltoalto.Ful’epocadelleimprese,quellapiù
avventurosafuconl’amicoStanleyconilqualerubòun’armonica,il
suosognodabambino,neimagazziniMacy’s,checonoscevabene
perché vi er astato molte volte i ncompagnia di Carlos Gardel. Il
fatto di rubare non gli pareva qualcosa di molto grave, perché a
scuola era circondato da un’aria di mafia, ma fu scoperto da una
donnapoliziottoeriuscìafuggire.Futantolospaventoeiltimoredi
far eun torto ai suoigenitori che mai più gli venne in mente di
andarecontrolegge.
I genitori decisero di tornare definitivamente in Argentina quando
Astoravevasedicianni.
Questa volta lo coglieva un dolore senza misura: a New York
rimanevanogliamici,lamusicajazz,duefidanzateeunmondoche
percorrevasicuro.
Eradapocochelafamigliaerarientratanel Mar del Plata, che un
giornoMiguelCalòpiombòlìpersuonarenel“CafèPorta”.
LaseradelprimospettacoloAstorsivestìdituttopuntoeallaporta
disse al padre dove andava. Il padre, stupito, ma molto felice gli
disse:«NonmidiraicheadessotièpresalamaniadelTango?»
L’incontroconCalòfuentusiasmante e dopo una magnifica serata
quest’ultimo consigliò ad Astor di trasferirsi a Buenos Aires. Astor
lasciavacosìlacasadoveerailcoccodei“vecchi”eandòavivere
dasolonellapensione“Alegria”inViaSarmiento1962.Nonostante
non fosse un provinciale ed era cresciuto nei peggiori quartieri di
NewYork,quiAstorsperimentaval’ansiaelaprofondasolitudinedi
unormaigiovaneadultoincercadilavorocomemusicista.
Ilsuosognodisuonarecomebandoneonistanell’orchestradiTroilo
diventavarealtànonmoltotempodopoilsuoarrivoaBuenosAires.
Quando il suo vecchio venne a sapere che lavorava per Troilo si
precipitòincittàperconoscerloeparlareconlui.
Troiloloaccolseacasasuaconunaspaghettatapreparatadasua
madre. Quando si congedò da Troilo a Nonino gli vennero le
lagrime agli occhi, lo abbracciò e gli disse: «Abbia cura di lui... ha
solodiciottoanni.»
Astor rimase nell’orchestra di Troilo dal 1939 al 1944, cinque
bellissimi anni che furono il battesimo con il Tango, l’incontr ocon
Elvino Valdaro e la conoscenza dei peggiori difetti del mondo
tanghero,tracuil’invidia.Conisoldi guadagnati conTroilo riuscì a
continuare gli studi con Alberto Ginastera, il suo primo grande
maestro. I suoi insegnamenti non erano solotecnici, ma anche
profondamente umani. Alberto diceva che i lmusicista non può
rimaner esolo con isuoi spartiti deve conoscere la pittura,
letteratura, teatro e quant’altro. Per Astor fu unasvolta, giacché i
suoicompagniparlavanosolodipallone,giocod’azzardoecorse.
Nel1944Astordecisedilasciarel’orchestradiTroilo.
L’ambiente ne fu sconvolto, lo accusavano di tradimento,
sostenevano che aveva solo ventitré anni e che lontano da Troilo
avrebbe fatto la fame. Era giunto il tempo che Astor sentisse di
voler suonare la sua musica: era stanco della vita di cabaret e di
vedere i suoi arrangiamenti calpestati. Troilo gli voleva molto bene
ed Astor a lui. Dopo un attimo di rabbia Troilo gli augurò tanta
fortuna. E quando Astor formò la sua prima orchestra andava ad
ascoltarlo,incamerinoloabbracciavaeglidiceva:
«Gatononsbaglimaiunanota.»
Quando Troilo morì il 18 maggio 1975, Astor era a Roma: alla
notizia tracollò. Il giorno dopo compose per l’amico la “Suite
Troileana”. Quando tornò a Buenos Aires una sera la moglie di
Troilo, Zita, gli portò uno dei bandoneon del Gordo: fu questa una
delleemozionipiùgrandidellasuavita.
Nel1953Astorvinseilpremio“FabienSevitzky”conlasuaSinfonia
di Buenos Aires. Una parte del premio consisteva in una borsa di
studio per seguire i corsi di perfezionamento con Nadia Boulanger
presso il Conservatorio di Fontainbleau. A quei tempi Nadia era
ritenutalamigliorepedagoganelmondodellamusica.
Nel1954AstorconlamogliesitrasferisceaParigi.Arrivòacasadi
Nadia con una valigia piena di spartiti, che lei analizzò per due
settimane.Qualchetempodopogli disse che tutto il suo materiale
erabenscritto,machenonriuscivaatrovarnelospirito.Glichiese
quale musica suonava al suo paese, quali erano i suoi sentimenti,
lesueinquietitudini,lesueaspirazioni.
Astor si vergognava del suo passato tanghero, di dirle che il suo
strumento era il bandoneon, che giaceva nascosto in camera da
letto.Maduegiornidopo decise di rivelarsi; le raccontò che si era
guadagnatodaviverearrangiandomusicanelleorchestredi tango,
che aveva suonato per Troilo e dopo con una sua orchestra, ma
cheerastancodituttoquestoe credeva che il suo futuro fosse la
musicaclassica.
Nadialoinvitòasuonareunodeisuoitanghialpianoforte.
Luidissecheavevasempresuonatoilbandoneonechenoneraun
bravo pianista. Nadia insistette: «Non fa niente Astor, suoni il suo
tango.»Nonarrivòallafinedell’esecuzionedi“Triunfal”cheNadialo
fermò e gli disse: «Ma è bellissimo Astor, mi piace tanto, è qui il
vero Piazzola non lo abbandoni mai.» Studiò con Nadia un anno.
Studiò molto il contrappunto che lo faceva impazzire. E da qui
nasce quel cammino difficile di un talento che fa buona musica e
quellamusicaappartienealTango.
Nel1955,tornatoaBuenosAiresformòl’OctetodiBuenosAires.
Fuunoshockalivelloartisticoeillavoroduròmoltopoco.
Astordecisedifarecomeavevafattosuopadretrentaanni prima:
migrò da solo alla volta di New York, e cominciò a cercare un
appartamentoperfarsiraggiungeredallamoglieedaisuoiduefigli.
ANewYork fu un incubo. Non trovava lavoro, per poco non entrò
cometraduttore in una banca. Continuò a fare musica ma spesso
controisuoiprincipiperpotermangiare.
Una notte, correva l’anno 1959, mentre si esibiva a Puerto Rio,
ricevette come un fulmine a ciel sereno, la notizia della morte del
padre. Stremato dal dolore si chiudeva in una stanza
dell’appartamentocheavevapresonella92ma stradaeinmeno di
un’oracompose“AdiosNonino”.
Pianse come non aveva mai pianto. In quella composizione gettò
tutte le immagini e i ricordi che aveva di suo padre. Una
composizione che, insieme a quelle che verranno dopo, conserva
edesaltal’autenticospiritodeltangoinunavestenuova.
Un tango inedito eppure antico, un sentimento di tristezza e
nostalgia che vibra di arcaico. Un tango segnato dalla continua
proiezione del passato, ma la sua rilettura è senza compromessi,
senzarimpianti,èveraepropriarigenerazione.
Cessata la rivolta, l’atteggiamento trasgressivo, il sentimento
dell’attimo fuggente rimane la seduzione del suono, dei timbri, dei
ritmi. Una seduzione che sprigiona e fa viaggiare la forza
dell’immaginazione, che attiva il flashback della memoria, che
tuttavianonprendemaiil sopravvento sull’attualità del sentimento:
èlospiritodelTango,quell’essenzamusicalecheèintimacapacità
di rigenerazione, quell’essenza segreta distillata solo da chi lo ha
bevutoinsiemeallattematerno.
Quel tango dal fascino irresistibile della sua musica, così antica e
pure così moderna, così lontana e pure così vicina e comunque
sempreindiscutibilmentepoetica.
CarlosGardel
Carlos Gardel, l’idolo indiscusso degli argentini, non aveva nulla
d’italiano,sembrerebbequasilaclassicaeccezionecheconfermala
regola.Malasuastoriaelacondizioneemotivacheloaccompagna
findallanascitasonoquelledellagenteditango.
Secondoilcertificatodinascita,sarebbenatol’11dicembre1890a
TolosainFrancia.Tragicamentemorràinunincidente
d’aviazione a Medellin in Colombia il 24 giugno 1935. Francia e
Uruguay si contendono il privilegio di avergli dato i natali. Il
certificato di nascita è di Tolosa ma un documento argentino lo
vuole invece nato a Tacuarembò in Uruguay. C’è chi sostiene che
quest’ultimo documento fu fatto per le autorità francesi, affinché
non considerassero Gardel come un disertore durante la prima
guerramondiale.AlsuoarrivoinFrancianel1927, il documento in
questioneloavrebbesalvatodallagalera.
Il suo vero nome era Charles Romuald Gardes figlio naturale di
MarieBartheGardes.Secondounaversione,percosìdireufficiale,
con il piccolo in braccio di due anni, spinta dal coraggio e dalla
disperazione, la madre, in cerca di una nuova vita in Sudamerica,
s’imbarcò sul piroscafo San Pedro che da Marsiglia giunse a
Buenos Aires il 9 marzo 1893. Qui si stabilì con il figlioletto nel
quartiere vicino all’“Abasto”, l’allora mercato generale della città,
ragionepercuitra i tanti soprannomi Gardel portò anche quello di
“El Morocho del Abasto”. La madre si guadagnava da vivere
facendolastiratriceefeceenormisacrificipermandarloascuola.
Carlos fin da ragazzino mostrò di possedere buone qualità vocali.
Lamadrelomandòdaunmaestrodicanto,uncertoArturoNava.
All’inizio cantò in locali notturni malfamati, poi si fece conoscere
nelle sedi di partiti politici. Verso il 1910 incontrò un personaggio
moltofamoso:ilcantantepopolareJoséRazzano.
Daallorainiziòfraidueunlungosodaliziochediedeluogonel1914
altrionfaledebuttonelfamosolocale“Armenoville”diBuenosAires.
Cominciò a spiccare il volo da solo verso il successo allorché
interpretò “Mi noche triste” con il versi di Pascual Cantursi e la
musicadiSamuelCastriota.
Le parole di Pascual Cantursi per questo tango suggerirono a
Gardelun’interpretazionecheavrebbesegnatounasvolta.Apartire
da quel momento impose uno stile tutt’ora rimasto insuperabile. I
testideipoetideltangosifannosemprepiùprofondi,mostranouna
raffinata capacità d’indagine psicologica. Si fa strada quindi un
nuovo stile di canto e soprattutto di una particolare attenzione
all’interpretazione che impone la necessità di calarsi con
partecipazioneneipersonaggi,quasisempre“perdenti”.Lemelodie
siadattanoaquesta tempesta emotiva, il ritmo si dilata favorendo
unamaggioretensioneespressiva.
La voce di Gardel così ben modulata, la sua musicalità innata gli
consentono di svincolarsi dal vecchio stile per entrare in un nuovo
stile di canto, diventerà così la voce simbolo del tango-cancion.
Gardel, inoltre, aveva una straordinaria capacità a calarsi nei
personaggiatalpuntodastimolarelafantasiadimusicistiepoetia
comporreperluinuovestorie,nuovipersonaggi,nuovemelodie.
Artistabrillante,seppeancheessereilmiglioragentepubblicitariodi
se stesso. Realizzò tournée in quasi tutti i paesi europei e
americani. La sua abilità gli ha anche spalancato le porte del
cinema. Se non fosse stato quel magnifico cantante che era, la
Paramount non lo avrebbe ingaggiato come protagonista, per ben
sei film sul tango. Il tango era nato per i piedi dei ballerini, con
Gardeldiventòilcantodiunpopolo.
Fumoltogelosodellasuavitaprivata,masisacheebbenumerose
amanti,sullacuiidentitàseppemanteneresempreilsegreto.
A partire dal giorno della sua tragica scomparsa divenne un
personaggiomitico.Sudiluisisonoscrittifiumid’inchiostro.
InsiemeadEvitaPeroneaDiegoArmando Maradona forma il trio
piùamatodagliargentini.
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