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Influenza - Dipartimento di Farmacia
Influenza Dott.ssa Pamela Di Giovanni INFLUENZA Malattia infettiva e contagiosa causata da agenti virali appartenenti al gruppo degli Orthomyxovirus 1 Eziologia Si tratta di virus di dimensioni da 90 a 120 nm, di struttura pleomorfa. La maggior parte dei virioni è grossolanamente di forma sferica, ma alcuni appaiono irregolarmente filamentosi Sono costituiti da un filamento interno a spirale di RNA di 9 nm di diametro ripiegato su se stesso, circondato da uno strato proteico interno (proteina M) e da un doppio strato lipoproteico che costituisce il pericapside virale Eziologia Il rivestimento pericapsidico è fornito di proiezioni o spine (spikes) di circa 10 nm costituite da distinte glicoproteine ad attività emoagglutinante (emoagglutinina) ed enzimatica (neuraminidasi) 2 Eziologia Eziologia 3 Eziologia Genoma PB2 2,341 bp PB1 2,341 bp PA 2,233 bp 1,788 bp HA NP 1,565 bp NA M NS 1,413 bp 1,027 bp 890 bp 4 Prodotti del gene Funzione PB1 trascrizione e replicazione dell’RNA PB2 trascrizione dell’RNA PA replicazione dell’RNA HA glicoproteine per l’aggancio e la fusione NP principale componente nucleocapsidico strutturale NA neuraminidasi NB glicoproteine di membrana dei soli virus B M1 proteine di matrice di membrana M2 proteina di membrana dei canali per lo scambio ionico (solo virus A) BM2 proteina non strutturale dei soli virus B NS1 proteina non strutturale NS2 proteina cellulare o virionica Struttura antigenica In base alla costituzione dell’antigene interno – ribonucleoproteina e proteina M – i virus influenzali si distinguono in 3 tipi: A B C 5 Tipo A Gli antigeni superficiali – emoagglutinina e neuraminidasi – vanno incontro a variazioni maggiori e minori variazioni maggiori (antigenic shift) variazioni minori (antigenic drift) Variazioni maggiori Per variazione maggiore si intende la sostituzione di uno almeno dei due antigeni di superficie, posti ognuno sotto il controllo di un locus genico separato, con un altro sierologicamente del tutto diverso, tale cioè da non reagire con antisieri preparati verso l’antigene precedente, in prove di inibizione dell’emoagglutinazione o di inibizione delle neuraminidasi 6 Variazioni minori Gli antigeni emoagglutinina e neuraminidasi, pur variati in modo più o meno significativo rispetto ai ceppi precedenti, mantengono con essi un livello obiettivo chiaramente rilevabile - cioè con reazioni sierologiche – di parentela antigenica 7 Tipo A Gli stipiti del virus influenzale A vengono identificati con l’indicazione di tipo, di sottotipo relativamente all’emoagglutinina e alla neuraminidasi (classificati con numeri arabi) e con il luogo e l’anno di primo isolamento di una variante maggiore o minore A/H3N2/Hong Kong/1/68 A/H1N1/Taiwan/1/86 Tipo A Le varianti maggiori o sottotipi circolano nel mondo per periodi considerevoli: il minimo osservato finora è di circa 10 anni a partire dal primo isolamento di virus influenzale nel 1933 Varianti maggiori Varianti minori Pandemie Epidemie 8 Tipo B e C Non si conoscono varianti antigeniche maggiori ma solo minori del tipo B. Effettivamente il virus B non ha dato luogo finora a pandemie, ma solo a manifestazioni epidemiche Il tipo C non è soggetto neppure a variazioni minori e provoca solo manifestazioni sporadiche Coltivazione In laboratorio i virus influenzali sono coltivabili in uovo embrionato di pollo (per via amniotica e per via allantoidea) e su colture cellulari da espianto primario di rene di scimmia, in cui la loro presenza è rivelata dalla comparsa di attività emoadsorbente ed emoagglutinante 9 Resistenza I virus influenzali sono notevolmente labili di fronte ad agenti fisici e chimici Mentre a 0°C si conservano per circa un mese, vengono inattivati in pochi minuti a 56°C o per esposizione ai raggi ultravioletti Su di loro sono altresì attivi tutti i disinfettanti chimici nelle ordinarie modalità di applicazione Patogenesi I virus influenzali penetrano bene nelle vie respiratorie e si moltiplicano selettivamente nelle cellule ciliate e caliciformi provocandone la necrosi L’emoagglutinina determina l’adesione del virus sulla superficie cellulare La neuraminidasi la fuoriuscita del virus dalla cellula infetta 10 Cenni clinici Periodo di incubazione: 1 - 2 giorni Durata: 2 - 4 giorni Clinicamente si manifesta come un’affezione rinotracheo-bronchiale febbrile associata a malessere generale, artromialgie, prostrazione Complicanze soprattutto a livello dell’orecchio nel bambino e broncopolmonari nelle età estreme della vita e che sono dovute nella maggior parte dei casi a sovrainfezioni batteriche 11 Cenni clinici L’influenza è una grave causa di scompenso in cardiopatici cronici, in soggetti con fibrosi polmonare cronica, con glomerulonefrite cronica e nei diabetici Epidemiologia Le sorgenti di infezione sono rappresentate dagli individui colpiti da forme di diversa gravità che eliminano i virus per via respiratoria da un giorno prima a 4-5 giorni dopo l’inizio della forma clinica La trasmissione avviene per lo più via aerea, il che rende particolarmente difficile bloccare le circolazione del virus, specie in comunità numerose o in popolazioni addensate 12 Epidemiologia Legata a tre gruppi di fattori: Caratteristiche dell’agente patogeno Modalità di trasmissione Recettività all’infezione Caratteristiche dell’agente patogeno Nella storia delle infezioni da virus A compaiono pandemie ogni 10-20 anni che insorgono in concomitanza con nuovi sottotipi virali Si diffondono in tutto il mondo nel giro di pochi mesi quando entrambi gli antigeni sono mutati (come nel 1957 in relazione alla comparsa del virus A/H2N2) o in 1-2 anni quando ne muta solo uno (come nel periodo 1968-70 a seguito dell’emergere dei virus A/H3N2) 13 Ceppi influenzali circolanti e pandemie nel 20o secolo 1918: “Spagnola” 1957: “Asiatica” 1968: “Cinese” 20-50 milioni morti 2 milioni morti 1 milione morti H3N2 H2N2 H1N1 H1N1 Causa delle epidemie 1977 influenzali Caratteristiche dell’agente patogeno La diffusione pandemica è indipendente da fattori stagionali Nei periodi tra una pandemia e l’altra, si verificano ogni 1-2 anni focolai epidemici in concomitanza con la comparsa di mutazioni minori. Tali episodi hanno una ben definita relazione con la stagione (fine dell’autunno – fine dell’inverno) ed interessano quote minori della popolazione 14 Caratteristiche dell’agente patogeno Le infezioni da virus B compaiono solo in forma epidemica, a intervalli di 4-6 anni. Tali episodi sono in relazione con la stagione fredda e interessano quote consistenti della popolazione (fino al 15-20%) Le infezioni da virus C, per la sua marcata stabilità antigenica, compaiono solo in forma sporadica Modalità di trasmissione Contatto indiretto Fazzoletti ed altri oggetti contaminati con le secrezioni Contatto diretto Goccioline di saliva espulse con la tosse, lo starnuto, la vociferazione 15 Recettività all’infezione Età 16 Recettività all’infezione Stato di salute Massima letalità per cardiopatici, diabetici, soggetti affetti da affezioni croniche dell’apparato respiratorio e dell’apparato urinario Profilassi diretta Notifica obbligatoria Accertamento diagnostico Isolamento domiciliare Inchiesta epidemiologica Disinfezione continua delle secrezioni delle vie respiratorie, fazzoletti, oggetti d’uso personale 17 Isolamento del virus TAMPONE FARINGEO (Da effettuarsi nei primi tre giorni di malattia) TRATTAMENTO DEL CAMPIONE CON PENICILLINA E STREPTOMICINA INOCULO CAVITA' AMNIOTICA UOVA EMBRIONATE COLTURE CELLULE RENALI SCIMMIA INCUBAZIONE 33°C PER 3-4 GG INCUBAZIONE 33°C PER 12-14 GG RICERCA EMOAGGLUTININE RICERCA EFFETTO CITOPATICO La positività comporta la successiva identificazione con sieri immuni noti in prove di inibizione dell’emoagglutinina o fissazione del complemento Inoculo IN AMNIOS IN ALLANTOIDE 18 Esame microscopico Si effettua con la tecnica degli anticorpi fluorescenti Evidenzia il virus contenuto nelle cellule su strisci preparati con il materiale dei lavaggi nasali o dei tamponi Prove sierologiche Prelievo di due campioni di siero di sangue: I fase acuta (entro i primi 5 giorni) II convalescenza (dopo 2-3 settimane) Saggiare contemporaneamente con la prova di fissazione del complemento, inibizione dell’emoagglutinazione o di neutralizzazione Diagnosi infezione influenzale: Aumento di almeno 4 volte del titolo anticorpale serico 19 Vaccinoprofilassi Vaccino a virus ucciso Intero inattivato Subvirionico Whole vaccines Split vaccines Sub-unit vaccines Vaccino a virus vivo ed attenuato Vaccino a virus ucciso E’ composto da virus dei tipi A e B (vaccino bivalente, trivalente) Tipo C non incluso perché raramente isolato VACCINO A VIRUS INTERO INATTIVATO (WHOLE VACCINES) Coltivato in embrione di pollo Purificato Trattato con formalina o β-propiolattone Allestito annualmente secondo le disposizioni dell’O.M.S. 20 Composizione vaccini 2012-2013 A/California/7/2009 A/Victoria/361/2011 B/Massachusetts/2/2012 (H1N1) (H3N2) Vaccino a virus ucciso VACCINO A VIRUS DISGREGATO (SPLIT VACCINES) Costituito da particelle virali disgregate e purificate Utilizzato soprattutto per la vaccinazione dei bambini VACCINO PURIFICATO (SUB-UNIT VACCINES) Costituito da antigeni virali di superficie (emoagglutinina e neuraminidasi) 21 Vaccini antinfluenzali inattivati Vaccini antinfluenzali inattivati Un passo importante è stata la manipolazione genetica dei ceppi reverse genetic: inserimento in un virus, da lungo tempo adattato a crescere nell’uovo embrionato, od in altra coltura, di geni che codificano la sintesi delle glicoproteine di superficie (H e N) della nuova variante 22 Vaccino a virus vivo ed attenuato Si ottiene mediante: passaggi seriali dei virus in uova o linee cellulari ricombinazione tra il ceppo virale epidemico e mutante avirulento già disponibile selezione o produzione con mutageni chimici di cloni virali sensibili alla temperatura (ts), incapaci cioè di moltiplicarsi alla temperatura interna del corpo, ma ancora adatti a quella delle vie aeree superiori (33-34°C) Vie di somministrazione I.M. S.C. Dosaggio 2 somministrazioni (prima vaccinazione) a distanza di 2 mesi 1 somministrazione (vaccinazioni successive) 23 Vaccino ID-IM Il sistema di microiniezione ID 24 La vaccinazione ID Ampia risposta immunitaria (CD4+ e CD8+) Induzione di cellule B della memoria Prevalenza dei Th2 vs l’immunizzazione IM Elevata risposta immunitaria sia umorale che cellulare rispetto all’IM Efficacia In generale tra 75-90% Meno efficace in: Anziani Soggetti affetti da malattie croniche (>> tumori) Soggetti in terapia cortisonica 25 Reazioni secondarie Locali: Generali: Allergiche: dolore, infiammazione febbre, malessere, mialgie allergia alle uova Vaccino intero + Immunogeno + Reattogeno Vaccino “split” (bambini) - Immunogeno - Reattogeno Chi deve sottoporsi a vaccinazione? Soggetti in età infantile ed adulti affetti da: Malattie croniche debilitanti a carico degli apparati respiratorio, cardiocircolatorio, urinario Malattie organi emopoietici Diabete, affezioni dismetaboliche da malassorbimento Soggetti oltre i 65 anni Soggetti addetti a pubblici servizi di primario interesse collettivo Personale di assistenza a pazienti ad alto rischio 26 Chi deve sottoporsi a vaccinazione? Vaccinazione anti-influenzale: copertura vaccinale nella popolazione generale (per 100 abitanti) Stagioni 1999-2000 / 2011-2012 27 Vaccinazione anti-influenzale: copertura vaccinale negli anziani (età >65 anni) (per 100 abitanti) Stagioni 1999-2000 / 2011-2012 Chemioprofilassi (soggetti ad alto rischio) Inibitori emoagglutinina Cloridrato di amantadina (200 mg/die) Specifico per tipo A Effetto limitato ai giorni effettivi di somministrazione Non consente sviluppo dell’immunità naturale Dose efficace può provocare effetti collaterali 28 Chemioprofilassi (soggetti ad alto rischio) Inibitori neuraminidasi Zanamivir, Oseltamivir Specifici per tipo A Somministrazione all’insorgenza dei sintomi Frequente inappropriatezza Profilassi internazionale L’OMS ha organizzato, sin dagli anni cinquanta, una rete di sorveglianza dell’influenza costituita dai cosiddetti “laboratori sentinella”, che sono distribuiti in ogni parte del mondo e che raccolgono campioni da persone con sintomi influenzali 29 Profilassi internazionale I laboratori eseguono i primi isolamenti virali che verranno poi spediti ai quattro centri mondiali di riferimento localizzati a Londra, Atlanta, Melbourne e Tokio. Qui si analizzano le modifiche virali a livello antigenico: a ogni virus che risulta avere caratteristiche diverse dai precedenti viene assegnata una sigla di identificazione Profilassi internazionale Sulla base di tali varianti, due volte l’anno l’OMS riunisce gli esperti per definire la formulazione vaccinale per la stagione successiva: in settembre per l’emisfero sud, in febbraio per l’emisfero nord 30 Profilassi internazionale Le varianti scelte per la realizzazione del vaccino sono il risultato di un’analisi completa e statistica degli isolati, che permette un alto grado di confidenza nel prevedere quali saranno i ceppi che circoleranno circa dieci mesi dopo Profilassi internazionale Tali virus non sono quelli isolati dai laboratori sentinella ma sono varianti che presentano (grazie ad un processo detto di riassortanza) sia le caratteristiche antigeniche HA e NA degli isolati originali sia la capacità di svilupparsi e moltiplicarsi in maniera adeguata nel liquido allantoideo delle uova 31 Iter di produzione vaccinale Agosto Nascita delle galline Febbraio Incontro dell’OMS e definizione della formula vaccinale Marzo Preparazione del ceppo virale e consegna ai produttori Produzione di ceppi monovalenti Iter di produzione vaccinale Maggio Controllo della quantità e della qualità del vaccino Giugno/Luglio Studi clinici stagionali Ottobre Decreto ministeriale Immissione in commercio Raccolta e conservazione Miscelazione Controlli ISS 32 Influenza aviaria Eziologia È un’infezione dei volatili causata da virus influenzali del tipo A. Può interessare sia gli uccelli selvatici che quelli domestici (per esempio polli, tacchini, anatre), causando molto spesso una malattia grave e perfino la morte dell’animale colpito 33 Eziologia La maggior parte dei virus influenzali aviari non provoca sintomi o provoca sintomi attenuati negli uccelli selvatici, in particolare uccelli acquatici migratori, che costituiscono pertanto il serbatoio naturale dell’infezione, ospitando il virus nell’intestino ed eliminandolo con le feci Eziologia Gli uccelli infetti possono eliminare il virus anche con la saliva e con le secrezioni respiratorie Il contatto di uccelli suscettibili con questi materiali, o con acqua contaminata da questi, determina la trasmissione dell’infezione La trasmissione fecale-orale è la modalità di trasmissione più comune 34 Eziologia Il virus può sopravvivere nei tessuti e nelle feci di animali infetti per lunghi periodi, soprattutto a basse temperature (oltre 4 giorni a 22° e più di 30 giorni a 0°) e può restare vitale indefinitamente in materiale congelato. Al contrario, è sensibile all’azione del calore (almeno 70°) e viene completamente distrutto durante le procedure di cottura degli alimenti H5N1 Muta rapidamente Ha propensione ad acquisire geni da virus che infettano altre specie Ha capacità documentata di causare malattie acute gravi negli uomini Gli uccelli che sopravvivono all’infezione eliminano il virus per almeno 10 giorni 35 Dove si sviluppa Il virus dell’influenza aviaria si è sviluppato inizialmente nei Paesi del Sud-Est asiatico, a metà del 2003. Ma con il passare del tempo, a partire dalla fine di luglio 2005, i rapporti ufficiali dell’Oie (l’Organizzazione mondiale per la sanità animale) indicano che il virus H5N1 ha esteso la sua diffusione geografica Pericoli per l’uomo L’uomo può infettarsi con il virus dell’influenza aviaria solo in seguito a contatti diretti con animali infetti (malati o morti per influenza aviaria) e/o con le loro deiezioni. Non c'è infatti ancora alcuna evidenza di trasmissione attraverso il consumo di carni avicole o uova dopo la cottura e non ci sono ancora prove di un’efficiente trasmissione del virus da persona a persona 36 Pericoli per l’uomo Dal 1997 al 2007 si sono verificati alcuni episodi documentati di influenza da virus aviario nell’uomo; in tutti i casi si è trattato di trasmissione da volatili domestici. I primi sintomi compaiono dopo un periodo di incubazione variabile (da 1 a 7 giorni): di solito sono gli stessi dell’influenza tradizionale, vale a dire febbre, tosse, mal di gola e dolori muscolari Pericoli per l’uomo Ma possono arrivare anche a infezioni oculari, polmonite e sindrome da distress respiratorio acuto. Nei casi finora documentati di infezione aviaria da ceppi H5N1, la mortalità nell’uomo varia dal 30 al 70-80% 37 Prevenzione Provvedimenti Con l’obiettivo di impedire che la malattia si introduca nel territorio dell’Unione europea, la Commissione europea e il Ministero della Salute hanno adottato alcune misure: il divieto di importazione dalla Thailandia di carne di pollame e prodotti derivati (la Thailandia era l’unico Paese, tra quelli interessati dall’epidemia, autorizzato ad esportare carne di pollame verso la Comunità europea) Prevenzione il divieto di importazione di uccelli ornamentali e da voliera da tutti i Paesi interessati dall’epidemia. l’obbligo che sulle carcasse di volatili da cortile venga apposta una specifica etichetta che indichi l’allevamento di provenienza degli animali. Se è stata fatta in Italia, sull’etichetta si leggerà la sigla IT oppure ITALIA più il numero di registrazione dell’allevamento stesso 38 H7N9 Dal 31 marzo 2013, sono stati riportati numerosi casi umani di infezione da virus dell’influenza aviaria A(H7N9) in diverse province della Cina orientale. È stato anche documentato un caso di importazione a Taiwan. Dai primi tre casi umani è stato isolato un nuovo virus di tipo A(H7N9) che deriva da un riassortimento di virus di origine aviaria H7N9 Ancora non è stato determinato il serbatoio animale dell’infezione e non sono state accertate la via di trasmissione e le principali fonti di esposizione. L’identificazione di focolai negli animali potrebbe essere particolarmente difficile. Infatti, studi sul virus dell’influenza aviaria A(H7N9) suggeriscono che sia un virus a bassa patogenicità e che pertanto l’infezione di uccelli selvatici e pollame domestico potrebbe essere caratterizzata da una sintomatologia lieve o assente 39 H7N9 I dati disponibili suggeriscono che l’infezione da virus dell’influenza aviaria A(H7N9) nell’uomo sia associata ad una esposizione a pollame vivo e/o ad ambienti contaminati. Sebbene due cluster familiari siano stati notificati all’Oms, non vi sono evidenze di una trasmissione interumana Influenza “suina” 40 Eziologia La nuova influenza A (H1N1) è una infezione virale acuta dell’apparato respiratorio con sintomi fondamentalmente simili a quelli classici dell’influenza: febbre ad esordio rapido, tosse, mal di gola, malessere generale. Come per l’influenza classica sono possibili complicazioni gravi, quali la polmonite Eziologia I primi casi della nuova influenza umana da virus A (H1N1) sono stati legati a contatti ravvicinati tra maiali e uomo; il nuovo virus A (H1N1) è infatti un virus di derivazione suina. Nell’uomo infezioni da virus influenzali suini sono state riscontrate occasionalmente fin dagli anni '50 e sono legate ad esposizione e contatti ravvicinati con suini, ma il nuovo virus si è ora adattato all’uomo ed è diventato trasmissibile da persona a persona 41 H1N1 Il virus A(H1N1) non viene trasmesso dal cibo; non si può contrarre tale influenza mangiando maiali o prodotti a base di carne di maiale. Mangiare carne maneggiata in maniera appropriata, carne cotta e prodotti a base di carne suina non comporta alcun rischio. Cuocere la carne a temperatura interna di 70°-80° gradi uccide il virus dell'influenza, così come gli altri batteri e virus, al pari della stagionatura 42 H1N1 La trasmissione da uomo a uomo del virus dell'influenza si può verificare per via aerea attraverso le gocce di saliva di chi tossisce o starnutisce, ma anche per via indiretta attraverso il contatto con mani contaminate dalle secrezioni respiratorie. Per questo una buona igiene delle mani e delle secrezioni respiratorie è essenziale nel limitare la diffusione dell'influenza H1N1 Le persone sono da considerare potenzialmente contagiose per tutto il periodo in cui manifestano sintomi, generalmente per 7 giorni dall’inizio della sintomatologia, più il giorno che precede l'insorgenza dei sintomi. I bambini, specialmente quelli più piccoli, possono potenzialmente diffondere il virus per periodi più lunghi 43 29 aprile 2009 11 giugno 2009 44 45 46 I tacchini hanno l’influenza aviaria. I bovini hanno la mucca pazza. Io vi dico ragazzi, che se non vogliamo veder aumentare la quantità di prosciutto servito sulle tavole, dobbiamo trovarci un’infezione al più presto!!! 47