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I franchi, dal IV secolo a Carlo Magno
Le origini dei Franchi I futuri «franchi» erano un insieme di tribù che a partire dal III secolo varcò il confine dell’impero romano, situato sul fiume Reno. Si trattava di genti di religione politeista e per circa un secolo agirono da predoni e pirati nella zona dei fiumi Reno, Schelda e Mosella Nel IV secolo cominciarono a insediarsi più stabilmente in Gallia, oltre il lato sinistro del Reno (zona di Colonia) Le tribù si unirono tra loro e in seguito si integrarono con la popolazione di origine gallo-romana verrà chiamata nel VI secolo Austrasia, cioè terra dell’Est Le successive conquiste dei Franchi Da popoli sottomessi a «Franci» Queste genti vissero sotto il dominio dell’impero romano e contemporaneamente dei propri capitribù Nel 435 il loro rapporto con i romani cambiò perché i gallo-romani, che formavano ormai un regno nella Gallia settentrionale avevano bisogno di difendere i loro territori dai visigoti e chiesero l’aiuto di queste genti Le tribù stanziate nella futura Austrasia diventarono populi foederati, cioè alleati dei romani e per questo i gallo-romani cominciarono a chiamarli Franci cioè «liberi» I merovingi: da Childerico a Clodoveo Il capo supremo dei Franci era Childerico, che secondo la tradizione di questi popoli discendeva da un mitico capo-tribù di nome Meroveo, che diede all’intera stirpe dei capi-tribù supremi il nome di Merovingi Clodoveo, figlio di Childerico, nel 486 combattè e vinse contro le truppe di Siagrio, l’ultimo che tentava di mantenere in vita un regno gallo-romano Da quel momento i Franci si espansero verso ovest, un’area che poi fu chiamata Neustria, cioè «nuova terra dell’Ovest→ Gallia Nord Occidentale Negli anni successivi avvenne l’integrazione tra le tradizioni di comando franche e quelle amministrative romane Clodoveo continuò a combattere e vincere contro altre popolazioni germaniche: la vittoria più importante avvenne contro i Visigoti nel 507. I Visigoti sconfitti furono costretti a spostarsi verso la Spagna e i Franchi si insediarono anche nell’attuale Francia sud-occidentale, che fu chiamata Aquitania La conversione di Clodoveo e i suoi significati Clodoveo decise di farsi battezzare da Remy, vescovo di Reims, probabilmente nel 496 La sua conversione è spiegabile in senso politico Clodoveo diventato cristiano si assumeva il compito di difendere la religione cristiana in Occidente Contemporaneamente esercitava un controllo diretto sui vescovi cristiani che erano i veri governanti di molte comunità cristiane della Gallia: erano colti, possedevano grandi patrimoni e avevano anche la capacità di guidare militarmente le loro comunità in caso di pericolo L’eredità di Clodoveo. Clodoveo morì nel 511. L’ampio territorio da lui conquistato, corrispondente a buona parte dell’attuale Francia, fu diviso per sua volontà tra i figli, in obbedienza alla tradizione franca a una concezione patrimoniale del regno Si crearono tre regna: Austrasia, Neustria, Burgundia Fonte: Aa.VV., Storia medievale, Roma, Donzelli La società franca si struttura: proprietari terrieri e vescovi La società franca si organizzò negli anni successivi attraverso una rete di poteri locali situati nelle città maggiori, mentre i re merovingi si indebolivano. Le aristocrazie che controllavano i diversi territori si unirono ai sovrani formando una rete di fedeli che potevano aiutare m i l i t a r m e n t e il sovrano in caso di necessità militari: i c o m i te s (compagni) ricompensati con beni fondiari per la loro fedeltà Si ebbe anche una mescolanza tra aristocrazia franca e aristocrazia gallo – romana, costituita quest’ultima spesso da vescovi, che erano i veri governatori delle città. I re merovingi perdono autorità In realtà, per tutto il VI e il VII secolo, i re Clotario II merovingi non ebbero abbastanza autorità per controllare saldamente i territori del loro regno. I Franchi conobbero lotte continue tra le aristocrazie delle regioni, Alcuni re , come Clotario II riuscirono a riunificare i regna (prima metà del VII secolo), e cercarono di conservare una propria legittimità mantenendo il sistema di tassazione romano coniando monete d’oro usando il latino nei documenti ufficiali L a n at u ra d e l p o te re d e l re . Il potere del re era simile a quello che ogni altro signore laico esercitava entro i confini delle proprie terre: un potere politico (legato all’amministrazione della giustizia) e insieme economico. L a differenza che esisteva tra il re e gli altri grandi signori laici stava nelle dimensioni del patrimonio privato del re, tali da rendere il re il più grande s ig nore fond iario d el reg no. Era centrale il p a l a t i u m , composto da funzionari regi: consiglieri, amministratori che gestivano le terre e il tesoro del re e si occupavano di scrivere gli atti. Tra di essi assunse un’importanza crescente il maior domus, il “maestro di palazzo”. Ogni re era circondato dalla sua trustis, un gruppo selezionato di uomini che avevano prestato giuramento di fedeltà militare al re stesso: in cambio essi ricevevano t e r r e e vantaggi dal fatto di essere parte dell’entourage del sovrano. Ad esempio tra di essi venivano scelti i più importanti funzionari del regno. Rivolta dei nobili, affermazione di Pipino il Vecchio Clotario II era stato posto sul trono da una iniziativa guidata da P i p i n o d i L a n d e n , un grande proprietario terriero di Austrasia a cui il re, per compenso diede la carica di m a g g i o rd o m o d i p a l a z z o di Austrasia. Pipino, chiamato “il Vecchio”, fondò la dinastia che da lui ebbe il nome di Pipinide, e mantenne la carica di maggiordomo per lungo tempo Divise questo incarico con Arnolfo di Metz, arcivescovo di Austrasia e anch’egli grande proprietario terriero: il figlio di quest’ultimo e la figlia di Pipino, Begga, si sposarono generando P i p i n o d i Hè r i s t a l . Pipinodi Hèristal fu il bisnonnodi Carlo Magno. Il regno di Clotario II e la creazione dei maggiordomi Clotario II, divenuto re dei Franchi nel 614, come promesso, con l'Editto di Parigi (o Edictum Clotarii), confermò le grandi concessioni terriere ai nobili e al clero, garantì l'autonomia dei regna e sancì che ognuno di questi sarebbe stato retto da un m a g g i o r d o m o , la cui carica venne resa ereditaria Il maggiordomo era un nobile tra coloro che vivevano con il re a palazzo comites palatini. Il maggiordomo aveva il compito di curare l’alloggio e il nutrimento del re e dei suoi comites, ma in sostanza divenne il responsabile dell’amministrazione regno nel suo complesso. I Pipinidi svuotano il potere regio. I Pipinidi si impadronirono progressivamente di grosse parti del patrimonio fondiario del sovrano merovingio. Si servirono di queste terre per crearsi una vasta clientela militare a loro fedele, attraverso la distribuzione di terre. In sostanza, i Pipinidi avevano progressivamente svuotato il potere effettivo dei sovrani merovingi, potere basato sulla terra da distribuire ai loro comites e sull’autorità che attraverso di essi i sovrani riuscivano a esercitare sui loro territori. L’operato e il “mito” di Carlo Martello Il prestigio della dinastia dei Pipinidi crebbe grazie a Carlo detto “Martello”, cioè “piccolo Marte”, maggiordomo di Austrasia. Egli, alla guida di un esercito personale, affrontò e La battaglia di Poitiers sconfisse nella battaglia di Poitiers, 732, una schiera di musulmani che dalla Spagna cercavano di penetrare più profondamente nel territorio franco. Tale vittoria contribuì a consolidare a livello Tomba di Carlo Martello nell’Eglise de Saint Denis popolare l’idea che i pipinidi fossero i veri sovrani, anche a causa del loro enorme potere effettivo, fatto di possessi fondiari e clientele militari. La vittoria a Poitiers ebbe un carattere più propagandistico che non decisivo sul piano militare. Due diverse idee di esercito. L’esercito dei Franchi era formato da gruppi di uomini liberi armati, tra loro in relazione, guerrieri che combattevano per un capo liberamente: →rapporto personale In Gallia, invece, l’idea di esercito rimaneva quella romana: i soldati combattevano al servizio dello stato, la res publica → rapporto pubblico Vas s alli e b e n ef ic i (età d i C ar lo M ar te llo ) I d u e m o d e l l i , f r a n c o e r o m a n o, s i i n c o n t r a r o n o e i n t e g r a r o n o tra VI e VIII secolo. Due persone stringevano un rapporto, in base al quale una delle due si impegnava alla fedeltà, l’altra al mantenimento materiale del suo fedele. Con il giuramento di fedeltà il vassallo (→vassus, “servitore”) entrava nella clientela del potente. Il potente si impegnava a mantenerlo, direttamente nella propria casa, o indirettamente, concedendogli terra o altri beni: l’oggetto di tale concessioni si chiamò con il termine latino di beneficium L’aristocrazia fondiaria e terriera di Carlo Martello: i cavalieri. Carlo riorganizzò il regno dei Franchi in vista di una sua militarizzazione. Ridistribuì la proprietà agraria in maniera da poter disporre da una classe di guerrieri dotati di cavallo, rapidi e forti grazie anche all'adozione di nuove tecniche e strumenti come la staffa, che permetteva uno scontro frontale a cavallo tramite l'ancorazione delle lance. Carlo scelse come proprietari dei terreni più importanti esponenti di famiglie a lui fedeli, spianando la strada a un consenso per una futura appropriazione del trono. Incontrò una forte resistenza ecclesiastica, avendo egli espropriato molte terre di diocesi e monasteri. Sostituì vescovi e abati recalcitranti con persone di sua fiducia. Fu più prudente nei confronti della Chiesa franca in generale, cercando un miglior rapporto diretto con il papato, sostenendo ad esempio le campagne missionarie verso i frisoni, gli alamannie i turingi. Il regno dei franchi alla morte di Carlo Martello Il regno dei Franchi nel 751 Alla morte di Carlo Martello, nel 741, anche grazie alle sue imprese militari, il regno dei Franchi, retto ancora dai merovingi, ma con scarsa autorità, era esteso fino a parte delle odierne G e r m a n i a e A u s t r i a , pur avendo il proprio nucleo principale in gran parte dell’odierna Francia. Pipino il Breve diventa re dei Franchi. Il regno dei merovingi era ormai alla fine. Uno dei due figli di Carlo Martello, Il taglio di capelli a Childerico P i p i n o i l B re ve , d e p o s e l ’u l t i m o s o v r a n o m e r o v i n g i o , Childerico III, nel 751. Childerico subì l’umiliazione simbolica del taglio dei capelli, che nella tradizione franca significavano forza, quindi regalità. Pipino fu acclamato re dall’assemblea dei guerrieri. S i f e c e c o n s a c r a r e c o n l ’o l i o sacro dal monaco Bonifacio, richiamandosi al modello biblico del re David, 751. Nel 754 la cerimonia fu ripetuta dal papa Stefano II, giunto da Roma. Stefano II incorona Pipino il Breve Pipino il Breve in Italia. Morte di Pipino, salita al trono di Carlo Magno. Nel 754 e nel 756 Pipino, su richiesta di Stefano II, intervenne in Italia per due volte e sconfisse i Longobardi. Sconfisse Astolfo consegnò al papa il dominio sull’Esarcato e sulla Pentapoli (Romagna e costa adriatica delle Marche) Nel 768 Pipino il Breve morì, lasciando il proprio regno ai due figli Carlo e Carlomanno. Carlomanno morì n e l 7 7 1 e Carlo diventò unico re . Il primo esempio di giuramento vassallatico. Il primo esempio conosciuto di giuramento vassallatico (757) risale al regno di Pipino il Breve. « Il re Pipino tenne il suo placito a Compiègne con i Franchi. E là venne Tassilone, duca dei Bavari, il quale si accomandò in vassallaggio con le mani. Egli prestò molti e innumerevoli giuramenti, toccando con le mani le reliquie dei santi, e promise fedeltà a re Pipino e ai sopraddetti suoi figli, signori Carlo e Carlomanno, come un vassallo deve fare secondo giustizia con mente leale e salda devozione, come un vassallo deve essere con i suoi signori.» Annali Regi Le campagne militari di Carlo Magno. Carlo, che assunse il soprannome di “Magno” per le sue imprese, orientò l’azione militare di espansione dei domini franchi verso le zone di insediamento dei Sassoni, nei territori a est del Reno: 772 – 802, sottomessi con metodi violentissimi La Germania meridionale, dove si trovava l’importante Ducato di Baviera: 788 la penisola iberica: battaglia di Roncisvalle, 788, unica grande sconfitta la penisola italiana: 773 – 774. Governo franco dell’Italia. La penisola italiana fu inserita nei domini franchi con il nome di regnum Langobardorum I Franchi cercarono di utilizzare come ceto di governo la nobiltà longobarda. Se questa era riottosa o infedele, veniva sostituita da uomini di fiducia, franchi o di altre popolazioni fedeli. La conquista dell’Italia ebbe un carattere ideologico forte: Carlo chiamato dal papa a difendere lui e Roma dai longobardi si proponeva come re cristiano guardiano della fede. Papa Leone III chiede aiuto a Carlo Magno Papa Leone III, a Roma, viene assalito dai membri di alcune famiglie rivali della sua che erano contrarie all’alleanza con i Franchi: 800. Il papa si reca allora a Paderborn, in Sassonia, per chiedere l’aiuto di Carlo Magno. Carlo si impegnò a difendere Leone III Da Storia d’Italia a fumetti, di Enzo Biagi, 1981 e lo rimandò a Roma con una scorta armata. Il rapporto tra papa e re dei Franchi si consolidò. L’incoronazione di Carlo Magno. Durante la notte di Natale dell’800, Leone III unge e incorona Carlo Magno come i m p e ra t o r e . Questa cerimonia comunicò il messaggio che il compito di incoronare l’imperatore spettava esclusivamente al papa come rappresentante di Dio, da cui derivava il potere temporale dell’imperatore Da Storia d’Italia a fumetti di Enzo Biagi, 1981 I domini di Carlo Magno “Oggi siamo propensi a scartare l’ipotesi che nel Natale dell’800 sia stato fondato un impero.” (P. Guglielmotti) Da una parte il papa prese atto della forza della corona franca. Dall’altra si pensa che Carlo abbia soprattutto pensato alla propaganda del proprio ruolo. Carlo, dopo l’incoronazione, puntò a consolidare i confini dei suoi vasti domini in quanto era ormai il sovrano riconosciuto di diversi territori e popolazioni. Le ragioni dell’incoronazione. La scelta dell’incoronazione fu dovuta a almeno tre ragioni: La Chiesa di Roma era impegnata in una dura controversia con l’impero bizantino a causa dell’iconoclastia e della presenza sul trono di Bisanzio di una donna, Irene. I Franchi avevano ampliato la loro influenza sul continente europeo , grazie alla debolezza dell’impero bizantino. Il papa volle rendere i sovrani franchi tutori della pace e difensori della Chiesa in sostituzione del potere bizantino. La corte di Aquisgrana. Dalla fine del VIII secolo, Carlo fissò la propria corte a Aquisgrana in cui fece costruire Trono di Carlo Magno il palatium regium, guidato dal dal comes palatii (“conte palatino”), che coordinava gli alti funzionari del re la cappella palatina , curata Duomo e cappella palatina dall’arcicappellano , che coordinava i diversi ecclesiastici di corte e gestiva la cancelleria regia La cancelleria redigeva i capitolari e i diplomi Il sistema amministrativo dell’impero franco Il sistema amministrativo dell’impero franco si articolò secondo una rete di funzionari regi: i co n t i → guidavano le contee, circoscrizioni territoriali i m a rc h e s i → erano responsabili delle marche, zone di confine i d u c h i → si occupavano dei ducati, territori non completamente assoggettati all’impero i m i s s i d o m i n i c i → vigilavano sugli altri funzionari Comites e marchiones Le responsabilità del conte (comes) erano: Amministrare la giustizia Convocare e guidare l’esercito Esigere tasse e imposte Curare lo svolgimento dei servizi pubblici Il compito del marchese (marchio) era di tenere sotto controllo militarmente i vasti e instabili territori di confine I controllori dei funzionari. I funzionari venivano scelti tra coloro che nel proprio territorio godessero di prestigio, ampie proprietà e una vasta clientela di persone fedeli. Siccome la scelta di questi funzionari era imposta dalla loro posizione sociale, la loro autorità rischiava di essere confliggente contro quella del sovrano. Per questo Carlo Magno creò una rete di controllori, i missi dominici. Ruolo e scelta dei missi dominici. I missi erano nominati direttamente dal sovrano Appartenevano alla più alta aristocrazia del regno Erano sia laici, che ecclesiastici Avevano il compito di vigilare sull’operato dei funzionari pubblici Inoltre diffondevano sul territorio i capitularia, ovvero le leggi emanate dal sovrano →capitula che venivano letti nelle piazze e nei luoghi pubblici, in quanto erano la voce del sovrano che si diffondeva nei territori imperiali