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PW - Nostalgia Tradimento Amore
NOSTALGIATRADIMENTOAMORE RosaUcci Viaggioall’InternodelTango PresentazionediVincenzoCentorame TabulaFati Mirabilia 2 AmiofiglioFrancesco edizionestampata: [ISBN-978-88-7475-225-6] ©2011,EdizioniTabulaFati delGruppoEditorialeTabulaFati 66100Chieti-C.P.34 Tel.087163210 Tel.0871561806 Fax0871404798 Cell.3356499393 www.edizionitabulafati.it [email protected] edizioneebook MassettiPublishing prodottidiTango: www.tango-dancers.com INTRODUZIONE Ha ragione Carlos Vega, quando sostiene che il tango è espressione d iistinti forti eprimitivi che reclamano cittadinanza, oppure José Gobello il quale, con un ragionamento colto e complesso, lo paragona all’Impero romano che non si costituisce per espansione ma per incorporazione di collettività diverse in un’unità superiore? Questo libro, pur rendendo c o n t odi interpretazionielettureapparentemente lontane tra loro, ha scelto unasuastradache,sottomoltiaspetti,fadellanovitàdiprospettiva edellasintesioriginaleisuoipuntidiforza. Negliultimianniiltangohavissutounasortadisecondagiovinezza. È stato protagonista di uno stupefacente fenomeno di globalizzazionechelohavistodiffondersieaffermarsineipaesipiù lontani,nonsologeograficamente,maancheculturalmenterispetto alla sua matrice originaria. Appareevidente che, quello che si può considerare ormai un rito, possiede una sua forza misteriosa che ha un carattere universale e trascende l’ambito spazio-temporale latinoamericano. Gli aspetti più reconditi, e nello stesso tempo più forti, le componenti misteriose che fanno del tango quasi un rito iniziatico, sonoalcentro,inquestepagine,diunaveraindagine. In questi ultimi anni sono stati editi, in vari paesi, molti libri su questo tema decisamente accattivante: saggi storici, riflessioni poetiche, raccolte di suggestioni e innamoramenti, profili dei maggioriprotagonistidiunavicendacomplessa. Nostalgia, tradimento e amore (viaggio all’interno del tango) non vuole essere una illustrazione oleografica, neppure delle innumerevoli “storie” di questo fenomeno; non intende descrivere una “geografia” del Tango, neppure intende raccontare l’ennesima vicendadelleorigini orivendicareprimati.L’ambizioneche anima e costituisceilsensodiquestepagine,èquelladitentaredicompiere unattodidisvelamentoediascolto:mettereanudoquellepassioni elementarichefannolaforzadeltango ecercaredi ascoltare quel linguaggio recondito emisterioso che fluisce dalle viscere di un mondodiemozioni,comeunasorgentedivita. Iltangoèormaiunaavventuraplanetaria,unritolegato da duplice filorossochenerappresental’essenzapiùprofonda:lapassionee il sentimento delle cose perdute, quella nostalgia che fa da sottofondoaogninotaealfluiremagicodeimovimenti. Ilgridoeilsilenzio,nellalorodialetticasempreincompiuta,comein una sorta di eterno ritorno di una magia, sono le componenti esemplaridiunritualecoinvolgenteeappassionante. Unflorilegiodiprotagonistipopolaquestavicendadell’eternoritorno del tango; sono gli interpreti di vecchie e nuove generazioni. Custodieiconedelleoriginieprotagonistidiunanuovaclassicità. La guardia veja e la guardia nueva, la guardia del cuarenta, in un succedersi ininterrotto e coinvolgente di formule magiche e spontanee. Simboli assoluti, personalità vicine e lontane, come Homero Manzi e Astor Piazzolla, che hanno, come palcoscenico, perritiantichiesemprenuovi,ilmondointero. Unodeipuntibasilari,sucuisifonda questo libro, è rappresentato dalla decodificazione, con gli strumenti della psicologia contemporanea, dei riti e dei miti del tango e della sua misteriosa forzadifascinazione. Particolarmenteimportanteilcapitolodedicatoall’uomo,ladonna e l’avventuradelladanza.Unduplicepuntodivistacomplementaree conflittuale; una vicenda guerresca ed erotica che non può che nascere da un conflitto viscerale che genera una attrazione magnetica. Un racconto interiore, un viaggio e una esperienza di conoscenza chehaalcentrounamagiamusicalecheèil figlio bastardo di una tradizionemusicaleeterogenea,complessae,permoltiaspetti,sor prendente. Non solo la forza oscura dei ritmi e del magnetismo tellurico di provenienza africana, ma anche l’eleganza e l’armonia dell’operalirica. Nella parte conclusiva, il libro cerca di proporre alcune considerazioni che possano aiutare il lettore a decodificare quanto preannunciato fin dal titolo. Il sentimento della nostalgia letto in questo caso, come sindrome mortale alla pari dell’ebbrezza, del momentopiùaltodellapassioneamorosa.C’èunaforzamisteriosa diperdizioneediritrovamento,diabbandonoediseduzione che è ilfondamentodellastoriadell’uomoedelladonna:siavvinghiano e sirespingonofinoagenerareun vortice nel quale sono fatalmente imprigionati. L’uomoeladonnafinisconoperamareilpropriodestino,silasciano andare sedotti dalla voce delle onde musicali e trovano i passi e i gesti naturali che li proiettano in una complicità egoistica ed esclusiva. Il libro racconta certamente la storia di una suggestione e di una fascinazionemacontienemoltodipiù.Parla, e non è un’anomalia, di una forza “taumaturgica” del tango, quella che porta alla riscoperta di un corpo trascurato e umiliato dai riti banali e affliggentidelmondocontemporaneo. Un clima di omologazione e di sofferenza banale al quale il tango nonappartiene. VincenzoCentorame I-LERADICIDIUNAPASSIONE L’originerioplatenseel’avventuraplanetaria Ilfilorossodellapassione IlfenomenoTangoèoggiunarealtà.Si aprono ovunqueScuole di Tango, giovani emeno giovani si riversano nelle milonghe. Alcuni ne fanno una forma di vita, altri vogliono discuterne come fenomeno sociale, altri ancor ane vogliono approfondir ele origini. Molti,attraversoilTango,voglionoampliareiloroorizzontisociali. Il Tango, quello argentino, che rispetta le sue origini musicali è sentimentoecomunicazione.IlTangoèunadanza,unamusica,un modo di espressione dei sentimenti. È una poesia, è una letteratura. È un clima, un ambiente nel quale il linguaggio ha un postotuttoparticolare. In ultima analisi il Tango è un fenomeno culturale complesso; non può essere considerato solo ed esclusivamente una danza. Gli autori dei testi di Tango partecipano al suo sviluppo allo stesso mododeiballeriniedeimusicisti. C’èinterazionetraloro.IlTango,natotralafinedelXIXel’iniziodel XX secolo nel Rio della Plata, si impone, oggi, al villaggio globale, coinvolgendo tutti i ceti sociali in almeno tre continenti: l’Asia, l’America e l’Europa. Assistiamo a un “recupero” soprattutto del Tango ballato, dall’Argentina alla Francia, in tutta Europa, in paesi lontani come la Svezia e la Finlandia e ancora più lontani come la CinaeilGiappone. Sociologi, antropologi, psicologi si interrogano sul senso di questo recupero.Personalmentespesso mi viene chiesto “Perché il tango piacetanto?”.Hocercatoinquestolibrodidareunarisposta. Giàdall’analisidelleoriginidelTangosievincecheessocontienela forza di risvegliare i sentimenti, l’aspetto emotivo dell’essere umano.Edèpropriol’aspettoemotivocheoggivarecuperato. L’uomopostmodernosenteilbisognodiquestorecupero,perchéè disorientato di fronte alle radicali trasformazioni dell’attuale processo tecnologico. Un processo che ha liberato l’uomodalla fatica fisica, ma ha sovvertito ogni aspetto della vitadell’individuo. Per la prima volta, nella storia dell’umanità unanuova tecnologia svolge funzioni mentali sovvertendo ognilegge economica, politica e sociale dell’inter acollettività. Un aspetto dell’uomo in particolare vienestravolto,quellorelazionale. Il postmoderno, si afferma, è relazionale. Solo un secolo fa, l’individuoavevalapossibilitàdirelazionarsi,nell’arcodellasuavita, con un centinaio di persone. Oggi invece questa possibilità può verificarsi nell’arco di una settimana. Modalità diverse di comunicazionehannocambiatoladimensionetemporale—sivaal nano secondo — e spaziale dell’uomo — si vive nel villaggio globale. IlSéèproteiforme,èincontinuoadattamentoalladiversitàedèin continua ricerca di identità. Ma le molteplici relazioni che caratterizzanol’eracontemporaneasonoperlopiùsuperficiali. C’è esigenza di una comunicazione profonda. In tale contesto di disorientamentolo sviluppo emotivo diventa difficile, quando non è bloccato. L’uomo, tuttavia, in maniera più o meno consapevole reagisce a queste difficoltà e cerca stimoli per vivere la sua dimensioneemotiva,comunicativaecreativa. In fondo ogni espressione artistica è fondamentalmente un processo comunicativo, un tentativo di esprimere qualcosa che è nascosto, soffocato, potenziale. E il Tango può essere letto come una forma artistica fortunata della storia, un fenomeno di interculturachesirealizzaspontaneamente,un’attivitàartisticache nasce dall’incontro di diversi che sentono il bisogno di capirsi ed esprimersi. Eoggil’interazionediculturediverseèunodeitemipiùdibattuti. Ritengo che il Tango vada vissuto, analizzato e capito in questa luce,chenonvadabanalizzatoneitermini:sessuale,peccaminoso, trasgressivo. Occorre andare oltre, verso vie più capillari e sotterranee. Il Tango danza è un’espressione artistica che risveglia emozioni e sentimenti, evoca fantasie e nei suoi movimenti comunica appartenenzaerispetto.NeitreminuticheduraunTangoballatosi sperimenta una possibilità d’intesa, quasi un premio simbolico per unacomunicazioneprofonda,oggicosìarduanellacoppiaumana. Ma per capire il Tango bisogna analizzarlo dalle sue origini, come per ogni genere musicale. Da questa analisi ci renderemo conto come questo ballo è così diverso dagli altri balli di coppia,dove i ballerini sono totalmente staccati nel petto. Nel Tango iballerini sono appoggiati in alto, l’uno sull’altro, componendoun insieme armoniosoesensualefruttodicreativitàed’intesatraiballerini. Ilsentimentoperduto IlTangosisviluppaversolafinedelsecoloscorsoneisobborghi di Buenos Aires. I personaggi che inventano il Tango non possono essere compresi fuori dai luoghi in cui q u e s t ofenomeno, profondamentepopolare,ebbeinizio. Nel1853ilgovernofederaleemanaunedittoconilqualesidichiara di favorir el’emigrazione europea. Nell’intenzionalità della classe dominantel’aperturadellefrontierecelavalasperanzadiaccogliere professionisti,scienziatiedesperti. Inrealtàleclassicherisposeroall’appellofuronosoloquelleinstato di indigenza nel paese di origine che partirono verso il suolo stranieroconl’unicoobiettivodiunmiglioramentomaterialeeconla speranza di comperar ela terra aprezzi bassissimi, così come recitavalapropagandaargentina.In realtà la proprietà terriera era stata già divisa tra ipochi notabili argentini. Inoltr enon erano previste misure effettive di colonizzazione che assicurassero il radicamentodeglistranierinellezonerurali. La terra, forier adi promesse, lavoro ebenesser ediventa la terra dell’anonimato.Unospazio mutevole, degradato, quartieriperiferici di Buenos Aires, attraversati da fiumiciattoli e riachelos piene di acquefangosedovegliimmigrantifinivanoperradicarsicercandodi arrangiarsiconidiversimestieriperpotersopravvivere. L’origine degli immigrati er aestremamente varia, prevalentemente europea, ma con presenz eanche asiatiche emedioorientali. Le componenti più presenti numericamente erano però quella spagnola e quella italiana, provenienti dal meridione in genere e dalla Liguria, Friuli ePiemonte. Essi avrebber otriplicato la popolazione della capitale. Si verificò un caso unico nella storia dell’immigrazioneamericana:1su2eranoimmigrati,contro1su 8 degliUSA. In questa Buenos Aires di fine secolo, in un processo di modernizzazione e di crescita, non arrivavano solo immigrati europei,maancheel gaucho,il contadino del Rio de la Plata, che approdaincittà. Il gaucho è il pittoresco personaggio argentino che sorvegliava le mandrie nelle sterminate distese della Pampa. Anch’egli si trovò senza lavoro quando furono istituite fattorie o “estancias” che introdussero forme di allevamento più stanziali, con il bestiame racchiuso nei recinti. Il gaucho è il personaggio che esprime una connessionetral’essereumanoe la natura, cultore dell’istinto vive un profondo esolitario rapporto con se stesso. Melanconico, riservato e selvaggio si accompagna sempre con l achitarra per lenire l’aridità della sua esistenza. Trovandosi egli stesso forzatamente trapiantato nella realtà dei bassifondi u r b a n ie costretto a rinunciare al suo dialogo intimo con la natura si sentì profondamentesolo. L’immigrante, il gaucho, i marinai, i macellatori dei mattat o i,e anche alcuni gruppi etnici afr oamericani che avevano di recente avuto l’affrancamento dopo secoli di schiavitù, si installavano nei conventillos, abitazioni povere, fatte a budello con servizi igienici comuni, potenziando il risentimento delle aspettative deluse, la tristezza,lanostalgia. Erano uomini soli, senza affetti, con difficoltà di integrazione e comunicazione. Da questa contaminazione di razze diverse accalcate nei cortili dei conventillos con un tasso di mascolinità moltoalto,sicominciòaprofilareuntipodimusica eterogenea,un gener emusicale che esprimeva un mondo incredibilmentevario, fatto di memorie, storie, enigmi, mentalità, in cui s ipiangeva la perditaesisuonavapernonpiangere. Er auna musica che nasceva spontanea dai numerosi musicisti itineranti che si spostavano da un cortile all’altro, da una baracca all’altra, interpretando gusti esensazioni, modificando ritmi, toccando stati d’animo ed emozioni. Questi musicisti, senza saperlo, stavano dando origine al fenomeno più originale della culturapopolareargentina:ilTango. Il Tango scavalcando barriere sociali, culturali e linguistiche contribuì a creare una nuova comunità “un linguaggio non verbale portatored’identitàrioplatese”.Unamassaanonimaedemarginata, istintivamente e nel modo più naturale possibile, creava note e passiesprimendounsuosentire,unsoffrireautentico. Questo fenomeno ha transitato in ambienti malfamati, si è affermatoinambientipiùraffinati,siètrasferitoinaltrerealtàsociali e storiche che lo hanno adattato, trasformato, a volte snaturato. Oggisiriproponeinquestovillaggioglobaleincuisiètuttiviandanti incercad’identità,riportandoagallaquelleradicicheglihannodato vitaecherimangonoperenniperchésoloessedannovitalità,forza, espressivitàesentimentoaquestadanza. Il Tango tallona gli emigranti di ieri e gli esiliati di oggi. Oggi come alloraesprimeunanostalgiaallostatopuro, da “nostos” (ritorno) e “algia” (dolore). È il dolor eche ogni emigrante sperimenta quando lascialuoghicarichidiaffettoedisenso. La storia dell’umanità èsempr estata caratterizzata da flussi migratori. Ma oggi se diamo lo sguardo al fenomeno della globalizzazione, allo sviluppo della telematica, delle telecomunicazioni, delle interconnessioni economiche e finanziarie, il flu s s omigratorio, pur cambiando connotazione riguarda un numer opiù alto di individui. Sempre più spesso capita di studiare, lavorare, vivere all’estero per periodi non brevi della propria vita. Tale fenomeno è una componente della forma di vita del nostro tempo eper quanto si cerchi di attenuarne le conseguenz eesso rimane un serio problema personale per tutti coloro che vivono questa esperienza, vuoi che essa sia temporanea, o che sia definitiva, vuoi che sia motivata dalla mobilità di lavoro odalla necessitàdiseguireunmaritoincarriera. Senza dubbio i vissuti di uno studente o di un dirigente di oggi sono profondamentediversi daquellidegliemigrantitradizionalichefuggonodallamiseriaconla speranzaditrovareunpostochepermetteràlor odi salvarsi, ma a livelloemozionalemoltisonoipuntiincomune. Tali sono il sentimento della mancanza che morde la gola, l’intimo disagio dovuto al passaggio da un universo conosciuto a un universosconosciuto,dalmondorassicuranteentroconfinifamiliari a un mondo dominato da nuove categorie spazio temporali dai contornisfumatieignoti. Lafinediquestaeraèuneventodiportataplanetariachevedeun uomo impegnato in una dimensione temporale complessa e interdipendentefattadireti edinodi,letteralmentesommersodalle relazioni, alcune virtuali altre reali. Telefoni, cellulari, segreterie telefoniche, fax, email bruciano gli spazi di riflessione, riducono all’insignificanzalacomunicazioneesoprattuttoinaridisconoilcuore che èl’organo attraverso il quale si sente intimamente la vita. Al cuore, oggi, sono riservate solo passioncelle superficiali che sfiorano anime assopite, ma non le risvegliano. Non ne hanno la forza. IlTangopossiedequestaforza.Èunamusicache“sisente”,come si sentono igesti di amore che incidono nella carne, che sfiorano perpenetrare. Nel regno del Tango non abita il linguaggio, né il pensiero né la riflessione, qui risuona solo la voce elementare della passione, il giocodeidesideri,quisigodeunabbracciochesadi eterno e che cura la malattia di un’anima che non sa resistere nella gabbia dell’intelletto.NelTangoilcorpoabbandonaigestiabituali,esprime la sua emotività, ciò che lo muove, seguendo una grammatica rigorosache,unavoltaappresa,dà la possibilità completa e totale aognunodiesprimeresestessoovunquesitrovi. L’essenzadeltango JoséGobelloinunsuoarticolosull’essenzadelTangopartedauna riflessione sulla storia di Roma. Tutta la nazione latina èun vasto sistema d’incorporazione. L’impero romano non s icostituisce per espansione, ma per incorporazione di collettivitàdiverse in unità superiore. Si può pensare al Tango come u nsistema d’incorporazione, l’unione di varie unità diverse in un’unità superiore, aperta sempre al cambiamento e che sempre commuove,dàpiacereeconquista. Il Tango nasce nel Rio della Plata, ma pianta le sue bandiere lontano dal suo luogo di nascita. L’accoglie Parigi, poi Londra, Berlino,Roma.Mailportegnononsisenterappresentatoinqueste espressioniditangostraniere, anche se si sente orgoglioso che la sua musica si diffonde ovunque. Il portegno è l’immigrante che speravadisentirsiliberoacquistandolaterra.Ormai,deluso,senza potere e controllo, segni tipicamente maschili, sviluppa un complessomaternoincuiladonnadiventa il vero bene preziosoe cade in un complesso di inferiorità che trasla nella figur adel compadrito. Il corpo èl’inconscio esi esprime. Il compadrito parla con il suo corpo. Gli istinti del compadrito reclamano una cittadinanza. Egli creaunrepertoriodifigurecoreograficheaffinchéisuoigesti,ilsuo movimento esprimano i suoi istinti forti e primitivi. Inizialmente egli incorporaperlesuecoreografielastrutturamusicaledell’habanera, della polka e della mazurca per dare voce al suo esser eaudace, coraggioso leale e felice nonostante la s u aemarginazione. L’embrione del tango dunque risiede in u nrepertorio di figure coreografiche semplice e aperto a un sistema di incorporazione; esso non ha una struttura musicale, la incorpora, prima dall’habanera,polkaemazurcaepoidallamilonga. Èdunqueimprecisoaffermarechelamilonga èlamadredeltango. La milonga ha fornito un supporto musicale stabile che prima era stato dato da altri balli. Il compadrito non fa altro che adeguare la sua musica ai suoi passi, alle sue contorsioni scivolate, alle sue pause ai suoi arresti, tutti gesti che esprimono la sua interiorità. Tratti enomi di balli si sono confusi creando un miscuglio che dà originealtango. La seconda incorporazione è quella dei versi. I primi versi improvvisatidamusicistiitineranti,chefrequentavanoi lupanari del centr ofurono osceni. Er auna vasta sub letteratura, che fu subito migliorata per poter accedere al varietà. Con Contursi i ltango incorpora la forma letteraria della canzonetta, quellatripartita. Il portegno ècambiato, si èarricchito di italianità, i versi parlano di amoritristi.Iltangoperesprimereilpopoloportegnoavevabisogno di uno strumento caratteristico. Si er aservito prima del violino e della chitarra, poi del pianoforte, n o naveva mai disdegnato la fisarmonica, l’arpa india, i clarinetti soffiati degli immigrati italiani. Erano questi tutti gli strumentidella musica convenzionale. Ma il tangononeraunamusicaconvenzionale,eraunamusicaesclusiva delpopoloportegnotipicadiquellaBuenosAireschecrescevacon la coscienza d e ldolor eesistenziale. Ad un certo punto appare, provvidenzialmente,ilbandoneone il tango non ha alcun dubbio a incorporarlo. Conilbandoneoniltangodefiniscelasuaidentità,comeappareda unoscrittodiAntonioSoldìas: ConLuiginoandavoperlarivieraconlafisarmonica.Suonavamoe cantavamo. Luigino mi accompagnava con il mandolino. Ci fermavamo alle cantine e alle osterie. Lì trovavamo ragazzi argentini che suonavano la chitarra, insieme suonavamo e improvvisavamo canzonette. Sai gli argentini non ci davano annotazioni,eratuttoadorecchio.UngiornohodettoaLuigino: “EhLuiginochetisembrasesuoniamolamilonga?”“Malamilonga nonèitaliana”midiceLuigino. “Che importa? Noi non viviamo in Italia, caro fratello.” Io ero un filosofo,sai? Ungiornoabbiamodecisodisuonarelamilonga.Siamoandatisulla riviera. La milonga, suonata con la fisarmonica, piaceva a tutti. Si commuovevanosai?Sembravachefacessemale?Sai?Cantavala tristezza.Piaceva.Alloraiohopensato che la fisarmonica fosse lo strumentocheesprimesselamilonga.QuandosiaffermòiltangoIl Chocloiocontinuavoasuonaretangoconlafisarmonica. Un giorno è venuto un tizio piccolo piccolo, con i capelli duri e la faccia spigolosa. Portava una fisarmonica quadrata per la Madonna! Suonava il basso che era un dio. Era proprio bello sai? Nonpotevofarealtrochelasciargliilmioposto. “Continuatumioamico,”dissi. Homessodapartelamiafisarmonica.Misonocompratounoscafo ebasta. EancorasileggeinunapaginadiCrispin: ... continua ad andare avanti, non si fermi. Lei ha uno splendido futuro. Non importa che non conosce la musica. Ha orecchio? Va bene, come me. Senti una musica, la suoni ed hai fatto una compadrada.Quandovuoifareunbuontangochehasuccessomi chiami. Io suono con la fisarmonica una canzonetta napoletana vecchia vecchia che nessuno ricorda. La fai, ma piano piano, le metti tre o quattro ferolete, una cosa criolla. Certo amico è triste, malamusicapopolareèmelanconicaintuttoilmondo.Elamusica di questo paese èfatta di ricordi che provengono da tante nazionalitàitaliana,francese,spagnola.Quinessunosaniente,ma tutti vogliono sapere tutto. Colui che sa qualcosa veramente protestaperchétuttovamale.Mentreprotestaperdetempoperché glialtrilocalpestano. Dunqueall’iniziountangopotevaessereunavecchiaedimenticata canzone napoletana, un valzer francese, una melodia criolla, un’aria campagnola. Er auna musica che si adattava alla compadrada.Nel1914FirpocomponeAlmadiBohemia. Firpo incorpor ail romanticismo e questa incorporazione ècosì travolgentecheiltangocome“compadrada” e “ferolete”scompare dietro la sua forza. Il tango fino ad allora si componeva e si eseguivaperipiedi,sededegliimpulsi.Firpocomincia a scriver eil tangoperilcuoreeContursinel1915,comedicevaAugustinRena, portòiltango“daipiediallelabbra”.CreòconGardelunnuovostile musicale “il tango canzone”, che avrebbe definito Enrique Delfino nel1920. Il tango a Parigi aveva assunto un ritmo più sostenuto. Il rallentamento del ritmo non permetteva la ginnastica sfacciata del compadrito. Il tango a Parigi compie la sua rivoluzione romantica, giàsilenziosamenteiniziatadaFirpocheloavevaportatosulpiano deisentimenti.Iltangodiventatriste.Unatristezza magistralmente espressa da Contursi. La incorporazione di questo stile eliminò le radiciimpulsivedeltango.Essocominciaadandareabraccettocon lalirica. Nel 1920 rimangono solo poche tracce della compadrada, comunquesentiamocheitanghidiDeCarononsonomenotanghi diquellidelnegroCasimiro. Ogniautore,secondoleproprie attitudini e temperamento cercava la bellezza come espressione autentica dell’anima, un suono capacedirisonanze.Laloroeraunaricercaconsapevoleetenace. Con i musicisti di conservatorio il tango incorpora la tecnica della “musica di scuola” che è una espressione più precisa di musica classica colta o musica erudita. Costoro conoscono le tecniche dellacomposizionedeisuonicomeibarmanconosconoletecniche della composizione dei sapori, non creano solo una bella musica, l’arricchiscono, l’affinano, affinché quelle frasi arrivino, mormorino all’anima. Allorché il tango incorpora la “concertation instrumental” le composizioni diventano più pregiate. Ci fu un momento in cui il tangocercòdiincorporarelasinfonia.CiprovòJulioDeCaro. Iltangosentìlasinfoniacomeuncorpoestraneo. Con Piazzola il tango incorpora la sincope, sia nel senso tecnico, sianelsensodispostamentodellamelodiasulritmo. Sipotrebbepensarecheleincorporazionideltangosianoconcluse. Indubbiamente no. Il tango è un sistema aperto e vive per la sua capacità di attualizzarsi sempre. Dopo il suo primo secolo di vita presenta diverse forme. Ognuno può scegliere tr aqueste quella che più si adegua alla sua sensibilità. Come gli uomini anche i portegninonsonosempreuguali.E,seiltango èl’espressione dei portegni, esso non può essere unico e immutabile. I tempi cambiano, le circostanz emutano, ma il tango d àsempre la possibilità di esprimere la propria interiorità, interpretandola con il corpoinlibertà. Il linguaggio del corpo, come quello del mito e del sogno, ha un valore metaforico. Il tango offre la possibilità di fare metafora. Ci permette di portare all’esterno molti aspetti della nostra vita che richiedono un loro posto, una loro espressione. Esso ci allontana dalle contaminazioni di quelle informazioni e comunicazioni che ci impedisconolaricercainteriore,l’intimità. Iltangodanzaciconsentel’espressionedellanostra individuazione chereclama la sua soddisfazione, un rifugio del sentimento che si svela in una nuova comunicazione: quella del contatto pieno con l’abbraccio.Èunritornoalprimitivo:il contatto, la carezza, la gioia rispettosa,elaricercadiunaconnessioneanimica (animus-anima )cheaffondalesue radici nello stesso fondamento del mito. Ed è questalacausadellasuapotenza. Tanguedad Cosas’intendepertanguedad? José Gobello ci aiuta a far luce su questa espressione di cui si sente spesso parlare. La tanguedad, afferma Gobello, è la condizione di essere tango, come la libertà è la condizione di essere libero, la vedovanza la condizione di essere vedovo. La tanguedad è ciò che fa in modo che qualcosa sia tango e non un’altra cosa. Se mancasse, il tango non sarebbe tango. In ultima analisilatanguedadèl’essenzadeltango. Ma cos’è l’essenza del Tango? Prima di rispondere a questo interrogativobisognachiarire cos’è l’essenza? In senso aristotelico laparolaessenza èlasostanzaprima,ciò che ilatiniesprimevano conlafrase:«Quodquieratesse.»SanTommasod’Aquinoparlava di quidditas, quella forma che unita alla sostanza determina l’essenzadiciòcheè,ovverociòchesituaunarealtàdentroil suo genere o la sua specie. La quiddità è la forma propria di una specie.InquantoalTangosipuò affermar eche l’idea ditango sia inseparabile dall’idea di musica. Perciò, parlandodell’essenza del Tango,cisipuòriferireallaformaspecificadiunamateriachiamata musica.La forma che corrisponde allaspecie Tango, la forma per laqualeunamusicaèTangoenonèaltrocheTango. Per andare avanti occorre tornare sempre alle origini. Quando nasceva il Tango si poteva intendere per essenza del Tango “la compadrada”cheeraunmododiballare“deicompadriti”. Nonaveva ancora una forma definita. Quando i compadriti, cultori degliistinti, disegnavano con i piedi sul pavimento una coreografia utilizzando l’habanera, la milonga o la mazurca, questi balli si convertivano in Tango. All’inizio non li chiamavano Tango, li chiamavano milonga, Non li chiamavano tango, ma erano già Tango. È in quell’essere cosa propria dei compadriti, in quella loro espressione istintuale che bisogna cercare l’essenza del Tango, in ciò che faceva in modo che una musica, che era un’altra cosa e nontango,sitrasformasseinTango,eral’espressioneistintualedei compadriti. Essi esprimevano la fachenda, una vanità, il gesto di unochecontaqualcosa. Il compadrito esprime qualcosa che ha o che non ha, ma che desideraavere:eleganza,portamento,soldi, classe. Con il corte e laquebradaegliesprimevadestrezza,coraggio,unsensodellavita alieno da preoccupazioni, la ricerca e il dominio sulla donna. Quandoballandouna mazurca il compadrito sfodera il primo corte einventailTangostacomunicandolasuaforza,staaffermandola sua capacità di conquistar ela donna, sta esprimendo la sua interiorità. QuandoilpianistaFirpocomponeAnimadiBohemia,nonc’èniente cheassomigliallacompadrada,alcorte,allaquebrada. Essoèunbranosentimentale,esprimeilromanticismodiquelliche si chiamano i boemi, persone che non attribuiscono alto valore ai benimateriali,chevivonoinlibertàedannoprioritàaisentimenti.Il boemoèromantico,ilcompadritoèspavaldo. QuandoDelfinoinauguralaprimacomposizione,chiamataGriseta, nel 1924, non rimane niente del tango primitivo. Eppure quando s’interpretaqueltangosisentelasorgentedeltango.IlTangoèun fiume che avanza e trascina nel suo fluire i resti della fachenda compadrida,delromanticismo,dellacanzonetta,senzamainegare la sua condizione di Tango. La condizione di tante popolazioni alla ricerca di una identità, che parte da ciò che i tanghi descrivono, perdita, allontanamento, ritrovamento dell’interiorità e rafforzamento dell’individuo di fronte alle sue debolezze e alle sue insicurezze. Èilvivereportegno.Ilfiumetangoincorporamaterianelsuocorso conservandoilsaporedell’acquadellasuasorgente.Il fiume tango è arrivato a Piazzola, dove il vero portegno, nonostante le contestazioni,siriconosce. Il Tango nel suo lungo processo di raffinamento, non ancora concluso,nonhapersola sua essenza, la sua quidditas perché la suaessenzanonèl’oscenità,comedicevaLugones,nélalussuria, né la languidezza erotica, come credono gli europei. L’essenza, la quidditas del tango, la forma che unita alla materia musica fa che quellamusicasiatangoèlaportegnità. La portegnità nasce con il compadrito che, una volta in città, represso nei conventillos, vede degradati gli attributi del gaucho, libertà, indipendenza, coraggio e sente l’esigenza di esprimere la sua degradazione, il suo esilio. Di seguito queste espressioni si fondono e si confondono con quelle che contraddistinguono l’immigrazione:lanostalgia,lalaboriosità,lasolitudine. Gli immigranti, con la dominanza di italiani, si affrettano a mettere le radici, vogliono accriollarsi il prima possibile vogliono sentirsi compadriti. Si comincia così insieme a ballare Tango e coloro che conoscono un po’ di musica cominciano a comporre tanghi e a eseguirli.Inunbatterd’occhiocambialaportegnità. Il portegno non è più un criollo, il portegno è soprattutto figlio di gringos.CambialaportegnitàecambiailTango.Laportegnità è la forma che, unita alla materia musica, fa che quella musica sia tango. Alla fachenda segue la nostalgia, alla nostalgia segue lo stress, la tensione che caratterizza, ai giorni nostri, la vita delle grandicittà. La perdita della libertà del compadrito, la perdita dei propri luoghi dell’immigrante, la perdita d’identità e di valori dei nostri giovani trovano possibilità di espressione autentica nel tango, in una musicacheriesceadabreagireildolore,afareaccettarelaperdita, afarcapirelavita,acercareunadattamentoanuovivalorienuove misure. Fachenda, romanticismo, ansietà sono espressioni dell’anima portegna che si sono succedute nel tempo. Il Tango ha espresso musicalmentequestaportegnità. I primi portegni avevano un mondo molto piccolo e semplice. Successivamente arrivarono quelli nel cui mondo era presente il Conservatorio con Chopin, Listz, Schuman. Poi quelli che si aprironoall’influenzadeljazz. sono tanghi: in quelle parole ein quelle musiche c’è il pianto dell’Eroe,illamentoincessanteeinstancabilenondelportegno,non dell’uomo, ma della specie umana, mirabile espressione di quella acutatensione,diquellasetediunaltrovelontano,diquell’urgenza intima, che appartiene all’anima universale, che chiamiamo “metafisicanostalgiadell’Essere”. II-ILGRIDOEILSILENZIO Iprotagonistidiunastorianonconclusa Legenerazionideltango Della storia del Tango hanno parlato in tanti, ancor adi più sono quelli che si sono dilungati sulle grandi orchestre, ancor aoggi protagonisteindiscussenellemilonghedituttoilmondo. Ilmiointentoèquellodifar conoscere l’enorme apporto dato dagli artisti d’origine italiana alla nascita e allo sviluppo delTango, un gener emusicale che vive, si afferma e si impone,nonostante le molteplici trasformazioni sociali e culturali, capace di adattarsi ed evolvereafenomenoculturaledivaloreuniversalesenzaperderela suaidentità. Moltiforseignoranocheil62%degliattualiabitantidell’Argentinaè italiano e/o figlio di italiani. Quando l’Argentina duplicò la sua popolazione alla fine del secolo XIX più dei due terzi dei nuovi arrivati erano italiani e spagnoli. Una “alluvione migratoria” in cui c’erano anche molti francesi, russi, tedeschi, polacchi, ma in numeroassaiminore. Gli italiani erano in gran parte meridionali, soprattutto siciliani, calabresiecampani.L’appelloamericanofuraccoltoanchedamolti genovesi.Inrealtàdall’Italiasettentrionalesiemigravamoltomeno. Anche lì i poveri erano parecchi, ma non tanto come nel mezzogiorno. Gli italiani, assieme alla solita valigetta di cartone legata con lo spago, in moltissimi casi si portavano dietro anche qualche strumento musicale che probabilmente costituiva l’unico divertimento di questa povera, ma nobile gente. Una virtù, quella della musica, che nessuno può negare agli italiani. La canzone napoletanaeracosìdestinataatrovare,anche sulle rive del Plata, una sua continuità nel Tango, decisamente meno allegro, ma altrettanto umano e col tempo altrettanto famoso “che ni si po’ scurdà”. La storia del Tango inizia con questa pacifica invasione di Buenos Aires, che mostr ain quegli anni una costante e decisa trasformazione.Ilmassiccioafflussodiimmigratiindusselefamiglie più importanti di Buenos Aires a cambiare quartiere, a trasferirsi verso il Nord della città. La zona Sud divenne un enorme rione popolare dove sorgevano come funghi le case operaie a un solo piano, i già descritti “conventillos”. La gent eche vi abitava era povera,maperbene.Gentechelavoravadamattina asera, il cui unicodivertimentoeraquellodimetterealmondo i figli. La radio e latelevisioneeranolontane.Glisportunlussoriservatoairicchi.Gli immigrati, di varia provenienza, quando tornavano dal lavoro si riunivano nel cortile per u n asuonatina. Quando poi asuonare erano tre oquattro, subitonasceva una piccola orchestra. La maggior parte degli italianisapeva strimpellare qualche strumento. Loro non conoscevano il pentagramma, ma erano dotati naturalmente di buon orecchio. Man mano che cresceva Buenos Aires crescevano gli immigratie con loro prendeva forma questo nuovogeneremusicale. Questi luoghi popolari poveri danno alla luce i segreti del tango, i moti del silenzio dell’anima, le note del tango che i bambini succhianodalsanguematerno,unamusicachecomeungridosale dai bassifondi cercando il cielo. Quei bassifondi si trasformano in grandi uteri dove i geni italiani vengono concepiti con il comando interiore di regalare una musica che cerca il cielo, una musica senzastoriaesenzaconfini. Gli autori di tanghi composti tra il 1880 eil 1890 restano sconosciuti. Sono tanghi primitivi di autori intuitivi. Essi conoscevano la tonalità semplice, come veniva chiamata a quei tempi.Il punto di partenza era l’improvvisazione. Lo sfondo del nascente gener emusicale era la strada, erano i cortili dove i balleriniimprovvisatieranocoppiediuomini. Nell’evoluzione delle cose la coppia di ballerini fu formata da una donna e da un uomo e gli scenari divennero oltre i cortili dei conventillos i caffè e i cabaret. Il tango, con uno sforzo immane, cercavadisottrarsiallosqualloredeibassifondiperapprodarealidi piùpuliti. Il processo di elevazione sociale er airto di scogli e isuoi protagonisti,imusicistiintuitivi,capirono che per star ein una bella casa dovevano mettersi un bel vestito, tenere un comportamento adeguato all’ambiente, adattarsi anuove circostanze, modificare alcunicostumi.Compreseroanchecheilorofigliavrebbero dovuto studiare. HoracioFerrerrintracciava,nellastoriadelTango,generazionidella durata di quindici anni. In verità la maggior parte degli studiosi del TangoparladiquattromomentidelTangochechiamanoGuardie. LaGuardiaVeja,caratterizzatadall’improvvisazione,dall’empirismo, dallaricercadiunaidentità. LaGuardiaNueva,incuiilTangoraggiunselasuaperfettaarmonia nelledifferentiespressionidiballo,musica,canto. La Guardia del Cuarenta, che si distingue per la erudizione, raffinamentoestilizzazione. LaVanguardiadelsecondomezzosecolo,nelqualeilTango cerca unasuanuovaidentità. LeGuardiesonoaperte.CostituisconoilpercorsodelfiumeTango, che avanza, che trascina e incorpora materia nel suo fluire, conservandosempreilsaporedellasorgente. LaGuardiaVejaelaGuardiaNueva La Vecchia Guardia è l’epoca considerata più autentica. I suoi protagonisti erano tutti musicisti “a orecchio”. Essi seguivano gli insegnamenti lasciati da amici e parenti, quasi sempre italiani, sfruttando la loro abilità naturale e la ricca invenzione musicale. Nonsapendoleggerelamusicaogniinterpretesuonavaunostesso brano in modi differenti modificandolo earricchendolo. Sono creatori che non avevano fatto studi musicali, non possedevano, quindi, conoscenze tecniche, ma le sostituivano egregiamente con ispirazioneetalento. IlsimbolodiquestagenerazioneèGregorioVilloldo(Buenos Aires, 1869-1919). Egli fu un payador e chitarrista, vale a dir epoeta e musicista. Il payador era un poeta capace d’improvvisare le sue canzoni in versi.Compositorediunodei tanghi più famosi che ancora oggi si balla nel mondo, el choclo (la pannocchia), e autore dei versi la marocha,consideratoilprimotangocantato. L’ispirazione di Villoldo resta sempre contadina e i suoi temi sono divertenti. Egli sviluppa una serie di critiche della vita quotidiana della capitale. Intorno a lui si raggruppa un numero di personaggi che hanno segnato quest’epoca e formato la vecchia guardia. Si ricordano Arturo Herman Bernstein, Genaro Esposito, Eduardo Arolas. In realtà i protagonisti di questa prima tappa musicale del Tango sono tantissimi, ma nessun nome si può mettere in evidenza. Sitrattadiunveroepropriomovimento. Le prime orchestre, costituite da chitarra, violino e flauto erano mobili.Altramonto,neicortilienellestradebattute,questimusicisti itineranti, tutti maschi, provavano ritmi e passi insieme a ballerini tuttimaschi. Il tango è un’invenzione maschile. Questi ragazzoni, che si esercitavano tra di loro, nei giorni festivi si recavano nei caffè di quartiereinattesachelafortunalimettessedifronteaunadonna. In questi luoghi le ballerine, pagate a serata dai gestori, erano disponibiliperseiminuti,acondizionechegliuominipagassero“un real”.Questiuominifacevanoressa,sicontendevanoleballerine. Dai caffè, contemporaneamente, il tango entra nelle accademie, luoghidedicatialladanza,noneranoluoghidi prostituzione, ma, in epocaincuiledonneportavanoancora abiti lunghi, qui le ragazze sipermettevanogonnecorteepotevanoessereconsiderate“facili”. Successivamente il tango entr anei bordelli. Le orchestr esi spostavanofacilmentedaunacasachiusaall’altra,doveleballerine esaltavanolalorosessualità,inquestomodoladanzavennelegata alla prostituzione, suscitando rigetto da parte dellaborghesia, che temeva che i loro giovani si compromettessero i nquesti luoghi di malaffare. Nel1905ilTangosbarca a Parigi. A Parigi, per quanto riguarda la danzasociale,l’epocaècaratterizzatadalValzeredallaQuadriglia. Il Tango sarà accolto come elemento innovatore della danza, giacchéogniannoParigihabisognodiunanuovadanza. Più generalmente, sul piano culturale, ci si interessa a ciò che è esotico. C’è un infatuazione per l’esotismo: danz enere, blues, danze orientali; ma il gusto dell’esotismo non implica una ricerca dell’autentico.IlfenomenoTango,intrisodielementierotici,diventa digrandeinteressee,perfarloaccettarealleclassipiùelevatedella società, i ballerini ne smorzano la sensualità originaria, in quanto sconveniente al contesto. Nonostante le critiche e i pregiudizi la danzasidiffondeintuttaParigiinvadendosaloni,teatri,barelocali notturni.Nasconoicaffé-tango,thè-tango,esposizionitango,tango conferenze. Gli anni che vanno dal 1912 al 1913 sono quelli di frattura sotto il segnodelTango.Tuttosialleggerisce.Ladiabolicadanzadicuitutti parlano si inserisce in diversi settori di tutta la società europea, italiana,britannica,tedesca. L’EuropapassadalValzeralTango,maunTangocheperdeil suo paradigma. In breve, il primo elemento di falsificazione è ignorare due caratteristiche del Tango argentino: la sofferenza e l’improvvisazione. Ifrancesi“scrivono”ilTango,lofanno entrare immediatamente nei manuali, mentre è evidente che una delle caratteristiche di questa danzaèchenonsipuòdescrivereconiconcettidisponibiliall’epoca — passi e figure — pertanto questa scrittur anon èsolo approssimativa,maèuncontrosenso.Inquestaformaimpoveritail Tango,apartiredaParigi, si diffonde in tutto il mondo e in tutti gli stratisociali. Il successo mondiale del Tango suscita anche in Argentina nuovi sviluppi.Lasocietàportegnaloaccettacomeprodottoconsumabile anche dalla gente perbene, secondo un processo che gli argentini definiscono proceso de adecentamiento (rendere decente). Nasconocosìicabaret,sulmodelloomonimoparigino,sostituendo, in un certo senso, i vecchi bordelli. Il primo cabaret si chiama l’Armenonville ed è qui che si presentano due personaggi ancora sconosciuti,GardeleRazzano. Protagonisti indiscussi di questa scalata del Tango negli ambienti borghesi sono il violinista Francesco Canaro e il pianista Roberto Firpo. FranciscoCanaroeranatoaSan Fosa de Mayo in Uruguayil 16 novembre1888.Isuoigenitorieranoimmigrati italiani. I lpadre, un bravouomosenzaperò un mestiere e con una famiglianumerosa alle spalle, si prestava a fare qualsiasi cosa, sempre che fosse lecita. Francisco si spostò con la famiglia dall’Uruguay aBuenos Airesquandoavevadiecianni. Quando era ancora ragazzino, attratto dalla musica, approfittando delfattodilavorarein una fabbrica di lamiere, si costruì un violino cheutilizzòsinoaquandoebbeisoldipercomprareunostrumento vero. Musicalmente crebbe a fianco del suo amico Vicente Greco e il Tano Gennaro Esposito. Nei primi anni di vita fece la fame ma, poiché lavorava instancabilmente ed er asorretto da una ferrea volontàedaunanotevoleintelligenza,ilsuccessobattèpresto alle sueporte. Nel 1925, fece il suo primo viaggio a Parigi. Fu tanto il successo nella villa Lumière che Scarpino e Caldarella gli dedicarono il famosissimotango“CanaroenParis”.Poirealizzòtournéeinquasi tutti i paesi dell’America latina, in Europa, Stati Uniti e Giappone. Forsenessunohacontribuitocomelui a far conoscere il tango nel mondo. Oltre trecento partiture portano la sua firma e molte di queste sono considerate fra le migliori che siano state composte. Impresse alla sua personalissima maniera d’interpretare un’accentuazione ritmica molto marcata, una modalità essenzialmente ballabile che fu sempre al centro della sua inquietudineinterpretativa.Futra i fondatori della SADAIC l’organo creatoperproteggeregliautoriditango. RobertoFirpoeranatonellalocalitàbonaerensediLasFloresil10 maggio 1884. La sua famiglia di origine italiana, aveva avuto fortuna con il commercio ed egli giovanissimo vo lletentare la grandeavventuracittadina. Fece diversi mestieri. In una fonderia conobbe un tal Bacicca D’Ambrogio, sempre figlio di italiani, che faceva il fabbro ferraioe avevaunagrandepassioneperlamusica.Loportò acasasuaper fargli ascoltar ele lezioni di musica che gli dava il maestr oAlfredo Bevilacqua,tral’altrounottimopianista.Nonpassò molto tempo e Firpopreseladecisionepiùimportantedellasuavita:«Imparare la musica.» Aveva allora diciannove anni, Bevilacqua scoprì subito in questoragazzodipocheparoleunmiratotalentomusicale. A ventuno anni Firpo suonava già discretamente il pianoforte. Si esercitava molte ore al giorno dopo il lavoro. Cominciò a suonare nel quartiere della Boca, il quartiere dei genovesi e degli italiani in genere: erano tutti poveri, ma tutti amanti della musica. Non essendoci ancor ané radio, né cinema, né tanto meno la televisione, la visita nei casini e nei caffè era quasi d’obbligo. Non era fatto raro che quei locali venissero frequentati anche da noti esponenti della malavita eche volasser ocoltellate e proiettili di vario calibro. È proprio in questa zona, dove Firpo strimpellava il piano, che erano di scena le orchestre di Canaro, Castriota, El Tano Gennaro, Greco e Villoldo. Quella era la culla del tango. Fu qui che Roberto Firpo studiò tango einiziò le sue prime composizioni, fino aquando vinse un concorso eottenne la direzioneorchestraledelcomplessostabiledell’Armenoville,illocale più alla moda, dove si suonava il tango. Era molto sever oed esigentenellasceltadeimembridellapropriaorchestra. Fu con lui che il pianoforte diventò uno strumento indispensabile per ogni orchestr atipica. Con l’andar del tempo eg l ipurificò notevolmente il proprio bagaglio musicale sino a daccostarlo a quellosinfonico.CihalasciatodeitanghistupendicomeSentimento creolo,Almadebohemia,Todalavida,Hondatristeza. LedueorchestrediRobertoFirpoediFranciscoCanarofuronoper quasi mezzo secolo la scuola di riferimento del tango. In essa si formò la maggior parte dei migliori strumentisti. Oltr eal loro immensotalentodicompositoriediimprenditorisidevericonoscere a queste formazioni di avere assestato definitivamente la combinazione strumentale di questa manifestazioneartistica che ancora oggi si distingue con vigor enella m u s ic apopolare universale. Antonio De Marchi, mecenate, era un italiano di Pallanzanato il 25 agosto 1875. Non fu interprete né compositore, ma era innamoratodeltangoenonvolevacheessorimanesseprerogativa dei bassifondi. Voleva che la gente perbene lo conoscesse e imparasse ad apprezzarlo come esso meritava. La prima grande manoaltangoDeMarchi la diede durante una serata al Palais de Glace, malgrado iconsigli contrari di alcuni amici. In tal modo la borghesialocalepotèammirare“devisu”quelballochiamatotango, che a Parigi già stava facendo furore. Un anno dopo D eMarchi tornòallacaricaequestavoltalo scenario fu un lussuosoluogo di Via Corrientes, il Palace Theatre. A Buenos Aires erano di moda i nomifrancesi.Inquestaoccasioneerapresenteilfiorfioredell’alta societàacominciaredallasignoraEstherLavallacinRoca,suocera di De Marchi. Fu una serata indimenticabilenella storia del tango. Fu un successo strepitoso per le orchestr edi Vicente Greco e di FranciscoCanaro,iduefigli d’italiani che da allora ebber ola porta aperta ai balli organizzati nei palazzi delle più facoltose famiglie dellacapitaleargentina. Gobello dice al riguardo: «Il tango si er amesso in tasca la cosiddetta Buenos Aires perbene, passando dal prostribolo alla garçonnière, dalla garçonnière aParigi eda Parigi al Palace Theatre. E tutto questo grazie a un generoso e brillante italiano:il baroneAntonioDeMarchi.» LaGuardiaNuevacopregliannichevannodal1920al1940.Sono gli anni “dell’epoca d’or odel tango”. In quell’epoca icabaret si moltiplicarono. I musicisti indossavano lo smoking eacquisivano unasolidapreparazionemusicalecheconsentìlorodiprodurreuna musicaraffinata. Non solo in Argentina e in Uruguay, ma in molti altri paesiera il ballo alla moda. Le orchestrine di tango espatriate dall’Argentina cominciavano “a fare l’America”. La maniera di ballarlo eccitava la gente, e la gente continuava a ballarlo, a dispetto delle ondate di protestadiquasituttelecortieuropeeeditutti i centridi influenza religiosadelpaese,perchéimmoraleneitesti esurrealenelballo.Il tangocontinuòaimporsicoinvolgendopersonediognigenere. Enrico Caruso e Tito Schipa, due grandi tenori italiani, cominciaronoasentirsiattrattida questa musica e cominciarono a cantare tango. Loro chiedevano di farsi accompagnare sempr eda musicistiitalianiodiorigineitaliana.Inpiùdiun’opportunitàCaruso disse che per lui il tango rappresentava la continuazione della canzonetta napoletana oltr eoceano. Anche se melodicamente differente, si trattava di due generi malinconici nei quali il suolo natio,lamadre,ladonnaamatasonomotiviricorrenti. Trail’20eil’30continuò il processo di perfezionamento del tango principalmente sotto il profilo orchestrale. Già chi suonava a orecchiononeraammessodanessunaparte.Fuinquestoperiodo chesidefinironoitrepilastridelTango:ilballo,ilcantoelamusica. Fu il momento in cui il Tango incontrò il poeta e la sua voce, trasformandosiinTangocanzone.Ful’espressione della metropoli, i cui abitanti venivano alfabetizzati dalla scuola pubblica, che accettòcheilTangosiaffacciassealColonconl’orchestradiPedro Maffiael’adorabilevocediRositaMontemar. Gli italiani furono i protagonisti assoluti sulla scena tanghera. Si affermarono le grandi orchestre. Direttori di orchestra, compositori oltre che virtuosi dello strumento furono Juan D’Arienzo, Edgardo Donato, Francesco Lomuto, Riccardo Tanturi, Angel D’Agostino, Carlos Di Sarli, Anibal Troilo, Osvaldo Pugliese e tanti altri, tutti nomiintramontabilidellaGrandeMusicadelTango.Un nome a cui si lega una rivoluzione nella storia del tango è quello di Julio De Caro. JuliodeCarodettecompletaattuazioneallespinte innovative che già in precedenza erano state espresse da Osva l d oFresedo, EnriqueDelfinoeJuanCarlosCobian.Unodeifattoripercuil’opera di questo musicista ha assunto una valenza cosìdeterminante è stato la sua preparazione musicale realizzata attraverso severi studi accademici in conservatorio grazie a suo padr edon José de CaroDeSica(lontanoparentedelnostroVittorioDeSica).Egliera stato direttore del Conservatorio della Scala di Milano e si era poi stabilitonellacapitaleargentina,doveavevaavviatoalcunisuoifigli allostudiodellamusica. JulioDeCarodettevitaalla“escueladecariana”,chetracciavauna linea di demarcazione tra la tendenza tradizionalista,chiamata anche Guardia Veja, e quella evoluzionistica o GuardiaNueva, la prima legata a schemi semplici di concezione musicalee di realizzazione strumentale, la seconda carica di fermentiinnovativi destinata ad arricchirsi e a produrre i grandi capolavoriorchestrali dellasecondametàdelNovecentofinoaPiazzolla. Anche tra ipoeti del tango che vedremo in avanti risaltano nomi italiani come Homer oManzi, Enrique Santos Discépolo, Homero Esposito,EnriqueCadicamo,JoséMariaContursi.I neffetti questa italianità rispecchiava la composizione della societàargentina che pertrequartieradiorigineitaliana. Noto fra i protagonisti cantanti del tango fu Ignacio Corsini, idolatratodaifandeltango,natonellaprovinciadiCatania.Erano i tempi di Augustin Magaldi, Alberto Castillo, il cui ver onome era Alberto De Lucca. Angel Vergas, la cui vera identità er aJosé Lomio, Hugo del Carril, per l’anagraf ePier oBruno Ugo Fontana, Susanna Rinaldi (la tana) Ada Falcon (Ada Falcone). La lista continuerebbe a lungo, tanto che tra i fan del tango si diceva “parece que el tango ye es solo ne asunto de Tanos” — sembra cheiltangosiadiventatoappannaggioesclusivodegliitaliani. Il tango arriva allo Zenit con il cantante Carlos Gard e l.Carlos Gardelèunmito,ilmitoconilqualepuòidentificarsiogniargentino medio. È l’uomo che è riuscito malgrado le sue origini oscure. È colui che ignora da quale ceppo origina, la cui nascita resta misteriosacomesuccedepertuttiglieroileggendari. Si potrebbe dire che la Guardia Nueva comincia con la prima incisionedelsestettodiJulioDeCaroesiconcludeconlamortedi Gardel. LaGuardiadelCuarentaelaVanguardia Sul finire della seconda guerra mondiale fece capolino il jazz americano.Iljazzeragiàdaalcunilustrisullascenaargentina, ma divenne alla moda allorché rappresentò la voce della vittoria degli statunitensinelsecondoconflittomondiale.Dopoaverpiantomilioni di morti la gente voleva dimenticare tristezza e malinconia. Il jazz non era malinconico e triste e riscuoteva l’incondizionato favore della gioventù. Il tango sembrava relegato allecantine. Erano in moltiaosservarechelavivacemusicastatunitensestavamettendo laparolafinealla musica di Buenos Aires. Ma fortunatamente non fucosì.Lentamentemainesorabilmenteiltangoriemerse. La Guardia del Cuarenta si caratterizzò come una Guardia particolarmentecreativa.Furonoannidiinstancabilericerca,annidi grande ispirazione, lunghi periodi di gestazione che ci hanno lasciatosublimicreazioni:“iclassici”dellastoriadeltango.Inquesti anni, nelle grandi capitali che si affacciano sul R i odella Plata, Buenos Aires eMontevideo, si contano addirittur aseicento orchestre.Larassegnadeigrossicalibridiquestiannidiventerebbe interminabile. Ci si limita acolor oche hanno portato il tango al settimocielo.Portanotuttiunnomeitaliano. JuanD’Arienzoelreydelcompas,ilredelritmo,giocalacartadel ritornoalleorigininondandospazioalle parole, ma privilegiando la massima ballabilità. A contribuire allo sviluppo di questa modalità ritmica era stato il pianista Rodolfo Biagi, a suavolta direttore d’orchestra e noto con il suo soprannome “manosbrujas” (mani magiche). Quella di D’Arienz ofu in un certo senso l’orchestra stabiledellabaiteChantecler,unadellepiùfamosediBuenosAires negli anni Cinquanta. Le sue incisionidiscografiche andavano a ruba. Carlos Di Sarli, el senior del tango, nasceva a Bahia Blanca il 7 gennaio del 1903. Il suo vero nome era Cayetano. Suo padre Michele, rimasto vedovo con quattro figli, lasciò l’Italia e approdò verso la fine dell’ottocento in Uruguay dove si sposò nuovamente ed ebbe altri tre figli. Si era trasferito a Bahia Blanca in Argentina quando nacque Cayetano. Fu il fratello maggiore a impartirgli le prime lezioni di musica. Studiò poi pianoforte al Conservatorio Williams della città natale. Fece la gavetta in alcune località dell’internodelpaese,poiarrivòaBuenosAiresall’etàdiventianni. Formòvarieorchestremaquellaveramenteimportante cominciò a dirigerla nel 1949. Giunse così il successo a tal punto che in uno degli articoli dedicatogli dalla stampa il titolo era “Anima di tango, orecchio d’opera”. Da allora fino alla sua morte, Di Sarli non conobbechesuccessi;tuttilo volevano e lui faceva tutto: direttore d’orchestra,arrangiatoreepianista. Provò anche con la composizione lasciandoci due partiture stupende: Milonguero Vejo ballerino da sempre e Bahia Blanca dedicataallacittàdelcuore. Alfredo De Angeli e Angel D’Agostino: le orchestre che non conosconoflessioni. AlfredoDeAngelis,musicistaeccezionale,seppeinterpretarecome pochi il gusto del pubblico. Fu criticato dai cosiddettigourmet del tangochelo ritennero troppo elementare nel suo fraseggio, ma fu idolatrato dal grande pubblico. Dove suonava la sua orchestra si registravasempreiltuttoesaurito.Ancheduranteglianniquaranta quando la musica stranier aprendeva piede l’orchestr aDe Angelis non perse mai popolarità, impose ai suoi pezzi una semplicità armonicachetutticapivanoeapprezzavano. Angel D’Agostino nasce a Buenos Aires il 25 gennaio del 1900 e muore il 15 gennaio 1999. La sua lunga esistenza gli permise di seguiredavicinolevarieepochedeltango:praticamentedaVilloldo aPiazzolla.Asolitrediciannieragiàunespertomusicistae formò untrioconD’ArienzoeuncertoBianchi.Ilsuopercorsoartisticosi è intrecciato con musicisti di prima grandezza come Juan D’Arienzo, Anibal Troilo, Ciriaco Ortiz. Ma il maggior successo lo ottennequandonellasuaorchestracantòAngelVergas:unbinomio che raggiunse il massimo della popolarità. Nel 1943 in un famoso concorso indetto da Radio El Mundo, a quel tempo la più importanted’Argentina,D’Agostinopreseilprimopremiosuperando leorchestre di Anibal Troilo, Juan D’Arienzo, Carlos Di Sarli, Lucio Demare,OsvaldoFresedo,valeadire“imostrisacri”. Anibal Troilo: El bandoneon mayor de Buenos Aires Egli fu sinonimo di tango, di tango ben suonato. Fu uno dei musicisti più amati di Buenos Aires. Il padre, d’origine italiana, Anibal Carmelo Troilo suonava la chitarra e cantava. Rimasto orfano di padre giovanissimo ricevette da sua madre Feliza Bagnolo in regalo un bandoneon.Fumandatogiovanissimoalezionidibandoneondaun certo Juan Amandolaro. Le lezioni non durarono più di sei mesi perchédopopocoilmaestrononavevapiùnulladainsegnare.Sta di fatto che a soli undici anni e ancora con i pantaloni corti Troilo iniziò la sua cinquantenaria carriera. Fece parte di numerosi complessi. All’età di ventitré anni, nel 1937, cominciò adiriger ela propria orchestra, che assieme aquella di Osvaldo Pugliese, fu la più importante nella storia del tango. L’orchestra da lui diretta dal 1937 e sino alla suamorte, che avvenne nel 1975, fu una vera e propria università del tango. Ne fecero parte i migliori interpreti in assoluto. Troilo fu un mito, forse l’ultimo. Oltre un artista eccezionalefuunuomobuonoegeneroso.Lasuamorteavvolsedi doloretuttaBuenosAires. Nel 1952 fu insignito del Microfono d’oro di RadioBadeurantes, in Brasile un premio per orchestr edi elevatur ainternazionale, che avevaricevutoinprecedenzaMauriceChevalier.Immensaèlasua oper adiscografica. Fu un grande interprete, ma anche un grande compositore. Le sue partitur econtinuano a essere tra le più apprezzate e ricercate dagli amanti del tango. Sono considerate pezzidiantologia. Ilgrandemeritodi“Pichuco”,questoèilsuosoprannome,fuquello di circondarsi di musicisti di valore. In verità lui seppe coordinarli, guidarli, plasmarli secondo la sua sensibilità eil s u ogusto. Ha saputo coltivare sia il tango-cancion che quellostrumentale con risultati altrettanto validi, sapendo contemperare le esigenze della musica con quelle dei ballerini. Il suo ruolodi intelligente guida musicale si è espresso con successo anche nei confronti dei cantanti che hanno lavorato con lui. Molto attento all’importanza della letra (il testo), come componente essenzialedel tango, predisponeva per icantanti un accompagnamentomusicale per ottenereilmegliodellelorodotivocali. OsvaldoPugliese:L’integritàtotale NasceaBuenosAiresnel1905equimuorenel1995.Lasualunga vita attraversa l’intero secolo. Fu suo padre Adolfo Pugliese, che arrotondavail suo magro salario suonando il flauto in un quartetto dellavecchiaguardia,ainsegnargliiprimielementidisolfeggioead aprirgliquellastradacheloavrebbeportatoalsuccesso.Ilgiovane Osvaldo, taciturno, introverso eriservato mise subito in mostra le sue doti di pianista sotto la guida di d u egrandi maestri Vicente ScaramuzaePedroRubbione.Ancoraragazzinoecomequasitutti i principianti, suonò il pianoforte i naccompagnamento alle scene deiprimifilm. A soli diciannove anni compose quello che è forse il suo capolavoro “Recuerdo”.Fece una lunga gavetta che lo vide collaborare in gioventù conRoberto Firpo, Pedr oMaffia, Alfredo Gobbi, Anibal Troilo, Miguel Calò e Elvino Valdaro, da molti consideratoilpiùgrandeviolinistacheiltangoabbia avuto. Giunse tardi a formare la s u aorchestr astabile, quando aveva circa trentacinqueannieavevaaccumulatoun’esperienzapreziosissima. Nel1939conlasuaorchestratipica,inizialagrandecarrieradiDon Osvaldo,chefinalmentepuòliberarelasuacreativitàedareanche concretezza alle sue idee politiche; essendo di fede comunista, organizza l’orchestra come una cooperativa e come una cooperativa distribuisce i proventi del lavoro comune. È famoso l’aneddotosecondoilqualequandoeracostrettoasubireilcarcere, a causa delle sue idee politiche nei periodi più bui della storia politica argentina, i componenti della sua orchestra invece di sostituirlosi limitavano, durante i concerti, a posare un fiore rosso sullatastieradelpianoforte. FuilprimoaportareiltangoinUnioneSovieticaenellaRepubblica PopolareCinese.OsvaldoPugliesepuòessereconsideratoinsieme aPiazzolla,daluifortementeinfluenzato,lapuntadidiamantedella cosiddetta corrente “evoluzionistica”, iniziata dai fratelli De Caro. Francisco De Caro lo considerò portatore di una insospettata ricchezzamusicaleeil grande critico Sierra lo considerò il pianista creativamenteestilisticamentepiùimportanteinassoluto.Il Colon, il tempio sudamericano della musica classica e dell’opera lirica, vedrà l’apoteosi del tango con la straordinaria performance di Osvaldo Pugliese e la sua orchestra, il cui album sarà un’orma memorabilenellastoriadeltango. Gli anni Quaranta si caratterizzano per una intensa collaborazione tra musicisti, poeti, cantanti, ballerini professionisti, impresari, una collaborazione che portò il tango aun livello di integrazione e di perfezionetecnicamaivistiprima. Imusicisti si distinsero per la solida preparazione, per lospessore umano in un’attività di produzione, trasformazione, reinterpretazionedibrani,cheaprìallamusicadelTangopossibilità infinitedievoluzioneediricerca. LaVanguardiasipersonificaconAstorPiazzola Nel decennio peronista il Tango diventa di nuovo il simbolo delle massepopolari.MaconlacadutadiPeron,nel1955,ilTangoviene messo da parte. La produzione artistica si arresta.Il Tango cerca una nuova identità. Nasce così la Vanguardia, u nmovimento che fomenteràpolemicheerifiuti. AstorPiazzollafu,tragliinterpretidituttalastoriadelTango,il più discusso econtrastato dai suoi connazionali.Piazzolla oper anella musica del Tango una rivoluzione: spinge più lontano l’autonomia della musica, che stacca volontariamente dalla danza elevando il Tangoalivellodella“grandemusica”. LeorchestrediTangopreservaronolaballabilitàdelTango,tuttavia esse cercarono sempre di equilibrare ballo musica e verso. Molta gente andava ad ascoltare musica del Tango nei caffè e nelle pasticcerie, dove non si ballava. È risaputo che nei club sociali, dovesiballava,iballerinisolevanofermareladanzaperpermettere l’ascolto strumentale. I tratti del Tango del ’40 segnalavano una continuità con il Tango precedente, quello dellaguardiavecchia e nuova e permisero un’interpretazione d icontinuità alla Vanguardia che non ruppe con il passato. La rivoluzione di Piazzola non va intesa come una crepa nella storiadel Tango. La Vanguardia è caratterizzata “dall’arrangiamento”,cioè il trattamento musicale delle composizioni include non solo la concertazione degli strumenti,maaggiunteemutilazioni,conilrisultatodiunacreatività chesiservediunamusicadiScuola. PiazzolaèunuomodiTango.Egliesprimeilnuovoportegno,ilfiglio e il nipote di quell’immigrato che si sentiva capito dai versi di Contursi. È probabile che le nuove generazioni dei portegninon si sentano capiti dalla musica di Piazzola, tuttavia siamo cert iche di fronteaessasperimentanononsolounpiacereesteticomaanche quella vibrazione intima, quella dolce commozione,quella ferita gioiosacheproducevanonell’animadeiportegniitanghidiArolase diGrieco. Un musicista quasi quarantenne, Sebastian Piana, uomo della vecchia guardia che attraversa con disinvoltura la guardia nueva conlesuemilonghe,s’imponenel1940con“Tintaroja” (1941): un brano che esprime l’essenza del Tango e la sua evoluzione, un compendio di tutto quello che il Tango è stato, dove impercettibilmentesiaccoglieunvecchiosaporeassimilatoda quei vecchitanghidisuopadre,iltanodonSebastian,chesuonavacon fervorelasuachitarranel1908. IlRiodellaPlataaccoglievaipadridi questi insuperabili menzionati artisti del Tango, tutti di origine italiana. Buenos Aires accoglieva i geni dei loro figli, che trovano in questa città il fertile humus che daràvitaaicapolavoriimmortalidelTango. LaGuardiadellozapping Nonc’ènessunTango nuevo. Morto Piazzola nessuno è riuscito a crear e“un classico” da incorporar eper sempr enel tesoro del Tango. Si può affermare che “Balada para un loco” del 1969 sia statol’ultimoautorevolebranomusicaleinmateriadiTango. IlTangoincorporaesiripete,nonsirinnova.Siripeteancheilrock, mailrocknonaspiraarimanereneltempocomeilTango. Ilrocknonèmusicaperlepersone,èmusicaperriempireiltempo delle persone. L’oggetto del rock sono le sensazioni, quello del tango sono i sentimenti. Anche se non c’è creatività nella musica, oggi è il momento della danza. In tutto il mondo si balla Tango. Il Tango è una triade, danza, musica e canto, che nella loro evoluzionenonsisonomanifestatesempreugualinelloro sviluppo enellorosplendore.Oggièilmomentodelladanzaquellochenegli anniQuarantaeradellamusicaedelcanto. L egenerazioni delTango vanno di pari passo con le generazionideiportegnichesisviluppanoaBuenosAires. Buenos Aires prima della fine del secolo era una borgata. Da borgatadiventacosmopolis,cioècittàdituttiipopolidelmondo,poi diventa megapolis. Sono tappe che abbracciano un lasso di quarantaanni. Buenos Aires comincia a diventare cosmopolis quando inizia la grande immigrazione del 1880. Nel 1914 si registrano 157.700 abitanticontroi92.709del1855,lamaggiorpartediquestiabitanti è nata nel resto del mondo. Cambia la fisionomia del portegno, il suo modo di vedere la vita, la sua struttura spirituale. Il portegno nonèpiùilcompadrito,allegroeballerino, ozioso e provocatore. Il portegno è l’immigrato, con una disciplina lavorativa e con la maledizione biblica di “guadagnarsi il pane con il sudore della fronte” cristianamente ricevuta come una benedizione che lo fa sentireutile.L’immigranteportaconsé un carico di nostalgia, quel dolceamaro ben evidenziato nel tango, “La violeta” di Nicolas Olivar.Cambiacosìl’espressionemusicaledelportegnoedeltango che lo esprime. Il ballo si acquieta e la musica incontra provvidenzialmente il bandoneonche con il gemito degli acuti e il lamentodeigraviesprimeegregiamentel’animatorturatadichisiè trasformatoinpocotempoinsentimentaleetriste. La cosmopolis si prolunga per quaranta anni e diventamegapolis con una ancora più variegata gamma di portegni, dag l ihippy demodé agli yupp ygiacca ecravatta. Il portegno di oggi non è allegro come il compadrito né triste come l’emigrante. Non ha il sognodell’emigrante.Nonhatempoperpensareeripeteciòchegli altri hanno pensato per lui. Non ha tempo per amare sul serio e impegnarsi in una relazione. Vive nell’incertezza enel rischio che alimentano stress etensione. La vanguardia piazzolliana esprime questatensione,laricercafebbrilediunfutur oche rimane incerto. Questa tappa rappresentata da Piazzola, così autenticamente fondantecomequelladiVilloldo edi Contursi vive già da quaranta anni.Nonsisaquandofiniràequalesaràilportegnodelleprossime decadi,malosipuòimmaginareansioso,instabile,indefinito come lozapping. AstorPiazzollaelesuemigrazioni Nel 1990, all’età di sessantanove anni, Astor Piazzola scriveva: «SonounuomodiTango:lamiamusicafapensaretutti,siacoloro cheamanoilTangosiacolorocheamanolabuonamusica.» DifattiAstorPiazzollahaimpegnatoun’interavitanellaricercadello “spirito” del Tango, con il risultato, in un procedere musicale personalissimo, di una musica che esprime, fa presenzadi quei “motidell’animauniversale”cheparlanodiimprovviselacerazioni,di strisciantemalinconia,distruggimento,diperdita,dimancanza.Egli èriuscitoadampliare,adarricchireiconfinimusicalidelTango,tale che nella sua musica si può specchiar equalsiasi cittadino del mondo. Glistessiconnazionalihannomessoin dubbio l’appartenenza della suamusicaallagrandetradizionedelTango.Mapercapir equanto Tangoc’ènellasuamusicabisognapartiredallasuastoriasegnata dacontinuemigrazioni. Nonino (Vicente Piazzola) eNonina (Assunta Manetti)erano entrambinatiaMardelPlatadagenitoriitaliani.IlnonnoPantaleon er aun tano di Trani di Puglia, così come sua n o n n aRosa Centofanti.LafamigliaManettivenivainvecedallaToscana. Anche Astor nasce nella località bonaerense di Mar del Plata, l’11 marzo del1921.Negliannisuccessiviallaprimaguerramondialeal padre Nonino non gli andava bene nel Mar del Plata, e fece come tanti altri,decisediemigrareaNewYorkdall’Argentina.Primaviaggiòda soloepoitornòaprenderelafamiglia. Astor aveva quattro anni. Era il 1925. Cominciò allora Astora conoscere il dolore del distacco: lasciare il Mar del Plata, i nonni che l’adoravano, gli zii, i cugini. Era un dolore diverso da quello fisico che l’aveva accompagnato nei primi anni di vita, avendo subito diversi interventi chirurgici alla sua gamba destra, compromessaallanascita. Lafamigliasistabilìall’ottavastradaaNewYorkelìAstorcominciò a conoscere la violenza delle bande dei gangsters: ebrei contro italiani, italiani contro irlandesi. I genitori lavoravano entrambi ed Astor rimaneva tanto tempo a casa senza babbo e mamma. Loro lavoravano e lui girava da solo per le strade di New York. Lo chiamavano Lefty perché a sei anni il suo pugno era già famoso. Appartenevaaunabandamoltofortedi italiani che litigava spesso conunabandadiebrei. Nonostante le sue scarpe speciali, per il problema alla gamba andavasemprealfronteeriuscivasempre a emergere perfino nel tip-tap. Prestissimo il padre lo mandò a lezione di musica da un italianochegliinsegnavailsolfeggio,mandolinoeviolino,ma dopo poco tempo il padre lo fece smettere perché Astor non andava avanti. Asetteanniilpadreglicompròunbandoneon,glieloappoggiòsulle gambee gli disse: «Astor questo è lo strumento del Tango, voglio che lo impari a suonare.» La sua prima reazione fu di rabbia, di rifiuto per quella musica che i suoi genitori quasi ossessivamente ascoltavanotutte le sere. In realtà lui avrebbe voluto un’armonica. Tuttavia cominciò a seguire le prime lezioni di bandoneon che gli furono impartite da Andres D’Aquila, un musicista argentino che risiedevaaNewYork. Pian piano sentiva crescere l’interesse per questo strumento, che non era solo uno strumento musicale, ma diventava l’amico che accoglievailsuopiantosenzalacrime,cheparlavacantavaeurlava nellostessotempo,machecomunqueglidavasemprepiacere. Avevanoveanniquandoigenitorideciserodi tornare in Argentina. Fu una breve permanenza. Stava appena ambientandosi nel Mar del Plata che di nuovo il padre decise di tornare a New York. La madre non era d’accordo, ma con la crisi del Trenta, il negozio di parrucchiere che il padre aveva avviato fu un fallimento. Nonostante la breve permanenza il padre riuscì a trovare un maestrochedetteadAstoralcunelezionidibandoneon. Di nuovo a New York Astor venne accettato all’esclusivo collegio “Maria Ausiliatrice” diretto dai padri Salesiani solo perché era italiano. Un collegio frequentato soprattutto dai figli dei gangsters dallivelloeconomicomoltoalto.Ful’epocadelleimprese,quellapiù avventurosafuconl’amicoStanleyconilqualerubòun’armonica,il suosognodabambino,neimagazziniMacy’s,checonoscevabene perché vi er astato molte volte i ncompagnia di Carlos Gardel. Il fatto di rubare non gli pareva qualcosa di molto grave, perché a scuola era circondato da un’aria di mafia, ma fu scoperto da una donnapoliziottoeriuscìafuggire.Futantolospaventoeiltimoredi far eun torto ai suoigenitori che mai più gli venne in mente di andarecontrolegge. I genitori decisero di tornare definitivamente in Argentina quando Astoravevasedicianni. Questa volta lo coglieva un dolore senza misura: a New York rimanevanogliamici,lamusicajazz,duefidanzateeunmondoche percorrevasicuro. Eradapocochelafamigliaerarientratanel Mar del Plata, che un giornoMiguelCalòpiombòlìpersuonarenel“CafèPorta”. LaseradelprimospettacoloAstorsivestìdituttopuntoeallaporta disse al padre dove andava. Il padre, stupito, ma molto felice gli disse:«NonmidiraicheadessotièpresalamaniadelTango?» L’incontroconCalòfuentusiasmante e dopo una magnifica serata quest’ultimo consigliò ad Astor di trasferirsi a Buenos Aires. Astor lasciavacosìlacasadoveerailcoccodei“vecchi”eandòavivere dasolonellapensione“Alegria”inViaSarmiento1962.Nonostante non fosse un provinciale ed era cresciuto nei peggiori quartieri di NewYork,quiAstorsperimentaval’ansiaelaprofondasolitudinedi unormaigiovaneadultoincercadilavorocomemusicista. Ilsuosognodisuonarecomebandoneonistanell’orchestradiTroilo diventavarealtànonmoltotempodopoilsuoarrivoaBuenosAires. Quando il suo vecchio venne a sapere che lavorava per Troilo si precipitòincittàperconoscerloeparlareconlui. Troiloloaccolseacasasuaconunaspaghettatapreparatadasua madre. Quando si congedò da Troilo a Nonino gli vennero le lagrime agli occhi, lo abbracciò e gli disse: «Abbia cura di lui... ha solodiciottoanni.» Astor rimase nell’orchestra di Troilo dal 1939 al 1944, cinque bellissimi anni che furono il battesimo con il Tango, l’incontr ocon Elvino Valdaro e la conoscenza dei peggiori difetti del mondo tanghero,tracuil’invidia.Conisoldi guadagnati conTroilo riuscì a continuare gli studi con Alberto Ginastera, il suo primo grande maestro. I suoi insegnamenti non erano solotecnici, ma anche profondamente umani. Alberto diceva che i lmusicista non può rimaner esolo con isuoi spartiti deve conoscere la pittura, letteratura, teatro e quant’altro. Per Astor fu unasvolta, giacché i suoicompagniparlavanosolodipallone,giocod’azzardoecorse. Nel1944Astordecisedilasciarel’orchestradiTroilo. L’ambiente ne fu sconvolto, lo accusavano di tradimento, sostenevano che aveva solo ventitré anni e che lontano da Troilo avrebbe fatto la fame. Era giunto il tempo che Astor sentisse di voler suonare la sua musica: era stanco della vita di cabaret e di vedere i suoi arrangiamenti calpestati. Troilo gli voleva molto bene ed Astor a lui. Dopo un attimo di rabbia Troilo gli augurò tanta fortuna. E quando Astor formò la sua prima orchestra andava ad ascoltarlo,incamerinoloabbracciavaeglidiceva: «Gatononsbaglimaiunanota.» Quando Troilo morì il 18 maggio 1975, Astor era a Roma: alla notizia tracollò. Il giorno dopo compose per l’amico la “Suite Troileana”. Quando tornò a Buenos Aires una sera la moglie di Troilo, Zita, gli portò uno dei bandoneon del Gordo: fu questa una delleemozionipiùgrandidellasuavita. Nel1953Astorvinseilpremio“FabienSevitzky”conlasuaSinfonia di Buenos Aires. Una parte del premio consisteva in una borsa di studio per seguire i corsi di perfezionamento con Nadia Boulanger presso il Conservatorio di Fontainbleau. A quei tempi Nadia era ritenutalamigliorepedagoganelmondodellamusica. Nel1954AstorconlamogliesitrasferisceaParigi.Arrivòacasadi Nadia con una valigia piena di spartiti, che lei analizzò per due settimane.Qualchetempodopogli disse che tutto il suo materiale erabenscritto,machenonriuscivaatrovarnelospirito.Glichiese quale musica suonava al suo paese, quali erano i suoi sentimenti, lesueinquietitudini,lesueaspirazioni. Astor si vergognava del suo passato tanghero, di dirle che il suo strumento era il bandoneon, che giaceva nascosto in camera da letto.Maduegiornidopo decise di rivelarsi; le raccontò che si era guadagnatodaviverearrangiandomusicanelleorchestredi tango, che aveva suonato per Troilo e dopo con una sua orchestra, ma cheerastancodituttoquestoe credeva che il suo futuro fosse la musicaclassica. Nadialoinvitòasuonareunodeisuoitanghialpianoforte. Luidissecheavevasempresuonatoilbandoneonechenoneraun bravo pianista. Nadia insistette: «Non fa niente Astor, suoni il suo tango.»Nonarrivòallafinedell’esecuzionedi“Triunfal”cheNadialo fermò e gli disse: «Ma è bellissimo Astor, mi piace tanto, è qui il vero Piazzola non lo abbandoni mai.» Studiò con Nadia un anno. Studiò molto il contrappunto che lo faceva impazzire. E da qui nasce quel cammino difficile di un talento che fa buona musica e quellamusicaappartienealTango. Nel1955,tornatoaBuenosAiresformòl’OctetodiBuenosAires. Fuunoshockalivelloartisticoeillavoroduròmoltopoco. Astordecisedifarecomeavevafattosuopadretrentaanni prima: migrò da solo alla volta di New York, e cominciò a cercare un appartamentoperfarsiraggiungeredallamoglieedaisuoiduefigli. ANewYork fu un incubo. Non trovava lavoro, per poco non entrò cometraduttore in una banca. Continuò a fare musica ma spesso controisuoiprincipiperpotermangiare. Una notte, correva l’anno 1959, mentre si esibiva a Puerto Rio, ricevette come un fulmine a ciel sereno, la notizia della morte del padre. Stremato dal dolore si chiudeva in una stanza dell’appartamentocheavevapresonella92ma stradaeinmeno di un’oracompose“AdiosNonino”. Pianse come non aveva mai pianto. In quella composizione gettò tutte le immagini e i ricordi che aveva di suo padre. Una composizione che, insieme a quelle che verranno dopo, conserva edesaltal’autenticospiritodeltangoinunavestenuova. Un tango inedito eppure antico, un sentimento di tristezza e nostalgia che vibra di arcaico. Un tango segnato dalla continua proiezione del passato, ma la sua rilettura è senza compromessi, senzarimpianti,èveraepropriarigenerazione. Cessata la rivolta, l’atteggiamento trasgressivo, il sentimento dell’attimo fuggente rimane la seduzione del suono, dei timbri, dei ritmi. Una seduzione che sprigiona e fa viaggiare la forza dell’immaginazione, che attiva il flashback della memoria, che tuttavianonprendemaiil sopravvento sull’attualità del sentimento: èlospiritodelTango,quell’essenzamusicalecheèintimacapacità di rigenerazione, quell’essenza segreta distillata solo da chi lo ha bevutoinsiemeallattematerno. Quel tango dal fascino irresistibile della sua musica, così antica e pure così moderna, così lontana e pure così vicina e comunque sempreindiscutibilmentepoetica. CarlosGardel Carlos Gardel, l’idolo indiscusso degli argentini, non aveva nulla d’italiano,sembrerebbequasilaclassicaeccezionecheconfermala regola.Malasuastoriaelacondizioneemotivacheloaccompagna findallanascitasonoquelledellagenteditango. Secondoilcertificatodinascita,sarebbenatol’11dicembre1890a TolosainFrancia.Tragicamentemorràinunincidente d’aviazione a Medellin in Colombia il 24 giugno 1935. Francia e Uruguay si contendono il privilegio di avergli dato i natali. Il certificato di nascita è di Tolosa ma un documento argentino lo vuole invece nato a Tacuarembò in Uruguay. C’è chi sostiene che quest’ultimo documento fu fatto per le autorità francesi, affinché non considerassero Gardel come un disertore durante la prima guerramondiale.AlsuoarrivoinFrancianel1927, il documento in questioneloavrebbesalvatodallagalera. Il suo vero nome era Charles Romuald Gardes figlio naturale di MarieBartheGardes.Secondounaversione,percosìdireufficiale, con il piccolo in braccio di due anni, spinta dal coraggio e dalla disperazione, la madre, in cerca di una nuova vita in Sudamerica, s’imbarcò sul piroscafo San Pedro che da Marsiglia giunse a Buenos Aires il 9 marzo 1893. Qui si stabilì con il figlioletto nel quartiere vicino all’“Abasto”, l’allora mercato generale della città, ragionepercuitra i tanti soprannomi Gardel portò anche quello di “El Morocho del Abasto”. La madre si guadagnava da vivere facendolastiratriceefeceenormisacrificipermandarloascuola. Carlos fin da ragazzino mostrò di possedere buone qualità vocali. Lamadrelomandòdaunmaestrodicanto,uncertoArturoNava. All’inizio cantò in locali notturni malfamati, poi si fece conoscere nelle sedi di partiti politici. Verso il 1910 incontrò un personaggio moltofamoso:ilcantantepopolareJoséRazzano. Daallorainiziòfraidueunlungosodaliziochediedeluogonel1914 altrionfaledebuttonelfamosolocale“Armenoville”diBuenosAires. Cominciò a spiccare il volo da solo verso il successo allorché interpretò “Mi noche triste” con il versi di Pascual Cantursi e la musicadiSamuelCastriota. Le parole di Pascual Cantursi per questo tango suggerirono a Gardelun’interpretazionecheavrebbesegnatounasvolta.Apartire da quel momento impose uno stile tutt’ora rimasto insuperabile. I testideipoetideltangosifannosemprepiùprofondi,mostranouna raffinata capacità d’indagine psicologica. Si fa strada quindi un nuovo stile di canto e soprattutto di una particolare attenzione all’interpretazione che impone la necessità di calarsi con partecipazioneneipersonaggi,quasisempre“perdenti”.Lemelodie siadattanoaquesta tempesta emotiva, il ritmo si dilata favorendo unamaggioretensioneespressiva. La voce di Gardel così ben modulata, la sua musicalità innata gli consentono di svincolarsi dal vecchio stile per entrare in un nuovo stile di canto, diventerà così la voce simbolo del tango-cancion. Gardel, inoltre, aveva una straordinaria capacità a calarsi nei personaggiatalpuntodastimolarelafantasiadimusicistiepoetia comporreperluinuovestorie,nuovipersonaggi,nuovemelodie. Artistabrillante,seppeancheessereilmiglioragentepubblicitariodi se stesso. Realizzò tournée in quasi tutti i paesi europei e americani. La sua abilità gli ha anche spalancato le porte del cinema. Se non fosse stato quel magnifico cantante che era, la Paramount non lo avrebbe ingaggiato come protagonista, per ben sei film sul tango. Il tango era nato per i piedi dei ballerini, con Gardeldiventòilcantodiunpopolo. Fumoltogelosodellasuavitaprivata,masisacheebbenumerose amanti,sullacuiidentitàseppemanteneresempreilsegreto. A partire dal giorno della sua tragica scomparsa divenne un personaggiomitico.Sudiluisisonoscrittifiumid’inchiostro. InsiemeadEvitaPeroneaDiegoArmando Maradona forma il trio piùamatodagliargentini.