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AL CAPOLINEA “La Farnesina? Si occupi dei
Anno IV - Numero 177 - Mercoledì 29 luglio 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Politica
Esteri
Storia
I tagli alla Sanità
passano al Senato
Turchia e Usa
contro l’Isis
I nostri speciali:
la nascita del Duce
Traboni a pag 3
Di Giorgi a pag 5
Moriconi alle pagg. 6-7
UN’ALTRA GARA A RISCHIO, INTERROGAZIONE DE LA DESTRA: PURE LE AZIENDE DI MAFIA CAPITALE? E PERCHÉ L’ANAC NON È STATA COINVOLTA?
di Francesco Storace
o straccio, da solo,
serve a togliere la
polvere, ma le
macchie rimangono. Come i vizi,
duri a morire. Nonostante
le leggi approvate sulla
spinta dell’opposizione per
restituire un’idea di legalità
alle istituzioni, nelle società
della regione Lazio si continua a viaggiare - nel caso
di oggi è la parola giusta su un crinale pericoloso. Il
tema riguarda gli appalti e
l’azienda di trasporti pubblici del Lazio, la Cotral.
L’oggetto sono le pulizie
con relativa gara; tra i protagonisti - si dice - le solite
ditte legate a Mafia capitale,
ancorché recuperate a verginità commissariale; il mistero e’ sui conti; l’assente,
al solito, e’ sua maestà trasparenza; le vittime, tanto
per cambiare, potrebbero
essere come di consueto i
lavoratori.
Ieri ho presentato un’interrogazione in consiglio regionale sulla gara di servizio
di pulizia delle sedi Cotral.
Che è attualmente gestito
da chi ha vinto la gara precedente, e come capita e’
in regime di proroga. Per
fortuna, potremmo dire, che’
se l’appalto fosse stato affidato nei tempi previsti dalla
gara - novembre 2014, un
mese prima di Mafia capitale - avrebbe rischiato di
finire nelle grinfie dei soliti noti
gia’ conosciuti con la gara Cup
della sanità.
Già, perché anche qui - stando a
quel che ci si racconta - ci sarebbero i soliti nomi in gara delle
L
bro del Cda, poi rimosso
dall’incarico.
Il tutto a porte rigidamente
chiuse.
Il tutto esattamente come
per la gara Cup scesa da
61 milioni per quindici
aziende sanitarie a 58 ma
per 17 aziende...
Il tutto senza fare chiarezza
sui criteri con cui è stata
nominata la commissione
aggiudicatrice dell’appalto.
Esattamente come nella
gara Cup in cui si è finiti
pero’ al centro di un’inchiesta per turbativa d’asta.
Il tutto - si dice - con la partecipazione famelica alla
gara di aziende della nota
ditta Mafia capitale....
Il tutto con un prodigioso
criterio di aggiudicazione
dell’appalto che premierebbe in termini di punteggio
le ditte che impiegano minor tempo per il servizio e
quindi un numero inferiore
di lavoratori.
Il tutto - unica differenza
con la seconda gara Cup,
quella rigenerata dall’Autorita anticorruzione di Cantone - senza la richiesta di
ausilio della stessa Anac.
E tutto questo avviene, sia
nel caso della gara Cup con
un bando che muta in un
semestre, sia nel caso Cotral
con il valore dell’appalto
che diminuisce di otto milioni in venti minuti nel chiuso di una stanza, sempre
nell’ambito della stessa amministrazione regionale.
Lo strofinaccio non basta. Serve
la verità su quello che succede
sulla stranezza di un’operazione
del genere. Che andrebbe annullata e riproposta con maggiore
trasparenza.
STRACCI
Alla regione Lazio un altro appalto, quello delle pulizie Cotral,
diminuisce stranamente di otto milioni di euro in venti minuti a porte chiuse
aziende finite sotto inchiesta e
con i loro capi sbattuti in galera. I
trenta milioni di euro banditi inizialmente per un servizio triennale
facevano e fanno gola. Poi, è accaduto qualcosa di strano: al mo-
MARINO VARA LA NUOVA GIUNTA
MA ROMA AFFONDA SEMPRE PIÙ
mento di decidere la proroga del
servizio perché non si era evidentemente ancora pronti per l’aggiudicazione, il consiglio di amministrazione nominato da Zingaretti, lo stesso che aveva fissato il
FRONTALIERI ALLA DOGANA COL CASELLARIO GIUDIZIARIO: L’ITALIA S’INDIGNA MA LA SVIZZERA RISPONDE
“La Farnesina? Si occupi dei marò”
di Robert Vignola
estieraccio, quello dei
frontalieri. Abitano in
Italia, ma lavorano in
Svizzera e tutti i giorni varcano
il confine. Mal visti da una parte
e dall’altra: dall’Italia, che non
li sfama e li considera pure evasori, e dalla Svizzera. Che, in
tempi in cui la criminalità sta
investendo anche i suoi cantoni
(e particolarmente il Ticino), ha
introdotto leggi più severe in
termini di ingressi di immigrati,
ma anche controlli più stretti
nei confronti dei frontalieri. Il
che ha, ieri, causato il venire a
galla di uno scontro diplomatico
di non poco conto: il ministero
degli esteri ha convocato l’ambasciatore svizzero Giancarlo
Kessler “per esprimergli la viva
M
AL CAPOLINEA
Sarra a pag. 8
valore dell’appalto - dopo una
provvidenziale pausa di appena
venti minuti - ha ridotto la cifra di
ben otto milioni di euro, calando i
numeri fino a 22 milioni nel triennio. Il tutto su richiesta di un mem-
preoccupazione italiana per le
misure introdotte dalle autorità
cantonali ticinesi a carico dei
lavoratori frontalieri italiani”.
Tutta colpa dell’obbligo burocratico, introdotto recentemente,
di presentare il casellario giudiziario alle autorità cantonali
ticinesi per i frontalieri. Secondo
il direttore della Farnesina Valensise “si tratta di misure in
violazione dell’accordo europeo
sulla libera circolazione delle
persone del 1999, palesemente
discriminatorie nei confronti di
cittadini italiani e in contraddizione con l’eccellente stato delle
relazioni bilaterali”. Sempre gli
Affari esteri hanno assicurato
che l’ambasciatore elvetico ha
definito incompatibili tali misure
e che riporterà informazione a
Berna delle rimostranze italiane.
Tutto bene? Insomma: Norman
Gobbi, consigliere di Stato alla
sicurezza del Canton Ticino, viene considerato il genitore delle
clausole della discordia. E manda
a dire al di qua del confine: “Gli
ambasciatori si convocano solo
per atti gravi, dunque mi pare
un gesto piuttosto forte, da
parte delle autorità italiane. Ma
in tutto questo tempo – fa notare
– nessuno, nemmeno uno dei
60mila lavoratori italiani ha in-
terposto ricorso verso l’obbligo,
segno che ci troviamo di fronte,
a mio parere a una tempesta
più che altro politico-sindacale.
Ricordo inoltre che la norma
riguarda tutti i cittadini della
Ue, non solo gli italiani. Alla
Farnesina forse dovrebbero occuparsi d’altro, visto ad esempio
che due cittadini italiani sono
prigionieri in India da anni”. E
la Farnesina dovrebbe saperne
qualcosa... Touché.
2
Mercoledì 29 luglio 2015
ATTUALITA’
LAURA BOLDRINI TIENE A BATTESIMO IL PROGETTO CON UNA CERIMONIA IN POMPA MAGNA
Internet diritto per tutti: sulla Carta
Un anno di lavoro e la Commissione guidata da Stefano Rodotà partorisce la “Dichiarazione”
Tanta retorica sulla rete democratica e aperta a chiunque: ma la realtà è ancora ben diversa
di Robert Vignola
iritto ad internet: e a dirlo
è proprio colei che ha
inaugurato la sua stagione istituzionale chiedendo raid delle forze dell’ordine in casa di chi osava prenderla in giro in rete con fotomontaggi
o altre pubblicazioni che, chiunque
gira sui social network lo sa, sono il
pane quotidiano per centinaia di
personaggi politici, ma anche sportivi o del mondo dello spettacolo.
Laura Boldrini è così: né ha in qualche misura affrontato il tema della
satira e della censura. Per lei internet
è solo il wi-fi da distribuire ai “migranti” ospitati dai resort, in fuga
dalla guerra e dalle carestie eppure
così abituati ad essere connessi col
mondo da protestare spesso e volentieri per la mancanza del servizio
che, per ironia della sorte, molti
giovani italiani conoscono a malapena.
La speranza è proprio che la ‘Dichiarazione dei diritti in Internet’,
che è stata presentata in pompa
magna ieri, serva davvero a tutti, e
non ai soliti noti. Si tratta di una
“carta” che sancisce, tra le altre
D
cose, l’accesso alla rete come diritto
fondamentale della persona per lo
sviluppo sociale e il diritto alla conoscenza e all’educazione in Rete.
Laura Boldrini, nella sede prestigiosa
della sala del Mappamondo a Montecitorio, ha scelto un’altra icona
della sinistra radical chic, Stefano
Rodotà (oltre agli altri componenti
della Commissione ad hoc fondata
un anno fa per dedicarsi a questo
progetto) come spalla del suo sproloquio. Presentando i 14 articoli
come un atto compiuto che definisce
una materia che è sempre più “una
dimensione della nostra vita, della
nostra esistenza. E lo sarà sempre
di più”. Inevitabile che, nonostante
la climatizzazione, l’appuntamento
sudasse retorica da ogni poro della
pelle, innanzitutto con richiami continui alla “Costituzione”, nel suo essere “rivolta ai giovani” sottolineato
a ogni piè sospinto dalla terza carica
dello Stato. “Questa è una giornata
di grande soddisfazione - ha detto
Boldrini - dopo un anno esatto di
lavoro consegniamo la Carta dei
diritti in internet”. L’idea di costituire
una commissione parlamentare “composta per metà di deputati e
metà di esperti, con la sfida di met-
tere insieme persone con
sensibilità e opinioni diverse per arrivare a una
sintesi che potesse avere
l’adesione di tutti” - è
nata “dall’esigenza di volersi occupare di questa
materia. Internet - ha ribadito Boldrini - è una
dimensione della nostra
esistenza e quindi qualcosa di cui occuparsi”.
Per la prima volta poi,
ha evidenziato la presidente, “per un atto di natura parlamentare abbiamo fatto una consultazione pubblica. Abbiamo
dato la parola ai cittadini,
è un fatto che non ha
precedenti. Ci sono stati
14mila accessi e 590 opinioni espresse sui contenuti della Carta. Opinioni di cui, quando possibile, abbiamo tenuto assolutamente conto”.
Il prossimo obiettivo, ha annunciato
Boldrini, “sarà quello di lavorare ad
una mozione unitaria che abbia
come oggetto questa Dichiarazione
e che impegni il governo a promuovere i principi della Dichiara-
zione stessa in sede nazionale e internazionale”.
“Ci auguriamo, grazie all’impegno
del ministro dell’Istruzione Giannini,
una diffusione della nuova Carta
nelle scuole”, ha aggiunto Boldrini.
Ci mancherebbe... Vedremo invece
quanto sarà lungo ne “articolato” il
percorso per giungere dalle Dichiarazioni (rigorosamente in maiuscolo)
ad una realtà nella quale l’Italia somigli agli altri Paesi europei anche
e soprattutto, per dirne una, sulla
qualità dei servizi di connessione.
Altrimenti la Carta della Boldrini sarebbe solo carta straccia.
IL PRESIDENTE DEL SENATO FA QUADRATO ATTORNO ALLA MAGISTRATURA E ACCELERA SULLE UNIONI CIVILI
Il ristretto Ventaglio di Pietro Grasso
a cerimonia del Ventaglio
è un appuntamento dal
vago sapore barocco, organizzato dall’Associazione stampa parlamentare per salutare le
tre cariche dello Stato prima
della pausa estiva. Ieri a Palazzo
Giustiniani è toccato a Pietro
Grasso e la seconda carica dello
Stato ne ha approfittato, come
da tradizione, per alcune sue riflessioni. Che però hanno avuto
un… ventaglio piuttosto ristretto:
finendo per insistere assai, in
un’Italia (è bene ricordarlo) ormai
vessata da otto anni di crisi ininterrotta, su un paio di interessi
L
particolari e ignorando quelli generali. Il primo: quello dei magistrati, cioè i suoi ex colleghi,
che rischiano di vedere lo strapotere con le limitazioni alle intercettazioni (sul cui uso distorto
si discute ormai da anni, cercando di porvi un freno). Il secondo: quello delle unioni civili,
sul quale i “ritardi” sono cosa
ritenuta talmente esecrabile che
si vede da lontano un miglio
l’intenzione di Grasso di accelerare il più possibile sulla calendarizzazione del ddl Cirinnà.
Ma andiamo per ordine. Partendo, appunto, dal tema di più
stretta attualità parlamentare.
Grasso non si mostra, in questo,
particolarmente super partes,
come pure imporrebbe il suo altissimo ruolo istituzionale. “Le
intercettazioni sono un mezzo
di indagine irrinunciabile e indispensabile che non va in alcun
modo limitato. Quanto alla pubblicazione del contenuto delle
intercettazioni occorre conciliare
diversi principi democratici: la
segretezza delle indagini, la riservatezza della vita privata, il
diritto all’informazione”. Un colpo
al cerchio e uno alla botte? Insomma: “In questa materia - ha
aggiunto - esistono già diverse
norme, evidentemente non sempre rispettate, quindi si potrebbe
regolare meglio la gestione delle
intercettazioni, ad esempio attraverso un’udienza filtro che
mantenga solo quelle utili al processo. Seguo con attenzione anche il dibattito a proposito dell’emendamento sulla registrazione delle conversazioni”. Facile
pensare quale sia il suo pensiero
al riguardo: anche perché quando
approfondisce il tema non trova
di meglio da fare che far sapere
che “ho appreso con piacere
che, a seguito delle dichiarazioni
del ministro Orlando, sia stato
presentato un emendamento per
evitare di ledere il diritto di cronaca. Va sottolineato - ha concluso Grasso - che in molti casi
la diffusione illecita del contenuto
di intercettazioni è dovuta alla
slealtà di pubblici ufficiali, che
devono essere perseguiti con la
massima determinazione per rivelazione di segreto d’ufficio”.
Peccato che non se ne trova
mai uno…
Per quanto riguarda l’altro tema,
se uno si aspetta che la seconda
carica dello Stato guardi anche
agli umori del Paese, resta deluso. A meno che dal suo ufficio
di Palazzo Madama Pietro Grasso
non abbia potuto vedere il milione
di qualche settimana fa a piazza
San Giovanni. “Credo fermamente che sia ormai giunto il tempo
di riconoscere piena cittadinanza
ai diritti delle coppie omosessuali”, dice sulle unioni civili, tagliando corto. Ed anzi quasi indignandosi per “il ritardo accumulato negli anni” e poi tessere
invece le lodi di quel mondo giudiziario che è assai più pronto a
legiferare, in queste materie,
della politica: “la prima sentenza
della Corte Costituzionale risale
al 2010, e già rilevava la necessità
che il Parlamento intervenisse
sul tema con urgenza”. Evidentemente un’altra accelerazione,
condita da asserzioni la cui oggettività è tutta da verificare,.
Come quella secondo cui “qualsiasi unione tenuta insieme dall’affetto, dalla solidarietà e dalla
condivisione di un progetto comune, merita di essere tutelata”
perché “non tocca in alcun modo
coloro che, di quei diritti, già
possono godere, ma cambia la
vita a chi li vede riconosciuti”.
Non dello stesso parere sembrano essere i ragionieri di stato
che stanno valutando, tra pensioni di reversibilità e affini, quale
potrebbe essere l’impatto di queste civilissime unioni sulle casse
pubbliche: si parla di qualche
decina di miliardi. Ancora sicuri
che non andranno a ledere i
diritti di nessuno?
R.V.
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Mercoledì 29 luglio 2015
ATTUALITA’
IL SENATO HA DATO IL VIA LIBERA AL DL ENTI LOCALI, CHE ORA VA ALLA CAMERA PER L’OK DEFINITIVO
Tagli alla Sanità, passa la fiducia
La Lorenzin continua ad arrampicarsi sugli specchi ma anche i medici contestano la decisione
di Igor Traboni
LA CORTE DEI CONTI: BILANCI IN ROSSO
on il solito escamotage del voto
di fiducia, oramai una pratica diventata abituale per il governo
Renzi, l’aula del Senato ieri sera
ha dato il via libera al disegno di
conversione in legge del decreto Enti locali.
I sì di Palazzo Madama sono stati 163, 111
i voti contrari, nessun astenuto. Il provvedimento, sul quale il governo ha presentato
un maxiemendamento, passa ora alla Camera per l’ok definitivo.
Nel maxiemendamento vengono confermati
i tagli pari a 2,352 miliardi, per il 2015, sul
livello di finanziamento del Servizio sanitario
nazionale. Il dl enti locali prevede anche
l’autorizzazione per la Regione Calabria a
ricorrere alla risorse necessarie per la stabilizzazione dei lavoratori Lsu-Lpu dei Comuni calabresi.
Ma è chiaro che proprio i tagli alla Sanità
sono quelli che destano maggiore preoccupazione, anche se pure ieri il ministro
Beatrice Lorenzin, con la solita ardita manovra di arrampicamento sugli specchi che
la vede sempre più protagonista, ha ripetuto
che non ci sono tagli “ma misure di efficientamento che porteranno dei risparmi
da reinvestire nel settore. Dico ‘no’ a qualunque ipotesi di taglio, che al momento
non c’è. I risparmi non sono tagli”. Il ministro
ha poi aggiunto che un risparmio a suo
dire potrà arrivare da una stretta sulla ‘medicina difensiva’ che costa 13 miliardi l’anno.
Ovvero esami e visite prescritti a scopo
‘difensivo’, per prevenire i contenziosi. E ai
medici che protestano contro il taglio del
Partecipate, che buco
E la Sicilia ‘batte’ tutti
C
n sette regioni italiane i bilanci delle società partecipate
sono in profondo rosso, con perdite che superano di
gran lunga gli utili. L’ennesimo allarme è stato lanciato
dalla Corte dei Conti e contenuto in una relazione
ufficiale. Lo squilibrio tra utili e perdite è molto forte in
Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria e
Sicilia. Nella regione di Rosario Crocetta il passivo è
addirittura pari a 117 milioni, a fronte di appena 36 di
utili.
Nella relazione annuale della Corte dei Conti si legge
anche che i piani di razionalizzazione delle partecipate,
previsti dalla legge di Stabilità, “sono stati presentati
da oltre la metà degli enti” di Lombardia, Umbria,
Toscana, Marche, Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna,
Abruzzo e Veneto, mentre percentuali più basse si riscontrano nelle altre Regioni.
Al 19 giugno 2015 risultano censite nella banca dati
Siquel della Corte dei Conti 7.684 partecipate locali, di
cui quasi 2mila (1.898 per la precisione) totalmente
pubbliche, con uno o più enti partecipanti). Ma dalla
relazione dei magistrati contabili emerge anche un altro
dato: le società attive sono 6.402, mentre le altre sono
cessate o in liquidazione.
Delle oltre 7mila partecipate censite, inoltre, 4.395
hanno presentato il bilancio 2013. Di queste il 35,72%
offre servizi - forniture di acqua, energia, gestione dei
rifiuti, trasporti e magazzinaggio, sanità e assistenza
sociale - e rappresenta il 71,35% del valore della produzione. Il resto (64,28%) opera nelle “attività strumentali”
che vanno dalla pesca alle assicurazioni fino alle “altre
attività di servizi”, che da sole rappresentano quasi il
20% (circa il 6% del valore).
I
salario in caso di prescrizioni inappropriate,
ha replicato: ‘’Ognuno risponda alle proprie
responsabilità’’.
E di certo non va meglio dal punto di
vista fiscale, con la promessa riduzione
che non si vede neppure con il binocolo,
anche se pure ieri il premier Matteo Renzi
è tornata a sbandierarla: “L’Italia si è rimessa in moto e continuerà a farlo”, anche
con un “pacchetto” di misure di riduzione
fiscale che “procede con cadenza fissa e
puntuale, alimentata dalla stabilità che è
tornata di casa”, ha detto Renzi alla Conferenza degli ambasciatori alla Farnesina.
I quali, vivendo pochi anni in Italia, magari
ancora non si sono accorti dell’ulteriore
appesantimento fiscale arrivato proprio
sotto l’esecutivo guidato dal segretario
del Pd. Eppure per Renzi, l’Italia non è (o
‘non sarà’, questo non lo si è capito bene
nella solita dialettica giovanilistica del premier) più il Paese delle tasse. “In 5 anni ci
sarà una riduzione della pressione fiscale
di 50 miliardi di euro”.
L’EX PREMIER VUOLE RIMETTERSI A FARE QUEL CHE GLI RIESCE MEGLIO: METTERE LE TASSE
Il ritorno di Monti tra conferme e deliri
Il Professore critica Renzi e arriva a lodare Marino: “La politica avrebbe bisogno di più persone come lui”
“PRONTI PER LE AMMINISTRATIVE”
A sinistra affila le armi
il nuovo partito di Fassina
ntro l’autunno avremo un appuntamento
di avvio della fase costituente di un
partito che risponde alle domande di
un popolo invisibile, ma che va coinvolto per
cambiare sul terreno morale e programmatico
la politica. Così Stefano Fassina, staccatosi
dal Pd, a margine della riunione tra i parlamentari della sinistra tenutasi ieri per dar
vita a un nuovo soggetto politico.
“Intrecciato al lavoro sui territori – ha aggiunto
Fassina - c’è l’avvio di un gruppo parlamentare
unico che nasce su alcuni punti programmatici
affrontati oggi, che troveranno il primo momento di caduta nella legge di stabilitá.
Faremo una proposta su tasse e welfare alternativa a quella del governo, una proposta
progressiva per ridurre le tasse a chi non le
può pagare e farle pagare a chi le può pagare
e non le paga.
Il destino della legislatura non lo so, abbiamo
una legge elettorale che entra in vigore in
autunno. Le elezioni politiche in autunno non
si sono mai fatte perché bisognerebbe andare
all’esercizio provvisorio, quindi non è facile
andare a elezioni parlamentari l’’anno prossimo”. Fassina ha poi fatto riferimento alla
più imminente tornata elettorale:“Vi saranno
elezioni amministrative rilevanti in tante città
e dobbiamo essere pronti a offrire una proposta politica riconoscibile, unitaria, articolata
sulle specificità di ogni territorio”.
E
di Marcello Calvo
opo l’esperienza fallimentare a Palazzo
Chigi, quella disastrosa alle Politiche
del 2013, pensavamo di essercelo
levato finalmente di torno. E invece no. Non
contento, Mario Monti è riuscito nell’impresa
di sfaldare perfino la sua creatura: Scelta Civica. Sembrava fosse l’ultima “impresa” di
una poco strabiliante carriera (politica). Tant’è,
invece di ritirarsi a vita privata, il Professore
è tornato in cattedra. Sui giornali e nei talk
mattutini, lezioni e consigli (non richiesti) a
tutti. Pagelle per questo o quel politico.
Sempre a difesa del suo cavallo di battaglia:
l’euro. Complimenti e parole al miele per
quell’Europa che ha contribuito a massacrare
il lavoro e l’economia italiana. Ripagati da un
incarico a Bruxelles. Dove il Loden si occuperà
di ciò che meglio sa fare: tasse. E a quanto
pare, sarebbe già al lavoro per imporci una
eurotassa. Per dare altri poteri e disponibilità
finanziarie all’eurozona, con la scusa di affrontare ogni emergenza di bilancio sovrano
in crisi o congiuntiva negativa all’interno dei
paesi della moneta unica. Al suo fianco, il
ministro delle finanze tedesco Wolfgang
Scheuble, acerrimo nemico dell’Italia.
“Verità” smentite, con 48 ore di ritardo, dall’ex
presidente del Consiglio. Che è tornato puntuale davanti al piccolo schermo a prendersi
altri minuti di gloria. Ospite della trasmissione
“Agorà Estate” su Rai3, sollevando le spalle
quasi a volersi discolpare, s’è giustificato
spiegando che il “mandato” gli è stato assegnato all’inizio del 2014, “da 28 stati membri
e non dalla Germania”. Sottolineando che al
D
suo fianco ci sono “altre nove personalità
chiamate a fornire proposte su un bilancio
comune come quello europeo”. Idee che
verranno rese note entro fine 2016, con
l’obiettivo (almeno a parole), di “rendere il
bilancio europeo più equo e trasparente”.
Tant’è, dopo le “scuse” sono arrivate le ammissioni: “L’idea di un super ministro delle
finanze europeo è nel dibattito”.
Dalla politica europea a quella italiana. Monti
torna a tirare le orecchie a Renzi, esprimendo
tutti i suoi dubbi sulle mosse del governo.
“Apprezzo la velocità del premier, ma lo
vedo proiettato a realizzare una economia di
mercato senza preoccuparsi delle conseguenze sul sociale e sulla ridistribuzione dei
redditi. Togliere i vincoli è giusto, ma bisogna
usare la leva fiscale. Senza avere paura di
esercitare la tassazione sulla casa”.
Dopo la devastante esperienza di governo
che altro non ha provocato se non disastri
come la legge Fornero, ecco il ritorno di
Mario Monti. Uno sproloquio, il suo, con un
finale pirotecnico. Sulla complessa situazione
di Roma, il Professore prima spiega di non
essere in grado di dare una valutazione su
Ignazio Marino come sindaco, poi chiarisce
di avere “grande simpatia per le persone
che sono disposte ad avere degli scontri per
difendere un principio o una convinzione. E
credo che la politica italiana avrebbe bisogno
di più figure come quella del primo cittadino
della Capitale”.
Non serve aggiungere altro. Sipario.
4
Mercoledì 29 luglio 2015
ATTUALITA’
AVRÀ IL COMPITO DI INDAGARE SUI PRESUNTI INTRECCI TRA IL PARTITO DEMOCRATICO E BANCA ROSSA
Regione Toscana-Mps, ecco la commissione
Uno strumento chiesto dall’opposizione e che ora in molti vorrebbero allargare a Palazzo Madama
di Marco Zappa
L’IMPRENDITORE CHE RIDEVA DEL TERREMOTO
na commissione d’inchiesta volta
a vigilare i rapporti tra Mps e la
Regione Toscana. E’ quella che
nascerà per la prima volta in
consiglio regionale a Firenze.
E che avrà il compito di indagare su
quegli intrecci societari che per molti,
andrebbero avanti da decenni. Anche e
soprattutto tra la sinistra e quell’istituto di
credito, terzo gruppo creditizio in Italia,
tra i più rossi mai esistiti.
Da un’iniziativa dei grillini, voluta fortemente da tutta l’opposizione, un organo
che darà certamente del filo da torcere
all’ente guidato da Enrico Rossi. “Ne vedremo delle belle”, la promessa del capogruppo dei pentastellati Giacomo Giannarelli.
Le firme di 8 consiglieri hanno permesso
di dare il via a questa commissione senza
dover passare attraverso il voto in Aula.
Una mossa, neanche poi tanto a sorpresa,
che avrebbe spiazzato il centrosinistra.
Tant’è, mormorano le malelingue, perfino
il premier Matteo Renzi si sarebbe mostrato
a dir poco contrariato all’iniziativa. Ma i
giochi ormai sono fatti e il Pd non può
fare altro che prenderne atto.
Rischia di saltare l’intreccio tra il Monte
dei Paschi di Siena e la politica toscana.
La colorazione storicamente rossa delle
giunte ha reso, negli ultimi 45 anni, la
banca vicina prima al Pci, poi ai Ds e
oggi al Pd. Qualcuno in questo arco di
tempo ha addirittura parlato di “cassaforte”
del partito comunista. Riduttivo ed esagerato definirla così, visto che Mps ha
sempre finanziato tutti mostrando, un particolare occhio di riguardo (lo dicono le
inchieste giudiziarie ancora in corso), anche e soprattutto per il Partito Democratico.
Con il quale c’è sempre stato un feeling
Piscicelli ancora nel mirino:
molotov contro lo yacht
U
uella intercettazione in
cui rideva alla notizia
del tragico terremoto
(nel 2009) che aveva appena
devastato l’Aquila, parlando
degli affari che si sarebbero
potuti fare in Abruzzo con la
ricostruzione, rischia di costare
caro a Francesco Maria De
Vito Piscicelli. Dai calci e i
pugni ricevuti a Roma nel
quartiere Parioli fino a una
motov lanciata sulla sua imbarcazione. Questo, quanto
successo nelle scorse ore nel
porto di Cala Galera, all’Argentario. Week-end d’amore
rovinato per l’imprenditore e
la sua compagna, la principessa Sofia Borghese. Vittime
dell’ennesimo atto intimidatorio. Il tutto mentre la coppia
riposava nella cabina della
propria imbarcazione da 12
metri ormeggiata vicino a Porto Ercole.
Dall’intimità alle fiamme. Fino
alla corsa per mettersi in salvo.
“Abbiamo temuto il peggio”,
il racconto di Piscicelli. Che
ha spiegato agli inquirenti che
un vandalo – non ancora identificato – avrebbe lanciato una
bottiglia incendiaria nella saletta di pilotaggio. Armato di
estintore, il faccendiere sarebbe riuscito a spegnere il
rogo grazie anche all’intervento
Q
particolare.
L’obiettivo dell’opposizione è che in Regione si parli sempre di più di quello
che sta emergendo dai processi che
coinvolgono la banca rossa e i suoi ex
vertici. Un risultato storico, quello raggiunto a Firenze dai consiglieri della minoranza. Per un progetto che andrebbe
allargato anche Palazzo Madama. Attraverso l’avvio di una commissione parla-
mentare d’inchiesta. Un sogno, per molti
irrealizzabile visto il presunto conflitto
di interessi del Pd sulla vicenda. Tant’è,
per il momento è bene accontentarsi. Si
tratta certamente di un primo, importante
passo. E di una sconfitta rimediata in
casa dal presidente Rossi che, certamente,
non avrà nulla in contrario vista la trasparenza da sempre auspicata dalla maggioranza in materia.
dei carabinieri ai quali si è rivolto denunciando un “duplice
tentato omicidio”.
Eppure per la coppia si tratterebbe di un gesto vendicatore
da attribuire all’ex marito della
principessa. Il dito dei due fidanzati è puntato contro il
conte Fabrizio Sardagna Ferrari,
74 anni appesantiti da molti
procedimenti penali pendenti.
Tant’è, le accuse rivolte nei
suoi confronti sono tutte da
accertare e se venisse dimostrato il contrario Piscicelli e
la Borghese rischierebbero di
finire sul banco degli imputati
per calunnia e diffamazione.
In passato erano andati a
fuoco una sua auto, il quadro
elettrico della villa all’Argentario
dalla quale è stato sfrattato
da Ferrari qualche mese fa e
perfino l’elicottero a bordo
del quale, alcuni anni fa, scese
sulla spiaggia per andare a
pranzo in un ristorante con la
madre.
Gli inquirenti vogliono far luce
sull’ennesima vicenda inquietante che ha spaventato la
coppia. Ma l’alibi di Ferrari,
che s’è subito difeso spiegando di essere stato “tutta
la giornata a Roma”, mostrandosi anche “dispiaciuto per
l’incidente”, al momento sembra essere di ferro.
PRESENTATA, A 32 ANI DALLA STRAGE, UN’INTERROGAZIONE SU UNO DEI TANTI MISTERI DELLA GIUSTIZIA ITALIANA
Rocco Chinnici e il giallo del fascicolo scomparso
LA NOTIZIA RIMBALZA DALL’EGITTO
Uccisi i due attentatori
del consolato italiano?
due jihadisti di Ajnad Misr (vicina alla
formazione dello Stato del Sinai - Ansar
Beit al Maqdis - che ha stretto legami con
l’Isis) uccisi in una sparatoria con le forze
dell’ordine egiziane a Giza, potrebbero essere
coinvolti nell’attentato al consolato italiano
al Cairo dell’11 luglio scorso. Lo sostiene
una fonte della sicurezza al sito del quotidiano
Al Ahram. I due sarebbero anche “responsabili
dell’uccisione di alcuni poliziotti”.
Il dipartimento della sicurezza nazionale è
riuscito l’altra notte “ad eliminare due pericolosi terroristi che militano nella formazione Ajnad Misr e che si nascondevano in
un appartamento” a Giza, hanno precisato
fonti della sicurezza. Secondo le inchieste
in corso i “due terroristi hanno aperto il
fuoco contro la polizia che ha risposto uccidendoli”. Gli inquirenti sono convinti che
nei mesi scorsi abbiano “partecipato a varie
operazioni terroristiche condotte al Cairo e
a Giza e che stavano preparando altri attacchi”. Nel nascondiglio dove sono stati
uccisi i jihadisti le forze dell’ordine hanno
“trovato armi e munizioni”.
Nei giorni scorsi, i due avevano pubblicato
un comunicato nel quale annunciavano di
volere condurre nuovi attentati contro la
polizia e l’esercito.
I
di Cristina Di Giorgi
ra il 29 luglio 1983 quando una Fiat
126 verde, imbottita di tritolo, esplose
in via Pipitone Federico, a Palermo.
Obiettivo dell’attentato il giudice Rocchi Chinnici, che rimase ucciso insieme ai carabinieri
Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta (componenti della sua scorta) e a Stefao Li Sacchi
portiere dello stabile in cui Chinnici abitava.
Si salvò soltanto l’autista del magistrato.
Nel trentaduesimo anniversario della strage,
a volte considerata “soltanto” una delle tante
che la mafia ha compiuto, la vicenda del
giudice istruttore arriva in Parlamento. In
particolare per quanto riguarda il mistero di
un fascicolo scomparso, che riguardava proprio l’attentato a Chinnici. Il giallo era stato
ricostruito per la prima volta da Eleonora
Iannelli e Fabio De Pasquale nel volume
“Così non si può vivere”. In esso i due autori
hanno ricordato che in base alle dichiarazioni
di alcuni collaboratori di giustizia il presidente
della Corte di assise d’appello di Messina
Giuseppe Recupero era finito sotto inchiesta
con l’accusa di aver emesso, dopo essere
stato corrotto alla mafia, la sentenza di assoluzione per insufficienza di prove nei confronti
dei boss mafiosi Michele e Salatore Greco
(terzo processo di appello celebrato nel
1988).
Del fascicolo su Recupero, inviato a Palermo
dalla procura di Reggio Calabria nel luglio
1998, per parecchi anni non si era saputo
più nulla. Era stato ritrovato dal procuratore
E
del capoluogo siciliano Vittorio Teresi, che
aveva fatto agli opportuni controlli: verificato
che non era mai avvenuta l’iscrizione a ruolo
del procedimento, nell’aprile 2013 aveva
aperto ufficialmente una nuova indagine per
concorso in associazione mafiosa e corruzione
nei confronti di Giuseppe Recupero, nel frattempo deceduto. Le indagini, affidate al pm
Amelia Luise, durarono però soltanto pochi
mesi e vennero archiviate dal gip circa un
anno fa.
Sulla questione, proprio alla vigilia dell’anniversario della strage di via Pipitone Federico,
un gruppo di senatori del M5S ha presentato
al ministro della Giustizia Andrea Orlando
un’interrogazione con cui in particolare chiedono di sapere se il responsabile del dicastero
di via Arenula “sia a conoscenza dei fatti
esposti e se non intenda, per quanto di
propria competenza, adottare i provvedimenti
necessari ad individuare eventuali responsabilità circa il presunto occultamento del
fascicolo che riguarda una delle peggiori
stragi del nostro Paese”. I parlamentari pentastellati chiedono inoltre al ministro Orlando
“se, nei limiti delle proprie attribuzioni, non
intenda assumere le opportune iniziative affinché vengano accertati i motivi della mancata
iscrizione a ruolo del procedimento penale
in questione, considerato che ad oggi restano
ancora impuniti i responsabili della strage
Chinnici”. La richiesta è dunque quella di
effettuare nuovi accertamenti sul caso. Anche
perché, dopo 32 anni, sarebbe anche ora
che le vittime della strage avessero chiarezza
e soprattutto giustizia.
5
Mercoledì 29 luglio 2015
ESTERI
TURCHIA: OK ALL’ACCORDO CON GLI USA CONTRO LO STATO ISLAMICO
Siria: si va verso la “free zone”
Il presidente Erdogan: “Continueremo le operazioni militari contro l’Isis e il Pkk”
di Cristina Di Giorgi
na “free zone” al
confine con la Siria,
per frenare l’espansione dello Stato
Islamico e limitare
l’arrivo di foreign fighters: è
questo il contenuto dell’accordo raggiunto tra Stati Uniti
e Turchia che, secondo il New
York Times, segna una nuova
svolta nei rapporti tra Ankara
e Washington.
La zona cuscinetto, lunga sessanta miglia, dovrebbe essere
creata grazie alla collaborazione tra le forze americane,
quelle turche e i ribelli filooccidentali presenti sul territorio, che combattono sia
l’Isis sia Damasco. I primi dovrebbero fornire il supporto
aereo, i turchi collaborerebbero militarmente sia ai raid
sia con appoggio di artiglieria
terrestre (e, soprattutto, sigillerebbero la frontiera impedendo l’affluenza di guerriglieri stranieri) e i gruppi
dell’opposizione moderata
occuperebbero lo spazio liberato, da utilizzare anche
per allestire zone di accoglienza per i profughi.“L’operazione – scrive La Stampa –
potrebbe risultare fatale per
il Califfato, perché lo isolerebbe e chiuderebbe una via
di passaggio che finora è
stata decisiva per la sua crescita”.
A proposito della raggiunta
intesa, il presidente turco Erdogan ha ribadito che Ankara
“continuerà le operazioni mi-
SENTENZA EMESSA IERI DAL TRIBUNALE DI TRIPOLI
U
Condanna a morte
per il figlio di Gheddafi
I
litari contro l’Isis e il Pkk”.
Le conseguenze di tale atteggiamento potrebbero essere piuttosto drammatiche,
soprattutto per quanto riguarda i rapporti con la rappresentanza curda e il regime
siriano. E questo anche se,
secondo fonti americane e
turche, il piano “non è direttamente pensato contro il presidente Assad, anche se favorirà l'opposizione al regime
di Damasco”.
Tutto questo alla vigilia della
riunione straordinaria della
Nato a Bruxelles chiesta proprio dalla Turchia, preoccupata per la sua sicurezza e
integrità territoriale. Sullo
sfondo, i recenti attacchi subiti
da Ankara (a Suruc da parte
dell’Isis e in altre zone del
Paese a firma PKK). In apertura
dell’assemblea il segretario
generale della Nato Stoltenberg ha dichiarato in proposito che l’alleanza atlantica
“segue molto da vicino gli
sviluppi della vicenda ed è
fortemente solidale con il proprio alleato” turco.
Nel frattempo da Mosca arrivano dichiarazioni volte a costituire contro lo Stato Islamico
una coalizione internazionale
sotto l’egida dell’Onu (e non,
come ora, degli Usa), in cui
anche la Russia ritiene di poter dare il proprio importante
contributo. “Meglio tardi che
mai” ha dichiarato il presi-
dente Putin a proposito dell’evoluzione della situazione.
Quanto alle reazioni italiane,
il Capo dello Stato Mattarella
ha ricordato che il nostro Paese “è al fianco di chi, sull’altra
sponda del Mediterraneo, è
in prima linea nella lotta contro l’oscurantismo e l’inciviltà”
del terrorismo.
I punti da chiarire e soprattutto le possibili conseguenze
dell’evoluzione dei rapporti
anche militari nella tormentata zona restano comunque
ancora molti. Non resta che
attendere e augurarsi – anche
se le speranze non sono purtroppo né molte né fondate
– che i molti e contrastanti
interessi in gioco non si svi-
USA: LA BSA SI CONFORMA AL POLITICAMENTE CORRETTO, MA SOLO IN PARTE
I Boy Scouts of America
diventano gay friendly
Abrogato il divieto di assumere capi e dipendenti
omosessuali, ma non vale a livello locale
li scout americani hanno abolito il divieto di avere dipendenti e responsabili gay. Il consiglio direttivo dell’associazione si è
infatti pronunciato in questo senso
con il 79% dei voti a favore, sulla
base della convinzione che “la politica di escludere adulti gay non è
più difendibile”. Per i BSA, che solo
due anni fa avevano aperto l’organizzazione a membri omosessuali,
si tratta di una vera e propria rivolu-
G
l Tribunale di Tripoli ha emesso
ieri una sentenza di morte nei
confronti di Saif al Islam, secondogenito dell’ex rais Muhammar Gheddafi. Arrestato
dopo la caduta del regime (nell’ambito del quale aveva operato
come braccio destro del padre
e suo erede designato) mentre
cercava di fuggire in Niger, contro
di lui era stato spiccato anche
un mandato di cattura internazionale per crimini contro l’umanità, commessi in particolare
durante la repressione violenta
dei moti di rivolta popolare del
2011, poi trasformatisi nella
guerra civile che ha messo fine
al governo di Gheddafi.
Saif è attualmente rinchiuso in
un centro di detenzione a Zintan
(distante circa 200km dalla capitale libica), sotto la sorveglianza
di un gruppo di ribelli (la brigata
Abu Bker al-Siddiq) che si oppongono al governo di Tripoli e
che, almeno per ora, rifiutano
di consegnare il prigioniero. La
condanna è arrivata al termine
di un processo iniziato ad aprile
2014 e celebrato in contumacia,
con l’imputato presente solo in
zione, che allontana il rischio, più
volte sfiorato, di finire in tribunale
per cause di discriminazione sessuale. “Per troppo tempo la questione
ci ha diviso e distratto. Ora dobbiamo
affrontare il mondo così com’è – ha
dichiarato in un comunicato Robert
Gates, attuale presidente dell’associazione – non come vorremmo che
fosse”.
Il provvedimento, sancito dal voto in
via di principio, potrebbe però non
sempre trovare totale applicazione:
le unità locali hanno infatti la possibilità
del “rifiuto in buona fede”, che consente di non accettare capi gay se
la loro assunzione viola le credenze
religiose del gruppo stesso. Tale impostazione “consente ai membri e
ai genitori di selezionare le unità
locali che soddisfino al meglio le
loro esigenze” si legge in un comunicato della leadership dell’organizzazione.
E su quest’ultimo punto, le polemiche
si sono tutt’altro che placate: “il voto
è soltanto un espediente per prevenire azioni legali contro l’associazione
nazionale, non una vera e propria
pronuncia contro la discriminazione”
ha detto Peter McGraith, leader gay,
in una dichiarazione a Nbc news.
“Una misura timida che permetterebbe alla discriminazione di continuare” insomma. “Il voto per consentire ad adulti gay, lesbiche e bisessuali di lavorare e fare volontariato
nella Boy Scouts of America è un
passo positivo verso la cancellazione
di una macchia che sporcava questa
importante organizzazione” ha detto
il presidente della Human Rights
Campaign, che ha aggiunto: “L’esenzione dall’obbligo di rispettare questo
principio per gruppi locali sponsorizzati da organizzazioni religiose
però mina e diminuisce la portata
storica della decisione”.
Clara Lupi
luppino in modo tale da compromettere più o meno definitivamente l’equilibrio delle
forze in lotta. Fatto questo
videoconferenza. Secondo quanto riferito da un’agenzia di stampa
, l’accusa per Saif al Islam è
stata quella di genocidio. “Non
ho paura di morire – ha detto
Saif, secondo quanto riporta la
Bbc – ma se mi ucciderete dopo
un processo del genere, dovrete
solo parlare di omicidio”.
Oltre a lui, il tribunale ha condannato a morte per fucilazione
anche l’ex capo dell’intelligence
libica Abdullah al Senussi e l'ex
premier libico Baghdadi al-Mahmoudi. A diffondere la notizia
sui media internazionali sono
state le emittenti arabe Al Jazeera
CdG
e Al Arabiya.
che andrebbe ad intero e rischioso giovamento dell’espansione del terrorismo
islamico.
DAL MONDO
PECHINO: SCOPERTA
UNA FABBRICA DI IPHONE FALSI
La polizia cinese ha in queste ore diffuso
un comunicato su un blitz anti-contraffazione,
concluso nel maggio scorso, che ha portato
alla perquisizione di un magazzino nella
periferia di Pechino e all’arresto di nove
persone. All’interno dei locali sono stati
rinvenuti circa 41mila iPhone falsi, prodotti
mettendo insieme parti di telefoni cellulari
di seconda mano. Nella fabbrica lavoravano
circa 100 operai addetti al riconfezionamento,
per un giro d’affari stimato in circa 19
milioni di dollari. Il giro di vite delle autorità
cinesi sulle merci contraffatte è diretta conseguenza della dichiarata disponibilità a
collaborare con i loro omologhi statunitensi
nel porre un freno al commercio di falsi
(erano state infatti proprio le forze dell’ordine
americane, che avevano sequestrato alcuni
telefoni contraffatti, ad avvisare i colleghi
di Pechino dell’esistenza della fabbrica recentemente chiusa).
COREA DEL NORD
NO ALLA MUSICA ANTI-REGIME
Il governo di Pyongyang ha varato un
decreto che ordina la ricerca, il sequestro
e la distruzione di supporti contenenti
musica che potrebbe minacciare il regime.
Nella lista di brani considerati illegali pubblicata dal dipartimento per la propaganda
del Partito nordcoreano dei lavoratori ci
sono non solo canzoni straniere, ma anche
melodie locali ritenute minacciose. Secondo
quanto riportato dal Guardian, che cita
fonti locali, il decreto censorio è stato
emesso nella convinzione che alcuni testi
sono ritenuti atti a motivare il dissenso
popolare. “Se anche un solo brano della
lista viene scoperto, cd e nastri che lo contengono devono essere distrutti” si legge
nel provvedimento. Che, aggiunge il Guardian, arriva a pochi giorni dall’annuncio
del primo concerto in Corea del Nord di
una band occidentale, gli sloveni Laibach.
L’applicazione del decreto sembra però andare in direzione opposta a quella voluta: il
malcontento sembra infatti moltiplicato e
le “canzoni proibite” stanno conquistando
fama e interesse.
CLIMA
IL SURRISCALDAMENTO DEL PIANETA
NON PREOCCUPA I PAESI RICCHI
Una recente indagine condotta in 119 Stati
sui cambiamenti climatici ha rivelato che
gli effetti del riscaldamento del Pianeta
non sono percepiti come un problema da
parte dei Paesi più sviluppati (unica eccezione il Giappone, che pur essendo ricco,
teme i rischi connessi al fenomeno in
questione). Gli abitanti degli Stati di condizione economica elevata “sanno che la
temperatura della Terra si sta alzando, ma
appena la metà di loro considera il fatto
una minaccia. Al contrario – scrive in proposito l’Internazionale – in molti Paesi
meno industrializzati, soprattutto in Africa
e Asia, pochi sono informati sul fenomeno,
ma chi lo è lo considera un rischio per sé
C.L.
e per la propria famiglia”.
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Mercoledì 29 luglio 2015
STORIA
INFANZIA E GIOVINEZZA DI UN RIBELLE, DA DOVIA DI PREDAPPIO IN ROMAGNA ALLA CITTÀ ETERNA
Benito Amilcare Andrea, 29 luglio 1883
Un piccolo agglomerato di case rurali, una realtà povera: qui comincia la vita di Mussolini
di Emma Moriconi
ovia di Predappio, 1883.
Dovia, cioè “dvi”, “due
vie”, un “bivio” insomma.
Un incrocio tra la deviazione che porta a Meldola
e la via maestra, che conduce a Predappio, una cittadina che alla fine
dell’Ottocento conta circa cinquecento anime.
“È una vecchia frazione su una collina
– scriverà Benito Mussolini in ‘La
mia vita’ tra il 1911 e il 1912 - Le
case sono di pietra e la luce del
sole e le ombre danno a questi muri
e a questi tetti un colore variegato
che ricordo bene”.
È un piccolo agglomerato di case
rurali, immerso nella campagna forlivese. Poche abitazioni, dignitose e
povere, un mulino, un ponticello,
un’osteria, l’Osteria del Moro. Di
fronte c’è un piccolo agglomerato:
Varano di Costa, si chiama. E poi ci
sono le botteghe, quelle degli artigiani. Tra queste c’è la botteguccia
di un fabbro ferraio, fervido socialista,
anticlericale: si chiama Alessandro
Mussolini, a Varano di Costa lo conoscono tutti. È un romagnolo verace
e sanguigno, appassionato, fervente.
Sposato con Rosa Maltoni, che invece
fa la maestrina elementare ed è cattolica. Per lei Alessandro mette un
freno al suo sovversivo anticlericalismo, acconsentendo di celebrare
il matrimonio in chiesa.
Non è facile, la vita, a Varano di
Costa. La povertà è diffusa, il lavoro
è duro, la quotidianità faticosa. L’unico
svago è proprio l’Osteria del Moro,
dove gli uomini trascorrono il loro
poco tempo libero bevendo, e parlando di politica. La politica: tutta la
rossa Romagna, terra di fervide passioni e di pulsioni estreme, ne è intrisa. È in questo contesto che, il 29
luglio 1883, nasce Benito Amilcare
Andrea Mussolini.
D
Benito, come il rivoluzionario messicano Juarez, il primo presidente
indio del Messico che aveva fronteggiato l’invasione francese e riformato il Paese.
Andrea, come il socialista Costa, uno
dei fondatori del socialismo italiano,
primo socialista ad essere eletto in
Parlamento, fondatore dell’Avanti!
e del Partito dei lavoratori italiani,
poi Partito Socialista Italiano.
Amilcare, come Cirpiani, il rivoluzionario romagnolo, volontario nei
Mille di Garibaldi e fervidamente
impegnato nella lotta contro i privilegi di casta e contro la dinastia sabauda.
Due anni dopo verrà alla luce Arnaldo, chiamato come il riformatore
religioso Arnaldo da Brescia, che
nel XII secolo era stato impiccato
ed arso per decisione del Tribunale
ecclesiastico. La coppia avrà anche
una figlia femmina, Edvige, che vedrà
la luce nel 1888. I tre figli saranno
tutti battezzati, per volere di Rosa,
che con il suo carattere mite ma deciso saprà controbilanciare gli eccessi sovversivi di Alessandro.
La casa dove nasce Benito Mussolini
e dove vive per i primi due anni
della sua vita è, insomma, un’abitazione rurale e povera.
“Vivere lavorando o morire combattendo” è il motto del movimento
internazionalista del territorio, che
a capo ha proprio Alessandro, il fabbro. Non c’è da stupirsi se in questo
contesto passionale ed ideale si forma un personaggio dalle caratteristiche uniche, che cambierà l’Italia
e gli italiani. Un mix tra le pulsioni
rivoluzionarie del padre e la fine
cultura curiosa della madre, tra gli
istinti più passionali del primo e la
riflessione più mistica ed alta della
seconda. Scriverà la sorella Edvige:
“La nostra era casa di gente modestissima e vi abbondavano soltanto
libri e giornali […] Specialmente
Lo storico mercato di Dovia di Predappio: in alto, la casa natale di Benito Mussolini (nella foto sotto, a vent’anni)
su Benito mio padre fondava le sue
speranze e le sue ambizioni: era
certo che quel figlio un giorno avrebbe potuto fare grandi cose per il
trionfo della giustizia sociale, l’ideale
caro al suo cuore, e lo portava ancora
bambino a riunioni di partito e a
comizi, nonostante l’opposizione della mamma, sempre timorosa di qualche incidente, e non senza motivo”.
E, poi, l’ambito sociale, popolare,
ardente, rivoluzionario del rosso suolo di Romagna.
“Sono nato in un giorno di domenica,
alle due del pomeriggio, ricorrendo
la festa del patrono della parrocchia
delle Caminate - scriverà ancora
Benito nella sua autobiografia iniziata
nella notte del 3 dicembre 1911 nel
carcere di Forlì - Il sole era entrato
da otto giorni nella costellazione
del Leone”.
"... il solerte educatore deve incoraggiare gli ultimi, fare loro conoscere la propria stima, far intravedere
la medesima soddisfazione qualora
compiano il loro dovere. Egli allora
sarà all’altezza del suo mandato.
Quando avrà radicato nell’animo
degli educabili potente l’idea del
dovere egli potrà dire di avere vinto
la grande battaglia”. È la conclusione
del Tema di pedagogia redatto dall’alunno Benito Mussolini il 17 novembre 1899. Benito ha compiuto
da poco 16 anni.
Questa fase della vita del futuro
Duce è sempre rimasta nell’ombra
rispetto alla mole di analisi sviluppatesi invece poi sulla sua figura
istituzionale, fino a quando, lo scorso
anno, una mostra dedicata al giovane
Mussolini ne ha svelato in maniera
completa ed ampia gli aspetti più
sconosciuti.
Tra i tanti episodi poco noti del giovane Mussolini c’è anche la sua partecipazione alla Festa degli Alberi
a Bertinoro dell’11 novembre 1899:
in questo periodo il giovane Benito
è convittore all’Istituto Carducci di
Forlimpopoli e, nel corso della pro-
cessione, è impegnato nell’esecuzione di brani che accompagnano
il corteo con la tromba a un pistone
nella fanfara dei convittori. Al giovane Benito tocca anche, nel 1901,
la commemorazione di Verdi, appena scomparso, che è un evento
eccezionale: “A nessuno scolaro –
scrive Rino Alessi nel suo “Il giovane
Mussolini” – era mai toccato un
onore così grande”. E il discorso
che Benito Mussolini tiene a Forlimpopoli parte, si, dalla figura di
Giuseppe Verdi, ma in breve si sposta sulle condizioni degli italiani,
prendendo spunto dal fatto che, nominato senatore, il Maestro non
aveva mai voluto sedere nell’aula
del Parlamento. Un trionfo: il “compagno-studente” (come lo avrebbe
definito l’Avanti! il giorno successivo)
spopola e scatena gli applausi. Di
episodi relativi a questo periodo
che mostrano l’entusiasmo e il magnetismo di Mussolini ve ne sono
un’infinità.
STUDENTE, LAVORATORE, APPASSIONATO E VEEMENTE; LA RABBIA, IL FREDDO, LA FAME
Dal suolo natio alla Svizzera
Il sindaco Frassineti: “Il suo carattere era molto tagliente, netto, poco propenso
al compromesso, un mix di una personalità molto forte e di una cultura notevole”
icuramente - ci dice
Giorgio Frassineti, sindaco di Predappio essere nato in Romagna ha improntato il carattere di Benito.
Quella della fine dell'800 è una
Romagna in cui la passione politica si respira in ogni momento.
Il romagnolo era una persona
molto focosa, ci sono scritti che
raccontano di come ogni romagnolo avesse il revolver in tasca.
Beltramelli definiva la Romagna
come il luogo abitato dai pellerossa d'Italia. Sicuramente il carattere di Benito poi, che è stato
molto studiato, era molto tagliente, netto, poco propenso al compromesso, alla mediazione. Ecco,
questa miscela tra un carattere
molto forte da una parte e dall'altra
una cultura anche notevole. Non
dimentichiamo che in quegli ani
il 70% della popolazione era anal-
“S
fabeta, lui ebbe la possibilità di
studiare ed era un bravo studente,
anche se irrequieto: i voti delle
pagelle che abbiamo visto della
scuola di Forlimpopoli sono voti
importanti, tanto è vero che si
merita di tenere poi il discorso
di fine anno. Tutto questo viene
riversato anche nella sua azione
politica, nel 1912 chiede ed ottiene
l'espulsione dei moderati dal Partito. E anche i suoi scritti, che ritroviamo prima nella Lotta di
Classe e poi nell'Avanti! dimostrano veramente che tipo di politico era Benito Mussolini".
È il 1901 quando Benito Mussolini
ottiene il diploma di maestro elementare all’Istituto Magistrale
Carducci. L’insegnamento non è
proprio la strada che il rivoluzionario giovane romagnolo predilige: non ne fa mistero confidandosi con il padre Alessandro,
che gli suggerisce un impiego
come segretario comunale. Ma
Benito non gradisce, suscitando
la reazione di Sandrein: “Il maestro non riesci a farlo – dice al
primogenito – il segretario comunale non lo vuoi fare. Aspiri,
forse, al posto di Crispi?”.
Benito ci proverà, invece. Scriverà
al sindaco “per essere incaricato
provvisoriamente delle funzioni
di Segretario”.
L’istanza però non viene accolta,
un altro destino attende il giovane
Mussolini. Il fabbro di Dovia, in
cuor suo, sa che il figlio è destinato a fare la storia. Di Arnaldo,
che pure ama molto, dice: “è un
ingegno meditatore, indagatore,
obbiettivo. Ma non è come l’altro.
L’altro è un genio”.
Insegnerà ben poco, il giovane
maestro socialista. Ma quel breve
periodo di supplenza a Gualtieri,
resta un segno indelebile.
Il 9 luglio 1902 la mamma Rosa
consegna al suo Benito 45 lire,
per “dirigere su altre rive la sua
inesorabile vicenda”: il giovane
Mussolini parte, dunque, da Gualtieri. Ad un amico povero in canna
che lo ha accompagnato alla stazione regala le sue scarpe di ricambio: “Tienile per mio ricordo
– gli dice – Tanto la fortuna di un
Mussolini non dipenderà mai da
un paio di scarpe”. Il treno parte,
la direzione è la Svizzera.
Lì il soggiorno è molto duro,
sono giorni difficili, Benito patisce
la fame. Ma la vita dura che deve
affrontare in Svizzera servirà a
forgiare il suo carattere. Fame,
freddo, solitudine, ma soprattutto
rabbia.
L’attività politica di Benito – che
proprio non riesce a stare buono
- in Svizzera, gli procura qualche
guaio: “Non so se tu abbia saputo
– scrive all'amico Bedeschi –
delle mie recenti avventure. Arresto, carcere, sfratto”.
7
Mercoledì 29 luglio 2015
STORIA
LA MORTE DELLA MAMMA ROSA, L’ARRESTO, “L’AVVENIRE DEL LAVORATORE”, “LA LOTTA DI CLASSE”, LA NASCITA DI EDDA
La “carriera” sovversiva
Il passaggio all’interventismo sancisce la rottura con il partito,
ma in tutto il mondo i socialisti marciano sotto le insegne dei rispettivi Paesi
un vulcano in perenne eruzione,
un fiume sempre in piena, ovunque
vada trascina dietro di sé le folle.
Poche persone hanno ascendente
su di lui e toccano in profondità il
suo cuore come la mamma, Rosa Maltoni.
“Madre soldato Mussolini Benito compagnia
terza aggravatissima. Chiedesi licenza”: è il
messaggio che giunge via telegrafo dal pro
sindaco Zoli al bersagliere Mussolini nel febbraio 1905. A Rosa Maltoni il medico ha diagnosticato una meningite. Benito si precipita
a casa: “Giunsi a vederla viva ma già agonizzante", scriverà. Rosa Maltoni muore il 19
febbraio 1905, ad appena 48 anni, il suo primogenito soffre indicibilmente per la perdita
della mamma. Ma la morte della maestrina
di Predappio getta nel più profondo sconforto
anche il fabbro Alessandro, che dopo la
perdita della moglie cade in una terribile
prostrazione.
È del 1908 l’arresto di Mussolini per essersi
messo a capo di una sommossa di braccianti
agricoli: il rovesciamento di tutte le trebbiatrici
usate dai braccianti in segno di protesta e le
minacce al capo dei coloni gli fruttano un
processo “per citazione direttissima” che si
tiene a Forlì il 20 luglio 1908 e che lo condanna
a tre mesi di reclusione: “Per me, per noi
Eretici, il carcere è una virgola […] Un proverbio
russo dice che un uomo può dirsi tale solo
dopo 6 anni di ginnasio, 4 di università e 2 di
carcere”.
La “carriera” sovversiva del giovane rivoluzionario procede, L’Avanti! lo classifica come
“un giovane intelligente e alieno da inutili
violenze”, per Il Pensiero Romagnolo è “un
uomo di fervido ingegno e autodidatta, di
animo franco e generoso”, La Lima scrive
che è “arguto, spigliato e colto”. Di pari passo
viaggia la sua veemenza passionale, tanto che
la sorella Edvige lo definisce “avventato e
oblioso” ma ne sottolinea anche i patimenti
amorosi e la dolcezza.
Alla fine del 1908 viene chiamato al Segretariato
del Lavoro del Trentino e a dirigere il settimanale socialista L’Avvenire del Lavoratore. Anche
È
a Trento – che, lo ricordiamo, in questo periodo
è sotto il dominio austriaco - le forze di pubblica
sicurezza appuntano presto la loro attenzione
su di lui: la Prefettura di Forlì invia infatti un telegramma all’Imperial Regio Commissariato
di Polizia per sapere “quale condotta tenga
colà, come si procacci mezzi sussistenza e
suo indirizzo”.
È di questo periodo il romanzo “Claudia Particella, L’amante del Cardinale”, che Cesare
Battisti pubblica a puntate sul Popolo. Lo stesso
giornale a cui poi lo stesso Battisti chiamerà
Mussolini come redattore capo.
È anche il periodo dell'amore per Rachele
Guidi, che diventerà presto la signora Mussolini,
nonostante la prudenza che la preoccupata
madre (che ha una storia d'amore con quello
che diventerà il suo consuocero) le suggerisce.
Il giovane Benito alla fine del 1909 va a dirigere
il nuovo settimanale La Lotta di Classe, per
120 lire mensili.
La nostra passeggiata nella storia giunge così
al 1910: il 1 settembre nasce la primogenita di
Benito e Rachele, Edda. Nel dicembre dello
stesso anno muore il fabbro Alessandro, il
padre di Benito. Ancora del 1910 è il congresso
socialista di Milano, al quale Mussolini partecipa
come delegato forlivese e viene presentato
come il "compagno Musolino", il che suscita
l'ilarità della platea. Inveisce contro i deputati
socialisti dai quali non si sente rappresentato,
con uno stile estremamente concitato: mentre
il suo ascendente sulle masse è pressante,
non riscuote altrettanti consensi al congresso.
Del 1911 è poi il suo impegno per la neutralità
sulla vicenda della spedizione militare in Libia.
Le sue critiche ai deputati del suo partito si
vanno intensificando nel tempo, parla di "rivoluzionari in pantofole", attirandosi le inimicizie
dei vertici. Non se ne cura, e continua sulla
sua strada capeggiando la protesta a Forlì,
dove la linea ferroviaria viene sabotata, in
un'azione congiunta di socialisti e repubblicani
che in questo caso fanno fronte comune accantonando momentaneamente l'eterna inimicizia. La Lotta di Classe è lo specchio delle
sue idee, è lì che l'instancabile agitatore romagnolo riversa il fuoco che gli arde nelle
vene. Il 14 ottobre del 1911 Mussolini viene
arrestato: nello stesso giorno un altro personaggio finisce in manette, si tratta di Pietro
Nenni ed è con lui che Benito si ritrova in cella
a Forlì.
Nel febbraio 1912 i due vengono rimessi in libertà.
Il 3 agosto 1914, alle 3.50, i tedeschi invadono
il Belgio. L'internazionalista francese Gustave
Hervé parte volontario suscitando le critiche
di tutti i socialisti. Tutti, meno uno. Benito Mussolini ne difende la scelta. Scrive Pino Rauti:
"Milioni di uomini marciano in armi verso le
rispettive frontiere: sanno di andare al combattimento e forse alla morte e pure cantano,
cantano tutti, rigando le strade d'Europa di un
entusiasmo insospettato. La Patria, la frontiera,
la divisa, tutte le cose che i socialisti attaccavano
violentemente da sessant'anni, e che sembravano tanti fantocci ridicoli sotto i loro colpi incessanti, quasi per miracolo improvviso si rianimano, acquistano una nuova vita, diventano
motivo validissimo di richiamo, di attrazione,
di sacrificio per milioni e milioni di giovani.
Che deve fare il socialismo europeo? Che
deve fare il socialismo italiano, dinanzi alla
brutale realtà del cannone che tuona, e del
sangue che comincia a scorrere? Una rapida
ma ponderata evoluzione intima allontana
sempre più Benito Mussolini dalle posizioni
ufficiali del Partito che erano per il neutralismo
assoluto. Tutte le correnti vive della società
italiana si stanno orientando per l'intervento
[...] Che senso ha la neutralità, in uno scontro
che si profila gigantesco, tale da mettere alla
prova la fibra e la sostanza di tutti i popoli?
Inoltre, il socialismo sta perdendo terreno. Le
bandiere rosse sono a terra, sotto i piedi delle
Armate che dovunque affluiscono nelle trincee".
I socialisti, insomma, ammainata la bandiera
rossa della rivoluzione, stanno andando a combattere ciascuno per la propria Patria. E Mussolini, che sta aprendo il suo animo all'interventismo, sente ormai che la direzione dell'Avanti! gli va un po' stretta.
“AVEVA UN FUOCO DENTRO, UN QUALCOSA DI PIÙ ALTO CHE NON INVECE IL CARRIERISMO, ALTRIMENTI NON AVREBBE FATTO QUELLA SCELTA”
Da “Il Popolo d’Italia”
alla Marcia su Roma
Quando il figlio del fabbro divenne il Duce d’Italia, non dimenticò mai
il luogo che gli aveva dato i natali. E a Predappio rifondò la città
“Q
uesto passaggio dal neutralismo all'interventismo chiediamo a Frassineti rientra secondo te nel suo carattere
ribelle? La sua evoluzione del pensiero, che è stata definita "contraddittoria", rientra nel marasma interiore
che caratterizza tutta la sua vita?". Ci
risponde: "Sono nato a Predappio,
vivo qui da cinquant'anni, sono il sindaco di questa città, naturalmente mi
sono fatto delle domande sull'uomo.
E sicuramente non era un opportunista, se è questo che si vuole intendere.
Mi sono fatto questa idea: che lui
avesse un obbiettivo, che era l'affermazione della Rivoluzione. Questo
suo passaggio è stato studiato, analizzato da tanti storici e io forse sono
l'ultimo che può dare un parere, ma
penso che secondo lui, attraverso una
enorme tragedia come la guerra, con
milioni di morti, si creassero poi le
condizioni per l'affermazione della
Rivoluzione Socialista. Credo davvero
che lo abbia fatto con questo obbiettivo. E dopotutto non si butta all'aria
una carriera se non si ha un fuoco
dentro. Lui ha 29 anni, diventa direttore
dell'Avanti, il più importante giornale
socialista, triplica le vendite in pochi
mesi, può chiedere qualsiasi cosa,
un seggio al parlamento, è un politico
affermatissimo, un giornalista che viene letto e fa opinione, insomma, se
uno non ha veramente un fuoco dentro,
un qualcosa di più alto che non invece
il carrierismo beh, non avrebbe fatto
quella scelta. Io lo spiego solo così. E
poi anche l'uomo, tutta la sua storia,
traccia un uomo assolutamente coerente con quello che egli è, e se così
non fosse non si capirebbe ancora
oggi l'ammirazione che migliaia di
persone hanno per lui".
Il 15 novembre le nebbie milanesi
sono squarciate dall'annuncio: "Il Popolo d'Italia!"
Dieci giorni dopo i socialisti convocano
l'assemblea al Teatro del Popolo di
Milano: la priorità dei socialisti italiani
è punire il "ribelle". Espulsione per
"indegnità morale". Mussolini non se
ne adonta: "La mia ricompensa l'avrò
più tardi. Quella gente che mi ha
espulso mi ha nel sangue e mi ama.
Mi ha demolito perché non mi ha
compreso. Ma essa mi dirà, un giorno:
'Voi siete stato un pioniere e un precursore'".
fronte: il Popolo d’Italia
pubblicò via via il suo
diario di guerra.
Le sorti della Grande
Guerra e l’epopea fiumana sono fatti noti.
La rivoluzione fascista
e l’ascesa di Mussolini,
alla fine degli anni Dieci, erano ormai inarrestabili. Il 23 marzo
1919, nel circolo di
Piazza San Sepolcro
a Milano, si gettarono
le basi del Fascismo.
Il 15 aprile i Fasci di
Combattimento erano
già 82, i fascisti 14.000.
Il 28 ottobre del 1922
le camicie nere marciarono su Roma. Il
La Marcia su Roma del 28 ottobre 1922
giorno successivo il
capo del Fascismo asRino Alessi, compagno di scuola di
sumeva dal re l’incarico di costituire
Benito ai tempi di Forlimpopoli, scrive:
il nuovo Gabinetto.
"Possedere un giornale nel senso di
E quando il figlio del fabbro divenne
poterne disporre a seconda delle
il Duce d’Italia non dimenticò mai il
proprie ispirazioni e dei propri disegni
luogo che gli aveva dato i natali. A
era stato il più accarezzato dei suoi
Predappio rifondò la città, nel tipico
ideali sino dai giorni della prima giostile fascista. Ancora oggi la patria
vinezza".
del Sangiovese è una delle cittadine
Il 31 agosto 1915 giunse la cartolinapiù belle d'Italia.
precetto. Il 2 settembre era già al
[email protected]
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Mercoledì 29 luglio 2015
DA ROMA E DAL LAZIO
ENTRANO CAUSI, MARCO ROSSI DORIA, STEFANO ESPOSITO E LUIGINA DI LIEGRO (GIÀ ALLA REGIONE CON MARRAZZO). FUORI SEL E L’EX ASSESSORE MASINI
“Nuova”giunta, minestra riscaldata
L’affondo della Meloni (FdI): “Gli unici romani rimasti in Campidoglio sono il Marco Aurelio e la Lupa”
E Storace guarda al futuro: “Servirebbe un Petroselli di destra. Che poi somigliava a un Buontempo di sinistra”
iniziata la “fase due” annunciata da Matteo Orfini.
Ignazio Marino ha presentato la nuova squadra
di governo. Sarà una
giunta monocolore, targata Pd, e
dall’usato sicuro.
Come Marco Causi, braccio destro
del sindaco con delega al Personale
e al Bilancio, assessorato già ricoperto
nell’era Veltroni, prendendo il posto
di Silvia Scozzese. L’attuale parlamentare dem che certamente non
brillò nella sua esperienza comunale,
lasciando un’eredità pesante alla
giunta Alemanno. Cambia così, per
la terza volta in due anni, l’attore
dell’assessorato più importante, soprattutto se si tratta di una città complessa come Roma.
La new entry è Luigina Di Liegro,
che passa dall’Aula Giulio Cesare
alla giunta comunale. Nipote di don
Di Liegro, fondatore della Caritas
diocesana di Roma, è stata già assessore nella giunta regionale guidata
da Piero Marrazzo, non lasciando
traccia. Si occuperà del Turismo e
dello Sport (delega lasciata libera
da Masini).
Al posto di Guido Improta, invece, andrà
il senatore Pd Stefano Esposito (Trasporti
e Mobilità), che dovrà fare i conti con i
tantissimi disservizi e oltre un miliardo e
mezzo di euro di buco di Atac, la muni-
È
cipalizzata del trasporto pubblico di
Roma Capitale.
A sorpresa Marino ha messo alla
porta Paolo Masini, salgono quindi
a nove gli assessori cambiati dal
giugno 2013 ad oggi.
Le deleghe Periferie e Scuola saranno
affidate a Marco Rossi Doria, sottosegretario all’Istruzione durante i governi Monti e Letta.
Intanto Sel si è già messa di traverso.
I consiglieri vendoliani, in appoggio
esterno alla maggioranza, dopo aver
risposto all’appello all’inizio della discussione dell’assestamento di bilancio, hanno negato il voto sull’ordine
dei lavori, causando così la caduta
del numero legale e la sospensione
temporanea dell’Aula.
Suonando così il primo campanello
d’allarme. La sinistra romana alterna
la delusione al tradimento. Tanto che,
secondo voci autorevoli, l’esperienza
Marino è ormai segnata. Anzi, c’è
chi sostiene addirittura che non supererà il Giubileo.
Countdown per approvare il documento finanziario entro il 31 luglio.
Ma l’Assemblea capitolina va a rilento
e, spesso e volentieri, cade persino
il numero legale.
Qualora non riuscisse a dare il via
libera al testo, il prefetto Gabrielli
sarà costretto a inviare la diffida ai
consiglieri capitolini. A quel punto, il
Consiglio comunale avrà altri 15
giorni per dare l’ok all’assestamento,
altrimenti il Campidoglio sarà commissariato.
E sarà proprio Marino a presentare il
documento in Aula Giulio Cesare, frutto
del lavoro della Scozzese, andata via
pochi giorni fa dopo Improta e Nieri.
Fa discutere, inoltre, la scelta di Causi
ed Esposito di non dimettersi da
parlamentari. Due assessori a mezzo
servizio a capo del Bilancio e dei
Trasporti, dipartimenti vitali per il
futuro di Roma Capitale.
Tantissime le razioni dal mondo politico, a partire da Giorgia Meloni
che ha bocciato la nuova giunta così:
“Praticamente gli unici romani rimasti
in Campidoglio sono il Marco Aurelio
e la Lupa. E se potessero se ne an-
drebbero anche loro…”.
Duro anche Francesco Storace:
“Sembra un film, il copione è pessimo, la sala è vuota”, ha scritto il leader de La Destra e vicepresidente
del Consiglio regionale del Lazio
su Facebook. E sul futuro ha detto:
“Posso azzardare? Un Petroselli di
destra. Che poi somigliava a un
Buontempo di sinistra”.
FORZA ITALIA RIPARTE DAL TERRITORIO, ORGANIZZANDO UNA SERIE DI INCONTRI PER PARLARE DEL FUTURO DELLA CAPITALE E DEL LAZIO
“Marino è un fallimento, Zingaretti è in difficoltà”
Al Giornale d’Italia il capogruppo azzurro alla Pisana Antonello Aurigemma
auspica una fase nuova per le due istituzioni e indica la strada per il rilancio
nosce. Le periferie sono isolate, i cittadini si sentono
soli. I rifiuti, forse, rappresentano una delle emergenze
della città che è sporca, con l’immondizia in strada.
Sui campi rom, la politica del finto buonismo del
centrosinistra ha fallito. Molto spesso le aree adiacenti
a questi campi diventano terra di nessuno, dove il
degrado regna indisturbato. L’idea del nostro partito
è molto semplice: il voto. Non si può continuare
così. Amministrare in questo modo assomiglia ad
una lenta agonia, che Roma non merita. Come
partito, abbiamo aperto il nuovo progetto “cantiere
delle idee”. Ieri all’hotel Ergife si è tenuta la prima
tappa di una serie di incontri, che toccheranno sia
Roma che le altre province del Lazio. Parlando nello
specifico della Capitale, l’obiettivo sarà quello di
elaborare quelle strategie e quel programma, che
sarà frutto dell’ascolto di categorie, cittadini e società
civile, da presentare alla nostra coalizione.
rima tappa di una serie di incontri, per parlare
del futuro di Roma e del Lazio. Forza Italia
riparte dal territorio e lo ha fatto ieri a Roma
all’hotel Ergife. Un incontro a cui ha partecipato
anche Antonello Aurigemma, capogruppo regionale
del partito ed ex assessore capitolino ai Trasporti.
Al “Giornale d’Italia”, Aurigemma racconta le difficoltà
di Roma, della Regione Lazio e indica la strada per
il rilancio delle due istituzioni e del centrodestra.
P
La Capitale è allo sbando: dai rifiuti al degrado, dai
campi rom alla sicurezza, dall’immigrazione alla
criminalità. Qual è la posizione di Forza Italia?
La capitale è allo sbando. Punto. L’inadeguatezza di
questa amministrazione è sotto gli occhi di tutti.
Roma è abbandonata, senza una guida. Il sindaco è
un marziano paracadutato in una città che non co-
Marino ha presentato la nuova giunta, aprendo
la ‘fase due’. Ma dovrà fare i conti con Sel, che
ha già fatto cadere il numero legale in Aula. Ce
la farà ad approvare l’assestamento?
A questa nuova giunta non crede nessuno. A partire
dal premier Renzi, che ieri ha boicottato il dibattito
alla Festa dell’Unità. Marino è un uomo solo e più che
guardare al futuro, alcune sue scelte folli ci fanno
tornare indietro. Un passato da incubo. Se pensiamo
che il nuovo vicesindaco e assessore al bilancio è il
deputato Marco Causi (che tra l’altro non si dimetterà
dal Parlamento), già assessore al Bilancio ai tempi di
Veltroni. Quella stessa giunta che nel 2008 lasciò un
buco di bilancio miliardario. Se questo rappresenta
una nuova fase, allora c’è da avere paura. Il sindaco
deve chiarire i suoi rapporti con il suo partito: Renzi e
vari parlamentari del Pd hanno attaccato il primo
cittadino. Il Pd dovrebbe far sì che Marino effettui un
passo indietro, senza lanciare il sasso per poi nascondere la mano. Per quanto riguarda Sel, il divorzio
con il Pd era nell’aria da tempo. La caduta del numero
legale rappresenta il chiaro segnale della nuova
condotta del partito. Assestamento? Noi lo ripetiamo:
andiamo al voto e si nomini un commissario che cercherà di gestire la situazione in attesa di tornare alle
urne quanto prima.
Passiamo a un altro tema caldo, quello di Atac.
Un’azienda con un debito di oltre un miliardo e
mezzo. Il centrosinistra è in piena confusione,
come uscirne?
In questi due anni l’amministrazione ha sbagliato
pressoché tutto… un fallimento totale. Basti pensare
alle nomine: a capo del personale è stato scelto un
esterno, De Paoli, svilendo le professionalità interne.
Tra l’altro è un manager “part time”, a seguito dei
suoi numerosi incarichi che ricopre in altre aziende.
Oppure pensiamo al nuovo dg Micheli, la cui nomina
sarebbe incompatibile poiché si tratta di persona in
quiescenza e che già percepisce la pensione.
Il giudizio è fallimentare. Un disastro: disagi quotidiani, metro A e metro B costantemente in ritardo.
Per non parlare delle ferrovie concesse come Roma
lido e Roma-Viterbo (gestite da Atac ma di proprietà
della Regione). I cittadini sono esasperati, in venti
giorni sono state soppresse ben 600 corse della
Roma-Viterbo. La Regione valuti seriamente l’opportunità di cambiare gestore, visto che la nostra
priorità deve essere quella di fornire un servizio
degno della Capitale d’Italia.
Mafia capitale ha travolto sia il Comune, a rischio
commissariamento, che la Regione Lazio. Che
idea si è fatto?
La situazione è decisamente delicata e sarà la magistratura a fare chiarezza. Per quanto riguarda
l’aspetto politico, durante il consiglio straordinario
alla presenza di Zingaretti, noi chiedemmo le sue
dimissioni per motivi di opportunità politica. La
stessa opportunità politica che ha spinto il ministro
Lupi a dimettersi, anche se non indagato, e come
fece la stessa Polverini, che lascio la Regione
seppur non coinvolta da alcuna inchiesta. Bisogna
dare credibilità alla politica e riconquistare la fiducia
dei cittadini. In situazioni del genere, il passo da
compiere sarebbe stato il voto.
Anche il governatore Zingaretti è in difficoltà e,
grazie all’opposizione, la Regione ha dato una
risposta al letamaio emerso da Mafia capitale
attraverso la tagliamani di Storace-Righini. Da
dove deve ripartire il centrodestra?
Zingaretti è in seria difficoltà. E non lo diciamo
noi, ma lo stesso centrosinistra. Infatti, sono parecchi gli amministratori locali, vicini a Zingaretti,
che hanno criticato alcune scelte insensate del
governatore, per esempio sulla Sanità. Le sue politiche, fatte di tagli di reparti e posti letto, sta
creando pesanti disagi in tutte le province, soprattutto per le strutture delle località turistiche,
che in questo periodo vedono la popolazione residente raddoppiare.
La tagliamani è sicuramente una misura importante,
in termini di maggior trasparenza e legalità. L’obiettivo del centrodestra resta, come ripetuto anche
ieri, quello di lavorare ascoltando tutte le parti
coinvolte, categorie, per elaborare quelle proposte
al fine di rispondere alle istanze dei cittadini di
Roma e del Lazio.
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Mercoledì 29 luglio 2015
ECONOMIA
PEGGIORANO GLI INDICATORI SUL FUTURO E SULL’ECONOMIA NEL MESE DI LUGLIO
Il governo e la fiducia che non c’è:
consumatori e imprese delusi
cende la fiducia dei consumatori e delle imprese. L’incertezza sul futuro e sull’economia sono i due chiodi
fissi degli italiani, che non
vedono nessun miglioramento sostanziale.
L’indice del clima di fiducia dei consumatori diminuisce a 106,5 da 109,3
del mese di giugno, mentre l’indice
composito del clima di fiducia delle
imprese italiane scende lievemente,
a 104,3 da 104,7 di giugno. E’ la fotografia scattata dall’Istat nel mese
di luglio.
Diminuiscono tutte le componenti
del clima di fiducia dei consumatori. Variazioni più marcate si rilevano per il clima economico e per
quello futuro, che passano rispettivamente a 127,9 da 138,6 e a
114,6 da 119,2. Il clima personale
e quello corrente diminuiscono in
maniera più contenuta attestandosi
rispettivamente, a 99,5 da 100,0 e
a 101,7 da 103,3.
Crollano persino i saldi dei giudizi
e delle attese dei consumatori sulla
situazione economica, passando
rispettivamente a -69 da -57 e a -4
da 9. Il saldo relativo ai giudizi sull’andamento dei prezzi, invece, si
attesta a -17 da -21, mentre quello
S
ALLARME CIA: IL CALDO MINACCIA L’AGRICOLTURA
“Aumentare il gasolio agevolato”
e temperature continueranno a
salire. Un caldo che sta creando
non poche difficoltà agli agricoltori,
già vittime della crisi economica e dei
bassi ricavi del settore. Per salvaguardare
le produzioni, infatti, i piccoli e medi
imprenditori sono costretti ad aumentare
l’irrigazione per non disperdere i prodotti
frutto di grandi sacrifici.
A lanciare un appello alle regioni è
stato il presidente della Cia (Confederazione italiana agricoltori), Dino Scanavino.
“Bisogna aumentare la quota di gasolio
agevolato in tutte le Regioni per irrigare
e salvaguardare le produzioni agricole,
colpite dal caldo torrido delle ultime
settimane”, ha spiegato il numero uno
dell’organizzazione, stilando l’elenco dei
prodotti minacciati dalle alte temperature:
“Mais, soia, pomodoro e orticole, ma
anche olivo e vite, sono in profonda
L
riferito alle attese rispetto ai prossimi 12 mesi passa a -22 da -20.
Peggiorano anche le aspettative sulla
disoccupazione, il cui saldo è aumentato di 18 punti rispetto allo
scorso mese: da 10 a 28.
Migliora leggermente il clima di fiducia delle imprese dei servizi di
mercato e del commercio al dettaglio. Scende, invece, il clima di fiducia
del manifatturiero a 103,6 da 103,9
e quello delle costruzioni a 117,6
da 119,7.
Nelle imprese manifatturiere, migliorano i giudizi sugli ordini (a -12
da -13 il saldo), mentre le attese di
produzione rimangono stabili (a 11);
il saldo dei giudizi sulle scorte di
magazzino passa a 3 da 2.
Nelle costruzioni peggiorano sia i
giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (a -34 da -33) sia le attese
sull’occupazione (a -11 da -9). Nelle
imprese dei servizi migliorano i giudizi e le attese sugli ordini (a 7 da 4
e a 9 da 5, i rispettivi saldi) ma crol-
lano le attese sull’andamento generale dell’economia (a 12 da 18). Nel
commercio al dettaglio aumenta i
giudizi sulle vendite correnti (a 16
sofferenza per l’assenza prolungata di
piogge e per le temperature elevate e
stanno richiedendo vere e proprie ‘irrigazioni d’emergenza’ che fanno consumare alle aziende una quantità ingente
di gasolio agricolo per innaffiare”.
“Il problema non è solo il costo sostenuto per irrigare ma - ha sottolineato
Scanavino nella sua missiva - il fatto
che le scorte di gasolio a disposizione
degli agricoltori si sono esaurite o
stanno rapidamente terminando, tanto
più che la quota di carburante agevolato
assegnato alle aziende agricole ha subito
una riduzione del 23% in tre anni,
l’ultima con la legge di Stabilità”.
La situazione è davvero allarmante: in
questo periodo, infatti, le aziende devono
irrigare praticamente tutto il giorno per
portare a maturazione le produzioni
agricole e difendere i raccolti, rispetto
alle due volte a settimana.
da 7) mentre peggiorano le attese
sulle vendite future (a 21 da 23); in
accumulo sono giudicate le giacenze
di magazzino (a 10 da 5).
BATTUTA TOYOTA PER LA PRIMA VOLTA
Volkswagen da record
nelle vendite mondiali
olkswagen batte
Toyota nelle vendite di auto in
tutto il mondo e diventa
il leader mondiale del
settore, per la prima
volta. Il gruppo giapponese nei primi sei
mesi di quest’anno ha
venduto infatti 5,022
milioni di veicoli, un
po’ di meno rispetto ai 5,04 milioni del colosso tedesco che
dunque mette la freccia nella
speciale classifica.
Volkswagen aveva fissato al 2018
il traguardo per diventare il leader
mondiale assoluto dell’auto e
ora può seriamente cominciare
a pensare di anticipare i tempi,
anche e resta la forte incognita
del mercato cinese, visto l'outlook
sempre più incerto e un terreno
che finora non ha visto i tedeschi
protagonisti.
Il sorpasso su Toyota, numero
uno negli ultimi tre anni, è avvenuto comunque in frenata, visto
che per entrambe le case automobilistiche le vendite sono comunque scese su base annua,
in maniera più rilevante, ovvero
dell'1,5% per Toyota e dello
0,5% per Volkswagen.
Per 70 anni il leader mondiale
era stato il marchio americano
della General Motors, una corona
mantenuta fino al 2008, quando
poi si è visto costretto a cedere
lo scettro a Toyota. Il colosso
americano deve in realtà ancora
diffondere i dati sull'andamento
V
dei primi sei mesi dell’anno, ma
dovrebbe restare ampiamente
sotto i 5 milioni di auto vendute
e dunque al terzo posto.
La Toyota è comunque andata
bene negli Stati Uniti, dove ha
battuto con il 5,6% la crescita
del mercato, grazie alla domanda
dei modelli Lexus Nx e Toyota
Rav4. Al confronto, i marchi Vw
sono aumentati del 2,4%.
Anche sul mercato cinese, che
è il più grande al mondo, Toyota
ha avuto una buona performance,
al contrario dei tedeschi che
hanno scontato la frenata dei
mercati azionari con riflessi negativi sulla fiducia dei consumatori: +10% nel semestre a
512.800 veicoli contro il -3,9%,
a 1,74 milioni.
Ma Volkswagen è andata benissimo in Europa, come non accadeva da oltre cinque anni: +6%
la crescita delle vendite contro
+5,7% di Toyota. Entrambe sono
invece andate maluccio in Giappone: - 8,2% per i marchi Toyota
e Lexus e il 13% per Daihatsu,
addirittura -17% per i tedeschi.
Rita Di Rosa
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Mercoledì 29 luglio 2015
DALL’ITALIA
L’ITALIA VA IN FIAMME. ROGHI ANCHE NEL SENESE E IN ABRUZZO
Incendi in Sardegna: evacuate spiagge e hotel
Chiusa la Statale 125 che collega Olbia a Murta Maria e San Teodoro
ome ogni estate riesplode l’emergenza incendi. Due roghi sono divampati quasi contemporaneamente
a San Teodoro e Porto Istana, sulla
costa a sud di Olbia, in Sardegna, a
ridosso delle spiagge.
Date le dimensioni del rogo, le forze dell’ordine
hanno deciso di far allontanare gli abitanti che
a centinaia si sono riversati sulle spiagge.
Il fuoco, alimentato dalle raffiche di ponente, si
è diretto pericolosamente verso le case e gli
alberghi. Per questo sono state fatte evacuare
numerose abitazioni in entrambe le località.
Fatto sgomberare anche l’hotel Ollastu a Costa
Corallina.
Chiusa in alcuni tratti la statale 125 che collega
Olbia con San Teodoro con inevitabili ripercussioni sul traffico.
In azione, impegnati nel difficile spegnimento
dell’incendio che avanzava tra pascoli e campi
incolti spinto da un forte maestrale, sono intervenuti un Canadair e tre elicotteri regionali,
oltre a squadre a terra.
I roghi, due e distanti pochi chilometri l’uno
dall’altro, sono divampati all’ora di pranzo. Il
primo nella zona tra San Teodoro e Punta Aldia;
l’altro, scoppiato quasi in contemporanea, nella
zona di Porto Istana, una decina di chilometri
a sud di Olbia.
E mentre andava in fumo la macchia mediterranea, le fiamme, alte e pericolose, hanno minacciato villette e villaggi turistici. “Abbiamo
centinaia di persone che sono bloccate nelle
spiagge, che al momento rappresentano il
luogo più sicuro in cui ripararsi – ha dichiarato
l’assessore alla Protezione civile, Ivana Russu
– Con le motovedette stiamo controllando che
non ci sia qualcuno nelle calette o nelle zone
con folta vegetazione”.
Preoccupazione anche nelle parole del comandante della polizia locale, Gianni Serra:
“Le case e gli hotel dovrebbero essere tutti
vuoti – assicura – Speriamo che nessuno si sia
avventurato in mezzo ai cespugli”.
E ci sarebbero già ingenti danni: in alcuni casi
sono state distrutte recinzioni e tettoie in legna,
anche se sembrerebbe che un paio di case
C
siano state letteralmente avvolte dalle fiamme.
La giornata di martedì era stata preannunciata
già dal giorno precedente dalla Protezione
civile regionale. Così l’Isola è diventata una
“sorvegliata speciale” per gli incendi. Il bollettino
di allerta aveva infatti segnalato una “pericolosità
estrema (livello rosso)” nelle province di Cagliari,
Nuoro e Olbia-Tempio, proprio l’area interessata
dai devastanti roghi. L’allarme è legato oltre
alle alte temperature anche al forte vento di
maestrale, con raffiche di 65 chilometri all’ora
in Gallura.
Roghi anche nel Senese e in Abruzzo – E
l’allarme roghi non interessa solo la Sardegna.
Sempre ieri, un incendio è divampato in località Marrocco in una zona boschiva di Ra-
polano Terme - nel senese - e, in breve
tempo, si è spinto fino a 200 metri di distanza
da una azienda agrituristica. A scopo precauzionale l’agriturismo Marrocco, che ospita
una decina di persone è stato evacuato. Sul
posto sono intervenuti i vigili del fuoco che,
con l’ausilio dell’elicottero e dei volontari
della Protezione civile, sono riusciti a domare
le fiamme senza evitare che andassero in
fumo circa 300 olivi. Intervenuti anche i vigili
urbani, il Corpo forestale dello Stato e i carabinieri della stazione di Rapolano Terme.
Le cause del rogo sono da accertare. L’intervento si è concluso alle ore 14 e tutti gli
occupanti dell’agriturismo sono potuti rientrare nella struttura.
Problemi anche in Abruzzo dove nell’ultimo
fine settimana si sono registrati una trentina
di roghi che hanno visto impegnati, tra sabato
e domenica, oltre cento uomini tra il personale
della Forestale e i volontari della Protezione
civile, oltre all’impiego di due canadair e di
un elicottero. Per sopperire alle difficoltà e
ai problemi legati alla deflagrazione sono
stati organizzati anche turni di sorveglianza
notturna con due squadre di volontari. Gli
uomini della Protezione civile, inoltre, sono
dovuti intervenire anche a supporto degli
automobilisti bloccati sulla A14 tra Lanciano
e Ortona, dove si sono formati oltre 8 chilometri di fila per l’incendio di un autobus.
Barbara Fruch
L’EMERGENZA CONTINUA
VERCELLI
Sbarchi, su un barcone
anche tredici cadaveri
Sassi dal cavalcavia,
fermati cinque stranieri
Accoltella l’anziana
madre e tenta il suicidio
Quasi duemila gli immigrati salvati
in diverse operazioni di soccorso
L’allarme lanciato dai proprietari di due auto
danneggiate ne ha permesso all’identificazione
L’uomo si è salvato ed è ora piantonato
in ospedale. Ignoti i motivi del gesto
ncora tragedie in mare.
Tredici cadaveri sono
stati recuperati su un
barcone diretto verso l’Italia,
raggiunto da mezzi di soccorso
al largo delle coste della Libia.
Sull’imbarcazione vi erano altri
522 immigrati che sono stati
tratti in salvo.
Al momento non si conoscono
le cause della morte degli stranieri
L’intervento di soccorso è stato
coordinato dalla Guardia costiera che ha inviato sul posto
la nave Le Niam della Marina
militare irlandese, inquadrata
nel dispositivo Triton. L’equipaggio della nave ha recuperato
così gli stranieri, scoprendo
però anche i tredici cadaveri.
Nelle ultime ore sono stati
1810 gli immigrati soccorsi
nel Canale di Sicilia in cinque
distinte operazioni, tutte coordinate dal centro nazionale
anno lanciato sassi dal
cavalcavia di San Zenone,
sull’A1, all’altezza di Melegnano, in provincia di Milano.
Una bravata che poteva finire
in tragedia.
Dopo l’allarme lanciato dagli
automobilisti sono stati individuati i responsabili: si tratta
di cinque ragazzi di origine
straniera che sono stati fermati e denunciati dalla polizia
stradale.
Il gruppetto, lanciando le pietre
domenica pomeriggio, avrebbero danneggiato due auto e
sfiorato altre vetture in corsa
lungo la carreggiata.
Solo un miracolo, a detta degli
stessi agenti, ha voluto che
quell’atto sconsiderato non provocasse una tragedia. Per fortuna, i feriti della “bravata” non
sono gravi: gli automobilisti colpiti dal lancio di pietre hanno
avuto la prontezza di fermarsi e
a ucciso la madre a coltellate e poi ha tentato di
togliersi la vita. È successo a Bologna, in zona Borgo
Panigale.
L’uomo Gabriele Galletti, 51enne
che lavora come bidello all’Università ha dapprima massacrato
l’anziana madre, Vilelma Pulga
di 89 anni, poi si è lanciato
dalla finestra, al secondo piano
di una palazzina in via Koch. Si
è salvato ed è ricoverato all’ospedale Maggiore in prognosi
riservata per le fratture riportate
nella caduta, non sarebbe comunque in pericolo di vita.
Galletti è caduto di schiena e il
volo è stato attutito da stendini
per la biancheria.
Ad avvisare la polizia, intervenuta
intorno alle 8.45, sono stati alcuni vicini di casa che hanno
sentito il tonfo della caduta a
terra. Sul posto anche il pm di
turno Antonella Scandellari, che
A
soccorsi della Guardia costiera.
Ai soccorsi, oltre alla nave
della Marina militare irlandese,
hanno partecipato due unità
di Medici senza frontiere ed
un pattugliatore svedese.
In base al rapporto dell’Alto
Commissariato delle Nazioni
Unite per i Rifugiati (UNHCR)
pubblicato ad inizio luglio,
sono almeno 137mila le persone che nei primi sei mesi
del 2015 hanno attraversato
il Mediterraneo verso l’Europa
con un numero di morti in
mare salito drasticamente rispetto al 2014.
Tragedie che comunque non
frenano i cosiddetti “viaggi
della speranza”, tratte su cui
le organizzazioni criminali continuano a guadagnare, mettendo a repentaglio la vita di
numerosi stranieri che vogliono a tutti i costi raggiungere
l’Europa.
B.F.
H
di allertare i soccorsi.
Un gioco cattivo e omicida,
come ricorda Milano Today, che
nel 1986 portò alla morte di
una bambina di due anni a mezzo, colpita da un sasso mentre
dormiva in braccio alla mamma
sulla provinciale Milano-Lentate.
La piccola Maria Jlenia Landriani
è la prima vittima accertata della
follia dei “killer del cavalcavia”.
Dieci anni dopo, il 27 dicembre
1996, la 31enne Maria Letizia
Berdini morì colpita da un sasso
lanciato da un cavalcavia della
A21, all’altezza di Tortona. Era
il 26 dicembre 1996. Maria Letizia Berdini viaggiava con il
marito, sposati da appena cinque
mesi. Le indagini portarono all’arresto di una “banda”, composta quasi esclusivamente da
membri della stessa famiglia,
tutti giovani che confessarono
subito il delitto: avevano agito
per noia.
B.F.
BOLOGNA
H
coordina le indagini della polizia.
Il corpo della donna, è stato
trovato vicino alla finestra, con
varie ferite di coltello, tra cui
quella probabilmente mortale,
inferta al collo.
In casa c’era anche l’anziano
padre, 94 anni, malato, che al
momento del delitto dormiva e
non si è accorto della tragedia.
Pare che l’anziana donna fosse
tornata da pochi giorni a casa,
dopo un periodo in ospedale
per una ischemia celebrale. “Si
stanno cercando di capire i motivi del gesto”, ha detto il procuratore aggiunto Valter Giovannini.
Ignote infatti al momento le
cause della tragedia. L’uomo
non ha lasciato alcun biglietto
e agli investigatori non risultano
problemi economici, abitativi,
di lavoro. Forse c’era solo l’esasperazione per gli acciacchi
degli anziani genitori.
B.F.
11
Mercoledì 29 luglio 2015
DALL’ITALIA
L’INCIDENTE NELLA CHIESA DI SANTA MARIA DI COSTANTINOPOLI A PIETRACATELLA
Cede la volta: muore un operaio
Due i feriti. Nella struttura erano in corso i lavori di restauro dopo l’ultimo terremoto. La ditta che seguiva le opere
è della moglie di Carmine Abiuso, costruttore condannato per il crollo di una scuola Jovine a San Giuliano di Puglia
di Barbara Fruch
n morto e due feriti. È il
bilancio del crollo della
cupola della chiesa di Pietracatella, in provincia di
Campobasso, dove sono
in corso lavori di ristrutturazione.
L'annuncio è stato dato dal governatore della Regione Molise, Paolo
Frattura, in aula durante i lavori del
Consiglio Regionale.
I lavori erano stati avviati da pochi
giorni per rendere agibile la chiesa
in seguito ai danni riportati dal terremoto del 31 ottobre 2002.
Secondo quanto reso noto gli operai
erano al lavoro a diversi metri di altezza, stavano operando su una impalcatura della navata più piccola
dell’edificio. All’improvviso, verso
le 13.20 la volta dell’edificio, per
motivi ancora poco chiari, è crollata,
facendo precipitare i tre insieme
alle macerie.
Immediati i soccorsi del 118. Ma
per una delle tre vittime non c’è
stato niente da fare. Si tratta di Giuseppe Mancini, 53 anni, residente a
U
Riccia, che è morto sul colpo. Gli
altri due, 42 e 52 anni, anche loro
residenti nella zona del Fortore molisano, sono gravissimi all’ospedale
Cardarelli di Campobasso.
“Erano gravi ma coscienti, sotto
choc, chiedevano aiuto” ha detto
uno dei primi soccorritori del 118,
riferendosi alle condizioni dei due
operai feriti.
“C'era tanta polvere,
non si vedeva nulla –
ha raccontato un testimone entrato subito
appena sentito il boato
– calcinacci e due operai che si muovevano
appena e chiedevano
aiuto mentre una terza
persona era immobile
e non parlava. Appena
abbiamo sentito il rumore siamo subito entrati e abbiamo visto
che era crollata una
volta nella parte destra
dell’edificio delle
chiesa”.
La chiesa di Santa Maria si trova di fronte al
monumento dei Caduti di Pietracatella,
non troppo lontano dal
municipio del paese,
che conta 1400 abitanti. I lavori di
ristrutturazione avevano subito forti
rallentamenti, erano stati bloccati
in passato per mancanza di fondi,
ma da una settimana gli operai ave-
vano riaperto il cantiere per completarla, dopo lo stanziamento di
un contributo regionale. La chiesa
era per altro agibile ed è gestita da
una confraternita di laici, i devoti a
Santa Maria di Costantinopoli.
La notizia della tragedia è giunta
attorno alle 14 in Consiglio regionale, durante la seduta che è stata
subito sospesa. Il presidente Paolo
Di Laura Frattura e il delegato alla
Ricostruzione post sisma, Salvatore
Ciocca, si sono recati sul posto per
rendersi conto dell’accaduto.
Sulle cause del crollo e della morte
dell’operaio indagherà adesso la
magistratura. È stato contattato il
magistrato di turno alla Procura
della Repubblica di Larino. Da capire le presunte responsabilità di
chi stava eseguendo i lavori, affidati
a un’azienda di Gambatesa che fa
capo alla moglie di Carmine Abiuso, noto alle cronache per essere
stato il costruttore della scuola
elementare Jovine, crollata a San
Giuliano e costata la vita a 27 bambini e alla loro maestra il 31 ottobre
2002.
LECCE - LA DENUNCIATA DEL SEGRETARIO “CODICI” CHE SCRIVE AL PRESIDENTE MATTARELLA
Sfrattato per morosità, dorme in auto
Piero Scatigna, sposato e padre di due figlie di 10 e 8 anni ospitate
provvisoriamente da parenti, da nove mesi vive dentro la sua macchina
frattato per morosità è costretto da nove mesi
a vivere in auto. Una situazione diventata ormai
inaccettabile quella che sta vivendo Piero Scatigna, leccese, sposato e padre di due figlie di 10 e 8
anni ospitate provvisoriamente da parenti.
Cacciato da casa infatti l’uomo si è dovuto allontanare
anche dalla sua famiglia. “Mi ritrovo da nove mesi a
dormire in auto in un piazzale di fronte alla dimora
che ospita la mia famiglia; da lì – racconta Scatigna –
posso almeno intravvedere moglie e figlie quando
vanno a letto e sentire meno la loro assenza. Sono disperato perché non posso stare con la mia famiglia e
allo stremo delle forze psico-fisiche. Sfido chiunque
S
a dormire in auto con 40 gradi per una sola notte,
con il rischio di essere derubato e malmenato (come
mi è accaduto più volte). È solo il grande affetto che
mi lega a mia moglie e alle bambine a farmi desistere
da un gesto estremo”.
Ad interessarsi alla triste vicenda è stato il segretario
“Codici Lecce – Centro per i Diritti del Cittadino”, l’avvocato Stefano Gallotta, che ha denunciato il tutto
anche attraverso una lettera inviata al presidente della
Repubblica Sergio Mattarella.
“Per il momento, nonostante l’interessamento diretto
del Quirinale e le conseguenti promesse delle istituzioni
locali – racconta Gallotta – l'alloggio non è arrivato. Il
5 giugno scorso a Codici Lecce era giunta la rassicurazione scritta, da parte del Dirigente responsabile
della gestione alloggi Erp presso il Comune di Lecce
che, entro il 9 giugno scorso, la famiglia del signor
Scatigna avrebbe ottenuto l’assegnazione di un
alloggio. Questa notizia aveva ridato speranza alla
tanto provata famiglia e la prospettiva di poter
finalmente tornare unita sotto lo stesso tetto e
riprendere un’esistenza dignitosa e un progetto di
vita comune. Poi c'è stato il blitz presso gli uffici comunali della Guardia di Finanza, nell’ambito dell’inchiesta
della Procura della Repubblica su presunte assegnazioni
irregolari degli alloggi popolari e, da tale data, è calato
il silenzio”.
E ora si lancia un nuovo appello alle istituzioni.
“Abbiamo scritto ancora una volta al Presidente della
Repubblica, al Prefetto e al Sindaco della nostra città
– conclude Gallotta – Non possiamo permettere che
questa situazione si protragga per un solo altro giorno
e che un cittadino dorma per strada, separato suo
malgrado dalla moglie e dalle figlie, mentre ci sono
tanti alloggi vuoti”.
“Ritengo sia un dovere delle istituzioni – è scritto
nella lettera inviata da Codici a Mattarella –restituire a
questa famiglia il sacrosanto diritto, costituzionalmente
sancito, ad ottenere un’abitazione quale luogo dove
la stessa possa realizzarsi nella condivisione di un
progetto di vita comune e di un’esistenza dignitosa.
Questo sarebbe un grande successo per tutti, in ossequio a quel senso umano di responsabilità e di
carità verso i più deboli dal quale nessuno e, meno
che mai, le istituzioni, dovrebbe esimersi né sfuggire,
se è vero che la politica è (rectius dovrebbe essere)in
B.F.
primis la più nobile e alta forma di carità”.
BERGAMO - L’UNIONE INQUILINI ORGANIZZA UNA PROTESTA PER DOMANI
Invalida totale rischia di perdere la casa
L’ufficiale giudiziario si presenterà da Marinella Oberti insieme a un medico dell’Asl
Se la donna è trasportabile in ospedale, le forze dell’ordine potrebbero sgomberare l’alloggio
nvalida al 100%. Non può lavorare e ora rischia
anche di perdere la sua abitazione. È la scioccante
storia che arriva da Bergamo. Protagonista Marinella
Oberti (nella foto de Il Giorno), 56 anni, fin da bambina
alle prese con una patologia fortemente invalidante,
la Sindrome da sensibilità chimica multipla.
La donna, in poche parole, è allergica a tutto: fumi da
combustione, inchiostro, carta stampata, vernici, solventi, profumi, deodoranti, detersivi, farmaci, fino ad
arrivare ai campi elettromagnetici.
Proprio per questo deve vivere in un ambiente non
contaminato e non inquinato. Per questo ha dovuto
cambiare più volte abitazione e non può lavorare.
Come riportano i siti locali dopo essere stata sfrattata
dalla precedente abitazione, dal 2010 è ospitata da
una struttura in Città Alta, in un bred&breakfast in via
Pianone. Secondo quanto raccontato anche dall’Unione
Inquilini che sta seguendo la vicenda, da allora “l’Am-
I
ministrazione comunale si era impegnata a prendersi
carico della difficile situazione della signora pagando
al proprietario l’affitto di 1.230 euro al mese. A fine
2011 il Comune, senza spiegazioni, interrompeva il
contributo pattuito. Marinella pertanto, continuava
faticosamente a pagare l’affitto ancora per alcuni
anni, usufruendo anche di donazioni dalla vicina Parrocchia”. Ma, come dice la donna, con la sua pensione
di invalidità e la cassa integrazione del marito (da
pochi mesi al lavoro) non è stato possibile corrispondere
l’intera cifra.
E ora la donna rischia lo sfratto. “Le condizioni di vita
della donna sono peggiorate – ha spiegato Maurizio
Mazzucchetti, dell’Unione Inquilini a Michele Andreucci
de ‘Il Giorno’ – Infatti il gestore del b&b, dopo aver
staccato gas, metano e energia elettrica, aveva avviato
le procedure di sfratto. Marinella ha sempre cercato
un alloggio alternativo, ma la casa adatta non è stata
ancora trovata. Il problema è individuare un appartamento lontano da fonti inquinanti a cui la donna è
fortemente allergica. Giovedì l’ufficiale giudiziario si
presenterà a casa della donna, accompagnato da un
medico dell’Asl – prosegue Mazzucchetti – Se quest’ultimo certificherà che Marinella è trasportabile in
ospedale, le forze dell’ordine potrebbero sgomberare
l’alloggio”.
Contro la decisione proprio per domani, giovedì,
l’Unione Inquilini di Bergamo, a partire dalle 10, organizzerà un presidio solidale. Una manifestazione
anche per rinnovare l’appello al sindaco di Bergamo
e al prefetto. “L’amministrazione si è attivata soltanto
per permettere alla famiglia di fare domanda, all’apertura
del bando, per l’assegnazione di una casa popolare.
Marinella Oberti - conclude l’esponente dell’Unione
Inquilini - è risultata tra i primi in graduatoria. Quasi
certamente, però, anche la casa popolare non potrà
accoglierla, sia perché l’assegnazione non sarà pronta
per il giorno dello sfratto, sia perché la sua patologia
le impedisce di abitare in un condominio esposto agli
inquinanti tipici della vita quotidiana”.
L’ennesima storia che evidenza come lo stato sociale
in Italia sia pressoché inesistente. Proprio le istituzioni
infatti dovrebbero farsi carico dei cittadini invalidi.
B.F.
Purtroppo spesso ciò non avviene.
12
Mercoledì 29 luglio 2015
SOCIETA’
FANTASIA E SPETTACOLI PIROTECNICI ALLIETANO E ILLUMINANO L’ESTATE 2015
“Notte di Fiaba” torna con Cappuccetto Rosso
Dal 27 al 30 agosto a Riva del Garda il tradizionale appuntamento per i bambini e le famiglie
di Chantal Capasso
mperdibile l’appuntamento
a Riva del Garda all’evento
“Notte di fiaba". Presente
anche quest’anno, dal 27 al
30 agosto, la 41esima edizione si propone come un saluto
allegro, giocoso e divertito all'estate. Dalla foresta di Sherwood al
bosco del lupo cattivo. Dalla leggenda popolare britannica alla fiaba francese codificata nel XIX secolo dai Fratelli Grimm. Spettacoli
e narrazioni, musica e intrattenimento, laboratori e giochi, viaggi
nella fiaba, per quattro giornate
organizzate dal Comitato Manifestazioni Rivane con il patrocinio
di Ingarda Trentino e dedicate ai
bambini in primis, ma anche alle
loro famiglie.
La storia di Cappuccetto Rosso
sarà reinventata attraverso i tanti
laboratori, giochi, racconti e l'immancabile spettacolo teatrale itinerante del viaggio nella fiaba
che animeranno le piazze di Riva
del Garda dal 27 al 30 agosto e,
come sempre, sabato 29 agosto
I
alle ore 22.00 il tradizionale spettacolo pirotecnico illuminerà le
acque del Lago di Garda con me-
ravigliosi giochi di luce.
Le attività ludiche e ricreative comprenderanno laboratori culinari e
creativi, set fotografici
e animeranno alcune
piazze cittadine ma
anche il Chiostro di
S Francesco, il Cortile
Interno della Rocca
e molti altri luoghi
toccati dalla caccia al
tesoro a squadre Persi nel bosco. Giochi
e manualità, ma anche spettacoli e letture animate per
bambini. Giornata
inaugurale “C'era una
volta...” di giovedì 27
agosto, alle 14.00, e
all’appuntamento
speciale "...e vissero
felici e contenti!" il
30, con l'anteprima
della fiaba protagonista della prossima
edizione.
Nella ricca sezione
Musica e Intrattenimento spicca Che
lupo sei? Lupo femmina, lupo cuoco, lupo invisibile, lupa pagliaccia..., mostra (e storie) di lupi visti
dai bambini visitabile dal 27 agosto
al 19 settembre nella Biblioteca
Civica Riva del Garda. Il MAG (Museo Alto Garda) sarà invece la location della mostra di illustrazioni
"La vera storia di Cappuccetto
Rosso", che sarà inaugurata il 25
luglio e resterà aperta fino al 6
settembre. La sera del vernissage
saranno anche premiati i vincitori
di Notte di Fiaba Illustration Contest: la vincitrice è Luna Colombini,
secondo classificato Vittorio Ormas, terzo Salvatore Pastore; menzione speciale della giuria per
Edu Flores, Flavia De Carli, Erika
Cunja e Yael Frankel.
Ogni anno una fiaba diversa, con
i suoi personaggi, buoni e cattivi,
i suoi profumi, i suoi colori, invade
Riva del Garda e la trasforma in
un luogo della fantasia. Notte di
Fiaba significa più di 100 volontari,
85.000 visitatori, 160 ore di animazione, 2.500 kg di artifici pirotecnici: sono solo alcuni dei numeri
di uno degli eventi più importanti
nel Garda Trentino, che si tramanda
di generazione in generazione dagli anni ’50.
NOTTE DELLA TARANTA
Nel Salento musica tradizionale e internazionale
Attesi tanti ospiti: Ligabue, Paul Simonon (Clash), Tony Allen e non solo
a notte della Taranta non mancherà di radunare artisti della
musica tradizionale salentina
che culminerà nel classico concertone del prossimo 22 agosto a
Melpignano. Il Maestro Concertatore dopo aver chiamato Luciano
Ligabue come ospite della manifestazione, ha deciso di allargare il
parco degli special guest: Phil Manzanera ha fatto sapere di aver coinvolto nell'iniziativa anche il già bassista dei Clash Paul Simonon (e
collaboratore di Damon Albarn dei
Blur nei The Good, the Bad & the
Queen e nei Gorillaz), il re nigeriano
dell'afro beat Tony Allen, Andrea
Echeverri (dei colombiani Atercio-
L
pelados), la violinista della TransSiberian Orchestra Anna Phoebe
e il chitarrista di flamenco Raul Rodriguez. Il coordinatore dell'estemporanea super-band Phil Manzanera, riferisce l'edizione online della
Gazzetta del Mezzogiorno, ha commentato:
"Sono contentissimo che La Notte
della Taranta abbia richiamato artisti
così prestigiosi, pronti a prendere
parte con grande entusiasmo a questo fantastico concerto. Spero che
quest’anno la nostra presenza possa
rappresentare un elemento ulteriore
per far conoscere in tutto il mondo
questa cultura che merita un pubblico internazionale"
L’ATTORE A MARRAKECH
CURIOSITÀ
Il segreto del ballo
di coppia è nel cervello
Cruise si sposa
per la quarta volta
rmai sono tantissimi gli appassionati che in Italia frequentano
scuole di ballo per migliorare
sempre più la loro tecnica.
Impresa non facile perché occorrono
diverse ore di duro allenamento per
poter raggiungere risultati accettabili,
ma ancora più complicato è il ballo di
coppia.
Anche se si è dei professionisti del
ballo, esibirsi in coppia è non è impresa
facile. Riuscire a sincronizzare i movimenti
tra due ballerini è difficilissimo, ci vogliono
ore e ore di duro allenamento, trovare il
feeling con il proprio patner.
Secondo un recente studio condotto da
un team di ricercatori dell’Università la
Sapienza di Roma, il segreto sta nel
cervello. Un’area specifica del nostro
om Cruise si sposa. Donne di tutto il
mondo rassegnatevi: il bravo e bello
Tom Cruise ha deciso, a 53 anni, per
la quarta volta, di dire sì.
Si sposerà in Marocco, a Marrakech, località
a cui pare l’attore sia molto legato non solo
per motivi lavorativi ma anche affettivi. E’
proprio in Marocco che Tom Cruise ha
girato l’ultimo episodio di Mission Impossible
e dove è ritornato recentemente per festeggiare il suo amico David Beckam che ha
compiuto 40 anni. Per il momento non si
sa ancora quando l’attore si sposerà e forse
si saprà solo a cerimonia avvenuta ma indiscrezioni dicono che il mese scelto è quello
di dicembre. La futura moglie, Emily Thomas
ha 22 anni, è la sua assistente e i due si sarebbero innamorati proprio a Marrakech
durante le riprese di Mission Impossible.
O
cervello riesce a coordinare i movimenti
di un ballerino ed a sincronizzarli con
l’altro componente della coppia.
Secondo gli studiosi romani la zona del
cervello che permette ai ballerini di coordinarsi ed evitare che si facciano delle
brutte figure è l’intra-parietale anteriore
sinistra.
La ricerca del team è stata pubblicata
sull’importante rivista Nature Communications.
I ricercatori hanno scoperto l’importanza
di questa specifica area del cervello effettuando alcuni test su alcune coppie
di ballerini. In particolare, la coppia è
stata sottoposta ad un particolare test:
riuscire a prendere un oggetto che
aveva la forma molto simile alla bottiglia
cercando di fare gli stessi movimenti
Uno straordinario parterre internazionale dunque, che porterà in Italia
artisti come Paul Simonon, fondatore
dei The Clash. Tra i suoi progetti recenti: The Good, The Bad & The
Queen con Damon Albarn e l'album
dei Gorillaz, "Plastic Beach".
Il concertone del 22 agosto a Melpignano, capace di attrarre ogni
anno oltre 150 mila persone in piazza a ballare la pizzica fino all'alba,
si svolge al termine del festival itinerante de "La Notte della Taranta",
che prenderà il via il prossimo 3
agosto a Corigliano d'Otranto e si
svilupperà in 17 tappe in tutto il
Salento, con l'esibizione di oltre 60
Ch.C.
gruppi musicali.
T
del compagno. Gli studiosi hanno visto
che l’area del cervello intra-parietale
anteriore sinistra è quella che coordina
i movimenti di entrambi i componenti
Ch.C.
della coppia.
Durante tutto il tempo delle riprese l’assistente
non lasciava mai un minuto solo Tom Cruise
e ora si è capito il motivo, infatti oltre a
motivi lavorativi i due non si staccavano un
attimo perchè innamorati. Tom Cruise l’emozione del matrimonio la conosce molto
bene, infatti porterà all’altare Emily Thomas
dopo aver già detto si, nel passato, a Mimi
Rogers, a Nicole Kidman e a Katie Holmes.C’è
da scommetterci che come per le altre volte
anche in questo caso sceglierà una location
favolosa e se con Katie Holmes la scelta ricadde sullo splendido castello Odescalchi
di Bracciano, vicino Roma, questa volta lo
sfondo del Marocco promette un altro sceE.M.
nario da favola.
Fly UP