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Ecco cosa fanno e come funzionano le aziende
Articolo pubblicato su Uomini & Business – Anno 17 Numero 3 – Marzo 2005 _____________________________________ (il titolo dei pezzi è deciso dal direttore Giuseppe Turani) Ecco cosa fanno e come funzionano le aziende invisibili Le aziende invisibili sono quelle che appaiono onnipresenti nella pubblicità e scompaiono nei confronti dei loro stessi clienti una volta che li hanno conquistati. Sono aziende di immagine ma senza volti, con le quali è pressoché impossibile avere contatti personali: solo al telefono o via internet. Telefoni per avere informazioni e non di rado il tuo interlocutore invisibile registra sul computer che ha davanti che hai deciso di abbonarti a qualcosa, anche se magari non hai espresso apertamente la tua volontà. Oppure scarichi dal sito internet un modulo di contratto, lo stampi, lo compili, lo invii e aspetti che qualcuno si faccia vivo, con un pacco o con una telefonata. Poiché questo sistema è molto diffuso tra le aziende a sfondo tecnologico spesso il primo contatto post vendita, telefonico, è col tecnico installatore (la banda larga, la parabola satellitare, …). Anche lui però dell'azienda invisibile non sa niente, nemmeno dove sta fisicamente. Riceve nomi e indirizzi dei clienti via e-mail o fax, telefona ai clienti, prende appuntamento, va, installa e poi torna a leggersi le e-mail con altri indirizzi di altri clienti. Va di fretta perché è pagato pochissimo e in base al numero di installazioni che completa, perciò non ha tempo da perdere. Anche nei servizi le cose funzionano come ha spiegato Naomi Klein in "No logo": l'azienda è un marchio, il marketing e la gestione finanziaria e amministrativa. Niente fabbriche. Quelle sono in Asia o in Messico o dovunque la mano d'opera costi poco e le norme a tutela del lavoro non siano molto severe. Nelle aziende di servizi di comunicazione niente squadre di installazione, solo terzi a contratto. Così come nei trasporti i padroncini con marchio della "ditta" sul furgone proprio. Massimo Biondi - [email protected] 1 Le aziende invisibili dietro il bombardamento pubblicitario hanno organizzazioni reticolari, largamente esternalizzate, spesso fragili, almeno nella sua struttura post vendita, incastrata dentro processi rigorosi e rigidi solitamente disegnati da consulenti più sensibili ai prodotti software che alle persone e ai clienti, dei quali spesso non hanno mai incontrato un esemplare. I casi particolari non sono previsti ed è escluso qualunque ricorso al buon senso fuori procedura. Il software non usa il buon senso, perciò non è previsto che lo usino neppure gli umani. Sarebbe troppo costoso sul piano organizzativo. Così se ti capita qualcosa di non contemplato sei nei guai. Per esempio se anche solo chiedendo informazioni ti trovi abbonato a quella cosa che non sapevi nemmeno bene cosa fosse. Mi è capitato di ricevere un oggetto per vedere la Tv via cavo. Un oggetto che non avevo ordinato. Ho telefonato al solito call center, beccandomi ogni volta minuti di pubblicità. Raggiunto con pazienza un umano gli ho chiesto di mandare a riprendere quel pacco che non avevo nemmeno aperto e lui mi ha suggerito di riportarlo a un centro di assistenza. "Ma scusi, mi mandate cose che non voglio e poi tocca a me riportarvele"? I poveretti del call center a volte non sanno che pesci pigliare. "Deve mandare la disdetta". "Ma la disdetta di che, che non ho mai ordinato nulla"? Dopo mesi col pacco in uno sgabuzzino un giorno mi hanno chiamato al cellulare dicendo che avrebbero mandato a ritirare l'oggetto nel pomeriggio. Era pieno agosto. Alla notizia che ero in vacanza e in casa non c'era nessuno ho percepito lo sgomento della poverina che avrebbe dovuto fare chissà che per spostare la data del ritiro. Nell'era della comunicazione in realtà tra aziende e individui la comunicazione funziona malissimo. Quelle comunicano con te, e ti bombardano, tramite la televisione e altri media, ma tu comunichi con loro solo tramite interfaccia tecno-umane, delle barriere nelle quali il tecno prevale sull'umano, messe li perché i clienti non rompano la placida quiete dell'organizzazione a processi immutabili guidati dalle macchine, dal software. Massimo Biondi - [email protected] 2 Credo che la massima qualità del cosiddetto customer care si ottenga quando, se qualcosa va storto, ti puoi rivolgere alla stessa persona che ti ha venduto l'oggetto o il servizio. Questo accade nei negozi, con gli artigiani, con i professionisti, ma con le aziende invisibili non accade mai. Loro scientificamente separano quelli che parlano con i clienti potenziali (da coccolare) da quelli che rispondono ai clienti acquisiti. Vittime, spesso. Risalire al venditore che ti ha raccontato una balla è praticamente impossibile. Se ti lamenti con quelli del customer care questi ti fanno sentire un idiota "eh, sa, quelle sono le cose che dicono i venditori…". Come a dire: ma non lo sai, babbeo, che i venditori le sparano? Le aziende invisibili non si preoccupano di screditare i venditori facendoli passare per risaputi mentitori abituali. D'altra parte per queste aziende le persone non sono un patrimonio da tutelare ma un male necessario, salvo pochissimi manager di alto livello. Ci sono call center nei quali le persone sono quasi tutte temporanee e la formazione dura da qualche decina di minuti a uno-due giorni. Molte di queste persone, fuori da li, si sfogano sputando veleno su una ditta che talvolta manco conoscono, perché loro lavorano per un'altra: l'outsourcer. A sua volta raramente visto come una famiglia ospitale e comprensiva. L'esternalizzazione è un modello organizzativo progettato per la flessibilità che qualche volta diventa anche un modo per rendersi ancora più invisibili. E, sempre, per ridurre i costi. Adesso la tecnologia, mi diceva qualche giorno fa un imprenditore del call center, consente una diffusione sempre maggiore dei risponditori vocali, anche in funzioni per le quali finora erano necessarie le persone. Funzionano benissimo, costano pochissimo, lavorano 24 ore su 24 e non protestano mai. Pensa che una risposta per (….., mi faceva il nome del suo cliente e spiegava quale servizio rendeva) mi costerà solo….. Purtroppo anche il suo cliente era contento di risparmiare. Naturalmente il servizio sarà ancora peggiore, ma chi se ne preoccupa? E' un servizio per i clienti acquisiti (customer Massimo Biondi - [email protected] 3 care!) che per sottrarsi alla morsa devono imbarcarsi in trafile inenarrabili. I guru del marketing fanno leva sull'inerzia e sullo scoraggiamento. L'anno scorso ho aderito alla proposta di un operatore Tv satellitare (se si intuisce quale la colpa non è mia ma della scarsità, diciamo così, di operatori del settore). La proposta era per un secondo decoder in un'altra stanza a prezzi molto modesti. Per le spese di installazione era previsto che venisse incamerato il deposito cauzionale. E' venuto il tecnico, due volte. La prima ha detto benissimo, ci vediamo la prossima settimana. La seconda volta ha detto malissimo: non si può fare. Problemi tecnici. Firmi qui. Amen. Mi sono rassegnato. Sei mesi dopo altra proposta. La stessa. Ritelefono e riconfermo l'interesse. "Bene – mi dicono – però deve pagare l'installazione perché il deposito cauzionale lo abbiamo già incamerato l'altra volta". "Come l'altra volta, scusi, l'altra volta non avete installato un bel niente"! "Si, perché c'erano problemi tecnici, non per colpa nostra! Però abbiamo trasformato in comodato d'uso il noleggio del decoder (pari a circa un sedicesimo del deposito). Adesso allora lo vuole il servizio"? Un po’ ero sconcertato, diciamo incavolato. Ovviamente non avevo mai firmato alcun documento che autorizzasse la ditta ad incamerare il deposito cauzionale. Ma un po’ ero anche curioso di andare avanti, già pensando di scrivere questo articolo. Ho confermato. "Nei prossimi giorni la chiamerà un tecnico". Dopo un mese non si era fatto vivo nessuno. Allora ho richiamato io (sempre a carico mio, numero 199). Risposta: "da lei c'è l'antenna condominiale. Abbiamo sospeso tutte le installazioni con antenne condominiali per problemi tecnici. Non sappiamo quando il problema verrà risolto". Naturalmente nessuno si era preoccupato di avvertire il cliente, cioè io. E nessuno aveva fatto sapere al mio occasionale interlocutore telefonico che l'inquilino del piano di sopra aveva ottenuto l'installazione dello stesso servizio usando la stessa antenna condominiale. Massimo Biondi - [email protected] 4 Le aziende invisibili! Nel loro pervicace determinismo tecnologico assumono comportamenti imprevedibili. Ma con chi te la prendi? Mi scuso di aver citato casi personali. Ne avrei altri da raccontare, miei e di terzi, ma mi astengo. Quello che voglio concludere è che per certi servizi, nonostante tutto ciò che si dice sull'attenzione al cliente, non c'è più la possibilità di andare in un posto, sedersi davanti a qualcuno e dirgli "scusi, lei, mi prende in giro?". Lo puoi dire al telefono, se vuoi, in quest'epoca di sedentari, ma intanto paghi tu per la soddisfazione e poi immancabilmente ti senti rispondere che non dipende dalla persona con la quale parli, che in effetti nulla può se non mostrare umana comprensione. Però non puoi parlare con nessun altro, altro che mi passi il suo superiore! (Al call center si chiama supervisore). E siccome di solito la persona invisibile è gentile è comportamento da cafoni, oltre che inutile, prendersela con lei, innocente e impotente. Cioè, hai un servizio pessimo, ti senti preso in giro e non puoi manco sfogarti con qualcuno. Dalle aziende invisibili bisogna difendersi. Come? Intanto mai, dico mai, pagare con carta di credito. Spesso le aziende invisibili dal punto di vista amministrativo sono pasticcione e una volta che hai pagato vale l'articolo quinto, che chi ha i soldi ha vinto. Poi, possibilmente, iscriversi a qualche associazione di consumatori, così, tanto per avere una voce amica alla quale chiedere conforto se ce ne fosse bisogno. E poi, importantissimo, essere sempre psicologicamente e contrattualmente pronti ad agire l'unica leva vera in possesso del povero consumatore: la disdetta. Non che le aziende invisibili se ne dolgano più di tanto. Basano la loro strategia sulla bassissima incidenza del singolo cliente sul fatturato complessivo. Però almeno la disdetta consente di uscire dal ginepraio nel quale spesso involontariamente ci si caccia. Attenzione però che se per ordinare qualcosa è preso per buono anche un colpo di tosse al telefono, per la disdetta occorrono di solito una raccomandata con ricevuta di ritorno e mesi di preavviso. Massimo Biondi - [email protected] 5 Da bambino ero rimasto impressionato quando ho scoperto l'ufficio reclami di un grande magazzino. Pensavo che fosse un atto di civile rispetto e cortesia mettere li delle persone solo per ascoltare quelli che avevano qualcosa da criticare. Forse mi sono avvicinato al marketing così. Certo era un marketing primitivo. Adesso la disciplina si è molto sviluppata. Tanto che anche le aziende invisibili che trattano i clienti come mendicanti possono orgogliosamente autodefinirsi "customer oriented"! Basta la parola, altro che fatti! Massimo Biondi - [email protected] 6