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La Rete di Trasmissione Nazionale
Studi e Ricerche Studi di settore La Rete di Trasmissione Nazionale Studi di Settore – Maggio 2003 Indice Introduzione ...................................................................................................2 1) La Rete di Trasmissione Nazionale .........................................................5 1.1. La consistenza della rete elettrica italiana .......................................6 1.2. Gli interventi di sviluppo necessari secondo il GRTN ....................12 1.3. Le procedure per il potenziamento e lo sviluppo della rete di trasmissione nazionale. .................................................................15 2) La tariffa di trasporto sulla Rete di trasmissione nazionale...............18 2.1. I costi riconosciuti alla rete di trasmissione nazionale ...................18 2.2. La tariffa di trasporto sulla RTN .....................................................19 Appendice: economics e normativa delle merchant lines ......................21 A.1. Gli economics delle merchant lines ...............................................21 A.2. Le tecnologie disponibili e i costi....................................................24 A.3. La regolamentazione......................................................................27 A.4. Il caso italiano ................................................................................29 Maggio 2003 A cura di: Luigi Napolano (Servizio Studi e Ricerche) e Alberto Capuano (Energy Desk - Structured Finance)(*) (*) Si ringrazia il CESI per la preziosa collaborazione. 1 Studi di Settore – Maggio 2003 Introduzione La rete di trasmissione nazionale e la sua gestione costituiscono l’ossatura tecnica del sistema elettrico; attraverso la rete, infatti, si garantisce l’incontro, istante per istante ed in condizioni di sicurezza, tra domanda e offerta di energia, in una posizione di irrinunciabile monopolio tecnico. Il suo ruolo in un contesto liberalizzato assume un’importanza ancora maggiore in quanto la competizione tra una pluralità di operatori, sia sul lato della generazione che della vendita, può avvenire ed è garantita se e solo se l’accesso alla rete di trasmissione avviene in condizioni di trasparenza, di parità e di non discriminazione. Inoltre, la gestione della rete permette di salvaguardare necessarie economie di coordinamento che rischierebbero di essere perse con l’avvio della liberalizzazione. Spetta al soggetto che gestisce la rete definire le condizioni di operabilità e di accesso al sistema, valutare la compatibilità tecnica delle iniziative private di produzione, definire i piani di sviluppo del sistema elettrico nazionale. In quest’ottica è l’indipendenza funzionale della rete a dovere essere preservata, mentre la natura degli assetti proprietari ha minore importanza. Deve essere garantito che la gestione della rete sia rigorosamente separata dalle restanti parti della filiera e che la remunerazione del servizio e del capitale investito nella filiera di trasmissione sia separato dai ricavi che possono essere ottenuti nelle fasi liberalizzate della filiera, al fine di evitare sussidi incrociati tra attività di monopolio ed attività soggette a concorrenza. La soluzione a queste problematiche offerta della Direttiva Europea 96/92 è stata quella di imporre il Third Party Access alle reti di trasmissione a favore di tutti i soggetti che ne richiedono il servizio, per via negoziata o per via regolata (ma comunque garantendo un accesso a condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie) e di imporre la separazione, almeno contabile, tra la rete di trasmissione e le altre fasi della filiera elettrica. La soluzione adottata dall’Italia attraverso il Decreto Bersani è stata quella di: 2 q separare dall’ Enel la funzione aziendale dedicata al dispacciamento dell’energia elettrica costituendo il Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale (GRTN), società per azioni di proprietà del Ministero dell’Economia e delle Finanze; ad esso sono state attribuite, in regime di concessione, le attività di trasmissione, dispacciamento e gestione unificata della rete di trasmissione nazionale; q imporre la separazione societaria a tutti gli operatori proprietari di una porzione di rete ricadente nell’ambito della Rete di Trasmissione Nazionale (RTN)1; q definire l’accesso alla rete per mezzo di tariffe regolate stabilite dall’Autorità per l’Energia Elettrica e per il Gas (AEEG). 1 L’ambito della RTN è stato definito dal decreto del 25 giugno 1999 del Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato. Vi ricadono tutte le reti elettriche in altissima tensione (tensione nominale uguale o superiore ai 220 kV) e quelle porzioni della rete in alta tensione (comprese tra 120 e 220 kV), che risultano funzionali alla rete elettrica di trasmissione nazionale. Sono parte della RTN anche le infrastrutture connesse, quali le stazioni di trasformazione o smistamento e l’impiantistica ad esse funzionali. La RTN così definita è costituita per il 96% circa da infrastrutture di proprietà Enel e per il resto da porzioni di rete di proprietà di Edison e delle principali municipalizzate italiane. Studi di Settore – Maggio 2003 Tali provvedimenti impattavano principalmente su Enel, che ha scorporato la rete di trasmissione costituendo la società TERNA S.p.A. Il modello di proprietà e gestione separata, qual è quello sviluppato nei primi tre anni di liberalizzazione a seguito del dettato del Decreto Bersani, non favorisce le economie di coordinamento tra le attività di pianificazione, gestione ed esecuzione. In un contesto come quello italiano, caratterizzato da varie criticità dovute fra l’altro all’estensione longitudinale del nostro paese e da una struttura della rete concepita e sviluppata in modo integrato con il parco di generazione, la pianificazione e lo sviluppo della RTN diventano temi cruciali del processo di liberalizzazione. La pianificazione ed i conseguenti processi operativi di sviluppo devono integrarsi con la domanda di connessione che nasce dal lato generazione da parte dei numerosi developer privati e, al contempo, sostenere la crescita della domanda finale sul lato della distribuzione nel rispetto dei vincoli di sicurezza, qualità del servizio e tutela della libertà di iniziativa privata. Inoltre, la Rete di Trasmissione appare un asset strategico anche in vista di una futura privatizzazione, considerate le caratteristiche di bassa rischiosità del suo business, strettamente regolato dalle tariffe definite dall’AEEG. La natura di servizio pubblico dell’attività di trasmissione non necessariamente è d’ostacolo nel passaggio da un assetto proprietario pubblico ad uno privatistico; essendo infatti sufficiente l’imposizione di vincoli alla struttura dell’azionariato e di impedimenti a compiere attività in altre fasi della filiera elettrica per impedire il rischio di abusi di posizioni di monopolio in attività competitive. Queste considerazioni hanno portato ad una serie di proposte, confluite nel Progetto di Legge di riordino dei settori energetici (cosiddetto disegno Marzano) attualmente in discussione in Parlamento. Le principali norme che impattano sulla rete elettrica, così come compaiono nel testo licenziato dal Consiglio dei Ministri alla fine di ottobre2, sono le seguenti: q viene promossa l'unificazione di proprietà e gestione della RTN e la sua quotazione in Borsa; q le società operanti nel settore della produzione, importazione, vendita di energia elettrica e di gas non potranno detenere più del 10% delle società di trasporto del gas o dell'elettricità. Tempi e modalità di tale riduzione verranno definiti, entro tre anni dall'entrata in vigore della legge, da un Decreto del Ministero del Tesoro; q entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge l'AEEG dovrà rivedere le tariffe di trasmissione e di distribuzione, in vigore a partire dal prossimo periodo regolatorio, in modo da: 2 Ø adeguare il tasso di rendimento del capitale investito e assumere quale tasso di rendimento privo di rischio almeno quello dei titoli di Stato a lungo termine; Ø trasferire agli utenti una quota della maggiore efficienza non superiore a quella lasciata all'impresa; Ø applicare il price cap, anche differenziato per le diverse tipologie di reti, con recuperi di efficienza non superiori a quelli vigenti ed Articoli 10 e 11 del Progetto di Legge. 3 Studi di Settore – Maggio 2003 applicandolo alla sola componente destinata al recupero dei costi operativi e degli ammortamenti. L’insieme di questi interventi sembra presupporre la volontà di riunificare gestione e proprietà della RTN, garantendo un’opportuna “terzietà” dell’infrastruttura. L’intento di ridefinire la tariffa appare funzionale alla massimizzazione del valore della società, in modo da agevolare la quotazione degli assets. Quale sarà la forma che prenderà tale privatizzazione sembra comunque emergere un orientamento delle autorità nazionali favorevole alla privatizzazione, in un contesto di indipendenza gestionale, degli assets di trasmissione. L’obiettivo di questo lavoro è di presentare lo stato di tali infrastrutture, discutendone gli aspetti di struttura, di gestione e di regolamentazione. Nel primo capitolo, vengono descritti la consistenza della rete di trasmissione nazionale, gli interventi di sviluppo necessari per sostenere il sistema elettrico nazionale e l’attuale procedura autorizzativa. Nel secondo capitolo viene analizzata l’attuale struttura tariffaria della trasmissione. Infine, nell’Appendice viene sviluppata l’analisi della normativa relativa alle linee merchant di interconnessione con l’estero, quale caso interessante per lo sviluppo, in forma imprenditoriale, delle connessioni elettriche tra il nostro paese ed il resto d’Europa. 4 Studi di Settore – Maggio 2003 1) La Rete di Trasmissione Nazionale Lo stato della Rete di Trasmissione Nazionale (RTN) è fondamentale al fine del buon funzionamento del sistema elettrico, costituendone l’infrastruttura portante. La rete presenta intrinseci aspetti di monopolio naturale, in particolare nella gestione più che negli assetti proprietari. Cruciale per l’efficienza tecnica del sistema elettrico è che i servizi di trasmissione e dispacciamento siano gestiti in forma unitaria; altrettanto cruciale, per il buon funzionamento di un sistema elettrico decentrato, è che le procedure di gestione siano trasparenti e non discriminatorie nei confronti della pluralità degli utenti del servizio di trasmissione e, infine, che il soggetto responsabile della trasmissione non abbia interessi nelle altre fasi della filiera, dato il vantaggio competitivo che deriva dal monopolio informativo connaturato con la sua funzione. Nel nuovo scenario liberalizzato lo sviluppo della rete di trasmissione nazionale appare, forse, ancora più critico della stessa installazione di nuova potenza e del rinnovo del parco produttivo. Infatti, il sistema di trasmissione nazionale deve, sul breve periodo, sostenere i flussi di potenza esistenti e gestirne la variabilità in regime di mercato e, sul medio lungo termine, permettere l’allacciamento di nuova potenza consentendone la piena disponibilità per sostenere l’incremento della domanda e garantire la libera iniziativa privata. La rete di trasmissione attualmente esistente è stata costruita in maniera integrata al parco di generazione, in ciò sfruttando a pieno le economie di coordinamento tra le diverse fasi della filiera che il monopolio permetteva di realizzare. Con la liberalizzazione, le economie di coordinamento vengono a mancare, e conseguentemente diventa cruciale riuscire a integrare i progetti di natura eminentemente privatistica, come la costruzione di nuovi impianti, con la gestione naturalmente monopolistica e con finalità pubbliche del cuore del sistema, cioè la trasmissione. Va evitato il rischio che la domanda di allacciamento3 non trovi adeguata capacità di rete disponibile. I documenti “Rapporto Annuale del GRTN”, pubblicato nell’aprile 2002, “Programma triennale di sviluppo della Rete di Trasmissione Nazionale” del gennaio 2002 e “Attività di sviluppo della Rete di Trasmissione 2002” del maggio 2003, sono documenti di estremo interesse in quanto descrivono lo stato della rete di trasmissione nazionale e stabiliscono quali sono gli interventi – e con quale scala di priorità – necessari per adeguare il sistema alle nuove esigenze produttive. Inoltre, il Rapporto dell’aprile 2002 è propedeutico alla comprensione del successivo documento del GRTN “Individuazione delle zone della rete rilevante”, pubblicato il 7 luglio 2002, che individua le zone rilevanti della rete di trasmissione italiana attraverso le quali verrà articolato il dispacciamento di merito economico. Il capitolo descrive lo stato attuale della rete e presentando la suddivisione del mercato elettrico in zone. Successivamente sono descritti i principali interventi necessari alla risoluzione dei vincoli della rete stessa e si conclude descrivendo i criteri che stanno ispirando i “power policy makers” nella stesura delle procedure autorizzative necessarie allo sviluppo ed al potenziamento della rete. 3 Naturalmente si fa riferimento alla domanda espressa da operatori interessati a sostenere i rilevanti investimenti che la generazione richiede. 5 Studi di Settore – Maggio 2003 1.1. La consistenza della rete elettrica italiana Figura 1 - La rete di trasmissione nazionale al 2001 Fonte: Rapporto sulle attività del GRTN, aprile 2001-marzo 2002 Lo stato della rete di trasmissione nazionale è variabile nelle diverse aree del paese: nel Nord Italia, la rete a 380 e 220 kV è fortemente magliata, mentre la rete a 132¸150 kV ha funzioni prevalentemente di subtrasmissione o di distribuzione primaria. Nel Centro, la rete è mediamente magliata, con la assai critica eccezione della dorsale adriatica tra Marche, Abruzzo e Molise, 6 Studi di Settore – Maggio 2003 che presenta una sola lunga direttrice a 380 kV ed una scarsità di centrali tali da renderlo uno dei punti di maggiore criticità del sistema. Al Sud, la rete a 380 kV è poco magliata, creando situazioni critiche soprattutto nelle linee tra Puglia e Calabria e il resto del Meridione. La rete a 132¸150 kV ha nel Sud anche funzioni di trasmissione. Sicilia e Sardegna sono connesse alla penisola tramite cavi sottomarini, ma la Sardegna è collegata in maniera asincrona rispetto al continente, essendo la connessione effettuata in corrente continua. La struttura della rete quindi non è omogenea, così come non lo è la distribuzione del parco di generazione. Ciò determina uno squilibrio sistemico che porta varie centrali ad immettere in rete meno energia di quanto sarebbe loro possibile (e che sono infatti definiti poli di produzione limitati) 4. Tutto ciò porta a delle situazioni di squilibrio nei flussi tra alcune aree del paese. Figura 2 - Limiti della capacità di trasporto a rete integra nel 2002 Fonte: GRTN, dati provvisori di esercizio 2002 4 Nella Disciplina del Mercato Elettrico, per polo di produzione limitato si intende un insieme di unità di produzione connesse ad una porzione della RTN senza punti di prelievo, la cui produzione massima esportabile verso la restante parte della RTN è inferiore alla produzione massima possibile, a causa di insufficiente capacità di trasporto. 7 Studi di Settore – Maggio 2003 Figura 3 - Saldi fisici di energia nel 2002 Fonte: GRTN, dati provvisori di esercizio 2002 I flussi di potenza che si dispiegano sulle reti dipendono, istante per istante, dalle richieste dei carichi, dalle disponibilità dei gruppi di generazione e dalla topologia della rete stessa; non è fisicamente possibile, una volta che l’energia viene immessa in rete, distinguerne con precisione il percorso verso l’utilizzazione finale. Le considerazioni relative ai percorsi dell’energia vanno quindi effettuate, come peraltro riportato nel Rapporto, individuando delle aree e delle direttrici di riferimento rispetto alle quali si muove l’energia in Italia e definendo, al contempo, le situazioni di criticità e di frequente congestione delle reti. Le aree individuate dal GRTN sono: Italia settentrionale – Italia centro settentrionale Le importazioni di energia dall’estero fluiscono verso il Nord Italia. Pur essendo notevole la magliatura della rete nell’area settentrionale del Paese, l’afflusso di energia dall’estero impedisce il pieno utilizzo di alcuni impianti ivi localizzati, a causa di alcuni limiti nelle interconnessioni tra area settentrionale a area centro settentrionale, che determinano alcune importanti congestioni. Ciò è dovuto principalmente alla differente configurazione della rete sulle direttrici tirrenica e adriatica ed alla diversa dislocazione degli impianti sulle due coste. La dorsale tirrenica presenta una 8 Studi di Settore – Maggio 2003 capacità distribuita uniformemente lungo tutta la costa (grandi impianti termoelettrici di La Spezia, Piombino, Montalto di Castro, Torrevaldaliga Nord e Sud), mentre la costa adriatica centrale presenta solo due grandi poli produttivi, uno a nord, nel Veneto (Porto Tolle), uno a Sud, in Puglia (Brindisi). Tipicamente quindi i flussi di energia tendono a dirigersi da sud verso nord sul lato tirrenico, nella direzione opposta su quello adriatico, il che finisce con il mettere sotto pressione particolarmente la linea adriatica tra Fano e Candia, nelle Marche. Nell’area nord settentrionale sono localizzati i poli di produzione limitati di Turbigo (1,200 MW di potenza, che brucia olio combustibile e gas naturale e fa parte di Edipower) e Monfalcone (960 MW attualmente ad olio combustibile e carbone e per la quale è prevista la conversione a carbone di due gruppi; fa parte di Endesa Italia). Italia centro settentrionale – Italia centro meridionale Anche in questo caso è lo squilibrio tra la produzione dell’area tirrenica con quella dell’area adriatica a determinare problemi sui flussi di energia. Le congestioni possono portare, in caso di guasti o disservizi sulle linee a 380 kV Rosara-Villanova (Ovest – Est) e Montalto di Castro-Poggio a Caiano, a degradi di tensione in alcuni nodi della rete. Per quanto riguarda la produzione, l’area è caratterizzata da: · il polo di produzione di Piombino (1,280 MW ad olio combustibile di proprietà Enel; l’area è inoltre interessata da numerosi progetti per nuovi impianti); · l’area dell’Alto Lazio. Questa è una delle maggiori aree italiane di produzione di energia elettrica, costituita dalle centrali Enel Montalto di Castro, circa 3000 MW alimentata a gas, Torrevaldaliga Nord, circa 2,640 MW ad olio combustibile e per la quale è prevista la conversione a carbone di tre gruppi, e Torrevaldaliga Sud (Tirreno Power), 1,180 MW ad olio combustibile e gas, per la quale è prevista la conversione a ciclo combinato. Sono stati peraltro già avviati i progetti per potenziare alcuni collegamenti, in modo tale da permettere a questi impianti un utilizzo maggiore della propria potenza. Italia Meridionale In questo caso le criticità sono determinate dal fatto che l’area meridionale è caratterizzata da pochi impianti di grandi dimensioni, principalmente il polo di Brindisi, Rossano Calabro e la centrale idroelettrica di pompaggio di Presenzano (Caserta). Nell’area inoltre, a causa delle rilevanti importazioni della Campania, si verificano significativi squilibri sulla rete, che avrebbe necessità di essere potenziata in modo da facilitare l’afflusso di energia dalle circostanti regioni esportatrici (Lazio, Puglia, Calabria). Conseguentemente l’impianto di Rossano Calabro (1,720 MW ad olio combustibile di proprietà Enel) ed il polo di Brindisi, su cui insistono tre centrali (la centrale di Brindisi Nord da 1,280 MW ad olio combustibile e carbone di Edipower, quella di Brindisi Sud di proprietà di Enel, 2,640 MW a carbone, e il ciclo combinato da 980 MW di EniPower in fase di autorizzazione), sono al momento poli di produzione limitati. La congestione nell’area potrebbe essere superata con il completamento dei restanti dodici chilometri della linea Matera - S.Sofia, alla cui costruzione si oppongono alcuni comuni. Il completamento di questa linea potrebbe risolvere i problemi di esportazione di energia verso la Campania da sud, permettendo così di “sbloccare” la produzione di Rossano Calabro e Brindisi. 9 Studi di Settore – Maggio 2003 Calabria - Sicilia Il collegamento tra la Sicilia, che possiede un significativo surplus di capacità produttiva, e la Calabria è costituito dalla linea a 380 kV Rossano – Scandale – Rizziconi - Sorgente, il cui ultimo tratto è in cavo sottomarino. Due tratti presentano particolare criticità (il tratto Rossano - Scandale e il cavo sottomarino), che obbligano la gestione della linea con margini di sicurezza particolarmente elevati. Ciò impedisce di sfruttare pienamente la capacità sulla linea di interconnessione siculo-calabra e, conseguentemente, di esportare tutto il surplus produttivo siciliano. Come ulteriore conseguenza, un polo di produzione limitato, in particolari condizioni di rete, è stato individuato in Sicilia, a Priolo Gargallo (640 MW ad olio combustibile in corso di repowering, di proprietà Enel). L’articolazione del mercato in zone sulla base dell’attuale stato della rete L’attuale configurazione della rete di trasmissione nazionale ha determinato la definizione delle zone nelle quali è diviso il mercato elettrico nazionale. Il documento, presentato dal GRTN all’AEEG ed al Ministero il 6 maggio 2002, è stato pubblicato il successivo 7 luglio. In esso sono ripresi molti dei temi del Rapporto Annuale, sono descritte le metodologie utilizzate per il calcolo e sono individuati, anche se non per tutti i casi, i livelli di potenza per ciascun vincolo. Il documento era atteso da tempo, in quanto è un tassello fondamentale per l’avvio della Borsa Elettrica che, come noto, è basata sul meccanismo dei prezzi zonali. Inoltre, il dato sui carichi massimi ammessi sui transiti è estremamente utile per gli operatori, in quanto consente di effettuare simulazioni più accurate sui prezzi futuri del mercato elettrico italiano. Figura 4 - Le zone della rete di trasmissione rilevante Fonte: GRTN, documento del 6 maggio 2002, “Individuazione delle zone della rete rilevante” 10 Studi di Settore – Maggio 2003 Non sorprendentemente, le zone sono articolate sulla base delle considerazioni descritte nel rapporto annuale: esse possono essere raggruppate in tre classi: 1. le zone delimitate dalle interconnessioni con le reti estere; 2. le zone determinate dalle grandi dorsali all’interno della rete nazionale; 3. le zone determinate dai poli di produzione limitati. Figura 5 - I limiti di potenza tra le zone della rete rilevante Fonte: GRTN, documento del 6 maggio 2002, “Individuazione delle zone della rete rilevante” 11 Studi di Settore – Maggio 2003 Le simulazioni compiute dal GRTN per la gestione della rete in sicurezza sono effettuate sulla base del criterio di funzionamento N-15 definendo due vincoli al trasporto di elettricità sulle linee, che si ritengono raggiunti quando la tensione del nodo giunge a 360 kV o la corrente di linea giunge al 120% del limite termico permanente. Sulla base di modelli di simulazione, il GRTN ha determinato i limiti al transito di potenza tra le varie zone, che vengono presentati nel seguente schema. 1.2. Gli interventi di sviluppo necessari secondo il GRTN Il sistema elettrico italiano è quindi caratterizzato da alcune problematiche che possono essere così sintetizzate: 1. limitatezza della capacità di importazione rispetto alle esigenze della domanda italiana, con vincoli alla circolazione dei flussi di energia importata tra Nord e Centro del Paese, il che determina congestioni nelle aree di maggior consumo del Settentrione (Nord Est nella zona di Vicenza, l’area urbana di Milano, la linea Milano-Torino); 2. uno squilibrio produttivo tra la dorsale tirrenica e quella adriatica, con la prima caratterizzata da una diffusione degli impianti lungo tutta la costa, mentre la seconda presenta solo due grandi impianti di produzione termoelettrica e un’unica linea di trasmissione a 380 kV. La limitatezza dei flussi sull’area adriatica determina forti congestioni nelle linee in Alta Tensione (a 132 kV) che collegano le due coste, come nella linea Montalto di Castro-Poggio a Caiano tra Lazio e Umbria, e in Toscana; 3. la presenza di un’area che assorbe grandi quantitativi di energia, come la Campania, che presenta un saldo energetico negativo per quasi 10 TWh all’anno ed è al momento praticamente priva di impianti di grandi dimensioni, con conseguente sollecitazione delle linee di connessione con le aree produttive vicine (Alto Lazio, Puglia, Calabria); 4. l’insufficiente magliatura della rete al Sud, in particolar modo in PugliaBasilicata e in Calabria. Ciò congestiona la rete limitando l’apporto produttivo dai poli di Brindisi e Rossano Calabro e limita le esportazioni dalla Sicilia. Questi vincoli di rete costringono impianti per oltre 15,000 MW di capacità, tra i quali molti dei più grandi impianti termoelettrici italiani, a lavorare con fattori di carico inferiori al loro potenziale. Inoltre, tali squilibri potrebbero aggravarsi con l’ingresso dei nuovi impianti a ciclo combinato. Il GRTN ha quindi predisposto una serie di interventi per risolvere le strozzature della rete, presentati in un Piano Triennale di Sviluppo del gennaio 20026. In questo documento sono elencate in maniera estremamente dettagliata tutte le iniziative di ammodernamento e sviluppo della rete (pari a complessivi 1.4 miliardi di euro di investimenti previsti nel triennio 2002 ¸ 2004), nonché lo stato dei lavori intrapresi, ma soprattutto sono indicati i progetti di massima priorità, di seguito elencati: 5 Il criterio consiste nello studiare il comportamento del sistema elettrico in presenza del distacco di ogni singola componente rilevante con lo scopo di verificare che non si creino situazioni di criticità di esercizio nelle altre porzioni del sistema. 6 Il Documento “Attività di Sviluppo della rete di trasmissione 2002” del maggio 2003 fornisce ulteriore dettaglio e aggiorna lo stato di avanzamento di tali interventi. 12 Studi di Settore – Maggio 2003 a) interventi urgenti, parzialmente realizzati ma bloccati per opposizioni locali: a.1) linea a 380 kV Matera - S.Sofia, di fondamentale importanza per permettere l’esportazione dell’energia dal polo pugliese e dall’elettrodotto Grecia-Italia, completato nel 2001, verso la Campania; a.2) raccordo a 150 kV della stazione 380/150 kV di Paternò (Catania) alla rete a 150 kV, fondamentale per eliminare la congestione sulla rete siciliana e facilitare l’esportazione verso la Calabria; b) interventi urgenti non ancora autorizzati: b.1) linea a 380 kV tra Turbigo e Rho, fondamentale per eliminare la congestione intorno all’area milanese ed evitare che il flusso di energia proveniente dalla Svizzera costringa Turbigo ad operare come polo di produzione limitato; b.2.) modifica dell’assetto di rete che interessa le linee a 380 kV Poggio a Caiano7 - Roma Nord/Montalto di Castro - Suvereto, necessario ad aumentare l’esportazione di energia dal polo di produzione dell’Alto Lazio verso le circostanti regioni deficitiarie di energia e di operare le linee in sicurezza; b.3) stazione 380/220 kV di Striano (Salerno), necessario completamento delle linee che devono esportare energia verso la Campania; b.4) linea Rizziconi – Feroleto - Laino, in Calabria, che permetterebbe di eliminare la congestione attualmente esistente, che costringe l’impianto di Rossano Calabro ad operare come polo di produzione limitato e riduce le esportazioni dalla Sicilia; c) altri interventi urgenti: c.1) il completamento della linea S.Fiorano – Robbia, da terminare solo sul lato italiano e il ripotenziamento della S.Fiorano-Nave (Brescia), che permetterebbero di potenziare le importazioni dalla Svizzera; c.2) la costruzione della linea Cordignano - Lienz, che permetterebbe di aumentare le importazioni dall’Austria; c.3) la stazione 380/220 kV di Montecchio (Vicenza), quella di Vedelago (Treviso), le linee 380 kV Venezia Nord - Cordignano e Redipuglia - Udine Ovest, interventi che permetterebbero di eliminare le congestioni nell’area del Nord Est; c.4) la costruzione di alcune stazioni 380/132 kV ad Abbadia (Macerata), Casellina (Firenze), Carpi (Modena), e delle linee Trino - Lacchiarella e Voghera - La Casella, che permetterebbero il funzionamento in maggiore sicurezza dell’asse centro – settentrionale; c.5) modifiche per potenziamenti della linea La Spezia-Acciaiolo, che attualmente può essere messa in servizio solo in condizioni di emergenza. Il potenziamento permetterebbe l’aumento dei flussi sull’asse Liguria-Toscana; 7 Intervento avviato 13 Studi di Settore – Maggio 2003 c.6) realizzazione della nuova linea Tavarnuzze-Casellina-S.Barbara, nell’entroterra toscano, con relativi raccordi rispetto alle esistenti stazioni a 220 kV ed eliminazione delle vecchie infrastrutture, funzionale alla trasformazione a ciclo combinato della centrale Enel di S.Barbara. Tali interventi sono stati oggetto di un Protocollo di Intesa, già stipulato, tra Enel e la Regione Toscana, che dovrebbe permettere una conclusione rapida dei lavori, la cui fine è prevista entro il dicembre 2004; c.7) costruzione di alcune stazioni di trasformazione a 220 e 150 kV, nell’area centrale del Paese (Villavalle, Pietrafitta, Celano), funzionale alla gestione in sicurezza della rete AT dell’entroterra marchigiano e dell’Umbria, oggi caratterizzata da bassi livelli di qualità del servizio. Molti di questi interventi erano stati considerati prioritari già nel Piano di Sviluppo Triennale del 2001, ma lo stato dei lavori non appare in miglioramento, vuoi per l’opposizione locale (completamento della linea S.Fiorano - Robbia-Nave e della Matera - S.Sofia), vuoi per il rigetto di alcuni progetti da parte della commissione VIA (linea Turbigo - Rho, linee Poggio a Caiano - Roma Nord/Montalto di Castro - Suvereto), che ha costretto il GRTN a ripresentare il progetto con alcune varianti, di fatto ricominciando l’iter da capo. E’ tuttavia evidente che, quanto più tali interventi saranno procrastinati, tanto più lo stato di emergenza potrà diventare un’ipotesi concreta. 14 Studi di Settore – Maggio 2003 1.3. Le procedure per il potenziamento e lo sviluppo della rete di trasmissione nazionale. Gli investimenti nella rete di trasmissione si annunciano quindi ancora più delicati e cruciali, per favorire la liberalizzazione del settore elettrico italiano, di quanto siano quelli nella generazione. L’eliminazione dei vincoli alla circolazione dell’energia potrebbe garantire un funzionamento più efficiente di una parte importante del parco di generazione, nonché l’eliminazione di potenziali posizioni di monopolio locale, dovute allo stato della rete. Per i nuovi entranti inoltre, nonché per gli acquirenti delle Genco, sarà cruciale che alcuni degli investimenti programmati dal GRTN vengano realizzati; in alternativa, vi è il rischio che tali impianti, impossibilitati ad operare al massimo delle loro potenzialità a causa di strozzature della rete, si dimostrino investimenti dal ritorno insufficiente. Attualmente, le procedure autorizzative per la costruzione di nuove linee di trasporto sono particolarmente complesse, e richiedono l’intervento di molteplici soggetti sia a livello ministeriale (Ministero delle Attività Produttive, Ministero dell’Ambiente, Ministero della Difesa, Ministero dei Trasporti, Ministero dell’Interno) che locale (Regioni, Province e Comuni interessati). Il procedimento VIA deve essere stabilito a livello nazionale per quanto riguarda gli elettrodotti con tensione superiore ai 150 kV e i 15 km di lunghezza e a livello di uffici regionali per quanto riguarda gli elettrodotti con valori inferiori. Da tempo si richiede, analogamente a quanto stabilito per gli impianti di generazione sopra i 300 MW di potenza termica8, una qualche procedura accelerativa anche per quanto riguarda la costruzione delle reti di trasmissione, nonché delle linee di interconnessione con l’estero. Secondo quanto già riportato nel Programma triennale di sviluppo 2001¸2003 la costruzione, l’esercizio e la manutenzione delle linee di connessione alla RTN, che non ne interessano lo sviluppo9, sono affidate al produttore interessato, che ne diventa anche proprietario, rispettando le regole tecniche di connessione ed esercizio emanate dal GRTN. Nel caso in cui invece il collegamento della centrale alla rete di trasmissione nazionale sia di interesse per lo sviluppo della medesima, il GRTN assegna con procedura competitiva, in base alla Convenzione di Concessione rilasciata dal Ministero delle Attività Produttive, la realizzazione del collegamento che entra a far parte della RTN. L’aggiudicatario dei lavori diventa titolare e responsabile dell’esercizio e della manutenzione della nuova porzione di rete e viene remunerato secondo i criteri fissati nella citata Convenzione. Questo orientamento favorevole alla partecipazione di soggetti “privati” agli investimenti sulle reti, per quanto riguarda la connessione di impianti di produzione ed il potenziamento delle stesse, è stato di fatto recepito dall’AEEG nella delibera n° 50/02 del 26 marzo relativa alle condizioni per l’erogazione del servizio di connessione alle reti in media, alta ed altissima tensione da parte dei gestori di rete, siano essi il GRTN o le imprese distributrici. Nel caso in cui il soggetto richiedente la connessione realizzi l’opera, questi potrà avvalersi della dichiarazione di pubblica utilità per l’effettuazione delle procedure espropriative10. 8 Lo scorso 3 aprile 2002 è stato approvato il decreto cosiddetto sblocca centrali che dovrebbe facilitarne il percorso autorizzativo. 9 Per sviluppo si intende un intervento di espansione o di evoluzione della rete elettrica i cui benefici si estendono oltre che al richedente la connessione anche alla generalità dell’utenza. 10 Tali procedure sono normate dal D.P.R. n° 327 del 8 giugno 2001, “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazioni per pubblica utilità”, in 15 Studi di Settore – Maggio 2003 Questi primi importanti interventi andranno certamente integrati con le norme di riordino del settore energetico (Progetto di legge Marzano), attualmente in fase di discussione in Parlamento. Qualora fossero approvate le norme, così come scritte nella bozza rilasciata al seguito dell’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri avvenuta a fine ottobre, le linee guide per quanto riguarda i procedimenti di autorizzazione per la costruzione di infrastrutture di rete potrebbero essere così riassunte: 1. la programmazione complessiva infrastrutturale appare essere funzione esercitata sostanzialmente dallo Stato, attraverso: la dichiarazione di interesse nazionale di grandi reti; l’adozione di indirizzi per la gestione, manutenzione e sviluppo delle stesse; l’approvazione del piano triennale del GRTN; la VIA delle infrastrutture dichiarate di interesse nazionale; 2. le Regioni rilasciano l’autorizzazione alla costruzione ed esercizio degli elettrodotti attraverso un procedimento unico, comprensivo della dichiarazione di pubblica utilità, del VIA e del progetto preliminare, entro 180 giorni dalla data di presentazione della domanda. In caso di mancato rilascio dell’autorizzazione, lo Stato esercita il potere sostitutivo. Le opere inserite nel Programma Triennale di Sviluppo del GRTN, come approvato dal MAP potranno essere inserite in accordi di programma tra le regioni ed il Ministero. Relativamente al coordinamento della bozza citata con altre disposizioni in tema di elettrodotti, si osserva che la legge n° 36 del 22 febbraio 2001 sull’esposizione ai campi elettromagnetici: · attribuisce allo Stato l’esercizio delle funzioni relative alla definizione dei tracciati degli elettrodotti con tensione superiore a 150 kV ed alle regioni per quelli a tensione inferiore. Questa prescrizione potrebbe costituire lo strumento attraverso il quale l’amministrazione centrale potrà attuare la citata programmazione delle grandi reti; · prescrive l’adozione di un regolamento nel quale sia contenuta anche la disciplina (definita come “nuova”) dei procedimenti di autorizzazione alla costruzione ed all’esercizio degli elettrodotti con tensione superiore a 150 kV nel rispetto della legge medesima e delle disposizioni in materia di VIA (cfr. art. 5 comma 3). Si ritiene che tale regolamento, che ad oggi ci risulta ancora in fase d’emanazione relativamente a questo punto, possa costituire il cosiddetto procedimento unico citato nell’articolo n° 13 del decreto Marzano, evitando così il possibile moltiplicarsi delle procedure da una regione all’altra e senza sovrapporsi alla prevista potestà delle stesse in tema di autorizzazione degli elettrodotti; · prevede il riordino delle procedure relative alle servitù di elettrodotto, tema che forse trova soluzione nel citato D.P.R. n° 327. Alla luce del complesso dei provvedimenti esaminati appare evidente che le autorità politiche e gli altri “power policy maker” hanno recepito l’esistenza del problema dell’adeguamento e dello sviluppo della rete e che si voglia risolvere tale problematica sia cercando di semplificare le procedure autorizzative per gli interventi di sviluppo e potenziamento, sia fornendo un quadro di riferimento normativo ed operativo nel quale si possano conseguire al contempo sicurezza d’esercizio e redditività degli investimenti. Le procedure previste mettono in condizioni di uguaglianza tutti i titolari di porzioni di rete di trasmissione nazionale e sono coerenti con una metodologia di sviluppo in cui possa essere svolto un ruolo anche da parte vigore dal 30 giugno 2002, che ha riformato la materia dell’espropriazione per pubblica utilità. 16 Studi di Settore – Maggio 2003 dei soggetti imprenditoriali. Fondamentale è quindi il ruolo di indirizzo del GRTN, che è l’unico soggetto in grado di recuperare le economie di coordinamento necessarie per il funzionamento efficiente del sistema elettrico. Qualsiasi sarà la forma che sarà decisa per l’integrazione tra la RTN e il Gestore, è fondamentale che il nuovo soggetto continui ad operare in maniera indipendente e super partes, come soggetto direttamente controllato dallo Stato o come public company, le cui attività vengano comunque rigidamente separate da quelle in concorrenza possibili nelle altre fasi della filiera elettrica. 17 Studi di Settore – Maggio 2003 2) La tariffa di trasporto sulla Rete di trasmissione nazionale La rete di trasmissione nazionale è remunerata attraverso tariffe regolate dall’Autorità dell’Energia Elettrica e del Gas (AEEG), in quanto si tratta di attività svolta in monopolio su base nazionale. La definizione dei costi riconosciuti e la strutturazione delle tariffe è avvenuta in tre momenti: dapprima attraverso la delibera 13/99, che ha definito le modalità di calcolo dei costi riconosciuti e ha stabilito le tariffe di vettoriamento – ossia del trasporto punto - punto per i clienti idonei; successivamente, attraverso le delibere 204/99 e 205/99 che hanno definito i corrispettivi di trasporto per gli utenti del mercato vincolato (oltre che le tariffe di distribuzione); infine, attraverso la delibera 228/01, che, integrando le varie disposizioni dell’AEEG volte a ridefinire la struttura della tariffa elettrica, tra le altre cose ha unificato le tariffe di trasporto tra utenti del mercato libero e utenti del mercato vincolato. 2.1. I costi riconosciuti alla rete di trasmissione nazionale Le modalità di riconoscimento dei costi, la remunerazione del capitale investito e il livello dei costi riconosciuti sono state stabilite nella delibera 13/9911. I punti di maggiore interesse del provvedimento sono i seguenti: q per la raccolta dei dati è stato utilizzato il bilancio 1997 dell’Enel, confrontato con quello di altri operatori (principalmente municipalizzate), proprietari di porzioni della rete di trasmissione; q sono costi riconosciuti le seguenti poste: § i costi diretti relativi alla gestione caratteristica, cioè all’attività di trasporto, quindi essenzialmente i costi delle risorse interne ed esterne (personale, materiali e forniture) più gli ammortamenti economico- tecnici; § una quota parte dei costi comuni, cioè delle attività di amministrazione; nella struttura Enel integrata tali costi erano comuni alle fasi di generazione, produzione e trasmissione, ed era quindi necessario procedere ad una loro ripartizione funzionale alle diverse attività che, nel nuovo contesto competitivo, sono state deintegrate; § al netto dei contributi diversi, principalmente i contributi di allacciamento; § il capitale investito netto, remunerato ad un WACC reale pre tax pari al 5,6%. Vale la pena soffermarsi sulle modalità di determinazione del capitale investito netto e sulle modalità seguite dall’AEEG per determinare il livello del WACC. Per quanto riguarda la valutazione del capitale investito non può essere utilizzato la metodologia del discounted cash flow, che viene solitamente utilizzata in ambito finanziario per la valutazione delle imprese. In tale caso, infatti, le tariffe verrebbero determinate sulla base di un valore 11 Una compiuta descrizione della metodologia di costruzione della delibera è contenuta nella Relazione tecnica ad essa allegata. 18 Studi di Settore – Maggio 2003 presunto calcolato sulla base di un capitale investito netto, il cui valore verrebbe determinato non da prezzi di mercato, come per un’attività competitiva, ma per mezzo delle tariffe stesse. L’evidente circolarità può essere evitata attraverso il criterio del costo di rimpiazzo del capitale fisico dell’impresa. Il capitale investito netto per la rete italiana è dato dalla somma delle immobilizzazioni materiali (al netto del fondo di ammortamento economico tecnico), delle immobilizzazioni immateriali e finanziarie e del capitale circolante, il tutto al netto delle poste rettificative (fondo TFR e fondo rischi ed oneri). Il capitale ottenuto dalle poste di bilancio è stato poi ripartito tra le varie porzioni della rete di trasmissione. L’analisi su esposta ha portato alla determinazione dei costi riconosciuti per le attività ricadenti nell’ambito della Rete di Trasmissione Nazionale, che sono riportati nella tabella di cui alla Figura n° 6. Figura 6 - I costi riconosciuti alle porzioni di rete afferenti alla Rete di Trasmissione Nazionale (milioni di euro) Percorso Linee AAT-AT e trasformazione AT-AAT Linee AAT Trasf AT/AAT Linee AT Capitale investito Remunerazion e del capitale Altri costi riconosciuti Totale 4052.476 198.571 733.957 932.528 1118.116 54.787 129.735 184.522 1437.35 70.430 216.162 286.592 1380.528 67.645 236.632 304.008 Trasformazione AAT-AT/MT 1863.033 91.288 406.433 497.721 Totale 9851.503 482.723 1722.651 2205.374 Fonte: AEEG, Relazione Tecnica alla Delibera 13/99 (valori in lire convertiti) 2.2. La tariffa di trasporto sulla RTN I costi riconosciuti della rete nazionale di trasmissione sono stati poi applicati nelle tariffe di vettoriamento (per i clienti liberi), definite nella delibera 13/99, e nelle tariffe di trasporto e distribuzione (per i clienti vincolati) definiti nelle delibere 204/99 e 205/99. L’esperienza dei primi anni della liberalizzazione ha portato alla sostituzione delle tariffe di vettoriamento per i clienti idonei ed alla costituzione di un’unica tariffa di trasporto, identica per tutti i clienti, idonei e vincolati quali siano. Ciò si è principalmente verificato a causa di almeno tre motivi: 1. la struttura delle tariffe di vettoriamento, basate su corrispettivi di potenza da applicare ad un percorso punto a punto e riconciliazioni in caso di programma di prelievo effettivo diverso rispetto a quello comunicato (su base oraria) al GRTN, è incompatibile con l’avvio di una borsa elettrica. Infatti quest’ultima agisce da national balancing point per tutti i nodi di ingresso e di uscita del sistema e quindi una tariffa basata su un vettoriamento tra due punti specifici di ingresso e uscita della rete non è più necessaria. Inoltre, anche il meccanismo di riconciliazioni risulta non più necessario; in sua vece, infatti, operano i mercati di aggiustamento, di risoluzione delle congestioni e di bilanciamento. Tali problematiche non si pongono per quanto riguarda la tariffa di trasporto per gli utenti vincolati. Ad ogni modo la stessa AEEG aveva riconosciuto il carattere transitorio della tariffa di vettoriamento; 2. per quanto i livelli di costo impiegati per i calcoli della tariffa di trasporto per gli utenti vincolati e per la tariffa di vettoriamento per gli utenti idonei 19 Studi di Settore – Maggio 2003 fossero gli stessi, la diversa struttura della tariffa determinava delle situazioni spesso non eque. Infatti, a parità di caratteristiche di prelievo (potenza impegnata e utilizzata, profilo della curva di domanda) del singolo cliente, questi otteneva tariffe diverse a seconda che rimanesse cliente vincolato oppure diventasse cliente idoneo. Questo risultato era in contrasto con gli obiettivi di un’efficiente regolamentazione. Infatti, la rete è un elemento di monopolio naturale che deve permettere un accesso trasparente e non discriminatorio a tutti i fruitori del servizio; non deve cioè fornire elementi distorsivi della scelta dei consumatori, cosa che invece accade se il livello delle tariffe risulta essere diverso a seconda del regime regolatorio scelto dal cliente; 3. la tariffa di vettoriamento si è dimostrata di difficile applicazione, soprattutto nella gestione della riconciliazione. L’AEEG ha scelto quindi, per mezzo della Delibera 228/01 (detta Testo Integrato) di applicare a tutti gli utenti la tariffa di trasporto definita nella Delibera 204/99, con qualche piccola modifica. I ricavi conseguiti dalla RTN sono determinati secondo la seguente metodologia: 1. le imprese distributrici che prelevano energia elettrica dalla Rete di trasmissione nazionale riconoscono al GRTN un corrispettivo determinato applicando la componente CTR riportata in Figura n° 7 alla somma dell’energia prelevata direttamente dalla RTN ed immessa in rete dai generatori collegati in alta tensione alla rete dei medesimi distributori; 2. i clienti finali connessi alla RTN riconoscono al GRTN la componente CTR applicata all’energia prelevata; 3. i produttori connessi a qualsiasi rete, sia essa la RTN o di distribuzione, riconoscono al GRTN un corrispettivo ottenuto applicando alla energia immessa la componente 0,0243 Euro cent/kWh. Per le funzioni di trasmissione e dispacciamento espletate, al GRTN è riconosciuto un corrispettivo ottenuto applicando all’energia di cui ai punti 1 e 2 precedenti la componente 0,0397 Euro cent/kWh. Figura 7 - La componente CTR per il 2002 ed il 2003 Fasce 2002 2003 CTR (EUR cents/kWh) CTR (EUR cents/kWh) Variaz % F1 0.71 0.74 4.2 F2 0.46 0.48 4.3 F3 0.32 0.33 3 F4 0.15 0.16 6 Fonte: AEEG, delibere 228/01 e 152/02 La tariffa media12 di trasmissione in alta - altissima tensione risulta quindi essere, per il 2003, pari a 0.28 EURcents/kWh. 12 Media media pesata dei corrispettivi CTR rispetto ad un profilo di prelievo corrispondente al rapporto tra ore in ogni fascia rispetto alle ore complessive annue. Tali valori sono pari al 20 Studi di Settore – Maggio 2003 Appendice: economics e normativa delle merchant lines Per merchant line si intende una linea elettrica, di potenza rilevante, cioè dell’ordine delle centinaia di MW, che viene costruita da soggetti privati per scopi imprenditoriali sottoponendosi ad un rischio di mercato. L’investimento effettuato per un tale tipo di impianto elettrico, che solitamente collega due aree tra le quali si manifestano rilevanti e persistenti differenze di prezzo dell’elettricità, viene remunerato vendendo, od utilizzando in proprio, la capacità di trasmissione su base commerciale e non accedendo alle tariffe regolate con le quali viene disciplinato l’accesso alle reti di trasporto dell’energia elettrica. Per quanto riguarda l’Italia, la costruzione di una merchant line ha quindi una giustificazione economica a livello intuitivo se si tratta di una linea di interconnessione con l’estero, dove i livelli medi di prezzo sono significativamente minori. La fattibilità in linea di principio di una merchant line è stata implicitamente riconosciuta dalla delibera 151/02 dell’AEEG, che riconosce un diritto di accesso prioritario alla capacità di trasporto sulle linee di interconnessione con l’estero a favore di chi realizza tali infrastrutture. In questa appendice pertanto si cercherà di mostrare i fattori che determinano la sostenibilità economica di questi investimenti e verranno mostrate le opzioni tecnicamente fattibili per la costruzione di tali impianti e quali ne sono i costi; infine, verrà sintetizzata la normativa dell’AEEG, in relazione agli altri provvedimenti già descritti che possono impattare su questo tipo di business. A.1. Gli economics delle merchant lines Nonostante il termine merchant line possa sembrare alquanto esotico e vi siano vari e complessi aspetti tecnici da tenere in considerazione, il business è, sotto il profilo tecnico-economico, abbastanza semplice. Come per le altre infrastrutture, l’investimento in una linea di interconnessione merchant è economicamente sostenibile se il complesso dei flussi di cassa generati dall’esercizio dell’impianto, attualizzati al costo medio ponderato del capitale impiegato, è superiore all’investimento sostenuto per la realizzazione. I margini e di conseguenza i flussi di cassa conseguiti dalla linea di interconnessione sono chiaramente funzione della differenza di prezzo tra le zone di mercato collegate dalla linea. Un esempio13 renderà più immediata la comprensione di questa affermazione. Supponiamo che esistano due aree di mercato non interconnesse tra loro, l’area A il cui costo marginale di produzione14 è pari a 14 euro/MWh, l’area B il cui costo marginale di produzione è pari a 23 euro/MWh, come indicato nelle figure 9 e 10. 6% per quanto riguarda F1, al 20% per quanto riguarda F2, al 14% per quanto riguarda F3, al 60% per quanto riguarda F4. 13 Tratto da Sally Hunt “Making Competition Work in Electricity” Wiley and Sons 14 Il costo marginale di produzione è equivalente al prezzo in un sistema perfettamente concorrenziale e senza vincoli quale quello del modello che stiamo trattando. 21 Studi di Settore – Maggio 2003 Figura 9 - Domanda e offerta nella Zona A euro/MWh Demand Supply 14 MW Figura 10 – Domanda e offerta nella zona B euro/MWh 23 Supply Demand MW Fonte: Sally Hunt “Making Competition Work in Electricity” Wiley and Sons Supponiamo che le due aree vengano connesse da una linea e che, per ipotesi, non vi siano vincoli di trasporto15. La connessione così realizzata equivale ad una sorta di unione delle due zone di mercato, con la conseguenza che il costo marginale del nuovo sistema elettrico dovrà essere unico per entrambe le zone. Ovviamente, sarà un valore intermedio tra i due – nel nostro esempio 20 euro/MWh – equivalente al valore di equilibrio raggiunto nella figura 11 in coincidenza della quantità prodotta X+T16. Il prezzo di produzione quindi si alzerà per la zona A e si ridurrà per la zona B. Tuttavia, non essendo realistica l’ipotesi di capacità di trasporto infinita, vi sarà un vincolo di trasporto, che farà ridurre l’esportazione dalla 15 L’assenza di vincoli di trasmissione equivale alla condizione di linea di capacità infinita, ovvero indipendente dalla dimensione produttiva delle aree di mercato che vengono interconnesse 16 Il grafico della figura 11 è ottenuto ruotando di 180 gradi il grafico 2 della figura 10 e affiancandolo al grafico della figura 9. 22 Studi di Settore – Maggio 2003 zona A da X+T a X+L. Ciò porta il prezzo di generazione nella zona A da 20 euro/MWh a 17 euro/MWh, mentre nella zona B lo alza a 21 euro/MWh. Il differenziale di prezzo tra le due aree, pari a 4 euro/MWh, è quindi il costo marginale di trasmissione tra la zona A e la zona B e va a remunerare l’investimento sostenuto per realizzare a linea. Figura 11 - Domanda e offerta nelle zone A-B Interconnesse da una linea di trasmissione merchant euro/MWh 23 21 20 17 14 X Zone A X+ L X+T MW Zone B Fonte: Sally Hunt “Making Competition Work in Electricity” Wiley and Sons E’ quindi evidente che un investimento in una linea di interconnessione è giustificato qualora vi sia un collo di bottiglia tra due aree tale da generare un differenziale di prezzo tra i due. E’ altresì evidente che l’investimento in sé produce un miglioramento dello status quo ante, ossia riduce l’entità della congestione, riducendone anche il valore. Queste affermazioni meritano di essere approfondite relativamente ai seguenti punti: a) la desiderabilità sociale dell’investimento in linee, ossia fino a che punto vi sia un miglioramento di welfare tale per cui la costruzione della linea sia giustificata socialmente, cioè permette una riduzione dei costi di generazione del sistema; b) quando un investimento che sarebbe migliorativo in termini di benessere sociale è redditizio per operatori privati. La soluzione a queste due domande permette di definire l’economicità di una merchant line. Possiamo darne una giustificazione, anche se semplificata e astratta, tornando al nostro esempio. Nel nostro caso, prima della costruzione della linea, con le zone di mercato A e B separate, il valore della congestione era molto alto, pari a (24-13)=9 euro/MWh. Dopo la costruzione della linea il valore della congestione è (21-17)=4 euro/MWh. Il guadagno in termini di welfare sarà dato dall’area A scura mostrata nel grafico 4, pari, se linearizzassimo le curve di offerta a [(B1-B2)+ (B3B4)]*(X+L-X)/2, cioè [(9+4)*L]/2. In termini unitari quindi il guadagno sociale sarà pari a (9+4)/2=6.5 euro/MWh che, se maggiore al costo unitario della linea, (che noi ipotizziamo essere pari a 3 euro/MWh), garantisce la desiderabilità sociale dell’investimento. 23 Studi di Settore – Maggio 2003 Tale infrastruttura è desiderabile dall’investitore privato in quanto il suo guadagno unitario è pari a 4 euro/MWh, ed è quindi anch’esso superiore ai costi unitari della linea (graficamente in Figura n° 12 è l’area B più chiara). E’ interessante notare che socialmente potrebbe essere efficiente abolire del tutto la congestione. Nel nostro esempio, ciò avverrebbe se l’aumento della capacità portasse ad una produzione pari a X+T. La congestione verrebbe completamente abolita ma il guadagno in termini di welfare sarebbe pari a (9-0)/2=4.5 euro/MWh, quindi ancora superiore ai costi di realizzazione della linea. E’ ovvio tuttavia che non vi sarebbe più ingresso di capitale privato, in quanto i proponenti l’investimento avrebbero ritorni nulli dall’abolizione totale della congestione. L’investimento in una nuova linea di interconnessione sarà pertanto economicamente sostenibile sia dal punto di vista del benessere sociale che dal punto di vista di ritorno per il capitale sociale, finchè il risparmio e la riduzione del valore unitario della congestione non saranno tali da scendere entrambi al di sotto del costo unitario dell’investimento. Nel caso in cui questo accada solo per quanto riguarda il valore della congestione, l’investimento sarà socialmente desiderabile ma non sostenibile da mezzi privati. Figura 12 - Guadagno pubblico e privato di un investimento merchant euro/MWh B1 23 21 20 B3 A B 17 B4 14 B2 X X+ L X+T Zone A MW Zone B Fonte: Sally Hunt “Making Competition Work in Electricity” Wiley and Sons A.2. Le tecnologie disponibili e i costi Le linee di interconnessione tra stati nazionali sono state inizialmente realizzate in quanto garantiscono dei risparmi di pianificazione e gestione della riserva e migliorano considerevolmente la sicurezza del sistema elettrico. Oggi, i sistemi elettrici delle nazioni continentali dell’Europa centrooccidentale17 sono elettricamente interconnessi mediante linee di alta ed 17 L'ente preposto alla supervisione delle interconnessioni sincrone tra le nazioni continentali dell’Europa centro-occidentale è l'UCTE (Union pour la Coordination et le Transport de l'Èlectricité), operativo da oltre 50 anni. L'UCTE a sua volta fa parte dell'ETSO (European Transmission System Operators) che raggruppa dal 1999 anche le interconnessioni asincrone - in corrente continua - con le aree non continentali quali la Scandinavia e isole britanniche. 24 Studi di Settore – Maggio 2003 18 altissima tensione in corrente alternata che attraversano i confini nazionali . Le caratteristiche fisiche di un sistema elettrico in corrente alternata rendono impossibile identificare l’origine dei flussi energetici, provocati dalle richieste dell’utenza e dalle immissioni delle centrali di produzione, che transitano sulle singole linee di trasmissione. Si osservi, a titolo di esempio, quanto mostrato in Figura 13. Figura 13 - Ripartizione dei flussi nella rete UCTE nel caso di immissione di 100 MW in Belgio e prelievo in Italia Fonte: ETSO, “NTC and ATC in the IEM”, March 2001. Un'ipotetica transazione di potenza tra Belgio e Italia si distribuisce su tutte le frontiere tra i principali paesi europei prima di raggiungere la sua destinazione. Quanto mostrato in Figura 13 evidenzia inoltre il fatto che, in un sistema elettrico in corrente alternata, non è detto che ciascuna linea possa essere esercita al 100% della propria capacità nominale, poiché la potenza immessa in un nodo si ripartisce in modo non sempre controllabile su tutti i percorsi di rete afferenti al nodo stesso, spesso provocando la saturazione delle linee con minore capacità residua e vincolando pertanto le altre a trasportare potenza al di sotto dei loro limiti fisici reali. 18 In Italia le prime linee di interconnessione con gli stati confinanti sono state realizzate all'inizio degli anni '60 per rispondere alle esigenza di mutuo soccorso tra sistemi elettrici ovvero per assicurare, in caso di indisponibilità di generazione sul territorio nazionale, una corrispondente capacità di riserva situata oltre confine. Durante il decennio a cavallo tra la fine degli anni '80 e la fine degli anni '90, l'abbandono del nucleare e le difficoltà nel realizzare centrali ha portato alla sottoscrizione di contratti pluriennali con garanzia di potenza, alcuni dei quali ancora in essere, con i paesi confinanti; ciò ha fatto si che gli scambi sulle interconnessioni assumessero un ruolo sempre maggiore nel bilancio energetico nazionale. Infine, a partire dalla fine degli anni '90, gli scambi sull'interconnessione si sono ulteriormente sviluppati per ragioni commerciali dovuti al differente costo marginale di produzione tra l’Italia ed il resto d’Europa. Attraverso le linee di interconnessione con l’estero viene importato circa il 17% dei consumi annui del nostro paese. 25 Studi di Settore – Maggio 2003 Oltre a questa intrinseca limitazione, i gestori delle reti devono conservare su ciascuna interconnessione un’adeguato margine di capacità che permetta di salvaguardare gli scambi energetici a fronte di indisponibilità singole dei collegamenti di interconnessione, di deviazioni non intenzionali dei flussi fisici durante l’esercizio e di situazioni impreviste di sbilanciamento di potenza nelle aree interconnesse. Quanto descritto spiega il motivo per cui, nella delibera 151/02, la capacità di trasporto di una linea di interconnesione viene definita come il massimo transito di potenza compatibile con la sicurezza di funzionamento del sistema. Il dimensionamento ed i costi di sviluppo di un’infrastruttura di rete vanno però riferiti alla potenza nominale dell’impianto, anche se, ai fini commerciali, è la capacità di trasporto il valore base per le valutazioni economicofinanziarie. Per incrementare la capacità di trasporto reale associabile ad una infrastruttura di interconnessione di tipo merchant è pertanto necessario renderla indipendente da quanto accade dal resto del sistema interconnesso, ovvero installare sul collegamento stesso dispositivi in grado di controllarne i transiti di potenza. In questo caso il collegamento ha natura cosiddetta “diretta”, nel senso che, come definito anche nel decreto Bersani, il trasporto di energia elettrica viene effettuato “indipendentemente dal sistema di trasmissione” e quindi la capacità commerciale dell’infrastruttura è paragonabile a quella nominale valida ai fini del dimensionamento tecnico e della formulazione dei preventivi costruttivi. L’incremento della capacità di trasporto disponibile comporta, naturalmente, un investimento superiore dovuto all’aumento della complessità tecnologica delle apparecchiature installate nei punti (stazioni) di connessione. Fra le tecnologie per il controllo, le soluzioni possibili sono la linea AC con PST (Phase Shifting Transformers, dispositivi elettromeccanici di controllo), la linea AC con convertitori back to back e la linea HVDC (High Voltage Direct Current, collegamento in corrente continua). I dispositivi PST consentono un certo grado di controllabilità entro i limiti comunque imposti dai vincoli tecnologici e dalla magliatura di rete circostante, mentre le soluzioni back to back e HVDC consentono un controllo totale della potenza. Queste ultime due alternative risultano tuttavia onerose da un punto di vista economico a causa del costo delle apparecchiature da installare nelle stazioni. Si considerino, a titolo esemplificativo, le indicazioni di massima riportate in Figura 14, in cui si evidenziano, per una capacità di trasporto pari a 500 MW ed una lunghezza del collegamento di 50 km, i costi di diverse alternative tecnologiche. Si ipotizza che la linea sia realizzata in cavo sotteraneo, per le note difficoltà autorizzative che si incontrano nella costruzione di reti aeree ad alta tensione. Si noti inoltre che: la soluzione AC comporta un dimensionamento del cavo pari al doppio della potenza trasportata, in base a quanto precedentemente illustrato relativamente al tema della capacità effettivamente disponibile su linee a potenza non controllata; nel caso di un PST è stato assunto che la soluzione implementata consenta uno sfruttamento al 100% del cavo installato19. 19 Tale ipotesi può risultare condizionata dalla configurazione di rete poiché, come già accennato, questi dispositivi consentono solo un controllo parziale dei flussi. 26 Studi di Settore – Maggio 2003 Figura 14 - Costi di diverse soluzioni tecnologiche a parità di potenza trasportata Tecnologia Tensione Capacità nominale [kV] del cavo [MW] Costo cavo [M€] Costo stazioni [M€] Costo totale [M€] AC 400 1000 100 0 100 AC + PST 400 500 50 10 60 AC + BB 400 500 50 93 143 HVDC 400 500 24 116 140 Fonte: CESI A.3. La regolamentazione La delibera 151/02 dello scorso 8 agosto 2002 disciplina i criteri di accesso alla nuova capacità di interconnesione con l’estero resa disponibile a seguito della realizzazione di infrastrutture di trasporto dell’energia elettrica da parte di soggetti terzi rispetto al GRTN. Viene riconosciuto un incentivo, consistente nel conferimento di un titolo di priorità di accesso alla nuova capacità, proporzionale all’incremento di potenza di transito. La disciplina si integra con la generale normativa comunitaria e nazionale volta a favorire l’intervento di terzi nello sviluppo delle infrastrutture di trasporto, ed è coerente con la regolamentazione di natura operativa, come ad esempio la convenzione tra il Ministero dell’Industria e il GRTN stipulata nel luglio 200020. Più in dettaglio, la delibera 151/02 stabilisce: 1. un periodo quinquennale (che scade quindi nel dicembre 2007) in cui possano essere definiti interventi di realizzazione di nuove infrastrutture che possano essere incentivati sulla base della delibera stessa; 2. incentivo è il riconoscimento di accesso prioritario per un periodo di dieci anni, a partire dall’entrata in servizio dell’elemento di rete, a favore dei soggetti che realizzano interventi di sviluppo. A nessun soggetto può essere riconosciuto un accesso a titolo prioritario sulla rete di interconnessione superiore ad 800 MW 21; 3. ai fini delle modalità di calcolo per l’attribuzione dei diritti di accesso, il GRTN esamina contestualmente tutte le domande di sviluppo di nuove interconnessioni ad esso pervenute. Una volta accettate le domande22, per ciascuna zona il GRTN calcola l’incremento complessivo di capacità e l’incremento determinato da ciascun intervento di sviluppo. Infine, calcola la titolarità dei diritti di accesso per ciascun realizzatore, assegnando l’80% del valore ottenuto ripartendo proporzionalmente l’incremento complessivo nella zona in base all'aumento della capacità di trasporto causato dalla singola linea, tenendo presente che a nessun operatore può essere assegnata una capacità superiore a quella della linea da esso costruita23; 20 La Convenzione prevede che, per quanto riguarda gli interventi di sviluppo di nuove linee e stazioni il Gestore della rete possa ricorrere a procedure di confronto concorrenziale per la selezione del soggetto che diviene titolare dell’intervento di sviluppo medesimo. 21 Tale valore è al netto della capacità necessaria alla sicurezza di funzionamento del sistema elettrico. 22 Le domande possono essere rifiutate dal GRTN solo se ritenute tecnicamente non congrue o se ritenute incompatibili con la sicurezza di funzionamento del sistema. 23 La qualifica di singolo operatore deve ottemperare ai criteri previsti dalla legge relativamente al controllo/collegamento societario. 27 Studi di Settore – Maggio 2003 4. anteriormente alla data di avvio della contrattazione sulla borsa elettrica, i titolari dell’accesso prioritario hanno il diritto di scambiare l’energia elettrica sulle linee di interconnessione realizzate. Dal momento in cui entrerà in vigore il dispacciamento di merito, tale energia ha priorità di accesso – è cioè inserita nei programmi di dispacciamento come offerta a prezzo nullo e inoltre, a parità di prezzo, ha il diritto di priorità di dispacciamento rispetto alle altre offerte di vendita nella medesima zona; 5. la disciplina descritta al punto 4 è garantita a tutti i titolari di contratti bilaterali, ma in più rispetto a questi è garantito un ulteriore vantaggio. L’energia scambiata sulle linee di interconnessione costruita in base a nuovi sviluppi, è esonerata dal pagamento dei diritti di utilizzo della capacità di trasporto tra zone, previsti sia dalla delibera 95/01 che definisce i criteri per la definizione delle regole per il dispacciamento di merito, sia dalle regole di dispacciamento di merito economico emesse dal GRTN lo scorso 9 agosto 2002. Questo corrispettivo, pari al prodotto tra l’energia elettrica che transita sulle linee e la differenza di prezzo tra le zone, sarebbe, nel caso di interconnessioni con l’estero, estremamente onerosa e di fatto corrisponderebbe al margine di guadagno della linea stessa. L’esenzione è quindi funzionale allo sviluppo delle iniziative private per la costruzione di tali linee24; 6. il GRTN ha pubblicato il 20 febbraio 2003 un bando contenente le modalità per la presentazione della richiesta di realizzazione di tali interventi, nonché le modalità di valutazione e di assegnazione degli stessi25. I proponenti avranno tempo fino al 2 maggio 2003 per presentare le richieste di sviluppo, che verranno valutate dal GRTN nei 24 Anche tali linee (come tutte le importazioni già esistenti) sono tenute al pagamento previsto dalla delibera 162/99, che stabilisce un corrispettivo a favore del GRTN a copertura dei costi da esso sostenuti per la garanzia della capacità di trasporto sulle interconnessioni. 25 Gli elementi minimi richiesti dall’AEEG sono: la data prevista di entrata in servizio delle infrastrutture di rete, le caratteristiche tecniche principali ed in particolare i siti di connessione alla rete di trasmissione nazionale ed estera, la descrizione delle modalità attuate per sostenere il costo dell’investimento e il progetto di massima dell’intervento stesso. L’avviso pubblicato dal GRTN accoglie le indicazioni dell’AEEG e include come requisiti che i proponenti dell’iniziativa devono rispettare i seguenti punti: a) requisiti di ordine generale (non trovarsi in stato di fallimento, essere in regola con i versamenti previdenziali, ecc…); b) requisiti di carattere professionale. Il soggetto interessato, o tutti i soggetti partecipanti ad un consorzio di imprese, devono essere iscritti nel Registro Nazionale delle Imprese nelle attività oggetto della qualifica (progettazione, realizzazione, esercizio e manutenzione di infrastrutture per il trasporto dell’energia elettrica); c) requisiti di carattere tecnico. I soggetti interessati devono dimostrare con idonea documentazione di avere svolto direttamente o di avere commissionato negli ultimi cinque anni attività di Ø progettazione di elettrodotti o stazioni elettriche con tensione superiore a 120 kV; Ø costruzione di elettrodotti o stazioni elettriche con tensione superiore a 120 kV; Ø manutenzione ordinaria o straordinaria di elettrodotti o stazioni elettriche con le medesime caratteristiche. Inoltre, le medesime imprese dovranno dimostrare di avere svolto negli ultimi cinque anni, attività di esercizio di tali infrastrutture, o, nel caso abbiano commissionato a terzi tali attività, di avere le capacità gestionali di controllare e coordinare tali attività. Infine, tutte tali attività devono essere conformi alle normative UNI ISO 9000; d) requisiti finanziari: l’impresa dovà dimostrare di avere adeguata disponibilità di risorse bancarie, di avere un valore della produzione media annuale nel 2001 e nel 2002 pari almeno al valore dell’investimento dell’infrastruttura proposta, e che il loro patrimonio netto non sia inferiore ad un terzo dell’investimento richiesto. In caso di consorzio, ognuna delle imprese partecipanti dovrà possedere tali requisiti almeno per il 20%, e la capogruppo almeno per il 60% 28 Studi di Settore – Maggio 2003 trenta giorni successivi. Entro giugno quindi il processo di autorizzazione dovrebbe essere concluso. La delibera 151/02 dovrebbe costituire per i potenziali investitori un quadro di riferimento piuttosto chiaro, in quanto vengono garantiti i volumi di importazione attraverso la titolarità dell’accesso e si pongono le basi per effettuare delle valutazioni di sostenibilità finanziaria attraverso l’esenzione dal corrispettivo di trasporto. Dal punto di vista della normativa del dispacciamento, le nuove linee di interconnessione possono essere considerate come dei “generatori virtuali” dotati di contratti bilaterali di importazione dall’estero. Ad essi sono applicate le norme relative ai contratti bilaterali – trattati come offerte a prezzo nullo e con priorità di dispacciamento rispetto alle altre offerte di vendita. Si sottolinea come il provvedimento in esame sia di portata più ampia della proposta di delibera del 27 febbraio 2002 sulle cosiddette linee dirette per lo scambio di energia con l’estero in quanto, non essendo più richiesta la condizione di indipendenza dal sistema di trasmissione, non vengono posti limiti alla tecnologia con cui realizzare l’interconnesione. Il collegamento potrebbe quindi essere costituito anche da una tradizionale linea area in corrente alternata priva di dispositivi di controllo dei flussi di potenza. Evidentemente l’AEEG, ritenendo urgente normare questa tipologia di investimenti, che hanno o possono avere un forte impatto sullo sviluppo del sistema elettrico italiano, ha preferito adottare una regolamentazione a contenuto più ampio. Riteniamo, comunque, che la linea diretta continui a costituire un’opzione significativa per l’accesso alla produzione estera da parte del mercato del nostro paese, e che una riflessione complessiva sulla regolazione dell’utilizzo delle linee dirette vada perseguita. Infine, è da ricordare che anche per quanto riguarda le linee merchant vigono tutte le problematiche autorizzative e di valutazione di impatto ambientale relative allo sviluppo della rete di trasmissione nazionale. La difficoltà ad ottenere autorizzazioni soprattutto per l’opposizione locale a nuove linee aeree è nota: ciò porta a ritenere più facile la costruzione di linee in cavo sotterraneo, attraverso tracciati già esistenti (strade, ferrovie, probabilmente gasdotti), per le quali l’impatto ambientale potrebbe essere minimo se non nullo26. A.4 Il caso italiano Se vogliamo calare gli esempi astratti nel caso italiano, è evidente che il potenziale interesse alla costruzione di merchant lines si pone sulla frontiera alpina; ed è altresì evidente che la sostenibilità di tale investimento sarà funzione della differenza dei prezzi tra Italia e i paesi confinanti. E’ noto che tale differenza è sfavorevole all’Italia, ma di quanto? E’ una differenza tale da giustificare un investimento in linee di interconnessione? Quant’è la capacità ottima di tali investimenti? E infine, gli investimenti in linee di interconnessione non sono forse sostituti di investimenti nel parco di generazione, considerando che questi dovrebbero portare ad una riduzione del prezzo dell’elettricità all’interno del nostro paese, avvicinandolo alla media dell’Europa Continentale? Una risposta quantitativamente giustificata a tutti questi quesiti non può essere oggetto di questa pubblicazione; tuttavia 26 Il primo progetto di linea di interconnessione merchant presentato pubblicamente ha effettivamente questa caratteristica. Si tratta di un progetto presentato dalle Ferrovie Nord di Milano e l’Azienda Elettrica Ticinese (AET) per una linea in cavo sotterrraneo da 250 MW, che dovrebbe sfruttare il percorso dell’attuale linea ferroviaria che collega la provincia di Varese con il Canton Ticino. 29 Studi di Settore – Maggio 2003 possono essere fornite alcune indicazioni qualitative. Cominciamo innanzitutto con un’indicazione dell’attuale differenza di prezzi tra l’Italia e alcuni paesi continentali da cui viene importata energia in Italia, sulla base degli indici di prezzo forniti dalla borsa francese dell’energia Powernext, della borsa tedesca LPX-EEX e dell’indice SWEP (Swiss Electricity Power Index) che fa da riferimento per quanto riguarda l’area svizzera e bavarese. Si può notare immediatamente dalla figura 15 che il prezzo per il mercato libero in Italia è risultato essere, nel corso del 2002, più del doppio dei prezzi che si verificano nei paesi dell’Europa continentale. L’andamento delle importazioni spot verso l’Italia dell’ultimo anno ha visto un prezzo medio pari a 47.98 euro/MWh; sulla borsa francese di Powernext il prezzo medio nello stesso periodo è stato pari a 21.19 euro/MWh; sulla borsa tedesca è stato pari a 22.55 euro/MWh. Ciò vuol dire che il differenziale di prezzi tra le frontiere, ossia il valore della congestione, è estremamente elevato, 25.44 euro/MWh verso la Germania, 26.79 euro/MWh verso quella francese. Di estremo interesse è il risultato relativo al’indice SWEP, che nello stesso periodo ha una performance di prezzo di 42.20 euro/MWh, simile al livello medio di prezzo per le importazioni in Italia. Figura 15 – Andamento dei prezzi di Powernext, EEX, SWEP, nel corso del 2002 75 Euro/MWh 65 55 45 35 25 15 Powernext EEX SWEP Italy Import spot Fonte: Powernext, EEX, Atel, GRTN Il forte differenziale di prezzo tra import italiano e prezzo medio nell’area continentale è giustificato dalle diversissime condizioni dell’offerta in quei paesi, dove abbondante è la produzione da nucleare e da carbone, e dalla forte dipendenza dai combustibili fossili del parco italiano. L’indice SWEP invece dimostra la scomparsa della condizione di arbitraggio tra mercato svizzero ed italiano; il prezzo in Svizzera, a causa dell’eccesso di domanda di importazione dall’Italia, si è alzato, contemporaneamente facendo abbassare quello del mercato italiano (il costo dell’energia sul mercato vincolato è, nello stesso periodo, intorno ai 55 euro/MWh); prima dell’avvio delle contrattazioni spot ad inizio 2000, infatti, lo SWEP forniva prezzi in linea, se non più bassi, di quelli europei continentali, intorno ai 20 euro/MWh. La forte richiesta di energia da parte dell’Italia genera quindi una rilevante congestione sulle linee di importazione che attraversano le Alpi, pur 30 Studi di Settore – Maggio 2003 in presenza di una capacità di trasporto significativa che già permette il transito di volumi tra i maggiori d’Europa27, ma alle differenze di prezzo determinate dalla struttura della generazione sottostante. In altri termini, la richiesta di energia a basso costo in Italia è tale che la domanda continua ampiamente ad eccedere l’offerta disponibile. Il differenziale inoltre sembra tale da giustificare la costruzione di alcune linee merchant di importazione. Una stima grossolana può essere la seguente. Supponiamo che venga costruita una linea in AC in cavo sotteraneo con PST a 400 kV con capacità di trasporto di 500 MW, dalla lunghezza di 50 Km; secondo quanto indicato nel secondo paragrafo, l’investimento complessivo dovrebbe essere di circa 60 milioni di euro, comprensivo delle connessioni alle reti di trasmissione in Italia ed all’estero. Supponiamo inoltre che tale investimento venga ammortato in 10 anni28, che gli investitori richiedano un WACC del 10% e che i costi di O&M siano pari al 1% dei costi complessivi. Sotto tali ipotesi, il costo unitario della linea di interconnessione pari a 2.47 euro/MWh (nell’ipotesi di utilizzo ad 8000 ore all’anno della capacità). A questo punto diventa cruciale comprendere l’andamento del prezzo dell’elettricità sul mercato interno italiano. Secondo molti analisti, affinchè il prezzo dell’energia elettrica possa convergere verso il prezzo di sistema europeo sono necessari consistenti investimenti nella generazione (15,000-20,000 MW), che possono essere parzialmente sostituiti da investimenti nelle linee di interconnessione. Ciò non potrà accadere prima del 2010, dati i tempi autorizzativi e di costruzione; inoltre, il mercato italiano dell’energia elettrica continuerà a rimanere legato all’andamento dei prezzi dei combustibili fossili, ed è altamente improbabile che il loro prezzo scenda ad un livello tale da giustificare costi marginali di produzione inferiori a quelli ottenibili dalla produzione nucleare o idroelettrica.29 E’ quindi possibile che il rinnovamento del parco elettrico italiano avvicinerà considerevolmente i prezzi a quelli europei, ma, tranne situazioni contingenti di scarsità sul lato continentale, dovrebbe continuare a pagare un premio, anche se ridotto, rispetto al sistema europeo – in linea con quanto accade già oggi sulla frontiera svizzera. Il differenziale di costo si dovrebbe quindi ridurre dagli attuali 20 euro/MWh a circa 1-2 euro/MWh nell’arco di dieci anni, grazie ai nuovi investimenti. Poiché il differenziale di prezzo costituisce il margine di guadagno per le merchant lines, ipotizzando che la linea del nostro esempio entri in funzione dal 2004 e che vi sia un processo decennale di convergenza lineare tra prezzi italiani ed esteri a partire dallo stesso anno30, i ricavi complessivamente ottenuti dalla linea sarebbero tali da permettere il recupero intero dell’investimento in soli due anni sulle linee di interconnessione con Francia e Germania, mentre l’investimento in linee di interconnessione con la Svizzera rischierebbe di non essere recuperato entro il 201031. 27 Le linee di importazioni attraverso le Alpi hanno una capacità di trasporto, al netto dei margini di sicurezza, che sfiora i 6,000 MW; vi transitano in condizioni di sicurezza 45-50 TWh all’anno, il che rende l’Italia il maggiore importatore di energia elettrica d’Europa. 28 Tale è la durata della riserva di capacità garantita dalla Delibera 151/02 29 Quest’ultima soprattutto perché i costi fissi, pur maggiori rispetto alla produzione termoelettrica, sono in larga parte ammortati in considerazione dell’obsolescenza di gran parte degli impianti idroelettrici europei. 30 E’ improbabile che nuovi impianti CCGT entrino in funzione in Italia prima del 2004; la struttura del parco termoelettrico e quindi i prezzi resteranno vincolati al petrolio e quindi, per comodità di analisi, ipotizziamo il mantenimento dello stesso differenziale anche per tutto il corso del 2003. 31 Ovviamente questo esempio non va preso alla lettera. Oltre ad un affinamento delle ipotesi tecniche, che imporrebbero una due diligence dal lato dei costi di costruzione, anche 31 Studi di Settore – Maggio 2003 La questione che rimane aperta per la sostenibilità economica di nuove merchant lines è quindi principalmente legata al loro essere concorrenti degli investimenti nella generazione; ciò accade nella misura in cui l’accelerazione nell’efficientamento del parco di generazione accelera la riduzione dei margini (per ora consistenti) del mercato italiano, e nella misura in cui il potenziamento delle infrastrutture di trasporto spinge all’allineamento dei prezzi nei diversi paesi europei. Quindi, più veloci e più consistenti saranno gli investimenti, minori saranno i ritorni per gli investitori e più lungo il rientro dall’investimento, variabile cruciale quest’ultima in quanto gli investitori privati devono potere recuperare l’esborso entro il periodo in cui viene loro garantita la riserva di capacità, quindi dieci anni. Nel caso in cui i prezzi dell’elettricità in Italia scendano rapidamente, l’investimento potrebbe non essere recuperato. Questa, più ancora della sostenibilità politica ed ambientale, sembra forse essere la variabile chiave per la valutazione di fattibilità economica di una merchant line. l’analisi di mercato andrebbe accuratamente approfondita. Soprattutto è di cruciale importanza analizzare l’effetto di interrelazione tra i mercati, che più si interconnettono più si influenzano reciprocamente. Per tornare al caso che coinvolge Italia, Svizzera, Francia e Germania, oggi sono evidenti le influenze bilaterali che legano da un lato Germania e Francia, dall’altro Svizzera e Italia. Tuttavia, un potenziamento delle interconnessioni finirebbe con il riflettersi su tutti e quattro i paesi – in altri termini il margine italiano si spalmerebbe su tutti e quattro i paesi e porterebbe progressivamente all’eliminazione delle posizioni di arbitraggio tra i quattro paesi, allineando i prezzi verso un livello medio un po’ più alto per Germania e Francia e più basso per Svizzera e Italia. Tali dinamiche vanno analizzate con grande attenzione. 32 Studi di Settore – Maggio 2003 La presente pubblicazione è stata redatta da Banca Intesa in nome e per conto di Caboto SIM*. Le informazioni qui contenute sono state ricavate da fonti ritenute da Banca Intesa e Caboto SIM affidabili, ma non sono necessariamente complete, e l’accuratezza delle stesse non può essere in alcun modo garantita. La presente pubblicazione viene a Voi fornita per meri fini di informazione ed illustrazione, ed a titolo meramente indicativo, non costituendo pertanto la stessa in alcun modo una proposta di conclusione di contratto o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di qualsiasi strumento finanziario. Il documento può essere riprodotto in tutto o in parte solo citando il nome Caboto SIM. La presente pubblicazione è destinata all’utilizzo e alla consultazione da parte della clientela professionale e commerciale del Gruppo Banca Intesa e di Caboto SIM, ma non si propone di sostituire il giudizio personale dei soggetti ai quali si rivolge. Banca Intesa, Caboto SIM e le rispettive controllate e/o qualsiasi altro soggetto ad esse collegato hanno la facoltà di agire in base a/ovvero di servirsi di qualsiasi materiale sopra esposto e/o di qualsiasi informazione a cui tale materiale si ispira prima che lo stesso venga pubblicato e messo a disposizione della clientela. Banca Intesa, Caboto SIM e le rispettive controllate e/o qualsiasi altro soggetto ad esse collegato possono occasionalmente assumere posizioni lunghe o corte nei summenzionati prodotti finanziari. * Caboto SIM è parte del Gruppo Banca Intesa. Banca Intesa è regolata da FSA per l'attività nel Regno Unito ed è membro del LIFFE. 33