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Provincia di Milano. La nuova giunta si occupi dei problemi reali

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Provincia di Milano. La nuova giunta si occupi dei problemi reali
Supplemento di InPiazza: Reg. tribunale di Milano nr 323 del 10/7/2009 - Reg. Roc in corso - COPIA GRATUITA
CRISI PER LE FAMIGLIE. L’intervento di Franco Mirabelli
Provincia di Milano.
La nuova giunta si occupi
dei problemi reali
Dopo le elezioni di fine giugno, nelle quali Pdl e Lega
hanno conquistato, per 3500
voti, il governo della Provincia
di Milano, è tempo di trarre
un primo bilancio sul lavoro
del presidente Podestà e della
sua giunta.
I fatidici 100 giorni, da cui
si usa valutare il progetto di
un’amministrazione,
sono
passati senza che nessuno si
sia accorto dell’esistenza della
Provincia di Milano. Anzi, se
qualche segno si è intravisto,
si è trattato di tagli, di rallentamenti, di blocco di lavori.
L’elemento sicuramente più
appariscente è quello del basso profilo.
Nei cinque anni di governo a
firma Filippo Penati, la Provincia di Milano si è contraddistinta per attivismo, per
forte presenza politica e
istituzionale, alla pari con Comune, Regione Lombardia e
anche Governo. Basti pensare
al lavoro svolto per ottenere
l’Expo e all’intuizione di dare
risposte concrete in tempo di
crisi, con i 25 milioni di euro
dati per aiutare concretamente oltre 18 mila famiglie
della Provincia di Milano.
I primi mesi di Podestà, invece,
si rivelano silenti, balbettanti
e certamente indifferenti al
clima difficile che il territorio
milanese sta vivendo.
Sono esemplari i numeri che
rivelano come nei primi 100
giorni la giunta della nuova
Provincia ha firmato 145 delibere mentre quella guidata da
Penati, nello stesso periodo,
aveva dato il via a 281 delibere.
Le ridicole accuse di buchi di
bilancio vorrebbero coprire
l’assenza totale di progetti
strategici e di collaborazione
positiva con i Comuni.
Tra i tanti aspetti preoccupanti, quello che allarma
maggiormente è l’intreccio
tra il Piano territoriale di coordinamento della Provincia
(Ptcp), che determina gli ambiti agricoli (in particolare
all’interno del Parco Sud), e
l’elaborazione del Piano generale del territorio (Pgt) del
Comune di Milano. L’assenza
di regole rischia di permettere
al Comune di Milano, e ai soliti amici “palazzinari”, un vero
e proprio “sacco” di suolo che
sarebbe letale per il futuro
sviluppo che, ormai tutto il
mondo lo afferma, deve essere
sostenibile.
Il gruppo provinciale del Partito democratico, insieme alle
opposizioni di centro sinistra, sta sviluppando la massima vigilanza e, soprattutto,
si sta impegnando a costruire
la propria proposta politica e
amministrativa che, a partire
dalla prossima sessione di
bilancio, possa far compiere
all’amministrazione provinciale una sterzata decisa per
garantire maggiore coerenza
verso i problemi reali che i
nostri territori stanno vivendo.
Roberto Modugno
Consigliere provinciale Pd
La Regione dovrebbe fare di più, a partire dalla casa
La crisi economica ha reso più
difficile la vita a tanti, la perdita di tanti posti di lavoro sta
creando gravi problemi a tante
famiglie. Al di là dei facili ottimismi, se le istituzioni non se
ne occupano, la crisi rischia di
far precipitare fino alla soglia
della povertà chi si trova disoccupato perché la sua azienda è stata chiusa, o perché il
suo contratto a termine non è
stato confermato.
La Regione Lombardia, di fronte a questa situazione dovrebbe fare molto di più. Non basta
certo, anche se è importante,
rifinanziare gli ammortizzatori sociali per chi viene licenziato. Servono politiche che guardino al futuro, che si pongano
l’obiettivo di favorire lo sviluppo delle attività produttive
per creare nuova occupazione
e, quindi, restituire un lavoro
a chi lo ha perso. Ma questa
non sembra essere una priorità per Formigoni visto che si
da, proprio in questi giorni, il
via ad un progetto sull’area di
Arese (ex Alfa) che rinuncia
ad insediare, come promesso,
nuove produzioni (ricordate
il polo della mobilità sostenibile), per costruire residenze
di pregio (2000 appartamenti)
e centri commerciali.
Servono però, soprattutto,
politiche di aiuto alle famiglie
per soddisfare i bisogni
elementari. Tra questi quello
della casa è fondamentale in
una Regione e in una Milano
in cui i costi delle abitazioni
sono altissimi, ci sono poche
opportunità di trovare case in
affitto e gran parte del patrimonio pubblico (le case popolari) è in uno stato preoccupante abbandonato al degrado
e coi problemi di vivibilità e di
sicurezza che sono noti.
Nonostante gli impegni assunti sulla carta, la necessità
di aumentare le risorse da destinare alla casa non ha trovato
risposta. Si sono, nonostante
la nostra opposizione, aumentati i canoni delle case popolari
rendendo più difficile la vita a
tante famiglie, senza creare le
condizioni per risanare le situazioni più degradate, penalizzando due volte gli inquilini: pagano di più e non vedono
comunque risolti i problemi
del loro quartiere. Inoltre, al
di là della propaganda il fondo
sostegno affitti continua ad
essere assolutamente insufficiente per far fronte alle
tante richieste delle famiglie
che hanno perso il proprio
reddito e non ce la fanno più
a pagare il canone della propria abitazione privata. Sono
poi, per aumentare un po’ il
fondo sostegno affitti, stati
tagliati i soldi per aiutare chi
vuole acquistare la prima casa
e quelli per realizzare nuove
case a costi contenuti. Insomma all’impegno di aiutare le
famiglie per garantire il diritto alla casa, non è corrisposto
un aumento reale delle risorse
impegnate.
Nei prossimi giorni, nella
discussione
sul
bilancio,
proporremo una serie di interventi per ridurre i canoni
dell’Edilizia Residenziale Pubblica, riducendo alcuni parametri su cui vengono calcolati
e proponendo il blocco degli
adeguamenti Istat almeno fino
al 2011 e insisteremo perché
la Regione faccia pressione su
Comune di Milano e Aler perché si applichi la norma, che
siamo riusciti dall’opposizione
a far approvare, che prevede la
possibilità di ridurre fino al
30% i canoni, su cui è aperta da
troppo tempo la trattativa tra
Comune, Aler e sindacati. Oltre a ciò chiederemo vengano
trovate risorse aggiuntive per
aumentare il fondo sostegno
affitti e per consentire, a chi
ha perso il lavoro, di accedervi
subito senza dover attendere
la dichiarazione dei redditi
che certificherà l’anno prossimo la perdita di reddito.
Infine, dato che tutto ciò non
può farci dimenticare il problema di chi la casa non ce
l’ha, serve chiarezza sul perché
tanti alloggi, in tanti quartieri
popolari restano vuoti per
anni e serve applicare tutte le
norme, che esistono, per accelerare l’assegnazione di quegli
appartamenti, dandoli a chi ne
ha diritto e sottraendoli alle
occupazioni abusive.
Franco Mirabelli
Consigliere regionale Pd
2
Facci sapere le tue opinioni. scrivi a [email protected]
Stimoli per un’ipotesi d’intervento politico sul problema “casa” e non solo
Passeggiata in un Nucleo d’identità locale di zona 6
L’approccio è quello di guardare, ascoltare per capire un
quartiere che conosco ancora
poco.
Il quartiere è il quadrilatero
di case che si estende tra le vie
Odazio, Giambellino, Inganni,
Lorenteggio.
Mentre cammino in queste
vie di edilizia popolare,
l’insolita parola Nil mi fa fantasticare, ondeggiando tra
l’osservazione della realtà e
alcuni concetti forti del nuovo
piano di governo del territorio (Pgt) che abbiamo cominciato a studiare in Consiglio di
zona.
Il Nil è il nucleo d’identità locale, secondo la definizione
data ad un quartiere nel nuovo Pgt.
Una tarda mattinata in via
Segneri: un grande silenzio,
rarissime persone vanno verso
l’ufficio postale.
Nelle vie interne al quadrilatero (Sanniti, Apuli, Recoaro,
Manzano) il silenzio fa ancora
più impressione: mi hanno
detto che sono abitate per oltre il 70% da persone anziane
e per circa il 30% da extracomunitari. Non c’è un negozio.
Pioviggina, il clima acuisce il
colore grigio scuro delle facciate, salvo alcune gialle o
rosse.
Alzo lo sguardo in via dei Sanniti: i terrazzi dal primo al
terzo piano sono in uno stato
pietoso.
In via Apuli 6 ci sono le impalcature di un cantiere Aler:
mi raccontano che si deve
ristrutturare il tetto, le scale,
le facciate e il locale rifiuti. I
lavori sono iniziati nel giugno
2008, interrotti, ricominciati
da poco.
Mi affaccio nei cortili interni:
molte facciate scrostate, infissi vecchissimi, pochi hanno
il gazebo in muratura per i
rifiuti che spesso debordano
dai cassonetti Amsa.
In Giambellino 138 altro cantiere, senza alcun cartello di
descrizione lavori; chiedo a un
inquilino, che genericamente
mi parla di lavori iniziati nella
scorsa primavera.
Sui muri volantini della manifestazione dei sindacati degli
inquilini delle case popolari
del 28 novembre scorso.
Da’ sollievo guardare il giardino interno ben tenuto di
Giambellino 146 sul cui cancello di entrata sono incorniciate delle disposizioni firmate
“l’autogestione”: qui funziona
uno dei pochi comitati di autogestione degli inquilini di
Milano.
Manifestini in varie lingue tappezzano le porte dell’edificio
dell’ex “Acqua potabile” al 150
di via Giambellino. C’è la sede
della onlus “Le radici e le ali”:
Ristorante
Pizzeria con forno a legna
CHIUSO IL LUNEDÌ SERA
Via Modica, 8
(Zona Barona)
Tel. 02.81.78.33
Cell. 340.06.88.119
Il civico di via Lorenteggio 179
sono avvisi di ripetizioni ai ragazzi delle medie e di consulenza legale per gli adulti.
Da piazza Tirana torno in
Segneri. Mi stupisce la sua
larghezza (ci sono poche auto
posteggiate ai lati): misurata a
passi sono 15 metri con in più
ciascun marciapiede di 7 metri.
Queste dimensioni mi fanno
pensare, fantasticando, come
sarebbe bello un lungo prato
alberato da piazza Tirana a via
Lorenteggio.
Come la mettiamo con quello
che il Pgt propone per limitare
il consumo del suolo?
Consumo del suolo che oggi ha
raggiunto il 73% del territorio
milanese e che con la “densificazione selettiva” dovrebbe
accompagnare la “rarefazione”
di altre aree. In questo modo
si passerà, secondo il Pgt, al
consumo del suolo del 67%
nel 2015 e del 65% nel 2030.
Questa fantasia e la voglia di
capire mi fa rileggere un articolo sul “Corriere” di Stefano
Boeri del 1 dicembre 2008
che conteneva “tre considerazioni” dedicate al concetto
di densificazione: può essere
utile per l’ipotesi di lavoro descritta all’inizio.
Basta fantasie, torno in via
Manzano: se possibile il silenzio si fa sentire ancora di più: è
l’ora di pranzo. Alcune donne
velate con bambini piccoli.
Al numero 9 è bello vedere la
targa “Asilo nido comunale”: è
in fondo ad un stretto cortile
con qualche scivolo in plastica,
un servizio prezioso in spazi a
dir poco poveri. Nel cancello
accanto una minuscola insegna “Azione solidale onlus aiuto
ragazzi,
disabili,
famiglie. Una risposta concreta ai bisogni del territorio”.
Questo numero 9 mette insieme tutta la complessità di
questo pezzetto di zona 6: le
case popolari, il disagio sociale, i servizi, la convivenza
tra etnie, il bisogno di non
sentirsi soli (nel silenzio).
E ancora con in testa il Pgt che
propone una nuova configurazione “urbana reticolaremulticentrica” in alternativa
all’attuale radiale-monocentrica: le attuali periferie come
rientreranno in questa nuova
configurazione?
Via Recoaro mi porta in via
Lorenteggio e gli ingressi e
i cortili del 183, 181, 179 mi
rimettono violentemente con
i piedi per terra.
In tutte queste case Aler il degrado è fortissimo, sia nelle
strutture edilizie che negli
appartamenti e nelle scale: infiltrazioni e perdite d’acqua,
cantine e fognature da paura.
In queste case le occupazioni
abusive, numerose ovunque, lo
sono ancora di più. Sono molti
gli appartamenti sgomberati o
lasciati vuoti e blindati. Molti
sono piccolissimi: 28-30 metri
quadri. Sembra siano il 15% in
tutto il quadrilatero.
Questo è un altro dei problemi
da affrontare nelle richieste
all’Aler.
Aler che dovrebbe istituire
la commissione per la valutazione dei casi di abusivismo
prevista dalla legge regionale
n° 27. In alcuni quartieri ha
funzionato.
Problemi da approfondire,
casi da analizzare, piani da studiare accettando di sporcarci
le mani.
Vittorio Tavolato
Consigliere Pd Zona 6
AUSER. L’intervento di Francesco Perna, presidente dell’associazione locale
La realtà del volontariato alla Barona
L’associazione Anziani Tre
Castelli Auser è nata nel 2001
e a oggi, nel 2009, conta 400
soci. L’Auser si occupa prettamente di volontariato e sono
tante le attività che proponiamo. Un gruppo di nostre
associate è impegnato nella
realizzazione di pigotte, le
bambole di pezza grazie alle
quali è possibile sostenere i
progetti per l’Unicef. Sono
quattro anni che, con il contributo della zona, organiz-
ziamo l’Università della terza
età. Inoltre organizziamo 25
feste all’anno, abbiamo visitato molti musei di Milano e
altri gruppi di nostre associate
seguono vari laboratori: bigiotteria, ricamo, decoupage
e pittura su stoffa, il cui ricavato viene devoluto in beneficenza. L’associazione ha adottato un bambino a distanza in
Moldavia. Abbiamo formato
un coro e un gruppo di ballo
che arrecano gioia e allegria
a chi è meno fortunato di noi
nelle feste organizzate presso
le case di riposo che andiamo
a visitare periodicamente. Il
nostro centro è una bella realtà e un punto di riferimento per chi vuole socializzare.
L’associazione si trova in zona
6, nel quartiere Barona, in via
Martinelli 53. Per chi volesse
maggiori informazioni può
scrivere all’indirizzo [email protected] o può contattarci al 339 2291840.
Corriere di Zona 6
Barona Giambellino Porta Genova
è il supplemento 1b del
Mensile free press In Piazza
Anno 1 nr. 4 | Novembre 2009
reg. Tribunale di Milano
nr. 323 del 10/07/09
Registrazione al Roc in corso
Editrice: Ticino Olona srl Legnano
[email protected]
Stampa: SarNub - Cavaglià (BI)
Direttore responsabile:
Sabrina Carrozza
Redazione:
Laura Rischitelli e Silvia Mascheroni
Redazione: via Bezzecca, 22 20025
Legnano (MI)
tel. 0331020968
[email protected]
Progetto grafico: Elena Lah
tiratura cartacea: 30.000 copie
supplemento 10000 copie
newsletter inviate: 1.320
Per un primo bilancio dell’attività dell’Amministrazione provinciale
il Consigliere provinciale Roberto Modugno
incontra i cittadini del quartiere Giambellino Lorenteggio Inganni
venerdì 18 dicembre dalle ore 18
presso il Circolo PD Giambellino in via Segneri 5
avviso a pagamento
LOCALE CLIMATIZZATO ADATTO A MEETING - FESTE E CERIMONIE
PER PRENOTAZIONI SEGRETERIA TELEFONICA 02.89.15.27.09
3
Il nuovo Circolo Pd Giambellino-Lorenteggio-Inganni
Il Circolo Pd Giambellino ha
(ri)trovato casa. Lasciati in estate i locali ormai storici di via
Tolstoj 14, dal mese di settembre si è insediato in via Segneri
(accanto all’Ufficio postale),
uno spazio ampio e aperto su
strada nei pressi di piazza Tirana, nel cuore del quartiere
più popolare del territorio che
rappresenta. L’assemblea e
la festa di inaugurazione del
Circolo avvenute nel mese di
ottobre hanno costituito per
iscritti, aderenti e tutti coloro
che nella zona manifestano interesse e vicinanza al Partito
democratico: due significativi
appuntamenti nel percorso
congressuale culminato nelle
primarie del 25 con l’elezione
di Pierluigi Bersani e Maurizio Martina a segretari nazionale e regionale. Gli incontri sono stati molto partecipati, segno dell’interesse positivo nei nostri confronti che ci
carica di responsabilità.
‘Territorio’ e ‘progetto’ sono
le parole che connoteranno la
presenza e l’attività del Circolo, consapevole che soltan-
to la proposta di un progetto
politico che origini dai valori
e dagli obiettivi fondanti del
Partito Democratico, costruito
a partire dall’ascolto attento e
assiduo di quanto si ‘muove’
metaforicamente fuori dalle
sue vetrine – associazioni
di cittadini, reti di comitati,
terzo settore - ed elaborato in
sintonia con i rappresentanti
nelle istituzioni e in stretta
continuità con gli impulsi di
politica locale e nazionale,
può portare all’effettiva realizzazione di quel radicamento capillare inscritto nel dna
del partito.
Una sfida certo complessa, in
un territorio non omogeneo
che va dalle case popolari del
Giambellino, Lorenteggio e
Inganni alle residenziali vie
D’Alviano, S. Gimignano,
Savona e piazza Tripoli fino
alle propaggini di piazza Napoli e via Washington, attraversato da realtà e problematiche
diverse se non di segno opposto. Dal degrado dell’edilizia
popolare alla difficile coabitazione e integrazione con gli
immigrati, dai problemi degli anziani e dei giovani alle
nuove povertà dei nuclei familiari, passando attraverso la
flessione del commercio tradizionale e la sperimentazione
da parte di professionisti e
delle piccole imprese di nuove
soluzioni per affrontare la crisi dominante.
Una sfida che il Circolo Pd Giambellino raccoglie, avviando
un percorso di riflessione e di
proposta, con la creazione di
gruppi di lavoro e di approfondimento, a partire dai temi dei
diritti e della legalità, della
solidarietà e del lavoro, della
casa e dell’ambiente (e altri
che andremo a sviluppare nei
prossimi mesi), affrontati non
in maniera generica ma con il
focus sulla vita quotidiana del
cittadino e le specificità della
zona. Perché un Circolo aperto, partecipato e orientato non
solo ‘al’ ma anche ‘dal’ territorio che rappresenta può rendere sempre più netta, robusta e riconoscibile l’alternativa
del Partito Democratico.
Luciana D’Ambra
Circolo Pd Giambellino
Giorno
Orari
Attività
Martedì
dalle 16 alle 18
Giovedì
dalle 10 alle 12.30
Venerdì
dalle 18 alle 20
Domenica
dalle 10 alle 12.30
Incontri con i
rappresentanti
delle istituzioni
Il Circolo Pd Giambellino si trova in via Lorenteggio 183, con ingresso da via Segneri 5. Per info si
può chiamare lo 02.87087925 o scrivere alla mail
[email protected]. Le notizie sulle attività del circolo si trovano anche su web all’indirizzo
www.pdmilano.eu e su pdgiambellino.wordpress.com.
Circolo Pd Barona
Giorno
Orari
Mercoledì
dalle 21 alle 22.30
Domenica
dalle 10 alle 12.30
Il Circolo Pd Barona si trova in viale Famagosta 2, con
ingresso da via Voltri. Per informazioni si può chiamare lo 02.8194220 o scrivere alla mail pdbarona@gmail.
com. Le notizie sulle attività del circolo si trovano anche su web all’indirizzo www.pdmilano.eu e sul blog
pdzona6.ilcannocchiale.it.
IL GRUPPO PD DEL CONSIGLIO DI ZONA 6.
Perché diciamo no a questo Piano di governo del territorio
Prima di tutto esprimiamo
una valutazione negativa sui
tempi in cui i Consigli di zona
(Cdz) sono stati chiamati a
pronunciare un parere sul
Piano di governo del territorio (Pgt).
Nell’unico incontro preparatorio del Consiglio di zona 6 con
l’assessore Masseroli, il 21 novembre 2007, tutto il consiglio
ha chiesto che questo piano
nascesse da un’urbanistica
condivisa con i cittadini e gli
organi del decentramento,
auspicando un coinvolgimento nella sua formazione.
Non solo tutto ciò non è avvenuto, ma i tempi di pubblicizzazione del Piano, anche
se conformi alla legge, sono
stati inaccettabili. Il 5 agosto
è stato pubblicato sul Bollettino ufficiale Regione Lombardia l’avviso di deposito dei
documenti del Pgt. Il periodo,
coincidendo con le ferie, non
ha permesso un’immediata
visione del materiale e i documenti in questione non entravano nel merito del piano. Da
questi era unicamente desumibile la strategia di sviluppo
per i prossimi vent’anni della
città, in parte condivisibile
nella nuova configurazione urbana reticolare-multicentrica:
fotografia di Anglogean, flickr.com
Milano
la limitazione del consumo di
suolo attraverso la densificazione di alcune aree di sviluppo e l’individuazione di aree di
collegamento nei Raggi Verdi e
nei Parchi Periurbani. Proprio
queste sono oggetto del meccanismo perequativo, centrale
nel processo d’acquisizione di
aree, che è impercorribile attraverso l’esproprio per pubblica utilità.
La spiegazione puntuale di
quanto detto è stata poi rinviata al Piano dei servizi e al Piano delle Regole, inviati ai Cdz
solo lo scorso 29 ottobre.
Il Consiglio di zona 6 ne ha
preso visione nella seduta
della commissione Territorio
del 12 novembre e nonostante
la corposità dei documenti è
stato chiamato a esprimere
un parere entro la fine di novembre, pena la scadenza del
silenzio assenso.
A prescindere dalla tempistica, il gruppo consigliare Pd
ha sempre collaborato con il
gruppo di lavoro organizzato
per l’elaborazione della delibera di parere con la richiesta
di vari emendamenti, perché
l’impianto metodologico del
Pgt è apprezzabile, risulta uno
strumento dinamico, sicuramente più idoneo a gestire
lo sviluppo di una città moderna, rispetto al Piano regolatore generale che era statico
e obsoleto già al momento
dell’adozione.
Ciò nonostante, nella seduta
consigliare del 27 novembre
abbiamo votato contro la delibera per tre motivi.
Il primo è che manca una
chiara visione dei collegamenti e delle interrelazioni urbanistiche tra area urbana e il
territorio dei comuni esterni.
Non sembra sia stata avvertita
una delle più gravi disfunzioni che si è verificata negli
insediamenti di nuova espansione avvenuti in passato:
l’inconveniente di costruire le
residenze ma non le relative
infrastrutture e i necessari
servizi sociali e lasciare, così
facendo, che le residenze si
trasformino in tristi e spenti
dormitori.
Il secondo motivo è che
l’indice 0,2 applicato ai terreni dei piani di cintura (Atp)
genera volumetrie che con la
perequazione potranno essere
assorbite soltanto al 50% negli
ambiti di trasformazione (indici 1 e 0,65), pertanto il rimanente 50% ricadrà necessariamente sui terreni attualmente
liberi a uso agricolo del Parco
Sud. Sarebbe stato sufficiente
applicare un indice 0,1 (già 10
volte superiore all’indice dei
terreni agricoli) per creare un
equilibrio nella perequazione
senza intaccare l’ultima fascia
di verde della città.
Il terzo motivo è che se i vecchi standard erano una garanzia minima per i servizi, nel
Pgt non c’è nessuna forma di
garanzia. Il censimento dei
servizi esistenti, anche se dettagliato, e il rilievo delle criticità non garantisce che tali
carenze saranno risolte, perchè tutto è affidato alle capacità di trattativa dell’assessore
o della giunta in carica in quel
momento. Stesso discorso per
l’edilizia sociale, non ci sono
regole di tutela minima. Basterebbe inserire nel piano
delle regole delle percentuali,
come erano un tempo gli standard, da applicare alle volumetrie di nuova costruzione
come garanzia per i servizi o
per le residenze a canone sociale.
Eugenio Garlaschelli
Gruppo consiliare Pd Zona 6
4
Facci sapere le tue opinioni. scrivi a [email protected]
Solo se il vento cambia in Lombardia si può cambiare l’Italia
La destra, da 15 anni al potere,
ha stretto la nostra Regione
in una morsa di affari e interessi che ne hanno soffocato
la qualità, l’energia, il talento.
Se ancora qualcosa regge, lo si
deve a noi Democratici e non
certo a chi ci governa dal Pirellone.
Noi vogliamo vincere in Lombardia, offrire una prospettiva
alternativa al solito Formigoni, a sostegno di tutti coloro
che vivono i fallimenti quotidiani del cosiddetto “modello
lombardo”. La società lombarda inizia a manifestare segni
d’insoddisfazione
profonda
per l’operato di Formigoni
e della sua Giunta su molti
temi.
Questa terra, votata da sempre
all’apertura, all’accoglienza,
all’innovazione in ogni campo,
terra di ricerca, di formazione,
di studio e di pensiero, cerniera fondamentale tra l’Italia
e l’Europa, motore di sviluppo del Paese. Questa regione
che ha visto aumentare la sua
popolazione in 10 anni di circa
600mila abitanti proveniente
da tutte le parti del mondo, ha
diritto a un futuro migliore.
Il Partito Democratico si deve
cimentare qui, più che altrove,
come nuova forza politica;
nuovo nelle idee, nei programmi, nelle persone. Possiamo
e dobbiamo ricostruire una
nuova idea, un nuovo e concreto programma per una
Lombardia delle qualità e
della vere sicurezze. Sapendo
unire diritti individuali e garanzie sociali, integrazione e
piena legalità.
Dal progetto del Partito Democratico deve venire una spinta
fondamentale per il rinnovamento necessario della Lombardia, dobbiamo dimostrare
e convincere della nostra volontà di vincere le prossime
elezioni regionali, perché non
possono esistere sconfitte annunciate a cui rassegnarsi. La
conclusione del nostro percorso congressuale, con l’elezione
del nuovo segretario metro-
politano milanese, Roberto
Cornelli, e la scelta di Filippo
Penati come candidato alla
guida della Regione, sono i
viatici migliori perché la competizione parta sotto le giuste
e più solide premesse.
Il Partito Democratico, quindi,
deve essere in grado di capire
la Lombardia e di offrire un
progetto alternativo, credibile
ai suoi bisogni e ai suoi problemi. Non vogliamo fare nessuno sconto al sistema di potere
formigoniano e vogliamo denunciare le storture di quindi-
ci anni di gestione privatistica
e burocratica: nella gestione
lottizzata della sanità, nel consumo spregiudicato del territorio e dell’ambiente, nella
gestione superficiale delle crisi occupazionali, nel sistema
inadeguato della formazione
professionale, nella irrilevante promozione della cultura, nei ritardi delle infrastrutture, nella disastrosa gestione
della mobilità su ferro dei
pendolari, nella mancanza di
risposte sul tema della casa e
nell’aumento penalizzante dei
canoni, nel fallimento del tanto sbandierato sistema aeroportuale lombardo, nell’uso
propagandistico del tema della sicurezza, nell’assenza di
politiche per l’integrazione e
per l’immigrazione.
Ecco dove occorre cambiare,
da subito, rotta per ricostruire
una Lombardia all’altezza del
suo ruolo e della sua storia.
Sanità, servizi socio-educativi, infrastrutture e politiche
ambientali, politiche del territorio e della casa, istruzione
e formazione professionale,
politiche industriali e della
ricerca sono i punti fondamentali della nostra sfida al
centrodestra. Il terreno di
un’iniziativa politica che dobbiamo saper condurre a tutto
campo e su più livelli, se davvero vogliamo accreditarci nel
ruolo di una credibile alternativa di governo.
Il momento, a due anni dalla
nascita del Partito Democratico, è per noi arrivato. Non
deve essere sprecato.
M.R.
DECENTRAMENTO. L’intervento di Adele Vignola, capogruppo Pd di zona 6.
Rilanciare i consigli di zona trasformandoli in municipalità
Il Decentramento a Milano è
sorto sulla base di una forte
spinta proveniente dalle periferie della città, da realtà
organizzate di cittadini che
spingevano per una maggiore
partecipazione alla vita politica. L’idea era quella di istituire
dei “parlamentini” di zona che
avessero il compito specifico
di avvicinare i cittadini a una
politica connessa col territorio.
A Milano i consigli di zona
vennero istituiti nel luglio
del 1968, quando era sindaco
della città Aldo Aniasi; nel
1997, sotto la legislatura Formentini, l’assessore Lucchini
presentò un regolamento sul
Decentramento,
approvato
nell’aprile dello stesso anno,
al termine del mandato di Formentini.
Quel regolamento dava finalmente ai consigli di zona una
serie di deleghe e competenze su questioni e compiti di
interesse strettamente zonale; non solo, ma obbligava
l’amministrazione comunale a
definire, congiuntamente con
le zone, il proprio bilancio in
modo da garantire alle zone
stesse la possibilità di intervenire in modo efficiente ed efficace sulle tante problematiche
di natura strettamente locale.
Per dare maggiore possibilità
d’attuazione del regolamento
Lucchini, nel 1999 le zone di
decentramento passano da
20 a 9: a parte la zona 1, relativa al centro di Milano, tutte
le altre amministrano aree
dove risiedono dai 140mila ai
180mila abitanti. La zona 6,
alla data del 2006, amministra
circa 160mila abitanti.
Nei due mandati del sindaco
Albertini si sono susseguiti
vari assessori al Decentramento ma nessuno è intervenuto
né per rendere applicabile
il regolamento Lucchini né
per apportarvi modifiche che
potessero rendere utile tale
istituzione.
Anche l’attuale amministrazione dimostra di non sapere
cosa fare, nonostante in campagna elettorale il sindaco
Moratti avesse promesso di
dare ai consigli di zona nuove
deleghe e responsabilità.
L’unica cosa che si è mossa in
questi tre anni è stato il cambio degli assessori: uscita la
Colli è arrivato l’assessore
Mascaretti che, così come fece
chi lo ha preceduto, ha visitato
i consigli di zona promettendo
mari e monti ma... stiamo ancora aspettando.
In buona sostanza i consigli di
zona sono ridotti al ruolo di passa carte dell’amministrazione
comunale o, peggio, a cassa di
risonanza delle volontà centrali, a luogo di creazione di consenso attraverso l’elargizione
di fondi.
I consigli di zona sono ormai
definibili come non-luoghi
dove non si riesce a dare risposte partecipate ed efficaci
ai cittadini, generando la loro
sfiducia verso le istituzioni.
Ormai l’attività principale del
Consiglio di zona 6 è quella
della suddivisione di fondi
per attività di aggregazione,
culturali, sociali e sportive
mentre tutto ciò che riguarda la gestione e il controllo
del territorio così come dei
servizi sociali è demandata
all’amministrazione
comu-
nale che la esercita senza coinvolgere il decentramento.
Come Partito democratico
quest’anno abbiamo richiesto
la convocazione di due consigli straordinari accompagnati
ciascuno da quasi 700 firme
per i problemi legati all’area
del Ronchetto - piazza Negrelli e per i problemi di viabilità
della zona Giambellino.
Abbiamo presentato mozioni
e interrogazioni, alcune delle
quali sono state condivise da
tutto il consiglio, altre solo
dall’opposizione ma, in tutti e
due i casi, le risposte del centro non sono arrivate.
La crisi del Decentramento
può essere risolta solo se si
avvia in tempi rapidi il percorso per l’istituzione dell’area
metropolitana e delle municipalità come veri e propri
Comuni che sostituiscono le
9 zone, così come indicato
dall’amministrazione Penati e
riconfermato anche dal disegno di legge depositato in Parlamento dal nostro partito.
Adele Vignola
Capogruppo Pd di Zona 6
“I PRIMI CINQUE MESI IN PROVINCIA”
Il Consigliere Provinciale Roberto Modugno
incontra i cittadini domenica 20 dicembre
presso il Circolo PD Barona, viale Famagosta 2
(ingresso da via Voltri)
dalle 10.30 alle 12.30
Roberto Modugno e i Consiglieri Provinciali del PD
Augurano Buone Feste e un Felice anno nuovo
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