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AL CAPOLINEA “La Farnesina? Si occupi dei
Anno IV - Numero 177 - Mercoledì 29 luglio 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Politica Esteri Storia I tagli alla Sanità passano al Senato Turchia e Usa contro l’Isis I nostri speciali: la nascita del Duce Traboni a pag 3 Di Giorgi a pag 5 Moriconi alle pagg. 6-7 UN’ALTRA GARA A RISCHIO, INTERROGAZIONE DE LA DESTRA: PURE LE AZIENDE DI MAFIA CAPITALE? E PERCHÉ L’ANAC NON È STATA COINVOLTA? di Francesco Storace o straccio, da solo, serve a togliere la polvere, ma le macchie rimangono. Come i vizi, duri a morire. Nonostante le leggi approvate sulla spinta dell’opposizione per restituire un’idea di legalità alle istituzioni, nelle società della regione Lazio si continua a viaggiare - nel caso di oggi è la parola giusta su un crinale pericoloso. Il tema riguarda gli appalti e l’azienda di trasporti pubblici del Lazio, la Cotral. L’oggetto sono le pulizie con relativa gara; tra i protagonisti - si dice - le solite ditte legate a Mafia capitale, ancorché recuperate a verginità commissariale; il mistero e’ sui conti; l’assente, al solito, e’ sua maestà trasparenza; le vittime, tanto per cambiare, potrebbero essere come di consueto i lavoratori. Ieri ho presentato un’interrogazione in consiglio regionale sulla gara di servizio di pulizia delle sedi Cotral. Che è attualmente gestito da chi ha vinto la gara precedente, e come capita e’ in regime di proroga. Per fortuna, potremmo dire, che’ se l’appalto fosse stato affidato nei tempi previsti dalla gara - novembre 2014, un mese prima di Mafia capitale - avrebbe rischiato di finire nelle grinfie dei soliti noti gia’ conosciuti con la gara Cup della sanità. Già, perché anche qui - stando a quel che ci si racconta - ci sarebbero i soliti nomi in gara delle L bro del Cda, poi rimosso dall’incarico. Il tutto a porte rigidamente chiuse. Il tutto esattamente come per la gara Cup scesa da 61 milioni per quindici aziende sanitarie a 58 ma per 17 aziende... Il tutto senza fare chiarezza sui criteri con cui è stata nominata la commissione aggiudicatrice dell’appalto. Esattamente come nella gara Cup in cui si è finiti pero’ al centro di un’inchiesta per turbativa d’asta. Il tutto - si dice - con la partecipazione famelica alla gara di aziende della nota ditta Mafia capitale.... Il tutto con un prodigioso criterio di aggiudicazione dell’appalto che premierebbe in termini di punteggio le ditte che impiegano minor tempo per il servizio e quindi un numero inferiore di lavoratori. Il tutto - unica differenza con la seconda gara Cup, quella rigenerata dall’Autorita anticorruzione di Cantone - senza la richiesta di ausilio della stessa Anac. E tutto questo avviene, sia nel caso della gara Cup con un bando che muta in un semestre, sia nel caso Cotral con il valore dell’appalto che diminuisce di otto milioni in venti minuti nel chiuso di una stanza, sempre nell’ambito della stessa amministrazione regionale. Lo strofinaccio non basta. Serve la verità su quello che succede sulla stranezza di un’operazione del genere. Che andrebbe annullata e riproposta con maggiore trasparenza. STRACCI Alla regione Lazio un altro appalto, quello delle pulizie Cotral, diminuisce stranamente di otto milioni di euro in venti minuti a porte chiuse aziende finite sotto inchiesta e con i loro capi sbattuti in galera. I trenta milioni di euro banditi inizialmente per un servizio triennale facevano e fanno gola. Poi, è accaduto qualcosa di strano: al mo- MARINO VARA LA NUOVA GIUNTA MA ROMA AFFONDA SEMPRE PIÙ mento di decidere la proroga del servizio perché non si era evidentemente ancora pronti per l’aggiudicazione, il consiglio di amministrazione nominato da Zingaretti, lo stesso che aveva fissato il FRONTALIERI ALLA DOGANA COL CASELLARIO GIUDIZIARIO: L’ITALIA S’INDIGNA MA LA SVIZZERA RISPONDE “La Farnesina? Si occupi dei marò” di Robert Vignola estieraccio, quello dei frontalieri. Abitano in Italia, ma lavorano in Svizzera e tutti i giorni varcano il confine. Mal visti da una parte e dall’altra: dall’Italia, che non li sfama e li considera pure evasori, e dalla Svizzera. Che, in tempi in cui la criminalità sta investendo anche i suoi cantoni (e particolarmente il Ticino), ha introdotto leggi più severe in termini di ingressi di immigrati, ma anche controlli più stretti nei confronti dei frontalieri. Il che ha, ieri, causato il venire a galla di uno scontro diplomatico di non poco conto: il ministero degli esteri ha convocato l’ambasciatore svizzero Giancarlo Kessler “per esprimergli la viva M AL CAPOLINEA Sarra a pag. 8 valore dell’appalto - dopo una provvidenziale pausa di appena venti minuti - ha ridotto la cifra di ben otto milioni di euro, calando i numeri fino a 22 milioni nel triennio. Il tutto su richiesta di un mem- preoccupazione italiana per le misure introdotte dalle autorità cantonali ticinesi a carico dei lavoratori frontalieri italiani”. Tutta colpa dell’obbligo burocratico, introdotto recentemente, di presentare il casellario giudiziario alle autorità cantonali ticinesi per i frontalieri. Secondo il direttore della Farnesina Valensise “si tratta di misure in violazione dell’accordo europeo sulla libera circolazione delle persone del 1999, palesemente discriminatorie nei confronti di cittadini italiani e in contraddizione con l’eccellente stato delle relazioni bilaterali”. Sempre gli Affari esteri hanno assicurato che l’ambasciatore elvetico ha definito incompatibili tali misure e che riporterà informazione a Berna delle rimostranze italiane. Tutto bene? Insomma: Norman Gobbi, consigliere di Stato alla sicurezza del Canton Ticino, viene considerato il genitore delle clausole della discordia. E manda a dire al di qua del confine: “Gli ambasciatori si convocano solo per atti gravi, dunque mi pare un gesto piuttosto forte, da parte delle autorità italiane. Ma in tutto questo tempo – fa notare – nessuno, nemmeno uno dei 60mila lavoratori italiani ha in- terposto ricorso verso l’obbligo, segno che ci troviamo di fronte, a mio parere a una tempesta più che altro politico-sindacale. Ricordo inoltre che la norma riguarda tutti i cittadini della Ue, non solo gli italiani. Alla Farnesina forse dovrebbero occuparsi d’altro, visto ad esempio che due cittadini italiani sono prigionieri in India da anni”. E la Farnesina dovrebbe saperne qualcosa... Touché. 2 Mercoledì 29 luglio 2015 ATTUALITA’ LAURA BOLDRINI TIENE A BATTESIMO IL PROGETTO CON UNA CERIMONIA IN POMPA MAGNA Internet diritto per tutti: sulla Carta Un anno di lavoro e la Commissione guidata da Stefano Rodotà partorisce la “Dichiarazione” Tanta retorica sulla rete democratica e aperta a chiunque: ma la realtà è ancora ben diversa di Robert Vignola iritto ad internet: e a dirlo è proprio colei che ha inaugurato la sua stagione istituzionale chiedendo raid delle forze dell’ordine in casa di chi osava prenderla in giro in rete con fotomontaggi o altre pubblicazioni che, chiunque gira sui social network lo sa, sono il pane quotidiano per centinaia di personaggi politici, ma anche sportivi o del mondo dello spettacolo. Laura Boldrini è così: né ha in qualche misura affrontato il tema della satira e della censura. Per lei internet è solo il wi-fi da distribuire ai “migranti” ospitati dai resort, in fuga dalla guerra e dalle carestie eppure così abituati ad essere connessi col mondo da protestare spesso e volentieri per la mancanza del servizio che, per ironia della sorte, molti giovani italiani conoscono a malapena. La speranza è proprio che la ‘Dichiarazione dei diritti in Internet’, che è stata presentata in pompa magna ieri, serva davvero a tutti, e non ai soliti noti. Si tratta di una “carta” che sancisce, tra le altre D cose, l’accesso alla rete come diritto fondamentale della persona per lo sviluppo sociale e il diritto alla conoscenza e all’educazione in Rete. Laura Boldrini, nella sede prestigiosa della sala del Mappamondo a Montecitorio, ha scelto un’altra icona della sinistra radical chic, Stefano Rodotà (oltre agli altri componenti della Commissione ad hoc fondata un anno fa per dedicarsi a questo progetto) come spalla del suo sproloquio. Presentando i 14 articoli come un atto compiuto che definisce una materia che è sempre più “una dimensione della nostra vita, della nostra esistenza. E lo sarà sempre di più”. Inevitabile che, nonostante la climatizzazione, l’appuntamento sudasse retorica da ogni poro della pelle, innanzitutto con richiami continui alla “Costituzione”, nel suo essere “rivolta ai giovani” sottolineato a ogni piè sospinto dalla terza carica dello Stato. “Questa è una giornata di grande soddisfazione - ha detto Boldrini - dopo un anno esatto di lavoro consegniamo la Carta dei diritti in internet”. L’idea di costituire una commissione parlamentare “composta per metà di deputati e metà di esperti, con la sfida di met- tere insieme persone con sensibilità e opinioni diverse per arrivare a una sintesi che potesse avere l’adesione di tutti” - è nata “dall’esigenza di volersi occupare di questa materia. Internet - ha ribadito Boldrini - è una dimensione della nostra esistenza e quindi qualcosa di cui occuparsi”. Per la prima volta poi, ha evidenziato la presidente, “per un atto di natura parlamentare abbiamo fatto una consultazione pubblica. Abbiamo dato la parola ai cittadini, è un fatto che non ha precedenti. Ci sono stati 14mila accessi e 590 opinioni espresse sui contenuti della Carta. Opinioni di cui, quando possibile, abbiamo tenuto assolutamente conto”. Il prossimo obiettivo, ha annunciato Boldrini, “sarà quello di lavorare ad una mozione unitaria che abbia come oggetto questa Dichiarazione e che impegni il governo a promuovere i principi della Dichiara- zione stessa in sede nazionale e internazionale”. “Ci auguriamo, grazie all’impegno del ministro dell’Istruzione Giannini, una diffusione della nuova Carta nelle scuole”, ha aggiunto Boldrini. Ci mancherebbe... Vedremo invece quanto sarà lungo ne “articolato” il percorso per giungere dalle Dichiarazioni (rigorosamente in maiuscolo) ad una realtà nella quale l’Italia somigli agli altri Paesi europei anche e soprattutto, per dirne una, sulla qualità dei servizi di connessione. Altrimenti la Carta della Boldrini sarebbe solo carta straccia. IL PRESIDENTE DEL SENATO FA QUADRATO ATTORNO ALLA MAGISTRATURA E ACCELERA SULLE UNIONI CIVILI Il ristretto Ventaglio di Pietro Grasso a cerimonia del Ventaglio è un appuntamento dal vago sapore barocco, organizzato dall’Associazione stampa parlamentare per salutare le tre cariche dello Stato prima della pausa estiva. Ieri a Palazzo Giustiniani è toccato a Pietro Grasso e la seconda carica dello Stato ne ha approfittato, come da tradizione, per alcune sue riflessioni. Che però hanno avuto un… ventaglio piuttosto ristretto: finendo per insistere assai, in un’Italia (è bene ricordarlo) ormai vessata da otto anni di crisi ininterrotta, su un paio di interessi L particolari e ignorando quelli generali. Il primo: quello dei magistrati, cioè i suoi ex colleghi, che rischiano di vedere lo strapotere con le limitazioni alle intercettazioni (sul cui uso distorto si discute ormai da anni, cercando di porvi un freno). Il secondo: quello delle unioni civili, sul quale i “ritardi” sono cosa ritenuta talmente esecrabile che si vede da lontano un miglio l’intenzione di Grasso di accelerare il più possibile sulla calendarizzazione del ddl Cirinnà. Ma andiamo per ordine. Partendo, appunto, dal tema di più stretta attualità parlamentare. Grasso non si mostra, in questo, particolarmente super partes, come pure imporrebbe il suo altissimo ruolo istituzionale. “Le intercettazioni sono un mezzo di indagine irrinunciabile e indispensabile che non va in alcun modo limitato. Quanto alla pubblicazione del contenuto delle intercettazioni occorre conciliare diversi principi democratici: la segretezza delle indagini, la riservatezza della vita privata, il diritto all’informazione”. Un colpo al cerchio e uno alla botte? Insomma: “In questa materia - ha aggiunto - esistono già diverse norme, evidentemente non sempre rispettate, quindi si potrebbe regolare meglio la gestione delle intercettazioni, ad esempio attraverso un’udienza filtro che mantenga solo quelle utili al processo. Seguo con attenzione anche il dibattito a proposito dell’emendamento sulla registrazione delle conversazioni”. Facile pensare quale sia il suo pensiero al riguardo: anche perché quando approfondisce il tema non trova di meglio da fare che far sapere che “ho appreso con piacere che, a seguito delle dichiarazioni del ministro Orlando, sia stato presentato un emendamento per evitare di ledere il diritto di cronaca. Va sottolineato - ha concluso Grasso - che in molti casi la diffusione illecita del contenuto di intercettazioni è dovuta alla slealtà di pubblici ufficiali, che devono essere perseguiti con la massima determinazione per rivelazione di segreto d’ufficio”. Peccato che non se ne trova mai uno… Per quanto riguarda l’altro tema, se uno si aspetta che la seconda carica dello Stato guardi anche agli umori del Paese, resta deluso. A meno che dal suo ufficio di Palazzo Madama Pietro Grasso non abbia potuto vedere il milione di qualche settimana fa a piazza San Giovanni. “Credo fermamente che sia ormai giunto il tempo di riconoscere piena cittadinanza ai diritti delle coppie omosessuali”, dice sulle unioni civili, tagliando corto. Ed anzi quasi indignandosi per “il ritardo accumulato negli anni” e poi tessere invece le lodi di quel mondo giudiziario che è assai più pronto a legiferare, in queste materie, della politica: “la prima sentenza della Corte Costituzionale risale al 2010, e già rilevava la necessità che il Parlamento intervenisse sul tema con urgenza”. Evidentemente un’altra accelerazione, condita da asserzioni la cui oggettività è tutta da verificare,. Come quella secondo cui “qualsiasi unione tenuta insieme dall’affetto, dalla solidarietà e dalla condivisione di un progetto comune, merita di essere tutelata” perché “non tocca in alcun modo coloro che, di quei diritti, già possono godere, ma cambia la vita a chi li vede riconosciuti”. Non dello stesso parere sembrano essere i ragionieri di stato che stanno valutando, tra pensioni di reversibilità e affini, quale potrebbe essere l’impatto di queste civilissime unioni sulle casse pubbliche: si parla di qualche decina di miliardi. Ancora sicuri che non andranno a ledere i diritti di nessuno? R.V. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Mercoledì 29 luglio 2015 ATTUALITA’ IL SENATO HA DATO IL VIA LIBERA AL DL ENTI LOCALI, CHE ORA VA ALLA CAMERA PER L’OK DEFINITIVO Tagli alla Sanità, passa la fiducia La Lorenzin continua ad arrampicarsi sugli specchi ma anche i medici contestano la decisione di Igor Traboni LA CORTE DEI CONTI: BILANCI IN ROSSO on il solito escamotage del voto di fiducia, oramai una pratica diventata abituale per il governo Renzi, l’aula del Senato ieri sera ha dato il via libera al disegno di conversione in legge del decreto Enti locali. I sì di Palazzo Madama sono stati 163, 111 i voti contrari, nessun astenuto. Il provvedimento, sul quale il governo ha presentato un maxiemendamento, passa ora alla Camera per l’ok definitivo. Nel maxiemendamento vengono confermati i tagli pari a 2,352 miliardi, per il 2015, sul livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale. Il dl enti locali prevede anche l’autorizzazione per la Regione Calabria a ricorrere alla risorse necessarie per la stabilizzazione dei lavoratori Lsu-Lpu dei Comuni calabresi. Ma è chiaro che proprio i tagli alla Sanità sono quelli che destano maggiore preoccupazione, anche se pure ieri il ministro Beatrice Lorenzin, con la solita ardita manovra di arrampicamento sugli specchi che la vede sempre più protagonista, ha ripetuto che non ci sono tagli “ma misure di efficientamento che porteranno dei risparmi da reinvestire nel settore. Dico ‘no’ a qualunque ipotesi di taglio, che al momento non c’è. I risparmi non sono tagli”. Il ministro ha poi aggiunto che un risparmio a suo dire potrà arrivare da una stretta sulla ‘medicina difensiva’ che costa 13 miliardi l’anno. Ovvero esami e visite prescritti a scopo ‘difensivo’, per prevenire i contenziosi. E ai medici che protestano contro il taglio del Partecipate, che buco E la Sicilia ‘batte’ tutti C n sette regioni italiane i bilanci delle società partecipate sono in profondo rosso, con perdite che superano di gran lunga gli utili. L’ennesimo allarme è stato lanciato dalla Corte dei Conti e contenuto in una relazione ufficiale. Lo squilibrio tra utili e perdite è molto forte in Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria e Sicilia. Nella regione di Rosario Crocetta il passivo è addirittura pari a 117 milioni, a fronte di appena 36 di utili. Nella relazione annuale della Corte dei Conti si legge anche che i piani di razionalizzazione delle partecipate, previsti dalla legge di Stabilità, “sono stati presentati da oltre la metà degli enti” di Lombardia, Umbria, Toscana, Marche, Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna, Abruzzo e Veneto, mentre percentuali più basse si riscontrano nelle altre Regioni. Al 19 giugno 2015 risultano censite nella banca dati Siquel della Corte dei Conti 7.684 partecipate locali, di cui quasi 2mila (1.898 per la precisione) totalmente pubbliche, con uno o più enti partecipanti). Ma dalla relazione dei magistrati contabili emerge anche un altro dato: le società attive sono 6.402, mentre le altre sono cessate o in liquidazione. Delle oltre 7mila partecipate censite, inoltre, 4.395 hanno presentato il bilancio 2013. Di queste il 35,72% offre servizi - forniture di acqua, energia, gestione dei rifiuti, trasporti e magazzinaggio, sanità e assistenza sociale - e rappresenta il 71,35% del valore della produzione. Il resto (64,28%) opera nelle “attività strumentali” che vanno dalla pesca alle assicurazioni fino alle “altre attività di servizi”, che da sole rappresentano quasi il 20% (circa il 6% del valore). I salario in caso di prescrizioni inappropriate, ha replicato: ‘’Ognuno risponda alle proprie responsabilità’’. E di certo non va meglio dal punto di vista fiscale, con la promessa riduzione che non si vede neppure con il binocolo, anche se pure ieri il premier Matteo Renzi è tornata a sbandierarla: “L’Italia si è rimessa in moto e continuerà a farlo”, anche con un “pacchetto” di misure di riduzione fiscale che “procede con cadenza fissa e puntuale, alimentata dalla stabilità che è tornata di casa”, ha detto Renzi alla Conferenza degli ambasciatori alla Farnesina. I quali, vivendo pochi anni in Italia, magari ancora non si sono accorti dell’ulteriore appesantimento fiscale arrivato proprio sotto l’esecutivo guidato dal segretario del Pd. Eppure per Renzi, l’Italia non è (o ‘non sarà’, questo non lo si è capito bene nella solita dialettica giovanilistica del premier) più il Paese delle tasse. “In 5 anni ci sarà una riduzione della pressione fiscale di 50 miliardi di euro”. L’EX PREMIER VUOLE RIMETTERSI A FARE QUEL CHE GLI RIESCE MEGLIO: METTERE LE TASSE Il ritorno di Monti tra conferme e deliri Il Professore critica Renzi e arriva a lodare Marino: “La politica avrebbe bisogno di più persone come lui” “PRONTI PER LE AMMINISTRATIVE” A sinistra affila le armi il nuovo partito di Fassina ntro l’autunno avremo un appuntamento di avvio della fase costituente di un partito che risponde alle domande di un popolo invisibile, ma che va coinvolto per cambiare sul terreno morale e programmatico la politica. Così Stefano Fassina, staccatosi dal Pd, a margine della riunione tra i parlamentari della sinistra tenutasi ieri per dar vita a un nuovo soggetto politico. “Intrecciato al lavoro sui territori – ha aggiunto Fassina - c’è l’avvio di un gruppo parlamentare unico che nasce su alcuni punti programmatici affrontati oggi, che troveranno il primo momento di caduta nella legge di stabilitá. Faremo una proposta su tasse e welfare alternativa a quella del governo, una proposta progressiva per ridurre le tasse a chi non le può pagare e farle pagare a chi le può pagare e non le paga. Il destino della legislatura non lo so, abbiamo una legge elettorale che entra in vigore in autunno. Le elezioni politiche in autunno non si sono mai fatte perché bisognerebbe andare all’esercizio provvisorio, quindi non è facile andare a elezioni parlamentari l’’anno prossimo”. Fassina ha poi fatto riferimento alla più imminente tornata elettorale:“Vi saranno elezioni amministrative rilevanti in tante città e dobbiamo essere pronti a offrire una proposta politica riconoscibile, unitaria, articolata sulle specificità di ogni territorio”. E di Marcello Calvo opo l’esperienza fallimentare a Palazzo Chigi, quella disastrosa alle Politiche del 2013, pensavamo di essercelo levato finalmente di torno. E invece no. Non contento, Mario Monti è riuscito nell’impresa di sfaldare perfino la sua creatura: Scelta Civica. Sembrava fosse l’ultima “impresa” di una poco strabiliante carriera (politica). Tant’è, invece di ritirarsi a vita privata, il Professore è tornato in cattedra. Sui giornali e nei talk mattutini, lezioni e consigli (non richiesti) a tutti. Pagelle per questo o quel politico. Sempre a difesa del suo cavallo di battaglia: l’euro. Complimenti e parole al miele per quell’Europa che ha contribuito a massacrare il lavoro e l’economia italiana. Ripagati da un incarico a Bruxelles. Dove il Loden si occuperà di ciò che meglio sa fare: tasse. E a quanto pare, sarebbe già al lavoro per imporci una eurotassa. Per dare altri poteri e disponibilità finanziarie all’eurozona, con la scusa di affrontare ogni emergenza di bilancio sovrano in crisi o congiuntiva negativa all’interno dei paesi della moneta unica. Al suo fianco, il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Scheuble, acerrimo nemico dell’Italia. “Verità” smentite, con 48 ore di ritardo, dall’ex presidente del Consiglio. Che è tornato puntuale davanti al piccolo schermo a prendersi altri minuti di gloria. Ospite della trasmissione “Agorà Estate” su Rai3, sollevando le spalle quasi a volersi discolpare, s’è giustificato spiegando che il “mandato” gli è stato assegnato all’inizio del 2014, “da 28 stati membri e non dalla Germania”. Sottolineando che al D suo fianco ci sono “altre nove personalità chiamate a fornire proposte su un bilancio comune come quello europeo”. Idee che verranno rese note entro fine 2016, con l’obiettivo (almeno a parole), di “rendere il bilancio europeo più equo e trasparente”. Tant’è, dopo le “scuse” sono arrivate le ammissioni: “L’idea di un super ministro delle finanze europeo è nel dibattito”. Dalla politica europea a quella italiana. Monti torna a tirare le orecchie a Renzi, esprimendo tutti i suoi dubbi sulle mosse del governo. “Apprezzo la velocità del premier, ma lo vedo proiettato a realizzare una economia di mercato senza preoccuparsi delle conseguenze sul sociale e sulla ridistribuzione dei redditi. Togliere i vincoli è giusto, ma bisogna usare la leva fiscale. Senza avere paura di esercitare la tassazione sulla casa”. Dopo la devastante esperienza di governo che altro non ha provocato se non disastri come la legge Fornero, ecco il ritorno di Mario Monti. Uno sproloquio, il suo, con un finale pirotecnico. Sulla complessa situazione di Roma, il Professore prima spiega di non essere in grado di dare una valutazione su Ignazio Marino come sindaco, poi chiarisce di avere “grande simpatia per le persone che sono disposte ad avere degli scontri per difendere un principio o una convinzione. E credo che la politica italiana avrebbe bisogno di più figure come quella del primo cittadino della Capitale”. Non serve aggiungere altro. Sipario. 4 Mercoledì 29 luglio 2015 ATTUALITA’ AVRÀ IL COMPITO DI INDAGARE SUI PRESUNTI INTRECCI TRA IL PARTITO DEMOCRATICO E BANCA ROSSA Regione Toscana-Mps, ecco la commissione Uno strumento chiesto dall’opposizione e che ora in molti vorrebbero allargare a Palazzo Madama di Marco Zappa L’IMPRENDITORE CHE RIDEVA DEL TERREMOTO na commissione d’inchiesta volta a vigilare i rapporti tra Mps e la Regione Toscana. E’ quella che nascerà per la prima volta in consiglio regionale a Firenze. E che avrà il compito di indagare su quegli intrecci societari che per molti, andrebbero avanti da decenni. Anche e soprattutto tra la sinistra e quell’istituto di credito, terzo gruppo creditizio in Italia, tra i più rossi mai esistiti. Da un’iniziativa dei grillini, voluta fortemente da tutta l’opposizione, un organo che darà certamente del filo da torcere all’ente guidato da Enrico Rossi. “Ne vedremo delle belle”, la promessa del capogruppo dei pentastellati Giacomo Giannarelli. Le firme di 8 consiglieri hanno permesso di dare il via a questa commissione senza dover passare attraverso il voto in Aula. Una mossa, neanche poi tanto a sorpresa, che avrebbe spiazzato il centrosinistra. Tant’è, mormorano le malelingue, perfino il premier Matteo Renzi si sarebbe mostrato a dir poco contrariato all’iniziativa. Ma i giochi ormai sono fatti e il Pd non può fare altro che prenderne atto. Rischia di saltare l’intreccio tra il Monte dei Paschi di Siena e la politica toscana. La colorazione storicamente rossa delle giunte ha reso, negli ultimi 45 anni, la banca vicina prima al Pci, poi ai Ds e oggi al Pd. Qualcuno in questo arco di tempo ha addirittura parlato di “cassaforte” del partito comunista. Riduttivo ed esagerato definirla così, visto che Mps ha sempre finanziato tutti mostrando, un particolare occhio di riguardo (lo dicono le inchieste giudiziarie ancora in corso), anche e soprattutto per il Partito Democratico. Con il quale c’è sempre stato un feeling Piscicelli ancora nel mirino: molotov contro lo yacht U uella intercettazione in cui rideva alla notizia del tragico terremoto (nel 2009) che aveva appena devastato l’Aquila, parlando degli affari che si sarebbero potuti fare in Abruzzo con la ricostruzione, rischia di costare caro a Francesco Maria De Vito Piscicelli. Dai calci e i pugni ricevuti a Roma nel quartiere Parioli fino a una motov lanciata sulla sua imbarcazione. Questo, quanto successo nelle scorse ore nel porto di Cala Galera, all’Argentario. Week-end d’amore rovinato per l’imprenditore e la sua compagna, la principessa Sofia Borghese. Vittime dell’ennesimo atto intimidatorio. Il tutto mentre la coppia riposava nella cabina della propria imbarcazione da 12 metri ormeggiata vicino a Porto Ercole. Dall’intimità alle fiamme. Fino alla corsa per mettersi in salvo. “Abbiamo temuto il peggio”, il racconto di Piscicelli. Che ha spiegato agli inquirenti che un vandalo – non ancora identificato – avrebbe lanciato una bottiglia incendiaria nella saletta di pilotaggio. Armato di estintore, il faccendiere sarebbe riuscito a spegnere il rogo grazie anche all’intervento Q particolare. L’obiettivo dell’opposizione è che in Regione si parli sempre di più di quello che sta emergendo dai processi che coinvolgono la banca rossa e i suoi ex vertici. Un risultato storico, quello raggiunto a Firenze dai consiglieri della minoranza. Per un progetto che andrebbe allargato anche Palazzo Madama. Attraverso l’avvio di una commissione parla- mentare d’inchiesta. Un sogno, per molti irrealizzabile visto il presunto conflitto di interessi del Pd sulla vicenda. Tant’è, per il momento è bene accontentarsi. Si tratta certamente di un primo, importante passo. E di una sconfitta rimediata in casa dal presidente Rossi che, certamente, non avrà nulla in contrario vista la trasparenza da sempre auspicata dalla maggioranza in materia. dei carabinieri ai quali si è rivolto denunciando un “duplice tentato omicidio”. Eppure per la coppia si tratterebbe di un gesto vendicatore da attribuire all’ex marito della principessa. Il dito dei due fidanzati è puntato contro il conte Fabrizio Sardagna Ferrari, 74 anni appesantiti da molti procedimenti penali pendenti. Tant’è, le accuse rivolte nei suoi confronti sono tutte da accertare e se venisse dimostrato il contrario Piscicelli e la Borghese rischierebbero di finire sul banco degli imputati per calunnia e diffamazione. In passato erano andati a fuoco una sua auto, il quadro elettrico della villa all’Argentario dalla quale è stato sfrattato da Ferrari qualche mese fa e perfino l’elicottero a bordo del quale, alcuni anni fa, scese sulla spiaggia per andare a pranzo in un ristorante con la madre. Gli inquirenti vogliono far luce sull’ennesima vicenda inquietante che ha spaventato la coppia. Ma l’alibi di Ferrari, che s’è subito difeso spiegando di essere stato “tutta la giornata a Roma”, mostrandosi anche “dispiaciuto per l’incidente”, al momento sembra essere di ferro. PRESENTATA, A 32 ANI DALLA STRAGE, UN’INTERROGAZIONE SU UNO DEI TANTI MISTERI DELLA GIUSTIZIA ITALIANA Rocco Chinnici e il giallo del fascicolo scomparso LA NOTIZIA RIMBALZA DALL’EGITTO Uccisi i due attentatori del consolato italiano? due jihadisti di Ajnad Misr (vicina alla formazione dello Stato del Sinai - Ansar Beit al Maqdis - che ha stretto legami con l’Isis) uccisi in una sparatoria con le forze dell’ordine egiziane a Giza, potrebbero essere coinvolti nell’attentato al consolato italiano al Cairo dell’11 luglio scorso. Lo sostiene una fonte della sicurezza al sito del quotidiano Al Ahram. I due sarebbero anche “responsabili dell’uccisione di alcuni poliziotti”. Il dipartimento della sicurezza nazionale è riuscito l’altra notte “ad eliminare due pericolosi terroristi che militano nella formazione Ajnad Misr e che si nascondevano in un appartamento” a Giza, hanno precisato fonti della sicurezza. Secondo le inchieste in corso i “due terroristi hanno aperto il fuoco contro la polizia che ha risposto uccidendoli”. Gli inquirenti sono convinti che nei mesi scorsi abbiano “partecipato a varie operazioni terroristiche condotte al Cairo e a Giza e che stavano preparando altri attacchi”. Nel nascondiglio dove sono stati uccisi i jihadisti le forze dell’ordine hanno “trovato armi e munizioni”. Nei giorni scorsi, i due avevano pubblicato un comunicato nel quale annunciavano di volere condurre nuovi attentati contro la polizia e l’esercito. I di Cristina Di Giorgi ra il 29 luglio 1983 quando una Fiat 126 verde, imbottita di tritolo, esplose in via Pipitone Federico, a Palermo. Obiettivo dell’attentato il giudice Rocchi Chinnici, che rimase ucciso insieme ai carabinieri Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta (componenti della sua scorta) e a Stefao Li Sacchi portiere dello stabile in cui Chinnici abitava. Si salvò soltanto l’autista del magistrato. Nel trentaduesimo anniversario della strage, a volte considerata “soltanto” una delle tante che la mafia ha compiuto, la vicenda del giudice istruttore arriva in Parlamento. In particolare per quanto riguarda il mistero di un fascicolo scomparso, che riguardava proprio l’attentato a Chinnici. Il giallo era stato ricostruito per la prima volta da Eleonora Iannelli e Fabio De Pasquale nel volume “Così non si può vivere”. In esso i due autori hanno ricordato che in base alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia il presidente della Corte di assise d’appello di Messina Giuseppe Recupero era finito sotto inchiesta con l’accusa di aver emesso, dopo essere stato corrotto alla mafia, la sentenza di assoluzione per insufficienza di prove nei confronti dei boss mafiosi Michele e Salatore Greco (terzo processo di appello celebrato nel 1988). Del fascicolo su Recupero, inviato a Palermo dalla procura di Reggio Calabria nel luglio 1998, per parecchi anni non si era saputo più nulla. Era stato ritrovato dal procuratore E del capoluogo siciliano Vittorio Teresi, che aveva fatto agli opportuni controlli: verificato che non era mai avvenuta l’iscrizione a ruolo del procedimento, nell’aprile 2013 aveva aperto ufficialmente una nuova indagine per concorso in associazione mafiosa e corruzione nei confronti di Giuseppe Recupero, nel frattempo deceduto. Le indagini, affidate al pm Amelia Luise, durarono però soltanto pochi mesi e vennero archiviate dal gip circa un anno fa. Sulla questione, proprio alla vigilia dell’anniversario della strage di via Pipitone Federico, un gruppo di senatori del M5S ha presentato al ministro della Giustizia Andrea Orlando un’interrogazione con cui in particolare chiedono di sapere se il responsabile del dicastero di via Arenula “sia a conoscenza dei fatti esposti e se non intenda, per quanto di propria competenza, adottare i provvedimenti necessari ad individuare eventuali responsabilità circa il presunto occultamento del fascicolo che riguarda una delle peggiori stragi del nostro Paese”. I parlamentari pentastellati chiedono inoltre al ministro Orlando “se, nei limiti delle proprie attribuzioni, non intenda assumere le opportune iniziative affinché vengano accertati i motivi della mancata iscrizione a ruolo del procedimento penale in questione, considerato che ad oggi restano ancora impuniti i responsabili della strage Chinnici”. La richiesta è dunque quella di effettuare nuovi accertamenti sul caso. Anche perché, dopo 32 anni, sarebbe anche ora che le vittime della strage avessero chiarezza e soprattutto giustizia. 5 Mercoledì 29 luglio 2015 ESTERI TURCHIA: OK ALL’ACCORDO CON GLI USA CONTRO LO STATO ISLAMICO Siria: si va verso la “free zone” Il presidente Erdogan: “Continueremo le operazioni militari contro l’Isis e il Pkk” di Cristina Di Giorgi na “free zone” al confine con la Siria, per frenare l’espansione dello Stato Islamico e limitare l’arrivo di foreign fighters: è questo il contenuto dell’accordo raggiunto tra Stati Uniti e Turchia che, secondo il New York Times, segna una nuova svolta nei rapporti tra Ankara e Washington. La zona cuscinetto, lunga sessanta miglia, dovrebbe essere creata grazie alla collaborazione tra le forze americane, quelle turche e i ribelli filooccidentali presenti sul territorio, che combattono sia l’Isis sia Damasco. I primi dovrebbero fornire il supporto aereo, i turchi collaborerebbero militarmente sia ai raid sia con appoggio di artiglieria terrestre (e, soprattutto, sigillerebbero la frontiera impedendo l’affluenza di guerriglieri stranieri) e i gruppi dell’opposizione moderata occuperebbero lo spazio liberato, da utilizzare anche per allestire zone di accoglienza per i profughi.“L’operazione – scrive La Stampa – potrebbe risultare fatale per il Califfato, perché lo isolerebbe e chiuderebbe una via di passaggio che finora è stata decisiva per la sua crescita”. A proposito della raggiunta intesa, il presidente turco Erdogan ha ribadito che Ankara “continuerà le operazioni mi- SENTENZA EMESSA IERI DAL TRIBUNALE DI TRIPOLI U Condanna a morte per il figlio di Gheddafi I litari contro l’Isis e il Pkk”. Le conseguenze di tale atteggiamento potrebbero essere piuttosto drammatiche, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con la rappresentanza curda e il regime siriano. E questo anche se, secondo fonti americane e turche, il piano “non è direttamente pensato contro il presidente Assad, anche se favorirà l'opposizione al regime di Damasco”. Tutto questo alla vigilia della riunione straordinaria della Nato a Bruxelles chiesta proprio dalla Turchia, preoccupata per la sua sicurezza e integrità territoriale. Sullo sfondo, i recenti attacchi subiti da Ankara (a Suruc da parte dell’Isis e in altre zone del Paese a firma PKK). In apertura dell’assemblea il segretario generale della Nato Stoltenberg ha dichiarato in proposito che l’alleanza atlantica “segue molto da vicino gli sviluppi della vicenda ed è fortemente solidale con il proprio alleato” turco. Nel frattempo da Mosca arrivano dichiarazioni volte a costituire contro lo Stato Islamico una coalizione internazionale sotto l’egida dell’Onu (e non, come ora, degli Usa), in cui anche la Russia ritiene di poter dare il proprio importante contributo. “Meglio tardi che mai” ha dichiarato il presi- dente Putin a proposito dell’evoluzione della situazione. Quanto alle reazioni italiane, il Capo dello Stato Mattarella ha ricordato che il nostro Paese “è al fianco di chi, sull’altra sponda del Mediterraneo, è in prima linea nella lotta contro l’oscurantismo e l’inciviltà” del terrorismo. I punti da chiarire e soprattutto le possibili conseguenze dell’evoluzione dei rapporti anche militari nella tormentata zona restano comunque ancora molti. Non resta che attendere e augurarsi – anche se le speranze non sono purtroppo né molte né fondate – che i molti e contrastanti interessi in gioco non si svi- USA: LA BSA SI CONFORMA AL POLITICAMENTE CORRETTO, MA SOLO IN PARTE I Boy Scouts of America diventano gay friendly Abrogato il divieto di assumere capi e dipendenti omosessuali, ma non vale a livello locale li scout americani hanno abolito il divieto di avere dipendenti e responsabili gay. Il consiglio direttivo dell’associazione si è infatti pronunciato in questo senso con il 79% dei voti a favore, sulla base della convinzione che “la politica di escludere adulti gay non è più difendibile”. Per i BSA, che solo due anni fa avevano aperto l’organizzazione a membri omosessuali, si tratta di una vera e propria rivolu- G l Tribunale di Tripoli ha emesso ieri una sentenza di morte nei confronti di Saif al Islam, secondogenito dell’ex rais Muhammar Gheddafi. Arrestato dopo la caduta del regime (nell’ambito del quale aveva operato come braccio destro del padre e suo erede designato) mentre cercava di fuggire in Niger, contro di lui era stato spiccato anche un mandato di cattura internazionale per crimini contro l’umanità, commessi in particolare durante la repressione violenta dei moti di rivolta popolare del 2011, poi trasformatisi nella guerra civile che ha messo fine al governo di Gheddafi. Saif è attualmente rinchiuso in un centro di detenzione a Zintan (distante circa 200km dalla capitale libica), sotto la sorveglianza di un gruppo di ribelli (la brigata Abu Bker al-Siddiq) che si oppongono al governo di Tripoli e che, almeno per ora, rifiutano di consegnare il prigioniero. La condanna è arrivata al termine di un processo iniziato ad aprile 2014 e celebrato in contumacia, con l’imputato presente solo in zione, che allontana il rischio, più volte sfiorato, di finire in tribunale per cause di discriminazione sessuale. “Per troppo tempo la questione ci ha diviso e distratto. Ora dobbiamo affrontare il mondo così com’è – ha dichiarato in un comunicato Robert Gates, attuale presidente dell’associazione – non come vorremmo che fosse”. Il provvedimento, sancito dal voto in via di principio, potrebbe però non sempre trovare totale applicazione: le unità locali hanno infatti la possibilità del “rifiuto in buona fede”, che consente di non accettare capi gay se la loro assunzione viola le credenze religiose del gruppo stesso. Tale impostazione “consente ai membri e ai genitori di selezionare le unità locali che soddisfino al meglio le loro esigenze” si legge in un comunicato della leadership dell’organizzazione. E su quest’ultimo punto, le polemiche si sono tutt’altro che placate: “il voto è soltanto un espediente per prevenire azioni legali contro l’associazione nazionale, non una vera e propria pronuncia contro la discriminazione” ha detto Peter McGraith, leader gay, in una dichiarazione a Nbc news. “Una misura timida che permetterebbe alla discriminazione di continuare” insomma. “Il voto per consentire ad adulti gay, lesbiche e bisessuali di lavorare e fare volontariato nella Boy Scouts of America è un passo positivo verso la cancellazione di una macchia che sporcava questa importante organizzazione” ha detto il presidente della Human Rights Campaign, che ha aggiunto: “L’esenzione dall’obbligo di rispettare questo principio per gruppi locali sponsorizzati da organizzazioni religiose però mina e diminuisce la portata storica della decisione”. Clara Lupi luppino in modo tale da compromettere più o meno definitivamente l’equilibrio delle forze in lotta. Fatto questo videoconferenza. Secondo quanto riferito da un’agenzia di stampa , l’accusa per Saif al Islam è stata quella di genocidio. “Non ho paura di morire – ha detto Saif, secondo quanto riporta la Bbc – ma se mi ucciderete dopo un processo del genere, dovrete solo parlare di omicidio”. Oltre a lui, il tribunale ha condannato a morte per fucilazione anche l’ex capo dell’intelligence libica Abdullah al Senussi e l'ex premier libico Baghdadi al-Mahmoudi. A diffondere la notizia sui media internazionali sono state le emittenti arabe Al Jazeera CdG e Al Arabiya. che andrebbe ad intero e rischioso giovamento dell’espansione del terrorismo islamico. DAL MONDO PECHINO: SCOPERTA UNA FABBRICA DI IPHONE FALSI La polizia cinese ha in queste ore diffuso un comunicato su un blitz anti-contraffazione, concluso nel maggio scorso, che ha portato alla perquisizione di un magazzino nella periferia di Pechino e all’arresto di nove persone. All’interno dei locali sono stati rinvenuti circa 41mila iPhone falsi, prodotti mettendo insieme parti di telefoni cellulari di seconda mano. Nella fabbrica lavoravano circa 100 operai addetti al riconfezionamento, per un giro d’affari stimato in circa 19 milioni di dollari. Il giro di vite delle autorità cinesi sulle merci contraffatte è diretta conseguenza della dichiarata disponibilità a collaborare con i loro omologhi statunitensi nel porre un freno al commercio di falsi (erano state infatti proprio le forze dell’ordine americane, che avevano sequestrato alcuni telefoni contraffatti, ad avvisare i colleghi di Pechino dell’esistenza della fabbrica recentemente chiusa). COREA DEL NORD NO ALLA MUSICA ANTI-REGIME Il governo di Pyongyang ha varato un decreto che ordina la ricerca, il sequestro e la distruzione di supporti contenenti musica che potrebbe minacciare il regime. Nella lista di brani considerati illegali pubblicata dal dipartimento per la propaganda del Partito nordcoreano dei lavoratori ci sono non solo canzoni straniere, ma anche melodie locali ritenute minacciose. Secondo quanto riportato dal Guardian, che cita fonti locali, il decreto censorio è stato emesso nella convinzione che alcuni testi sono ritenuti atti a motivare il dissenso popolare. “Se anche un solo brano della lista viene scoperto, cd e nastri che lo contengono devono essere distrutti” si legge nel provvedimento. Che, aggiunge il Guardian, arriva a pochi giorni dall’annuncio del primo concerto in Corea del Nord di una band occidentale, gli sloveni Laibach. L’applicazione del decreto sembra però andare in direzione opposta a quella voluta: il malcontento sembra infatti moltiplicato e le “canzoni proibite” stanno conquistando fama e interesse. CLIMA IL SURRISCALDAMENTO DEL PIANETA NON PREOCCUPA I PAESI RICCHI Una recente indagine condotta in 119 Stati sui cambiamenti climatici ha rivelato che gli effetti del riscaldamento del Pianeta non sono percepiti come un problema da parte dei Paesi più sviluppati (unica eccezione il Giappone, che pur essendo ricco, teme i rischi connessi al fenomeno in questione). Gli abitanti degli Stati di condizione economica elevata “sanno che la temperatura della Terra si sta alzando, ma appena la metà di loro considera il fatto una minaccia. Al contrario – scrive in proposito l’Internazionale – in molti Paesi meno industrializzati, soprattutto in Africa e Asia, pochi sono informati sul fenomeno, ma chi lo è lo considera un rischio per sé C.L. e per la propria famiglia”. 6 Mercoledì 29 luglio 2015 STORIA INFANZIA E GIOVINEZZA DI UN RIBELLE, DA DOVIA DI PREDAPPIO IN ROMAGNA ALLA CITTÀ ETERNA Benito Amilcare Andrea, 29 luglio 1883 Un piccolo agglomerato di case rurali, una realtà povera: qui comincia la vita di Mussolini di Emma Moriconi ovia di Predappio, 1883. Dovia, cioè “dvi”, “due vie”, un “bivio” insomma. Un incrocio tra la deviazione che porta a Meldola e la via maestra, che conduce a Predappio, una cittadina che alla fine dell’Ottocento conta circa cinquecento anime. “È una vecchia frazione su una collina – scriverà Benito Mussolini in ‘La mia vita’ tra il 1911 e il 1912 - Le case sono di pietra e la luce del sole e le ombre danno a questi muri e a questi tetti un colore variegato che ricordo bene”. È un piccolo agglomerato di case rurali, immerso nella campagna forlivese. Poche abitazioni, dignitose e povere, un mulino, un ponticello, un’osteria, l’Osteria del Moro. Di fronte c’è un piccolo agglomerato: Varano di Costa, si chiama. E poi ci sono le botteghe, quelle degli artigiani. Tra queste c’è la botteguccia di un fabbro ferraio, fervido socialista, anticlericale: si chiama Alessandro Mussolini, a Varano di Costa lo conoscono tutti. È un romagnolo verace e sanguigno, appassionato, fervente. Sposato con Rosa Maltoni, che invece fa la maestrina elementare ed è cattolica. Per lei Alessandro mette un freno al suo sovversivo anticlericalismo, acconsentendo di celebrare il matrimonio in chiesa. Non è facile, la vita, a Varano di Costa. La povertà è diffusa, il lavoro è duro, la quotidianità faticosa. L’unico svago è proprio l’Osteria del Moro, dove gli uomini trascorrono il loro poco tempo libero bevendo, e parlando di politica. La politica: tutta la rossa Romagna, terra di fervide passioni e di pulsioni estreme, ne è intrisa. È in questo contesto che, il 29 luglio 1883, nasce Benito Amilcare Andrea Mussolini. D Benito, come il rivoluzionario messicano Juarez, il primo presidente indio del Messico che aveva fronteggiato l’invasione francese e riformato il Paese. Andrea, come il socialista Costa, uno dei fondatori del socialismo italiano, primo socialista ad essere eletto in Parlamento, fondatore dell’Avanti! e del Partito dei lavoratori italiani, poi Partito Socialista Italiano. Amilcare, come Cirpiani, il rivoluzionario romagnolo, volontario nei Mille di Garibaldi e fervidamente impegnato nella lotta contro i privilegi di casta e contro la dinastia sabauda. Due anni dopo verrà alla luce Arnaldo, chiamato come il riformatore religioso Arnaldo da Brescia, che nel XII secolo era stato impiccato ed arso per decisione del Tribunale ecclesiastico. La coppia avrà anche una figlia femmina, Edvige, che vedrà la luce nel 1888. I tre figli saranno tutti battezzati, per volere di Rosa, che con il suo carattere mite ma deciso saprà controbilanciare gli eccessi sovversivi di Alessandro. La casa dove nasce Benito Mussolini e dove vive per i primi due anni della sua vita è, insomma, un’abitazione rurale e povera. “Vivere lavorando o morire combattendo” è il motto del movimento internazionalista del territorio, che a capo ha proprio Alessandro, il fabbro. Non c’è da stupirsi se in questo contesto passionale ed ideale si forma un personaggio dalle caratteristiche uniche, che cambierà l’Italia e gli italiani. Un mix tra le pulsioni rivoluzionarie del padre e la fine cultura curiosa della madre, tra gli istinti più passionali del primo e la riflessione più mistica ed alta della seconda. Scriverà la sorella Edvige: “La nostra era casa di gente modestissima e vi abbondavano soltanto libri e giornali […] Specialmente Lo storico mercato di Dovia di Predappio: in alto, la casa natale di Benito Mussolini (nella foto sotto, a vent’anni) su Benito mio padre fondava le sue speranze e le sue ambizioni: era certo che quel figlio un giorno avrebbe potuto fare grandi cose per il trionfo della giustizia sociale, l’ideale caro al suo cuore, e lo portava ancora bambino a riunioni di partito e a comizi, nonostante l’opposizione della mamma, sempre timorosa di qualche incidente, e non senza motivo”. E, poi, l’ambito sociale, popolare, ardente, rivoluzionario del rosso suolo di Romagna. “Sono nato in un giorno di domenica, alle due del pomeriggio, ricorrendo la festa del patrono della parrocchia delle Caminate - scriverà ancora Benito nella sua autobiografia iniziata nella notte del 3 dicembre 1911 nel carcere di Forlì - Il sole era entrato da otto giorni nella costellazione del Leone”. "... il solerte educatore deve incoraggiare gli ultimi, fare loro conoscere la propria stima, far intravedere la medesima soddisfazione qualora compiano il loro dovere. Egli allora sarà all’altezza del suo mandato. Quando avrà radicato nell’animo degli educabili potente l’idea del dovere egli potrà dire di avere vinto la grande battaglia”. È la conclusione del Tema di pedagogia redatto dall’alunno Benito Mussolini il 17 novembre 1899. Benito ha compiuto da poco 16 anni. Questa fase della vita del futuro Duce è sempre rimasta nell’ombra rispetto alla mole di analisi sviluppatesi invece poi sulla sua figura istituzionale, fino a quando, lo scorso anno, una mostra dedicata al giovane Mussolini ne ha svelato in maniera completa ed ampia gli aspetti più sconosciuti. Tra i tanti episodi poco noti del giovane Mussolini c’è anche la sua partecipazione alla Festa degli Alberi a Bertinoro dell’11 novembre 1899: in questo periodo il giovane Benito è convittore all’Istituto Carducci di Forlimpopoli e, nel corso della pro- cessione, è impegnato nell’esecuzione di brani che accompagnano il corteo con la tromba a un pistone nella fanfara dei convittori. Al giovane Benito tocca anche, nel 1901, la commemorazione di Verdi, appena scomparso, che è un evento eccezionale: “A nessuno scolaro – scrive Rino Alessi nel suo “Il giovane Mussolini” – era mai toccato un onore così grande”. E il discorso che Benito Mussolini tiene a Forlimpopoli parte, si, dalla figura di Giuseppe Verdi, ma in breve si sposta sulle condizioni degli italiani, prendendo spunto dal fatto che, nominato senatore, il Maestro non aveva mai voluto sedere nell’aula del Parlamento. Un trionfo: il “compagno-studente” (come lo avrebbe definito l’Avanti! il giorno successivo) spopola e scatena gli applausi. Di episodi relativi a questo periodo che mostrano l’entusiasmo e il magnetismo di Mussolini ve ne sono un’infinità. STUDENTE, LAVORATORE, APPASSIONATO E VEEMENTE; LA RABBIA, IL FREDDO, LA FAME Dal suolo natio alla Svizzera Il sindaco Frassineti: “Il suo carattere era molto tagliente, netto, poco propenso al compromesso, un mix di una personalità molto forte e di una cultura notevole” icuramente - ci dice Giorgio Frassineti, sindaco di Predappio essere nato in Romagna ha improntato il carattere di Benito. Quella della fine dell'800 è una Romagna in cui la passione politica si respira in ogni momento. Il romagnolo era una persona molto focosa, ci sono scritti che raccontano di come ogni romagnolo avesse il revolver in tasca. Beltramelli definiva la Romagna come il luogo abitato dai pellerossa d'Italia. Sicuramente il carattere di Benito poi, che è stato molto studiato, era molto tagliente, netto, poco propenso al compromesso, alla mediazione. Ecco, questa miscela tra un carattere molto forte da una parte e dall'altra una cultura anche notevole. Non dimentichiamo che in quegli ani il 70% della popolazione era anal- “S fabeta, lui ebbe la possibilità di studiare ed era un bravo studente, anche se irrequieto: i voti delle pagelle che abbiamo visto della scuola di Forlimpopoli sono voti importanti, tanto è vero che si merita di tenere poi il discorso di fine anno. Tutto questo viene riversato anche nella sua azione politica, nel 1912 chiede ed ottiene l'espulsione dei moderati dal Partito. E anche i suoi scritti, che ritroviamo prima nella Lotta di Classe e poi nell'Avanti! dimostrano veramente che tipo di politico era Benito Mussolini". È il 1901 quando Benito Mussolini ottiene il diploma di maestro elementare all’Istituto Magistrale Carducci. L’insegnamento non è proprio la strada che il rivoluzionario giovane romagnolo predilige: non ne fa mistero confidandosi con il padre Alessandro, che gli suggerisce un impiego come segretario comunale. Ma Benito non gradisce, suscitando la reazione di Sandrein: “Il maestro non riesci a farlo – dice al primogenito – il segretario comunale non lo vuoi fare. Aspiri, forse, al posto di Crispi?”. Benito ci proverà, invece. Scriverà al sindaco “per essere incaricato provvisoriamente delle funzioni di Segretario”. L’istanza però non viene accolta, un altro destino attende il giovane Mussolini. Il fabbro di Dovia, in cuor suo, sa che il figlio è destinato a fare la storia. Di Arnaldo, che pure ama molto, dice: “è un ingegno meditatore, indagatore, obbiettivo. Ma non è come l’altro. L’altro è un genio”. Insegnerà ben poco, il giovane maestro socialista. Ma quel breve periodo di supplenza a Gualtieri, resta un segno indelebile. Il 9 luglio 1902 la mamma Rosa consegna al suo Benito 45 lire, per “dirigere su altre rive la sua inesorabile vicenda”: il giovane Mussolini parte, dunque, da Gualtieri. Ad un amico povero in canna che lo ha accompagnato alla stazione regala le sue scarpe di ricambio: “Tienile per mio ricordo – gli dice – Tanto la fortuna di un Mussolini non dipenderà mai da un paio di scarpe”. Il treno parte, la direzione è la Svizzera. Lì il soggiorno è molto duro, sono giorni difficili, Benito patisce la fame. Ma la vita dura che deve affrontare in Svizzera servirà a forgiare il suo carattere. Fame, freddo, solitudine, ma soprattutto rabbia. L’attività politica di Benito – che proprio non riesce a stare buono - in Svizzera, gli procura qualche guaio: “Non so se tu abbia saputo – scrive all'amico Bedeschi – delle mie recenti avventure. Arresto, carcere, sfratto”. 7 Mercoledì 29 luglio 2015 STORIA LA MORTE DELLA MAMMA ROSA, L’ARRESTO, “L’AVVENIRE DEL LAVORATORE”, “LA LOTTA DI CLASSE”, LA NASCITA DI EDDA La “carriera” sovversiva Il passaggio all’interventismo sancisce la rottura con il partito, ma in tutto il mondo i socialisti marciano sotto le insegne dei rispettivi Paesi un vulcano in perenne eruzione, un fiume sempre in piena, ovunque vada trascina dietro di sé le folle. Poche persone hanno ascendente su di lui e toccano in profondità il suo cuore come la mamma, Rosa Maltoni. “Madre soldato Mussolini Benito compagnia terza aggravatissima. Chiedesi licenza”: è il messaggio che giunge via telegrafo dal pro sindaco Zoli al bersagliere Mussolini nel febbraio 1905. A Rosa Maltoni il medico ha diagnosticato una meningite. Benito si precipita a casa: “Giunsi a vederla viva ma già agonizzante", scriverà. Rosa Maltoni muore il 19 febbraio 1905, ad appena 48 anni, il suo primogenito soffre indicibilmente per la perdita della mamma. Ma la morte della maestrina di Predappio getta nel più profondo sconforto anche il fabbro Alessandro, che dopo la perdita della moglie cade in una terribile prostrazione. È del 1908 l’arresto di Mussolini per essersi messo a capo di una sommossa di braccianti agricoli: il rovesciamento di tutte le trebbiatrici usate dai braccianti in segno di protesta e le minacce al capo dei coloni gli fruttano un processo “per citazione direttissima” che si tiene a Forlì il 20 luglio 1908 e che lo condanna a tre mesi di reclusione: “Per me, per noi Eretici, il carcere è una virgola […] Un proverbio russo dice che un uomo può dirsi tale solo dopo 6 anni di ginnasio, 4 di università e 2 di carcere”. La “carriera” sovversiva del giovane rivoluzionario procede, L’Avanti! lo classifica come “un giovane intelligente e alieno da inutili violenze”, per Il Pensiero Romagnolo è “un uomo di fervido ingegno e autodidatta, di animo franco e generoso”, La Lima scrive che è “arguto, spigliato e colto”. Di pari passo viaggia la sua veemenza passionale, tanto che la sorella Edvige lo definisce “avventato e oblioso” ma ne sottolinea anche i patimenti amorosi e la dolcezza. Alla fine del 1908 viene chiamato al Segretariato del Lavoro del Trentino e a dirigere il settimanale socialista L’Avvenire del Lavoratore. Anche È a Trento – che, lo ricordiamo, in questo periodo è sotto il dominio austriaco - le forze di pubblica sicurezza appuntano presto la loro attenzione su di lui: la Prefettura di Forlì invia infatti un telegramma all’Imperial Regio Commissariato di Polizia per sapere “quale condotta tenga colà, come si procacci mezzi sussistenza e suo indirizzo”. È di questo periodo il romanzo “Claudia Particella, L’amante del Cardinale”, che Cesare Battisti pubblica a puntate sul Popolo. Lo stesso giornale a cui poi lo stesso Battisti chiamerà Mussolini come redattore capo. È anche il periodo dell'amore per Rachele Guidi, che diventerà presto la signora Mussolini, nonostante la prudenza che la preoccupata madre (che ha una storia d'amore con quello che diventerà il suo consuocero) le suggerisce. Il giovane Benito alla fine del 1909 va a dirigere il nuovo settimanale La Lotta di Classe, per 120 lire mensili. La nostra passeggiata nella storia giunge così al 1910: il 1 settembre nasce la primogenita di Benito e Rachele, Edda. Nel dicembre dello stesso anno muore il fabbro Alessandro, il padre di Benito. Ancora del 1910 è il congresso socialista di Milano, al quale Mussolini partecipa come delegato forlivese e viene presentato come il "compagno Musolino", il che suscita l'ilarità della platea. Inveisce contro i deputati socialisti dai quali non si sente rappresentato, con uno stile estremamente concitato: mentre il suo ascendente sulle masse è pressante, non riscuote altrettanti consensi al congresso. Del 1911 è poi il suo impegno per la neutralità sulla vicenda della spedizione militare in Libia. Le sue critiche ai deputati del suo partito si vanno intensificando nel tempo, parla di "rivoluzionari in pantofole", attirandosi le inimicizie dei vertici. Non se ne cura, e continua sulla sua strada capeggiando la protesta a Forlì, dove la linea ferroviaria viene sabotata, in un'azione congiunta di socialisti e repubblicani che in questo caso fanno fronte comune accantonando momentaneamente l'eterna inimicizia. La Lotta di Classe è lo specchio delle sue idee, è lì che l'instancabile agitatore romagnolo riversa il fuoco che gli arde nelle vene. Il 14 ottobre del 1911 Mussolini viene arrestato: nello stesso giorno un altro personaggio finisce in manette, si tratta di Pietro Nenni ed è con lui che Benito si ritrova in cella a Forlì. Nel febbraio 1912 i due vengono rimessi in libertà. Il 3 agosto 1914, alle 3.50, i tedeschi invadono il Belgio. L'internazionalista francese Gustave Hervé parte volontario suscitando le critiche di tutti i socialisti. Tutti, meno uno. Benito Mussolini ne difende la scelta. Scrive Pino Rauti: "Milioni di uomini marciano in armi verso le rispettive frontiere: sanno di andare al combattimento e forse alla morte e pure cantano, cantano tutti, rigando le strade d'Europa di un entusiasmo insospettato. La Patria, la frontiera, la divisa, tutte le cose che i socialisti attaccavano violentemente da sessant'anni, e che sembravano tanti fantocci ridicoli sotto i loro colpi incessanti, quasi per miracolo improvviso si rianimano, acquistano una nuova vita, diventano motivo validissimo di richiamo, di attrazione, di sacrificio per milioni e milioni di giovani. Che deve fare il socialismo europeo? Che deve fare il socialismo italiano, dinanzi alla brutale realtà del cannone che tuona, e del sangue che comincia a scorrere? Una rapida ma ponderata evoluzione intima allontana sempre più Benito Mussolini dalle posizioni ufficiali del Partito che erano per il neutralismo assoluto. Tutte le correnti vive della società italiana si stanno orientando per l'intervento [...] Che senso ha la neutralità, in uno scontro che si profila gigantesco, tale da mettere alla prova la fibra e la sostanza di tutti i popoli? Inoltre, il socialismo sta perdendo terreno. Le bandiere rosse sono a terra, sotto i piedi delle Armate che dovunque affluiscono nelle trincee". I socialisti, insomma, ammainata la bandiera rossa della rivoluzione, stanno andando a combattere ciascuno per la propria Patria. E Mussolini, che sta aprendo il suo animo all'interventismo, sente ormai che la direzione dell'Avanti! gli va un po' stretta. “AVEVA UN FUOCO DENTRO, UN QUALCOSA DI PIÙ ALTO CHE NON INVECE IL CARRIERISMO, ALTRIMENTI NON AVREBBE FATTO QUELLA SCELTA” Da “Il Popolo d’Italia” alla Marcia su Roma Quando il figlio del fabbro divenne il Duce d’Italia, non dimenticò mai il luogo che gli aveva dato i natali. E a Predappio rifondò la città “Q uesto passaggio dal neutralismo all'interventismo chiediamo a Frassineti rientra secondo te nel suo carattere ribelle? La sua evoluzione del pensiero, che è stata definita "contraddittoria", rientra nel marasma interiore che caratterizza tutta la sua vita?". Ci risponde: "Sono nato a Predappio, vivo qui da cinquant'anni, sono il sindaco di questa città, naturalmente mi sono fatto delle domande sull'uomo. E sicuramente non era un opportunista, se è questo che si vuole intendere. Mi sono fatto questa idea: che lui avesse un obbiettivo, che era l'affermazione della Rivoluzione. Questo suo passaggio è stato studiato, analizzato da tanti storici e io forse sono l'ultimo che può dare un parere, ma penso che secondo lui, attraverso una enorme tragedia come la guerra, con milioni di morti, si creassero poi le condizioni per l'affermazione della Rivoluzione Socialista. Credo davvero che lo abbia fatto con questo obbiettivo. E dopotutto non si butta all'aria una carriera se non si ha un fuoco dentro. Lui ha 29 anni, diventa direttore dell'Avanti, il più importante giornale socialista, triplica le vendite in pochi mesi, può chiedere qualsiasi cosa, un seggio al parlamento, è un politico affermatissimo, un giornalista che viene letto e fa opinione, insomma, se uno non ha veramente un fuoco dentro, un qualcosa di più alto che non invece il carrierismo beh, non avrebbe fatto quella scelta. Io lo spiego solo così. E poi anche l'uomo, tutta la sua storia, traccia un uomo assolutamente coerente con quello che egli è, e se così non fosse non si capirebbe ancora oggi l'ammirazione che migliaia di persone hanno per lui". Il 15 novembre le nebbie milanesi sono squarciate dall'annuncio: "Il Popolo d'Italia!" Dieci giorni dopo i socialisti convocano l'assemblea al Teatro del Popolo di Milano: la priorità dei socialisti italiani è punire il "ribelle". Espulsione per "indegnità morale". Mussolini non se ne adonta: "La mia ricompensa l'avrò più tardi. Quella gente che mi ha espulso mi ha nel sangue e mi ama. Mi ha demolito perché non mi ha compreso. Ma essa mi dirà, un giorno: 'Voi siete stato un pioniere e un precursore'". fronte: il Popolo d’Italia pubblicò via via il suo diario di guerra. Le sorti della Grande Guerra e l’epopea fiumana sono fatti noti. La rivoluzione fascista e l’ascesa di Mussolini, alla fine degli anni Dieci, erano ormai inarrestabili. Il 23 marzo 1919, nel circolo di Piazza San Sepolcro a Milano, si gettarono le basi del Fascismo. Il 15 aprile i Fasci di Combattimento erano già 82, i fascisti 14.000. Il 28 ottobre del 1922 le camicie nere marciarono su Roma. Il La Marcia su Roma del 28 ottobre 1922 giorno successivo il capo del Fascismo asRino Alessi, compagno di scuola di sumeva dal re l’incarico di costituire Benito ai tempi di Forlimpopoli, scrive: il nuovo Gabinetto. "Possedere un giornale nel senso di E quando il figlio del fabbro divenne poterne disporre a seconda delle il Duce d’Italia non dimenticò mai il proprie ispirazioni e dei propri disegni luogo che gli aveva dato i natali. A era stato il più accarezzato dei suoi Predappio rifondò la città, nel tipico ideali sino dai giorni della prima giostile fascista. Ancora oggi la patria vinezza". del Sangiovese è una delle cittadine Il 31 agosto 1915 giunse la cartolinapiù belle d'Italia. precetto. Il 2 settembre era già al [email protected] 8 Mercoledì 29 luglio 2015 DA ROMA E DAL LAZIO ENTRANO CAUSI, MARCO ROSSI DORIA, STEFANO ESPOSITO E LUIGINA DI LIEGRO (GIÀ ALLA REGIONE CON MARRAZZO). FUORI SEL E L’EX ASSESSORE MASINI “Nuova”giunta, minestra riscaldata L’affondo della Meloni (FdI): “Gli unici romani rimasti in Campidoglio sono il Marco Aurelio e la Lupa” E Storace guarda al futuro: “Servirebbe un Petroselli di destra. Che poi somigliava a un Buontempo di sinistra” iniziata la “fase due” annunciata da Matteo Orfini. Ignazio Marino ha presentato la nuova squadra di governo. Sarà una giunta monocolore, targata Pd, e dall’usato sicuro. Come Marco Causi, braccio destro del sindaco con delega al Personale e al Bilancio, assessorato già ricoperto nell’era Veltroni, prendendo il posto di Silvia Scozzese. L’attuale parlamentare dem che certamente non brillò nella sua esperienza comunale, lasciando un’eredità pesante alla giunta Alemanno. Cambia così, per la terza volta in due anni, l’attore dell’assessorato più importante, soprattutto se si tratta di una città complessa come Roma. La new entry è Luigina Di Liegro, che passa dall’Aula Giulio Cesare alla giunta comunale. Nipote di don Di Liegro, fondatore della Caritas diocesana di Roma, è stata già assessore nella giunta regionale guidata da Piero Marrazzo, non lasciando traccia. Si occuperà del Turismo e dello Sport (delega lasciata libera da Masini). Al posto di Guido Improta, invece, andrà il senatore Pd Stefano Esposito (Trasporti e Mobilità), che dovrà fare i conti con i tantissimi disservizi e oltre un miliardo e mezzo di euro di buco di Atac, la muni- È cipalizzata del trasporto pubblico di Roma Capitale. A sorpresa Marino ha messo alla porta Paolo Masini, salgono quindi a nove gli assessori cambiati dal giugno 2013 ad oggi. Le deleghe Periferie e Scuola saranno affidate a Marco Rossi Doria, sottosegretario all’Istruzione durante i governi Monti e Letta. Intanto Sel si è già messa di traverso. I consiglieri vendoliani, in appoggio esterno alla maggioranza, dopo aver risposto all’appello all’inizio della discussione dell’assestamento di bilancio, hanno negato il voto sull’ordine dei lavori, causando così la caduta del numero legale e la sospensione temporanea dell’Aula. Suonando così il primo campanello d’allarme. La sinistra romana alterna la delusione al tradimento. Tanto che, secondo voci autorevoli, l’esperienza Marino è ormai segnata. Anzi, c’è chi sostiene addirittura che non supererà il Giubileo. Countdown per approvare il documento finanziario entro il 31 luglio. Ma l’Assemblea capitolina va a rilento e, spesso e volentieri, cade persino il numero legale. Qualora non riuscisse a dare il via libera al testo, il prefetto Gabrielli sarà costretto a inviare la diffida ai consiglieri capitolini. A quel punto, il Consiglio comunale avrà altri 15 giorni per dare l’ok all’assestamento, altrimenti il Campidoglio sarà commissariato. E sarà proprio Marino a presentare il documento in Aula Giulio Cesare, frutto del lavoro della Scozzese, andata via pochi giorni fa dopo Improta e Nieri. Fa discutere, inoltre, la scelta di Causi ed Esposito di non dimettersi da parlamentari. Due assessori a mezzo servizio a capo del Bilancio e dei Trasporti, dipartimenti vitali per il futuro di Roma Capitale. Tantissime le razioni dal mondo politico, a partire da Giorgia Meloni che ha bocciato la nuova giunta così: “Praticamente gli unici romani rimasti in Campidoglio sono il Marco Aurelio e la Lupa. E se potessero se ne an- drebbero anche loro…”. Duro anche Francesco Storace: “Sembra un film, il copione è pessimo, la sala è vuota”, ha scritto il leader de La Destra e vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio su Facebook. E sul futuro ha detto: “Posso azzardare? Un Petroselli di destra. Che poi somigliava a un Buontempo di sinistra”. FORZA ITALIA RIPARTE DAL TERRITORIO, ORGANIZZANDO UNA SERIE DI INCONTRI PER PARLARE DEL FUTURO DELLA CAPITALE E DEL LAZIO “Marino è un fallimento, Zingaretti è in difficoltà” Al Giornale d’Italia il capogruppo azzurro alla Pisana Antonello Aurigemma auspica una fase nuova per le due istituzioni e indica la strada per il rilancio nosce. Le periferie sono isolate, i cittadini si sentono soli. I rifiuti, forse, rappresentano una delle emergenze della città che è sporca, con l’immondizia in strada. Sui campi rom, la politica del finto buonismo del centrosinistra ha fallito. Molto spesso le aree adiacenti a questi campi diventano terra di nessuno, dove il degrado regna indisturbato. L’idea del nostro partito è molto semplice: il voto. Non si può continuare così. Amministrare in questo modo assomiglia ad una lenta agonia, che Roma non merita. Come partito, abbiamo aperto il nuovo progetto “cantiere delle idee”. Ieri all’hotel Ergife si è tenuta la prima tappa di una serie di incontri, che toccheranno sia Roma che le altre province del Lazio. Parlando nello specifico della Capitale, l’obiettivo sarà quello di elaborare quelle strategie e quel programma, che sarà frutto dell’ascolto di categorie, cittadini e società civile, da presentare alla nostra coalizione. rima tappa di una serie di incontri, per parlare del futuro di Roma e del Lazio. Forza Italia riparte dal territorio e lo ha fatto ieri a Roma all’hotel Ergife. Un incontro a cui ha partecipato anche Antonello Aurigemma, capogruppo regionale del partito ed ex assessore capitolino ai Trasporti. Al “Giornale d’Italia”, Aurigemma racconta le difficoltà di Roma, della Regione Lazio e indica la strada per il rilancio delle due istituzioni e del centrodestra. P La Capitale è allo sbando: dai rifiuti al degrado, dai campi rom alla sicurezza, dall’immigrazione alla criminalità. Qual è la posizione di Forza Italia? La capitale è allo sbando. Punto. L’inadeguatezza di questa amministrazione è sotto gli occhi di tutti. Roma è abbandonata, senza una guida. Il sindaco è un marziano paracadutato in una città che non co- Marino ha presentato la nuova giunta, aprendo la ‘fase due’. Ma dovrà fare i conti con Sel, che ha già fatto cadere il numero legale in Aula. Ce la farà ad approvare l’assestamento? A questa nuova giunta non crede nessuno. A partire dal premier Renzi, che ieri ha boicottato il dibattito alla Festa dell’Unità. Marino è un uomo solo e più che guardare al futuro, alcune sue scelte folli ci fanno tornare indietro. Un passato da incubo. Se pensiamo che il nuovo vicesindaco e assessore al bilancio è il deputato Marco Causi (che tra l’altro non si dimetterà dal Parlamento), già assessore al Bilancio ai tempi di Veltroni. Quella stessa giunta che nel 2008 lasciò un buco di bilancio miliardario. Se questo rappresenta una nuova fase, allora c’è da avere paura. Il sindaco deve chiarire i suoi rapporti con il suo partito: Renzi e vari parlamentari del Pd hanno attaccato il primo cittadino. Il Pd dovrebbe far sì che Marino effettui un passo indietro, senza lanciare il sasso per poi nascondere la mano. Per quanto riguarda Sel, il divorzio con il Pd era nell’aria da tempo. La caduta del numero legale rappresenta il chiaro segnale della nuova condotta del partito. Assestamento? Noi lo ripetiamo: andiamo al voto e si nomini un commissario che cercherà di gestire la situazione in attesa di tornare alle urne quanto prima. Passiamo a un altro tema caldo, quello di Atac. Un’azienda con un debito di oltre un miliardo e mezzo. Il centrosinistra è in piena confusione, come uscirne? In questi due anni l’amministrazione ha sbagliato pressoché tutto… un fallimento totale. Basti pensare alle nomine: a capo del personale è stato scelto un esterno, De Paoli, svilendo le professionalità interne. Tra l’altro è un manager “part time”, a seguito dei suoi numerosi incarichi che ricopre in altre aziende. Oppure pensiamo al nuovo dg Micheli, la cui nomina sarebbe incompatibile poiché si tratta di persona in quiescenza e che già percepisce la pensione. Il giudizio è fallimentare. Un disastro: disagi quotidiani, metro A e metro B costantemente in ritardo. Per non parlare delle ferrovie concesse come Roma lido e Roma-Viterbo (gestite da Atac ma di proprietà della Regione). I cittadini sono esasperati, in venti giorni sono state soppresse ben 600 corse della Roma-Viterbo. La Regione valuti seriamente l’opportunità di cambiare gestore, visto che la nostra priorità deve essere quella di fornire un servizio degno della Capitale d’Italia. Mafia capitale ha travolto sia il Comune, a rischio commissariamento, che la Regione Lazio. Che idea si è fatto? La situazione è decisamente delicata e sarà la magistratura a fare chiarezza. Per quanto riguarda l’aspetto politico, durante il consiglio straordinario alla presenza di Zingaretti, noi chiedemmo le sue dimissioni per motivi di opportunità politica. La stessa opportunità politica che ha spinto il ministro Lupi a dimettersi, anche se non indagato, e come fece la stessa Polverini, che lascio la Regione seppur non coinvolta da alcuna inchiesta. Bisogna dare credibilità alla politica e riconquistare la fiducia dei cittadini. In situazioni del genere, il passo da compiere sarebbe stato il voto. Anche il governatore Zingaretti è in difficoltà e, grazie all’opposizione, la Regione ha dato una risposta al letamaio emerso da Mafia capitale attraverso la tagliamani di Storace-Righini. Da dove deve ripartire il centrodestra? Zingaretti è in seria difficoltà. E non lo diciamo noi, ma lo stesso centrosinistra. Infatti, sono parecchi gli amministratori locali, vicini a Zingaretti, che hanno criticato alcune scelte insensate del governatore, per esempio sulla Sanità. Le sue politiche, fatte di tagli di reparti e posti letto, sta creando pesanti disagi in tutte le province, soprattutto per le strutture delle località turistiche, che in questo periodo vedono la popolazione residente raddoppiare. La tagliamani è sicuramente una misura importante, in termini di maggior trasparenza e legalità. L’obiettivo del centrodestra resta, come ripetuto anche ieri, quello di lavorare ascoltando tutte le parti coinvolte, categorie, per elaborare quelle proposte al fine di rispondere alle istanze dei cittadini di Roma e del Lazio. 9 8 Mercoledì 29 luglio 2015 ECONOMIA PEGGIORANO GLI INDICATORI SUL FUTURO E SULL’ECONOMIA NEL MESE DI LUGLIO Il governo e la fiducia che non c’è: consumatori e imprese delusi cende la fiducia dei consumatori e delle imprese. L’incertezza sul futuro e sull’economia sono i due chiodi fissi degli italiani, che non vedono nessun miglioramento sostanziale. L’indice del clima di fiducia dei consumatori diminuisce a 106,5 da 109,3 del mese di giugno, mentre l’indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane scende lievemente, a 104,3 da 104,7 di giugno. E’ la fotografia scattata dall’Istat nel mese di luglio. Diminuiscono tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori. Variazioni più marcate si rilevano per il clima economico e per quello futuro, che passano rispettivamente a 127,9 da 138,6 e a 114,6 da 119,2. Il clima personale e quello corrente diminuiscono in maniera più contenuta attestandosi rispettivamente, a 99,5 da 100,0 e a 101,7 da 103,3. Crollano persino i saldi dei giudizi e delle attese dei consumatori sulla situazione economica, passando rispettivamente a -69 da -57 e a -4 da 9. Il saldo relativo ai giudizi sull’andamento dei prezzi, invece, si attesta a -17 da -21, mentre quello S ALLARME CIA: IL CALDO MINACCIA L’AGRICOLTURA “Aumentare il gasolio agevolato” e temperature continueranno a salire. Un caldo che sta creando non poche difficoltà agli agricoltori, già vittime della crisi economica e dei bassi ricavi del settore. Per salvaguardare le produzioni, infatti, i piccoli e medi imprenditori sono costretti ad aumentare l’irrigazione per non disperdere i prodotti frutto di grandi sacrifici. A lanciare un appello alle regioni è stato il presidente della Cia (Confederazione italiana agricoltori), Dino Scanavino. “Bisogna aumentare la quota di gasolio agevolato in tutte le Regioni per irrigare e salvaguardare le produzioni agricole, colpite dal caldo torrido delle ultime settimane”, ha spiegato il numero uno dell’organizzazione, stilando l’elenco dei prodotti minacciati dalle alte temperature: “Mais, soia, pomodoro e orticole, ma anche olivo e vite, sono in profonda L riferito alle attese rispetto ai prossimi 12 mesi passa a -22 da -20. Peggiorano anche le aspettative sulla disoccupazione, il cui saldo è aumentato di 18 punti rispetto allo scorso mese: da 10 a 28. Migliora leggermente il clima di fiducia delle imprese dei servizi di mercato e del commercio al dettaglio. Scende, invece, il clima di fiducia del manifatturiero a 103,6 da 103,9 e quello delle costruzioni a 117,6 da 119,7. Nelle imprese manifatturiere, migliorano i giudizi sugli ordini (a -12 da -13 il saldo), mentre le attese di produzione rimangono stabili (a 11); il saldo dei giudizi sulle scorte di magazzino passa a 3 da 2. Nelle costruzioni peggiorano sia i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (a -34 da -33) sia le attese sull’occupazione (a -11 da -9). Nelle imprese dei servizi migliorano i giudizi e le attese sugli ordini (a 7 da 4 e a 9 da 5, i rispettivi saldi) ma crol- lano le attese sull’andamento generale dell’economia (a 12 da 18). Nel commercio al dettaglio aumenta i giudizi sulle vendite correnti (a 16 sofferenza per l’assenza prolungata di piogge e per le temperature elevate e stanno richiedendo vere e proprie ‘irrigazioni d’emergenza’ che fanno consumare alle aziende una quantità ingente di gasolio agricolo per innaffiare”. “Il problema non è solo il costo sostenuto per irrigare ma - ha sottolineato Scanavino nella sua missiva - il fatto che le scorte di gasolio a disposizione degli agricoltori si sono esaurite o stanno rapidamente terminando, tanto più che la quota di carburante agevolato assegnato alle aziende agricole ha subito una riduzione del 23% in tre anni, l’ultima con la legge di Stabilità”. La situazione è davvero allarmante: in questo periodo, infatti, le aziende devono irrigare praticamente tutto il giorno per portare a maturazione le produzioni agricole e difendere i raccolti, rispetto alle due volte a settimana. da 7) mentre peggiorano le attese sulle vendite future (a 21 da 23); in accumulo sono giudicate le giacenze di magazzino (a 10 da 5). BATTUTA TOYOTA PER LA PRIMA VOLTA Volkswagen da record nelle vendite mondiali olkswagen batte Toyota nelle vendite di auto in tutto il mondo e diventa il leader mondiale del settore, per la prima volta. Il gruppo giapponese nei primi sei mesi di quest’anno ha venduto infatti 5,022 milioni di veicoli, un po’ di meno rispetto ai 5,04 milioni del colosso tedesco che dunque mette la freccia nella speciale classifica. Volkswagen aveva fissato al 2018 il traguardo per diventare il leader mondiale assoluto dell’auto e ora può seriamente cominciare a pensare di anticipare i tempi, anche e resta la forte incognita del mercato cinese, visto l'outlook sempre più incerto e un terreno che finora non ha visto i tedeschi protagonisti. Il sorpasso su Toyota, numero uno negli ultimi tre anni, è avvenuto comunque in frenata, visto che per entrambe le case automobilistiche le vendite sono comunque scese su base annua, in maniera più rilevante, ovvero dell'1,5% per Toyota e dello 0,5% per Volkswagen. Per 70 anni il leader mondiale era stato il marchio americano della General Motors, una corona mantenuta fino al 2008, quando poi si è visto costretto a cedere lo scettro a Toyota. Il colosso americano deve in realtà ancora diffondere i dati sull'andamento V dei primi sei mesi dell’anno, ma dovrebbe restare ampiamente sotto i 5 milioni di auto vendute e dunque al terzo posto. La Toyota è comunque andata bene negli Stati Uniti, dove ha battuto con il 5,6% la crescita del mercato, grazie alla domanda dei modelli Lexus Nx e Toyota Rav4. Al confronto, i marchi Vw sono aumentati del 2,4%. Anche sul mercato cinese, che è il più grande al mondo, Toyota ha avuto una buona performance, al contrario dei tedeschi che hanno scontato la frenata dei mercati azionari con riflessi negativi sulla fiducia dei consumatori: +10% nel semestre a 512.800 veicoli contro il -3,9%, a 1,74 milioni. Ma Volkswagen è andata benissimo in Europa, come non accadeva da oltre cinque anni: +6% la crescita delle vendite contro +5,7% di Toyota. Entrambe sono invece andate maluccio in Giappone: - 8,2% per i marchi Toyota e Lexus e il 13% per Daihatsu, addirittura -17% per i tedeschi. Rita Di Rosa 10 Mercoledì 29 luglio 2015 DALL’ITALIA L’ITALIA VA IN FIAMME. ROGHI ANCHE NEL SENESE E IN ABRUZZO Incendi in Sardegna: evacuate spiagge e hotel Chiusa la Statale 125 che collega Olbia a Murta Maria e San Teodoro ome ogni estate riesplode l’emergenza incendi. Due roghi sono divampati quasi contemporaneamente a San Teodoro e Porto Istana, sulla costa a sud di Olbia, in Sardegna, a ridosso delle spiagge. Date le dimensioni del rogo, le forze dell’ordine hanno deciso di far allontanare gli abitanti che a centinaia si sono riversati sulle spiagge. Il fuoco, alimentato dalle raffiche di ponente, si è diretto pericolosamente verso le case e gli alberghi. Per questo sono state fatte evacuare numerose abitazioni in entrambe le località. Fatto sgomberare anche l’hotel Ollastu a Costa Corallina. Chiusa in alcuni tratti la statale 125 che collega Olbia con San Teodoro con inevitabili ripercussioni sul traffico. In azione, impegnati nel difficile spegnimento dell’incendio che avanzava tra pascoli e campi incolti spinto da un forte maestrale, sono intervenuti un Canadair e tre elicotteri regionali, oltre a squadre a terra. I roghi, due e distanti pochi chilometri l’uno dall’altro, sono divampati all’ora di pranzo. Il primo nella zona tra San Teodoro e Punta Aldia; l’altro, scoppiato quasi in contemporanea, nella zona di Porto Istana, una decina di chilometri a sud di Olbia. E mentre andava in fumo la macchia mediterranea, le fiamme, alte e pericolose, hanno minacciato villette e villaggi turistici. “Abbiamo centinaia di persone che sono bloccate nelle spiagge, che al momento rappresentano il luogo più sicuro in cui ripararsi – ha dichiarato l’assessore alla Protezione civile, Ivana Russu – Con le motovedette stiamo controllando che non ci sia qualcuno nelle calette o nelle zone con folta vegetazione”. Preoccupazione anche nelle parole del comandante della polizia locale, Gianni Serra: “Le case e gli hotel dovrebbero essere tutti vuoti – assicura – Speriamo che nessuno si sia avventurato in mezzo ai cespugli”. E ci sarebbero già ingenti danni: in alcuni casi sono state distrutte recinzioni e tettoie in legna, anche se sembrerebbe che un paio di case C siano state letteralmente avvolte dalle fiamme. La giornata di martedì era stata preannunciata già dal giorno precedente dalla Protezione civile regionale. Così l’Isola è diventata una “sorvegliata speciale” per gli incendi. Il bollettino di allerta aveva infatti segnalato una “pericolosità estrema (livello rosso)” nelle province di Cagliari, Nuoro e Olbia-Tempio, proprio l’area interessata dai devastanti roghi. L’allarme è legato oltre alle alte temperature anche al forte vento di maestrale, con raffiche di 65 chilometri all’ora in Gallura. Roghi anche nel Senese e in Abruzzo – E l’allarme roghi non interessa solo la Sardegna. Sempre ieri, un incendio è divampato in località Marrocco in una zona boschiva di Ra- polano Terme - nel senese - e, in breve tempo, si è spinto fino a 200 metri di distanza da una azienda agrituristica. A scopo precauzionale l’agriturismo Marrocco, che ospita una decina di persone è stato evacuato. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che, con l’ausilio dell’elicottero e dei volontari della Protezione civile, sono riusciti a domare le fiamme senza evitare che andassero in fumo circa 300 olivi. Intervenuti anche i vigili urbani, il Corpo forestale dello Stato e i carabinieri della stazione di Rapolano Terme. Le cause del rogo sono da accertare. L’intervento si è concluso alle ore 14 e tutti gli occupanti dell’agriturismo sono potuti rientrare nella struttura. Problemi anche in Abruzzo dove nell’ultimo fine settimana si sono registrati una trentina di roghi che hanno visto impegnati, tra sabato e domenica, oltre cento uomini tra il personale della Forestale e i volontari della Protezione civile, oltre all’impiego di due canadair e di un elicottero. Per sopperire alle difficoltà e ai problemi legati alla deflagrazione sono stati organizzati anche turni di sorveglianza notturna con due squadre di volontari. Gli uomini della Protezione civile, inoltre, sono dovuti intervenire anche a supporto degli automobilisti bloccati sulla A14 tra Lanciano e Ortona, dove si sono formati oltre 8 chilometri di fila per l’incendio di un autobus. Barbara Fruch L’EMERGENZA CONTINUA VERCELLI Sbarchi, su un barcone anche tredici cadaveri Sassi dal cavalcavia, fermati cinque stranieri Accoltella l’anziana madre e tenta il suicidio Quasi duemila gli immigrati salvati in diverse operazioni di soccorso L’allarme lanciato dai proprietari di due auto danneggiate ne ha permesso all’identificazione L’uomo si è salvato ed è ora piantonato in ospedale. Ignoti i motivi del gesto ncora tragedie in mare. Tredici cadaveri sono stati recuperati su un barcone diretto verso l’Italia, raggiunto da mezzi di soccorso al largo delle coste della Libia. Sull’imbarcazione vi erano altri 522 immigrati che sono stati tratti in salvo. Al momento non si conoscono le cause della morte degli stranieri L’intervento di soccorso è stato coordinato dalla Guardia costiera che ha inviato sul posto la nave Le Niam della Marina militare irlandese, inquadrata nel dispositivo Triton. L’equipaggio della nave ha recuperato così gli stranieri, scoprendo però anche i tredici cadaveri. Nelle ultime ore sono stati 1810 gli immigrati soccorsi nel Canale di Sicilia in cinque distinte operazioni, tutte coordinate dal centro nazionale anno lanciato sassi dal cavalcavia di San Zenone, sull’A1, all’altezza di Melegnano, in provincia di Milano. Una bravata che poteva finire in tragedia. Dopo l’allarme lanciato dagli automobilisti sono stati individuati i responsabili: si tratta di cinque ragazzi di origine straniera che sono stati fermati e denunciati dalla polizia stradale. Il gruppetto, lanciando le pietre domenica pomeriggio, avrebbero danneggiato due auto e sfiorato altre vetture in corsa lungo la carreggiata. Solo un miracolo, a detta degli stessi agenti, ha voluto che quell’atto sconsiderato non provocasse una tragedia. Per fortuna, i feriti della “bravata” non sono gravi: gli automobilisti colpiti dal lancio di pietre hanno avuto la prontezza di fermarsi e a ucciso la madre a coltellate e poi ha tentato di togliersi la vita. È successo a Bologna, in zona Borgo Panigale. L’uomo Gabriele Galletti, 51enne che lavora come bidello all’Università ha dapprima massacrato l’anziana madre, Vilelma Pulga di 89 anni, poi si è lanciato dalla finestra, al secondo piano di una palazzina in via Koch. Si è salvato ed è ricoverato all’ospedale Maggiore in prognosi riservata per le fratture riportate nella caduta, non sarebbe comunque in pericolo di vita. Galletti è caduto di schiena e il volo è stato attutito da stendini per la biancheria. Ad avvisare la polizia, intervenuta intorno alle 8.45, sono stati alcuni vicini di casa che hanno sentito il tonfo della caduta a terra. Sul posto anche il pm di turno Antonella Scandellari, che A soccorsi della Guardia costiera. Ai soccorsi, oltre alla nave della Marina militare irlandese, hanno partecipato due unità di Medici senza frontiere ed un pattugliatore svedese. In base al rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) pubblicato ad inizio luglio, sono almeno 137mila le persone che nei primi sei mesi del 2015 hanno attraversato il Mediterraneo verso l’Europa con un numero di morti in mare salito drasticamente rispetto al 2014. Tragedie che comunque non frenano i cosiddetti “viaggi della speranza”, tratte su cui le organizzazioni criminali continuano a guadagnare, mettendo a repentaglio la vita di numerosi stranieri che vogliono a tutti i costi raggiungere l’Europa. B.F. H di allertare i soccorsi. Un gioco cattivo e omicida, come ricorda Milano Today, che nel 1986 portò alla morte di una bambina di due anni a mezzo, colpita da un sasso mentre dormiva in braccio alla mamma sulla provinciale Milano-Lentate. La piccola Maria Jlenia Landriani è la prima vittima accertata della follia dei “killer del cavalcavia”. Dieci anni dopo, il 27 dicembre 1996, la 31enne Maria Letizia Berdini morì colpita da un sasso lanciato da un cavalcavia della A21, all’altezza di Tortona. Era il 26 dicembre 1996. Maria Letizia Berdini viaggiava con il marito, sposati da appena cinque mesi. Le indagini portarono all’arresto di una “banda”, composta quasi esclusivamente da membri della stessa famiglia, tutti giovani che confessarono subito il delitto: avevano agito per noia. B.F. BOLOGNA H coordina le indagini della polizia. Il corpo della donna, è stato trovato vicino alla finestra, con varie ferite di coltello, tra cui quella probabilmente mortale, inferta al collo. In casa c’era anche l’anziano padre, 94 anni, malato, che al momento del delitto dormiva e non si è accorto della tragedia. Pare che l’anziana donna fosse tornata da pochi giorni a casa, dopo un periodo in ospedale per una ischemia celebrale. “Si stanno cercando di capire i motivi del gesto”, ha detto il procuratore aggiunto Valter Giovannini. Ignote infatti al momento le cause della tragedia. L’uomo non ha lasciato alcun biglietto e agli investigatori non risultano problemi economici, abitativi, di lavoro. Forse c’era solo l’esasperazione per gli acciacchi degli anziani genitori. B.F. 11 Mercoledì 29 luglio 2015 DALL’ITALIA L’INCIDENTE NELLA CHIESA DI SANTA MARIA DI COSTANTINOPOLI A PIETRACATELLA Cede la volta: muore un operaio Due i feriti. Nella struttura erano in corso i lavori di restauro dopo l’ultimo terremoto. La ditta che seguiva le opere è della moglie di Carmine Abiuso, costruttore condannato per il crollo di una scuola Jovine a San Giuliano di Puglia di Barbara Fruch n morto e due feriti. È il bilancio del crollo della cupola della chiesa di Pietracatella, in provincia di Campobasso, dove sono in corso lavori di ristrutturazione. L'annuncio è stato dato dal governatore della Regione Molise, Paolo Frattura, in aula durante i lavori del Consiglio Regionale. I lavori erano stati avviati da pochi giorni per rendere agibile la chiesa in seguito ai danni riportati dal terremoto del 31 ottobre 2002. Secondo quanto reso noto gli operai erano al lavoro a diversi metri di altezza, stavano operando su una impalcatura della navata più piccola dell’edificio. All’improvviso, verso le 13.20 la volta dell’edificio, per motivi ancora poco chiari, è crollata, facendo precipitare i tre insieme alle macerie. Immediati i soccorsi del 118. Ma per una delle tre vittime non c’è stato niente da fare. Si tratta di Giuseppe Mancini, 53 anni, residente a U Riccia, che è morto sul colpo. Gli altri due, 42 e 52 anni, anche loro residenti nella zona del Fortore molisano, sono gravissimi all’ospedale Cardarelli di Campobasso. “Erano gravi ma coscienti, sotto choc, chiedevano aiuto” ha detto uno dei primi soccorritori del 118, riferendosi alle condizioni dei due operai feriti. “C'era tanta polvere, non si vedeva nulla – ha raccontato un testimone entrato subito appena sentito il boato – calcinacci e due operai che si muovevano appena e chiedevano aiuto mentre una terza persona era immobile e non parlava. Appena abbiamo sentito il rumore siamo subito entrati e abbiamo visto che era crollata una volta nella parte destra dell’edificio delle chiesa”. La chiesa di Santa Maria si trova di fronte al monumento dei Caduti di Pietracatella, non troppo lontano dal municipio del paese, che conta 1400 abitanti. I lavori di ristrutturazione avevano subito forti rallentamenti, erano stati bloccati in passato per mancanza di fondi, ma da una settimana gli operai ave- vano riaperto il cantiere per completarla, dopo lo stanziamento di un contributo regionale. La chiesa era per altro agibile ed è gestita da una confraternita di laici, i devoti a Santa Maria di Costantinopoli. La notizia della tragedia è giunta attorno alle 14 in Consiglio regionale, durante la seduta che è stata subito sospesa. Il presidente Paolo Di Laura Frattura e il delegato alla Ricostruzione post sisma, Salvatore Ciocca, si sono recati sul posto per rendersi conto dell’accaduto. Sulle cause del crollo e della morte dell’operaio indagherà adesso la magistratura. È stato contattato il magistrato di turno alla Procura della Repubblica di Larino. Da capire le presunte responsabilità di chi stava eseguendo i lavori, affidati a un’azienda di Gambatesa che fa capo alla moglie di Carmine Abiuso, noto alle cronache per essere stato il costruttore della scuola elementare Jovine, crollata a San Giuliano e costata la vita a 27 bambini e alla loro maestra il 31 ottobre 2002. LECCE - LA DENUNCIATA DEL SEGRETARIO “CODICI” CHE SCRIVE AL PRESIDENTE MATTARELLA Sfrattato per morosità, dorme in auto Piero Scatigna, sposato e padre di due figlie di 10 e 8 anni ospitate provvisoriamente da parenti, da nove mesi vive dentro la sua macchina frattato per morosità è costretto da nove mesi a vivere in auto. Una situazione diventata ormai inaccettabile quella che sta vivendo Piero Scatigna, leccese, sposato e padre di due figlie di 10 e 8 anni ospitate provvisoriamente da parenti. Cacciato da casa infatti l’uomo si è dovuto allontanare anche dalla sua famiglia. “Mi ritrovo da nove mesi a dormire in auto in un piazzale di fronte alla dimora che ospita la mia famiglia; da lì – racconta Scatigna – posso almeno intravvedere moglie e figlie quando vanno a letto e sentire meno la loro assenza. Sono disperato perché non posso stare con la mia famiglia e allo stremo delle forze psico-fisiche. Sfido chiunque S a dormire in auto con 40 gradi per una sola notte, con il rischio di essere derubato e malmenato (come mi è accaduto più volte). È solo il grande affetto che mi lega a mia moglie e alle bambine a farmi desistere da un gesto estremo”. Ad interessarsi alla triste vicenda è stato il segretario “Codici Lecce – Centro per i Diritti del Cittadino”, l’avvocato Stefano Gallotta, che ha denunciato il tutto anche attraverso una lettera inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Per il momento, nonostante l’interessamento diretto del Quirinale e le conseguenti promesse delle istituzioni locali – racconta Gallotta – l'alloggio non è arrivato. Il 5 giugno scorso a Codici Lecce era giunta la rassicurazione scritta, da parte del Dirigente responsabile della gestione alloggi Erp presso il Comune di Lecce che, entro il 9 giugno scorso, la famiglia del signor Scatigna avrebbe ottenuto l’assegnazione di un alloggio. Questa notizia aveva ridato speranza alla tanto provata famiglia e la prospettiva di poter finalmente tornare unita sotto lo stesso tetto e riprendere un’esistenza dignitosa e un progetto di vita comune. Poi c'è stato il blitz presso gli uffici comunali della Guardia di Finanza, nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica su presunte assegnazioni irregolari degli alloggi popolari e, da tale data, è calato il silenzio”. E ora si lancia un nuovo appello alle istituzioni. “Abbiamo scritto ancora una volta al Presidente della Repubblica, al Prefetto e al Sindaco della nostra città – conclude Gallotta – Non possiamo permettere che questa situazione si protragga per un solo altro giorno e che un cittadino dorma per strada, separato suo malgrado dalla moglie e dalle figlie, mentre ci sono tanti alloggi vuoti”. “Ritengo sia un dovere delle istituzioni – è scritto nella lettera inviata da Codici a Mattarella –restituire a questa famiglia il sacrosanto diritto, costituzionalmente sancito, ad ottenere un’abitazione quale luogo dove la stessa possa realizzarsi nella condivisione di un progetto di vita comune e di un’esistenza dignitosa. Questo sarebbe un grande successo per tutti, in ossequio a quel senso umano di responsabilità e di carità verso i più deboli dal quale nessuno e, meno che mai, le istituzioni, dovrebbe esimersi né sfuggire, se è vero che la politica è (rectius dovrebbe essere)in B.F. primis la più nobile e alta forma di carità”. BERGAMO - L’UNIONE INQUILINI ORGANIZZA UNA PROTESTA PER DOMANI Invalida totale rischia di perdere la casa L’ufficiale giudiziario si presenterà da Marinella Oberti insieme a un medico dell’Asl Se la donna è trasportabile in ospedale, le forze dell’ordine potrebbero sgomberare l’alloggio nvalida al 100%. Non può lavorare e ora rischia anche di perdere la sua abitazione. È la scioccante storia che arriva da Bergamo. Protagonista Marinella Oberti (nella foto de Il Giorno), 56 anni, fin da bambina alle prese con una patologia fortemente invalidante, la Sindrome da sensibilità chimica multipla. La donna, in poche parole, è allergica a tutto: fumi da combustione, inchiostro, carta stampata, vernici, solventi, profumi, deodoranti, detersivi, farmaci, fino ad arrivare ai campi elettromagnetici. Proprio per questo deve vivere in un ambiente non contaminato e non inquinato. Per questo ha dovuto cambiare più volte abitazione e non può lavorare. Come riportano i siti locali dopo essere stata sfrattata dalla precedente abitazione, dal 2010 è ospitata da una struttura in Città Alta, in un bred&breakfast in via Pianone. Secondo quanto raccontato anche dall’Unione Inquilini che sta seguendo la vicenda, da allora “l’Am- I ministrazione comunale si era impegnata a prendersi carico della difficile situazione della signora pagando al proprietario l’affitto di 1.230 euro al mese. A fine 2011 il Comune, senza spiegazioni, interrompeva il contributo pattuito. Marinella pertanto, continuava faticosamente a pagare l’affitto ancora per alcuni anni, usufruendo anche di donazioni dalla vicina Parrocchia”. Ma, come dice la donna, con la sua pensione di invalidità e la cassa integrazione del marito (da pochi mesi al lavoro) non è stato possibile corrispondere l’intera cifra. E ora la donna rischia lo sfratto. “Le condizioni di vita della donna sono peggiorate – ha spiegato Maurizio Mazzucchetti, dell’Unione Inquilini a Michele Andreucci de ‘Il Giorno’ – Infatti il gestore del b&b, dopo aver staccato gas, metano e energia elettrica, aveva avviato le procedure di sfratto. Marinella ha sempre cercato un alloggio alternativo, ma la casa adatta non è stata ancora trovata. Il problema è individuare un appartamento lontano da fonti inquinanti a cui la donna è fortemente allergica. Giovedì l’ufficiale giudiziario si presenterà a casa della donna, accompagnato da un medico dell’Asl – prosegue Mazzucchetti – Se quest’ultimo certificherà che Marinella è trasportabile in ospedale, le forze dell’ordine potrebbero sgomberare l’alloggio”. Contro la decisione proprio per domani, giovedì, l’Unione Inquilini di Bergamo, a partire dalle 10, organizzerà un presidio solidale. Una manifestazione anche per rinnovare l’appello al sindaco di Bergamo e al prefetto. “L’amministrazione si è attivata soltanto per permettere alla famiglia di fare domanda, all’apertura del bando, per l’assegnazione di una casa popolare. Marinella Oberti - conclude l’esponente dell’Unione Inquilini - è risultata tra i primi in graduatoria. Quasi certamente, però, anche la casa popolare non potrà accoglierla, sia perché l’assegnazione non sarà pronta per il giorno dello sfratto, sia perché la sua patologia le impedisce di abitare in un condominio esposto agli inquinanti tipici della vita quotidiana”. L’ennesima storia che evidenza come lo stato sociale in Italia sia pressoché inesistente. Proprio le istituzioni infatti dovrebbero farsi carico dei cittadini invalidi. B.F. Purtroppo spesso ciò non avviene. 12 Mercoledì 29 luglio 2015 SOCIETA’ FANTASIA E SPETTACOLI PIROTECNICI ALLIETANO E ILLUMINANO L’ESTATE 2015 “Notte di Fiaba” torna con Cappuccetto Rosso Dal 27 al 30 agosto a Riva del Garda il tradizionale appuntamento per i bambini e le famiglie di Chantal Capasso mperdibile l’appuntamento a Riva del Garda all’evento “Notte di fiaba". Presente anche quest’anno, dal 27 al 30 agosto, la 41esima edizione si propone come un saluto allegro, giocoso e divertito all'estate. Dalla foresta di Sherwood al bosco del lupo cattivo. Dalla leggenda popolare britannica alla fiaba francese codificata nel XIX secolo dai Fratelli Grimm. Spettacoli e narrazioni, musica e intrattenimento, laboratori e giochi, viaggi nella fiaba, per quattro giornate organizzate dal Comitato Manifestazioni Rivane con il patrocinio di Ingarda Trentino e dedicate ai bambini in primis, ma anche alle loro famiglie. La storia di Cappuccetto Rosso sarà reinventata attraverso i tanti laboratori, giochi, racconti e l'immancabile spettacolo teatrale itinerante del viaggio nella fiaba che animeranno le piazze di Riva del Garda dal 27 al 30 agosto e, come sempre, sabato 29 agosto I alle ore 22.00 il tradizionale spettacolo pirotecnico illuminerà le acque del Lago di Garda con me- ravigliosi giochi di luce. Le attività ludiche e ricreative comprenderanno laboratori culinari e creativi, set fotografici e animeranno alcune piazze cittadine ma anche il Chiostro di S Francesco, il Cortile Interno della Rocca e molti altri luoghi toccati dalla caccia al tesoro a squadre Persi nel bosco. Giochi e manualità, ma anche spettacoli e letture animate per bambini. Giornata inaugurale “C'era una volta...” di giovedì 27 agosto, alle 14.00, e all’appuntamento speciale "...e vissero felici e contenti!" il 30, con l'anteprima della fiaba protagonista della prossima edizione. Nella ricca sezione Musica e Intrattenimento spicca Che lupo sei? Lupo femmina, lupo cuoco, lupo invisibile, lupa pagliaccia..., mostra (e storie) di lupi visti dai bambini visitabile dal 27 agosto al 19 settembre nella Biblioteca Civica Riva del Garda. Il MAG (Museo Alto Garda) sarà invece la location della mostra di illustrazioni "La vera storia di Cappuccetto Rosso", che sarà inaugurata il 25 luglio e resterà aperta fino al 6 settembre. La sera del vernissage saranno anche premiati i vincitori di Notte di Fiaba Illustration Contest: la vincitrice è Luna Colombini, secondo classificato Vittorio Ormas, terzo Salvatore Pastore; menzione speciale della giuria per Edu Flores, Flavia De Carli, Erika Cunja e Yael Frankel. Ogni anno una fiaba diversa, con i suoi personaggi, buoni e cattivi, i suoi profumi, i suoi colori, invade Riva del Garda e la trasforma in un luogo della fantasia. Notte di Fiaba significa più di 100 volontari, 85.000 visitatori, 160 ore di animazione, 2.500 kg di artifici pirotecnici: sono solo alcuni dei numeri di uno degli eventi più importanti nel Garda Trentino, che si tramanda di generazione in generazione dagli anni ’50. NOTTE DELLA TARANTA Nel Salento musica tradizionale e internazionale Attesi tanti ospiti: Ligabue, Paul Simonon (Clash), Tony Allen e non solo a notte della Taranta non mancherà di radunare artisti della musica tradizionale salentina che culminerà nel classico concertone del prossimo 22 agosto a Melpignano. Il Maestro Concertatore dopo aver chiamato Luciano Ligabue come ospite della manifestazione, ha deciso di allargare il parco degli special guest: Phil Manzanera ha fatto sapere di aver coinvolto nell'iniziativa anche il già bassista dei Clash Paul Simonon (e collaboratore di Damon Albarn dei Blur nei The Good, the Bad & the Queen e nei Gorillaz), il re nigeriano dell'afro beat Tony Allen, Andrea Echeverri (dei colombiani Atercio- L pelados), la violinista della TransSiberian Orchestra Anna Phoebe e il chitarrista di flamenco Raul Rodriguez. Il coordinatore dell'estemporanea super-band Phil Manzanera, riferisce l'edizione online della Gazzetta del Mezzogiorno, ha commentato: "Sono contentissimo che La Notte della Taranta abbia richiamato artisti così prestigiosi, pronti a prendere parte con grande entusiasmo a questo fantastico concerto. Spero che quest’anno la nostra presenza possa rappresentare un elemento ulteriore per far conoscere in tutto il mondo questa cultura che merita un pubblico internazionale" L’ATTORE A MARRAKECH CURIOSITÀ Il segreto del ballo di coppia è nel cervello Cruise si sposa per la quarta volta rmai sono tantissimi gli appassionati che in Italia frequentano scuole di ballo per migliorare sempre più la loro tecnica. Impresa non facile perché occorrono diverse ore di duro allenamento per poter raggiungere risultati accettabili, ma ancora più complicato è il ballo di coppia. Anche se si è dei professionisti del ballo, esibirsi in coppia è non è impresa facile. Riuscire a sincronizzare i movimenti tra due ballerini è difficilissimo, ci vogliono ore e ore di duro allenamento, trovare il feeling con il proprio patner. Secondo un recente studio condotto da un team di ricercatori dell’Università la Sapienza di Roma, il segreto sta nel cervello. Un’area specifica del nostro om Cruise si sposa. Donne di tutto il mondo rassegnatevi: il bravo e bello Tom Cruise ha deciso, a 53 anni, per la quarta volta, di dire sì. Si sposerà in Marocco, a Marrakech, località a cui pare l’attore sia molto legato non solo per motivi lavorativi ma anche affettivi. E’ proprio in Marocco che Tom Cruise ha girato l’ultimo episodio di Mission Impossible e dove è ritornato recentemente per festeggiare il suo amico David Beckam che ha compiuto 40 anni. Per il momento non si sa ancora quando l’attore si sposerà e forse si saprà solo a cerimonia avvenuta ma indiscrezioni dicono che il mese scelto è quello di dicembre. La futura moglie, Emily Thomas ha 22 anni, è la sua assistente e i due si sarebbero innamorati proprio a Marrakech durante le riprese di Mission Impossible. O cervello riesce a coordinare i movimenti di un ballerino ed a sincronizzarli con l’altro componente della coppia. Secondo gli studiosi romani la zona del cervello che permette ai ballerini di coordinarsi ed evitare che si facciano delle brutte figure è l’intra-parietale anteriore sinistra. La ricerca del team è stata pubblicata sull’importante rivista Nature Communications. I ricercatori hanno scoperto l’importanza di questa specifica area del cervello effettuando alcuni test su alcune coppie di ballerini. In particolare, la coppia è stata sottoposta ad un particolare test: riuscire a prendere un oggetto che aveva la forma molto simile alla bottiglia cercando di fare gli stessi movimenti Uno straordinario parterre internazionale dunque, che porterà in Italia artisti come Paul Simonon, fondatore dei The Clash. Tra i suoi progetti recenti: The Good, The Bad & The Queen con Damon Albarn e l'album dei Gorillaz, "Plastic Beach". Il concertone del 22 agosto a Melpignano, capace di attrarre ogni anno oltre 150 mila persone in piazza a ballare la pizzica fino all'alba, si svolge al termine del festival itinerante de "La Notte della Taranta", che prenderà il via il prossimo 3 agosto a Corigliano d'Otranto e si svilupperà in 17 tappe in tutto il Salento, con l'esibizione di oltre 60 Ch.C. gruppi musicali. T del compagno. Gli studiosi hanno visto che l’area del cervello intra-parietale anteriore sinistra è quella che coordina i movimenti di entrambi i componenti Ch.C. della coppia. Durante tutto il tempo delle riprese l’assistente non lasciava mai un minuto solo Tom Cruise e ora si è capito il motivo, infatti oltre a motivi lavorativi i due non si staccavano un attimo perchè innamorati. Tom Cruise l’emozione del matrimonio la conosce molto bene, infatti porterà all’altare Emily Thomas dopo aver già detto si, nel passato, a Mimi Rogers, a Nicole Kidman e a Katie Holmes.C’è da scommetterci che come per le altre volte anche in questo caso sceglierà una location favolosa e se con Katie Holmes la scelta ricadde sullo splendido castello Odescalchi di Bracciano, vicino Roma, questa volta lo sfondo del Marocco promette un altro sceE.M. nario da favola.