Telecom Italia possiede il potenziale per esprimere un`energia in
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Telecom Italia possiede il potenziale per esprimere un`energia in
SINCRONIZZANDO L’EDITORIALE T elecom Italia possiede il potenziale per esprimere un’energia innovativa. Come azienda rispecchiamo le stesse peculiarità del nostro Paese: abbiamo punte di eccellenza spesso sommerse, ma anche molte aree di miglioramento. ossiamo far leva su un clima fortemente coeso tra i vari team di lavoro e su un patrimonio di persone, tra le più professionalizzate ed esperte nel campo dell’Information and Communication Technology. Anche dopo la fine del monopolio, grazie alle nostre competenze, abbiamo continuato a essere un punto di riferimento per il mercato. Per anni abbiamo fatto scuola nell’intuire dove e come intervenire per assicurare e migliorare la comunicazione tra le persone, tra le aziende, tra le istituzioni. ra stiamo vivendo una fase di trasformazione in cui è fondamentale leggere nella discontinuità il tratto distintivo di questa epoca. Tutti noi dobbiamo essere disponibili e aperti ad azioni e a processi di cambiamento, di adattamento progressivo a una realtà e a un mercato che impone ritmi, competenze, forme di flessibilità che contengono in nuce le radici del proprio futuro e di quello dell’azienda. Di conseguenza dobbiamo individuare i mestieri che hanno futuro, che sono destinati a evolvere e a crescere. nternet, i social media ci insegnano giorno per giorno che ogni nostra azione è sotto gli occhi di tutti. Può essere, con estrema semplicità, commentata, criticata, rilanciata con una velocità e una pervasività inimmaginabili solo fino a qualche anno fa. Ma soprattutto impariamo giorno per giorno che di ogni nostra azione siamo responsabili in prima persona. isintermediazione è la parola d’ordine: vuol dire “non aspettarsi che altri parlino e agiscano per nostro conto”, vuol dire andare verso un mondo, un sistema azienda, una rete sociale dove sempre più le distanze tra persone tenderanno ad annullarsi, e dove le conseguenze delle proprie scelte nel campo del lavoro, del mercato, della sfera personale saranno visibili in maniera esponenziale, molto più di quanto accadeva in passato. Il futuro è negli impegni che sapremo assumere e nelle opportunità che sapremo cogliere. Antonio Migliardi 3 / 2010 3 SINCRONIZZANDO 3 / 2010 5 TUTTI UNITI PER IL CLIENTE I colleghi di Top Clients all’incontro di Roma presso l’auditorium aziendale di Via Oriolo Romano 257. Il 22 giugno il responsabile della funzione Simone Battiferri ha illustrato agli oltre 240 colleghi invitati in sala e ai circa 3.000 collegati in videostreaming la trasformazione in corso nell’industry ICT e ha descritto il piano di riposizionamento per la funzione clienti Top appena definito e di cui è stata avviata la realizzazione. Simone Battiferri ha sottolineato anche l’importanza del presidio costante del mercato e della soddisfazione dei clienti per garantire i risultati nel medio periodo. Nel corso dell’incontro sono stati anche condivisi i risultati della prima metà del 2010 e discussi i progetti futuri della direzione Top Clients. Bruno Spiezia 4 6 SINCRONIZZANDO INDICE n n n PERSONE Concorrenza in piena regola PUNTI DI VISTA “Il valore delle nostre competenze” 8 n n 10 n n 14 Fabrizio Bona e Pietro Labriola intervengono sulle scelte per il cliente e per le sue esigenze n n 18 46 Un tuffo nel passato agli albori di ingegnose invenzioni n TECNOLOGIA AL QUOTIDIANO La partecipazione alla costruzione del futuro attraverso i social media è la chiave per dare concretezza alle idee 42 REPORTAGE Il futuro era già qui INNOVAZIONE Mai avere paura del domani SCENARIO Palinsesti su misura che rispondono ai nostri gusti personali anche nella scelta dei supporti In 5 punti la posizione di Telecom Italia nell’ambito dell’Information and Communication Technology n n 40 COMMENTI Un’edicola “fai da noi” SESTANTE Scelte di segno “più” LO SPECCHIO DELL’AZIENDA L’intervento di Aldo Bonomi UNO DI NOI Il mercato del futuro LA PAROLA AL SOCIOLOGO Reti tra flussi e luoghi A colloquio con Franco Bernabè sui temi della concorrenza, del ruolo di internet e delle scelte future di Telecom Italia n 38 Come gestire i rapporti con l’Antitrust assicurando gli interessi aziendali nel rispetto degli impegni verso il cliente Gabriele Galateri illustra le prospettive dell’azienda nell’ottica dello sviluppo delle reti “Dobbiamo trasformarci rimanendo noi stessi” A CARTE SCOPERTE C’ERA UNA VOLTA In principio era la colonia 52 Soggiorni estivi, tematici, asili nido... storia delle iniziative nate per migliorare la qualità di vita di chi lavora in azienda 20 n STRUMENTI DI LAVORO Coesi e responsabili 24 La rilevazione del clima aziendale conferma i punti di forza che caratterizzano le persone che lavorano nel Gruppo Telecom Italia n n n Ti sento persuasivo BUSINESS 26 Parliamo di PEC ovvero della posta elettronica certificata e del business di Telecom Italia n MONDO ECOSISTEMA Comunichiamo il futuro L’insostenibile desiderio... di stare sempre connessi Incontro con i colleghi di Corporate Communication che ci illustrano le direttrici principali dei loro progetti 28 n 30 Ecco alcuni volti della squadra del National Wholesale Services In meno di cinque ore i tecnici di Open Access hanno attivato una nuova linea di trasmissione dati in una tabaccheria nel centro di Livorno 60 L’evoluzione della funzione Marketing negli ultimi trent’anni e il racconto di chi la vive e di chi l’ha vissuta n VENITE DA NOI Perle da coltivare IN COSA POSSO ESSERLE UTILE? Da contare sulle dita di una mano 58 MESTIERI IERI OGGI DOMANI Ritratto di consumatore LA FACCIA DI CHI CI METTE LA FACCIA Missione impossibile? Non per loro n n n PERCHÉ L’HO SCELTO Il mobile broadband e le sue enormi prospettive di crescita n 56 Trasmettere le proprie emozioni e comprendere quelle degli altri... parliamo di empatia FACCIAMO IL PUNTO SU... Addio alle code QUESTIONE DI STILE 64 Questa volta ci lasciamo guidare in un viaggio tra Basilicata, Lombardia e Marche 36 n IL RACCONTO Acufene Lo scrittore Daniele Del Giudice ci introduce in un mondo di percezioni uditive e di linguaggi ignoti 66 3 / 2010 7 PERSONE SINCRONIZZANDO PUNTI DI VISTA “IL VALORE DELLE NOSTRE COMPETENZE” Gabriele Galateri interviene sulle prospettive dell’azienda e del Paese: “il futuro – afferma – passa inderogabilmente per lo sviluppo di nuove reti e per la creazione di un diffuso e pervasivo ecosistema digitale”. T elecom Italia è un’azienda strategica per il Paese. Quelli di noi che dialogano ogni giorno con le Istituzioni centrali e locali, ma anche con i nostri clienti, sanno bene quanto ciò sia vero. La nostra rete è uno dei perni dell’economia italiana. Da essa dipendono la qualità della vita dei cittadini, la competitività delle nostre imprese e l’efficienza della Pubblica Amministrazione. La capacità di reagire alla crisi economica che ci sta ancora attraversando e la capacità di crescere nel mondo globalizzato sono inevitabilmente legate alla qualità dei servizi di comunicazione che riusciamo a fornire. Non mi meraviglia, quindi, scoprire in tanti, giovani e meno giovani, la coscienza del ruolo fondamentale della nostra azienda, accompagnata da un forte senso di responsabilità e dal profondo orgoglio di appartenere a Telecom Italia. Un orgoglio che viviamo ogni giorno, nella convinzione che questa azienda abbia tutte le competenze e le capacità necessarie per sostenere lo sviluppo del Paese e allo stesso tempo creare valore agli azionisti. Il momento non è dei più facili, ma si comincia a intravedere una luce alla fine del tunnel. Sul fronte macroeconomico, il Prodotto Interno Lordo ricomincia a crescere, seppur lentamente, trainato più dalle esportazioni che dagli investimenti e dai consumi interni. I dati più recenti sulla produzione industriale registrano, infatti, segnali di accelerazione che fanno ben sperare per il prossimo futuro. LA CRESCITA È LEGATA ALL’ICT E per rilanciare la crescita c’è bisogno di più competitività, più innovazione, più produttività e più efficienza. Tutte cose che passano per le tecnologie di cui siamo portatori. Qualsiasi percorso di crescita, infatti, non può fare a meno di accelerare la digitalizzazione dell’intero sistema economico e sociale. I principali Paesi asiatici lo stanno facendo da vent’anni. Gli Stati Uniti puntano sullo sviluppo della banda larga e sugli impatti che questa può avere in tutti i settori dell’economia come uno dei principali fattori strategici dell’amministrazione Obama. L’Europa, finalmente, sembra muoversi con maggiore determinazione. La Digital Agenda inclusa nel programma politico della Commissione, Europa 2020, fissa obiettivi ambiziosi per lo sviluppo di un’economia e una società digitali nel nostro continente. In Italia l’amministrazione pubblica ha già dato un segnale importante con il lancio della PEC, che ci ha visto protagonisti, insieme al Ministero per la Pubblica Amministrazione e alle Poste Italiane. Un passo nella giusta direzione (ne parliamo alle pagine 14-17 e 26-27, ndr). Se il programma di eliminazione del digital divide, annunciato dal Governo alla fine del 2008 procede con molta lentezza, molte Regioni stanno riprogrammando le proprie risorse verso questo obiettivo. In alcuni territori economicamente più avanzati e con una maggiore percezione dell’impatto positivo delle reti di nuova generazione, le amministrazioni locali stanno programmando interventi ambiziosi per sostenere lo sviluppo della fibra ottica e di servizi digitali avanzati. Quanto al mondo delle imprese, è un fatto significativo che Confindustria, nel documento Italia 2015 presentato al governo a fine maggio, per la prima volta faccia riferimento a infrastrutture e servizi digitali non come a uno specifico settore industriale, bensì come a un abilitatore trasversale della competitività italiana. Il futuro, quindi, passa inderogabilmente per lo sviluppo di nuove reti e per la creazione di un diffuso e pervasivo ecosistema digitale. Noi non dobbiamo essere solo parte di questo futuro. Noi dobbiamo svolgere un ruolo chiave nella diffusione dell’innovazione digitale. Noi 3 / 2010 Sergio Fallucca 8 GLI ESITI DEL PIANO DI AZIONARIATO DIFFUSO dobbiamo guidare questo futuro. Per il bene della nostra azienda. Per il bene del Paese. Ne abbiamo tutte le capacità. Abbiamo costruito una solida credibilità verso i mercati finanziari, che ci riconoscono la concretezza della nostra strategia e una chiara visione del business domestico. Abbiamo recuperato un rapporto fluido e corretto con le Autorità regolamentari e con le Istituzioni nazionali e locali. IL PIANO DI AZIONARIATO DIFFUSO Siamo un’azienda seria, insomma, fatta di persone serie che conoscono bene il proprio mestiere e lo fanno con grande professionalità. Un’azienda che punta al profitto e alla generazione di valore per i propri azionisti, ma sempre con grande coscienza del proprio ruolo e della propria responsabilità sociale. Perché è così che si crea valore nel tempo e si garantisce sostenibilità di lungo periodo al business. Questa è la Telecom Italia che stiamo costruendo, in cui crediamo ed è la ragione per cui abbiamo lanciato un piano d’azionariato diffuso con caratteristiche innovative, che è stato sottoscritto da oltre il 16 per cento dei colleghi del Gruppo. Un risultato che è andato oltre le aspettative iniziali e che conferma le aspettative di competitività e di crescita della nostra azienda, che tutti condividiamo. E non è solo il dato comparativo: altre aziende in Italia e in Europa hanno registrato livelli di partecipazione di gran lunga inferiori (vedi box a lato, ndr). Questa operazione rappresenta un tassello importante per accrescere ancora di più il senso di appartenenza e permetterà di consolidare e rafforzare il coinvolgimento di tutti nei risultati che saremo in grado di conseguire. Il rilancio di Telecom Italia passa, prima di tutto, attraverso la condivisione di un progetto comune: quello di continuare insieme a essere il leader tecnologico e di mercato e il motore di sviluppo nell’Italia digitale dei prossimi anni. Guidare il futuro non sarà certo una passeggiata, ma altrettanto certamente sarà un’avventura ricca di soddisfazioni per tutti. q Gabriele Galateri Il Corriere della Sera del 7 luglio scorso riportava, con il titolo Dipendenti-azionisti e utili in busta paga, arriva il “Codice della partecipazione”, la notizia del Codice promosso dal ministro Maurizio Sacconi, per raccogliere le pratiche migliori in materia di partecipazione: informazione, consultazione, partecipazione agli utili e, appunto, la partecipazione azionaria. Il Codice potrà così indicare le soluzioni legislative utili e sostenere il percorso, difficile, dei progetti di legge bipartisan, senatori Castro, Casoli, Ichino, Treu. Il Piano Telecom Italia entrerà a buon titolo nel Codice e nella letteratura professionale per l’importanza dell’azienda e per il numero delle adesioni, decisamente superiori ai benchmark disponibili. Nel nostro Paese la partecipazione dei lavoratori al capitale delle imprese è tradizionalmente più modesto di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Paesi scandinavi. Così mentre la stima del numero di azionisti-dipendenti nel nostro Paese è del 2,63 per cento in Francia, nelle grandi aziende, questa percentuale è più del doppio. Recenti ricerche in questi Paesi avanzati hanno mostrato le due motivazioni che spingono a partecipare: la propensione al risparmio e la possibilità di guadagno. La scelta è rafforzata da fattori emozionali e razionali: la credibilità del management e le prospettive dell’azienda. Sandro Catani Executive Compensation Advisor - Hewitt 9 10 PERSONE PUNTI DI VISTA SINCRONIZZANDO 3 / 2010 11 “DOBBIAMO TRASFORMARCI RIMANENDO NOI STESSI” A colloquio con Franco Bernabè: la concorrenza, il ruolo di internet, le scelte future, il ridisegno della rete per renderla più flessibile e compatibile con le esigenze dei clienti. L a nostra azienda sta vivendo un momento molto delicato e al tempo stesso decisivo per il suo futuro. In questa fase è assolutamente indispensabile capire quali siano i nodi chiave del contesto che stiamo vivendo. La redazione di Sincronizzando ne parla con Franco Bernabè. Dottor Bernabè, prima di tutto volevo chiederle come valuta l’ultima iniziativa congiunta lanciata dai principali concorrenti di Telecom Italia per la realizzazione di una rete in fibra ottica a livello nazionale? Quello che stupisce più di tutto è che questa iniziativa avvenga proprio a seguito della pubblicazione da parte di AGCOM della consultazione pubblica in cui l’Autorità ha proposto di aumentare il canone di unbundling. Osservo inoltre che l’iniziativa non sarebbe, se non in minima parte, finanziata dai nostri concorrenti ma al contrario presuppone un supporto preponderante da parte di Telecom Italia e da parte di soggetti pubblici. Viene il sospetto che l’iniziativa abbia a cura gli interessi degli stessi Sopra, il Centro Nazionale di Supervisione Infrastrutture. Nella pagina accanto, da sinistra, la sala controllo e regia del traffico internazionale e la Torre Roma Sud con alcuni apparati di trasmissione operatori piuttosto che quelli del nostro Paese. I nostri concorrenti per altro hanno beneficiato della qualità della nostra rete di accesso e di una delle tariffe di unbundling più basse d’Europa, che rimarrebbe comunque inferiore alla media europea anche a seguito dell’eventuale aumento prospettato da AGCOM. Per quanto riguarda lo sviluppo delle reti di nuova generazione Telecom Italia ha un suo progetto industriale serio, concreto e ambizioso che prevede la copertura di 1,3 milioni di abitazioni entro il 2012 e di 10 milioni di abitazioni entro il 2018. A ben guardare negli ultimi tre anni i tentativi di impossessarsi della rete di Telecom Italia si sono susseguiti con una certa insistenza e con un certo accanimento. A questi tentativi abbiamo sempre risposto con fermezza e determinazione. La rete rappresenta un asset assolutamente indispensabile per le nostre attività e per il ruolo che vogliamo svolgere in questo Paese. Pertanto non accettiamo che qualcuno metta in discussione il nostro ruolo di imprenditore di infrastrutture di rete. Lei fa spesso riferimento alla rivoluzione introdotta da internet. Questa rivoluzione si fonda però sui servizi. Per quale ragione Telecom Italia invece continua a puntare sulla rete? Non sarebbe meglio lasciare lo sviluppo delle reti, che richiede tempi lunghi e ingenti investimenti, a qualcun altro? Il nostro settore sta vivendo una fase di profonda e radicale trasformazione. Questa trasformazione comporterà un ripensamento del nostro ruolo, che però va nella direzione opposta rispetto a quella che si immagina. Nell’era di internet, il mondo dell’offerta di servizi è sempre più affollato e competitivo ed è dominato da soggetti che beneficiano di vantaggi competitivi difficilmente replicabili da parte delle società storiche di telecomunicazioni. I nuovi attori hanno economie di scala imponenti, una clientela globale, ricavi derivanti da modelli di business completamente diversi da quelli ai quali abbiamo fatto riferimento noi per tanti anni. Dunque, in questo mercato, specializzarsi ancora di più sulla rete e sulla possibilità di interveni- re su di essa per creare nuovi servizi è fondamentale. Delegare a qualcun altro, non tanto la responsabilità della gestione, quanto la progettazione dell’architettura e la realizzazione della rete, vorrebbe dire rinunciare al nostro ruolo. In un mondo diverso da quello che abbiamo conosciuto in passato per continuare a essere competitivi, oltre a migliorare la nostra rapidità di risposta, dobbiamo allargare l’ecosistema delle imprese che lavorano con noi e per noi. In che modo l’eredità del passato e l’elevato livello di indebitamento incidono sulle scelte che Telecom Italia si accinge a compiere? L’eredità del passato sicuramente incide in maniera significativa sulle nostre scelte e in qualche modo ci spinge ad anticipare gli altri operatori su un percorso sul quale tutti dovranno andare e forse in condizioni peggiori delle nostre. Oggi siamo impegnati in un’operazione di profonda trasformazione che richiede un ripensamento della rete per renderla più flessibile e compatibile con le esigenze dei nostri clienti. Oggi in termini di efficienza non siamo male ma dobbiamo migliorarci ancora per avvicinare sempre di più la nostra struttura dei costi a quella degli operatori globali che offrono i loro servizi attraverso internet. Infine, dobbiamo cambiare il nostro atteggiamento competitivo, che non significa però abbandonare la nostra natura di operatore di telecomunicazioni per imbarcarci in avventure fantasiose. Insomma dobbiamo trasformarci rimanendo noi stessi. Lei sostiene che Telecom Italia deve cambiare atteggiamento competitivo, ma questo significa che quello che abbiamo tenuto fino a ieri non era l’approccio migliore per affrontare la situazione in cui ci troviamo. È così? In effetti, facciamo spesso riferimento al passato e ai problemi che abbiamo ereditato. Però credo che se oggi noi abbiamo dei problemi, in parte è anche un po’ colpa nostra. Le difficoltà scaturiscono anche dalla sufficienza con la quale ci siamo posti nei confronti dei problemi che aveva- 12 PERSONE PUNTI DI VISTA mo di fronte. Abbiamo sottovalutato la forza della concorrenza, pensando che comunque saremmo stati in grado di recuperare lo spazio che stavamo perdendo. Abbiamo creduto che i nostri clienti avrebbero continuato a rimanere con noi nonostante le nostre lentezze e una qualità del servizio che in alcuni casi mostrava ampi margini di miglioramento. Credo che se abbiamo pensato così – è inutile che ce lo nascondiamo – sbagliavamo di grosso. Non ci siamo neanche resi conto che il livello dei consumi da parte dei nostri clienti era inferiore a quello dei nostri concorrenti e che esisteva un forte potenziale di crescita non sfruttato. I nostri clienti di rete mobile consumavano cinque minuti al giorno mentre adesso, con le nuove offerte, ne consumano venti! C’era un desiderio inespresso di parlare che sacrificavamo con tariffe troppo alte. Penso che negli ultimi due anni abbiamo fatto molto per recuperare il tempo perduto e per rimetterci in carreggiata. I risultati ci sono e sono molto importanti e anche la reputazione di Telecom Italia Sopra, un impianto a energia fotovoltaica e la Torre di Roma Nord. Nella pagina accanto, la sala Network Maintenance – Video Operation Center SINCRONIZZANDO sta migliorando significativamente. Come ho mostrato ai Commissari AGCOM qualche mese fa gli indicatori di qualità, sia della rete fissa sia dei servizi a banda larga, stanno migliorando. Inoltre, e questo mi dà grande soddisfazione, il numero di clienti di telefonia fissa che tornano da noi è in aumento e questo lo dobbiamo al fatto che oggi ai nostri servizi viene riconosciuta una maggiore affidabilità e una miglior qualità. E per quanto riguarda i servizi di rete mobile, quali sono le prospettive? Anche per i servizi di rete mobile, la perdita di competitività stava andando avanti già da molto tempo. Se andiamo a vedere quando hanno incominciato a peggiorare le curve di TIM e a migliorare le curve di Vodafone, ci accorgiamo che questo risale a 4-5 anni fa ovvero al periodo in cui TIM è stata assorbita da Telecom Italia. Per rovesciare trend così consolidati ci vogliono tempi lunghi, perché si devono comprendere le ragioni profonde della disaffezione dei clienti. Anche nel mobile, però dopo qualche aggiustamento di rotta ab- biamo capito cosa dovevamo fare e abbiamo dato la risposta giusta. Dall’inizio dell’anno abbiamo segnali che anche sul mobile il recupero sta avvenendo. Abbiamo certamente pagato un sacrificio in termini di prezzo, ma oggi stiamo ricreando le condizioni per un miglioramento della nostra posizione competitiva e di mercato. Un’ultima domanda sui temi che, per ovvie ragioni, stanno particolarmente a cuore a tutti i dipendenti di Telecom Italia: le politiche di esternalizzazione e le riduzioni dell’organico. In merito alle politiche di esternalizzazione, quello che è successo è che Telecom Italia in questi anni ha internalizzato risorse e competenze, non le ha esternalizzate, ma questo non è stato correttamente percepito. Siamo un Gruppo integrato e le competenze core devono mantenersi all’interno dell’azienda o del Gruppo di cui quell’azienda fa parte. Il mantenimento delle attività chiave all’interno dell’azienda e del Gruppo, è uno strumento che consente a Telecom Italia di rinforzarsi, non di indebolirsi. Nel corso dell’Incontro con il Management dello scorso giugno ho raccontato il caso della BP, che alla fine degli anni Novanta era premiata dal mercato finanziario perché si era progressivamente “alleggerita” trasformandosi, di fatto, in una società di ingegneria. Ebbene, a mio avviso, BP nel golfo del Messico ha pagato le conseguenze della scelta di essersi voluta privare delle sue competenze base. Un’azienda non può lasciare a imprese esterne le proprie competenze chiave, ma deve mantenerle in casa. La seconda tematica, quella dello snellimento dell’organico e di una maggiore efficienza della struttura organizzativa, riguarda anch’essa il futuro professionale delle persone che lavorano per il Gruppo Telecom Italia e la stiamo affrontando con la massima apertura, disponibilità, e con tutte le energie e attenzioni affinché si possa giungere a soluzioni da tutti condivise. Dal punto di vista gestionale però l’esternalizzazione/internazionalizzazione di alcune delle attività del processo produttivo e il perseguimento di una struttura organizzativa più efficiente sono due politiche ben distinte che rispondono a logiche, certamente correlate, ma assolutamente differenti. La prima è sostanzialmente legata alle scelte che un’azienda deve compiere sulle attività che vuole svolgere all’interno e quelle che vuole delegare all’esterno. La seconda invece risponde all’esigenza di svolgere le attività interne nella maniera più efficiente possibile. È chiaro che quanto più saremo capaci di rendere le strutture interne efficienti ed efficaci tanto più risulterà nell’interesse aziendale mantenere queste strutture all’interno del perimetro aziendale e del Gruppo anche in futuro. In un settore come quello delle telecomunicazioni, esposto a una continua evoluzione tecnologica, le riduzioni dell’organico sono un fenomeno fisiologico e lo sono ancora di più per un operatore storico come Telecom Italia che, dall’avvio del processo di liberalizzazione dodici anni fa, ha dovuto cedere quote di mercato, in linea con lo spirito degli interventi di regolazione del settore. Le spinte verso una maggior efficienza dei pro- 3 / 2010 13 cessi produttivi nel caso di Telecom Italia sono rese ancora più indispensabili dall’elevato livello del debito ereditato dal passato. Certo si può e si deve discutere – come stiamo facendo – sulle modalità, le tempistiche e le dimensioni del processo di ridimensionamento, ma quello che non può essere messo in discussione è che ci sia la necessità di intervenire anche sull’organico. L’azienda saprà comunque confermare la sua attenzione ai problemi sociali e sono confidente che alla fine anche in quelle che appaiono missioni impossibili si riescano a trovare soluzioni ottimali. Mi lasci infine concludere dicendo che le sfide che ci troviamo di fronte oggi sono difficili e complesse ma io sono fermamente convinto che al nostro interno abbiamo risorse e capacità di risposta per vincerle. Oggi ci sono tutti i presupposti affinché tutto il lavoro che è stato fatto in questi tre anni ci porti a risultati molto positivi. q Guido Ponte 14 PERSONE UNO DI NOI SINCRONIZZANDO 3 / 2010 15 IL MERCATO DEL FUTURO Faccia a faccia tra Fabrizio Bona e Pietro Labriola: la risposta di Telecom Italia alle esigenze sempre nuove della clientela. N el mercato nazionale, quello che chiamiamo domestico, ci troviamo a lavorare in un’arena competitiva in continua trasformazione e che si modifica con grande velocità. Anche l’approccio al business, quindi, deve adeguarsi di continuo. la telefonia mobile, e ora abbiamo di nuovo un’immagine stratificata e riconoscibile dal pubblico. Ma il successo più grande di questi mesi, quello più importante, è la crescita delle community esistenti e la creazione di nuove. L’offerta TIMx nella prima metà dell’anno ci ha dato davvero tante soddisfazioni. E ora, a fine estate, possiamo essere fieri dei circa 2 milioni di clienti targati TIMx. gozi. A luglio hanno cambiato faccia. Abbiamo lavorato e lavoriamo ancora per migliorare la nostra rete di negozi. Abbiamo avviato 150 nuove aperture, tutti negozi in posizione di grande afflusso pedonale, rinnovati, luminosi e riconoscibili da un arredamento di legno chiaro e da ampie vetrate. Per la nostra clientela abbiamo offerte e negozi nuovi, per la prima volta tutti esclusivamente con il logo TIM anche se poi, all’interno, è presente l’intera gamma dei nostri prodotti e servizi. Labriola. Per chiudere in bellezza il 2010, sappiamo già che nei prossimi mesi ci troveremo a dover spingere su nuovi servizi. Il fisso e il mobile saranno sempre più componenti abilitanti su cui commercializzare Pietro Labriola. La vera mutazione del seg- nuovi servizi. E le parole d’ordine dei prossimento Business è iniziata fin dal 2009 mi mesi faranno riferimento a Ospit@ Virtuaquando abbiamo sentito l’esigenza di un le, il nome commerciale per un servizio di drastico cambiamento, di qualcosa che ren- server virtuale e cloud computing (vedi box a desse più facile il contatto con i clienti, pag.16, ndr) o come Certific@ (vedi box a quelli già fidelizzati e quelli da acquisire. pag.16, ndr) molto simile alla PostaCertifiEravamo alla ricerca della semplificazione, cat@ realizzata con Poste Italiane (vedi artidi parole d’ordine chiare, di qualcosa di ri- colo alle pagine 26-27, ndr). L’accordo ragconoscibile, memorizzabile, facile. È nata giunto con Confartigianato consente alle così Impresa Semplice, siamo passati a un si- settecentomila imprese artigiane associate stema integrato, che ha spostato l’attenzio- di attivare e utilizzare, gratuitamente fino al ne dalle tecnologie ai clienti e alle loro mol- 31 dicembre 2011, Certific@ di Impresa Semteplici esigenze. Questo passaggio ha com- plice di Telecom Italia, il servizio di posta portato continui aggiustamenti in corsa e elettronica certificata che garantisce valore oggi possiamo dire che la strada da seguire legale alle comunicazioni via email. Come è segnata. Proprio per questo, anche se il ha ribadito il giorno dell’accordo Renato mercato è in continuo divenire e la crisi ci Brunetta, ministro per la Pubblica Amminiobbliga ad adeguamenti e correzioni, per la strazione e l’Innovazione, ora lavoriamo alla Business non prevediamo cambiamenti ra- sigla di accordi simili con altre associazioni di categoria. Per noi non dicali ma siamo convinti si tratterà di cambiamendi proseguire sulla strada I PROTAGONISTI ti veri e propri ma dello dell’integrazione e della sviluppo di servizi agsemplificazione. Fabrizio Bona, responsabile Consugiuntivi per il mondo del mer in Domestic Market Operations, lavoro e di tanti altri nuoFabrizio Bona. Anche per è tornato in Telecom Italia nel 2009 vi che hanno il compito la Consumer proseguiredopo aver ricoperto il ruolo di diretdi compensare i possibili mo in continuità con le tore commerciale di Vodafone Italia minori ricavi. cose fatte perché la strada e di vice-direttore generale in Wind scelta è quella giusta. In e aver lavorato dal 1990 al 1994 nelBona. Se vogliamo parlare questi mesi abbiamo fatla funzione Sviluppo Prodotti e Serdi cambiamento, dobbiato tanto, abbiamo camvizi di TIM. mo affrontare la questiobiato le nostre pubbline legata ai nostri tanti necità, del broadband e delPietro Labriola, responsabile Business in Domestic Market Operations dal 2009, entra in Telecom Italia nel 2001. Negli anni ha ricoperto diversi incarichi in Francia ed è stato direttore Marketing Fisso e Mobile e responsabile DFS. Labriola. Immagine, slogan e campagne pubblicitarie finalmente sono quelle giuste. Quel braccio rosso per il pubblico è Impresa Semplice di Telecom Italia. Possiamo dirlo senza il timore di essere smentiti e senza apparire trionfalistici perché ne abbiamo le prove, visto che i nostri competitor ci copiano. Per il mercato Business siamo noi a indicare la direzione e i concorrenti ci imitano. Del resto, la nostra superiorità è manifesta. Sappiamo tutti perfettamente qual è il migliore operatore di fisso business, cioè noi, e qual è il migliore nel mobile, sempre noi. E ora che l’offerta integrata è il nostro punto di forza siamo i più forti. TraNoi è l’offerta che esemplifica cosa intendo dire: facciamo risparmiare i clienti con le chiamate da fisso a mobile e in più noi riusciamo a garantire alta qualità sul broadband. Certo, bisogna sapere che, per noi, rispetto alla Consumer è più facile. A decidere è una persona sola, il titolare dell’attività, mentre in casa... Bona. Certo, in un’azienda – piccola o grande che sia – è solo uno a scegliere la compagnia telefonica e la scelta, di solito, dura nel tempo. In casa il capo famiglia decide solo sulla rete fissa e sul broadband e gli altri scelgono la compagnia di telefonia mobile che preferiscono. E le offerte fanno cambiare idea rapidamente a molti. Certo, l’essere Telecom Italia sta supportando molto anche noi sulle offerte internet visto che i pack vengono apprezzati fondamentalmente per la qualità della nostra rete che, con il sistema Edge, non perde mai la linea. Comunque i prodotti comSopra, da sinistra, Fabrizio Bona e Pietro Labriola 16 PERSONE UNO DI NOI SINCRONIZZANDO nell’execution. Dobbiamo crescere ancora in imprenditorialità e iniziativa e riscoprire la capacità di lavorare insieme. Se c’è un proLabriola. Anche nei confronti della clientela blema dobbiamo ricominciare a chiedere al Business le leve che ci permettono di cresce- vicino di stanza. Non bisogna aver paura di re sono la convergenza tra fisso e mobile e il segnalare i problemi dei clienti e tutti devocontinuo miglioramento della qualità del no osservare una regola fondamentale: se nostro broadband. Come dicevo all’inizio non sono capace di risolvere una questione della nostra chiacchierata il nostro è un per- urgente alzo la mano e lo segnalo. Non corso di crescita senza scosse, lento e costan- aspetto che la questione diventi ingestibile te. Ad aiutarci c’è un format pubblicitario come spesso succede ora. Per far sì che le coche si muove tra commerciale e istituzionale se accadano i capi devono invitare la gente a (quelle con le Associazioni di categoria co- non aver paura, devono spingerli a prendere me Confcommercio e Confindustria) e cerca decisioni veloci. Bisogna alzare la mano quando ci sono problemi e dare sempre il in rete nuovi clienti con campagne ad hoc. massimo per fornire il servizio migliore posBona. Proseguirà la campagna del mobile e sibile al cliente, per soddisfarlo. Noi abbiaquella del fisso e broadband che avrà due mo a che fare con professionisti, artigiani, piccole imprese e in quenuovi testimonial, Ficarra sto caso il contatto è die Picone. Dobbiamo a queOSPIT@ retto e bisogna far funzioste scelte pubblicitarie la nare tutto subito, riscocrescita della brand awarCos’è il cloud computing? È un insieprendo il gusto di fare beness nel sondaggio in cui me di tecnologie informatiche che ne le cose la prima volta. si chiede agli intervistati: permettono di fornire come servizi on Sono convinto che quan“Quale pubblicità di tedemand l’accesso e l’utilizzo di risordo le cose non funzionalefonia ricordi?”. Siamo i se di elaborazione, memoria e applino non serve individuare primi sul mobile da più di cative, distribuite e virtualizzate in i colpevoli, serve invece sei mesi e da tre sul fisso. rete. Telecom Italia è sul mercato che qualcuno si muova, con Ospit@ Virtuale, un servizio di risolva la questione e che Labriola. Certo, non poshosting dedicato alle piccole e metutti facciano bene il prosiamo dire che non ci siadie imprese che guarda proprio al prio mestiere. no problemi, soprattutto modello del cloud computing. Viene munity, i TIMx e i Tutto Compreso, si sono fatti strada e sono già un successo commerciale. proposto come soluzione alle imprese piccole e medie che non sono più obbligate a investire denaro nel noleggio o nell’acquisto di server per le loro applicazioni, ma pagano soltanto un canone mensile. Bona. Per far questo è necessario un cambio di mentalità ma anche che l’azienda si scrolli di dosso questa sorta di ingessatura che ci ha frenato negli ultimi anni. Nel mondo consumer stiamo riconquistando spazi per tornare a essere leader di mercato. La stagione estiva ha coinciso con un momento di grande crescita anche grazie alle offerte differenziate per segmenti, soprattutto quelle legate ai giovani con sms e broadband in movimento. Ma le offerte commerciali non sono sufficienti, nei confronti del mondo esterno lavoriamo per far crescere di nuovo la fiducia in Telecom Italia lavorando sulla fidelizzazione e offrendo un servizio impeccabile. q Simona Vettraino fotografie di Giuseppe Di Lorenzo CERTIFIC@ CON IMPRESA SEMPLICE Certific@ di Telecom Italia è il nuovo servizio di posta elettronica certificata (PEC) che si rivolge a professionisti e aziende che hanno l’esigenza di inviare e ricevere messaggi, o allegati, in modo sicuro, con ricevuta d’invio e ricezione. Il servizio Certific@, infatti, conferisce piena validità legale alle email trasmesse, equiparandole a una raccomandata con ricevuta di ritorno, secondo quanto stabilito dalla vigente normativa. A differenza della posta elettronica ordinaria, Certific@ utilizza protocolli di sicurezza per evitare il rischio di eventuali modifiche indesiderate al contenuto del messaggio e agli allegati. Questi elevati standard di sicurezza consentono al gestore del servizio di rilasciare al mittente una ricevuta che costituisce prova legale dell'avvenuta spedizione del messaggio, certificando che questo è stato spedito e consegnato al destinatario senza aver subito modifiche. Con Certific@ tutti i clienti di Impresa Semplice hanno a disposizione fino a cinque caselle di posta elettronica certificata, spazio e numero di messaggi illimitati, invio di allegati fino a 30MB, possibilità di effettuare il download dei messaggi di posta elettronica certificata inviati e ricevuti e la stampa formattata delle ricevute, visualizzazione in tempo reale dello stato del messaggio inviato, possibilità di effettuare il download dei messaggi inviati e ricevuti durante il mese in formato compresso, conservazione dei messaggi di posta elettronica certificata inviati e ricevuti fino a 24 mesi e invio di un avviso per i messaggi in scadenza. Marco Parisi 3 / 2010 17 18 PERSONE SESTANTE SINCRONIZZANDO SCELTE DI SEGNO “PIÙ” La visione di Telecom Italia per soluzioni di Information and Communication Technology che portino valore alle aziende e colgano a pieno le opportunità di business per il Paese. PIÙ TECNOLOGIA PER RILANCIARE IL SISTEMA PRODUTTIVO l settore ICT ha contribuito nell’ultimo decennio per più di un decimo della crescita economica conseguita dai paesi dell’OCSE. Tuttavia, l’introduzione delle tecnologie dell’ICT per poter essere efficace, necessita di essere accompagnata da un ripensamento dei processi produttivi. In altre parole, per avere risultati concreti in termini di riduzione dei costi e migliore qualità, i processi di produzione, di vendita e di gestione devono essere tutti rivisti in funzione della banda larga e delle potenzialità dell’ICT. Il sistema produttivo italiano purtroppo non ha saputo tenere il passo della concorrenza globale in termini di recupero di produttività. Le imprese I PIÙ SINERGIE TRA ICT E RETE PER CREARE VANTAGGI ggi è l’integrazione tra hardware, software e servizi/contenuti, il modello che più di ogni altro si è rivelato vincente in questo settore, contrariamente a quanto si poteva pensare fino a qualche tempo fa quando si assisteva a una progressiva disintegrazione della catena del valore nel mondo dell’Information Technology. La straordinaria efficacia di questo modello è testimoniata dai risultati ottenuti in questi ultimi anni dalle aziende che per prime l’hanno adottato. Ai tre elementi caratteristici di questa offerta bisogna aggiungerne un quarto: l’infrastruttura di rete. Il presidio sulla rete rappresenta un vantaggio competitivo importante che Telecom Italia deve saper sfruttare e svi- O italiane, anche per una questione di dimensioni mediamente ridotte, non sono state in grado, come invece hanno fatto le imprese delle altre economie sviluppate, di trarre vantaggio dalle tecnologie ICT. Pur essendo consapevoli dei nostri punti di forza, quali la qualità dei prodotti, il design esclusivo, la manodopera qualificata e la forte immagine del Made in Italy, non possiamo e non dobbiamo rinunciare a combattere la battaglia dei costi. Senza l’ICT le imprese italiane non reggeranno le sfide del mercato globale. luppare: le competenze di cui disponiamo per fare evolvere la rete in funzione dei servizi che su di essa verranno veicolati devono essere valorizzate ed evidenziate come elemento distintivo della nostra offerta rispetto a quelle degli altri attori del mondo IT. La presenza del nostro Gruppo sull’intera filiera dell’ICT (hardware, software, servizi e infrastrutture) genera vantaggi non solo in termini di interfaccia unico verso il cliente, ma anche in termini di capacità di progettazione e realizzazione di soluzioni “chiavi in mano” e “pronte all’uso”. PIÙ PARTNER PER TROVARE LA MIGLIORE SOLUZIONE n futuro esisterà un numero sempre maggiore di attori sempre più specializzati, ognuno dei quali con vantaggi competitivi sempre più rilevanti nella specifica nicchia di mercato. Anche Telecom Italia dovrà specializzarsi e rifocalizzarsi sul suo core business: le infrastrutture. Tuttavia i benefici per Telecom Italia deriveranno anche da quello che saremo in grado di costruire su queste infrastrutture. Le sfide dell’ICT non si vincono però da soli. Dobbiamo sfruttare e mettere a fattor comune le sinergie che ci possono essere tra una società come Telecom Italia e le società che operano nelle singole nicchie di mercato. Le società di telecomunicazioni si devono porre come soggetto in grado di abilitare le opportunità imprenditoriali delle imprese partner e delle imprese clienti. In questi ecosistemi di imprese grandi e picco- I 3 / 2010 19 le Telecom Italia ha l’opportunità e le capacità di imprimere una direzione complessiva alla evoluzione del sistema. Telecom Italia conosce meglio di chiunque altro le proprie infrastrutture e le potenzialità delle tecnologie ICT, ma può migliorare nella conoscenza che le migliaia di imprese possono fare della banda larga e più in generale delle tecnologie ICT. Se Telecom Italia intende essere veramente un elemento di supporto alle imprese, deve necessariamente rivolgersi a partner affidabili e competenti, ovvero a soggetti con competenze complementari e specializzate che riescono a concepire e realizzare soluzioni adeguate alle esigenze e alle richieste delle imprese. PIÙ SOLUZIONI PERSONALIZZATE PER AUMENTARE L’INTERESSE DEL CLIENTE n un mondo come quello dell’ICT le soluzioni devono essere sempre più disegnate su misura del cliente. Dobbiamo imparare a sfruttare le informazioni che abbiamo sia a livello dei singoli sia della comunità. C’è ormai una crescente consapevolezza sulla miniera d’oro costituita dalle informazioni digitali. Gli operatori di telecomunicazione dispongono di asset distintivi non replicabili – l’IP profiling, i sistemi di billing, di caring e di relazione con il cliente, le applicazioni specifiche quali quelle legate alla sicurezza e all’autentificazione – che ci fanno essere naturalmente vicino ai clienti. Occorre lavorare a livello dei sistemi informativi per rendere accessibili e governabili queste informazioni a noi e a terzi, per aumentare l’interesse verso la nostra offerta, per far capire ai clienti che le nostre soluzioni rispondono al meglio alle loro esigenze. Tanto più oggi, in un periodo storico in cui le barriere all’utilizzo dell’ICT e i costi delle applicazioni si sono notevolmente abbassate. Ci sono soluzioni che hanno addirittura la capacità di “autofinanziarsi” ovvero la capacità di consentire il rientro dall’investimento in tempi molto brevi. I PIÙ INVESTIMENTI PER CREARE SVILUPPO E GUARDARE AL FUTURO i potrà divenire un fattore di sviluppo per le imprese, per i cittadini e per l’intero Paese, se si sarà in grado di fare sistema, mettendo a fattor comune le esperienze pregresse e future di Telecom Italia e dei nostri partner, ascoltando con attenzione le richieste dei clienti e rispondendo tempestivamente alle loro esigenze. Per questo Telecom Italia sta continuando a investire. Già ora, con un rapporto tra investimenti e ricavi domestici di circa il 15 per cento, Telecom Italia investe molto più di quanto non facciano operatori quali Telefonica (circa 8 per cento), France S Telecom (circa 8 per cento), e Deutsche Telekom (circa 12 per cento). Nelle reti abbiamo sempre investito una parte rilevante dei nostri ricavi e intendiamo continuare a farlo. Nell’arco del triennio contiamo di investire ancora molto e non solo nell’ammodernamento della rete: circa un terzo dei nostri investimenti non riguarderanno le infrastrutture di rete ma tutto ciò che serve affinché le nostre offerte siano effettivamente competitive, complete ed efficacemente veicolate attraverso la rete di vendita e i nostri negozi. a cura di Guido Ponte ed Enrico Barella Fonte: discorsi pronunciati da Franco Bernabè febbraio - giugno 2010 20 INNOVAZIONE SINCRONIZZANDO TECNOLOGIA AL QUOTIDIANO MAI AVERE PAURA DEL DOMANI 3 / 2010 21 Datemi una barca, disse l’uomo. E voi, a che scopo volete una barca, si può sapere, domandò il re. Per andare alla ricerca dell’isola sconosciuta, rispose l’uomo. Sciocchezze, isole sconosciute non ce ne sono più: sono tutte sulle carte. Sulle carte geografiche ci sono solo isole conosciute. E qual è questa isola sconosciuta di cui volete andare in cerca. Se ve lo potessi dire allora non sarebbe sconosciuta. Il racconto dell’isola sconosciuta José Saramago È possibile cominciare a costruire un futuro in cui siamo tutti protagonisti di un’innovazione da sempre nell’aria, ma che adesso possiamo rendere concreta. N assim Taleb, finanziere di grande successo dalle origini anglo-libanesi, prodigioso studioso della probabilità, racconta ne Il Cigno Nero una favoletta edificante. Fino al giorno prima del Giorno del Ringraziamento, il Tacchino è assolutamente convinto che l’Uomo sia il suo migliore amico. Del resto, chi lo nutre da anni, lo cura, lo aiuta a riprodursi, e con responsabilità si preoccupa della salute e del buonumore della sua nidiata? In base al meccanismo dell’induzione e al calcolo delle probabilità, il Tacchino attende dunque ogni mattino con fiducia l’Uomo. Ragionevolmente tranquillo, pensa che anche oggi sarà un giorno come tanti, come tutti quelli che lo hanno preceduto. L’Uomo però si avvicina e invece, di colpo, gli tira il collo. Il Tacchino ha sbagliato previsione? Ha clamorosamente perso il filo di un foglio elettronico? Nulla di tutto questo. Per Taleb, la storia esemplifica un principio elementare: il futuro non è pianificabile, la nostra strumentazione concettuale è inadatta a cogliere l’innovazione perché usa serie logiche classiche. Il cambiamento di paradigma accade senza che sia realmente possibile prevederlo. Questo è il Cigno Nero: un’innovazione simile a un fenomeno naturale, devastante come un maremoto; per chi si trova dalla parte sbagliata un disastro senza rimedio, per chi ha la fortuna di intercettarlo dal verso giusto, una fortuna del tutto inopinata. Un Cigno Nero che rende abbastanza bene l’idea è per esempio internet. E dentro l’era internet, il Cigno Nero per eccellenza è Google. L’AVVENTO DI GOOGLE Non era, infatti, possibile prevederne la nascita, benché tutti gli indicatori fossero in grado di descrivere la crescita esponenziale delle tecnologie che lo avrebbero reso possibile. Poi, un alto funzionario di Stanford presta un server a due brillanti laureandi e il gioco è fatto. Ovviamente e per fortuna, non tutte le innovazioni necessitano della congiunzione astrale che 22 INNOVAZIONE SINCRONIZZANDO TECNOLOGIA AL QUOTIDIANO IL SOCIAL MEDIA CAMP Riunione in corso... “La FAN Page TIM su Facebook c’è, ma dobbiamo ancora migliorarla e ampliare la nostra presenza sui social media”. “Abbiamo bisogno di idee”. “A chi le chiediamo?”. “Ai colleghi”. “Organizziamo un BarCamp”. Ecco l’idea. E si parte. Una campagna di lancio teaser, per creare un po’ di enfasi intorno all’evento, e il modulo per la raccolta delle adesioni raggiunge in pochi giorni quota quattrocento iscrizioni. Purtroppo non è possibile avere la presenza di tutti all’evento. Il nostro compito è quello di selezionare quasi 250 colleghi in due edizioni che possano comunque rappresentare più fasce d’età e funzioni possibili ma anche gli altri, insieme al resto dell’azienda, potranno seguire il dibattito in diretta video streaming. Nasce così il primo BarCamp interno all’azienda, il Social Media Camp. Gli allestimenti sono insoliti: sedute e ambienti informali, quanto basta per stimolare gli interventi. E la partecipazione non è mancata: si sono “iscritti a parlare” più di 25 colleghi ed è nato un dibattito acceso e costruttivo. Tanta voglia di dire e, soprattutto, di fare. Il tutto arricchito dalla presenza di due famosi del web come Massimo Mantellini (vedi intervista nella pagina accanto) e Nicola Mattina. E il seguito? Innanzitutto un blog intranet: il Social Media Club. Si inizia con i post dedicati agli interventi del BarCamp, si continua con quelli di engagement, si va avanti con altre idee. 22 post, 9.000 accessi e 300 commenti nel primo mese: questi i numeri. E poi? Poi si prendono le idee e si cerca di realizzarle. E così fino al prossimo BarCamp. Francesco Costanzo porta a Google: esiste un continuum di microcambiamenti e macro-innovazioni che difende gagliardamente il vecchio mondo. Certo, per intercettare un Cigno Nero, secondo Taleb, la storia è un’altra. Poiché l’innovazione accade come fatto stocastico (casuale) e non prevedibile nei suoi intervalli (come la più rassicurante cometa di Halley), a tutti noi rimane solo una strada: cercare di più, cercare meglio, presidiare i luoghi del cambiamento e moltiplicare sforzi e occasioni. E riflettere con lucidità estrema sul mondo intorno a noi. E il nostro mondo è quello della comunicazione. Globale. pure riprodursi per gemmazione lungo tutti i social media. Questa massa imponente di senso è diventata Mercato. Per i singoli, perché attraverso il passaparola possono entrare nella grande conversazione e ampliare i confini della propria egosfera. Per le aziende, perché si apre un nuovo spazio in cui il proprio discorso pubblico può acquisire senso. E conquistare – come abbiamo visto – nuove quote di un mercato che evolve rapidamente dal simbolico al reale. Cinquecento milioni di fan uguale un miliardo di dollari Usa. Le aziende entrano attraverso que- FACEBOOK, PARTE L’ERA SECONDA In questi giorni, per esempio, le indiscrezioni poi confermate, rivelano l’affermazione ormai plateale di un nuovo Cigno Nero, il secondo dell’era internet: Facebook. Il più noto dei social network chiuderà l’anno con oltre un miliardo di ricavi. E un margine operativo lordo assolutamente rispettabile, nell’ordine di diverse decine di milioni. Collaborazione dal basso, partecipazione. Parole nuove, a volte ostiche, che invece nel giro di pochi anni sono diventate Vangelo. Mostrarsi perplessi sul tema è oggi così fuori moda da essere del tutto sconsigliabile. Così il dato è tratto. E con lui, anche ogni metadato. Le grandi macchine della rete hanno vinto. E hanno un nome che ci è ormai familiare. Facebook, YouTube, Twitter, Flickr: il passaparola è il più potente fattore di produzione e la condivisione di massa spinge il volume oltre soglie un tempo impensabili. I numeri li conoscete, dunque ve li risparmio. Quel che conta, nel nostro mondo sospeso tra vecchio e nuovo, è che gli individui (dunque anche i nostri clienti) esprimono la propria soggettività trasformandosi in micromedia all’interno delle grandi piattaforme. La rete di questi micromedia produce intersezioni complesse: una persona diventa una pagina che può diventare blog, op- sta cruna dell’ago – e a condizione che sappiano governare la propria naturale hybris (superbia) – nel mondo delle relazioni e persino dei sentimenti, condizione essenziale per restare sul mercato dell’amicizia. La vicenda ha impatti diretti sul business. E alla figura classica del comunicatore, si tratterà di affiancare quella dello storyteller, in grado di sostenere una storia credibile dell’azienda. COSA SI MUOVE IN TELECOM ITALIA? Qualcosa di grande si muove dunque. Fuori e dentro ogni azienda. Anche la nostra. Grazie ai social media è possibile oggi partire dalle piccole realtà e dai singoli, per raccogliere opinioni, umori, idee e prospettive. È possibile cominciare a costruire un futuro in cui siamo tutti protagonisti di un’innovazione che è da sempre nell’aria, ma che adesso possiamo rendere concreta. Questo è l’inizio di un percorso che richiede la partecipazione di tutti coloro che hanno qualcosa da dire o da aggiungere per fare in modo che l’azienda si affacci concretamente verso questo mondo esterno. Non è un mistero per 3 / 2010 23 PARLA MASSIMO MANTELLINI Per anni abbiamo letto “manteblog”, ma è stato sicuramente più interessante conoscere l’autore, Massimo Mantellini, e ascoltare il suo intervento ai Social Media Camp. Non contenti, proviamo a chiedergli anche dopo cosa pensa dell’esperienza e del significato che appuntamenti del genere possono assumere in una grande azienda come Telecom Italia. “Il BarCamp è uno strumento che consente di avvicinare le intelligenze delle persone e, a oggi, è poco utilizzato nonostante le grandi potenzialità”. Arriviamo alle idee che sono emerse durante la giornata. Chiediamo il suo parere, se pensa possano essere realizzabili. “Più le aziende sono grandi, più è difficile ascoltare e fare sintesi delle idee. Gerarchie fisiologiche tendono a non far emergere contenuti interessanti provenienti dai dipendenti di qualsiasi livello. Il BarCamp consente di risolvere tali criticità e, in particolare, è uno strumento orizzontale che mette insieme persone diverse e favorisce lo scambio e la comunicazione; garantisce la democratizzazione della gestione dell’intelligenza aziendale”. Secondo Mantellini il BarCamp è basato su un concetto importantissimo: “Chiunque può partecipare in maniera significativa, sia facendo emergere idee sia elaborando contenuti”. Mariano Tredicini nessuno che i social media siano oggi tra gli strumenti essenziali per consentire di esplorare nuove frontiere di business e di relazione. Stabilendo tra i due termini una nuova e significativa amicizia. Per diffondere idee e contenuti innovativi, partecipare alla costruzione di un rapporto più diretto, profondo e coinvolgente tra l’azienda e tutti coloro che fanno parte del suo ambiente relazionale e di mercato, interno ed esterno. Come direbbe Totò, “Siamo Uomini o Tacchini”? In ogni caso, mai avere paura del futuro. Sappiamo che è inutile. q Salvo Mizzi fotografie di Francesco Costanzo In queste pagine, alcuni momenti del Social Media Camp. A destra, Salvo Mizzi, responsabile Internet Media & Digital Communication, durante un intervento al BarCamp di Telecom Italia 24 INNOVAZIONE STRUMENTI DI LAVORO SINCRONIZZANDO 3 / 2010 25 COESI E RESPONSABILI La rilevazione del clima aziendale conferma il consolidamento dei punti di forza che caratterizzano da sempre le persone che lavorano nel Gruppo Telecom Italia, ancora più evidenti in questa fase di nuova prospettiva verso il futuro. L’ integrazione tra metodologie quantitative di analisi – questionario online – e metodologie qualitative – focus group – ha consentito un’analisi approfondita dei diversi aspetti del clima aziendale. Questa modalità di rilevazione fa riferimento alle più avanzate ricerche scientifiche nel campo del comportamento organizzativo e mette in luce le implicazioni e le dinamiche di carattere sociologico che vivono e manifestano le persone che lavorano in azienda. I dati complessivi emersi dal questionario e dalla fase qualitativa, analizzati dalla Divisione Ricerche di SDA Bocconi, partner di Telecom Italia in questa rilevazione, offrono numerosi elementi di oggettiva qualità delle relazioni all’interno delle aziende del Gruppo e ne evidenziano ancora una volta la condivisione, rafforzata nel tempo, di un medesimo percorso identitario. FORTI LEGAMI E APPARTENENZA L’incrocio tra analisi quantitative e qualitative ha evidenziato la diffusione di comportamenti e percezioni che, nella letteratura in materia e nelle analisi empiriche su altre realtà, so- no considerati molto positivi per gli effetti sull’organizzazione e sulle sue performance. In tutte le aziende del Gruppo emergono diffusi comportamenti di: cittadinanza organizzativa, supporto ai colleghi, disponibilità per attività fuori dal proprio confine contrattuale e di mansione; sentimenti di impegno generalizzato – commitment, in favore dell’organizzazione, sia per l’effettivo attaccamento, sia per il senso di responsabilità morale verso il proprio contesto lavorativo; appartenenza e identificazione con l’organizzazione, con un’elevata soddisfazione rispetto alla relazione con i colleghi e il capo diretto. Da tutte le analisi emerge chiaramente un quadro di forte coesione tra le persone e all’interno dei singoli contesti organizzativi. La coesione nell’ambito del micro-contesto, quello socialmente e organizzativamente più “prossimo”, appare molto forte e le relazioni positive verso i colleghi amplificano questo atteggiamento. Questo intenso attaccamento si traduce in soddisfazione proiettandosi in gran parte verso il proprio gruppo di lavoro, i colleghi e il capo diretto (micro-cli- ma). In sintesi, i robusti legami tra le persone e gli atteggiamenti positivi rilevati nel “micro-gruppo” agiscono da catalizzatore delle energie positive, generando atteggiamenti molto virtuosi e un attaccamento importante verso l’organizzazione aziendale e la sua storia. IMPEGNO E RESPONSABILITÀ Dall’analisi risulta anche chiaro come sia diffusa nelle persone la consapevolezza che il Gruppo Telecom Italia abbia tutte le potenzialità e le risorse per affrontare le sfide di un contesto di business sempre più competitivo, pur nelle ovvie complessità determinate da uno scenario di mercato difficile. Emerge in ogni caso un’energia reattiva, responsabile, che si traduce in volontà di impegnarsi per superare le difficoltà contingenti. Ne consegue un impegno forte per l’azienda in termini di supporto alla comprensione dei fenomeni per accrescere sempre più nel personale tutta la conoscenza del profondo processo di trasformazione in atto, del piano industriale e delle sue implicazioni, degli importanti programmi d’investimento aziendali per l’evoluzione delle tecnologie e dell’offerta commerciale, delle aree e dei progetti di sviluppo presenti in azienda. q Remigio Somma SINCRONIZZANDO 26 BUSINESS FACCIAMO IL PUNTO SU... 3 / 2010 27 ADDIO ALLE CODE IL RUOLO DI TELECOM ITALIA Gianfilippo D’Agostino, responsabile della funzione Public Sector, non nasconde la propria soddisfazione: “Per ottenere il successo sperato abbiamo giocato in squadra mettendo in campo la nostra capacità di immaginare nuovi servizi per cittadini e pubbliche amministrazioni, nonché di convogliare in un percorso costruttivo il contributo dei partner. Lavoriamo per rendere l’innovazione finalizzata alla risoluzione di problemi concreti e di impatto sociale. Il servizio PostaCertificat@ è un caso concreto in cui il sistema pubblico e privato collaborano efficacemente, affiancando il percorso normativo alla capacità di arricchire la propositività: con le dovute caratteristiche di sicurezza, sono nati servizi che per il cittadino arrivano alla co- La posta elettronica certificata (PEC) trasforma la Pubblica Amministrazione e si annuncia come volano di business per Telecom Italia. L o sportello della circoscrizione o della ASL sullo schermo del computer? Non è più un’utopia con il servizio PostaCertificat@, affidato in concessione alla cordata composta da Telecom Italia, Poste Italiane e Postecom, a seguito della gara CEC-PAC (Comunicazione Elettronica Certificata tra Pubblica Amministrazione e Cittadino) e lanciato lo scorso aprile. Gli italiani ci credono: 245.000 le richieste di attivazione arrivate nei primi due mesi, 111.000 le caselle attivate per utilizzare il servizio gratuito di posta elettronica che consente di dialogare in modalità sicura e certificata con le pubbliche amministrazioni. Per cinquanta milioni di italiani sarà presto una realtà mandare via email una raccomandata con ricevuta di ritorno, con l’obbligo per la Pubblica Amministrazione di rispon- dere nei tempi del regolamento di servizio, per richiedere i certificati più comuni, prenotare visite, esami e ricoveri in ospedale, partecipare a concorsi, iscrivere i bambini all’asilo nido. Una svolta storica che ridurrà progressivamente la comunicazione cartacea, la burocrazia e le file estenuanti agli sportelli pubblici. Ma per Telecom Italia cosa rappresenta la PEC? L’aggiudicazione della concessione per il servizio PostaCertificat@ si inserisce in un percorso di partnership con le Istituzioni che vede da sempre Telecom Italia svolgere il ruolo di traino dell’evoluzione del sistema Paese attraverso l’innovazione e le tecnologie digitali. La sfida di erogare un servizio di massa, abilitante per un nuovo rapporto tra cittadino e Pubblica Amministrazione, è un importante contributo alla modernizzazione delle comunicazioni e all’interazione tra gli attori sociali. Le caratteristiche del servizio sono state definite dalla funzione Public Sector in ambito Domestic Market Operations; la gara CEC-PAC ha però importanti ricadute di business per tutta l’azienda. L’offerta stituzione del fascicolo personale e per la Pubblica Amministrazione alla dematerializzazione delle pratiche di ufficio. La nostra proposta è risultata vincente perché siamo stati capaci di valorizzare gli asset e le competenze nostre e dei partner, armonizzandole in un progetto capace di rispondere in maniera puntuale e migliorativa ai requisiti del bando e garantendo elevati livelli di servizio in un contesto di forte complessità organizzativa, tecnologica e gestionale. Per noi si è trattato di valorizzare le nostre infrastrutture (data center, reti, contact center, strutture di security), le competenze tecniche nella progettazione delle piattaforme di erogazione e la capacità di proporre servizi a valore aggiunto”. Federico Morena per i privati prevede servizi opzionali a pagamento come la firma digitale, l’accesso in voce alla casella PostaCertificat@, la cartella centralizzata per la conservazione e la condivisione di file personali; per le pubbliche amministrazioni è stato realizzato un portafoglio completo di soluzioni opzionali per costituire un back e un frontoffice efficienti e moderni, fino alla implementazione della Gestione Documentale e del flusso di lavoro di processo. Contestualmente, Telecom Italia ha pensato anche a diffondere la posta elettronica certificata nel mercato delle imprese: a fine giugno Telecom Italia ha siglato un accordo con Confartigianato che consente ai settecentomila imprenditori associati di attivare e utilizzare gratuitamente fino al 2011 il servizio di posta elettronica certificata Certific@ di Impresa Semplice (vedi box a pagina 16, ndr), con un pacchetto di altri servizi informatici a condizioni vantaggiose. I servizi di PEC sono dunque centrali nella strategia aziendale in termini di focus commerciale e volano di sviluppo dell’offerta, costituendo un importante propulsore di business per i prossimi anni. q Luigi Carfagnini fotografie di Katia Carota e Bruno Spiezia PER RICHIEDERE LA PEC Collegarsi al sito www.postacertificata.gov.it. Trascorse 24 ore, ed entro tre mesi dalla registrazione online, recarsi presso uno degli uffici postali abilitati e apporre la firma sul modulo di adesione. Numero verde 800.104.464 da rete fissa, 199.135.191 da rete mobile. In alto, a sinistra, Gianfilippo D’Agostino, responsabile della funzione Public Sector in Telecom Italia; a destra, Renato Brunetta, ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione L’IMPEGNO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Il ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta crede nella modernizzazione e ha fiducia nei partner scelti: “Nell’ideare il servizio PostaCertificat@ abbiamo raccolto una sfida importante – afferma – attivare con strumenti concreti un percorso virtuoso che porterà al rinnovamento del rapporto tra cittadini e Pubblica Amministrazione. La sicurezza deriva dal poter contare sulle caratteristiche del raggruppamento aggiudicatario che possiede la capacità di mettere a disposizione di cittadini e pubbliche amministrazioni soluzioni e tecnologie adatte allo scopo, unite a un’esperienza pluriennale nel servizio alla clientela. Nel partenariato – prosegue Brunetta – ho apprezzato soprattutto l’innovatività nel creare nuovi servizi, che ci garantiscono l’obiettivo di migliorare la qualità del servizio pubblico attraverso una concreta razionalizzazione interna, presupposto fondamentale per gestire con efficienza, economicità e trasparenza il procedimento verso il cittadino e le imprese”. Francesca Impecora 28 BUSINESS PERCHÉ L’HO SCELTO SINCRONIZZANDO 3 / 2010 29 L’INSOSTENIBILE DESIDERIO... DI STARE SEMPRE CONNESSI Nel primo trimestre del 2010 i clienti del mobile broadband hanno già raggiunto nel mondo i 700 milioni e le prospettive di crescita sono enormi: si impone l’evoluzione delle reti. qualità del servizio e all’implementazione dell’UBB nelle aree di interesse marketing, recepisce appieno la necessità di muoversi lungo le tre direttrici di sviluppo precedentemente delineate. Il futuro degli operatori mobili si gioca sulla capacità di offrire ai propri clienti un servizio di qualità eccellente in ottica competitiva. Il mobile broadband pone, L e comunicazioni mobili hanno rivoluzionato il modo di vivere delle persone, segnando il passaggio della società contemporanea all’era delle comunicazioni personali, nella quale ogni individuo è connesso alla rete everywhere, anytime, with any device. Dall’introduzione dei primi sistemi analogici all’avvento delle reti di terza generazione HSPA (High Speed Packet Access) il mobile è diventato la tecnologia dominante per le comunicazioni voce e il terminale si è trasformato in un oggetto sociale, presente in ogni momento della nostra vita quotidiana e intimamente legato alla nostra persona. Negli ultimi anni tuttavia la crescita del numero delle linee e del traffico voce si è fortemente ridotta e l’incremento dei ricavi è stato trainato soprattutto dai Paesi a economia emergente. In parallelo però l’evoluzione dello standard ha creato i presupposti per una nuova esplosione del mercato nell’ambito dei servizi dati. La banda larga mobile rappresenta la nuova frontiera di una società delle comunicazioni basata sull’accesso ad applicazioni innovative in mobilità e su nuovi modelli di interazione tra le persone e tra le cose. Nel primo trimestre del 2010 i clienti del mobile broadband hanno raggiunto i 700 milioni e le prospettive di crescita sono enormi. Grazie alla diffusione delle applicazioni machine-to-machine si prevede che nel 2015 si raggiungeranno i 33,5 miliardi di clienti e che entro il 2025 si possano superare i 20 miliardi di sottoscrizioni. L’esplosione delle comunicazioni mobili ha ovviamente richiesto agli operatori di far evolvere opportunamente le proprie reti. L’architettura di Telecom Italia, in particola- PROGETTO DREAM MIGLIORAMENTO COPERTURA NEL TRIENNIO 2011-2013 GSM 1.000 nuove BTS MBB re, è attualmente basata su una rete multi-strato e multi-tecnologia nella quale il cliente è in grado di passare in maniera seamless da un layer all’altro in funzione della qualità del canale radio, delle risorse disponibili e dell’applicazione alla quale desidera accedere. Il terminale è l’elemento abilitante che rende possibile tale transizione. Oltre il 70 per cento dei device registrati in rete è ancora oggi costituito da terminali solo 2G e, conseguentemente, circa il 75 per cen- to del traffico voce è ancora smaltito dalla rete GSM. Se si tiene presente che approssimativamente l’80 per cento dei ricavi degli operatori proviene dai servizi voce e sms tradizionali, si comprende come la rete 2G debba essere opportunamente ammodernata e ottimizzata. D’altra parte la progressiva diffusione degli smartphone e delle internet key, congiuntamente alle elevate velocità di trasmissione consentite dallo standard 3G, fanno sì che la quasi totalità del traffico dati (oltre il 95 per cento) sia ormai generato sulla rete UMTS. I ricavi prodotti dal MBB (Mobile Broadband), sebbene ancora notevolmente inferiori a quelli derivanti dal servizio voce, sono caratterizzati da tassi di crescita anno su anno a due cifre. Inoltre l’esplosione del traffico dati e la progressiva diffusione di servizi mobili a elevato consumo di banda richiedono di ampliare corrispondentemente gli elementi e le interfacce di rete e di abilitare i successivi step tecnologici dell’HSPA. TRE STRADE DA PERCORRERE Da queste considerazioni appare evidente come l’evoluzione della rete mobile debba necessariamente muoversi lungo tre diverse direttrici: l’ammodernamento e l’ottimizzazione del GSM, l’appropriato dimensionamento della rete UMTS, l’evoluzione tecnologica dello standard e la progressiva introduzione dell’UBB (Ultra Broadband) mediante l’HSPA+ (HSPA evoluto) – a partire dal servizio a 21Mbps – e la LTE (Long Term Evolution). In tale prospettiva un passaggio fondamentale è rappresentato dalla disponibilità della tecnologia multi-standard che, nell’ambito dell’accesso wireless, consentirà di utilizzare gli stessi apparati per supportare GSM, HSPA, HSPA+ e LTE. Sulla scorta di tali considerazioni, Telecom Italia ha avviato il progetto Dream (vedi box accanto) che, attraverso un rinnovamento della rete di accesso basato sulla tecnologia multi-standard e un piano finalizzato all’estensione della copertura, al miglioramento della 1.300 nuovi Node B* UBB 5.000 HSPA+ e 250 siti LTE * Terminologia utilizzata nello standard UMTS per indicare la Stazione Radio Base, ossia l’equivalente della BTS nel GSM. Si tratta della stazione ricetrasmittente che fornisce la copertura e garantisce il collegamento da e verso i terminali presenti nella sua area di servizio. Fonte: Telecom Italia Sopra, l’antenna “finto pino” (SRB PX04) a Portella di Mare, Palermo. Nella pagina accanto, Michele Gamberini, responsabile Operations Governance da questo punto di vista, nuove sfide, a cominciare dall’introduzione di un rinnovato approccio al monitoraggio della qualità e alle tematiche di assurance. La rete, l’organizzazione e le persone di Telecom Italia sono pronte ad affrontarle. q Michele Gamberini fotografie di Marino Bastianello e Sergio Fallucca 30 BUSINESS LA FACCIA DI CHI CI METTE LA FACCIA SINCRONIZZANDO 3 / 2010 31 ASSISTENZA IN PRIMA LINEA Orario continuato per manutenzione e caring del cliente assicurando la continuità e la qualità dei servizi erogati e regolati da specifici livelli di garanzia (Service Level Agreement). I Centri Nazionali di Assistenza Tecnica s’interfacciano 24 ore, 7 giorni su 7, con gli operatori licenziatari e con la “fabbrica della rete”, per oltre un milione di richieste di assistenza all’anno. Nella foto, Michele Petruccelli. MISSIONE IMPOSSIBILE? NON PER LORO Sono le donne e gli uomini di National Wholesale Services. Come concorrere agli obiettivi economici aziendali, con stringenti vincoli regolamentari, avendo avversari agguerriti nel mercato wholesale e come clienti gli stessi operatori concorrenti di Telecom Italia sul mercato dei servizi. a cura di Luciano Capanna e Barbara Lucangeli fotografie di Riccardo Adelini e Luigi Esposito ZERO ALIBI ALL’INSOLVENZA ESECUZIONE A “REGOLA D’ARTE” Un front end che interfaccia gli altri Operatori per fornitura e attivazione dei servizi wholesale, effettua il presidio sui livelli di performance verso la clientela e il controllo del processo nel rispetto dei tempi, offrendo assistenza specialistica agli operatori. Negli ultimi dieci anni sono stati gestiti circa 100 milioni di ordinativi di lavoro. Nella foto, Diego Sellitri. Monitoraggio dei flussi d’incasso, rispetto della correttezza e dei tempi di pagamento: se la valorizzazione della fattura è chiara, non ci sono motivi per non pagare. Immediata predisposizione di azioni per il recupero del credito insoluto, in raccordo con le forze di vendita. Sistema di garanzie a corredo dei servizi commercializzati, commisurato all’effettivo “rischio crediti”. Una linea guida: non possiamo diventare finanziatori dei nostri clienti. Da sinistra, Antonio Matricardi, Alessandro Sbarra, Lara Amori, Alessandra Marzocchi, Marco Venere. 32 BUSINESS LA FACCIA DI CHI CI METTE LA FACCIA SINCRONIZZANDO 3 / 2010 33 IL CLIENTE HA SEMPRE RAGIONE! Ma quando i clienti sono anche i concorrenti della propria azienda, la sfida vera è coniugare la prescritta parità di trattamento e neutralità per il mercato con la prospettiva di concreti ritorni economici. Lo sviluppo della concorrenza ha favorito una maggiore competizione all’interno del mercato all’ingrosso, come di quello al dettaglio. Da sinistra, Roberto Pasqualini, Luisa Guida e Vera Mazzotta. OK, IL PREZZO È GIUSTO È il risultato finale di una corretta valorizzazione economica dei servizi commercializzati secondo le regole contrattuali. Parole d’ordine sono trasparenza, semplificazione, chiarezza e completezza della fatturazione, certezza dei tempi di risoluzione reclami. Con una nuova sfida: gestire paperless la relazione con i clienti, anche mediante l’utilizzo della posta elettronica certificata (PEC). Nella foto, Giovanni Petrullo. PROGETTAZIONE A 360 GRADI Pianificazione, presidio tecnico e controllo dei processi di fornitura nel rispetto dei livelli di servizio attesi. Attività pre e post vendita e di coordinamento a garanzia dell’esecuzione e delle relative attività trasversali, secondo le regole contrattuali, di progetti complessi e soluzioni personalizzate. Da sinistra, Roberto Ricci, Attilio Buosi, Maurizio Egiddi e Salvatore Iacomino. 34 BUSINESS LA FACCIA DI CHI CI METTE LA FACCIA SINCRONIZZANDO 3 / 2010 35 CREATIVITÀ E INNOVAZIONE Studiare soluzioni che soddisfino gli operatori e siano disegnate sul cliente, per favorire la propensione commerciale e la redditività. Manuele Giuppi e Gloria Salvioni. La creatività è un lavoro di squadra, un laboratorio sempre aperto per ideare, progettare e realizzare nuovi servizi wholesale (all’ingrosso) che rispondano ai rigorosi vincoli regolamentari. Da sinistra, Federico De Angelis, Luigi Papetti, Gloria Salvioni, Marina Ghirri, Manuele Giuppi e Andrea Ungheri. “LE RELAZIONI PERICOLOSE” LA VERIFICA DELLA QUALITÀ Il supporto legale a tutela anche dell’immagine e della reputazione dell’azienda, a garanzia dei possibili, talvolta fisiologici, contenziosi in relazione ai contratti sottoscritti. Potenziali situazioni di conflitto potrebbero essere strumentalmente utilizzati contro Telecom Italia, data la particolare clientela, dinanzi alle autorità di riferimento. Nella foto, Gina Lione. I collaudi sono la cerniera tra la produzione dell’offerta e il mondo della fabbrica dei servizi di rete. Un mercato in evoluzione passa per l’innovazione tecnologica e la necessità di disporre di sistemi informativi affidabili e flessibili, garantendo la separazione delle banche dati e la riservatezza delle informazioni sui clienti. Da sinistra, Paola Pieroni, Andrea Trenta, Francesca Mancini e Stefano Montatore. SOLUZIONI “SU MISURA” 36 BUSINESS IN COSA POSSO ESSERLE UTILE? DA CONTARE SULLE DITA DI UNA MANO Sono state le ore necessarie a due colleghi di Open Access per consentire a un nostro cliente di connettersi alla rete ad alta velocità con gli apparati di ultima generazione. A ttivare una nuova linea trasmissione dati nel centro di Livorno non è cosa semplice: l’alta densità abitativa e commerciale ha quasi esaurito le “coppie” verso la centrale. Ma alla richiesta di un tabaccaio, per il quale quella linea è indispensabile in vista dei nuovi servizi di Lottomatica e di Pubblica Amministrazione, Telecom Italia, partner tecnologico di Banca ITB e della Federazione Italiana Tabaccai, sa rispondere prontamente. Come? Grazie all’intervento di due tecnici capaci e determinati: dopo passaggi per corti e condomini alla fine trovano la “coppia” giusta, la collegano alla centrale e il cliente è soddisfatto. Il tutto in poco meno di cinque ore. SINCRONIZZANDO FASE 1 - IL PROBLEMA Nella realizzazione di una linea possono presentarsi alcune criticità che rendono particolarmente complessa l’attivazione. Per esempio l’infrastruttura del cliente che non permette una facile costruzione della connessione e l'eventuale saturazione dei collegamenti che arrivano al cliente. Ai colleghi Iacopo Morelli e Gianni Pirani si sono presentati entrambi i problemi. La costruzione di una linea all’interno di un’attività commerciale in un momento lavorativo della giornata è normalmente difficoltosa, come non è semplice lavorare in tutta sicurezza facendo attenzione al via vai dei clienti e dei dipendenti. La situazione peggiora nel caso di una tabaccheria con continuo flusso di persone, più dipendenti nel banco su cui poi i tecnici dovranno portare la linea, montare la presa, installare e configurare il router. Nel nostro caso inoltre il retrobottega della tabaccheria, unico passaggio obbligatorio da dove far passare le linee era un luogo molto angusto che permetteva a un solo tecnico per volta di lavorare con uno spazio di manovra ridotto al minimo. A complicare il tutto la disponibilità dei collegamenti di rete che arrivavano al cliente. LA PAROLA AL CLIENTE Il tabaccaio ammette che s’aspettava più di una difficoltà, data l’ubicazione centralissima del suo negozio. Fra l’altro il lavoro si è svolto principalmente nel retrobottega, uno stanzino dove lo spazio è assai limitato. Alla fine, quando gli è stato comunicato che tutto era a posto, ha esclamato qualcosa in perfetto livornese e ha stretto vigorosamente la mano ai nostri tecnici. Se adesso gli si chiede come è andata gli si illuminano gli occhi, gli si allarga il sorriso e trova il modo di ringraziare ancora. Moreno Balzani A sinistra, Iacopo Morelli. Nella pagina accanto, Gianni Pirani FASE 2 - LA GESTIONE Come spiega Iacopo Morelli: “noi di Open Access abbiamo il compito di fornire la connettività secondo specifiche particolari. In questo caso, una volta analizzate le procedure da seguire e definito come far arrivare la linea all’interno, abbiamo dovuto controllare la disponibilità di tutti gli allacciamenti per connettere la linea in questione con la centrale urbana, dividendoci il lavoro in modo da ottimizzare il tempo. Procedendo nella verifica ci siamo resi conto che tutti gli allacciamenti a FASE 3 - LA SOLUZIONE disposizione erano occupati da altri clienti funzionanti; a quel punto abbiamo considerato l’ipotesi di interrompere l’attività! Con una normale gestione la linea non poteva essere realizzata e farlo avrebbe comportato una serie di implicazioni come l’attivazione dei colleghi che sviluppano la rete, la necessità di progettare l’intervento, il suo finanziamento, magari la necessità di richiedere permessi di scavo, il tutto con sensibile allungamento dei tempi di attesa del cliente”. Una buona organizzazione e gestione del lavoro unita alla gentilezza e alla disponibilità del proprietario della tabaccheria hanno portato alla costruzione del collegamento. Le lavorazioni sono state condotte in parallelo, un tecnico nella tabaccheria che costruiva il tratto interno della linea e montava la presa telefonica, l’altro tecnico fuori che realizzava il tratto esterno della linea, fino ad arrivare alla sede degli allacciamenti Telecom Italia. In questo modo sono stati anche attenuati i disagi al lavoro del titolare della tabaccheria. Per la soluzione della criticità dell’accertata saturazione della rete si è optato per l’utilizzo della rete intercomunicante a disposizione, che consentiva di collegare tra loro i vari armadietti contenenti gli allacciamenti Telecom Italia. A questo punto è partita la verifica di ogni allaccio Telecom Italia raggiungibile con l’intercomunicante, al fine di trovarne uno disponibile. Sono state quindi effettuate le prove di continuità e controllata l’integrità elettrica delle risorse di rete individuate per ultimare il collegamento con la centrale urbana. Una volta verificata anche la stabilità dei valori Adsl, è stato installato, configurato e collaudato il router Digicom. Gianni Pirani descrive nello specifico la sua esperienza: “lo sport di squadra è prassi di ogni giorno nel nostro lavoro, ancora di più in questi casi, dove il valore aggiunto è dato dall'unione delle competenze professionali, dalle esperienze personali e dall’impegno di ogni tecnico che partecipa all’intervento e che va sempre oltre lo stretto necessario”. q Antonino Imbalzano Remigio Somma fotografie di Moreno Balzani 3 / 2010 37 38 BUSINESS A CARTE SCOPERTE SINCRONIZZANDO 3 / 2010 39 CONCORRENZA IN PIENA REGOLA Come si rappresenta e si tutela il Gruppo dinanzi all’Antitrust. Un gioco di squadra basato sulla collaborazione di diverse funzioni e convergente su un obiettivo condiviso: assicurare gli interessi aziendali, nel rispetto degli impegni presi verso il cliente. GLOSSARIO ISTITUZIONALE AGCM Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nota come Antitrust, vigila sull’effettiva concorrenzialità dei mercati, sulla base di procedimenti ex-post, cioè finalizzati a verificare se determinati comportamenti tenuti sul mercato sono coerenti con la disciplina della concorrenza. IAP E GIURÌ DELLA PUBBLICITÀ Il Giurì della pubblicità è un organo giudicante, la cui istituzione deriva da un accordo fra tutti gli operatori che esercitano la loro attività nel campo della pubblicità rappresentati nell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP), diretto a garantire l’osservanza e l’applicazione di un Codice di autodisciplina, composto da 46 articoli. Telecom Italia in qualità di aderente all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria è impegnata ad accettare le norme del Codice. “P er gestire efficacemente i rapporti con Autorità di vigilanza sull’effettiva concorrenzialità dei mercati, quali l’Antitrust – spiega Francesco Nonno responsabile dell’omonima funzione – Telecom Italia si è strutturata su due versanti: quello interno, attraverso la nostra interazione con i colleghi del ‘commerciale’, per garantire che l’insieme dei comportamenti aziendali sia coerente con i vincoli posti dal diritto della concorrenza; e quello rivolto verso l’Autorità, per comunicare in modo trasparente l’attenzione che l’azienda pone al rispetto della normativa antitrust e utilizzare tutti i momenti di confronto per mantenerla aggiornata sulle effettive dinamiche concorrenziali. Ciò è tanto più importante nel nostro settore – precisa – dove l’evoluzione delle tecnologie è costante, lo sviluppo di internet porta a un allargamento della concorrenza a nuovi attori e i servizi fruibili attraverso le reti aumentano in modo continuo, grazie alla digitalizzazione. Il vantaggio di svolgere in modo efficace entrambe le attività – sottolinea – ci consente nei momenti ‘patologici’, cioè in occa- sione dei procedimenti nei quali l’azienda è accusata di avere tenuto comportamenti in contrasto con le regole di concorrenza, di instaurare un dialogo proficuo e di trovare soluzioni adeguate per il mercato e meno penalizzanti per l’azienda”. Se l’Autorità ha il compito di perseguire il corretto svolgimento della dinamica concorrenziale, essa tutela anche i diritti dei consumatori a una corretta comunicazione su prodotti e servizi, nell’ambito delle proprie competenze in materia di pratiche commerciali scorrette. In relazione a questo aspetto, la linea Market and Competition Law, di cui è responsabile Antonino Calì, supporta le campagne pubblicitarie per assicurarne la conformità alla normativa sulle pratiche commerciali scorrette, sulla pubblicità ingannevole e comparativa. “Collaboriamo con le funzioni di business – afferma Calì – nella realizzazione delle comunicazioni pubblicitarie (televisive, stampa, affissionali, flyer, ecc.) te- RAPPORTI CON I CONSUMATORI nendo conto anche del mezzo di diffusione da usare”. Se poi ci si trova di fronte a procedimenti per la violazione delle predette norme, “il nostro compito – continua – è quello di tutelare l’azienda dinanzi all’AGCM o al Giurì dell’Autodisciplina Pubblicitaria. La disciplina su pubblicità e pratiche commerciali scorrette, infatti, assicura che la comunicazione commerciale delle imprese, anche come mezzo di competizione tra concorrenti, venga realizzata come ‘servizio’ per il pubblico, con particolare riferimento alla sua influenza sui consumatori, senza falsarne le scelte. Sopra, Francesco Nonno. Nella pagina accanto, da sinistra, Antonino Calì e Maria Laura Porcu Principio cardine di tale disciplina – conclude Calì – è il divieto di ingannevolezza: la pubblicità deve essere veritiera, corretta e trasparente. Analogamente, la pubblicità comparativa, oggi più frequente, deve confrontare in modo oggettivo le caratteristiche essenziali, pertinenti, verificabili tecnicamente e rappresentative dei prodotti/servizi concorrenti, senza discredito o denigrazione”. q Barbara Lucangeli fotografie di Katia Carota e Francesco Sabetti Il rapporto di Telecom Italia con le Associazioni a tutela dei diritti del cittadino, consumatore/utente, risale alla metà degli anni Ottanta. ”L’esigenza di collaborare con il mondo del consumer – spiega Maria Laura Porcu, responsabile di Rapporti con le Associazioni dei Consumatori e di Categoria – fu colta dall’azienda con largo anticipo rispetto alla privatizzazione e alla conseguente evoluzione del concetto ‘da utente a cliente’. Infatti, già nel 1989, – evidenzia – venne formalizzato un protocollo d’intesa sottoscritto dalle maggiori Associazioni, seguito da Accordi quadro regionali che fissarono i principi guida di un corretto rapporto di collaborazione, nell’interesse del cliente. Quotidianamente, in sinergia con le altre funzioni aziendali, promuoviamo con le Associazioni un continuo confronto su tematiche regolamentari, normative e operative, al fine di sviluppare e consolidare un rapporto che sia di fiducia e stima, condizione che ha assunto un ruolo strategico ed è modello di riferimento per numerose imprese italiane”. 40 LA PAROLA AL SOCIOLOGO LO SPECCHIO DELL’AZIENDA SINCRONIZZANDO 3 / 2010 41 RETI TRA FLUSSI E LUOGHI I l sistema delle reti infrastrutturali, materiali e non, è sempre più determinante nel disegnare i percorsi di sviluppo dei sistemi produttivi locali. Le reti, infatti, hanno il compito di connettere e sincronizzare la “fabbrica territoriale a cielo aperto”, siano esse compresse dentro la logistica delle filiere o esplose nel network ubiquitario del world wide web. La rivoluzione operata dal post fordismo non fa altro che valorizzare questa loro centralità nell’armonizzare un’organizzazione spaziale della produzione che si struttura lungo circuiti di outsourcing e reticoli d’interazione fisica e conoscitiva. Reti che si innervano sul territorio ponendosi come medium di raccordo tra flussi e luoghi. Il sistema delle reti, quindi, assume sempre più la fisionomia di un input produttivo che, gestito secondo best practice privatistiche, si pone al servizio delle comunità operose che animano i capitalismi di territorio del sistema Paese. Se nella lunga stagione fordista le infrastrutture di trasporto fisico avevano disegnato la mappa della crescita economica lungo i propri tracciati, nell’attuale scenario globale l’architettura e l’efficacia (rispetto agli stakeholder di riferimento) delle vecchie e nuove “autostrade di atomi e bit” sono destinate a determinare le capacità competitive potenziali delle macro aree su cui insistono. I BENI COMPETITIVI TERRITORIALI Si tratta, in sintesi, di veri e propri “beni competitivi territoriali”, ovvero fattori di produzione esterni ai confini delle imprese locali, ma comunque in grado di incidere in maniera significativa sulla catena del Sopra, Aldo Bonomi. In queste pagine, le fotografie realizzate dal collega Claudio Patrizi valore dei beni e servizi prodotti. Sono, a ben vedere, risorse localizzate che ciascun attore territoriale può utilizzare, inglobandole implicitamente nella propria funzione di produzione. La dotazione infrastrutturale, le risorse scientifiche e tecnologiche, la qualità del processo formativo, il know how, le dorsali e i nodi telematici, gli insediamenti innovativi e i servizi qualificati, l’accesso al credito, le ramificazioni del welfare, le caratterizzazio- ni culturali, ambientali e ricreative sono tutte risorse di sistema in grado di generare esternalità positive che il tessuto imprenditoriale può sfruttare, nel gioco competitivocollaborativo “glocale”, per accrescere il proprio posizionamento strategico. Anche il sistema delle reti di comunicazione, sia essa materiale o immateriale, quindi, è ascrivibile a pieno titolo in quelli che sono chiamati beni competitivi territoriali, ovvero beni che sono direttamente finalizzati all’aumento della competitività degli attori che li usano e, di conseguenza, del sistema territoriale in cui sono ra- dicati, così come avviene per altre tipologie di beni di questa natura. Il post fordismo è anche l’epoca di maggior proliferazione di funzioni connettive, richieste e implementate, il cui numero segue la maggiore complessità delle forme di produzione a livello cognitivo, spaziale e temporale. Proliferazione che si origina da impulsi sia privati (laddove si presentano mercati strettamente concorrenziali), sia pubblici (in quelle situazioni più soggette a fallimenti di mercato), ma che, in entrambi i casi, si sviluppa secondo logiche gestionali privatistiche. LE AUTONOMIE FUNZIONALI Il termine coniato per alcune di queste realtà, le cosiddette autonomie funzionali (Autostrade, Aeroporti, Interporti, Multiutilities, Fondazioni di origine bancaria, Camere di Commercio, Enti fieristici, Università, ecc.), richiama proprio come obiettivo preponderante la loro missione collettiva (valorizzazione delle rete) e aziendale (perseguimento dell’utile per generare capacità d’investimen- to), perseguita secondo logiche d’indipendenza gestionale. Le politiche di privatizzazione portate avanti negli anni Novanta, in nome di una maggiore efficienza, contabile e sistemica, hanno generato nuovi attori di sviluppo investiti della responsabilità di gestire e sviluppare questi canali nevralgici, lungo cui corrono i sentieri di sviluppo dei territori nella globalizzazione. Forse, in taluni casi, bisogna ancora limare alcuni assetti di governance per sprigionare appieno le potenzialità dei nuovi meccanismi con cui si gestiscono questi collective goods che, proprio per la loro natura monopolistica e per la rilevanza che hanno nel determinare la competitività territoriale, richiedono una regolazione pubblica in grado di sollecitare l’efficienza privata senza dar luogo a posizioni di rendita che possano avere ricadute negative sul benessere degli utenti. UNA NUOVA CLASSE IMPRENDITORIALE Si è affacciata sui mercati una nuo- va classe imprenditoriale, incaricata di gestire e valorizzare le diverse tipologie di rete che interconnettono il globo. Le reti fisiche e di collegamento (strade, autostrade, aeroporti), le reti del credito e della finanza (banche, intermediari finanziari), le reti della formazione e del sapere (università, centri di ricerca), le reti dell'energia e dei beni di utilità pubblica (luce, acqua, gas), le reti delle telecomunicazioni e le reti della rappresentazione (fiere, festival, eventi) sono dirette da “capitalisti delle reti”, pienamente accreditati e messi nella condizione di agire come attori i cui primi interlocutori sono i mercati e il territorio di riferimento. Operatori di mercato – sia esso strettamente concorrenziale o regolato con meccanismi di antitrust – il cui destino è correlato a quello del territorio di origine, poiché non de-localizzabili (seppure con qualche eccezione legata all’evoluzione tecnologica), bensì chiamati a contribuire, in base alla loro capacità di relazione con il tessuto economico e sociale, allo sviluppo delle comunità a cui erogano i loro beni e servizi. Il territorio d’altro canto rappresenta anche il mercato interno di riferimento, la cui forza è in grado di influenzare (soprattutto per quelle reti tecnologicamente più ubiquitarie) il potenziale competitivo delle net company nell’arena dei flussi globali, dove si definiscono la “capacità di scala e di sinergia” e con esse il loro spazio di posizionamento e di rappresentazione. I capitalisti delle reti sono soggetti territoriali che già competono lungo i flussi dello spazio competitivo globale e che, potenzialmente, possono permettere anche al capitalismo di territorio di accedervi. E proprio nella loro capacità di interazione con il capitalismo di territorio (manifatturiero e terziario) e con le platee di utenti risiede quindi la chiave di reciproca valorizzazione. CONCORRENZA PER GENERARE BENESSERE Laddove nel fordismo dominavano i monopoli, oggi si assiste a forme di concorrenza in grado di generare benessere (soprattutto con l’abbattersi delle barriere tecnologiche e con l’affinarsi delle regolazioni di settore) e si fanno strada nuove strategie e percorsi per diventare protagonisti nella modernità, lavorando su scala locale con coscienza di luogo e assumendo al contempo una prospettiva globale. L’assunzione del concetto di bene competitivo territoriale come motore della modernizzazione del Paese implica un mutamento della filosofia di gestione che occorre saper comunicare agli attori in prima linea nello sviluppo: l’industria manifatturiera, il turismo, e l’utente cliente nel suo complesso. Assumere il principio di primazia dell’utente-cliente significa compiere il definitivo sforzo per uscire dalla logica della rendita e del presidio funzionale per incorporare quegli elementi di mercato che permettano di soddisfare pienamente la domanda di modernizzazione del sistema infrastrutturale nazionale di una società che si fonda sulla mobilità di merci, perso- ne e informazioni. Proprio il settore delle telecomunicazioni oggi vive la sua stagione cruciale, sia per una bolla di net economy la cui schiuma, ricaduta fitta, è stata poi assorbita sotto la pelle delle relazioni sociali ed economiche, sia per una tecnologia che annuncia rivoluzioni sempre più radicali, sia per la possibilità di diversificazione che oggi detengono le principali società di telecomunicazioni e Information and Communication Technology. ICT VEICOLO DI CIVILIZZAZIONE Nella società dell’informazione e dell’accesso le reti di telecomunicazioni e ICT si fanno veicolo di civilizzazione: così come nella fase del fordismo lo è stato la grande impresa; nel post fordismo sono le reti dove scorrono informazioni e conoscenza le depositarie di una cultura capace di contribuire alla socializzazione degli utenti/clienti al buon utilizzo delle risorse energetiche, alla tutela ambientale e alla qualità della vita. Mentre la sfida dialettica si è trasformata, ormai lontana dalle vecchie determinanti materiali del capitale e del lavoro, in parte localizzatasi nella delicata relazione tra la categoria dei flussi e quella dei luoghi, ma soprattutto divenuta confronto sinergico nel complesso rapporto che intercorre tra capitalismo delle reti e capitalismo di territorio. q Aldo Bonomi Direttore dell’Istituto di ricerca Aaster ed editorialista de Il Sole 24Ore 42 COMMENTI SCENARIO SINCRONIZZANDO 3 / 2010 43 UN’EDICOLA “FAI DA NOI” Cambiano le abitudini di lettura, cambia il rapporto con le tv generaliste. E tutti, grandi e piccini, siamo ormai abituati a disegnarci, sul supporto che più ci aggrada, palinsesti tagliati su misura sulle nostre esigenze, sui nostri tempi, sui nostri interessi. N el film Robin Hood di Ridley Scott lo sceriffo di Nottingham legge l’editto reale che proclama Robin fuorilegge e chiede ai suoi ascoltatori “un chiodo e un martello” per fissare la pergamena alla quercia dove, insieme ad altre, sarà esposta alla pubblica lettura. Nessuno si muove ma una freccia, scagliata dal nostro eroe da chissà dove, trafigge l’editto e, strappandolo dalla mano dello sceriffo, lo fissa al grande albero. Che diventa così una delle prime edicole della storia. La ripresa indugia sui fogli slavati dal tempo per passare alla carta da poco vergata: l’ultima notizia. Un’edicola che ha un aspetto di sorprendente modernità: le notizie sono gratis. LA PROVA DELLA “STAMPA GRATUITA” Lo sviluppo della free press è stata, qualche anno fa, la strada tentata da alcuni grandi gruppi editoriali di quotidiani per far fronte al calo delle vendite. Ci hanno provato corazzate come il Corriere della Sera e Il Sole 24Ore a produrre fogli quotidiani gratuiti, ma lo sforzo ha avuto vita breve, concludendosi anche prima del grande gelo della pubblicità. L’idea pareva buona: la stessa redazione del grande giornale produce una mini versione dello stesso aggiornata all’ultimo minuto, distribuita agli angoli delle strade. Con qualche ricavo pubblicitario la cosa pareva reggere. Ma non è andata così: semplicemente il pubblico dei quotidiani a pagamento e di quelli gratuiti non è lo stesso. Altri interessi, altri contenuti, altro linguaggio. Da alcuni anni le notizie gratuite sono soprattutto digitali. È stato il web a permettere all’informazione di diventare pervasiva, tempestiva e soprattutto multimediale al costo della sola connessione. La tecnologia ha inventato il giornalismo digiNella pagina accanto, Russell Crowe, in Robin Hood, di Ridley Scott: “Robin fuorilegge chiede ai suoi ascoltatori ‘un chiodo e un martello’ per fissare la pergamena alla quercia. Nasce il primo giornale gratuito” tale che ha cambiato l’informazione e i modi con cui se ne fruisce: satellite, fibra ottica, banda larga, telefonia mobile. E, soprattutto, internet, che, nata negli anni Sessanta quando il Pentagono decise di affidare alla propria agenzia di ricerche ARPA (Advanced Research Projects Agency) il compito di studiare una rete che unisse i computer della Difesa degli Stati Uniti, è divenuta poi simbolo di libertà, di mancanza di controllo politico e ideologico e quindi di censura, di gratuità. LA NASCITA DELLA EMAIL Ma internet nacque “veramente” nel 1971 quando uno studente decise di disobbedire ai professori e di utilizzare la rete ARPANET per mandarsi un messaggio di posta elettronica. Tomlinson ha dichiarato che oggi non ricorda più che cosa si è scritto – il che ne fa un simpatico essere umano – ma è certo che già nel 1973 il 75 per cento del traffico della rete ARPANET fosse costituito da email. Messaggi che immagino non fossero solo astruse confabulazioni tra scienziati, ma anche cose più semplici, del tipo “butta la pasta!”. Del resto anche i primi imprenditori della telefonia pensavano che il telefono dovesse servire soprattutto a trasmettere conferenze o programmi simili a quelli radiofonici. Così il gossip casalingo ha conquistato gli italiani alla tecnologia: almeno a casa mia si faceva la fila davanti al computerone da tavolo per leggere ognuno i propri messaggi; oggi gli schermi si sono ridotti e moltiplicati e i figli hanno mollato le email per chattare su Facebook, ognuno col suo portatile. Gli italiani che frequentano internet sono sempre di più (anche se complessivamente non raggiungono la metà della popolazione: 48,7 per cento secondo il Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2009 del Censis) e coloro che nel 2009 hanno usato la rete per leggere o scaricare giornali, news o riviste sono stati il 46,7 per cento dei navigatori. Il 50 se consideriamo solo la fascia 16-74 anni. Una percentuale maggiore rispetto a Germania e Francia (rispettivamente a 35 e 34 per cento) ma lontana da quella di alcuni Paesi nordici, dove supera il 70 per cento. Sono le persone dai 20 anni in su a utilizzare maggiormente il web per finalità informative. A meno che non si tratti dei Mondiali di calcio: allora, almeno a casa mia, ci sono persone al di sotto dei vent’anni perennemente collegate per guardarsi le partite non passate gratuitamente dalla tv. IL COSTO DELL’INFORMAZIONE Notizie gratis. Ma produrre informazione costa. E allora, chi paga? La pubblicità. O almeno questa era la risposta che veniva data prima della grande crisi. Secondo la Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG) nel biennio 2008-2009 la pubblicità sulla stampa ha registrato un drammatico -21,4 per cento, distribuito tra il -29,3 dei periodici e il -16,4 dei quotidiani. E tra questi ultimi diviso in -15,8 per i giornali a pagamento e -28,6 per le testate gratuite. Il ridimensionamento, nel biennio, secondo gli editori ha un valore superiore a 222 milioni di euro. Di fronte alla flessione di vendite e pubblicità gli editori di giornali hanno reagito con iniziative di contenimento dei costi e posizionamento sui nuovi media. L’idea è realizzare prodotti il cui denominatore comune è il trattamento digitale dei contenuti distribuiti su una grande varietà di mezzi: carta, web, cellulare, televisioni, radio e i nuovi tablet. La tecnologia sembra progredire troppo in fretta, senza lasciarci il tempo per abituarci a essa, e ci accorgiamo talvolta che siamo vittime anche di una certa nostalgia per le tecnologie sorpassate: abbiamo ancora collezioni di dischi in vinile e ci fa un po’ impressione portare in cantina i 33 giri dei Rolling Stones che abbiamo tanto amato in gioventù. Sorte peggiore per i nastri: buttati. Cocciuti, conserviamo le videocassette della Disney con i film che abbiamo comprato per i nostri figli 44 COMMENTI SCENARIO SINCRONIZZANDO 3 / 2010 45 SCRIVI E RISCRIVI Il termine palinsesto deriva dal greco πaλιν + ψηστος (pálin psestòs, letteralmente “raschiato di nuovo”) e indica la pratica di scrivere su tavolette ricoperte di cera che potevano essere riutilizzate. Il palinsesto tv consente oggi una riprogrammazione quotidiana su un telaio già definito a monte e familiare ai telespettatori. quando erano bambini. Ma il lettore di videocassette non funziona più: si era rotto e non l’abbiamo mai fatto riparare. La lettura di quotidiani a pagamento, secondo l’ottavo Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, nel biennio 2007-2009 cala dal 67 al 54,8 per cento, considerando chi legge un quotidiano almeno una volta alla settimana. L’utenza abituale, cioè chi lo legge almeno tre volte alla settimana, precipita dal 51,1 del 2007 al 34,5 del 2009. Flessione terribile, neppure compensata dalla diffusione della free press, che rimane pressoché stabile al 35 per cento circa. Forse un po’ a sorpresa i dati registrano un calo della lettura anche per i quotidiani online, che passa dal 21 del 2007 al 17,7 del 2009. Le ragioni, secondo il Censis, vanno rintracciate nell’evoluzione degli impieghi della rete: portali e siti non necessariamente informativi riportano anche notizie di cronaca e di costume; finestre di news si trovano spesso nei blog e nei social network. Oltre alle notizie reperite attraverso i motori di ricerca e i programmi “aggregatori” come Google News, contestati dagli editori perché non pagano, né fanno pagare agli utenti, i diritti d’autore. Non partecipano ai costi per produrre le news che offrono gratuitamente. E intanto guadagnano con la pubblicità. COMPRARE PER CONSERVARE “La vera ragione dell’acquisto di uno stampato è conservarne a lungo il contenuto. Penso ai libri o ai periodici”, parola di Krishna Bharat, il giovane indiano inventore di Google News. Intervistato da La Stampa afferma che “l’unico motivo per tenere in vita i giornali cartacei è la comodità di leggerli in poltrona, su un autobus, in treno”. Ha perfettamente ragione. Paradossalmente, il suo pensiero non è lontano da quello di Umberto Eco: “Il libro – afferma Eco – è come il cucchiaio, il martello, la ruota, le forbici. Ha superato le sue prove e non si vede come, per la stessa funzione, potremmo fare qualcosa di meglio”. LE NUOVE FORME DI TV Cala la lettura dei giornali di carta, cala la lettura dei giornali online. La stragrande maggioran- za degli italiani, quando vuole informarsi, accende la tv. Dal 2000 al 2009 gli utenti della tv sono addirittura saliti e oggi sono il 97,8 per cento della popolazione. Nuove forme di televisione sono entrate a far parte delle nostre abitudini: satellitare, digitale terrestre, via computer o cellulare. Tra il 2007 e il 2009 l’utenza della tv satellitare passa dal 27,3 al 35,4 per cento della popolazione e il digitale terrestre raddoppia il suo pubblico (dal 13,4 al 28) benché il passaggio al segnale digitale abbia interessato finora solo alcune zone del territorio nazionale. Ampliare il ventaglio delle scelte a disposizione dell’utente è la carta vincente della nuova tv digitale: lo sottolinea il 43,6 per cento degli italiani, che apprezza di poter seguire i programmi televisivi con molti meno vincoli rispetto al passato. Oggi non è più l’utente a inseguire i programmi televisivi, sono questi ultimi che sono a disposizione del pubblico. I giovani so- no i più entusiasti della situazione che si va consolidando, mentre gli adulti avanzano qualche critica, come il rimpianto per la semplicità di utilizzo della tv tradizionale, espresso dal 10 per cento degli utenti. Inoltre, il 21,9 ritiene che le nuove modalità per seguire i programmi televisivi siano soltanto un modo per far pagare all’utente ciò che prima si poteva guardare gratuitamente. Stando ai dati resi noti dalla DGTVi, l’associazione italiana per lo sviluppo della televisione digitale terrestre che ha tra gli associati gran parte degli operatori televisivi nazionali, a febbraio 2010 l’audience della tv digitale ha sorpassato quella analogica. Satellite, digitale terrestre e internet tv hanno infatti raggiunto quota 51,2 per cento. Auditel e Nielsen tv rilevano un travaso di spettatori: nella stagione settembre 2009 – maggio 2010 la RAI generalista perde 129mila spettatori e la RAI digitale ne guada- gna 139mila. Idem per Mediaset. Nelle aree passate al digitale il tempo dedicato alla tv è cresciuto superando in media i 260 minuti al giorno. Gli editori investono sui canali digitali e sembrano risparmiare risorse ed energie creative quando si tratta di canali tradizionali: l’effetto finale è il progressivo decadimento dei programmi delle reti generaliste. Anche a casa mia si vede sempre meno tv. Almeno una volta il lunedì c’era il film (la probabilità che fosse Ombre Rosse di John Ford era altissima) oggi mancano per settimane, oppure ce ne sono cinque lo stesso giorno. Le trasmissioni nascono e muoiono: i quiz sembrano tutti uguali e riusciamo ad appassionarci solo al Dr. House. I figli, invece, manco accendono la tv: sono su Facebook. Pensandoci bene, siamo una famiglia piuttosto “avanzata”: mia moglie usa Skype per riferire a mia figlia, all’estero per l’Erasmus, cosa succede nella soap opera di Retequattro che, caschi il mondo, Sopra, una scena della serie televisiva Dr. House: “io e mia moglie riusciamo ad appassionarci solo al Dr. House. I figli, invece, manco accendono la tv: sono su Facebook”. A destra, una famosa sequenza di Ombre Rosse, di John Ford, “il film del lunedì” non si può non seguire, neppure dall’India. Mentre mio figlio posta su Facebook in tempo reale i commenti alle partite di calcio, aggiornando il suo blog con le pagelle di calciatori e allenatori. Io, che ho una certa età, sto in poltrona e, in omaggio al guru indiano di Google, leggo La Gazzetta dello Sport. CONTENUTI A PROPRIO GUSTO Tecnologie avanzate ma contenuti “fai da te”. Anzi, “fai da noi”: un mix di gusti personali, gossip privati e familiari, commenti a notizie raccolte da media più o meno antiquati. E che siano i contenuti la chiave del successo delle industrie editoriali e non i mezzi – anche se specifici mezzi vanno a nozze con specifici contenuti mentre con altri il matrimonio sembra non funzionare – non è solo un elemento della teoria ma esperienza di tutti i giorni. Anche a casa mia. Avvicinandosi lo switch al digita- le, abbiamo finalmente deciso che era ora di cambiare apparecchio e comprarci una tv con decoder incorporato e, finalmente, un grande schermo piatto. Con il figlio più piccolo sistemiamo l’apparecchio in salotto e procediamo a sintonizzare i canali digitali. Ci vuole un po’ di tempo e quando finalmente lo schermo si accende compare un famoso onorevole a confronto con un noto giornalista. Il primo piano a 46 pollici dell’onorevole turba il bambino che inizia a piangere: velocemente spegniamo il nuovissimo televisore e passiamo alla cameretta dove, abbandonato il digitale, ripieghiamo sul più tradizionale libro di storie in formato cartaceo. A fine giornata abbiamo la prova provata che le tecnologie digitali sono certamente avanzate, ma spaventano la psiche infantile molto di più dello sceriffo di Nottingham. q Mauro Broggi 46 COMMENTI REPORTAGE SINCRONIZZANDO 3 / 2010 47 IL FUTURO ERA GIÀ QUI A caccia nei grandi archivi fotografici, risalendo indietro nel tempo, scopriamo tracce di alcune invenzioni “in erba”. Oggi diventate simboli del mondo “in continua comunicazione”. IL DRIVE IN DEL TELEFONO Siamo nel 1958 negli Stati Uniti: non c’è che dire, davvero una bella invenzione questa specie di cabina telefonica accessibile facilmente mentre si è al volante di una decappottabile. Versione più sportiva e maneggevole del telefono installato sull’auto che all’epoca era rarissimo ed estremamente ingombrante. 48 COMMENTI REPORTAGE ESPERIMENTI DI WIRELESS Il signor James F. Mc Laughlin, capo della compagnia elettrica di Filadelfia era un fervente sostenitore delle potenzialità delle onde radio e di tutte le connessioni senza fili. Era il 1922, anno cruciale per le telecomunicazioni: nasce la BBC che lancia un servizio di trasmissioni quotidiane. Ed è solo l’inizio. SINCRONIZZANDO 3 / 2010 49 50 COMMENTI REPORTAGE CHE LANCIO PROMOZIONALE! Meglio dei cartelloni stradali, meglio degli uomini sandwich, le motociclette mascherate da telefono sono perfette per attirare l’attenzione su un nuovo servizio che propone postazioni telefoniche presso l’ufficio postale principale. Siamo a Londra ed è il 1932. SINCRONIZZANDO 3 / 2010 51 52 COMMENTI C’ERA UNA VOLTA SINCRONIZZANDO IN PRINCIPIO ERA LA COLONIA La storia delle iniziative aziendali per le persone parte da lì: ora le direttrici delle attività sono la valorizzazione delle diversità e l’equilibrio tra lavoro e vita privata in una ricerca costante di strumenti efficaci e flessibili per migliorare la vita di chi lavora in Telecom Italia. L’ autobiografia di un’azienda e delle sue persone passa anche dagli aspetti di vita sociale e quotidiana che hanno determinato, attraverso i decenni della sua storia, i cambiamenti del costume e delle abitudini di tutto un Paese. Persino nel linguaggio, quando al termine un po’ desueto di colonia, gradualmente si è sostituito quello di soggiorno estivo e di soggiorno tematico. Ripercorriamo insieme questa trasformazione, di significato e di senso, attraversando quasi un secolo di storia. MARE PER TUTTI Furono l’aristocrazia e la borghesia dell’Ottocento a promuovere le prime colonie marine e poi montane. La scelta del mare e delle cure talassoterapiche fu la naturale conseguenza di una scoperta della pediatria, che già alla fine del Settecento riconobbe all’acqua di mare la facoltà di curare la scrofolosi, un’infezione molto simile alla tubercolosi che si contraeva facilmente in contesti molto poveri. Le prime colonie estive ebbero origine nel 1856 a Viareggio, quando il medico Giuseppe Barellai sottopose tre ragazzi affetti da scrofolosi ai bagni di sole e di mare. Grazie alla beneficenza privata questi luoghi di cura si moltiplicarono in breve termine. A partire dal primo Novecento, le colonie furono destinate ai bambini delle famiglie meno abbienti. Subito dopo la prima Guerra Mondiale, il numero delle strutture salì a cinquanta, tutte localizzate in Toscana, Emilia e Romagna. Negli anni Venti, la colonia per l'infanzia divenne così il paradigma della sanità fisica e morale: ci si cimentava in attività fisiche, giochi, quotidiani bagni di sole e, naturalmente, esercizi di disciplina. LE INIZIATIVE PER I PIÙ PICCOLI Dopo la seconda Guerra Mondiale, alla fine degli anni Quaranta si riconobbe il carattere formativo delle colonie per un pubblico sempre più ampio. Le grandi industrie iniziarono a offrire ai loro dipendenti la possibilità di ospitare i figli al mare o in montagna, per turni di quindici giorni. Cibo abbondante e alimentazione sana erano gli slogan di apertura delle iscrizioni alle colonie estive. Il CRAL Stipel nel 1946 organizzò la colonia marina di Loano, nel 1950, nacque la “Casa del bimbo” di Rimini, per i Da sinistra, i bambini della colonia montana Stipel “Paolo Boselli” di Talucco di Pinerolo durante un’escursione, 1959; la colonia marina “Antonio Meucci” di Misano Adriatico, 1968; la mensa della colonia estiva “Enrico Toti” di Riccione, 1938. Nella pagina accanto, bambini a colazione, colonia marina “Antonio Meucci” di Misano Adriatico, 1958 3 / 2010 53 COMMENTI C’ERA UNA VOLTA SINCRONIZZANDO 3 / 2010 55 Domenico Giampà 54 LE INIZIATIVE DI UN’AZIENDA DIVERSA figli dei dipendenti Stet, Stipel, Telve, Timo e Set. La vita di colonia aveva una precisa e rigida programmazione: sveglia alle 7, ginnastica respiratoria, prima colazione, visita medica, spiaggia. Dopo il pranzo, ricreazione silenziosa e riposo; nel pomeriggio di nuovo spiaggia e merenda. Dopo la cena, tutti a letto. Durante la settimana, si organizzavano spettacoli cinematografici, teatro di burattini ed esibizioni di prestigiatori. LA MEMORIA RACCONTATA Con gli anni Sessanta, si stemperò l’impostazione basata su rigore e disciplina e l’intero decennio segnò il passaggio dal concetto di colonia a quello di soggiorno di vacanza intesa nella sua più autentica accezione di tempo libero giocoso e spontaneo e nella possibilità di incontrare nuovi amici. Si specializzarono le figure professionali preposte all’accoglienza e alla gestione dei ragazzi. La progressiva crescita della domanda registrata nei decenni successivi testimonia il successo dei soggiorni estivi, che passano dalle circa cinquemila presenze del 1984 alle oltre 7.600 del 1994, per raggiungere alla fine degli anni Novanta circa diecimila partecipanti. In un continuo miglioramento del servizio, sempre più attiva e responsabile diventò la partecipazione del genitore-dipendente, inteso come vero cliente interno. A questo punto, la storia si fa narrazione, testimonianza e ricordo di chi quell’esperienza l’ha davvero vissuta, come bambino, come animatore, come genitore. La collega Fulvia Consorti ripercorre le attuali attività per le persone in Telecom Italia e nel box della pagina accanto passiamo al racconto di chi ha partecipato come figlio q di collega ad alcune di queste iniziative. Cinzia Esposito Antonio Imbalzano fotografie Archivio Storico Telecom Italia Le direttrici che orientano e ispirano le filosofie aziendali dell’inizio del terzo millennio sono la valorizzazione delle diversità e l’equilibrio tra lavoro e vita privata in una ricerca costante di strumenti efficaci e flessibili per migliorare la vita delle persone in azienda. People Caring, nell’ambito della funzione Human Resources and Organization, cerca di interpretare questa tendenza attraverso una serie di iniziative al fine di comprendere le esigenze del lavoratore e mettere a disposizione strutture e servizi utili per la vita di tutti i giorni. Perché in fondo oggi non smettiamo di vivere quando andiamo al lavoro, e non smettiamo di lavorare quando siamo a casa. I servizi cercano di alleggerire dagli impegni quotidiani, diminuendo lo stress giornaliero e liberando energie positive. L’obiettivo è, quindi, armonizzare vita privata e lavorativa per una migliore qualità della vita. Alcune iniziative sono nate all’inizio del 2000 e sono state portate avanti e sviluppate negli anni a seguire. A oggi nell’area di conciliazione vita/lavoro, abbiamo undici asili nido sparsi in tutta Italia, soggiorni studio ed estivi per i figli dei dipendenti, centri benessere in alcune sedi di lavoro, prestiti di vario genere, servizi di time-saving ossia di disbrigo pratiche, convenzioni con oltre 30 grandi aziende. Si è posta, inoltre, maggiore attenzione al tema della diversità – età, genere, etnia, religione – come opportunità di sviluppo, innovazione e creatività. renne, che per dodici anni consecutivi ha partecipato ai soggiorni estivi e tematici, vincendo il Premio fedeltà 2010: “Ricordo Lizzano, Gressoney, Rivisondoli, Falcade, Colleverde, San Benedetto e Brolo. A 13 anni sono passata ai soggiorni tematici: il college di Chester, un mese in Finlandia con le borse di studio, Polsa di Brentonico e San Piero in Bagno, e gli indimenticabili quindici giorni in barca a vela, nel mar Mediterraneo in Grecia”. Fulvia Consorti RICORDI DI GRANDI E PICCINI INSIEME A VOLPI, FENICI E GRIFOLLETTI “Ho dieci anni e da tre anni partecipo a questi soggiorni. All’inizio non ero molto convinta, ma mi ricordo benissimo la mia prima esperienza a Nocera Umbra. Gli educatori ti dividono in gruppi, quello dei piccoli e quello dei grandi. Ogni anno ti chiamano in modi diversi: Volpi, Fenici, Grifolletti. La prima sera ho pianto per la nostalgia dei genitori, ma l’ultimo giorno ho pianto perché non me ne volevo andare”. Martina Putzolu, 10 anni, figlia del collega Raimondo Putzolu Dall’alto, in senso orario, i bambini della colonia montana SIP di Gressoney (Valle d’Aosta), anni Settanta; le partecipanti al secondo turno della colonia montana della Stipel a Talucco di Pinerolo, 1959; ragazzi durante un soggiorno estivo Telecom Italia in Sardegna, 1996. Nella pagina accanto, il Mionido di Catanzaro Località San Cono VACANZA CHE PASSIONE! I soggiorni tematici, rivolti ai ragazzi e alle ragazze di età compresa tra i 13 e i 17 anni, sono stati istituiti nel 2005, con l’obiettivo di consentire agli adolescenti di saggiare in profondità una propria passione e per sperimentarsi con le modalità che si ritengono più congeniali alla propria natura. Hanno carattere monotematico e propongono un’offerta diversificata: danza, teatro, arti figurative, equitazione, pallacanestro, vela. Come racconta Roberta Cicciarelli, oggi maggio- GALEOTTO FU IL SOGGIORNO... “Ricordo davvero con piacere le esperienze nei soggiorni di vacanza, prima da bambino e poi da animatore. Da bambino a Gressoney, tanti nuovi amici da ogni parte d’Italia, giochi e gite. Da animatore a Misano Adriatico dal 1980 al 1988: primo lavoro e primo stipendio e soprattutto una grande esperienza. Gestivamo più di 450 bambini, in un clima festoso e collaborativo. Inoltre qui ho conosciuto Silvia che poi è diventata mia moglie”. Maurizio Siviero ANCHE UN PO’ VIZIATI “Avevo bisogno di una vacanza al mare: così la mia prima destinazione fu Misano Adriatico. Mi sono sempre divertita tanto e forse alla fine venivamo anche un po’ viziati! Ricordo, per esempio, che alla mia ‘signorina’ avevo confidato che a casa ero abituata a mangiare il tè, con pane e formaggino! Bene, da quel giorno, mi fecero trovare sempre tè, pane e formaggino. Nell’86 entrai in SIP e nel ’94 è nata mia figlia Alessia, (...cui lascio la parola)”. Marina Melchioni IL MIGLIOR DIVERTIMENTO DELL’ANNO “Ho sedici anni e dall’età di sette sono andata in colonia, il divertimento più bello dell’anno! Specialmente a Policoro, in Basilicata, dove ho passato il mio ultimo anno di colonie e altri due anni di soggiorno tematico. Quest’anno ho provato l’esperienza della crociera, molto divertente”. Alessia Galliano, 16 anni, figlia della collega Marina Melchioni 56 COMMENTI QUESTIONE DI STILE SINCRONIZZANDO 3 / 2010 57 TI SENTO PERSUASIVO La capacità empatica non riguarda solo la comunicazione verbale ma più in generale la relazione tra due persone. Come fanno gli esseri umani a comprendere le emozioni degli altri? Ce lo spiega Sattva Consulting. P erché alcuni sono capaci di trasmetterci un senso di autenticità, la reale intenzione di “dirci” veramente qualcosa e altri no? Perché alcuni sono in grado di rendere la loro comunicazione efficace in quanto credibile e in quanto capace di attirare la nostra attenzione e altri finiscono per risultare “piatti” se non addirittura “finti”? Nei due precedenti numeri di Sincronizzando abbiamo considerato due aspetti della risposta a queste domande: l’importanza dell’attenzione e quella dell’intenzione. Abbiamo notato come tutti siamo dotati di antenne molto sofisticate che sanno interpretare i messaggi ma anche cogliere con un sorprendente grado di accuratezza l’autenticità, ovvero l’intenzione reale che passa, oltre e al di là delle parole. Queste antenne dipendono anche da un terzo aspetto, una capacità che è nota come empatia. La parola si riferisce alla capacità di “sentire” quello che un altro “sente”. Ha quindi a che fare con il livello delle emozioni più che della ragione. Infatti diciamo “lo sento persuasivo” e non “lo penso persuasivo...”! Sopra, Fabio Giommi Come fanno gli esseri umani a comprendere le emozioni degli altri? In modo indiretto, attraverso un ragionamento, oppure lo stato emotivo della persona può trovare corrispondenza diretta nell’osservatore: egli prova la stessa emozione della persona osservata, anche se non con la stessa intensità. LA MAGIA DI SAPER COMUNICARE A rifletterci però è una capacità piuttosto misteriosa! Come faccio “io”, che posso conoscere solo la “mia” esperienza, a sentire e comprendere quello che stai provando “tu”, dal momento che la “tua” esperienza è per me inaccessibile? Per lungo tempo la filosofia e la psicologia si sono affaticate attorno a questo rompicapo. Una risposta è forse arrivata di recente da una direzione inaspettata: la scienza “dura e pura” che studia il cervello. Si tratta di una delle più straordinarie e recenti scoperte delle neuroscienze, studiata ormai in tutto il mondo per le sue rivoluzionarie implicazioni, e possiamo dire con orgoglio che si tratta di una scoperta tutta italiana. I NEURONI A SPECCHIO A partire dalla metà degli anni Novanta Giacomo Rizzolatti e i suoi collaboratori all’Università di Parma hanno individuato come alcune aree del nostro cervello, normalmente deputate a guidare il movimento, siano dotate di neuroni specchio: si tratta di neuroni (cellule nervose del cervello) che si attivano quando compiamo volontariamente una certa azione, ma anche (e qui sta la scoperta) che risuonano con quelli di un nostro simile quando, restando fermi, semplicemente lo osserviamo compiere la stessa azione. In altre parole il neurone specchio si attiva sia quando si compie un’azione, sia quando la si osserva mentre è compiuta da altri. Il neurone dell’osservatore rispecchia quindi il comportamento dell’osservato, come se fosse l’osservatore stesso che compie l’azione. Alcuni scienziati considerano la scoperta dei neuroni specchio una delle più importanti della neuroscienza negli ultimi dieci anni. Infatti la scoperta è stata poi estesa ai neuroni collegati alle emozioni e alla decodifica delle intenzioni altrui. Per cui la scoperta si allarga anche al campo della conoscenza dei meccanismi sociali e, appunto, dell’empatia. L’osservazione di un’emozione in un’altra persona può determinare l’attivazione della stessa regione corticale che è attivata quando l’osservatore prova quell’emozione direttamente. Noi comprendiamo gli stati emotivi e le intenzioni degli altri perché, letteralmente, li riproduciamo nelle stesse aree del cervello che usiamo quando viviamo per conto nostro quegli stessi stati. In altre parole comprendiamo attraverso un rispecchiamento automatico e inconsapevole della mente altrui. Dal punto di vista della comunicazione le conseguenze sono chiare: siamo capaci di sentire e valutare con una certa accuratezza l’autenticità delle intenzioni che passano nella comunicazione stessa. L’IMPORTANTE È CREDERCI Per essere un buon comunicatore allora bisogna crederci: è molto difficile risultare persuasivi – soprattutto se le occasioni di scambio so- no ripetute – se la mia “intenzione comunicativa” non ha energia, non ha convinzione, non ha urgenza. Ma allora perché a volte ci si fa ingannare? Una delle ragioni principali ci riporta a un tema che ci è caro: l’attenzione. Capita spesso che i segnali provenienti dall’istinto, dalla pancia (ossia elaborati dai processi pre-consci della mente e del cervello, come per esempio i neuroni specchio) in realtà siano presenti. Ma noi non ci facciamo attenzione, nel senso che li trascuriamo o li sottovalutiamo, e così li perdiamo. La nostra attenzione è spesso distratta e lontana dalle sensazioni che proviamo e spesso assorbita dai pensieri, se non addirittura persa nei pensieri. Oggi più di un tempo, la nostra capacità di attenzione è seriamente compromessa dalla massa di informazioni che dobbiamo digerire ogni giorno. Sempre più informazioni disponibili per gli individui, sempre meno attenzione e capacità di assimilarle: sembra solo un problema cognitivo – ma è invece di suprema rilevanza economica. In primo luogo perché è alla radice della capacità di scegliere, che sia quella del consumatore, del tecnico o del manager. In secondo luogo perché l’economia nasce dove c’è scarsità: è la scarsità di un bene a conferirgli valore economico. Il nostro cervello si sta dunque rivelando troppo angusto per l’enorme (e crescente) massa di dati. La mancanza di attenzione impatta in primo luogo sulla capacità-chiave di chi opera in un ambiente organizzativo: quella di ascolto e comprensione delle comunicazioni e delle motivazioni che muovono i propri colleghi, capi, collaboratori. ATTENZIONE ALL’ATTENZIONE La mancanza di attenzione a ciò che accade qui e ora è uno dei principali fattori della mancanza di empatia e, di conseguenza, del fallimento della comunicazione. Assume allora un ruolo centrale la capacità di gestione della propria attenzione: sia sul versante del problem solving, sia su quello dell’ascolto e della comprensione degli altri. Sebbene spesso si assuma di avere il controllo della propria attenzione e quindi di ciò che si percepisce, le nostre menti si lasciano molto facilmente distrarre. Di fatto passiamo molto poco tempo realmente presenti. Questo comporta una serie di conseguenze negative. Anche in questo caso sono state chiamate in aiuto le ricerche e le applicazioni manageriali della scienza cognitiva e delle MINDFULNESS: DALLA MEDICINA ALLA LEADERSHIP Il programma MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction) è un programma scientifico, sviluppato nell’ambito della medicina comportamentale da Jon Kabat-Zinn e i suoi collaboratori alla Medical School dell’Università del Massachusetts (per maggiori informazioni: www.mindfulnessitalia.it). Sviluppato da oltre venti anni (1979), è stato completato a oggi da oltre 18.000 persone e viene proposto in più di 400 centri negli Stati Uniti e in Europa nel contesto della medicina integrativa. Oltre a essere l’esperienza pionieristica riconosciuta delle applicazioni cliniche della mindfulness, è il programma più studiato e validato dalla letteratura scientifica, ormai rigorosa e ricchissima (centinaia di studi pubblicati su riviste serie). Lo scopo è quello di insegnare a coltivare una forma di attenzione concentrata sul qui e ora e quindi una presenza mentale più ampia e pronta, che produce una cascata di effetti positivi sullo stress ma anche sulle capacità decisionali e sull’empatia. L’MBSR è anche ricco di nuovi sviluppi che, guidati da importanti centri di ricerca universitari, si rivolgono alle organizzazioni aziendali sulle tematiche della leadership. neuroscienze. Si sta sviluppando moltissima ricerca, con risultati assai promettenti, su un approccio che aumenta la nostra capacità di essere attenti e renderci conto di quello che accade in noi e attorno a noi: la mindfulness. Mindfulness (piena attenzione, piena presenza mentale) significa “prestare attenzione in un modo particolare: di proposito, nel momento presente e in modo non giudicante”. Una modalità sperimentata ed esercitata anche in ambiente organizzativo. q Fabio Giommi Sattva Consulting illustrazione di Francesco Sabetti 58 MONDO ECOSISTEMA SINCRONIZZANDO 3 / 2010 59 COMUNICHIAMO IL FUTURO L’impegno di Corporate Communication per far sì che i nostri clienti sappiano dove andiamo e ci possano seguire, interpellare, comprare, utilizzare e migliorare. Per far sì che vivano il digitale e lo trasformino in occasioni per lavorare, essere in contatto e stare meglio. cio del progetto EBR (e-book reader) e delle nuove opportunità dell’editoria digitale, sotto la supervisione di Emanuele Santandrea e Damiana D’Antoni. La tecnologia come fattore di unione e di divertimento è stata a giugno la protagonista di Alla riscossa, caccia al tesoro interattiva e multimediale realizzata con il FAI per più di 15.000 persone a Milano, Perugia e Palermo”. “A cosa serve il futuro? A costruire il presente con progetti di vita veri”. La frase della scrittrice Muriel Barbery (L’eleganza del riccio) vale tanto nella vita dei singoli come in quella delle aziende: progetti per vivere bene l’oggi e dare un senso al domani. L’esigenza di futuro nel campo delle nuove tecnologie è il leit motiv che ispira e guida la funzione Corporate Communication di External Relations. “Come azienda – dice Massimiliano Tarantino, responsabile Eventi e Progetti di Corporate Communication – siamo interessati al futuro, lo analizziamo e cerchiamo di coglierne i segnali, d’interpretarne le tendenze e di trasformare il tutto in nuovi servizi. Comunichiamo futuro ogni giorno: per far sì che i nostri clienti sappiano dove andiamo e ci possano seguire, interpellare, comprare, utilizzare e migliorare. Per far sì che vivano il digitale e lo trasformino in occasioni per lavorare, comunicare e stare meglio”. “Per raggiungere questo obiettivo – aggiunge il responsabile di Corporate Communication, Mario Massazza – la nostra funzione interagisce con il resto dell’azienda (in particolare Relazioni Istituzionali, Technology, Top Clients, Marketing Consumer, Business), cura le relazioni con gli opinion maker e con il mondo accademico, e avvalendosi di un piccolo ma agguerrito team di esperti di tecnologie (Sergio Cingolani, Eloisa Agnessi e Alberto Di Marco) mette in campo iniziative e progetti articolati in alcune aree principali: Generazione Matura, Famiglia e Minori, Potenziale Digitale e Digitale per la cultura. Senza dimenticare – prosegue Massazza – gli eventi e le iniziative istituzionali portate avanti da Adriana De Rosa e Nelly Navarra e il prezioso supporto di Maria Francesca Francese”. GENERAZIONE MATURA Giovanna Giusti del Giardino che segue i progetti di Generazione Matura ci racconta che la sua attività è incentrata sull’alfabetizzazione informatica nella popolazione matura e sull’importanza sociale dell’inclusione digitale. “In sette città d’Italia sono attivi gli Internet Saloon (ne abbiamo parlato alle pagine 58-59 di Sincronizzando 2/2010, ndr), scuole di internet per ultrasessantenni con 45.000 allievi all’attivo dal 2000, mentre nel 2009 nasce a Roma Telemouse: corsi nelle aule informatiche di sessanta scuole romane e realiz- zazione in cinquanta Centri Anziani del Comune di Roma di Internet Corner Telecom Italia, palestre informatiche dove nonni-tutor avvicinano altri coetanei al web”. FAMIGLIA E MINORI “Questo filone di attività – continua Giovanna – promuove l’uso consapevole e responsabile delle tecnologie digitali tra i più giovani, con occhio attento alla sensibilizzazione degli adulti e dei docenti. Il fiore all’occhiello è Navigare Sicuri (www.navigaresicuri.org), un complesso percorso di attività web e reali realizzate con Geronimo Stilton, Save the Children e Maria Rita Parsi (vedi Sincronizzando 1/2010, pagine 58-59, ndr). Con il nuovo anno scolastico, in collaborazione con il Ministero per l’Istruzione, Navigare Sicuri farà un viaggio di sette mesi durante il quale l’esperienza del web diventerà educazione, aggregazione e divertimento per migliaia di giovani. E-inclusion, solidarietà e minori anche nel progetto Radio Dynamo, la prima web radio fatta da bambini in ospedale e dedicata all’intrattenimento musicale e alla terapia ricreativa: un’idea realizzata in collaborazione con Radio DeeJay e il Dynamo Camp, col quale è stata anche avviata la prima esperienza di volontariato d’impresa per il Gruppo Telecom Italia”. POTENZIALE DIGITALE Vuole divulgare il digitale nell'opinione pubblica ed è portato avanti da Massimiliano Tarantino con la collaborazione di Daniela Scarso. “A Genova e a Roma – riprende Tarantino – il Telecom Italia Future Lab, puntando sull’interattività, ha raccontato piccole e grandi rivoluzioni con implicazioni per relazioni, sicurezza, salute, lavoro e rispetto dell’ambiente. Nel 2010 il percorso del Future Lab porterà le sue sperimentazioni in altre città. In un’ottica digitale si sviluppa anche la partnership con il Comitato 150 per Esperienza Italia, la serie di manifestazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia che vedrà una grande mostra sul Futuro di cui Telecom Italia sarà protagonista. In cantiere iniziative di comunicazione su tutto il territorio nazionale per il lan- DIGITALE PER LA CULTURA È il filone in cui rientra lo sviluppo e la diffusione, anche attraverso il web, di iniziative con interlocutori prestigiosi. Ce lo descrive così Emanuele Santandrea: “L’eccellenza dell’arte si sposa con la tecnologia nel MAXXI, il Museo Nazionale di Arte del XXI Secolo di Roma, dove l’azienda è impegnata per la digitalizzazione del Museo, la creazione di una wi-fi area gratuita denominata Telecom Italia Arena e la realizzazione di un ciclo di incontri divulgativi per il grande pubblico che, come i Telecom Incontra al recente Festival Città Impresa, saranno veicolati anche in streaming attraverso i nostri canali internet. Il videostreaming di Telecom Italia rende disponibile sul web Metamondi, rassegna che rap- presenta in chiave artistica la visione del futuro e delle avanguardie tecnologiche nell’ambito del Romaeuropa Festival 2010”. OPINION MAKER Molte le attività anche nel campo delle relazioni con gli opinion maker. “Innanzitutto – sottolinea Francesco Foscari che ne è il responsabile – è un lavoro quotidiano di networking con i principali opinionisti e commentatori sul mondo dell’ICT. Per diffondere la cultura digitale tra gli insegnanti, è stato poi recentemente creato in partnership con l’Osservatorio Permanente Giovani-Editori il portale Docentinrete. Con la rivista Beltel da anni è in corso una stretta collaborazione editoriale e convegnistica che punta a mantenere la classe dirigente del settore aggiornata su posizioni e orientamenti strategici del Gruppo. Nell’ambito dei rapporti col mondo accademico si colloca lo sviluppo e l’organizzazione del road show di Working Capital nei principali atenei italiani”. q Giovanna Brunitto Francesca Impecora fotografie di Francesco Costanzo e Adelheid Kuss Sopra, da sinistra, Eloisa Agnessi, Nelly Navarra, Adriana De Rosa, Alberto Di Marco. In alto, Mario Quinto Massazza. Al centro, da sinistra, Daniela Scarso, Damiana D’Antoni, Massimiliano Tarantino, Emanuele Santandrea, Giovanna Giusti Del Giardino, Maria Francesca Francese. Nella pagina accanto, Maria Francesca Francese e Francesco Foscari. Completa il gruppo Sergio Cingolani 60 MONDO MESTIERI IERI OGGI DOMANI SINCRONIZZANDO RITRATTO DI CONSUMATORE Informato, poco propenso al rischio, sempre alla ricerca di convenienza, durata e affidabilità, interessato ai problemi ambientali: è questo l’identikit di chi nel XXI secolo presta anche grande attenzione ai dibattiti che animano le community virtuali. G li utenti dei social network – circa 1 miliardo, il 15 per cento della popolazione mondiale – trascorrono 5 ore e 27 minuti al mese navigando sul web. Il profilo virtuale ha lasciato spazio alla vera identità dell’utente, proprio per questo sempre più consapevole di ciò che vuole e quindi esigente. Il CEO Study 2010, l’indagine biennale che coinvolge i vertici delle aziende leader del settore pubblico e privato di tutto il mondo, ci dice che il 95 per cento del campione ha individuato nell’avvicinamento al cliente la più importante iniziativa strategica del prossimo quinquennio e utilizza i canali web interattivi e i social media per ripensare il modo di coinvolgere clienti e cittadini anche nella progettazione di prodotto. E poiché quando cambiano gli strumenti mutano anche le strategie del gioco, andiamo a scoprire come è stato interpretato il mestiere del marketing in Telecom Italia e come si è trasformato per rimanere aderente al mercato anticipandone le esigenze. Abbiamo chiesto a Massimo Intorrella, presenza storica del settore e oggi responsabile Market Innovation & Research, di accompagnare la nostra mano nel disegno ricco di volute che il marketing ha tratteggiato negli anni all’interno del Gruppo Telecom Italia. “Il ruolo del marketing è da sempre quello di essere interprete delle priorità di mercato – afferma – in questi ultimi anni si è evoluto più volte perché il mercato delle telecomunicazioni è cambiato spesso e in modo significativo. Donne e uomini del marketing hanno gestito tre grandi fasi di cambiamento, identificabili nei tre decenni che ci precedono. Tra il 1980 e il 1990 la priorità erano i servizi voce, Business e Consumer, e nasceva la telefonia mobile. La concorrenza era ancora a livello embrionale soprattutto nel settore Business del trasferimento dati. L’innovazione era guidata dal mercato Business. I servizi Consumer erano abbastanza semplici, tanto per capirci, in quel periodo i nostri servizi di punta erano il Memotel e la segreteria telefonica centralizzata. Il decennio 1990-2000 ha rappresentato una grandissima trasformazione con il decollo vertiginoso di due fenomeni, il mobile e internet che, da gadget per pochi, diventano in breve un servizio per tutti. Abbiamo iniziato a confrontarci con la concorrenza ma il nostro problema principale era quello di assorbire i volumi della domanda di servizi in rapidissima espansione. Quindi tutta l’attenzione del marketing era rivolta a posizionare il brand e a elaborare processi in grado di gestire velocemente le attivazioni. Tra il 2000 e il 2010 si assiste a una forte crescita del broadband sul fisso con la trasformazione della customer base in always on e sul mobile con la crescita dei nuovi servizi a valore aggiunto, i VAS. Si passa dalla gestione dei volumi alla gestione del valore perché la concorrenza è molto più forte, il mercato va verso la saturazione e quindi si cerca ARPU (Average Revenue per Unit, ovvero i ricavi medi ottenuti mensilmente su ciascun utente, ndr) e margine sui VAS, si pone più enfasi alla segmentazione dell’offerta e si dedica molta attenzione in particolare al mondo dei giovani e al mercato etnico. In questi anni ci si confronta con il mondo dei contenuti che diventano sempre più parte integrante dell’offerta, e con quello della Consumer Electronics dove i fabbricanti di terminali e pc costruiscono terminali sempre più intelligenti per estrarre maggior margine dai servizi e pretendere una quota del loro successo”. Oggi, quindi, chi lavora nel marketing si trova a costruire un servizio nella cui catena del valore oltre a Telecom Italia ci sono altri soggetti presenti su mercati contigui. Per questo motivo, oltre alle doti tradizionali di interpretazione dei bisogni del mercato, deve avere la capacità di negoziare per Telecom Italia un ruolo complementare con altri soggetti del mondo internet, media, dei prodotti. 3 / 2010 61 MESTIERI IERI OGGI DOMANI SINCRONIZZANDO OGGI - IVANA BORRELLI “Il Marketing di ieri, nel suo approccio, non mi sembra molto diverso da quello di oggi e da quello che si manifesterà domani”. A parlare è Giuseppe Tilia, un’esperienza di molti anni nel marketing, ora responsabile Partnership Alliances & Business Enhancement in Telecom Italia. “Il contesto in cui operiamo è molto cambiato ma le sfide che il mestiere propone, anche se in forma diversa e sempre più complessa, sono sempre le stesse: conoscenza del mercato, delle esigenze profonde dei clienti e delle tecnologie abilitanti che consentano l’elaborazione di servizi come reale risposta ai bisogni emergenti, capacità di veicolare con il giusto prezzo e con la comunicazione più opportuna le proposte al mercato. In un flashback sulla mia esperienza nel marketing della divisione Business negli anni Novanta, ricordo per esempio come questi elementi concorsero tutti alla profonda trasformazione delle soluzioni per la trasmissione dati delle aziende, che passarono dalle Reti Private alle IP VPN (Virtual Private Network) attraverso l’offerta Interbusiness. In questo caso ebbe un ruolo impor- tantissimo lo sviluppo delle tecnologie di rete IP e la loro maturazione verso soluzioni via via più sicure. Fu fondamentale la capacità del Marketing di superare le resistenze psicologiche dei clienti, restii ad abbandonare soluzioni private, attraverso la proposta combinata di schemi di pricing innovativi e di livelli di prestazione e servizio convincenti. Oggi, e sempre più domani, le sfide del marketing non credo cambino nei fondamentali ma certamente si presentano con nuove forme: vedo un ruolo sempre più forte e consapevole della domanda, che nelle community e nei blog aggrega opinioni e manifesta tendenze, vedo un peso sempre più forte di tecnologie pervasive che vanno a saldare il mondo dei device a quello dei servizi e dei contenuti. In tale scenario complesso il marketing degli operatori di telecomunicazioni avrà una sfida formidabile da fronteggiare. Quella della difesa e dello sviluppo del valore distintivo che gli operatori di telecomunicazioni rappresentano nel mondo della comunicazione unificata e pervasiva”. In Telecom Italia dal 1997, prima nell’area mobile – in cui è stata responsabile dell’offerta MTV Mobile e del web –, guida oggi il marketing dell’area Broadband Content. “Fare marketing dei contenuti su banda larga – sostiene – vuol dire destreggiarsi tra due mercati, con regole e strategie diverse tra di loro, utilizzando al meglio le opportunità di ciascuno ed evitando le minacce”. Di quali opportunità e minacce si tratta? “Di quelle tipiche del business telefonico, come la concorrenza, gli spazi aperti dall’innovazione, o il rapporto con le autorità di vigilanza; ma anche di quelle caratteristiche dei media: la personalizzazione della tv; il contributo dell’advertising, moltiplicato dall’interattività; la convergenza tra web, tv e mobile, valore differenziante riconosciuto dagli stessi produttori di contenuti”. Come fare marketing a cavallo tra questi due mondi? “Ci rapportiamo con l’evoluzione sfidante delle tecnologie, che aprono ogni giorno nuove possibilità per l’utilizzo delle reti di comunicazione. Insieme a Telecom Italia Media, guardiamo alla punta più avanzata del panorama editoriale, dalle ultime novità cinematografiche alle forme televisive più originali, e attingiamo alle ultime tendenze del patrimonio web, come quella delle catch up tv e UGC (per queste due ultime espressioni si intende il palinsesto di una tv riproposto online per una settimana e i contenuti prodotti dai consumatori, ndr). Costruiamo, giorno dopo giorno, una nuova forma di prodotto, frutto dell’accordo tra esperienze industriali e commerciali complementari, sorretto da modelli di business diversi, ma uniti da legami di partnership come quelli con Mediaset e Sky”. Alessandro Maria Martino DOMANI - VICTOR MEGIDO Francesca Romana Mariani IERI - GIUSEPPE TILIA Patrizia Valfrè 62 MONDO Brasiliano di origine, italiano di adozione. In Telecom Italia dal 2004, prima in Advertising e successivamente al Marketing, segmento Business, Victor Megido opera attualmente nell’area Marketing di TIM Brasil. “L’opportunità di lavorare nel marketing mi ha consentito di avere una visione a 360 gradi su tutte le leve del mestiere”. L’aspetto più interessante è stato, dunque, quello di allargare il raggio di azione e diventare “un centro di dialogo” con le altre aree aziendali per la creazione e il lancio di prodotti. “Vedi la nascita di un’idea che poi si trasforma in realtà”. Ma ogni idea comporta un investimento di tempo e risorse, e ha come obiettivo numero uno produrre ricavi. “Oggi produrre ricavi vuol dire produrre relazioni durature con il cliente, il che significa investire nell’esperienza, nel valore intangibile della marca e nel concetto di appartenenza”. In altre parole, posizionarsi come inventori di esperienze. “Per esempio con Impresa Semplice spostiamo il focus dalle singole componenti del servizio per offrire una visione d’insieme, una soluzione unica”. Ma come vede un giovane marketer l’evoluzione futura del suo ruolo? “Creare valore continuerà a essere la nostra missione e questa sfida ruoterà intorno a tre parole chiave: Viralità, Tribalità, ed Esperienzialità. Saremo sempre di più lavoratori di intangibile e i nostri strumenti saranno l’antropologia, la psicologia e la sociologia. Insomma, dovremo dare spazio anche all’intuito e ascoltare di più perché l’innovazione verrà sempre più da fuori e non dall’interno dell’azienda”. q Livia Luceri 3 / 2010 63 64 MONDO VENITE DA NOI SINCRONIZZANDO 3 / 2010 65 Dal brunch milanese, alla piacevole pioggia varesina. Dalle dolci colline delle Marche ricche di storia, alla galleria fotografica realizzata dall’AOL Basilicata per le proprie sedi: scorci d’Italia nel racconto di alcuni colleghi. MILANO DA BRUNCH I l film di Rocco Papaleo, che ha parlato della Basilicata, terra che tanti “credono leggenda, ma che in realtà esiste veramente” è di moda. Da noi più che altrove, perché ha risvegliato l’orgoglio di essere lucani, ma anche perché, curiosamente, la trama del film si adatta perfettamente alla nostra AOL. Nel film un gruppo di amici che vuole uscire dalla monotonia quotidiana coglie nella partecipazione al Festival di Scanzano Jonico il pretesto per ritrovarsi, e viaggia da costa a costa a piedi, per dieci giorni, anche se in auto ci avrebbe messo non più di un paio d’ore, per osservarsi con la lentezza necessaria alla riflessione vera. Un viaggio che offre ai suoi viaggiatori la grande occasione per riprendere consapevolezza di sé. Qui il nostro pretesto l’abbiamo trovato in un banale trasloco di uffici, da una sede all’altra. Come nel film, lentamente, ci siamo guardati dentro, e tra un pacco e un imballo, con la calma che si riserva alle grandi occasioni, abbiamo stabilito, senza dircelo, che era venuto il momento di scrivere una pagina nuova della nostra storia. E così la nuova sede – che rappresenta tutta l’AOL e le sue due anime, la bellissima Basilicata e la splendida zona Cilentana – è diventata una piccola mostra di foto. Foto ovunque, tutte scattate da noi, dove tra tanti paesaggi spiccano le guglie di Pietrapertosa, i tetti di Marsicovetere, le acque dei laghi di Monticchio e di Nemoli, le cantine dell’Aglianico di Barile, i Sassi di Matera, la Val d’Agri, Monica Rossi Giorgio Fronda PERLE DA COLTIVARE la decadenza di Craco vecchia, Maratea e il suo mare, e Potenza, con la sua gradevolissima piazza e la chiesa di San Gerardo. Fotografie bellissime, che parlano di questa terra, e che parlano di noi, come ogni foto parla del suo autore. E metterle in mostra per noi ha voluto significare mettere in mostra noi stessi, perché le nostre foto dicono chi siamo, a cosa siamo sensibili, cosa ci attrae, cosa ci appassiona. Il nostro coast to coast, non da un mare all’altro, ma più semplicemente da una sede a un’altra, ci ha consegnato l’occasione per rimetterci in gioco, per ripartire, e – come è accaduto per i protagonisti del film – per acquisire la consapevolezza di chi siamo davvero. q Maria Patrizia Baldassarre, Mario Donato Basilio, Giuseppe Bianco, Cosimo Carmelo Bolognese, Alberto Bove, Carmela Brescia, Andrea Carioscia, Antonella Carriero, Rocco Antonio Caruso, Roberto Walter Caselle, Antonio Chietera, Maurizio Cozzi, Salvatore De Lisa, Rosario De Luca, Giuseppantonio Di Muro, Michele Fanelli, Fortunato Fortunato, Sopra, i colleghi dell’AOL Basilicata. Nella pagina accanto, Borgo di Mustonate, Varese e una veduta del Lago di Fiastra, Macerata Giorgio Fronda, Domenico Vincenzo Grilli, Ercole Guadagno, Nicola Palmino Lacorcia, Nicola Lombardi, Vincenzo Salvatore Lombardo, Salvatore Longo, Giovanni Mancino, Egidio Mansueto, Mario Marino, Giuseppe Messina, Nunzio Massimo Miscio, Aldo Giacomo Rocco Molinari, Matteo Rocco Musciacchio, Antonio Alfonso Nicastro, Leonardo Nolé, Mario Onorato, Nicola Pace, Bruno Nicola Paolicelli, Giovanni Paternoster, Walter Pennacchi, Massimo Postiglione, Giacomo Rocco, Ciro Antonio Rodelli, Antonio Ruggiero, Pancrazio Ruscigno, Apollo Sansalone, Vincenzo Santangelo, Angelo Santopietro, Vito Scala, Maria Carmela Scoppetta, Vito Sportelli, Fernando Tamburriello, Giambattista Telesca, Vincenzo Telesca, Francesco Zaccara e tutti i colleghi dell’AOL Basilicata La domenica a Milano inizia sempre con un interrogativo e il giorno di festa è tutto da inventare. Nella città più americana d’Italia, la domenica significa trovare un posticino originale per fare un brunch. Non è una colazione, ma non è neppure il pranzo, il brunch è una via di mezzo: qualcosa di dolce, qualcosa di salato, e un caffè (americano, ovviamente!). E per un pasto che non si sa bene cosa sia, andiamo in uno dei quartieri simbolo della trasformazione che sta avvenendo a Milano. Isola è un piccolo quartiere, in passato popolare e malavitoso, proiettato verso un futuro moderno e alla moda. Eterogeneo e versatile, racchiude e rappresenta le tendenze e i nuovi stili che Milano sa esprimere: in Isola c’è il brunch che cercate! Monica Rossi UNA REGIONE AL PLURALE VARESE CITTÀ GIARDINO Piove, piove copiosamente anche per intere giornate. Mi meravigliavo, all’inizio, nei primi mesi in cui mi ero trasferita a vivere qui, a Varese. Poi ho scoperto che l’odiosa pioggia, a Varese e dintorni, disegna dei paesaggi unici, seducenti panorami che mi fanno perdonare questo capriccio atmosferico così frequente da queste parti. Il verde è il colore dominate, ovunque si vedono alti alberi con rigogliosi rami, piante aggrovigliate avvolgono facciate di edifici o disegnano suggestivi giardini. Ovunque il verde brillante fa da sfondo alle costruzioni della città giardino. A pochi passi dal centro della città, si trova un luogo incantato: Mustonate. Si tratta di un affascinate Borgo di origini agricole che si estende ai piedi delle Prealpi Lombarde. Il Borgo è stato recentemente ristrutturato da un banchiere originario di Milano, che ha dato vita a un raffinato complesso naturalistico, culturale e sportivo, composto da sei Cascine, dalla Chiesetta di Sant’Antonio e Santa Caterina, dal Ristorante Tana d’Orso e da un Centro di allenamento per cavalli. L’intera zona è teatro di molte manifestazioni culturali e iniziative enogastronomiche: dalle degustazioni in carrozza all’emporio della Lepre Italica. Infine, si può respirare aria d’altri tempi passeggiando all’interno del Centro di allenamento di cavalli purosangue, realizzato secondo alti standard internazionali. Anche gli ospiti che vi soggiornano, sia proprietari di cavalli sia semplici visitatori, indossano lussuosi abiti, rivisitazioni delle divise equestri stile caccia alla volpe. Lo stesso banchiere artefice di questo villaggio super attrezzato nel rispetto della tradizione gira spesso in carrozza con tanto di cocchiere. Antonella Tartaglia Le Marche: una regione al plurale che, come in un caleidoscopio, mostra con pudore le sue meraviglie. A metà fra il nord e il sud Italia, a metà fra il mare a est e la montagna a ovest; punteggiate da paesi medievali, da morbide colline e da un ricco mare le Marche hanno dato i natali a Giacomo Leopardi, Gioachino Rossini, Matteo Ricci. Non occorreva lo spot promozionale girato recentemente da Dustin Hoffman; non occorreva la tradizionale ironia dei “turisti per caso”, Patrizio Roversi e Syusy Blady, per pubblicizzare questa regione. I turisti qua sono più che consapevoli che le Marche siano un territorio vicino alla persona e lontano dalle metropoli. Olandesi e inglesi, dopo aver assediato le case coloniche della Toscana e dell'Umbria, sono giunti nelle Marche e qui si sono fermati. Hanno scoperto un tesoro gelosamente custodito dal carattere sobrio dei marchigiani, tanto da far registrare un flusso turistico in controtendenza rispetto al sistema Italia. Ogni angolo delle Marche, che sia un teatro storico, un panorama, un castello, una spiaggia, un parco, sa destare emozione e meraviglia in chi visita questa regione e che mai si annoierà viaggiando fra le palme di San Benedetto del Tronto, lo Sferisterio di Macerata, il santuario di Loreto, la riviera del Conero, il teatro Rossini di Pesaro, il Palazzo Ducale di Urbino e molti altri luoghi non chiassosi e incantevoli. Paola Olmi 66 IL RACCONTO DI DANIELE DEL GIUDICE ACUFENE Daniele Del Giudice è nato a Roma nel 1949 e vive a Venezia. Tradotto in sedici lingue tra le quali l’arabo e il cinese, è riconosciuto come uno dei maggiori scrittori italiani viventi per l’originalità linguistica, la capacità di “raccontare” la tecnica e per l’attenzione al mutare dei comportamenti quotidiani e del comune sentire. Insegna all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Tra le sue principali opere narrative: Lo stadio di Wimbledon; Atlante occidentale; Staccando l’ombra da terra; Mania; I-Tigi. Canto per Ustica; Quaderno dei Tigi (con Marco Paolini) e Orizzonte mobile del 2009, tutti per Einaudi. Qui un suo racconto, in esclusiva per Sincronizzando. I mmaginate di sentire tutto il tempo, notte compresa, una frequenza costante, vagante dentro il vostro orecchio: sale la rampa vestibolare e quella timpanica, scavalca una via l’altra le cellule ciliate dell’organo del Corti, serpeggia nei canali semicircolari, penetra rapido nell’area acustica della corteccia, con un tonfo sfonda il lobo temporale del cervello e pochi istanti dopo si mette di nuovo in cammino sugli stessi passi, martello, incudine e staffa, una toccata al padiglione e fuga, e poi ancora indietro, barcollando verso la coclea. Anche voi, come feci io, vi precipitereste dal farmacista e poi dal medico e daccapo dal farmacista, veda per cortesia di arrestare il suono molesto, lo arresti e lo ammanetti, faccia tutto quello che può perché il maledetto acufene vada ad abitare altrove, a seccare qualcun altro lontano da me. Ma – lo immaginate – nulla di fatto, né guarigione né miglioramento, fino al giorno in cui il confuso mormorio a cui non potete rassegnarvi si rivela all’improvviso una voce che parla una lingua come le altre, questo è indubitabilmente un nome e questo un verbo, verbo di impiego frequente, fare o stare o andare, e quella specie di rintocco dopo la pausa vuol dire “io”, o forse “tu”. C’è qualcuno che ti sta parlando da qualche tempo. Felicissimi, emozionati per la novità, avete già superato lo sconcerto – non è cosa da poco sapere che un interlocutore sconosciuto può scambiarsi per un disturbo uditivo e che una lingua ignota possa affliggere come una malattia – e vi siete messi in ascolto delle sequenze di suoni e delle riduzioni di intensità per ritagliare la parola singola dalla vicina, precedente o successiva. Siete pieni di concentrazione, sedotti dalla scoperta o dall’invenzione che sia, rapiti dentro il vostro orecchio. Di tradurre non se ne parla, ma di sentire sì. E immaginate che questo vi accada, come accadde a me, mentre vi trovate nella penombra azzurrina del vostro monitor sempre acceso, un vero gioiello di tecnologia, incastonato nella consolle circolare della sala controllo del centro spaziale. Siete a quaranta quarantacinque centimetri da altri due tecnici nella vostra identica posizione, uno a destra e uno a sinistra, e altri ancora a seguire in qua e in là, rapiti anche loro, ma lì è una faccenda tutta d’occhi, caselle o dati e rizomi sullo schermo. E noi – io loro e voi che a mente mi tenete compagnia – siamo sovrastati da altri schermi a muro, e avvolti dai chilometri cubi di cemento degli edifici che ci ospitano, bassi rettangoli circondati da molte antenne ad apertura, di diverse dimensioni, in una grande piana coltivata a patate carote e cipolle in provincia de L’Aquila. Prima era un lago, il terzo d’Italia per grandezza, un “piccolo mare tra i monti” come scrive Strabone. E Alessandro Torlonia lo prosciugò dopo che molti avevano tentato l’opera prima di lui, Cesare, Tiberio, Traiano, Adriano, anche Federico II. E così io, grazie a quel principe, non annego nelle acque rosse d’alghe e dal livello irregolare del lago del Fucino ma radionavigo nella ionosfera protetto dalle pareti in squadra del grande teleporto – non dalle murate umide di un bastimento qualsiasi! – ancorato a pavimenti di resina asciuttissimi e pulitissimi; e galleggio ammaliato – non ammalato! – tra i flutti ricomposti della lingua forestiera. E poiché non posso registrarla, l’unica possibilità è imparare a memoria delle frasi e ormai ne so una ventina, quelle che spero gradite alla mia controparte, quelle dall’andamento più gaio e festoso – spesso il tono pacato cela la peggiore ostilità – beninteso brevi. Mi sono dato il limite minimo di trenta frasi dopodiché, consapevole che la voce umana ha anch’essa i suoi limiti, proverò a ripeterle lentamente articolando bene pulsazioni e risonanze, badando all’intonazione e destreggiandomi alla meglio con la variabile temporale. Nel frattempo mi sono registrato al progetto SETI@home, che permette di accedere al Search for Extra-Terrestrial Intelligence, Ricerca di Intelligenza Extraterrestre, un programma elaborato dall’Università di Berkeley, e tra non molto dalla piana del Fucino, da questa consolle nella sala controllo, il mio messaggio partirà e prima o poi qualcuno saprà che io l’ho udito e ho risposto con un ragionevole ritardo. Voi penserete: chissà che gli dirai in quella lingua! Beh, non mi importa, per ora mi accontento di averle dato un nome, provate a indovinare qual è.