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pascetta 2000
t
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n
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c
a
- - - - - -
La pr
otesi totale
protesi
ed i suoi principi estetici funzionali
Silvio Morchio,
odontotecnico
diplomato
presso l’Istituto
di Arti Ausiliarie
Sanitarie G.
Plana di Torino
(1977).
Ha lavorato per
17 anni come
odontotecnico presso il Laboratorio di
Ricci Osvaldo, specializzato in Protesi
Totale, secondo la metodica del Dott.
Earl Pound.
Membro del Cultural Odonto Culb di
Torino presso il quale ha diretto il
gruppo di Ricerca sulla Protesi Totale
(1991/94).
Relatore presso il Congresso
Universitario di Mosca nel Convegno
Internazionale delle Università
dell’Est sull’Occlusione in Protesi
Totale (1992).
Relatore presso l’Università di Parigi
sull’argomento Protesi totale e
Biomateriali Dentali.
Relatore presso il Congresso
Universitario di Cluj sull’Occlusione
in Protesi Totale (1999/2000).
Ospite come conferenziere presso
l’Università di Monastir (Nord Africa)
durante un Convegno sulla Protesi
Totale (1998).
Relatore presso il Centro di Ricerca
sulla Occlusione in Protesi Totale di
Strasburgo (1998/99).
Ha ottenuto riconoscimenti come
relatore in convegni scientifici
nazionali e internazionali e come
autore di pubblicazioni sulla Protesi
Totale e sui Biomateriali Dentali.
Intr
oduzione
Introduzione
Il diretto interessato
Lo scopo di queste righe che seguiranno è di promuovere un maggior
interesse verso il grande problema
dell’estetica e di dimostrare che
quanto più la protesi risponde alle
caratteristiche estetiche tanto più il
risultato sarà funzionale.
E’ logico presupporre che il protesista proiettato verso il futuro nutra interesse verso lo studio e l’applicazione di questi principi fondamentali di politica commerciale. E’
stato condotto un sondaggio dal
Dott. Pound nel 1960 [1] per verificare questo fatto e dalle conclusioni si
può affermare che il protesista è ben
lungi dal lavorare o pensare in questi
termini.
Esiste un’altra ricerca condotta sulle pubblicazioni di riviste del settore negli anni ‘90 (Journal American
Dental Associations, Journal Prosthetic Dentistry, Dental Digest, sul tema
la Protesi Totale ); sono stati esaminati 203 articoli e gli argomenti raggruppati in sette categorie; in conclusione, solo il 3% degli articoli
trattava di estetica nella protesi totale; l’1,5 è la percentuale degli
argomenti che trattavano le creste
residue.
Il paziente da riabilitare con protesi totale, oltre ad essere gravemente menomato dal punto di vista funzionale, si sente privato della sua
propria naturale personalità e spesso si crea in lui una difficoltà di inserimento nella società che a volte
complessa da superare.
Egli si identifica con il viso, parte chiaramente visibile a tutti, e con lo stesso
si stacca dagli altri, sentendosi differente. La storia ci insegna che, sin dagli albori, uomini e donne di qualsiasi
civiltà hanno sempre cercato di migliorare la loro situazione con abbellimenti
da appendere al viso o colori da pitturare. Simile ad un quadro, ad un pezzo
artistico, in grado si suscitare, se non
sempre piacere, almeno interesse sugli
altri. Quindi noi lo dipingiamo con
particolare cura: scegliendo varie acconciature per i capelli, aggiungendo
gioielli, spille cravatte, copricapo ecc...;
tutto questo quasi a significare: guardatemi.
Le protesi totali, dovranno essere
conformate in maniera da fornire al
viso lo stesso sostegno originario,
così che, quando al centro di esso si
troveranno delle protesi passive, sia
consentita questa azione naturale e
siano offerti al paziente tutti i benefici che comporta la nostra definizione dell’estetica che è un aspetto
piacevole nella funzione. Aspetto e
funzione sono due aspetti inseparabili, nel senso che l’uno non può
esistere senza l’altro.
Silvio Morchio: La protesi totale ed i suoi principi estetici funzionali
1
t
La funzione e l’estetica
Harold Lloyd Wrigt [12] scrisse in
suoi diversi articoli che “Funzione
e estetica sono una cosa sola”; ciò è
tanto più vero nel campo della riabilitazione del cavo orale.
Le protesi statiche e passive nascono dalle nostre mani e noi crediamo
che la loro forma, per fornire un
aspetto gradevole nella funzione,
debbano imitare o riprodurre il più
fedelmente possibile la dentatura e
gli altri tessuti distrutti dell’arcata
dentaria naturale.
Per poter realizzare ciò occorre tener conto dei seguenti punti:
A) Restaurazione della originaria
posizione dei denti anteriori e posteriori.
B) Costruzione attorno a questi denti di un arco naturale anatomico.
C) Creazione dell’illusione di colori tessutali armonizzati.
Posizione naturale dei denti
Durante lo sviluppo la posizione dei
denti delle arcate dentarie è determinata dalla attività dei muscoli
dell’espressione mimica, dalla deglutizione e masticazione.
Dallo stato embrionale allo sviluppo completo, la posizione e l’attività di questi muscoli danno luogo a
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risultati di forze che controllano le
dimensioni, la forma e la posizione
della mandibola e delle arcate dentarie e quindi anche la dimensione
verticale, la posizione del piano
occlusale e la posizione dei denti
stessi.
Questa attività muscolare è quella
che definiamo come funzione e dal
momento che la funzione è responsabile del posizionamento naturale
dei denti nell’ambito di questa
muscolatura, la perdita dei denti, o
l’ubicazione dei denti artificiali in
altra sede, può solo generare delle
disfunzioni.
Pertanto, se vogliamo ripristinare
la funzione in ogni suo aspetto, la
nostra prima preoccupazione deve
essere quella di collocare i denti
nella loro posizione naturale.
Ma cha cosa significa “funzione in
ogni suo aspetto?” .
La maggior parte di noi è incline a
intendere per funzione principalmente l’atto di incidere e triturare
il cibo, ignorando che essa ha molte
altre ramificazioni. Webster definisce così la funzione: “ L’uso naturale
e appropriato di una cosa”. L’uso naturale e appropriato di una protesi
totale comporta molte altre funzioni complementari a quella masticatoria, quali ad esempio:
Montaggio dei denti posteriori
2
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Silvio Morchio: La protesi totale ed i suoi principi estetici funzionali
1) Consentire, con normali meccanismi di masticazione, la permanenza del cibo sulle superfici occlusali durante la masticazione.
2) Prevenire l’insorgenza di abitudini viziate durante la deglutizione.
3) Conservare una forma delle arcate favorevole all’autodetersione
e alla deflessione del cibo.
4) Permettere un’espressione e
un’attività mimica facciale normali
quando la faccia è a riposo e durante l’espletamento delle normali funzioni.
5) Creare nel paziente un equilibrio
psichico e un senso di felicità dandogli un aspetto naturale e piacevole.
Sono stati condotti studi approfonditi sui tipi di occlusione, sul bilanciamento, sull’influenza dei condili e sull’adattabilità degli articolatori.
Ogni scuola ha portato un grande
contributo sul piano clinico, ma il
risultato delle ricerche è che il problema è ancora uno dei più controversi.
Visione del punto centrico e del movimento di lavoro
t
Ciò non significa che si debba trascurare l’efficienza masticatoria; è
necessario chiarire innanzitutto che
ogni operatore può usare i denti, il
tipo di occlusione e il bilanciamento che ritiene essere più adeguati al
paziente; se si osserveranno queste
regole nel posizionare e costruire le
protesi, i pazienti godranno di una
funzione migliore poiché l’aspetto
sarà migliorato, con la mimica, la
fonazione, la deglutizione, ecc...
La posizione dei denti naturale in
questo caso gioca un ruolo molto
importante sotto altri aspetti. Per
esempio, nella costruzione di protesi estetiche, rappresenta il principio fondamentale su cui si basa la
progettazione della protesi. La posizione dei denti sta alla curva flessuosa delle arcate dentaria come il
tronco all’albero e ai suoi rami, e il
gambo di un fiore ai suoi petali.
E’ riconosciuto generalmente che il
colore dipende dalla forma e perciò
la colorazione di superfici piatte e
non correttamente modellate non
può dare l’illusione di una colorazione naturale.
Quindi anche qui appare chiaro
come la posizione naturale dei denti
è anche essenziale per realizzare sia
i contorni anatomici sia i colori naturali, nella costruzione di una pro-
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tesi estetica.
In un altro modo la posizione naturale dei denti gioca un ruolo predominante, in quanto essa ha, per così
dire, la precedenza su tutte le altre
caratteristiche dei denti, quali, le
dimensioni, il colore, l’inclinazione assiale, la forma, la cuspidatura
ecc..
E’ vero che più la scelta dei denti si
ispirerà ad un criterio naturale, più
si farà cosa gradita al paziente, ma
i vantaggi di una scelta appropriata dei denti sfumeranno, se si monteranno i denti in relazione anormale con la muscolatura stessa.
Il montaggio dei denti nella loro
posizione naturale originaria è risultato il fattore fondamentale in tre
fasi della costruzione della protesi:
A) Ripristino delle funzioni facciali.
B) Controllo della morfologia e della colorazione.
C) L’aspetto estetico dei denti stessi
[13]
cetto “ del montaggio dei denti in cresta” ha dominato l’Odontoiatria e
l’Odontotecnico, in particolare per
quanto riguarda i diatorici e i frontali incisivi inferiori. Questa situazione sta lentamente mutando e
quelle che seguono sono alcune
ragioni (oggetto di una più ampia spiegazione sull’ articolo di E. Pound “Il
falso principio del montaggio dei denti
in cresta” P. Dentistry, 1954).
1) Perché il principio di utilizzare
qualcosa di così mutevole come le
creste residue per il repere di un
dato così importante come la posizione dei denti, è fondamentalmente criticabile.
2) Le creste residue non rappresentano il primitivo centro dei denti;
nella formazione delle creste alveolari residue, avviene un maggior
riassorbimento osseo vestibolarmente e lingualmente, tale fenomeno sposta il centro cresta più lingualmente rispetto all’originario
centro dei denti.
Monta
ggio dei denti in cresta?
Montag
In generale si può dire che non è
3) Le creste residue non sono conmolto invalsa la pratica di montare trapposte l’una all’altra sul piano
i denti nella loro
Linea di E. Pound modello
posizione primitiva poiché il con-
Visione dei punti centrici, lavoranti e bilancianti
Silvio Morchio: La protesi totale ed i suoi principi estetici funzionali
3
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verticale malgrado che molte rappresentazioni schematiche dimostrino il contrario. Con il progredire dell’età le creste anteriori inferiori e superiori si riassorbono verso l’interno e quelle posteriori inferiori verso l’esterno. Più il paziente
è anziano e più aumenta la divergenza delle creste e più è difficile
articolare i denti quando questi siano montati su entrambe le creste
contemporaneamente.
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(Rabyn, 1949 [2] - Landa, 1951 [3] Roberts, 1952[4]) proclamano la validità e la durata della stabilità che
alla protesi superiore offrono le aree
zigomatiche e alla protesi inferiore
la nicchia vestibolare. Considerando questi fattori è possibile capire
come la stabilità e la posizione naturale dei denti non siano incompatibili.
5) Il riassorbimento delle creste, che
spesso viene imputato al fatto che
4) La nostra adesione alla teoria del non si montano i denti in cresta,
ribaltamento e dell’azione di leva continua indisturbato nonostante
si basa sul fatto che i denti dovreb- sia da generazioni che si montano i
bero essere montati su solide basi, denti in cresta; se ammettiamo la
senza tener conto che anche i denti realtà dell’assorbimento delle crein posizione naturale poggiano su ste in presenza del montaggio dei
valide basi di sostegno. Man mano denti in cresta, implicitamente amche le creste si riassorbono, il cen- mettiamo la dubbia fondatezza di
tro delle creste si sposta, la loro al- tale concetto. Noi crediamo che il
tezza si riduce, mentre resta inva- riassorbimento delle creste sia un
riato l’arco di appoggio. Pertanto problema prevalentemente legato
se accade che i denti posteriori non allo stato di salute e nutrizione del
si trovino in centro della cresta, essi paziente e che anche l’occlusione
appoggerebbero sempre su di una non bilanciata giochi, in questi casi,
base di sostegno ossea. In confor- un ruolo secondario. A tutti i sogmità a tale concetto, molti autori getti di questo tipo si consiglia normalmente un accurato esame meLinea di Pound applicata al montaggio degli inferiori
dico e un’analisi
dal punto di vista
nutritivo dieteti-
co poiché un buon stato di salute e
un’elevata tolleranza tessutale rappresentano il nostro obiettivo. Questo punto è stato più estesamente
trattato dal Dott. Pound in un suo
articolo su Prostetic Dentistry nel
1954 [5].
6) Il concetto dei denti in cresta ha
contribuito al ritardo del progresso
dell’estetica poiché non è possibile,
quando i denti sono montati sul
centro delle creste, ottenere effetti
facciali naturali; la vera estetica sarà
sempre la cenerentola della protesi
totale finché continueremo ad utilizzare tale concetto…
7) Studi approfonditi sulla dentatura naturale hanno dimostrato che
le superfici linguali dei denti posteriori inferiori stanno tra due linee lievemente divergenti, entrambe le quali hanno origine dallo spigolo mesiale del canino inferiore e
si dirigono distalmente l’una verso
la faccia linguale del trigono retromolare, l’altra verso la faccia vestibolare.
I denti inferiori posteriori sono sempre montati in base a questo principio che controlla in ultimo il posizionamento bucco-linguale dei denti posteriori superiori [6]
Visione di un rientro in centrica attraverso il movimento di lavoro
4
Silvio Morchio: La protesi totale ed i suoi principi estetici funzionali
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Concludendo, le creste residue non
sono un dato anatomico costante e
non deve dipendere da esse la posizione bacco - linguale dei denti posteriori superiori.
Ora il lettore si domanderà: se il
montaggio con i denti in cresta non è
valido dove bisogna montare i denti?
Il monta
ggio dei denti diatorici
montag
Il montaggio dei diatorici e un problema bidimensionale, che comporta uno studio non indifferente prima di ripristinare, in primo luogo,
l’originale altezza dei denti inferiori
naturali e, in secondo luogo, prima
di reperire la posizione bucco-linguale dei denti inferiori nel contesto muscolare.
In risposta a questi quesiti, è stato
condotto dallo stesso E. Pound uno
studio [7] su dei modelli master inferiori riproducenti delle dentature
normali nei quali era integralmente riportato il cuscinetto retromolare.
Tale studio ha rilevato che il settore
posteriore del piano occlusale dei
denti inferiori è approssimativamente allo stesso livello dell’estreOcclusione lingualizzata
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mità inferiore del tubercolo o trigono retromolare.
Questo dato è quindi utilizzato per
molti passaggi nel nostro montaggio, uno fra i quali per stabilire il
livello delle mascherine d’occlusione posteriori, di grande importanza per una libera attività della lingua e delle guance.
Tramite lo stesso studio si riscontra
che le superfici linguali dei diatorici si trovano sempre tra due linee
lievemente divergenti, dirette entrambe dalla faccia mesiale del canino inferiore in direzione posteriore, una verso il versante linguale del
trigono retromolare, l’altra verso il
versante buccale dello stesso.
Queste superfici occupano sempre
la medesima posizione indipendentemente dal tipo di occlusione e questo perché è una disposizione funzionale prodotta dalle pressioni
antagoniste della lingua e dalla
muscolatura delle guance durante
il periodo formativo.
Il montaggio dei diatorici secondo
questo concetto, cioè entro questi
limiti suddetti, controlla anche il
posizionamento bucco linguale dei
diatorici superiori; questo posizio-
namento si tradurrà in genere in un
montaggio degli stessi denti sul
versante vestibolare della cresta
superiore, dove ancora esiste un
valido sostegno osseo.
D’altra parte, a causa del riassorbimento delle creste inferiori in senso
centrifugo, non è raro trovare i denti
posteriori inferiori direttamente al
di sopra delle loro creste riassorbite; a volte si osserva che, da un lato
o da entrambi, i diatorici superiori
devono essere montati in posizione
così vestibolarizzata, per articolare
con gli inferiori situati in quella
posizione, da trovarsi troppo sui
bordi periferici.
Questo è ovviamente poco naturale
e ciò indica qualcosa di irregolare.
La regola fissa da seguire è la seguente: in nessun caso i denti inferiori si dovranno spostare più lingualmente della linea interna per
favorire il posizionamento dei denti superiori.
Con tutta probabilità questi casi
erano dei morsi incrociati e la condotta da seguire è quella di ripristinare la posizione primitiva, posizionando i diatorici superiori più
lingualmente in relazione del cross
Triangolo entro il quale si trovano le cuspidi linguali degli inferiori
Silvio Morchio: La protesi totale ed i suoi principi estetici funzionali
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L' OBIETTIVO
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FINALE È QUELLO DI RI -
STABILIRE UNA POSIZIONE NATURALE
DEI DENTI CHE SIA NEL CONTEMPO
ESTETICAMENTE PIACEVOLE E FUNZIO NALE
E ARL P OUND
- bite.
Resta chiaro che chi ha sempre eseguito dei montaggi cosiddetti in
cresta ora può rimanere scombussolato e può giustamente avere dei
dubbi; ad esempio, che il nostro tipo
di montaggio non sia in grado di
garantire sufficiente stabilità durante la masticazione ecc…
Bene, noi riteniamo che la masticazione possa avvenire in modo efficace e basiamo questa sicurezza su
diversi anni di esperienza e un’ampia casistica; facciamo fra l’altro riferimento all’esperienza di Osvaldo Ricci [8] e a quella del prof. Glauco Marino [9] .
Per contribuire ad immobilizzare di
più le protesi non rispettiamo fedelmente l’occlusione naturale. Pur
mantenendo invariata l’estetica dei
denti, non li articoliamo con la precisione della natura. Variamo l’articolazione naturale, adottando le
seguenti regole:
A) Manteniamo libero da ogni contatto il gruppo incisivo anteriore;
non deve mai assolutamente esistere contatto se non in una protusiva
voluta;
B) Facciamo articolare le cuspidi
palatine dei diatorici superiori nelle fosse centrali degli inferiori.
6
L A NATURA CI INSEGNA MOLTE COSE
L ' IMPORTANTE È SAPERLE OSSERVARE
E ARL P OUND
C) Scarichiamo gli stress laterali (i
contatti durante i movimenti di lavoro
delle cuspidi vestibolari superiori ) nelle protesi superiori, asportando il
versante linguale delle cuspidi vestibolari dei diatorici superiori senza peraltro ridurre la loro lunghezza estetica.
Questa tecnica adotta una serie di
cuspidi da ogni lato della protesi,
centralizzate tanto quanto lo consente la funzione della lingua.
Ciascuna cuspide superiore funziona da cuneo atta a dividere il cibo,
; durante il ciclo di masticazione
vengono in parte a mancare i movimenti laterali ed il paziente è portato a masticare in verticale (come
dicono gli americani ciop ciop), cioé la
centralizzazione del potere masticatorio o verticalizzazione.
Molti sono soliti pensare che l’uso
di diatorici piccoli o stretti serva per
ridurre il carico delle creste; ciò è
criticabile poiché non consente di
avere normali rapporti tra i denti,
la faccia e la lingua; inoltre pregiudica la forma dell’arcata oltre all’estetica.
Per l’evoluzione di questo concetto
l’odontotecnico Osvaldo Mario Ricci, intorno agli anni ‘80, ha costruito un nuovo tipo di dente, con le
Silvio Morchio: La protesi totale ed i suoi principi estetici funzionali
cuspidi superiori palatine molto
pronunciate e con delle fosse negli
inferiori. Il dente è poi stato costruito in materiale composito.
Interrelazioni estetic
he
estetiche
L’imitazione della natura in protesi
totale presuppone l’applicazione di
tre principi fondamentali, ognuno
legato alla corretta applicazione
dell’altro.
A) I denti frontali dovrebbero essere montati nella stessa posizione
che originariamente occupavano in
rapporto alle labbra, alle guance e
alla lingua.
B) L’anatomia fondamentale delle
arcate dentarie dovrebbe essere ripristinata rispettando scrupolosamente la morfologia naturale; ciò
non è realizzabile se i denti non sono
montati secondo i dettami della
natura.
C) Il colore delle superfici visibili
della protesi totale dovrebbe simulare i colori naturali dei tessuti viventi. Il colore dipende dalla forma
e una buona caratterizzazione è
possibile soltanto in presenza dei
contorni tipici dell’anatomia natu-
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rale.
fetti fonetici.
Il principio cardinale dell’estetica,
è rappresentato appunto dal fatto
che i denti sono montati secondo la
loro posizione originale naturale.
Questo principio è stato poco insegnato e non ha mai trovato larga applicazione in passato; questo perché abbiamo sempre considerato le
creste come punto di repere per il
montaggio della posizione dei denti.
Non possiamo modellare dei contorni estetici attorno a dei denti
montati in modo innaturale al centro della cresta; il miglioramento
delle nostre protesi rimarrà sempre
un’utopia finche si continuerà ad
insegnare questo assioma.
Il montaggio dei denti secondo questi criteri del seguire la cresta, presenta un aspetto positivo e tre negativi: l’aspetto positivo risiede
nella soddisfazione dell’io meccanicistico che ci porta a centralizzare i montaggi obbedendo alle così
dette leggi di statica.
Gli aspetti negativi sono:
3) Mettiamo in serie difficoltà i pazienti per quanto riguarda la manipolazione del cibo, la deglutizione
e la tenuta della protesi inferiore,
questo perché la lingua costretta ad
uno spazio ridotto si comporta come
un animale in gabbia troppo stretta.
1) Accentuiamo i difetti facciali e
contribuiamo a creare il tipico aspetto del portatore di protesi.
2) Provochiamo l’insorgenza di diProtesi polimerizzate su modelli
Analizziamo ora come avviene la
formazione delle creste ed il loro
successivo riassorbimento, e vediamone alcuni fattori essenziali.
A) se vogliamo collocare i denti
nella loro sede naturale, è raro che
si possano montare al centro delle
creste riassorbite a meno che il paziente non abbia subito recentemente l’estrazione di tutti i suoi denti.
B) Non avviene mai che le creste
riassorbite si contrappongano esattamente tra di loro. Questo significa l’impossibilità di montare i denti
superiori e inferiori in centro cresta
contemporaneamente. Quindi se
stabilità e preservazione ossea dipendono dal montaggio dei denti
in cresta, ci toccherà decidere a
quale delle due rinunciare; oppure
scegliere una via di mezzo, e così
compromettere sia l’una che l’altra;
il centro della cresta non corrisponde alla primitiva
posizione
dei
denti, e pertanto
non potremmo
montarli in quella sede nemmeno
se lo volessimo.
Consideriamo ora
il principio della
leva e la teoria dei
movimenti a bascula delle protesi.
Il dott. Kyes [10]
paragona le protesi totali e le creste ad un asse so-
stenuto da due cavalletti, le estremità dell’asse estendendosi al di la
dei cavalletti di sostegno.
Illustrati gli effetti di una forza applicata alle estremità libere dell’asse, l’autore trasferisce questa azione di ribaltamento sulle protesi in
cui i denti siano montati vestibolarmente alla cresta.
Questa teoria è, secondo diversi
autori (Raybon, Roberts e Landa),
priva di fondamento; le protesi totali non possiedono estremità libere, protesi ben costruite sfruttano al
massimo queste zona terminali poiché costituiscono nel cavo orale le
migliori zone di stabilizzazione.
Il Dott. Raybon afferma: “La nicchia
vestibolare della mandibola dovrebbe essere utilizzata come area
primaria di assorbimento dei carichi poiché si trova ad angolo retto
con le forze della masticazione, ed
é meno soggetta a modificazioni di
ogni altra parte ossea della mandibola o del mascellare superiore.” [2]
Il Dott. Roberts afferma: “La nicchia
osseo vestibolare, se adeguatamente sfruttata, fornisce le migliori superfici di supporto per la protesi inferiore.” [4]
Il Dott. Landa così si esprime: “La
volta palatina costituisce la superficie di ritenzione della protesi: le
creste sono le aree di supporto ed i
processi zigomatici rappresentano
le aree di stabilizzazione.” [3]
E’ superfluo rilevare che, se si montano i denti nelle loro posizioni
originarie, si troveranno sempre
medialmente a queste aree, beneficiando dell’effetto stabilizzante che
da esse deriva.
Un altro fattore da considerare a
sfavore della teoria del ribaltamento e dell’azione di leva, è che la base
di appoggio periferica di una protesi non cambia con l’andare del
tempo.
Le creste si abbassano sempre di
più, ma le dimensioni esterne alle
creste restano inalterate e ,progre-
Silvio Morchio: La protesi totale ed i suoi principi estetici funzionali
7
t
dendo il suddetto riassorbimento,
la direzione dello stress proveniente dai denti diventa sempre più perpendicolare alla base di appoggio[11)
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una soluzione univoca al problema,
essendoci molti fattori implicati, che
si potrebbero così raggruppare:
1) Buone condizioni
Conc
lusione
Conclusione
Non stiamo sottovalutando l’importanza delle creste quali aree di supporto, ma siamo fermamente convinti che ostinarsi a montare i denti
in cresta per neutralizzare il ribaltamento non è affatto necessario, se
si sfruttano queste aree di stabilizzazione e se si bilancia l’occlusione.
Proviamo ora a considerare i problemi che sono legati al riassorbimento delle creste.
Fin dai tempi del Gysi, se non prima ancora, è stato sempre un credo
universale che la preservazione
delle creste fosse garantita dal montaggio dei denti posteriori in cresta;
quindi preservazione e questo tipo
di montaggio complementari fra di
loro.
Se effettivamente il montaggio dei
denti in cresta, o il più vicino possibile ad essa, risolvesse il problema
del riassorbimento delle creste,
questo montaggio si sarebbe avviato molti anni addietro, così come
avviene per una malattia ed il suo
antidoto; ma così non è stato.
Premettiamo anche che non esiste
2) Soddisfazione estetica
3) Occlusione centrica bilanciata per
il rientro delle fasi finali della masticazione.
A nostro giudizio il problema della
salute è di gran lunga prioritario; si
dovrebbe mirare ad un buono stato
di salute e ad un’elevata tolleranza
e resistenza dei tessuti, due fattori
strettamente interdipendenti.
Se si riesce quindi a sviluppare una
buona tolleranza tissutale, molti dei
difetti meccanici possono passare
inosservati.
Questo secondo noi dovrebbe essere motivo di ricerche e studi.
Le statistiche citate in introduzione, e la nostra stessa esperienza in
merito, mettono in luce la scarsità
di informazioni a riguardo, mentre
confermano che esiste un grande
interesse sull’argomento trattato.
Stemma di Pound
Bib
liografia
Bibliografia
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1957
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Kansas city, Mo
8
Silvio Morchio: La protesi totale ed i suoi principi estetici funzionali
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