Provincia di Milano. La nuova giunta si occupi dei problemi reali
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Provincia di Milano. La nuova giunta si occupi dei problemi reali
Supplemento di InPiazza: Reg. tribunale di Milano nr 323 del 10/7/2009 - Reg. Roc in corso - COPIA GRATUITA CRISI PER LE FAMIGLIE. L’intervento di Franco Mirabelli Provincia di Milano. La nuova giunta si occupi dei problemi reali Dopo le elezioni di fine giugno, nelle quali Pdl e Lega hanno conquistato, per 3500 voti, il governo della Provincia di Milano, è tempo di trarre un primo bilancio sul lavoro del presidente Podestà e della sua giunta. I fatidici 100 giorni, da cui si usa valutare il progetto di un’amministrazione, sono passati senza che nessuno si sia accorto dell’esistenza della Provincia di Milano. Anzi, se qualche segno si è intravisto, si è trattato di tagli, di rallentamenti, di blocco di lavori. L’elemento sicuramente più appariscente è quello del basso profilo. Nei cinque anni di governo a firma Filippo Penati, la Provincia di Milano si è contraddistinta per attivismo, per forte presenza politica e istituzionale, alla pari con Comune, Regione Lombardia e anche Governo. Basti pensare al lavoro svolto per ottenere l’Expo e all’intuizione di dare risposte concrete in tempo di crisi, con i 25 milioni di euro dati per aiutare concretamente oltre 18 mila famiglie della Provincia di Milano. I primi mesi di Podestà, invece, si rivelano silenti, balbettanti e certamente indifferenti al clima difficile che il territorio milanese sta vivendo. Sono esemplari i numeri che rivelano come nei primi 100 giorni la giunta della nuova Provincia ha firmato 145 delibere mentre quella guidata da Penati, nello stesso periodo, aveva dato il via a 281 delibere. Le ridicole accuse di buchi di bilancio vorrebbero coprire l’assenza totale di progetti strategici e di collaborazione positiva con i Comuni. Tra i tanti aspetti preoccupanti, quello che allarma maggiormente è l’intreccio tra il Piano territoriale di coordinamento della Provincia (Ptcp), che determina gli ambiti agricoli (in particolare all’interno del Parco Sud), e l’elaborazione del Piano generale del territorio (Pgt) del Comune di Milano. L’assenza di regole rischia di permettere al Comune di Milano, e ai soliti amici “palazzinari”, un vero e proprio “sacco” di suolo che sarebbe letale per il futuro sviluppo che, ormai tutto il mondo lo afferma, deve essere sostenibile. Il gruppo provinciale del Partito democratico, insieme alle opposizioni di centro sinistra, sta sviluppando la massima vigilanza e, soprattutto, si sta impegnando a costruire la propria proposta politica e amministrativa che, a partire dalla prossima sessione di bilancio, possa far compiere all’amministrazione provinciale una sterzata decisa per garantire maggiore coerenza verso i problemi reali che i nostri territori stanno vivendo. Roberto Modugno Consigliere provinciale Pd La Regione dovrebbe fare di più, a partire dalla casa La crisi economica ha reso più difficile la vita a tanti, la perdita di tanti posti di lavoro sta creando gravi problemi a tante famiglie. Al di là dei facili ottimismi, se le istituzioni non se ne occupano, la crisi rischia di far precipitare fino alla soglia della povertà chi si trova disoccupato perché la sua azienda è stata chiusa, o perché il suo contratto a termine non è stato confermato. La Regione Lombardia, di fronte a questa situazione dovrebbe fare molto di più. Non basta certo, anche se è importante, rifinanziare gli ammortizzatori sociali per chi viene licenziato. Servono politiche che guardino al futuro, che si pongano l’obiettivo di favorire lo sviluppo delle attività produttive per creare nuova occupazione e, quindi, restituire un lavoro a chi lo ha perso. Ma questa non sembra essere una priorità per Formigoni visto che si da, proprio in questi giorni, il via ad un progetto sull’area di Arese (ex Alfa) che rinuncia ad insediare, come promesso, nuove produzioni (ricordate il polo della mobilità sostenibile), per costruire residenze di pregio (2000 appartamenti) e centri commerciali. Servono però, soprattutto, politiche di aiuto alle famiglie per soddisfare i bisogni elementari. Tra questi quello della casa è fondamentale in una Regione e in una Milano in cui i costi delle abitazioni sono altissimi, ci sono poche opportunità di trovare case in affitto e gran parte del patrimonio pubblico (le case popolari) è in uno stato preoccupante abbandonato al degrado e coi problemi di vivibilità e di sicurezza che sono noti. Nonostante gli impegni assunti sulla carta, la necessità di aumentare le risorse da destinare alla casa non ha trovato risposta. Si sono, nonostante la nostra opposizione, aumentati i canoni delle case popolari rendendo più difficile la vita a tante famiglie, senza creare le condizioni per risanare le situazioni più degradate, penalizzando due volte gli inquilini: pagano di più e non vedono comunque risolti i problemi del loro quartiere. Inoltre, al di là della propaganda il fondo sostegno affitti continua ad essere assolutamente insufficiente per far fronte alle tante richieste delle famiglie che hanno perso il proprio reddito e non ce la fanno più a pagare il canone della propria abitazione privata. Sono poi, per aumentare un po’ il fondo sostegno affitti, stati tagliati i soldi per aiutare chi vuole acquistare la prima casa e quelli per realizzare nuove case a costi contenuti. Insomma all’impegno di aiutare le famiglie per garantire il diritto alla casa, non è corrisposto un aumento reale delle risorse impegnate. Nei prossimi giorni, nella discussione sul bilancio, proporremo una serie di interventi per ridurre i canoni dell’Edilizia Residenziale Pubblica, riducendo alcuni parametri su cui vengono calcolati e proponendo il blocco degli adeguamenti Istat almeno fino al 2011 e insisteremo perché la Regione faccia pressione su Comune di Milano e Aler perché si applichi la norma, che siamo riusciti dall’opposizione a far approvare, che prevede la possibilità di ridurre fino al 30% i canoni, su cui è aperta da troppo tempo la trattativa tra Comune, Aler e sindacati. Oltre a ciò chiederemo vengano trovate risorse aggiuntive per aumentare il fondo sostegno affitti e per consentire, a chi ha perso il lavoro, di accedervi subito senza dover attendere la dichiarazione dei redditi che certificherà l’anno prossimo la perdita di reddito. Infine, dato che tutto ciò non può farci dimenticare il problema di chi la casa non ce l’ha, serve chiarezza sul perché tanti alloggi, in tanti quartieri popolari restano vuoti per anni e serve applicare tutte le norme, che esistono, per accelerare l’assegnazione di quegli appartamenti, dandoli a chi ne ha diritto e sottraendoli alle occupazioni abusive. Franco Mirabelli Consigliere regionale Pd 2 Facci sapere le tue opinioni. scrivi a [email protected] Stimoli per un’ipotesi d’intervento politico sul problema “casa” e non solo Passeggiata in un Nucleo d’identità locale di zona 6 L’approccio è quello di guardare, ascoltare per capire un quartiere che conosco ancora poco. Il quartiere è il quadrilatero di case che si estende tra le vie Odazio, Giambellino, Inganni, Lorenteggio. Mentre cammino in queste vie di edilizia popolare, l’insolita parola Nil mi fa fantasticare, ondeggiando tra l’osservazione della realtà e alcuni concetti forti del nuovo piano di governo del territorio (Pgt) che abbiamo cominciato a studiare in Consiglio di zona. Il Nil è il nucleo d’identità locale, secondo la definizione data ad un quartiere nel nuovo Pgt. Una tarda mattinata in via Segneri: un grande silenzio, rarissime persone vanno verso l’ufficio postale. Nelle vie interne al quadrilatero (Sanniti, Apuli, Recoaro, Manzano) il silenzio fa ancora più impressione: mi hanno detto che sono abitate per oltre il 70% da persone anziane e per circa il 30% da extracomunitari. Non c’è un negozio. Pioviggina, il clima acuisce il colore grigio scuro delle facciate, salvo alcune gialle o rosse. Alzo lo sguardo in via dei Sanniti: i terrazzi dal primo al terzo piano sono in uno stato pietoso. In via Apuli 6 ci sono le impalcature di un cantiere Aler: mi raccontano che si deve ristrutturare il tetto, le scale, le facciate e il locale rifiuti. I lavori sono iniziati nel giugno 2008, interrotti, ricominciati da poco. Mi affaccio nei cortili interni: molte facciate scrostate, infissi vecchissimi, pochi hanno il gazebo in muratura per i rifiuti che spesso debordano dai cassonetti Amsa. In Giambellino 138 altro cantiere, senza alcun cartello di descrizione lavori; chiedo a un inquilino, che genericamente mi parla di lavori iniziati nella scorsa primavera. Sui muri volantini della manifestazione dei sindacati degli inquilini delle case popolari del 28 novembre scorso. Da’ sollievo guardare il giardino interno ben tenuto di Giambellino 146 sul cui cancello di entrata sono incorniciate delle disposizioni firmate “l’autogestione”: qui funziona uno dei pochi comitati di autogestione degli inquilini di Milano. Manifestini in varie lingue tappezzano le porte dell’edificio dell’ex “Acqua potabile” al 150 di via Giambellino. C’è la sede della onlus “Le radici e le ali”: Ristorante Pizzeria con forno a legna CHIUSO IL LUNEDÌ SERA Via Modica, 8 (Zona Barona) Tel. 02.81.78.33 Cell. 340.06.88.119 Il civico di via Lorenteggio 179 sono avvisi di ripetizioni ai ragazzi delle medie e di consulenza legale per gli adulti. Da piazza Tirana torno in Segneri. Mi stupisce la sua larghezza (ci sono poche auto posteggiate ai lati): misurata a passi sono 15 metri con in più ciascun marciapiede di 7 metri. Queste dimensioni mi fanno pensare, fantasticando, come sarebbe bello un lungo prato alberato da piazza Tirana a via Lorenteggio. Come la mettiamo con quello che il Pgt propone per limitare il consumo del suolo? Consumo del suolo che oggi ha raggiunto il 73% del territorio milanese e che con la “densificazione selettiva” dovrebbe accompagnare la “rarefazione” di altre aree. In questo modo si passerà, secondo il Pgt, al consumo del suolo del 67% nel 2015 e del 65% nel 2030. Questa fantasia e la voglia di capire mi fa rileggere un articolo sul “Corriere” di Stefano Boeri del 1 dicembre 2008 che conteneva “tre considerazioni” dedicate al concetto di densificazione: può essere utile per l’ipotesi di lavoro descritta all’inizio. Basta fantasie, torno in via Manzano: se possibile il silenzio si fa sentire ancora di più: è l’ora di pranzo. Alcune donne velate con bambini piccoli. Al numero 9 è bello vedere la targa “Asilo nido comunale”: è in fondo ad un stretto cortile con qualche scivolo in plastica, un servizio prezioso in spazi a dir poco poveri. Nel cancello accanto una minuscola insegna “Azione solidale onlus aiuto ragazzi, disabili, famiglie. Una risposta concreta ai bisogni del territorio”. Questo numero 9 mette insieme tutta la complessità di questo pezzetto di zona 6: le case popolari, il disagio sociale, i servizi, la convivenza tra etnie, il bisogno di non sentirsi soli (nel silenzio). E ancora con in testa il Pgt che propone una nuova configurazione “urbana reticolaremulticentrica” in alternativa all’attuale radiale-monocentrica: le attuali periferie come rientreranno in questa nuova configurazione? Via Recoaro mi porta in via Lorenteggio e gli ingressi e i cortili del 183, 181, 179 mi rimettono violentemente con i piedi per terra. In tutte queste case Aler il degrado è fortissimo, sia nelle strutture edilizie che negli appartamenti e nelle scale: infiltrazioni e perdite d’acqua, cantine e fognature da paura. In queste case le occupazioni abusive, numerose ovunque, lo sono ancora di più. Sono molti gli appartamenti sgomberati o lasciati vuoti e blindati. Molti sono piccolissimi: 28-30 metri quadri. Sembra siano il 15% in tutto il quadrilatero. Questo è un altro dei problemi da affrontare nelle richieste all’Aler. Aler che dovrebbe istituire la commissione per la valutazione dei casi di abusivismo prevista dalla legge regionale n° 27. In alcuni quartieri ha funzionato. Problemi da approfondire, casi da analizzare, piani da studiare accettando di sporcarci le mani. Vittorio Tavolato Consigliere Pd Zona 6 AUSER. L’intervento di Francesco Perna, presidente dell’associazione locale La realtà del volontariato alla Barona L’associazione Anziani Tre Castelli Auser è nata nel 2001 e a oggi, nel 2009, conta 400 soci. L’Auser si occupa prettamente di volontariato e sono tante le attività che proponiamo. Un gruppo di nostre associate è impegnato nella realizzazione di pigotte, le bambole di pezza grazie alle quali è possibile sostenere i progetti per l’Unicef. Sono quattro anni che, con il contributo della zona, organiz- ziamo l’Università della terza età. Inoltre organizziamo 25 feste all’anno, abbiamo visitato molti musei di Milano e altri gruppi di nostre associate seguono vari laboratori: bigiotteria, ricamo, decoupage e pittura su stoffa, il cui ricavato viene devoluto in beneficenza. L’associazione ha adottato un bambino a distanza in Moldavia. Abbiamo formato un coro e un gruppo di ballo che arrecano gioia e allegria a chi è meno fortunato di noi nelle feste organizzate presso le case di riposo che andiamo a visitare periodicamente. Il nostro centro è una bella realtà e un punto di riferimento per chi vuole socializzare. L’associazione si trova in zona 6, nel quartiere Barona, in via Martinelli 53. Per chi volesse maggiori informazioni può scrivere all’indirizzo [email protected] o può contattarci al 339 2291840. Corriere di Zona 6 Barona Giambellino Porta Genova è il supplemento 1b del Mensile free press In Piazza Anno 1 nr. 4 | Novembre 2009 reg. Tribunale di Milano nr. 323 del 10/07/09 Registrazione al Roc in corso Editrice: Ticino Olona srl Legnano [email protected] Stampa: SarNub - Cavaglià (BI) Direttore responsabile: Sabrina Carrozza Redazione: Laura Rischitelli e Silvia Mascheroni Redazione: via Bezzecca, 22 20025 Legnano (MI) tel. 0331020968 [email protected] Progetto grafico: Elena Lah tiratura cartacea: 30.000 copie supplemento 10000 copie newsletter inviate: 1.320 Per un primo bilancio dell’attività dell’Amministrazione provinciale il Consigliere provinciale Roberto Modugno incontra i cittadini del quartiere Giambellino Lorenteggio Inganni venerdì 18 dicembre dalle ore 18 presso il Circolo PD Giambellino in via Segneri 5 avviso a pagamento LOCALE CLIMATIZZATO ADATTO A MEETING - FESTE E CERIMONIE PER PRENOTAZIONI SEGRETERIA TELEFONICA 02.89.15.27.09 3 Il nuovo Circolo Pd Giambellino-Lorenteggio-Inganni Il Circolo Pd Giambellino ha (ri)trovato casa. Lasciati in estate i locali ormai storici di via Tolstoj 14, dal mese di settembre si è insediato in via Segneri (accanto all’Ufficio postale), uno spazio ampio e aperto su strada nei pressi di piazza Tirana, nel cuore del quartiere più popolare del territorio che rappresenta. L’assemblea e la festa di inaugurazione del Circolo avvenute nel mese di ottobre hanno costituito per iscritti, aderenti e tutti coloro che nella zona manifestano interesse e vicinanza al Partito democratico: due significativi appuntamenti nel percorso congressuale culminato nelle primarie del 25 con l’elezione di Pierluigi Bersani e Maurizio Martina a segretari nazionale e regionale. Gli incontri sono stati molto partecipati, segno dell’interesse positivo nei nostri confronti che ci carica di responsabilità. ‘Territorio’ e ‘progetto’ sono le parole che connoteranno la presenza e l’attività del Circolo, consapevole che soltan- to la proposta di un progetto politico che origini dai valori e dagli obiettivi fondanti del Partito Democratico, costruito a partire dall’ascolto attento e assiduo di quanto si ‘muove’ metaforicamente fuori dalle sue vetrine – associazioni di cittadini, reti di comitati, terzo settore - ed elaborato in sintonia con i rappresentanti nelle istituzioni e in stretta continuità con gli impulsi di politica locale e nazionale, può portare all’effettiva realizzazione di quel radicamento capillare inscritto nel dna del partito. Una sfida certo complessa, in un territorio non omogeneo che va dalle case popolari del Giambellino, Lorenteggio e Inganni alle residenziali vie D’Alviano, S. Gimignano, Savona e piazza Tripoli fino alle propaggini di piazza Napoli e via Washington, attraversato da realtà e problematiche diverse se non di segno opposto. Dal degrado dell’edilizia popolare alla difficile coabitazione e integrazione con gli immigrati, dai problemi degli anziani e dei giovani alle nuove povertà dei nuclei familiari, passando attraverso la flessione del commercio tradizionale e la sperimentazione da parte di professionisti e delle piccole imprese di nuove soluzioni per affrontare la crisi dominante. Una sfida che il Circolo Pd Giambellino raccoglie, avviando un percorso di riflessione e di proposta, con la creazione di gruppi di lavoro e di approfondimento, a partire dai temi dei diritti e della legalità, della solidarietà e del lavoro, della casa e dell’ambiente (e altri che andremo a sviluppare nei prossimi mesi), affrontati non in maniera generica ma con il focus sulla vita quotidiana del cittadino e le specificità della zona. Perché un Circolo aperto, partecipato e orientato non solo ‘al’ ma anche ‘dal’ territorio che rappresenta può rendere sempre più netta, robusta e riconoscibile l’alternativa del Partito Democratico. Luciana D’Ambra Circolo Pd Giambellino Giorno Orari Attività Martedì dalle 16 alle 18 Giovedì dalle 10 alle 12.30 Venerdì dalle 18 alle 20 Domenica dalle 10 alle 12.30 Incontri con i rappresentanti delle istituzioni Il Circolo Pd Giambellino si trova in via Lorenteggio 183, con ingresso da via Segneri 5. Per info si può chiamare lo 02.87087925 o scrivere alla mail [email protected]. Le notizie sulle attività del circolo si trovano anche su web all’indirizzo www.pdmilano.eu e su pdgiambellino.wordpress.com. Circolo Pd Barona Giorno Orari Mercoledì dalle 21 alle 22.30 Domenica dalle 10 alle 12.30 Il Circolo Pd Barona si trova in viale Famagosta 2, con ingresso da via Voltri. Per informazioni si può chiamare lo 02.8194220 o scrivere alla mail pdbarona@gmail. com. Le notizie sulle attività del circolo si trovano anche su web all’indirizzo www.pdmilano.eu e sul blog pdzona6.ilcannocchiale.it. IL GRUPPO PD DEL CONSIGLIO DI ZONA 6. Perché diciamo no a questo Piano di governo del territorio Prima di tutto esprimiamo una valutazione negativa sui tempi in cui i Consigli di zona (Cdz) sono stati chiamati a pronunciare un parere sul Piano di governo del territorio (Pgt). Nell’unico incontro preparatorio del Consiglio di zona 6 con l’assessore Masseroli, il 21 novembre 2007, tutto il consiglio ha chiesto che questo piano nascesse da un’urbanistica condivisa con i cittadini e gli organi del decentramento, auspicando un coinvolgimento nella sua formazione. Non solo tutto ciò non è avvenuto, ma i tempi di pubblicizzazione del Piano, anche se conformi alla legge, sono stati inaccettabili. Il 5 agosto è stato pubblicato sul Bollettino ufficiale Regione Lombardia l’avviso di deposito dei documenti del Pgt. Il periodo, coincidendo con le ferie, non ha permesso un’immediata visione del materiale e i documenti in questione non entravano nel merito del piano. Da questi era unicamente desumibile la strategia di sviluppo per i prossimi vent’anni della città, in parte condivisibile nella nuova configurazione urbana reticolare-multicentrica: fotografia di Anglogean, flickr.com Milano la limitazione del consumo di suolo attraverso la densificazione di alcune aree di sviluppo e l’individuazione di aree di collegamento nei Raggi Verdi e nei Parchi Periurbani. Proprio queste sono oggetto del meccanismo perequativo, centrale nel processo d’acquisizione di aree, che è impercorribile attraverso l’esproprio per pubblica utilità. La spiegazione puntuale di quanto detto è stata poi rinviata al Piano dei servizi e al Piano delle Regole, inviati ai Cdz solo lo scorso 29 ottobre. Il Consiglio di zona 6 ne ha preso visione nella seduta della commissione Territorio del 12 novembre e nonostante la corposità dei documenti è stato chiamato a esprimere un parere entro la fine di novembre, pena la scadenza del silenzio assenso. A prescindere dalla tempistica, il gruppo consigliare Pd ha sempre collaborato con il gruppo di lavoro organizzato per l’elaborazione della delibera di parere con la richiesta di vari emendamenti, perché l’impianto metodologico del Pgt è apprezzabile, risulta uno strumento dinamico, sicuramente più idoneo a gestire lo sviluppo di una città moderna, rispetto al Piano regolatore generale che era statico e obsoleto già al momento dell’adozione. Ciò nonostante, nella seduta consigliare del 27 novembre abbiamo votato contro la delibera per tre motivi. Il primo è che manca una chiara visione dei collegamenti e delle interrelazioni urbanistiche tra area urbana e il territorio dei comuni esterni. Non sembra sia stata avvertita una delle più gravi disfunzioni che si è verificata negli insediamenti di nuova espansione avvenuti in passato: l’inconveniente di costruire le residenze ma non le relative infrastrutture e i necessari servizi sociali e lasciare, così facendo, che le residenze si trasformino in tristi e spenti dormitori. Il secondo motivo è che l’indice 0,2 applicato ai terreni dei piani di cintura (Atp) genera volumetrie che con la perequazione potranno essere assorbite soltanto al 50% negli ambiti di trasformazione (indici 1 e 0,65), pertanto il rimanente 50% ricadrà necessariamente sui terreni attualmente liberi a uso agricolo del Parco Sud. Sarebbe stato sufficiente applicare un indice 0,1 (già 10 volte superiore all’indice dei terreni agricoli) per creare un equilibrio nella perequazione senza intaccare l’ultima fascia di verde della città. Il terzo motivo è che se i vecchi standard erano una garanzia minima per i servizi, nel Pgt non c’è nessuna forma di garanzia. Il censimento dei servizi esistenti, anche se dettagliato, e il rilievo delle criticità non garantisce che tali carenze saranno risolte, perchè tutto è affidato alle capacità di trattativa dell’assessore o della giunta in carica in quel momento. Stesso discorso per l’edilizia sociale, non ci sono regole di tutela minima. Basterebbe inserire nel piano delle regole delle percentuali, come erano un tempo gli standard, da applicare alle volumetrie di nuova costruzione come garanzia per i servizi o per le residenze a canone sociale. Eugenio Garlaschelli Gruppo consiliare Pd Zona 6 4 Facci sapere le tue opinioni. scrivi a [email protected] Solo se il vento cambia in Lombardia si può cambiare l’Italia La destra, da 15 anni al potere, ha stretto la nostra Regione in una morsa di affari e interessi che ne hanno soffocato la qualità, l’energia, il talento. Se ancora qualcosa regge, lo si deve a noi Democratici e non certo a chi ci governa dal Pirellone. Noi vogliamo vincere in Lombardia, offrire una prospettiva alternativa al solito Formigoni, a sostegno di tutti coloro che vivono i fallimenti quotidiani del cosiddetto “modello lombardo”. La società lombarda inizia a manifestare segni d’insoddisfazione profonda per l’operato di Formigoni e della sua Giunta su molti temi. Questa terra, votata da sempre all’apertura, all’accoglienza, all’innovazione in ogni campo, terra di ricerca, di formazione, di studio e di pensiero, cerniera fondamentale tra l’Italia e l’Europa, motore di sviluppo del Paese. Questa regione che ha visto aumentare la sua popolazione in 10 anni di circa 600mila abitanti proveniente da tutte le parti del mondo, ha diritto a un futuro migliore. Il Partito Democratico si deve cimentare qui, più che altrove, come nuova forza politica; nuovo nelle idee, nei programmi, nelle persone. Possiamo e dobbiamo ricostruire una nuova idea, un nuovo e concreto programma per una Lombardia delle qualità e della vere sicurezze. Sapendo unire diritti individuali e garanzie sociali, integrazione e piena legalità. Dal progetto del Partito Democratico deve venire una spinta fondamentale per il rinnovamento necessario della Lombardia, dobbiamo dimostrare e convincere della nostra volontà di vincere le prossime elezioni regionali, perché non possono esistere sconfitte annunciate a cui rassegnarsi. La conclusione del nostro percorso congressuale, con l’elezione del nuovo segretario metro- politano milanese, Roberto Cornelli, e la scelta di Filippo Penati come candidato alla guida della Regione, sono i viatici migliori perché la competizione parta sotto le giuste e più solide premesse. Il Partito Democratico, quindi, deve essere in grado di capire la Lombardia e di offrire un progetto alternativo, credibile ai suoi bisogni e ai suoi problemi. Non vogliamo fare nessuno sconto al sistema di potere formigoniano e vogliamo denunciare le storture di quindi- ci anni di gestione privatistica e burocratica: nella gestione lottizzata della sanità, nel consumo spregiudicato del territorio e dell’ambiente, nella gestione superficiale delle crisi occupazionali, nel sistema inadeguato della formazione professionale, nella irrilevante promozione della cultura, nei ritardi delle infrastrutture, nella disastrosa gestione della mobilità su ferro dei pendolari, nella mancanza di risposte sul tema della casa e nell’aumento penalizzante dei canoni, nel fallimento del tanto sbandierato sistema aeroportuale lombardo, nell’uso propagandistico del tema della sicurezza, nell’assenza di politiche per l’integrazione e per l’immigrazione. Ecco dove occorre cambiare, da subito, rotta per ricostruire una Lombardia all’altezza del suo ruolo e della sua storia. Sanità, servizi socio-educativi, infrastrutture e politiche ambientali, politiche del territorio e della casa, istruzione e formazione professionale, politiche industriali e della ricerca sono i punti fondamentali della nostra sfida al centrodestra. Il terreno di un’iniziativa politica che dobbiamo saper condurre a tutto campo e su più livelli, se davvero vogliamo accreditarci nel ruolo di una credibile alternativa di governo. Il momento, a due anni dalla nascita del Partito Democratico, è per noi arrivato. Non deve essere sprecato. M.R. DECENTRAMENTO. L’intervento di Adele Vignola, capogruppo Pd di zona 6. Rilanciare i consigli di zona trasformandoli in municipalità Il Decentramento a Milano è sorto sulla base di una forte spinta proveniente dalle periferie della città, da realtà organizzate di cittadini che spingevano per una maggiore partecipazione alla vita politica. L’idea era quella di istituire dei “parlamentini” di zona che avessero il compito specifico di avvicinare i cittadini a una politica connessa col territorio. A Milano i consigli di zona vennero istituiti nel luglio del 1968, quando era sindaco della città Aldo Aniasi; nel 1997, sotto la legislatura Formentini, l’assessore Lucchini presentò un regolamento sul Decentramento, approvato nell’aprile dello stesso anno, al termine del mandato di Formentini. Quel regolamento dava finalmente ai consigli di zona una serie di deleghe e competenze su questioni e compiti di interesse strettamente zonale; non solo, ma obbligava l’amministrazione comunale a definire, congiuntamente con le zone, il proprio bilancio in modo da garantire alle zone stesse la possibilità di intervenire in modo efficiente ed efficace sulle tante problematiche di natura strettamente locale. Per dare maggiore possibilità d’attuazione del regolamento Lucchini, nel 1999 le zone di decentramento passano da 20 a 9: a parte la zona 1, relativa al centro di Milano, tutte le altre amministrano aree dove risiedono dai 140mila ai 180mila abitanti. La zona 6, alla data del 2006, amministra circa 160mila abitanti. Nei due mandati del sindaco Albertini si sono susseguiti vari assessori al Decentramento ma nessuno è intervenuto né per rendere applicabile il regolamento Lucchini né per apportarvi modifiche che potessero rendere utile tale istituzione. Anche l’attuale amministrazione dimostra di non sapere cosa fare, nonostante in campagna elettorale il sindaco Moratti avesse promesso di dare ai consigli di zona nuove deleghe e responsabilità. L’unica cosa che si è mossa in questi tre anni è stato il cambio degli assessori: uscita la Colli è arrivato l’assessore Mascaretti che, così come fece chi lo ha preceduto, ha visitato i consigli di zona promettendo mari e monti ma... stiamo ancora aspettando. In buona sostanza i consigli di zona sono ridotti al ruolo di passa carte dell’amministrazione comunale o, peggio, a cassa di risonanza delle volontà centrali, a luogo di creazione di consenso attraverso l’elargizione di fondi. I consigli di zona sono ormai definibili come non-luoghi dove non si riesce a dare risposte partecipate ed efficaci ai cittadini, generando la loro sfiducia verso le istituzioni. Ormai l’attività principale del Consiglio di zona 6 è quella della suddivisione di fondi per attività di aggregazione, culturali, sociali e sportive mentre tutto ciò che riguarda la gestione e il controllo del territorio così come dei servizi sociali è demandata all’amministrazione comu- nale che la esercita senza coinvolgere il decentramento. Come Partito democratico quest’anno abbiamo richiesto la convocazione di due consigli straordinari accompagnati ciascuno da quasi 700 firme per i problemi legati all’area del Ronchetto - piazza Negrelli e per i problemi di viabilità della zona Giambellino. Abbiamo presentato mozioni e interrogazioni, alcune delle quali sono state condivise da tutto il consiglio, altre solo dall’opposizione ma, in tutti e due i casi, le risposte del centro non sono arrivate. La crisi del Decentramento può essere risolta solo se si avvia in tempi rapidi il percorso per l’istituzione dell’area metropolitana e delle municipalità come veri e propri Comuni che sostituiscono le 9 zone, così come indicato dall’amministrazione Penati e riconfermato anche dal disegno di legge depositato in Parlamento dal nostro partito. Adele Vignola Capogruppo Pd di Zona 6 “I PRIMI CINQUE MESI IN PROVINCIA” Il Consigliere Provinciale Roberto Modugno incontra i cittadini domenica 20 dicembre presso il Circolo PD Barona, viale Famagosta 2 (ingresso da via Voltri) dalle 10.30 alle 12.30 Roberto Modugno e i Consiglieri Provinciali del PD Augurano Buone Feste e un Felice anno nuovo