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ma la mia testa va altrove - Didattica Inclusiva
“ ...MA LA MIA TESTA VA ALTROVE” a cura di Ugo Avalle Corso di formazione sui BES e DSA organizzato da Loescher editore; partecipano insegnanti, genitori ed alunni. Tra questi ultimi, uno che frequenta un istituto secondario di II grado viene invitato dal sottoscritto relatore a descrivere la propria esperienza di alunno con certificazione di dislessia. Dalla descrizione emergono le difficoltà che incontra nello studio, l’ aiuto ricevuto dai propri genitori, l'impegno dell'insegnante di materie letterarie. La stessa chiarisce ai presenti le strategie didattiche che adotta nel difficile compito di gestione della situazione dell'alunno. Questi, mentre parla ai presenti della sua esperienza pronuncia la frase “...ma la mia testa va altrove”: è un'espressione che bene esprime la condizione umana e scolastica degli alunni con DSA. Spesso gli insegnanti della scuola dell'infanzia e primaria sentono dire ai loro allievi impegnati a leggere: “le letterine mi ballano davanti agli occhi”. È una delle difficoltà che gli alunni dislessici incontrano nella lettura e, di conseguenza, nel ricordare quanto leggono. Dopo aver dedicato un poco di tempo a questa difficile “ impresa”, l'alunno si stanca e la sua testa “va altrove”. Non si tratta, come ha tenuto a precisare quello studente, di una dimostrazione di mancanza di impegno e/o di interesse nei confronti delle lezioni, ma di una necessità di “ricaricarsi”, di sospendere temporaneamente l'impegno quando esso diviene insostenibile. È su questo “altrove” che l'insegnante deve intervenire, adottando delle strategie di “alleggerimento” della tensione accumulata dall'allievo e, nel contempo, facendolo sentire coinvolto nella lezione. È in queste occasioni che la “personalizzazione della didattica“ dispiega tutte le sue potenzialità e la scuola si fa pienamente “inclusiva”. Occorre evitare che l'alunno si disinteressi alla lezione, che si “perda nel bosco” (come ricorda Canevaro) e per recuperare la sua partecipazione occorre, appunto, adeguare la lezione alla situazione che egli sta vivendo; occorre -se necessario- fare una “svolta ad U“ e strutturare tutta la lezione o la parte che rimane in modo rispondente alle richieste sia di quell'alunno, sia di tutti gli altri compagni: storytelling, flipped-classroom, cooperative-learning, sono solo alcuni esempi di attività da proporre sia a “quell'alunno” sia a tutti i restanti compagni di classe al fine di non isolarlo e coinvolgere tutti in attività “socializzanti” . Occorre “riempire” di emozioni quell’“altrove” affinché l’alunno tragga comunque vantaggio dal partecipare alla lezione. Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico - © Loescher Editore www.loescher.it/specialmente [email protected]