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Appunti sul romanzo
ROMANZO Già nella letteratura greca si trovano abbondanti elementi romanzeschi, come nell’Odissea o in altre opere scritte tra il I a.C. e l’età imperiale, ma non si può parlare di romanzi perché: 1) l’aggettivo romanzo indica ciò che è scritto in volgare in contrapposizione al latino; 2) si indurrebbe nell’erronea idea che l’uno sia un’evoluzione dell’altro. C’è invece una differenza fondamentale tra il romanzo moderno e quello greco: mentre il primo ha soprattutto carattere psicologico o realistico, il secondo ha personaggi assolutamente convenzionali e tipizzati, una trama ripetitiva e ben poco originale basata esclusivamente sui due temi dell’amore e dell’avventura (vicende di due giovani belli, legati da un amore nato improvvisamente, reciprocamente fedeli, che vengono separati, affrontano numerose peripezie per mare e per terra minacciati da pirati e briganti e alla fine riescono a riabbracciarsi) e un autore che si limita a raccontare e non si serve dell’opera per esprimere le sue idee sulla vita umana, sulla religione, sulla storia. Anche nella letteratura latina si possono ravvisare elementi romanzeschi nelle opere Satyricon di Petronio (I d.C.) e L’asino d’oro di Apuleio (II d.C.). Nel Medioevo dalla Francia provengono i romanzi detti cavallereschi o cortesi (perché destinati al pubblico delle corti) che appartengono o al ciclo carolingio (Carlo Magno e i suoi paladini) e hanno argomento guerresco o al ciclo arturiano o bretone (re Artù e i cavalieri della Tavola rotonda, di cui fa parte anche il mito del Graal) e hanno argomento amoroso. Nei secoli successivi ci sono singole opere che hanno carattere romanzesco e che singolarmente preludono al romanzo prima che nasca come vero e proprio genere letterario: -romanzi picareschi spagnoli del secolo XVI (es. Vita di Lazarillo de Tormes) che hanno come protagonista il picaro, una sorta di antieroe che non si distingue più per le virtù morali o militari degli eroi antichi, ma al contrario per la furbizia, per l’arte di arrangiarsi. -Don Chisciotte de la Mancia (1605) di Cervantes il cui protagonista, esponente di una nobiltà ormai decaduta, non sa dimenticare di avere avuto un passato migliore ed esprime la nostalgia per i tempi andati e il desiderio di grandi imprese buttandosi nella lettura dei poemi cavallereschi. Questa mania, però, lo porta a confondere realtà e fantasia (bacinella di un barbiere = elmo da guerriero; mulini a vento = giganti contro cui combattere; Dulcinea del Toboso, contadina = dama a cui consacrarsi). Caratteristiche del romanzo moderno: 1) è un’opera in prosa. 2) è la narrazione di vicende individuali inventate, ma sempre inserite nella storia (il protagonista è l’uomo storico). 3) solitamente ha ambientazione contemporanea (tranne che per il romanzo storico che può avere una distanza temporale variabile tra l’epoca dell’autore e quella delle vicende narrate Ad esempio, Stendhal ne Il rosso e il nero (1830) e La Certosa di Parma, 1839 sceglie un evento storico vicino nel tempo, il periodo napoleonico, quindi la sua narrazione si avvicina alla cronaca e le informazioni si restringono alla sola prospettiva del protagonista, mentre la visione complessiva dei fatti è possibile da una maggior distanza che è quella che separa Manzoni dal Seicento in cui ambienta il suo romanzo. 4) è strumento di diffusione di idee. Il romanzo moderno nasce nel Settecento, ma segue una storia diseguale nei vari paesi europei e la Francia e l’Inghilterra sono i primi paesi in cui compare. Infatti in questi paesi esiste un ceto borghese capace di leggere, ma non colto a tal punto da essere interessato alle forme letterarie della tradizione, appannaggio di un’élite di intellettuali. Significativa è la definizione data dal filosofo tedesco Hegel del romanzo come “moderna epopea borghese”. Addirittura anche certi autori non sono letterati di professione, come ad esempio Defoe che fino ai 60 anni si dedicò ad attività commerciali e poi, avendo bisogno di danaro per il matrimonio di una figlia, propose ad un editore un romanzo su un naufrago vissuto 4 anni su un’isola deserta e che, nella sua capacità di affrontare le avversità da solo, incarna le caratteristiche del self made man e quindi permette al lettore borghese di identificarsi con il personaggio. In linea di massima, la nascita di questo genere letterario è più precoce nei paesi in cui è maggiormente sviluppata la borghesia e infatti non è casuale che proprio nella regione italiana più avanzata, la Lombardia, siano stati scritti I promessi sposi, primo esempio di romanzo borghese italiano. Essi appaiono in ritardo rispetto alla vicenda culturale del resto dell’Europa, per cui Manzoni cerca di recuperare il terreno perduto derivando quanto possibile dall’esperienza straniera. Questo carattere europeo de I promessi sposi trova le seguenti spiegazioni: 1)Gli scrittori europei formavano una sorta di comunità intellettuale internazionale, si conoscevano personalmente, si inviavano reciprocamente le proprie opere e se le commentavano. 2) Manzoni ha in mente pagine, personaggi e situazioni di altri romanzi. Ad esempio Lucia riproduce il topos della fanciulla innocente e perseguitata (Pamela del Richardson, 1741), don Rodrigo ed Egidio quello del libertino persecutore (Lovelace in Clarissa del Richardson, 1748; visconte di Valmont ne Le relazioni pericolose di Choderlos de Laclos, 1782), Renzo quello del giovane innamorato fedele e ingenuo (Tom Jones di Henry Fielding, 1749). Anche il ricorrere del luogo della locanda riprende Tom Jones dove alcuni dei fatti più significativi avvengono proprio nelle locande. Inoltre, i capitoli dedicati alla peste richiamano il Diario dell’anno della peste (1722) di Defoe che, però, parla in prima persona e tratta di un avvenimento a lui più vicino nel tempo (1664), dando quindi l’impressione di essere stato testimone oculare dei fatti. Altro testo che Manzoni deve aver avuto presente è La monaca di Diderot (1796). Questo non deve far pensare che Manzoni abbia copiato romanzi altrui. Manzoni sceglie come tipologia di base il romanzo storico il cui primo esempio è Ivanhoe di Walter Scott, 1820, che secondo una caratteristica tipicamente romantica indaga nel passato (lotte tra Sassoni e Normanni) per ricercare le radici etniche e culturali di un popolo. Questo genere, poi, darà vita al romanzo di evasione (r. di cappa e spada di Dumas), oppure volgendosi ad epoche storiche più recenti, compirà un passo verso il romanzo realista e sociale ( Hugo, Balzac, Flaubert, Zola). Manzoni nella Lettera sul romanticismo (1823) enuncia un principio che applica ne I promessi sposi: “la poesia e la letteratura in genere deve proporsi l’utile per iscopo, il vero per oggetto e l’interessante per mezzo”. Cioè gli argomenti devono attirare molti lettori e non una sola classe di essi e l’autore deve cercare di scoprire e di esprimere il vero storico e il vero morale (quello che, secondo quanto affermato nella Lettera allo Chauvet, è compito della poesia rivelare). Manzoni, pertanto, arricchisce il modello scottiano perché: 1) crea un maggiore equilibrio tra gli elementi storici (frutto di un accurata documentazione, che invece in Scott sono un semplice sfondo alle vicende romanzesche) e quelli di libera invenzione. 2) attraverso il narratore onnisciente può intervenire con commenti che svolgono un’azione pedagogica nei confronti del lettore . 3) arricchisce la tipologia del romanzo storico con vari altri sottogeneri, come: -r. d’avventura nella storia dell’amore contrastato e di tutte le peripezie che ne seguono (Robinson Crusoe di Daniel Defoe, 1719) -r. filosofico nel “sugo” della storia per cui la vicenda serve a sostenere un certa visione del mondo (Candido di Voltaire, 1759) -r. gotico nella vicenda di Gertrude (Il castello di Otranto di Horace Walpole, 1765; Il monaco di Matthew Lewis, 1796) -r. di formazione nella vicenda di Renzo (Candido di Voltaire, 1759; Wilhelm Meister di Goethe, 1796) -r. psicologico (Pamela, 1740 e Clarissa, 1748 di Richardson) per l’attenzione prestata all’interiorità dei personaggi anche minori -r. di costume nello spazio riservato ad usi, rituali, abiti, linguaggio della Lombardia secentesca -r. satirico nella critica alla società del tempo per quanto riguarda sia il malgoverno, sia gli eccessi della folla, sia certa cultura polverosa e libresca (I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, 1736) In questo modo I promessi sposi possono essere considerati una summa delle varie tipologie di romanzo e l’unica opera con la quale la letteratura italiana si pone a livello delle altre letterature europee. La scelta del Manzoni del genere romanzo è fortemente controcorrente, innovativa e nello stesso tempo permette maggiore libertà all’autore essendo un genere come lo ha definito Bachtin “proteiforme” (mutevole nell'aspetto come il dio marino Proteo, di cui si parla nella Telemachia, che assumeva aspetti diversi e mostruosi), cioè di nascita recente e quindi non codificato, senza particolari modelli, che consente molta libertà all’autore, come, ad esempio: 1) Mettere al centro della vicenda per la prima volta personaggi di classi medie e basse 2) Renderli protagonisti di vicende serie e non comico-derisorie. 3) Scrivere in prosa, quindi in una lingua più viva, più vicina al parlato. Tutti elementi che permettono di svecchiare la letteratura, di creare una nuova lingua letteraria e di rivolgersi ad un pubblico più ampio. Manzoni, quindi, alla fine del suo processo artistico abbandona la poesia che è la forma letteraria più antica, per secoli molto praticata perché in grado di rispondere a parecchi scopi: esprimere affetti, emozioni, passioni (p. lirica), raccontare storie di eroi e di dei (p. epica), rappresentare personaggi sulla scena teatrale (p. drammatica), istruire trattando argomenti specifici (p. scientifico-didascalica), elogiare grandi personaggi (p. celebrativa), prendere in giro e criticare (p. burlesca, satirica, parodica),…