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E adesso, nell`anno di Shakespeare, m`è sembrato doveroso fare

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E adesso, nell`anno di Shakespeare, m`è sembrato doveroso fare
E adesso, nell’anno di Shakespeare, m’è sembrato doveroso fare
ascoltare quanta varietà e fantasia racchiudano. Così, ho raccolto alcune
scene molto significative per le canzoni che ne fanno parte e per come il
testo recitato vi si lega. Le ho tradotte, attento anche alla commistione di
metrica e di prosa, le ho accostate, in una drammaturgia un po’ segreta,
sulle emozioni e sui pensieri del pubblico.
Abbiamo elaborato una doppia proposta. Quella di oggi è la
presentazione in forma di lettura-concerto, arricchita di qualche gioco
scenico, nella strumentazione di Azio Corghi, ora maestro e autore
internazionale famoso ma mio compagno di avventure creative già nella
nostra prima giovinezza, in una partitura che tiene conto anche del gusto
armonico, ritmico e timbrico dell’epoca, per un lungo momento
affascinante di meditazione e piacere. L’altra è una spericolata
rappresentazione dove lo stesso pubblico talora è invitato a collaborare,
affidato all’arte attuale dell’emergente e prestigioso gruppo “Tango
Spleen” di Mariano Speranza, che segna il cammino inverso: nel nostro
mondo trovare e gustare l’attualità immutabile di Shakespeare. Sarebbe
nostra ambizione accostare, con qualche scena comune e altre diverse, i
due spettacoli: due modi di interrogare da più vicino Shakespeare
l’irraggiungibile.
Lorenzo Arruga, 2016
disegno in copertina di Ulisse Mezzadri Rossignod
Palazzina Liberty – Largo Marinai d’Italia, Milano
sabato 23 aprile ore 21.00
A 400 anni dalla morte di Shakespeare
LASCIA PUR CHE IL MONDO GIRI
Scene di WILLIAM SHAKESPEARE
Con le musiche originali della sua compagnia
drammaturgia, traduzione e regia Lorenzo Arruga
strumentazione Azio Corghi
lettura e canto degli attori
Ruggero Dondi, Benedetta Borciani,
Beniamino Borciani, Andrea Coppone, Stefania Medri
Orchestra Milano Classica
flauto Lello Narcisi
oboe Gianluca Avanzi
corno Brunello Gorla
fagotto Giacomo Cella
percussioni Matteo Savio
violino Michelangelo Cagnetta
viola Claudia Brancaccio
violoncello Marcello Scandelli
virginalista e direttore Michele Fedrigotti
allestimento scenico e responsabile luci Lucia Giorgi
fonica Riccardo Santa Lucia
PRIMA ASSOLUTA
Oggi, 400 anni dalla morte di Shakespeare
LASCIA PUR CHE IL MONDO GIRI
scene dal suo teatro
canzoni e musiche originali della sua compagnia
Si può annunciare ancora una novità di Shakespeare?
Noi pensiamo di sì: anche se l’anniversario è quello della morte, è ancora
come fosse vivo, e oggi per festeggiarlo vi facciamo conoscere una cosa
che non avete mai sentito: una dozzina di canzoni e qualche musica di
scena della compagnia per cui scriveva e recitava, i King’s Men.
Una lunga ricerca ne ha svelato i documenti musicali: melodie
con indicata la sola linea del basso, come spesso anche nelle canzoni
d’oggi; a volte sommariamente. Da questo materiale, di cui è forse la
raccolta più ampia Musique de la troupe de Shakespeare, pubblicata dal
C.N.R.S. nel 1959, appare che la musica di alcune canzoni fosse
composta direttamente per i testi delle pièces, per altre venisse adattata
liberamente quella del repertorio della Compagnia. Sono di grandissima
qualità, di ammaliante suggestione; più libere e spregiudicate della
musica inglese del tempo, da Purcell ai virginalisti, con la loro prudente
eleganza arcaica: si lanciano urgentemente, invece, nella necessità di
comunicare sùbito e con intensità, per dramma, o per amore, o per
ironia. E punteggiano i dialoghi o i monologhi parlati con una
disinvoltura che ci fa venire in mente, più che le recite shakespeariane
tradizionali, il teatro di Brecht o il nostro teatro musicale leggero.
Come lasciare inerte tutto questo bendidìo? Certamente
riferendo problemi e scoperte di studiosi accademici. Io però, che
conosco e amo queste musiche da tanti anni, ho pensato che fosse lecito
ed entusiasmante tentare di creare, qui in Italia, un’occasione teatrale in
cui si potesse avere l’immediata percezione del rapporto originario fra la
parola e la musica e di quello fra il testo parlato e le canzoni di scena. Le
ho dunque tradotte; quando non si conosce l’aria su cui furono cantate
la prima volta, ho piluccato nel fondo di melodie della loro compagnia,
fedele al testo e con accenti e fraseggi sempre coincidenti, naturali come
l’eloquio parlato, affidate come sono alla vocalità non di cantori
specialisti ma di attori.
In questo giorno quattrocentenario,
Nel mondo si ricorda quella mente
che aperta fu, in modo temerario,
In questo giorno quattrocentenario,
Nel mondo si ricorda quella mente
che aperta fu, in modo temerario,
appassionato, acuto e intelligente,
a scandagliare nel profondo il cuore,
con compassione, dell’umana gente
appassionato, acuto e intelligente,
a scandagliare nel profondo il cuore,
con compassione, dell’umana gente
e ciò può far soltanto quell’amore
che viene all’uomo da un alto contatto
con sua coscienza, di gioia e di dolore!
e ciò può far soltanto quell’amore
che viene all’uomo da un alto contatto
con sua coscienza, di gioia e di dolore!
Esce dal marmo e canta il suo ritratto,
e a Musica affida il suo messaggio,
e ridà vita ad ogni umano fatto...
Esce dal marmo e canta il suo ritratto,
e a Musica affida il suo messaggio,
e ridà vita ad ogni umano fatto...
Qualcun dirà : “ci vuole un bel coraggio
a osare scriver versi per colui
che di parola fu sì sommo saggio…
Qualcun dirà : “ci vuole un bel coraggio
a osare scriver versi per colui
che di parola fu sì sommo saggio…
È ver, ma in questi tempi oscuri e bui
giocare un po’, senza recare oltraggio
senza voler paragoni con lui,
È ver, ma in questi tempi oscuri e bui
giocare un po’, senza recare oltraggio
senza voler paragoni con lui,
non pare indegno in questo quasi maggio,
che’ tutta ormai fiorisce la natura,
e noi quel che possiam, di quel retaggio
non pare indegno in questo quasi maggio,
che’ tutta ormai fiorisce la natura,
e noi quel che possiam, di quel retaggio
che rende nostra vita meno dura
con lume di poesia, facciam tesoro
e ci lanciamo in qualche fioritura...
che rende nostra vita meno dura
con lume di poesia, facciam tesoro
e ci lanciamo in qualche fioritura...
Sia allor questa serata, per coloro
che amano il teatro e la parola
e parimenti accolgono in cuor loro
Sia allor questa serata, per coloro
che amano il teatro e la parola
e parimenti accolgono in cuor loro
il bel fervor di musica, che sola
cifra spaziare in quel vasto mondo
dove la nostra anima ben vola,
il bel fervor di musica, che sola
cifra spaziare in quel vasto mondo
dove la nostra anima ben vola,
un’occasion di festa a tutto tondo
in cui vivere insieme commozione...
e giri il mondo, che’ tutto è rotondo!
un’occasion di festa a tutto tondo
in cui vivere insieme commozione...
e giri il mondo, che’ tutto è rotondo!
MdC
MdC
Lascia pur che il mondo giri, che dà il nome al nostro spettacolo, è la canzone di
un calderaio ubriacone a cui vien fatto credere per burla d’essere un nobile
signore, e che viene invitato ad assistere a una commedia. La commedia è La
bisbetica domata, e prima che cominci il poveraccio la intona:
Lascia pur che il mondo giri
vieni qui vicino a me,
giovani così mai più
non saremo né io che tu...
Lascia pur che il mondo giri, che dà il nome al nostro spettacolo, è la canzone di
un calderaio ubriacone a cui vien fatto credere per burla d’essere un nobile
signore, e che viene invitato ad assistere a una commedia. La commedia è La
bisbetica domata, e prima che cominci il poveraccio la intona:
Lascia pur che il mondo giri
vieni qui vicino a me,
giovani così mai più
non saremo né io che tu...
È un momento felice, con la malinconia del tempo che se ne fugge, una
saggezza malinconica che riaffiora in gran parte delle scene e delle canzoni che
ascolterete.
È un momento felice, con la malinconia del tempo che se ne fugge, una
saggezza malinconica che riaffiora in gran parte delle scene e delle canzoni che
ascolterete.
Il percorso si apre con Il mercante di Venezia, e procede con scene e canzoni da
La bisbetica domata (“O santo diavolo”), Otello (Ballata del salice), Il racconto
d’inverno (“Quando tu vedi spuntare il narciso”), La tempesta (“Io con l’ape
volerò”), Cimbelino (“Odi l’allodola cantare”), La dodicesima notte (“Amore è una
grande ferita”), Re Lear (Canzone del Matto), Macbeth (Musica delle Streghe),
Amleto (Canzoni della pazzia di Ofelia), Antonio e Cleopatra (Musica dall’aria,
musica dalla terra), Riccardo II, Sogno d’una notte di mezza estate (Canzoni e
stornelli). Ne La dodicesima notte, è stata inserita la canzone “Sì dolce un bacio
non dà il sole d’or” da Pene d’amor perdute.
Sono stati operati alcuni tagli, riguardanti il contesto della scena che noi
presentiamo da sola, irrilevanti nel rapporto con le musiche e le canzoni.
Il percorso si apre con Il mercante di Venezia, e procede con scene e canzoni da
La bisbetica domata (“O santo diavolo”), Otello (Ballata del salice), Il racconto
d’inverno (“Quando tu vedi spuntare il narciso”), La tempesta (“Io con l’ape
volerò”), Cimbelino (“Odi l’allodola cantare”), La dodicesima notte (“Amore è una
grande ferita”), Re Lear (Canzone del Matto), Macbeth (Musica delle Streghe),
Amleto (Canzoni della pazzia di Ofelia), Antonio e Cleopatra (Musica dall’aria,
musica dalla terra), Riccardo II, Sogno d’una notte di mezza estate (Canzoni e
stornelli). Ne La dodicesima notte, è stata inserita la canzone “Sì dolce un bacio
non dà il sole d’or” da Pene d’amor perdute.
Sono stati operati alcuni tagli, riguardanti il contesto della scena che noi
presentiamo da sola, irrilevanti nel rapporto con le musiche e le canzoni.
La musica di scena e le canzoni sono tutte d’autori anonimi. Considerate frutto
d’un semplice lavoro artigianale, in parte di fatto anche di gruppo.
La musica di scena e le canzoni sono tutte d’autori anonimi. Considerate frutto
d’un semplice lavoro artigianale, in parte di fatto anche di gruppo.
La complessità dell’operazione e l’intrico delle informazioni rende questa sede
inopportuna per riferirne compiutamente.
Lorenzo Arruga sta lavorando ad un saggio di prossima pubblicazione che
chiarirà il suo lavoro nei dettagli. La maggior parte dei documenti che ne son
stati la fonte è raccolta in Musique de la troupe de Shakespeare, Centre National de
la Recherche Scientifique, Paris, 1959.
La complessità dell’operazione e l’intrico delle informazioni rende questa sede
inopportuna per riferirne compiutamente.
Lorenzo Arruga sta lavorando ad un saggio di prossima pubblicazione che
chiarirà il suo lavoro nei dettagli. La maggior parte dei documenti che ne son
stati la fonte è raccolta in Musique de la troupe de Shakespeare, Centre National de
la Recherche Scientifique, Paris, 1959.
Per la nostra lettura, i titoli sono segnalati nel pur sintetico allestimento. I
pochissimi elementi di costume (qualche cappello, un giubbotto, una sciarpa,
una borsa...), i rari gesti o movimenti sono stati introdotti per evitare
incomprensioni di qualche momento o dettaglio dell’azione.
Per la nostra lettura, i titoli sono segnalati nel pur sintetico allestimento. I
pochissimi elementi di costume (qualche cappello, un giubbotto, una sciarpa,
una borsa...), i rari gesti o movimenti sono stati introdotti per evitare
incomprensioni di qualche momento o dettaglio dell’azione.
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